Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico Coletti dell'Archivio di Stato di Pisa

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87 BIANCA FADDA LE PERGAMENE RELATIVE ALLA SARDEGNA NEL DIPLOMATICO COLETTI DELL’ARCHIVIO DI STATO DI PISA SOMMARIO: 1. Il fondo consultato. 2. Le pergamene relative alla Sardegna. – 3. Il “privilegio logudorese” e la pergamena campidanese del 1211. 4. I Mele: una famiglia pisana in Castel di Castro. 1. Il fondo consultato. – Il Diplomatico Coletti, conservato nell’Archi- vio di Stato di Pisa, è costituito da 296 pergamene di provenienze di- verse che vanno dall’anno 1067 fino all’anno 1598 ( 1 ). Questi atti, pervenuti all’archivio toscano nella seconda metà del XIX secolo, face- vano parte della raccolta privata del notaio pisano Giovanni Battista Coletti. Di lui sappiamo che nel 1808 fu incaricato dal rappresentante del governo napoleonico di compilare un inventario dei fondi archivistici della soppressa Certosa di Calci ( 2 ), in previsione della loro sistemazio- ( 1 ) Guida Generale degli Archivi di Stato Italiani, Archivio di Stato di Pisa, Roma 1981, vol. II, p. 647. ( 2 ) Si ricorda che la soppressione delle corporazioni religiose esistenti nel terri- torio toscano fu decretata dalle leggi eversive del governo francese, con i decreti napoleonici del 24 marzo 1808 (reso esecutivo nel territorio dell’ex-Granducato di Toscana, mediante un decreto emanato il 29 aprile dall’Amministratore Generale

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Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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BIANCA FADDA

LE PERGAMENE RELATIVE ALLA SARDEGNANEL DIPLOMATICO COLETTI

DELL’ARCHIVIO DI STATO DI PISA

SOMMARIO: 1. Il fondo consultato. 2. Le pergamene relative alla Sardegna. – 3. Il“privilegio logudorese” e la pergamena campidanese del 1211. 4. I Mele: unafamiglia pisana in Castel di Castro.

1. Il fondo consultato. – Il Diplomatico Coletti, conservato nell’Archi-vio di Stato di Pisa, è costituito da 296 pergamene di provenienze di-verse che vanno dall’anno 1067 fino all’anno 1598 (1). Questi atti,pervenuti all’archivio toscano nella seconda metà del XIX secolo, face-vano parte della raccolta privata del notaio pisano Giovanni BattistaColetti.

Di lui sappiamo che nel 1808 fu incaricato dal rappresentante delgoverno napoleonico di compilare un inventario dei fondi archivisticidella soppressa Certosa di Calci (2), in previsione della loro sistemazio-

(1) Guida Generale degli Archivi di Stato Italiani, Archivio di Stato di Pisa,Roma 1981, vol. II, p. 647.

(2) Si ricorda che la soppressione delle corporazioni religiose esistenti nel terri-torio toscano fu decretata dalle leggi eversive del governo francese, con i decretinapoleonici del 24 marzo 1808 (reso esecutivo nel territorio dell’ex-Granducato diToscana, mediante un decreto emanato il 29 aprile dall’Amministratore Generale

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ne nel costituendo Archivio Dipartimentale di Livorno (3); nel 1817,quando era segretario ed archivista degli Spedali Riuniti di Pisa, stese iregesti delle pergamene esistenti nell’Archivio Roncioni e infine nel1840, su incarico dell’allora priore Bruno Titoni, riordinò l’Archiviodella Certosa di Calci e compilò un Indice cronologico e numerico dellepergamene che vi erano rimaste (4).

Forse, in qualità di esperto, il Coletti potè avere libero accesso indiversi archivi e l’opportunità di entrare in possesso di un numero ab-bastanza consistente di pergamene. Quando Emanuele Repetti con-sultò il materiale che gli serviva per il suo Dizionario Storico della To-scana, almeno una delle carte da lui viste si conservava nel «privatoarchivio Coletti a Firenze» (5).

Sicuramente il notaio pisano ebbe occasione di visitare l’archiviodel convento di San Nicola, il cui fondo pergamenaceo era stato depo-sitato nell’Arcivescovado prima della definitiva soppressione del mo-nastero; solo così si spiega la presenza nel Diplomatico Coletti, pressol’Archivio di Stato di Pisa, di tutte le carte più antiche del monasterodi San Nicola - dal 1084 al 1206 - e di un numero rilevante di quellepiù tarde (le rimanenti fanno attualmente parte del fondo Luoghi Varidell’Archivio Arcivescovile di Pisa) (6).

Gli altri documenti compresi nel fondo Coletti riguardano per lopiù monasteri e chiese pisani, ma anche singole famiglie e compagniecommerciali, come i Lanfranchi, i Gambacorta, i Gaetani, gli Alliata, iRicucchi, i Mele, gli Aiutamicristo.

della Toscana Dauchy) e del 13 settembre 1810 (editto di Saint Cloud, reso esecuti-vo nel Dipartimento del Mediterraneo dal Prefetto Capelle il 28 settembre); conquest’ultimo vennero definitivamente soppressi tutti gli ordini monastici e le con-gregazioni religiose maschili e femminili nei Dipartimenti dell’Arno, del Mediterra-neo e dell’Ombrone.

(3) Carte dell’Archivio della Certosa di Calci. 1 (999-1099), a cura di S.P.P.SCALFATI, Roma 1977 (Thesaurus ecclesiarum Italiae, VII, 17), p. XVII.

(4) Ibidem, p. XVIII.

(5) E. REPETTI, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, 6 voll., Firenze1833-1846, III (1839), p. 29, sotto la voce Malandrone.

(6) Carte dell’Archivio arcivescovile di Pisa, Fondo Luoghi Vari, 3 voll., a cura diL. CARRATORI, G. GARZELLA e R. PESCAGLINI MONTI, Pisa 1988-1999.

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2. Le pergamene relative alla Sardegna. – Da un’indagine preliminarecondotta sull’inventario a regesto (7) del Diplomatico Coletti, sonoemersi 23 documenti riguardanti la Sardegna. Trattasi di 21 originali e2 copie, datati dal 1080 al 1358.

I più antichi riguardano le relazioni tra i giudici sardi e il Comunedi Pisa. In particolare tre atti, datati rispettivamente 1080-85, 1082,1144, si riferiscono al giudicato di Torres. Nel primo il giudiceturritano Mariano concede ai Pisani privilegi e libertà di commercionell’isola (8). Nel secondo lo stesso giudice Mariano dona alla catte-drale di Santa Maria di Pisa le chiese di San Michele di Plaiano con lesue pertinenze, Sant’Anastasia, San Simplicio di Essala nella Nurra,Sant’Eugenia di Musciano, e la domus di Santa Maria di Sennori (9);questo documento è una copia trascritta in calce alla pergamena data-ta 3 settembre 1127, attraverso la quale il Capitolo metropolitano diPisa cede alla Congregazione di Vallombrosa il monastero di San Mi-chele di Plaiano, in Sardegna, con tutte le sue pertinenze attuali e fu-ture, ad eccezione delle due corti di Septem Palmas e di Nurra, riser-vandosi peraltro il diritto di proprietà e quello di approvare l’elezionedell’abate e il suo trasferimento (10). Nel terzo i consoli del Comune di

(7) Ricordiamo che l’inventario manoscritto del Diplomatico Coletti, contras-segnato dal n. 20, contiene i regesti di tutte le pergamene, compilati dagli archivistipisani nel XIX secolo; cfr. B. CASINI, Raccolta Coletti, in Notizie degli archivi toscani,in «Archivio Storico Italiano», CXIV/2-3 (1956), pp. 541-542.

(8) Cfr. il doc. I. Su questo documento si veda anche il paragrafo successivo.

(9) Cfr. il doc. II. Trattasi della prima donazione in Sardegna alla cattedrale diSanta Maria di Pisa. Ricordiamo che la Sardegna fu uno dei luoghi nei quali l’Operadella cattedrale pisana si affermò maggiormente. L’ente ebbe proprietà in tutti equattro i giudicati, anche in virtù dello stretto legame esistente tra la Chiesa pisana el’Isola; uno speciale rapporto cominciato negli anni immediatamente successivi allacostruzione del Duomo, per iniziativa del pontefice Gregorio VII (1073-1086), edestinato a protrarsi, con alterne vicende, per parecchi secoli. Agli anni del suo pon-tificato risale infatti la donazione di Mariano. Cfr. B. FADDA, Le pergamene relativealla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’Archivio di Stato di Pisa, in «Ar-chivio Storico Sardo», vol. XLI (2001), pp. 9-354, in particolare p. 18 ss.

(10) Cfr. il doc. III. Dal punto di vista giuridico, l’atto del 3 settembre 1127 èuna concessione ampia, ma non piena e totalitaria, fatta da tutti i canonici del capi-tolo metropolitano di Pisa all’abate generale di Vallombrosa e ai suoi successori.

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Pisa, riuniti in parlamento, promettono solennemente di sostenerecon tutte le loro forze il giudice turritano Gonario e i suoi figli affin-ché non perdano il regno, e di aiutarli a recuperarlo (11).

Nella pergamena, datata 1132, il giudice gallurese Comita Spanurinnova il giuramento di fedeltà, già prestato all’arcivescovo di PisaRuggiero ed ai consoli della città, ed inoltre si impegna a versare al-l’Opera di Santa Maria di Pisa una libbra d’oro e a cedere alla stessa lametà delle miniere d’argento che fossero state scoperte nel territoriogallurese (12).

Trattasi di un negozio giuridico mediante il quale si attua il sistema dei domini divi-si: il dominio diretto rimane al concedente, quello utile passa al concessionario. Purnon essendo una donazione vera e propria, tale concessione è tuttavia destinata aconsolidarsi con il passare del tempo in vero e proprio dominio; cfr. G. ZANETTI, IVallombrosani in Sardegna, Sassari 1968, p. 17 ss.

(11) Cfr. il doc. V.

(12) Cfr. il doc. IV. Ricordiamo che nel giudicato di Gallura l’Opera siinsediava agli inizi del XII secolo grazie alla donazione di donna Padulesa deGunale, figlia del fu Comita e vedova del giudice gallurese Torchitorio de Zori. Pareche Padulesa si fosse recata a Pisa dopo la morte del marito, perché costretta a fuggi-re in seguito all’azione svolta contro di lei dal cognato Ittocorre, che si era illegal-mente insediato al potere. Il 14 marzo 1112 cedette a Ildebrando, operaio maggioredell’Opera, l’intera corte di Larathanos, posta nella curatoria di Civita, con tutte lesue pertinenze, rappresentate da terre colte e incolte, vigne, case, latifondi, prati,pascoli, selve e la parte a lei spettante, dei beni annessi alla chiesa di Santa Maria diLarathanos. L’operaio Ildebrando le lasciava, a titolo precario, gli stessi beni perchéella potesse usufruirne vita natural durante; Padulesa, dal canto suo, si obbligava adare all’Opera, come riconoscimento dell’usufrutto, un censo annuale di sex porcosper omnem annum usque ad diem mortis mee. Ittocorre, insediatosi stabilmente al po-tere, tra il 14 marzo 1112 e l’8 maggio 1116 confermava, con un solenne giuramen-to, le donazioni fatte poco tempo prima dalla cognata Padulesa. Agli stessi anni risa-le il documento con il quale Ittocorre prometteva fedeltà, aiuto e protezione per ibeni che l’Opera di Santa Maria possedeva o avrebbe in seguito acquistato inGallura e la futura donazione di quattro corti, le quali dovevano essere gradite all’in-viato dell’Opera.

Lo stesso Ittocorre l’8 maggio del 1116 donava all’Opera del Duomo le quattrochiese di Torpè, Santa Maria di Thoraie, Santa Maria di Vignola e Santa Maria diLarathanos, della quale donna Padulesa in precedenza aveva assegnato all’Opera laparte a lei spettante, dotate di servi, ancelle e bestiame. Inoltre confermava la dona-zione della corte di Vitithe che era stata fatta in precedenza dal giudice Saltaro. Cfr.B. FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna, cit., p. 30 ss.

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Un ultimo documento è emanato dal giudice cagliaritano Gugliel-mo di Massa, il quale, il 10 maggio del 1211, concede alla domus di SanGiorgio de Sebollu dipendente dal monastero della Gorgona e da quellopisano di San Vito, l’esenzione dal pagamento di qualsiasi tributo (13).

È presente inoltre una Bolla pontificia, datata 21 febbraio 1253,con la quale Innocenzo IV prende sotto protezione apostolica l’ospedaledi San Leonardo di Stagno e tutti i suoi possedimenti dislocati in Tosca-na, Corsica e Sardegna. In particolare vengono menzionate le chiese diSan Giorgio di Oleastreto e San Leonardo di Bosove, site nel giudicatodi Torres (14). La prima si trovava nella curatoria di Coros (15); la secon-da in quella di Romangia (16).

Sono poi presenti 17 documenti notarili autentici (datati dal 1231al 1358), 7 dei quali sono stati redatti a Cagliari, in Castello Castri (17),9 a Pisa (18).

Sono rogati in prevalenza da notai pisani, i quali hanno ricevutol’autorità di esercitare la professione e la capacità di dare publica fidesai documenti direttamente dall’imperatore o per lui da uno dei contipalatini. Negli atti da loro rogati la datatio topica e cronica completa,con l’indicazione del giorno e del mese, viene espressa secondo lo stiledell’incarnazione pisana, che aveva inizio il 25 marzo, nove mesi e set-te giorni prima della stile comune (19).

Solo tre degli atti esaminati sono redatti da notai regi, i quali hannoricevuto la capacità di dare publica fides ai documenti per totum Sardinie etCorsice regnum dal re aragonese. Il primo è Arnaldus de Anglada, rogatario

(13) Cfr. il doc. VI. Su questo documento si veda anche il paragrafo successivo.

(14) Cfr. il doc. XII.

(15) Cfr. A. SARI, Nuove testimonianze architettoniche per la conoscenza del Medioe-vo in Sardegna, in «Archivio Storico Sardo», vol. XXXII (1981), pp. 65-124, in parti-colare le pp. 72-78; R. CORONEO, Architettura romanica dalla prima metà del Mille alprimo Trecento, Nuoro 1993, scheda n. 85, p. 190.

(16) R. CORONEO, Architettura romanica, cit., scheda n. 153, p. 272.

(17) Cfr. i docc. VII, IX, X, XI, XIX, XXII, XXIII.

(18) Cfr. i docc. VIII, XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XX, XXI.

(19) L. D’ARIENZO, Il notariato a Iglesias in epoca comunale, in «Archivio StoricoSardo», vol. XXXV (1986), pp. 23-34, in particolare p. 30.

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di un atto di quietanza redatto a Cagliari, il 9 giugno 1349 (20). Per la da-tatio chronica, Arnaldo, seguendo la consuetudine della Cancelleria catala-na, utilizza lo stile dell’incarnazione fiorentina, che faceva iniziare l’anno il25 marzo, in ritardo di due mesi e ventiquattro giorni rispetto allo stilecomune, espresso con la formula «anno Domini». Tale stile cronologico fuutilizzato fino al Natale del 1350, a partire da questa data i notai di autori-tà regia aragonese adottano lo stile della natività che faceva iniziare l’annoil 25 dicembre, sette giorni in anticipo rispetto allo stile moderno, per cuisi deve togliere un’unità all’anno riportato nel documento nel periodocompreso tra il 25 e il 31 dicembre. Così il notaio regio Naddus Clari, neidue atti da lui rogati a Cagliari il 6 dicembre 1358 (21), usa lo stile dellaNatività riconoscibile per la formula «anno a nativitate Domini».

Tutte le pergamene riportano nel verso, nel margine superiore, la col-locazione archivistica, costituita dalla data del documento, scritta nel XIXsecolo, con inchiostro marrone scuro. Tale data viene riportata in un car-tellino pergamenaceo, appeso al supporto scrittorio tramite laccetti di ca-napa. Alcune pergamene hanno in comune una seconda numerazionedorsale, in inchiostro marrone chiaro, leggibile esclusivamente con l’ausi-lio della lampada di Wood. È costituita dall’anno del documento e da unnumero preceduto dalla lettera «n.», che fa riferimento a una più anticasegnatura. Di particolari più specifici si è data indicazione nel commentoai singoli documenti che abbiamo inserito tra il regesto e la trascrizione.

Segnaliamo tra i documenti notarili più significativi quattro attirelativi alla famiglia consolare pisana dei Mele; in particolare sono do-cumentate, nella prima metà del XIII secolo, le attività dei tre fratelliOdimondo, Ildebrando e Albizello (22).

Sono presenti anche tre documenti contenenti la menzione di unaTorre (23) posseduta in Pisa dai giudici di Arborea (24). Il primo è un atto

(20) Cfr. il doc. XIX.

(21) Cfr. i docc. XXII, XXIII.

(22) Per quanto riguarda la famiglia Mele, vedasi il paragrafo del presente arti-colo ad essa dedicato.

(23) Le torri erano notoriamente la residenza tipica della nobiltà pisana; cfr. G.VOLPE, Studi sulle istituzioni comunali a Pisa (città e contado, consoli e podestà) secoliXII-XIII, Pisa 1902, p. 375 e C. LUPI, La casa pisana nel Medioevo, in «Archivio Sto-rico Italiano» s. V, XXVIII (1901) p. 270.

(24) Risalgono all’epoca di Mariano II de Bas i possedimenti pisani dei giudicidi Arborea. Sono noti gli stretti rapporti esistenti tra Mariano e il Comune Pisano,

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di vendita stipulato tra Francesco Rossi del fu Bonaccorso, cittadino pi-sano della cappella di Santa Cecilia, e il frate Andrea di San Cassiano,priore dell’eremo pisano di Santa Maria di Malandrone, il 19 gennaio1305. Alla fine del documento si legge: “Actum Pisis in apotheca balla-torii Turris dominorum iudicum Arboree et consortium” (25). Nel se-condo, datato 18 agosto 1327, Iacopo detto Puccio del fu Neri dellacappella pisana di San Pietro in Vinculis cede tutti i diritti derivantidalla metà di un’apoteca posta in Pisa, in capite Pontis Veteris, nellaTorre di Ugone, giudice di Arborea e visconte di Basso, a Guiducciodel fu Lupo Ruffaldini, che già la conduceva integralmente. Conte-stualmente Guiduccio vende a Iacopo del fu Neri tutti i diritti relativialla metà della suddetta bottega, al prezzo di libbre 175 di moneta pi-sana (26).

rapporti che si fanno risalire al 1265, anno in cui Mariano, tutore di Nicola, figliodel giudice arborense Guglielmo di Capraia, già morto, stipulava con la città toscanaun trattato, in cui egli si faceva cittadino pisano e si sottometteva alla giurisdizionecomunale, giurava per sé e per Nicola amicizia e fedeltà a Pisa, a cui concedeva pri-vilegi commerciali. Il Comune, da parte sua, si impegnava a difenderlo da chiunqueavesse voluto usurpargli la tutela su Nicola. È chiaro che la tutela di Nicola dovevacostituire la copertura legale della sua scalata al trono giudicale, infatti alcuni annidopo Mariano è chiamato giudice di Arborea; cfr. S. PETRUCCI, Re in Sardegna, a Pisacittadini, Bologna 1988, p. 84 ss. Il trattato stipulato tra Mariano e il Comune diPisa è stato edito in F. BONAINI, Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo,3 voll., Firenze 1870, p. 596 ss. Il presule arborense è descritto da Giovanni Villaninella sua Cronica come uno dei più grandi e possenti cittadini italiani, che aveva inPisa una casa propria, numerosa corte e cavalieri al suo seguito, insieme ai quali, conle consorterie dei Donoratico e dei Visconti, rumoreggiava per le vie della città to-scana; cfr G. MANNO, Storia di Sardegna, tomo II, pp. 32-33. Sicuramente Marianoe i suoi successori acquistarono una posizione di rilievo a Pisa attestata dal possessodi una torre posta in capite Pontis Veteris. Nel 1321 Ugone, giudice d’Arborea e vi-sconte di Basso, era ancora proprietario della suddetta Torre; infatti, ad Oristano,attraverso il suo procuratore Filippo di Capraia del fu Guidone, dava in locazione aIacopo detto Puccio del fu Neri la metà di un’apoteca sita nella Torre.

Il Cristiani inserisce gli Arborea (giudici di) tra le famiglie nobili pisane; cfr. E.CRISTIANI, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa dalle origini del Podestariato alla Signo-ria dei Donoratico, Napoli 1952, App. V, p. 370.

(25) Cfr. il doc. XV.

(26) I due documenti sono contenuti nella medesima pergamena e sono redattidallo stesso notaio, Deodatus de Oliveto filius Bartholomei, cfr. i docc. XVII e XVIII.

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3. Il “privilegio logudorese” e la pergamena campidanese del 1211. –Nel fondo esaminato si trovano due importantissime pergamene scrit-te in lingua sarda, datate rispettivamente 1080-1085 e 10 maggio1211 (27); allo stato attuale degli studi i due interessanti documentisono, senza ombra di dubbio, considerati come prodotti originali del-la cancelleria (28) dei giudici di Torres, il primo, di quella dei giudici diCagliari, il secondo.

Entrambe le pergamene vennero scoperte ed edite per la primavolta da Leopoldo Tanfani Centofanti nel 1871 (29). La prima, comu-

(27) Cfr. i docc. I, VI.

(28) Il termine “cancelleria”, utilizzato in questa sede per indicare l’organizza-zione burocratica dei giudicati sardi, non si riferisce assolutamente a strutture com-plesse simili a quelle attive nel Medioevo al servizio di re, imperatori e pontefici. Lescrivanie centrali sarde sono organismi estremamente semplici; il fatto stesso che neidocumenti non sia nominata un’esplicita “cancelleria”, né si trovi menzione di unCancelliere al quale fosse affidato l’incarico di dirigere il personale dell’ufficio e disovrintendere al processo di elaborazione documentaria dimostra quanto fosse rudi-mentale l’organizzazione cancelleresca giudicale. I giudici non utilizzano le loro can-cellerie in modo esclusivo, ma si appoggiano anche, soprattutto per la gestione deirapporti con le istituzioni esterne, ai notai continentali. È necessario distinguere idocumenti usciti dalle regole della cancelleria locale, da quelli che si possono consi-derare come un’emanazione diretta o indiretta della diplomatica occidentale. I pri-mi, redatti in lingua sarda, emanano direttamente dal giudice e portano con sé tuttii segni di autenticazione sovrana. I secondi sono perlopiù redatti in latino da notai oecclesiastici stranieri, i quali seguono più o meno fedelmente gli schemi propri delladocumentazione privata (charta, breve, instrumentum); a volte, influenzati dalle regolesarde, creano però delle composizioni ibride e composite, sono forme documentarieche, estranee alla tradizione sarda, secondo Ettore Cau, sottindendono il coinvolgi-mento del destinatario nella redazione del documento: cfr. E. CAU, Peculiarità e ano-malie della documentazione sarda tra XI e XIII secolo, in Atti del I Convegno Internazio-nale di Studi Giudicato d’Arborea e Marchesato di Oristano: proiezioni mediterranee easpetti di storia locale (Oristano 5-8 dicembre 1997), Oristano 2000, pp. 313-421, inparticolare p. 332. Per un’analisi dei caratteri intrinseci ed estrinseci dei diplomi inlingua sarda, prodotti all’interno delle cancellerie giudicali vedasi F.C. CASULA, Sulleorigini delle cancellerie giudicali sarde, in Studi di Paleografia e Diplomatica, Padova1974, p. 44 ss.

(29) L. TANFANI CENTOFANTI, Due carte inedite in lingua sarda dei secoli XI e XIII,in «Archivio Storico Italiano», s. III, 13 (1871), pp. 357-376. Il Tanfani diresse l’Ar-chivio di Stato di Pisa dal 1865 fino la 1905; sul lavoro svolto dal Tanfani e da Cle-mente Lupi, che venne affiancato al Tanfani nel 1866, e sull’opera di regestazione eschedatura del materiale conservato nell’archivio pisano cfr. R. AMICO, L’Archivio di

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nemente nota come “privilegio logudorese”, contiene la più anticamenzione dei consoli di Pisa ed è generalmente considerata la più an-tica testimonianza scritta originale del sardo (30). Autore del documen-to è il giudice di Torres Mariano, il quale, desideroso di favorire i rap-porti delle terre da lui amministrate con la nascente repubblica pisanae dietro richiesta del vescovo di Pisa, dei consoli e di Ugo Visconti,concede ai Pisani, da lui chiamati “carissimi amici”, l’esenzione da tutti itributi commerciali, fino ad allora richiesti, assicurando agli stessi im-munità personali e garanzie per i loro traffici. La concessione si dice fat-ta “pro honore dessu piscopu Gelardu et de Ocu Bisconte et de omnesconsolos de Pisas”. La pergamena è mutila, mancano le indicazioni delnome di alcuni testimoni, le clausole comminatorie finali che chiude-vano generalmente il documento sardo, le note cronologiche; ma lamenzione del vescovo Gherardo, che resse la sede vescovile pisana dal1080 al 1085, ci obbliga a datare il documento entro questi terminicronologici.

