La prosodia dell'italiano e del tedesco a confronto. In: ITALIENISCH 2013/2, 80-93

15
80 MANUELA CATERINA MORONI La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto 1 Con il termine prosodia si intende l’insieme delle caratteristiche sonore di una lingua che interessano un dominio più ampio del singolo fono. Le principali caratteristiche prosodiche sono il tipo e la posizione degli accenti, la melodia/ l’intonazione, la velocità di eloquio, il ritmo, la durata, le pause, il volume e la qualità della voce (Selting 1995, 1, Sorianello 2006, 16). In parte della letteratura, invece di prosodia si usa il termine intonazione. Questo termine in senso stretto però indica solo una delle caratteristiche sonore di una lingua, ovvero l’andamento melodico della voce nel tempo (Rabanus 2001, 7). Nel presente contributo si userà il termine intonazione esclusivamente in senso stretto. Il rapporto tra ciò che si può misurare a livello acustico/fisico e le caratteristiche prosodiche effettivamente percepite dall’apparato uditivo umano è molto complesso. Per esempio, il principale parametro acustico che corrisponde alla nostra percezione dell’intonazione è la misura della variazione della frequenza delle vibrazioni delle corde vocali al secondo (detta frequenza fondamentale). Tuttavia, anche l’estensione nel tempo delle sillabe (durata) e la variazione dell’intensità contribuiscono alla percezione dell’intonazione (Rabanus 2001, 6–7). Nel presente contributo si offre un panorama dei principali risultati della ricerca sulla prosodia dell’italiano e del tedesco inerenti a tre domande: (i) Come vengono classificati l’italiano e il tedesco dal punto di vista pro- sodico? (ii) Quale relazione c’è in queste due lingue tra gli accenti presenti in un’unità intonativa e la struttura informativa? (iii) Quali andamenti melodici/ curve intonative vengono usati in italiano e tedesco e con quali funzioni? 1. Classificazione prosodica delle lingue 1.1 Italiano e tedesco come lingue intonative Se si prende in considerazione il dominio di applicazione dell’intonazione, le lingue del mondo si possono dividere in lingue tonali e lingue intonative (dette anche accentuali). 2 Nelle lingue tonali l’intonazione ha funzione distintiva a livello lessicale. Ciò significa che un determinato andamento melodico della voce è legato ad un determinato lessema. Tipiche lingue tonali sono il cinese mandarino e numerose lingue dell’Africa subsahariana come lo Yoruba e l’Efik (cfr. Maddieson 1978, Ladd 2008, 65–66). Il tedesco e l’italiano sono lingue intonative. In questo tipo di lingue l’intonazione non ha funzione dis- tintiva a livello lessicale, ovvero, il tipo di andamento melodico con cui si ITALIENISCH 70 (2013/2)

Transcript of La prosodia dell'italiano e del tedesco a confronto. In: ITALIENISCH 2013/2, 80-93

80

MANUELA CATERINA MORONI

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto1

Con il termine prosodia si intende l’insieme delle caratteristiche sonore di una lingua che interessano un dominio più ampio del singolo fono. Le principali caratteristiche prosodiche sono il tipo e la posizione degli accenti, la melodia/l’intonazione, la velocità di eloquio, il ritmo, la durata, le pause, il volume e la qualità della voce (Selting 1995, 1, Sorianello 2006, 16). In parte della letteratura, invece di prosodia si usa il termine intonazione. Questo termine in senso stretto però indica solo una delle caratteristiche sonore di una lingua, ovvero l’andamento melodico della voce nel tempo (Rabanus 2001, 7). Nel presente contributo si userà il termine intonazione esclusivamente in senso stretto.

Il rapporto tra ciò che si può misurare a livello acustico/fisico e le caratteristiche prosodiche effettivamente percepite dall’apparato uditivo umano è molto complesso. Per esempio, il principale parametro acustico che corrisponde alla nostra percezione dell’intonazione è la misura della variazione della frequenza delle vibrazioni delle corde vocali al secondo (detta frequenza fondamentale). Tuttavia, anche l’estensione nel tempo delle sillabe (durata) e la variazione dell’intensità contribuiscono alla percezione dell’intonazione (Rabanus 2001, 6–7).

Nel presente contributo si offre un panorama dei principali risultati della ricerca sulla prosodia dell’italiano e del tedesco inerenti a tre domande: (i) Come vengono classificati l’italiano e il tedesco dal punto di vista pro-sodico? (ii) Quale relazione c’è in queste due lingue tra gli accenti presenti in un’unità intonativa e la struttura informativa? (iii) Quali andamenti melodici/curve intonative vengono usati in italiano e tedesco e con quali funzioni?

