Cento anni di storia del territorio: la Campagna Romana e Tomassetti, la Carta dell'Agro Romano e...

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LAURA ASOR ROSA - PAOLA ROSSI CENTO ANNI DI STORIA DEL TERRITORIO: LA CAMPAGNA ROMANA E TOMASSETTI, LA CARTA DELL’AGRO ROMANO E NOI Giuseppe Tomassetti moriva nel 1911, avendo visto pubblicati, dopo 32 anni di intenso studio, due soli volumi della sua monumenta- le ricerca sulla Campagna Romana: come lo stesso studioso sottoline- ava nel proemio, questa aveva l’ambizione «[…]di rendere un servigio a coloro, che per publico incarico, o per interesse speciale, si occupa- no di studi, di esplorazioni e di miglioramenti agricoli del suolo roma- no, ai proprietarii e agli affittuarii dei fondi rustici, agli uomini di leg- ge, ai dotti ed agli artisti non solo dell’Italia ma del mondo colto; poiché la storia e la poesia della Campagna Romana non formano un argomento regionale, e neppure nazionale, ma di attrazione e di inte- resse universale» (1) . Lo studio si prefiggeva lo scopo di delineare le vicende storiche – dall’antichità all’evo moderno – di quel vasto territorio noto come Campagna Romana, mediante, in primo luogo, la puntigliosa analisi dei fondi d’archivio pubblici e privati. Non fu però di minore rilievo l’attenzione di Tomassetti verso le fonti cartografiche, utilizzate tanto per la localizzazione puntuale degli elementi antichi, quanto per la ri- costruzione storica di tenute e fondi rustici. Tra le carte più frequen- temente citate, compaiono la Mappa della Campagna Romana di Eufrosino della Volpaia (1547), la quale, elaborata a uso dei cacciato- ri, è la prima a rappresentare in modo dettagliato gli elementi monu- mentali (torri, casali, osterie, acquedotti e ruderi antichi), la Topografia geometrica dell’Agro romano di Giovan Battista Cingolani (1692), con le successive Rubriche delle Tenute e dei Casali dell’Agro Romano, di (1) G. TOMASSETTI, La Campagna Romana Antica, Medioevale e Moderna, nuo- va edizione aggiornata a cura di L. CHIUMENTI - F. BILANCIA, I, Roma 1975-1976, p. 4.

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CENTO ANNI DI STORIA DEL TERRITORIO: LA CAMPAGNA ROMANA E TOMASSETTI, LA CARTA

DELL’AGRO ROMANO E NOI

Giuseppe Tomassetti moriva nel 1911, avendo visto pubblicati, dopo 32 anni di intenso studio, due soli volumi della sua monumenta-le ricerca sulla Campagna Romana: come lo stesso studioso sottoline-ava nel proemio, questa aveva l’ambizione «[…]di rendere un servigio a coloro, che per publico incarico, o per interesse speciale, si occupa-no di studi, di esplorazioni e di miglioramenti agricoli del suolo roma-no, ai proprietarii e agli affittuarii dei fondi rustici, agli uomini di leg-ge, ai dotti ed agli artisti non solo dell’Italia ma del mondo colto; poiché la storia e la poesia della Campagna Romana non formano un argomento regionale, e neppure nazionale, ma di attrazione e di inte-resse universale»(1).

Lo studio si prefiggeva lo scopo di delineare le vicende storiche – dall’antichità all’evo moderno – di quel vasto territorio noto come Campagna Romana, mediante, in primo luogo, la puntigliosa analisi dei fondi d’archivio pubblici e privati. Non fu però di minore rilievo l’attenzione di Tomassetti verso le fonti cartografiche, utilizzate tanto per la localizzazione puntuale degli elementi antichi, quanto per la ri-costruzione storica di tenute e fondi rustici. Tra le carte più frequen-temente citate, compaiono la Mappa della Campagna Romana di Eufrosino della Volpaia (1547), la quale, elaborata a uso dei cacciato-ri, è la prima a rappresentare in modo dettagliato gli elementi monu-mentali (torri, casali, osterie, acquedotti e ruderi antichi), la Topografia geometrica dell’Agro romano di Giovan Battista Cingolani (1692), con le successive Rubriche delle Tenute e dei Casali dell’Agro Romano, di

(1) G. TomasseTTi, La Campagna Romana Antica, Medioevale e Moderna, nuo-va edizione aggiornata a cura di L. ChiumenTi - F. BiLanCia, I, Roma 1975-1976, p. 4.