L’autenticità della pergamena fu da subito messa in dubbio; nel1894 lo Schultz-Gora sostenne che il privilegio era sicuramente un fal-so, perché la menzione dei consoli non si addiceva ad una carta cosìantica. Sul suo giudizio pesò fortemente la questione dei falsi arboren-si, che lo portò ad annoverare anche questo documento sardo tra lecarte ingegnosamente costruite dai falsari cagliaritani (31). Ma fu subi-

Stato di Pisa e l’opera di Francesco Bonaini, in «Quaderni della Rassegna degli Archividi Stato», LII (1992), pp. 361-381.

(30) Tale carta passa per essere il più antico documento datato in lingua sarda eha pertanto avuto l’onore di figurare come tale nelle antologie dei testi romanzi: cfr.P. SAVJ-LOPEZ - M. BARTOLI, Altitalienische Chrestomathie, Strasburgo 1903, p. 3 ss.(n. 3); A. MONTEVERDI, Testi volgari italiani dei primi tempi, Modena 1941, p. 29 ss.;F.A. UGOLINI, Testi antichi italiani, Torino 1942, p. 177 ss. (n. 33); R.M. RUGGIERI,Testi antichi romanzi, Modena 1949, p. 52 (n. 18); A. MONTEVERDI, Manuale di av-viamento agli studi romanzi. Le lingue romanze, Milano 1952, p. 145 ss.; E. MONACI,Crestomazia italiana dei primi secoli, Città di Castello 1959, p. 5 ss. (n. 4); J.MORENO-P. PEIRA, Crestomatía románica medieval, Madrid 1979, p. 395 ss.; R.SAMPSON, Early Romance Texts, Cambridge 1980, p. 163 ss. (n. 73); C. TAGLIAVINI, Leorigini delle lingue neolatine, Bologna 1972, p. 518 ss.

(31) O. SCHULTZ-GORA, Über die älteste Urkunde in sardischer Sprache und ihreBedeutung, in «Zeitschrift für Romanische Philologie», 18 (1894), pp. 138-158.

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to contraddetto dal Bonazzi, il quale, contro le argomentazioni delloSchultz, notava che il ricordo dei consoli non poteva meravigliare, dalmomento che altri documenti sincroni ne attestavano l’esistenza, eidentificava tutti i testimoni enumerati alla fine dell’atto con quelli cheapparivano nel Condaghe di San Pietro di Silki (32). Questi argomentinon parvero decisivi al Besta (33), il quale avanzò ulteriori riserve, su-bito confutate dal Solmi, che, al termine di un argomentato saggiodove riportava una serie di prove e considerazioni a favore dell’auten-ticità del documento scriveva: «Per noi, il documento logudorese deglianni 1080-1085, redatto in forma di pubblico diploma e perfettamen-te autentico, contiene il primo ricordo della magistratura consolare pi-sana, registra i nomi dei magistrati a quel tempo in carica, serba unadelle più antiche testimonianze della vita comunale italiana» (34).

Quando ormai la vexata quaestio sulla genuinità del privilegio lo-gudorese sembrava pacifica, uno studioso tedesco, Heinz Jürgen Wolf,nel 1990 (35), è tornato a sostenere che si tratta di un falso ottocente-sco costruito con il coinvolgimento più o meno diretto del suo primoeditore Leopoldo Tanfani, il quale avrebbe agito per comprovare latesi della validità dei documenti d’Arborea e scongiurare il discredito incui essi erano già caduti o rischiavano di cadere agli occhi di molti (36).Il Wolf sottolinea che, quando nel 1869 i membri dell’Accademia di

(32) G. BONAZZI, Il Condaghe di San Pietro di Silki. Testo logudorese inedito deisecoli XI-XIII, Sassari-Cagliari 1900, p. XIX.

(33) E. BESTA, Nuovi studi sulle origini, la storia e l’organizzazione dei giudicatisardi, in «Archivio Storico Italiano», 27 (1901), pp. 24-95, in particolare p. 54.

(34) A. SOLMI, Sul più antico documento consolare pisano scritto in lingua sarda, in«Archivio Storico Sardo», vol. II (1906), pp. 149-183, in particolare p. 178.

(35) Cfr. H.J. WOLF, Il cosiddetto «privilegio logudorese (1080-1085)», in «Bollet-tino Storico Pisano», vol. LIX (1990), pp. 7-47.

(36) Cfr. E.CAU, Peculiarità e anomalie della documentazione sarda tra XI e XIII,cit., pp. 313-317. Il Cau sostiene che sul privilegio logudorese pesi ancora negativa-mente l’eredità dei falsi arborensi; un retaggio inconscio, che in taluni casi ha porta-to gli studiosi ad atteggiamenti ipercritici di fronte alle testimonianze scritte dell’an-tichità e del medioevo sardo, inducendoli a condannare in modo netto la documen-tazione fornita di anomalie o singolarità che non si possono inserire in schemi con-solidati.

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Berlino, lo Jaffé per la paleografia, il Tobler per la lingua, il Dove perla storia e il Mommsen per l’epigrafia, si pronunciarono a favore dellafalsità delle “carte arborensi”, il Tanfani, fervido sostenitore della ge-nuinità dei documenti sardi, dichiarò apertamente che la questionenon era ancora chiusa e, proprio per confutare le obiezioni dello Jaffé,pubblicò il falso documento pisano in lingua sarda.

Al Wolf ha replicato Blasco Ferrer, sia in un articolo di argomentogenerale del 1993 (37), sia in uno specifico intervento pubblicato, nel-lo stesso anno, sul Bollettino Storico Pisano (38). Secondo lo studiosospagnolo il privilegio è autentico ma rispecchia consuetudini grafichee linguistiche “non logudoresi”; infatti il documento sarebbe statoscritto da uno scriba cassinese, o da un copista sardo aduso alle regolescrittorie di Montecassino, attorno al 1121, in un’area compresa nelgiudicato d’Arborea.

Un lavoro successivo di Armando Petrucci e Antonino Mastruzzoha restituito pieno vigore al privilegio logudorese, sanzionandone inmodo definitivo la veridicità e dimostrando, attraverso confronti pale-ografici con carte sarde dell’XI e XII secolo, l’attribuzione del docu-mento all’ultimo quarto del XI secolo (39).

D’altro canto la storia stessa del fondo archivistico dal quale il do-cumento proviene, cioè l’archivio privato del notaio pisano Ugo Co-letti, vissuto nella prima metà del XIX secolo, ci porta necessariamen-te ad escludere il privilegio logudorese dal novero dei falsi arborensi;se infatti il nostro documento fosse una delle carte di Arborea, nonsarebbe potuto arrivare nelle mani del notaio pisano.

Arriviamo al secondo documento in lingua sarda, la carta cagliari-tana dell’inizio del XIII secolo.

Autore del documento è Guglielmo di Massa-Salusio di Lacon,giudice di Cagliari, il quale, il 10 maggio 1211, insieme alla figlia Be-

(37) E. BLASCO FERRER, Les plus anciens monuments de la langue sarde. Histoire, genèse,description typologique et linguistique, in M. SELIG, B. FRANK, J. HARTMANN, Le passage àl’écrit des langues romanes, Tübingen 1993, pp. 109-148, in particolare p. 140.

(38) ID., Nuove riflessioni sul privilegio logudorese, in «Bollettino Storico Pisano»,vol. LXII (1993), pp. 399- 416.

(39) A PETRUCCI - A. MASTRUZZO, Alle origini della ‘scripta sarda’: il privilegiologudorese, in «Michigan Romance Studies», 16 (1996), pp. 201-213.

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nedetta, esonerava la domus (40) di San Giorgio de Sebollu (41), dipen-dente dal monastero di San Gorgonio, nell’isola della Gorgona, e daquello di San Vito, sito in Pisa, dal pagamento di ogni tributo. L’attoveniva redatto a Pisa (42).

Il monastero di San Gorgonio nell’isola della Gorgona, attestatofin dal IV secolo, fu di osservanza benedettina almeno a partire dal1051. Nel corso dell’XI secolo i suoi monaci ricevettero l’offerta diuna terra in Burgo, a Pisa, destinata alla costruzione di una chiesa, sitapresso quella di San Vito. Dieci anni dopo la chiesa era stata costruita,intitolata ai Santi Gorgonio e Melchiade e dipendente dal monasterodella Gorgona; ben presto anche la chiesa di San Vito divenne pro-prietà dei Benedettini di San Gorgonio, le due chiese vicine si unironoe diedero origine ad un nuovo ente, il monastero dei SS. Vito, Gorgo-nio e Melchiade, sempre subordinato alla Gorgona. Nel corso dei se-coli XII e XIII i Benedettini della Gorgona riuscirono ad accumulareun consistente patrimonio con beni situati, oltre che a Pisa e nel suocontado, nel nord della Corsica e in Sardegna. Tuttavia tra la fine delXIII e l’inizio del XIV secolo cominciò inesorabile il processo di deca-denza sia del cenobio insulare che della sua dipendenza pisana. Il 19

(40) La domus è un complesso di più case rustiche e pastorili, con terre coltivate echiuse, con campi e vigne, con boschi e pascoli, con terre incolte e soprattutto conservi destinati alle opere del suolo e legati inscindibilmente ad esso, e con animali per-tinenti al patrimonio del centro rustico; cfr. A. Solmi, La costituzione sociale e la pro-prietà fondiaria in Sardegna, in «Archivio Storico Italiano», 34 (1904), pp. 265-349, inparticolare le pp. 291-292.

(41) La chiesa di San Giorgio di Sipollo era sita nel territorio dell’odiernaSerramanna (Cagliari); cfr. Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Sardinia,a c. di P. SELLA, Città del Vaticano 1945, pp. 173 e 194 (aa. 1346-1350) e A.TERROSU ASOLE, La nascita di abitati in Sardegna dall’alto Medioevo ai giorni nostri.Supplemento al fascicolo II dell’Atlante della Sardegna, a c. di R. PRACCHI e A.TERROSU ASOLE, Cagliari-Roma 1979, p. 50.

(42) Cfr. il doc. VI. Su questa pergamena vedasi anche E. CAU, Peculiarità e ano-malia della documentazione sarda tra XI e XIII secolo, cit., p. 386 ss. Il Cau sottolinea leevidenti analogie tra la pergamena pisana e le carte volgari conservate nell’ArchivioArcivescovile di Cagliari, in particolare quelle che lo studioso annovera nel Gruppo B,due del 1215 (AACa, perg. 1, 1215 giugno e perg. 3, 1215 30 settembre) e una del1225 (AACa, perg. 5, 1225 luglio 10). Queste presentano le stesse caratteristicheestrinseche e gli stessi formulari della carta custodita nell’archivio di Pisa.

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febbraio 1373 papa Gregorio XI decretò la soppressione del monaste-ro di San Vito e il trasferimento del suo patrimonio alla Gorgona, chefu assegnato all’ordine certosino. Ma la nuova famiglia religiosa nonriuscì a resistere a lungo nella lontana e desolata Gorgona: nel 1425,dopo che anche gli ultimi monaci avevano abbandonato l’isola, il Ca-pitolo Generale di Grenoble provvide ad annettere il monastero diSan Gorgonio alla Certosa di Calci che ne ereditò i beni. Immediata-mente dopo l’unione giunsero a Calci i documenti degli archivi deidue monasteri, unitamente ai codici delle loro biblioteche (43).

Si può ipotizzare che anche il documento pubblicato nel presentearticolo si trovasse nell’Archivio della Certosa di Calci. Qui probabil-mente il notaio pisano Ugo Coletti entrò in possesso della preziosapergamena (44).

Trattasi di un prodotto originale della cancelleria dei giudici diCagliari, redatto a Pisa, come afferma lo stesso giudice Guglielmo: “eticustu beni fegi sendu in Pisas in sa clesia de Sanctu Pedru ad Vincu-la” (45).

Ma l’eccezionalità e la preziosità di tale documento, deriva dal fat-to che venne scritto in due esemplari, entrambi originali; accanto allaversione sarda, redatta secondo le forme della cancelleria giudicale emunita di sigillo, ne esiste un’altra, redatta in lingua latina, conservata

(43) Per le notizie sul monastero della Gorgona vedasi: Carte dell’Archivio dellaCertosa di Calci. 1, cit., pp. X-XV; L. CARRATORI, Inventario dell’Archivio della Certo-sa di Calci, Pisa 1990, pp. XI-XV. Sulla chiesa e monastero di San Vito in Pisa,vedasi: S.P.P. SCALFATI, Ecclesia Sancti Viti, le più antiche attestazioni nei documentipisani, in «Bollettino Storico Pisano», vol. XLVII (1978), pp. 133-155.

(44) Ricordiamo che nel 1808 il notaio Coletti aveva ricevuto incarico dal go-verno francese di redigere l’inventario di tutti i documenti custoditi nell’Archiviodella Certosa di Calci.

(45) Le attività belliche di Guglielmo e la sua ascesa al trono giudicale di Ca-gliari furono finanziate dai mercanti pisani: i gruppi commerciali, che avevano aiu-tato il giudice, chiedevano protezione politica e militare, privilegi e concessioni ter-ritoriali, ogni qualvolta il marchese di Massa veniva meno ai suoi impegni economi-ci o intraprendeva iniziative personali non gradite, si appellavano al Comune, di cuioccupavano le cariche maggiori, perché intervenisse. È assai probabile che Gugliel-mo si fosse recato a Pisa nel 1211 proprio per sostenere un processo intentatogli perle mancate concessioni di terre e diritti promessi, cfr. S. PETRUCCI, Re in Sardegna,cit., pp. 18-26.

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nell’Archivio della Certosa di Calci (46). Nella prima Guglielmo ha iltitolo di “Judici Salusi de Lacon cun filia mia Benedicta per bolintatede donnu Deu potestando parti de Kalaris”, mentre nella seconda èdetto anche giudice di Arborea, “Masse marchio et judex kallaritanuset arborensis” (47) I due documenti sono redatti nel medesimo giornoe nel medesimo luogo, emanano dallo stesso giudice Guglielmo, han-no identico contenuto.

Il primo presenta la struttura diplomatistica tipica dei documentiredatti nell’ambito delle cancellerie giudicali: il protocollo si apre conl’invocatio alla Santissima Trinita: “In nomine Patris et Filii et SpiritusSancti amen”; segue l’intitulatio; la dispositio: “fazzulla custa carta probeni ki fazzu a onori de Deu e de Sanctu Jorgi et de Sanctu Gorgoniiet de Sanctu Vitu martirus de Christu …”. L’escatocollo comprendel’indicazione dei testimoni, quelli pisani e, di seguito, quelli sardi: “Eticustu beni fegi sendu in Pisas in sa clesia de Sanctu Pedru ad Vinculaante testimonius Nigola nodaiu …”; la datatio cronica: “anno DominiMCCXII, indictione XIIII, sexto idus madii”. La pergamena si chiudecon le clausole comminatorie finali: “Et killaet devertere apat anatha-ma daba Patre et Filio et Sancto Spiritu, daba XII apostolos et IIIIevangelistas, daba XVI prophetas et XXIIII seniores, daba CCCXVIIIsanctos Patres, et sortem habeat cum Juda traditore in inferno inferio-ri. Amen et fiat».

La versione in latino non è emanata da una precisa cancelleria, masi presenta come instrumentum, rogato dal notaio imperiale Nicholausde Sancto Nicholao. L’escatocollo differisce dalla pergamena sarda perquanto riguarda l’indicazione dei testimoni: quelli pisani, Barletta diLuca Brunetti, Gualterotto di Gilardino Castagnacci, Bandino figlio

(46) Entrambi i documenti, nella duplice versione sarda e latina, vennero editida A. SOLMI, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Cagliari 1917,App. V, docc. II e III, pp. 422-423. Lo studioso sardo si servì, per l’edizione dellaversione latina del documento, di una trascrizione di Ludovico Baille, conservata neiportafogli Baille della Biblioteca Universitaria di Cagliari (S.P.6 bis I.5.1.4.711 r).

(47) Guglielmo aveva acquistato il titolo di giudice d’Arborea alla fine del XIIsecolo, a seguito dell’invasione di quel giudicato. Il Comune pisano continuò a rico-noscergli questo titolo, sebbene nel 1206 lo stesso Guglielmo e alcune famiglie con-solari pisane avessero riconosciuto il titolo di giudice d’Arborea a Ugo di Bas. Cfr. S.PETRUCCI, Re in Sardegna, cit., pp. 25-27.

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di Bonaggiunta di Filippo, e Brunetto figlio di Villano Follari, compaio-no in entrambe le versioni (48), mentre quelli sardi, Pietro Darcedi,Barisone Passagi, Comita de Serra de Frailis, sono presenti solo nellaredazione sarda. Si può ipotizzare che uno di questi tre sia stato anchelo scrivano della cancelleria itinerante di Guglielmo di Massa e abbiaredatto il diploma giudicale, del quale, su richiesta dell’abbate diGorgona, ne venne redatta anche una versione latina sotto forma diinstrumentum notarile, perché non vi fossero fraintendimenti derivan-ti dalla difficoltà della lingua sarda. Assenti le clausole comminatoriefinali.

4. I Mele: una famiglia pisana in Castel di Castro. – Un nucleo di per-gamene si riferisce alla famiglia pisana dei Mele (49), i cui esponenti,nel corso del XIII secolo, furono impegnati in attività finanziarie ecommerciali in Sardegna. In particolare Odimondo, Ildebrando,Albizello, fratelli e figli di Gualfredo Mele, sono i personaggi checompaiono in un certo numero di documenti pubblicati nel presentearticolo.

Il padre Gualfredo lo troviamo tra gli oltre quattromila cittadinipisani che, nel luglio del 1228, furono chiamati a giurare la pace conSiena, Pistoia, e Poggibonsi; il suo nome è compreso tra le famiglie depopulo Sancti Iacobi de Mercato (50), ed infatti le case e le torri dei Mele

(48) Segnaliamo che nella redazione sarda il notaio Nicolaus, rogatario nel se-condo documento, vi compare come testimone; possiamo ipotizzare che la redazio-ne dei due documenti sia stata contestuale.

(49) Un altro consistente gruppo di pergamene relative alla famiglia Mele è con-servato nell’Archivio Arcivescovile di Pisa, fondo Luoghi Vari. Tale fondo pergamena-ceo è stato recentemente pubblicato a cura di L. CARRATORI, G. GARZELLA e R. PESCAGLI-NI MONTI, Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, cit. Si rimanda al vol. I, pp. L-LI, perquanto riguarda le notizie relative ai personaggi più antichi della famiglia, esponentidell’aristocrazia consolare pisana, in particolare Ildebrando, console nel 1160, Gualfre-do, console nel 1172 e nel 1177.

(50) Cfr. Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, a cura di G. CECCHINI, I, Siena,1931 (Istituto comunale di arte e storia. Fonti di storia senese), pp. 364-388. L’elencodei giurati pisani è stato ripubblicato da E. SALVATORI, La popolazione pisana nel Due-cento. Il patto di alleanza di Pisa con Siena, Pistoria e Poggibonsi nel 1228, Pisa 1994.

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sono più volte ricordate nella cappella di San Iacopo al Mercato, sitanel quartiere di Foriporta, a nord dell’Arno (51). Nel 1229 egli conce-deva al figlio Odimondo piena facoltà di prendere tutte le iniziativemercantili marinare che più ritenesse opportune (52); evidentemente,ormai anziano, intendeva ritirarsi dall’attività commerciale. Infatti, apartire dal 1231, si moltiplicano le testimonianze riguardanti le inizia-tive mercantili dei suoi figli: Ildebrando e Odimondo.

Centro dei loro traffici era, in Sardegna, la piazza commerciale diCastel di Castro di Cagliari, diventata rapidamente una base econo-mica di rilievo per Pisa, negli anni immeditamente successivi alla co-struzione del castello, avvenuta nel 1217 (53). Qui intrattennero mol-teplici contatti con i rappresentanti della politica di espansione pisanain Sardegna, dimostrando doti di grande abilità nel muoversi tra leparti contendenti, che facevano capo rispettivamente ai Visconti (54) eai conti della Gherardesca (55).

A Cagliari nel 1231 si trovavano sia Odimondo che Ildebrando. Ilprimo era impegnato in società di mare con Bottilio del fu Ranieri diColognole, marito della sorella Ildebrandesca; il 24 maggio saldava alcognato il debito residuo riguardante la dote della sorella, mediante il

(51) Cfr. E. CRISTIANI, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa, cit., pp. 48-50, App. II,p. 351 e App. X p. 491.

(52) A.S.P., Diplomatico Coletti, 1229 febbraio 3, Pisa.

(53) Per la costruzione del Castello cfr. E. PUTZULU, Il problema delle origini delCastellum Castri de Kallari, in «Archivio Storico Sardo», vol. XXX (1976), pp. 91-146.Per la storia di Cagliari pisana cfr.: A. SOLMI, Cagliari pisana, Cagliari 1904; ID., Sulperiodo della legislazione pisana in Sardegna, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italia-no», n. 25 (1904), pp. 5-26; D. SCANO, Forma Kalaris, Cagliari 1923; F. LODDO

CANEPA, Note sulle condizioni economiche e giuridiche degli abitanti di Cagliari tra l’XIe il XIX sec., in «Studi Sardi», a. X-XI (1952), pp. 228-336; I. PRINCIPE, Cagliari,Roma-Bari 1981.

(54) Sulla storia di questa famiglia si vedano: E. CRISTIANI, Nobiltà e popolo, cit.,pp. 337, 437-438; M. PRATESI, I Visconti, in Pisa nei secoli XI e XII: formazione ecarattere di una classe di governo, Pisa 1979, pp. 1-62. Per la politica dei Visconti inSardegna cfr. S. PETRUCCI, Re in Sardegna, cit., pp. 22-42.

(55) Sulla storia di questa famiglia si vedano: E. CRISTIANI, Nobiltà e popolo, cit.pp. 387-388; M.L. CECCARELLI LEMUT, I Conti Gherardeschi, in I ceti dirigenti in To-scana nell’età precomunale, Pisa 1981, pp. 165-190. Per la politica dei conti dellaGherardesca in Sardegna cfr. S. PETRUCCI, Re in Sardegna, cit., pp. 42-52.

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versamento di 18 libbre di moneta pisana, somma di denaro cheBottilio gli aveva già affidato come socio (56). Il secondo, il 24 settem-bre, stipulava con Pandolfino Gelso del fu Ranieri una societas maris (57),cioè un’associazione commerciale, sulla base della quale Ildebrandoconsegnava a Pandolfino 15 libbre di denari genovesi, da investire nel-l’acquisto di grano a Bugia, sulla costa algerina. Pandolfino doveva ef-fettuare il viaggio verso Bugia sulla nave San Giacomo “eundo a PortuNeapolitano judicatus Arboree”. Patrono dell’imbarcazione presceltaera Giovanni Bellerba. Al suo ritorno l’accomendatario prometteva direstituire ad Ildebrando l’intera somma versata, più un terzo degli utiliricavati (58). L’attività economica dei Mele comprendeva un raggiod’azione piuttosto ampio: Cagliari e l’Arborea, in Sardegna, Bugia,nell’Africa settentrionale.

L’anno successivo Odimondo è a Pisa dove, il 29 settembre, Fraia-pane Visconti da Burgo promette di restituirgli 12 libbre di monetapisana entro un mese dall’arrivo in Kallari; all’atto erano presenti unaltro Visconti, Monaco, e Guido Borgognone, dei conti di Capraia,alleati dei Visconti in funzione antigherardesca, nella lunga contesaper il dominio sul giudicato di Cagliari (59). Di particolare interesse la

(56) AAP, Luoghi Vari, n. 26; edito in Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I,cit., doc. 26, pp. 48-49.

