Maritain etica

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Angelo Campodonico L’etica generale di Jacques Maritain. Osservazioni a margine Premessa Volendo trattare dell’etica generale di Jacques Maritain – etica generale può essere oggi un’espressione un po’ desueta, ma non ne trovo una migliore prenderò in considerazione sinteticamente le due opere principali del nostro in questo ambito: La filosofia morale. Esame critico dei grandi sistemi, frutto di una serie di lezioni tenute a Princeton nel 1959 in un contesto che deve aver particolarmente stimolato il filosofo francese, e le Nove lezioni sulle prime nozioni della filosofia morale, frutto di un corso tenuto a Parigi nel 1951. Altre opere significative che le precedono e che interessano il nostro tema, sulle quali però non mi soffermo, sono Scienza e saggezza del 1935 e Ragione e ragioni del 1948. V’è un nesso stretto fra le due opere principali. Maritain ha scritto La filosofia morale pensando di scrivere un’opera sistematica che in effetti non è stata mai scritta, ma che è anticipata dalle Nove lezioni. Cercherò di mostrare in 1

Transcript of Maritain etica

Angelo Campodonico L’etica generale di Jacques

Maritain. Osservazioni a margine

Premessa

Volendo trattare dell’etica generale di

Jacques Maritain – etica generale può essere

oggi un’espressione un po’ desueta, ma non ne

trovo una migliore – prenderò in

considerazione sinteticamente le due opere

principali del nostro in questo ambito: La

filosofia morale. Esame critico dei grandi sistemi, frutto di

una serie di lezioni tenute a Princeton nel

1959 in un contesto che deve aver

particolarmente stimolato il filosofo

francese, e le Nove lezioni sulle prime nozioni della

filosofia morale, frutto di un corso tenuto a

Parigi nel 1951. Altre opere significative che

le precedono e che interessano il nostro tema,

sulle quali però non mi soffermo, sono Scienza e

saggezza del 1935 e Ragione e ragioni del 1948. V’è

un nesso stretto fra le due opere principali.

Maritain ha scritto La filosofia morale pensando di

scrivere un’opera sistematica che in effetti

non è stata mai scritta, ma che è anticipata

dalle Nove lezioni. Cercherò di mostrare in

1

questo saggio come la filosofia morale di

Maritain possa essere interessante, come

risponda anche a certi problemi sollevati

dalla filosofia morale a lui successiva e

dalla concreta esperienza morale di oggi con i

suoi problemi che interpellano la riflessione

filosofica sulla morale. Non voglio entrare

nella questione del rapporto teologia morale -

filosofia morale perché non mi pare

eccessivamente interessante e soprattutto

perché nelle opere che prenderò in esame non

se ne parla in modo approfondito.

Suddividerò questo contributo in due parti:

una riguarda La filosofia morale, ovvero la

trattazione in chiave soprattutto speculativa

dei grandi sistemi morali, la seconda riguarda

la proposta morale di Maritain come emerge

soprattutto, ma non solo, nelle Nove lezioni. In

realtà nel primo volume, che è posteriore

cronologicamente, è già presente una proposta

speculativa e Maritain ne è consapevole. Anche

per questa ragione mi soffermerò molto sulla

prima parte. In entrambi i casi si tratta di

osservazioni a margine senza la pretesa di

trattare in modo esauriente questi temi.

1) La filosofia morale. Esame storico e critico dei grandi

sistemi

2

In generale Maritain inquadra

opportunamente la filosofia morale all’interno

delle scienze e della filosofia, dei gradi del

sapere pratico, ma con una particolare

attenzione alla funzione regolativa della

metafisica. La filosofia morale non si può

isolare da un lato dalla dimensione della

costrizione sociale e psicologica (quella

dimensione che oggi è studiata anche dalla

neuroetica – allora ignota) e neppure,

dall’altro, dalle vette dell’apertura al

trascendente. Maritain non ignora i rapporti

con la società, la religione, le scienze

umane, la psicologia e l’antropologia

culturale. In questo egli, nato nel clima del

primo positivismo, è assai vicino a noi,

ovvero al naturalismo contemporaneo. Non solo:

egli prova a distinguere i diversi approcci

sul piano epistemologico. Si tratta di

distinguere per unire secondo il titolo di una sua

opera famosa1. Forse oggi si tratta ancor più

e in primo luogo di distinguere nell’unito (piano

esistenziale-esperienziale) – è in crisi,

infatti, l’unità dell’uomo, l’unità della sua

esperienza – per poi distinguere per unire (piano

epistemologico). La non distinzione e la

1 Cfr. Distinguere per unire. I gradi del sapere, Morcelliana,Brescia 2013.

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mancanza di unità fra razionalità pratica e

razionalità speculativa, fra esperienza morale

e filosofia morale, e fra le diverse forme

della razionalità pratica (arte ed etica)

provocano una dannosa confusione di piani o

un’assolutizzazione di singoli piani come

Maritain mette in luce nella sua ultima

produzione2. In particolare: v’è una

differenza fra esperienza morale che prescinde

dalla metafisica e filosofia morale che non ne

prescinde. Ma veniamo alla sua lettura di

alcuni autori e filoni classici della

filosofia morale.

Maritain evidenzia il fatto che la

filosofia greca classica è nettamente separata

dalla religione greca che critica. Del resto

la stessa filosofia cristiana riprenderà la

filosofia greca classica e non la mitologia

pagana. Egli sottolinea l’importanza del

rapporto desiderio di felicità, desiderio del

bene nell’interpretazione di Socrate, Platone

e Aristotele: «Felicità e bene sono

identificati, ma è insistendo in primo luogo

sul Bene; è il Bene che costituisce la

2 Cfr. Approches sans entraves, scritti di filosofia cristiana, CittàNuova Roma, 1977, soprattutto vol. II. Cfr. il miocontributo A. Campodonico, Esperienza e metafisica. Verso un'eticadella ragione, in Jacques Maritain. Riflessioni su una fortuna, a c.di A. Campodonico e L. Malusa, Franco Angeli, Milano1996, pp. 63-80.

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felicità»3. Ma questo resta per lo più

implicito, il che costituisce, secondo

Maritain, un limite di Aristotele4. Nella sua

etica la finalità non ha il primato solo

nell’ordine dell’esercizio: essa è il criterio

supremo nell’ordine stesso della

specificazione, cioè nella stessa

determinazione della bontà morale della

condotta umana5; di qui un certo rischio,

secondo il filosofo francese, di cadere

nell’utilitarismo6. Maritain ha il merito a

questo proposito di precisare la nozione di

fini infravalenti: nell’etica classica non si

tratta per lo più di meri mezzi in senso

strumentale, ma di fini veri e propri seppur

subordinati a un fine supremo7. Tanto per fare

un esempio: seguire una lezione non è un mero

mezzo in senso strumentale al fine di

diventare filosofi. Maritain sottolinea poi le

differenze dell’etica di Aristotele rispetto

alla sua ripresa scolastica da parte di

Tommaso:

la morale cristiana è una morale dellabeatitudine, ma prima di tutto e soprattutto è una

3 La filosofia morale. Esame critico dei grandi sistemi, Morcelliana,Brescia 1999, p. 284 Cfr. Ibid., p. 485 Cfr. ibid. p. 536 Cfr. p. 537 Cfr. p. 131.

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morale del Bene divino sommamente amato8.

La saggezza stoica ed epicurea poi sono

interpretate come ascesi filosofica. Si

trattava di “scuole pratiche di saggezza”9.

Significativamente questi sono temi ripresi in

epoca più recente da Pierre Hadot a proposito

della filosofia greca antica interpretata come

ascesi filosofica10.

Trattando poi dell’etica cristiana

Maritain osserva:

È dannoso sempre essere a metà cristiani.L’impatto del Cristianesimo vivifica la ragione(senza renderla infallibile) quando la ragione sinutre della sostanza del Cristianesimo. Quandoessa s’ingrassa con i residui del Cristianesimo,l’impatto del Cristianesimo fa deviare laragione11.

