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La scienza e il suo pubblicodi Paola Govoni
Dalla Gran Bretagna, impero coloniale già artefice di una rivoluzione industria-le, e a seguire nei paesi in via di una più o meno importante industrializzazio-ne, nell’Ottocento la scienza s’impone nella dimensione che oggi chiamiamosfera pubblica come fattore determinante per il “progresso delle nazioni”. Dal-la metà del secolo e nel settore editoriale quella consapevolezza – che prestodiventa mito – è suscitata e sostenuta presso il pubblico dall’impegno degliesperti come divulgatori.
Nuovi protagonisti: scienziati, pubblico, tecnologieNel corso dell’Ottocento la civiltà del vapore è lentamente so-pravanzata da quella dell’elettricità in cui ancora viviamo intempi di internet: un’innovazione tecnologica che appare cru-ciale per comprendere la nascita della società cosiddetta del-la conoscenza. Osservando quei macro eventi con un cannoc-chiale storico sovranazionale e di lungo periodo, ci accorgia-mo che in quei decenni prende il via un’accelerazione nellaproduzione di beni e di strumenti – materiali e concettuali –che s’impone come caratteristica tipica del Novecento. Sitratta di novità imposte da una quantità di ricerca scientifica,tecnologica e medica che nella seconda metà dell’Ottocentocresce a ritmi vertiginosi. Quella ricerca è prodotta da un nu-mero di esperti che aumenta in modo esponenziale in zonegeograficamente molto limitate del globo: alcune aree d’Eu-ropa e del Nord d’America. Quel cannocchiale speciale ci con-sente così di mettere a fuoco una figura sociale nuova al cen-tro di quei cambiamenti e che solo intorno alla metà del se-
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colo inizia a essere denominata scienziato; uno scienziato cheè donna ancora raramente. In quel contesto di grande fermento della ricerca e delle sueistituzioni, lo scienziato di professione comprende l’importan-za di presentare se stesso e il proprio lavoro a un pubblico dilettrici e di lettori che è in crescita ovunque nelle zone tocca-te dai cambiamenti economici e sociali appena evocati. Il processo di professionalizzazione dello scienziato avvieneinsieme con innovazioni spesso radicali dei mezzi di comuni-cazione: nel corso dell’Ottocento si assiste in Europa all’esten-sione del sistema postale, delle reti ferroviarie e del telegrafo,all’avvento del telefono, mentre le tecnologie per la stampa,che dai tempi di Gutenberg non sono cambiate molto, sonoinnovate in modo significativo. Nel 1814 a Londra, punto dipartenza simbolico dell’avventura è la collaborazione tra uneditore, John Walter, proprietario del “Times ”, e il tedescoFriedrich Gottlob Koenig (1774-1833), inventore dell’omo-nima macchina da stampa, la prima a vapore. Nei primi de-cenni del secolo nel Regno Unito le nuove macchine per lastampa consentono di aumentare in modo impressionante laproduzione di libri e le tirature dei giornali popolari. I prez-zi dei prodotti editoriali calano in proporzione inversa e rag-giungono un pubblico di alfabetizzati in aumento. Scienziati e tecnologi di diversi paesi inventano, innovano eutilizzano i nuovi strumenti comunicativi con entusiasmo e sidimostrano abili utilizzatori di tutti i generi offerti dal com-parto editoriale. L’obiettivo, nel solco di una tradizione anti-ca, è quello di diffondere il sapere, ma è spesso anche quellodi presentare al pubblico le ricadute del mestiere di scienzia-to in termini di salute e di benessere pubblici. La letteraturanon specialistica si dimostra uno strumento efficace anche per
