LA CAPPELLA DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA NELLA CHIESA DI SANT’AGATA A CALTANISSETTA. NUOVE...

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LEXICON Storie e architettura in Sicilia e nel Mediterraneo € 30,00 n. 14/15 - 2012 Edizioni Caracol ISSN: 1827-3416 ISBN: 978-88-89440-88-9 Edizioni Caracol LEXICON n. 14/15 - 2012 SOMMARIO Fulvia Scaduto Editoriale Mario Schrwarz Le origini della Hofburg di Vienna: un castello federiciano Marco Rosario Nobile La cattedrale di Alghero. Note e ipotesi sul primo progetto Isabella Balestreri Dettagli dall’antico del quarto decennio del XVI secolo. I Maestri «PS» e «GA col Tribolo» alla Biblioteca Ambrosiana Fulvia Scaduto Carlo V e la città di Alcamo Antonella Armetta L’ultima frontiera della stereotomia. Note su alcuni trattati della prima metà del XIX secolo sui ponti “obliqui” Paola Barbera «Il fascino del distinto, l’attrazione per qualcosa che si vorrebbe essere e non si è». Echi della lezione wrigthiana in Sicilia PIETRE PER L’ARCHITETTURA Emanuela Garofalo Le lave. Gli usi ornamentali nell’architettura storica in Sicilia DOCUMENTI Rosario Termotto Intagliatori lapidei tra Cinquecento e Seicento nel complesso domenicano di Cefalù. Nuovi documenti di archivio Massimo Petta Il “Monte Etna” a Milano e a Roma: il vulcano pirotecnico come scenografia per i fuochi d’allegrezza nel Seicento Maria Sofia Di Fede Il Monte Etna in una macchina dei fuochi del 1693 a Palermo Giuseppe Giugno La cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa di Sant’Agata a Caltanissetta. Nuove acquisizioni documentarie Giuseppe Antista Architetture siciliane nei disegni degli allievi dell’École des Beaux-Arts di Parigi Matteo Iannello Un’intervista “inutile”. Gianni Pirrone incontra Carlo Scarpa Abstracts

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LEXICONStorie e architetturain Sicilia e nel Mediterraneo

€ 30,00 n. 14/15 - 2012Edizioni CaracolISSN: 1827-3416

ISBN: 978-88-89440-88-9

Edizioni CaracolLE

XICO

N n. 14/15 - 2012

SOMMARIO

Fulvia ScadutoEditoriale

Mario SchrwarzLe origini della Hofburg di Vienna: un castello federiciano

Marco Rosario Nobile La cattedrale di Alghero. Note e ipotesi sul primo progetto

Isabella BalestreriDettagli dall’antico del quarto decennio del XVI secolo. I Maestri «PS» e «GA col Tribolo» alla Biblioteca Ambrosiana

Fulvia ScadutoCarlo V e la città di Alcamo

Antonella ArmettaL’ultima frontiera della stereotomia. Note su alcuni trattati della prima metà del XIX secolo sui ponti “obliqui”

Paola Barbera«Il fascino del distinto, l’attrazione per qualcosa che si vorrebbe essere e non si è». Echi della lezione wrigthiana in Sicilia

PIETRE PER L’ARCHITETTURA

Emanuela GarofaloLe lave. Gli usi ornamentali nell’architettura storica in Sicilia

DOCUMENTI

Rosario TermottoIntagliatori lapidei tra Cinquecento e Seicento nel complesso domenicano di Cefalù. Nuovi documenti di archivio

Massimo PettaIl “Monte Etna” a Milano e a Roma: il vulcano pirotecnico come scenografia per i fuochi d’allegrezza nel Seicento

Maria Sofia Di FedeIl Monte Etna in una macchina dei fuochi del 1693 a Palermo

Giuseppe GiugnoLa cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa di Sant’Agata a Caltanissetta. Nuove acquisizioni documentarie