1. Classificazione prosodica delle lingue

1.1 Italiano e tedesco come lingue intonative

Se si prende in considerazione il dominio di applicazione dell’intonazione, le lingue del mondo si possono dividere in lingue tonali e lingue intonative (dette anche accentuali).2 Nelle lingue tonali l’intonazione ha funzione distintiva a livello lessicale. Ciò significa che un determinato andamento melodico della voce è legato ad un determinato lessema. Tipiche lingue tonali sono il cinese mandarino e numerose lingue dell’Africa subsahariana come lo Yoruba e l’Efik (cfr. Maddieson 1978, Ladd 2008, 65–66). Il tedesco e l’italiano sono lingue intonative. In questo tipo di lingue l’intonazione non ha funzione dis-tintiva a livello lessicale, ovvero, il tipo di andamento melodico con cui si

ITALIENISCH 70 (2013/2)

81

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

articola una parola in tedesco o in italiano non è fisso e non fa parte del lessema. Esso contribuisce a dividere il flusso del parlato in segmenti, le unità intonative. Ogni unità intonativa (intonational phrase) è caratterizzata da un andamento melodico della voce, una curva, percepita come in sé conclusa (cfr. Peters 2009). Il parlato può quindi essere pensato come una serie di curve intonative di varie forme.

La forma di una curva intonativa dipende tra le altre cose da dove vengono assegnati gli accenti (pitch accents) all’interno di una unità intona-tiva. Gli accenti sono movimenti dell’intonazione in corrispondenza di sillabe portatrici di accento lessicale (stress). Questi vengono assegnati per mettere in rilievo la parte dell’enunciato più importante a livello comunicativo. Questa parte è detta focus. Ogni unità intonativa presenta almeno un accento, l’accento focale, più eventualmente altri accenti, detti secondari. Normalmente l’accento focale è collocato più a destra degli altri. Sia in tedesco che in ita-liano la posizione dell’accento focale contribuisce insieme alla sintassi a strut-turare un’unità intonativa dal punto di vista informativo dividendola in due parti: il focus e il background. Il focus costituisce la parte di informazione che il parlante marca come più informativa e rilevante in un dato contesto. Ad illustrazione di ciò si considerino i seguenti esempi:

(1a) (A: Dov’è Max?) B: max è [in piSCIna]*(1b) (A: Max mi ha detto che vuole andare in palestra.) B: no, è [in PISCIna] che Max vuole andare

(2a) (A: Wo ist Max?) B: max ist [im SCHWIMMbad](2b) (A: Max meinte, dass er ins Fitnessstudio will.) B: nein, [ins SCHWIMMbad] will Max

Il testo tra parentesi tonde chiarisce l’ipotetico contesto in cui potrebbero essere realizzate le unità intonative. Le parentesi quadre racchiudono il focus. Ogni unità intonativa può essere analizzata come divisa in due parti con un diverso status dal punto di vista informativo. Una parte focalizzata in cui cade l’accento focale e una parte in cui non vengono assegnati accenti o in cui cadono solo accenti secondari detta background. A seconda della posizione del costituente focalizzato cambia la forma della curva intonativa. Negli esempi (1a) e (2a) la curva intonativa sale e scende in corrispondenza dell’accento focale alla fine dell’unità intonativa. In (1b) e (2b) invece il movimento ascen-dente e discendente della curva avviene all’inizio perché l’accento focale è all’inizio dell’unità intonativa. Inoltre, l’eventuale assegnazione di ulteriori accenti nel background porta ad altre forme di curva. Per esempio, in (3a) e (3b) a sinistra dell’accento focale viene assegnato un ulteriore accento, detto accento di kontrastives Topik o più brevemente K-Topik (Büring 2006):

* Le sillabe portatrici di accento focale vengono scritte in maiuscolo, il resto in minuscolo.

ITALIENISCH 70 (2013/2)

82

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

(3a) (A: Perché nessuno può venire alla festa?) B: [MAX]K-Topik [deve andare a BASket] e [MOnica]K-Topik [a pitTUra](3b) (A: Warum kann keiner zur Party?) B: [MAX]K-Topik [muss BASketball spielen] und [MOnica]K-Topik muss [zum MALkurs]

Il K-Topik è un elemento di background che viene messo in contrasto con uno o più elementi. Qui chi si intende con nessuno è dato per scontato dal contesto. B sceglie degli elementi appartenenti al gruppo di persone di cui si dice che non possono andare alla festa marcandoli come K-Topik. I K-Topik sono da intendersi quindi come elementi scelti da una ipotetica lista data come presente nel contesto in cui avviene la comunicazione. Il tipo di accento e quindi la forma della curva intonativa dipende anche dallo status informa-tivo del costituente che viene messo in rilievo prosodicamente. Frascarelli/Hinterhölzl (2007) sostengono per esempio che il K-Topik in tedesco stan-dard sia associato ad un accento ascendente mentre in italiano standard ad un singolo tono alto (rispettivamente indicati con L*+H e H*, per l’uso di questa annotazione degli accenti si veda più sotto).

