Lemnos: il quadro ambientale

20
APPENDICE IL QUADRO AMBIENTALE 1 Emeri Farinetti INTRODUZIONE TOPOGRAFICO-GEOMORFOLOGICA L’isola di Lemnos, estesa per 476 kmq, è situata in posizione relativamente isolata nell’Egeo nord-orientale, fra la penisola Calcidica e la costa Turca, rispettivamente a NW e a NE, e l’isola di Lesbo a SE. La distanza dal continente è di ca. 100 km dalla Calcidica e di soli 65 km dalla Turchia all’altezza dello stretto dei Dardanelli. La morfologia costiera è fortemente segnata da tre vasti golfi che danno all’isola una caratteristica forma a farfalla con una parte occidentale più vasta e morfologicamente variata ed una orientale, più uniforme, costituita da due penisole orientate in senso nord-sud. Una sorta di ‘corridoio’ centrale, la piana di Atsikì, unisce ed allo stesso tempo delimita le parti principali dell’isola. La superficie di Lemnos è sostanzialmente piatta, con una morfologia priva di rilievi importanti. Le poche aree collinari sono concentrate principalmente nella porzione occidentale e raggiungono i 430 m slm in prossimità della città di Myrina, il capoluogo, nell’angolo NW dell’isola. La morfologia è fortemente legata alla struttura geologica ed ai fenomeni erosivi che hanno caratterizzato la storia del territorio. I rilievi sono sia basse colline dai pendii dolci, sia piccole ma ripide falesie legate alla natura eminentemente vulcanica del substrato. Nel ‘corridoio’ centrale e nella parte orientale dell’isola dominano invece le pianure, con vaste paludi costiere che includono due ampi laghi litoranei, Hortarolimni e il lago salato di Alyki. Come già accennato, Lemnos è un’isola sostanzialmente vulcanica. Più in dettaglio, la struttura geologica è costituita da una base sedimentaria del Terziario con sovrapposte formazioni vulcaniche, sempre terziarie, a loro volta parzialmente coperte da formazioni sedimentarie più recenti (Terziario e Quaternario). Nello specifico, ca. l’80% delle rocce di superficie sono rappresentate da trachiti, fonoliti, andesiti, daciti e da rocce tufacee di varia natura. Nella porzione sud-occidentale dell’isola vi sono estesi depositi di caolino, frutto dell’alterazione dei prodotti vulcanici sopra citati. Le pianure sono invece caratterizzate dai sedimenti in gran parte del Terziario, costituiti da argille marnose e loess, mentre nella parte orientale del territorio predominano vaste pianure alluviali sabbiose e i suoli salmastri dei laghi costieri dei grandi golfi. La struttura geologica di Lemnos è formata dunque da tre complessi principali, due sedimentari intervallati da uno preponderante vulcanico, a loro volta divisi in unità (DE LAUNAY 1898, PAPP 1953, IGME 1993, INNOCENTI ET AL. 1994). Al 1894 risale la prima esplorazione geologica condotta sull’isola; essa, oltre a pervenire ad importanti conclusioni scientifiche sulla natura pedologica e vulcanologica dell’isola, permise che fosse eseguito il primo esame chimico su un campione di ‘terra lemnia’ la quale, famosa sin dall’antichità come panacea (Dioscorides, De materia medica, lib. 5), si rivelò, all’esame di laboratorio, del tutto priva di qualsiasi principio attivo chiaramente identificabile come farmaco (DE LAUNAY 1895, pp. 305 ss.; DE LAUNAY 1898, tav. III). Risale al 1909-1910 la prima raccolta sistematica di fonti antiche e bibliografia esistente sull’argomento ‘terra lemnia’, 1 Il lavoro di ricerca i cui risultati sono qui presentati prende l’avvio da verifiche sul terreno svolte nel 2003 insieme a Renato Sebastiani, co-responsabile del servizio geologico-cartografico e di geoarcheologia della Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici di Roma.

Transcript of Lemnos: il quadro ambientale

APPENDICE

IL QUADRO AMBIENTALE1

Emeri Farinetti INTRODUZIONE TOPOGRAFICO-GEOMORFOLOGICA L’isola di Lemnos, estesa per 476 kmq, è situata in posizione relativamente isolata nell’Egeo nord-orientale, fra la penisola Calcidica e la costa Turca, rispettivamente a NW e a NE, e l’isola di Lesbo a SE. La distanza dal continente è di ca. 100 km dalla Calcidica e di soli 65 km dalla Turchia all’altezza dello stretto dei Dardanelli. La morfologia costiera è fortemente segnata da tre vasti golfi che danno all’isola una caratteristica forma a farfalla con una parte occidentale più vasta e morfologicamente variata ed una orientale, più uniforme, costituita da due penisole orientate in senso nord-sud. Una sorta di ‘corridoio’ centrale, la piana di Atsikì, unisce ed allo stesso tempo delimita le parti principali dell’isola. La superficie di Lemnos è sostanzialmente piatta, con una morfologia priva di rilievi importanti. Le poche aree collinari sono concentrate principalmente nella porzione occidentale e raggiungono i 430 m slm in prossimità della città di Myrina, il capoluogo, nell’angolo NW dell’isola. La morfologia è fortemente legata alla struttura geologica ed ai fenomeni erosivi che hanno caratterizzato la storia del territorio. I rilievi sono sia basse colline dai pendii dolci, sia piccole ma ripide falesie legate alla natura eminentemente vulcanica del substrato. Nel ‘corridoio’ centrale e nella parte orientale dell’isola dominano invece le pianure, con vaste paludi costiere che includono due ampi laghi litoranei, Hortarolimni e il lago salato di Alyki. Come già accennato, Lemnos è un’isola sostanzialmente vulcanica. Più in dettaglio, la struttura geologica è costituita da una base sedimentaria del Terziario con sovrapposte formazioni vulcaniche, sempre terziarie, a loro volta parzialmente coperte da formazioni sedimentarie più recenti (Terziario e Quaternario). Nello specifico, ca. l’80% delle rocce di superficie sono rappresentate da trachiti, fonoliti, andesiti, daciti e da rocce tufacee di varia natura. Nella porzione sud-occidentale dell’isola vi sono estesi depositi di caolino, frutto dell’alterazione dei prodotti vulcanici sopra citati. Le pianure sono invece caratterizzate dai sedimenti in gran parte del Terziario, costituiti da argille marnose e loess, mentre nella parte orientale del territorio predominano vaste pianure alluviali sabbiose e i suoli salmastri dei laghi costieri dei grandi golfi. La struttura geologica di Lemnos è formata dunque da tre complessi principali, due sedimentari intervallati da uno preponderante vulcanico, a loro volta divisi in unità (DE

LAUNAY 1898, PAPP 1953, IGME 1993, INNOCENTI ET AL. 1994). Al 1894 risale la prima esplorazione geologica condotta sull’isola; essa, oltre a pervenire ad importanti conclusioni scientifiche sulla natura pedologica e vulcanologica dell’isola, permise che fosse eseguito il primo esame chimico su un campione di ‘terra lemnia’ la quale, famosa sin dall’antichità come panacea (Dioscorides, De materia medica, lib. 5), si rivelò, all’esame di laboratorio, del tutto priva di qualsiasi principio attivo chiaramente identificabile come farmaco (DE LAUNAY

1895, pp. 305 ss.; DE LAUNAY 1898, tav. III). Risale al 1909-1910 la prima raccolta sistematica di fonti antiche e bibliografia esistente sull’argomento ‘terra lemnia’,

1 Il lavoro di ricerca i cui risultati sono qui presentati prende l’avvio da verifiche sul terreno svolte nel 2003

insieme a Renato Sebastiani, co-responsabile del servizio geologico-cartografico e di geoarcheologia della

Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici di Roma.

