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Collana diretta da

Anna Maria Babbi e Raffaella Bertazzoli

Seminari 6

L’eta di Carlo V.La Spagna e l’Europa

Sesto quaderno del Dottorato

in Letterature Straniere e Scienze della Letteratura

Universita di Verona

a cura di Silvia Monti

Stampato con il contributo del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere,

della Scuola di Dottorato di Studi Umanistici, del Dottorato in Letterature

Straniere e Scienze della Letteratura dell’Universita di Verona

e della Consejerıa Cultural dell’Ambasciata di Spagna in Italia

# Copyright 2011 - Edizioni Fiorini - Verona

ISBN 978-88-96419-26-7

Stampato in Italia - Printed in Italy

Grafiche Fiorini - Via Altichiero, 11 - Verona

In margine

Questo sesto Quaderno del dottorato di ricerca in «Letteratu-re straniere e scienze della letteratura» si aggiunge all’ormai con-siderevole e variegata messa in stampa di seminari organizzatiper i dottorandi i quali spesso vi hanno partecipato in manierafattiva con contributi originali. Come molti dei precedenti in-contri, anche questo si caratterizza, pur nell’individuazione diun periodo storico-culturale ben preciso, l’epoca di Carlo V ap-punto, per la scelta di un approccio pluridisciplinare. Svariatiargomenti che ruotano attorno alla Spagna e all’Europa s’in-trecciano e vengono osservati, descritti e indagati da studiosi at-tenti agli aspetti letterari, ma anche all’ambiente storico-cultu-rale che contraddistingue questo periodo indicando dei percor-si di metodo. Cosı la storia si unisce alla storia della lingua e delcostume, alla letteratura, all’arte: largo spazio e consacrato allastampa, fondamentale strumento di divulgazione, che ha segna-to un momento fondamentale nel modo di diffusione e di ap-prendimento del sapere quale indubbio strumento di avvio allamodernita.

amb

Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia e la collezionedi Amadıs della Biblioteca Civica di Verona

Anna BognoloUniversita di Verona

Il romanzo cavalleresco spagnolo, un bestseller europeo

Per libros de caballerıas si intende in Spagna il romanzo d’eva-sione, d’amore e di avventura, che fiorı nella penisola ibericadurante il XVI secolo. Il genere cavalleresco era allora moltopopolare in tutta l’Europa, ma mentre in Italia prevalsero i ro-manzi in ottava rima, come l’Orlando Innamorato (1482-94) e ilFurioso (1516-1532), in Spagna si diffusero i romanzi in prosa.

Va subito ricordato che furono proprio questi libri, alloramolto noti e oggi dimenticati, la miccia che accese la follia didon Chisciotte. Cervantes ce ne presenta una nutrita lista nelsesto capitolo dell’Ingenioso hidalgo, quando il curato e il bar-biere del paese, esaminata la biblioteca, si accingono a gettareimpietosamente nel cortile molti volumi, condannandoli al ro-go. Ai due solerti inquisitori non mancavano i buoni motivi: fu-rono infatti proprio i vecchi romanzi a spingere don Chisciottead identificarsi con gli eroi cavallereschi, proiettando nei libri isuoi desideri e i suoi ideali. L’ozioso gentiluomo – narra Cer-vantes – leggeva avidamente, notte e giorno, fino a ingerireuna tale overdose romanzesca che gli si prosciugo il cervello(«se le seco el celebro»). L’insistita lettura produsse cioe un de-lirio che sfumava i confini tra finzione e realta; confini che, losappiamo bene, divengono effettivamente labili anche per tuttinoi, lettori di romanzi, ogni volta che, accettando il patto nar-rativo, ci lasciamo andare a quella volontaria sospensione del-l’incredulita (Coleridge) che ci permette di immedesimarci neiprotagonisti, godendo ingenuamente della lettura. Gia allora,

insomma, i libros de caballerıas producevano quel fenomeno ti-picamente moderno chiamato bovarismo: l’empatia col perso-naggio, la partecipazione emotiva ai suoi infortuni e trionfi,conduceva il lettore vorace a una sorta di alienazione da se ealla coazione insaziabile a proseguire la lettura.1

D’altronde, se il protagonista don Chisciotte imita le gestadegli eroi dei romanzi, ad un altro livello qualcosa di simile sipuo dire del libro stesso: in molti aspetti il testo cervantino imi-ta i libros de caballerıas, che ne costituiscono un fondamentoineludibile. Essi rappresentano l’ipotesto sul quale Cervantescostruisce la sua finzione di secondo grado, la base senza laquale l’opera non sarebbe stata possibile. Per essere piu precisi,piu che oggetto di imitazione, spesso i libros de caballerıas sonooggetto di parodia. Ma la parodia, per funzionare, presupponela notorieta del testo su cui si esercita; il riso che nasce dalla let-tura del Don Quijote si fonda su una memoria condivisa traautore e pubblico, su una competenza dei codici della lettera-tura cavalleresca che Cervantes e i suoi lettori saldamente pos-sedevano.

Cerchiamo allora di dare un’idea del contenuto di questi li-bri.

Il primo, che fornı un modello per tutto il genere, fu l’Ama-dıs de Gaula di Garci Rodrıguez de Montalvo (1508).2 Amadıs,nato da un amore irregolare tra due giovani principi, viene pre-

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1 Per descrivere questa esperienza si usarono parole come encantar, embelesar,restare imbambolati, riferite proprio alla mancanza di controllo razionale. Cfr.Barry W. Ife, Reading and Fiction in Golden Age Spain. A Platonist Critic andSome Picaresque Replies, Cambridge, CUP, 1985. Sulla forza di attrazione eserci-tata dal personaggio, utili riflessioni in Arrigo Stara, L’avventura del personag-gio, Firenze, Le Monnier, 2004.

2 La prima ed. pervenuta e di Zaragoza, Jorge Coci, 1508, ma se ne presumeuna anteriore perduta. La redazione di Garci Rodrıguez de Montalvo (1450-1505)funzionario amministrativo regio di Medina del Campo, risale agli ultimi decennidel secolo XV. Si tratta della riscrittura di una versione che circolava gia intorno al

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sto abbandonato dalla madre. Raccolto da un nobiluomo, cre-sce a corte di Gran Bretagna – evidente la matrice arturiana –dove si innamora della principessa Oriana. Poiche egli non co-nosce i suoi natali, questo timido amore resta clandestino, men-tre il giovane porta a termine imprese che gli procurano onore efama. Piu avanti, avviene l’agnizione tra Amadıs e i suoi regaligenitori; da allora, consapevole del suo rango, potrebbe aspira-re alla mano di Oriana, ma incontra l’opposizione del padre dilei, che l’aveva gia promessa in matrimonio. Interviene ancheuna crisi di gelosia: convinta dell’infedelta del cavaliere, Orianalo disdegna ed egli, annientato, si ritira ad attendere la mortenell’eremo della Pena Pobre. Dopo varie avventure che culmi-nano nell’uccisione di un drago, anche il conflitto con il padredi Oriana si risolve. E nato intanto anche il figlio Esplandian,che dara origine a un altro ciclo di avventure.