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coinvolgere il pubblico in battaglie a favore o contro un au-tore, un gruppo di esperti, una teoria. Il genere dimostra co-sì il suo potere nel costruire e consolidare reti di professioni-sti che influenzano in modo importante la ricerca e le sue isti-tuzioni e dunque anche l’economia e la politica contemporanee.Quella letteratura nella quale l’esperto si cimenta con inten-ti educativi e politici, una produzione di qualità variabile e chenon sempre resiste al tempo, è denominata in diverse linguescienza popolare, volgarizzata o, nella seconda metà del se-colo, scienza per tutti. Si tratta di un genere che nel Novecen-to evolve nella divulgazione e in seguito nella comunicazionedella scienza e che ci racconta di un pubblico europeo che nel-l’Ottocento si appassiona di natura e di tecnologie, disquisen-
ThomasRowlandson, eAugustus CharlesPugin, Sala delleconferenze allaSurreyInstitution. DaMicrocosm ofLondon (orLondon inminiature), vol. 2,Tavola 81, 1810,Incisione a colorisu rame,Collezione privata
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Thomas Phillips,Mary Fairfax, Mrs WilliamSomerville, 1834, Olio su tela,Edimburgo,National Gallery of Scotland
do di modernità e industrializzazione, di eroi e di martiri del-la scienza. A sollecitare quelle curiosità contribuiscono natu-ralmente altri fenomeni come, per esempio, il diffondersi deimusei naturalistici; l’organizzazione d’incontri pubblici su te-mi scientifici, politici e religiosi insieme; la passione per le espo-sizioni, di volta in volta locali, nazionali o internazionali, even-ti dove tecnologia e scienza sono messe in mostra in grandestile insieme con le conquiste dell’industria e con le ansieespansionistiche delle nazioni o degli imperi.
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Letta sullo sfondo di quel contesto, la scienza popolare eper tutti è uno strumento utile a ricostruire la storia dei rap-porti tra scienza e società, ma anche per comprendere al-cuni aspetti della storia degli scienziati stessi. Quando agliinizi dell’Ottocento il vapore entra nelle officine tipogra-fiche, lo scienziato è denominato filosofo naturale e la cul-tura che produce, talvolta ancora in laboratori casalinghi,è un universo magmatico chiamato filosofia naturale. Neidecenni che seguono, l’evoluzione che porta allo scienzia-to come lo conosciamo oggi è raccontata dagli esperti stes-si mentre è in corso d’opera, in forme più o meno dirette,sulle pagine di giornali e libri di scienza popolare. L’ope-razione è favorita dal rapporto sempre più stretto delloscienziato con l’editore, un’altra figura sociale in ascesanell’Ottocento.Con la diffusione dell’industrializzazione, il lento migliora-mento delle condizioni di vita e la diffusione, sebbene geo-graficamente non omogenea, dell’educazione di massa, sul-la scena europea aumentano i lettori, in particolare quelliappartenenti alle classi medie in formazione. Esperti e tec-nologi autori di scienza popolare offrono letture ottimisti-che di quei fenomeni e gli europei pensano alla propriaepoca come a un’età di “progresso”. La storia di lungo periodo di quelle vicende aiuta a capirequalche cosa del dialogo difficile che, dalla seconda metàdel Novecento, caratterizza i rapporti tra esperti e nonesperti, tra cadute nei miti dello scientismo e quelle in unoscetticismo antiscientifico. Nel dialogo tra scienziati e pub-blico la letteratura divulgativa gioca il suo ruolo mediano,sempre di parte e mai neutrale, negli anni di internet cosìcome in quella del vapore.