Vale anche qui l’adagio secondo cui “corruptio

optimi pessima”. Trattando dei rischi del

cristianesimo nella contemporaneità

secolarizzata, Maritain parlerà dei cristiani

mondanizzati che vivono oggi secondo un ideale

misto e contraddittorio12. Così nella prima

modernità il saggio stoico è una figura bella

8 Ibid., p. 103.9 Cfr. p. 9210 Cfr. P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 1988.11 Ibid. p. 114.12 Cfr. p. 167

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e pronta per una civiltà cristiana fattasi

ormai antropocentrica13.

Interessante, in particolare, appare la

lettura di Kant che, conoscendo Maritain il

contesto statunitense, si serve di un autore

come Patton, più tardi valorizzato anche in

Italia, ma allora piuttosto sconosciuto. Kant

è interpretato acutamente come filosofo che

reagisce a una certa lettura bassamente

eudemonistica del Cristianesimo in nome di

un’etica troppo purificata, influenzata a sua

volta dal Cristianesimo. Il fascino dell’etica

kantiana sta nel fatto che

se le mani dell’uomo sono egoiste e rapaci èun ideale disinteressato (qualunque cosa nepensino gli pseudo realisti) che fa più presasui suoi sogni e perfino sul suo pensiero14.

Ma

Kant ha cercato una morale del disinteresseassoluto, tagliando fuori in definitiva lamoralità come tale dall’ordine dell’amore; con ciòla tagliava fuori dall’ordine della finalità, edal perseguimento del bene finalizzatoredell’azione, che altro non era, ai suoi occhi cheil perseguimento del piacere15.

Per Kant le attrattive empiriche contaminano

la morale: 13 Cfr. p. 118.14 Ibid. p. 12315 Ibid. p. 123.

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Il piacere, e anche il desiderio del piacere,possono accompagnare l’atto morale. Ma non possonoavere alcuna parte formale, alcuna partemotivazionale nell’intenzione dell’atto morale16.

Kant per di più non distingue tra piacere e

felicità17. Sussiste invece per l’etica

cristiana e per Maritain l’obbligazione morale

a scegliere la vera felicità18.

Kant replica alle dottrine del puro amore

nella loro forma più estrema. Ma la nozione

kantiana di autonomia esigeva che il fine

ultimo venisse escluso dalla sfera propria e

costitutiva dell’etica19. L’amore, infatti, è

eteronomo. Kant – sottolinea Maritain - ha

costruito il suo sistema morale solo

nell’ordine della causalità formale:

In breve, in virtù di una trasposizione dellamorale cristiana tradizionale in termini di puraragione, il rispetto per la legge o l’ossequio perla legge ha preso nell’etica kantiana il postodell’amore di Dio al di sopra di tutto il propriodella morale cristiana tradizionale: proprio comela bontà senza limiti della buona volontà,all’interno dell’agente morale, ha preso il postodella bontà infinita del Fine ultimo assoluto aldi sopra di esso 20.

Per Maritain, essendo una creatura, 16 Ibid. p.125.17 Ibid.18 Cfr. p. 126.19 p. 12920 Ibid. p. 131.

8

l’uomo raggiunge la sua autonomia progressivamentee sempre rimanendo sottomesso alla legge di unaltro, a una legge che non dipende da lui, bensìdalla natura e dall’autore della natura 21.

La ragione per Maritain come già per Tommaso è

regola immediata degli atti umani. Si tratta

di un primo grado di autonomia22:

Un uomo che ama veramente è più autonomo di unuomo che rispetti l’imperativo categorico senzaamore23.

Maritain evidenzia il venir meno della

nozione di bonum honestum: il buono e bello

degli antichi e dei medioevali è stato

sostituito dall’obbligazione. Per Kant

l’etica della beatitudine[…] è ancoracontaminata dall’eudaimonismo pagano […]:l’etica di Kant, pur essendo puramentefilosofica, sarà più cristiana dell’eticacristiana tradizionale. Che opera in fondo aquesta etica della Ragion pura, è una speciedi ipercristianesimo senza Cristo, un fermentocristiano dissenzializzato dal quale tutto ilcontenuto di fede è stato eliminato, ma checontinua ad agire24.