(57) Trattasi di un contratto di commenda cioè un contratto di associazionecommerciale in cui, uno degli associati, ricevuto dagli altri contraenti un capitale, siobbliga a negoziarlo oltremare dividendone poi il profitto al ritorno in patria, secon-do una determinata proporzione. Chi dà il capitale viene chiamato commendante(anche stans), chi apporta il lavoro accomendatario (anche tractator). Nel caso in cuiil tractator, oltre il lavoro, apporti anche parte del capitale, il contratto viene general-mente indicato con il nome di societas maris. Cfr. V. PACELLI, IL contenuto economicodella commenda nei documenti pisani e genovesi del secolo XII, in «Bollettino StoricoPisano», vol. XV (1937), pp. 7-41. Sui contratti di commercio nel Medioevo e sullediverse forme societarie vedi anche il più recente studio di M. TANGHERONI, Commer-cio e navigazione nel Medioevo, Roma-Bari 1996, alle pp. 341-350.

(58) Cfr. il doc. VII. Si veda anche F. ARTIZZU, Documenti inediti relativi ai rap-porti economici tra la Sardegna e Pisa nel Medioevo, vol. I, Padova 1961, pp. XXXVI-XXXVII.

(59) Cfr. il doc. VIII. Per le relazioni tra i conti di Capraia e la Sardegna cfr. S.PETRUCCI, Re in Sardegna, cit., pp.73-92.

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relazione tra i Mele e la famiglia Visconti, che proprio in quegli annicontrollava la sede giudicale di Cagliari (60).

Il 25 maggio 1233 Odimondo è di nuovo a Cagliari dove versa aDonato Scorcialupi, già camerario di Castel di Castro, diverse sommedi denaro, che gli erano state affidate per ordine del castellano (61).Odimondo si fermò a Cagliari sicuramente fino a settembre del 1233,quando diede in mutuo a Guido Borgognone, 12 libbre e 12 soldi dimoneta genovese, somma che Guido si impegnava a restituire entro il1° gennaio successivo. Qualora tale scadenza non fosse stata rispettata,Guido prometteva il versamento di 12 libbre e 4 soldi di moneta pisa-na nuova da trasportare dal porto cagliaritano di Bagnaria fino a PortoPisano (62). Il 30 settembre dello stesso anno riceveva dal fratello Ilde-brando la nomina a procuratore in relazione ai beni del loro genitore,ormai defunto (63).

Significativo il fatto che tra i testimoni del documento compaiaGualando del fu Ildebrandino Gualandi, appartenente a una famigliaassai vicina ai conti della Gherardesca. Ciò attesta un avvicinamentodei Mele a questa importante famiglia pisana proprio nel momento incui i conti Gherardeschi, grazie al matrimonio tra Agnese di Massa,sorella della defunta Benedetta, salita al trono giudicale come tutricedi Guglielmo, e Ranieri di Bolgheri Gherardesca, stabilivano il loropredominio a Cagliari, cacciandone i Visconti e il loro seguito. L’avvi-

(60) Ricordiamo che Ubaldo I Visconti, nel 1231, dettava il suo testamento aSanta Gilla, in palatio Regni Kallari. Il documento relativo si trova in A.S.Fi, dipl.Cestello, 25-I-1231, edito in T. CASINI, Scritti danteschi: con due facsimili e con docu-menti inediti, Citta di Castello 1913, p. 126. Ancora nel 1233 Ubaldo II Visconti,figlio del fu Lamberto, iudex et rector kallaritanus, prometteva di pagare entro il 15agosto 50 libbre di moneta genovese a Rodolfo conte di Capraia, in un atto rogato aSanta Gilla nel palazzo del regno. Il documento relativo è in A.S.Fi, dipl. Cestello,25-VIII-1233, edito in T. CASINI, Scritti danteschi, cit., p. 127. Cfr. anche S.PETRUCCI, Re in Sardegna, cit., p. 40.

(61) AAP, Luoghi Vari, n. 27; edito in Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I,cit., doc. 27, pp. 50-51.

(62) AAP, Luoghi Vari, n. 28; edito in Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I,cit., doc. 28, pp. 51-52.

(63) AAP, Luoghi Vari, n. 29; edito in Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I,cit., doc. 29, pp. 52-53.

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cinamento dei Mele ai conti della Gherardesca viene sancito in unatto del 1235, rogato a Santa Gilla. Trattasi della donazione effettuatada Agnese e Ranieri Bolgheri a favore della chiesa di San Pantaleo.Ildebrando Mele vi compare come testimone (64).

Non abbiamo altri documenti che attestino la presenza diOdimondo a Cagliari, probabilmente si era trasferito definitivamentea Pisa. L’11 luglio 1235 venne redatto in Castel di Castro l’atto con ilquale Odimondo riceveva nuovamente la nomina a procuratore daparte del fratello; nel documento si specificava che Odimondo nonera presente in città (65). Infatti, pochi giorni dopo, a Pisa, ricevevauna cospicua somma di denaro a seguito di una sentenza dei pubblicirevisori del Comune, proprio in veste di procuratore di Ildebrando (66).È lecito supporre che Odimondo, pur mantenendo stretti rapporticon il fratello, avesse scelto Pisa come residenza, mentre la documen-tazione riguardante Ildebrando attesta che questi risiedeva stabilmentein Sardegna e possedeva una casa nella villa di Selargius (curatoria delCampidano) (67). La base dei suoi affari era Castel di Castro; qui, il 12marzo 1238, consegnava a Fulcherio del fu Rustichello di Andreamerci per il valore di 80 libbre di denari genovesi da commerciare pertutta l’isola di Sardegna. Fulcherio si impegnava a restituire la sommae la metà del lucro ottenuto entro il 1° aprile dell’anno successivo (68);ma non mantenne gli impegni assunti, per cui, il 19 ottobre del 1239,Albizello Mele, pubblico giudice di Castel di Castro e fratello delcreditore, ordinava a Fulcherio di restituire, entro lo stesso giorno, le80 libbre al suo creditore (69).

(64) Il doc. è pubblicato in B. MOTZO, Una donazione inedita di Agnese eGuglielmo giudici di Cagliari, in «Studi di storia e filologia», I (1927), pp. 179-181.

(65) AAP, Luoghi Vari, n. 35; edito in Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I,cit., doc. 35, pp. 59-60.

(66) AAP, Luoghi Vari, n. 36; edito in Carte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I,cit., doc. 36, pp. 60-61.

(67) L’atto del 30 settembre 1233 veniva redatto in Kallari in villa dicta Celergium(Selargius) iusta domum suprascripti Ildebrandi in via publica. Vedi la nota n. 63.

(68) Cfr. il doc. X.

(69) Cfr. il doc. XI.

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Albizello è l’ultimo personaggio della famiglia ricordato nella do-cumentazione esaminata; egli, a differenza dei fratelli, che abbiamo vi-sto impegnati in diverse iniziative commerciali, intraprese la carrieragiuridica. Nel 1238 era a Cagliari, in qualità di pubblico giudice diCastello di Castro e del castellano del luogo; tornò poi definitivamen-te a Pisa dove ricoprì la carica di giudice pubblico della Curia dellaLegge (70).

(70) Per le notizie relative ad Albizello Mele e alla sua carriera giuridica, vedasiCarte dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, I, cit., p. LIV.

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I DOCUMENTI

CRITERI DI EDIZIONE

Il presente saggio contiene l’edizione di 23 documenti contenutiin 20 pergamene. Nella trascrizione è stato seguito fedelmente il testodei documenti, limitando gli interventi allo stretto necessario, senzaricorrere a correzioni arbitrarie di eventuali irregolarità ortografiche,grammaticali e sintattiche.

I criteri di edizione dei documenti sono quelli adottati nelle piùautorevoli edizioni critiche e, in particolare, quelle dettate dall’Istitutostorico italiano (1), da Armando Petrucci (2), dalla Commissioninternationale de Diplomatique (3), da Alessandro Pratesi (4), da Enri-co Falconi (5) e da Giampaolo Tognetti (6); per diversi aspetti si è tenu-to conto anche del metodo e della tecnica esposti da Matilde Carli eseguiti, anche nelle pubblicazioni più recenti, dai ricercatori e dagliarchivisti pisani per l’edizione di fonti pergamenacee (7).

(1) «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano», n. 28 (1906), p. 7 ss.

(2) A. PETRUCCI, L’edizione delle fonti documentarie: un problema ancora aperto,in «Rivista Storica Italiana», n. LXXV (1963), pp. 69-80.

(3) Commission Internationale de Diplomatique, Normalisation Internationaledes Methodes de Publication des Documents latins du Moyen Age, Colloque deBarcelona, 2-5 octubre 1974.

(4) A. PRATESI, Una questione di metodo: l’edizione delle fonti documentarie, in«Rassegna degli Archivi di Stato», n. 17 (1957), pp. 36-82; ID., Genesi e forme deldocumento medievale, Roma 1979, pp. 99-109.

(5) E. FALCONI, L’edizione diplomatica del documento e del manoscritto, Parma 1979.

(6) G. TOGNETTI, Criteri per la trascrizione dei testi medievali latini ed italiani, in«Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato», n. 51 (1982).

(7) M. CARLI, Norme tecniche per l’ edizione critica delle pergamene pisane deisecoli VIII-XII, in Studi di storia pisana e toscana in onore del prof. Ottorino Bertolini,Pisa 1967, pp. 571-615.

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L’uso della punteggiatura e quello delle iniziali maiuscole è statoadeguato ai criteri moderni. I vari segni di interpunzione sono statiutilizzati con l’intento di interpretare e rendere intelligibile il docu-mento, senza tuttavia abusarne e tenendo presenti le pause segnatenell’esemplare.

La trascrizione dei singoli documenti, contraddistinti da un nu-mero romano progressivo, corrispondente alla loro disposizionecronologica, è preceduta dalla data cronica, indicata secondo il com-puto moderno (lo “stile comune”) e dalla data topica, espressa con iltoponimo attuale corrispondente a quello riportato nel documento.Segue quindi il regesto in lingua italiana, contenente tutti gli elementirelativi sia al fatto storico che all’azione giuridica espressi dal docu-mento. La forma latina del testo viene conservata solo nel caso dinomi propri o di espressioni mancanti di un esatto corrispondenteodierno.

Nella nota di commento premessa ai singoli documenti è riporta-ta l’attuale collocazione archivistica completa, seguita dalla tradizionedocumentaria, dall’eventuale presenza del sigillo o da segni attestantila perdita di quest’ultimo. Ancora nelle osservazioni introduttive si èdescritto il colore dell’inchiostro e lo stato di conservazione della per-gamena, evidenziando eventuali interventi di restauro avvenuti tuttiin epoca recente. Infine sono stati esaminati i singoli problemi didatazione fornendo, per ciascun documento, dettagliate notizie relati-ve all’uso cronologico.

L’edizione critica è stata corredata da tre indici analitici: rogatari escrittori dei documenti, antroponimi e toponimi, dove tutti i nomicompaiono nella forma attestata nei documenti.

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BIBLIOGRAFIA CITATANELL’APPENDICE DOCUMENTARIA

ARTIZZU F., Documenti inediti relativi ai rapporti economici tra la Sardegna ePisa nel Medioevo, 2 voll., Padova 1961.

BANTI O., I brevi dei consoli del Comune di Pisa degli anni 1162 e 1164. Stu-dio introduttivo, testi e note con un’Appendice di documenti, Roma 1997.

BESTA E., Il Liber iudicum turritanorum con altri documenti logudoresi, Paler-mo 1906.

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COSSU N., Il volgare in Sardegna e studi fililogici sui testi, Cagliari 1968.D’ARIENZO L., Carte Reali Diplomatiche di Pietro IV il Cerimonioso, re

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chivio Storico Sardo», vol. XXX (1976), pp. 91-146.SOLMI A., Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Cagliari

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chivio Storico Sardo», vol. II (1906), pp. 149-183.TANFANI CENTOFANTI L., Due carte inedite in lingua sarda dei secoli XI e XIII,

in «Archivio Storico Italiano», s. III, 13 (1871), pp. 357-376.

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110

WOLF H.J., Il cosiddetto «privilegio logudorese (1080-1085)». Studio linguisti-co, in «Bollettino Storico Pisano» vol. LIX (1990), pp. 7-47.

ZANETTI G., Per una storia dei Vallombrosani in Sardegna, estratto da «StudiSassaresi», vol. XXX (1965).

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TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI

< > Aggiunta dell’editore

[ ] Integrazione per lacuna del testo dovuta a macchia o abrasione

[…] Lacuna del testo non integrabile, dovuta a macchia o abrasione

| Fine rigo

A.S.F. Archivio di Stato di Firenze

A.S.P. Archivio di Stato di Pisa

Pergam. Pergamenaceo

[A] Originale

[A’] Altro originale

[B] Copia diretta dell’originale

(BD) Bulla deperdita

(SN) Signum notarii

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I

<1080-1085>

Il giudice Mariano di Torres concede ai Pisani l’esenzione dal pagamentodei dazi (toloneum) per l’esportazione e l’importazione delle merci e il dirit-to di rivolgersi, per le cause penali, al tribunale del giudice. Il Comune diPisa, rappresentato dai tre ambasciatori Folcherio, Azzolino e Manfredi,promette, in cambio, aiuto e protezione.

A.S.P., Diplomatico Coletti sec. XI, pergamena corta.Originale [A], redatto in lingua sarda; pergam., mm. 115 x 335.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: pessimo, la pergamena ha subitodanni per muffe e per estese rosicature di sorci nel margine inferiore e in quello de-stro con conseguenti perdite del testo. Essa è stata restaurata, presenti diverseintegrazioni lungo il margine laterale sinistro; è caduta la parte finale del documen-to.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti sec. XI”; sul lato destro è visibile un timbro rosso di forma ovale con coronaregia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla secondametà del XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato diPisa.Il documento risulta privo di datazione, gli archivisti pisani lo riferirono generica-mente all’XI secolo. La menzione del vescovo pisano Gerardo ci consente di restrin-gere l’arco cronologico agli anni del suo apostolato: 1080-1085.

Edizioni:- L. TANFANI CENTOFANTI, Due Carte inedite in lingua sarda, pp. 357-376.- A. SOLMI, Studi storici, App. V, doc. I, p. 421.- ID., Sul più antico documento consolare, pp. 182-183.- S. DEBENEDETTI, Sull’antichissima carta consolare, p. 69.- N. COSSU, Il volgare in Sardegna, p. 9.- E. BLASCO FERRER, Nuove riflessioni sul privilegio logudorese, pp. 411-413.- O. BANTI, I brevi dei consoli del Comune di Pisa, doc. 2, pp. 107-108.- H.J. WOLF, Il cosiddetto «privilegio logudorese», p. 9.

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In nomine Domini amen. Ego iudice Mari|ano de Lacon fazo istamcarta ad ono|re de omnes homines de Pisas pro xu toloneu | ci mipecterunt. Et ego donolislu pro ca lis so | ego amicu caru e itsos amimi. Ci nullu im|peratore ci lu aet potestare istum locu de non | na-pat comiatum de levarelis toloneum. In pla|citu de non occidere pisa-nu ingratis e cca|usa ipsoro ci lis aen levare ingratis, de fac|cerlis iusti-tia inperatore cince aet exere | intu locu. E ccando mi petterum sutoloneu | ligatarios ci mi mandarum homines ammicos meos | de Pisasfuit: Falceri e Azulinu e Manfridi, ed ego fecindelis carta pro honorede xu pisc|opum Gelardu e de Ocu Biscomte e de omnes | consolos dePisas. E ffecila pro honore de | omnes ammicos meos de Pisas: Guidude Vabiloni|a e Lleo su fratre, Repaldinu e Gelardu e Ian|nellu e Val-duinu e Bernardu de Conizo, | Francardu ed Odimundum e Brunu eRra|nuzu e Vernardu de Garulictu et Tor|nulu, pro siant in onore meaed in aiutorium | de xu locum meu. Custu placitu lis feci persa|cramentu ego e domnicellu Petru de Ser|ra e Gostantine de Azzeme Vosovecces[u] | e Dorgodori de Ussam e Nniscoli su fratre e | Niscolide Zorzi Mariane de Ussam.|

II

1082 marzo 18, Curcaso (curatoria di Coros o Coraso)

Il giudice turritano Mariano, presa coscienza della grave decadenza dellechiese del suo giudicato, dietro consiglio del legato pontificio Guglielmo diPopulonia, dona a favore di Santa Maria di Pisa le chiese di San Michele diPlaiano con le sue pertinenze, Sant’Anastasia, San Simplicio di Essala nellaNurra, Sant’Eugenia di Musciano, e la domus di Santa Maria di Sennori,manifestando la convinzione che la suddetta donazione sarebbe stata moltoutile per la rinascita delle stesse.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1128 settembre 3, pergamena lunga.Copia semplice [B], redatta in latino, pergam.; mm. 410 x 530.Il documento è trascritto in calce alla pergamena contrassegnata dal n. III.(BD) nella plica del margine inferiore della pergamena sono visibili dieci fori in cuipassava il cordoncino del sigillo.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: buono.

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La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “Coletti1128 3 settembre”; segue, di mano del XVII secolo, in inchiostro marrone chiaro“Scritture appartenenti al censo che paga S. Michele di Plaiano di Sardigna | al Capito-lo e per detto già pagava a S. Paulo a Ripadarno”. Al centro, in scrittura parallela allato maggiore della pergamena, di mano coeva al documento, in inchiostro marronescuro “Donatio facta de Monasterio de Plaiano in Sardigna | ordini Vallas Ymbrose provariis iuribus Capitulo Pisano”; segue, in inchiostro marrone chiaro, della stessamano “Ubi est donatio prias facta Capitulo Pisano”. Sul lato destro è visibile un tim-bro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio ArchivioDiplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando il fondo Colettivenne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano.Manca l’indizione.

Edizione- E. BESTA, Il liber iudicum turritanorum, pp. 14-15.

Ego Marianus divina gratia turrensis rex atque iudex et mulier meaSusanna de Zori et filius noster Costantinus positus rex, vidensecclesias mei regni esse vacuas atque nudas ecclesiastica doctrina atquereligione et prospiciens meam patriam | in nefandis peccatis iacentempropter neglegentiam clericorum et propter vitam eorum dominorumsimilem laicorum, remedio anime patris et mee et coniugis mee etfiliorum et salute totius mee patrie, Deo auxiliante, subposui etdonavi, cum consilio meorum fratrum et legati romani | scilicetGuilielmi populoniensis episcopi, ecclesiam Sancti Michaelis Plaianicum tota pertinentia sua, scilicet saltos, vineas, servos, ancillas; etpono illi domo Sancte Marie Sennori et domum et saltos et servos etancillas et vineas. Et domum scilicet ecclesie | Sancte Anastasie etcortem et saltos et vineas et servos et ancillas cum tota pertinentia sua;et ecclesia de Nurra, videlicet Sancti Simplicis de Essala et corte etservos et ancillas et vineas cum omni pertinentia sua. Et do decimasde curatoria de Romania ad Sanctum Mi|chael de Plaiano et de regnoet de peculiare et facio scribere in hac carta ut servos istarumecclesiarum non faciant opera nec servitium nec ad regnum nec adpeculiare nec ad curatorem nec ad armentarium nec ad maiorem descolca nisi ad ecclesias eorum. Tempore | autem quo iudex isolaintraverit causa venandi aut eius missus servos istarum ecclesiarumabsolute eant et quot bestias occiderint tollant absque ullo certo, et

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hec omnia supradicta do ego et coniux mea Susanna et Costantinusfilius positus rex cum consilio supradictorum | hominum do etsubpono ecclesie Sancte Marie pisane ut hec omnia sint sub regiminepredicte ecclesie et episcopi et dicte ecclesie canonicorum et non sintsub marchione aliquo nec sub ulla laica persona. Si quis autempresumpserit hanc ordinationem destruere aut maior aut minor | autqualiscumque homo sit ille exterminatur a limine sancte ecclesie et aconsortio cristianorum et habeat anathema de Deo Patre filioque eiuset Spiritu Sancto et sanctorum patrum atque omnium sanctorum Deiamen fiat. Et si quis istam cartam audire voluerit nostrasque ordinatio-nes | confortaverit et dixerit quia bene est, habeat benedictionem deomnibus choris celestium spirituum sclicet angelorum, archangelorum,patriarcharum ac prophetarum, apostolorum et martirum confesso-rum ac virginum atque omnium sanctorum et habeat benedictionemde omnibus sanctis | Dei quibus superius memoriam fecimus amenfiat. Et sunt testes primum Deus deinde ego iudice Mariane deLaccon et uxor mea Susanna de Zori et filius noster Costantinus rextestes, domnicellu Petru, Gostantinum de Azzen, Gostantinum | deZori testes, Uzzoccor de Zori, Dorgotori de Ssan Niscoli Dezzori,Marianum de Serra testes, Niscoli de Ussa, Gostantinum de Sogostos,Furatu de Gitil testes, Petru Pinna, Gitilesum de Gitil, Dorgotori deCapazzennor et | Mariane fratre suo et Iorgi de Campum et omnesfratres meos et fideles meos testes et debuli accesos MarginesumZanca et citas ipsoro testes et maiores de portu Dorgotori Tussia etStefanum Striga testes. | Preterea nos predicti subponimus ecclesieSancte Eugenie de Muscianum Sancte Marie pisane et eiusdemcanonice servos et ancillas, saltos libere predicto modo predictistestibus. Et ego Costantinus episcopus guisarcensis appellativus deMatrona | scripsi hanc cartam apud Curcasum precepto iudicisMariani mense martio, die octavadecima, anno ab incarnationeDomini nostri Iesu Cristi millesimo octuagesimo secundo.|

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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III

1127 settembre 3

Il Capitolo metropolitano di Pisa cede alla Congregazione di Vallombrosail monastero di San Michele di Plaiano, in Sardegna, con tutte le sue perti-nenze attuali e future, ad eccezione delle due corti di Septem Palmas e diNurra, riservandosi peraltro il diritto di proprietà e quello di approvarel’elezione dell’abate e il suo trasferimento. Per questo motivo è assoluta-mente vietata la concessione del suddetto monastero a qualsiasi altra con-gregazione o a persona laica, senza il consenso del Capitolo pisano. Seguo-no le firme autografe di tutti i canonici pisani e le sottoscrizioni di alcunivescovi sardi.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1128 settembre 3, pergamena lunga.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Ugo in latino, pergam.; mm. 410 x 530.La pergamena contiene, trascritto in calce, il documento contrassegnato dal n. II.(BD) nella plica del margine inferiore della pergamena sono visibili dieci fori in cuipassava il cordoncino del sigillo.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: buono.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “Coletti1128 3 settembre”; segue, di mano del XVII secolo, in inchiostro marrone chiaro“Scritture appartenenti al censo che paga S. Michele di Plaiano di Sardigna | al Capitoloe per detto già pagava a S. Paulo a Ripadarno”. Al centro, in scrittura parallela al latomaggiore della pergamena, di mano coeva al documento, in inchiostro marrone scu-ro “Donatio facta de Monasterio de Plaiano in Sardigna | ordini Vallas Ymbrose provariis iuribus Capitulo Pisano”; segue, in inchiostro marrone chiaro, della stessamano “Ubi est donatio prias facta Capitulo Pisano”. Sul lato destro è visibile un tim-bro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio ArchivioDiplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando il fondo Colettivenne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.

A.S.F., Diplomatico di Vallombrosa 1128 settembre 3.Originale [A’], redatto in latino.

Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1128 corrisponde al 1127 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, secondo l’uso bedano, alla data del 3 settembre 1127, è la quinta.Le sottoscrizioni dei vescovi di Torres, Ampurias, Bisarcio, Castra, Ploaghe, Sorres,Orotelli, assenti nel documento custodito nell’archivio fiorentino (almeno per quan-to ci è dato sapere sulla base dell’edizione fornitaci dalla Zanetti), non sono autogra-fe, ma scritte dalla stessa mano che ha redatto il documento II.

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Edizione- G. ZANETTI, Per una storia dei Vallombrosani, App., doc. II, pp. 27-29. (La

trascrizione si basa sull’esemplare custodito nell’Archivio di Stato di Fi-renze).