Evidentemente, la composizione lineare del racconto mostraanalogie con la struttura biografica del mito e della fiaba: nasci-ta di un eroe di sangue reale in condizioni eccezionali, separa-zione dalla famiglia di origine, investitura, avventure e imprese,ritrovamento della propria stirpe, conquista dell’amore e delpotere.3 Questo semplice e arcaico filo conduttore permettenondimeno l’inclusione di diversi motivi letterari che assumonoforme storiche attuali: sfide, battaglie, meraviglie, viaggi in terreesotiche, soggiorni in corti principesche, sofferenze amorose,conversazioni cortesi. La cornice geografica si sposta dal tradi-

1350, di cui si conservano frammenti in un manoscritto del 1420. L’opera di Mon-talvo, in cinque libri, ridistribuisce la materia che prima era raccolta in tre. Garci

Rodrıguez De Montalvo, Amadıs de Gaula, a cura di Juan Manuel Cacho Ble-cua, Madrid, Catedra, 1987-88; Amadigi di Gaula, trad. it. e introd. di AntonioGasparetti, Torino, Einaudi, 1965.

3 Cfr. Otto Rank, Il mito della nascita dell’eroe (1909), Milano, Sugarco,1994; Lord Raglan (Fitz Roy Richard Somerset), The Hero. A Study in Tradition,Myth and Drama (1936), Westport (Connecticut), Greenwood Press, 1975; Jo-

seph Campbell, L’eroe dai mille volti, Milano, Feltrinelli, 1984.

zionale orizzonte arturiano alla centralita di Costantinopoli, ca-pitale di un Impero Greco assediato: e un’Europa piu contem-poranea, che si affaccia inquieta sul Mediterraneo, polarizzatodalla minaccia incombente del pericolo turco. Ne emerge il mo-dello aggiornato di un cavaliere rinascimentale esemplare, per-fetto guerriero e innamorato, votato alla lotta contro gli infede-li, immagine in cui si fondono, in armonia con le indicazionidelle poetiche coeve, il proposito didattico e ludico: l’utile dul-ci, il delectare et prodesse.

L’Amadıs ebbe successo e fu subito imitato. Ne seguı un’on-data di romanzi che origino un fenomeno inedito: il dilagareinarrestabile di una letteratura dichiaratamente di finzione,amata dal nuovo pubblico formatosi dopo l’invenzione dellastampa. Le avventure degli eroi preferiti assunsero forma cicli-ca: ai quattro libri dedicati al padre, seguı il quinto sulle impre-se del figlio, le Sergas de Esplandian, dello stesso Montalvo; poiil sesto, il Florisando (1510), e cosı via. Intanto al ciclo di Ama-dıs se ne affiancarono altri, come quello di Palmerın de Olivia(1511). Ricalcando i modelli piu prestigiosi, gli editori arrivaro-no a uniformare anche l’aspetto materiale del libro, dando ori-gine a un vero e proprio «genere editoriale» che si ispirava allaforma tradizionale del manoscritto: in folio, in caratteri gotici, iltesto disposto su due colonne. La nuova veste editoriale permi-se poi di riproporre alcune traduzioni e riedizioni di romanzipiu antichi, presentandole come se appartenessero al nuovo ge-nere.4 La produzione editoriale crebbe e si amplio, coinvolgen-do scrittori di valore, come il fecondo Feliciano de Silva. Il ciclodi Amadıs de Gaula raggiunse i dodici libri, con le avventure deifigli, nipoti e pronipoti dell’eroe. Al Palmerın de Olivia seguiro-

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4 Come il Tirante (Valladolid, Pedro de Gumiel, 1511; orig. catalano 1490) oil Guarino Mezquino (1512, orig. it. sec. XV) e il Libro del caballero Cifar (Sevilla,Jacobo Cromberger, 1512, orig. del sec XIV).

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no il Primaleon (1512) e il Platir (1533) e quindi il Palmerın de

Inglaterra (1547).5

La tabella seguente riassume i dati sul ciclo spagnolo di

Amadıs, che piu direttamente ci riguardano.

[1-4] Amadıs de Gaula di Garci Rodrıguez de Montalvo [1496], Zara-goza, Jorge Coci, 1508

[5] Las sergas de Esplandian di Garci Rodrıguez de Montalvo [1496],[1510], Toledo, Juan de Villaquiran, 1521

[6] Florisando di Ruy Paez de Ribera, Salamanca, Juan de Porras, 1510[7] Lisuarte de Grecia di Feliciano de Silva, [1514], Sevilla, Jacopo y

Juan Cromberger, 1525[8] Lisuarte de Grecia di Juan Dıaz, Sevilla, Jacopo y Juan Cromber-

ger, 1526[9] Amadıs de Grecia di Feliciano de Silva, Cuenca, Cristobal Frances,

1530[10] Florisel de Niquea (partes I-II) di Feliciano de Silva, Valladolid,

Nicolas Tierri, 1532[11.1] Florisel de Niquea (parte III; Parte I di Rogel de Grecia) di Feli-

ciano de Silva [1535], Sevilla, Juan Cromberger, 1546[11.2] Florisel de Niquea (parte IV; Parte II di Rogel de Grecia) di Fe-

liciano de Silva, Salamanca, Andrea de Portonaris, 1551

5 Cfr. Daniel Eisenberg e M.a Carmen Marın Pina, Bibliografıa de los li-bros de caballerıas castellanos, Zaragoza, PUZ, 2000, bibliografia costantementeaggiornata nel data-base Clarisel (Amadıs): http://clarisel.unizar.es/. Molte operesono state edite recentemente dal Centro de Estudios Cervantinos di Alcala deHenares, nelle collane Libros de Rocinante e Guıas de lectura caballeresca. Cfr. an-che Jose Manuel Lucıa Megıas, La imprenta y los libros de caballerıas, Madrid,Ollero y Ramos, 2000; Id., Antologıa de libros de caballerıas castellanos, Alcala deHenares, CEC, 2001; Id., Libros de caballerıas, textos y contextos, Edad de Oro,XXI (2002); Id., Amadıs de Gaula 1508: quinientos anos de libros de caballerıas,Madrid, Biblioteca Nacional de Espana, 2008; De la literatura caballeresca al Qui-jote, ed. di Juan Manuel Cacho Blecua, Zaragoza, PUZ, 2007; Amadıs de Gaula,quinientos anos despues (estudios en homenaje a Juan Manuel Cacho Blecua), ed. diJose Manuel Lucıa Megıas e M.a Carmen Marın Pina, Alcala de Henares, CEC,2008. Per uno sguardo d’insieme Jose Manuel Lucıa Megıas, Emilio Jose Sa-

les Dası, Libros de caballerıas castellanos (siglos XVI-XVII), Madrid, Ed. del La-berinto, 2008 e il nuovo libro di M.a Carmen Marın Pina, Paginas de suenos,Zaragoza, Institucion Fernando el Catolico, 2011.

