"I Cento Passi": la mafia come modello mentale ed il ruolo dello stereotipo nell'apprendimento ...

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„I CENTO PASSI“: LA MAFIA COME MODELLO MENTALE ED IL RUOLO DELLO STEREOTIPO NELL’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO Fabio Catanese Matrikelnummer: 4812121 Italienische Philologie (Kernfach) / Geschichte (Module) Tel. 015785370949 [email protected] 18. Oktober 2014

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„I CENTO PASSI“: LA MAFIA COME MODELLO MENTALE ED IL RUOLO DELLO

STEREOTIPO NELL’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO

Fabio Catanese

Matrikelnummer: 4812121

Italienische Philologie (Kernfach) / Geschichte (Module)

Tel. 015785370949

[email protected] 18. Oktober 2014

Indice.

Introduzione……………………………………………………….………………pag. 3

1. Pregiudizio e lingua straniera………………... ………………………………..pag. 4

1.1 Può lo stereotipo avere una funzione positiva? ………………………………pag. 4

1.2 Sistemi di superamento dello stereotipo………………………………………pag. 5

2. La mafia come modello mentale ed immaginario mediatico …………….……pag. 6

3. „I Cento Passi“………………………..…….……………………………….…pag. 7

3.1 Piano delle lezioni…………………...………………………………………..pag. 7

3.2 Obiettivi………………………………………………………………...……..pag. 11

Conclusioni………………………………………………………………..………pag. 11

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Introduzione

Sebbene “stereotipo” e “pregiudizio” siano due termini apparentemente simili tra di loro, è bene

circoscriverne il significato per meglio affrontare la loro incidenza nel processo di

apprendimento di una lingua. Stando alle definizioni1, lo stereotipo rappresenterebbe una

“espressione, motto, detto proverbiale o singola parola nella quale si riflettono pregiudizi e

opinioni negative con riferimento a gruppi sociali, etnici o professionali”. Per pregiudizio

intendiamo invece un “atteggiamento sfavorevole od ostile, in particolare quando esso presenti,

oltre che caratteri di superficialità e indebita generalizzazione, anche caratteristiche di rigidità,

cioè quando implichi il rifiuto di metterne in dubbio la fondatezza e la resistenza a verificarne

la pertinenza e la coerenza”. Nella seconda definizione, vediamo come siano presenti termini

come “generalizzazione”, “rigidità” e “superficialità”. Cosa accade quando tali aggettivi

riguardo l’atteggiamento di uno studente tedesco nei confronti della lingua italiana? Innanzi

tutto si genererà una visione irreale e stereotipata della cultura italiana e, sul piano meramente

didattico, verrà a mancare quell’autentico processo di comprensione autentica di una realtà

diversa che gioca un ruolo irrinunciabile nell’apprendimento di una lingua straniera. Cosa

ancora peggiore, qualora il pregiudizio non venisse sfatato, rischierebbe di “fossilizzarsi” nello

studente senza possibilità di rielaborazioni future.

Nei limiti della sua analisi, questo lavoro si propone di studiare un caso particolare: gli

stereotipo di “mafia” e “mafioso” all’interno dei processi di apprendimento dell’italiano come

lingua straniera. Dopo un’iniziale descrizione di cosa sia effettivamente il pregiudizio

nell’ambito dello studio di una lingua, passeremo ad analizzare alcuni sistemi di superamento

dello stereotipo. Il secondo capitolo di questo lavoro entrerà nello specifico, analizzando la

mafia come stereotipo e proponendo un piano di lezioni legato all’opera di Marco Tullio

Giordana sulla vita di Giuseppe Impastato.