Oltre che dalla divisione in focus-background e dallo status informa-tivo dei singoli elementi accentati, aspetti della curva intonativa possono anche dipendere dalla posizione dell’unità intonativa all’interno del paragrafo tematico in cui essa si trova. Così, unità intonative che aprono un paragrafo tematico sono spesso caratterizzate da un prominente salto verso l’alto della frequenza fondamentale, mentre le unità intonative che chiudono un para-grafo sono caratterizzate da declinazione, ovvero da una progressiva diminu-zione dell’ampiezza della frequenza fondamentale (Heinz 2006, 43–45). Tale declinazione è responsabile del fatto che gli accenti assegnati verso la fine del paragrafo sono meno evidenti perché realizzati con un salto di frequenza fondamentale minore. Inoltre, il tipo di curve intonative (così come altre caratteristiche prosodiche per esempio l’uso delle pause e la velocità di elo-quio) può anche dipendere dal genere testuale. Stammerjohann (1992) accenna a questo proposito al concetto di «intonazione testuale». Heinz (2006, 2012) parla di Textsortenprosodie. Sulla base di un corpus di fiabe raccontate e lette e di giornali radio in italiano e francese Heinz dimostra che questi tipi di testo sono altamente caratterizzati prosodicamente. Essi presen-tano infatti caratteristiche prosodiche tipiche, tra cui appunto forme ricorrenti di curve intonative, che li distinguono dalla conversazione spontanea. In que-sto tipo di generi testuali la prosodia sembra «staccarsi» dalla struttura infor-mativa di focus e background per assumere una funzione soprattutto testuale (Heinz 2012, 246–248). Vengono cioè assegnati spesso accenti non tanto per marcare porzioni di informazione come rilevanti dal punto di vista informa-tivo ma piuttosto per «convenzione testuale» (si veda anche Cresti 2000:

ITALIENISCH 70 (2013/2)

83

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

162–163). Una di queste convenzioni testuali prosodiche che sembra caratte-rizzare lingue romanze come il francese (Meisenburg/Selig 1998: 160) e l’italiano (Heinz 2006) è il cosiddetto accento didattico o intellettuale, tipico di generi testuali come la lezione universitaria frontale. L’accento didattico consiste nell’assegnare numerosi accenti non sulla sillaba portatrice di accento lessicale ma sulla prima sillaba della parola, per esempio, in italiano: INteres-sante anzichè interesSANte. Questo fenomeno non sembra verificarsi in tedesco (cfr. Moroni in stampa e Moroni 2013). In tedesco cioè, l’accento sembra essere più fortemente ancorato alla sillaba tonica (portatrice cioè dell’accento lessicale).

1.2 L’isocronia ritmica

Oltre che sulla base del campo di applicazione dell’intonazione, le lingue sono state classificate anche in relazione alle loro caratteristiche ritmiche. Fonda-mentale a questo proposito è la cosiddetta ipotesi dell’isocronia di Pike (1945) sviluppata poi da Abercrombie (1967). Secondo questa ipotesi, nelle lingue il ritmo tenderebbe ad essere isocrono. L’isocronia ritmica verrebbe però resa nelle varie lingue in modo diverso. In lingue come l’inglese e il tedesco l’isocronia ritmica sarebbe data dagli accenti, che tenderebbero a venir realiz-zati ad intervalli costanti. Queste lingue vengono dette stress-timed. In lingue come l’italiano e lo spagnolo l’isocronia ritmica sarebbe invece data dalla durata delle sillabe che tenderebbe ad essere costante. In questo caso si parla di lingue syllable-timed. Nel corso degli anni 80 e 90 diversi esperimenti hanno confutato la teoria di Pike e Abercrombie (Roach 1982, Vékás/Berti-netto 1990, Bertinetto 1992, Grabe/Low 2002). Sul piano acustico l’ipotesi dell’isocronia è risultata essere non valida, anche se alcuni lavori (per es. Rodríguez-Vázquez 2010) sembrano ammettere l’isocronia sul piano uditivo. Più recentemente Bertinetto/Bertini/Guidugli (2012) hanno proposto una clas-sificazione prosodica basata sul parametro della flessibilità articolatoria. Il tedesco sarebbe una lingua ad alta flessibilità articolatoria, caratterizzato da una forte tendenza verso processi di riduzione fonologica, mentre l’italiano presenterebbe una bassa flessibilità articolatoria con una limitata riduzione fonologica. Secondo questa ipotesi, i diversi gradi di flessibilità sarebbero responsabili della diversa struttura ritmica delle lingue.3 In particolare, l’alto grado di flessibilità articolatoria del tedesco sarebbe responsabile della forte differenza nella struttura tra le sillabe accentate (sillabe pesanti con nucleo formato da una vocale lunga o chiuso da una coda consonantica) e quelle non accentate (sillabe leggere, con nucleo a vocale breve eventualmente chiuso da una consonante). In italiano al contrario, data la bassa flessibilità articolato-ria, ogni sillaba, sia essa accentata o meno, tenderebbe ad avere la stessa struttura CV. Indipendentemente dai diversi tentativi di classificazione ritmica,

ITALIENISCH 70 (2013/2)

84

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

nella ricerca vi è accordo su alcune differenze prosodiche tra tedesco e italiano che si riassumono nella seguente tabella:(4)

Caratteristiche vocalismo

Tedesco Vocali piene solo in sillabe accentate. Riduzione vocalica nelle sillabe non accentate (Schwa).

Italiano Vocali piene in tutte le sillabe.

struttura sillabica Le sillabe accentate sono più complesse e lunghe delle sillabe non accentate.Le sillabe accentate sono pesanti (del tipo CVC, CV e V:)

Tutte le sillabe hanno una struttura semplice, spesso CV.

Non vi è differenza nella struttura tra sillabe accentate e sillabe non accentate.

accento L’accento è realizzato in modo chiaro dal punto di vista fonetico.

L’accento può essere debole o difficile da individuare foneticamente.