[12] Silves de la Selva (XII) di Pedro de Lujan, Sevilla, Dominico deRobertis, 1546

Per dar conto del successo che arrise al genere cavallerescospagnolo basta ricordare le cifre raccolte da Maxime Chevaliernel suo classico saggio sulla lettura nel Siglo de Oro: si pubbli-carono piu di settanta romanzi diversi, per un ammontare di250 edizioni nel solo XVI secolo; nella prima fase di espansioneuscı quasi un libro nuovo all’anno. Se si calcola (al ribasso) unatiratura di mille esemplari per edizione, possiamo ipotizzare chenel XVI secolo fossero in circolazione nella penisola iberica cir-ca 250.000 esemplari: una cifra considerevole, tenendo contoche la popolazione, compreso il Portogallo, non arrivava a diecimilioni di abitanti, analfabeti al 90%. Molti di questi romanziall’epoca furono ristampati piu di dieci volte (l’Amadıs de Gau-la venti volte). Si puo ritenere, insomma, che ad avere successo,piu che una singola opera, fu l’intero genere. Come affermaChevalier «el exito de la novela de caballerıas es exito de unaproduccion de masa».6

Va sottolineato che fu la prima volta nella storia che si diffu-se una tale quantita di letteratura di consumo e che cio fu resopossibile dall’invenzione della tipografia (la Bibbia di Magonzae del 1455). Qualche anno prima, all’inizio dell’era di Guten-berg, prevalevano i libri devoti e i testi per l’universita; solo ver-so la fine del XV secolo gli editori cominciarono a pubblicareletteratura di intrattenimento la quale, in gran parte, nella pri-ma fase, non faceva che rivisitare la produzione manoscrittamedioevale. Questi romanzi sono invece le prime opere «mo-derne» composte ex novo per la stampa, rivolte a un pubblicoampio sia in senso geografico che sociale. Dapprima gli autori,

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6 Maxime Chevalier, Lectura y lectores en la Espana de los siglos XVI yXVII, Madrid, Turner, 1976, p. 69. Per un aggiornamento sui limiti del corpus(un’ottantina di opere tra cui una decina rimaste manoscritte) cfr. Lucıa Megıas,Sales Dası, Libros de caballerıas castellanos, cit., pp. 60 ss.

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come in Italia Boiardo o Ariosto, sono legati a centri cortigiani,ma ben presto cominciano a scrivere per la tipografia: per man-dare il libro in stampa e venderlo in libreria, ad acquirenti nuo-vi, anonimi e sconosciuti. Nella Spagna del Cinquecento il suc-cesso del romanzo segna insomma la nascita della letteraturacommerciale, l’origine dell’industria del bestseller. Un saggiodi Keith Whinnom offre la classifica dei libri piu amati: al pri-mo posto troviamo la Celestina e la Carcel de Amor, poi la Dia-na di Montemayor e infine il Guzman de Alfarache; ma il generecavalleresco si aggiudica il primato e, se teniamo conto dellecontinuazioni, l’Amadıs spicca su tutti.7

Il pubblico tra Spagna e Italia

Viene da chiedersi chi fossero i lettori di quest’infinita di pagi-ne. Abbondano le testimonianze sui lettori appassionati: i «fra-telli di don Chisciotte» sono legione.8 Tra di loro si annoveranoinnanzitutto gli esponenti di famiglie aristocratiche a cui editorie autori dedicavano i libri, traendone remunerazioni e ricono-scimenti; le dediche, infatti, si indirizzavano generalmente adambienti cortigiani ed in particolare a giovani rampolli della no-bilta. Al vertice si puo citare lo stesso Carlo V che, con l’impe-ratrice e i cortigiani, ne ascoltava la lettura durante il pranzo; esi puo ricordare il re Francesco I di Francia che, prigioniero aMadrid, meditava di far tradurre l’Amadıs. Ma vanno menzio-nati anche il duca di Calabria Fernando d’Aragona, il marchesedi Pescara Fernando d’Avalos, il vicere di Napoli Pedro de To-

7 Keith Whinnom, «The Problem of the ‘Best-seller’ in Spanish GoldenAge Literature», Bulletin of Hispanic Studies, LVII, 1980, pp. 189-98; Rafael

M. Merida Jimenez, «Lecturas de consumo y consumacion de la literatura», In-sula, 584-585, 1995, p. 21.

8 L’espressione e di Marina Beer, Romanzi di cavalleria. Il «Furioso» e il ro-manzo italiano del primo Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1987, p. 236.

ledo, il commendatore dell’ordine di Alcantara don Luis deAvila y Zuniga. Scendendo verso la piccola nobilta, bisognapensare a molti hidalgos, soldati, giovani studenti e paggi, comeil cavaliere Ignazio di Loyola, che leggeva nelle pause di conva-lescenza, o i militari nelle lunghe attese tra le battaglie d’Italia, oi conquistadores, come Bernal Dıaz del Castillo, che in mancan-za di termini di paragone per le meraviglie delle Indie, ricorrevaa quelle dei romanzi.9

Erano lettori di libros de caballerıas anche gli artigiani che siritrovavano nei giorni di festa sui gradini della cattedrale di Sivi-glia e i negozianti di Valencia che raccoglievano piccole bibliote-che domestiche.10 In fondo, a ben vedere, i primi appassionatilettori furono gli stessi scrittori dei romanzi, in genere di estrazio-ne patrizia o addirittura borghese: l’autore del Palmerın, Franci-sco Vazquez, per esempio, era un ricco commerciante.11

Nel Don Chisciotte troviamo moltissimi lettori di romanzi, ditutte le estrazioni sociali: il duca e la duchessa che ospitano l’e-roe nella Seconda parte, il curato e il barbiere del paese, il dottocanonico di Toledo, gli studenti briosi come Sanson Carrasco, i

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9 Per queste notizie, oltre a Chevalier, Lectura, cit., resta fondamentaleHenry Thomas, Las novelas de caballerıas espanolas y portuguesas, Madrid,CSIC, 1952, pp. 112-182. Ora cfr. M.a Carmen Marın Pina, «Los lectores delibros de caballerıas», en El delirio y la razon: Don Quijote por dentro, ed. di Car-los Alvar e Jose Manuel Lucıa Megıas, Alcala de Henares, CEC, 2005, pp. 38-47;Jose Manuel Lucıa Megıas e M.a Carmen Marın Pina, «Lectores de librosde caballerıas», en Amadıs de Gaula, 1508, cit., pp. 289-311. I romanzi cavallere-schi furono tra i libri piu esportati in America; lo confermano i toponimi: Califor-nia, Patagonia, Rio delle Amazzoni; cfr. Irving Leonard, Los libros del Conqui-stador, Mexico, FCE, 1953. Inoltre cfr. Raffaele Puddu, Il soldato gentiluomo.Autoritratto di una societa guerriera: la Spagna del Cinquecento, Bologna, Il Muli-no, 1982.