In nomine Domini Dei eterni. Anno incarnationis eius millesimocentesimo vigesimo octavo indictione quinta tertio nonas septembris.Cum divine clementie constet esse collatum quod ad solatium famu-lorum eius aliquando confertur, | nos Ugo archipresbiter et Ildebran-dus archidiaconus cum presbiteris et diaconibus et subdiaconibus acreliquis fratribus ecclesie nostre, ad honorem Dei et sancte Genitriciseius ac reverentiam canonice sancte maioris ecclesie pisane seuaug|mentum vallimbrosani monasterii quod eodem nomine titulatur,simul bona fide puraque intentione, tradimus et concedimus eccle-siam Sancti Michahelis in Sardinia sitam que Plagianum vocatur inpotestate et dispositione et or|dinatione venerabilis A. presentis val-limbrosani abbatis et congregationis eius et successoribus eius ad obser-vandum et tenendum et custodiendum in eadem ecclesia Sancti Mi-chahelis monasticum ordinem secundum regulam beati Benedicti | etconsuetudinem eiusdem congregationis pro animabus eorum quorumbeneficio prefata ecclesia noscitur fuisse constructa et nostrarum re-medio animarum. Decet titulo nos Domino militantibus in quibuspossumus ferre subsidium. Predictam itaque ecclesiam cum omnibus |que nunc habet vel in perpetuum habitura est exceptis duabus curti-bus Septem Palmas et Nurra, illis integre et libere concedimus ad pos-sidendum cum presenti pagina confirmamus. Salvo iure proprietatiscanonice maioris ecclesie salvaque | huiusmodi reverentia quam adnotitiam futurorum conscriptam eadem pagina volumus contineri.Volumus siquidem electionem abbatis et loci mutationem illius, siquando fuerit facienda, nostra scientia et consensu fieri. Que postquam| in capitulo predicte canonice presentibus canonicis per certum prefa-te congregationis vallimbrosane nuntium denuntiata fuerint, si quali-bet occasione resistere vel differre temptaverint tunc in ipso itinere sicutin aliis monasteriis suis sic | et in isto liberam ex nostri parte facultatemhabeant faciendi quicquid eis melius visus fuerit et gratia divina con-cesserit ad honorem Dei et predicte canonice et utriusque loci melio-rationem seu sustentationem. Tradere vero | monasterium illud in ali-

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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cuius episcopi potestatem aut abbatis vel alicuius congregationis sivelaice persone pretio vel dono aut commutatione vel quolibet alio inge-nio sine nostro consensu non concedimus eis nec volumus. Si quandotamen quod non speramus | hoc perpetraverint ut monasterium illudscripto seu traditione aliqua vel commutatione, sicut prediximus, anostre ecclesie dictione ac superius nominata reverentia nobis nonconsentientibus separaverint et infra unum annum, post | factam peridoneos testes inquisictionem, tantam temeritatem minime correxerinttunc monasterium cum omnibus ad se pertinentibus in ius et potesta-tem nostram deveniat et revertatur ex toto, sicut est hodie et hec car-tula de cetero | nullum robur nullamque firmitatem apud eos detineat.Similiter si hoc non commiserint et locum a congregatione non sepa-raverint, sed illud sicut alia congregationis sue monasteria tractare, re-tinere pro loco et tempore curaverint | ut superius firmavimus, iterumconfirmamus et ad possidendum eis ad divinum honorem et nostreecclesie supradicta reverentia sueque congregationis solatium parivoto ac unanimi concordia cum omnimoda tradimus libertate. | Necalicui successorum nostrorum liceat mutare que religionis amore fir-mam esse rataque censemus ne pro mercede quam ex consensu con-cessionis huius et traditionis consequi debet a Domino quod absitmaledictionem | reus incurrat pro contradictione. Universa autem hecvoluntate et petitione domini Mauri prioris eiusdem monasterii et fra-trum suorum atque patronorum ipsius cenobii fecimus. Et ut hec om-nia autentica et certa vide|antur nomina nostra communiter subscri-vendo notavimus et ad futuri temporis memoriam Ugicionem iudi-cem et notarium domini imperatoris scribere rogavimus.|Ego Ildebrandus archidiaconus subscripsi. Ego Ugo archipresbiter sub-scripsi. Ego Berardus presbiter subscripsi. Ego Henricus presbiter sub-scripsi. Ego Martinus presbiter subscripsi. Ego Lambertus presbitersubscripsi. | Ego Gerardus presbiter subscripsi. Ego Seniorettus pre-sbiter subscripsi. Ego Seniorettus presbiter subscripsi. Ego Ildebran-dus diaconus subscripsi. Ego Albertus diaconus subscripsi. Ego Gerar-dus diaconus subscripsi. | Ego Lambertus diaconus subscripsi. Ego Il-debrandus diaconus subscripsi. Ego Bernardus subdiaconus subscrip-si. Ego Benedictus subdiaconus subscripsi. Ego Ugo subdiaconus sub-scripsi. Ego Henricus subdiaconus subscripsi.|

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Ego Constantinus Dei gratia turrensis archiepiscopus laudo et confir-mo. Ego Nicholaus Dei gratia empuriensis episcopus laudo et confir-mo. Ego Petrus gisarcensis Dei gratia episcopus laudo et confirmo.Ego Adam | castrensis Dei gratia episcopus laudo et confirmo. EgoGualfredus Dei gratia plavacensis episcopus laudo et confirmo. EgoBernardus Dei gratia sorrensis episcopus laudo et confirmo. Ego Ho-modei hortelliensis Dei gratia episcopus laudo et confirmo.(SN) Ego Ugo domini imperatoris iudex et notarius hec ad futuritemporis memoriam rogatu et iussione supradictorum canonicorumatque A. abbatis venerabilis vallimbrosanis manibus meis scriptacomplevi et hoc | et aliud instrumentum hoc eodem tenore et modoformatum conscripsi.

IV

1132 giugno 26, Ardara

Comita Spanu, giudice di Gallura, giura fedeltà all’arcivescovo di Pisa Rug-gero, ai suoi successori e ai consoli di quella città e assicura loro la sua pro-tezione tanto nella vita quanto nei beni. Dona inoltre alla chiesa di SantaMaria di Pisa e all’arcivescovo pisano una libbra d’oro all’anno, per diecianni consecutivi e la metà del Monte dell’Argento.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1133 giugno 26, pergamena lunga.Originale [A], redatto sotto forma di breve recordationis, in latino, pergam.; mm.140 x 320.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: la pergamena è stata recisa appenaal di sotto dell’ultima riga del dettato, in cui compare la datatio. Sono presenti diver-se integrazioni lungo il margine laterale destro.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1133 giugno 26”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia ele lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metàdel XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato diPisa. Al centro, di mano coeva al documento, in inchiostro marrone scuro“Sacramentum fidelitatis in perpetuum archiepiscopo pisano per iudicem gallurensem”.Dal confronto con altre pergamene sarde, emanate dai giudici, conservate nei fondipisani, scaturisce che anche questa doveva essere garantita dalla presenza del sigillo;la resezione dell’ultima parte della membrana non ci consente di stabilire con certez-

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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za se esso sia mai stato applicato o, se inserito, sia stato da subito asportato per inter-vento delle parti mediante il taglio dell’intera plica. Al riguardo Ettore Cau avanzal’ipotesi che l’annullamento del documento sia da collegare in qualche modo allamorte dell’arcivescovo di Pisa Ruggero: l’atto sarebbe stato redatto ad Ardara da unnotaio pisano il 26 giugno 1132, quando l’arcivescovo era ritenuto ancora vivo, sa-rebbe stato invalidato non appena si venne a conoscenza della sua morte (cfr. E.CAU, Peculiarità e anomalie della documentazione sarda tra XI e XIII secolo, p. 334).Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1133 corrisponde al 1132 del computo moderno. A causa della resezione del-la pergamena appena al di sotto dell’ultima riga del dettato, non è indicatal’indizione, che, in base alle consuetudini pisane, dovrebbe essere la decima.

Edizione- E. BESTA, Per la storia del giudicato di Gallura, pp. 131-133.

In nomine sancte et individue Trinitatis. Pro presenti et futuri tempo-ris memoria haben|da vel retinenda breve recordationis facio egoComita Spanus iudex gallu|rensis de fidelitate quam feci pro meameorumque salvatione domno R[ogerio] | pisano archiepiscopo eiusquesuccessoribus, consulibus quoque pisanorum qui modo [sunt et] | protempore erunt. Scilicet quod ab hac ora in antea non ero in facto,[con]silio vel | consensu quod domnus Rogerius pisanus archiepiscopuseiusque successores et consules pisa|norum, qui modo sunt et qui protempore erunt, perdant vitam aut membrum vel ad suam capianturdampni|etatem honorem eorum aut proprietatem vel acquisitumquem in Sardinia vel in ali[qua terra] | habent aut habituri sunt, eisdefendere ac retinere iuvabo. Non ero in facto [aut] | consilio velconsensu quod eis tollatur vel contendatur. Et si eis aliqua personatulerit | vel contenderit, iuvabo recuperare per bonam fidem etrecuperatum retinere. Secretum quod | per se aut per suas litteras velper suum certum nuntium mihi commiserint ad eorum dampnietatem |non pandam. Homines de Pisa eiusque burgis et de Kinthica et eorumhabere in meo iudica[to] | pro posse meo salvabo. Eis contra rationemde personis vel habere eorum non faciam nec ab | aliquo terre meefieri consentiam. Quod si evenerit quam citius emendare curabo.Libram | auri ecclesie et archiepiscopatui Sancte Marie de Pisa abhodie usque ad X annos per singulum annum persolvam. Si verocontigerit me per unumquemque annum non posse persolvere | quoduno anno minus fuerit in alio conplebo. Medietatem montis Argenti

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qui in meo | iudicatu gallurensi quocumque tempore inventus fueriteidem ecclesie et archiepiscopatui | Sancte Marie de Pisa in perpe-tuum dabo. Hoc actum factum est consensu et volunta|te, consilio ettestimonio fratrum meorum, fidelium et amicorum Petri Liccari,Comite Pu|chari, Gunnarii Tria, Saltaro Barba, Torkitori Dalu,Barasonis Marre, Ugonis | quondam Teperti, Bulgarini filii Guidonisquondam Bulgarelli aliorumque plurium. Actum | apud Arderamanno Dominice incarnationis MCXXXIII, VI kalendas iuliiindictione [decima].|

V

1144 novembre 10, Palazzo di Baldovino arcivescovo di Pisa

I consoli del Comune di Pisa, riuniti in parlamento, promettono solenne-mente di sostenere con tutte le loro forze il giudice turritano Gonario e isuoi figli affinché non perdano il regno, e di aiutarli a recuperarlo se inqualche modo lo avessero perso. Il giuramento, confermato dal popolo pi-sano, viene prestato in presenza dell’arcivescovo pisano Baldovino. Seguonoi nomi dei consoli.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1145 novembre 10, pergamena corta.Originale [A], redatto da Cantarinus pisane urbis cancellarius, in latino, pergam.;mm. 280 x 540; specchio di scrittura mm. 255 x 295.(BD) nella plica del margine inferiore della pergamena sono visibili dieci fori in cuipassava il cordoncino del sigillo.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: buono, presenti alcune macchiedi umidità.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “RegioAcquisto Coletti 1145 10 novembre”; segue un timbro rosso di forma ovale con coronaregia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metàdel XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1145 corrisponde al 1144 del computo moderno.

Edizioni- E. BESTA, Il Liber iudicum turritanorum, p. 16.- N. CATUREGLI, Regesto della Chiesa di Pisa, p. 264.

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In nomine Domini nostri Iesu Christi amen. Ego Cantarinus pisaneurbis cancellarius hoc scriptum | feci iussu et licentia pisanorumconsulum in curia et presentia domini Balduini venerabilis archiepi-scopi, ut in presenti | et futuro tempore in memoria habeatur et tenea-tur qualiter ipsi consules pisanorum, qui tunc temporis erant |quorum subscripta sunt nomina, ante presentiam domini Balduinisuprascripti archiepiscopi et aliorum bonorum virorum | qui aderant,iuraverunt iuvare et salvare iudicem Gunnarium turritanum etheredes suos et regnum et terram | illorum. Sacramentum igitur taleest, quod ipsi consules concorditer unanimiterque fecerunt: |Ego consul pisanorum toto tempore mei consulatus non ero in consiliovel facto aut assensu quod iudex | Gunnarius turritanus et filii eiusperdant regnum et terram suam quam modo possident. Et si fortasse |aliquis eam sibi abstulerit, adiuvabo eam sibi vel filiis recuperare etrecuperatam sine fraude | retinere. Et faciam iurare communem populumin parlamento quod iamdictus populus non erit in consilio vel | facto autassensu quod iudex Gunnarius et filii eius perdant regnum et honoremiudicatus. | Et quod electos consules annuatim non susceperit et eis noniuraverit nisi prefatam securitatem | iudici predicto et filiis fecerit. | Nosconsules has prefatas securitates in parlamento fecimus populo laudare etconfirmare | et quod omni tempore sic firmas et stabiles eas tenerentsimili modo fecimus iurare. | Hoc factum est anno Dominiceincarnationis millesimo centesimo XLV, IIII idus novembris. |Hec sunt nomina consulum qui hoc iuraverunt: Gerardus Vicecomeset Petrus Vicecomes et Sicherius quondam Gualandi, Curtevecla |Alberti quondam Gualandi, Bolsus Petri quondam Albithi, Bottacius,Villanus et Ricius quondam Rolandi, Buiti et Bolgarinus, SigismundusEnrici, | Ildebrandus quondam Alberti, Bernoctus et CinnamusHomicii. |

VI

1211 maggio 10, Pisa

Guglielmo di Massa-Salusio di Lacon, giudice di Cagliari, insieme alla fi-glia Benedetta, esonera la domus di San Giorgio de Sebollu, dipendente dal

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monastero di San Gorgonio, nell’isola della Gorgona, e da quello pisano diSan Vito, dal pagamento di ogni tributo.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1212 maggio 10, pergamena corta.Originale [A], redatto in lingua sarda, pergam. mm. 150 x 455.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: presenti alcune macchie di umi-dità lungo il margine laterale sinistro.Rigatura a secco. La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.(BD), presente la plica nel margine inferiore della pergamena, attraverso cui passaun cordoncino serico, rosso e giallo, che reggeva il sigillo.Note dorsali: nel margine inferiore, in inchiostro marrone scuro “Pisa 1212 S. Pietroin Vinculis, Iudice Salusi sardo di Cagliari e Benedetta sua figlia donano una casa inPisa al monastero di San Vito”; segue la segnatura archivistica “R. Acquisto Coletti1212 10 maggio”; e un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere“R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIXsecolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1212 corrisponde al 1211 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, alla data del 10 maggio 1211, è la quattordicesima.

Edizioni- A. SOLMI, Studi storici, App. V, pp. 422-423.- L. TANFANI CENTOFANTI, Due Carte inedite in lingua sarda, pp. 357-376.

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti amen. | Ego judigi Salusi deLacon cun filia mia Bene|dicta per bolintate de donnu Deupotestando | parti de Kalaris fazzulla custa carta pro beni | ki fazzu aonori de Deu e de Sanctu Jorgi et de Sanctu | Gorgonii et de SanctuVitu martirus de Christu et pro | remissioni de sus peccadus mius etde parentis | mius et pro pregu ki mindi fegit candu andei | ad Pisasdonnu Albertu su abbadi de Gorgona et | de Sanctu Vitu cun issusfradis suus. Assolbulla sa | domu de Sanctu Jorgi de Sebollu ki siclabat ad pusti | su munasteriu de Gorgona et de Sanctu Vitu etassolbu | sus serbus et is ankillas de cussa domu et totu sus | hominiski anti stari ad sirbitiu de cussa domu, ki | non denti aligandu dadu,ni issa domu, ni is serbus, | ni is sirbidoris suus, ni ad juigi, ni adcuradori, ni | ad maiori de scolca, ni ad armentariu et ni ad perunaper|soni ki siat, nin pro nomini de judigi, nin pro nomini | alienu,farci siat si libera et assolta et icussa domu de | Sanctu Jorgi de Sebolluet totu sus hominis suus de non | dari aligandu perunu dadu, nin pro

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personis, nin pro | causa issoru peruna. Et icustu beni ki apu fatu ad sado|mu de Sanctu Jorgi de Sebollu et ad totu sus hominis suus de |nollis lebari aligandu dadu, non apat balia nin po|testadi perunu juigiet nin peruna personi ki ad benni pust | mei a isfairillu, ni adminimarillu aligandu cantu | adi durari su segulu. Et icustu beni fegisendu in Pi|sas in sa clesia de Sanctu Pedru ad Vincula, ante sti-mon|ius Nigola nodaiu et Barlecta de Luca filiu de Brunec|tu,Gualteroro filiu de Gilardinu Castagnaccii et Bandi|nu filiu deBonaiuncta de Philipu et Brunectu filiu | de Villanu Follaiu. Et suntdestimonius Pedru Darcedi, | Barisoni Passagi et Comita de Serra deFrailis. Et est | facta custa carta anno Domini MCCXII, indictioneXIIII, | sexto idus madii, habendumilla sa curadoria de Campida|nuad manu mia pro logu salbadori. Et killaet devertere | apat anathamadaba Patre et Filio et Sancto Spiritu, daba XII | apostolos et IIIIevangelistas, daba XVI prophetas et XXIIII se|niores, daba CCCXVIIIsanctos Patres, et sortem habeat cum | Juda traditore in infernoinferiori. Amen et fiat. |

VII

<1231 settembre 24>, Cagliari

Pandolfino Gelso del fu Ranieri riceve da Ildebrando Mele figlio di Gual-fredo, suo socio in una società di mare, libbre 15 di denari genovesi da de-stinarsi all’acquisto di grano a Bugia; tale grano dovrà essere caricato sullanave San Iacopo, di cui è patrono Giovanni Bellerba, che si appresta a par-tire dal porto di Napoli nel giudicato d’Arborea verso Bugia, o su altranave. Promette inoltre la restituzione del denaro, con gli interessi, al ritor-no della nave nel porto di Cagliari.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1202 settembre 24, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Bartholomeus Lamberti filius in latino,pergam. di forma trapezoidale; mm. da 70 a 182 x 265.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: buono.Rigatura a secco. La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: nel margine superiore “n. 34 1202 24 settembre”; segue il regesto deldocumento “Pandolfino Gelso del quondam Ranieri confessa aver ricevuto lire 15 da

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Ildebrando Mele figlio di Gualfredo Mele”. Nel margine inferiore, in inchiostro mar-rone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acquisto Coletti 1202 24 settembre”; segueun timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè “RegioArchivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando il fondoColetti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.La data riportata sul documento è sbagliata; secondo l’ipotesi del Putzulu, in essafigurano due elementi che non possono coesistere: la datatio topica, «in Castello Ca-stri», e quella chronica 1202: la donazione del colle cagliaritano ai Pisani risale infattial 1217, e, dal momento della donazione fino al 1229, i Pisani chiamarono il borgoda loro eretto sul monte cagliaritano, Castellum Novum Montis de Castro. Solo daquel momento in poi sostituirono questo nome con quello di Castellum Castri. Neconsegue che, se solo nel 1229 i Pisani adottarono la denominazione Castellum Ca-stri, questa non può figurare, per evidente anacronismo, in un documento pisanodel 1202; viceversa, se nel documento figura il nome Castellum Castri, ciò significache esso è necessariamente posteriore al 1229 (Cfr. E. PUTZULU, Il problema delle ori-gini del Castellum Castri, pp. 138-39). Anche la formula di autenticazione denotache l’atto non può essere del 1202. Il notaio rogatario del documento, Bartolomeodi Lamberto, si qualifica notaio di Federico II imperatore dei Romani e re diGerusalemme e di Sicilia; sappiamo che Federico II entrò in Gerusalemme il 17marzo del 1229 e che solo allora assunse il titolo di re di Gerusalemme. Ma nonsoltanto questi elementi interni al documento ci portano a posticipare la data del-l’atto di circa un trentennio. Vi è anche una controprova esterna fornita da una seriedi documenti che attestano la presenza in Castel di Castro di Ildebrando Mele e deisuoi fratelli Odimondo e Albizzello negli anni 1231-1239 (Cfr. Carte dell’ArchivioArcivescovile di Pisa, I, pp. LI-LIII).Sulla base di tutte queste indicazioni cronologiche, l’atto dovette essere stipulatodopo il 1229. Si tratta ora di stabilire la vera data del rogito. Nel documento, insie-me all’anno 1202, troviamo l’indicazione dell’indizione quinta, secondo l’usobedano. L’indizione quinta cade nel periodo 24 settembre 1216-23 settembre 1217,24 settembre 1231-23 settembre 1232, 24 settembre 1246-23 settembre 1247. Ildocumento può quindi essere stato redatto il 24 settembre 1216, il 24 settembre1231, il 24 settembre 1246. Escludiamo il 1216 sulla base di quanto affermato inprecedenza. Possiamo eliminare anche il 1246, perché a quella data il padreGualfredo Mele era gia morto (cfr. il doc. X). La data di redazione della pergamenapuò quindi intendersi 24 settembre 1231 (1232 secondo l’uso pisano). L’errore po-trebbe essersi verificato in seguito ad una distrazione del copista, il quale, copiandodalla minuta, avrebbe saltato la parola trigesimo, trasformando il 1232 nel 1202(Cfr. E. PUTZULU, Il problema delle origini, cit., pp. 142-145).

Edizione- F. ARTIZZU, Documenti inediti, doc. 4, pp. 8-9.

In eterni Dei nomine amen. Ex hoc publico instrumento sit | omni-bus manifestum quod Pandulfinus Gelsus quondam Rai|nerii Gelsi

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interrogatus ab Ildebrando Melle filio Gualfre|di Melle confessus estse accepisse et habere ab eo libras quindecim bo|norum denariorumjanuensium, renuntians exceptioni non numerate pecunie | portandasa se in societate maris in henticam suam quam ver|taturus est Bugiameundo a Portu Neapolitano judicatus | Arboree in navi que diciturSanctus Jacobus de qua est nauta Johannes | Bellerba, que caricari de-bet illuc de grano et ab inde cum ipsa | hentica redeundo Callari velmandando in suprascriptam navem vel | aliis aut lingno vel lingnis etsic dictus Ildebrandus ei concessit. | Quas libras quindecim januen-sium capitalis cum tribus partibus profictu | sive lucri quod dominusin ipsis dederit dictus Pandulfinus per stipulationem | sollempnemconvenit et promisit suprascripto Ildebrando se et suos heredes etbona | sua omnia ei et suis heredibus obligando ad penam dupli su-prascripte | pecunie stipulata promissa solvere et dare et reddere ei velsuo | heredi vel suo certo misso pro eo vel cui preceperit infra diesquin|decim proximos postquam dictus Pandulfinus cum ipsa henticasua in portum | kallaretanum reversus fuerit vel quod ipsa hentica fue-rit in portum kallare|tanum reducta et si non, dictam penam etexpensas omnes curie et advoca|torum et iudicii et omnes alias queinde fierent ei per stipulationem sollempnem resar|citurum promisit.Renuntians omni juri et auxilio et exceptioni et constitutioni | legis etusus quo vel quibus se a predictis tueri vel iuvari posset et nominatim| a pena. Et taliter hanc cartam Jacobum notarium scribere rogavit.Actum | Callari in Castello Castri in domo que fuit Ildebrandini Lon-gi presentibus | Magalocto quondam Maragonis et Marghiano Catelloquondam Janni Catellis | testibus rogatis ad hec. Dominice incarna-tionis anno millesimo ducen|tesimo secundo indictione quinta octavokalendas octubris.|(SN) Ego Bartholomeus Lamberti filius domini | Frederici Dei gratiaexcellentissimi romanorum imperatoris, | Jerusalem et Sicilie regisnotarius hanc cartam a suprascripto Jacobo notario | rogatam ut ineius actis inveni ita sua parabola et mandato scripsi et | firmavi. |

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VIII

1232 settembre 29, Pisa

Fraiapane Visconti de Burgo promette a Odimondo Mele, figlio di Gual-fredo, di restituirgli libbre 12 di denari pisani, entro un mese dal suo arrivoin Cagliari.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1233 settembre 29, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Rainerius filius quondam Sassi de RipaArni in latino, pergam. di forma trapezoidale; mm. da 125 a 150 x 235; specchio discrittura mm. da 100 a 130 x 140.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: buono.Rigatura a secco. La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1233 29 settembre”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regiae le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metàdel XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato diPisa. Nel margine inferiore, di mano coeva al documento, è il regesto “Carta Odi-mundi Gualfredi quondam filii debitore Fraiapane Vicecomes”.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1233 corrisponde al 1232 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, alla data del 29 settembre 1232, è la sesta.

