(A cura di) E. M. Artom, Il patto di Abramo: la 'milà' nei registri di circoncisori veneziani ( a...

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COLLANA DI STUDI EBRAICI XVIII

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COLLANA DI STUDI EBRAICI

XVIII

EMANUELE MENACHEM ARTOM

IL PATTO DI ABRAMOLa “milà” nei registri

di circoncisori veneziani

A cura di UMBERTO FORTIS

© Salomone Belforte & C., 2014Via Roma, 43 – 57126 LivornoTel./Fax [email protected]

ISBN ???-??-????-???-?Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma, come mezzo elettronico, mecca-nico o altro, senza l’autorizzazione scritta dell’editore.Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi.

In copertinaCerimonia della circoncisione (Museo Ebraico di Venezia – sec. XVIII)

Progetto editorialeGuido Guastalla

ImpaginazioneClaudio Lenzi

StampaTipografia Monteserra, Vicopisano (PI)

“Gli scritti e le cose non finite non hanno valore: corrono il rischio di esser dimenticate

o di esser gettate via.

Pensando a questa riflessione e per onorare la memoria di mio marito z”l, il rabbino Emanuele Menachem Artom, porto alle stampe il suo lavoro di ricerca su quattro circoncisori veneziani, i Vivante, di cui aveva studiato i

Pinkasim, lavoro che non aveva potuto concludere.

Spero di aver esaudito il desiderio di Emanuele di vedere realizzato il suo progetto.

Elena Lea Rossi Artom

INDICE

NOTA INTRODUTTIVA di Umberto Fortis......................................

NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA...........................................................

REGISTRI DI CIRCONCISORI VENEZIANI di Emanuele Menachem Artom................................................................................

I QUATTRO REGISTRI DEI CIRCONCISORI VIVANTE..............

APPENDICE• La milà: un approfondimento di Alberto Moshè Somekh...............• Della Circoncisione di Leon Modena.............................................

TAVOLE...............................................................................................

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NOTA INTRODUTTIVA

Si stanno facendo sempre più numerosi negli ultimi anni gli studi che mirano a ricostruire la storia delle singole comunità ita-liane attraverso la trascrizione e l’edizione di documenti d’archivio che aprono lo sguardo sulla vita sociale, gli usi e i costumi degli an-tichi ghetti. Sono verbali di riunioni comunitarie, registri anagrafici, plichi di corrispondenza o carte riguardanti i rapporti con lo stato dominante: tasselli minimi, piccole tessere, a volte, di un mosaico che lentamente consente di studiare la vita sociale e religiosa delle varie qehillòth, fino a portare un contributo indispensabile per una sempre più ampia conoscenza della storia degli ebrei in Italia.

In questo contesto, anche la comunità di Venezia ha visto accrescersi, negli ultimi tempi, il numero delle edizioni e lo studio di documenti interessanti e utili: non solo l’analisi delle varie condotte che, nel corso dei secoli, hanno regolato i rapporti tra la società del ghetto e la Serenissima Repubblica; non solo le molte norme sui banchi di pegno, ma anche, e soprattutto, la storia delle varie fa-miglie, i verbali dei processi del S. Uffizio di Venezia contro ebrei e giudaizzanti, la pubblicazione di molti testamenti, capaci di svelare la vita familiare di singoli gruppi o gli elenchi di alcune biblioteche private, che attestano l’apertura di molti intellettuali ebrei anche verso la cultura contemporanea.