Dalle differenze nel vocalismo e nella struttura sillabica tra tedesco e italiano deriva la diversa chiarezza nella realizzazione fonetica dell’accento nelle due lingue. Per questo motivo, chi lavora con dati autentici di parlato osserverà probabilmente che l’individuazione e l’annotazione degli accenti dei dati del tedesco risulta in gran parte meno problematica di quella dei dati italiani.

2. Accenti e struttura informativa

Una parte consistente della ricerca sulla prosodia4 mira, data un’unità into-nativa con una determinata struttura sintattica in un determinato contesto, a individuare i principi che regolano l’assegnazione dell’accento focale. Osser-viamo gli esempi:

(5a) (A: Cosa ha comprato Peter?) B: Peter ha comprato [una casa NUOva](5b) (A: Peter ha comprato una casa vecchia.) B: No, Peter ha comprato una [MACchina]

vecchia(5c) (A: Cosa c’è di nuovo?) B: [Peter ha comprato una casa NUOva]

(6a) (A: Was hat Peter gekauft?) B: Peter hat [ein neues HAUS] gekauft(6b) (A: Peter hat ein altes Haus gekauft.) B: Nein, Peter hat ein altes [AUto] gekauft(6c) (A: Was gibt’s Neues?) B: [Peter hat ein neues HAUS gekauft]

ITALIENISCH 70 (2013/2)

85

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

In (5a) e (6a) per focalizzare il sintagma nominale oggetto l’accento viene assegnato all’estrema destra di quest’ultimo. Se in italiano si inverte l’ordine di testa e attributo si osserva che l’accento focale cade comunque all’estrema destra del sintagma:

(5a’) (A: Cosa ha comprato Peter?) B: Peter ha comprato [una nuova CAsa]

In questo caso in tedesco non è possibile spostare l’attributo a destra della testa ma il fatto che in sintagmi in cui l’attributo sta a destra della testa l’accento focale debba cadere sulla testa dell’attributo (esempio (7)), e quindi a destra, sostengono la tesi che anche in tedesco come in italiano per focaliz-zare un sintagma l’accento vada assegnato il più a destra possibile:

(7) (A: Was hast du ihr geschenkt?) B: Ich habe ihr das neueste Buch von Bernhard SCHLINK geschenkt.

(5b) e (6b) sono esempi di cosiddetto focus ristretto (narrow focus) in cui un elemento viene contrapposto ad uno o più elementi. In (5c) e (6c) si può osservare che sia in italiano che in tedesco, in un contesto in cui tutta l’informazione è focalizzata, l’accento cade sull’oggetto retto dal verbo. All’interno del sintagma oggetto, in italiano l’accento si posiziona all’estrema destra, in questo caso sull’attributo nuova, in tedesco sulla testa Haus. Data la struttura sintattica del tedesco caratterizzata dalla discontinuità del com-plesso verbale (Verbalklammer) l’accento focale in tedesco è spesso seguito da varie sillabe non accentate (le sillabe della seconda parte del complesso ver-bale). Ciò è al contrario meno frequente in italiano, dove l’accento focale cade spesso sulla penultima sillaba dell’unità intonativa, come qui su NUO- in nuova. È plausibile ipotizzare che questo e la struttura sillabica dell’italiano caratterizzata da un vocalismo uniforme siano tra i fattori responsabili del fatto che apprendenti italofoni di tedesco come lingua straniera tendano in frasi come (6a), (6b) e (6c) ad assegnare l’accento focale più a destra (geKAUFT) e che essi in tedesco trovino generalmente difficile realizzare le sillabe finali delle unità intonative senza accentarle. Le osservazioni fatte per gli esempi (5a)–(5b)–(5c) e (6a)–(6b)–(6c) contenenti un verbo transitivo e un oggetto diretto valgono anche per enunciati con strutture con verbo di movi-mento (per es. Hans fährt nach berLIN e Hans va a berLIno). In generale, se in un enunciato non marcato (dal punto di vista sintattico e pragmatico) sono presenti più di un costituente sintattico con funzione di oggetto diretto, indi-retto o preposizionale o di complemento circostanziale, per focalizzare l’intero enunciato l’accento va assegnato sull’ultimo di questi costituenti (Hans fährt nach Berlin mit seiner FREUNdin e Hans va a Berlino con la sua raGAZza).

ITALIENISCH 70 (2013/2)

86

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

Gli esempi visti fino ad ora presentano enunciati di tipo categorico, in cui cioè si predica qualcosa riguardo a qualcuno/qualcosa e in cui l’enunciazione avviene per così dire in due passaggi: (i) un’entità viene introdotta e (ii) su di essa si predica qualcosa. Vediamo ora qual è il rapporto tra accento focale e struttura informativa in tedesco e italiano in enunciati tetici o presentativi, in cui tipicamente compaiono verbi intransitivi con soggetti spesso non-agentivi e in cui si presenta un evento.5 A differenza di quanto osservato per gli enun-ciati di tipo categorico, qui tedesco ed italiano si comportano diversamente. Vediamo degli esempi:

(8a) (A: Cosa è successo?) B: [è caduto un bamBIno] (vs. *[un bamBIno è caduto])(8b) (A: Cosa è successo?) B: [è arrivata la poliZIa] (vs. *[la poliZIa è arrivata])