L’etica kantiana è un’etica del solo valore,

ma non dell’oggetto, ma dell’atto25. 21 Ibid. p. 131.22 Ibid. p. 131.23 Ibid. p. 132.24 Ibid. p. 140.25 Ibid. p. 144.

9

Importante in questa lettura di Kant è la

distinzione scolastica, ripresa da Maritain,

di ordine dell’esercizio dell’atto e di ordine della

specificazione26. All’ordine di specificazione

corrisponde il valore, la causalità formale e

all’ordine dell’esercizio la causalità finale.

Possiamo notare che la distinzione fra ordine

dell’esercizio e ordine della specificazione presenta

significative analogie con il tema proprio

della contemporanea etica analitica del

rapporto fra ragioni o giustificazioni da un lato e

motivazioni dall’altro e, in questo ambito, fra

internismo ed esternismo, distinzione presente

nell’etica analitica successiva27. Inoltre

Maritain svolge di fatto una critica alla

nozione di autolegislazione kantiana come

avviene esplicitamente in Modern Moral philosophy

di Elizabeth Anscombe, saggio che è quasi

contemporaneo all’opera di Maritain e che ha

avuto una insospettata fortuna, dando origine

alla cosiddetta “etica delle virtù”28. Egli

parla a questo proposito di «esaltazione

illusoria dell’obbligazione morale che

trasformava il timor di Dio in termini di pura

26 Per esempio, a p. 211.27 In etica si parla di internismo quando nelle ragioniper agire è implicita anche la motivazione e diesternismo quando ciò non ha luogo. Sotto questo profiloKant s’inserisce nell’internismo, Hume nell’esternismo.28 Cfr. p. 214

10

filosofia»29.

Poi, seguendo un ordine cronologico, appare

interessante la valorizzazione del legame con

l’esperienza morale ordinaria che Maritain

riconosce agli empiristi inglesi (in

particolare ad Adam Smith). Gli empiristi,

tuttavia, non comprenderebbero la nozione di

bene onesto, (ciò che è in sé amabile) che non è

né l’utile né il piacevole.

Nell’interpretazione dell’etica di Hegel

merita attenzione la sottolineatura del

passaggio dall’assolutizzazione dell’individuo

dovuta al clima religioso luterano all’eticità

dello Stato che fa da surrogato alla Chiesa.

L’individuo moderno, isolato dalla comunità

ecclesiale, ha bisogno di appoggiarsi a

un’altra comunità, quella statale.

La morale positivistica di August Comte

poi rappresenta per Maritain una reazione alla

normatività della morale di Kant30. In

generale: Maritain legge il sociologismo in

etica come ultimo residuo della reazione alla

normatività esagerata di Kant. Egli vede

nell’etica della modernità un’oscillazione tra

il kantismo nella sua purezza normativa e il

sociologismo, inteso come riduzione della

morale all’esistente (etologia morale). Il

29 Ibid. p. 21430 Cfr. p. 409

11

positivismo ha il merito di non accettare la

separazione kantiana fra universo della

libertà e universo della natura31, pur

assumendo il generale pregiudizio

antiteistico. Maritain scorge il rischio di

leggere l’evoluzionismo darwiniano come capace

di fornire i criteri stessi del giudizio della

moralità32.

Infine Maritain tratta di tre reazioni alle

grandi sistemazioni razionalistiche:

Kierkegaard, Sartre, Dewey. Su Sartre, in

particolare, vorrei soffermarmi brevemente.

Sartre è criticato per la netta

contrapposizione fra universale e particolare

che contraddistingue la sua etica che non a

caso ignora la virtù della phronesis o prudentia:

«senza la legge universale e il precetto

incondizionato, infatti, la prudentia andrebbe

galleggiando senza mai approdare». 33 Ma Sartre

è valorizzato da Maritain quando sottolinea il

tema della prima opzione della libertà o

opzione fondamentale che è alla base

dell’etica e che

la persona compie come separata dal mondo e

31 Cfr. p. 46232 Cfr. p. 46433 Ibid., p. 149. Cfr. p. 459: In Sartre «la moraledella situazione misconosce la prudentia come la leggeuniversale».