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Domenico De Rossi (1704) e Giovan Domenico Campiglia (1770), e, infine, la Nuova pianta topografica dell’Agro Romano di Andrea Alippi, allegata all’Elenco delle tenute pubblicato da Nicola Maria Nicolaj nel 1803: quest’ultimo fu utilizzato dallo studioso per redigere, assieme all’ing. Achille Perilli, una lista aggiornata delle tenute, con i nomi dei rispettivi proprietari (Fig. 1)(2).

Particolarmente accurata è l’analisi svolta da Tomassetti sulle mappe del Catasto Alessandrino (1660-1661), conservate presso l’Ar-chivio di Stato di Roma, di straordinaria importanza per la ricostru-zione della divisione fondiaria del territorio(3). Lo studioso ne tratta con entusiasmo, definendole «vero ed unico testimonio della condi-zione e figura storica delle tenute esistenti nella campagna romana» e, pur rammaricandosi di non poterle riprodurre nella sua “storia” per «la mole dell’opera e la relativa spesa», ne segue l’impostazione nel comporre la struttura del suo trattato(4). Ripercorre, infatti, i tracciati delle strade consolari, descrivendo nel dettaglio le porte della cinta urbana, e ricostruendo vicende, estensioni, preesistenze e memorie storico-architettoniche delle singole tenute (Fig. 2). Tra gli studiosi a lui contemporanei, costituirono per Tomassetti punti di riferimento

(2) Ibid., pp. 223-232. Le carte citate sono riprodotte in a.P. FruTaz, Le carte del Lazio, III, Roma 1972.

(3) Recentemente è stata realizzata da Passigli e Scotoni la mappatura del Catasto Alessandrino su tutto il territorio della Campagna Romana: L. sCoToni, Le tenute della Campagna Romana nel 1660. Saggi di ricostruzione cartografica, in Atti e memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, LIX (1986), pp. 185-261; s. PassigLi, Ricostruzione cartografica e paesaggio del Catasto Alessandrino. I. Osservazioni sulla rappresentatività delle mappe, in Archivio della Società romana di storia patria, 114 (1991), pp. 243-393; s. PassigLi, Ricostruzione cartografica e paesaggio del Catasto Alessandrino. II. Indici delle mappe, in Archivio della Società romana di storia patria, 116 (1993), pp. 161-184. Sulle Mappe del Catasto Alessandrino si veda anche s. DeL Lungo, Ricognizioni topografiche ed archeologiche nella Campagna romana, in Archeologia Medievale, XXXI (2004), pp. 21-51.

(4) TomasseTTi, La Campagna Romana cit., I, p. 213, n. 1.

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Antonio Nibby(5), Pietro Rosa(6), Rodolfo Lanciani(7) e, soprattutto, Thomas Ashby, al quale lo accomunò il profondo amore per la Campagna Romana. L’archeologo inglese, fin dal 1902, aveva intra-preso la pubblicazione dell’opera The Classical Topography of the Roman Campagna, nella quale sono utilizzate, come base cartografica per la localizzazione puntuale delle presenze archeologiche rinvenute nelle sue ricognizioni, le “tavolette” in scala 1:25.000, redatte dall’Isti-tuto Geografico Militare(8); ma è egli citato da Tomassetti anche per il fondamentale studio sulla carta di Eufrosino(9).

Concludendo l’analisi generale contenuta nel primo volume, Tomassetti formulava il seguente auspicio: i monumenti «[…]saranno conservati, difesi e sostenuti nelle vigne, nei giardini, nei campi, cir-condati da siepi e da fiori, per cura dei proprietari, ai quali lo Stato dovrà farne regolare consegna ed imporre l’obbligo della conservazio-ne. Di queste memorie siamo responsabili in faccia alla posterità; ed affinché non si ripeta la malinconica diatriba contro Governo e priva-

(5) Nibby nel 1837 aveva pubblicato la Analisi storico-topografico-antiquaria della Carta dei dintorni di Roma, nella quale dava conto dei sopralluoghi svolti in compagnia dell’inglese William Gell, confrontando in modo sistematico le fonti anti-che e i resti ancora rintracciabili sul terreno.

(6) Sulla Carta topografica dei dintorni di Roma in scala 1:200.000, elaborata da Pietro Rosa fin dal 1850 e considerata da Tomassetti «di molto pregio, specialmente perché di rovine antiche, delle quali da quel tempo in poi si fa impunemente strage da possidenti dell’agro romano» (TomasseTTi, La Campagna Romana cit., I, pp. 31-32), v. E. gaTTi, Il ritrovamento della carta archeologica del Lazio di Pietro Rosa, in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale, 82 (1970-1971), pp. 143-145.