(9a) (A: Was ist passiert?) B: [ein KIND ist hingefallen](9b) (A: Was ist passiert?) B: [die PoliZEI ist gekommen]

Qui si può osservare che in enunciati di questo tipo, affinché venga focalizzata tutta l’informazione, l’accento focale deve cadere sul soggetto. Questo vale sia per l’italiano che per il tedesco. In italiano tuttavia è necessario che il soggetto segua il verbo. Ciò è in linea con l’opinione molto diffusa nella ricerca secondo la quale in lingue come il tedesco e l’inglese la struttura focus-back-ground venga codificata soprattutto con l’assegnazione degli accenti mante-nendo la struttura sintattica invariata mentre in lingue come l’italiano gli accenti non bastino e si debba spesso modificare l’ordine dei costituenti (cfr. Vallduví 1991, Büring 2010).

3. Intonazione: Forme e funzioni delle curve intonative

3.1 La grammatica intonativa

Uno degli obiettivi della ricerca in ambito prosodico consiste nell’indagare per ogni lingua la sua «grammatica intonativa».6 Questa consiste in un inventario di curve ricorrenti abbinate a determinate funzioni. I maggiori progressi nella ricerca sono stati fatti fino ad ora soprattutto nello sviluppo di un modello per la descrizione delle curve, mentre l’analisi delle funzioni rappresenta in gran parte ancora un desideratum. Il modello che si può dire ormai affermato è quello autosegmentale-metrico elaborato da Pierrehumbert (1980) per l’inglese degli Stati Uniti e adattato a numerose lingue nel corso degli ultimi trent’anni. Nell’approccio autosegmentale-metrico ogni curva intonativa viene descritta come una combinazione di toni alti (H) o bassi (L).

Solo certi toni della curva sono rilevanti a livello linguistico/fonologico. Questi sono: (i) i toni realizzati in corrispondenza di sillabe portatrici di accento lessicale (stress), detti starred tones (H*, L*) (ii) i toni che precedono

ITALIENISCH 70 (2013/2)

87

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

o seguono gli starred tones, detti rispettivamente leading tones e trailing tones e (iii) i toni realizzati all’inizio e alla fine di ogni unità intonativa, detti boundary tones. Uno starred tone da solo o in combinazione con un leading e/o un trailing tone forma un pitch accent. Le curve intonative sono ancorate solo in alcuni punti al testo dell’unità intonativa e i toni compresi tra questi punti vengono derivati per interpolazione. L’approccio autosegmentale-metrico permette di rendere visibile in quale modo una curva è ancorata/allineata al testo. Kohler (2005:92) ha dimostrato che il tipo di allineamento della curva con il testo è distintivo, o meglio, restringe la gamma di contesti in cui un determinato enunciato può essere realizzato. Si osservino qui gli esempi per il tedesco tratti da Kohler. Lo stesso enunciato viene usato a seconda della curva in contesti diversi. Questi contesti vengono descritti nella maggior parte della letteratura con parole chiave.

Allineamento testo-toni Contesto secondo Kohler (2005)

(10a) (Wer einmal lügt, dem glaubt man nicht, auch wenn er dann die Wahrheit spricht) sie hat ja geLOGen H+L* L%

conclusione di argomento, riassunto

(10b) (Jetzt verstehe ich das erst.) sie hat ja geLOgen H*+L L%

Apertura di un nuovo argomento/Osser-vazione

(10c) (Oh!) sie hat ja geLOgen L*+H L%

Sorpresa

I grafici dell’andamento della frequenza fondamentale ottenuti con il software Praat (Boersma/Weenink 2012) chiarificano il metodo di annotazione auto-segmentale-metrico e rendono visibile l’allineamento tra toni e testo:

Grafico di (10a)

ITALIENISCH 70 (2013/2)

88

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

Grafico di (10b)

Grafico di (10c)

Per il tedesco e l’italiano standard sono state elaborate diverse grammatiche intonative. Per il tedesco si cita qui Féry (1993) e l’inventario molto detta-gliato di Grice/Baumann/Benzmüller (2005). Una grammatica intonativa per l’italiano è stata elaborata da Avesani (1995) e ripresa da Rabanus (2001). Per chiarezza si riporta la grammatica intonativa del tedesco standard di Féry (1993) e quella dell’italiano standard di Avesani (1995):

(11) Inventario delle curve del tedesco standard secondo Féry (1993)7

H*+L L% dichiarativa w-interrogativa

L*+H H% interrogativa polare interrogative eco liste Tags

ITALIENISCH 70 (2013/2)

89

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

H*+L H% w-interrogativa

L*+H L% tono paternalistico, ovvietà (pochi usi possibili)

(12) Inventario delle curve intonative dell’italiano standard secondo Avesani (1995)8

H+L* L- L% dichiarative

H* L- L% dichiarative con focus marcato e frasi imperative

%H H* L- L% frasi esclamative

L*+H L- L% incertezza/incredulità

L* H- H% oppure domande totali H+L* L- H%

H* L- H% oppure continuazione H+L* L- H%

H* H- L% richiamo

Osserviamo per prima cosa i tipi di curve dei due inventari. Dal confronto tra l’inventario di Féry per il tedesco e quello di Avesani per l’italiano si può osservare una differenza tra le due grammatiche intonative confermata da vari studi (per es. Ladd 2008). Laddove in tedesco, in frasi dichiarative con focus non marcato (broad focus) troviamo una curva con l’accento focale il cui tono alto è allineato con la sillaba portatrice di accento di parola, H*+L L%, in italiano troviamo un allineamento diverso, in cui il tono alto è allineato con la sillaba atona che precede la sillaba portatrice di accento lessicale (H+L* L%). Le frasi dichiarative non marcate tenderebbero quindi in italiano a presentare quello che Kohler (2005) chiama early peak. Mentre in tedesco si avrebbe un middle peak.