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con la quale essa senza nulla quaggiù a cuiappoggiarsi, assume da sé l’onere di sé conuna scelta radicale (che porta in realtà albene nel quale essa fa consistere il suo Beneultimo)34.

Questo tema della prima opzione della libertà si

trova, secondo Maritain, significativamente

già in Tommaso quando tratta della scelta che

compie il fanciullo, e assume nel suo pensiero

un ruolo significativo35.

34 Ibid, p. 46035 Cfr. Summa theologiae Iª-IIae q. 89 a. 6 co: «Èimpossibile che il peccato veniale si trovi in un uomoinsieme con quello originale senza un peccato mortale.E la ragione è che, prima degli anni della discrezione,l‘età che impedisce l‘uso della ragione scusa l‘uomodal peccato mortale: per cui a maggior ragione lo scusadal peccato veniale, qualora commettesse delle colpeveniali nel loro genere. Quando invece l‘uomo cominciaad avere l‘uso di ragione non viene scusato né dallecolpe veniali, né dal peccato mortale. Ma la prima cosache allora si presenta alla sua mente è il deliberaredi se stesso. E se uno ordina se stesso al debito fine,con la grazia riceve la remissione del peccatooriginale. Se invece non ordina se stesso al debitofine, secondo la discrezione di cui è capace aquell‘età, pecca mortalmente, poiché non fa ciò che èin suo potere. E da allora non ci potrà essere in luiil solo peccato veniale senza il mortale se non dopoche ha conseguito la remissione di tutti i peccatimediante la grazia». Per Maritain un corretto atteggiamento etico siradica in quella prima opzione della libertà comecapacità di assecondare o meno l'innata tendenza albene, di cui egli ha trattato più volte La primaopzione della libertà, che ha luogo sul pianodell'atematico, quando è in favore del bene porta consé, secondo Maritain, una conoscenza puramente pratica,preconcettuale, ma formale, attuale, consapevolesoltanto allo stato virtuale, di Dio quale Bene chedispone il cuore alla conoscenza concettuale di Dio,secondo l'espressione evangelica "Qui facit veritatemvenit ad lucem".

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L’ultima parte della Filosofia morale è

dedicata a Henry Bergson, un autore

particolarmente amato da Maritain. Di Bergson

Maritain nota che l’accentuazione della

dicotomia fra morale chiusa e morale aperta

presente ne Le due fonti della morale e della religione,

benché significativa, di fatto sottrae spazio

alla filosofia morale vera e propria. Tanto è

vero che Bergson non menziona mai il tema

della legge naturale. Egli scorge o

costrizione sociologica e psicologica o

libertà dello spirito, scartando il piano

mediano della moralità vera e propria. Si ha

nel suo pensiero una distinzione netta tra

quello che appartiene alla pressione sociale e

quello che appartiene all’aspirazione. A questi

due estremi si collegano da un lato la morale

chiusa conformista, dall’altro quella aperta

ovvero la morale della santità36. Nella prima

polarità rientra anche un Cristianesimo della

mera legge37. Possiamo rilevare una somiglianza

tra la morale chiusa e quello che dicono oggi

le ricerche nell’ambito della psicologia

sociale, della neuroetica o della morale

evoluzionistica38. Alla natura umana in senso

36 Cfr. Ibid. pp. 490-1.37 Cfr. Ibid. p. 520.38 Cfr., per esempio, sul peso delle appartenenze nellavita sociale, J. Haidt, Menti tribali. Perché le brave persone sidividono su politica e religione? Codice, Milano 2013.

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classico e alla legge naturale Bergson come i

positivisti contro cui reagisce non è

veramente interessato. In genere non lo è

neppure all’obbligazione intesa in senso

strettamente morale.

Maritain conclude, rilevando che il bonum

honestum, il fine proprio della vita morale,

sta alla morale come l’essere sta alla

filosofia. Di una cosa così semplice e ovvia

non si prende facilmente coscienza. Questo

spiega il fatto che così spesso lo si

trascuri.