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Science for all, Science pur tous, Wissenschaft für alle …La scienza popolare, d’altra parte, non nasce nell’Ottocen-to, secolo del progresso, né nel Settecento dei Lumi, ma affon-da le sue radici in una tradizione antica almeno quanto l’in-venzione della stampa a caratteri mobili. Fin dai tempi del-le corti il filosofo naturale ha la necessità di comunicare irisultati del suo lavoro in forme comprensibili a non esper-ti, come principi, regine e alti prelati che gli forniscono i mez-zi per lavorare e vivere. Tuttavia, è solo verso la fine del Sei-cento e soprattutto nel Settecento che gli esperti scrivonodi filosofia naturale per il pubblico con obiettivi via via piùcomplessi: tra gli autori più interessanti basterà ricordare ilfrancese Bernard Le Bovier de Fontenelle (1657-1757) e del-l’italiano Francesco Algarotti (1721-1764).Insieme agli scopi educativi, religiosi o antireligiosi presen-ti fin dal Cinquecento, l’uso di questa letteratura diventastrumento d’intervento politico: di politica della scienza –a sostegno o contro gli autori e le loro teorie –, e di politi-ca tout court. La scienza raccontata in volgare, attraversogeneri letterari come il dialogo o gli almanacchi, attraver-so lezioni tenute nei salotti, nelle coffee houses o nelle piaz-ze, raggiunge i curiosi, gli autodidatti e, soprattutto, le éli-te istruite alle quali appartengono politici e imprenditori. Tra interlocutori così diversi per esigenze e obiettivi, il dia-logo sulla scienza s’intensifica e si complica attraverso lascienza popolare con il diffondersi dell’industrializzazionefino a che intorno alla metà dell’Ottocento si assiste al suc-cesso di una letteratura che nelle diverse lingue è celebra-ta come science for all, science pur tous, Wissenschaft für al-le, scienza per tutti…Strumento di diffusione di sapere e informazioni utili, questo
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genere assume un ruolo im-portante anche nel negoziarei rapporti tra esperti e potere,tra cultura accademica e po-polare in senso proprio, trascienza e fede. In seguito allarapida specializzazione disci-plinare questa letteratura, pro-dotta in forme comunicativedi livelli diversi, diventa ancheuno strumento importante didialogo tra esperti di settori di-versi della ricerca. La scienzapopolare si dimostra ancheefficace per diffondere il mi-to dello scienziato come pro-fessionista “speciale” e al disopra degli altri; del laborato-rio come luogo di costruzio-ne di conoscenza e insieme diprogresso civile, morale e po-litico, e può sostenere anchei miti della superiorità del-l’uomo sulla donna e di alcu-ne etnie su altre. In particolare nel Regno Unito il successo diquesta letteratura si avvantaggia della presenza d’istituzionipensate appositamente per far dialogare esperti e pubblico. Le attività di Humphry Davy (1778-1829) e di Michael Fara-day (1791-1867) presso la Royal Institution, istituzione indi-pendente fondata a Londra nel 1799, incarnano la filosofia diun luogo nato sia per realizzare ricerca di alto livello sia per
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Carlo Pellegrini, Ape, “A great Med’cine-Man among the Inqui-ringRedskins”, caricatura di Thomas Henry Huxley da Vanity Fair del 28gennaio 1871, 1870 ca., Litografia a colori, Montreal (Quebec,Canada), Osler Library of the History of Medicine, McGill University
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presentarla al pubblico. Pres-so la Royal Institution, men-tre si definiscono strategiesempre più efficaci per favo-rire la diffusione di conoscen-ze naturalistiche e scientifi-che, si lavora per suscitare nelpubblico sentimenti di am-mirazione passiva nei con-fronti dell’esperto: un aspet-to ambiguo di questo tipo diattività che è rimasto inaltera-to nel tempo. Alcuni esperti divulgatori dietà vittoriana diventano starcelebrate sui giornali e nei sa-lotti londinesi, ma anche inquelli delle città di provincia,per esempio quelle dove siriunisce la British Associationfor the Advancement ofScience (BA). Presso la BA,istituzione itinerante fondatanel 1831, studiosi e pubblicosi confrontano – e scontrano– su questioni scientifiche che
hanno spesso implicazioni sociali e religiose. Tra i protagonisti più noti di quelle imprese ci sono: il già ci-tato Faraday, che scrive testi fondamentali per lo studio del-la chimica e dell’elettricità e libri popolari tra più i venduti co-me Chemical History of a Candle (1861); John Tyndall (1820-