Giuseppe Antista Architetture siciliane nei disegni degli allievi dell’École des Beaux-Arts di Parigi

Matteo IannelloUn’intervista “inutile”. Gianni Pirrone incontra Carlo Scarpa

Abstracts

n. 14-15 / 2012

Edizioni Caracol

LEXICONStorie e architetturain Sicilia e nel Mediterraneo

Lexicon. Storie e architettura in Sicilia e nel MediterraneoRivista semestrale di Storia dell’ArchitetturaN. 14-15/2012

ISSN: 1827-3416

Tribunale di Palermo. Autorizzazione n. 21 del 20 luglio 2005

Edizioni Caracol - Palermo

Direttore responsabile:Marco Rosario Nobile

Comitato scientifico:Beatriz Blasco Esquivias (Universidad Complutense de Madrid)Richard Bösel (Istituto Storico Austriaco di Roma)Monique Chatenet (Centre André Chastel, Paris)Fernando Marías (Universidad Autónoma de Madrid)Alina Payne (Harvard University, Cambridge - MA)

Comitato di review:Paola Barbera, Maria Sofia Di Fede, Erik H. Neil, Stefano Piazza, Fulvia Scaduto

Capo redattore:Emanuela Garofalo

Redazione:Giuseppe Antista, Antonella Armetta, Maria Mercedes Bares, Federica Scibilia, Domenica Sutera, Maurizio Vesco

Questo numero è stato curato da Fulvia Scaduto e Giuseppe Antista

Gli articoli devono essere inviati al direttore della rivista, presso il Dipartimento di Architettura, corso Vittorio Emanuele188 - 90133 Palermo, o in alternativa all’indirizzo di posta elettronica della casa editrice [email protected] scritti pervenuti saranno valutati dal comitato scientifico e dal comitato di review che, di volta in volta, sottopor-ranno i testi ai referees, secondo il criterio del blind peer review.

Amministrazione:Caracol s.n.c. via Mariano Stabile, 110 Palermo

© 2012: by Edizioni CaracolStampa: Tipografia Priulla - PalermoPer abbonamenti rivolgersi alla casa editrice Caracol ai seguenti recapiti:e-mail: [email protected]. 091-340011

Questo numero è stato pubblicato con i contributi dei fondi Progetto COSMED, Programma Ideas, Azioni AdvancedInvestigator Grant 2011, European Research Council (ERC) e di “LapiS” Associazione Lapidei Siciliani.

In copertina: A.G. Toudouze, interno della cappella palatina di Palermo e della cattedrale di Monreale (Paris,Médiathèque de l’Architecture et du Patrimoine, Dessins de voyages à l’étranger de Gabriel Toudouze, 0080/121/2001, n.12543 e 12541)

SOMMARIO

5 Fulvia ScadutoEditoriale

7 Mario SchwarzLe origini della Hofburg di Vienna: un castello federiciano

13 Marco Rosario Nobile La cattedrale di Alghero. Note e ipotesi sul primo progetto

25 Isabella BalestreriDettagli dall’antico del quarto decennio del XVI secolo. I Maestri «PS» e «GA col Tribolo» alla Biblioteca Ambrosiana

33 Fulvia ScadutoCarlo V e la città di Alcamo

49 Antonella ArmettaL’ultima frontiera della stereotomia. Note su alcuni trattati della prima metà del XIX secolo sui ponti “obliqui”

55 Paola Barbera«Il fascino del distinto, l’attrazione per qualcosa che si vorrebbe essere e non si è». Echi della lezione wrigthiana in Sicilia

67 PIETRE PER L’ARCHITETTURA

71 Emanuela GarofaloLe lave. Gli usi ornamentali nell’architettura storica in Sicilia

89 DOCUMENTI

90 Rosario TermottoIntagliatori lapidei tra Cinquecento e Seicento nel complesso domenicano di Cefalù. Nuovi documenti di archivio