Ora, accanto a questi reperti, sempre più importanti per la ricerca storica, si aggiunge la trascrizione di alcuni registri di circon-cisori veneziani, tutti appartenenti alla famiglia Vivante, a testimo-niare, prima di tutto, la rigorosa osservanza del “patto di Abramo”, uno dei precetti fondamentali della vita ebraica. Tali documenti

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dei neonati, dei singoli padri e le date delle varie operazioni, lascian-do così un’importante documentazione per la conoscenza delle varie famiglie della comunità veneziana. Tali registri rimasero, di generazione in generazione, in eredità della famiglia Vivante, fino a giungere all’ultimo erede, il professor Cesare z. l., che così riassume le complesse vicende della loro trasmissione: “Attorno alla metà del Novecento, il registro di Mandolin perveniva all’Archivio Centrale del Popolo Ebraico per vie che non conosciamo. Ricostruibili al-meno a grandi linee, le vicende degli altri. Il registro di ’Aharòn era ovviamente passato a suo tempo nelle mani del figlio primogenito, continuatore dell’attività paterna; ma, nel frattempo (non sappiamo tuttavia quando) era pervenuto nelle mani dello stesso Ya‘aqòv Vita, unico circoncisore della famiglia allora operante a Venezia, anche il registro di Ya‘aqòv, morto nel 1839. Il resto è storia, se non proprio di ieri, almeno dell’altro ieri. Alla morte di Ya‘aqòv Vita, o più pro-babilmente dopo quella della vedova, Giuditta Salom, i registri di questi tre circoncisori furono assegnati alla figlia Sara, la nonna di chi scrive, e conservati prima nell’antica casa di famiglia e, in segui-to, come proprietà comune, ora da una famiglia ora dall’altra del nostro ramo. Adesso, presso di me, attendono un’adeguata colloca-zione pubblica”.

Tre registri (A B C), in effetti, furono esaminati per la prima volta nel 1976 da Rav Artom z. l. in occasione della prima giornata di studio organizzata dalla comunità ebraica di Venezia. In quell’oc-casione il rabbino Artom tenne una lunga relazione (riprodotta in questo volume), ripromettendosi di studiare più ampiamente i documenti per trarne importanti notizie sull’onomastica venezia-na nell’età dell’emancipazione e sulle corrispondenze con i registri anagrafici della comunità lagunare. Qualche anno più tardi egli poté esaminare anche un quarto registro (D), conservato appunto a Ge-rusalemme e appartenente a Menachèm (Mandolin) Vivante, che vi ha registrato 142 circoncisioni compiute negli anni che vanno dal

vengono a integrare, in parte, le notizie che gli studiosi possono ri-cavare dall’anagrafe comunitaria e consentono, a volte, di ricostru-ire l’albero genealogico di alcune famiglie, almeno per gli anni che vanno dalla fine del Settecento alla seconda metà dell’Ottocento; mentre, per altro verso, risultano assai utili per lo sviluppo degli studi sull’onomastica veneziana, sull’origine e la provenienza, tra-mite i cognomi, di molte famiglie: un materiale, dunque, che può offrire una solida base per più ampi e approfonditi studi sulla società ebraica veneziana.

Si tratta di quattro registri che attestano l’attività esercitata da alcuni circoncisori della famiglia Vivante negli anni che vanno dal 1776 al 1882: Mandolin Menachèm, Ya‘aqòv, ’Aharòn e Ya‘aqòv Vita. Appartenenti a una famiglia di alta cultura, come è documen-tato soprattutto dalla biblioteca settecentesca del padre di Mena-chèm; tra Corfù, loro sede d’origine, e Venezia, dove, dal 1779, abitarono in un palazzo del Ghetto Nuovissimo, essi praticarono soprattutto l’attività mercantile, come assicuratori o armatori, ma furono impegnati, talora, anche nel settore finanziario e immobilia-re. Nessuno di loro era medico di professione, ma, per tradizione di famiglia, si impegnarono sul piano religioso, dedicandosi soprattut-to nell’attività di moalìm, circoncisori, per consentire a molti padri di adempiere il precetto della milà.