Edizione- F. ARTIZZU, Documenti inediti, doc. 6, p. 10.

In eterni Dei nomine amen. Appareat quod Fraiepane Vicecomes | deBurgo per stipulationem convenit et promisit Odimundo filioGual|fredi Mellis dare et solvere vel dari et solvi facere ei vel eiusheredi aut | eius certo misso pro eo libras duodecim denariorumpisanorum nunc currentis monete quas | dictus Fraiepane se ab eomutuo accepisse confessus est in veritate. Renun|tiando exceptioninon numerate pecunie et non solute vel tot januinos qui |prenominatam quantitatem duodecim librarum pisane monetecapiant. Infra mensem proximum | ex quo dictus Fraiepane inKallarim pervenerit. Alioquin promisit ei per stipulationem | darepenam dupli suprascripte pecunie et omnes expensas que inde fierent.Obli|gando se et suos heredes sub ypotheca rerum et bonorumsuorum ei et eius | heredibus. Renuntiando omni iuri et auxilio et

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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exceptionibus et constitutionibus | quibus se in aliquo vel de aliquosuprascriptorum tueri vel iuvare posset et nominatim | a pena. Ettaliter hec omnia me Rainerium judicem et notarium dominiimperatoris | dictus Fraiepane scribere rogavit. Actum Pisis subtersolarium ecclesie Sancti | Filippi de Burgo presentibus MonachoVicecomite et Guidone Bur|gognone ad hec testibus rogatis.Dominice incarnationis anno millesimo | ducentesimo trigesimotertio, indictione sexta, tertio kalendas octubris.|(SN) Ego Rainerius filius quondam Sassi de Ri|pa Arni dominiHenrici serenissimi romanorum imperato|ris judex et notariuspredictis interfui et hec omnia rogatus scripsi et | firmavi. |

IX

1233 agosto 22, Cagliari

Enrico canaparius del fu Gherardo e Bonaventura di Ranieri Vaghetti si ac-cordano su un prestito marittimo, concernente il viaggio della nave Co-lumba di Enrico e Gerardo da Messina, la quale doveva trasportare dal por-to di Cagliari fino a Pisa 40 cantari di allume del Sarrabus.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1234 agosto 22, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Rolandus Vesdominus in latino, pergam.di forma trapezoidale; mm. da 130 a 165 x 310.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: buono.Rigatura a secco. La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in basso è la segnatura archivistica “R. Acquisto Coletti 1234 22 agosto”;segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè“Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando ilfondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa. Al di sotto è presenteuna precedente segnatura “1234 22 agosto n. 75”.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1234 corrisponde al 1233 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, secondo l’uso bedano, alla data del 22 agosto 1233, è la sesta.

Edizione- F. ARTIZZU, Documenti inediti, doc. 7, pp. 11-12.

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In eterni Dei nomine amen. Ex hanc publicam scriptam omnibus sitnotum quod | Henricus canaparius quondam Gerardi de contrata Sanc-te Marie Magdale|ne vendidit Bonaventure filio Rainerii Vaghetti librasvi|ginti tres bonorum denariorum pisanorum dandas ei Pisis sicut infe-rius continetur | pro certo et nominato pretio librarum duodecim bono-rum denariorum ianuensium ad rationem | denariorum viginti tres pi-sanorum pro uno quoque solido ianuensi, quod pretium totum dictus| Bonaventura coram me Rolando Vesdomino notario et coram testibusinfra|scriptis dicto Henrico dedit et solvit in veritate et se inde vo|cavitdictus Henricus bene pacatum et quietum pro suprascripta pisana pecu-nia | danda ad risicum et venturam maris et gentis suprascripti Bona-venture et in|frascripti pignoris specialis in ligno dicto Columba Henri-ci et Ge|rardi de Messina in viadium de Pisis quod ad presens peratumest facere | in mercatantiam, incipienti risco quando de portu kallarita-no collaverit | et durante quo usque infrascriptum pignus fuerit Pisis interra discarica|tum et sic ei concessit. Quas suprascriptas libras vigintitres denariorum pisanorum convenit | et promisit dictus Henricus su-prascripto Bonaventure sollempni stipulatione et se et suos he|redes etnominatim cantaria XL aluminis de Sarabo caricatum in suprascriptoligno, | iure et tenore pignoris specialis, et etiam sub ypotheca omniumbonorum et | rerum suorum ei et suis heredibus obligavit ad penam du-pli totius suprascripti pretii, | stipulatione promissa, dare et solvere veldari facere eidem suprascripto Bonaven|ture vel suo heredi aut suo certomisso pro eo infra dies quindecim proxi|mos ex quo suprascriptum pi-gnus speciale fuerit in terra Pisis discaricatum, sine | briga et lite in de-nariis et non in alia re contra suam voluntatem et esse | et permanerecum omnibus suis suorumque heredum expensis semper et de ceteroomni tempore de to|to suprascripto pignore eidem suprascripto Bona-venture et suis heredibus et quibus dederint vel habere de|creverintactorum et defensorum et disbrigatorum et eum inde conservare in-dempnem | ab omni persona et loco et non imbrigare neque per placi-tum faticare aliquo modo vel | iure per se vel per alium. Alioquin aut sicontra factum fuerit suprascriptam penam et expensas | curie judicumet advocatorum et alias omnes que si inde fierent ei sollempni stipula-tione | sub omnibus suprascriptis obligationibus ad suprascriptam pe-nam stipulatione promissa. Renuntiando omni | iure legibus et consti-tutis et omnibus aliis auxiliis et defensionibus et capitulis quibus se | a

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suprascriptis vel aliquo suprascriptorum iuvare aut liberare posset aliquomodo et nominatim a suprascripta pe|na. Et sic dictus Henricus prece-pit ei sua auctoritate totius suprascripti pignoris in|trare in possessio-nem vel quasi quandocumque voluerit et suo nomine ipsum iure pigno-ris possi|dere et se pro eo constituit precario possidere quo usque adep-tus fuerit in possessionem. Et hec | omnia taliter suprascriptus Henricusme suprascriptum notarium scribere rogavit. Actum in Kallari inCastel|lo Castri in domo Dati Margiartis presentibus Bonaiuncta Berar-di quondam Cettadini et Bar|salo quondam Sigerii et aliis testibus adhec rogatis. Anno Dominice incarnationis millesimo CCXXXIIII, | in-dictione sexta, XI kalendas septembris.|(SN) Ego Rolandus Vesdominus notarius domni Octonis romanorumimperatoris hanc cartam | a me rogatam rogatus publice scripsi etfirmavi.|

X

1238 marzo 12, Cagliari

Fulcherio del fu Rustichello di Andrea riceve da Ildebrando Mele del fuGualfredo merci per il valore di libbre 80 di denari genovesi da commercia-re per tutta l’isola di Sardegna. Egli si impegna a restituire a Ildebrando lasomma e la metà del guadagno ottenuto entro il 1° aprile dell’anno succes-sivo.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1238 marzo 12, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Saracenus quondam Torscii in latino,pergam.; mm. 100 x 375; specchio di scrittura mm. 80 x 215.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: buono.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in basso, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1238 12 marzo”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia e lelettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà delXIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano.

Edizione- F. ARTIZZU, Documenti inediti, doc. 8, pp. 12-13.

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In nomine trini eterni et unius Dei amen. | Huius publici instrumentilectione sit omnibus mani|festum quod Fulcherius quondamRustichelli Andree | interrogatus ab Ildebrando Mele quondamGualfredi Me|lis confessus est in veritate se ab eo accepisse et apud se |habere in mercatantia de terra per totam insulam Sardinee | tractandaslibras octuaginta denariorum januinorum, quas libras | octuagintadenariorum januinorum dictus Fulcherius cum medi|etate totius lucriquod et quantum pro suprascriptis libris octu|aginta denariorumjanuinorum vel earum occasione habuerit, | dictus Fulcherius se etsuos heredes et bona ei et | suis heredibus per stipulationem convenit etpromisit | suprascripto Ildebrando reddere et dare per se vel per aliumeidem Ildebrando | et suis heredibus vel suo certo misso aut cui ipse |preceperit a kalendis aprilis proximi ad unum annum proximum, sine| omni briga et reclamatione et aliquibus expensis curie | et advocato-rum et omnibus aliis que si inde fierent se | eas ei integre per stipula-tionem reddere promisit. | Alioquin pena dupli suprascripti capitaliset proficui dicto Ildebrando | et suis heredibus componiturum etdaturum promisit. Renuntiando | omni iuri et legibus et constitutio-nibus et auxiliis et defen|sionibus et omni alii auxilio quo vel quibusse a suprascripta pena | vel ab aliquo suprascriptorum tueri vel iuvareposset. Et taliter | dictus Fulcherius Deotisalvium iudicem et nota-rium scribere rogavit. | Actum in Castro Montis de Castro Callari indomo Opere | ecclesie Sancte Marie de Pisis que est in Ruga Mercato-rum. | Testibus Ugolino quondam Guerriscii et Domasco quondam |Alluminati testibus ad hec rogatis. Dominice vero | incarnationis annomillesimo ducentesimo trigesimo octavo, | indictione undecima,quarto idus martii.|(SN) Ego Saracenus quondam Torscii domini | Frederici Dei gratiaillustrissimi ro|manorum imperatoris notarius hanc cartam asuprascripto Deoti|salvio iudice et notario rogatam per eius scedam ame | visam et lectam sua quaque parabola et mandato scripsi | atquefirmavi.|

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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XI

1239 ottobre 19, Cagliari

Albizello Mele del fu Gualfredo, pubblico giudice di Castello di Castro, alservizio del castellano Ugolino di Ripafracta, ordina a Fulcherio del fu Ru-stichello di Andrea di restituire, entro lo stesso giorno, a Ildebrando Melela somma di 80 libbre di denari genovesi; somma che confessa di aver rice-vuto dal detto Ildebrando per la costituzione di una società commerciale, e10 libbre della stessa moneta, corrispondenti alla metà degli utili.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1240 ottobre 19, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Bonaccursus filius Rossi de Buiti in latino,pergam.; mm. 80 x 300; specchio di scrittura mm. 70 x 115.Inchiostro marrone chiaro, sbiadito in diversi punti; stato di conservazione: presentinumerose macchie di umidità.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto è la segnatura archivistica “R. Acquisto Coletti 1240 19 ottobre”;segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè“Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando ilfondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa. Al centro è presente unaprecedente segnatura archivistica “165 1240 19 ottobre”.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano; l’an-no 1240 corrisponde al 1239 del computo moderno. Una conferma viene dall’indizioneche, secondo l’uso bedano, alla data del 19 ottobre 1239, è la tredicesima.

Edizione- F. ARTIZZU, Documenti inediti, doc. 9, pp. 13-14.

In eterni Dei nomine amen. Ex hoc pu|blico instrumento sit omnibusmanifestum quod dominus | Albithellus Mele quondam GualfrediMele pu|blicus iudex Castelli Castri kallaritani et domini | Ugolini deRipafracta castellani eiusdem Castri | precepit sub sacramentoFulcherio quondam Rustichelli | Andree ut hodie per totam diem detet solvat | Ildebrando Mele quondam suprascripti Gualfredi Melelibras | octuaginta denariorum januinorum capitalis quas confitetur sehabere | ab eo in societate et libras decem denariorum januinorum proearum | [fructibus qui] fuit ei evenire ex ipsa socie|tate salvo iurepluris. Hoc preceptum factum fuit | in Curia dicti Castri que est indomo que fuit | Sigerii Corrigiari, presentibus domino Ferro vicario

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quondam | Kimithicensis et Jacobo Comainome quondam Sarace|niet Pericciolo Fulcherii et aliis. Dominice vero incar|nationis annomillesimo ducentesimo quadragesimo, in|dictione tertiadecima,quartodecimo kalendas novembris.|(SN) Ego Bonaccursus filius Rossi de | Buiti domini Frederici Deigratia excellentissimi romanorum impera|toris Jerusalem et Sicilieregis notarius et nunc dicti | Castri scriba publicus hanc cartamprecepti a suprascripto iudice | coram me facti sua quoque parabola etmandato scripsi | atque firmavi.|

XII

1253 febbraio 21, Perugia

Bolla pontificia di Innocenzo IV, con la quale il papa prende sotto prote-zione apostolica l’ospedale di San Leonardo di Stagno e tutti i suoi possedi-menti dislocati in Toscana, Corsica e Sardegna, in particolare le chiese diSan Giorgio di Oleastreto e San Leonardo di Bosove, site nelle vicinanze diSassari.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1253 febbraio 21, pergamena corta.Originale [A], pergam., mm. 256 x 235.(BD) sono visibili i fori attraverso cui passava il cordoncino al quale era applicato ilsigillo nel margine inferiore della pergamena.Inchiostro marrone chiaro, sbiadito in diversi punti; stato di conservazione: presentinumerose macchie di umidità.Rigatura a secco. La scrittura corre parallela al lato maggiore della pergamena.Note dorsali: in alto è la segnatura archivistica “R. Acquisto Coletti 1253 21 febbraio”;segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè“Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando ilfondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa. Al centro, in inchiostromarrone scuro di mano coeva “Privilegium Innocentii in quo sit mentio quo hospitalisSancti Leonardi est”.La Bolla di Innocenzo IV presenta la datatio brevis, costituita dalla datatio topica,preceduta dal Datum, il giorno e il mese secondo il calendario romano, l’anno dipontificato computato dal giorno della consacrazione del pontefice, avvenuta aRoma il 28 giugno 1243. Trattandosi del 21 febbraio, il decimo anno della sua con-sacrazione è il 1253.

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Innocentius episcopus servus servorum Dei dilectis filiis rectori et fra-tribus hospitalis de Stagno pisane diocesis salutem et | apostolicam be-nedictionem. Cum caritatis sitis operibus ferventer expositi tanto vo-bis contra iniquorum malitiam fortius debemus adesse et patroci|niumvobis apostolicum benignius impertiri, quanto apud vos plures pieta-tis solacii in suis necessitatibus consequuntur ea propter dilecti in |Domino filii vestris iustis postulationibus clementius annuentes, do-mum et personas vestras cum omnibus que in presentiarum rationabi-liter pos|sidetis aut in futuris iustis modis prestante domino poteritisadipisci, ad exemplar felicis recordationis Innocentii Honorii et | Gre-gorii predecessorum nostrorum romanorum pontificum sub beati Petriet nostra protectione suscipimus. Specialiter autem domum ipsam cum| terris, pratis, nemoribus, pascuis et tenimentis suis, Sancti Georgii deOleastreto et Sancti Leonardi de Bosue ecclesias cum omnibus perti-nentiis | earundem. Domum quam habetis in Pisis cum omnibus per-tinentiis suis, terras quas habetis apud Fasianum que fuerunt quon-dam Guidonis, | terras quas habetis Casciaule que fuerunt quondamJacobi Grossoli, terras quas habetis Septimo et Destro que fueruntquondam Cyrini et | comitis Gerardi, terras quas habetis in Suose etquas habetis in Osione, terras quas habetis apud Olivetum quas reli-quit vobis quondam comes | Rainerius Maleparuta et quicquid habe-tis in Livorna et Salvione et possessiones quas habetis in Corsica etSardinia sicut ea omnia iuste ac sive | controversia possidetis auctoritatevobis apostolica confirmamus et presentis scripti patrocinio communi-mus. Si quid autem occasione mutatio|nis magistri vestri in grave preiu-dicium ipsius domus aut pisane ecclesie super institutione eiusdem do-mus vel quacumque re alia temere | fuerit immutatum per presentempaginam decernimus in statum debitum revocandum. Nulli ergo om-nino hominum liceat hanc pagi|nam nostre protectionis, confirmatio-nis et constitutionis infrangere vel ei ausu temerario contravenire. Siquis autem hoc attemptare | presumpserit, indignationem omnipoten-tis Dei et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursu-rum. Datum Perusii | VIIII kalendas martii pontificatus nostri annodecimo.|

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XIII

1264 luglio 26, Pisa

Ranieri e Ilderino Visconti di Medaliole, fratelli e figli del fu Ugolino Vi-sconti di Medaliole, per due terze parti, e Marchese de Burgo del fu Alber-tino Marchese, tutore di Ranieri del fu Bulgarino Visconti, un tempo fra-tello dei sopraccitati Ranieri e Ilderino, insieme ad Adelasia, ava del dettopupillo, per l’altra terza parte, confessano di aver ricevuto da Salvio di Ilde-rino e da Ilderino di Venuto da Favulia, suo socio in Cagliari, la somma dilibbre 177 e soldi 10 di denari genovesi, somma che ai detti soci era stataceduta da Enrico Paraffio, agente in nome dei suddetti Ranieri, Ilderino eRanieri pupillo.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1265 luglio 26, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Upethinus filius Bonaccursi in latino,pergam. di forma trapezoidale; mm. da 120 a 195 x 345; specchio di scrittura mm.da 100 a 165 x 240.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: buono, presente qualche macchiadi umidità sul margine destro.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto “n. 135 1265 26 luglio”; segue, in scrittura coeva al documento,il regesto “Paga lire XC Ianuae quam Salvius fecit pro Ilderino socio suo, Rainerio etIlderino Medaliola et nepote eorum”. Al centro “26 luglio 1265 n. 179”. In basso è lasegnatura archivistica “R. Acquisto Coletti 1265 26 luglio”. Segue un timbro rosso diforma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”,risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisitodall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1265 corrisponde al 1264 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, secondo l’uso bedano, alla data del 26 luglio 1264, è la settima.

In eterni Dei nomine amen. Ex huius publico instrumento clareat lec-tione | quod Rainerius et Ilderinus Medaliole Vicecomites germaniquondam domini Ugolini Medaliole | Vicecomitis, quilibet eorumpro sua tertia parte et Marchese de Burgo quondam Albertini Marche-sis | tutor Rainerii quondam Bulgarini Vicecomitis olim germani su-prascriptorum Rainerii et Ilderini datus et adiactus | eius tutor, cumdomina Adalasia ava dicti pupilli in locum suprascriptorum Raineriiet Ilderini a dominis | Clerico iuris professore et Alberto Pandulfi pu-

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blico iudice Curie Pupillorum prout in carta inde scripta | ab AlbertoSilvani notario et a Bartholomeo notario quondam Johannis visa etlecta continetur pro se et predicta | domina Adalasia tutorio nominepro ipso pupillo pro alia tertia parte, interrogati a Salvio apothecario |filio Ilderini, confessi sunt se accepisse et apud se habere, pro dictispartibus ut dictum est, ab ipso Salvio | dante pro se et Ilderino Venutide Favulia suo socio in Kallari libras centum septuaginta septem | etsolidos decem denariorum pro illis libris nonaginta denariorum ja-nuensium quas in Kallari Ilderinus de Favulia | suprascriptus sociusdicti Salvii recepit et habuit ab Henrico Paraffio vel aliquo alio prosuprascriptis Rainerio et | Ilderino et suprascripto pupillo et de eorumbonis dandas vel retinendas seu dari faciendas eis prout | contineri di-cebant in sceda inde rogata ab Actaviano notario vel alio notario dequibus libris nonaginta | bonorum denariorum januensium pro supra-scriptis denariis pisanis ab eis habitis ut scriptum est. Ipse Raineriuspro tertia sua parte et ipse Ilderinus pro | tertia sua parte et dictusMarchese pro se et suprascripta domina Adalasia tutorio nomine prosuprascripto pupillo pro tertia parte | ipsius pupilli se bene quietos etpacatos vocaverunt et predictos Salvium et Ilderinum socios et quili-bet eorum et eorum et | cuiusque eorum heredes et bona omnia libe-raverunt et absolverunt in totum et predictam cartam seu scedamnunc rogatam a suprascripto Actaviano et | a quolibet alio notario cas-sam et irritam et vanam et nullius momenti vocaverunt et cassare vo-luerunt et preceperunt in totum et suprascripto | Actaviano notario etcuique alteri notario habenti eam licet absenti verbum miserunt et de-derunt per hanc cartam publicam | cassandi eam videndo istam ac siipsi ibi presentes essent et verbum ei inde darent. Et idem fecit et dixitet voluit et dedit | dictus Marchese pro se et dicta domina Adalasiatutorio nomine de quadam alia sceda rogata ab Actaviano predictonotario vel alio | notario eidem Actaviano et cuique alteri eam habentide aliis libris viginti denariorum januensium que contingebatur su-prascripto pupillo de illis libris | sexaginta januensis quas dictus Ilderi-nus de Favulia recepit a suprascripto Henrico dante pro suprascriptisRainerio et Ilderino germanis et suprascripto pupillo de eorum | boniscassandi eam pro tertia parte dicti pupilli. Et taliter Bartholomeumnotarium quondam Johannis hec scribere rogaverunt. Actum Pisis in |balatorio domus et turris filiorum quondam Pulte et consortium pro-

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pe Pontem Veterem, presentibus Johanne quondam Ilderini Ingurdi etThomasino quondam | Bonaiuti testibus ad hec rogatis. Dominice in-carnationis anno millesimo ducentesimo sexagesimo quinto, indictio-ne | septima, septimo kalendas augusti. |(SN) Ego Upethinus filius Bonaccursi domini Frederici romanorumimperatoris notarius hanc cartam a suprascripto Bartholomeo notariorogatam | eius sceda a me visa et lecta sua quoque parabola etmandato scripsi et firmavi.|

XIV

1301 gennaio 12, Pisa

Cello Tadi e Francesco Viselli, consoli della Curia del Mare della città diPisa, stabiliscono che i marinai Ferraino Baletti di Pisa, insieme ai suoi sociCesarino, Stefano Calandrini, Lasca, Giovannello Corso, tutti di Piombi-no, congedati dal servizio prestato sulla barca dei genovesi GiovanninoDraco e Andalo, restituiscano ai suddetti genovesi una cotta di panno gri-gio, un paio di scarpe, tre decine di lino napoletano, una tunica di pannogrigio chiaro e inoltre obbliga loro al versamento di un soldo alla Curia delMare.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1301 gennaio 12, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Bandus quondam Rofini de Macadio inlatino, pergam.; mm. 138 x 347.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: la pergamena è corrosa lungo ilmargine superiore; presenti diverse macchie di umidità.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1301 12 gennaio”; segue una segnatura presedente “1302 12 gennaion. 302”. È visibile un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere“R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIXsecolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano.

In eterni Dei nomine amen. Nos Cellus Tadi et Franciscus | Viselliconsules Curie Ordinis Maris civitatis pisane | cum JohanninumDracum et Andalo scribanum de Janua ingredi | fecissemus et precepi

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per canbium publicum nunc suprascripte Curie ut venerit | coramnobis ractionem facturi Ferraino Balecti de Sancto [Nico]|lao civitatispisane pro se et sociis videlicet Cesarino de P[…] | et StephanoCalandrini, Lasca et Johanello Corso qui sunt de | Plunbino occasionelocationis quam ipsi Ferrainus et socii | suprascripti de Plumbinofecerunt apud Neapolim cum suprascriptis Johannino et An|dalo proeundo pro marinariis in balcam predictorum januentium a | NeapoliPisas et inde in Callari pro certo soldo ad mensem sive | conducto, inquo viadio predicti Ferrainus et socii serviverunt diebus | viginti unoad voluntatem suprascriptorum januentium et in Portu Pisanofu|erint licentiati sive accumiatati ab eis et de predictis | suprascriptijanuenses fuerint pluries requisiti per nuntios suprascripte curiecompa|rere coram nobis dicere et opponere iura sua. Nos suprascripti| consules recepto a suprascriptis Ferraino et Cezarino pro se et sociiset | visis et auditis ractionibus utriusque partis quod suprascriptusFerrainus et Cezarinus et | socii de Plumbino sint licentiati et liberatia suprascripto servitio faciendo cum | ipsi fuerint licentiati siveaccumiatati a suprascriptis januensibus et quod reddant | et restituanteis infrascripta videlicet caoctam unam panni albacis, camisiam |unam, par unum serrabularum, et unum par scarpectarum in unosaccheto, | decinas tres lini neapolitani et tunicam unam panni albacisalbi | et soldum unum denariorum quos nobis pro dirictura curiededit. Ita dicimus | et pronuntiamus. Data et lecta est Pisis in CuriaMaris civitatis pisane que est in | domo pisani Communis. PresentibusTinioso notario de Camulia et Johanne Donati numptio | suprascripteCurie testibus ad hec rogatis. Dominice incarnationis anno |millesimo trecentessimo primo, indictione quartadecima, pridie idusjanuari.|(SN) Ego Bandus quondam Rofini de Macadio imperiali autori|tatenotarius et suprascripte Curie Maris scriba publicus predicta | scripsiet in publica forma redegi.|

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XV

1305 gennaio 19, Pisa

Francesco Rossi del fu Bonaccorso, cittadino pisano della cappella di SantaCecilia, dona al frate Andrea di San Cassiano, priore dell’eremo di SantaMaria di Malandrone, un pezzo di terra sito nella località di Rosignano,con tutte le sue pertinenze. L’atto viene redatto a Pisa nella torre di proprie-tà dei giudici di Arborea.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1305 gennaio 19, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Jacobus quondam Michaelis Bugetti deBulgari in latino, pergam.; mm. 127 x 207.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: la pergamena è corrosa lungo ilmargine inferiore.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1305 19 gennaio”. Al centro, in inchiostro marrone chiaro sbiadito in di-versi punti, s’ intravede il regesto del documento, in scrittura coeva, la cui lettura èimpossibile anche con l’ausilio della lampada di Wood. In basso, sulla destra, è visi-bile un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè “Re-gio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando ilfondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano.

