[Federica Dallasta e Fabrizio Tonelli], Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense...

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Fabbriceria laica del Tempio della Beata Vergine della Ghiara Ordine dei Servi di Maria I Servi di Maria a Reggio Emilia (1313 - 2013) La strategia delle immagini e il fenomeno Ghiara Atti del Convegno, Reggio Emilia 28-30 novembre 2013 a cura di Elisa Bellesia e Angelo Mazza EDIZIONI

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Fabbriceria laica del Tempio della Beata Vergine della Ghiara

Ordinedei Servi di Maria

I Servi di Maria a Reggio Emilia (1313 - 2013)La strategia delle immagini e il fenomeno Ghiara

Atti del Convegno, Reggio Emilia 28-30 novembre 2013

a cura di Elisa Bellesia e Angelo Mazza

EDIZIONI

I Servi di Mariaa Reggio Emilia (1313-2013).

La strategia delle immagini e il fenomeno Ghiara

ATTI DEL CONVEGNOReggio Emilia 28-30 novembre 2013

a cura di Elisa Bellesia e Angelo Mazza

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ESTRATTO

Fabrizio Tonelli - Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense

1596-1700: geografia e cronologia dei miracoli, luoghi di stampa d’immagini e di libri

7 Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia9 Gino Farina, Presidente della Fabbriceria della Ghiara11 Cesare Antonelli, Priore del Convento dei Servi di Maria di Reggio Emilia

13 Massimo Mussini, Ricordo di Elio Monducci17 Elisa Bellesia e Angelo Mazza, Dal Convegno agli Atti

I Servi di Maria23 Franco Azzalli, Il primo secolo dell’Ordine dei Servi di Maria e la fondazione a Reggio Emilia39 Paolo Orlandini, Le icone dei Servi di Maria: excursus storico53 Sauro Rodolfi, “Voci elette et istromenti rari”: albori musicali nella basilica della

Ghiara di Reggio Emilia (1619-1639)89 Gabriele Fabbrici, Appunti per una storia della presenza dei Servi di Maria nel terri-

torio reggiano: le origini (secoli XIV-XVI)

La strategia delle immagini107 Angelo Mazza, Lungo la via Emilia. Cicli con storie della Vergine tra Cinque e Seicento123 Claudio Franzoni, Gli affreschi della Ghiara: le personificazioni delle Virtù129 Maria Montanari, La diffusione dell’iconografia della Madonna della Ghiara: fortuna

e singolari vicende157 Benedetta Spadaccini, La diffusione a stampa dell’immagine della Beata Vergine della

Ghiara tra XVII e XIX secolo

Il fenomeno Ghiara169 Carlo Baja Guarienti, Un miracolo civico. La nascita del culto della Madonna della

Ghiara nello scenario reggiano fra Cinque e Seicento185 Alberto Cadoppi, “[...] per sua devocione et a Gloria di Dio et d’essa Santissima Ma-

donna et per memoria di sua Casa”. I committenti delle cappelle minori della Ghiara251 Marinella Pigozzi, Gli aspetti spettacolari delle feste religiose e profane261 Federica Dallasta, Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra-estense 1596-1700:

luoghi di culto, pellegrinaggi, circolazione dei libri e delle riproduzioni327 Fabrizio Tonelli , Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra-estense 1596-1700:

geografia e cronologia dei miracoli, luoghi di stampa d’immagini e di libri389 Elisa Bellesia e Barbara Bondi, I paramenti sacri413 Alberto Attolini, La Fiera di Reggio. Echi dall’Ottocento

427 Lucia Gramoli, “I ragazzi dell’Ariosto raccontano la Ghiara”: un progetto scolastico di conoscenza e divulgazione

433 Indice dei nomi441 Bibliografia479 Apparato iconografico

SOMMARIO

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700:geografia e cronologia dei miracoli, luoghi di stampa d’immagini e di libri

Fabrizio Tonelli 1

La venerazione di massa dell’immagine della Madonna della Ghiara cominciò nel 1596 e prese piede immediatamente entro la fine del se-colo. Furono anni tremendi in Italia, di vera emergenza sanitaria e so-ciale anche a Reggio2, che videro in ogni regione il riattivarsi di antiche miracolose Madonne e il proliferare di nuove, le cui devozioni, però, dopo la fiammata iniziale, riuscirono solo in rarissimi casi a irrobustirsi, sopravvivere alla congiuntura, addirittura aumentare3. Il culto della Be-ata Vergine della Ghiara superò brillantemente la prova, tanto da con-quistare posto già nei primi atlanti mariani italiani ed europei a metà del Seicento4 e vedere la propria fama traversare fortuitamente l’Atlantico grazie a un padre missionario reggiano5.

Le tappe storiche del culto e del santuario della Ghiara 1596-1996

Un’immagine della Madonna affrescata sul muro esterno dell’orto del convento dei Servi di Maria lungo il corso della Ghiara esisteva almeno dal 1542, secondo un testimone parmigiano, incapace però di ricordar-ne nel 1597, quando fu interpellato, l’esatta forma a distanza di tanto tempo. Fu comunque ridipinta nel 1569 o nel 1573 dal pittore Giovanni Bianchi detto “Bertone” su disegno di Lelio Orsi, a spese e per iniziativa di Ludovico Pratissoli, e fu presa in cura nel 1595 dalla contradaiola Giulia Tagliavini e dai suoi figli Michele e Antonia, i quali, consenziente il convento, raccolsero offerte e materiali per costruire una piccola cap-pella, inaugurata alla Pasqua del 1596 con la cerimoniale ricollocazione al suo interno dell’affresco segato dal muro. Il popolo afflitto aveva già cominciato a chiedere grazie all’Icona e a riconoscerne di ricevute du-rante la Settimana Santa del 1596, tanto che perfino a Modena il croni-

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sta Giambattista Spaccini fra l’11 e il 21 aprile raccolse la voce che “in Reggio v’è una Madonna su un muro, di pittura, che opera molti miraco-li et vi comincia a concorrere molta gente”. Ma il suo carisma prodigioso fu sancito in modo universale il 29 aprile 1596 con la guarigione davanti alla sua cappella di un ragazzino sordomuto analfabeta e figlio di nessu-no, chiamato da tutti Marchino, e proseguì con una gragnola di eventi miracolosi per tre anni6.

L’approvazione apostolica dei miracoli e del culto pubblico fu comu-nicata al vescovo di Reggio Claudio Rangone il 22 luglio 1596 da Roma, a nome della Congregazione cardinalizia sopra i vescovi, con lettera del cardinale Gabriele Paleotti, nella quale si confermavano pure le istru-zioni già impartite in precedenza sull’amministrazione delle elemosine, da demandare a una giunta di sei membri sotto l’autorità del vescovo medesimo, che avrebbe avuto l’ultima parola in ogni decisione e la pre-rogativa di nominare ben quattro dei sei amministratori (due canonici del duomo e due laici reggiani a lui graditi), mentre gli altri due sa-rebbero stati il priore del convento servita e un suo confratello; le tre chiavi delle cassette di raccolta dovevano equamente distribuirsi fra le tre componenti e un rappresentante di ciascuna avrebbe dovuto pre-senziare a ogni apertura dei lucchetti per contare “le limosine”; queste ultime dovevano essere destinate “per ornamento della Cappella, et ma-nutentione de’ministri necessari delli medemi frati serviti per il servitio d’essa”7. Il 4 settembre 1596, tuttavia, lo stesso Paleotti scrisse di nuovo al Rangone, per comunicargli la decisione dei cardinali di lasciare che i due membri laici fossero nominati dal comune di Reggio, a lui “restando però sempre l’autorità et soprintendenza del tutto”8. Un anno dopo, il 21 luglio 1597, a firma del cardinale Michele Bonelli, detto “cardinale Alessandrino”, giunse un altro contrordine, drastico: il vescovo e i cano-nici dovevano ritirarsi completamente dall’amministrazione degli affari della Madonna della Ghiara. Rangone tentò una replica, che fu liquidata dai cardinali in modo inappellabile il 26 agosto 1597: “si contenti di obbidire e lasciare ai padri serviti l’amministratione libera della chiesa et oblationi”. E lo stesso pontefice Clemente VIII chiuse la partita con un breve apposito: “te committimus et mandamus ne ulterius in admini-stratione …te quoquo modo immisceri debeas”9.

Ma quando il vescovo era ancora arbitro della Ghiara, fu proclamata pubblicamente a Reggio l’approvazione del culto con un triduo festivo organizzato dal Comune il 9-11 novembre 1596, che vide nel giorno clou, 10 novembre, alla presenza del duca e della corte, la solenne pro-cessione di tutto il clero, delle autorità municipali, dei collegi di giure-

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consulti e medici, delle confraternite, cinque delle quali allestirono car-ri allegorici, tutti a sfilare dalla cattedrale alla cappellina della Ghiara, dove monsignor Rangone cantò la prima messa ufficiale in pontificale e incoronò la Santa Immagine con due diademi sostenuti da angeli d’ar-gento, offerti da due confraternite cittadine10;

Nel gennaio del 1597 il vescovo, sollecitato dal Comune, dovette autorizzare l’officiatura quotidiana alla cappella da parte dei Servi di Maria11 e il 6 giugno 1597 officiò la cerimonia di fondazione del nuovo tempio, con il duca Alfonso e la moglie Margherita Gonzaga a porre la prima pietra e a offrire solennemente alla Vergine lui il modello ligneo dell’edificio e lei quattro candelieri e un calice tutti in argento del valore di 700 scudi12. Lo stesso presule il 4 aprile 1598 decretò per la città e il suo distretto il precetto festivito della ricorrenza annuale del primo mi-racolo (29 aprile), anticipato dal Comune che l’aveva iscritta il 27 marzo precedente negli statuti municipali fra le feste civiche13.

L’irrobustimento del culto s’avvantaggiò per tutto il ‘600 di fattori concomitanti: solide sponde istituzionali laiche ed ecclesiastiche, la re-alizzazione del santuario monumentale14 un’importante fiera ‘esente’di otto giorni che s’apriva tutti gli anni nella stessa ricorrenza15, la tempe-stiva diramazione incisoria della Santa Immagine16, la cospicua edizio-ne di fogli, opuscoli, libri sull’icona, sul santuario, sui miracoli e sulle grandi cerimonie17. Inoltre s’ebbero eventi, lieti o drammatici, capaci di rinverdire la devozione dei fedeli o almeno la fama del santuario: feste clamorose, privilegi apostolici, epidemie devastanti.

Il 12 maggio 1619 il vescovo Rangone e il padre generale dei Servi di Maria presiedettero alla solenne cerimonia della traslazione della San-ta Immagine nel nuovo edificio, presenti il duca Cesare, la sua corte e tutti i ranghi cittadini: cerimonia che segnò l’entrata in funzione del tempio sebbene gli apparati decorativi interni ed esterni fossero lungi dall’essere terminati: di fatto a essere officiabile all’interno dell’edifi-cio era soltanto la nuova monumentale cappella della Beata Vergine18. Alcuni mesi prima, con breve del 17 febbraio 1619 indirizzato al Ran-gone, papa Paolo V aveva autorizzato la sconsacrazione e demolizione della vecchia chiesa conventuale dei frati19, della quale fu in effetti abbattuta la metà verso il corso della Ghiara, per trasformare la metà superstite in un ampio portico con botteghe, tuttora esistenti sulla de-sta del santuario: i lavori furono condotti, con progetto e direzione di Nicola Sampoli, nel 1622-162420.

Nel 1622, in esecuzione di un apposito lascito testamentario del reg-giano Pellegrino Masini, fu istituita la cappella musicale stabile della

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Ghiara e nominato il primo maestro di cappella alla guida di altri sette musici, dopo che il servizio era stato assicurato fin dal 1619 da quelli della cattedrale e della basilica di San Prospero, chiamati nelle occor-renze festive del tempio. Dieci anni dopo i membri della cappella stabile erano saliti al numero di quattordici21.

Una nuova consacrazione del potere tutorio della Madonna della Ghiara si ebbe con la grande peste del 1630-1631, che falcidiò mezza Italia, infierendo meno sulla diocesi di Reggio e ancor meno sulla città votata alla Beata Vergine della Ghiara e risparmiando del tutto la fami-glia del duca Francesco I d’Este, rifugiatasi dal luglio 1630 sulle colline reggiane e scesa in città per il Natale. Il senato cittadino aveva deliberato fin dal 21 giugno 1630 con voto solenne l’offerta di 100 once d’argento o del valore equivalente in denaro, da condurre ogni anno in perpetuo al tempio con processione degli anziani e consiglieri del Comune22. A miasma concluso, il duca ringraziò la Madonna di Reggio della salvezza sua e dei suoi con un dono magnifico e la riconobbe protettrice dei suoi stati, mentre i Modenesi s’erano posti sotto la sua protezione in modo pubblico e solenne per impetrare il termine della strage, votandole il 20 settembre 1630 l’erezione di un’intera chiesa al centro della loro città presso il duomo, costruita effettivamente nel 1632-1634, chiamata ancor oggi per antonomasia la chiesa del Voto23.

Il 31 maggio 1649, a trent’anni esatti dalla cerimonia inaugurale del 1619, l’assetto interno del tempio reggiano poté dirsi a un punto per lo meno soddisfacente, sgombro finalmente dai ponteggi, con l’ulti-mazione della decorazione delle volte, sebbene restassero irrealizzati o interrotti o arrangiati l’altare maggiore, le balaustrate di due delle tre cappelle grandi, il pavimento marmoreo, il basamento della facciata, la scalinata antistante, la sua reggia cioè il sagrato sommitale lastricato, le statue per le nicchie parietali dentro e fuori l’edificio, il campanile24.

Nella seconda metà del ‘600 si provvide a incrementare i tesori cari-smatici e le attrattive devozionali del santuario. Fra il 1664 e il 1689, in gran parte per iniziativa dell’ordine servita, pervennero molte reliquie di santi martiri dai cimiteri paleocristiani romani, tutte meticolosamente munite di patenti dalla curia apostolica e riconosciute da quella episco-pale reggiana, oltre a una reliquia del beato servita Filippo Benizi “rac-chiusa in un tebernacolo d’argento da esporsi in chiesa”25. Il 24 aprile 1669 il pontefice concesse ai frati della Ghiara un apposito privilegio di penitenzieria, per potenziare l’assistenza spirituale ai pellegrini in visi-ta al tempio26. Nel 1673-1674 gli stessi frati promossero all’interno del tempio il culto della Madonna dei Sette Dolori, dedicandole un altare

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con una nuova pala, istituendovi la compagnia dell’abito dei Sette Do-lori di Maria Vergine e cominciando a solennizzare la festa della terza domenica di settembre con processione pubblica27.

Il 13 maggio 1674 si tenne la festa della Incoronazione della Santa Icona, organizzata e pagata quasi interamente dal Comune, officiata dal vescovo di Reggio Gian Agostino Marliani e dal padre generale dell’or-dine servita, presente il giovane duca Francesco II d’Este con tutta la famiglia ducale e la corte28.

In concomitanza della festa, “nell’anno 1674 si fecero molte et inces-santi fatiche e diligenze per ottenere dalla Santa Sede la facoltà di poter recitare l’officio doppio con lezioni proprie, sì per la festa del Primo Miracolo, che si fa li 29 d’aprile, come per la della Traslazione di que-sta nostra miracolosissima Immagine di Maria vergine, che si celebra il 12 di maggio. Accalorò con sue lettere questa dimanda la serenissima signora duchessa Laura [Martinozzi], reggente dello stato, e poi, entra-to al governo, efficacissime istanze ne fece a Roma per mezzo de’suoi agenti il serenissimo signor duca Francesco secondo. S’adoprorno con ogni vigore anche i nostri superiori, d’ordine de’quali si trasmise a Roma copia del processo de’primi miracoli e poi un abozzo delle lezioni [...]”, ma lo scopo non fu ottenuto29.

In realtà, se si vuole considerare propriamente la fase espansiva del culto in età moderna, quella cioè di diramazione oltre i confini dioce-sani, bisogna ammettere che essa non superò la metà del XVII secolo e che fin lì sia giunta in forza dell’orrenda epidemia manzoniana, che la rilanciò dopo la flessione in corso già negli anni 1610-162030, come av-venne in modo eclatante pure per la miracolosa Madonna delle Grazie a Faenza31. La sontuosa festa reggiana del 1674 e il libro in folio dell’a-bate Certani dell’anno successivo che la immortalò, non riuscirono a produrre un effetto altrettanto vigoroso: la Madonna della Ghiara era sì divenuta ormai celebre nei libri e negli atlanti mariani d’Europa, ma la pratica del suo culto s’avviava a essere un fenomeno reggiano, dioce-sano. In fondo il Settecento per la Ghiara fu routine32, fino all’età del giurisdizionalismo, nella quale il duca Francesco III prima e il governo cisalpino poi inquadrarono diversamente la religione della Ghiara, ren-dendola propriamente un culto governativo-civico, avocando allo Stato nel 1776 l’amministrazione del patrimonio della fabbriceria del santua-rio e, dopo la soppressione nel 1797 del convento servita, riconoscendo il tutto come esclusiva pertinenza municipale. Da quel momento fino al 1820 l’officiatura religiosa del santuario fu affidata, su proposta del Comune di Reggio, approvata dal vescovo, al parroco della vicina chiesa

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di San Zenone, chiusa per l’occasione al culto, e ai canonici dell’ex col-legiata dei Santi Giacomo e Filippo33.

Nel 1796 Benedetto XIV aveva nel frattempo introdotto nel calenda-rio ecclesiastico la festa della Madonna di Reggio da celebrarsi il 29 apri-le con rito proprio e rango di duplex maius: fu un traguardo raggiunto in ritardo, dopo gli infruttuosi tentativi del 167434.

Il 13 ottobre 1816, a più di due secoli dalla posa della prima pietra officiata da monsignor Rangone (6 giugno 1597), il vescovo di Reggio Francesco Maria d’Este, alla presenza della corte ducale, consacrò solen-nemente il tempio della Ghiara35. Quattro anni dopo lo stesso vescovo dovette acconsentire a un nuovo piano proposto dal duca Francesco IV e accettato pure dal Comune di Reggio per ripristinare l’officiatura af-fidata al clero regolare: il duca impose l’insediamento di una comunità di francescani osservanti e non di Servi di Maria, cosicché il 27 febbraio 1820 il rettore di San Zenone, don Angelo Maria Zoboli, venne trasfe-rito temporaneamente in Santo Stefano (ove rimase fino all’1 novembre 1822, quando fu riaperta al culto la sua chiesa parrocchiale d’origine) e in Ghiara fecero il loro ingresso i frati minori in qualità di semplici officianti e “ospiti” nell’ex convento dei Servi di Maria; l’amministrazione e il pa-tronato della chiesa restarono municipali e i nuovi frati dovettero coesi-stere con un prete cappellano di nomina civica. I francescani rimasero in Ghiara fino all’1 gennaio 1867, quando vennero evacuati dal nuovo go-verno unitario, in forza della legge di soppressione del 6 luglio 186636. Il quarantennio 1816-1866 fu una nuova stagione di lavori, durante la qua-le si completarono alcune delle parti dell’edificio lasciate imperfette37.

Nello stesso periodo la città ricorse alla protezione della Madonna in due circostanze luttuose con voti e preghiere collettive, sotto l’egida vescovile: nel 1832 per il terremoto, nel 1855 per il colera. Da marzo a maggio del 1832, infatti, Reggio e l’Emilia occidentale furono colpite da un grave sciame sismico durato tre mesi; la scossa più devastante in città, il 13 marzo, recò danni anche al tempio della Ghiara, sebbene lievi rispetto al disastro urbano; il 14 marzo il vescovo Filippo Cattani ordinò un triduo penitenziale nel tempio della Ghiara e il Comune rinnovò il primo aprile, con rogito del notaio Domenico Ghiacci siglato davanti all’altare della Beata Vergine al cospetto di monsignore, il voto delle 100 once d’argento, con l’impegno a recare l’offerta a giugno in processione solenne, come non si faceva più da quarant’anni, e pronunciò conte-stualmente un nuovo voto per scongiurare il ripetersi del terremoto, promettendo di celebrare ogni anno per 25 anni, cioè fino al 1857, un triduo nei giorni 11-13 marzo al tempio della Madonna, portandovi in

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processione i simulacri dei tre santi patroni Prospero, Daria e Crisante. Migliaia i senza tetto, nessun morto38. Nel 1855 fu il turno della tremen-da epidemia di colera, che dal 13 luglio al 5 ottobre fece 160 vittime. Il vescovo Pietro Raffaelli organizzò il clero diocesano per collaborare con le autorità civili all’assistenza e pubblicò le Norme e istruzioni alla Pia Associazione per visite preventive durante il cholera morbus, applicabili a Deputerie Parrocchiali nella Provincia di Reggio; le tipografie Davolio e Torreggiani stamparono le speciali preghiere da rivolgere alla Beata Vergine della Ghiara39.

Il 30 maggio 1848 le massime autorità laiche ed ecclesiastiche di Reg-gio firmarono solennemente nel tempio della Ghiara l’annessione della città al regno sabaudo, davanti all’altare della Beata Vergine40.

All’inizio del 1867, s’è detto, i francescani osservanti vennero allonta-nati dalla Ghiara, cosicché l’officiatura del santuario e l’assistenza spiri-tuale ai pellegrini fu affidata a preti secolari diocesani, stipendiati dalla fabbriceria municipale, il capo dei quali aveva il titolo di economo del tempio41.

Nel 1861 s’interruppe la fiera annuale della Ghiara, che durava dal 1601. Verrà ripristinata solo nel 1980, ma slegata dalla ricorrenza del 29 aprile e trasferita dai primi di maggio ai primi di settembre, cioè in concomitanza della festa della Nascita di Maria42.

Il primo centenario del miracolo di Marchino era trascorso senza particolari celebrazioni nel 1696, il secondo era capitato nella stagione non consona delle soppressioni del 1796-97, ma in vista del terzo, che cadeva nel 1896, ci si preparò per tempo in grande stile: la fabbrice-ria e il Comune decisero di procedere a una generale campagna di re-stauri, rifacimenti e completamenti del tempio e dei suoi apparati, che durò quattro anni; l’edificio rimase chiuso dal 30 aprile 1887 al 27 aprile 1890, a eccezione della cappella della Beata Vergine che fu tenuta aperta il più possibile ai fedeli, finché non fu raggiunta anch’essa dai lavori; la riapertura vide trionfi luminosissimi (grazie alle luminarie elettriche) e affollatissimi, superati solo da quelli appunto del III centenario del primo miracolo, che in occasione del 29 aprile 1896 contemplò perfi-no una nuova solenne incoronazione della Santa Icona (non la seconda incoronazione, dopo quella del 1674, giacché a contare tutte le incoro-nazioni della Madonna della Ghiara dal 1596 in poi, dovrebbe essere stata in realtà la quarta), autorizzata con decreto del Capitolo Vaticano e celebrata dal cardinale Domenico Svampa, arcivescovo di Bologna, legato pontificio alla cerimonia; nell’intero mese di maggio seguente si tengono pellegrinaggi organizzati dai parroci di tutta la diocesi e di tutti

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i quartieri cittadini; per queste memorabili feste si gode ormai il suppor-to delle foto d’archivio: una folla oceanica intasò il corso della Ghiara43. Fu l’avvio dell’era dei centenari, che dura ancor’oggi.

Dal 1901 si iniziò a tenere ogni anno a maggio il mese mariano con cicli di prediche in Ghiara e pellegrinaggi dai vari centri della diocesi44.

Nel 1905 l’officio proprio della Madonna della Ghiara fu elevato al grado di 2ª classe per la sola festa del 29 aprile, non quella del 12 maggio (ricorrenza della Traslazione), e arricchito di una lezione storica riguar-dante l’origine del culto e i fatti principali del santuario45.

Nel 1919, appena terminato il massacro bellico, fu la volta dei tripudi per il III centenario della Traslazione del 12 maggio 1619, che il vescovo di Reggio Edoardo Brettoni volle promuovere con mescolanza di slancio pastorale e patriottico, come ringraziamento e invocazione alla Vergine, perché il Paese “liberato, la Dio mercè, con la vittoria dalla occupazione nemica e dagli orrori della guerra; integrato nei suoi confini; abbia pre-sto, con la conclusione della pace e nel tranquillo possedimento dei beni conseguiti a prezzo di tanti dolori, il completo e stabile ritorno alla sua proficua operosità, e si avanzi concorde e colla benedizione di Dio nel verace progresso della virtù e della civiltà cristiana”. Si formò un comitato per i festeggiamenti che, su proposta di monsignore, organizzò, oltre la cerimonia del 12 maggio 1919, pure un “anno giubilare del tempio” dal maggio 1919 al maggio 1920, l’ultimo mese del quale registrò il massimo dei pellegrinaggi da tutta la diocesi reggiana e fu chiuso con una funzione molto solenne celebrata dal cardinale Pietro Lafontaine, patriarca di Ve-nezia, assistito da una centuria di vescovi e arcivescovi emiliani e toscani46.

Il 1927 fu l’anno del ritorno dei Servi di Maria alla Ghiara47. L’afflusso dei pellegrini in certi periodi era divenuto ormai soverchio per il solo prete economo della Ghiara e i suoi assistenti stipendiati; l’economo in carica, don Cesare Gambetti, ormai anziano, morì il 24 luglio 1926: già prima s’era affacciata l’idea di tornare ad affidare l’officiatura a una co-munità di regolari e nel marzo-aprile 1926 la fabbriceria aveva intavolato trattative con i francescani osservanti, tuttavia senza esito positivo48. Il problema urgeva e cozzava con una crisi di risorse economiche. La ras-segna delle grandi feste di fine ’800-inizi ’900, infatti, non deve indurre a credere che il santuario prosperasse: esattamente com’era accaduto per le megalomani cerimonie del 1619 e del 1674, le spese risultarono ingen-ti e la fabbriceria ricorse ai debiti, dovendo per di più sostenere i costi dei restauri generali del 1887-1890, ma le oblazioni dei fedeli, che ormai venivano esclusivamente dalla diocesi di Reggio e non più da mezz’Italia settentrionale, non raggiungevano le cifre di un tempo, né tornarono a

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raggiungerle in virtù degli spettacoli cerimoniali. Cosicché nella seduta del consiglio d’amministrazione del 6 dicembre 1926, il presidente del-la fabbriceria, professor Antonio Fulloni, che era pure assessore del Co-mune, prospettò di fronteggiare la grave situazione “come ultima ratio, con la riduzione della officiatura ad una semplice messa quotidiana, per la conservazione del tempio come monumento d’arte”, insomma sugge-riva d’inaugurare la stagione in cui le visite culturali avrebbero dovuto prevalere su quelle devote e la cassa pagare la manutenzione dell’edificio più che la liturgia ordinaria49. L’indirizzo recepiva una trasformazione in corso: che la Ghiara fosse ormai diventata un’importante meta turistica, lo dimostra pure il battesimo della moderna letteratura storico-artistica col mirabile libro di Baldi del 1896 e la pubblicazione delle prime guide artistiche al santuario che d’allora in poi si sarebbero affastellate50. Ma vi fu chi insistette sul ripristino di una comunità di clero regolare quale alternativa che avrebbe scongiurato un’ulteriore riduzione del servizio re-ligioso e consentito perfino un ritorno economico utile alla salvaguardia monumentale: “data la necessità inderogabile di provvedere a una officia-tura decorosa – sostenne il consigliere Francesco Ramusani nella stessa seduta, in opposizione al presidente Fulloni – e date le limitatissime risor-se finanziarie dell’Amministrazione, con tale provvedimento si potrebbe risparmiare una certa somma sulle spese del personale, da erogarsi per la manutenzione e conservazione dei tesori artistici del tempio”51. Alla fine la seconda ipotesi prevalse anche grazie all’appoggio del vescovo di Reggio Eduardo Brettoni, il quale, tuttavia, si rivelò contrario a ristabilire i Servi di Maria e caldeggiò fortemente un inserimento dei Redentoristi di Modena52. Solo dopo aver neutralizzato tale evenienza, il 2 luglio 1927 i rappresentanti dell’ordine servita e quelli della fabbriceria stipularono davanti al notaio la convenzione per il reinsediamento; il giorno seguente fu celebrata la cerimonia del rientro dei frati alla Ghiara53, i cui diritti furono infine riconosciuti con lapidario rescritto del 25 giugno 1930 dalla sacra Congregazione dei Religiosi, alla quale era ricorso nel gennaio 1928 l’ordine francescano contro quello servita: “Patres Ordinis Servorum Ma-riae non sunt inquietandi”54.

Sarebbero stati il secondo conflitto mondiale e i bombardamenti che colpirono Reggio il 7 e 8 gennaio 1944, a spingere il vescovo Brettoni, ormai gravemente malato, a chiamare a raccolta i fedeli reggiani nel 1945 per pronunciare un nuovo voto alla Madonna della Ghiara: in prepara-zione della festa del 29 aprile, indisse un triduo serale il 12-14 aprile, per il quale dovette cedere a causa delle condizioni di salute l’onere della pre-dicazione a don Carlo Lindner, che in un tempio gremito all’inverosimile

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lesse la lettera pastorale firmata dal presule il 6 precedente, in cui annun-ciava la propria intenzione e invitava i reggiani “anche ad obbligar[s]i con voto pubblico cittadino” di “solennizzare per sette anni, con speciale intervento, la festa del primo miracolo” e “a erigere in uno dei quartieri operai, attualmente privi di chiesa, un Tempio Votivo dedicato alla Beata Vergine col titolo di Regina Pacis”; nella stessa lettera il vescovo dava pure avviso di aver avviato la costituzione di un comitato provvisorio per l’organizzazione della prossima festa del 1° miracolo e la raccolta delle offerte necessarie alla costruzione del nuovo tempio, ma vista l’affluen-za alla prima sera del triduo Lindner convinse Brettoni ad aprire subito le sottoscrizioni senz’attendere oltre e “raccogliemmo in due sere mezzo milione”. Il 24 aprile 1945 le forze partigiane entrarono in Reggio, ponen-do fine all’occupazione. La messa del 29 aprile fu pontificale, il vescovo riuscì a presiederla e pronunziare di persona la “Preghiera per il Voto Cittadino di erigere la nuova Chiesa dedicata a Maria Regina Pacis”; morì il 13 novembre e perciò fu il suo successore monsignor Beniamino Socche due anni dopo, l’8 settembre 1947 (data difficilmente casuale), a porne la prima pietra “nel luogo dove durante la guerra erano cadute le prime bombe”, ove si recò dopo aver cantato la messa in Ghiara55.

Il 23 aprile 1954, in virtù dei buoni uffici del padre procuratore gene-rale dei Servi di Maria presso la santa sede, Pio XII elevò la chiesa della Ghiara al rango di basilica minore56.

Per commemorare il IV centenario del primo miracolo (29 aprile 1996) e della fondazione del tempio (6 giugno 1997) si operò su un duplice piano. Sul piano religioso, fu indetto “un anno mariano diocesano stra-ordinario, aperto dal legato pontificio il cardinale Camillo Ruini, contras-segnato dalla presenza di porporati e vescovi, contraddistinto da solenni celebrazioni eucaristiche, veglie, pellegrinaggi e dalla partecipazione ad alcuni momenti religiosi di alte autorità dello Stato, per tutti si ricorda il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e il presidente del consiglio dei ministri Romano Prodi”57; sul piano monumentale e cultu-rale, si costituì con atto notarile del 28 novembre 1991 un Comitato per le celebrazioni, partecipato da enti pubblici e privati, riconosciuto con decreto n. 269 del 19 maggio 1992 dal presidente della regione Emilia Romagna, con lo scopo di promuovere, oltre a convegni, studi e pubbli-cazioni, pure una nuova campagna di restauri generali, che iniziò subito nel 1991, sotto la direzione dell’architetto Maurizio Severi, ed era quasi al termine nel 1996, quando il sisma del 15-16 ottobre colpì Reggio e il santuario, costringendo a un supplemento di lavori58, con un risultato comunque eccellente.

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I luoghi dei miracoli o di provenienza dei forestieri miracolati in Reggio

In deroga ai limiti geografici di quest’indagine sulla diramazione ter-ritoriale del culto extra-estense, l’affondo sui miracoli include anche le località completamente soggette al dominio degli Este, cioè ricadenti sia dentro i confini dei loro ducati, sia dentro quelli delle rispettive diocesi facenti capo ai vescovi dei capoluoghi estensi: Reggio, Modena, Carpi e Ferrara ma solo fino al 1597 (devoluta allo stato pontificio dal 1598). Il risultato statistico sarà così più significativo. Li si terrà comunque in sezioni ben distinte.

Poiché in questo paragrafo si vuole trattare sia la diramazione geogra-fica degli eventi prodigiosi oltre i confini estensi, sia la loro propaganda a stampa, a rigori si potrebbe sottilizzare: un miracolo avvenuto a Fer-rara nel 1596 o 1597 è da classificare estense, ma se viene riportato da un catalogo edito dal 1598 in poi, dovrebbe passare all’altro gruppo, tanto più se il miracolo viene narrato senza propria data, come capita spesso nel libro di Isachi del 1619 e quasi sempre nel Veridico racconto del 1666. Non lo si è fatto, basterà l’avvertenza.