94 Massimo PettaIl “Monte Etna” a Milano e a Roma: il vulcano pirotecnico come scenografia per i fuochi d’allegrezza nel Seicento

99 Maria Sofia Di FedeIl Monte Etna in una macchina dei fuochi del 1693 a Palermo

106 Giuseppe GiugnoLa cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa di Sant’Agata a Caltanissetta. Nuove acquisizioni documentarie

112 Giuseppe Antista Architetture siciliane nei disegni degli allievi dell’École des Beaux-Arts di Parigi

117 Matteo IannelloUn’intervista “inutile”. Gianni Pirrone incontra Carlo Scarpa

125 Abstracts

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LA CAPPELLA DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA NELLA CHIESA DI SANT’AGATA A CAL-TANISSETTA. NUOVE ACQUISIZIONI DOCUMENTARIE

Giuseppe Giugno*

La cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa diSant’Agata a Caltanissetta venne riconfigurata apartire dai primi anni del Settecento per volere del-l’abate Giuseppe Sbernia [fig. 1]. Questi, dopo averscelto di essere sepolto ai piedi dell’altare del santofondatore della Compagnia di Gesù, finanziò la tra-sformazione della cappella in forma monumentale.Come si legge, infatti, nel suo testamento del 1688,assegnò al fratello don Geronimo Sbernia l’ammini-strazione dei beni da impiegare nella realizzazionedell’opera: «totum restans ditte hereditatis debeatapplicari, erogari et expendi pro beneficio ditte cap-

pelle tam pro fabrica et struttura marmorea et inalijs lapidibus pretiosis quam pro jocalibus, argen-teis et aureis benevisis reverendo procuratori dittehereditatis» (Archivio di Stato di Caltanissetta,d’ora in poi ASCl, Corporazioni religiose soppresse, vol.30, s.n.).I lavori, avviati nel 1702 su commissione di padreAntonio Maria de Valenza, procuratore di GeronimoSbernia, furono affidati allo scultore trapaneseGiovanni Battista Lombardo, chiamato ad eseguireil nuovo altare di Sant’Ignazio, le cui colonne mar-moree in libeccio dovevano essere messe in opera

Fig. 1. Caltanissetta. Chiesa di Sant’Agata, cappella di Sant’Ignazio di Loyola (foto di Lillo Miccichè).

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«in dui pezzi quali quattro colonni in detti ottopezzi detto mastro di Lombardo sia obligato lavo-rarli in detta città di Caltanissetta e pure d’haverlia stricare et allustrare lustri e lucenti» (ivi, vol. 184,c. 69r). Allo scultore venne inoltre affidata la deco-razione dell’intera cappella con «marmi bianchirabiscati di pietri, cioè di pietra paragone, di pietragiarla di Mezzo Juso, di pietra di libeccio e di pie-tra bardiglia di Genova giusta la forma delli dise-gni e lavori che sono fatti nel disegno fatto frà d’es-si contrahenti e sottoscritto da ditto mastro diLombardo» (ivi, vol. 184, c. 68r). L’intervento delloscultore si limitò tuttavia al solo altare. I lavori della cappella continuarono nel gennaio1709 con l’esecuzione di un «palio di marmo ad ara-beschi commessi» (ivi, vol. 184, c. 258r) per lo stes-so altare, realizzato dai marmorari Brancasio Bosco,Blasio D’Amato, Pasquale D’Amato e GiuseppeVizzari su disegno di Francesco Juvarra, notoargentiere e cesellatore messinese, nonché fratellodel celebre architetto Filippo. Il paliotto, però, nonvenne mai collocato nell’altare perchè, come silegge in un documento del 1710, fu realizzato dif-formemente dal disegno dello scultore (ivi, vol. 186,c. 457r) e per tale ragione, su decisione di donGeronimo Sbernia, venne sistemato nell’altare mag-giore di Sant’Agata dove rimase sino al 1740 (ivi,vol. 188, c. 509r), quando il presbiterio fu oggetto diradicali trasformazioni (oggi è posto nell’altaredella Madonna del Carmelo). Con atto di obbligazione del 3 luglio 1709, ai marmo-rari citati si affiancarono i maestri messinesi Santo eLorenzo Vara, padre e figlio, che si impegnavano adeseguire, presso il collegio della Compagnia aMessina, il rivestimento marmoreo della cappella, asinistra dell’altare, con l’«opera di marmi piani, com-messi e scorniciati» (doc. 1), per il prezzo di «50 onze»(ASCl, Corporazioni religiose soppresse, vol. 188, c.504r). Nel contratto si precisava che il piedistallo acommesso doveva essere eseguito «conforme al dise-gno di uno dè piedestalli di San Gregorio» (doc. 1),vale a dire la chiesa messinese dove i Vara probabil-mente avevano già lavorato, e si stabiliva che il«tabellone all’architrave con il suo pelicano commes-so et arabescato» (doc. 1) andava realizzato secondoil disegno di Francesco Juvarra. I putti e le statue diSan Luigi Gonzaga e di San Stanislao Kostka, colloca-te entro le nicchie, vennero invece affidati allo sculto-re Giacomo Antonino Marchetta.