10 Philippe Berger, Libro y lectura en la Valencia del Renacimiento, Valen-cia, Edicions Alfons el Magnanim, 1987; Id., «A propos des romans de chevaleriea Valence», Bulletin Hispanique, 92, 1990, pp. 83-99.

11 M.a Carmen Marın Pina, «Nuevos datos sobre Francisco Vazquez y Fe-liciano de Silva, autores de libros de caballerıas», Journal of Hispanic Philology,XV, 1991, pp. 117-130.

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paggi annoiati nelle anticamere dei signori,12 fino gli ascoltatoripoveri e analfabeti come il locandiere e i suoi braccianti. So-prattutto, vorrei sottolinearlo, si vedono molte lettrici: oltre alladuchessa, anche Dorotea, semplice figlia di un agiato contadi-no.13 Una testimonianza d’eccezione, a convalida di quantedonne furono lettrici di opere di finzione, ci viene da Teresad’Avila che, nella sua autobiografia (il Libro de la vida) ricordal’abitudine di leggere romanzi cavallereschi con la madre, di na-scosto dal padre che era contrario. Le due donne leggevano perore, giorno e notte, e Teresa era talmente coinvolta che, finitoun libro, non aveva pace finche non ne cominciava un altro.14

Contro le donne imperversano gli anatemi dei moralisti.15 Aloro giudizio, i romanzi, perniciosi per la pubblica moralita, ac-

12 Don Quijote II, 3: «los que mas se han dado a su lectura son los pajes: nohay antecamara de senor donde no se halle un Don Quijote, unos le toman si otrosle dejan; estos le embisten y aquellos le piden».

13 M.a Carmen Marın Pina, «La aventura de leer y las mujeres del Quijote»,Boletın de la Real Academia Espanola, 85, 191-192, 2005, pp. 417-441; M.a Ro-

sario Aguilar Perdomo, «La recepcion de los libros de caballerıas en el sigloXVI: a proposito de los lectores en el Quijote», Literatura: teorıa, historia y crıtica,7, 2005, pp. 45-68.

14 Teresa del Gesu pare riferirsi a un lettura fatta dapprima a voce alta assie-me alla madre, proseguita poi da sola, con l’isolamento e la voracita del lettoresilenzioso: «[Mi madre] era aficionada a libros de cavallerıas, y no tan mal tomavaeste pasatiempo como yo le tome para mı, porque no perdıa su lavor, sino desen-volvıemenos para leer en ellos. [...] De esto le pesava tanto a mi padre, que se ha-vıa de tener aviso a que no lo viese. Yo comence a quedarme en costumbre deleerlos [...] y parecıame no era malo, con gastar muchas oras del dıa y de la nocheen tan vano ejercicio, aunque ascondida de mi padre. Era tan estremo lo que enesto me embevıa, que, si no tenıa libro nuevo no me parece tenıa contento». Te-

resa de Jesus, Libro de la vida, ed. di O. Steggink, Madrid, Castalia, 1986, pp.101-102. Cfr. Marcel Bataillon, «Santa Teresa, lectora de libros de caballe-rıas», in Varia leccion de clasicos espanoles, Madrid, Gredos, 1964, pp. 21-23.

15 Cfr. Elisabetta Sarmati, Le critiche ai libri di cavalleria nel Cinquecentospagnolo (con uno sguardo sul Seicento). Un’analisi testuale, Pisa, Giardini, 1996;M.a Carmen Marın Pina, «La mujer y los libros de caballerıas. Notas para elestudio de la recepcion del genero caballeresco entre el publico femenino», Revi-sta de Literatura Medieval, III, 1991, pp. 129-148.

cendono i desideri e danno il cattivo esempio. Leggendoli, leragazze di buona famiglia si identificano con eroine di dubbiaintegrita: donzelle che contravvengono al volere dei genitori,si innamorano e figliano prima del matrimonio, inseguono il lo-ro amato travestite da uomo o si presentano come vere e pro-prie vergini guerriere.16 Ma se le donne erano attirate dalle esi-bizioni maschili dei tornei, certamente erano entusiaste anchedi sentirle raccontare, deliziate dal mondo cortese, lussuosoed esuberante delle avventure dei cavalieri. Tra i libros de cabal-lerıas, molti furono esplicitamente dedicati a donne. Alcuni, ad-dirittura, furono scritti da donne, come Beatriz Bernal, autricedel Cristalian de Espana,17 e Margaret Tyler, traduttrice inglesedel Caballero del Febo. I romanzi cavallereschi, insomma, ebbe-ro sicuramente una parte importante nell’alfabetizzazione fem-minile.

Bisogna inoltre ricordare che la nascente abitudine modernaalla lettura silenziosa conviveva in quel secolo con il modo difruizione tipico della piazza medievale, la declamazione davantia un auditorio, che continuo ad essere vigente molto dopo l’in-venzione della stampa;18 la lettura collettiva era spesso praticata

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16 M.a Carmen Marın Pina, «La aproximacion al tema de la virgo bellatrixen los libros de caballerıas espanoles», Criticon, 45, 1989, pp. 81-94; Id., «La don-cella andante en los libros de caballerıas espanoles: antecedentes y delimitaciondel tipo», in Actas del XI Congreso Internacional de la Asociacion Hispanica dela Literatura Medieval, ed. di Armando Lopez Castro e Luzdivina Cuesta Torre,Leon, Universidad, Secretariado de Publicaciones, 2007, 2, pp. 817-826; Id.,«La doncella andante en los libros de caballerıas espanoles: la libertad imaginada(II)», eHumanista, 16, 2010, pp. 221-239.

17 Donatella Gagliardi, Urdiendo ficciones. Beatriz Bernal, autora de ca-ballerıas en la Espana del XVI, Zaragoza, PUZ, 2010.