3.2 Semantica dei toni

Per quanto riguarda la relazione tra intonazione e significato, si può osservare che sia per l’italiano che per il tedesco i tipi di significati attribuiti alle curve intonative sono molto eterogenei. Questi riguardano la modalità della frase (dichiarativa, domande), il tipo di atto comunicativo (richiamo), atteggiamenti del parlante verso quanto detto (incertezza, incredulità) e intenzioni del par-lante riguardo al turn-taking nell’interazione (continuazione). Inoltre, se si

ITALIENISCH 70 (2013/2)

90

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

considera l’inventario di Féry si nota che il significato di «ovvietà» da lei attribuito alla curva ascendente-discendente (L*+H L%) non è lo stesso attri-buito da Kohler (2005), che parla di «sorpresa». Si potrebbe pensare che le curve di un inventario possano avere valenze diverse a seconda del contesto, ma questa non sarebbe una soluzione auspicabile per una teoria del signi-ficato linguistico dell’intonazione. Sarebbe molto più auspicabile arrivare ad individuare dei significati abbastanza astratti che possano valere per tutti i contesti d’uso della curva. Nell’ambito dell’approccio autosegmentale-metrico si tenta di fare ciò partendo dal presupposto che non è la curva ad essere portatrice di significato bensì i toni (starred, leading, trailing e boundary tones) che la compongono. Lo schema seguente riassume la teoria della semantica dei toni di Peters (2009: 105–106) che a sua volta riprende quella di Pierrehumbert/Hirschberg (1990):

(13)

H* L*

L o H H%

L%

l’informazione deve essere aggiunta al sapere comune di parlante e ascoltatore l’informazione non deve essere aggiunta al sapere comune di parlante e ascoltatore(presenza di un leading o trailing tone) l’informazione è conclusa l’informazione dell’unità intonativa deve essere interpretata in relazione a quanto segue nella unità intonativa seguentel’informazione dell’unità intonativa è interpretabile in sé

Secondo Peters questi significati astratti, che riguardano come si vede lo status informativo degli elementi accentati e la relazione tra le unità intonative, sarebbero universali. Le lingue si distinguerebbero nell’uso dei toni e delle curve date dalla loro combinazione nei vari contesti comunicativi. I diversi usi dovrebbero però secondo questa teoria essere sempre compatibili con i tratti semantici dei singoli toni. Un obiettivo importante delle ricerche su dati di parlato spontaneo consiste nell’analisi dei contesti in cui una curva, data da una combinazione di toni portatori di significati semantici astratti, ricorre in una determinata lingua. Per raggiungere questo obiettivo sembra essere molto promettente combinare l’approccio autosegmentale-metrico alla interaktio-nale Prosodieforschung sviluppata nell’ambito dell’analisi della conversazione tedesca (Gesprächsforschung). Questo è stato fatto per ora solo e solo in parte, per il tedesco, o meglio, per delle sue varietà regionali (Gilles 2005, Bergmann 2008) e non ancora per l’italiano (un’eccezione è Rabanus 2001). Bergmann (2008), per esempio, si concentra su una curva intonativa ascen-dente-discendente (L*+H L%) che caratterizza il tedesco parlato a Colonia e sulla base di dati di parlato spontaneo osserva che questa curva viene usata

ITALIENISCH 70 (2013/2)

91

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

soprattutto in unità intonative che hanno la funzione di «inquadramento» (Rahmung) di ciò che il parlante poi racconta. Tale funzione/contesto d’uso sembra essere compatibile con la teoria della semantica dei toni. Infatti, è plausibile che si usi un accento con L* («l’informazione non deve essere ag giunta al sapere comune di parlante e ascoltatore») per caratterizzare una unità intonativa come introduttiva di una sequenza narrativa. È tuttavia meno intuitivo l’uso del boundary tone basso in una unità intonativa che funge da cornice e che quindi dovrebbe piuttosto, seguendo la semantica dei toni di Peters, indirizzare l’ascoltatore verso quanto segue con un boundary tone alto. Un obiettivo importante della ricerca futura è, anche partendo dagli inventari intonativi elaborati sulla base dell’introspezione, indagare l’intonazione nel contesto d’uso, in relazione agli altri livelli di analisi della lingua e cercare di verificare se la semantica astratta dei toni di stampo autosegmentale-metrico è compatibile con i contesti d’uso individuati nei dati autentici delle varie lingue.