LEMNO 1, 1

2

dall’antichità fino all’età moderna, operata da Hasluck (1909-10)2. La ‘terra’ affiora particolarmente in alcune aree, come per esempio nella penisola a sud di Tsimandria, estremità meridionale dell’ala occidentale dell’isola.

Fig.1. L’isola di Lemnos. Toponimi citati nel testo, insediamenti moderni e rete viaria.

Clima

Lemnos è in una posizione geografica molto particolare. Situata sul prolungamento sud-occidentale dello stretto dei Dardanelli, è fortemente esposta ai venti di nord-est (etesial

winds) che spazzano l’isola costantemente. La media annuale delle precipitazioni è attestata sui 510 mm, con i massimi a dicembre e gennaio. Il clima è compreso in quello generale del Mediterraneo, con lunghe estati siccitose, ma la combinazione dei due elementi, scarsa piovosità e forte esposizione ai venti, ha come risultato un microclima dell’isola mediamente più arido (BIEL 2002). Il clima ha, naturalmente, una significativa influenza sulle condizioni ambientali di una regione, mentre la topografia ha forti conseguenze sul clima. Nel caso dell’isola di Lemnos, le ridotte dimensioni e le non sempre significative differenze di quota e di morfologia, creano una leggera varietà nel clima e solo pochi micro-paesaggi climatici possono essere isolati.

2 Sulla ‘terra lemnia’ v. anche TOZER 1890.

IL QUADRO AMBIENTALE

3

Incluso nella Zona Mediterranea, il clima dell’isola di Lemnos è classificato come ‘meso-

Mediterranean’ (UNESCO-FAO 1963). La temperatura annuale media raggiunge i 18.5° C e la piovosità, segnata da una forte variabilità annuale con precipitazioni brevi ma intense, come usuale nelle zone a clima mediterraneo, raggiunge il suo picco più alto tra Novembre e Dicembre, ed il suo picco più basso in Luglio, con precipitazioni concentrate nel periodo da Ottobre a Marzo (75% del totale). La variabilità inter-annuale delle precipitazioni è persino più significativa quando la media annuale è bassa, in particolare durante i secchi mesi estivi. Questo elemento, associato con le alte temperature estive, può causare periodi secchi lunghi tre mesi, come spesso accade nella zona mediterranea sub-semiarida. In passato, ciò spesso ebbe un forte impatto sul rischio periodico di carestia, legato alla caduta delle condizioni climatiche sotto il livello minimo richiesto per la crescita dei cereali. La fluttuazione stagionale e la variabilità inter-annuale della piovosità, anche se in assenza di variazioni climatiche regionali o generali, unitamente all’intensità delle precipitazioni, possono essere considerati cause dei processi erosivi e dell’impoverimento del suolo, di cui si possono notare alcuni esempi nell’isola di Lemnos.

Idrologia

La collocazione nella parte settentrionale dell’Egeo, la struttura geomorfologica ed il clima di Lemnos hanno influenzato e determinato la rete idrologica superficiale e sotterranea (fig.1). In generale, tenendo in considerazione le principali caratteristiche idrogeologiche e la formazione geologica dell’area, è possibile riconoscere alcune falde. L’idrologia superficiale è caratterizzata dalla presenza di specchi paludosi di acqua salata (il lago salato di Alyki e Hortarolimni, secco nei mesi estivi) e corsi d’acqua (a portata ridotta, spesso non perenni) che scorrono in valli spesso particolarmente incise sia attraverso il rilievo vulcanico, nell’ala occidentale dell’isola, sia nella parte terminale del loro corso, verso il mare. A prima vista, la presenza d’acqua sull’isola sembra oggi abbastanza ridotta, data la scarsa presenza di alberi ad alto fusto, soprattutto nei giorni torridi d’estate in cui ottimale sarebbe il refrigerio all’ombra di un albero, ma questa impressione è dovuta più al sistema di utilizzo del suolo vigente sull’isola che all’effettiva carenza di acqua e falde superficiali (vedi sotto).

Vegetazione

Circa il 40% della superficie di Lemno è coltivata o sfruttata per la pastorizia. Le colture presenti sono in primo luogo i cereali, grano principalmente, e i vigneti, con un residuo di frutteti, ormai quasi scomparsi dall’economia isolana. La pastorizia è quasi totalmente rivolta agli ovicaprini. I campi a grano e orzo prevalgono sulle superfici sedimentarie aride, utilizzati come supporto alimentare per le greggi durante la siccità estiva. La restante superficie dell’isola, incluse le aree paludose, è utilizzata per pecore, capre, cavalli e asini, e le formazioni spinose di phrygana sulle coste e sulle parti più rilevate e scoscese. La vegetazione boschiva è rappresentata solo da pochi relitti di macchia a sud di Ag. Dimitrios (Quercus coccifera) e a nord di Kornos (sparse brughiere con presenza di Spartium

junceum, arbusto perenne a baccelli tipico delle regioni mediterranee) sul rilievo al centro dell’ala occidentale dell’isola, e poca quercia nei pressi di Kondias e Kondopouli, al centro dell’ala orientale dell’isola (BIEL 2002). La predominanza di campi di grano (in apparenza l’isola potrebbe sembrare interessata da monocoltura) ha comportato, per una scelta prettamente antropica con sole ripercussioni naturali, una semplificazione dello spettro vegetazionale, che ha portato alla pressoché totale

LEMNO 1, 1

4

assenza di alberi ad alto fusto (fatto che dà all’isola, soprattutto in periodo estivo, un’aspetto arido). Ripercorrendo a ritroso le tappe della storia del paesaggio, però, scopriamo presenze vegetazionali completamente diverse, solitamente legate ad un’abbondante presenza d’acqua, quali campi coltivati a cotone nelle pianure costiere nella seconda metà del XIX secolo e inizi del XX, quando coltivatori di cotone lemnii emigravano in Egitto per ‘formare’ contadini egiziani nella coltura del cotone, che ha bisogno di molto sole e, in determinate fasi della crescita, di grandi quantità di acqua. Ad uno sguardo più attento, quindi, l’impressione apparente di un paesaggio antico, poco antropizzato, in cui molto spazio è lasciato alla natura, rivela una storia di un paesaggio fortemente soggetto a modifiche dettate da scelte antropiche, ed il cui aspetto generale ha subito varie trasformazioni. In primo luogo, come abbiamo visto, l’aridità solo apparente, e poi anche un modellamento della morfologia, dovuto alle attività agricole ed in particolare alla più recente agricoltura meccanizzata (che ha anche inconsciamente modellato le morfologie), fin nei punti più alti (ancora oggi sono coltivati a grano anche gli speroni scoscesi delle alture vulcaniche, laddove si sia formato un po’ di suolo). L’apparente ‘naturalità’ di alcune morfologie che caratterizzano l’isola (facendocela vedere come decorata da dolci pendii) va dunque riconsiderata. Il prodotto di queste trasformazioni diventa così un’isola fortemente segnata dall’attività e dalle scelte antropiche; sfida rimane il riconoscerne l’impatto anche nelle epoche più antiche, oggetto di studio del presente volume.