(7) Tomassetti (La Campagna Romana cit., p. 32) riferisce del lavoro di rileva-mento archeologico, purtroppo mai portato a termine, che Lanciani stava condu-cendo in quegli anni sulla Campagna Romana dopo aver pubblicato nel 1893 la Forma Urbis Romae.

(8) Th. ashBy, The Classical Topography of the Roman Campagna, in Papers of The British School at Rome, I (1902), pp. 125-28; III (1906), pp. 1-212.

(9) Th. ashBy, La campagna romana al tempo di Paolo III. Mappa della campa-gna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia, Roma 1914. Sui rapporti tra Ashby e Tomassetti v. F. CasTagnoLi, Thomas Ashby e gli studi sulla Campagna Romana, in Thomas Ashby. Un archeologo fotografa la campagna romana tra ‘800 e ‘900, catalogo della mostra, Roma 1986, pp. 15-18.

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ti, uniamoci tutti per salvare il poco da noi ereditato, e meriteremo la stima e la lode di tutto il mondo civile»(10).

In realtà, a partire dagli anni ’30 del secolo scorso, la città di Roma incominciava la sua rapida e disordinata espansione verso il suburbio; e tra gli anni ’50 e ’60 il fenomeno ebbe una straordinaria accelerazio-ne, con conseguenze devastanti su un territorio straordinariamente ricco di testimonianze storiche e archeologiche che, nei casi più fortu-nati, rimanevano, pur conservate nelle loro strutture monumentali, del tutto decontestualizzate (Figg. 3-5). Per questi motivi, fin dal 1956, nell’ambito del dibattito intorno all’elaborazione del Nuovo Piano Regolatore Generale di Roma, destinato per la prima volta a includere l’intero Agro Romano, con la distinzione fra zone di possibili insedia-menti e zone non edificabili, cominciava a prendere forma, seppur ti-midamente, l’istanza di conservazione ambientale e paesistica di am-pie zone del territorio suburbano, mediante la salvaguardia dei grandi complessi monumentali, storici e archeologici, ma anche degli ele-menti “minori” (fontanili, portali, casali, aree di frammenti fittili). Questi ultimi, infatti, pur essendo depositari di notevoli valori storico-documentari, molto difficilmente avrebbero potuto, se considerati singolarmente, offrire un valido supporto per l’istruttoria di un appo-sito decreto di vincolo. In sostanza si pensava che una consona e arti-colata gestione degli strumenti urbanistici potesse garantire una più completa difesa dei beni culturali nel loro stesso contesto di apparte-nenza, meglio di quanto si potesse ottenere con una pur puntigliosa applicazione delle leggi di tutela allora vigenti(11).

Su queste premesse fu avviata una grande impresa, basata sull’in-dividuazione, la catalogazione e la rappresentazione cartografica di tutti i beni storici presenti nel territorio del Comune di Roma al di fuori del perimetro delle mura urbane; di quest’iniziativa, intrapresa nel 1960 dall’allora Ripartizione X, fu promotore Antonio Maria Colini, direttore dell’Ufficio Monumenti Antichi e Scavi(12). Il lavoro

(10) TomasseTTi, La Campagna Romana cit., I, p. 279.(11) L. 1089/39 e 1497/39, oggi T.U. 42/2004. (12) Sulla storia della Carta dell’Agro v. La Carta storico-monumentale dell’Agro

Romano, a cura di s. BonamiCo - a. m. CoLini - P. FiDenzoni, in Capitolium, 5-6-7 (1968); a. muCCi, Antonio Maria Colini e la Carta dell’Agro Romano, in Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, LXX (1997-1998), pp. 267-279; P. rossi - m. g. Cimino - s. Le Pera, Salvaguardia e valorizzazione dei Beni Culturali