1 Fonte: www.treccani.it, voci “stereotipo” e “pregiudizio”

4

1. Pregiudizio e lingua straniera

Già Carlo V diceva: “parlo in spagnolo a Dio, in italiano alle donne, in francese agli uomini e

in tedesco al mio cavallo”. Stereotipi e pregiudizi legati alle lingue straniere fanno parte della

vita quotidiana, sia che si declinino come aspetti positivi (la presunta eleganza del francese, la

musicalità dell’Italiano) o negativi (la durezza del russo o del tedesco). I bambini ed i ragazzi a

scuola, non sono tabulae rasae innanzi al processo di apprendimento di una lingua straniera, ma

latori di stereotipi foraggiati dai media, dai genitori, dagli amici. Persino gli insegnanti possono,

inconsapevolmente, favorire il processo di “stereotipizzazione” di una cultura: James Lynch ha

sottolineato come insegnare voglia dire a volte anche schematizzare e dunque semplificare;

l’effetto più rischioso di tale semplificazione è appunto un apprendimento per categorie che

trasforma realtà concrete in stereotipi2.

1.1 Può lo stereotipo avere una funzione positiva?

Se da un lato gli stereotipi donano un immagine falsificata di una cultura, dall’altro va

sottolineato come rappresentino per lo studente un immaginario conosciuto, un ambiente

“familiare”. Immaginiamo il caso in cui uno studente debba confrontarsi con una lingua antica

come il sanscrito: non avrebbe probabilmente delle dirette corrispondenze cui far riferimento ed

il processo di apprendimento sarebbe forse limitato da questa distanza. Nel caso delle lingue

romanze invece, il bombardamento mediatico e familiare e quella che potremmo chiamare

socializzazione stereotipale creano un background utile per catturare l’attenzione dello studente.

Va comunque sottolineato come la funzione positiva dello stereotipo nell’apprendimento di una

lingua straniera vada necessariamente limitata a questa funzione: attirare l’attenzione degli

studenti verso la lingua e la cultura straniera, darle una dimensione familiare. Se si va oltre, lo

stereotipo piò addirittura finir per rappresentare l’inizio di una vera e propria “educazione

discriminazione”: la linguista Isabella Chiari ha sottolineato come l’alterità linguistica divenga

facilmente alterità etnica ed il giudizio su di una lingua possa diventare il giudizio sul gruppo

etnico che la parla3.

2 Lynch, James: Educazione multiculturale in una società globale. Armando Editore 1993. Pag. 30

3 “[…]molti stereotipi sulle lingue non possono essere identificati e interpretati in modo distinto dalla stereotipizzazione di aspetti contigui, soprattutto legati alle caratteristiche del parlante…(continua)

5

1.2 Sistemi di superamento dello stereotipo

Seguendo un approccio metodologico costruttivista, Hugh Gash e Vincent Kenny affermano

come gli strumenti migliori per mettere in crisi un pregiudizio/stereotipo siano la formulazione

di domande che costringano a riflettere sul proprio pregiudizio e la proposizione di contro-

esempi che contraddicano il pregiudizio stesso.4 Nessun campo si presta forse meglio dello

studio di una lingua straniera per comprovare tale metodo. Molto spesso infatti gli studenti non

hanno un contatto concreto con l’oggetto di studio che, ricordiamo, non è un entità linguistica

asettica ma il sistema comunicativo di contesti sociali ben precisi.

Gigliola Zanetti ha sottolineato inoltre come oggetto di pregiudizio non siano mai i singoli

individui ma delle categorie5. La categorizzazione, è un processo psicologico utile a risparmiare

complessi calcoli al nostro cervello: in un paese straniero categorizziamo immediatamente il

poliziotto, il taxista, l’infermiere, poiché essi appartengono tutti ad un immaginario a noi

conosciuto6. Cosa accade però, quando oggetto di tale processo è un gruppo sociale o un’intera

cultura? Si genera inevitabilmente una distanza che non solo può falsare l’immagine di una

cultura ma, nel nostro contesto, può rendere più difficoltoso il processo di apprendimento

linguistico. Se a questo aggiungiamo il fatto che il pregiudizio riguarda sempre e solo un

outgroup, un gruppo esterno, comprendiamo come tale distanza possa farsi incolmabile.