CLASSIFICAZIONE FISIOGRAFICA DI UNITÀ DI PAESAGGIO La classe fisiografica è definibile come una unità geomorfologica con caratteri comuni nella forma. La classificazione per classi fisiografiche aiuta nel definire gli elementi di un paesaggio specifico, tenendo presente che tali classi non sono definite in assoluto, ma in relazione allo specifico paesaggio studiato. Questo ci permette di collocare gli insediamenti umani in modo più corretto rispetto alle caratteristiche naturali del paesaggio e ci aiuta a capire meglio il tipo e il grado di relazione esistente tra l’insediamento umano e l’ambiente naturale. In generale, possiamo parlare di 3 principali categorie di posizione fisiografica:

A accidentata: versanti ripidi o molto ripidi (tra 20 e 35% e oltre il 35%) B collinare: versanti inclinati (10-20%), a volte più ripidi, ma a bassa quota C pianoro ondulato: pendenze leggere (3-10%), a volte pianeggianti. D pianura: pendenza <5%

Queste classi si possono applicare sulle tre morfologie principali: sommità, pendio, valle. La distinzione, nel paesaggio di Lemnos, di due classi principali legate alla quota (pianura e collina, in quanto il raggiungimento di una quota massima di solo 430m slm nell’area NW non permette di parlare di ‘montagna’) e poi di unità fisiografiche legate alla morfologia (quali valli, pianori, spartiacque, pendii, ecc.), ci permette di analizzare sezioni del paesaggio, a scala regionale e a scala di dettaglio. Le aree più basse (pianura, valle) arrivano fino a 100m slm, al di sopra si può parlare di collina. Considerando la varietà all’interno di questi paesaggi, e separando le singole classi fisiografiche, possiamo operare una differenziazione tra diverse morfologie, come si può vedere nella tabella 1. La mappatura della distribuzione delle classi fisiografiche sull’isola è rappresentata in fig.2.

IL QUADRO AMBIENTALE

5

CLASSE

FISIOGRAFICA

PENDENZA3 QUOTA DESCRIZIONE

P1-P2 <5 <100m

slm Pianure costiere, valli

45% P3 >=5 <10 <100m

slm Pendio dolce

14% P4 >=10 <100m

slm Piede di pendio

19% C1 <5 ≥100

<430m slm

Pianoro/plateau

3.5% C2 >=5 <10 ≥100

<430m slm

Pendio dolce

2% C3 >=10 <20 ≥100

<430m slm

Pendio a moderata pendenza

5% C4 >=20 <35 ≥100

<430m slm

Pendio scosceso

6.5% C5 >=35 ≥100

<430m slm

Pendio molto scosceso

5% Tabella 1. Percentuale delle diverse classi fisiografiche presenti sull’isola di Lemnos (P = pianura; C = collina).

Fig. 2. Classi fisiografiche, individuate secondo i valori espressi in tabella 1.

3 I valori di pendenza sono stati calcolati sulla base del modello digitale del terreno realizzato a partire dalle curve di livello e punti quota digitalizzati dalla carta topografica a scala 1:50000 fornita dal GYS (Istituto geografico militare ellenico). I modelli digitali risultanti (morfologia, pendenza) sono ad una risoluzione spaziale a terra di 30x30 metri.

LEMNO 1, 1

6

Se prendiamo in considerazione le tre morfologie principali possiamo notare che, come ci si può aspettare, i valori di pendenza più alti ed il maggior numero di occorrenze di valori alti di pendenza sono presenti nelle aree a quota più elevata, mentre le zone a quote più basse sono segnate dalla presenza di aree pianeggianti (in particolare rappresentate dalle pianure costiere) o pendii più dolci. In generale, l’isola non presenta rilievi marcati. Le aree più elevate si trovano in percentuale maggiore nell’ala occidentale della farfalla, mentre nell’ala orientale esse sono presenti solo nel settore meridionale (a sud di Moudros). Le zone a bassa quota sono caratterizzate da morfologie relativamente semplificate (forme dolci, dovute alle caratteristiche geologiche e a processi di erosione), mentre le aree più elevate sono caratterizzate da una morfologia più complessa, e da versanti anche molto scoscesi (fig.2). Le sommità sono spesso caratterizzate da speroni rocciosi anche molto inclinati, privi di suolo. Caratteristica è la presenza di ampie zone paludose costiere, tra cui sono inclusi due specchi d’acqua salmastri nell’ala orientale. Attraverso questa classificazione si crea un quadro di classi fisiografiche, che unitamente a dati litologici e pedologici, ovvero classi di stabilità pedologica e morfogenetica (tabella 2), permettono di distinguere una serie di paesaggi e la loro stabilità. A stabile e molto stabile: presenza di paleosuoli o suoli argillosi o calcarei direttamente su

crosta travertinosa; orizzonti illuviali (suoli sviluppati e profondi)

B tendenzialmente instabile: suoli poco profondi o poco sviluppati, privi di orizzonte illuviale, su pendenze leggere o pianeggianti, presenza di erosione. La stessa instabilità tendenziale si ritrova nelle vallate ma per sedimentazione (terreni non consolidati)

C instabile e molto instabile: i versanti, dipendentemente da acclività e clima.

Tabella 2. Classi di stabilità pedologica e morfogenetica. La combinazione delle classi fisiografiche e di stabilità permette di delineare delle unità morfologiche. A questi va aggiunta una determinazione della potenzialità del terreno, per interpretarne la potenziale produttività per l’agricoltura4.

POTENZIALITÀ DEI TERRENI La litologia dell’isola segna due diversi paesaggi nelle due ‘ali della farfalla’ (fig.3). Ciononostante, l’utilizzo per scopi agricoli di questi territori ‘litologicamente’ diversi può avere in molti casi la stessa resa. Usi differenti di paesaggi diversi o analoghi sembrerebbero dovuti a differenti scelte e strategie antropiche, in epoca moderna come nelle epoche più antiche. Come criterio fondamentale per la classificazione della potenzialità agricola dei terreni (cosiddetta Land Evaluation

5, i cui risultati sono mappati in fig.4) è stata utilizzata la determinazione e valutazione del tipo di litologia di base (disponibile grazie alla lettura della carta geologica a scala 1:50000 dell’istituto geologico nazionale ellenico - IGME), con specifiche di dettaglio realizzate grazie a verifiche sul terreno ed alla determinazione di

4 Una analoga operazione di classificazione, che combina fattori quantitativi e qualitativi, è stata realizzata dalla scrivente per l’analisi dell’organizzazione territoriale e la storia del paesaggio della Beozia antica (FARINETTI

2011). 5 La land evaluation è la valutazione (che combina criteri quantitativi e qualitativi) della capacità di un territorio in relazione alla produttività agricola o ad altre attività economiche, come la pastorizia.

IL QUADRO AMBIENTALE

7

processi erosivi ottenuti attraverso il calcolo delle pendenze e l’individuazione di classi morfologiche, come visto sopra.