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Carlo Pellegrini, Ape, “Not A Brawler”, caricatura di SamuelWilberforce, vescovo di Oxford, da “ Vanity Fair” del 24 luglio 1869,1868-1869, Litografia a colori, Montreal (Quebec, Canada), OslerLibrary of the History of Medicine, McGill University
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1893), un fisico importante che è scrittore e conferenziere dienorme successo; l’esperto di anatomia comparata Thomas H.Huxley (1825-1895), uno dei più efficaci divulgatori di tuttii tempi; John Lubbock (1834-1913), entomologo e antropo-logo, autore di Pre-Historic Times (1865) e The Origin of Ci-vilisation (1871), due libri per non esperti che hanno un suc-cesso duraturo; Norman Lockyer (1836-1920), uno dei fon-datori di “Nature” (1869), tra gli iniziatori dell’astrofisica, maanche autore di libri per ragazzi. Accanto a questi e altri esper-ti divulgatori, lavorano molte decine di autori e di autrici che,pur non appartenendo ai network scientifici che contano, nesono riconosciuti come portavoce. È il caso di Mary Somer-ville (1780-1872), tra i divulgatori di professione più di suc-cesso del periodo. A Somerville si nega il diritto di presenta-re il proprio lavoro di ricerca alla Royal Society perché don-na, ma si rende merito pubblicamente alla sua capacità didivulgare temi complessi come la meccanica celeste di Lapla-ce. In altri casi, invece, s’ingaggiano conflitti aperti con auto-ri che propongono una cultura naturalistica i cui presuppo-sti e conclusioni sono popolari in senso proprio. Il caso piùclamoroso è nel 1844 la pubblicazione anonima di Vestiges ofthe Natural History of Creation. Il volume è letto a Londra ein provincia con la passione suscitata da un romanzo avvin-cente e scoprire l’identità dell’autore appassiona pubblico edesperti. L’autore, l’editore Robert Chambers (1802-1871),propone una teoria generale della creazione che è bizzarra quan-to affascinante. Il volume innesca un dibattito pubblico in me-rito alle origini della vita che precede la pubblicazione di OnThe Origin of Species di Charles Darwin (1859). Huxley, fi-gura cruciale per le politiche della scienza di età vittoriana, pren-de sul serio la vicenda: Huxley ha capito l’importanza che la
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cosiddetta popular science ha nel disciplinare i rapporti tra grup-pi di esperti e tra questi e il pubblico, ed è preoccupato del-l’impatto che un simile guazzabuglio ha presso lettrici e let-tori anche colti. Pochi anni dopo è la stessa straordinaria avventura dell’e-voluzionismo darwiniano a giocarsi in larga misura davantial pubblico. Il via è segnato dall’incontro tra Huxley stessoe il vescovo Samuel Wilberforce (1805-1873). Nel giugno del1860 a Oxford il duello verbale tra i due, uno a sostegno l’al-tro contro la teoria di Darwin, è ospitato dalla riunione an-nuale della BA alla quale, si dice, partecipa un migliaio dipersone. Lo scambio tra i due è senza esclusione di colpi ea una battuta di Huxley in merito alla parentela tra umanie scimmie una signora sviene. In pochi giorni, grazie all’ecosui giornali, al passaparola del pubblico e, soprattutto, allacampagna degli amici di Darwin che attribuiscono una vit-toria schiacciante a Huxley, quell’evento “popolare” entranel mito e nella storia della scienza. Anche in Francia intorno alla metà del secolo la science po-pulaire o pour tous ha un grande successo e i nomi dei vul-garisateurs sono celebrati dal pubblico parigino. È il caso diLouis Figuier (1819-1894), entusiasta sostenitore del “pro-gresso” e delle “meraviglie” della scienza; di Camille Flam-marion (1842-1925), che contribuisce all’amore per l’astro-nomia di molte generazioni di europei; di Gaston Tissandier(1843-1899), chimico, aeronauta, instancabile divulgatore ilcui nome evoca le mongolfiere e le récréations scientifique.Ma il fenomeno è internazionale e in Germania hanno suc-cesso sia esperti di riconosciuta fama internazionale comeAlexander von Humboldt, Justus von Liebig e Hermann vonHelmholtz, sia autori come Wilhelm Bölsche, appassionato
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di scienza e scrittore di professione. In misura e con modalità diverse, anche nel resto d’Europagli scienziati s’impegnano come divulgatori spesso prenden-do a modello gli autori citati, come nel caso dell’Italia.