Nel maggio 1710 si assegnò al maestro Santo Varal’esecuzione del rivestimento della parete destra afianco dell’altare, da completare entro due mesidalla stipula del contratto. In quell’occasione venneanche commissionata una lapide per il sepolcro del-l’abate Giuseppe Sbernia «di arabeschi commessicon le sue armi» posta a pavimento e un nuovopaliotto d’altare, in sostituzione di quello del 1709,«di commesso in due, che doverà aprirsi secondo ildisegno concertato e dato da ditto reverendo padrea ditto mastro Sancto […] con doverli ancora dareditto reverendo padre il pezzo del verde anticovenato da Catania nec non e doverli pagare la metàdel disegno di ditto palio fatto da ditto di Trabuccocosì di pacto. Item che ditto di Barra sia tenuto tuttili uccelli come nel disegno lavorarli e commetterliconforme richiede l’arte così di pacto» (doc. 2).Innocenzo Trabucco è dunque l’autore del disegnodel nuovo paliotto [fig. 2] non più su «tabula mar-morea integra», come quello precedente, ma sudue piani commessi, nei quali sono raffiguratimotivi floreali e uccelli esotici che richiamano lespecie presenti nell’America latina, secondoun’iconografia che fa chiaramente riferimento alledescrizioni dello storiografo gesuita padreDaniello Bartoli nella sua Historia della Compagniadi Giesu (pubblicata a partire dal 1653). A Trabuccosi deve pure il disegno degli scalini dell’altare con«orli o vero baciletti gialli e neri scorniciati» (ASCl,Corporazioni religiose soppresse, vol. 186, c. 431r). Tuttavia, nel luglio 1710, la mancata consegna delleopere commissionate al maestro Vara provocò l’in-terruzione dei lavori (ivi, vol. 188, c. 347r). Venneropertanto coinvolti, nell’ottobre dello stesso anno,

Fig. 2. Caltanissetta. Chiesa di Sant’Agata, paliotto d’altare nellacappella di Sant’Ignazio di Loyola (foto di Lillo Miccichè).