I dati relativi alle caratteristiche litologiche dell’isola, così come le caratteristiche topografico-morfologiche, necessarie per la determinazione delle classi fisiografiche, sono stati inseriti all’interno di un sistema GIS appositamente realizzato per il progetto. La morfologia di base, ricostruita sulla base delle curve di livello (con un intervallo di 20m) e punti quota ricavati dalla carta topografica dell’isola a scala 1:50000 realizzata dal GYS (Istituto geografico militare ellenico). Il modello digitale del terreno (DEM) ricavato, ed utilizzato per analisi successive, ha una risoluzione di 30x30m (comparabile con la scala, e precisione spaziale, a cui sono stati posizionati i siti). In alcune aree di dettaglio e di particolare interesse il modello è stato arricchito/migliorato con l’utilizzo di curve di livello e punti quota ricavabili dalle carte topografiche in scala 1:5000 prodotte dal GYS.

LITOLOGIA POTENZIALITÀ

DEI TERRENI DESCRIZIONE

Olocene

Depositi alluvionali olocenici F

Depositi alluvionali olocenici (potenza fino a 10m): depositi costieri e dune; argille e sabbie delle aree più basse

Pleistocene

Arenarie calcaree del pleistocene F

Localmente calcari olitici con alla base brecce

Terziario

Conglomerati e marne e calcari marnosi del terziario MF

Rocce vulcaniche

Rocce vulcaniche del terziario LF

Complesso delle andesiti, trachiti, daciti e rocce silicizzate

Formazioni piroclastiche

Formazioni piroclastiche del terziario (tuff) F Formazione di Romanou

Plutonico-subvulcanico

Rocce plutoniche del terziario PF Graniti, sieniti e feldspati, dioriti e quarzi

Formazioni sedimentarie

Limi, argille e arenarie del terziario MF

Unità superiore delle formazioni sedimentarie (Eocene superiore - Oligocene inferiore)

Arenarie e conglomerati MF

Unità inferiore delle formazioni sedimentarie. Potenza anche superiore a 50m

Arenarie e conglomerati MF Calcari nummulitici

Alternanza di rocce limose e arenarie MF

Unità inferiore delle formazioni sedimentarie

Alternanza di rocce limose e arenarie MF

Unità inferiore delle formazioni sedimentarie

Tuffites MF

Unità inferiore delle formazioni sedimentarie con materiali clastici e argille silicee cementate

Tabella 3. Lettura della carta geologica (IGME), in scala 1:50000. Lista delle formazioni presenti sull’isola di Lemnos e indicazione generica della potenzialità dei terreni che su queste formazioni si impostano.

LEMNO 1, 1

8

Fig. 3 - Principali litologie presenti sull’isola (layer GIS realizzato su base IGME 1993).

E’ doveroso far presente che i sets di dati inseriti nel sistema per quanto riguarda le caratteristiche fisiche del paesaggio dell’isola sono basati sul paesaggio e l’ambiente attuali, tuttavia processati e modellati per avvicinarsi il più possibile al possibile paesaggio del passato, o dei passati indagati. Il potenziale agricolo dei terreni per l’agricoltura è stato dunque dedotto principalmente sulla base di 3 criteri6: classificazione dei suoli sulla base della lettura della carta geologica (prevalentemente ‘litologica’) e di verità a terra, stabilità pedologica e morfogenetica (strettamente connessa con la posizione fisiografica), grado di lavorabilità dei suoli (sulla base delle informazioni disponibili sulle tecniche agricole utilizzate in passato). Pertanto, nel tentativo di combinare le componenti più rilevanti dell’ambiente per individuare la capacità produttiva di zone diverse all’interno dell’isola, sono stati coinvolti anche fattori culturali, in

6 Per una applicazione analoga di questo metodo si veda FARINETTI 2011.

IL QUADRO AMBIENTALE

9

particolar modo la considerazione delle tecniche agricole e delle pratiche di allevamento in uso nei periodi in esame, nella fattispecie l’antichità greco-romana. Per prima cosa si è proceduto ad enucleare le formazioni geologiche e le litologie presenti sull’isola, parametri stabili, in quanto elementi quasi per nulla modificabili su scala umana (tabella 3). Successivamente, di queste formazioni sono stati analizzati alcuni aspetti: caratteristiche tecniche, influenza sulla morfologia superficiale, fenomeni cui possono essere soggetti, suoli che solitamente producono. Sono stati così classificati i suoli derivanti dalle diverse litologie, sulla base della cartografia geologica disponibile (in scala 1:50000, ad un ragionevole livello qualitativo e con una risoluzione approssimativa di 35/40m7). Bisogna a questo punto notare come la natura del suolo8 di per sé sia molto complessa e caratterizzata da dinamiche variabili, e per questo un dettagliato studio pedologico sarebbe in teoria lo strumento ottimale per una corretta operazione di determinazione del potenziale agricolo di un’area. D’altra parte, l’assenza di una carta pedologica dell’area, e la impossibilità della scrivente di realizzarne una per limiti di conoscenza specifica e per i limiti temporali del presente lavoro, fanno sì che la metodologia utilizzata possa comunque produrre risultati utili al fine della ricerca presentata in questo volume. Le diverse litologie sono state classificate sulla base del tipo di suolo che con ogni probabilità corrisponde a ciascun tipo di roccia di base. Nella tabella 3 è riportata una lista di formazioni geologiche presenti sull’isola di Lemnos, identificate sulla base delle litologie indicate sulla cartografia geologica disponibile e raggruppate secondo caratteristiche analoghe. In un secondo momento, i tipi di suolo (da associare con il grado di potenzialità dei terreni) sono stati definiti e mappati sulla base della litologia, della geomorfologia e della classe fisiografica di appartenenza di ciascuna porzione di territorio. I due fattori impiegati in maniera sistematica durante il processo di analisi e classificazione sono la pendenza e la quota di ciascuna porzione di territorio, calcolate all’interno del sistema GIS. La pendenza influisce in particolare sullo spessore del suolo e sul suo grado di sviluppo. Nelle aree pianeggianti, nelle stesse condizioni pedogenetiche, lo spessore del suolo è in teoria al suo massimo, mentre in aree caratterizzate da una crescente pendenza, lo spessore del suolo tende a diminuire a causa dei processi di erosione. La pendenza influenza anche il drenaggio esterno, così come lo scorrimento di acque superficiali, e favorisce processi di dilavamento su versanti ripidi e la stagnazione in aree pianeggianti o depressioni. La quota influenza i processi di dissoluzione9 delle rocce di base e dell’argilla, dovuti all’aumento di precipitazioni piovose nelle zone d’altura e, in particolar modo, un progressivo rallentamento del processo di mineralizzazione degli elementi organici a causa delle più basse temperature. Come abbiamo visto, anche la lavorabilità del suolo è presa in considerazione per la determinazione del potenziale agricolo, secondo parametri qualitativi. La lavorabilità del terreno può essere influenzata direttamente dalla pendenza, dalla petrosità10, e dalle proprietà di drenaggio del suolo. Quando si ha a che fare con l’agricoltura in epoche antiche, la lavorabilità del suolo deve essere considerata in relazione a pratiche agricole a basso livello tecnologico (agricoltura a secco – non di irrigazione, suolo lavorato con bastone e/o aratro di legno, ancora in uso nell’età classica, congiuntamente all’aratro di ferro, più usato poi nel

7 La cartografia utilizzata è stata prodotta dall’istituto ellenico di geologia e metallurgia (IGME). 8 Il suolo è lo strato superficiale della terra, l’ambiente di contatto tra l’interno e l’esterno della superficie terrestre (FOTH 1990; ARNOLDUS-HUYZENDVELD 2003; COMEL 1972), tra rocce, sedimenti e acqua superficiale da una parte, e aria, acqua piovana, vegetazione, fauna e attività umane dall’altra. Il suolo è generato da processi di alterazione operanti sulle diverse litologie quando esse vengono in contatto con l’atmosfera e la biosfera, ed è pertanto sensibile alle trasformazioni naturali ed antropiche dell’ambiente (variazioni climatiche, uso del suolo, insediamento umano, etc.). 9 Dissoluzione: alterazione della superficie delle rocce dovuta a fattori chimici. Alcuni elementi si dissolvono al contatto con l’acqua, e pertanto il processo di dissoluzione è accresciuto dalla pioggia, per esempio. 10 Una definizione di petrosità (stoniness) si può trovare in FAO 1977 (55segg.), riportata in VAN JOOLEN 2003 (cap.2).