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fu organizzato secondo una precisa metodologia, che prevedeva, da un lato, il reperimento delle informazioni sui “punti di interesse”, me-diante l’esame delle fonti bibliografiche e cartografiche, e, dall’altro, la ricognizione diretta sul terreno, con l’effettuazione di accurate cam-pagne fotografiche, volte a rappresentare l’oggetto nel suo contesto ambientale. Il fine di questo censimento, dunque, già dall’impostazio-ne iniziale del lavoro, fu proprio quello di una tutela non limitata alla protezione del singolo oggetto monumentale, ma improntata alla con-servazione del contesto storico e ambientale di pertinenza, in altre parole del complesso dei segni antropici che nel corso del tempo han-no interagito con tale emergenza e con altre a essa collegabili. Tutto il materiale acquisito venne ordinato prima in registri dove furono ri-portati sommariamente i dati topografici, gli schizzi e le descrizioni essenziali dei monumenti visitati (Figg. 6-7); poi, in un archivio sche-dografico dove, con riferimenti alle presenze rilevate in cartografia, fu raccolta in cartelle la documentazione grafica, fotografica e bibliogra-fica relativa a ogni singolo elemento (Fig. 8). Nell’analisi delle fonti edite, si rivelarono fondamentali le ricerche di Tomassetti e di altri studiosi della Campagna Romana, i quali, pur avendo una finalità squisitamente culturale, contribuirono all’individuazione e alla classi-ficazioni dei beni destinati a essere inclusi nella Carta.

Particolare attenzione, già in questa prima fase, fu posta alla rac-colta sistematica delle carte storiche e all’analisi comparativa degli ele-menti in esse rilevati. Oltre alle mappe già utilizzate da Tomassetti nei suoi studi (Eufrosino della Volpaia, Catasto Alessandrino, Cingolani, Nicolai/Alippi), per la definizione degli elementi moderni furono considerate fonti attendibili il Catasto Gregoriano e la Collezione Disegni e Mappe, conservati entrambi presso l’Archivio di Stato di Roma (Fig. 9), e la Carta Topografica del Suburbano di Roma, nelle edizioni del 1839 e del 1870.

Di grande utilità per l’individuazione di resti archeologici e casali altrimenti sconosciuti, oltre che per l’inesauribile quantità di toponi-

nel territorio del Comune di Roma, in Beni Culturali e catalogazione integrata. 4° Corso di formazione e di aggiornamento per il personale dei Musei Civici (Roma 13, 14, 17, 19 Novembre 2003), Roma 2004, pp. 50-69; L. asor rosa - m. marCeLLi - P. rossi - L. sasso D’eLia, Strumenti cartografici per la tutela e pianificazione del suburbio di Roma: dalla Carta dell’Agro Romano alla Carta per la Qualità del Nuovo Piano Regolatore, in Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia, 2007, pp. 61-84.

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mi, si rivelò anche l’esame delle varie edizioni delle tavolette topogra-fiche dell’Istituto Geografico Militare, a partire dalla prima, edita nel 1872.

Nonostante il lavoro non potesse dirsi esaurito, sulle tavole del Piano Regolatore Generale adottato nel 1962 furono riportati, me-diante cerchi tratteggiati in rosso, tutti gli elementi noti di carattere archeologico e storico-artistico, da salvaguardare negli sviluppi suc-cessivi della città. Con il D.P.R. di approvazione del Piano Regolatore Generale (16 Dicembre 1965), nasceva in forma ufficiale la Carta dell’Agro Romano: per la prima volta in Italia un’Amministrazione Comunale si dotava di una base conoscitiva dei beni culturali del suo territorio.

Tra il 1965 e gli anni ’80 furono effettuati nuovi sopralluoghi e campagne fotografiche e ci si poté avvalere di importanti ricerche nel frattempo pubblicate: ricordiamo, in particolare, il lavoro di De Rossi sulle torri e i castelli medievali della Campagna Romana(13), i diversi volumi della collana Forma Italiae, attinenti al territorio del Comune di Roma, i vari studi di Jean Coste(14) e, infine, il minuzioso aggiorna-mento svolto da Luisa Chiumenti e Fernando Bilancia sull’opera di Tomassetti(15).

La Carta dell’Agro fu definitivamente ultimata e approvata dal Consiglio Comunale nel 1980 (del. C.C. 959/80); a essa veniva ricono-sciuta di fatto, nella sua accezione di allegato del Piano Regolatore Generale, una valenza squisitamente urbanistica. Quale base carto-grafica furono adottate, infatti, le nuove restituzioni aerofotogramme-triche SARA-Nistri, in scala 1:10.000, le stesse utilizzate per le tavole del Piano Regolatore, in modo che apparisse immediato il confronto tra l’emergenza antica censita e i nuovi indirizzi del Piano. La carta fu stampata nel 1988 in 38 tavole, comprendenti l’intero territorio del

(13) G. M. De rossi, Torri e castelli medievali della Campagna Romana, Roma 1969.