Focalizzare sull’individuo e dargli un’identità ed una storia permette di contrastare apertamente

la sedimentazione di un pregiudizio: se da un lato infatti la concretezza di una singola storia

eviterà processi di riduzione e categorizzazione, dall’altro concentrarsi su uomo/donna in carne

ed ossa permetterà forse un processo di immedesimazione, di com-passione che avvicinerà allo

studente quello che prima era uno stereotipo. Tuttavia, nell’avviarsi verso la realizzazione di

tale proposito, bisogna evitare di cadere nel pericolo opposto: quello di appianare le differenze

…Molto spesso lo stereotipo linguistico non è autonomo, ma si configura come una specificazione o una appendice diuno stereotipo etnico.” Da Chiari, Isabella: Parlo spagnolo a Dio, italiano alle donne, francese agli uomini e tedesco al mio cavallo: Stereotipi sulle lingue nel tempo. Pag. 42. In: Thornton, Maria; Voghera, Miriam (a cura di) Per Tullio De Mauro. Roma 2012 4 “[…] So if we consider the general case of the prejudice "members of the outgroup are unreliable" -

questions may be of the form "is this always true in your experience? […]" Gash, Hugh; Kenny, Vincent: The Implementation of a Constructivist Approach to the Resolution of Prejudice in Methodologia, issue 16. 1996. 5 Zanetti, Gigliola: Le barriere del pregiudizio. Come conoscerle e superarle. Pag. 76 6 Zanetti. Pag. 77

6

con la cultura “altra” sino al punto da renderla “senza colore”7, ovvero sino al punto di privarla

delle sue peculiarità.

2. La mafia come modello mentale ed immaginario mediatico

Non vi è praticamente campo mediatico che non abbia contribuito alla formazione

dell’immaginario mafioso: dal cinema, con la trilogia de Il Padrino di Coppola, passando per la

televisione, col tono canzonatorio de I Soprano sino a giungere addirittura a rielaborazioni

videoludiche del fenomeno8. Non è mai mancata una localizzazione ben precisa del fenomeno

mafioso: la Sicilia ed in alcuni casi la Campania o la Calabria. Per forza di cose, concentrandosi

sugli aspetti “folkloristici”, se non “romantici” del fenomeno, i media non hanno mai tentato di

approfondire il problema, o di dargli una rappresentazione intellegibile. Quali sono state le

conseguenze? Stando alla definizione di Johnson-Laird9, si potrebbe dire che la Mafia è

divenuta un modello mentale affermato, un contesto che, richiamato pur da una singola frase,

attiva un immaginario pregresso, già ben consolidato grazie al bombardamento mediatico. Cosa

accade associando tale modello mentale al linguaggio? Dal punto di vista linguistico,

nuovamente Isabella Chiari ha sottolineato come lo stereotipo associato ad un idioma straniero

tenda raramente a configurarsi in maniera “drammatica”, apparendo invece comico, parodistico

ridicolo10. La percezione della mafia non sfugge a tale regole, come è facilmente osservabile

nelle numerose vignette, barzellette, satire condotte al di fuori dell’Italia su tale delicato tema.

Riassumendo: se da un lato la Mafia è ben presente nell’immaginario di uno studente tedesco,

dall’altro non vi è presente in maniera complessa ma sotto forma di immaginario mediatico o

realtà parodiata.