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altri marmorari, alcuni dei quali già presenti e docu-mentati nel 1709, come Brancasio Bosco, Pasquale eBlasio D’Amato, a cui si aggiunsero Littorio Vara eMasi D’Amato chiamati ad «accomodare e rappez-zare» l’opera interrotta dal Vara per la somma di 25onze secondo la stima dell’ingegnere VincenzoMaffei (ivi, vol. 188, c. 505r). Ma costoro, ritenendosufficiente quella cifra soltanto per eseguire i pezzimancanti e «non già rifare i malfatti», rifiutaronol’incarico. Fu quindi nominato l’ingegnereGiovanni Arrigo, per stabilire il giusto prezzo delcompletamento delle opere a fronte dei «danni pati-ti così ne’ pezzi malfatti, come nelle grossezze de’marmi come ancor in molte altre partite» (ivi, vol.188, c. 506r). La cappella venne ultimata verso lafine del 1710 per la somma di «35 onze» (ivi, vol.188, c. 505r).Nonostante sia ben chiara la datazione dell’altare edella cappella di Sant’Ignazio assieme al quadro dellemaestranze intervenute, sono molti ancora i problemiaperti circa l’ideazione del progetto che, solo in viadubitativa, è possibile attribuire all’architetto trapane-se Giovanni Amico considerando che, lo stesso, nelsecondo volume del suo trattato, L’architetto prattico,

pubblicato nel 1750, si assegna la paternità dell’inter-vento, inserendolo nell’elenco delle sue opere.Leggiamo, infatti, alla voce «Città di Caltanissetta» ilriferimento alla «Capp. di S. Ignazio nella Chiesa de’PP. Gesuiti in marmi». Tuttavia tale attestazione nontrova conferma nella documentazione d’archivio rin-venuta e nemmeno nella principale fonte ottocentescasulla cappella, cioè l’opera di Francesco Pulci, Per lasolenne inaugurazione della monumentale cappella diMaria Ss. del Carmelo… (Caltanissetta 1892), che inve-ce attribuisce il progetto ad un anonimo «gesuitamolto intendente in opere d’arte» e data i lavori dellacappella al 1720-23, una notizia infondata dal momen-to che, come si è visto, gli interventi si collocano tra il1702 e il 1710. Ciò nondimeno, non va esclusa la possibilità cheGiovanni Amico possa essere intervenuto nella cap-pella, forse per risolvere le problematiche emersedurante i lavori del 1710. Si potrebbe inoltre consi-derare l’ipotesi che l’ingegnere Giovanni Arrigo,citato nei documenti a proposito del completamen-to della cappella, sia proprio Giovanni Amico, il cuicognome forse è stato erroneamente trascritto nel-l’atto notarile. Occorre infine sottolineare, come già notato daStefano Piazza, che il disegno dell’altare diSant’Ignazio è quasi identico a quello dell’altare diSan Luigi Gonzaga nella chiesa del Gesù a Palermo[fig. 3], datato in modo incerto tra fine Seicento einizio Settecento. La presenza nei due altari dellostesso schema compositivo e di motivi decorativisimili determina la possibilità che l’opera nissenapossa essere stata assunta come modello per quellapalermitana. In tal caso si potrebbe ritenere cheentrambe le opere siano ricondubili allo stesso auto-re. Rimane in ogni caso aperta e ancora da risolverela questione relativa al ruolo di Giovanni Amiconella cappella di Sant’Ignazio a Caltanissetta.

*Dottore di Ricerca, Università degli Studi diPalermo

Fig. 3. Palermo. Chiesa del Gesù, altare di San Luigi Gonzaga (fotodi Enzo Brai).

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Documenti

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3 luglio 1709 Atto di obbligazione per la decorazione marmorea della parete sinistra della cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa di Sant’Agata aCaltanissetta.