(14) J. CosTe, I casali della Campagna di Roma all’inizio del ‘600, in Archivio della Società romana di storia patria, 92 (1969), pp. 41-116; J. CosTe, I casali della campagna di Roma nella seconda metà del Cinquecento, in Archivio della Società roma-na di storia patria, XCiV (1971), pp. 31-143.

(15) g. TomasseTTi, La Campagna Romana Antica, Medievale e Moderna, riedi-zione aggiornata e completata a cura di L. ChiumenTi - F. BiLanCia, voll. I-VII, Firenze 1979-1980.

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Comune di Roma al di fuori del perimetro delle mura aureliane; per essa fu elaborata un’apposita simbologia a colori, in cui sono distinti elementi di interesse storico-monumentale e paesistico, al fine di ren-dere percepibile con immediatezza la tipologia del manufatto, la sua cronologia e lo stato di conservazione (Fig. 10).

Negli anni successivi, con la stessa metodologia, furono pubblica-ti alcuni allegati dedicati all’approfondimento di particolari temati-che: nel 1990 le tavole del Parco dell’Appia Antica, esito del primo vero censimento del territorio del Parco Regionale, particolarmente denso di presenze storiche e archeologiche (ca. 1000); nel 1992, la Carta dei Vincoli in scala 1:50.000, redatta sui dati forniti dalle Soprintendenze statali e, nel 1996, la Carta dell’Archeologia indu-striale in 2 fogli a scala 1:50.000, con puntualizzazioni in scala 1:10.000 per ogni singolo manufatto (Fig. 11). In essa sono censiti i complessi industriali realizzati anteriormente al 1949, solo parzialmente inclusi nel censimento della Carta dell’Agro. Su tutto il territorio comunale, compreso, per la prima volta, il centro storico di Roma, sono stati in-dividuati 244 elementi, alcuni dei quali già compromessi da pesanti trasformazioni e riusi impropri, suddivisi in 4 grandi categorie: tra-sporti, opifici, servizi, opere idrauliche(16). Sulla scia dell’esperienza maturata dal lavoro svolto per la redazione della Carta dell’Agro, an-che in questo caso all’apparato cartografico si associa la schedatura dei singoli elementi, corredata da ricerche bibliografiche e archivisti-che e da ampie campagne fotografiche (Fig. 12).

Un ulteriore passo verso la salvaguardia dei beni dell’agro roma-no è stato fatto nel 1997 con l’approvazione da parte del Consiglio Comunale del Piano delle Certezze(17), in base al quale tutti gli inter-venti urbanistici ed edilizi da effettuarsi su aree o su beni archeologici e storico artistici selezionati dalla Carta dell’Agro (i c.d. beni certi) devono rispettare le prescrizioni della Sovraintendenza Comunale.

Nel Nuovo Piano Regolatore Generale di Roma (2008), fra i co-siddetti elaborati gestionali è stata introdotta la Carta per la Qualità, costituita da 34 fogli in scala 1:10.000, nella quale sono individuati gli

(16) Sul censimento dell’Archeologia industriale v. P. Di nezio - m. maDerni - P. rossi, Il censimento dell’archeologia industriale a Roma, in Archeologia industriale. La conservazione della memoria. Atti del Convegno (Roma, 8-9 maggio 2003), Quaderni del Patrimonio industriale 1 (2005), pp. 131-144.

(17) Del. C.C. 92/97, approvata con D.G.R.L. 856/2004.

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elementi da conservare e valorizzare in tutto il territorio del Comune di Roma. Le indicazioni fornite dalla Carta dell’Agro e accolte nel Piano delle Certezze (i già citati beni certi), sono state recepite tra le preesistenze archeologico monumentali (Fig. 13).

Ma torniamo al censimento territoriale. L’archivio schedografico, in continuo aggiornamento grazie anche a nuove campagne di ricogni-zioni, già dagli anni ’90 era stato riversato e sistematizzato in specifici database relazionali, parte di un sistema informativo territoriale (SIT) comprendente centro storico e suburbio, che prevedeva la georefe-renziazione dei dati, anche al fine di creare un sistema condiviso con altre strutture del Comune di Roma, in primo luogo gli Uffici del Piano Regolatore, e con enti esterni.

Le diverse banche dati, relative ai beni archeologici e medievali/moderni, e il database dell’archivio fotografico sono oggi confluiti nel “Sistema Informativo Musei Arte Territorio” della Sovraintendenza ai Beni Culturali (SIMART), finalizzato alla gestione dell’immenso patri-monio storico-culturale di Roma Capitale.