LEMNO 1, 1

10

periodo romano11 ma probabilmente da considerarsi un bene di lusso12, che la maggior parte degli agricoltori difficilmente poteva permettersi), e all’utilizzo di pratiche di conservazione del suolo, come per esempio i terrazzamenti13. La lavorabilità del suolo è un fattore cruciale, dal momento che, come sostengono diversi studiosi (KAMERMANS 1993, VAN JOOLEN 2003), essa è l’elemento che influenza le scelte dei contadini, ancor più della fertilità del suolo. Questo perché, nel caso di agricolture non meccanizzate, la produttività del suolo dipende sia dalle possibilità offerte dalla tecnologia applicata, sia dalla quantità di lavoro richiesta. Tecnologie e pratiche diverse, così come la diversa interazione tra agricoltura e pastorizia (NIXON-PRICE 2001, VAN JOOLEN 2003), meglio sfrutterebbero aree e terreni diversi all’interno della stessa regione. Questo è vero in particolare nell’area Mediterranea, caratterizzata da un alto grado di variabilità in termini di suoli, micro-climi, morfologie, ecc. Per la lavorazione del terreno a bastone (o con l’aratro di legno, a potenziale limitato senza maggese e con semplici/basilari tecniche di drenaggio, come probabilmente avveniva nel periodo Preistorico nell’Egeo) le aree privilegiate sarebbero quelle lontane da recenti, e molto pesanti, depositi alluvionali di corsi d’acqua, e caratterizzate da una limitata pendenza (preferibilmente 0-25%) – suoli leggeri, ma profondi (almeno 50cm) e resistenti alla polverizzazione. Per l’utilizzo dell’aratro di legno, le classi di posizione fisiografica, più adatte sarebbero: P3, P4, H1, H2, H3, secondo la classificazione adottata nel presente lavoro. D’altra parte, una pratica caratterizzata dall’uso di aratro di ferro (congiuntamente a quello di legno) con brevi periodi a maggese, anche senza una vera e propria rotazione di colture (FORNI 1989A; FORNI 1989B; FORNI 1990; VAN JOOLEN 2003), permetteva la coltivazione delle valli alluvionali e delle pianure (anche paludose), incrementando così considerevolmente il potenziale agricolo. La coltivazione dei cereali, in particolar modo del farro (triticum dicoccum), può essere estesa. L’aratro di ferro permette la coltivazione di suoli pesanti e umidi, spesso anche i più fertili, e parallelamente si sviluppano tecniche di drenaggio e irrigazione (si vedano Columella, De Re Rustica e Catone, De Agricoltura)14. Con questa pratica, lo sfruttamento di terreni a elevata pendenza diventa difficile, e le aree privilegiate sono caratterizzate da una pendenza allo 0-13%. Per l’utilizzo dell’aratro di ferro (e legno insieme), le classi di posizione fisiografica più adatte sarebbero: P1-P2, P3, P4, H1, H2, H3, H4, secondo la classificazione adottata nel presente lavoro. Qui sotto, la tabella 4 propone la classificazione dei terreni in base al loro potenziale per l’agricoltura (fertile, mediamente fertile, poco fertile, scarsamente o per nulla fertile), determinato per il presente lavoro secondo quanto scritto sopra. Da notare, la classe MF e la classe PF producono lo stesso effetto in termini di limitazioni per l’agricoltura, ma occorre mantenerle separate per le differenti strategie che possono essere utilizzate per superare il problema, in special modo metodi di conservazione del suolo. Pochissime aree sommitali, concentrate soprattutto nella parte occidentale dell’isola, presentano valori di pendenza superiori a 55%, che rendono fortemente limitativo/limitato l’uso agricolo del terreno (U).

11 Si veda Forni –comunicazione personale- in VAN JOOLEN 2003,112. 12 Si veda WHITE 1976 per il periodo Medievale. 13 Tecniche di terrazzamento per trattenere il suolo e favorire il drenaggio erano in uso sin dall’età del Bronzo. Esiste in letteratura un ampio dibattito su questo aspetto soprattutto per il periodo preistorico (WAGSTAFF 1992; ATHERDEN 2000; CONOLLY 2002-4 in particolare), così come esempi datati risalenti all’età Greco-romana (LOHMANN 1993 –Atene Survey). 14 A questo stadio, le limitazioni alla lavorabilità del suolo sono legate alla struttura socio-economica delle società, più che alla tecnologia.

IL QUADRO AMBIENTALE

11

F terreni senza limitazioni per l’agricoltura o con limitazioni minime (dovute a tendenza al ristagno dell’acqua o a siccità)15

28%

MF terreni con sensibili limitazioni per l’agricoltura per ristagno d’acqua causato dalla falda o da uno strato impermeabile superficiale 16

50%

PF terreni con sensibili limitazioni per l’agricoltura per siccità e insufficiente profondità (problemi di radicamento) 17

21%

U terreni con forti limitazioni per l’agricoltura per scarsissima profondità e forte pendenza (grandi difficoltà di accesso e di radicamento)18

1%

Tabella 4. Classi di potenzialità dei terreni per l’agricoltura.

Quantificando i risultati (fig.4), larga parte della regione può essere considerata adatta all’agricoltura con ridotte, spesso quasi nulle, limitazioni. L’ala orientale dell’isola è da considerarsi altamente utilizzabile per scopi agricoli nella sua interezza. 70 siti su 89 si trovano in aree con medio/alto potenziale agricolo, ovvero 78%. Questo rispecchia anche la percentuale di occorrenza delle classi F e MF (77%) rispetto all’intera estensione dell’isola, e di per sé non attesta una precisa scelta antropica.

I suoli di Lemnos rientrano per la gran parte nella classe fertile (F), ma ci sono evidenti differenze locali. Ad esempio nella piana di Moudros lungo la costa (davanti a Koukonisi) e verso nord vi sono suoli con qualche limitazione (comunque sempre classificabili in classe F) o con sensibili limitazioni (classe MF) per ristagno d’acqua. O ancora, i terreni nella fascia tra il Golfo di Pournià e la piana del lago salato (Alyki) si classificano come PF, ma per salinizzazione.

PAESAGGI DI LEMNOS: ALCUNI ESEMPI La combinazione delle tre classificazioni (posizione fisiografica – stabilità pedologica e

morfogenetica – potenziale agricolo) permette di descrivere in dettaglio le caratteristiche ambientali delle aree di interesse, per meglio valutare la presenza e la funzione di alcuni siti. Di seguito è riportato qualche esempio di applicazione di tale classificazione sull’isola di Lemnos, che permette di individuare una serie di paesaggi con specifiche caratteristiche ambientali e antropiche.