Scienza per tutti a Sud delle AlpiI dati quantitativi mostrano che in Italia il successo della scien-za per tutti o popolare – cioè per il popolo – inizia un decen-nio dopo l’unità circa. Musei e università aprono timidamen-te le porte al pubblico organizzando delle letture scientifichepopolari, mentre lentamente si diffonde l’abitudine delle espo-sizioni e gli scienziati scrivono per il pubblico, spesso con l’o-biettivo di offrire un’identità nazionale agli italiani. Tuttavia, ènoto che il paese lamenta tassi di analfabetismo tra i più alti d’Eu-ropa: nel 1861 il primo censimento svela che il 75 percento de-
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Illustrazione daL’Atmosphere:MétéorologiePopulaire diCamilleFlammarion.Didascaliaoriginale: “Unmissionariomedievale dice diaver trovato ilpunto di incontrofra la Terra e ilCielo”, 1888,Xilografia
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gli italiani è analfabeta e, secondo i calcoli degli storici, in realtànon più del 10-12 percento della popolazione è davvero alfa-betizzata. Agli inizi del Novecento, quando nel Regno Unito ein Francia l’analfabetismo è debellato, in Lombardia e Pie-monte è analfabeta ancora il 25 percento circa della popolazio-ne e in nove regioni del Sud e del Centro lo è il 60 percento.Impegnati nella lotta contro quell’arretratezza, alcuni scien-ziati particolarmente attenti a quanto accade paesi prima men-zionati, pensano che offrire a operai, contadini e artigianiinformazioni ispirate alla “scienza positiva”, veicolata attra-verso tutti i generi editoriali a disposizione, sia la strada perdiffondere un maggior grado di civiltà nel paese. In linea conlo spirito del positivismo che attraversa l’Europa, quegli scien-ziati divulgatori, spesso impegnati in politica e in polemica conle autorità religiose, collaborano con i migliori editori – di so-lito del nord del paese – con l’obiettivo di supplire alle ina-dempienze dell’educazione pubblica. La scienza “sminuzza-ta” e “volgarizzata”, “resa popolare” e “per tutti” diventa unfenomeno editoriale importante anche in Italia e raggiunge ilsuo apice negli anni ottanta dell’Ottocento. Pur rivolgendosi a un pubblico relativamente ristretto, edito-ri e autori propongono una letteratura scientifica che compe-te spesso per qualità e varietà con quella delle zone più avan-zate d’Europa. Anche alcuni scienziati divulgatori italiani rie-scono a varcare le frontiere linguistiche nazionali e non soloquando si occupano di temi antropologici ambigui, come neicasi controversi di Paolo Mantegazza (1831-1910) e CesareLombroso (1835-1909). Ottengono fama internazionale an-che le opere di alta divulgazione dell’astronomo Angelo Sec-chi, dello psicologo e antropologo Tito Vignoli, del fisiologoAngelo Mosso, del medico e psichiatra Enrico Morselli.