In nomine Domini amen. Ex hoc publico instrumento sit omnibus ma-nifestum quod Franci|scus Rossi spatarius quondam Bonaccursi de cap-pella Sancte Cecilie pro remedio et salu|te anime sue et suorum peccato-rum remissione pure et inrevocabiliter inter vivos, ita | quod nulla in-gratitudinis eam vel alia revocari possit, donavit, dedit et tradidit | fratriAndree de Sancto Cassiano priori loci Sancte Marie heremitoriisMalandro|ne confinium Rasingnani, recipienti pro dicto loco, petiumunum terre olim campie | et nunc boscate positum in confinibus Rasin-gnani in loco dicto A Campana Malen|droni et tenet unum capud cumuno latere in terra Henrigi quondam Corradini de | Rasingnano, aliudcapud in via publica, aliud latus in terra Puccii dicti | Bandinelli de Ra-singnano vel si aliter sunt confines. Et est per mensuram | starioris sexad iustam quarram pisani Communis aut si plus vel minus est | permensuram. Cum omni iure, actione, ratione, proprietate et pertinentiasuprascripti petii | terre et omnia iura et nomina omnesque actiones et

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rationes inde ei quoquo | modo vel iure competentes et competentia insuprascripta re donata dedit, cessit, concessit | et mandavit suprascriptofratri Andree, recipienti pro dicto loco, ut hiis omnibus et singulis | su-prascriptis suprascriptus frater Andreas pro dicto loco et eius successoreseorum nomine uti|li et directo inde agant et experiantur et agere etexperiri possint et valeant contra | omnem personam et locum. Et pre-cepit ipsi fratri Andree pro dicto loco ingredi posse|ssionem suprascripterei donate ut suo nomine iure proprio pro dicto loco possideat. | Et sepro eo pro dicto loco possidere constituit. Actum Pisis in apothecaballa|torii Turris dominorum iudicum Arboree et consortium presenti-bus Francisco notario de | Calcina quondam Johannis et Jacobo notarioquondam Michaelis de Bulgari testibus | ad hec rogatis. Dominice in-carnationi anno millesimo trecentesimo quinto | indictione tertia quar-todecimo kallendas februarii.|(SN) Ego Jacobus quondam Michaelis Bugetti de Bulgari [imperia]|liauctoritate iudex ordinarius [atque notarius] […] | carte rogate ab Ugoli-no […] | hanc inde cartam eius parabola [et mandato scripsi et firmavi].|

XVI

1316 gennaio 11, Pisa

Leopardo di Frenetto, notaio cancelliere del Comune di Pisa, in qualità diprocuratore dello stesso Comune, a ciò autorizzato dagli Anziani e dal po-testà Uguccione della Faggiola, stipula una convenzione con Attaviano deB[…], comandante di 25 cavalieri, sulla base della quale si stabilisce che ildetto Attaviano, insieme ai suoi uomini, opportunamente armati, prestiservizio, almeno per un anno, nell’isola di Sardegna. Pattuiscono inoltreche lo stipendio mensile sia di 6 libbre di denari aquilini minuti, per colo-ro i quali dispongono di un cavallo, 9 libbre della stessa moneta, per coloroi quali dispongono di un cavallo e di un ronzino, 15 libbre per il coman-dante.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1316 gennaio 11, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Ricciardus filius quondam Benerveris inlatino, pergam.; mm. 215 x 675.

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Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: mediocre, l’inchiostro è sbiaditoin diversi punti, presenti numerose macchie di umidità, e una lacerazione lungo ilmargine superiore.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in basso, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R.Acquisto Coletti 1316 11 gennaio”; segue un timbro rosso di forma ovale con coronaregia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla secondametà del XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Statodi Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano.

In eterni Dei nomine amen. Hec sunt pacta et conventiones | facta et[…] habite inter Leopardum Frenecti notarium cancellarium | pisani[Communis] […] et procuratorem pisani Communis ad hoc constitu-tum per magnificum | virum dominum [Uguccionem] de Faggiola pi-sanorum potestatem et capitanum pisani populi et […] | guerri pisaniCommunis et Anthianos pisani populi, habentes inde bailiam etauctoritatem ex forma | consiliorum pisani Communis et populi, percartam dicti sindicatus scriptam in actis cancellarie pisani Communis| sub anno Domini millesimo trecentesimo sextodecimo indictionequartadecima quintodecimo kalendas iunii, | sindicatus et procurato-rio nomine pro Communi pisano ex una parte, et Actavianum deB[…], | conestabilem vigintiquinque stipendiariorum ab equo pisaniCommunis, ita quod presentialiter in servitium | pisani Communis inSardineam ad stipendia pisani Communis pro se ipso et suo nomineet pro ipsis sociis | suis pro quibus et quolibet eorum de rato promisitad infrascriptam penam et obligationem bonorum suorum | ex alteraparte. In presentia et voluntate Anthianorum pisani populi et quatuorsapientium virorum | deputatorum a Communi et pro Communi pi-sano nomina quorum sunt hec videlicet dominus Gaddo comes deDonoratico | dominus Lippus de Caprona dominus Jacopus Fazelus etBectus Agliata. In primis quod ipsi stipendiari pisani | Communis de-beant servire Communi pisano in dicta insula per unum annum adminus et ultra ad voluntatem et | mandatum pisani Communis cumillis equis ronsinis et armis in quibus scripti sunt seu scribentur | Pisisvel aliis mictendis ut infradescribitur et conceditur. Et cum infrascrip-tis armis et fornimentis | necessariis ad minus pro quolibet videlicetfarsitio, corecta, gorgeria, bacinecto sive crestata | vel elmo, guantis deferro, trapuncta sive soprarasberga corassis sive lameriis, coscio|nibus

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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et gambarolis, spata, cultello, targia, lancia cum pennone vermileo,freno, | sella armigera bonis et sufficientibus. Et tenere equum benefornitum et munitum pro equitando quando|cumque. Item quod dic-ti stipendiarii habere deberant a Communi pisano pro eorum soldolibras sex denariorum aquilinorum | parvorum pro quolibet cum equoarmigero per mensem et pro equo et ronsino libras novem dicte | mo-nete et conestabilis libras quindecim dicte monete pro equo ronsino etarmeria per mensem | et etiam soldum pro una trombecta ut moresest et fiat eis soluctio antequam vadant in civitatem | pisanam pro tri-bus mensibus ad minus ad dictam rationem incipiendis die qua mareintrabunt pro eundo | ad dictum servitium et habeant etiam soldumad ractionem librarum duodecim denariorum pisanorum pro equo etlibras | decemocto denariorum pisanorum pro equo et ronsino permensem a die qua scripti fuerunt seu fuerint usque ad | diem quamare intrabunt ut dictum est. Et teneantur dicti stipendiarii aparere etobedire | in omnibus vicario pisani Communis in Kallari presenti etfuturo in omnibus mandatis et ordinamentis | vel alii aut aliis officiali-bus pisani Communis ad mandatum et voluntatem pisani Commu-nis. Item possint | dicti stipendiarii remictere ad dictum soldum etservitium in locum equorum qui per mortem vel aliam causam defice-rent seu inutiles vel insufficientes devenirent alios equos terremagnen-ses | sufficientes. Item quod liceat admitti ad dictum soldum in civita-te pisana de illis qui nunc sunt | Pisis ad soldum pisani Communis.Item si in dicto tempore quo prefati stipendiarii essent in Sar|dinea addictum servitium aliam masnadam mictentur pro Communi pisanoin Sardinea ad meliora | pacta et ad menorem soldum, quod predictide quibus supra fit mentio intelligantur esse et sint ad illa | similiapacta et illum eundem soldum pro tempore quo ibi staret dicta aliamasnada. Item dicti stipen|diarii possint in locum suorum equitato-rum qui per mortem vel infirmitatem seu aliam causam | deficerentseu cessarent a dicto servitio alios equitatores sufficientes remictere. Etquo usque di|sculerint remictere soldum non habeant pro eis. Et ipseconestabilis dictorum stipendiariorum in | reditu suo ad civitatem pi-sanam admictatur et sit conestabilis pisani Communis in civitate pisa-na | ut alii qui tunc essent Pisis si placuerit Communi pisano. Et equidictorum stipendiariorum qui | morirentur, maganearentur vel deva-starentur in aliqua cavalcata que fieret contra inimicos | pisani Com-

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munis vel qui aliquo modo occiderentur seu devastarentur aut perde-rentur in mari | emendentur a Communi pisano et de bonis pisaniCommunis secundum extimationem inde factam. Ita tamen quod illecuius equus | moriretur, maganearetur vel devastaretur ut supra dici-tur teneatur et debeat infra dies quindecim tunc | proxime venturos adie dicti equi vel ronsini mortui maganeati vel devastati computandos| portare de morte maganea aut devastatione dicti equi vel ronsini co-ram vicario regni | kallaritani qui ibi erit pro tempore pro Communipisano vel alio officiale pisani Communis deputato aut deputando aCommuni | pisano super dicta masnada. Et vicarius predictus vel aliusofficialis deputatus aut deputandus super predictis | ut dictum est aCommuni pisano teneatur et debeat ad requisictionem illius talis sti-pendiarii recipere et recipi fa|cere probationes illius talis equi vel ron-sini mortui devastati vel maganeati infra scriptum tempus. | Et receptadicta probatione infra tertiam diem teneatur et debeat inde pronunptia-re et sententiam dare et | post latam sententiam Communi pisano di-sculerit dictam emendam solvere in omnibus vero aliis | casibus ipsiequi et ronsini sint et moreantur ad risicum eorum et non pisaniCommunis. Item quod per Communem | pisanum solvatur eisnaulum vel detur eis navigium pro eundo in Sardineam pro ipsorumpersonis equis et armen|sibus. Et in eorum reditu habere debeant aCommuni pisano stipendium ad dictam ractionem pro diebus quin-decim | tantum sine aliquo naulo seu navigio solvendo vel dando eis-dem in quo reditu ipsi stipendiati habere | debeant dictum stipen-dium quindecim dierum a Communi pisano in Castello Castri sol-vendum eis a camerariis | pisani Communis in dicto Castello Castri.Et quod dictus conestabilis stipendiariorum predictorum habere pos-sit in dicto | soldo unum ronsinum alii vero stipendiarii ronsinumnon habeant. Quo re quidem pacta et | conventiones suprascriptosLeopardus sindicus pisani Communis nomine quo supra per stipula-tionem sollempnem convenit et | promisit suprascripto Actaviano co-nestabili agenti stipulanti et recipienti pro se et suo nomine et nominedictorum | stipendiariorium sociorum suorum ut dem e se ad dictumservitium stipendiariorum. Et predicta omnia et singula obser|vare etadimplere et observari facere per Communem pisanum in quantumservanda sunt et veniunt pro parte pisani | Communis ad penam arbi-trio suprascripti domini potestatis et capitanei et eius successorum

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imponendam ab ipso | sindico nomine quo supra per stipulationempromissam. Obligando inde Communem pisanum et eius bona dictoconestabili | stipulanti et recipienti pro se et dictis suis sociis et eorumheredibus. Renuntiando omni iuri quo a predictis ipsum Communem| pisanum defendi posset. Et versa vice Actavianus suprascriptus pro seet dictis sociis suis cuando iterius | ad dictum servitium per sollempnemstipulationem convenit et promisit suprascripto sindico recipienti no-mine quo supra quod ipse | et dicti eius socii et quilibet eorum obser-vabunt et adimplebunt omnia et singula suprascripta pacta et conven-tiones | et omnia et singula que et sicut in ipsis partis et quolibet capi-tulo seu articulo ipsorum pactarum | per omnia et singula pleniuscontinetur. Ad penam arbitrio suprascripti domini potestatis et capi-tanei vel eius successoris tollendam | ab eis et quolibet eorum per sti-pulationem promissam. Et dampnum et dispendium totum quodpropterea haberetur et fiet | eidem sindico sindicatus nomine proCommuni pisano recipienti componere et dare convenit et promisit sesuosque heredes | et bona omnia. Obligando eidem sindico eo modout dictum est recipienti. Et omni iuri et legi | renuntiavit. Actum Pisisin domibus Anthianorum pisani populi in quibus morantur predictiAnthiani, | presentibus Guiscardo Cigna de cappella Sancti Martinide Guatho et Tonello notario quondam Tonelli | de Ceulinortii de su-prascripta cappella testibus ad hec rogatis. Dominice incarnationisanno millesimo | trecentesimo sextodecimo indictione quartadecimatertio idus ianuarii.|(SN) Ego Ricciardus filius quondam Benerveris notarii de […] |imperialis aule notarius et nunc Anthianorum pisani populi | scribapublicus predictis omnibus interfui et ea rogatus | scribere scripsi etpublicavi.|

XVII

1327 agosto 18, Pisa

Iacopo detto Puccio del fu Neri della cappella di San Pietro in Vinculiscede tutti i diritti derivanti dalla metà di un’apoteca posta in Pisa, in capitePontis Veteris, nella Torre dei giudici d’Arborea e consorti, che gli era stata

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data in locazione da Filippo del fu Guidone da Capraia, procuratore diUgone, visconte di Basso e giudice d’Arborea, a Guiduccio del fu LupoRuffaldini, che già la conduceva integralmente.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1328 agosto 18, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Deodatus de Oliveto filius Bartholomeinotarii de Oliveto in latino, pergam.; mm. 197 x 630.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: presente una macchia di umiditàlungo il margine laterale destro.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Ac-quisto Coletti 1328 18 agosto”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona re-gia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla secondametà del XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Statodi Pisa. In basso, in scrittura coeva al documento, è il regesto “Chueste sono le cartede la ragione che comperai de la bottega di Guido Rufaldino”.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1328 corrisponde al 1327 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, secondo l’uso bedano, alla data del 18 agosto 1327, è la decima.La sottoscrizione notarile si trova nel documento XVIII, contenuto nella stessa per-gamena.

In eterni Dei nomine amen. Ex hoc publico instrumento sit omnibusmanifestum quod cum Jacobus | dictus Puccius quondam Neri decappella Sancti Petri ad Vincula habuit et recepit in locationem ettitulo | locationis a nobili et sapiente viro domino Filippo dicto Lippode Capraia filio quondam no|bilis viri Guidonis de Capraia procuratoread hec magnifici et potentis viri do|mini Ugonis vicecomitis de BassoDei gratia iudicis Arborei per cartam roga|tam a Petro Guantini Pennenotario de Arestano anno Domini millesimo trecentesimo vigesimo |primo indictione quarta quinto nonas martii vel alio datali seunotario, procuratorio nomine | pro eo et ab ipso domino Ugonemedietatem unius apotece posite Pisis in Turri suprascripti domini |Ugonis et consortis eius in capite Pontis Veteris, et apud sunt limitesversus Burgum. | Videlicet apothecam quam Jacobus notarius de Calciquondam Vitalis conducebat et olim | conducere consuevit JacobusRuffaldini et inferius Guiduccius et que est inter apothecamconductam | filiorum quondam Vannis Sardi et apothecamconductam Cecchi Paganelli et olim Vannis | Feresagalli et filiorumquondam Bergi de Colle pro suprascripto Guiduccio quondam Lupi

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Ruffaldini | de cappella Sancte Andree Kinthice, ut de locatione dicteapothece constet et apparet per cartam | inde rogatam a BartholomeoFrancisci notario de Calimario Dominice incarnatione anno millesimotrecentesimo vigesimo | secundo indictione quarta quarto kalendasaugusti vel alio datali. Quare dictus Jacobus quondam | Neri volensdictum Guiduccium bonam fidem agnoscere per hoc publicuminstrumentum dedit | cessit concessit atque mandavit suprascriptoGuiduccio omnia iura omnesque actiones et rationes tam utiles |quam directas, reales, personales et | mixtas et nomina sibi quoquomodo vel iure competentes et competitura | in dicta medietate dicteapothece ex forma dicte carte locationis. Conveniens et promittenssollemne | stipulatione dicto Guiduccio predictam donationem etcessionem et omnia et singula suprascripta et infrascripta semper | etomni tempore firmam et ratam et firma et rata habere et tenere etcontra non facere vel venire aliqua ratione | vel causa de iure vel defacto ullo tempore per se vel alium, ad penam dupli totius | eius dequo ageretur et omnes expensas que propterea inde fierent eidemGuiduccio, suprascriptus Ja|cobus sollemne stipulatione convenit etpromisit suprascripto Guiduccio dare et solvere et resti|tuere consti-tuens eundem Guiduccium procuratorem ut in rem suam propriam etponens eum in locum | suum. Et ipsam locationem et cessionem nullomodo recidere pro quibus omnibus et singulis fir|miter observandisdictus Jacobus quondam Neri obligavit se et suos heredes et bona sua |omnia dicto Guiduccio et suis heredibus, renuntiando omni iuri sibicontra predictum vel aliquod predictorum | competenti etcompetituro. Actum Pisis in capitulo ecclesie Sancti Francisci presen-tibus Branchiano | filio Virme de cappella Sancte Viviane et RainfridoLanfranchi de cappella Sancte Lucie de Cap|pellariis testibus ad hecrogatis. Dominice incarnationis anno millesimo trecentesimo vigesi-mo octavo | indictione decima quintodecimo kalendas septembris.|

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XVIII

1327, agosto 18, Pisa

Guiduccio del fu Lupo Ruffaldini vende a Iacopo del fu Neri della cappelladi San Pietro in Vinculis tutti gli utili da lui posseduti sopra la metà diun’apoteca posta in Pisa, nella Torre dei giudici d’Arborea, al prezzo di lib-bre 175 di moneta pisana.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1328 agosto 18, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Deodatus de Oliveto filius Bartholomeinotarii de Oliveto in latino, pergam.; mm. 197 x 630.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: presente una macchia di umiditàlungo il margine laterale destro.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1328 18 agosto”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia ele lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metàdel XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato diPisa. In basso, in scrittura coeva al documento, è il regesto “Chueste sono le carte de laragione che comperai de la bottega di Guido Rufaldino”.Le date, topica e cronica, sono indicate nel documento XVII, contenuto nella stessapergamena.

In eterni Dei nomine amen. Ex hoc publico instrumento sit omnibusmanifestum quod Gui|duccius quondam Lupi Raffaldini suprascriptustitulo et ex causa vendictionis tradidit, dedit, cessit, | concessit atquemandavit Jacobo quondam Nerii suprascripto de cappella Sancti Petriin Vinculis omnia | iura et nomina omnesque actiones et rationes tamutiles quam directas, reales, personales et mix|tas et alias quaslibet sibicompetentes et competituras in suprascripta medietate dicte apotheceex | forma dicte carte locationis ponens eum in locum in predictis etipsum ut in rem suam | propriam faciens et constituens procuratoremut hiis omnibus et singulis suprascriptis suprascriptus Jacobus et | eiusheredes et socius inde agant, experiant et experiantur et se tueanturcontra dictum Guiduccium | et eius heredes et bona et omnem aliampersonam et locum habentem et tenentem de eius bonis. Et per |sollemnem stipulationem suprascriptus Guiduccius convenit etpromisit suprascripto Jacobo in dicta de dicta vel pro | dicta iure etnomine cessione et omnibus et singulis suprascriptis suprascriptum

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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Jacobum et eius heredes vel socius | sive cui vel quibus dederint velhabere decreverint non imbrigare vel molestare neque per | placitum velalio modo tenere vel expresse fatigare in curia vel extra aliquo modo veliure | ullo tempore. Sit ipsa iura ei et iis semper et omni temporedifendere, disbrigare | ab omni imbriganti et molestanti persona et locode suo et pro suo dare et suprascripto termino ita quod de alie|no et proalieno dato vel facto in aliquo non teneatur ex pacto habito hinc indeinter eos omnibus | suis suorumque heredibus expensis dicti Guiduccii.Conveniens insuper et promictens dicto Jacobo quod nulli de | dictisiuribus, actionibus iuri cessit, si non ut dictum est, non fecerit et nonobservaverit aut si contra | fecerit vel venerit penam dupli suprascriptipretii et omnes expensas que propterea inde fierent eidem Jacobo dictusGui|duccius sollemne stipulatione convenit et promisit dare et solvere etintere restituere obligando inde se et suos | heredes et bona sua omniasuprascripto Jacobo et suis heredibus. Renuntiando omni iuri sibicontra predicta vel aliquod predictorum | competenti et competituro.Et sic precepit suprascriptus Guiduccius et bailiam et potestatem dediteidem Jacobo | eius autoritate propria ingredi possessionem et teneresuprascriptorum iurium et nominum vel quasi et ea deinceps suonomine | et iure proprio possidere vel quasi constituet donec indepossessionem acceperit cum partibus pro qua cessione et omnibus | etsingulis suprascriptis suprascriptus Guiduccius suprascripto Jacobo indeeum interrogatus fuit confessus se recepisse | et habuisse et apud sehabere ab eo libras centum septuaginta quinque denariorum pisanorumrenuntiando exceptioni dicte | pecunie non habite et non recepte quamexceptus suprascriptus Guiduccius sollemni stipulatione convenit etpromisit suprascripto Jacobo | non opponere vel opponi facere per se velalium aliquo modo vel iure ullo tempore ad penam librarum | centumdenariorum pisanorum de quibus se a dicto Jacobo bene quietum etpacatum vocavit et inde | dictum Jacobum et eius heredes et bona suaomnia in totum absolvit et liberavit insuper suprascriptus | Jacobussollemni stipulatione convenit et promisit suprascripto Guiduccio quodipse Jacobus dedit et | solvit omni anno annuatim in termino statutosive statuendo denariis vel denario dicte apothece | libras septem,solidos decem septem et denarios sex denariorum pisanorum propentione et nomine pentionis medietatis dicte apo|thece et ipsumGuiduccium a dicta pentione et eius heredes et bona sua omnia

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indempnes et indempnia | conservabit ad penam librarumvigintiquinque denariorum pisanorum sub obligatione bonorumsuorum omnium. Actum in | suprascripto loco presentibus suprascriptistestibus suprascripto die.|(SN) Deodatus de Oliveto filius Bartholomei notarii de Oliveto |imperiali auctoritate notarius predictis omnibus interfui et has cartas |inde a me rogatas rogatus scribere scripsi et firmavi.|

XIX

1349 giugno 9, Cagliari

Andrea di Giuliano, rettore della chiesa di Villanova di Serucio, come pro-curatore dell’arcivescovo di Cagliari, dichiara di aver ricevuto da SimoneManca, cittadino di Castel di Castro, conduttore delle case dell’Opera diSanta Maria di Pisa, la somma di 8 libbre, 8 soldi e 9 denari di moneta al-fonsina, somma che l’Opera pisana doveva pagare per la consacrazione del-l’arcivescovo di Cagliari.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1349 giugno 9, pergamena corta.Copia [B], redatta dal notaio regio Arnaldus de Anglada in latino, pergam.; mm. 210x 190.Inchiostro marrone chiaro, sbiadito in diversi punti; stato di conservazione: pessimo,presenti numerose bolle causate da elevata temperatura nel margine superiore.La scrittura corre parallela al lato maggiore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone chiaro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1349 9 giugno”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia e lelettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà delXIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa. Alcentro, in scrittura coeva al documento “Queste carte non sono messe a ragione”. Sulmargine laterale destro è il regesto “Per la consegrasione de l’arcivescovo libbre VIII, soldiVIII e denari VIIII”.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione fiorentina, utilizzato dai notaidi autorità regia aragonese fino al Natale del 1350 e espresso con la formula «annoDomini» (Cfr. L. D’ARIENZO, Carte Reali Diplomatiche di Pietro IV, p. XXXIX).