I verbali manoscritti attestano che i fedeli lontani da Reggio, nella quasi totalità dei casi, si votarono alla Madonna della Ghiara per chie-derle una grazia e vennero a visitarla, avendo sentito parlare dei suoi miracoli da conoscenti, insomma per fama. Ciò accadde perfino in Reg-gio nei primi giorni del fenomeno, quando ancora Marchino non aveva acquistato parola e udito59. È da credere che i forestieri venuti a Reg-gio e qui graziati abbiano concorso alla diffusione della fama una volta tornati in patria. Per questa ragione ogni singolo prodigio è stato qui riferito a una località, sia quando in essa abbia propriamente avuto luo-go, sia quando in essa risulti stabilmente residente un fedele miracolato occasionalmente in Reggio.

Le propaggini più remote dell’espansione del culto della Ghiara fu-rono merito di ecclesiastici reggiani in trasferta fuori dal ducato. Il caso più speciale è quello delle tre grazie riconosciute da devoti polacchi d’altissimo lignaggio. La vicenda ebbe origine dal lungo soggiorno del vescovo Claudio Rangone in Polonia, inviato come nunzio apostolico con poteri di legato a latere dal pontefice Clemente VIII e confermatovi dal successore Paolo V, per una durata complessiva di otto anni dall’a-prile del 1599 all’aprile del 160760. Lo scopo della nunziatura fu quello di sostenere il cattolico Sigismondo III Vasa, sovrano eletto nel 1587 della confederazione polacco-lituana (costituita dal regno di Polonia e dal granducato di Lituania) e re di Svezia dal 1594 al 24 luglio 1599,

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quando fu scalzato da suo zio appoggiato dalla nobiltà protestante sve-dese. Sigismondo trovò nel vescovo di Reggio un consigliere di estrema fiducia e un sostenitore dei propri programmi bellici e confessionali, sia di rafforzamento del cattolicesimo fra i voivoda polacchi e lituani, sia d’espansione verso la Moscovia ortodossa, che nei suoi piani avrebbe dovuto fungere da trampolino per la riconquista della corona svede-se. In effetti, se l’aggressiva strategia del Vasa fallì nei suoi scopi più ambiziosi anche a causa delle sue rigide posizioni religiose (nel 1629, sconfitto sul campo, rinunciò ufficialmente ai diritti sulla corona di Sve-zia in favore di suo zio), almeno sul fronte interno alla confederazione polacco-lituana l’opposizione alla sua monarchia fu vinta (nella battaglia di Guzów del 6 luglio 1607, che pose fine alla cosiddetta Ribellione di Mikołaj Zebrzydowski) e la nobiltà fu ricompattata nell’unica campagna militare che conseguì un risultato notevole contro i moscoviti (il lungo assedio di Smolensk, durato più di venti mesi, concluso con l’espugna-zione il 13 giugno 1611, che riaccorpò quel voivodato alla Lituania)61. L’impegno del nunzio nel richiamare i magnati cattolici di Polonia e Lituania alla fedeltà al papa, dunque al re, usando anche il culto della Ghiara come mezzo di proselitismo, è attestato dal letterato reggiano Flaminio Coduri che seguì il Rangone in Polonia in veste di suo secreta-rius ab epistolis 62. Rientrato in patria con il vescovo, il Coduri pubblicò una Ad concives regienses epistola, stampata a Reggio presso i fratelli Bartoli con la falsa data 1601, in realtà nel 1624 o poco dopo, in cui riferiva che “Claudius Rangonus, antistes noster et dominus meus […] cum sacrosantae religionis latius propagandae consueto flagrans desi-derio singulari, Deiparae Viriginis in urbe nostra signa edentis clarissi-ma, quas secum attulerat, imagines, in longiquiores Regni provincias ad catholicos principes dono mittendas, eosque ad divinum cultum magis atque magis inflammandos, duxit”63. Fatto è che Sigismondo III diven-ne stretto amico e fervido estimatore del Rangone, tanto da chiederne a Roma la promozione cardinalizia in modo pressante e incessante dal 1607 al 1621, anno di morte dell’ex nunzio, senza riuscire a ottenerla, a causa della contrarietà del duca Cesare d’Este e di papa Borghese64. Quel che più conta è che il re divenne pure devoto della Madonna della Ghiara e lo rimase anche dopo il rientro in Italia del nunzio. Alla Ver-gine di Reggio, infatti, il Vasa si votò prima della fatidica battaglia del luglio 1607 e scrisse immediatamente dopo al Rangone, chiedendogli di recarsi personalmente a rendere grazie all’altare della Santa Icona: il vescovo onorò l’incarico dell’amico facendo per di più cantare una messa solenne alla cappella, com’è documentato dalla cronaca di Ercole

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Rubini; e poiché Rangone fece altrettanto nel luglio 1611, in occasione della vittoria del re a Smolensk, è sospettabile che Sigismondo avesse pronunciato un secondo voto, sebbene il cronista reggiano non l’abbia registrato esplicitamente65. Un terzo ringraziamento fu reso alla Vergine della Ghiara nel 1624 da un notabile della corte del Vasa, Janusius dux Ostrogiae, comes in Tarnov, castellanus cracoviensis, cercasiensis, bialoc-zerkoviensis, kanoviensis bokuslaviensis capitaneus, la cui moglie, dopo tre aborti, riuscì a dargli l’agognato erede per voto alla Madonna di Reg-gio: a testimoniarlo è lo stesso Flaminio Coduri, la cui epistola ad con-cives regienses sopra menzionata, altro non è che la lettera d’accompa-gnamento, commissionatagli dal Rangone, per la presentazione all’altare della Vergine miracolosa del ricco dono mandato dal duca polacco, cioè una “tabulam votivam […] solido argento insculptam”, con iscrizione dedicatoria, nella quale si leggeva appunto, oltre al nome e ai titoli del dedicatario, pure la grazia ricevuta e la data (“quod ne quarto abortiret coniux mea chara id malum avertisti, proleque virili gentem meam au-xisti, precor sanctissima Mater omnium, ut quem fiulium precibus tuis habeo, eundem ipsa foveas et spiritus sapientiae et fortitudinis impetres. Anno a partu Virginis MDCXXIIII Aprilis. In arce Tarnoviensis Polo-niae”)66. Il nobile devoto è identificabile in Janusz Liatalsky, duca di Ostrów, conte di Tarnów, castellano di Cracovia, morto il 12 settembre 1630 all’età di 66 anni, come si legge sull’epigrafe del suo monumento sepolcrale, peraltro eretto da lui in vita nel 1612, dov’è commemorato come paladino della fede cattolica67.

Sono noti pure alcuni miracoli collettivi: ad esempio quello elargito dalla Madonna di Reggio all’ampio pubblico dei devoti in visita al suo tempio nel 1619, con preferenza dei pellegrini forestieri, remunerati con quindici giorni d’apparizione prodigiosa della Santa Icona da sotto le cortine che la nascondevano; ma soprattutto intere comunità votate e protette contro i roghi (i canonici regolari del monastero di San Marco in Reggio nel 159768), contro le inondazioni (a Gualtieri, con il marche-se Ippolito Bentivoglio e i suoi sudditi prostrati sull’argine maestro a votarsi alla Madonna della Ghiara, dopo aver constatato che la piena s’alzava più velocemente delle loro opere provvisionali, nel novembre 160969), contro i diluvi prolungati per mesi (Fivizzano 17 novembre 162870), ovviamente contro la peste (la città di Reggio il 21 giugno 1630 con festa solenne istituita il 12 maggio d’ogni anno71, la città di Modena il 9 settembre 1630 con festa solenne istituita nella ricorrenza del 13 novembre72, i sopravvissuti del lazzaretto reggiano nei mesi di giugno-luglio 163173); va escluso invece il voto degli anziani del Comune di Par-

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ma, fatto nel giugno del 1630, nonostante il pellegrinaggio e le diverse offerte al tempio nel 163274, fra cui un bacile d’argento con la scritta “Virgini Liberatrici a peste”, poiché ciò non fu tradotto in Parma in alcuna forma di ufficiale e stabile riconoscimento di tale protezione. A maggior ragione non è da considerare l’analogo voto pronunciato dal Comune di Bologna, sempre nel giugno del 1630, per il quale non si ha finora nemmeno notizia di un successivo pellegrinaggio pubblico per sciogliere il voto75.

Dei tre luoghi di culto fuori confine che diedero origine a nuove grazie e miracoli (la cappella nell’arcipretale di Fivizzano 1598-1601, l’affresco esterno ad Arco di Trento poi inglobato in una chiesa, 1605-30, e quel-lo d’analogo destino nel suburbio di Vicenza, 1641-4276), si può tenere conto pienamente di Fivizzano, perché in quel caso furono registrati le circostanze dei prodigi e spesso anche i nomi dei miracolati, mentre per Vicenza e Arco di Trento non si hanno attestazioni specifiche, se non per un miracolo avvenuto nella seconda località e comunicato alle autorità reggiane, che verrà quindi computato.

Per restituire la carta geografica del miracolismo della Ghiara, mai tentata, sono state impiegate tutte le fonti note disponibili per via bi-bliografica: i verbali dei processi informativi e altri tipi di attestazioni manoscritte, comprese le cronache, di cui si abbia edizione o notizia negli studi, gli antichi cataloghi ufficiali dei miracoli a stampa, altre fonti antiche a stampa, le testimonianze iconografiche.

a) Fonti antiche manoscritte edite recentementeNei verbali manoscritti del 1596-1597 sono registrati in tutto 96 pro-

digi, dei quali si possono qui considerare solo gli 88 editi, escludendo purtroppo gli 8 inopinatamente trascurati dal moderno editore77; nei verbali sporadici superstiti del 1598-1673, a volte frammentari, ne sono documentati altri 1378; ulteriori fonti originali (cronache, rogiti, epigrafi, ecc.) ne aggiungono 18 degli anni 1596-163079.

Infine, la cronaca modenese di Giambattista Spaccini è oggi l’unica fonte superstite che riporti notizia nel dicembre del 1630 di due mira-coli accaduti in Reggio durante la peste (“la gloriosa Imagine di Reggio ha fatto due miracoli, avendo risusitato due morti di peste”)80; il referto è particolarmente lacunoso, non rivelando neppure i nomi dei due redi-vivi, né la loro nazionalità, tuttavia i due prodigi si possono conteggiare positivamente per diversi motivi, innanzitutto perché la coordinata ge-ografica, essenziale per l’inchiesta, è comunque ricavabile, visto che a quella data restavano in Reggio ormai solo residenti reggiani e le porte

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della città erano state serrate da un pezzo, secondariamente perché la data della notizia e il tipo di prodigio (ripresa delle funzioni vitali, non semplice recessione del morbo) esclude l’eventualità di sovrapposizione di questi due miracolati con gli altri finora notificati dalle fonti reggiane nel 1630, infine perché lo Spaccini è testimone più che attendibile: l’au-tore dimostra nel corso dell’intera cronaca una vera acribia nel controllo delle notizie, tornandovi sopra più volte, per correggerle, integrarle o sconfessarle all’occorrenza, avvertendo lui stesso fin da subito quan-do l’informazione risultasse poco o punto plausibile; inoltre, da buon modenese, coltivò l’atavico inestinguibile pregiudizio anti-reggiano, che l’aiutò a mantenersi esente dal rischio di amplificazione della fama dei portenti della Ghiara (la cronaca è costellata degli sfottò alle “te-ste quadre de’Reggiani”, sempre pronti a commettere “reggianate”81). Senza mai contravvenire al più ossequioso rispetto del sacro e alla più rigida adesione all’ortodossia cattolica, mostrò però una “ben regolata” devozione verso la Madonna di Reggio, semmai più sentita nel primo quindicennio (quando egli stesso in un’occasione vi si votò e spesso la visitò), poi sempre meno, fino a un’indubbia tiepidezza d’entusiasmo a partire giusto dal 1630, quando il duca Francesco I abbandonò Modena nel pieno del contagio per trasferirsi a Reggio, dove rimase con la corte fino all’estate del 1631, e quando i Reggiani, finita l’ecatombe, tenta-rono in tutti i modi di rendere permanente la residenza ducale nella loro città, o almeno stabilire il principio di alternanza semestrale fra le due residenze, e introdussero il costume che in Reggio i duchi fossero serviti da gentiluomini e gentildonne locali, non modenesi. Il rapporto con la devozione di Reggio di un uomo come Spaccini, fedelissimo ai propri signori e alla Chiesa di Roma e cronista dotato di acume e di un ottimo osservatorio, sarebbe un tema da approfondire sulla base delle diverse occorrenze della Madonna della Ghiara nelle sue pagine. Ma si tratta di un approfondimento d’ambito modenese che esula dai confini di quest’indagine. Qui è sufficiente osservare che non una parola fu da lui spesa sui più famosi miracoli della Vergine di Reggio (Marchino, Andrea da Castelnuovo Sotto, Domenico Crotti), né sugl’innumerevoli ex-voto, né sui più ricchi doni extra-estensi, né sugli smaglianti decori del tempio (se non per dire che subirono danni di nubifragi e terremoti o cedimenti), né mai chiamò la chiesa dedicata in Modena alla Ghiara col suo nome “reggiano”, bensì con quello più comune di chiesa del Voto o con il titolo religioso di Santa Maria del Popolo. Per tutti questi motivi, pare abbastanza sicuro che Spaccini abbia raccolto informazioni ritenute attendibili su due miracoli notevoli in tempo di peste e ciò è

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quanto a noi basta, poiché scopo di quest’indagine non è certo l’auten-ticazione di prodigi, bensì la raccolta di tutte le attestazioni valide della loro fama pubblica.

In tutto, quindi, dalle fonti manoscritte si ha notizia di 121 episodi datati fra l’inizio di aprile 1596 e l’inizio di agosto 1673, cui potranno es-sere aggiunti prima o poi gli 8 rimasti inediti dei verbali del 1596-1597.

b) Fonti antiche a stampaI principali cataloghi a stampa, invece, sono tre: 1) il Sommario delli

miracoli et gratie… pubblicato in due puntate nel 1597 e nel 1598 da Giovanni Miari e Pellegrino Vellani, cancellieri della curia episcopale reggiana ed estensori dei verbali originari per conto del vescovo Rango-ne (una terza parte, annunciata in chiusura della seconda, non vide mai la luce); 2) il capitolo quarto della Relatione intorno l’Origine, Solennità, Traslazione, et Miracoli della Madonna di Reggio di Alfonso Isachi im-pressa nel 1619; 3) il capitolo terzo del Veridico racconto dell’Origine, Progressi, et Miracoli della Madonna di Reggio, uscito nel 1666 a cura di Pietro Antonio Cassuoli con la collaborazione non del tutto chiarita di padre Cherubino Ranzani82. A questi se ne deve però aggiungere un quarto: don Michele Tagliavini, figlio di quella Giulia che per prima si prese cura nel 1595-96 dell’affresco sul cantone dell’orto dei Servi di Maria di Reggio, pubblicò nel 1624 il suo Compendioso racconto, dedi-candolo al duca Cesare d’Este, nell’evidente intento di ristabilire alcune “verità” e colse l’occasione non tanto per ripubblicare un corposo re-pertorio dei prodigi ufficiali, dei quali si limitò a elencarne non più di una manciata, quanto per integrare gli elenchi ufficiali delle grazie della Ghiara con quelle concesse a lui, a sua madre Giulia, a sua sorella Anto-nia e a quelli di casa loro, altrimenti ignote83.

Invece gli altri cataloghi cinque-seicenteschi (Isachi 1597 e 1600, Gia-ni 1622, Buonvicino 1674, Certani 1675) sono ricalchi o florilegi dei principali e nulla aggiungono al bacino informativo. Per di più il Certa-ni eliminò totalmente i riferimenti geografici dei singoli episodi, perciò non si presterebbe comunque al nostro scopo.

Dunque, Miari e Vellani nel 1597-98 pubblicarono a stampa in tutto 116 prodigi avvenuti fra l’inizio d’aprile 1596 e il 18 maggio 159784; Isachi nel 1619 ben 179 accaduti fra l’inizio d’aprile 1596 e il 22 aprile 1614; Tagliavini nel 1624 appena 23 occorsi fra l’inizio d’aprile 1596 e il luglio del 1619; il Veridico racconto del 1666 solo 89 capitati fra l’inizio d’aprile 1596 e il 27 maggio 1619. Ma questi numeri non vanno sommati fra loro: in certa misura gli stessi prodigi si trovano infatti in

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tutti i repertori. Per calcolare dunque il numero complessivo dei mi-racoli pubblicati fra ’500 e ’600, dato significativo che non si trova in bibliografia, bisogna procedere alla comparazione dei singoli cataloghi a stampa per espungere le sovrapposizioni. Risulta che dei 116 episodi editi nel 1597-98, Isachi ne tenne buoni 113, scartandone 3 (ossia Miari, Vellani 1597, par. 11 e 26, Miari, Vellani 1598, par. 31), e ne aggiunse solo 66 nuovi. A sua volta Tagliavini prese solo 13 miracoli dal Sommario del 1597-98 e ne aggiunse 10 originali; infine il libro del 1666 sforbiciò drasticamente la selezione del 1619, scartando su 179 episodi ben 97 e tenendone solo 82, ai quali furono aggiunte appena 7 novità. A conti fat-ti, dunque, i quattro cataloghi a stampa divulgarono in tutto 199 prodigi (116+66+10+7), ma nessuno dei quattro li presentò al completo.

A questi si aggiunge la grazia ricevuta nel 1624 da Janusz duca di Tarnów, relata dalla Ad concives regienses epistola di Flaminio Coduri, stampata a Reggio nel 1624 o poco dopo85.

c) Fonti iconografiche pubblicheSi conoscono tre serie di quadri seicenteschi notevoli o per dimen-

sione e collocazione o per importanza del pittore, raffiguranti i miracoli della Ghiara: la prima, più importante, è costituita dagli otto “quadroni” collocati nel tempio della Ghiara, dipinti fra il 1619 e il 1648 da diversi maestri, con cartigli indicanti i nomi dei miracolati e le date dei miracoli (spesso inesatte), non le provenienze geografiche dei miracolati, tranne in un caso86; la seconda è costituita da quattro piccoli quadri votivi oggi conservati nel tesoro del tempio, ma originariamente, come di consueto, esposti nella cappella della Madonna miracolosa, uno privo affatto di cartiglio, due con cartigli esaustivi, uno con cartiglio che tace il luogo ma plausibilmente estense, più probabilmente modenese visto il cogno-me Vincenzi del miracolato87; la terza è costituita da sei tele di medie dimensioni, originariamente disposte nella cappella della Madonna di Reggio della cattedrale di Udine (ristrutturata nel 1791 e ridedicata alle Reliquie) e oggi invece conservate in sagrestia, prive di ogni indicazione scritta sui prodigi, del resto neppure identificati ancora negli studi, a parte la prima tela con i muti Marchino e Andrea88.

Per il tema che qui ci si propone, ossia la diramazione geografica dei prodigi e i mezzi di propaganda di tale ampio raggio territoriale, è op-portuno considerare gli 8 quadroni in Ghiara, poiché l’assenza d’iscri-zioni capaci di rendere edotti i fedeli sulla nazionalità dei miracolati poteva essere rimediata a voce dalle spiegazioni dei padri Servi di Maria che officiavano e custodivano il tempio; non così le tele di Udine, trop-

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po remote dall’epicentro cultuale. Infine, dei quadretti votivi del tesoro della Ghiara si possono considerare solo i tre con cartigli, ammettendo per ipotesi l’origine modenese del Vincenzi.

Per lo stesso motivo, si devono omettere quelle xilografie di fine XVI-inizio XVII secolo, che riproducono, nella cornice di vignette intorno all’immagine centrale della Madonna della Ghiara, una serie dei suoi mi-racoli senza indicare i nomi e la provenienza geografica dei graziati, bensì solamente il tipo di male o di pericolo da loro scampato. Invece è assai uti-le la grande incisione di Matteo Florimi, databile a poco dopo il 9 ottobre 1596, nota in unico esemplare in collezione Monducci a Reggio Emilia, che reca nella cornice le vignette di 14 miracoli, delle quali 12 indicano bene nome e provenienza dei miracolati, 1 indica bene il nome e il rango (“lo illustrissimo signor Carlo Pio di Savoia, di età di anni 12”, sufficiente a molti in quel tempo per sapere che la famiglia, ex sovrana di Carpi, era feudataria di Sassuolo e ai meglio informati che il padre era il governatore residente di Reggio, dove il bimbo fu miracolato), infine 1 priva d’ogni indicazione identificativa, dunque non calcolabile89.

d) Il numero totale dei prodigi: 243, di cui finora solo 234 classificabili geograficamente

Dallo spoglio di tutte queste fonti, sia manoscritte, sia a stampa, sia iconografiche, il numero totale delle grazie e dei miracoli accreditati alla Madonna della Ghiara dal 1596 al 1700 (termini cronologici dell’inda-gine) è 243, ma come s’è detto 8 di questi, registrati nei verbali mano-scritti, non hanno ancora trovato posto in moderne edizioni e non è dato conoscere dalla bibliografia i nomi e le provenienze dei rispettivi mira-colati90, perciò il numero totale degli episodi su cui è possibile esercitare l’analisi è 234, di cui 120 hanno solamente attestazione manoscritta, 111 sono invece attestati solo nei cataloghi ufficiali dei miracoli a stampa, 1 solamente in un opuscolo a stampa e 2 solamente in dipinti91. Quest’ul-tima esclusiva è inedita, inavvertibile senza un confronto esaustivo di tutti gli elenchi disponibili. Così pure si scopre in tal modo che l’anno esatto 1619 del miracolo di Paolo Melli, lo si conosce solo dal quadrone esposto nel tempio della Ghiara, poiché a narrarlo fu soltanto il Veridico racconto 1666, ma omettendone la data.

Il dato complessivo è da un lato ragguardevole, dall’altro lato fa giusti-zia delle amplificazioni retoriche ricorrenti nei libri dei sacerdoti studiosi reggiani, sempre in bilico fra storia e apologia, fra maschera scientifica e finalità catechistica: “c’è da rammaricarsi – si spinse a scrivere don Carlo Lindner – che soltanto poche stampelle, rincantucciate in un ripostiglio,

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alcuni quadretti ex-voto, ricchi più che d’arte di regnatele, e molti cuori d’argento, siano lì a dire l’amore immenso per i reggiani della Immacolata Imperatrice degli Angeli. Ma, ad armarsi di lenti e di occhiali, e a spol-verare le cartelle degli archivi, le cose appaiono subito diverse assai. La documentazione c’è, ed è talmente grande ed eloquente che smarrisce. I fatti straordinari, prodigiosi, di cui si ha notizia manoscritta o a stampa, sono diverse centinaia, per una estensione di territorio che va da Trento a Lecce; fra i graziati fanciulli e vecchi, nobili e donne, poveri e principi, e perfino un vescovo di Reggio: Mons. Gerolamo Codebò”92.

e) Dati geografici: più del 40% dei prodigi fuori confine; Bologna, Manto-va e Parma in testa

Di quest’insieme di 234 miracoli geograficamente noti, quelli inter-ni alla culla estense, cioè afferenti ai ducati e alle diocesi estensi, am-montano a 135, pari al 57,7%, mentre quelli esterni assommano a 99, pari al 42,3%, ma di questi ultimi va considerato che 13 prodigi su 234 (5,55%) riguardano località estensi in diocesi di Parma e di Ravenna, mentre i restanti 86 su 234 (36,75%) sono del tutto estranei al dominio dei duchi di Modena e Reggio.

Disaggregando i dati per stati e città maggiori, si ha:

Luoghi miracoli o residenza miracolati forestieri Numero e specifiche miracoli

1) LOCALITÀ ENTRO I CONFINI DEI DUCATI ESTENSI E DELLE DIOCESI “ESTENSI”:

Reggio, città (Este) 89 (di cui 4 collettivi e 1 di essi con molti forestieri)

Reggio, ducato (Este) – diocesi di Reggio 21 [1 Albinea, 1 Baiso, 1 Calvetro, 1 Casina, 1 Castellarano, 1 Castelnuovo Monti, 1 Cavriago, 1 Cella, 1 Ceresole, 1 Fontanaluccia, 1 Gualtieri (collettivo), 1 Massenzatico, 1 Onfiano, 1 Modolena, 1 Rivalta-duca e fam., 1 Rubiera, 2 San Michele dalla Fossa, 1 Scandiano, 1 Sesso, 1 fiume Secchia]

Modena, città (Este) 3 (di cui 1 collettivo e 1 quello di Gianfrancesco Vincenzi del quale s’è detto)

Modena, ducato, compreso Carpi (Este) 13 (3 Carpi e fraz.; 2 Sassuolo e fraz.; 1 Baggiovara; 1 Campio; 1 Finale; 1 Gavello; 1 Gombola o Mozono; 1 Saltino; 1 Soliera; 1 Santa Caterina nei Borghi)

Ferrara, città e suo ducato, ante 1598 (Este) – diocesi FE 9 (tutti in città)

somma parziale 135 (57,7%)

2) LOCALITÀ ENTRO I CONFINI DEI DUCATI ESTENSI MA AFFERENTI AD ALTRE DIOCESI:

Reggio, ducato (Este) – diocesi di Parma 12 (2 Brescello, 1 Castelnuovo di Brescello, 5 Castelnuovo Sotto e fraz., 1 Gualtieri, 2 Montecchio e fraz., 1 Pessina di Poviglio)

Ferrara, città e suo ducato, ante 1598 (Este)-diocesi Ravenna

1 (Massa Lombarda)

somma parziale 13 (5,5%)

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Luoghi miracoli o residenza miracolati forestieri Numero e specifiche miracoli

3) LOCALITÀ NON ESTENSI RAGGRUPPATE PER STATI:

Correggio, contea-principato, ante 1635 (Da Correggio) 2 (1 in città, 1 nella villa di San Prospero)

Mirandola, contea-principato-ducato (Pico) 1

Bologna, città (papa) 11

Bologna, suo territorio (papa) 3 (1 Castello di Serravalle, 1 Castel San Giovanni, 1 San Giovanni in Persiceto)

Urbino (ante 1625 Della Rovere; post 1625 papa) 1 (ante 1625)

Stato della Chiesa, resto dello (papa) 2 (1 Cesena, 1 Forlì)

Venezia, repubblica 5 (1 Lupresano di Crema; 1 Udine; 1 Valedo Biagio; 1 Verona città; 1 Vertova Biagio)

Trento, princip. vesc. imper (Madruzzo; dal 1658 Asburgo) 3 (1 Arco di Trento; 2 in favore del reggiano Michele Tagliavini a Gallio)

Milano, città (Spagna) 5 (di cui un milanese miracolato a Reggio

Milano, ducato di (Spagna) 5 (3 a Casalmaggiore, 1 a Cremona, 1 a Lodi)

Castiglion d. Stiviere, march., dal 1659 princ. (Gonzaga di) 1

Mantova, città (Gonzaga) 12 (di cui quattro miracolati in Reggio)

Mantova, ducato (Gonzaga) [*1632: Reggiolo passò al ducato Guastalla]

6 (1 Palidano; 1 Poggio; 2 Pegognaga; 1 Luzzara; 1 Reggiolo ante 1632*)

Novellara-Bagnolo, contea (Gonzaga di) 2 (1 Bagnolo, 1 Novellara)

Parma città (Farnese) 10 (di cui 1 parmigiano miracolato a Reggio)

Ducato di Parma e Piacenza, resto del (Farnese) 4 (1 Colorno, 1 Noceto, 1 Pizzolese, 1 Zibello)

Bardi-Compiano (principato imperiale, Landi) - diocesi PC 1 (Bardi)

Repubblica di Genova 0

Repubblica di Lucca 0

Lunigiana Malaspiniana (Malaspina, vari rami, feudi imper.) 1 Licciana

Lunigiana fiorentina (granducato Toscana, Medici) 5 (Fivizzano e sue frazioni, di cui 1 collettivo)

Firenze e resto del granducato di Toscana (Medici) 1 (Firenze)

Lecce, città (Viceregno NA-Spagna) 1

Francia 1 (scudiere del duca di Lorena di passaggio a Reggio per Roma)

Polonia 3 (2 vittorie militari del re Sigismondo III Waza con voto alla Ghiara nel 1607 e 1611; e 1 felice parto della moglie di Ianusius, dux Ostrogiae, comes in Tarnov, castellanus Cracoviensis, 1624)

somma parziale 86 (36,75%)

SOMMA TOTALE 234 (100%)

f) Dati disaggregati per fontiVisti i dati generali, che lasciano intendere l’ambizione extra-locale

del culto della Ghiara, è importante stabilire in quale misura, per mol-tiplicare tale ambizione, i prodigi forestieri siano stati propagandati via stampa (libri e incisioni) o nei dipinti all’interno del tempio, meta dei pellegrini, presidiata dai confessori-sagrestani-ciceroni dell’ordine ser-

347

Fabrizio Tonelli

vita. Per questo scopo, è bene confrontare i dati della diramazione pub-blica pure con quelli delle fonti manoscritte.

Avvertenze:- si ricorda che nella colonna “Fonti mss.” mancano i dati degli 8 miracoli dei verbali 1596-97 omessi nell’edizione Iotti 1999;- nelle righe relative agli stati e territori ampi, sono esplicitati i nomi dei singoli luo-ghi, tranne per i ducati di Modena e Reggio (in cui ci si limita a segnalare i prodigi a Carpi e Castelnuovo Sotto; ma l’elenco completo dei toponimi è nella tabella qui appena sopra);- in tutte le righe s’è provato a indicare anche la ricorrenza di uno stesso miracolo in fonti diverse, tramite l’impiego delle 21 lettere italiane maiuscole: nella stessa riga, una medesima lettera che torni in varie caselle indica un medesimo miracolo ripetuto in varie fonti; fanno eccezione le due righe relative alla città e al ducato-diocesi di Reggio, in cui sono attestati troppi episodi per essere singolarmente contrassegnati in questo specchio sintetico, peraltro allargato rispetto ai limiti geografici dell’indagine (tuttavia, per la città di Reggio s’è indicata con lo stesso sistema la ricorrenza dei miracoli collettivi).