In tale veste, Mandolin, fra il 1776 e il 1816, eseguì più di 160 circoncisioni, sia a Corfù, dove iniziò la sua attività, sia a Venezia, soprattutto, ma anche in altre città del Veneto; Ya‘aqòv ne praticò 188 negli anni che vanno dal 1789 al 1815; ’Aharòn fece 269 inter-venti fra il 1802 e il 1838, ma Ya‘aqòv Vita, certamente il più attivo della famiglia, ne eseguì ben 1596 negli anni che vanno dal 1827 al 1882, noto e apprezzato in tutta la regione veneta e degno di ricordo per aver istituito, forse nel 1856 (?), in Ghetto Vecchio, un midràsh Vivante, attivo fino alla prima guerra mondiale. Tutti annotarono con cura nei loro registri, per ogni intervento, i nomi e i cognomi

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NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA

Il rabbino dott. Emanuele Menachem Artom nacque a Torino il 19 agosto 1916 dal rabbino prof. Elia Samuel Artom e da Giulia Cassu-to. Aveva quattro anni quando la famiglia andò ad abitare a Tripoli (Libia), dove il padre resse la cattedra rabbinica fino al 1924. Tornata la famiglia in Italia, egli abitò in Alessandria (Piemonte) e poi a Firen-ze, dove frequentò il ginnasio, il liceo, e poi l’Università e il Collegio Rabbinico. Si laureò in Lettere e in Lingue Orientali nel 1937 con una tesi su Le lettere di Obadiah di Bertinoro e, nello stesso anno, conseguì la laurea rabbinica. Nel 1937-1938 fu Rabbino Capo di Perugia. Insegnò Ebraismo nelle scuole ebraiche di Roma negli anni scolastici 1938-1939 e vinse il concorso per l’insegnamento delle materie letterarie nelle scuole medie. Nell’anno 1938 ottenne anche l’abilitazione all’in-segnamento delle stesse materie nelle scuole medie superiori italiane, ma, a causa delle leggi razziste, non poté assumere alcun incarico.Emigrò in Israele nel novembre 1939 e sposò Elena Rossi nel giugno 1942. In quegli anni fece la sua esperienza agricola a Magdiel, coltivando ortaggi, di cui era fiero. Insegnò materie ebraiche e latino nella scuola media superiore di Ramataim nell’anno scolastico 1941-42 e, nel 1943-44, nella scuola media superiore Mizrachi di Afula. Fu segretario-revisore di testi all’Ufficio Traduzioni della Segreteria del Governo mandatario della Palestina negli anni 1945-48.Prestò servizio nell’Esercito di difesa di Israele negli anni 1948-49.Coprì l’incarico di segretario del Consiglio per i problemi del sabato presso il Ministero dei Culti israeliano negli anni 1949-50 e poi fu direttore dell’Archivio del Gabinetto del Ministro israeliano degli

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1776 al 1816. Rav Artom non poté tuttavia portare a compimen-to il suo progetto, per la sua immatura scomparsa, e il suo pur in-compiuto lavoro rimase per molti anni inedito. Ne pubblichiamo in questo volume, intanto, la trascrizione dei vari registri, come atto di omaggio alla memoria del grande maestro e studioso e come documento offerto a chi vorrà portare a compimento quanto egli si era proposto.

Umberto Fortis

I nostri ringraziamenti a Rav Alberto Moshè Somekh per aver concesso la pub-blicazione di un suo articolo; a Elena Lea Rossi Artom per il suo fondamentale contributo all’edizione del volume; all’Archivio Centrale del Popolo Ebraico di Ge-rusalemme per aver permesso la riproduzione del registro di Menachèm Vivante. Dal saggio La memoria dei padri. Cronaca, storia e preistoria di una famiglia ebraica tra Corfù e Venezia (Firenze, Giuntina 2009) del professor Cesare Vivante z. l., venuto a mancare mentre questo libro era in stampa, abbiamo tratto le notizie sui circon-cisori autori dei manoscritti qui riprodotti e segnati rispettivamente A (Ya‘aqòv), B (’Aharòn), C (Ya‘aqòv Vita), D (Mandolin). I cognomi sono stati raggruppati in ordine alfabetico per facilitare la consultazione.N. B. Nella trascrizione delle parole ebraiche, nei testi qui riportati, abbiamo sem-pre mantenuto la grafia voluta dai singoli autori.