Abstract. Im vorliegenden Aufsatz wird ein Überblick gegeben über drei ak tuelle Forschungsfragen im Bereich der Prosodie des Italienischen und Deutschen. Zunächst wird erläutert, was Intonationssprachen sind und inwie-fern Deutsch und Italienisch in der Linguistik als solche klassifiziert werden. Im Anschluss daran wird auf die in der Forschung diskutierten Unterschiede zwischen den zwei Sprachen hinsichtlich ihrer Rhythmuseigenschaften und ihrer Silbenstruktur eingegangen. Im zweiten Teil des Aufsatzes wird der Frage nach dem Zusammenhang zwischen Hauptakzent, Syntax und Informations-struktur nachgegangen. Der dritte Teil behandelt das noch wenig erforschte Thema der Intonationssemantik.

Note

1 Ringrazio Matthias Heinz e Maria Selig per aver letto e commentato una versione precedente del presente contributo.2 Vi è un terzo gruppo di lingue (al quale appartengono per esempio lo svedese e il giap-ponese) che presentano sia caratteristiche delle lingue tonali che caratteristiche delle lingue intonative (Peters 2009). 3 Si veda anche la distinzione di Auer (2001) tra Wort- e Silbensprachen e anche Auer (1993) e Szczepaniak (2007). 4 Famosa ed estremamente interessante è la discussione documentata in gran parte nel Journal of Linguistics tra Bolinger e Gussenhoven. I due linguisti si chiedono se in inglese si possa prevedere la posizione degli accenti sulla base della sintassi (cfr. Bolinger 1972, Gussenhoven 1983, Bolinger 1985 e Gussenhoven 1985). Per il tedesco si veda Uhmann (1991), per l’italiano Frascarelli (2000). 5 Per la differenza tra enunciati tetici e categorici si veda Ulrich (1985) e Sasse (1987).

ITALIENISCH 70 (2013/2)

92

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

6 Oltre al termine grammatica intonativa che risale a Grammar of intonation di Pierre-humbert (1980), usato per esempio da Uhmann 1991 e Peters 2009, si parla anche di pattern intonativi (si veda per esempio Féry 1993). 7 Féry (1993), a differenza di Avesani (1995), non collega gli starred tones e i leading o trailing tones con il segno ‹+›, qui aggiunto per non confondere il lettore. 8 Avesani (1995) usa oltre ai tipi di toni descritti sopra anche i phrase tones (H- e L-). La realizzazione di questo tipo di toni è legata alla presenza di un confine di unità intonative frasali (intermediate phrases) all’interno dell’unità intonativa. Nel presente articolo questo tipo di toni non viene trattato. Il confronto tra gli inventari di Féry e Avesani può essere fatto ignorando i phrase tones.

Bibliografia

Abercrombie, David (1967): Elements of general phonetics, Edinburgh.Avesani, Cinzia (1995): «ToBIt: un sistema di trascrizione per l’intonazione italiana, in:

Lazzari 1995, 85–98.Auer, Peter (1993): «Is a rhythm-based typology possible?», Kontri Arbeitspapier

(Universität Konstanz) 21.Auer, Peter (2001): «Silben- und akzentzählende Sprachen», in: Haspelmath /König/

Österreicher/Raible 2001, 1391–1399.Bergmann, Pia (2008): Regionalspezifische Intonationsverläufe im Kölnischen,

Tübingen.Bertinetto, Pier Marco (1992): «syllabic blood ovvero l’italiano come lingua ad

isocronismo sillabico», in: Studi di grammatica italiana VI, 69–96.Bertinetto, Pier Marco/Bertini, Chiara/Guidugli, Lorenzo (2012): «Il ritmo del tedesco

controllo/compensazione: prime esplorazioni», in: Schafroth/Selig 2012, 27–44.Blühdorn, Hardarik/Breindl, Eva/Waßner, Ulrich Hermann (2006) (a cura di):

Text – Verstehen. Grammatik und darüber hinaus, Berlin/New York.Boersma, Paul/Weenink, David (2012): Praat: doing phonetics by computer [Computer

program], (http://www.praat.org/)Bolinger, Dwight (1972): «Accent is predictable (if you are a mind-reader)», in:

Language 48/3, 633–644.Bolinger, Dwight (1985): Two views of accent, in: Journal of Linguistics 21, 79–123.Büring, Daniel (2006): «Intonation und Informationsstruktur», in: Blühdorn/Breindl/

Waßner 2006, 144–163.Büring, Daniel (2010): «Towards a typology of focus realization», in: Zimmermann/

Féry 2010, 177–205.Cohen, Philip R./Morgan, Jerry/Pollack, Martha E. (1990) (a cura di): Intentions in

communication, Cambridge Mass.Cresti, Emanuela (2000): Corpus di italiano parlato, vol.1, Introduzione, Firenze.Crystal, David (1982) (ed.): Linguistic controversies. London. Duden. Die Grammatik (2009), Mannheim.Féry, Caroline (1993): German intonational patterns, Tübingen.Frascarelli, Mara (2000): The syntax-phonology interface in focus and topic

constructions in Italian, Dordrecht/Boston/London.Frascarelli, Mara/Hinterhölzl, Roland (2007): «Types of topics in German and Italian,

in: Schwabe/Winkler 2007, 87–116.