Legenda per la colonna delle fonti visive:d= dipinti votivi nel tesoro in Ghiara; q = quadroni nel tempio della Ghiara; v =

vignette incisione Florimi 1596 coll. Monducci, Reggio.

luoghi miracoli o residenza dei

forestieri miracolati a RE

Fonti mss o epigrafiche

Altri testi a stampa

Miari,Vellani

1597-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624

Veridico racconto

1666

Fonti visive e loro sito

1) LOCALITÀ ENTRO I CONFINI DEI DUCATI ESTENSI E DELLE DIOCESI “ESTENSI”

1 Reggio, città (Este)

53 (di cui due collettivi: A,B)

0 54 65 (di cui uno collettivo: C)

17 37 (di cui due collettivi: C, D)

10 (6v; 1d; 3q)

2 Reggio, ducato di (Este) – diocesi RE

9 0 11 16 3 9 2 [1v (a Onfiano); 1q (a Scandiano)]

3 Modena, città (Este)

2 (A,B collettivo)

0 1 (A) 1 (A) 0 0 1d (C: Vincenzi)

4 Modena, ducato, compreso Carpi (Este)

7 (A-G, di cui 2 Carpi)

0 8 (A-I, di cui 2 a Carpi)

12 (A-F, H-O, di cui 3 Carpi)

0 3 (C, F, N, di cui 1 Carpi)

1v (a Motta, Carpi)

5 Ferrara, città, ante 1598 (Este)

3 (A, B, C) 0 3 (A, B, C) 9 (A-I) 0 3 (A, B, C) 1v (C)

348

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

luoghi miracoli o residenza dei

forestieri miracolati a RE

Fonti mss o epigrafiche

Altri testi a stampa

Miari,Vellani

1597-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624

Veridico racconto

1666

Fonti visive e loro sito

somme e percentuali per fonte

72 (61,54%) 0 103 (57,54%)

20 (86,96%) 52 (58,43%) 15 (62,5%)

2) LOCALITÀ ENTRO I CONFINI DEI DUCATI ESTENSI MA AFFERENTI AD ALTRE DIOCESI:

6 Reggio, ducato (Este)- diocesi di Parma

7 (di cui 5 a Castelnuovo Sotto)

0 6 (di cui 3 a Castelnuovo Sotto)

10 (di cui 3 a Castelnuovo Sotto)

0 5 (di cui 2 a Castelnuovo Sotto)

1q (Andrea di Castelnuovo Sotto)

7 Ferrara, ducato, ante 1598 (Este)

0 0 0 1 (A: Massa, diocesi RA)

0 1 (A) 0

somme e percentuali per fonte

7 (5,98%) 0 11 (6,15%) 0 6 (6,74%) 1 (4,2%)

3) LOCALITÀ NON ESTENSI ORDINATE PER STATI

8 Correggio, contea-principato, ante 1635 (Da Correggio)

1 (A) 0 0 1 (B) 0 1 (A) 2 [1d (A); 1q (A)]

9 Mirandola, contea-ducato (Pico)

0 0 1 (A) 1 (A) 0 0 0

10 Bologna, città (papa)

5 0 8 11 0 3 0

11 Bologna, suo territorio (papa)

0 0 0 3 0 3 0

12 Urbino, ante 1625 (Della Rovere)

1 (città: A) 0 1 (città: A) 1 (città: A) 0 0 0

13 Stato della Chiesa, resto del (papa)

0 0 0 2 (Cesena, Forlì)

0 0 0

14 Venezia, repubblica[Verona (A) e fraz. Valedo (B); Udine (C); Vertova di Bergamo (D); Lupresano di Crema (E)]

1 (A) 0 2 (A, D) 5 (A, B, C, D, E)

0 3 (B, C, D) 0

15 Trento, principato vescovile imper. (Madruzzo - Asburgo)

0 0 0 1 Arco di Trento (A)

2 Gallio (B,C)

0 0

16 Milano, città (Spagna)

2 (A, B) 0 2 (A, C) 4 (A, C, D, E)

0 2 (A, C) 1v (A)

349

Fabrizio Tonelli

luoghi miracoli o residenza dei

forestieri miracolati a RE

Fonti mss o epigrafiche

Altri testi a stampa

Miari,Vellani

1597-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624

Veridico racconto

1666

Fonti visive e loro sito

17 Milano, resto ducato (Spagna) [Casalmaggiore (A,B,C); Cremona (D); Lodi (E)]

5 (A, B, C, D, E)

0 3 (A, B, D) 5 (A, B, C, D, E)

0 4 (A, C, D, E)

2 [1v (D); 1q (E)]

18 Castiglion Stiviere, marchesato, dal 1659 princip. (Gonzaga di)

1 (Castiglione, A)

0 1 (Castiglione, A)

1 (Castiglione, A)

0 1 (Castiglione, A)

0

19 Mantova, città (Gonzaga)

5 (A, B, C, N)

0 4 (A, D, E, F)

10 (A, C, D-M)

0 2 (C, L) 0

20 Mantova, ducato (Gonzaga) [Reggiolo(A); Pegognaga(B,C); Palidano (D); Poggio (E), Luzzara (F)]

2 (A, F collettivo)

0 3 (A, B, C) 4 (A, B, C, D)

1 (E) 2 (A, B) 0

21 Novellara-Bagnolo, contea (Gonzaga di)

1 (A: Novellara)

0 1 (B: Bagnolo)

1 (B: Bagnolo)

0 1 (B: Bagnolo)

0

22 Parma, città (Farnese)

6 (A, B, C, D, E, F)

0 3 (A, B, D) 7 (A, B, D, H, I, L, M)

0 2 (A, B) 1v (A)

23 Ducato PR-PC, resto (Farnese) [Colorno (A), Noceto (B); Pizzolese (C); Zibello (D)]

1 (A) 0 2 (A, B) 3 (A, B, C) 0 3 (A, C, D)

24 Bardi-Compiano (princ. imp. Landi)

0 0 0 1 (A, Bardi) 0 1 (A, Bardi) 0

25 Lunigiana Malaspiniana

1 (Licciana) 0 0 0 0 0 0

26 Fivizzano, Lunigiana fiorentina (granducato Toscana, Medici)

4 (A, B, C, D, di cui 1 collettivo)

0 0 1 (E) 0 0 0

27 Firenze e resto del granducato di Toscana (Medici)

0 0 0 1 (A: Firenze)

0 1 (A: Firenze)

0

28 Lecce (Viceregno NA-Spagna)

1 (A) 0 1 (A) 1 (A) 0 1 (A) 1v (A)

350

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

luoghi miracoli o residenza dei

forestieri miracolati a RE

Fonti mss o epigrafiche

Altri testi a stampa

Miari,Vellani

1597-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624

Veridico racconto

1666

Fonti visive e loro sito

29 Francia (scudiere del duca di Lorena di passaggio a RE)

1 (A) 0 1 (A) 1 (A) 0 1 (A) 1q (A)

30 Polonia 2 (vittorie di re Sigismondo III)

1 (figlio duca Ianusius)

0 0 0 0 0

somme e percentuali per fonte

42 (34,71%) 1 (100%) 33 (28,45%) 65 (36,31%) 3 (13,04%) 31 (34,83%) 8 (33,3%)

n° totale miracoli per fonte

121 (100%) 1 (100%) 116 (100%) 179 (100%) 23 (100%) 89 (100%) 24 (100%)

periodo dei miracoli per fonte

1596apr-1673ago

1624 o paulo post

1596apr-1597mag

1596-1614 + 6sd

1596-1610 1596a-1619 + 3sd

1596apr-1631

Questa tabella non tiene conto in dettaglio delle date dei prodigi, per-ciò sarebbe improprio derivare da essa un confronto fra le percentuali geografiche dei miracoli esibiti nelle fonti manoscritte, che coprono il pe-riodo 1596-1673, e quelle dei miracoli esibiti nel Sommario edito in due parti da Miari e Vellani nel 1597-98, che copre un solo anno (aprile 1596-18 maggio 1597), confronto dal quale risulterebbe a prima vista una con-trazione degli episodi forestieri in favore degli estensi nella pubblicazione a stampa rispetto alle carte manoscritte. L’operazione sarebbe proficua e il suo risultato attendibile, solo quando si integrassero i dati cronologici e si rendessero omogenei i due termini del paragone. Per lo stesso motivo è da evitare il meccanico confronto fra qualsiasi colonna della tabella: non per nulla le percentuali qui sono state calcolate internamente a ogni fonte (colonna), cioè sulla base del numero dei miracoli attestati in essa e non sul numero totale dei miracoli risultante da tutte le fonti.

Tenendo a mente ciò, la lettura in parallelo delle colonne relative ai tre principali cataloghi a stampa offre comunque un valido trend: Miari e Vellani nel 1597-98 selezionarono 116 prodigi, dei quali ben il 66,38% squisitamente estense, il 28,45% squisitamente forestiero, il 5,17% “mi-sto”; Isachi invece nel 1619 diede una bella sterzata esterofila al suo re-pertorio di 179 prodigi, il più ampio di sempre, con appena il 57,54% di prettamente estensi, il 36,31% di prettamente forestieri, il 6,15% di “misti”; nel 1666, infine, il Veridico racconto temperò la smania d’export, mantenendosi però su buoni standard propagandistici nel trascegliere 89

351

Fabrizio Tonelli

grazie, delle quali il 58,43% propriamente estensi, il 34,83% propriamen-te no, il 6,74% “miste”. Perfino il libercolo del buon Tagliavini nel 1624, non un vero catalogo di miracoli, bensì un dossier sul ruolo della propria famiglia nell’esordio del culto della Ghiara, riuscì, su 23 prodigi messi as-sieme, a infilarne tre capitati (a lui) a grande distanza da Reggio (13,04%).

Le due serie visive a disposizione adottarono criteri selettivi molto di-versi fra loro: il Florimi nel 1596 propose una proporzione fra miracoli estensi e non estensi che sarebbe divenuta più o meno quella standard nei libri a stampa, mentre la serie dei quadroni eseguiti fra il 1619 e il 1648 e collocati nel tempio della Ghiara depresse la miracolistica locale per innalzare la straniera. Delle 13 vignette dotate d’indicazione geo-grafica nell’incisione del 1596, infatti, quelle arruolare a propagandare prodigi estensi sono 9, pari al 69,23%, di cui 8 episodi reggiani e uno ferrarese (con Ferrara ancora capitale estense), mentre a propagandare prodigi forestieri ne stanno 4, pari al 30,77%. Invece, le 8 grandi tele nel tempio celebrano 4 prodigi di stretta osservanza estense, 3 straniera (compreso lo scudiero lorenese) e 1 mista, 50% alle due squadre.

I luoghi di impressione delle incisioni (coi miracoli avvenuti loro tramite) e di conio delle medaglie

Com’è noto, le incisioni raffiguranti la Sacra Immagine vennero stam-pate, oltre che a Reggio e Modena, in diverse città italiane e straniere93.

Sebbene nel gennaio del 1597 il vescovo di Reggio abbia tentato di inibire l’incontrollato dilagare di questo mercato devozionale94, prese ugualmente piede una copiosa produzione e un fiorente commercio di tali opere, che per il loro basso costo erano accessibili anche ai fedeli di ceto più umile95. Già nel 1974 infatti Davoli aveva individuato più di cento lastre dal 1596 alla fine dell’Ottocento, di cui almeno una quaran-tina risalenti ai secoli XVI e XVII96. Tutt’al più il divieto vescovile del gennaio 1597, valido evidentemente solo nella diocesi, ebbe l’effetto di spingere i promotori dell’affare a cercare altrove le botteghe incisorie: si potrebbe spiegare così la strana circostanza dello sviluppo iniziale delle stampe della Ghiara fuori Reggio fra il 1596 e il 1597. Il divieto dovette cadere comunque presto e alcune botteghe reggiane poterono specializ-zarsi, ad esempio quella dei Curti97. È significativo che un prete reggiano nel 1661 abbia destinato la propria eredità al santuario della Ghiara, affinché si potessero stampare immagini della Vergine “e queste imagini […] donarsi a devoti et curiosi et massime a forestieri”98.

352

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

D’altra parte, stando agli antichi cataloghi dei miracoli, il carisma del-le riproduzioni incisorie fu perfino sancito dalla stessa Beata Vergine, che avrebbe compiuto fra i suoi primi prodigi il salvataggio dal carcere e dall’espatrio del pittore Camillo Branchini (o Biancolini), modenese ma residente e operante a Reggio, oberato dai debiti e senza risorse, sugge-rendogli il 15 aprile 1596 di trarre un disegno dalla sua immagine e poi farne fare la matrice per stampare riproduzioni da mettere in vendita, come ebbe a deporre lo stesso miracolato il 9 aprile 159799. Una delle prime incisioni, se non la prima, sarebbe stata dunque promossa da lui nell’aprile del 1596, quando la sacra icona aveva sì cominciato a elargire “grazie”, ma non aveva ancora restituito parola e udito a Marchino100.

Richiesta tipica delle pratiche devote nell’età della stampa, duttile nell’adattabilità alle tasche di ognuno, la produzione delle incisioni era un buon affare per le tipografie anche distanti dall’epicentro cultuale.

Il caso più eclatante e precoce della Beata Vergine della Ghiara, seb-bene non incluso negli antichi cataloghi a stampa dei suoi miracoli, né compreso nelle copie superstiti dei verbali redatti dai cancellieri vesco-vili di Reggio nel 1596-97, è quello accaduto a Fivizzano il 5 maggio 1596 con la guarigione di una donna inferma da diciotto anni, Mar-gherita, figlia di Baldassarre da Gassano, che, avendo richiesto a un co-noscente in procinto di recarsi a Reggio di portarle un’immagine della Madonna della Ghiara, dei cui miracoli aveva sentito parlare, al ritorno di questi, dimentico della procura, dapprima scoppiò in lacrime, poi, volti gli occhi al cielo, trovò un’incisione appesa a una trave della stan-za e subito guarì101. Il fatto che i fedeli di Fivizzano e del circondario abbiano poi sempre rivolto i voti a quell’immagine e da lei riconosciute le grazie, tanto da indurre le autorità ecclesiastiche locali a chiedere e ottenere da Roma all’inizio del ‘600 l’autorizzazione alla sua pubblica venerazione sull’altare della chiesa principale e nel ‘700 addirittura il titolo di Madonna dell’Adorazione e l’officium proprium, con l’effetto di una completa secessione dalla Madonna di Reggio, la dice lunga sui rischi della deriva iper-iconica di un culto delle immagini così spinto102.

Un altro caso significativo è quello di Agnese Pellicei, nativa del reg-giano, ma sposata e residente a Parma: la donna aveva perso il lume in entrambi gli occhi intorno al 1585 e nella Settimana Santa del 1596, sa-puto dei miracoli della Madonna di Reggio, “feci voto di venire a Reggio alla detta Madonna et portarle un paio d’occhi d’argento. Subito poi che la detta domenica di Pasqua io mi raccomandai alla detta Madonna, io principiai a vederci un poco, ma il lunedì, quando hebbi in mano detta carta et me le riccomandai, fatto il detto voto, io vidi la detta imagine et

353

Fabrizio Tonelli

conobbi il volto, naso, orecchie et tutta la detta imagine et anco del Put-tino. Et dall’hora in poi ho sempre veduto et conosciuto ogni cosa”103.

Infine, va ricordato il miracolo di Lecce. Si è informati del fatto da una lettera che il gesuita carpigiano Bernardino Realino (innalzato agli onori degli altari nel 1947) da Lecce scrisse il 3 settembre 1596 a suo fratello Giambattista Realino, medico in Carpi, per ringraziare lui e l’al-tro fratello Francesco dell’invio delle informazioni “di quei miracoli” e informare a sua volta che, mentre aveva “su la tavola l’Imagine propria, che Francesco mi mandò, stampata in legno”, la diede a un proprio confratello che stava recandosi d’urgenza a dare l’estrema unzione a una partoriente in fin di vita: “vostra paternità pigli questa imagine et la ponga sopra quella poverella et vedrà miracolo”; la donna, che aveva in grembo una bimba morta da due mesi, si salvò “et io perciò le scrivo a gloria del dolcissimo Gesù, il quale ancora nella città di Lecce vuole honorare una grossa stampa di quella devota Imagine che tanto fa hono-rare nella città di Reggio”104.

Questi di seguito sono i risultati statici sui prodigi della Ghiara avve-nuti per tramite di riproduzioni incisorie; risultati statici ottenuti dallo spoglio condotto sulle fonti manoscritte e sui repertori antichi a stampa più importanti:

Avvertenza: nelle colonne delle singole fonti, le indicazioni “riporta” o “omette” si-gnificano “riporta/omette la menzione dell’incisione”

LUOGO, DATA E NOME MIRACOLATOlocalità del miracolo o di residenza dei

forestieri miracolati in Reggio

fonti mss o epigrafiche

Miari,VellaniI-1597II-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624 ed.

1999

Veridico racconto

1666

1) LOCALITÀ ENTRO I CONFINI DEI DUCATI ESTENSI E DELLE DIOCESI “ESTENSI”

1 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1596.10.07-1597.01.07; esame 1597.01.07Rozzi / Rizzi Isabella, figliolina del notaio messer Rolando, di sette mesi; affetta da “mal nascente molto brutto et horribile” al collo

verbali ed. Iotti 1999, p.084

II par. 03 [riporta]

p.140 par. 29 [riporta]

/ p.102 [par. 01] [riporta]

2 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1597.01.23; esame 1597.02.04Zilocchi Chiara di Gaspare da Novellara, residente in Reggio Emilia, massaia in casa del signor Annibale Malaguzzi; ha un colpo apoplettico

verbali ed. Iotti 1999, p.149-150

II par. 13 [omette]

p.142 par. 36 [omette]

/ p.104 [par. 10] [omette]

3 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1597.02.16; esame 1597.03.31Parisetti Giulia figliolina del signor Giulio, di 8 anni; malaticcia dalla nascita, da due anni immobilizzata a letto con forti dolori al petto e febbre, ormai agonizzante

verbali ed. Iotti 1999, p.151-152

II par. 25 [riporta]

p.218 par. 6 [omette]

/ /

354

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

LUOGO, DATA E NOME MIRACOLATOlocalità del miracolo o di residenza dei

forestieri miracolati in Reggio

fonti mss o epigrafiche

Miari,VellaniI-1597II-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624 ed.

1999

Veridico racconto

1666

4 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1596.10.xx circaPizzi Angelo figliolo di messer Giovanni Antonio di appena 16 mesi; mette un occhio su una candela accesa, bruciandoselo

/ I par. 52 [prima fonte]

p.170 par. 6 [riporta]

/ /

5 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1597.08.05Monastero di San Marco dei canonici regolari della congregazione di San Salvatore, risparmiato da un rogo

/ / p.165-166 par. 89 [prima fonte]

/ p.112 [par. 49] [riporta]

6 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1598.03.09 esameLocarelli [Lucarelli] madonna Anna moglie di messer Giulio Cesare Locarelli, guantaio: donna gravida; ha da tre mesi una bimba morta in ventre

/ / p.223-224 par. 16 [prima fonte]

/ p.109 [par. 37] [riporta]

7 RE-città [ducato RE (Este), diocesi RE] 1596.04.15; esame 1597.04.09Branchini Camillo pittore modenese, abitante in Reggio Emilia, già guarito d’un male votandosi alla Madonna, indigente, viene salvato dai creditori, impiantando un commercio d’incisioni suggeritogli dalla stessa Madonna

/ II par. 39 [prima fonte]

p.229-230 par. 2 [riporta]

/ p.111 [par. 46] [riporta]

8 Pieve Modolena [ducato RE (Este), diocesi RE] 1596.07.20 - 26; esame 1597.03.03 - 04Guiddi / Di Guido /Ghidoni Costanza del fu Bernardino, indemoniata

verbali ed. Iotti 1999, p.106-108

II par. 12 [omette]

p.235 par. 3 [omette]

/ p.119 [par. 75] [omette]

9 MO-città [ducato MO (Este), diocesi MO] 1596.05.22c; esame 1596.06.12Sassuoli madonna Ardemia / Ardenzia figliola di messer Ascanio, s’infortuna gravemente a un ginocchio nel ritorno a casa da un pellegrinaggio a piedi alla Ghiara

verbali ed. Iotti 1999, p.099-100

I par. 25 [omette]

p.178 par. 6 [omette]

/ /

10 Gombola c/o Polinago, oppure Mozono c/o Sestola [ducato MO (Este), diocesi RE]1596.10.03 - 07 circa; esame 1596.10.15Salsa Cortolloni Camilla, figlia del fu Ugolino Salsa da Gombola, e vedova di messer Antonio Cortolloni da Mozono di Sestola; inferma a letto, in pericolo di morte

verbali ed. Iotti 1999, p.137-138

I par. 44 [riporta]

p.138 par. 20 [riporta]

/ /

11 Carpi-città [principato Carpi (Este), diocesi Carpi] 1596.04.25-05.12c; esam. 1596.05.15Coccapani madonna Taddea, figlia del magnifico Ludovico, vedova di messer Eustachio Guastoli / Guaiatoli, madre del reverendo don Francesco Guastoli / Guaiatoli; agonizzante con febbre alta, con totale inappetenza e perdita della vista

verbali ed. Iotti 1999, p.084-086

I par. 22 [riporta]

p.217-218 par. 3 [riporta]

/ /

355

Fabrizio Tonelli

LUOGO, DATA E NOME MIRACOLATOlocalità del miracolo o di residenza dei

forestieri miracolati in Reggio

fonti mss o epigrafiche

Miari,VellaniI-1597II-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624 ed.

1999

Veridico racconto

1666

12 Ferrara-città [ante 1598 ducato FE (Este), diocesi FE] 1596.06.15 - 19Levaloro Caterina figliolina di cinque anni del magnifico signor Davide Levaloro e della signora Angela sua moglie; precipitata a testa in giù da un balcone e travolta un asse di legno caduto su di essa; rottura della scatola cranica e bulbi oculari fuori dalle orbite; data per morta

verbali ed. Iotti 1999, p.112-117

I par. 40 [omette]

p.216-217 par. 1 [omette]

/ p.123 [par. 87] [omette]

2) LOCALITÀ NON ESTENSI ORDINATE PER STATI

13 Gallio, feudo del conte Girolamo Lodrone [principato vescovile imper. di Trento (Madruzzo), diocesi TN] 1610.10.14Tagliavini don Michele di Reggio Emilia, salvatosi da una aggressione armata, reagendo prontamente e mandando in fin di vita l’aggressore, poi facendo voto alla Madonna di Reggio per salvargli la vita

/ / / ed. 1999, p. 192 [unica fonte]

/

14 Udine [Repubblica VE, diocesi Udine] 1597.09.18Manfredini NN, moglie del signor Giuseppe Manfredini; partoriente, rischia la morte lei e il feto

/ / p.223 par. 15 [prima fonte]

/ p.109 [par. 36] [riporta]

15 Bologna-città [Stato Chiesa, diocesi BO] 1596.09.01c esame 1597.05.12Felippini / Filippini messer Giacomo del fu Pietro, affetto da forte sciatica

/ II par. 47 [prima fonte]

p.182 par. 13 [riporta]

/ /

16 Bologna-città [Stato Chiesa, diocesi BO] 1596.11.01; esame 1597.01.29Castelli madonna Caterina, moglie di maestro Marco Ferri / Ferro; minacciata in una lite per una questione di eredità, scappa gettandosi in un canale, si salva a mala pena e resta scioccata, muta per 4 anni a letto

verbali ed. Iotti 1999, p.138-145

II par. 08 [prima fonte]

p.204 par. 4 [omette]

/ p.119 [par. 72] [omette]

17 Lecce [viceregno Napoli (Spagna), diocesi LE] 1596.09.03NN, donna che partorisce bimba morta, assistita da padri gesuiti, inviati sul posto dall’istitutore-rettore del collegio leccese, don Bernardino Realino di Carpi

verbali ed. Iotti 1999, p.132-134

I par. 49 [riporta]

p.139-140 par. 24 [riporta]

/ p.108 [par. 35] [riporta]

18 Fivizzano (Lunigiana) [Granducato Toscana (Medici), diocesi Sarzana] 1596.05.05Da Gassano Margherita figlia di Baldassarre, moglie di Simone da Caugliano, detta perciò la Caugliana, di 18 anni

epigrafe e altre fonti (Lindner 1954, p.46-47)

/ / / /

19 Bardi [feudo imper. (principi Landi), diocesi PC] 1597.10.XX; esame 1598.06.13Berni Agnese figliola dodicenne di messer Antonio Berni di Bardi, della parrocchia dei Santi Gervaso e Protaso; ammalatasi a ottobre scorso e rimasta a letto per circa 80 giorni con febbre, perdendo la vista e l’udito e lacerata dalle piaghe di decubito

/ / p.224-225 par. 18 [prima fonte]

/ p.109-110 [par. 40] [riporta]

356

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

LUOGO, DATA E NOME MIRACOLATOlocalità del miracolo o di residenza dei

forestieri miracolati in Reggio

fonti mss o epigrafiche

Miari,VellaniI-1597II-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624 ed.

1999

Veridico racconto

1666

20 Parma-città [ducato PR (Farnese), diocesi Parma] 1596.06.xx; esame 1596.07.03Pellicei/Pellici madonna Agnese, figlia del fu Donnino della villa di Pratissolo parrocchia di San Quintino, moglie di Andrea Bonvicini di Parma, abitante in Parma nella vicinia di Sant’Alessandro, in Ghiaia

verbali ed. Iotti 1999, p.103-106

I par. 29 [riporta]

p.169 par. 3 [riporta]

/ p.120 [par. 79] [riporta]

21 Parma-città [ducato PR (Farnese), diocesi Parma] 1596.08.31c; esame 1596.09.08Costa / Costi Antonio figlio di Marcantonio, di cinque anni; travolto da un macigno mentre gioca

verbali ed. Iotti 1999, p.129-132

I par. 37 [riporta]

p.136 par. 16 [riporta]

/ /

22 Casalmaggiore [ducato MI (Spagna), diocesi Cremona] 1596.06.13 - 1596.09.15Gasii Bartolomeo figliolo del fu Pasquale, oste nei borghi di sopra

verbali ed. Iotti 1999, p.121-123

I par. 38 [riporta]

p.170 par. 5 [riporta]

/ p.120 [par. 80] [riporta]

23 Milano-città [ducato MI (Spagna), diocesi MI] 1597.03.27-1597.04.01;esame 1597.05.28Castiglioni signor Francesco del fu signor Cristoforo della parrocchia di San Babila, porta Orientale; vittima di un agguato: un colpo di “pistolese” alla nuca da dietro

/ II par. 55 [prima fonte]

p.220-221 par. 11 [riporta solo incis.]

/ p.103 [par. 08] [riporta solo incis.]

24 Milano-città (milanese miracolato a RE) [ducato MI (Spagna), diocesi MI]1597.07.07-29; esame 1597.08.01c.Fenaroli Cesare figliolo del fu Francesco, di Cremona, segregato dal 26 maggio 1596 in prigione a Milano, dove rimase in cella umida per un anno e cinque giorni, ma negli ultimi 4 mesi non più in grado di reggersi in piedi; poi, completamente storpiato dall’artrite, fu liberato e ricoverato nell’ospedale grande di Milano

/ / p.188 par. 23 [unica prima]

/ /

25 Luzzara [ducato Mantova (Gonzaga) fino al 1630; poi aggregato al ducato di Guastalla (Gonzaga, ramo di), sempre diocesi RE] 1609.11.02 post – 1609.12.06 anteNN neonato salvato dalle acque del Po straripato, trovato nella culla con sotto la testa un’immagine della Madonna della Ghiara

cronaca Rubini ed. Bertazzoni, Rossi 2000, p.39

/ / / /

26 Palidano [ducato Mantova (Gonzaga), diocesi RE] 1596.12.10 - 1597.01.25cColombari Caterina moglie di Giovanni Colombari; cade gravemente malata il giorno del matrimonio con febbre e paralisi

/ II par. 34 [prima fonte]

p.236 par. 5 [riporta]

/ p.120 [par. 77] [riporta]

27 Bagnolo [contea di Novellara e Bagnolo (Gonzaga, ramo di), diocesi RE] 1597.04.12Ressano Alessandro di 21 anni, muto fin dalla nascita, ma non sordo

/ II par. 43 [prima fonte]

p.204-205 par. 5 riporta

/ p.118-119 [par. 71] [omette]

357

Fabrizio Tonelli

LUOGO, DATA E NOME MIRACOLATOlocalità del miracolo o di residenza dei

forestieri miracolati in Reggio

fonti mss o epigrafiche

Miari,VellaniI-1597II-1598

Isachi 1619 Tagliavini 1624 ed.

1999

Veridico racconto

1666

numero miracoli con incisione sul numero totale di miracoli in ciascuna fonte

15 su 121 15 su 116 18 su 179 1 su 23 11 su 89

percentuali miracoli con incisione in ciascuna fonte

12,4% 12,93% 10,06% 4,35% 12,36%

Quel che più conta ai fini di quest’indagine è il propellente via stampa di una insistita propaganda del potere taumaturgico delle incisioni o meglio della loro efficacia di medium per facilitare a distanza le richieste di protezione da parte dei devoti. I tre cataloghi veri e propri editi fra il 1597 e il 1666 furono impegnati allo scopo con l’11% in media di casi propiziati da incisioni. Perfino il libercolo del Tagliavini che non ambisce ad essere un catalogo vero e proprio, bensì una testimonianza autobiografica, riuscì a infilarne una. Dal confronto con la percentuale attestata nelle fonti manoscritte (12,4%), parrebbe a prima vista che i campioni a stampa avrebbero potuto far di più, ma se si considera che il complesso delle fonti manoscritte copre un arco di tempo dal 1596 al 1673, mentre il Sommario di Miari e Vellani copre il periodo dall’aprile 1596 al maggio 1597, la Relatione di Isachi quello dal 1596 al 1614 e il Veridico racconto quello dal 1596 al 1619, il paragone acquista tutt’altro colore. Di fatto, il confronto diretto è legittimo solo fra i verbali mano-scritti redatti dai notai vescovili Miari e Vellani nel 1596-97 (editi nel 1999) e il Sommario edito dai due stessi notai nel 1597-98: sarebbe un bel tema d’indagine, esulante dai fini della presente ricerca, capire per-ché in alcuni casi i due cancellieri del vescovo Rangone abbiano omesso i riferimenti all’impiego di incisioni nel pubblicare i miracoli da loro verbalizzati. In tutti i casi da tale confronto vince la stampa sui mano-scritti (12,93% contro 12,4%).

Perché dunque il titolare di un’officina tipografica fuori dai confini estensi, anche lontano dal santuario, non avrebbe dovuto fiutare l’affare delle riproduzioni di una Madonna tanto efficiente a così vasto raggio?

La prima incisione realizzata fuori dal ducato fu quella eseguita in rame a Verona prima del giugno del 1596 da Giovanni Sadeler il Vecchio (Bruxelles 1550-Venezia 1600)105; un’altra a Siena già nella primavera del 1596, raffigurante la Madonna con “li duoi muti et sordi sanati”106. Sem-pre a Siena, ma dopo il 9 ottobre 1596, ne fu eseguita un’altra da Matteo Florimi (di Siena, attivo dal 1580 al 1612)107. Nel corso del Seicento fu-rono stampate tre incisioni fuori dal ducato: a Bologna nel 1619, a Roma nel 1640 e a Cremona nel 1648, per frontespizi e antiporte di libri108.

358

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

In effetti quasi tutti i libri sulla Ghiara stampati dal 1597 in poi con-tenevano, spesso come antiporta, una tavola a incisione riproducente la Sacra Immagine, perché così il fedele che acquistava il libro poteva, se lo voleva, staccare l’incisione e appenderla in casa. Tali immagini erano autorizzate ipso facto con l’imprimatur concesso dalle autorità ecclesia-stiche alla stampa del libro. Del resto il mercato editoriale ebbe fin da subito importanti sponde istituzionali non solo nel vescovo di Reggio Emilia, che commissionò direttamente ai propri cancelliere Miari e Vel-lani il Sommario de’miracoli et gratie, uscito in due puntate nel 1597 e 1598 (in quest’ultima s’annunciava la terza, mai più uscita), bensì pure nel municipio, il cui consiglio generale il 3 maggio 1597 “accettò e mise in archivio il libro della relatione della miracolosa Madonna, offerto da don Alfonso Isachi”109, cioè la prima edizione della Relatione della mira-colosa Madonna di Reggio dell’Isachi, che presentava all’inizio dell’ope-ra l’incisione in rame di Sadeler come antiporta110.

Infine, sono da menzionare le medaglie coniate nel corso del ‘600. Due medaglie in bronzo di formato ovale, recanti sul recto la Madonna della Ghiara, furono coniate a Roma: una porta la data “ANNO JUBIL 1600”111. Un’altra medaglia ovale fu fatta realizzare sempre a Roma nel 1674 per la festa dell’Incoronazione ed è la più antica fra quelle datate che rechi pure la scritta “QUEM GENUIT ADORAVIT”112.

Ecco il riepilogo dei dati in ordine geografico:

stati territoriali luoghi d’impressione delle incisioni luoghi di conio delle medaglie

Stato della Chiesa 2 (Bologna 1619, Roma 1640) 3 (1600, s.d. ma 1600, 1674)

Ducato di Urbino (dal 1625 inglobato da Roma)

0 0

Repubblica di Venezia 1 (Verona 1596) 0

Principato di Trento 0 0

Ducato di Milano 1 (Cremona 1648) 0

Ducato di Mantova 0 0

Repubblica di Genova 0 0

Granducato di Toscana 2 (entrambe Siena, 1596) 0

Altri stati 0 0

359

Fabrizio Tonelli

I luoghi di impressione dei libri a stampa sulla Ghiara

In un’epoca in cui la predicazione era affidata anche ai testi scritti, è naturale che venissero impressi opuscoli e volumi dedicati alla Madonna della Ghiara113.

Il monitorio vescovile del 21 gennaio 1597, già citato in relazione alla produzione e commercio di incisioni, riguarda in realtà il “particolare di stampare e vendere miracoli della Immagine di Nostra Signora di questa città”114, e va inteso, a ben vedere, come divieto di stampa e commercio non autorizzati sia di immagini singole (che potevano recare insieme alla riproduzione della Santa Icona, pure alcune scenette di prodigi), sia dei libretti coi sommari dei miracoli.

Il tentativo di controllo episcopale anche qui ebbe poco successo. Due indizi consentono di sospettare che il vescovo Rangone, cogliendo l’occasione della morte di Ercoliano Bartoli, lo stampatore ufficiale della curia e del Comune di Reggio, abbia provato a spostare in Verona, forse per meglio controllarla, l’editoria autorizzata sulla Ghiara: 1) l’incisione ch’egli stesso inviò al duca Alfonso II con lettera del 28 giugno 1596, giudicando quelle uscite prima a Reggio “non cosa buona”, è l’incisione del Sadeler stampata a Verona115; 2) la prima impressione della seconda parte del Sommario delli miracoli… di Miari e Vellani, commissionata dal Rangone, fu cominciata a Reggio da Ercoliano Bartoli, ma comple-tata in Verona da Angelo Tamo116. Così si può ben ipotizzare che l’ulte-riore impressione esistente di tale volumetto, avvenuta “in Reggio, Eredi di Ercoliano Bartoli” nello stesso anno, sia di poco successiva e operata da Flavio e Flaminio Bartoli per reagire al defraudamento, sfruttando un’autorizzazione che essi comunque dovevano avere in mano, già con-cessa al defunto Ercoliano117.

Seppure in misura minore delle incisioni, un volano alla diramazione geografica delle officine tipografiche pronte a stampare libri sulla Ghiara può essere stata anche la fama subito propagandata di questi libri come possibili intermediari per ottenere guarigioni e protezione dalla Madon-na di Reggio: nella seconda parte del Sommario delli miracoli et gratie… pubblicata nel 1598 da Miari e Vellani, finito appunto di stampare a Ve-rona dal Tamo, sono enumerati due prodigi operati dalla Beata Vergine della Ghiara a beneficio di due lettori della prima parte dello stesso Som-mario edita nel 1597: uno accaduto a Urbino, l’altro a Milano118.