7 Zanetti. Pag. 191 8 Mafia: The City of Lost Heaven, un videogioco del 2002 campione di incassi

9 Johnson-Laird, Philip N. : Mental Model. Harvard University Press. 1986 10 Chiari 2012. Pag. 43.

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3. I „Cento passi“

Cento sono i passi che separavano la casa di Peppino Impastato da quella del boss Gaetano

Badalamenti. Una breve distanza che raccoglie due ideologie diametralmente opposte ma anche

la soffocante realtà di una convivenza quotidiana ed inevitabile con l’ideologia mafiosa. Tale è

il tema centrale dell’opera di Marco Tullio Giordana11: la vicinanza del proprio nemico ma

soprattutto la vicinanza di ciò che più si odia. Tralasciando la storia concreta di Radio Aut12, la

trasposizione cinematografica delle vicende di Giuseppe Impastato, attivista comunista contro la

mafia, permette di vivere per la prima volta non una storia romanzata, idealizzata, stereotipata

ma una quotidianità terribile attraverso il punto di vista di un ragazzo. Oltre all’innovativo POV,

il film fornisce anche un ritratto di ciò che è un ambiente omertoso, aspetto trascurato dalla

comunicazione mediatica perché decisamente meno attraente. Inoltre, l’appartenenza dello

stesso Peppino ad una famiglia mafiosa, ne fa un protagonista realistico, assediato da dubbi e

debolezze e ben lontano dagli stereotipati ed incorruttibili poliziotti di Brian De Palma13.

3.1 Piano delle lezioni

Dato il tema delicato e considerando soprattutto il pericolo/opportunità di immedesimazione

fornito dalla pellicola, con essa si potrà lavorare in una classe di ragazzi già maturi (sedici anni)

ed in contatto con la cronaca quotidiana. I temi che verranno trattati nel piano delle lezioni

saranno:

-Individuum und Gesellschaft (Q1).

Poiché si avrà modo di affrontare le difficili scelte personali del protagonista in una società

omertosa da un lato ed il contrasto fra attivismo politico del singolo ed assoluta immobilità della

società dall’altro.

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Oltre alla visione del film, è vivamente consigliata la lettura del libro I cento passi (Feltrinelli 2001), scritto da Giordana e Zapelli che spiega con accuratezza la ragione di alcune scelte stilistiche e che è un’introduzione irrinunciabile per l’utilizzo didattico della pellicola. 12

Per la quale si rinvia agli studi del “Centro siciliano di documentazione Peppino Impastato”: http://www.centroimpastato.it/ 13 Si prenda come esempio lo statuario Eliot Ness de „Gli Intoccabili“

8

-Herausforderungen der Gegenwart (Q4).

Poiché verrà trattato il tema della lotta alla mafia nella particolare accezione della cosiddetta

“antimafia sociale” o “antimafia dal basso”.

Le lezioni saranno dedicate allo sviluppo delle competenze interculturali degli studenti, in

particolare:

-“Capacità di distinguere fra motivazioni culturali ed individuali.”

-„Capacità di riconoscere le varie e differenti cause di un fenomeno, quindi di comprendere la

complessità di società diverse.”

-“Capacità di pensiero globale.”14

Le lezioni copriranno dieci ore in totale. Durante le prime due ore si terrà una discussione

introduttiva sugli stereotipi riguardanti la mafia ne sulla conoscenza che i ragazzi hanno del

fenomeno. Nelle seguenti sei ore la classe vedrà interamente il film “I Cento Passi”, svolgendo

dopo ogni spezzone degli esercizi e lavorando contemporaneamente a delle ricerca fatte a casa

sui vari aspetti emersi in classe. Le ultime due ore saranno dedicate ad una Podiumdiskussion

che coinvolgerà l’intera classe e che, assieme alle ricerche fatte in piccoli gruppi, concorrerà nel

determinare la valutazione finale.

Discussione introduttiva.

In questa fase gli studenti saranno chiamati a raccogliere le loro conoscenze pregresse riguardo

alla parola “mafia”, ovvero –secondo quanto detto prima- a palesare il loro modello

mentale/immaginario mediatico: “Cosa sapete sulla mafia?” , “Quali aggettivi assocereste alla

parola Mafia?” sono alcune delle possibili domande da rivolgere in classe per stimolare la

discussione. Inoltre, verranno mostrate vignette umoristiche riguardanti la mafia, chiedendo agli

studenti di commentarle: se da un lato si avrà così modo di comprendere a che livello è radicato

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Dal Lehrplan: Schwerpunkte: Interkulturelle Kompetenz , ins besonders: -Unterschieden zwischen kulturellen und individuellen Motivationen. -Erkennung der vielfältigen und unterschiedlichen Bausteine eines Phänomens -Denken in globalen Zusammenhäng.