JesusPresente innanti noi notaio testimonij infrascripti mastro Santo Vara Messane da me notaio conosciuto sponte […] per esso si obligòet obliga al reverendo padre Geronimo Sbernia della Compagnia di Gesù presente cognito et interveniente a questo come procura-tore et amministratore dell’eredità della venerabile cappella di Santo Ignazio fondata nel devoto Colleggio di Caltanissetta fare elavorare esso assieme con Lorenzo Vara suo figlio di età d’anni 17 in circa presente anco conosciuto et del presente contratto obliga-tario se contentante come costa l’infrascritta opera di marmi piani, commessi e scorniciati dell’ala sinistra della sudetta venerabilecappella come nell’infrascritti capitoli si descriverà. n. 1 Et in primis fare uno zoccolo di pietra di Tavormina rossa o pure di torchino di Tavormina la più bella e vaga a gusto di dittoreverendo padre ita che la pietra rossa sia macchiata di bianco di misura palmi 6 et onze otto in circa.Item uno zoccolo di marmo commesso piano di pietra di Trapani, che chiamano di Libbici di misura palmi 8 et onze sette in circa dipal. quadro.Item un basamento di marmo scorniciato / di misura palmi cinque et onze otto in circa.Item un piede stallo commesso conforme al disegno di uno dè piedestalli di San Gregorio (come ditto reverendo padre si aggiuste-rà con ditto mastro Santo) e l’anima di ditto piedestallo con sua oliva e cuori et altro in ditto disegno; l’arabesco però d’attorno comesi è detto sopra del piede stallo di San Gregorio di misura palmi 21 et onze sette in circa col fondo dello scudo dentro commesso dipietra di calcara a gusto di ditto reverendo padre.Item una cornice sopra il piedestallo di marmo scorniciata palmi 12 in circa.Item basa reale sopra il piedestallo scorniciata sopra la sudetta cornice palmi 9 et onze 9 conforme li mod[…]eti venuti daCaltanissetta. Item un membretto a lato del piedestallo commesso di pietra di Trapani commesso di opera piana di misura palmi 4 in circa.Item un membretto arabescato che nel lavoro et arabeschi debba essere conforme quello venuto da Caltanissetta acciò sia a proportio-ne e somiglianza di quello che sta a lato delle colonne di ditta venerabile cappella di palmi 14 in circa et è commesso del terzo in su.Item il terzo sotto ditto membretto commesso piano di pietra di Trapani.Item la fascia sta di verde antico di palmi in tutto 26 che iri di alto a basso secondo / il disegno.

Nota bibliografica

Questo articolo costituisce la revisione di un contributo giàpubblicato in cui si attribuiva a Francesco Juvarra il proget-to della cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa diSant’Agata a Caltanissetta, G. GIUGNO, La cappella diSant’Ignazio di Loyola nella chiesa di S. Agata a Caltanissetta. Ilruolo dei marmorari messinesi e di Francesco Juvarra nella proget-tazione dell’opera, in «Archivio Nisseno», III, 7, 2010, pp. 40-48. Alla luce di nuove acquisizioni documentarie è possibileattribuire allo scultore l’ideazione del solo paliotto e di unodei tabelloni decorativi che affianca l’altare. Sulla cappelladi Sant’Ignazio di Loyola si vedano: F. PULCI, Per la solenneinaugurazione della monumentale cappella di Maria Ss. delCarmelo nella venerabile chiesa del Collegio. Ricordo storico,Caltanissetta 1892, pp. 52-57; ID. Lavori sulla Storia ecclesiasti-ca di Caltanissetta, a cura di C. Naro, Caltanissetta 1977, pp.398-406; M.R. BASTA, Natura ed esotismo nei paliotti a marmi

mischi della chiesa di Sant’Agata al collegio gesuitico diCaltanisetta, in Sicilia barocca. Maestri, officine, cantieri, num.monog. di «Quaderni Lumsa», 25, 2005, pp. 73-85; S. PIAZZA,I colori del Barocco: architettura e decorazione in marmi policrominella Sicilia del Seicento, Palermo 2007, pp. 57-59. Ringrazio il professore Stefano Piazza per avermi segnalatoche Giovanni Amico si assegna la cappella di Sant’Ignazio diLoyola di Caltanissetta nel secondo volume del suo trattato:G. AMICO, L’architetto prattico. In cui con facilità si danno leregole per apprendere l’architettura civile e militare, Libro secon-do, Palermo 1750, rist. anast., Palermo 1997, p. 151. Sui paliotti in generale si rimanda a Il teatro e l’altare. Paliottid’architettura in Sicilia, a cura di M.C. Ruggieri Tricoli,Palermo 1992. Per il raffronto stilistico e compositivo dell’altare diSant’Ignazio con quello di San Luigi Gonzaga nella chiesadel Gesù di Palermo si rinvia a S. PIAZZA, I colori delBarocco…, cit., p. 59.