Qui di seguito, l’elenco diacronico delle opere edite fuori dallo stato estense finora individuate e subito dopo una tabella di riepilogo in or-dine topografico.

360

La prima stampa extra-territoriale risale dunque al 1598: si tratta ap-punto del completamento dell’edizione di G. Miari, P. Vellani, Sommario delli miracoli, et delle gratie riceuute per intercessione della gloriosissima Vergine Maria, all’imagine sua miracolosa nella città di Reggio. Parte secon-da, in Reggio, per Hercoliano Bartholi, poi Verona, Angelo Tamo, 1598.

La seconda risale al 1615, quando uscì a Bologna un foglio intitolato Nell’andata della Venerab. Confraternità della Santiss. Croce di Cento alla Miracolosa Madonna di Reggio119; la terza ancora a Bologna nel 1619 e consiste in un opuscolo di 4 carte in 4°, di cui risulta autore il poeta mo-denese Paolo Maccio (ca. 1570-ca. 1638) e che presenta lo stemma del Comune di Bologna: Damon. Virgiliocento in translationem B. Mariae Virginis Rhegij Lepidi120; la quarta nel 1619 a Parma da Anteo Viotti, con le Rime fatte in honore della traslatione121. Bisogna attendere però più di vent’anni per vedere ulteriori impressioni: nel 1642 a Genova uscì l’atlante mariano di Giambattista Alberti che dedicava cinque pagine alla Madonna della Ghiara122; nel 1645 a Parma un Racconto de’Santi primi vescovi di Reggio et altri dell’istessa Città, nel quale l’autore, Gior-gio Gabbi, dedicava ben novanta pagine a una Historia della Miracolosa Imagine della Madonna Santissima della Giarra di Reggio delli Rever. Padri Serviti estrata da duoi libri stampati del Signor Alfonso Isacchi123; nel 1648 a Cremona il frate servita reggiano Domenico Ferreri pubblicò Il curioso discreto, in cui sono presenti un’incisione in rame di Bernar-dino Curti in frontespizio raffigurante la Madonna della Ghiara sorretta dalla personificazione della città di Reggio e una silografia nella pagina della sottoscrizione; inoltre sono dedicate alcune pagine alla storia del santuario124; nel 1657 a Ingolstadt uscì l’atlante mariano di Guglielmo Gumppenberg che riservava quattro pagine alla Madonna della Ghia-ra125; nel 1672 a Monaco di Baviera ne venne stampata una nuova edi-zione, con due pagine destinate alla Madonna della Ghiara126; nel 1674 il padre Alemanno Laurenzi, dei Servi di Maria, pubblicò a Bologna un’Epistola sacra nella solenne Coronatione della Miracolosa Imagine di Maria Vergine127; sempre nel 1674 a Bologna uscirono Le Muse Oran-ti nel Trionfo della Beatissima Vergine e Il Trionfo di Maria Vergine128. Ancora nel 1674 a Guastalla furono editi opuscoli di Giovanni Battista Sant’Agata, di cui però non restano esemplari129. L’anno dopo, a Bolo-gna, venne pubblicata l’opera del bolognese Certani su commissione del Comune di Reggio130. Nella stessa città le stamperie di Giacomo Monti e degli eredi di Domenico Barbieri impressero opuscoli “ad istanza di P. Vedrotti” (anch’egli un tipografo reggiano)131. Quasi alla fine del secolo, nel 1692, venne stampato da Alberto Pazzoni e Paolo Monti a Parma

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

361

il volume di Alessandro Moresini, Origine delle chiese dedicate a Maria Vergine Gran Madre di Dio, che comprende un paragrafo sulla Madonna della Ghiara132.

Ecco il solito riepilogo “geografico”:

stati territoriali libri stampati (autore o titolo e anno di stampa)

Stato della Chiesa 7: Nell’andata (1615); Macci (1619); Laurenzi (1674); Muse (1674); Trionfo (1674); Certani (1675); opuscoli delle stamperie Monti e Barbieri

Ducato di Parma e Piacenza 3: Rime (1619); Gabbi (1645); Moresini (1692)

Ducato di Urbino (fino al 1625) 0

Repubblica di Venezia 1: Miari, Vellani (1598)

Principato di Trento 0

Ducato di Milano 1: Ferreri (1648)

Ducato di Mantova 1: Sant’Agata (1674)

Repubblica di Genova 1: Alberti (1642)

Granducato di Toscana 0

Altri stati 2: Gumppenberg (Ingolstadt, 1657); Gumppenberg (Monaco di Baviera, 1672)

Conclusioni

I dati raccolti richiederebbero conveniente elaborazione critica per comprendere i caratteri storici del culto della Ghiara. Qui ci si limita a considerare alcuni temi: a) la curva cronologica dei miracoli della Ma-donna di Reggio e la relazione con la sua diffusione geografica; b) l’in-terferenza della carta geo-politica dei duchi d’Este con quella geo-mira-colistica della Ghiara; c) la duplice cartina della diffusione, istituzionale e popolare, e la conformazione di quest’ultima alle antiche direttrici di peregrinazione dei culti reggiani.

a) La cronologia dei miracoli e il cambio di natura e geografia del culto nel corso del ’600.

È necessario un consuntivo che mostri la curva temporale dei prodigi conosciuti. In tale conteggio, oltre ai 234 eventi studiati finora (nel par. 3), possono essere utilmente compresi anche gli 8 episodi omessi nell’e-dizione di Iotti del 1999, non considerati nell’indagine geografica per mancanza dei dati necessari, invece impiegabili con profitto in quella cronologica, poiché comunque sono contenuti nei verbali canonici del 1596-97. Dunque il totale di episodi sale a 243. Questa la statistica:

Fabrizio Tonelli

362

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

periodo numero prodigi e specifiche geografiche 100% = 243

1 1596 (da aprile; 8 mesi) 101 41,56 %

2 1597 64 26,34 %

3 1596-1597 8 (di cui non si conosce dalla bibliografia la data esatta, ma compresi nei verbali del 1596-97)

3,29 %

4 1598 15 6,17 %

5 1599-1618 (19 anni) 24 [1599: 3 a RE/ 1607: 2 (MI, RE)/ s.d. ma 1599-1608: 4 a RE/ 1607: 1 Polonia (re Sigismondo III)/ 1608: 2 (RE e Poggio, MN, ma di un reggiano)/ 1609 (1 Luzzara, 1 Gualtieri collettivo)/ 1610: 3 (1 RE e 2 Gallio, TN, ma di un reggiano)/ 1611: 2 (1 re di Polonia, 1 Mantova1)/ 1613: 2 (Fivizzano e nel Reggiano ma dioc. PR)/ 1614: 1 a Lodi/ 1614(?): 1 Arco TN (vd. Isachi p.171-72 §91)/ 1616: 1 a RE]

9,88 %

6 1619 (anno Traslazione) 3 (tutti a RE, di cui uno nel tempio nuovo della Ghiara) 1,23 %

7 s.d. ma entro il 1619 5 [attestati solo in Isachi 1619: RE (p.178 §7)/ RE (p.163, §84)/ RE (p.185, §18)/ RE (p. 185-186, par. 19)/ BO (p.193-94, §34)]

2,06 %

8 1620-1628 (9 anni) 5 (1 PR 1621; 1 Correggio 1625; 1 Polonia 1624; 1 s.l. 1626; 1 collettivo a Fivizzano 1628)

2,06 %

9 1630-1631 (peste a RE) 10 [8 nel 1630 (di cui 5 individuali sicuramente a RE, 2 individuali quasi certamente a RE e 2 collettivi RE, MO); 2 nel 1631 a RE (di cui 1 collettivo)]

4,12 %

10 1633-1650 (18 anni) 2 (1 nel 1634 nel Modenese e 1 nel 1639 a RE) 0,82 %

11 1651-1666 (15 anni) 1 (1 nel 1661 e 1 nel 1668, entrambi a RE) 0,41 %

12 s.d. ma entro il 1666 3 [attestati solo in Veridico racconto 1666: RE (p.108)/ RE (p.122)/ Zibello ducato Parma (p. 123)]

1,23 %

13 1667-1673 (7 anni) 2 (1 nel 1668 a RE, 1 nel 1673 nel Reggiano ma diocesi PR) 0,82 %

14 1674 (Incoronazione) 0 0

15 1675-1700 (26 anni) 0 0

Escludendo gli episodi non datati, 5 dei quali avvenuti comunque entro il 1619 e 3 entro il 1666 (tabella, righe 7 e 12), si possono aggre-gare ulteriormente le cifre, per evincere che: 1) fra l’aprile 1596 e la fine del 1598 (righe 1-4) si concentrò in nemmeno tre anni più del 77% dei miracoli, 188 su 243, sebbene nel 1598, anno del tracollo estense con la perdita del ducato di Ferrara, la flessione fu già cospicua; 2) nei dician-nove anni seguenti si ebbe appena il 9,88% dell’intero monte-miracoli, cioè una media annua del 0,52% e, in altri termini, non si raggiunse neppure la media di 1,3 prodigi all’anno; 3) nel 1619, in coincidenza della solenne festa della Traslazione, vi fu una fatua ripresa; 4) nei suc-cessivi nove anni la media fu appena superiore a mezzo prodigio all’an-no; 5) nel biennio 1630-31, la peste impresse un’apprezzabile inversione di tendenza, ma subitanea e non duratura; 6) dopo di allora, infatti, i numeri sprofondarono e a nulla valse la smagliante cerimonia dell’Inco-ronazione nel 1674.

Si può aggiungere, per avere un quadro più completo al di là dei limiti cronologici qui adottati, che è attestato in tutto il XVIII secolo solo un

363

Fabrizio Tonelli

prodigio propriamente riconosciuto alla Beata Vergine della Ghiara, per di più accaduto all’interno del santuario stesso a Reggio, il 24 ottobre 1776, a protezione dello spazzino del tempio, rimasto appeso a 20 metri dal suolo per spolverare il cornicione dell’ordine corinzio, con la scala spezzata in due sotto i piedi134.

Se s’incrociano i dati temporali con quelli territoriali, balza agli occhi che, con l’unica eccezione di Fivizzano, in cui la devozione s’istituzio-nalizzò, rendendosi vieppiù autonoma fino alla formale secessione da Reggio nella seconda metà del ’700, l’inabissamento quantitativo dei prodigi della Ghiara andò di pari passo con il loro confino geografico sempre più spinto intorno ai cittadini reggiani. La stessa conclusione si trae guardando date e luoghi di provenienza dei pellegrinaggi collettivi e dei doni solenni forestieri, studiati da Federica Dallasta. Il che non significa estinzione del culto, bensì solo del lato miracolistico, in altre parole significa una sostanziale modifica della natura del culto, ch’ebbe ricadute certo sulla sua diffusione extra-reggiana. Ma per classificare le fasi di sviluppo generale occorre considerare in concomitanza anche gli altri indicatori, che disegnano una loro diversa parabola, com’è il caso della diffusione seicentesca delle targhe domestiche in ceramica nelle campagne della bassa fra Mantova, Reggio, Modena e Bologna, o il caso della fondazione di chiese e cappelle fuori sede (Fivizzano nel 1598-1601, Bologna nel 1599, Udine entro inizio ‘600, Arco di Trento nel 1605; Modena nel 1630 e anni seguenti, Vicenza nel 1642135).

Riflettendo sugli aspetti storici del fenomeno dei miracoli della Ghia-ra, l’esaurimento sei-settecentesco lascia aperti quattro interrogativi, concomitanti, non alternativi, che paiono essere tracce per eventuali nuove indagini: 1) un sempre minor numero di persone ritenne di vo-tarsi alla Beata Vergine di Reggio per avere protezione o sollievo dalle proprie disgrazie? 2) sempre meno chi, votandosi, ritenne di recarsi in curia per verbalizzare? 3) la trafila per la notifica, l’esame, la registrazio-ne dei prodigi subì malfunzionamenti d’ufficio? 4) così pure la conser-vazione dei verbali originari? Non vale la pena tuttavia insistere troppo sull’eventuale perdita di documenti, invocando soppressioni, dispersio-ni napoleoniche o cose simili, innanzitutto perché la campionatura di-sponibile è più che sufficiente a delineare un trend significativo, inoltre perché abbiamo i cataloghi editi nel ‘500-‘600 a fare testo.

Non pare casuale che gli antichi cataloghi a stampa dei miracoli della Ghiara, man mano che il momento della loro dell’edizione si allontana dal 1596, si facciano sempre più avari d’indicazioni cronologiche sui prodigi. Di fatto, il Sommario di Miari e Vellani del 1597-1598 è l’unico

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a datare immancabilmente gli episodi e a presentarli per di più in ordi-ne cronologico. Già l’Isachi nel 1619 diserta in modo massiccio le date e abbandona l’esposizione cronologica dei miracoli in favore di quella tipologica dei miracolati (malati, lebbrosi, cechi, sordi, storpi, indemo-niati, morti resuscitati ecc.). Tali criteri assurgono a sistema nel Veridico racconto edito nel 1666, nel quale i prodigi della Madonna di Reggio, che stanno allora subendo il crollo totale, diventano ormai solo una categoria edificante, atemporale, non più storica136. Sulla sua falsariga sono i cataloghi successivi, pubblicati in occasione della festa del 1674. Dopo di che si dovette ritenere inutile pubblicarne altri. La stessa stra-tegia si riscontra nella serie degli 8 quadroni nel tempio della Ghiara, commissionati direttamente dalla fabbriceria, che presentano i miracoli di Marchino (1596), Andrea da Castelnuovo (1596), Nicolò Langhoner scudiero lorenese (1596), Domenico Carattieri di Scandiano (1596), Do-menico Crotti di Reggio (1608), Agramante Milani di Lodi (1614), Pa-olo Melli di Reggio (1619), Laura Cavazzoni di Correggio (1625). Dun-que una selezione che assegna il 50% ai miracoli del 1596 e l’altro 50% ai miracoli dei primi trent’anni del ‘600 e che invece di rispecchiare le proporzioni reali, tende a enfatizzare la continuità nel tempo. Se poi si considera che nel quadrone del Langhoner la data è stata posticipata al 1598 e in quello di Crotti al 1609, l’intenzione si fa più evidente.

b) La cartina geo-politica degli Este e quella cultuale della Ghiara: il caso di Ferrara

Il dato sul calo dei miracoli nel 1598 offre il destro per introdurre il secondo tema.

L’interesse estense al trionfo della Ghiara nella classifica dei maggiori santuari mariani d’Italia e in quelli ragguardevoli d’Europa ha motivi anche politici, normali in simili evenienze, come dimostrano ad esempio i carteggi sabaudi nel caso ben documentato di Mondovì137. Se il cri-sma politico può coadiuvare l’irrobustimento di un fenomeno religioso quando il sovrano è nella pienezza dei poteri, può invece mortificarlo quando il sovrano subisce un collasso. Per il culto della Madonna di Reggio, ciò è tanto più intuibile, vista la coincidenza cronologica della sua insorgenza con l’interruzione della linea ducale legittima e la conse-guente requisizione papale di Ferrara e del suo territorio. La correlazio-ne fra i due fatti è pure verificabile.

Il vecchio duca Alfonso II, regnante al momento dei primi vagiti del culto, era perfettamente conscio dell’imminente perdita dell’avita capi-tale e di metà del dominio estense. Sterile a causa di cure errate subite

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da fanciullo o di una caduta da cavallo, si sposò tre volte nel vano ten-tativo di scongiurare la iattura della mancanza di discendenza legittima, un incubo per lui dopo che il 23 maggio 1567 Pio V ebbe pubblicata la bolla Prohibitio alienandi et infeudandi civitates et loca Sanctae Romanae Ecclesiae, con la quale veniva interdetta inequivocabilmente agli illegit-timi l’investitura di feudi ecclesiastici138. Morta la seconda moglie nel 1572, Alfonso si recò in udienza il 19 gennaio 1573 da papa Gregorio XIII, per farsi riconoscere il diritto a designare comunque un erede, avendo due cugini pronti alla bisogna, Cesare d’Este, marchese di Mon-tecchio, e Filippo d’Este, marchese di San Martino in Rio. Gregorio gli oppose la bolla di Pio. Si risposò dunque con la giovane Margherita Gonzaga, ma niente. Giunse a pensare di trovar moglie al fratello Lui-gi, che però era cardinale già in sacris e cagionevolissimo (morì presto, nel dicembre 1586). Salito al sacro soglio col nome di Gregorio XIV il cardinale Sfondrati, amico di casa d’Este, il duca gli inviò in udienza il marchese Filippo il 26 luglio 1591 e il papa gli fece intendere che mai avrebbe appoggiato la successione di Cesare d’Este, figlio di un cugino illegittimo di Ercole II, ma sì quella sua, figlio di un cugino legittimo dello stesso, oltre che parente dello stesso pontefice (Sigismonda, sorella di Filippo, era moglie di Paolo Sfondrati, fratello del papa). Alfonso, giubilante, promise una cascata di scudi d’oro per le casse apostoliche e un mezzo esercito per occorrenze della Santa Sede. Tuttavia, un mese dopo, il concistoro dei cardinali, in cui peraltro pesò la forte contrarietà del granduca di Toscana, oppose la solita bolla del 1567 al disegno del pontefice, il quale decise ugualmente di procedere motu proprio, ma fu prevenuto dalla morte. Alfonso riprovò con Clemente VIII. Fu inutile: papa Aldobrandini, che da cardinale aveva ostacolato il predecessore, ripubblicò subito la bolla di Pio V e a nulla valsero su di lui le pressio-ni dell’imperatore Rodolfo II chiamato in causa da Ferrara. Rovinati i rapporti col cugino Filippo (che morì in tutti i casi nel 1592), Alfonso si dispose a designare successore Cesare d’Este e sborsò 400.000 scudi a Rodolfo II perché lo investisse l’8 agosto 1594 dei feudi imperiali di Modena, Reggio Emilia e Carpi. Il 17 luglio 1595 rese ufficiale con il proprio testamento la nomina di Cesare a erede di tutti i beni “mobili et stabili, feudali et allodiali”. Il papa non lo riconobbe e alla morte di Alfonso, avvenuta il 27 ottobre 1597, mentre Cesare veniva proclamato il 29 ottobre nuovo duca in Ferrara, Roma dichiarò devoluto alla Santa Sede l’intero ducato di Ferrara, inviò a Cesare il monitorio e, di fronte al suo diniego, mandò poco dopo l’esercito guidato dal cardinal nipote Pietro Aldobrandini: spegneva così le ultime velleità del nuovo duca,

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che, abbandonata in fretta la capitale, entrava in Modena il 30 gennaio 1598, con i pochi nobili cortigiani alfonsini disposti a seguirlo139.

Difficile sfuggire all’idea che nella primavera-estate del 1596, in mez-zo a tali frangenti, l’immediato patronato ducale e la svelta condiscen-denza apostolica al nuovo culto della Madonna di Reggio non abbiano interagito con la speciale congiuntura dei delicati rapporti politici fra gli Este e la Santa Sede, tanto più se si pensa che in contemporanea Clemente VIII e la sua curia negarono invece ostinatamente dal 1596 al 1601 ai duchi di Savoia, ai cardinali sabaudi e al vescovo di Mondovì l’approvazione dei miracoli della Madonna di Vico e il placet romano alla loro pubblicazione, e stessa rigidezza mostrarono verso Santa Maria Nova di Napoli140.

Le cose finirono al peggio per gli Este e si può concludere che la nuo-va carta geo-politica del loro stato dimezzato modificò pure quella del raggio d’azione della Beata Vergine della Ghiara: non è mai stato osser-vato, infatti, che finché Ferrara fu in mano estense, cioè fino al termine del 1597, la Madonna di Reggio vi fu richiesta e riconosciuta elargitrice di miracoli fra il 14 giugno 1596 e il settembre 1597 (9 prodigi in città e 1 a Massa Lombarda141) e da lì ricevette nel 1596 diversi pellegrinaggi, fra collettivi e nobiliari142, con ricche donazioni143. Poi invece, una volta che Ferrara fu in mano al legato apostolico, di colpo nulla di nulla, alme-no fintanto che fu vivo papa Aldobrandini (1602). Morto lui, neppure il super cronista Spaccini riuscì a dare più di due sparute notizie: nel 1609 una isolata manifestazione di devozione ferrarese per la Madon-na della Ghiara con il pellegrinaggio di una confraternita, non molto bene accolta144, e poi nel 1631 la buona disposizione dei Reggiani nel chiedere alla propria Madonna protezione dalla peste anche per i Fer-raresi145. Combacia significativamente il fatto che l’inchiesta svolta da Maria Montanari, pubblicata in questo stesso volume, sulle riproduzioni dipinte della Madonna della Ghiara tardo-cinquecentesche e seicente-sche, abbia messo in evidenza come un paio di piccoli quadri ferraresi per devozione privata assegnati concordemente a Ippolito Scarsellino siano datati dagli studiosi al 1596 circa, mentre la pala oggi conservata nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara, attribuita al suo allievo Camillo Ricci, stesse in origine nella chiesa cittadina di Sant’Andrea, sull’altare della cappella Ariosti, fondata nel 1611 e terminata entro il 1616. Ra-gione per cui si potrebbe forse azzardare una datazione più stringente per gli altri dipinti ferraresi trattati dalla studiosa, privi di riferimenti cronologici precisi, specialmente i due attribuiti a Carlo Bononi, uno dei quali, conservato nel Seminario Arcivescovile di Ferrara, è comunque

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ritenuto opera giovanile per motivi stilistici. Tutto ciò lascia aperta la questione se i fedeli ferraresi di punto in bianco non v’abbiano più fatto ricorso, non vi si siano più votati nel momento del bisogno, oppure se abbiano ritenuto sconveniente dichiararlo sotto il nuovo regime apo-stolico, sicuri di vedere i propri nomi pubblicati in breve tempo come fedeli di un culto dei duchi destituiti.

È davvero eloquente al riguardo il caso del miracolo più celebrato fra quelli ferraresi: la guarigione di Caterina Levaloro, immancabilmente compreso nei cataloghi a stampa, unico di Ferrara ad aver guadagna-to pure il posto nelle vignette della grande calcografia del Florimi del 1596 e perfino una lettera celebrativa nell’opuscolo edito dall’Isachi nel 1597146. Caterina, figliola di cinque anni del magnifico signor Davide Levaloro e della signora Angela, precipita il 15 giugno 1596 a testa in giù da un alto balcone di casa incassando il cranio fra il terreno e il busto, ed è subito colpita da un pesante asse di legno caduto su di essa, con rottu-ra della scatola cranica, fuoriuscita dei bulbi oculari dalle orbite e altri danni irreparabili; sul fatto sono presenti anche uno zio della bimba, signor Alfonso (probabilmente fratello della madre), e la cognata della madre, signora Dorotea (probabilmente la moglie di Alfonso); da tutti viene subito data per morta, ma era stata votata alla Madonna di Reggio durante il volo da una damigella francese della madre, tale Margherita di Monsù di Carvera, che assiste alla disgrazia, e poi anche da una zia, avvisata del voto dalla damigella; così la bimba si rianima e dopo alcu-ni giorni senza dire e mangiare, nei quali i medici la danno comunque spacciata, inizia a parlare e a riprendersi, grazie anche all’ennesimo voto dei genitori: “venuta poscia la mattina del venerdì seguente, circa l’hora duodecima, si rivolse la putta in ginocchioni verso una carta della Ima-gine di questa benedetta Madonna, ch’appesa era di dietro il sparaviero del suo letto, et disse di voler giocare con essa; et si fece portare ivi al-cune cosette et vi fece un altarino di sua mano; né mostrò poi di havere più male alcuno et si levò dal letto in capo di dieci giorni dalla caduta sua”147. La bimba è di una famiglia ragguardevole, introdotta a corte, e ha pure altri zii di rango, ecclesiastici: i monsignori Gaspare e Giovanni Fermo Levaloro. Gaspare, dottore in teologia, canonico della cattedrale, si trova al momento della disgrazia nella sua chiesa di Bondeno, dove viene avvisato la sera del 16 giugno da una lettera di suo fratello Davide, padre di Caterina, da cui apprende fra l’altro che la bimba è stata votata alla Madonna della Ghiara, cosicché, finito di cenare, “mi ritirai nella mia camera et feci privatamente voto di venire qua a Reggio in persona a celebrare tre messe all’altare di detta Madonna”, poi, il 18 giugno

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Gaspare si porta a Ferrara a trovare la nipotina “et con l’occasione del-la venuta qua della Compagnia di San Giovanni di Ferrara a questo luogo della Madonna, venni anch’io a Reggio per sodisfare il voto in parte, sapendo che per ancora fin all’hora non si era celebrato alla detta Madonna, come venirò poi piacendo a Dio et alla Madonna, quando si celebrerà; et così il venerdì alle 12 hore io celebrai messa nell’Oratorio di Sant’Agostino qui”, per poi rientrare a Ferrara, come deporrà il 23 settembre 1596 egli stesso ai due cancellieri Miari e Vellani della curia vescovile di Reggio, dove si recherà con la nipotina, i familiari e altri te-stimoni, fra cui la damigella francese, dopo aver portato gli ex voto alla cappella della Madonna148.

Nel pubblicare pochi mesi dopo il resoconto abbreviato, Miari e Vella-ni omisero il ruolo di Gaspare Levaloro, ma infilarono una notizia assente nei verbali manoscritti da loro redatti, asserendo che questo salvataggio prodigioso “viene testificato et celebrato con elegante elegia et altri det-ti scritti da Monsignor Gio. Francesco Levaloro, che vengono stampati in Ferrara presso messer Vittorio Baldini con licenza de’superiori”. Di tale edizione, allora in preparazione, oggi non si conoscono esemplari149. Tuttavia può essere almeno in parte identificabile nel componimento in versi di Gianfrancesco Levaloro pubblicato da Isachi nell’opuscolo del 1597 insieme alla già citata sua lettera sulla vicenda150. Pare ragionevole concludere che l’edizione a se stante, arricchita di “altri detti”, che i Le-valoro stavano promuovendo in Ferrara per celebrare il proprio miracolo e della quale essi stessi dovettero informare i cancellieri Miari e Vellani durante la deposizione del 23 settembre 1597, sia stata annullata di lì a poco. Forse dopo la morte di Alfonso II avvenuta il 22 ottobre 1597? Sia come sia, monsignor Gaspare Levaloro scrisse e recitò l’orazione latina d’accoglienza del cardinale nipote Pietro Aldobrandini nella cattedrale di Ferrara il 4 febbraio 1598, stampata proprio coi tipi di Vittorio Baldi-ni151. Sulla scelta di campo dei Levaloro non v’è da nutrir dubbi.

c) Le direttrici della diffusione popolare del culto su antiche strade cultuali dell’area reggiana?

L’espansione geografica del culto della Madonna della Ghiara si arti-colò, come sempre, su due livelli, uno spontaneistico, uno istituzionale. È normale che fra i due livelli i confini non siano stati netti e che in più modi vi siano state interferenze reciproche: il caso ferrarese già è suffi-ciente a dimostrarlo. Ma per chiarezza, a costo di semplificare, è bene trattare dei due livelli separatamente, per chiudere le osservazioni su quello popolare-spontaneistico.

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L’indagine sui miracoli, accaduti in massima parte a beneficio popo-lare, sulle sedi precoci del culto fuori Reggio che ebbero inizialmen-te promozione dal basso, non dall’alto, e sulla espansione virale della produzione fittile di targhe domestiche e di piccole maestà campestri, che grazie alle officine prima carpigiane e poi sassolesi sbaragliarono fra XVII e XVIII secolo con l’insegna della Madonna reggiana i modelli toscani invalsi dal Quattrocento nei versanti emiliani dell’Appennino e nella pianura, sembrano disegnare alcune direttrici geografiche, una dal-le rive reggiane del Po (fra Brescello e Carpi) attraverso tutta la pianura e tutto il versante appenninico fino a scavalcare il crinale per scendere in Lunigiana (Fivizzano e zona limitrofa), un’altra nel pieno bacino di pia-nura fra Mantova, Reggio, Modena e Bologna, un’altra verso occidente, a Parma, nel Parmense e sui suoi percorsi romei appenninici. In fondo non sono le stesse direttrici di diffusione medievale dei culti reggiani e modenesi di Prospero, Venerio, Pellegrino e Geminiano, evidenziate da Paolo Golinelli?152

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1 Il saggio costituisce un dittico con quello di Federica Dallasta in questo volume. Si ringraziano per l’aiuto: Chiara Allegri, Giuseppina Bacchi, Elisa Bellesia, Alberto Ca-doppi, Benedetta D’Arezzo, Norina Cagossi, Gianni Dallasta, Roberto Lasagni, Ales-sandro e Paolo Cont, Liliana De Venuto, Giuliano Masola, Maria Montanari, Cristina Quagliotti, Herman Schwedt, Alessandra Talignani, Eletta Zanzanelli.

2 Prosperi 1984, p. 624 ss; Golinelli 1987, p. 1003; Rombaldi 1974, pp. 78-79, che indica una diminuzione della popolazione reggiana da 16.000 a 11.500 anime con la tragica carestia del 1590-1594; come giustamente ricorda lo studioso, il collegamento fra la grave crisi di sussistenza e il miracolo di Marchino è già istituito in Isachi 1619, p. 5: “E però l’anno 1596, trovandosi di già la città nostra molto afflitta per le cru-deli penurie, che per gli anni adietro havevano cotanto travagliata quasi tutta l’Italia, et per lo sovvenimento datosi ad infiniti poveri, con tanta cura di questa illustrissi-ma comunità et in modo che altro ristoro alle miserie sue altronde non attendeva che dalla mano d’Iddio, come di ciò la Quaresima del detto anno diede segno, col publica[mente], privatamente et con devotione più che ordinaria haver dato opera alli digiuni, discipline et orationi, ecco che il predetto anno, gli 29 aprile, circa le sette hore di notte, vegnente il venerdì, successe et si publicò con infinita meraviglia e stu-pore della città nostra, hoggi del mondo tutto, la liberatione del fortunato Marchino, nato muto, sordo et senza lingua”. Si può aggiungere che pure dai verbali originari relativi alla guarigione del secondo ragazzino muto, Andrea da Castelnuovo Sotto, avvenuta il 28 maggio 1596, si evince dalla viva voce del principale dei testimoni l’in-cidenza della carestia nella vicenda del miracolato: “Io lo conosco, et è un puto che il primo anno di questa carestia [1590] capitò a Castelnuovo di Sotto, nel qual luoco andava mendicando per l’amor di Dio il pane alle case, et seguì così per alcun tempo. Comminciò poi a stare in casa mia dove lo raccolsi io per amor di Dio, che poteva havere circa nove o dieci anni” (deposizione di don Girolamo Aroldi, rettore della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea a Castelnuovo Sotto, edizione a cura di Iotti 1999, p. 92; tuttavia non vanno recepite le date contraddittorie riportate dallo studioso a pp. 91-92: in realtà il miracolo avvenne il 28 maggio all’alba e le deposizioni furono verbalizzate il 29 maggio, come si legge in Miari, Vellani 1598, cap. 51, edito dallo stesso Iotti 1999, pp. 333-334).

3 Prosperi 1984 (tutto il saggio e in particolare pp. 642-644 sulla Ghiara); Prosperi 1990, pp. 19-22. L’unica concorrente coetanea della Madonna della Ghiara capace d’insidiarla nell’Italia settentrionale grazie a un successo equiparabile, fu quella pie-montese di Mondovì presso Vico, esplosa nel 1594, il cui monumentale santuario fu ordinato da Carlo Emanuele I di Savoia nel 1596, commissionandone il progetto al proprio architetto Ascanio Vitozzi (vd. Cozzo 2002a, specialmente capp. 2-4). L’al-tro culto mariano tardo-cinquecentesco di riuscita confrontabile a quelli di Reggio e Mondovì, esordì a Lucca nel 1588 ed ebbe pubblicistica negli anni ’90: la Madonna dei Miracoli (Garzoni 1594; Zanella 1843, pp. 261-293; da non confondere con la concittadina Madonna del Sasso). Facendo fuoco sul territorio estense, i casi di culti santuariali non decollati e in qualche modo tarpati dalla Ghiara sono indicati in Go-linelli 1987, pp. 1003-1004 (ried. in Golinelli 1996, pp. 151-167, specialmente pp. 163-164). Gli atlanti mariani seicenteschi non inclusero alcun altro santuario reggiano o modenese oltre alla Ghiara (qui, nota 4). Ma pure volgendo lo sguardo all’altro stato dell’Emilia occidentale, il ducato farnesiano, e selezionando le maggiori Madonne miracolose locali, per le quali siano state costruite chiese importanti, non se ne trova

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una capace di raggiungere una robustezza di culto e un successo della portata della Ghiara: rimasero fenomeni al massimo diocesani l’antica Santa Maria di Campagna a Piacenza (statua trecentesca ma santuario costruito dal 1522; incoronazione nel 1602, erezione della statua del duca Ranuccio I Farnese 1614-1616 quale benefattore: vd. Corna 1908, cap. 11, specialmente pp. 154, 156), la nuova Santa Maria delle Grazie dello Stirone presso Fidenza (1595 decisione di Ranuccio I Farnese di far costruire la chiesa, 1599 inizio lavori, 1608 incoronazione dell’Immagine, 1609 affreschi del pit-tore Cesare Baglioni inviato dal duca, 1616 donazione di 18000 scudi della duchessa Margherita Aldobrandini: vd. Aimi, Copelli 1982, pp. 159-171, ad datam), così come a Parma l’antica Santa Maria della Steccata (immagine trecentesca; santuario proget-tato nel 1514-15 da Leonardo da Vinci e Antonio da Sangallo il Giovane, costruito dal 1521, inaugurato nel 1534, affrescato fra gli altri da Parmigianino; incoronazione solenne nel 1601 voluta da Ranuccio I: vd. Ronchini 1863, Testi 1922, Marseglia 1966, Adorni 1968, Marseglia 1974, Dall’Aglio 2008) e la nuova Santa Maria del Quartie-re (promossa da Ranuccio I dal 1603, inizio lavori 1604, inaugurazione 1628: vd. Adorni, Mambriani 2009). Fatte salve le giuste osservazioni d’impostazione critica e di metodo, risulta poco utile dal lato informativo il punto della ricerca sui santuari emiliano-romagnoli, nell’ambito del censimento dei santuari cristiani d’Italia, in Ca-netti 2002, anche per la scadente bibliografia spesso impiegata sui singoli luoghi. Il censimento generale, condotto nel 1997-2003, è ora accessibile on line (http://www.santuaricristiani.iccd.beniculturali.it/); i risultati, a causa del diverso livello quali-tativo delle schede, non sono entusiasmanti; purtroppo è da evitare la scheda sulla Ghiara a firma di Francica, molto incompleta e inesatta, in cui sono errate perfino le informazioni sull’attuale stato giuridico del santuario. Sul fenomeno santuariale ma-riano in Italia in età moderna vd. le recenti riflessioni storiografiche di Cracco 2007.