2) Le Nove lezioni sulle prime nozioni della filosofia morale

Prendiamo ora in considerazione

sinteticamente alcuni temi presenti nella

proposta etica maritainiana, ma già suggeriti

nella sua esposizione dei grandi sistemi. Un

primo punto riguarda il sociologismo cioè la

pretesa di un’etica “scientifica” meramente

descrittiva, ovvero un’etologia che espunga di

fatto la dimensione normativa. Maritain si

chiede a questo proposito come possa

sussistere un’etica che non sia normativa:

Tutti i dati presentati dalla sociologiapresuppongono l’esistenza del sentimentodell’obbligo morale che esiste nella coscienzadegli individui preliminarmente a ogni incidenza

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sociologica. E proprio per questo che la pressionesociale e i sentimenti collettivi possonopenetrare nel campo interiore della moralità; essipossono assumere la forma di un dovere nellacoscienza individuale, perché la pressione socialee i sentimenti collettivi vengono per così direcolti, captati da quel preesistente dinamismodell’obbligazione morale[…]39.

Infine il sociologismo si autodistrugge nel

senso che nessuna società può vivere senza una

base comune di convinzioni morali40. S’impone

aristotelicamente in questa prospettiva una

padronanza politica e non dispotica

dell’inconscio41. In opposizione al

sociologismo Maritain afferma poi che si

richiede la sapienza metafisica per

giustificare la morale sul piano dell’etica

filosofica42. Occorre in ogni caso riconoscere

che sull’esperienza morale sono possibili

diversi livelli di riflessione, di cui quello

superiore richiede la sapienza metafisica, e

che una certa precomprensione metafisica e

antropologica è presente già ai livelli

inferiori dell’esperienza morale.

Un secondo tema importante è quello del

primo atto della libertà cui si è accennato trattando

di Sartre. Maritain nota:

39 Cfr. Nove lezioni sulle prime nozioni della filosofia morale, Vita ePensiero, Milano 1979.40 p. 63.41 p. 66-42 Cfr. ibid., p. 67.

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La scelta del vero fine della vita umana è insitao incarnata in un atto radicale di libertà,destinato a comandare l’attività morale fino a chel’atto stesso non verrà revocato[…]43.

Così il bambino che scopre che dire la bugia è

male, scopre la dimensione del bene onesto.

Interessante è l'idea che, tendendo al bene

onesto, si tende implicitamente a Dio, anche

quando non se ne è consapevoli. L’etica apre

alla dimensione religiosa (si tratta della

dialettica del primo atto di libertà).

In terzo luogo, trattando della legge

naturale, Maritain fa riferimento a due

categorie d’inclinazioni: quelle radicate

nella natura animale dell’uomo e altre che

emanano dalla natura razionale dell’uomo:

Esse presuppongono le inclinazioni istintive – adesempio l’istinto animale di procreazione[…]mapresuppongono che queste tendenze e inclinazioniistintive siano state prese e trasferite neldinamismo delle apprensioni dell’intelletto[…]lanatura è passata per il lago dell’intelletto(funzionante inconsciamente) 44.

Queste inclinazioni

sono stabili nelle loro proprie radici, cioènella ragione, e nella misura in cui la vitadella ragione prevale, non hanno alcuna stabilità

43 Ibid. p. 17044 Ibid. p. 100

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nella sfera propriamente animale o biologica45.

Come conosciamo, quindi, i valori morali? In

concreto a partire dall’esperienza degli

altri, di alcuni altri. Per esempio: vedendo

un uomo che agisce in un modo che troviamo in

accordo con la ragione. I giudizi di valore

operanti nella coscienza etica dell’umanità

non sono “per modo di conoscenza” , sono

primariamente e anzitutto dei giudizi per modo

d’inclinazione46 . La nostra intelligenza

giudica per conformità alle inclinazioni che

sono in noi per modo non concettuale. Si

tratta della valorizzazione da parte di

Maritain di quella conoscenza non concettuale

o per connaturalità che in Tommaso è presente

anche se da lui non viene tematizzata molto

soprattutto in ambito morale47.