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Raggiungere il pubblico con un messaggio che esalta la “mo-dernità ” è l’obiettivo di molti autori e nell’Italia postunita-ria la scienza per tutti diventa facilmente terreno di batta-glia politica. La produzione di anticlericali come il natura-lista e sostenitore dell’evoluzionismo Michele Lessona(1823-1894) offre un esempio tra i più interessanti. Ma so-no attivi come divulgatori anche astronomi quali il barnabi-ta Francesco Denza (1834-1894) e il gesuita Secchi, il sacer-dote Raffaello Caverni (1837-1900), che scrive di filosofia escienze naturali, ma pubblica anche delle Ricreazioni scien-tifiche (1882) e un libro di fisica per ragazze, e naturalmen-te il più battagliero di tutti, l’abate e geologo Antonio Stop-pani (1824-1891), autore del bestseller Il bel paese (1876).Non mancano esperti divulgatori come il naturalista PaoloLioy (1834-1911), cattolico e tra i primi sostenitori di Darwinin Italia, un autore che rifiuta i cliché imposti dall’uno e del-l’altro schieramento, forse anche grazie alla sua indipenden-za dal mondo accademico. Poche le autrici di successo, ma
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L’8 ottobre 1883una folla assistealla partenza daAuteuil deldirigibile apropulsioneelettricaprogettato daAlbert e GastonTissandier, 1880-1890, Xilografia,Washington(D.C.), Library ofCongress
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non prive d’interesse, come nel caso della naturalista edevoluzionista Carolina Magistrelli Sprega (1857-1939). Una conferma dell’impegno individuale degli scienziati italia-ni come divulgatori è la percentuale di titoli tecnico-scienti-fici che, nel primo decennio postunitario, sfiora il 20 percen-to circa della produzione annua complessiva di titoli; unapercentuale che raddoppia negli anni Ottanta. I dati concer-nenti la produzione dei periodici scientifici, invece, impreseche richiedono una buona collaborazione tra colleghi e il ri-spetto di scadenze fisse, confermano la fragilità della comu-nità italiana degli scienziati. Anche a sud delle Alpi scienziati e pubblico pensano alla pro-pria era come a un’età di progresso e la celebrano anche a tea-tro, come nel caso del ballo Excelsior, che nel 1881 a Milanoha un successo che diventa presto internazionale. Tuttavia, verso già negli Novanta la scienza popolare cede ilpasso al romanzo negli interessi dei lettori. Il fenomeno coin-cide con l’uscita di scena della generazione di scienziati divul-gatori che ha collaborato al Risorgimento e all’unità naziona-le. Gli scienziati delle generazioni successive continuano conimpegno nell’attività di divulgatori tuttavia, grazie al conso-lidamento definitivo di una comunità nazionale degli espertidurante la Grande Guerra, non sentono più come urgente ilbisogno di dimostrare l’importanza del proprio ruolo a un pub-blico anche molto popolare e si concentrano su una produ-zione di livello più alto rispetto a quella praticata dai colleghipostunitari. Nonostante i numerosi e talvolta importanti precedenti di pri-ma età moderna, è durante l’Ottocento e grazie agli scienzia-ti divulgatori che la letteratura per non specialisti, a sud cosìcome a nord delle Alpi, conosce una moltiplicazione di livelli
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comunicativi che la rende ciò che è ancora oggi: un settore im-portante del mercato editoriale, un genere conosciuto dai let-tori e dalle lettrici di ogni età. Si tratta di una letteratura che,negli anni Duemila così come nell’Ottocento, insieme con leposizioni sulla scienza degli esperti e dei loro portavoce, ci rac-conta anche dei loro convincimenti politici o religiosi.
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}}} Vedi anche Cinquecento, vol. 2, Scienze e tecnicheö La vita, l’uomo, la natura - I luoghi della scienza: corti e mecenatismo
Seicento, vol. 5, Scienze e tecnicheö Istituzioni, organizzazione, comunicazione - Mecenatismo, accademie e organizzazione della
scienza; L’insegnamento delle scienze; Scrivere e comunicare la nuova scienza
Settecento, vol. 7, Scienze e tecnicheö Le scienze nell’età dei Lumi - Accademie e riviste scientifiche
Ottocento, vol. 11, Scienze e tecnicheö Le ricadute dei successi scientifici nella vita quotidiana - Le Esposizioni universali
Novecento, vol. 17, Scienze e tecniche *ö Scienza e società - Scienza, politica e società; Dai musei della scienza ai science center
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