4 Il santuario della Ghiara è già incluso in Alberti 1642, pp. 268-272, e, quel che più importa, in Gumppenberg 1657, pp. 182-185; Gumppenberg 1672, pp. 186-187; Moresini 1692, pp. 192-194; Zanella 1843, pp. 163-192, che è la traduzione italiana dell’Atlas marianus di Gumppenberg 1672, ma molto accresciuta (per le notevoli in-tegrazioni sulla Ghiara, Zanella dichiara a p. 192 d’essersi servito del Veridico raccon-to 1666, del Certani 1675, della “Breve descrizione del Tempio della B. Vergine della Ghiara, stampata in Parma nel 1822” e di “alcune altre memorie”). Va osservato che l’Atlas del gesuita Wilhelm Gumppenberg e perfino la traduzione assai ampliata dello Zanella (che per altre province integra cospicuamente gli elenchi dei santuari mariani omessi dal Gumppenberg) contemplano esclusivamente il santuario della Ghiara per l’intero ducato di Modena e Reggio. Sull’elaborazione dell’Atlas, sui successivi atlanti a esso ispirati, compreso quello di Moresini 1692, e sulla riedizione italiana di Zanella 1839-47 vd. Gracco 2002, pp. 11-40. Infine è interessante notare che il santuario di Mondovì, come ha osservato Paolo Cozzo, non sia compreso ancora in Gumppenberg 1672, ma solo nel 1842 nel primo tomo di Zanella (Cozzo 2002a, p. 159, nt. 216).

5 Nell’isola di Goa, nelle Indie portoghesi, fu il missionario teatino reggiano Carlo Fer-rarini a fornire nel 1656 un progetto esemplato sul tempio della Ghiara per costruire la chiesa del proprio ordine in loco (Moreira 1997).

6 Sull’esordio del culto della Ghiara è bene distinguere i libri antichi e cataloghi dei miracoli della Ghiara stampati dal 1597 al 1675, con una coda nel 1895, dagli studi storici moderni inaugurati nel 1896. I primi sono a un solo tempo sia fonti per l’argo-mento di ricerca (insostituibili ma da vagliare con cautela), sia parte integrante dello

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stesso argomento (visto che furono essi stessi mezzi potenti per la diramazione del culto). Dunque, i libri antichi: Isachi 1597; Miari, Vellani 1597 e 1598 (rist. anastatica in Iotti 1999, rispettivamente pp. 199-277 e 279-347); Isachi 1600; Isachi 1619, cap. 1; Tagliavini 1624 (rist. anastatica in Iotti 1999, pp. 173-195); Giani 1618-1622 (2 voll.), edizione consultata Garbi 1719-1725 (3 voll.), II, pp. 308-314 (altre notizie sulla Ghiara e i suoi protagonisti sono ivi, vol. 2, pp. 472-473 e 554; vol. 3, pp. 290-294, 332); Veridico Racconto 1666 (rist. anastatica Reggio Emilia 1997), cap. 1; Buon-vicino 1673; Buonvicino 1674; Certani 1675 (rist. anastatica Bologna 1974), pp. 6-8; Cottafavi 1895, pp. 9-40 (centone ricalcante i libri del 1619 e 1666, però con un tasso elevatissimo di mistificazione storica sull’aspetto istituzionale dell’avvio del culto). Gli studi moderni: Baldi 1896, pp. 3-8; Saccani 1922a; Mercati 1951a; Lindner 1954, specialmente pp. 33-68; Rombaldi 1974, pp. 77-82. Inoltre le edizioni di fonti curate da: Badini 1974; Monducci, Rossi 1997; Monducci 1998 (specialmente capp. 2-8). I tre studiosi, però, che hanno trattato specificamente il tema dello sviluppo e diffusio-ne del culto sono Cottafavi 1922a, Mercati 1951a e Lindner 1954. Va detto, in merito del Veridico Racconto del 1666, che diversi studiosi ancor oggi senza tentennamenti ne considerano autore della parte testuale padre Cherubino Ranzani, servita reggiano, sulla scorta sia di una fonte servita tarda (il cosiddetto Libro Campione del convento servita della Ghiara, ora in AMG, Tempio, reg. C 1, c. 176r), sia di Tiraboschi 1783a, p. 314, ma tale tesi è stata revocata in dubbio da Artioli 1981 e specialmente da Mon-ducci 1981 sulla base sia del frontespizio dello stesso libro del 1666, in cui appare solo la curatela di Pietro Antonio Cassuoli, sia della prefazione anonima dell’Autore al Lettore, in cui Ranzani è semplicemente ringraziato per la collaborazione, sia di documenti che lasciano intendere come la vicenda della stampa del volume sia stata intricata e abbia registrato la dissociazione del Ranzani; a tali argomenti vanno ag-giunte le acute osservazioni di Davoli 1996, p. 305-306, cat. 53, sebbene lo studioso, avvertendo il problema dell’autorialità, abbia infine preferito conformarsi alla tesi pro-Ranzani; in favore della paternità del Cassuoli si pronuncia ora decisamente Gio-vanelli 2014, pp. 439-440; si può aggiungere, quanto meno per sindacare il Libro campione servita del 1727, che in un memoriale più antico degli stessi frati, compilato nel 1683, viene menzionato il Veridico racconto “stampato d’ordine de’signori laici” e “dato alle stampe del 1666 dal signor Pietro Antonio Cassoli nobile reggiano” (AMG, Tempio, b. 86, fasc. 29, doc. 2, “Informazione sui diritti de’PP. Servi nella chiesa della Beata Vergine della Ghiara”, c. 3r). Sui prodigi della Ghiara vd. qui par. 4, e sul loro trend cronologico par. 9/a. Per la testimonianza sul 1542: Isachi 1597, p. 3 (che dice fra l’altro di tenere presso di sé il verbale della deposizione autentica del Silvi); la no-tizia fu ripubblicata in Isachi 1619, pp. 3-4, e in Veridico racconto 1666, p. 10. La data 1573 per l’affresco del Bertone è indicata da tutti i libri antichi e accettata da tutti gli studiosi moderni, tranne Monducci 1998, docc. 17 e 20, con commenti in cui sostiene la data 1569 sulla base di una lettura non pacifica di tali fonti. Per il passo di cronaca: Spaccini 1588-1636, I, 1993, ad datam; Biondi 1987b, p. 230.

7 Badini 1974, doc. 13.8 Badini 1974, doc. 20.9 Per il quarto dispaccio e il breve: Baldi 1896, pp. 193-194. Sunto dei 3 docc. del 1597:

Lindner 1954, p. 40.10 Cerimonia del 10 novembre 1596: Isachi 1597, pp. 79, 141 ss; Miari, Vellani 1597, rist.

anastatica in Iotti 1999, p. 224; ma soprattutto Isachi 1619, pp. 9-28; ripreso in Veri-

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dico racconto 1666, pp. 36-50; Certani 1975, p. 7; Cottafavi 1895, pp. 25-35; Lindner 1954, pp. 64-66; Badini 1974, pp. 231-235, docc. XXIV-XXVIII; Rombaldi 1974, p. 80; Monducci, Rossi 1996, p. 24. Vedi anche il referto del cronista coevo Ercole Ru-bini (e quello settecentesco di don Natale Tedeschi) in Bertazzoni, Rossi 2000, p. 32. Si aggiunga la cronaca modenese di Spaccini: “adì 10, domenica, l’illustrissimo et re-verendissimo signor conte Claudio Rangone, vescovo di Reggio e prencipe, disse alla gloriosa Madona di detto luogo la prima messa doppo che fa miracoli, con grandissima solennità e pompa e concorso de’popoli circonvincini” (Spaccini 1588-1636, I, 1993, ad datam). Sulle due corone: Campanini 1996, scheda 13 (con bibliografia) e fig. 226.

11 L’affidamento dell’officiatura ordinaria della cappella ai frati del convento della Ghia-ra fu sancito da Roma già nel luglio 1596 e comunicato al Rangone con lettera della congregazione sopra i Vescovi del 22 luglio 1596 a firma del cardinale Gabriele Pale-otti, nella quale si dava pure il nullaosta al nuovo culto: edizione integrale e corretta in Badini 1974, doc. XIII, p. 223; mentre i precedenti studiosi (Cottafavi 1895, pp. 19 e 24, Lindner 1954, pp. 47-48), riportandola parzialmente, l’hanno scambiata per una lettera della congregazione dei Riti, ricopiando a tutta evidenza la manipolazio-ne di Isachi 1619, p. 8. Di questo fondamentale documento si conoscono oggi solo copie, non l’originale, nonostante le generiche affermazioni in contrario di Cottafavi e Lindner (cit.). Già il 27 settembre 1596 il Comune aveva deliberato l’impegno a pagare una messa quotidiana nella cappella (Lindner 1954, p. 48) e il 10 gennaio 1597 reiterava l’istanza al vescovo perché vi s’iniziasse l’officiatura ordinaria (Rombaldi 1974, p. 81, che tuttavia la scambia per la richiesta della prima messa solenne, in realtà già celebrata il 10 novembre 1596).

12 Miari, Vellani 1598, rist. anastatica in Iotti 1999, pp. 281-282; Isachi 1597, pp. 39-41 (in parte riportato in Rombaldi 1974, p. 81); Isachi 1619, pp. 39-41 (con refuso di stampa a p. 39: 1596 invece di 1597); Veridico racconto 1666, pp. 52-53; Certani 1675, p. 8; Cottafavi 1895, pp. 39-40; Lindner 1954, pp. 68-69; Monducci, Rossi 1996, p. 26; Monducci 1998, cap. 8. Vedi anche il referto del cronista coevo Ercole Rubini (e quello settecentesco di don Natale Tedeschi) in Bertazzoni, Rossi 2000, p. 33-34, dov’è ben descritto l’atto delle offerte ducali. Si aggiunga l’articolata testimonianza del cronista modenese di Spaccini, che fissa la durata della trasferta ducale a Reggio dal 2 al 7 giugno: Spaccini 1588-1636, I, 1993, alle date; ma sulla presenza e il ruolo di Ranuccio Farnese alla cerimonia di fondazione vd. il saggio di Dallasta in questo volume, nota 187 e testo corrispondente.

13 Il 3 aprile 1598 il vescovo Rangone, sollecitato “ancora piamente d’alcuni Gentilhuo-mini a nome della Città”, indice la festa di precetto del 29 aprile da osservarsi “nella Città e suo distretto” e ordina al suo maestro delle cerimonie d’inserirla nel calendario liturgico diocesano “col solito segno de’gli altri giorni festivi” (Biondi 1987b, p. 229, fig. 6: foto del decreto a stampa). Il Comune, forzando i tempi, aveva già deliberato il 27 marzo 1598 d’aggiungere nel proprio statuto fra i giorni festivi cittadini il 29 aprile, con chiusura d’uffici e attività, stabilendo che con il gonfalone e i trombetti gli anziani si recassero solennemente alla Beata Vergine della Ghiara ogni anno, così come si faceva nelle processioni civiche ad altre chiese, ma in più vi fossero i trombetti a pre-cedere pure il corpo dell’intero consiglio comunale (cronaca Rubini ed. Bertazzoni, Rossi 2000, p. 35).

14 Per la storia monumentale della Ghiara fa ancora testo Baldi 1896, da correggere in pochissimi punti (ad esempio: il nome di uno dei due maestri di marmo milanesi ese-

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cutori nel 1605-1608 del primo altare monumentale della Beata Vergine, Francesco Orelli, non Orsi; o il motivo del coinvolgimento nel 1614 del pittore-architetto Giam-battista Trotti detto il Malosso, che sulla scorta di documenti molto laconici Baldi ipo-tizzò essere il ciclo d’affreschi, mentre oggi sappiamo essere, grazie a documenti più prestanti, il progetto del secondo altare monumentale della Beata Vergine, peraltro alla fine respinto) e da integrare con le successive ricerche archivistiche (da segnalare Bertazzoni, Rossi 1988a, che offre assai più di quanto prometta il titolo) confluite in buona parte nella monografia a cura di Bacchi e Mussini, Il santuario della Madonna della Ghiara 1996 (con ampia bibliografia) e nell’edizione di fonti di Monducci 1998, da un lato ricca d’inediti, dall’altro purtroppo incompleta di quelli già editi e viziata da alcuni gravi difetti, a partire dall’ordinamento generale inconsulto e dall’impropria datazione di diverse carte. Sulla vicenda di committenza e l’iter progettuale iniziale Tonelli 2002.

15 Per la fiera: Balletti 1925, pp. 399-400; Rombaldi 1974, specialmente pp. 82-86; Rossi 1983b; Bianchini, Bosi 1987, specialmente pp. 267-268; Rombaldi 1988; Bianchini, Bosi 1999, pp. 30-31; Cecchinelli 2005 pp. 64-65.

16 Sulle incisioni della Ghiara vd. Saccani 1922b; Davoli 1974, pp. 47-75; Davoli 1978, schede 8-9 e passim; Fabbrici 1981; Monducci 1981; Davoli 1983b, schede 481-505; Davoli 1990; Monducci, Rossi 1997, pp. 19-28: 23; Monducci 1998, pp. 29-35 (im-magini riprodotte alle pp. 36-41); aggiornamento in Davoli 2014b, pp. 867- 872, 876, 892; e ora, in questo volume, il saggio di Benedetta Spadaccini.

17 I principali di essi sono indicati sopra, nota 6. L’elenco più completo in assoluto delle antiche pubblicazioni inerenti la Ghiara resta quello di Festanti 1974, pp. 263-300, in qualche punto da integrare con quelli di Saccani 1922a, pp. 10-11, e Lindner 1954, pp. 231-244 (nei quali tuttavia si trovano alcune discrasie nelle date di edizione rispet-to a quelle indicate da Festanti, senz’altro più attendibile).

18 Sulla festa: Isachi 1619, cap. 3; Giani 1618-1622, II, 1622, p. 171; Veridico Racconto 1666 [1997], pp. 72-100; Cottafavi 1895, pp. 45-60; Lindner 1954, pp. 91-97; Mon-ducci 1998, cap. 13. Il cap. 2 di Isachi 1619 contiene invece la descrizione del tem-pio, fotografando lo stato dei lavori in quell’anno. A tutti gli studi è finora sfuggita l’importante testimonianza del modenese Spaccini, che fu personalmente incaricato dalla Infante Isabella di Savoia di fare allestire la cortina tempestata di perle spagnole da donare al tempio reggiano per l’occasione; dunque il cronista modenese è largo d’informazioni sia sui preparativi dei doni di corte (riporta per esteso il rogito dell’of-ferta della cortina con le sue clausole), sia sulla festa del 12 maggio (rinviando infine i lettori più curiosi al libro di Alfonso Isachi); per tutto Spaccini 1588-1636, IV, 2002, pp. 447-468.

19 Lindner 1954, p. 96 (con indicazione archivistica incompleta: AVRe, fil. 37).20 Il primo a dare una scarna notizia del breve apostolico e della conversione chiesa-

portico fu Saccani 1922b, p. 12; Lindner 1954, p. 96, menziona solo il breve di Paolo V. Nuovi documenti del 1619-1621 sulla decisione di demolire e costruire il portico con botteghe secondo il progetto di Nicola Sampoli, sono in Monducci 1998, pp. 213-216, doc. 277, che non cita i precedenti studiosi, né pubblica fonti degli effettivi lavori condotti nel 1622-24. Da una nota aggiunta da altra mano nel Campione del convento iniziato nel 1607 da padre Arcangelo Ballottini, si sa che “nel 1619, cento anni dopo che fu eretta questa chiesa, vi fu tralasciata l’officiatura e nel 1622 si demolì et ivi si fabbricò il portico e botteghe. Tutto l’arredo si trasportò in chiesa nuova o si

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vendette e si mise il denaro in cose necessarie nella nuova sagrestia” (AVRe, Monaste-ri e conventi, Serviti, reg. Campione del convento 1607 segg., c. 42r, edita in Gobbo 1997a, p. 64; la stessa nota è ricopiata nel Campione del 1727 segg. in AMG, Tempio, reg. C1, c. 11v, edita in Bertazzoni, Rossi 1996, p. 112). È invece inedita un’altra nota del Campione nuovo: “fuori di questo chiostro [cioè il chiostro vecchio], verso la strada della Giara, vi è un portico, sopra il quale vi è granaro del convento e sotto vi è la porta maggiore del medesimo convento, con sette botteghe che s’affittano, segnate al di sopra con i suoi numeri, […]. Queste botteghe col portico e granaro di sopra, furono fabbricate gl’anni 1621, 1622, 1623 e 1624, com’è notato al 2° Campione, folio 298 a tergo e 299” (AMG, Tempio, reg. C1, c. 168r).

21 Casali 1974, invero un po’confuso, ma ora vedi il saggio di Sauro Rodolfi in questo stesso volume, che integra e corregge i dati dei precedenti studiosi, sulla base di nuove ricerche.

22 A parte il cenno troppo omissivo di Saccani 1922a, p. 8, si veda: Lindner 1954, p. 104 (con indicazione archivistica incompleta e cognome errato del notaio rogatario Giulio Rossi da correggere in Roli); Iotti 1997(a), p. 32 (indicazione archivistica completa, senza citare Lindner, ma con uguale errore nel cognome del notaio).

23 Sulla peste a Reggio: Fano 1908; Balletti 1925, cap. 52; Lindner 1954, pp. 99-114 (specialmente 110-111: riporta il dato di 3617 decessi su una popolazione di 14000 anime, avvertendo che “altri scrive 17000”; e fra l’altro istituisce il confronto coi tassi spaventosi di mortalità registrati a Mirandola, dove si contarono 4500 morti, e quelli a Modena, dove una popolazione di 20.000 unità fu ridotta a 8.000); Branchesi 1995, p. 24; Bertazzoni, Rossi 1996; Bianchini, Bosi 1999, p. 29 (riportano dati un po’diversi: l’epidemia ridusse la popolazione in città da 14207 anime a 9400, con un saldo di 4807 decessi); ma vd. anche la pubblicistica antica in Festanti 1974, p. 272. Stando all’Isachi post 1930, nel primo anno di peste, quando a Parma e a Modena i morti per contagio furono innumerevoli, a Reggio “su 24 infermi di diversi mali, di contagio sette o otto; i morti dall’aprile al novembre non passarono i sessanta e neppure un terzo morti di pestilenza” (riportato in Lindner 1954, p. 102). Sulla famiglia ducale trasferitasi a Valverde nel luglio 1630, poi stabilmente a Rivalta da settembre, tranne il periodo natalizio a Reggio dal 20 dicembre: Lindner 1954, pp. 107-108, da integrare e correggere con Amorth 1973, specialmente p. 147, e Cadoppi 2005d, specialmente p. 52; Spaccini 1588-1636, VI, p. 109, alla data 29 luglio 1630 (con le destinazioni dei vari membri della ia ducale) e nelle pagine seguenti, passim. Il voto di France-sco I d’Este, sancito con rogito del 29 aprile 1631, si concretizzò nella donazione di un parato d’argento per l’altare della Beata Vergine, costituito da croce e quattro candelieri solenni, per un valore di 16.000 lire imperiali, commissionato dal duca all’argentiere Gian Domenico Frangi in Roma e consegnati nel 1632; per giungere al numero completo di sei candelieri prescritto dal rituale romano, la fabbriceria della Ghiara ne fece eseguire altri due identici con gli stemmi ducali dall’orefice Marco de Marchi in Roma, pagati più di 705 scudi, consegnati nel 1634: per tutto vd. Dagli Alberi 1996, scheda 19 (con bibliografia precedente) e fig. 227. È notevole che Fran-cesco I, in una lettera inedita del 6 novembre 1633 da Modena al cardinale Guido Bentivoglio in Roma, con la quale gli chiede di assumere il patrocinio del comune di Reggio nella causa contro l’ordine dei Servi di Maria per l’amministrazione della Fabbrica della Ghiara che si aprirà nella curia romana, aggiunse in coda al testo steso dal segretario un post scriptum di proprio pugno, raccomandando al porporato “di nuovo caldamente questo interesse, assicurandola che stimo inferiore al conveniente

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ogni mia benché grandissima premura, trattandosi del maggior culto della chiesa di questa miracolosa Vergine, che è la protettrice di questi miei stati” (AMG, Tempio, f. 86, fasc. 21, doc. 44). Sulla chiesa del Voto a Modena: Lindner 1954, pp. 113-114 e 127-129; Branchesi 1995, p. 26; ma da correggere e integrare con Spaccini 1588-1636, VI, pp. 146, 148, 150, 152, 154, 156-157, 160-163, 167, 170, 172-173 (sulle diatribe e opposizioni da parte di molti soggetti, in primis frati cappuccini e teatini, al progetto di una nuova chiesa autonoma) e passim fino al termine del volume (specialmente nell’anno 1634); vd. pure qui, nota 72.

24 Per gli strascichi della vicenda cantieristica vale la bibliografia indicata qui, nota 14. La data 31 maggio 1649, che indico quale termine estremo dell’impresa decorativa delle volte, corrisponde all’ultimo pagamento per la doratura degli stucchi nella volta della cappella di Città, cioè del braccio sud della croce greca (Monducci 1998, doc. 431, p. 315) e mi pare appunto il documento finale di quell’impresa che conferì all’e-dificio un aspetto di sufficiente completezza, non più un cantiere in corso: smontati quei ponteggi, va osservato, per la prima volta il tempio restava del tutto sgombro da impalcature. È notevole che Andrea Balletti, pur in un brevissimo riepilogo della vicenda della Ghiara, all’interno del suo ristretto di storia reggiana, si sia lucidamente posto il problema della reale data di termine dei lavori è l’abbia con cautela indicata nell’anno 1644, da lui ritenuto l’anno di termine degli affreschi di Luca Ferrari nelle volte dei bracci est e sud (Balletti 1925, pp. 396 e 398).

25 L’argomento delle reliquie custodite in Ghiara è disertato dagli studi, se non fosse per un cenno in Lindner 1954, p. 157, relativo ai soli corpi dei santi martiri Vittoria e Pro-spero, ove cita come fonte ASRe, Recapiti Riformagioni del Comune del 1664, n. 617, la quale andrà aggiunta ai molti altri documenti invece regestati nelle inedite pagine del Campione del convento del 1727 segg. (AMG, Tempio, reg. C1, c. 226r, inedito), scono-sciute a Lindner. Inoltre documenti inediti al riguardo sono in AVRe, Sacre reliquie, f. 8.

26 Con breve del 24 aprile 1669, Clemente IX, dietro istanza dell’OSM, appoggiata dalla duchessa vedova di Modena, Laura Martinozzi, concede ai padri Servi di Reggio un ampio privilegio affinché quattro frati con i requisiti necessari siano dichiarati e ab-biano i poteri di penitenzieri ordinari nella chiesa della Ghiara “eleganter extructam, magnifice ornatam et in ea sitam Imaginem eisdem B.V.M. populi devotione celeberri-mam”; il 12 giugno il breve apostolico e le candidature dei primi 4 penitenzieri vengo-no presentati dal priore del convento al vescovo di Reggio Gian Agostino Marliani, il quale il 17 agosto seguente esamina e approva i quattro candidati (tutti frati serviti) con il titolo magistrale: Ludovico Leoni da Budrio, Michelangelo Vimercate da Mandello, Girolamo Berni da Bardi e Cherubino Ranzani da Reggio; nel 1675 il nuovo vescovo Augusto Bellincini conferma le patenti (per tutto: AMG, Tempio, reg. C1, Campione del convento del 1727 segg., cc. 198r-199v, inedito; l’unico a far cenno al solo breve di papa Clemente è Lindner 1954, pp. 157-158, pur senza indicare fonti). Già ab anti-quo, in base ai privilegi del proprio ordine, i frati confessavano e amministravano l’as-sistenza spirituale nella loro vecchia chiesa conventuale, esente dalla giurisdizione ve-scovile, e continuarono anche dopo il 1596 con i devoti in pellegrinaggio alla cappella miracolosa: se ne fa cenno ad esempio nelle disposizioni impartite in atto di visita ai frati reggiani il 28 agosto 1608 dal padre generale dell’ordine, frate Filippo, laddove inibisce loro di trattenere il denaro di offerte alla Madonna o prenotazioni di messe, anche raccolte in confessione, pena la scomunica latae sententiae (AVRe, Monasteri e conventi, b. 81, Libro dei partiti del convento, 1580-1624, c. 39v, al punto 6; inedito).

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27 AMG, Tempio, reg. C1, cc. 16r-16v, 118v (inedito). Lindner 1954, pp. 77-78, dà noti-zia della vicenda ma sbaglia la data e non indica fonti precise.

28 Certani 1675; Cottafavi 1895, pp. 60-78; Baldi 1896, pp. 60-62; Lindner 1954, 155-164; Artioli, Monducci 1974, pp. 170-172; Somers Cocks 1996, pp. 278-280; Mon-ducci 1998, cap. 30; vedi anche la ricca pubblicistica del 1674 indicata in Festanti 1974, pp. 274-276.

29 AMG, Tempio, reg. C1, Campione del convento 1727ss, cc. 170r-171r (con il testo completo della bozza delle lezioni proposte per i due offici; inedito). L’unico cenno alla vicenda è in Lindner 1954, 158 e nota 3 (si limita però a indicare come fonte: “un grosso volume manoscritto nell’Archivio del Tempio” e la data “1673-74”), il quale chiosa: “pare che nulla se ne facesse”.

30 Manca del tutto un’indagine storico-economica sulle finanze e l’amministrazione pa-trimoniale della Ghiara (cantiere, officiatura, convento servita), nonostante esistano abbondanti fonti documentarie (per il 1596-1776 almeno: AMG, Tempio, filze 1-40, 61-63, 70-73, 84, 129, 136, 140, 147; registri serie A, cioè i libri dei tesorieri; reg. C1 cioè il Campione del convento del 1727 segg.; oltre ovviamente a tutta la docu-mentazione della Eredità Vallisneri, che costituisce una serie a parte; altri documenti in AVRe, Monasteri e conventi, b. 81). Le uniche sporadiche notizie documentarie ricavabili dalla bibliografia, che indicano comunque la flessione delle elemosine negli anni ’10-’20 del ’600, la ripresa con la peste del 1630-31 e la diminuzione nella secon-da metà del ‘600, sono: Baldi 1896, pp. 43-44; Iotti 1997(a), pp. 18-19 (che utilizza tuttavia un documento processuale del 1683 di parte servita anti-laico, prendendolo per oro colato, invece bisognoso di riscontri oggettivi come tutti i documenti contro-versistici, e indicando peraltro una collocazione erronea: AMG, Tempio, b. 85, fs. 21, da correggere in b. 86, fs. 29, doc. 2; certo è che alcune informazioni contenute in tale documento sono tratte non da fonti contabili dirette, bensì, con misinterpretazione, da Isachi 1619, p. 39, e da Veridico racconto 1666, p. 71).

31 Canetti 2002, p. 255 e nt. 33.32 Della stessa opinione è Davoli 2014a, p. 748.33 Il 2 agosto 1776 la Fabbriceria Mista della Ghiara viene estinta e i suoi beni accorpati,

ma non disciolti, alla Congregazione Generale delle Opere Pie di Reggio per decreto del duca Francesco III d’Este del 31 luglio 1776: resta comunque un asse a sé stante amministrato dai due deputati laici, in qualità di delegati del presidente delle Opere Pie. È questa la data di definitiva dismissione del condominio fabbriceriale laico-servita, iniziato nel 1597. L’antica Fabbriceria Laica, di stretta pertinenza comunale, invece non viene toccata. Il 23 febbraio 1797, con decreto del Direttorio del governo cisalpino viene soppresso il convento servita della Ghiara e il 2 luglio 1797 sono al-lontanati da Reggio gli ultimi frati. I beni dell’ex Fabbrica Mista vengono devoluti dal governo alla Fabbrica Laica della Ghiara, organo di nomina municipale. È questa la data d’inizio dell’effettivo giuspatronato civico, che avrà progressivo rafforzamento e disciplina statutaria più volte ritoccata nel corso dei secc. XIX e XX. Su questi argo-menti: Lindner 1954 p. 31; Badini 1970, p. 2 e nn. 7-8; Iotti 1997a, pp. 51-53 e 54-59; Iotti 1997b, pp. 8-9. Per una valutazione: Tonelli 2002, pp. 225 e 227.

34 Per Benedetto XIV: Festanti 1974, p. 277 n. 67, che segnala un esemplare dell’opera a stampa contenente gli Officia Sanctorum concessa a Benedicto XIV usque ad Crea-tionem SS. D. M. Pii VII Papae Maximae (impressa a Reggio da E. Davoli, s. d. [ma 1796]), comprensiva del Die XXIX Aprils. In festo B. Maraie Virginis de Glara. Duplex

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Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

maius, presso la biblioteca dei Cappuccini di Reggio (Misc. 185/105). Per il tentativo del 1674: qui, nota 29.

35 Saccani 1922a, p. 8 (senza indicare fonti); Lindner 1954, pp. 169-170; Festanti 1974, p. 278, nn. 71-73 (per i testi usciti a stampa nell’occasione). La notizia fu anche re-gistrata in cronache reggiane del tempo, edite in Bertazzoni, Rossi 1989, p. 177, e Bertazzoni, Rossi 1991, p. 281.

36 Il primo a dare un ragguaglio del periodo dei francescani osservanti in Ghiara (1820-1866) fu Lindner 1954, pp. 170-172; ma è da integrare ora con Iotti 1997a, pp. 61-62, 67, e soprattutto Bertazzoni, Rossi 1997, da dove s’apprende appunto che il comune di Reggio impose la presenza di un prete economo, custode del tesoro, degli apparati solenni e delle elemosine, e di tre chierici, tutti e quattro nominati e stipendiati dalla Fabbriceria laica (vd. specialmente pp. 8-11, 14). La presenza del cappellano eco-nomo è attestata pure in alcune note di cronaca inserite nelle vacchette delle messe superstiti della Ghiara, edite in Bertazzoni, Rossi 1983 (p. 6, alla data 1825.07.12 si ricorda che l’economo don Luigi Bonaretti fece da cicerone all’imperatore Francesco I e ai suoi familiari in visita al tempio; p. 8, alla data 1832.12.31, è annotata la morte di don Giuseppe Monzani “cappellano di questo tempio”).

37 Iotti 1997a, pp. 64-67 (riepiloga i lavori di questo periodo sulla scorta della bibliogra-fia precedente).

38 Il più ampio e ricco ragguaglio è in Lindner 1954, pp. 173-176, che si servì di varie fonti importanti, specie per il rinnovo dell’antico voto e per quello nuovo. A una “conferma solenne del voto delle 100 once d’argento” fa riferimento cursorio anche Cottafavi 1895, p. 80, senza indicare fonti. Ma ora vd. anche le cronache reggiane tra-scritte in Bertazzoni, Rossi 1989, p. 178, e Bertazzoni, Rossi 1991 p. 282, e soprattutto la fonte più specifica costituita dalle note cronachistiche inserite nelle vacchette delle messe della Ghiara trascritte in Bertazzoni, Rossi 1983, in particolare pp. 7-8, dove sono annotate tutte le scosse percepite in città dall’11 marzo al 15 giugno 1832, e tutte le celebrazioni in Ghiara di tridui, novene e processioni coi corpi dei santi patroni reggiani, specialmente San Prospero, portati dalle rispettive sedi fin dentro al tempio mariano e lì lasciati in esposizione anche alcuni giorni. Il 13 marzo “il nostro tempio non soffrì che leggermente nel lanternino della cupola. I grandi edifizi della città, quali più quali meno, furono tutti danneggiati. …Con questo flagello di terremoto è danneggiata la nostra città di molto prezo e à fatto cadere seimila camini e varie case, e quasi tutte appuntellate” (Bertazzoni, Rossi 1983, p. 7). Il 24 giugno, ma potreb-be trattarsi di un refuso e stare per 21 giugno, “in questa festa, abbiamo avuto una funzione che era incirca 40 anni che non era stata fatta, la quale è stata l’offerta delle cento once d’argento portate dalla illustrissima Comunità processionalmente in detta chiesa, e terminò la funzione con la santa messa e la benedizione dell’augustissino Sacramento” (Bertazzoni, Rossi 1983, p. 8).