15 Suoli che presentano limitazioni minime per l’uso agricolo, come tendenza all’umidità o alla siccità o ad una moderata erosione. 16 Suoli che presentano alcune limitazioni per l’uso agricolo, dovute all’umidità causata da fattori diversi, come una falda superficiale o un’alta percentuale di argilla. Tali limitazioni restringono la scelta potenziale della coltura o richiedono moderate pratiche di conservazione. 17 Suoli che presentano limitazioni per l’uso agricolo, dovute alla siccità o ad una limitata profondità del suolo stesso, causa di problemi di radicamento. Tali limitazioni restringono la scelta potenziale della coltura o richiedono moderate pratiche di conservazione. 18 Suoli che presentano serie limitazioni per l’uso agricolo, dovute ad una estremamente limitata profondità del suolo stesso e ad una notevole pendenza del terreno, causa di forti difficoltà di accesso e radicamento. Tali limitazioni restringono la scelta potenziale della coltura e richiedono una gestione molto attenta e forti pratiche di conservazione.

LEMNO 1, 1

12

Fig. 4 - Carta del potenziale agricolo dell’isola. La piana di Atsikì

Al centro dell’isola, nel mezzo delle due ali della farfalla, l’intera piana di Atsikì è classificabile come pianoro ondulato su valle con stabilità tra classe A (stabile e molto

stabile) e classe B (tendenzialmente instabile). I piccoli rilievi a N degli abitati di Karpasi e Varos sono classificabili come morfologie collinari su pendio, con stabilità B (tendenzialmente instabile). I suoli sono generalmente fertili e molto fertili (F), con poche chiazze di suolo con sensibili restrizioni per l’attività agricola (MF), ma in ogni caso sempre

IL QUADRO AMBIENTALE

13

particolarmente adatte per la coltivazione dei cereali, laddove i bassi rilievi fuoriescono dal deposito alluvionale. Nonostante l’area sia in assoluto la più fertile dell’isola e estesamente pianeggiante, la piana non ha restituito una consistente presenza archeologica. Da una parte forse essa è stata meno studiata proprio perché lontana dai due centri urbani principali di età antica (Myrina e Hephaestia), e dal sito preistorico di maggior interesse (Poliochni), dall’altra però la maggior parte delle poche emergenze conosciute ha a che fare con l’occupazione rurale dell’area, in parte anche questa una ragione possibile per la scarsa attenzione archeologica per questa zona. Gli insediamenti rurali conosciuti si trovano ai margini della piana, laddove il rilievo inizia dolcemente a salire. Esiste anche una questione aperta sull’appartenenza territoriale dell’area in età antica, discussa in questo lavoro (vedi supra, 291-297). Le mandre

19 conosciute e posizionate da Sifounakis 1993 in alcuni casi si trovano in corrispondenza con le attestazioni archeologiche di siti rurali in epoca classica, come nei pressi di Kallithea, ma anche da uno sguardo alla distribuzione delle mandre non risulta una presenza particolarmente densa nella fertile piana di Atsikì (fig.5). D’altra parte, anche gli insediamenti moderni (fig.1 e fig.5), alcuni dei quali hanno origini medievali o ottomane, e con cui le mandre appaiono in netta corrispondenza, si trovano ai margini della piana (Propouli, Krinida, Livadochori, Kallithea), ma anche nell’area centrale della piana stessa (Atsikì e Karpasi).

Fig. 5 - Distribuzione delle mandre sull’isola (da SIFOUNAKIS 1993).

19 Il termine mandra indica in lingua greca un’area chiusa, predisposta ad attività relative all’allevamento del bestiame ed a pratiche agricole, con spesso al suo interno uno o più edifici costruiti e correlati alle suddette attività. Sull’isola di Lemnos le mandre hanno specifiche caratteristiche architettoniche, ben descritte da Sifounakis nella monografia del 1993 ‘Oi mandres sti Limno’.

LEMNO 1, 1

14

Kaminia e Moudros, il paesaggio collinare e le aree umide

Nella parte meridionale dell’ala orientale della farfalla, i rilievi intorno a Kaminia sono uniformemente classificabili come morfologie collinari con stabilità B (tendenzialmente

instabile), mentre la piana di Moudros è un pianoro ondulato, con stabilità A (stabile e molto

stabile). I suoli sono fertili o mediofertili (F-MF), con l’eccezione di una piccola area con affioramenti vulcanici (da considerarsi di per sé poco fertile – PF – a meno di particolari accorgimenti antropici che possono essere stati messi in atto anche in passato) e di una fascia tra il golfo di Pournià e il lago salato, dove i terreni si possono classificare come PF per salinizzazione. Il paesaggio rurale antico è molto ben conosciuto e rappresentato nell’ala orientale dell’isola, dove il pattern dei siti rurali d’età classica è solo in parte ripercorso dalle mandre più recenti (fig.5 - SIFOUNAKIS 1993). Il quadro viene però completato dalla presenza di una rete di abitati moderni (con origini medievali), nell’area collinare. Il sito rurale antico più conosciuto è Katrakyles/Rossopouli (sito 1, oggetto 1A1), fattoria di età classica indagata attraverso indagini di scavo lungo il sentiero che da Rossopouli conduce al Hortarolimni), cui è da aggiungere l’insediamento rurale di Kalliopi (sito 21, oggetto 21A2), Sidionì/Kaminia (sito 33, oggetto 33AR1) - un villaggio rurale probabilmente di dimensioni estese, che mostra segni di occupazione sia in età classica sia in età ellenistico-romana, situato vicino alla costa nei pressi dell’abitato odierno di Kaminia, e Komi/Romanou (sito 42, oggetto 42AR1), probabilmente da interpretarsi anch’esso come villaggio rurale esteso sulle colline che circondano il Hortarolimni. Importante per l’uso del territorio nell’ala orientale dell’isola è la presenza di aree umide (Hortarolimni la più estesa) che rendono meno fertile il suolo, per ristagno d’acqua. D’altra parte, però, esse creano finestre / spazi per economie alternative20, tipiche delle aree paludose21, ed anche per la produzione di sale (in particolar modo nel caso del cosiddetto ‘lago salato’ di Alyki – specchio acquitrinoso a nord del Hortarolimni), anche laddove l’elevata salinizzazione dei terreni circostanti permette uno sfruttamento agricolo molto limitato. A nord dell’ala orientale dell’isola, in posizione interna al golfo di Pournià, era situato l’antico centro urbano di Hephaestia, collocata su un promontorio roccioso all’estremità di un cordone di piana inondabile, con il cosiddetto porto piccolo a Est del promontorio che è classificabile, nella sua parte più interna, come un potenziale lago salato. Nell’estremità nord-est dell’ala, la piccola piana alluvionale a W di Plaka non ha ancora restituito presenze archeologiche, ma un sito rurale sfrutta le dolci pendici del rilievo nei pressi di Panagià, zona in cui è attestata anche la presenza di una mandra (l’unica in questa parte nord dell’ala orientale – fig.5). Per quanto riguarda il grado di conoscenza archeologica dell’area, non dobbiamo dimenticare che un elevato numero di attestazioni archeologiche è nella zona dell’importante centro dell’età del Bronzo di Poliochni, dalla cui presenza (e conseguente interesse degli archeologi per l’area circostante) può derivare la maggior conoscenza dell’area, anche per quanto riguarda l’età storica. Ben conosciuta archeologicamente è anche l’area dell’antico centro urbano di Hephaestia, attorno cui sono attestati sia luoghi di culto sia necropoli, situate anche ad una certa distanza dal centro urbano, verso sud, lungo una strada moderna verso l’odierna Moudros, che ripercorre probabilmente un percorso antico.