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Item l’incosciatura della nicchia scorniciata et intagliata con li suoi due cartozzoni a lato d’intaglio o commesso ad elettione di dittoreverendo padre come si deve secondo la profettione dell […] fanno di misura per ogni incosciatura palmi cinque et onze otto chein tutto importano palmi 17 in circa. Item due pezzi seu lati di nicchia o fianchi che vengono dietro la figura di mischio di Trapani ordinario. Però intorno alle macchie ecolore come più piacerà al ditto reverendo padre son di misura palmi 11 et onze 4 in circa.Item l’arco della nicchia scorniciato et intagliato fa di misura palmi dieci con le sue vittorie e cartocci da fianco e che siano lavoraticonforme exigge l’arte el disegno et in tutto uniformi e corrispondenti al resto dell’opera.Item la sua conchiglia seu cocciola che corrisponde sopra la testa della figura e sotto l’arco della nicchia che sia di marmo lavorata ecommessa di pietra di Trapani fa palmi otto di misura in circa.Item cimasa sotto la sudetta nicchia sotto alla conchiglia che fa di misura palmi 5 in circa.Item il fondo delli puttini di pietra di Libbici rossa palmi otto, il fondo del cuore vuol essere nero di misura come porta l’opera.Item un tabellone all’architrave con il / suo pelicano commesso et arabescato secondo il disegno fatto dal signor Juvarra di palmi 33,l’aria però del fondo del Pelicano sarà di turchino di calcara a gusto del ditto reverendo padre.Item un membretto a lato del tabellone e pelicano già detto commesso piano di pietra di Trapani di palmi 7 in circa.Item li due tabelloni tanto di sotto quanto di supra oliva e pelicano devono havere intorno le sue cornice scorniciate conforme ricer-ca l’arte non però attaccate al tabellone ma sovraposte [...].Item che detta opera si habia da lavorare tutta intiera et in ogni una parte nel devoto Collegio della Compagnia di questa nobile cittàdi Messina per pacto.Item pacto perché sia a disposizione di ditto reverendo padre se il lavorante doverà travagliare in commesso o in scorniciame o inaltro ad elettione di ditto reverendo padre per patto.Item patto perché facta la metà di ditta opera sia a libera facoltà di ditto reverendo padre se vorrà sequitare o no l’altra metà così di patto.Item pacto perché ditto mastro Santo Vara sia tenuto (assieme con detto Lorenzo Vara suo figlio se contentante come sopra) confor-me si obligò et obliga fatta che / sarà ditta opera conferirsi in Caltanissetta et ivi collocare ditta opera in detta venerabile cappellacon doverci dare ditto reverendo padre di Sbernia ditto nomine conforme si obligò et obliga l’accesso e ricesso franco, casa et abita-zione per quanto starranno in Caltanissetta a collocare ditta opera da loro fatta (e se piacerà a ditto reverendo padre anco l’ala destradi marmi lavorati da altri mastri) mangiare e bevere franco nec non e pagarci tarì quattro il giorno contandosi dal giorno della par-tenza da questa città di Messina sino al di del ritorno in essa città di Messina coll’exequtione per patto […].

(ASCl, Corporazioni religiose soppresse, vol. 188, cc. 526r-530r)

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3 maggio 1710Atto di obbligazione per il rivestimento marmoreo della parete laterale destra della cappella di Sant’Ignazio di Loyola nella chiesa di Sant’Agataa Caltanissetta e di un nuovo paliotto da eseguire su disegno di Innocenzo Trabucco.