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nella coscienza dei ragazzi lo stereotipo, dall’altro si potrà dare inizio a quel processo di

demistificazione dello stereotipo stesso passando da ritratti ridicoli del fenomeno mafioso alla

dura realtà di esso. Infine, in tale fase introduttiva saranno presentate una definizione tedesca ed

una italiana della parola “mafia”, chiedendo agli studenti di evidenziarne le differenze.

Analisi del film.

In tale fase, si procederà alternando la proiezione per spezzoni dell’intero film con discussioni

ed esercizi riguardanti le parti visualizzate. Nelle scene iniziali, riguardanti l’allontanamento di

Peppino dal Partito Comunista, sarà possibile introdurre il concetto di “antimafia sociale” in

contrapposizione all’ “antimafia istituzionale”. Molto spazio verrà dedicato anche

all’evoluzione dei rapporti familiari della famiglia Impastato, invitando i ragazzi a descrivere il

clima delle scene domestiche ed a riflettere sulla variazione dei rapporti fra il protagonista ed il

padre, la madre ed il fratello.

Alla scena che da il nome al film –il dialogo fra Peppino ed il fratello- andrà dedicata

particolare attenzione: si potrà chiedere ai ragazzi di esprimere i loro sentimenti nei confronti

del protagonista o addirittura, qualora da loro stessi emergesse tale stimolo, di cercare di

comprendere cosa loro farebbero al posto di Peppino.

Nel corso della proiezione del film, sarà dedicato spazio all’analisi di singole frasi pronunciate

dal protagonista – “Io la invidio questa normalità”, “Bisognerebbe ricordare alla gente cosa è la

bellezza” - che offriranno ai ragazzi la capacità di spaziare, di riflettere profondamente anche

sul senso “estetico” della lotta alla mafia.

Un peso sarà dato anche alle variazioni linguistiche presenti nel film: un confronto fra il dialetto

usato da Peppino in tono canzonatorio, dal Boss in tono minaccioso e dalla madre del

protagonista con un’accezione dolce. L’analisi linguistica riguarderà anche l’italiano e l’italiano

regionale presenti nel film, con un’analisi dell’idioma incerto del padre del protagonista o di

quello complesso del vecchio Comunista. Le scene con i cugini americani, permetteranno di

aprire una parentesi sulla peculiarità linguistica dell’italo-americano.

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Uno spazio particolare sarà riservato alle presenze “letterarie” all’interno del film. Si potrà sia

accennare alla Commedia dantesca (usata come parodia nella pellicola), sia esaminare insieme

ai ragazzi la “Supplica alla madre” di Pierpaolo Pasolini.

Le scene che riguardano l’arrivo dei “compagni fricchettoni”, ovvero della Comune di “Figli dei

fiori”, serviranno ad illustrare ai ragazzi il contesto storico delle opposizioni politiche nell’Italia

di quegli anni: da un lato la liberazione morale importata dall’estero, dall’altro l’obbedienza ai

diktat del Partito Comunista e, in funzione minoritaria, la piccola “disobbedienza” dei gruppi

provinciali auto-organizzati, come Radio Aut.

Lungo tutto il film verrà evidenziato il ruolo peculiare della musica: con i ragazzi si cercherà di

comprendere in quali contesti sia presente la musica tradizionale italiana (Modugno e Patti

Pravo su tutti) ed in quale la musica americana degli anni 70.

Sulla scena finale del film bisognerà concentrarsi con molta attenzione: se infatti da un lato il

carico emotivo rischia di esser troppo, dall’altro il “caso” umano potrebbe far passare in

secondo piano il particolare messaggio lanciato dal film. Per questo motivo, ci si concentrerà

soprattutto sul discorso finale alla radio di Salvo Vitale – “la mafia ci da sicurezza, ci identifica”

– per poter ricostruire con i ragazzi il suo particolare significato.