20 Per l’economia parallela legata alla presenza di aree umide si veda: TRAINA 1988; FANTASIA 1999; FARINETTI

2008. 21 Lo testimonia la presenza di installazioni agricole a breve distanza dalla piana (vedi CD, sito 1 e 42), che probabilmente sfruttavano sia i dolci pendii circostanti sia il Hortarolimni stesso.

IL QUADRO AMBIENTALE

15

Myrina e il paesaggio vulcanico tra rilievi e mare

Nell’ala occidentale della farfalla, la zona a nord di Myrina presenta una morfologia accidentata su pendio e stabilità di classe C (instabile e molto instabile) con suoli fertili (F) su alcune sommità o pendii dolci, poco fertili (PF) per i circuiti carsici e improduttivi (U) nei pendii più acclivi per difficoltà di accesso e di radicamento delle colture (per esempio la zona di Sardes). A sud di Myrina, l’area di Thanos nella parte che guarda a nord presenta una morfologia accidentata su pendio con stabilità C (instabile e molto instabile) e suoli improduttivi (U) (è versante di montagna); nella parte che guarda a sud, verso il mare, è classificabile, nelle zone più alte, come morfologia collinare su pendio, instabile o tendenzialmente instabile (C e B) con suoli poco fertili e fertili (PF e F). La parte più bassa che si salda alla piana costiera è invece classificabile come pianoro ondulato su depressione valliva, tendenzialmente instabile (B), con suoli particolarmente fertili (F). Le due mandre conosciute nella zona (SIFOUNAKIS

1993) testimoniano della produttività dei terreni e della storia più recente dell’uso agricolo dell’area. In generale, la parte occidentale dell’isola è caratterizzata da morfologie e alture di origine vulcanica. Quest’area, soprattutto nella sua parte interna, è forse la meno conosciuta archeologicamente, con l’eccezione dell’insediamento urbano di Myrina e delle sue immediate vicinanze. Attestazioni di aree funerarie, però, fanno pensare ad una frequentazione in età arcaico-classica (tav. IV), con insediamenti stabili, lungo attuali, e probabilmente anche antiche, vie di passaggio che attraversano le alture per raggiungere la città di Myrina dalla piana di Atsikì. Da una parte, la vicinanza alle attuali vie di comunicazione può aver agevolato la scoperta, dall’altra però si tratta di percorsi usati probabilmente anche in antico, ed il maggior numero di presenze archeologiche conosciute in quell’area può pertanto considerarsi indice di effettiva maggior attività se non altro in epoca arcaico-classica, e forse anche più tarda. Uno dei pochi siti conosciuti di età ellenistico-romana (sito 77, oggetto 77BB1 - Paleokastro), con precedente occupazione nella tarda età del bronzo, si trova sulle alture lungo la possibile via di comunicazione interna. Anche in questo caso, la distribuzione delle mandre di età moderna, anch’esse poste lungo quest’asse di comunicazione interna, richiama, e indirettamente comprova, l’utilizzo agro-pastorale dell’area in età antica (fig.5). Anche la collocazione degli insediamenti moderni richiama l’attenzione su questo asse di comunicazione importante per l’isola, ed ancora evidenzia lo sfruttamento dell’area montuosa centrale nel settore NW di Lemnos. Come dicevamo, la costa è maggiormente conosciuta: oltre al centro di Myrina, significativa presenza per larga parte della storia dell’isola (importante in età antica, insieme ad Hephaestia, lungo le rotte marittime per cui Lemnos era presenza cruciale nel Nord dell’Egeo – vedi supra, 79 ss.), si conoscono insediamenti rurali di età classico-ellenistica che sfruttano le piccole pianure costiere a N e a S (rispettivamente siti 14 e 15, 7 e 84), alcuni dei quali sono attestati anche per l’Età del Bronzo (siti 7, 14 e 15), durante la quale lungo la costa troviamo anche la presenza di fortificazioni (Mourtzouflos sito 16, oggetto 16N1; Myrina). LA GESTIONE DEL DATO ARCHEOLOGICO I dati di carattere ambientale fanno parte integrante della ‘mappatura’ all’interno del sistema GIS dell’isola, e sono oggetto di analisi incrociate tra loro e con altri dati, primi fra tutti quelli archeologici e sull’insediamento antico. Le classificazioni fin qui esposte, prodotto di analisi GIS che hanno coinvolto diversi sets di dati, aiutano nell’interpretazione dell’insediamento umano sul territorio, e nella lettura delle tracce dei diversi paesaggi antropici del passato alla

LEMNO 1, 1

16

luce della loro interazione con l’ambiente naturale, nei differenti periodi storici in esame. Per far questo, sono stati prodotti layers contenenti i dati archeologici, frutto del lavoro di ricerca di Laura Ficuciello, i cui risultati sono stati inseriti in un database (archivio relazionale digitale), realizzato dalla scrivente, che segue la logica di raggruppamento dell’informazione archeologica secondo la tipologia funzionale e la datazione del rinvenimento, cui viene associata un’informazione relativa alle modalità di rinvenimento, e/o alla fonte dell’informazione, per calibrare il dato in termini di conoscenza più o meno dettagliata (e più o meno scientifica) di un’area (fig.6). Sono stati pertanto archiviati e mappati oggetti archeologici che raggruppano le evidenze archeologiche riconducibili ad una unità funzionale in termini di attività sul territorio. In tabella 5 sono elencate le tipologie funzionali utilizzate (registrate), che possono essere raggruppate sotto 12 categorie funzionali più ampie (tabella 6). Ad ogni oggetto riconosciuto sono state assegnate una (o più) determinazioni cronologiche (tabella 7), per poter produrre carte di periodo che raggruppino l’occupazione e le attività umane conosciute sul territorio, in generale o selezionando siti a funzione specifica. Sull’isola non ci sono depositi alluvionali recenti che possano aver coperto i resti archeologici, e solo in misura relativamente bassa i depositi sono interessati da processi post-deposizionali che hanno influito sul suolo e sul materiale in esso contenuto. Pertanto, per quanto riguarda la completezza del dato raccolto e archiviato, le distorsioni nella scoperta (e conseguente informazione) possono essere dovute sia a differenti scelte antropiche sul paesaggio (per l’insediamento e attività di vario tipo) sia ad una mancanza o insufficienza di ricerca in alcune aree dell’isola (si vedano alcuni esempi sopra nel testo). Infine, è anche da notare la mancanza di una ricognizione sistematico-intensiva, e gli oggetti archeologici conosciuti e schedati sono per la maggior parte risultato di scavi sistematici o di emergenza, o di ritrovamenti accidentali.

Fig. 6 - Schema semplificato della struttura della banca dati per la gestione del dato archeologico disponibile.