18 Vari aneddoti si riferiscono a una lettura silenziosa, come quello narrato daAlonso Lopez Pinciano, Philosophıa Antigua Poetica, Madrid, 1973, I, p. 170,del cavaliere che si ritiro a riposare e, leggendo l’Amadıs per conciliare il sonno,svenne dal dolore nell’apprendere la morte dell’eroe. Interessa qui l’uso del libro,l’abitudine di portare a letto un romanzo. I libros de caballerıas si leggevano per-fino nei viaggi a piedi o a cavallo, come testimonia Alonso de Orozco, Vergel de

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anche nelle veglie in famiglia, non molto diverse, in fondo, dal-l’intrattenimento domestico di Carlo V. D’altro canto le feste inoccasione di celebrazioni e di ingressi reali, a cui concorreva unpubblico composito, erano spesso modellate su racconti caval-lereschi.19

Per un pubblico di ascoltatori ogni copia di un libro diveni-va un centro di irradiazione dal quale emanavano infinite rice-zioni; le vicende inoltre potevano essere memorizzate e narratedi nuovo oralmente.20 Anche il Don Chisciotte ce lo testimonia:la lettura del Curioso impertinente (I, 33-34) e fatta davanti auno svariato auditorio. Altre pagine mostrano inequivocabil-mente la competenza cavalleresca dei lettori analfabeti, comeil locandiere e la sguattera Maritornes; e l’immagine dei mieti-tori raccolti la sera all’ascolto delle imprese di Felixmarte e di

oracion (1548): «Los libros vanos llenos de mentiras, pesando un quintal, se vanleyendo, segun yo vi algun dıa, quando van por los caminos». Cit. in Sarmati, Lecritiche, cit., p. 12.

19 In generale sulla lettura ad alta voce cfr. Margit Frenk, «Lectores y oido-res. La difusion oral de la literatura en el Siglo de Oro», Actas del VII Congreso dela Asociacion Internacional de Hispanistas, Roma, Bulzoni, 1982, pp. 101-123; Id.,«Los generos oralizados. 1: Celestinas y libros de caballerıas», in Entre la voz y elsilencio, Alcala de Henares, CEC, 1997, pp. 26-28. Sulle letture in casa vale la pe-na di ricordare l’aneddoto narrato da Francisco de Portugal (1670) sul signoreche, nel rientrare a casa, trovo moglie, figlie e domestiche in pianto e quando chie-se se era morto qualche parente gli risposero: «Senor, ha muerto Amadıs», Tho-

mas, Las novelas, cit., p. 62. Sulle feste cfr. Daniel Devoto, «Folklore y polıticaen el Castillo Tenebroso», in Textos y contextos, Madrid, Gredos, 1974, pp. 202-41.

20 La storia di Roman Ramırez, curandero e cantastorie morisco, illustra un al-tro capitolo di questa vicenda di propagazione orale del romanzo. Subı un proces-so dell’Inquisizione perche sapeva a memoria molti romanzi di cavalleria, che re-citava nelle feste della nobilta; Juan Manuel Cacho Blecua, «Introduccion alestudio de los motivos en los libros de caballerıas: la memoria de Roman Ramı-rez», in Libros de caballerıas (De «Amadıs» al «Quijote»). Poetica, lectura, represen-tacion e identidad, Salamanca, SEMYR, 2002, pp. 27-57; Gonzalo Dıaz Mi-

goyo, «Memoria y fama de Roman Ramırez», in Memoria de la palabra. Actasdel VI Congreso de la Asociacion Internacional Siglo de Oro, Frankfurt amMain-Madrid, Iberoamericana-Vervuert, 2004, 1, pp. 37-53.

Cirongilio (I, 32) appare un quadro del tutto realistico. Inoltre,se ammettiamo che l’alto costo dei libri a stampa ne restringesseil mercato, va ricordato quanto diffusa fosse l’usanza di prende-re il libro in prestito o in affitto. Alla luce del ritratto di donChisciotte, che certo non era ricco, l’immagine di un vasto e va-riegato pubblico catturato dal genere cavalleresco ci appare deltutto plausibile.

Anche in Italia troviamo precoci testimonianze di letture ap-passionate, soprattutto tra i membri dell’aristocrazia che vivevaa contatto quotidiano con la nobilta spagnola. L’esempio piunoto e Isabella d’Este Gonzaga, che gia nel 1501 leggeva il Ti-rant lo Blanc in catalano e ne incaricava la traduzione a Nicoloda Correggio. L’impresa fu portata a termine piu tardi (1519)da Lelio Manfredi che dedico il libro al di lei figlio FedericoII, marchese di Mantova dal 1519.21 I Gonzaga amarono i librosde caballerıas e ne raccolsero una cospicua biblioteca: nell’in-ventario redatto dopo la morte di Federico nel 1542 risultano43 libri spagnoli (molti romanzi cavallereschi) su di un totaledi 179.22

Vi sono accenni a una lettura dell’Amadıs in una lettera diPietro Bembo a Giovan Battista Ramusio (1512), riferimenti al-l’Isola Ferma e all’Arco dei leali amanti nel Cortegiano di Casti-glione (1514 -1518), allusioni nel Libro de natura de amore diMario Equicola (1525); infine, com’e noto, l’Amadıs risultatra le fonti dell’Orlando Furioso fin dalla prima redazione del1516. Resta anche la testimonianza di Andrea Navagero, inca-

136 Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia

21 Ma la versione a stampa apparira piu tardi, a Venezia, nel 1538; Lelio Man-fredi tradusse anche la Carcel de amor (Venezia 1514) e il Grisel y Mirabella (Mi-lano 1521). Cfr. Vicent Martınez, El Tirant polıglota: estudi sobre el Tirant loBlanch a partir de seves traduccions espanyola, italiana i francesa dels segles XVI-XVII, Barcellona, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, 1997, pp. 53-83.

22 Cfr. Le collezioni Gonzaga. L’inventario dei beni del 1540-42, ed. DanielaFerrari, Cinisello Balsamo, Silvana, 2003.

Anna Bognolo 137

ricato da Ramusio di acquistargli a Toledo un esemplare delPrimaleon (lettera del 1525).23

Le edizioni italiane

Il segnale di interesse piu evidente sono le edizioni in castiglia-no pubblicate in Italia, prima a Roma e piu tardi a Venezia. L’i-niziativa si deve innanzitutto all’intraprendente libraio AntonioMartınez de Salamanca, che ottenne i permessi di stampare iprimi libri della serie di Amadıs gia nel 1519; l’Amadıs (i primiquattro libri) vide la luce a Roma in quell’anno e poco dopouscı il Libro Quinto. Il Palmerın e la sua continuazione Prima-leon uscirono invece a Venezia dopo il 1526, grazie anche al la-voro di revisione dei testi dovuto a Francisco Delicado, che ave-va trovato asilo nella citta lagunare dopo il Sacco di Roma.