Significativa è la riflessione

maritainiana sulla naturalità del principio

d’incesto che ha dalla sua delle ragioni che

si possono argomentare. Nel complesso Maritain

è assai attento all’antropologia culturale, al

cosiddetto “regime notturno” all’inconscio e

al preconscio. Egli conosceva bene il pensiero

45 Ibid., p. 10146 Cfr. p. 10347 Cfr. R. Caldera, Le jugement par inclination chez Saint Thomasd'Aquin, Vrin, Paris 1980; M. D’Avenia, La conoscenza perconnaturalità in San Tommaso d’Aquino, ESD, Bologna 1992.

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di Levy Bruhl e anche di Levi Strauss.

Maritain ribadisce a proposito dei vari

condizionamenti culturali, tabù ecc. che

[…]la pressione sociale ha presa sulla vita moraledell’uomo solo perché risveglia e fissa unsentimento che invece non è di origine sociale48.

Maritain evidentemente non crede che si

possa naturalizzare la dimensione normativa, ma

solo alcuni suoi contenuti concreti. Inoltre

per avere presa sull’esistenza i valori devonoessere inseriti nel dinamismo della nostranaturale e necessaria tendenza alla felicità49.

Infine Maritain pone a tema la necessaria

correlazione nell’uomo fra diritti e doveri,

correlazione particolarmente attuale oggi a

fronte dell’esaltazione dei soli diritti e di

fronte alla tematica dei cosiddetti “diritti

degli animali”. Egli osserva a questo

proposito:

Se gli animali avessero dei diritti in base alprincipio della correlazione assolutabisognerebbe dire che avrebbero dei doveri…Ma noiabbiamo dei doveri verso di essi, senza che loroabbiano dei diritti…vi è in essi un abbozzo diquello che saranno i diritti […]50.

48 Ibid. p.14349 Ibid., p. 14650 Ibid. 204 e ss.

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3. L’etica di Jacques Maritain oggi

Molti problemi dell’etica contemporanea,

che oggi è in gran parte etica influenzata

dalla correnti filosofiche presenti in quel

mondo anglosassone che Maritain frequentava,

sono già affrontati e in certa misura risolti

dal filosofo francese. Ma la scarsa

comunicazione esistente fra le diverse

tradizioni di pensiero, una volta passato

soprattutto quel momento di felice fusione in

seguito alla fine della seconda guerra

mondiale, fa sì che certe somiglianze e certe

possibili risposte a problemi ancora vivi non

siano adeguatamente conosciute e valorizzate.

In sostanza l’etica di Maritain è ancora poco

conosciuta in Italia al di fuori di ristrette

cerchie confessionali.

In particolare: meritano attenzione il

passaggio dall’inconscio della coazione e

della necessità e soprattutto dalla dimensione

da Maritain tematizzata come preconscio spirituale,

attraverso la morale naturale, alla libertà

dello spirito51. Si tratta di un cammino che

51 La differenza fra inconscio e preconscio spirituale si basasul fatto che mentre il secondo può essere esplicitatonella riflessione, il primo non può esserlo. Cfr. J.Maritain, Quattro saggi sullo spirito umano nella condizioned’incarnazione, Morcelliana, Brescia 1978.

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non salta le tappe. S’impone cioè l’esigenza

di un legame fra emozioni e ragione, fra

inclinazioni e norme morali, fra emozioni e

virtù. In questa prospettiva il tema del bene

morale si coniuga opportunamente con quello

del bello, rispondendo a un’istanza oggi assai

sentita. Maritain offre, così, degli elementi

significativi per rispondere con nuovi

strumenti all’esigenza che ancora oggi

s’impone in filosofia morale di rispondere

alla rigida alternativa tra emotivismo,

favorito dal naturalismo evoluzionistico e

dalle neuroscienze da un lato, e

razionalismo della norma e dei diritti

dall’altro, se vogliamo alla rigida

alternativa tra l’etica di Hume e quella di

Kant.

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