Nel settore “censimento territoriale” del SIMART, quello che ci riguarda, è oggi presente un grande capitale informativo, che com-prende proprietà pubbliche e private. I beni rilevati sono, complessiva-mente, quasi 7000, divisi tra archeologici e medievali/moderni, inseriti all’interno di specifiche categorie tipologiche. I record multi mediali sono quasi 49.000 (Fig. 14).

La funzionalità di una banca dati unica consente di effettuare ri-cerche semplici e complesse e di visualizzare, laddove coesistano, pre-esistenze archeologiche e beni moderni. Ciascun bene, di cui viene fornita localizzazione, descrizione e dati catastali e amministrativi, è agganciato da una parte al “censimento secondario”, nel quale viene effettuata la schedatura dei toponimi, dei documenti d’archivio, delle fonti bibliografiche, epigrafiche e cartografiche, dall’altra all’archivio multimediale, nel quale, come si è detto, sono inserite quasi 49.000 immagini, a partire dagli scatti degli anni ’60, che hanno dato vita al censimento (Fig. 15). Si è trasposta nel sistema informativo territoriale la metodologia adottata nella fase di ricerca, ovvero lo studio e la sche-datura delle fonti concorrenti alla ricostruzione dell’evoluzione del paesaggio stratificato dell’agro romano. Il programma permette, infat-ti, di effettuare la schedatura delle singole emergenze o, in alternativa, di inserire massivamente un fondo d’archivio, le annate di una rivista, la documentazione grafica e fotografica, i toponimi contenuti in una

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carta storica e i documenti cartografici, linkandoli successivamente alle schede dei beni immobili. Grazie a questa funzionalità, è possibi-le, per fare alcuni esempi, individuare numero, localizzazione e stato di conservazione dei beni cartografati da Eufrosino della Volpaia alla metà del ’500 o nelle singole mappe dell’Alessandrino del 1660 ca., identificare estensione e limiti di una tenuta storica e collegarla agli elementi in essa presenti (Fig. 16); e, tornando proprio a Tomassetti, conoscere quali beni individuati dallo storico nei suoi studi, siano oggi presenti sul territorio romano.

La componente geografica del sistema informativo è consultabile tramite un webgis che offre la possibilità di agganciare il dato carto-grafico vettoriale alla scheda del bene (Fig. 17). Partendo dal poligo-no, si risale alle schede dell’oggetto o del gruppo di oggetti a esso collegati, o, in alternativa, si può interrogare la banca dati per arrivare alla sua esatta localizzazione o elaborare carte tematiche. Si stanno inoltre caricando le principali mappe storiche precedentemente geo-riferite: le tavolette dell’Istituto Geografico Militare, la Carta del Censo, il Catasto Gregoriano, oltre a foto satellitari, aeree e ad altre cartografie acquisite nel corso del tempo. Come per la parte descritti-va della banca dati, anche la parte geografica è stata sviluppata nella prospettiva di una futura fruizione tramite Internet.

Concludendo, aldilà dei compiti istituzionali dell’Ufficio, sanciti dalle Norme Tecniche di Attuazione del Nuovo Piano Regolatore e attinenti principalmente al rilascio di pareri urbanistici ed edilizi, la Carta dell’Agro, proprio per la sua caratteristica di Archivio Territoriale, è aperta alla collaborazione con enti e istituti universitari e alla consultazione di singoli studiosi e studenti.

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Fig. 2. A.S.R., Catasto Alessandrino, M. 430/1: Sviluppo delle strade Prenestina e Casilina fuori porta Maggiore e fuori porta S. Giovanni, particolare.

Fig. 3. Torre medievale in via degli Olmi, 1962 (Archivio Fotografico Carta dell’Agro).

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Fig. 4. Baracche lungo la via Latina, 1964 (Archivio Fotografico Carta dell’Agro).

Fig .5. Portale del Casino di villa Rodiani a Lungotevere Portuense, 1965 (Archivio Fotografico Carta dell’Agro).

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Fig. 6. Una pagina del Registro dei Monumenti Suburbani (Archivio Carta dell’Agro).

Fig. 7. L’Osteria di Centocelle in una foto del 1964 (sopra) e in uno schizzo del Registro dei Monumenti Suburbani (sotto) (Archivio Carta dell’Agro).

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Fig. 11. Carta dell’Archeologia industriale, particolare della zona Ostiense.

Fig. 12. Carta dell’Archeologia Industriale: il ponte dell’Industria, e, sullo sfondo, i Molini Biondi (Archivio Fotografico Carta dell’Agro).

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