Libros de caballerıas in spagnolo stampati in Italia

1519 Amadıs de Gaula, Roma, Antonio Martınez de Salamanca1525 Las sergas de Esplandian, Roma, Antonio Martınez de Salamanca e

Jacobo de Junta1526 Palmerın de Olivia, Venezia, Gregorio de Gregoris1533 Amadıs de Gaula, Venezia, Juan Antonio de Sabio, a las espesas de

Juan Batista Pedrazano1534 Primaleon, Venezia, Juan Antonio de Nicolini de Sabio, «a costa

de» Zuan Batista Pedrezan1534 Palmerın de Olivia, Venezia, Juan Paduan e Venturın de Ruffinelli

E probabile che le edizioni fossero rivolte anche al pubblicoitaliano, ormai curioso e disponibile ad avvicinarsi alla lingua

23 Thomas, Las novelas, cit., pp. 137-151; Chevalier, Lectura, cit., pp. 65-103. Il passo di Castiglione e Cortegiano, III, 54. Sull’Amadıs come fonte di Ario-sto cfr. Pio Rajna, Le fonti dell’Orlando Furioso, Firenze, Sansoni, 1975, pp. 155e 465-469. In generale, con la dovuta prospettiva, si puo leggere ancora Benedet-

to Croce, La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza (1917), Bari 19685,pp. 79-163.

castigliana. Conoscere lo spagnolo era segno di distinzione so-ciale e l’Amadıs era citato come esempio di prosa da imitare nelDialogo de la Lengua di Juan de Valdes. Una prova che neglianni trenta i libros de caballerıas in castigliano fossero letti siada spagnoli che da italiani ci viene dal trattatello linguistico (Or-tografıa de la lengua espanola) che Delicado mette in appendicealle sue edizioni dell’Amadıs, del Primaleon e della Celestina de-gli anni 1531-34, libri in cui si accenna alla committenza da par-te di «muy muchos magnıficos senores desta prudentısima se-norıa, y de otros muchos forasteros...».

D’altro canto, dopo il successo del Furioso di Ariosto, men-tre nel dibattito letterario si affermava l’ideale neoaristotelicodel poema eroico, si sottolineavano le inadeguatezze dei «ro-manzi», con un riferimento spregiativo alla tradizione canterinaitaliana, ma anche ai libros de caballerıas spagnoli, accusati dieccessiva liberta immaginativa e di scarso equilibrio e controlloletterario. Nella precettistica vi sono molti riferimenti ai libri diAmadıs e di Palmerın e «le spagnole romanzerie» (Giovan Bat-tista Pigna) vengono spesso condannate. Non a caso BernardoTasso, che prese spunto dalla fabula dell’Amadıs per il suo poe-ma, dedico molti anni a rielaborarlo (Amadigi, Venezia 1560)alla ricerca di una mediazione tra le esigenze dell’unita e dell’e-dificazione e quelle della varieta e del diletto. In ogni caso leversioni in ottava rima sono anche un segno di notorieta: oltrea Bernardo Tasso, vi si provo Ludovico Dolce, che mise in rimail Palmerın e il Primaleon (1561-1562).

Insomma, negli ambienti cortigiani anche in Italia i romanzispagnoli erano assolutamente conosciuti, tanto da essere nonsoltanto oggetto di lettura individuale ma, ben presto, anchefonti a cui attingere nella conversazione e nell’intrattenimentocortigiano. Girolamo Bargagli (1537-1586) racconta che a Sie-na, in casa della contessa Agnolina d’Elci, si ritrovava una com-pagnia di dame che si dilettavano a leggere «questi libri d’Ama-digi di Gaula e di Grecia e questi Palmerini e Don Floriselli». Enarra di un gioco di societa che si fondava sulla conoscenza di

138 Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia

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episodi della serie di Amadıs con graziosi tribunali d’amore suquestioni fondate sulle vicende dei romanzi.24

Negli anni quaranta iniziano le traduzioni, per le quali l’in-dustria editoriale italiana (in particolar modo veneziana) giocoun ruolo importante. Com’e noto, a meta del Cinquecento Ve-nezia era la capitale europea della carta stampata; indipendenzapolitica, prosperita economica e liberta nei commerci ne faceva-no un centro di attrazione per editori e scrittori e, se all’iniziodel secolo l’editoria si era orientata maggiormente verso la pro-duzione umanistica colta e di lusso (Manuzio), verso la meta delsecolo prevalse la letteratura in volgare.

In questo processo il ruolo delle traduzioni fu estremamenterilevante: per la prima volta le lingue volgari europee si trovaronoimpegnate in un confronto serrato, alimentato dall’impazienzadell’industria tipografica. Data l’intensita degli scambi tra ledue penisole, nei cataloghi degli editori veneziani le traduzionidallo spagnolo trovarono uno spazio importante e nella produ-zione di letteratura di consumo i romanzi castigliani apparveroun prodotto ideale. Percio le traduzioni dei libros de caballerıascostituirono in Italia un corpus piu esteso e piu vario che in qual-siasi altro paese europeo e Venezia divenne un centro di diffusio-ne privilegiato per la narrativa cavalleresca spagnola.25

Il ciclo di Amadıs de Gaula fu tradotto in blocco negli anniche vanno dal 1546 al 1551.

Traduzioni del ciclo di Amadıs

1-4 I quattro libri di Amadıs di Gaula 15465 Le prodezze di Splandiano 1547

24 Girolamo Bargagli, Dialogo de’ giuochi che nelle vegghie sanesi si usanodi fare, ed. di P. D’Incalci Ermini, Siena, Accademia Senese degli Intronati, 1982,pp. 96-102.

25 Anna Bognolo, «Libros de caballerıas en Italia», Amadıs de Gaula, 1508,cit., pp. 333-341.

6 Don Florisandro 15507 Lisuarte di Grecia 15509 Amadıs di Grecia 155010 Florisello di Nichea 155111 Rogello di Grecia 155112 Don Silves de la Selva 1551

In questo arco di tempo alcuni dei romanzi ebbero ancheuna seconda edizione. Furono omessi solo il libro ottavo chenarra la morte di Amadıs (un fiasco anche in Spagna) e il sup-plemento al libro undicesimo, la Quarta parte del Florisel de Ni-quea di Feliciano de Silva (1551), uscito in Spagna troppo tardi,quando era stata redatta la traduzione del libro dodicesimo.

Il ciclo di Palmerın ebbe una sorte simile e fu completato initaliano nel 1554.26 Oltre ai due cicli principali, ebbero una tradu-zione italiana anche altri romanzi: il Cavallier della Croce (1544)con la continuazione Leandro il Bello (1560); L’opere magnanimedei due Tristani (1555), il Cavallier del Sole (1557), il Cristaliano diSpagna (1558), il Valeriano d’Hongaria (1558), il Florambello diLucea (1560), il Belianis (1586-87), il Felice Magno (1587),27 loSpecchio de’Principi e Cavalieri, (1601-1610).