39 Lindner 1954, pp. 198-201; Festanti 1974, p. 280, nn. 87-88.40 Lindner 1954, pp. 195-197.41 Lindner 1954, p. 202 (mentre a pp. 221-222 ricorda alcune figure di cappellani e

confessori del tempio d’inizio ‘900).42 Vd. qui, nota 15.43 Per i lavori del 1887-1890 e la festa di riapertura: Cottafavi 1895, pp. 81-95 (a p. 82:

refuso 31 ottobre 1895 invece di 1885); Baldi 1896, passim; Lindner 1954, pp. 202-203; Festanti 1974, pp. 281-282, nn. 98, 104, 117-119; Bertazzoni, Rossi 1984; Iotti

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1997a, pp. 68-71; Monducci 1998, cap. 40. Per le celebrazioni del 1896: Lindner 1954, pp. 203-209; Festanti 1974, pp. 283-285, nn. 126, 128-135, 137-139, 141, 143-145, 149-152; Bertazzoni, Rossi 1988b; Iotti 1997a, pp. 71-72; (tutti con foto d’archivio).

44 Iotti 1997b, p. 10; ma vd. anche i titoli elencati in Festanti 1974, pp. 285 segg., ad esempio nn. 158-161, 163-164, 166, 168, ecc.

45 Saccani 1922a, pp. 8-9, che tuttavia non cita la fonte.46 Lindner 1954, pp. 212-215; Festanti 1974, pp. 287-288, nn. 175, 177, 178, 180-183, 187.47 Lindner 1954, pp. 32 e 321 (stranamente poco spazio ebbe questo tema nel suo li-

bro); Festanti 1974, p. 289, nn. 210-211; Iotti 1997a, pp. 75-76; Iotti 1997b, ricco d’informazioni documentarie inedite, specialmente tratte dalla Cronaca del convento di Santa Maria della Ghiara di Reggio nell’Emilia dall’anno 1926 al 1945, conservata oggi nell’archivio conventuale dei frati della Ghiara, redatta in bella copia nel 1934-1936 dal padre servita Agostino Maria Bellezze (priore della Ghiara nel 1927-1937 e nel 1949 per pochi mesi), ma usate in modo non scientifico.

48 Iotti 1997b, pp. 10 e 12.49 Iotti 1997b, p. 19. È da dire che ciò si viene a sapere da quanto riferì di tale seduta

il consigliere Francesco Ramusani, avversario del presidente Fulloni, al padre servita Agostino Maria Bellezze, insomma la fonte richiederebbe ulteriori riscontri.

50 Fra il 1900 e il 1927 furono pubblicate almeno sei guide: Festanti 1974, pp. 285-289, nn. 154, 167, 176, 179, 184, 201.

51 Iotti 1997b, p. 19.52 Iotti 1997b, pp. 14, 16, 53 Iotti 1997b, pp. 36-39, e Iotti 1997a, p. 76.54 Iotti 1997b, pp. 41-43, compresa fig. 9.55 Per tutto: Lindner 1954, pp. 215-221.56 Vedi Solenne funzione 1954. La riproduzione in fac-simile dell’originale in latino e la

traduzione italiana del breve di Pio XII si trovano nel recente opuscolo intitolato Tu che da tanti secoli di Reggio sei Regina. La basilica santuario della Madonna della Ghia-ra, Reggio Emilia, stampato dalla fabbriceria e dal convento della Ghiara senza anno e senza luogo d’edizione [ma Reggio 2013], e distribuito attualmente nel tempio. In esso fra l’altro si legge una curiosa asserzione sui Servi di Maria “che erano a Reggio fin dal 1313 e che restarono poi sempre i fedeli custodi di questo sacrario della città” e, coerentemente, non si fa parola della soppressione del 1797 nella cronologia dei fatti principali del santuario che va dal 1596 al 2013.

57 Rossi 1997.58 Rossi 1993, pp. 3-4; Severi 1996; Severi 1997; Manenti Valli 1997.59 Come dichiarò a verbale la stessa miracolata Francesca Calcagni, dopo lunga infermi-

tà, s’aggravò nella prima metà di aprile del 1596, fino “alla Settimana delle Olive [cioè delle Palme] prossima passata, nel qual tempo io intesi che una Maddalena moglie di Giulio Venturi detto Bandeghino, inferma di quattro anni, haveva fatto voto alla beata vergine Maria et all’immagine di Quella sul cantone de’Servi, per il che io feci voto similmente anch’io di farle dire una messa quando vi si celebrasse” (pubblicato in Iotti 1999, p. 73-75); Miari, Vellani 1597, par. 24, subito divulgarono: “havendo ricorso per sanità sua alla Beata Vergine per l’essempio della soprascritta Maddalena Venturi” (rist. anastatica in Iotti 1999, p. 238).

60 Per le date esatte di partenza e ritorno a Reggio del Rangone vd. Rubini, Cronaca, ed. Bertazzoni, Rossi 2000, p. 35 (nomina a nunzio poco dopo il 3 marzo 1599, in

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occasione della quale si fecero “alleggrezze” in Reggio) e p. 38 (rientro in Reggio, 3 maggio 1607). Sulla missione polacca è importante: Buta 1925. Sul culto della Ghiara in Polonia, introdottovi da Claudio Rangone (vescovo di Reggio Emilia dal 1592 al 1621) durante la sua nunziatura del 1599-1607, vd. Lindner 1954, p. 148; Motti Zam-bianchi 1988.

61 Cilli 1624, p. 44; Lewansky 1986.62 Motti Zambianchi 1988, pp. 8-11.63 Motti Zambianchi 1988, p. 12. Per quanto riguarda la data 1601 che appare in fron-

tespizio, la stessa Motti Zambianchi a p. 10 ipotizza che possa essere una finzione editoriale: l’ipotesi è da accogliere, visto che all’interno dell’opuscolo è riportato il testo di un’epigrafe dedicatoria dell’aprile 1624 (ivi, p. 12).

64 Sull’azione diplomatica di re Sigismondo a Roma per la promozione del Rangone e sulla contrarietà di Paolo V e dei Borghese: Leitsch 1978; Schwedt 2013, p. 213, nota 13. Ma si deve aggiungere la preziosa testimonianza di Spaccini: 22 settembre 1609, “si tiene per fermo che monsignor vescovo di Reggio sii a prima promozione cardinale, sendo continuamente pregato il papa farlo ad instanza del re polaco” (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 404); 14 marzo 1609, “l’ambasciatore del re di Polonia ha fatto gran-de istanza al papa perché conferisca la porpora al vescovo di Reggio alla prima promo-zione” (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 364); 8 febbraio 1610, “il conte Fabio Scotti (sì come m’è stato scritto di Roma) ebbe l’audienza dal papa e, per quanto intende, aspetta solo una risposta da Borghese e poi sarà espedito. Che cosa sia venuto a trattare a Roma, dice due cose. La prima ad impedire che monsignor vescovo di Reggio non sia fatto cardinale, domandandolo l’ambasciatore di Polonia, che è qua, qual pur partirà quanto prima; et è parso ad alcuni che abia del verisimile, perché il cont’Alessandro, nepote del detto monsignore, non l’è stato a visitare. L’altra ch’è qui per operare sia fatto vescovo di Modona un nepote del cardinal Tosco e non il Bertaca già elletto (et io non ne credo niuna di queste)” (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 437); 1 aprile 1610, il re di Polonia ama molto il vescovo Rangone e continua a insistere per fargli avere la porpora, mentre il duca di Modena non lo appoggia e anzi ha in disgrazia il Rangone che è riuscito ad avere in dono dai signori di Novellara un quadro bellissimo di Cara-vaggio che il duca desiderava (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 450); 23 maggio 1610, pare che il re di Polonia faccia nuovamente grande istanza al papa di fare cardinale il vescovo di Reggio (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 460); 27 maggio 1611, il vescovo Rangone si è disgustato con il governatore ducale di Reggio ed è caduto in disgrazia presso il duca, che ostacola a Roma tramite il proprio residente la sua promozione cardinalizia invece richiesta dall’ambasciatore del re di Polonia (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 557); 16 luglio 1621, “Il re di Polonia ha ritornato un’altra volta in piede il negozio di voler cardinal il conte Claudio Rangone, gentiluomo modonese et vescovo di Reggio, per il luogo vaccato del cardinal Bonsi [Giovanni Bonsi di Firenze, natura-lizzato francese, vescovo di Béziers, grande elemosiniere della regina Maria de’Medici, creato cardinale dietro insistenza di lei il 17 agosto 1611, residente francese a Roma dal 1615 al 1621, ove morì il 4 luglio 1621], et il papa [Gregorio XV Ludovisi, eletto il 9 febbraio 1621] v’inclina molto per la sua bontà [di Rangone] et anco per la parentella che v’è fra di loro, se la disgrazia loro non voglia che, stando il papa vecchio e malsano, non morisse; allora si potrìa dire che veramente questo signore fosse afatto sgraziato, sebene merita questo et altro per la sua bontà et integrità di vita, sendo particolarmen-te molto ellimosinario, grato ad ogni uno per li continui alloggi che fa, in tutte le sue

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azzione ha del prèncipe” (Spaccini 1588-1636, V, 2004, pp. 75-76); 3 settembre 1621, “l’illustrissimo et reverendissimo signor conte Claudio Rangone, nobile modonese e vescovo di Reggio e prencipe, morse eri alle 22 ore incirca, con universale dolore di quella città per le sue rare qualità, sendo stato nonzio in Polonia con tanta sodisfazzio-ne di quel re, che mai non ha voluto cardinale se prima non aveva questo, e non l’ha mai pottuto ottenerlo né da Clemente Aldobrandino, né da Paolo V Borghese, che molto se le dimostrò nemico, sebene ne ha fatto molti che non lo merittavano come lui; questo mo’[Gregorio XV Ludovisi] vi aveva promesso [al re di Polonia?] che la prima promozzione che faceva a’prencipi, vi serìa stato lui, che pur almeno averìa onorato il suo cadavero col capello rosso” (Spaccini 1588-1636, V, 2004, pp. 106-107).

65 Rubini, Cronaca, ed. Bertazzoni, Rossi, 2000, pp. 38 (“si raddoppiorno le allegrezze nel terzo giorno di maggio 1607 pel felice ritorno di monsignor vescovo nostro dalla nontiatura di Polonia, esercitata da lui con molta sua lode e soddisfatione del pontefi-ce Clemente VIII e Paolo V e di quel re. Non stette molto a sopraggiugnere lettere di sua maestà a monsignore che li davan conto ch’essendosi in campagna aperta affron-tato il suo con l’esercito nemico e fatta giornata, avere tagliato a pezzi i suoi nemici e con la fuga essersi salvati appena il gran cancelliere suo ribelle e altri pochi, e che in quel pericoloso fatto d’armi, essendosi votato e devotamente raccomandato alla Santissima Madonna di Reggio, riconosceva l’intiera vittoria dalla mano di essa santis-sima e perciò lo pregava a voler in suo nome andare a rendere le dovute grazie nanti a quella sacrata Immagine: eseguì subito monsignore l’ottima volontà del re, facendoli di più cantare una solenne messa, assistendovi con li suoi canonici e gli altri sacerdoti della cattedrale”) e p. 40 (nel luglio 1611 “avuto il vescovo nostro nova certa della vit-toria ottenuta dal re di Polonia contro Moscoviti con la presa di Smolenco, fortezza e piazza principale nel gran ducato di Moscovia, andò con tutto il clero alla santissima e miracolosissima Madonna della Ghiara per rendere grazie a Santissima Divina Maestà ed ivi perciò fece cantare una solenne messa”); la notizia di quest’ultima vittoria è re-gistrata pure nella cronaca modenese di Spaccini alla data 30 luglio 1611 “Il re di Po-lonia s’è fatto quasi padrone della Moscovia” (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 573).

66 Motti Zambianchi 1988, p. 1267 Balicki 1831, pp. 126-128 (consultabile on line).68 Isachi 1619, pp. 165-166 par. 89; Veridico racconto 1666, p. 112.69 Rubini, Cronaca, ed. Bertazzoni, Rossi 2000, p. 39. La notizia di questa disastrosa

inondazione del Po, che colpì sia il mantovano, sia il reggiano (con danni enormi anche a Brescello e Gualtieri) si trova pure con dovizia di particolari nella cronaca modenese di Giambattista Spaccini, il quale tuttavia non fa parola del voto del mar-chese Bentivoglio e dei suoi sudditi alla Ghiara e anzi riferisce che il livello delle acque calò e Gualtieri fu risparmiata dal disastro finale in virtù della rottura di un argine dalla parte del mantovano (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 415-417, alle date 28 novembre-5 dicembre 1609).

70 Lindner 1954, pp. 133-134 (con riferimenti archivistici e bibliografia).71 Lindner 1954, pp. 103-104, 108 (sua fonte Isachi post 1930): 1630.06.19 (primo mor-

to di peste in Reggio); 1630.06.21 (voto della città, deliberato dal consiglio, d’offrire 100 once d’argento con processione solenne il 12 maggio d’ogni anno in perpetuo); 1630.12.05 (editto vescovile: per ringraziare, 3 sabati di digiuno e impegno a cantare le litanie della Beata Vergine al sabato in tutte le chiese della diocesi per un anno). Stando all’Isachi (Isachi post 1930), Urbano VIII in concistoro avrebbe osservato “il

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miracolo più grande della Madonna di Reggio era che la città era nel mezzo del fuoco e non abbruciava”.

72 Lindner 1954, pp. 113-114, 127-129: 1630.09.07 delibera di ricorrere alla protezione della Beata Vergine di Reggio; 1630.09.09 in consiglio generale, voto di costruire una chiesa in caso di cessazione; 1630.09.20 il senato comunica al vescovo di Modena la decisione di costruire una chiesa nuova dedicata alla Madonna di Reggio stanziando come primo fondo 10.000 ducatoni; 1630.11.01 processione degli anziani in cattedra-le dove il vescovo riceve solennemente il voto; 1630.11.13 giorno di Sant’Omobono, primo giorno dall’inizio del contagio in cui non si registra alcun nuovo caso e alcun morto in città; ragione per cui viene decretata festa solenne cittadina in onore della Madonna di Reggio la ricorrenza del 13 novembre. In realtà la strage in Modena non era ancora terminata, come attesta il quotidiano bollettino di Giambattista Spaccini (ad esempio Spaccini 1588-1636, VI, 2008, p. 167, alla data 1630.11.28, “oggi pub-blicati 8 morti di peste a Modena, però compresi quelli di ieri”). Certo era iniziata a Modena la fase calante del miasma: il 21 marzo 1631 l’atteso annuncio della riaper-tura delle porte della città (Spaccini 1588-1636, VI, 2008, p. 232 “adì 21, venerdì, hanno aperto le porte”); solo all’inizio di aprile del 1631 parte dei funzionari della corte ducale e buona parte delle mobilie tornano stabilmente in Modena (Spaccini 1588-1636, VI, pp. 242 segg.).

73 Lindner 1954, pp. 110 (sua fonte Isachi post 1930).74 Casa 1895, pp. 125, 132-137; Dall’Aglio 2008, pp. 29-30; Lindner 1954, p. 111. Ma

vd. Dallasta in questo volume, note 213-215 e testo corrispondente.75 La notizia del voto felsineo, del tutto sconosciuta agli studi sulla Ghiara, è riferita dal

cronista modenese Giambattista Spaccini, sotto la data 23 giugno 1630: “Bolognesi si sono avotiti alla Santissima Madona di reggio e sinora credo ne abbiano dato parte a quella Comunità, sì come ha fatto la città di Parma” (Spaccini 1588-1636, VIII, p. 84).

76 Per tutti, vd. qui par. 2.77 La fonte manoscritta è in ASRe, Comune, f. 2226, Congregazione sopra gli affari della

Beata Vergine della Ghiara – Processi per miracoli della Beata Vergine della Ghiara 1596-97, fasc. A e B. Purtroppo l’edizione di don Mario Iotti 1999, pp. 37-160, è vi-ziata da soverchio numero d’errori di trascrizione e datazione e da massiccia alterazio-ne dei testi originari con perdita di dati; peraltro è incompleta, essendo omessi senza dichiararlo 8 miracoli (se ne dà avviso solo in Iotti 2000, p. 9). Non è dato neppure l’elenco dei nomi degli 8 miracolati espunti. Comunque, non conteggiando gli 8 igno-ti, gli episodi da lui editi sono 88 e non 80 come dichiarato in Iotti 2000, p. 9. Infatti, nonostante in Iotti 1999 se ne trovino numerati solo 79, più quello fuori numerazione di Marchino, occorre tener presente che: la numerazione presenta un salto in corri-spondenza del n° 7, passando dal n° 6 direttamente al n° 8, inoltre al n° 18 sono cata-logati in realtà 2 prodigi, al n° 22 altri 2, al n° 8 ben 5, al n° 50 altri 2, così pure al n° 69, infine è inserito un bis dopo il n° 64; dunque 79-1+1+1+1+4+1+1+Marchino=88.

78 I documenti sono in AVRe, Sacre reliquie, f. 8; e AMG, Tempio, f. 83; riediti in Iotti 2000, pp. 18-52, docc. 4-17, che li dà per fonti inedite ritrovate; non è così, stando le ricerche a lui ben note di don Emilio Cottafavi 1895 (specialmente appendice, doc. III) e don Carlo Lindner 1954 (p. 44 in nota 1, p. 50 e nota 5, p. 51 e nota 3, p. 53 e nota 1, ecc.).

79 Sono i seguenti: i miracoli individuali durante la peste 1630-31, il voto di Francesco I d’Este e i voti cittadini di Reggio e Modena, che riconobbero alla Ghiara la loro

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protezione o liberazione dal flagello (fonti: Lindner 1954, pp. 104-106; Isachi post 1930; e altre indicate nella bibliografia citata qui, nota 23); inoltre i miracoli dal 1596 al 1628 a Fivizzano (e frazioni) e Licciana (fonti indicate in Istoria della miracolosa Immagine 1802, consultabile on line; Battaglia 1922; La Madonna di Reggio 1946; Saccani 1922a, p. 9; Lindner 1954, pp. 46-47 e 133-137; Pandiani, 1966).

80 Spaccini 1588-1636, VI, 2008, p. 170, alla data 10 dicembre 1630.81 Ad esempio Spaccini 1588-1636, VI, 2008, pp. 213-214, alla data 1631.02.14; e p.

223, alla data 1631.03.06.82 Il primo di questi tre cataloghi è ora in anastatica in Iotti 1999 (pp. 199-347), gli altri

due in Iotti 2000 (pp. 93-219 e 221-246). Tutti si trovano pure on line. Si sa che per il libro del 1619 l’Isachi, su mandato dei fabbricieri della Ghiara, fece estrarre una copia dei verbali dei miracoli dalla cancelleria vescovile (Monducci 1981, p. 71, docc. I-II); è invece inedito il fatto che in data 12 marzo 1633 “accetta la Congregatione [della fabbrica della Ghiara] un libro manoscritto intitolato ‘Reggio preservato dalla peste’, presentato da Alfonso Isachi, con le conditioni assegnate in filo” e che in data 29 agosto 1634 la stessa fabbriceria deliberò un “deposito assegnato ad Alfonso Isachi per il libro ms. de’miracoli della B.V. presentato alla congregatione” (AMG, Tempio, f. 86, fasc. 20. “Nota di alcuni partiti…”, alle date).

83 Tagliavini 1624, ora in anastatica in Iotti 1999, pp. 173-195.84 Miari, Vellani 1597: 56 prodigi in 54 capitoli (di cui 3 in cap. 11); Miari, Vellani 1598:

60 prodigi in 60 capitoli.85 Vedi qui nota 63 e nota 66 e testo corrispondente.86 Berti, Pirondini 1974, catt. 2, 3, 7, 8, 9, 10, 11, 12, con foto b/n prima dei restauri;

Brogi 1996, pp. 231, 237-239, con ottime riproduzioni dopo i restauri in figg. 178, 179, 189, 190, 191, 192, 193, 195.

87 Berti, Pirondini 1974, con foto b/n prima dei restauri: cat. 1 (d’ignoto pittore d’inizio XVII sec.; priva di cartiglio; Berti suggerisce con cautela d’identificarvi il miracolo del milanese Francesco Castiglioni), cat. 4 (documentata a Luca Ferrari; miracolo di Laura da Correggio nel 1625), cat. 5 (dato allora a ignoto, ma oggi, dopo il restauro, restituito concordemente a Luca Ferrari; con cartiglio incompleto: miracolo di Gian-francesco Vincenzi del 30.10.1626, senza luogo, ma plausibilmente suddito estense; oggi il cognome Vincenzi in Italia ha la sua massima concentrazione in Emilia Ro-magna, con 914 occorrenze, e in secondo luogo in Lombardia con 477; di cui 325 in prov. di Modena, 168 di Ferrara, 35 di Reggio, 213 di Mantova, 105 di Milano), cat. 6 (dato a ignoto pittore, ma restituito concordemente dopo il restauro a Sebastiano Vercellesi; miracolo di Paolo Ruggeri di Reggio 12.06.1631). Ora, Brogi 1996 (tratta solo i due di Ferrari e quello di Vercellesi), pp. 235 e 237, con ottime fotocolor dopo i restauri alle figg. 183, 184, 188.

88 Schedatura sommaria e inesatta in Gobbo 1995, ma con foto. Sulla cappella della Ma-donna di Reggio (poi delle Reliquie) nella cattedrale di Udine: Someda de Marco 1989, Nobile 2007. Vedi ora Dallasta in questo volume, in corrispondenza della nota 16.

89 Monducci 1998, tav. 8 a p. 38, e scheda 48 a p. 33, con trascrizione di tutti i cartigli.90 Vedi qui, nota 77.91 Miracoli di Gianfrancesco Vincenzi, plausibilmente modenese, del 30 ottobre 1626, e

del reggiano Paolo Ruggeri, 12 giugno 1631: vd. qui, nota 87.92 Lindner 1954, p. 42 e nota 1.93 Per la bibliografia sulle incisioni della Ghiara: vd. qui, nota 16.

384

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

94 ASRe, Comune, Provvigioni, 1597, 21 gennaio: fu affisso alla colonna del palazzo della Comunità, in piazza, un monitorio del vicario generale del vescovo di Reggio Emilia “sul particolare di stampare e vendere miracoli della Immagine di Nostra Si-gnora di questa città”; cit. in Rombaldi 1974, p. 81.

95 Come già osservato da Davoli 1974, p. 47.96 Davoli 1974, p. 48 e poi schedatura alle pp. 53-75. Ma altre ne ha aggiunte in seguito:

Davoli 1978, Davoli 1983b, Davoli 1990. Un nuovo aggiornamento a 120 pezzi è in Davoli 2014b, p. 876.

97 Davoli 1974, pp. 49-50.98 Davoli 1974, p. 49.99 Miari, Vellani, parte seconda, 1598, cap. 39 (rist. anastatica in Iotti 1999, pp. 317-318;

trascrizione parziale in Monducci 1998, doc. 40); Isachi 1619, pp. 229-230; ripreso in Veridico racconto 1666, p. 111. Tale miracolo non è invece presente nelle copie super-stiti dei verbali originali, edite in Iotti 1999, pp. 199-347 (a meno che non sia fra gli 8 miracoli presenti in tali verbali ma che Iotti nel 1999 ha omesso: vd. qui nota 77). Sul miracolo del Branchini vd. anche Davoli 1990, pp. 4-10; Davoli 2014a, p. 743.

100 Zeno Davoli ha messo in guardia giustamente dall’identificare in modo automatico questa notizia agiografica con la xilografia oggi venerata sull’altare maggiore della chiesa arcipretale di Fivizzano, conosciuta in tale unico esemplare (Davoli 1974, sche-da 1; Davoli 1978, scheda 8). Si tratterebbe di una congettura, destinata a restare congettura, in mancanza di prove documentarie limpide, a dispetto della simpatica verve anti-filologica di Monducci 1998, doc. 39, che invece dà la faccenda per asso-data. Sul culto sviluppatosi a Fivizzano vd. qui, nota 79 e testo corrispondente. Si può aggiungere che nei verbali manoscritti dei miracoli s’intercetta almeno un altro esplicito riferimento a una xilografia della Madonna di Reggio (vd. qui, nota 103 e testo corrispondente).

101 Lindner 1954, pp. 46-47; solo un accenno generico in Saccani 1922a, p. 9.102 Le informazioni sul progressivo distacco del culto di Fivizzano da quello reggiano si rica-

vano dalla bibliografia indicata qui, nota 78; ma vd. ora Dallasta in questo volume, in cor-rispondenza alla nota 40. Sul problema dei miracoli per via d’immagine: Christin 1993.

103 Vd. qui tabella seguente nel testo, riga 20, con indicazione delle fonti (la citazione è da Iotti 1999, p. 102).

104 La lettera del Realino fu registrata nella cancelleria vescovile di Reggio fra i verbali dei miracoli: vd. qui, tabella seguente nel testo, riga 17.

105 Davoli 1974, p. 53-54, scheda 2; Monducci 1998, p. 32, doc. 46; Davoli 2014b, p. 870.106 Non è noto alcun esemplare di questa immagine superstite: Davoli 1974, p. 54, scheda 3.107 Monducci 1998, pp. 32-33, doc. 47.108 Davoli 1974, rispettivamente alle pp. 57 (n. 13), 58 (n. 19), 59 (n. 21).109 ASRe, Comune, Provvigioni, 1597, 3 maggio. Rombaldi 1974, p. 81.110 Isachi 1597; Festanti 1974 p. 267 n. 1-a. Sull’incisione del Sadeler: Veridico racconto

1666, p. 24 (in cui si accenna anche a un’incisione realizzata a Siena negli stessi anni); Monducci, Rossi 1997, p. 23; Monducci 1998, pp. 31-32, docc. 44 e 45. Sadeler all’e-poca era dimorante a Verona.

111 Appartennero alla collezione di medaglie, monete e punzoni di Angelo Balletti, l’au-torevole storico reggiano, oggi conservata nei Musei Civici di Reggio. Vedi Bellocchi 1974, pp. 179-180 e 181.

112 Bellocchi 1974, pp. 179 e 180.

385

Fabrizio Tonelli

113 Per un elenco dei più importanti: vd. qui, nota 6. Per gli elenchi disponibili più com-pleti vd. la bibliografia indicata sopra, nota 17.

114 Vd. qui, nota 93.115 Davoli 1974, scheda 2 (con trascrizione della lettera, segnalatagli allora da Monducci);

Monducci 1998, docc. 45-46 (con trascrizione di una seconda cruciale lettera, spedita da Alfonso Isachi al cardinale Sforza Santafiora in Roma, edita in Isachi 1597, pp. 48-49; il cui contenuto, occorre aggiungere, fu ripreso in Veridico racconto 1666, p. 24).

116 È correttamente schedata nel sito del SBN (ICCU /LIBRO ANTICO, ad vocem); er-roneamente Festanti 1974, p. 268, n. 5, indica come stampatori gli Eredi di Ercoliano Bartoli in Reggio e poi in Verona Alessandro Tamo.

117 Festanti 1974, p. 267, n. 4. Ma correggendo i dati tipografici dell’edizione terminata a Verona, ci parrebbe meglio invertire la sequenza fra il n. 4 e il n. 5 della schedatura bibliografica di Festanti 1974.

118 Miari, Vellani 1598, cap. 23 e cap. 55 (rist. anastatica Iotti 1999, pp. 302-303 e 338-340). Solo il secondo episodio fu ripreso anche in Isachi 1619, p. 145.

119 Festanti 1974, p. 269 n. 13-a.120 Festanti 1974, p. 270 n. 18.121 Festanti 1974, p. 271 n. 24.122 Festanti 1974, p. 273 n. 35.123 Gabbi 1645, pp. 221-311; Festanti 1974, p. 273 n. 36. Ne furono stampati pure esem-

plari privi della parte sulla Madonna della Ghiara (ad esempio quello alla Biblioteca Estense di Modena).

124 L’autore fu il padre reggiano Domenico Ferreri, dei Servi di Maria: Festanti 1974, p. 273 n. 37. La data di stampa dell’opera viene indicata ora 1647 (Saccani 1922a, p. 10), ora 1648 (appunto Festanti, che dà pure la segnatura dell’esemplare conservato nella Biblioteca Comunale Panizzi di Reggio Emilia), ora entrambe (Lindner 1954, p. 43, nota 2 e p. 123, nota 2). Nel repertorio OPAC-SBN è catalogata con la data 1648 e ne sono segnalati quattro esemplari (nelle biblioteche: Statale Cremona, Estense Modena, Seminario vescovile Padova, Nazionale Universitaria Torino).

125 Festanti 1974, pp. 273-274.126 Per la prima edizione: Festanti 1974, pp. 273-4 n. 38-a (Festanti riporta, probabil-

mente per errore, l’anno di stampa 1659). Gumppenberg 1672, pp. 186-187. L’autore però trascrive l’anno del miracolo di Marchino con un errore: 1569 anziché 1596. Alla fine della descrizione della miracolosa immagine riporta la dicitura: “Ioannes Bapt. Alberti. Lib. 2”, che potrebbe essere un riferimento all’opera di un altro autore. Festanti 1974, p. 274 n. 39-a.

127 Laurenzi 1674; Festanti 1974, p. 275 n. 49.128 Le Muse è inserito nell’elenco di Festanti 1974, p. 275 n. 52.129 Festanti 1974, p. 275 n. 53 e 54.130 Certani 1675. Nell’opera appaiono il ritratto calcografico del dedicatario, Francesco

II d’Este, e ulteriori sedici incisioni di Giuseppe Maria Mitelli su disegno di Carlo Virginio Draghi, Francesco Torri, Giacomo Carboni, Michele Augusta, Prospero Manzini, Cristoforo Cattelli e Orazio Talami (quest’ultimo disegnò il frontespizio). Sull’impresa editoriale, i suoi tempi e i suoi costi: Fabbrici 1981.

131 Festanti 1974, p. 276 n. 58.132 Moresini 1692, pp. 192-194.133 È assai plausibile che a uno stesso miracolo si riferiscano sia la cronaca reggiana di

386

Il culto della Ghiara e la sua diffusione extra estense 1596-1700

Ercole Rubini (1611, “la Santissima Madonna rese la perduta vista ad un cieco di pa-tria mantovana avanti l’Imagine sua miracolosa di Ghiara, dove questo meschino era venuto a prostrarsi piangente e porgente caldissimi preghi per ottenere la desiderata grazia”, Rubini, Cronaca, ed. Bertazzoni, Rossi 2000, p. 40), sia la cronaca modenese di Giambattista Spaccini che registra alla data 15 maggio 1611, omettendo però la provenienza geografica, il pellegrinaggio di una confraternita, un membro della quale, cieco, viene guarito (Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 551-552).

134 Iotti 2000, pp. 39-52, n° 17, che pubblica anche l’incisione eseguita per grazia ricevu-ta, già edita in Davoli 1974, p. 65, scheda 50 e fig. 19.

135 Per Modena: qui, nota 23. Su Fivizzano, Bologna e Vicenza: qui, par. 2.136 Appena cinque date su 89 miracoli (Veridico racconto 1666, pp. 105, 112, 114, 118, 123).137 Cozzo 2002a, specialmente cap. 4; Cozzo 2002b. Per inquadrare il tema della relazio-

ne fra geografia cultuale e geografia storico-politica: Boesch Gaiano 2007 e gli altri saggi compresi nella sezione Dallo spazio al territorio: il ruolo dei santuari all’interno di Vauchez (a cura) 2007.

138 Per il riepilogo che segue, nel testo: specialmente Quazza 1969a; ma anche Rill, 1964; Ascari 1980; Bertoni 1993; Biondi 2007; Tamalio 2007b.