IL QUADRO AMBIENTALE

17

DEFINIZIONE OGGETTO

OGGETTO ID DEFINIZIONE

A insediamento rurale

AA cisterna

AB conduttura

AC fontana

AD vaso monumentale

AE stipe

AF pavimento

AG resti sparsi

AH frr. ceramici

AI porto

AL area produzione metallica

AM stele

AN castrum

AO casa rurale

AP focolare

AQ frequentazione

AR villaggio

AS acropoli

AT agora

AU foro

AV abitato

AZ fognatura

B necropoli

BA muro di cinta

BB resti di strutture

BC muro di sostruzione

BD odeion

BE porta

BF porta urbica

BG postierla

BH torre

BI area lastricata

BL bothros

BM edificio di culto

BN marciapiede

BO acquedotto

BP ninfeo

BQ sorgente

BR calcara

BS cava

BT scarico di fornace

BU granaio

BV magazzino

BZ cavità per dolium/a

C monumento funerario

CA pozzo per derrate

DEFINIZIONE OGGETTO OGGETTO ID DEFINIZIONE

CB torchi/presse

CC vasca

CD zecca

CE approdo

CF banchina

CG molo

CH argine

CI strigae

CL fossato

CM sarcofago/i

CN resti edificio/i

CO tagli nella roccia

CP cippo

CQ moneta/e

CR altro

CS statua/e

CT rilievo

CU supporto litico

D tomba

E santuario

F tempio

G altare

H sacello

I teatro

L basilica

M terme

N cinta fortificata

O strada

P edificio (generico)

Q terrazzamento

R resti architettonici

S blocco/blocchi

T forno

U fornace

V pozzo

W ergasterion/a

Z canale

Tabella 5. Lista di scelte possibili inserite nella banca dati per la voce Definizione Oggetto.

LEMNO 1, 1

18

FUNZIONE CODICE FUNZIONE

1 Insediativa non urbana

10 Funeraria

11 Difensiva

12 Altro

2 Insediativa urbana

3 Sacra

4 Pubblica

5 Strade e apprestamenti connessi con la viabilità

6 Edifici ed apprestamenti connessi con le acque

7 Produttiva

8 Porti e strutture portuali

9 Attestazioni di sfruttamento agricolo

Tabella 6. Lista di scelte possibili inserite nella banca dati per la voce Funzione Oggetto.

PERIODI CRONOLOGICI

SIGLA INTERVALLO DENOMINAZIONE A Metà VII sec. - 500 a.C. ca. Arcaico

BM dal VI sec. d.C. Bizantino/Medioevale

C 500 ca.-330 a.C. Classico

E 330-fine III a.C. Ellenistico

G Fine VIII - metà VII sec. a.C. ca. Geometrico

ind Indeterminato

O VII Orientalizzante

R I d.C. - II d.C. Romano

TA V-VI sec. d.C. Tardo Antico/Protobizantino

TE II-I a.C. Tardo Ellenistico

TR III - IV sec. d. C. Tardo Romano

Tabella 7. Lista di scelte possibili inserite nella banca dati per la voce Periodi Cronologici.

IL QUADRO AMBIENTALE

19

BIBLIOGRAFIA

ARNOLDUS-HUYZENDVELD A. 2003. I suoli di Roma. Roma, Comune di Roma. ATHERDEN M. 2000. ‘Human Impact on the vegetation of Southern Greece and problems of palynological interpretation. A case study from Crete. Landscape and Land Use in Postglacial Greece’, in P. Halstead – Ch. Frederick (eds.) Landscape and Land Use in Postglacial Greece. Sheffield Studies in Aegean Archaeology 3. Sheffield, Sheffield Academic press, 62-78. BIEL B. 2002, ‘Contributions to the flora of the Aegean islands of Lesvos and Limnos, Greece’. Willdenowia 32, 209-219. CONOLLY J. 2002-4. ‘GIS, archaeological survey, and landscape archaeology on the island of Kythera, Greece’. Journal of Field Archaeology 29, 123-138. COMEL A. 1972. Il terreno: manuale di pedologia per agricoltori. Bologna. DE LAUNAY L. 1895. ‘Notes sur Lemnos’, RA 15-16, 305-325. DE LAUNAY L. 1898. ‘Études géologiques sur la Mer Égée’, in Annales des mines 9, 197-226. FANTASIA U. 1999. ’Aree marginali nella Grecia antica: paludi e bonifi che’, in D. Vera (ed.), Demografia, sistemi agrari, regimi alimentari nel mondo antico, 65-116. FAO 1977. Guidelines for soil profile description. Rome. FARINETTI E. 2011. Boeotian Landscapes. A GIS-based study for the reconstruction and the

interpretation of the archaeological datasets of ancient Boeotia. Oxford, BAR int.ser. 2195. FORNI G. 1989a. ‘Questioni di storia agraria pre-romana: le quattro fasi dell’agricoltura etrusca’. II Congresso Internazionale Etrusco. Roma, 1501-1515. FORNI G. 1989b. ‘Le più antiche evidenze dell’introduzione di vomeri d’aratro e di altri strumenti agricoli come documento dell’evoluzione della metallurgia in Italia’, in N. Cuomo di Caprio – C. Simoni (eds.) La siderurgia nell’antichità, atti del Simposio Val Camonica 1988. Varese, Musei Civici di Villa Mirabello 20, 359-380. FORNI G. 1990. Gli albori dell’agricoltura. Roma. FOTH H.D. 1990. Fundamentals of soil science. New York. HASLUCK F.W. 1909-10. ‘Terra lemnia’, BSA 16, 220-231. IGME 1993 = Institute of Geology and Mineral Exploration, Geological Map of Greece: 1:50000,

Lemnos Island (Jakobshagen 1986), Athens. INNOCENTI F. 1994 et alii, ‘The geology and geodynamic significance of the Island of Limnos’, in N.Jb.Geol. Palaont. Mh., North Aegean Sea, Greece, Stuttgart. KAMERMANS H. 1993. Archeologie en landevaluatie in de Agro Pontino (Lazio, Italië). Academisch proefschrift, Amsterdam.

LEMNO 1, 1

20

LOHMANN H. 1993, Atene. Forschungen zu Siedlungs und Wirtschaftsstruktur des klassischen

Attika, Bohlau-Verlag-Köln-Weimar-Wien. NIXON L. - PRICE S. 2001. ‘The diachronic analysis of pastoralism through comparative variables’, BSA 96, 395-424. PAPP A. 1953. ‘Erläuterungen zur Geologie der Insel Lemnos’, Ann. Géol. Pays Hellen. 5, 1-25. SIFOUNAKIS N. 1993. Oi mantres sti Limno. Atene. TOZER F. 1890. The Islands of the Aegean. Oxford. TRAINA G. 1988. Paludi e bonifiche del mondo antico. Saggio di archeologia geografica. Roma. UNESCO-FAO 1963. Bioclimatic Map of Mediterranean Zone. Explanatory Notes. Arid Zone

Research XXI. Parigi. VAN JOOLEN E. 2003. Reconstruction of ancient landscapes, agriculture and vegetation history in

Central and South Italy during the first millennium BC. Tesi dottorale (Ph.D.), University of Groningen. WAGSTAFF M. 1992. ‘Agricultural terraces: the Vasilikos Valley, Cyprus’, in M.G. Bell - J. Boardman (eds.) Past and Present Soil Erosion. Archaeological and Geographical Perspectives. Oxford, Oxbow, 155-162.