ITALIENISCH 70 (2013/2)

93

Manuela Caterina Moroni La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto

Gilles, Peter (2005): Regionale Prosodie im Deutschen, Berlin/New York.Grabe, Esther/Low, Ee Ling (2002): «Durational Variability in speech and rhythm class

hypothesis», in: Papers in laboratory phonology 7, 1–16, (http://www.phon.ox.ac.uk/files/people/grabe/index.html)

Greenberg, Joseph H. (1978) (a cura di): Universals of human language, Stanford.Grice, Martine/Baumann, Stefan/Benzmüller, Ralf (2005), «German intonation in

autosegmental-metrical phonology», in: Jun 2005, 55–83.Gussenhoven, Carlos (1983): «Focus, mode and the nucleus», in: Journal of Linguistics

19, 377–417.Gussenhoven, Carlos (1985): «Two views of accent: a reply», in: Journal of Linguistics

21, 125–138.Haspelmath, Martin/König, Ekkehard/Österreicher, Wulf/Raible, Wolfgang (2001) (ed.):

Language typology and language universals. An international handbook, Berlin.Heinz, Matthias (2006): Textsortenprosodie, Tübingen.Heinz, Matthias (2012): «Zur rhythmischen Gestaltung italienischer Medientexte:

zwischen informationeller Strukturierung und Autonomie der prosodischen Ebene», in: Schafroth/Selig 2012, 237–250.

Jun, Sun-Ah (2005) (a cura di): Prosodic typology, Oxford.Kohler, Klaus (2005): «Timing and communicative functions of pitch contours», in:

Phonetica 62, 88–105.Ladd, D. Robert (2008): Intonational phonology, Cambridge.Lazzari, Gianni (1995) (a cura di): Atti delle quinte giornate di studio del gruppo di

fonetica sperimentale dell’A.I.A. Povo, Trento, 17–18 novembre 1994, Roma.Maddieson, Ian (1978), «Universals of tone», in: Greenberg 1978, 335–365.Magno Caldognetto, Emanuela, Benincà, Paola (1990) (a cura di): L’interfaccia tra

fonologia e fonetica, Padova.Meisenburg, Trudel/Selig, Maria (1998): Phonetik und Phonologie des Französischen,

Stuttgart.Moroni, Manuela Caterina (2013): «La prosodia nelle presentazioni accademiche.

Un confronto tra italiano e tedesco», in: Sergo/Wienen/Atayan 2013, 253–272. Moroni, Manuela Caterina (2013): «Prosodie in italienischen Vorträgen und

Vorlesungen», Vortrag auf der Fachtagung «universitäre Lehr- und Lerndiskurse komparativ», Bergamo 27.–28. Juni 2013.

Peters, Jörg (2009), «Intonation», in: Duden. Die Grammatik 2009, 95–128.Pierrehumbert, Janet (1980): The phonology and phonetics of english intonation,

Massachussets Institute of Technology.Pierrehumbert, Janet/Hirschberg, Julia (1990): «The meaning of intonational contours

in the interpretation of discourse», in: Cohen/Morgan/Pollack 1990, 271–311.Pike, Kenneth L. (1945): The intonation of American English, Ann Arbor.Rabanus, Stefan (2001): Intonatorische Verfahren im Deutschen und Italienischen,

Tübingen.Roach, Peter (1982): «On the distinction between stress-timed and syllable-timed

languages», in: Crystal 1982, 73 – 79, (http://www.personal.reading.ac.uk/~llsroach/phon2/frp.pdf )

Rodríguez-Vázquez, Rosalía (2010): The rhythm of speech, verse and vocal music: a new theory, Bern.

Sasse, Hans-Jürgen (1987): «The thetic/categorical distinction revisited», in: Linguistics 25, 511–580.

ITALIENISCH 70 (2013/2)

94

La prosodia dell’italiano e del tedesco a confronto Manuela Caterina Moroni

Schafroth, Elmar/Selig, Maria (2012) (a cura di): Testo e ritmi. Zum Rhythmus in der italienischen Sprache, Frankfurt am Main.

Schwabe, Kerstin/Winkler, Susanne (2007) (a cura di): On information structure, meaning and form, Amsterdam/Philadelphia.

Selting, Margret (1995): Prosodie im Gespräch, Tübingen.Sergo, Laura/Wienen, Ursula/Atayan, Vahram (a cura di) (2013): Fachsprache(n)

in der Romania – Entwicklung, Verwendung, Übersetzung. Berlin. Sorianello, Patrizia (2006): Prosodia, Roma.Stammerjohann, Harro (1992): «Le ‹parenti povere›: intonazione e prosodia», in:

Italiano e oltre VII, 205–207.Szczepaniak, Renata (2007): Der phonologisch-typologische Wandel des Deutschen von

einer Silben- zu einer Wortsprache, New York.Uhmann, Susanne (1991): Fokusphonologie, Tübingen.Ulrich, Miorita (1985): Thetisch und kategorisch, Tübingen.Vallduví, Enric (1991): «The role of plasticity in the association of focus prominence»,

in: Proceedings of the eastern states conference on linguistics (ESCOL) 7, 295–306

Vékás, Domokos/Bertinetto, Pier Marco (1990): «Controllo vs. compensazione: sui due tipi di isocronia», in: Magno Caldognetto/Benincà 1990, 155–162.

Zimmermann, Malte/Féry, Caroline (2010) (ed.): Information structure, Oxford.

ITALIENISCH 70 (2013/2)