139 Sulla devoluzione di Ferrara: Balletti 1925, pp. 355-356; Folin 1998, specialmente pp. 11-14; Guerzoni 2000.

140 Cozzo 2002a, pp. 145-156, specialmente 148-153.141 1596.06.14 ante, Alba Ognibene del fu messer Iseppo Raffei, veneziana, moglie del

ferrarese Taddeo Ognibene (verbale ms. in Iotti 1999, p.128; Miari, Vellani 1597, par. 46; Isachi 1619, p. 138-139, par. 22; Veridico racconto 1666, p. 107); 1596.06.14, ancora Alba Ognibene, bis (verbale ms. in Iotti 1999, p.128-129; Miari, Vellani 1597, par. 47; Isachi 1619, p. 139 par. 23; Veridico racconto 1666, p. 103); 1596.06.15-19, Caterina Levaloro (su questo vd. di seguito nel testo); 1597 giugno, Piero Bettini, unico figliolo del signor Giambattista “procuratore ferrarese”, 12 anni (Isachi 1619, p. 223, par. 14); 1597 giugno (esame 1597.09.07), signor Nicolò Pallotta di Ferrara, parrocchia di Sant’Agnese (Isachi 1619, p. 190, par. 26); 1597 settembre, tre miracoli per il signor Marco Savonarola di Ferrara e i suoi due figlioli Leonardo e Michele (Isachi 1619, p. 160, par. 78); 1597.04.01circa (esame 1597.06.11) madonna Bianca Ferrari Borghi, figliola del fu Giovanni Ferrari da Ferrara della parrocchia di Santo Stefano, e vedova di messer Paolo Borghi di Reggio nella parrocchia di San Loren-zo (Isachi 1619, p. 221, par. 12). Infine, 1597 luglio, a Massa Lombarda (ducato di Ferrara, diocesi di Ravenna), Girolamo Tosi figliolo del signor Paolo (Isachi 1619, p. 172-173, par. 12; Veridico racconto 1666, p. 121).

142 Le tre Compagnie dello Spirito Santo (27 aprile 1596), di San Giovanni Battista (20 giugno 1596) e della Morte (10 o 17 luglio 1596): vd. rispettivamente le lettere in-formative pubblicate in Isachi 1597, pp. 5-7, 32-33, 72-74, ma anche Spaccini 1588-1636, I, 1993, ad datas (per la Compagnia della Morte, sotto il 10 luglio) e Veridico racconto 1666, pp. 20 e 28 (solo per le ultime due, di cui la terza sotto il 17 luglio); infine per le comitive nobiliari vd. almeno “la venuta d’alcune dame di Mantova, Fer-rara” (lettera del 4 ottobre 1596 alla marchesa Isabella Pallavicini Lupi in Isachi 1597, pp. 114-115); e “adì 2 ottobre [1596] ritornò la moglie del signor Imola, secretario di sua altezza, da visitare la gloriosa Madonna di Reggio, essendovi stata alcuni giorni, sendo incontrata [ripassando in Modena] da arcobugieri e cavalli leggieri et è allog-giata in castello, alle cui spese io non lo so [= a spese di chi io non so], ma ben so io

387

Fabrizio Tonelli

ch’è stata corteggiata da questi cagnetti e pellacuchi del sangue modonese” (Spaccini 1588-1636, I, 1993, ad datam).

143 Stessa bibliografia citata alle note precedenti; cui s’aggiunga (a parte i ricchi doni dei vari membri della famiglia ducale, venuti da Ferrara in visita alla Madonna) che nell’inventario della Ghiara del 13 dicembre 1599 si trova elencata “una tavoletta con un putto fassato dell’illustrissimo conte Alfonso Turcho ferrarese: libre 3, oncie 6” vd. Rossi 1983a, p. [6]; a tal proposito, va ricordato che uno dei primi miracolati a Reggio fu Carlo Pio di Savoia [Carlo Emanuele Pio], figliolo dodicenne dell’illustre signor Enea, governatore ducale di Reggio, e della illustre signora Barbara Turchi (verbale ms. in Iotti 1999, p. 102-103; Miari, Vellani 1597, par. 50; Isachi 1619, p. 140, par. 25; Veridico racconto 1666, p. 109). È probabile che questo conte Alfonso Turchi abbia più tardi acquistato un marchesato, come fecero molti nobili ferraresi, modenesi e reggiani, e sia quindi la stessa persona di cui parla Spaccini in data 8 novembre 1622: è morto in Ferrara il marchese Turchi e con lui quella casa s’estingue, poiché non ha avuto figli dalla moglie, figlia di Mario Farnese e sorella della moglie del conte Ercole Rangone; aveva un bellissimo palazzo, un’entrata annuale stimata in 25000 scudi ed era il ferrarese più ricco dopo Ezio Bentivoglio; aveva molte sorelle maritate, e poiché suo padre lo aveva lasciato erede universale ma con l’obbligo che, morendo anche lui senza maschi, si dovessero imbussolare i nomi dei figli maschi delle sorelle ed estrarne uno a sorte per farlo erede unico, perciò si ritiene che ora vi sarà gran lite (Spaccini 1588-1636, V, 2006, p. 296).

144 Spaccini 1588-1636, II, 1999, p. 369-370; vd. anche il saggio di Dallasta in questo volume, in corrispondenza della nota 66).

145 Il 18 febbraio 1631: “i Reggiani volevano fare reccitare una orazione nella chiesa della Beata Vergine, et volendo stabellire il modo, se ritirorono la mattina in Conseglio dove stetero sino a negra sera, dove conclusero che il popolo dovesse stare in piede con i briolini d’ormesino in testa, se bene v’era molti volevano si stasse assettati con capelli in testa, ma i primi prevalsero. La mattina li mercanti spedirono tutti i loro or-mesini, che non ve ne fu per i meggi. Comparsero tutti la sera in la Madonna con suoi briolini in testa. Arivato che fu Sua Altezza, tutti vi cominciorono a farli di capo, il che se ne rise. nell’orazione che fu fatta pregorono per la città di Parma, Bologna, Ferrara et altri, eccetto che di Modona: pensiero indegno d’una città che mostra tanto rancore et odio verso di noi, che non curiamo niente di questa sua mala volontà; sanno bene che vi abbiamo la paternanza sopra” (Spaccini 1588-1636, VI, 2008, p. 216).

146 Fonti sul miracolo: verbale ms. in Iotti 1999, p.112-117; Miari, Vellani 1597, par. 40; Isachi 1619, p. 216-217 par. 1; Veridico racconto 1666, p. 123. Per le vignette dei miracoli nella calcografia del Florimi, vd. qui, par. 4/c, e tabella in par. 4/f (ultima colonna, riga 5). Per la lettera d’Isachi “all’illustrissimo sig. conte Poponio Torrello, del miracolo occorso in Ferrara...”: Isachi 1597, pp. 107 ss.

147 La citazione è dal verbale ms. in Iotti 1999, p. 115.148 Le citazioni sono dal verbale ms. in Iotti 1999, p. 114.149 Nessun risultato dal sito http://polocer.sebina.it/ (Censimento regionale delle edi-

zioni del XVI secolo, curato dalla Soprintendenza per i beni culturali e documentari dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna) e dal sito http://edit16.iccu.sbn.it/ (Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo, curato dall’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche).

388

150 Di tale componimento diede laconica notizia (senza però conoscere la diversa men-zione di Miari, Vellani 1597) Lindner 1954, p. 123: “Gian Francesco Levaloro, poeta ferrarese, narrò in versi latini un prodigio della Madonna della Ghiara” e precisa in nota che “i versi sono riportati nella ‘Relatione’dell’Isachi” (senz’altro si tratta di Isa-chi 1597, dove sono pubblicate, frammiste le une alle altre, sia 54 lettere dell’Isachi, sia le composizioni poetiche di diversi autori in onore della Madonna di Reggio).

151 Gasparis Leualorii sac. theol. doct. oratio habita in summo Ferrariae templo kal. Feb. tertio post die, quam illustriss. ac reuerendiss. d.d. Petrus Aldobrandinus S.R.E. card. pro Clemente VIII pont. opt. max. legatus intra eamdem ciuitatem summa omnium laetitia est receptus, pubblicato presso lo stampatore ferrarese Vittorio Baldini; con-siste in un opuscoletto di sei carte non numerate, in 4°. L’edizione non reca l’anno di stampa, che però si desume dalla dedica dell’autore al cardinale; sul frontespizio si trova lo stemma di Clemente VIII. Si conoscono esemplari presso le seguenti bi-blioteche: comunale Ariostea di Ferrara, municipale Panizzi di Reggio Emilia, statale di Cremona, Apostolica vaticana, Ambrosiana di Milano, universitaria Alessandrina di Roma, Angelica di Roma, nazionale Marciana di Venezia, Riccardiana di Firenze, Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana di Milano. Un’altra sua opera nota è Assertiones ex sacra theologia publice disputandas, stampata tra il 1578 e il 1590 a Venezia dai Giolito, in un opuscoletto di 12 carte non numerate, in 4° (di cui si cono-scono gli esemplari della Biblioteca civica di Padova e dell’universitaria Alessandrina di Roma). Per tutto: http://polocer.sebina.it/ e http://edit16.iccu.sbn.it/.

152 Golinelli 1996, cap. 7 [ripubblicazione del saggio del 1986: Culti comuni su versanti opposti], in particolare par. 2-5.

INDICE DEI NOMI

Affarosi Antonio, tesoriere del Santo Monte di Pietà di Reggio Emilia

205

Affarosi Claudio, magistrato 173

Agresti Livio, pittore 131 422

Alabanti Antonio, padre generale dei Servi di Maria

94

Alberti Durante, pittore 131

Aldobrandini

- Margherita 289 296 301 318 365 370

- Pietro, cardinale 116 178 199 313 365 368

Aleotti Giovan Battista, architetto 112 113 251

Alessandro IV, papa 29

Angioletti Luca da Firenze, cantore 62 76

Annigoni Pietro, pittore 48

Anselmi Michelangelo, pittore 109

Antoniano Silvio, segretario del collegio cardinalizio romano

108

Aretusi Cesare, pittore 112 113

Arlotti Ridolfo, nobile e poeta 190 194207 209 244

Attendolo Muzio, detto lo Sforza 93

Baglione Cesare, pittore 112

Bagnacavallo Bartolomeo, pittore 111

Balbo Alessandro, architetto 176

Baldi Angelo, storico 53 66

Baldini Pietro Paolo, pittore 46

Baldovinetti Alessio, pittore 45

Ballottini Arcangelo, priore del convento della Ghiara

110 121 196 265

Barbieri Giovanni Francesco detto il Guercino, pittore

145 146 194 219

Barocci Federico, pittore 112 119

Bartoli Ercoliano, stampatore 291 306 318 325 359

Becchesini Prospero, cantore 56 75

Benedetto XI, papa 24 31 32 33 34

Benedetto XIV, papa 332

Benizi Filippo, santo, priore generale dei Servi di Maria

29 30 31 35 48 191 235 330

Bentivoglio

- Ippolito, marchese 339

- Ludovico, vescovo di Città di Castello

273

- marchesi di 62

Bertacchi Pellegrino, vescovo di Modena,

287

Bettelli Giulio da Imola, maestro di cappella

63 75

Bianchi Giovanni detto il Bertone, pittore

26 129 157 159 169 170 171 327

Biancolini Camillo, pittore 175 352

Bibiena Ferdinando, Francesco e Antonio, scenografi

257

Bolognini Giovan Battista, pittore 270

Bombasi Asdrubale, latinista e collezionista

209

Bona Ottavio da Colorno, cantore 72 70 71

Bonaretti Pietro, cantore 76 78

Bonone Carlo, pittore 125 219 220

Bonvicini Bartolomeo, incisore 161

Bonvicino Ambrogio, scultore 116

Borgani Francesco, pittore 147

Borlasca Bernardino, compositore 61 75

Borlenghi Battistino, cantore 59 76

Borromeo

- Carlo, santo, vescovo di Milano 111 141 145 159 266 390

- Giulio, cappellano di San Bartolomeo a Guastalla (RE)

99

Bosi Ercole, nobile e fabbriciere 206 209 218

Boulanger Jean, pittore 139 159 266

433

Brami Claudio, nobile 207

Brandani Federico, pittore 136

Brettoni Edoardo, vescovo di Reggio Emilia

334

Busana Giovan Battista, giureconsulto 190 217

Bussotti Dionisio, priore generale dei Servi di Maria

74

Caccia Giovanni Ambrogio, vicario vescovile

299

Calcagni

- Francesco, nobile 197

- Girolamo, nobile 193 194 195 196 197

- Narciso, nobile 197 202

Calderoni Giulio, pittore 134

Calvaert Denys, pittore 112 113

Canossa Guglielmo, signore di Bianello (RE)

92

Cantarini Simone, pittore 48

Capocci Raniero, cardinale legato papale

27

Carracci

- Annibale, pittore 119

- Ludovico, pittore 109 112 113 114 218 219 227

Carrati Pietro, organaro 78

Cartari Vincenzo, trattatista 123 127 251

Casamatti Matteo, cantore 62 77 78

Casotti Girolamo, nobile 221 222 223 224 225 226 227 228 231 234 235

Cassioli Giuseppe, pittore 48

Castellini Gianluca, ambasciatore di Ercole d’Este e vescovo di Reggio Emilia

129

Castri Alfonso, notaio 202

Cattani Filippo, vescovo di Reggio Emilia

332

Cavazzoni Francesco, pittore 111 112

Cenni di Pepo, detto Cimabue, pittore 33 43

Ceretti Bartolomeo, cantore 56 75 77

Certani Giacomo, pittore 161 273 306 360

Cesari Giuseppe detto il Cavalier d’Arpino, pittore

116

Cesi

- Bartolomeo, pittore 112 114 115

- Lavinia, dama 297

- Nicolò, conte 297

- Pierdonato, cardinale 111

Chierici Alfonso, pittore 211

Chiesa Alfonso, cantore 56 59 75 76 77

Clemente VI, papa 35 89

Clemente VIII, papa 116 117 119 135 \36 175 252 265 273 286 296 328 337 365 366 413

Cochi Bartolomeo, stampatore 160

Codebò Girolamo, vescovo di Reggio Emilia

266 304

Coduri Flaminio, letterato 286 338 339 343

Colonna Vincenzo, organaro 65

Coppellini Giacomo Antonio, arciprete della cattedrale di Reggio Emilia

202

Coppo di Marcovaldo, pittore 33 40 42 43

Corradini

- Giovanni Battista, cantore 76

- Girolamo, canonico 190

Costeregia Agapito di Bergamo, inquisitore domenicano

293

Cremonini Giovan Battista, pittore 112 113

Cresti Domenico detto il Passignano, pittore

116 141

Crisanto, santo, patrono di Reggio Emilia

160333

Crivelli Giovanni Battista, maestro di cappella

63 64 75

Curti

- Bernardino incisore e pittore 161 254

- Girolamo, detto il Dentone, quadraturista

256

- Sebastiano, incisore 161

434

Daria, santa, patrona di Reggio Emilia 160 333

Dal Corno Colonna Antonio, organaro

64 65

De Lacesa Michelino, notaio 92

Degani Camillo, pittore 135

Del Monte Francesco Maria, cardinale 119

Del Sarto Andrea, pittore 45 48 49 124

Dell’Abate Ercole, pittore 119

Desani Pietro, pittore 126 227 228 229 231

Duccio da Buoninsegna, pittore 33

Duchi Camillo, notaio 101 203

Enrico VII di Lussemburgo, imperatore

35

Este (d’)

- Alessandro, cardinale, governatore di Tivoli

132 133 134 135 142 252 265 299

- Alfonso II, duca 94 133 136 147 176 177 178 252 253 256 276 278 280 283 286 297 359 365 368

- Cesare, duca 119 134 135 143 160 178 180 199 201 202 205 207 253 280 281 287 299 338 342 365 414

- Ercole I, duca 129 131 294 295

- Francesco I, duca 139 142 254 288 289 292 300 301 330 341

- Francesco II, duca 301 331

- Francesco III, duca 132

- Francesco IV, duca 162

- Francesco V, duca 332 415 417

- Francesco Maria, vescovo di Reggio Emilia

119 332

- Ippolito, governatore di Tivoli 130 131 132 133

- Isabella 268

- Lucrezia, duchessa di Urbino 178 276

- Luigi, cardinale 133

- Maria Beatrice Ricciarda 391 396

- Obizzo 289

- Rinaldo, cardinale 254

Fabbriceria Laica della Ghiara 54 55 57 58 60 61 64 67 73 109 110 118 187 188 197 206 215 220 225 230 248 298 332 333 334 335 364 375 390 400 401 403 428

Farnese

- Alessandro, cardinale 151 199

- Odoardo, cardinale 119 209 300

- Ranuccio, cardinale 147

- Ranuccio I, duca di Parma 282 293 296 297 298 370

Federico II, imperatore 26

Ferrabech Giovanni, pittore 112

Ferrantini Gabriele, pittore 112 113

Ferrari Luca, pittore 126 390

Filippi Antonio, architetto 100

Fiorentino Gian Battista, pittore 45

Fiorini

- Giovanni Battista, pittore 113

- Pietro, architetto 112

Florimi Matteo, incisore 303 344 347 351 357 366

435

Folenghi Grazia, vedova Vicedomini, benefattrice

66

Fontana

- Angelo Maria, incisore a Parma 288 307

- Lavinia, pittrice 112 113

- Prospero, pittore 111 114

Fontanelli Flaminio, nobile 277

Francesco di Cristofano detto il Franciabigio, pittore

45

Francesco di Donato, priore dei Servi di Maria

90

Franchi

- Giovan Battista, erudito 254

- Lorenzo, pittore 117 222 225 226 227 229 234

Francia Giacomo, pittore 112

Francini Andrea, pittore 229

Franza Iacopo, pittore 111

Fulloni Antonio, presidente della Fabbriceria

335 378

Fumagalli Ambrogio, pittore 48

Fungai Bernardino, pittore 40

Gabbi

- Caterina 219

- Giorgio, nobile 217 218 221 225 231 360

Gaibara Ercole detto Ercole del Violino, violinista

63

Garbieri Lorenzo, pittore 220

Gatti Bernardino detto il Soiaro, pittore

109 148

Gavasseti Camillo, pittore 205 206 228

Gessi Francesco, pittore 227

Ghisoni Stefano, notaio e cancelliere della Fabbriceria della Ghiara

56 197 215 216 222 225 230 275

Giovannello da Cotigno, uomo d’armi 93

Giovanni Battista da Parma, priore del convento dei Servi di Reggio Emilia

296

Giovanni da Firenze, vicario generale provinciale dei Servi di Maria

67 73

Giovanni di Paolo, pittore 44

Gobbo, Fiorenzo Maria, pittore e critico d’arte

47 148

Gonzaga

- Giovanni, cantore 56 75

- Giulio Cesare, conte di Guastalla (RE)

97 99

- Margherita, terza moglie del duca Alfonso II d’Este

146 176 177 278 283 329 365

Graffagnini Rocco, sagrestano 67 72 73 74

Gramigni Francesco, cantore 64 77

Grandi

- Cornelio, maestro di cappella 64 75

- Ottavio Maria, organista 68 79

Graziani

- Antonio, podestà di Reggio Emilia e poi di Modena

139 266

- Girolamo, poeta e segretario del duca di Modena

139

Gregorio X, papa 30

Gregorio XIII, papa 365

Gregorio XV, papa 134 270

Guidetti Achille, canonico 171

Guido da Baiso, vescovo di Reggio Emilia

91 345

Guido di Pietro detto il Beato Angelico, pittore

45

Ieronimo da Treviso, pittore, 111

Isacchi Giovan Battista, ingegnere 251

Lafontaine Pietro, patriarca di Venezia 334

Lana Ludovico, pittore 142 159 227

Laurenzi Alemanno, padre provinciale dei Servi di Maria

265 360 361

Lauro Giacomo, incisore 159

Leone XIII, papa 23

Leoni Ottavio, pittore 135

Levaloro Caterina, miracolata 355 366

Liatalsky Janusz, duca polacco, devoto alla Madonna della Ghiara

339

Ligorio Pirro, architetto e archeologo 130 131

436

Lindner Carlo, storico 265 267 268 269 270 271 274 286 288 336 345 355 371

Lodi Mario, pittore 141

Lombardo Veronese Rinaldo pittore 134

Loth Carlo Giovanni, pittore 49

Maccio Paolo, poeta 360

Magnani Gian Battista, architetto 195

Malaguzzi Claudio, conte 216

Malvasia Carlo Cesare, storico dell’arte

111 145 186 205 211 225 226 227 228 229 256

Mancini Annibale, pittore 134

Mandl Michal Bernard, scultore 48

Manfredi Carlo, incisore 161

Manodori Pietro, sindaco di Reggio Emilia

416

Margherita, figlia di Baldassarre da Gassano, miracolata

352 355

Maria Anna d’Austria 416

Maria Luigia di Parma 416

Marini Benedetto, pittore 118

Marino Giovan Battista, poeta e scrittore

134

Marliani Gian Agostino, vescovo di Reggio Emilia

331

Martinozzi Laura, duchessa 331

Mascagni Arsenio, pittore 109

Masini Pellegrino, benefattore 60 64 329

Massari Lucio, pittore 141

Massimiliano II, imperatore 139 177

Matteo Maria Boiardo, poeta 95

Mattioli Giulio, cantore 62 76

Mauruzi della Stacciola Nicola, conte 136 137 138

Mazzola Bedoli Girolamo, pittore 109

Mazzoni, Alfonso, cantore 62 63 75

Medici (de’)

- Cosimo I, granduca di Toscana 94 253 282

- Francesco I, granduca di Toscana 177

- Lucrezia, prima moglie di Alfonso II d’Este

178

- Raffaello, ambasciatore 178

Memmi Lippo, pittore 43

Menghi Silvestro, mansionario della cattedrale di Reggio Emilia

108

[Menozzi] Paolino, cantore 59 76

Merisi Michelangelo da Caravaggio, pittore

119 422

Messirotti Camillo, cantore 59 62 76

Minghelli Mario, nobile 202 203 204

Minozzi Marcello, cantore 64 77

Missori Alfonso, pittore 49

Mitelli Giuseppe Maria, incisore 161 259

Modigliani

- Gianfranco, pittore 140

- Livio, pittore 140

Montanari Simone, cantore 56 75

Morandi Francesco detto il Terribilia, pittore bolognese

176

Morelli

- Cosimo, architetto, 115

- Lazzaro, scultore 48

Munarini Sebastiano, 220

Muratori Ludovico Antonio, storico e letterato

178

Muziano Girolamo, pittore 131

Nebbia Cesare, pittore 151

Neroni Matteo, pittore 131

Nicolini Tommaso, cantore 56 58 75 78

Novo Gian Giacomo, scultore 194 195

Odoardo, duca di Parma 119 198 209 289 300

Orelli Francesco, scultore 195

Lelio, pittore 35 129 133 139 144 157 158 162 224 327

Orsini

- Fulvio, bibliotecario, antiquario e iconografo

125 198

- Nicola, impresario teatrale 423

437

Pacchioni

- Alberto, architetto 175

- Francesco, architetto e scultore 191 199 203 217 218 221 231 233 277

- Giovanni Prospero 172 174

Pagani

- Chiara, figlia illegittima di don Girolamo Pagani

202

- Francesco, nobile e arciprete della Pieve di San Faustino

201 202 203 204 205

Paleotti

- Alfonso, arcivescovo 265 273

- Gabriele, cardinale 108 110 112 113 114 115 119 130 328

Palladini Paolo, organista 68 70 79

Palma Jacopo il Giovane, pittore 189 190 191 192 207 208 211 217 220 229 232 235 267

Panciroli Guido, giureconsulto 267

Panni Antonio, cantore 62 76

Panzeri Nazareno, scultore 48

Paolo da Porretta, teologo domenicano

171

Paolo V, papa 117 133 286 329 338

Pastarini Pietro, cantore 56 75

Patrini Giuseppe, incisore 161

Pellegrino Laziosi da Forlì, santo 48

Pellicei Agnese, miracolata 294 303 352 356

Peranda Sante, pittore 142 143

Perlasca Simone, incisore 160

Perucci Orazio, pittore 194 204 218 220 223 224 229 291

Piccinini Antonio e Carlo, cantori 62 76

Pico Alessandro, cardinale 142 281

Pietro da Verona, frate domenicano e inquisitore

24 25 26

Pietro Paolo da Castelletto, organista 65 79

Pignatelli Carlo da Perugia, cantore 71 76

Pio Enea, governatore di Reggio Emilia

175

Pio V, papa 177 397

Pio XII, papa 336

Pizzaccheri Orazio, canonico della Pieve di San Faustino di Rubiera

199

Pratissoli

- Alfonso 198

- Ludovico, pittore 36 129 170 224 328

- Paolo, fabbriciere 194

Procaccini

- Camillo, pittore 113 118 189 190 225 226

- Giulio Cesare, pittore 109 110 112 118

Pucci Antonio Maria, santo 49

Pupini Biagio, pittore 112

Querenghi Antonio, letterato 113

Raffaelli Pietro, vescovo di Reggio Emilia

333

Rainaldi Girolamo, architetto 116 117 135

Ramusani Francesco, consigliere della Fabricceria

335

Rangone

- Claudio, vescovo di Reggio Emilia 116 117 130 146 170 173 174 179 277 278 286 294 297 328 329 332 337 338 339 357 359 413

- Pietro, priore dei Santi Giacomo e Filippo

419

438

Rangone Michelangelo, organaro 65 78

Ranzani Cherubino 73 342

Rascicotti Donato, stampatore 159

Ravani Cosimo da Lucca, organaro 53 66 67 72 73 74 78

Realino Bernardino, 353

Reni Guido, pittore bolognese 211

Ricci Camillo, pittore 144 146 160

Ripa Cesare, accademico e trattatista 123 126

Rocca

- Gaetano, prevosto 199

- Giovanni incisore 162

Rocchetti Gabriele, cantore 62 76

Rodani Caterina, moglie di Girolamo Casotti

223

Rodolfo II, imperatore 178 365

Romagnoli Pietro, incisore 162

Romani Giuseppe, pittore 211

Roncalli Cristoforo detto il Pomarancio, pittore

116

Roselli

- Cosimo, pittore 48

- Matteo, pittore 48

Rubini Ercole, cronista 198 199 200 201 202 204 205 279 280 283

Ruffini Flaminio, mecenate e committente artistico

199 200 221 226 117

Ruggeri

- Bonifacio, cavaliere e conte 207

- Brami Camilla, nobile 207 208 209 211 218

- Costantino, scultore 48

Sabbioni Giacomo, notaio 95

Sacchi Andrea da Ostia, cantore 62 76

Sacchis (de’) Giovanni Antonio detto il Pordenone, pittore

118

Sadeler

- Johan I, incisore e stampatore 158 159 160 161 357 358 359

- Justus, incisore e stampatore 160

Sampoli Nicola, architetto e scultore 199 200 201 203 204 205 222 226 227 231 235 241 242 330 374

Sandrini Tommaso, quadraturista 109 110 256

Sanvitale Gianfrancesco, conte 282

Sapiti Pietro da Todi, priore generale dei Servi di Maria

34 35

Savi

- Giovanni, pittore 120

- Ventidio, cantore 58 59 61 62 75 76

Savoia (di)

- Isabella, principessa di Modena e Reggio Emilia

256 280 286 287 299 391

- Maurizio, cardinale 254

- Vittorio Emanuele II, re di Sardegna 416

Sbaigher Emanuele, detto il Todeschino, pittore

134

Scapinelli Carlotta, contessa 421

Scarsella Ippolito detto lo Scarsellino, pittore

119 144 229 257

Scaruffi

- Gian Battista, figlio di Stefano 208

- Giulio, canonico 209

- Stefano, collezionista 186 210 211 231

Schedoni Bartolomeo, pittore 119

Schenoni Ippolito, maestro di cappella 59 61 62 63 75

Schiaminossi Raffaello, pittore 138

Scroffa Antonio, nobile 267

Sessi Orazio, conte 208

439

Sette Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, santi (Bonfiglio, Bonagiunta, Manetto, Uguccione, Amadio, Sostegno e Alessio)

23 24 48

Sforza Ludovico detto il Moro 294

Sigismondo III Vasa, sovrano della confederazione polacco-lituana e re di Svezia

286 338 339

Signoretti

- Aurelio, maestro di cappella 54 75

- Marcello, medico 209

Sigonio Carlo, storico 108

Silva Giovan Battista, filosofo 194 208

Simonelli Angelo da Rubiera, maestro di cappella

56 58 69 75

Sirleto Guglielmo, cardinale e bibliotecario vaticano

108

Socche Beniamino, vescovo di Reggio Emilia

336

Sorri Pietro, pittore 116

Spaccini Giambattista, cronista 274 275 277 279 280 285 289 299 328 341

Spada Leonello, pittore 107 108 110 124 135 205 210 211 218 232 256

Squadroni Francesco, pittore 160

Succi Giacomo, pittore 115

Svampa Domenico, arcivescovo di Bologna e legato pontificio

333

Tagliavini Giulia, custode della Sacra Immagine

36 170 327

Talami Orazio, pittore 161 192

Tamo Angelo, stampatore 359 360

Tiarini Alessandro, pittore 107 108 118 125 134 186 200 205 211 227

Tirelli Claudio, organista 68 70 79

Torelli

- Francesco, conte di Montechiarugolo 299

- Guido, signore di Montecchio 92

Toschi

- Domenico, avvocato 109 116 139 252

- Giovan Battista, vescovo di Narni 135

Triva Antonio Domenico, pittore 118

Trivulzio Gian Giacomo, politico e militare

129

Trotti Giovan Battista detto il Malosso, pittore-architetto ducale,

122 277

Turco Alfonso, conte 398

Valesio Giovanni Luigi incisore 160 258

Vallisneri Carlo, conte 172

Vasari Giorgio, pittore, architetto e storico dell’arte

111

Vasconi Alessandro, falegname 218

Vecchi De Giovanni da Borgo San Sepolcro, pittore,

131

Vecellio Tiziano detto il Tizianello, pittore

148 149

Vellani Pellegrino, notaio 291 342 368

Vigarani

- Gaspare, architetto 252 255 256

- Giovanni, architetto 257

Vincenti Onofrio, cantore 56 75

Vincenzi Carlo, stampatore 166

Viotti Anteo, stampatore 306 307 360

Vitali Giovanni Girolamo, maestro di cappella

59 65 75

Wierix Antonius, incisore e stampatore

159

Zanelletti Prospero, vicario generale della Curia vescovile

171

Zaniboni Francesco, maestro di cappella

59 75

Zanotti Masini Francesco, medico 204

Zoboli

- Angelo Maria, rettore di San Zenone (RE)

332

- Giacomo, pittore 131

Zuccari Federico, pittore 131 132

Zucchi Giacinto, cantore 64 77

440

Manoscritti

A. Del Re, s. d. (XVII sec.) Dell’Antichità Tiburtine, I, cap. I e II, la Fondazione di Tivoli, s.d., Biblioteca Apostolica Vaticana, coll. 4814-4815

Cavazzoni 1603F. Cavazzoni, Pitture et sculture et altre cose notabili che sono in Bologna e dove si trovano..., 1603, Bo-logna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, ms. B 1343; pubblicato in Francesco Cavazzoni, Scritti d’arte, a cura di M. Pigozzi, Bologna 1999, pp. 12-83

Campione 1607Campione del convento della Miracolosa Madonna de’Servi di Reggio cominciato nel 1607, AVRe

Rubini 1613aHistoria della città di Reggio de’suoi tempi (1584-1614), BMRe, Mss. Turri, C 123

Rubini 1613bE. Rubini, La historia della città di Reggio descritta dal sig. Ercole Rubini reggiano, copia di P. Fontanesi, BMRe, Mss. Regg., F 366

Isachi post 1630A. Isachi, Reggio preservato dalla peste over racconto delle provisioni spirituali e temporali fatte in detta città gli anni pestilenti 1630-1631-1632 et degli accidenti et gratie particolari ricevute dalla Beata Vergine Madri d’Iddio miracolosa nella sua Santa Imagine, ms. 1630-1632, copia di F. Franchi, BMRe, Mss. Regg, D 52 (dell’opera di Isachi uscì a stampa solo il sommario: vd. Festanti 1974, p. 272, n° 32)

Fontanesi 1817P. Fontanesi, Memorie di professori di musica reggiani, 1801-1817 ca., BMRe, Mss. Regg., E 24/2

Opere a stampa

Cartari 1556V. Cartari, Le imagini con la spositione de i dei de gli antichi, Venezia 1556

Cartari 1571V. Cartari, Le imagini de i dei de gli antichi, Venezia 1571

Borromeo 1577C. Borromeo, Instructionum fabricae, et supellectilis ecclesiasticae libri 2, Mediolani 1577

Inventioni 1579Inventioni di Gio. Battista Isachi da Reggio, nelle quali si manifestano vari secreti et utili avvisi a persone di guerra e per i tempi di piacere, Parma 1579

Spaccini 1588-1636G. B. Spaccini, Cronaca di Modena, 1588-1636, 6 voll., a cura di Albano Biondi, Rolando Bussi e Carlo Giovannini, (Materiali per la storia di Modena medievale e moderna, X), Modena 1993-2008 (senza indici analitici) [I (1588-1602), a cura di A. Biondi, R. Bussi, 1993; II (1603-1611), a cura di R. Bussi, C. Giovannini, 1999; III (1612-1616), a cura di R. Bussi, C. Giovannini, 2002; IV (1617-1620), a cura di R. Bussi, C. Giovannini, 2002; V (1621-1629), a cura di R. Bussi, C. Giovannini, 2004; VI (1630-1636), a cura di R. Bussi, C. Giovannini, 2008]. La prima edizione della Cronaca, pubblicata solo fino al 1622, è G. B. Spaccini, Cronaca di Modena, 1588-1636, [in realtà 1588-1622], 3 voll., a cura di G. Bertoni, T. Sandonnini, P. E. Vicini, (Monumenti di storia patria delle provincie modenesi. Serie delle cronache, 16-19), Parma 1911-1936 (con indici analitici) [I (1588-1599), a cura di G. Bertoni, T. Sandonnini, P. E. Vicini, 1911; II (1600-1602), a cura di P. E. Vicini, 1917; III (1603-1622), a cura di P. E. Vicini, 1936]

BIBLIOGRAFIA

441

Garzoni 1594M. Garzoni, Successo dell’immagine dela Beatissima Madonna dei Miracoli di Lucca. Et altre rime spiri-tuali, Lucca 1594

Isachi 1597A. Isachi, Relatione della miracolosa Madonna di Reggio, parte prima. Scritta in lettere a diversi…, Reggio 1597.