Sit omnibus notum quod ego Andreas Iuliani rector ecclesie VilleNove de Seruccio procurator archiepiscopatus calaritani | confiteor etrecognosco vobis Simoni Mancha habitatori Castri Calleri, arrendato-

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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ri Operis Sante Marie de Pisis quod | solvistis mihi nomine quo supra,pro consecratione domini archiepiscopi callaritani, octo libras octo so-lidos et novem denarios | alfonsinorum minutorum ipsorum OpusSante Marie de Pisis contingentem ad rationem quatuor solidorumcum dimidio | per libram. Unde renuntiando exceptioni pecunie nonnumerate et non recepte et doli nomine quo supra facio vobis | nomi-ne quo supra de predictis octo libris, octo solidis et novem denariispredicte monete bonum et perpetuum finem | et pactum de ulteriusnon petendo. Actum est hoc in Castro Calleri quinto idus iunii annoDomini millesimo | CCC quadragesimo nono. Signum Andrey Iulia-ni predicti qui hec laudo concedo et firmo nomine predicto. | Testeshuius rey sunt Bernardus Pedrinani et Guillelmus Thomasii.|(SN) Signum Arnaldi de Anglada auctoritate regia notarii publici pertotum Sardinie et Corsice | regnum qui hec scripta fecit et clausit.|

XX

1349 dicembre 3, <Pisa>

Ranieri de Netula, conservatore del Comune di Pisa, ordina a GualandoRicucchi del fu ser Giovanni Galvani, quale procuratore di Ricucco suofratello, di restituire a Betto Mondini de Herisis 122 ducati e 930 fiorinid’oro, che Colo Iacopini, spadaio di Oristano, per ordine di Paolo de Urbede Filippis, della Curia di Mariano, giudice d’Arborea, conte del Goceano evisconte di Basso, aveva consegnato a Ricucco Ricucchi, vicario dei conti diDonoratico, affinchè li restituisse allo stesso Betto.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1350 dicembre 3, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Corradus filius quondam Ricciardi notariide Rinonichi in latino, pergam. di forma trapezoidale; mm. da 172 a 210 x 495;specchio di scrittura mm. da 145 a 165 x 330.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: presente qualche macchia di umidità.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone chiaro, è la segnatura archivistica “13503 dicembre n. 755”. Al di sotto, in scrittura del XIV secolo “Gualando de Richuchidomando cento […] due ducati”; segue “Inpertinens”. Al centro, in scrittura coeva aldocumento, è il regesto “Richucho Richuchi. | Comandamento fatto per ser Raineriusdella Me|tula conservatore a Gualando che dia | a Betto Dellieris denari d’oro 122”.

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Segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia e le lettere “R.A.D.” cioè“Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metà del XIX secolo, quando ilfondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1350 corrisponde al 1349 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, secondo l’uso bedano, alla data del 3 dicembre 1349, è la terza.

In eterni Dei nomine amen. Pateat omnibus evidenter | quodGualando Ricucchi quondam ser Johannis Galvani civi pisano | pro-curatori Ricucchi germani sui quondam suprascripti ser JohannisGalvani procuratorio nomine | pro eo constituto in presentiaprudentis et discreti viri ser Rainerii de | Netula honorabilis conserva-tori boni et pacifici status pisani Communis et populi. | In curia ipsiusconservatoris ad banchum iuris dicta petitione beati visu | preceptumfuit a dicto conservatore quatuor hinc ad decem dies proxime ven-turos | det et solvat et dare et solvere debeat Becto Mondini de Herisiscivi | pisano scudatos centum viginti duos de auro quos Colus Jacopini |spatarius habitator civitatis Dente sive Arestani una et in simul cum |florenis nonangentis triginta de auro, mandato domini Pauli de Urbede Fi|lippis iudicis curie magnifici et potentis domini domini MarianiDei gratia | iudicis Arboree comitis Gocciani et vicecomitis de Basso,dederat et | tradiderat venerabili viro Ricuccho de Ricucchis germanosuprascripti Gualandi | vicario nobilium et egregiorum comitumdominorum Gerardi et Bernardi comitum | de Donnoratico civiumpisanorum natorum quondam bone memorie domini Rainerii | comitisde Dompnoratico, nomine dicti vicariatus et pro parte dictorumdominorum comitum | et suo nomine proprio et procuratorio nomi-ne suprascripti Becti cum certis pactis, modis, tenoribus, promis-si|onibus, obligationibus et cautelis de quibus et sicut et prout ininstrumento confecto manu ser Jacobi | de Chicchi notarii vel alteriussub quocumque tempore vel datali plenius dicitur contineri. | Quiscudati centum viginti duo et suprascripti floreni noningenti trigintadicuntur | illicite fuisse accepti per Michaele de Florentia asuprascripto Becto in Stampacio | insule Sardinee de hospitio ubidictus Bectus iacebat infirmus et ratione | et causa quorum scudato-rum et florenorum suprascriptus Michael dicitur fuisse captus etdetentus | in villa de Macumada insule supradicte et ductus ad curiamsuprascripti magnifici | et potentis domini domini Mariani et coram

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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dicto domino Paulo coram quo domino Paulo | et eius curia indeMichael dicitur fuisse confessus predictos scudatos et florenos | secuminventos abstulisse et accepisse Becto et a Becto predicto in Stampacio| predicto de suprascripto hospitio. Et qui scudati et predicti floreniper suprascriptum dominum Paulum | seu eius mandato depositifuisse dicitur ex officio suprascriptorum dominorum Pauli et curie |penes suprascriptum Colum ut eos reddetur in eis potius ius habentiet cui iustitia mandaret | ut in dicto instrumento inde confecto manusuprascripti ser Jacobi de Chilchi notarii predicti dicitur | contineri.Cum suprascripto ser Rainerio conservatori plene constet quod vere etsecundum | veritatem suprascripti scudati centum viginti duo sunt etfuerunt suprascripti Becti et de eius bonis | et ad eum pertinuerunt etpertinent tamquam ad verum dominum ipsorum scudatorum itatamen | quod liceat suprascripto Gualando dicto nomine posse sibiaccipere, retinere et habere partem contin|gentem ipsis scudatiscentum viginti duobus de florenis nonanginta de auro quos |suprascriptus Ricucchus expendit in recuperatione et in rehabendopredictos scudatos et | suprascriptos florenos et occasione et causaipsorum et etiam partem contingentem ipsis scudatis de flo|renis sexpro singulo centum ipsorum scudatorum et florenorum expensis etdatis Nico|lao et Bartholo Voglia Salvi bancheriis pro securitate factaper eos de Sardinea | ad civitatem pisanam ad penam arbitrio dicticonservatori tollendam quod | mandatum factum fuit a dicto conser-vatore eidem Gualando ut supra dictum est. Do|minice incarnationisanno millesimo trecentesimo quinquagesimo, indictione tertia, |tertio nonas decembris.|(SN) Ego Corradus filius quondam Ricciardi notarii de | Rinonichicivis pisanus imperiali auctoritate | notarius et suprascripte curieconservatoris pro Communi pisano scriba publicus | predictisomnibus interfui et ea omnia in actis suprascripte curie redegi et de |ipsis actis hic scripsi et publicavi.|

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XXI

1357 maggio 26, Pisa

Ricucco Ricucchi, cittadino pisano della cappella di Santa Lucia dei Ricuc-chi, versa a Pucciarello di Bonafede e a Francesco Cigno, camerlenghi diCamera del Comune di Pisa, la somma di 2.512 libbre, 16 soldi di monetapisana, corrispondente a 717 fiorini d’oro (3 libbre e 10 soldi per ciascunfiorino), e di 700 libbre di alfonsini; somma che Simone del Vesco, procu-ratore del detto Ricucco, ricevette da Daniello di Gerardo, camerario delComune di Pisa nelle curatorie di Gippi e Trexenta, in Sardegna.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1358 maggio 26, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio imperiale Ursus filius Bagliucci de Crespina in lati-no, pergam.; mm. 140 x 295.Inchiostro marrone chiaro; stato di conservazione: buono.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1358 26 maggio”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regia ele lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metàdel XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato diPisa. Sotto si legge una segnatura archivistica precedente “26 maggio 1358 n. 693”.Nel margine inferiore, in scrittura coeva al documento, è il regesto “Carta di fiorini717, soldi 16 dati a Pucciarello di | Bona Fede e Francesco Cinquino camarlingo delComune di Pisa | per uno cambio di libbre 700 aufunsini che Simone del | Vescho ebbein Sardinia di Daniello di Gherardo camarlingo del | Comune”.Per la datatio chronica è usato lo stile dell’incarnazione secondo il computo pisano;l’anno 1358 corrisponde al 1357 del computo moderno. Una conferma vienedall’indizione che, secondo l’uso bedano, alla data del 26 maggio 1357, è la deci-ma.

In nomine Domini amen. Tenore huius pateat evidenter quod | serRicucchus Ricucchi civis pisanus de cappella Sancte Lucie deRicu|ccho coram me Urso notario infrascripto et testibus infrascrip-tis dedit et solvit | Pucciarello Bonafidei et Francesco Cingno camer-lenghis Camere pisani Communis | pro Communi pisano recipienti-bus libras duomilia quingentas duodecim et solidos sedecim | dena-riorum pisanorum in quibus fuerunt florenos septingenti decemseptem auri computati | quolibet libris tribus et solidis decem. Et li-bras tres et solidos sex in parvis | pisanis pro valentia librarum sep-

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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tingentarum denariorum anfunsinorum ad rationem | solidorum de-cem novem, et denariorum sex denariorum aunfunsinorum proquolibet floreno | quos Simon del Vesco civis pisanus pro suprascrip-to ser Ricuccho habuit | et recepit a Daniello Gerardi cive pisano ca-merario pisani Communis in | Sardinea in curactariis Ghippi et Tre-gende insule Sar|dinee pro Communi pisano dante et solvente prodicto Communi pisano et de pecunia | pisani Communis ab eo ha-bita et precepta occasione dicti eius officii ut dixit constare | per car-tam rogatam a Tomaso Henrici Angeli notario et scriba publico |dictarum curactariarum pro Communi pisano die quarta aprilis pro-xime preteriti de | quibus se a dicto ser Ricuccho bene quietos et pa-catos vocaverunt et | inde dictum ser Ricucchum et suprascriptumSimonem del Vesco ac et suprascriptum | Daniellum camerarium eteorum et cuiusque eorum heredes et bona liberaverunt | penitus etin totum. Actum Pisis in suprascripta Camera pisani Communispresentibus Bonaiun|ta notario quondam Jacobi de Leguli et Jacobonotario quondam Bondi de Vicchio | testibus ad hec rogatis. Domi-nice incarnationis anno millesimo trecentesimo | quinquagesimooctavo indictione decima septimo kalendas iunii secundum consue-tudinem pisanam.|(SN) Ego Ursus filius Bagliucci de Crespina imperiali auctoritate |iudex ordinarius ac notarius et scriba publicus suprascripte Camerepro Communi | pisano predictis omnibus interfui et omnia ea rogatusscri|bere scripsi et publicavi.|

XXII

1358 dicembre 6, Cagliari

Pietro di Geraldo, canonico cagliaritano, collettore dei sussidi da destinarsiai beneficiati, incaricato dal vicario dell’arcivescovo di Cagliari, Giovannid’Aragona, dichiara di aver ricevuto da Colo de Serra, procuratore di Ri-cucco de Ricucchis, cittadino pisano e affittuario delle case dell’Opera diSanta Maria di Pisa, site in Castello di Castro, la somma di 5 libbre di de-nari alfonsini minuti pagata per il suddetto sussidio.

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A.S.P., Diplomatico Coletti 1358 dicembre 6, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio regio Naddus Clari in latino, pergam.; mm. 190 x 345.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: presenti due piccoli occhi vetrosinella parte centrale.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Ac-quisto Coletti 1358 6 dicembre”; segue un timbro rosso di forma ovale con coronaregia e le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla secondametà del XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Statodi Pisa. Al centro, in scrittura coeva al documento, è il regesto “Carta d’apoca […]protesto che | Colo de Serra a facta di | soldi C per le case de l’Opera | e di soldi XII edenari 6”; segue, di mano diversa “A dì 6 dicembre 1358”.Per la datatio chronica è usato lo stile della natività, che i notai di autorita regiaaragonese utilizzano a partire dal Natale 1350. Tale stile cronologico è riconoscibileper la formula «anno a nativitate Domini» (Cfr. L. D’ARIENZO, Carte Reali Diploma-tiche di Pietro IV, p. XXXIX).La sottoscrizione notarile è compresa nel documento XXIII, trascritto nella medesi-ma pergamena.

Sit omnibus notum quod ego Petrus Geraldi presbiterus canonicuscallaritanus collector | deputatus per honorabilem vicarium reverendiin Christo patris et domini domini Johannis Dei Gratia archiepiscopi| callaritani subsidii dandi per benefaciatos et rectores diocesisiamdicte ipsi reverendo | domino archiepiscopo in veritate confiteor etrecognosco vobis Nicolao dicto Colo de Serra | procurator ut asseruithonorabilis Ricucchi de Ricucchis civis pisani conductoris | domorumoperis Sancte Marie maioris de Pisis positarum in Castro predicto inplatea | dicti Castri Calleri extimati ad quinquaginta libras prodecimis Pascalibus me habuisse | et recepisse et penes me habere avobis pro dicto subsidio quinque libras monete alfonsine | minutequas coactus ex communicatione et per curiam secularem mihidedistis et solvistis. | Unde renuntiando exceptioni suprascriptepecunie non habite et non recepte et doli sive de predictis | quinquelibris a vobis bene quietum contentum et pacatum et vos et bonavestra nec minus bona | dicti vestri principalis et Operis inde penituslibero et absolvo faciens inde vobis | dicto nomine presens instru-mentum in testimonium veritatis. Et ego dictus Colus de | Serraactendens me solvisse predictas quinque libras tantum hoc dicto antepresentem confe|ssionem in ipsam et post ipsam quod invitus solvodictas quinque libras tantum per curiam | secularem quam per

Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico Coletti dell’A.S.P.

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ecclesiasticam et protestor quod per ipsam soluptionem non intendopreiudi|care Operi ecclesie Sancte Marie iamdicte cum non intendamipsas domos dicti Operis | teneri ad solvendum aliquid vel contribuen-dum pro subsidio antedicto et sic ut de | predictis appareat nec propte-rea soluptionem per invitum factam preiudicium aliquid | ipsi Operigeneretur peto predictam scribi in fine dicte soluptionis per me no-tarium in|frascriptum. Actum in Castro Calleri presentibus testibus adhec vocatis et rogatis honorabile Bernar|do Pererii vicario domini archie-piscopi antedicti, Ponsio de Lansano mercatore et Petro Deuslo|salvecanonico callaritano die sexta mensis decembris anno a nativitate Do-mini millesimo | trecentesimo quinquagesimo octavo.|

XXIII

1358 dicembre 6, Cagliari

Pietro Deuslosal, canonico cagliaritano, dichiara di aver ricevuto da Colode Serra, mercante di Cagliari, procuratore di Ricucco de Ricucchis, affit-tuario delle case dell’opera di Santa Maria di Pisa site in Castel di Castro,12 soldi e 6 denari di monete alfonsine, calcolate sulla base del valore dellecase dell’Opera pisana.

A.S.P., Diplomatico Coletti 1358 dicembre 6, pergamena corta.Originale [A], redatto dal notaio regio Naddus Clari in latino, pergam.; mm. 190 x 345.Inchiostro marrone scuro; stato di conservazione: presenti due piccoli occhi vetrosinella parte centrale.La scrittura corre parallela al lato minore della pergamena.Note dorsali: in alto, in inchiostro marrone scuro, è la segnatura archivistica “R. Acqui-sto Coletti 1358 6 dicembre”; segue un timbro rosso di forma ovale con corona regiae le lettere “R.A.D.” cioè “Regio Archivio Diplomatico”, risalente alla seconda metàdel XIX secolo, quando il fondo Coletti venne acquisito dall’Archivio di Stato di Pisa.Al centro, in scrittura coeva al documento, è il regesto “Carta d’apoca […] protesto che |Colo de Serra a facta di | soldi C per le case de l’Opera | e di soldi XII e denari 6”; segue, dimano diversa “A dì 6 dicembre 1358”.Le date, topica e cronica, sono indicate nel documento XXII, contenuto nella mede-sima pergamena.

Sit omibus notum quod ego Petrus Deuslosal canonicus callaritanusdeputatus | per universitatem clericum callaritane diocesis ad eundum

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ad civitatem Arestani pro exponen|do defensiones quare non teneturcontribuire seu solvere illam pecunie quantitatem quam | reverendusdominus cardinalis legatus ipsi clero petebat pro expensis factis inTu|scia et Lombardia coram reverendo domino archiepiscopo Arboreecollectore prefati | domini cardinalis in veritate confiteor et recognoscovobis Nicolao de Serra mercatori | Castri Calleri ante dicto procuratoriquod habui a vobis in invito duodecim solidos et sex denarios alfonsi-narum | monetarum ad ractionem denariorum trium pro qualibet librapro extima domorum ante|dictarum de quibus inde a vobis quietus etpacatus et vos et bona vestra inde penitus libero | et absolvo non minusbona dicti vestri principalis et Operis. Et ego dictus Colus | similiterper testes ut supra. Actum in suprascripto loco presentibus suprascriptistestibus suprascriptis die et anno.|(SN) Signum mei Naddi Clari auctoritate regia notarii publici pertotum Sardinie | et Corsice regnum qui predicta interfui et hec omniascripsi et clausi.|

INDICI

SEGNI TIPOGRAFICI E AVVERTENZE

In corsivo:– fra parentesi tonde, osservazioni per identificare persone e luoghi (per ciascun

toponimo, nei casi in cui è stato possibile individuare il corrispondente moder-no, si è proceduto riportando fra parentesi il comune e la provincia odierna;per le località sarde, non identificate, è stata indicata la curatoria medievale incui erano situate).

I numeri– romani indicano i documenti.– arabi, fra parentesi tonde, si riferiscono all’anno (o agli estremi) in cui risultano

operanti i notai rogatari dei documenti (Indice I).

I nomi sono registrati negli Indici secondo la forma in cui compaiono neidocumenti.

Nell’Indice toponomastico, nei casi in cui il toponimo compaia abbinato alnome di persona, si rimanda all’Indice onomastico.

Per la compilazione deli Indici sono state seguite le norme dettate da M. CARLI,Norme tecniche per l’ edizione critica delle pergamene pisane dei secoli VIII-XII, in Studidi storia pisana e toscana in onore del prof. Ottorino Bertolini, Pisa 1967, pp. 571-615;in particolare la parte terza: Norme per gli Indici, pp. 595 ss.

PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

abb. = abbasanth. = anthianusarchiep. = archiepiscopusarchipresb. = archipresbiterauct. = auctoritatecam. = camerariuscamerl. = camerlengocan. = canonicuscanc. = cancellariuscapit. = capitanuscapp. = cappellaComm. = Communiscom. = comescons. = consuld. = dominus, donnusdiac. = diaconusdioc. = diocesisdonn. = donnicelluseccl. = ecclesiaep. = episcopusf. = filiusfrat. = fratergerm. = germanusherem. = heremitoriumhosp. = hospitalis

imp. = imperatoris, imperialisiud. = iudexiurisp. = iurisprofessorJer. = Jerusalemmonast. = monasteriumnot. = notariusnunt. = nuntiusord. = ordinariuspis. = pisanuspop. = populuspot. = potestaspr. = priorpresb. = presbiterproc. = procuratorpubl. = publicuspup. = pupillorumqd. = quondamr. = rexRom. = Romanus, RomanorumSic. = Siciliasubdiac. = subdiaconust. = testisux. = uxorvicecom. = vicecomes

Lo scioglimento delle abbreviazioni qui elencate è stato limitato a una sola forma per ogniparola, ma vale per le diverse forme attestate nei documenti e per tutti i casi, generi e numeri.

I

NOTAI ROGATARI DEI DOCUMENTI

Arnaldi de Anglada auct. r. not. publ. (1349), XIX

Bandus qd. Rofini de Macadio imp. aut. not. et Curie Maris scriba publ.(1301), XIV

Bartholomeus Lamberti f. d. Frederici Rom. imp. Jer. et Sic. r. not. (1231), VII

Bonaccursus f. Rossi de Buiti d. Frederici Rom. imp. Jer. et Sic. r. not. et CastelliCastri scriba publ. (1239), XI

Corradus f. qd. Ricciardi de Rinonichi imp. auct. not. et curie conservatorisComm. pis. scriba publ. (1349), XX

Deodatus de Oliveto f. Bartholomei imp. auct. not. (1327), XVII; XVIII

Jacobus qd. Michaelis Bugetti de Bulgari imp. auct. iud. et not. (1305), XV

Naddi Clari auct. r. not. publ. (1358), XXII; XXIII

Rainerius f. qd. Sassi de Ripa Arni d. Henrici Rom. imp. iud. et not. (1232),VIII

Ricciardus f. qd. Benerveris imp. auct. not. et anth. pis. pop. scriba publ.(1316), XVI

Rolandus Vesdominus not. d. Ottonis rom. imp. (1233), IX

Saracenus qd. Torscii d. Frederici Rom. imp. not. (1238), X

Ugo d. imp. iud. et not. (1127), III

Upethinus f. Bonaccursi d. Frederici Rom. imp. not. (1264), XIII

Ursus f. Bagliucci de Crespina imp. auct. iud. ord. ac not. et scriba publ.(1357), XXI

II

ANTROPONIMI

Actaviano not., XIII

Actavianum de B[…] pis. conestabilis, XVI

Adalasia d., XIII

Adam castrensis ep., III

Agliata v. Bectus

Alberti v. Curtevecla

Alberti qd. v. Ildebrandus

Albertini Marchesis qd. v. Marchese

Alberto Pandulfi publ. iud. Curie pup., XIII

Alberto Silvani not., XIII

Albertu abb. de Gorgona e de Sanctu Vitu,VI

Albertus diac., III

Albithellus Mele qd. Gualfredi Mele publ.iud. Castelli Castri, XI

Albithi qd. v. Bolsus

Alluminati qd. v. Domasco

Andalo scriba de Janua, XIV

Andreas de Sancto Cassiano pr. heremit.Sancte Marie de Malendrone, XV

Andreas Iuliani rector eccl. Ville Nove deSeruccio, XIX

Andree v. Fulcherius

Angeli v. Tomaso

Anglada de v. Arnaldi

Arboree d. e iud., XV

Arnaldi de Anglada auct. r. not. publ., XIX

Azulinu, I

Azzem, Azzen de v. Gostantine; Gostanti-num

Azzen v. Azzem

Bagliucci de Crespina v. Ursus

Balduini (Baldovino) pis. archiepis., V

Balecti v. Ferraino

Bandinelli v. Puccii

Bandinu f. de Bonaiuncta de Philipu t., VI

Bandus qd. Rofini de Macadio imp. aut.not. et Curie Maris scriba publ., XIV

Barasonis Marre t., IV

Barba v. Saltaro

Barisoni Passagi t., VI

Barlecta f. de Luca f. de Brunectu t., VI

Barsalo qd. Sigerii t., IX

Bartholo Voglia Salvi, XX

Bartholomei v. Deodatus

Bartholomeo Francisci not. de Calimario,XVII

Bartholomeo qd. Johannis not., XIII

Bartholomeus Lamberti f. d. Frederici Rom.imp. Jer. et Sic. r. not., VII

Basso de v. Mariani; Ugonis

Bectus Agliata d., XVI

Bectus Mondini de Herisis, XX

Bellerba v. Johannes

Bianca Fadda

168

Benedicta f., VI; v. Salusi de Lacon

Benedictus subdiac., III

Benerveris qd. v. Ricciardus

Berardi v. Bonaiuncta

Berardus presb., III

Bergi de Colle f. qd., XVII

Bernardi d. com. de Donnoratico qd.Rainerii, XX

Bernardo Pererii t., XXII

Bernardu de Conizo, I

Bernardus Pedrinani t., XIX

Bernardus sorrensis ep., III

Bernardus subdiac., III

Bernoctus pis. cons., V

Bisconte v. Ocu

Bolgarinus pis. cons., V

Bolsus Petri qd. Albithi pis. cons., V

Bonaccursi v. Upethinus

Bonaccursi qd. v. Franciscus Rossi

Bonaccursus f. Rossi de Buiti d. FredericiRom. imp. Jer. et Sic. r. not. et CastelliCastri scriba publ., XI

Bonafidei v. Pucciarello

Bonaiuncta Berardi qd. Cettadini t., IX

Bonaiuncta de v. Bandinu

Bonaiunta qd. Jacobi de Leguli t., XXI

Bonaiuti qd. v. Thomasino

Bonaventura f. Rainerii Vaghetti, IX

Bondi de Vicchio qd. v. Jacobo not.