Esaurite le traduzioni, gli editori italiani, come avvenivaspesso all’epoca, promossero la scrittura di supplementi inter-calati tra i volumi tradotti. Il primo a godere di queste conti-nuazioni fu il ciclo di Palmerın, con l’apparizione del Flortirnel 1554; la serie raggiunse nel 1566 gli undici volumi. Il ciclodi Amadıs, composto gia di dodici volumi spagnoli, si amplio asua volta di altri tredici libri: tra il 1558 e il 1565 furono pub-blicate le sei parti del libro tredicesimo e dal 1563 al 1568 ven-nero ad aggiungersi gli altri sette libri intercalati.

140 Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia

26 In ordine cronologico, venne prima il ciclo di Palmerın: il Palmerino d’O-liva (1544) e il Primaleone e il Platir (entrambi del 1548).

27 Cfr. Claudia Dematte, «Dal Felix Magno al Felice Magno: note sulla tra-duzione italiana di un libro di cavalleria cinquecentesco spagnolo», Il ConfrontoLetterario, 35, 2001, pp. 31-50.

Anna Bognolo 141

Continuazioni italiane del ciclo di amadıs

A.4 Aggiunta al quarto libro di Amadıs di Gaula 1563A.5 Il secondo libro delle prodezze di Splandiano 1564A.7 Lisuarte di Grecia. Libro secondo 1564A.9 Aggiunta a Amadıs di Grecia 1564A.10 Aggiunta al Florisello 1564A.11 Aggiunta a Rogello di Grecia 1564A.12 Il secondo libro di don Silves de la Selva 156813/1 Sferamundi. Prima parte 155813/2 Sferamundi. Seconda parte 156013/3 Sferamundi. Terza parte 156313/4 Sferamundi. Quarta parte 156313/5 Sferamundi. Quinta parte 156513/6 Sferamundi. Sesta parte 1565

Anche a questi volumi arrise il successo; percio in quegli an-ni gli editori di altri paesi europei non esitarono ad annettere ilibri italiani al ciclo spagnolo, che andavano traducendo nellevarie lingue. I libri scritti originariamente in italiano entraronocosı a far parte integrante dei cicli tradotti in Europa, senza ri-guardo alla differenza di lingua d’origine, divenendo di fatto in-distinguibili dagli originali spagnoli. Il successo del romanzo ca-valleresco spagnolo fu quindi un fenomeno europeo, alimentatoanche da opere scritte in italiano.28

Gran parte della produzione di questi libri in italiano si devea uno scrittore, Mambrino Roseo da Fabriano (m. ca. 1580),particolarmente prolifico. Oltre ai romanzi, tradusse le corposee famose opere di Antonio di Guevara e Pedro Mexıa e curocompilazioni storiche, collaborando a lungo con gli editori ve-neziani. Ma e a Michele Tramezzino, che ottenne i privilegi perla stampa e firmo tutte le lettere dedicatorie dei romanzi, che vaattribuito il ruolo di promotore dell’iniziativa.

28 Stefano Neri, «Cuadro de la difusion europea del ciclo del Amadıs deGaula», in Amadıs de Gaula, quinientos anos despues (estudios en homenaje a JuanManuel Cacho Blecua), ed. di J. M. Lucıa Megıas e M. C. Marın Pina, Alcala deHenares, CEC, 2008, pp. 565-591.

I fratelli Tramezzino, Francesco e Michele, veneziani tra-piantati a Roma, dopo il Sacco del 1592 che li indusse ad assen-tarsi dall’Urbe rientrarono e fondarono una fiorente aziendacon doppia sede, veneziana e romana. A Venezia Michele avviola stamperia all’insegna della Sibilla in contrada S. Gregorio, at-tiva tra il 1539 e il 1579; a Roma Francesco aprı una libreria inVia del Pellegrino, dove i fratelli agirono come editori, serven-dosi delle tipografie di Girolama Cartolari e di Antonio Blado,tipografi di fiducia della curia romana.

La sinergia tra le attivita della stamperia veneziana e della li-breria romana procuro loro un cospicuo vantaggio sugli altrieditori, soprattutto al momento di ottenere le licenze di stampa:grazie ai loro rapporti, i fratelli Tramezzino furono in grado diavvalersi con continuita di una doppia concessione, il privilegiodel Senato veneziano e il Motu proprio papale. La loro impresafu la piu attiva nelle traduzioni dallo spagnolo fin dai primi anniquaranta, quando, grazie alle facilitazioni ottenute, i Tramezzi-no riuscirono a monopolizzare la redditizia fetta di mercato delromanzo cavalleresco e se ne impossessarono per piu di tren-t’anni. Solo allo scadere dei privilegi poterono farsi avanti altristampatori (Giglio, Farri, Franceschini, Griffio) per ritagliarsiuna parte del cospicuo affare delle ristampe, in competizioneormai con gli eredi, dopo la morte di Francesco (1576) e di Mi-chele (1579).29

Dai torchi dei Tramezzino uscirono opere di varia natura,che spaziavano dai classici greci e latini, dalla storia e archeolo-gia, fino alla giurisprudenza e alla teologia, alla medicina, allagastronomia, all’arte militare e anche alle stampe e carte geogra-

142 Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia

29 Alberto Tinto, Annali tipografici dei Tramezzino, Firenze, Olschki,1968; Pier Silverio Leicht, «L’editore Michele Tramezzino e i suoi privilegi»,Miscellanea...in memoria di Luigi Ferrari, Firenze, Olschki, 1952, pp. 357-68; An-

gela Nuovo e Christian Coppens, I Giolito e la stampa nell’Italia del XVI se-colo, Geneve, Droz, 2005, p. 208.

Anna Bognolo 143

fiche. Pur rivolte ad esigenze commerciali di grande diffusione,le edizioni Tramezzino erano pulite e agili, di qualita umanisti-ca; in questa forma i romanzi cavallereschi tradotti dallo spa-gnolo raggiunsero la piu vasta notorieta. Va detto che vi sonomacroscopiche differenze materiali tra gli originali ispanici ele traduzioni italiane, diversita che implicano un senso e unpubblico alquanto diversi: se i ricchi in-folio spagnoli conserva-no l’aspetto del manoscritto di lusso, i libri italiani in-ottavo so-no piccoli volumi portatili, ‘libri da bisaccia’ o da viaggio, moltopiu maneggevoli ed economici. Forse proprio perche furonomolto letti e amati, di questi volumetti di uso facile e spigliatosi conservano pochissimi esemplari; fino ad oggi, a causa dellaloro estensione e rarita, i romanzi tradotti sono rimasti nelle no-stre biblioteche un patrimonio inesplorato.