Miari, Vellani 1597G. Miari, P. Vellani, Sommario delli miracoli, et delle gratie riceuute per intercessione della gloriosissima Vergine Maria, all’imagine sua miracolosa nella città di Reggio. Parte prima, Reggio 1597 (rist. anastatica in Iotti 1999, pp. 199-278)

Miari, Vellani 1598G. Miari, P. Vellani, Sommario delle gratie, e miracoli ricevute per intercessione della gloriosissima Ver-gine Maria, all’imagine sua miracolosa nella città di Reggio. Parte seconda, Reggio 1598 (rist. anastatica in Iotti 1999, pp. 279-347)

Isachi 1600A. Isachi, Breve narratione dell’Origine et Miracoli della Madonna di Reggio, Reggio Emilia 1600

Clemente Papa Ottavo 1602Clemente Papa Ottavo alli Servi di Maria che portano l’habito della Compagnia, eretta all’Altare della Madonna di Reggio, nella Chiesa dei Servi..., Bologna 1602

Ripa 1603C. Ripa, Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall’antichità et di propria inventione, Roma 1603 (testo stabilito da P. Procaccini, Torino 2012)

Paciani 1607F. Paciani, Dell’arte di governare bene i popoli, et di fare che il Principe in un medesimo tempo sia temuto e amato, di Fulvio Paciani conte, cavaliero e dottore modenese, opera… dedicata al Serenissimo Signore Cosimo de’Medici, Siena 1607

Del Re 1611A. Del Re, Dell’Antichità tiburtine capitolo V diviso in due parti dal dottore Antonio Del Re tiburtino, Roma 1611

Cartari 1615V. Cartari, Le vere e nove imagini de gli dei delli antichi di Vincenzo Cartari Reggiano ridotte da capo a piedi in questa novissima impressione alle loro reali, & non piu per l’adietro osservate simiglianze... da Lo-renzo Pignoria Padovano aggiontevi le annotationi... con le allegorie sopra le imagini di Cesare Malfatti... et un catalogo del medesimo di cento piu famosi dei della gentilita..., Padova 1615

Giani 1618-1622A. Giani, Annalium sacri Ordinis fratrum Servorum b. Mariæ, a suæ institutionis exordio centuriæ qua-tuor, Florentiæ, ex typographia Cosmi Iuntæ, 1618-1622, 2 voll. (ed. Garbi 1719-1725)

Ballarini 1619F. Ballarini, Compendio delle croniche della città di Como, Como 1619

Isachi 1619A. Isachi, Relatione intorno l’Origine, solennità, Traslatione, et Miracoli della Madonna di Reggio, Reggio Emilia 1619

Maccio 1619P. Maccio, Damon Virgiliocento in translationem B. Mariae Virginis Rhegij Lepidi. Paulus Maccius infar-ciebat, et Illustriss.is Bonon.is Reipublicae Senatoribus dono dabat, Bononiae 1619

Rime 1619Rime fatte in honore della solennissima traslatione della Madonna delli Servi di Reggio. Ad istanza delli devoti & humili servi di essa Maria Vergine, Parma 1619

442

Cilli 1624Alessandro Cilli, Historia delle sollevationi notabili seguite in Pollonia gli anni del Signore 1606, 1607, 1608, Pistoia 1624

Tagliavini 1624M. Tagliavini, Compendioso racconto, dal quale s’intende, quali persone hebbero cura della miracolosa imagine della Madona di Reggio; qual fosse il suo principio; e quali fossero le sue prime gratie, & miracoli, Reggio Emilia 1624

Merula 1627P. Merula, Santuario di Cremona, nel quale si contengono non solo le vite dè santi di tutte le chiese, e di quelli, i cui corpi in alcune di esse si riposano, mà anche le reliquie, e cose notabili di ciascuna di esse. Nuouamente dato in luce dal R.D. Pellegrino Merula, Cremona 1627

Alberti 1642G. B. Alberti, Dell’apparitione della Madonna santissima di misericordia di Savona e delle miracolose sue imagini in Italia, libri quattro, Genova 1642

Franchi 1642G. B. Franchi, Breve racconto de’fuochi d’allegrezza fatti dalla città di Reggio per la promotione al cardina-lato dell’eminentissimo e reverendissimo signor Prencipe Rinaldo d’Este, Reggio Emilia 1642

Gabbi 1645G. Gabbi, Racconto de’Santi primi vescovi di Reggio et altrj dell’istessa città, Parma 1645

Cartari 1647V. Cartari, Imagini delli dei degl’antichi ridotte da capo à piedi […] da Lorenzo Pignoria padoano aggion-tevi le Annotationi […], Venezia 1647

Ferreri 1648D. Ferreri, Il Curioso discreto. Tessitura di vari discorsi, scolastici, istorici, e morali. Dif. Domenico Ferreri seruita libri cinque, Cremona 1648

Masini 1650A. Masini, Bologna perlustrata, in cui si fa mentione ogni giorno in perpetuo delle fontioni sacre, e profane di tutto l’anno. Delle chiese, e loro feste, indulgenze, reliquie, corpi santi, Bologna 1650

Gumppenberg 1657W. Gumppenberg, Atlas Marianus siue De imaginibus deiparae per orbem christianum miraculosis aucto-re Guilielmo Gumppenberg e Societate Iesu, Jngolstadii 1657

Gamberti 1659D. Gamberti, L’idea di un prencipe et heroe christiano in Francesco I d’Este di Modena e Reggio duca VIII, Modena 1659

Martii 1665F. Martii, Historia ampliata di Tivoli, Roma 1665

Masini 1666A. Masini, Bologna perlustrata. Terza impressione notabilmente accresciuta in cui si fa mentione ogni giorno in perpetuo delle fontioni sacre, e profane di tutto l’anno, Bologna 1666

Veridico racconto 1666Veridico racconto dell’Origine, Progressi, et Miracoli della Madonna di Reggio, con la descrittione d’alcune solennità e del Tempio, dichiarandosi le di lui pitture e sculture et nominandosi gl’Autori di quelle, Mode-na 1666 (rist. anastatica Reggio Emilia 1999)

Gumppenberg 1672W. Gumppenberg, Atlas marianus quo sanctae Dei genitricis Mariae imaginum miraculosarum origines duo-decim historiarum centuriis explicantur. Auctore Guilielmo Gumppenberg, e Societate Iesu, Monachii 1672

Buonvicino 1673P. Buonvicino, Relatione storica della B. V. della Ghiara, Reggio Emilia 1673

443

Alemanno Laurenzi 1674A. Laurenzi da Bologna, Epistola sacra nella solenne coronattione della miracolosa imagine di Maria Vergine, Bologna 1674

Benamati 1674G. B. Benamati, Istoria della città di Guastalla, Parma 1674 (rist. anastatica Bologna 1967)

Buonvicino 1674P. Buonvicino, Breve ristretto di gratie, e miracoli della Madonna di Reggio, Reggio Emilia s. a. [1674]

Il Trionfo 1674Il Trionfo di Maria Vergine. Machina in guisa di Carro Trionfale, Bologna 1674

Le Muse Oranti 1674Le Muse Oranti nel Trionfo della Beatissima Vergine, rappresentato sul Carro Trionfale dell’Archiconfra-ternità detta della Visitazione presso Sant’Agostino di Reggio, Bologna 1674

Marino 1674G. B. Marino, La Galleria del Cavalier Marino. Distinta in Pittura e Scultura, Venezia 1674

Certani 1675G. Certani, Maria Vergine Coronata. Descrizione, e dichiarazione della divota solennità fatta in Reggio lì 13 Maggio 1674, Reggio Emilia 1675 (rist. anastatica Sala Bolognese 1974)

Malvasia 1686C. C. Malvasia, Le pitture di Bologna, Bologna 1686 (rist. anastatica Bologna 1969)

Moresini 1692A. Moresini, Origine delle chiese dedicate a Maria Vergine Gran Madre di Dio, & riuerite dalle quattro parti del mondo, cioè Asia, Africa, Europa e America, oue sono descritte le principali deuotioni: & d’alcune cose notabili operate da Dio Sig. Nostro in gratia di Lei e a favore de’suoi devoti. E nel fine l’origine delle chiese dedicate a diuersi santi nella citta di Venetia, & nelle sue isole addiacenti. Raccolte dal R. P. Alessan-dro Moresini Minor Osseruante di San Francesco, teol. padre della Prouincia di S. Antonio, Parma, 1692

Disegni di vari altari 1713Disegni di vari altari e cappelle nelle Chiese di Roma con le loro facciate fianchi piante e misure de più celebri architetti, [Roma 1713]

Garbi 1719-1725L. M. Garbi, Annalium sacri Ordinis fratrum Servorum b. Mariæ Virginis auctore f. Archangelo Gianio Florentino ejusdem instituti in Florentina universitate sac. theol. magistro, Lucæ 1719-1725, 3 voll.

Biancolini 1749-1771G. B. G. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona raccolte da Giambatista Biancolini. Libro primo [-ottavo ed ultimo], Verona 1749-1771, 9 voll.

Zanetti 1771A. M. Zanetti, Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de’veneziani maestri libri V, Venezia 1771 Tiraboschi 1781G. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, I, Modena 1781

Tiraboschi 1783aG. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, III, Modena 1783

Tiraboschi 1783bG. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, IV, Modena 1783

Tiraboschi 1786G. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, VI, Modena 1786

Orsini 1790B. Orsini, Descrizione delle pitture, sculture, architetture e altre cose rare della città di Ascoli, Perugia 1790

444

Tiraboschi 1794G. Tiraboschi, Memorie Storiche Modenesi col Codice Diplomatico, IV, Modena 1794

Istoria della miracolosa Immagine 1802Istoria della miracolosa Immagine di Maria Santissima che sotto il titolo dell’Adorazione si venera nella chiesa dell’insigne Prepositura di Fivizzano di cui è la Patrona principale, Parma 1802 [consultabile on line full text: http://books.google.it/]

Ticozzi 1817S. Ticozzi, Vite dei pittori Vecelli di Cadore libri quattro di Stefano Ticozzi, Milano 1817

Litta 1819P. Litta, Famiglie celebri italiane, VII, fasc. 86, Pico della Mirandola, Milano 1819

Romani 1829-1830G. Romani, Memorie storico-ecclesiastiche di Casalmaggiore dell’abate Giovanni Romani. Volume primo [-terzo], Casalmaggiore 1829-1830

Cantalamessa Carboni 1830G. Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della città di Ascoli nel Piceno, Ascoli Piceno 1830

Balicki 1831X. W. Balicki, Miasto Tarnów: pod wzgledem historycznym, statystycznym, topograficznym i naukowym [La città di Tarnów: suoi aspetti storici, statistici, topografici e scientifici], Tarnów 1831 [consultabile on line]

Pitture di Bartolomeo Cesi 1833-1834Pitture di Bartolomeo Cesi esistenti nella cappella di S. Maria Nunziata detta de’Bulgari in Bologna di-segnate e pubblicate per la prima volta da Gaetano Canuti bolognese dedicata agli amici delle Belle Arti, Bologna 1833-1834

Cicogna 1834E. A. Cicogna, Delle Iscrizioni Veneziane, IV, Venezia 1834

Antoldi 1835F. Antoldi, Guida pel forestiere che brama di conoscere le opere più pregevoli di belle arti nella città di Mantova, Mantova 1835

Pezzana 1837-1859a. Pezzana, Storia della città di Parma, 5 voll., Parma 1837-1859: I (1346-1400), 1837; II (1401-1449), 1842; III (1449-1476), 1847; IV (1477-1483), 1852; V (1484-1500), 1859; (rist. anastatica in Forni, Bologna 1971)

Malvasia 1841C. C. Malvasia, Felsina Pittrice. Vite de’Pittori Bolognesi, Bologna [1678] 1841

Zanella 1843A. Zanella, Atlante mariano ossia origine delle immagini miracolose della B.V. Maria venerate in tutte le parti del mondo / redatto dal padre gesuita Guglielmo Gumppenberg, pubblicato per cura dell’editore Giambattista Maggia, recato in italiano ed aggiuntevi le ultime immagini prodigiose fino al secolo XIX da Agostino Zanella, [traduzione italiana di Gumppenberg 1672, con diverse integrazioni e con l’aggiunta delle nuove Madonne miracolose sorte dopo di allora; 12 voll. (22 tomi), Verona 1839-1847], I, Europa, t. VI, Italia: Parma, Modena, Massa e Carrara, Lucca, Toscana, Verona 1843

Baruffaldi 1844G. Baruffaldi, Vite de’pittori e scultori ferraresi scritte dall’arciprete Girolamo Baruffaldi con annotazioni, I, Ferrara 1844

Baruffaldi 1846G. Baruffaldi, Vite de’pittori e scultori ferraresi scritte dall’arciprete Girolamo Baruffaldi con annotazioni, II, Ferrara 1846

445

Valle 1850G. M. Valle, Notizie storiche intorno al Santuario di S. Maria dell’Olmo a Montecchio di Reggio, Modena 1850

Cicogna 1853E. A. Cicogna, Delle Iscrizioni Veneziane, VI/2, Venezia 1853

Allodi 1856G. M. Allodi, Serie cronologica dei vescovi di Parma, Parma 1856

Ronchini 1863A. Ronchini, La Steccata di Parma. Memorie storico-artistiche, “Atti e memorie delle Deputazioni di storia patria per le province modenesi e parmensi”, I, 1863, pp. 169-215

Campori 1870G. Campori, Raccolta di cataloghi ed inventarii inediti di quadri, statue, disegni, bronzi, dorerie, smalti, medaglie, avori, ecc. dal secolo XV al secolo XIX, Modena 1870 (rist. anastatica Bologna 1975)

Campori 1871G. Campori, Memorie storiche di Marco Pio di Savoja Signore di Sassuolo, Modena 1871

Guida di Urbino 1875Guida di Urbino compilata da Pompeo Gherardi, Urbino 1875

Papotti 1876F. I. Papotti, Annali o Memorie storiche della Mirandola raccolte da P. Francesco Ignazio Papotti con note critico illustrative, I, Dal 1500 al 1673, Mirandola 1876

Ronchini 1881A. Ronchini, Il Cav. Malosso in Parma, “Atti e memorie delle Deputazioni di storia patria dell’Emilia”, nuova serie, 6 (1881), pp. 141-156

Bertolotti 1882A. Bertolotti, Artisti modenesi, parmensi e della Lunigiana in Roma nei secoli XV, XVI e XVII. Ricerche e studi negli archivi romani, Modena 1882

Venturi 1882A. Venturi, La Regia Galleria Estense, Modena 1882 (rist. anastatica Modena 1989)

Cottafavi 1885C. Cottafavi, San Martino in Rio. Ricerche storiche, Reggio Emilia 1885 (rist. anastatica Bologna 2000)

Rozzi 1885T. Rozzi, In onore di M. V. dell’Olmo, quale si venera in Montecchio, Correggio 1885

Burckhardt 1887J. Burckhardt, L’allegoria nelle arti (1887), in Arte e storia: lezioni 1844-87, Torino 1990

Gandini 1887L. Gandini, Ars textrina, Roma 1887

Campanini 1888N. Campanini, Ars Siricea Regij. Vicende dell’arte della seta in Reggio Emilia dal secolo XVI al secolo XIX, Reggio Emilia 1888

Linati 1889A. Linati, Parma e la Vergine. Ricerche storiche, Parma 1889

Casa 1895E. Casa, La peste bubbonica in Parma nell’anno 1630, “Archivio storico per le province parmensi”, 4, 1895, pp. 55-146 [ripubblicato a se stante: Parma 1898]

Cottafavi 1895E. Cottafavi, La B. V. della Ghiara: cenni storici sulla origine e progressi del suo culto, Reggio Emilia 1895

446

Baldi 1896A. Baldi, L’arte nel tempio della B. V. della Ghiara in Reggio Emilia, Reggio Emilia 1896

Le feste 1896Le feste del secolo XVII narrate da un contemporaneo, “Corriere Reggiano”, 29-30 aprile 1896

Per il terzo centenario 1896Per il terzo centenario dell’apparizione della miracolosa Immagine della Madonna di Reggio in Fivizzano – Discorso detto da sua eccellenza reverendissima mons. Alfonso M. Mastrangelo vescovo di Pontremoli etc., Firenze 1896

Fano 1908 C. Fano, La peste bubbonica a Reggio Emilia negli anni 1630-1631, Bologna 1908

Barilli 1922-1923A. Barilli, Maura Lucenia Farnese, “Archivio Storico per le Province Parmensi”, Nuova serie, XXII bis, 1922, prima parte, pp. 161-199; XXIII, 1923, seconda parte, pp. 121-168

Il tempio 1922Il tempio della B. V. della Ghiara in Reggio dell’Emilia, Reggio Emilia 1922

Saccani 1922aG. Saccani, La B.V. della Ghiara nell’arte del bulino, in Il tempio 1922, pp. 56-60

Saccani 1922bG. Saccani, Storia della costruzione del Tempio, in Il tempio 1922, pp. 12-17

Siliprandi 1922O. Siliprandi, L’architettura del Tempio, in Il tempio 1922, pp. 22-25

Testi 1922l. Testi, Santa Maria della Steccata in Parma, Firenze 1922

Bloch 1924M. Bloch, Les Rois thaumaturges. Étude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance royale particu-lièrement en France et en Angleterre, Paris 1924

Balletti 1925A. Balletti, Storia di Reggio nell’Emilia, Reggio Emilia 1925 (rist. anastatiche Roma 1968 e 1980)

Buta 1925N. Buta, I ragguagli di Claudio Rangone, vescovo di Reggio Emilia e Nunzio Apostolico in Polonia, 1599-1605. Apuunti di storia rumena, “Diplomaticum Italicum”, I, (1925), pp. 259-377

Copertini 1926G. Copertini, Capolavori sconosciuti nella Pinacoteca Stuard di Parma, Parma 1926

Pedrocchi 1927N. Pedrocchi, Storia di Fanano, a cura di A. Sorbelli, Fanano 1927

Piccinini 1927G. Piccinini, Feste e divertimenti popolareschi reggiani del ’600, “Strenna del Pio Istituto degli Artigia-nelli di Reggio Emilia”, 1927

Mercati 1929A. Mercati, Reggio Emilia... a Roma, Reggio Emilia 1929

Spreti 1929-1932V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi, riconosciute dal r. Go-verno d’Italia, compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati rico-nosciuti, Milano 1929-1932

Pelicelli 1936N. Pelicelli, Storia della musica in Parma dal 1400 al 1860, Roma 1936

447

Schiavi 1940A. Schiavi, La Diocesi di Parma. Indicatore ecclesiastico compilato dalla cancelleria vescovile (1 gennaio 1925). Vol. II. Studio storico, documentario, espositivo, riassuntivo, Parma 1940, pp. 428-429

La Madonna di Reggio 1946La Madonna di Reggio, numero unico in occasione della esaltazione a santuario della chiesa prepositurale di Fivizzano, supplemento al n. 32 del “Corriere Apuano”, 11 agosto 1946

Mercati 1951aA. Mercati, Per la storia del culto della B. V. della Ghiara, in Saggi di storia e letteratura, Roma, I, 1951, pp. 369-372

Mercati 1951bA. Mercati, Reggio Emilia... a Roma, in Saggi di storia e letteratura, Roma, I, 1951, pp. 229-239

Bentivoglio 1954A. Bentivoglio, Specimen lexici artis textrinae veteris, Modena 1954

Drei 1954G. Drei, I Farnese: grandezza e decadenza di una dinastia italiana, a cura di G. Allegri Tassoni; prefazione di R. Andreotti, Roma 1954 (riedizione a cura di M. Galli, Parma 2009)

Lindner 1954C. Lindner, La Madonna della Ghiara, Reggio Emilia 1954 (rist. anastatica Reggio Emilia 2004)

Solenne funzione 1954Solenne funzione al Tempio della Ghiara proclamato ufficialmente Basilica minore, “L’Avvenire d’Italia”, 16 novembre 1954

Ghidiglia Quintavalle 1957A. Ghidiglia Quintavalle, Jacopo Palma il Giovane nel modenese e nel reggiano, “Arte veneta”, 1957, pp. 129-142

Roncaglia 1957G. Roncaglia, La cappella musicale del Duomo di Modena, Firenze 1957

Maestri della pittura 1959Maestri della pittura del Seicento emiliano, catalogo della mostra, Bologna 1959

Coffin 1960D. R. Coffin, The Villa d’Este at Tivoli, Princeton 1960

Quazza 1960aR. Quazza, Alfonso II d’Este, duca di Ferrara, in Dizionario Biografico degli Italiani, II, Roma 1960

Quazza 1960bR. Quazza, Alfonso III d’Este, duca di Modena, in Dizionario Biografico degli Italiani, II, Roma 1960

La Pinacoteca Stuard 1961La Pinacoteca Stuard di Parma. Catalogo compilato a cura della Congregazione di S. Filippo Neri, Milano 1961

Prodi 1962P. Prodi, Ricerche sulla teorica delle arti figurative nella riforma cattolica, Roma 1962, ripubblicato in P. Prodi, Arte e pietà nella Chiesa tridentina, Bologna 2014, pp. 53-189

Rill 1964G. Rill, Barbara d’Asburgo, duchessa di Ferrara, in Dizionario Biografico degli Italiani, VI, Roma 1964

Borri 1965F. Borri, La chiesa di S. Benedetto, “Aurea Parma”, 1965, pp. 171-174

Le meraviglie dell’arte 1965Le meraviglie dell’arte ovvero le vite degli illustri pittori veneti e dello stato descritte da Carlo Ridolfi, a cura di D. Freiherrn von Hadeln, 2 voll. (rist. anastatica Roma 1965)

448

Mantova 1965Mantova. Le Arti, III, Dalla metà del secolo XVI ai nostri giorni, testo di E. Marani e C. Perina con prefazione di E. Arslan, Mantova 1965

Perina 1965C. Perina, Pittura, in Mantova 1965

Quilici 1965B. Quilici, Il vescovo Ardingo e la Chiesa di Firenze nel quarto e quinto decennio del secolo XIII, Roma 1965

De’Medici Bagnoli 1966A. De’Medici Bagnoli, I Motivi tessili dal ‘500 all’‘800 nell’arte della seta reggiana in L’Arte e l’industria della seta a Reggio Emilia, dal sec. 16. al sec. 19. Atti e memorie del convegno di studio, Reggio Emilia 1966

Ghidiglia Quintavalle 1966A. Ghidiglia Quintavalle, San Pietro in Modena, Modena 1966

Marseglia 1966e. Marseglia, The architecture of Santa Maria della Steccata in Parma, (Ph.D, The Johns Hopkins Uni-versity, Baltimore, 1966), University Microfilms Inc., Michigan 1966

Nironi 1966V. Nironi, Lineamenti urbanistici della città di Reggio Emilia all’inizio del Secolo XIV, in Reggio ai tempi di Dante: atti e memorie del Convegno di studi per il 7. centenario della nascita di Dante: Reggio Emilia, 16-17 ottobre 1965, Modena 1966

Pandiani 1966E. Pandiani, La miracolosa apparizione. Storia della prodigiosa Immagine della Beata Vergine dell’Ado-razione, Fivizzano 1966

Levi Pisetzky 1967R. Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, II, Roma 1967

L’organo di S. Maria dei Servi in Bologna 1967L’organo di S. Maria dei Servi in Bologna nella tradizione musicale dell’Ordine, Bologna 1967

Adorni 1968B. Adorni, Antonio da Sangallo il giovane e la cupola della Steccata, “Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura di Roma”, dicembre 1968, pp. 95-100

Merzi 1968Q. Merzi, Brevi note storiche intorno alle famiglie religiose in Guastalla fino al 1810, in Guastalla. Atti e memorie del Convegno di Studi Storici della città di Guastalla, Modena 1968

Riccomini 1969E. Riccomini, Il Seicento ferrarese, Milano 1969

Artioli, Monducci 1970N. Artioli, E. Monducci, Gli affreschi della Ghiara in Reggio Emilia, Milano 1970

Badini 1970G. Badini, L’archivio del Tempio della B. V. della Ghiara, “Bollettino storico reggiano”, 9, 1970, pp. 1-14

Dias 1970 O. Dias, I registri dei priori generali o.s.m. dal 1285 al 1625, Archiva Ordinis Servorum, subsidia 3, Archivum generale Ordinis Servorum, 1970

Monducci 1970E. Monducci, Documenti, in Artioli, Monducci 1970, pp. 161-196

Branchesi 1971P. M. Branchesi, Lo “stato dei conventi” della provincia di Romagna dei Servi di Maria nell’anno 1650, “Ravennatensia”, a. II, 1971

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Malvasia 1971C. C. Malvasia, Felsina Pittrice. Vite dei pittori bolognesi, a cura di M. Brascaglia, Bologna 1971

Dal Pino 1972F. A. Dal Pino, I frati Servi di s. Maria dalle origini all’approvazione (1233 ca.-1304). I. Storiografia-Fonti-Storia. II. Documentazione, Louvain 1972

Del Re 1972N. Del Re, Monsignor Governatore di Roma, Roma 1972

Dizionario Biografico degli Italiani 1972Dizionario Biografico degli Italiani, II, Roma 1972

Fabbrici 1972G. Fabbrici, Cenni storici su chiese, conventi ed oratori di Novellara, Novellara 1972

Forconi 1972-1980U. Forconi, Chiese e conventi dell’Ordine dei Servi di Maria, “Quaderni di notizie”, 1-31, Viareggio 1972-1980

Lindner 1972C. Lindner, Santuari mariani della provincia di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1972

Amorth 1973l. Amorth, Il palazzo ducale di Rivalta. Note storiche, in Residenze estensi, a cura di L. Amorth, G. Boccolari, C. Roli Guidetti, Modena 1973, pp. 69-78

Casali 1973G. Casali, La cappella musicale della cattedrale di Reggio Emilia all’epoca di Aurelio Signoretti (1567-1631), “Rivista italiana di musicologia”, a. VIII, 1973, pp. 181-224

Artioli, Monducci 1974N. Artioli, E. Monducci, Ori, argenti e bronzi, in Un santuario e una città 1974, pp. 159-176

Badini 1974G. Badini, Dai documenti dell’Archivio di Stato: l’anno del miracolo, in Un Santuario e una città 1974, pp. 211-257

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In forma di festa 1985In forma di festa. Apparatori, decoratori, scenografi, impresari in Reggio Emilia dal 1600 al 1857, catalogo della mostra a cura di M. Pigozzi, Reggio Emilia 1985.

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Masola 2013G. Masola, Storia di un “parentado” fra due grandi casate. Margherita Farnese e Vincenzo Gonzaga (1581), tesi di laurea in Giornalismo e Cultura editoriale, Università degli Studi di Parma, rel. prof.ssa E. Bo-nora, a. a. 2012-2013

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Mischiati, Tagliavini 2013O. Mischiati, L.F. Tagliavini, Gli organi della Basilica di San Petronio in Bologna, Bologna 2013

Pronti 2013S. Pronti, Piacenza, Parma e Colorno nel diario di Orazio Bevilacqua (1663-1694) con profili biografici dei duchi Farnese e Borbone (1545-1802), Piacenza 2013

Bagnoli 2014G. Bagnoli, Religiosità e devozione popolare nel Guastallese, in Storia 2014, pp. 263-297

Bertazzoni 2014E. Bertazzoni, I Servi di Maria a Guastalla, in La presenza dei Servi di Maria a Guastalla. Atti del Convegno Guastalla 7 dicembre 2013, “Bollettino Storico Reggiano”, a. XLVI, n. 153, pp. 9-53, Reggio Emilia 2014

Bianchi 2014I. Bianchi, Saints and Martyrs “in si strane guise tormentati”: the frescoes by Bartolomeo Cesi and Camillo Procaccini in the crypt of Saint Peter’s Cathedral in Bologna, in Autopsia: Blut- und Augenzeugen extreme Bilder des christlichen Martyriums, a cura di C. Behrmann, Paderborn 2014, pp. 127-143

Cadoppi 2014A. Cadoppi, Nuove notizie sulla pala di Camillo Procaccini per la chiesa di S. Vitale (poi S. Girolamo), “Reggio Storia”, n. 142 (2014), pp. 15-23

Costi 2014G. Costi, La riforma tridentina. Predicazione, culto divino, dottrina cristiana, in Storia 2014, pp. 517-541

Davoli 2014aZ. Davoli, Le grandi manifestazioni religiose cittadine in età barocca, in Storia 2014, pp. 739-763

Davoli 2014bZ. Davoli, Immagini di santi a stampa per il culto privato, in Storia 2014, pp. 867-899

Ellis Miller 2014L. Ellis Miller, Soieries. Le livre d’échantillons d’un marchand français au siècle des Lumières, Lausanne 2014, pp.32-41

Giovanelli 2014G. Giovanelli, Governo episcopale e Riforma, in Storia 2014, pp. 413-515

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Gli Este 2014Gli Este: Rinascimento e Barocco a Ferrara e Modena, catalogo della mostra, a cura di S. Casciu e M. Toffanello, Modena 2014

L’incanto dell’affresco 2014L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati, catalogo della mostra a cura di L. Ciancabilla, C. Spadoni, Cinisello Balsamo 2014, 2 voll.

Marginesi, Fioroni 2014A. Marginesi, R. Fioroni, Pietà e devozione delle popolazioni della montagna, in Storia 2014, pp. 977-1018

Mazza 2014A. Mazza, Dal Cinquecento al Settecento: la pittura, in Haec Domus surgit tibi dicata. La cattedrale di Reggio Emilia. Studi e ricerche, Milano 2014, pp. 320-373

Rodolfi 2014aS. Rodolfi, Musica e musicisti nella cattedrale di Reggio Emilia dal medioevo all’inizio del secolo XVII (1058-1614), in Vere Dignum. Liturgia, musica, apparati, atti della III giornata di studio sulla Cattedrale di Reggio Emilia (Reggio Emilia, 13-14 ottobre 2006), a cura di C. Ruini, Bologna 2014, pp. 147-307

Rodolfi 2014bS. Rodolfi, Istanze tridentine e prassi musicale nella cattedrale di Reggio Emilia tra Cinque e Seicento, in Storia 2014, pp. 965-976

Schwedt 2014H. H. Schwedt, Conflitti e violenze intorno a Girolamo M. Zambeccari OP, inquisitore di Reggio Emilia nel Seicento, in L´inquisizione e l´eresia in Italia: medioevo ed età moderna. Omaggio ad Andrea Del Col, a cura di G. Ancona e D. Visintin, Montereale Valcellina (Pordenone) 2013, pp. 207-252

Storia 2014Storia della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, III, a cura di G. Costi e G. Giovanelli, 2 voll., Brescia 2014, con Apparato cartografico di M. C. Costa

DiasO. J. Dias, Espansione dell’Ordine dei Servi tra il 1304 e il 1430, sito della Curia Generalizia O.S.M.

FabbiF. Fabbi, Montecchio Emilia, Reggio Emilia s.d.

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Dalla fine del Cinquecento il santuario della Madonna della Ghiara rappresenta il cuore della vita religiosa, sociale e culturale della città di Reggio Emilia. Meta di pellegrinaggi, luogo deputato alle espressioni del fervente culto popolare, teatro di solenni cerimonie organizzate dal potere, sede di vivaci attività commerciali, di fiere e mercati, è un insigne monumento civico che nei primi decenni del Seicento ha richiamato i principali artisti emiliani (da Ludovico Carracci a Leonello Spada, da Alessandro Tiarini al Guercino, da Carlo Bonone a Luca Ferrari) impegnati in un programma iconografico incentrato sul ruolo salvifico della Vergine entro una strategia volta al sostegno della pietà e della devozione, rigorosamente sorvegliata dalla comunità religiosa dei Servi di Maria che si insediò in città nel 1313. Il volume raccoglie i contributi con i quali, nella ricorrenza del settimo centenario dell’ingresso in città dei Servi di Maria, un selezionato gruppo di specialisti delle diverse discipline ha illustrato, in un convegno promosso nel novembre 2013 dalla Fabbriceria laica della Beata Vergine della Ghiara, i diversi aspetti sociali originati dall’improvvisa guarigione soprannaturale di Marchino, garzone quindicenne di un beccaio, sordomuto dalla nascita.

Prezzo € 30,00IVA comp.