Bottacius pis. cons., V

Branchiano f. Virme de cappella SancteViviane t., XVII

Brunectu f. de Villanu Follaiu t., VI

Brunectu v. Barlecta

Brunu, I

Bugetti v. Jacobus

Buiti pis cons., V

Bulgarelli qd. v. Bulgarini

Bulgarini f. Guidonis qd. Bulgarelli t., IV

Bulgarini qd. v. Rainerii

Burgognone v. Guidone

Calandrini v. Stephano

Campum de v. Iorgi

Cantarinus pis. urbis canc., V

Capazzennor de v. Dorgotori

Capraia de v. Filippo

Caprona de v. Lippus

Castagnaccii v. Gualteroto

Catellis qd. v. Jannis

Catello v. Marghiano

Cecchi Paganelli, XVII

Cellus Tadi pis. cons. Curie Ordinis Maris,XIV

Cesarino de P[…], XIV

Cettadini qd. v. Bonaiuncta

Chicchi de v. Jacobi

Cigna v. Guiscardo

Cingno v. Francesco

Cinnamus Homicii pis cons., V

Clari v. Naddi

Clerico d. iurisp., XIII

Colle de v. Bergi

Colo v. Nicolao

Colus Jacopini spatarius, XX

Comainome v. Jacobo

Comita de Serra de Frailis t., VI

Comita Spanus iud., IV

Indici - Antroponimi

169

Comite Puchari t., IV

Conizo de v. Bernardu

Constantinus turrensis archiep., III

Corradini qd. v. Henrigi

Corradus f. qd. Ricciardi de Rinonichi imp.auct. not. et curie conservatoris Comm.pis. scriba publ., XX

Corrigiari v. Sigerii

Corso v. Johanello

Costantinus de Matrona guisarcensis ep., II

Costantinus f., II; v. Mariano

Curtevecla Alberti qd. Gualandi pis. cons., V

Cyrini qd., XII

Dalu v. Torkitori

Daniello Gerardi pis. cam. Comm. inSardinea, XXI

Darcedi v. Petru

Dati Margiartis, IX

Deodatus de Oliveto f. Bartholomei imp.auct. not., XVIII

Deotisalvium iud. et not., X

Deuslosalv v. Petrus

Dezzori v. Dorgotori

Domasco qd. Alluminati t., X

Donati v. Johanne

Donoratico v. Gaddo

Dorgodori de Ussam t., I

Dorgotori de Capazzennor t., II

Dorgotori de San Niscoli Dezzori t., II

Dorgotori Tussia t., II

Dracum v. Johanninum

Enrici v. Sigismundus

Faggiola de v. Uguccionem

Falceri, I

Fazelus v. Jacopus

Feresagalli v. Vannis

Ferrainus Balecti de Sancto Nicolao, XIV

Ferro qd. Kimithicensis t., XI

Filippis de v. Pauli

Filippo dicto Lippo de Capraia f. qd.Guidonis, XVII

Follaiu v. Brunectu

Fraiepane Vicecomes de Burgo, VIII

Frailis de v. Comita

Francardu, I

Francesco Cingno camerl. Camere pis.Comm., XXI

Francisci v. Bartholomeo

Francisco de Calcina qd. Johannis not., XV

Franciscus Rossi spatarius qd. Bonaccursi decapp. Sancte Cecilie, XV

Franciscus Viselli pis. cons. Curie OrdinisMaris, XIV

Frederici Rom. imp., VII

Frenecti v. Leopardum

Fulcherii v. Pericciolo

Fulcherius qd. Rustichelli Andree, X; XI

Furatu de Gitil t., II

Gaddo d. com. de Donoratico, XVI

Galvani v. Johannis

Garulictu de v. Vernardu

Gelardu (Gerardo) ep., I

Gelardu, I

Gelsus v. Pandulfinus

Geraldi v. Petrus

Gerardi com., XII

Gerardi d. com. de Donoratico qd. Rainerii,XX

Bianca Fadda

170

Gerardi de Messina, IX

Gerardi qd. v. Henricus canaparius

Gerardi v. Daniello

Gerardus diac., III

Gerardus presb., III

Gerardus Vicecomes pis cons., V

Gilardinu de v. Gualteroto

Gitilesum de Gitil t., II

Gostantine de Azzem, Gostantinum deAzzen t., I; II

Gostantinum de Azzen v. Gostantine deAzzem

Gostantinum de Sogostos t., II

Gostantinum de Zori t., II

Gregorii papa IX, XII

Grossoli v. Jacobi

Gualandi qd. v. Curtevecla Alberti; Sicherius

Gualando Ricucchi qd. ser JohannisGalvani, XX

Gualfredi Mele, Gualfredi Melle, GualfrediMelis, Gualfredi Mellis qd. v.Albithellus; Ildebrando; Odimundo

Gualfredi Melis v. Gualfredi Mele

Gualfredi Melle v. Gualfredi Mele

Gualfredi Mellis v. Gualfredi Mele

Gualfredus plavacensis ep., III

Gualteroro f. de Gilardinu Castagnaccii t., VI

Guantini v. Petro

Guerriscii qd. v. Ugolino

Guidone Burgognone t., VIII

Guidonis qd, XII

Guidonis qd. v. Filippus

Guidonis v. Bulgarini

Guidu de Vabilonia, I

Guiduccius qd. Lupi Ruffaldini de cappellaSancte Andree Kinthice, XVII; XVIII

Guilielmi populoniensis ep., II

Guillelmus Thomasii t., XIX

Guiscardo Cigna de capp. Sancti Martini deGuatho t., XVI

Gunnarii Tria t., III

Gunnarius iud. turritanus, V

Henrici de Messina, IX

Henrici Rom. imp., VIII

Henrici v. Tomaso

Henrico Paraffio, XIII

Henricus canaparius qd. Gerardi de contrataSancte Marie Magdalene, IX

Henricus presb., III

Henricus subdiac., III

Henrigi qd. Corradini de Rasingnano, XV

Herisis de v. Bectus Mondini

Homicii v. Cinnamus

Homodei hortelliensis ep., III

Honorii papa III, XII

Iannellu, I

Ildebrandini Longi, VII

Ildebrando Mele, Ildebrando Melle f. qd.Gualfredi Melis, VII; X; XI

Ildebrando Melle v. Ildebrando Mele

Ildebrandus archidiac., II

Ildebrandus diac., III

Ildebrandus qd. Alberti pis. cons., V

Ilderini Ingurdi qd, v. Johanne

Ilderino Venuti de Favulia, XIII

Ilderinus Medaliole Vicecomitis qd. d.Ugolini, XIII

Ingurdi v. Johanne

Indici - Antroponimi

171

Innocentii II papa, XII

Innocentius IV papa, XII

Iorgi de Campum t., II

Iuliani v. Andrea

Jacobi de Chicchi not., XX

Jacobi de Leguli qd. v. Bonaiunta not.

Jacobi Grossoli qd., XII

Jacobo Comainome qd. Saraceni t., XI

Jacobo not. qd. Bondi de Vicchio t., XXI

Jacobum not., VII

Jacobus dictus Puccius qd. Neri de capp.Sancti Petri ad Vincula, XVII; XVIII

Jacobus not. de Calci qd. Vitalis, XVII

Jacobus qd. Michaelis Bugetti de Bulgariimp. auct. iud. et not., XV

Jacobus Ruffaldini, XVII

Jacopini v. Colus

Jacopus Fazelus d., XVI

Jannis Catellis qd. v. Marghiano

Johanello Corso, XIV

Johanne Donati pis. nunt. Curie Maris, XIV

Johanne qd. Ilderini Ingurdi t., XIII

Johannes Bellerba, VII

Johanninum Dracum, XIV

Johannis archiep., XXII

Johannis Galvani qd. v. Gualando; Ricucchi

Johannis qd. v. Bartholomeo

Kimithicensis qd. v. Ferro

Lacon de v. Mariano

Lamberti v. Bartholomeus

Lambertus diac., III

Lambertus presb., III

Lanfranchi v. Rainfrido

Lansano de v. Ponsio

Lasca, XIV

Leguli de v. Jacobi

Leopardus Frenecti not. canc. pis., XVI

Liccari v. Petri

Lippus de Caprona d., XVI

Lleo germ., I; v. Guidu de Vabilonia

Longi v. Ildebrandini

Luca de v. Barlecta

Lupi qd. v. Guiduccius

Magalocto qd. Maragonis t., VII

Maleparuta v. Rainerius

Mancha v. Simoni

Manfridi, I

Maragonis qd. v. Magalocto

Marchese de Burgo qd. Albertini Marchesis,XIII

Marghiano Catello qd. Janni Catellis t., VII

Margiartis v. Dati

Marginesum Zanca t., II

Mariane de Laccon v. Mariano

Mariane de Ussam, I

Mariane germ. v. Dorgotori de Capazzennor

Mariani iud. Arboree com. Gocciani etvicecom. de Basso, XX

Mariano de Lacon, Mariane de Laccon,Marianus iud., I; II

Marianum de Serra t., II

Marianus v. Mariano

Marre v. Barasonis

Martinus presb., III

Matrona de v. Costantinus

Mauri pr. monast. vallimbrosani, III

Medaliole v. Rainerius; Ilderinus

Mele, Melis, Melle, Mellis v. Albithellus;Ildebrando; Gualfredi; Odimundo

Bianca Fadda

172

Michaele de Florentia, XX

Michaelis Bugetti de Bulgari qd. v. Jacobus

Monacho Vicecomite t., VIII

Mondini v. Becto

Naddi Clari auct. r. not. publ., XXIII

Netula de v. Rainerii

Nicholaus empuriensis ep., III

Nicolao dicto Colo de Serra proc., XXII;XXIII

Nicolao Voglia Salvi, XX

Nigola not., VI

Niscoli de Ussan t., II

Niscoli de Zorzi t., I

Niscoli germ., I; v. Dorgodori

Ocu Biscomte (Ugo Visconti), I

Odimundo f. Gualfredi Mellis, VIII

Odimundum, I

Ottonis rom. imp., IX

Paganelli v. Cecchi

Pandulfi v. Alberto

Pandulfinus Gelsus qd Rainerii Gelsi, VII

Paraffio v. Henrico

Passagi v. Barasoni

Pauli beati, XII

Pauli de Urbe de Filippis iud. curie d.Mariani iud. Arboree, XX

Pedrinani v. Bernardus

Pedru Darcedi t., VI

Penne v. Petro

Pererii v. Bernardo

Pericciolo Fulcherii t., XI

Petri beati, XII

Petri Liccari t., IV

Petri v. Bolsus

Petro Guantini Penne not. de Arestano,XVII

Petru de Serra donn., I

Petru donn. et t., II

Petru Pinna t., II

Petrus Deuslosalv can. et t., XXII; XXIII

Petrus Geraldi presb. callaritanus, XXII

Petrus gisarcensis ep., III

Petrus Vicecomes pis. cons., V

Philipu de v. Bandinu

Pinna v. Petru

Ponsio de Lansano merc. et t., XXII

Pucciarello Bonafidei camerl. Camere pis.Comm., XXI

Puccii dicti Bandinelli de Rasingnano, XV

Puchari v. Comite

Pulte qd. f., XIII

Rainerii de Netula conservator boni etpacifici status pis. Comm. et pop., XX

Rainerii Gelsi v. Pandulfinus

Rainerii qd. Bulgarini Vicecomitis, XIII

Rainerii qd. v. Bernardi

Rainerii v. Bonaventura

Rainerii v. Gerardi

Rainerius f. qd. Sassi de Ripa Arni d.Henrici Rom. Imp. iud. et not., VIII

Rainerius Maleparuta com., XII

Rainerius Medaliole Vicecomitis qd. d.Ugolini, XIII

Rainfrido Lanfranchi de capp. Sancte Luciede Cappellariis t., XVII

Ranuzu, I

Repaldinu, I

Ricciardi qd. v. Corradus

Indici - Antroponimi

173

Ricciardus f. qd. Benerveris imp. auct. not.et anth. pis. pop. scriba publ., XVI

Ricius qd. Rolandi pis. cons., V

Ricucchi, Richucchis v. Gualando;Ricuccho; Johannis Galvani qd.

Ricuccho de Ricucchis qd. JohannisGalvani, XX; XXI; XXII

Rofini de Macadio qd. v. Bandus

Rogerius pis. archiep., IV

Rolandus Vesdominus not. d. Ottonis rom.imp., IX

Rossi de Buiti v. Bonaccursus

Rossi v. Franciscus

Ruffaldini v. Guiduccius; Jacobus

Rustichelli Andree qd. v. Fulcherius

Saltaro Barba t., IV

Salusi de Lacon iud., VI

Salvi v. Nicolao; Bartholo

Salvio apothecario f. Ilderini, XIII

San Niscoli de v. Dorgotori

Saraceni qd. v. Jacobo Comainome

Saracenus qd. Torscii d. Frederici Rom. imp.not., X

Sardi qd. v. Vannis

Sassi de Ripa Arni qd. v. Rainerius

Seniorettus presb., III

Seniorettus presb., III

Serra de v. Comita; Marianum; Nicolao;Petru

Sicherius qd. Gualandi pis cons., V

Sigerii Corrigiari, XI

Sigerii v. Barsalo

Sigismundus Enrici pis. cons., V

Silvani v. Alberto

Simon del Vesco, XX

Simoni Mancha habitator Castri Calleriarrendator Operis Sante Marie de Pisis,XIX

Spanus v. Comita

Stefanum Striga t., II

Stephano Calandrini, XIV

Striga v. Stefanum

Susanna de Zori ux., II; v. Marianus deLacon

Tadi v. Cellus

Teperti qd. v. Ugonis

Thomasii v. Guillelmus

Thomasino qd. Bonaiuti t., XIII

Tinioso de Camulia not., XIV

Tomaso Henrici Angeli not. et scriba publ.,XXI

Tonelli qd. v. Tonello

Tonello qd. Tonelli de Ceulinortii t., XVI

Torkitori Dalu t., IV

Tornulu, I

Torscii qd. v. Saracenus

Tria v. Gunnarii

Tussia v. Dorgotori

Ugicionem iud et not. v. Ugo

Ugo archipresb., III

Ugo d. imp. iud. et not., III

Ugo subdiac., III

Ugo Visconti v. Ocu

Ugolini d. qd. v. Rainerius MedalioleVicecomitis; Ilderinus MedalioleVicecomitis

Ugolini de Ripafracta d. castellani CastelliCastri, XI

Ugolino not., XV

Ugolino qd. Guerriscii t., X

Bianca Fadda

174

Ugonis d. vicecom. de Basso iud. Arborei,XVII

Ugonis qd Teperti t., IV

Uguccionem de Faggiola d. pis. potest. etcapit., XVI

Upethinus f. Bonaccursi d. Frederici Rom.imp. not., XIII

Ursus f. Bagliucci de Crespina imp. auct.iud. ord. ac not. et scriba publ., XXI

Ussan de v. Dorgodori; Mariane; Niscoli

Uzzoccor de Zori t., II

Vabilonia de v. Guidu

Vaghetti v. Bonaventura

Valduinu I

Vannis Feresagalli, XVII

Vannis Sardi f. qd., XVII

Venuti v. Ilderino

Vesdominus v. Rolandus

Vernardu de Garulictu, I

Vesco de v. Simon

Vicchio de v. Bondi

Vicecomes, Vicecomite, Vicecomitis (Vi-sconti) v. Bulgarini; Fraiepane; Gerardus;Ilderinus Medaliole; Monacho; Petrus;Rainerius Medaliole

Villanu de v. Brunectu

Villanus pis. cons., V

Virme v. Branchiano

Visconti v. Vicecomes

Viselli v. Franciscus

Vitalis qd. v. Jacobus

Voglia v. Nicolao; Bartholo

Vosoveccesu, I

Zanca v. Marginesum

Zori de v. Gostantinum; Sussanna; Uzoccor

Zorzi v. Niscoli

Arboree, Arborei (giudicato di Arborea), VII,XVII; XX; XXIII; v. Turris

Arderam (Ardara, curatoria del Meilogu;Sassari), IV

Arestani, Arestano (Oristano), XX; XXIII; v.Petro Guantini Penne

Argenti montis, IV

Bosue v. Sancti Leonardi

Bugia (Algeria), VII

Buiti (Buti; Pisa) v. Bonaccursus

Bulgari (Bolgheri, comune di CastagnetoCarducci; Livorno) v. Jacobus

Burgo (zona urbana di Pisa), XVII; v.Fraiepane; v. Marchese

Cagliari v. Callari

Calci (Calci; Pisa), XVII

Calcina (Calcinaia; Pisa), XV

Calimario v. Francisci not.

Callari, Kalaris, Kallari (Cagliari), VI; VII;VIII; IX; X; XIII; XIV; XVI

Campidanu (curatoria di Campidano oCivita), VI

Camulia (Camugliano, comune di Capannoli;Pisa) v. Tinioso

Casciaule (Casciavola; Pisa), XII

Castello Castri, Castro Montis de Castro,Castro Calleri (a Cagliari), VII; IX; X;XI; XVI; XIX; XXII; XXIII

III

TOPONIMI

Castrensis (dioc. di Castra, Sardegna) v.Adam

Castri Calleri v. Castello Castri

Castro Montis de Castro v. Castello Castri

Ceulinortii (Cevoli, comune di Lari; Pisa) v.Tonello

Corsice (Corsica), XII; XIX; XXIII

Crespina (Crespina; Pisa) v. Ursus

Curcasum (curatoria di Coros o Coraso), II

Destro (in Toscana), XII

Donoratico (Donoratico, comune diCastagneto Carducci; Livorno) v. Gaddo;Gerardi; Bernardi

Empuriensis (dioc. di Ampurias, Sardegna) v.Nicholaus

Essala v. Sancti Simplici

Fasianum (Fagiano; Pisa), XII

Favulia (Fauglia; Pisa) v. Ilderino

Firenze v. Florentia

Florentia (Firenze) v. Michaele

Gallurensi iudicatu (Gallura), IV

Genova v. Janua

Gerusalemme v. Jerusalem

Ghippi (curatoria di Gippi), XXI

Gippi v. Ghippi

Gitil (curatoria del Marghine) v. Furatu

Bianca Fadda

176

Gocciani (Goceano, regione storica dellaSardegna) v. Mariani

Gorgona monast. (nell’isola della Gorgona,Toscana), VI

Guisarcensis, Gisarcensis (dioc. di Bisarcio,Sardegna) v. Constantinus de Matrona;v. Petrus

Hortelliensis (dioc. di Orotelli, Sardegna) v.Homodei

Janua (Genova) v. Andalo

Jerusalem (Gerusalemme), VII; XI

Kalaris v. Callari

Kallarim v. Callari

Kinthica (Chinzica, zona urbana di Pisa), IV

Livorna (Livorno), XII

Lombardia, XXIII

Macadio (Macaggio; Pisa) v. Bandus

Macumada (curatoria di Planargia,Magomadas; Nuoro), XX

Malendrone (Malandrone, comune diCastellina Marittima; Pisa), XV

Messina de v. Gerardi; Henrici

Neapoli (Napoli), XIV

Neapolitano v. Portu

Nurra curtis (Sassari), III

Nurra eccl. de, II

Oleastreto v. Sancti Georgii

Oliveto (Uliveto Terme, comune di VicoPisano; Pisa), XII; v. Deodatus

Oristano v. Arestani

Osione (torrente Ugione; Livorno), XII

Perusii (Perugia), XII

Piombino v. Plunbino

Pisa, Pisas, Pisis, I; IV; VI; VIII; IX; X; XII,XIII; XIV; XV; XVI; XVII; XIX; XXI;XXII

Pisis v. Pisa

Plaiano, Plagianum v. Sanctum Michael

Plavacensis (dioc. di Ploaghe, Sardegna) v.Gualfredus

Plunbino (Piombino), XIV

Pontem Veterem (in Pisa), XIII, XVII

Populoniensis (dioc. di Populonia) v.Guilielmi

Portu Neapolitano (Capo Frasca, Oristano), VII

Portu Pisano (a Pisa), XIV

Rasingnano (Rosignano Marittimo; Livorno),XV

Rinonichi (in Val d’Arno presso Fornacette,Pisa) v. Corradus

Ripafracta (Ripafratta, comune di SanGiuliano Terme; Pisa) v. Ugolini

Romania (curatoria di Romania), II

Ruga Mercatorum (in Castello di Castro), X

Salvione (Salviano; Livorno), XII

San Niscoli v. Dorgotori

San Pietro in Vincoli v. Sancti Petri adVincula

San Vito v. Sanctu Vitu

Sancte Anastasie eccl. (in Sardegna), II

Sancte Andree Kinthice capp. (a Pisa), XVII

Sancte Cecilie capp. (a Pisa), XV

Sancte Eugenie de Muscianum eccl. (inSardegna), II

Sancte Lucie de Cappellariis capp. (a Pisa)

Sancte Lucie de Ricuccho capp. (a Pisa),XXI

Sancte Marie de Malendrone herem. (aMalandrone, comune di CastellinaMarittima; Pisa), XV

Sancte Marie de Pisis eccl. (a Pisa), II; IV; X;XIX, XXII

Indici - Antroponimi

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Sancte Marie Magdalene capp. (a Pisa), IX

Sancte Marie Sennori domus (curatoria diRomangia), II

Sancte Viviane capp. (a Pisa), XVII

Sancti Filippi de Burgo eccl. (a Pisa), VIII

Sancti Francisci eccl. (a Pisa), XVII

Sancti Georgii de Oleastreto eccl. (curatoriadi Coros, comune di Usini; Sassari), XII

Sancti Leonardi de Bosue eccl. (curatoria diRomangia, Sassari), XII

Sancti Martini de Guatho capp. (a Pisa),XVI

Sancti Petri ad Vincula, Sancti Petri inVinculis, Sanctu Pedru ad Vincula capp.(San Pietro in Vincoli a Pisa), VI; XVII;XVIII

Sancti Petri in Vinculis v. Sancti Petri adVincula

Sancti Simplicis de Essala eccl (curatoria diNurra), II

Sancto Cassiano eccl. (a Pisa) v. Andreas

Sanctu Jorgi de Sebollu domus (curatoriadi), VI

Sanctu Pedru ad Vincula v. Sancti Pedri adVincula

Sanctu Vitu eccl. (San Vito a Pisa), VI

Sanctum Michael de Plaiano eccl. (curatoriadi Romangia), II; III

Sardinea v. Sardinia

Sardinia, Sardinee, Sardinea (Sardegna), III;IV; X; XII; XVI; XIX; XX; XXI; XXIII

Sebollu v. Sanctu Jorgi

Sennori v. Sancte Marie

Septem Palmas curtis (Sassari), III

Septimo (San Benedetto a Settimo, comune diCascina; Pisa), XII

Sicilie (Sicilia), VII; XI

Sorrensis (dioc. di Sorres, Sardegna) v.Bernardus

Stagno hosp. (a Stagno, comune di Collesal-vetti; Livorno), XII

Stampace v. Stampacio

Stampacio (quartiere di Stampace, Cagliari), XX

Suose (in Toscana), XII

Toscana v. Tuscia

Tregende (curatoria di Trexenta), XXI

Trexenta v. Tregende

Turrensis (dioc. di Torres, Sardegna) v.Constantinus

Turris d. iud. Arboree (a Pisa), XV; XVII

Turritanum regnum (giudicato di Torres), V

Tuscia (Toscana), XXIII

Urbe (Roma) v. Pauli

Vicchio (in Val d’Isola a nord di Lorenzana,Pisa) v. Bondi

Ville Nove de Seruccio (curatoria di Cixerri oSigerro), XIX

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