Il Progetto Mambrino e la collezione della Civica

Vale invece la pena di studiarli, dato che, come si e visto, furo-no non poco influenti. Il gruppo di lavoro che ha preso il nomedi Progetto Mambrino, nato all’Universita di Verona coinvol-gendo alcuni laureandi della vecchia laurea quadriennale, si eproposto dapprima di giungere a un censimento dei contenutidei volumi di Amadıs originali di Roseo, lo Sferamundi e le varieAggiunte, di cui e stato steso un riassunto dettagliato e un indi-ce dei nomi.30 Lavoro che, se da un lato rappresenta un contri-buto allo studio dei rapporti interculturali tra Italia e Spagna,

30 Anna Bognolo, «Il Progetto Mambrino. Per una esplorazione delle tradu-zioni e continuazioni italiane dei libros de caballerıas», Rivista di Filologia e Lette-rature Ispaniche, VI, 2003, pp. 190-202; Stefano Neri, «Progetto Mambrino.Estado de la cuestion», Actas del VI Congreso de la Asociacion de Cervantistas, Al-cala de Henares, CEC, 2008. Su Mambrino Roseo cfr. Anna Bognolo, «Vida yobra de Mambrino Roseo da Fabriano, autor de libros de caballerıas», eHumani-sta, 16, 2010, pp. 77-98. Inoltre Francesco Fiumara, «Tradotti pur hora»: Mam-

d’altro canto puo fornire un apporto alla storia comparata delleforme del romanzo in Europa, alla storia della circolazione dellibro e della lettura nella societa di antico regime. Inoltre, cono-scere queste opere, che certamente fecero parte del bagaglio dilettura di molti scrittori italiani, puo rivelarsi fruttuoso ancheper indagare con piu ampiezza nel campo dell’intertestualitadiffusa: Ariosto, Tasso e molti intellettuali impegnati nella di-scussione sulla liceita dei ‘romanzi’, discussero e a volte elogia-rono i libri spagnoli: letture ben note anche nei circoli colti,seppure spesso inconfessate. In tal senso le trasposizioni in ot-tava rima di Bernardo Tasso e di Ludovico Dolce non sono chela punta di un iceberg di un tessuto di relazioni che andrebbepiu largamente esplorato.31

Alla Biblioteca Civica di Verona abbiamo a disposizione,quasi integra, la collana di Amadıs de Gaula: una collezioneche poche biblioteche possiedono, degna di paragonarsi alleraccolte di libros de caballerıas presenti alla Marciana di Vene-zia, alla Braidense di Milano, alla Nazionale di Firenze o alla Bi-blioteca Nacional de Espana di Madrid.32 Tra gli esemplari

144 Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia

brino Roseo da Fabriano e la diffusione del romanzo cavalleresco spagnolo nell’Italiadella Controriforma, Tesi dottorale, Baltimore, John Hopkins University, 2006.

31 Per esempio gia Giovan Battista Giraldi Cinzio pone l’Amadıs «e gli altriautori spagnuoli» tra le fonti dell’Orlando Furioso: cfr. Discorso dei romanzi, inidem, Scritti critici, ed. di C. Guerrieri Crocetti, Milano, Marzorati, 1973, p. 65.Tasso elogia l’Amadıs e il Primaleon: cfr. Torquato Tasso, Apologia in difesadella Gerusalemme Liberata, in Scritti sull’arte poetica, ed. E. Mazzali, Torino, Ei-naudi, 1977, pp. 70-80; e nei Discorsi del poema eroico loda il protagonista comemodello di amor costante, ma giudica inverosimili «gli anelli incantati [e le inven-zioni] dell’ardente spada, della ghirlanda de’fiori, della camera difesa, dell’arco de’leali amanti» (ibid., pp. 203-4). Cfr. Elisabetta Sarmati, «Los libros de caballe-rıas espanoles y la crıtica de la novela en Italia», Critica del testo, III, 3, 2000, pp.981-992.

32 Laura Zumkeller, Biblioteca Nazionale Braidense. Le edizioni del XVI se-colo. III. Edizioni spagnole e portoghesi, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca delloStato, 1988; Enrique Body Morera e Vittoria Foti, «Edizioni italiane deilibros de caballerıas nella Biblioteca Nacional de Madrid. Ciclo di Amadıs de Gau-la», Cuadernos de Filologıa Italiana, 14, 2007, pp. 259-274.

Anna Bognolo 145

conservati vi sono molte edizioni di Michele Tramezzino tra cuialcune principes, come un Lisuarte di Grecia del 1550 o un Sil-ves de la Selva del 1551. Lo Sferamundi vi appare completo del-le sei parti, anche se quasi tutte di un’edizione tarda (Lucio Spi-neda 1610). Gli esemplari provengono dai piu antichi fondi li-brari, quelli che costituirono la Biblioteca Civica all’inizio del-l’Ottocento. Ma su questi argomenti lascio spazio al saggio diPaola Bellomi.

In conclusione, i libros de caballerıas che abbiamo la fortunadi poter studiare qui a Verona, meritano tutta l’attenzione chefinalmente riusciamo a rivolgervi. Furono il primo genere ro-manzesco ad avere un successo «di massa» e diedero un impul-so notevole al mutamento verso l’uso privato e moderno del li-bro. L’esperienza del completo assorbimento nella lettura eun’acquisizione del XVI secolo, che solo la diffusione del testostampato rese possibile, grazie alla regolarita dei caratteri e allafacilita di percezione che ne derivava. Solo la lettura silenziosapoteva portare a quell’immedesimazione completa, a quell’ab-bandono all’immaginazione a cui si riferiscono molte testimo-nianze relative ai lettori di romanzi del Cinquecento, situazionedi rapimento e perdita del rapporto con la realta che tanto pre-occupava i moralisti e di cui don Chisciotte e l’emblema piu no-to e affascinante.

Indice

In margine, di Anna Maria Babbi V

Introduzione, di Silvia Monti 1

Alessandra Zamperini, Carlo V all’Escorial: strategie dellamemoria e competizione nelle tombe reali tra Quattro e Cin-quecento 13

Andrea Zinato, La conquista spagnola di Castelnuovo e l’asse-dio ottomano. Gutierre de Cetina, Luigi Tansillo e Fernandode Herrera: le armi e la poesia 43

Emilio Blanco, «Apelo a vosotros, prıncipes»: la exigencia pa-cifista de Erasmo 67

Fabio Forner, Umanisti spagnoli tra Italia e Spagna 87

Javier Gijon Manzano, Lo spagnolo all’epoca di Carlo V:grammatiche e vocabolari 105

Anna Bognolo, Il romanzo cavalleresco spagnolo in Italia e lacollezione di Amadıs della Biblioteca Civica di Verona 125

Paola Bellomi, Il ciclo italiano di Amadis di Gaula. Catalogodescrittivo della collezione della Biblioteca Civica di Verona 147

Rosanna Gorris Camos, L’aigle et la salamandre: ClementMarot e i poeti francesi davanti a Carlo V 185

Lisanna Calvi, «’Slud, he does look too fat to be a Spaniard».La Spagna nell’Inghilterra del XVI secolo: dal picaresco allasatira 227

Indice dei nomi 245