Infine, in un elaborato scritto, i ragazzi potranno immaginare una fine alternativa per il film e

riflettere sull’idea di un progetto nato da dei semplici ragazzi, alcuni persino loro coetanei, per

combattere una realtà mostruosa come quella mafiosa. Tale elaborato sarà anche un ottimo

spunto per riflettere sul ruolo dell’informazione nella lotta alla(e) mafia(e). In tale elaborato, i

ragazzi potranno anche descrivere se e come sia cambiata la loro idea di “mafia” dopo la visione

del film.

Ricerche in piccoli gruppi

Saranno da affiancare alla proiezione e permetteranno ai ragazzi di formare un bagaglio

personale di conoscenze riguardo al fenomeno, servendosi di quotidiani forniti dall’insegnante

stesso o attraverso ricerche online. Possibili temi saranno:

-La Mafia in Italia

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-La criminalità organizzata in Germania.

-L’antimafia sociale: Radio Aut, Libera, ecc.

-Mafia e politica in Italia.

Nella Podiumsdiskussion finale, i ragazzi potranno condividere, confrontare ed “intrecciare” i

risultati delle loro ricerche.

3.2 Obiettivi

Alla fine del piano delle lezioni, i ragazzi saranno in grado di avere una visione più complessa

del fenomeno mafioso, dei suoi effetti sull’individuo e nelle sue realizzazioni internazionali.

Accanto a tale obiettivo, ci sarà forse una visione diversa dello stereotipo, una modifica

auspicabile del “modello mentale mafioso” che escluderà – o anche soltanto limiterà - gli aspetti

parodistici. Infine, i ragazzi potranno comprendere le origini di un contesto sociale del tutto

alieno per loro: quello omertoso.

Conclusioni

Probabilmente una serie di lezioni sulla mafia non potrà eliminare del tutto il pregiudizio o lo

stereotipo associato all’apprendimento dell’italiano, né potrà imporsi del tutto su un

immaginario mediatico che avrà influenzato e continuerà ad influenzare i ragazzi: quel che però

sarà possibile sarà appunto dire che tale immaginario esiste e che è una costruzione artificiosa,

esterna e non fedele alla realtà. In questo modo, si potranno spingere i ragazzi un po’ più avanti

nel processo di socializzazione alla differenza che, secondo chi scrive, sta alla base della reale

comprensione di una cultura straniera.

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Bibliografia

Chiari, Isabella: Parlo spagnolo a Dio, italiano alle donne, francese agli uomini e tedesco al

mio cavallo: Stereotipi sulle lingue nel tempo. In: Thornton, Maria; Voghera, Miriam (a cura di)

Per Tullio De Mauro. Roma 2012

Fava Claudio; Giordana, Marco Tullio; Zapelli, Monica: I cento passi. Feltrinelli, 2001

Johnson-Laird, Philip N. : Mental Model. Harvard University Press. 1986

Lynch, James: Educazione multiculturale in una società globale. Armando Editore 1993

Sitografia

Gash, Hugh; Kenny, Vincent: The Implementation of a Constructivist Approach to the

Resolution of Prejudice in Methodologia, issue 16. 1996.

http://www.methodologia.it/l1602/pse/meth162e.pdf

Zanetti, Gigliola: Le barriere del pregiudizio. Come conoscerle e superarle

http://www.gigliolazanetti.eu/files/download/7bd733e2b96e36a46c8b03ae645f7a51.pdf

Sulla defizione di “stereotipo” e “pregiudizio”

www.treccani.it

Per informazioni su Radio Aut, l’antimafia “dal basso” e la storia dei movimenti antimafia:

“Centro Siciliano di Documentazione Peppino Impastato”

http://www.centroimpastato.it/