Magister Sanctus Vara messinensis presens cognitus sponte presentis per se se obligavit et obligat reverendo patri HieronimoSbernia Societatis Jesu presenti cognito et intervenienti uti procuratori venerabilis cappelle Santi Ignatij devoti Collegij Societatis JesuCalatanissette facere infrascriptam operam bene […] et secundum […] et ad rationes infrascriptas videlicet:In primis s’obliga ditto mastro Santo fare a ditto reverendo padre di Sbernia ditto nomine stipulante l’ala destra della cappella delSanto Padre Ignatio che porta per piedestallo la palma secondo i disegni ci darà ditto reverendo padre Geronimo Sbernia […].Item s’obliga ditto mastro Sancto fare a ditto reverendo padre ditto nomine una lapide di arabeschi commessi con le sue armi secon-do il disegno datogli da ditto reverendo padre lasciando il largo per l’epitafio di maniera che tutto il commesso di ditta lapide siatenuto ditto reverendo padre pagarlo a ditto mastro Sancto / a ragione di tarì 12 il palmo et il vano dell’epitafio l’habia di pagareper muro marmo coll’exequtione per pacto.Di più ditto mastro Sancto s’obliga fare a ditto reverendo padre Sbernia ditto nomine un novo palio di commesso in due che dove-rà aprirsi secondo il disegno concertato e dato da ditto reverendo padre a ditto mastro Sancto con dovere ditto reverendo padre paga-re a ditto mastro Sancto il commesso delle due lavagne a ragione di tarì dudici il palmo con obligo di doverli dare ditto padre reve-rendo le due lavagne nec non e tutto il torchino di calchara che bisogna per ditto palio ita che debba serrarlo e lavorarlo ditto mastroSancto a spese sue cosi di patto.Con doverli ancora dare ditto reverendo padre il pezzo / del verde antico venato da Catania nec non e doverli pagare la metà deldisegno di ditto palio fatto da ditto di Trabucco così di pacto.

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Item che ditto di Barra sia tenuto tutti li uccelli come nel disegno lavorarli e commetterli conforme richiede l’arte cosi di pacto.Di più ditto mastro Sancto s’obliga fare di marmi a Beccacuccho la cornice d’attorno in grandezza secundo resta l’altezza.E questo per lo prezzo a ragione di tarì 15 lo palmo dovendosi misurare per palmo quello apparente così la fronte di palmi 10 comeli lati di palmi 4 di ditto altare. Ita che ditto mastro Sancto debba darlo allustrato di tutto punto conforme richiede l’arte così di pacto.Item pacto che la ditta cornice di marmo sia / tenuto incassarla in legname lo ditto mastro Sancto quale ligname deve dare il dittoreverendo padre di Sbernia ditto nomine come ancora deve dare ditto reverendo padre ditto nomine le cose di rame e ferramenti chevi entrano così di pacto.Item pacto che se nel Santo Nome di Gesù che ne disegno viene nel mezzo di ditto palio vorrà ditto reverendo padre ditto nominecommetterli pietre pretiose o siano matriperle o vensurine o altro doverà commetterle ditto mastro Sancto cosi di pacto.Obligandosi ditto mastro Sancto conforme promise e s’obligò et obliga dare a ditto reverendo padre ditto nomine stipulante finitedi tutto puncto tutte l’opere sudette cioè le due ale che ha fatto per due contratti, il tabernaculo, la lapida (incision sepolcrale) et ilpalio per tutto / il mese di giugno proximo venturo 1710 in pacem coll’exequtione come patto […]. E mancando ditto di Vara dellaconsegna sudeta o non essendo ditte opere conforme l’ha obligate come sopra che in tal caso sia lecito a ditto reverendo padre dittonomine ditte opere in tutto o parte farsi fare da altri maestri conforme potrà trovare et accordarsi a tutti danni spese et interessi diditto mastro Santo Vara e suorum delli quali danni il quale giuramento e da / esso per patto. […].

(ASCl, Corporazioni religiose soppresse, vol. 186, cc. 500r-503v)

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Mario Schwarz, The Origins of the Hofburg in Vienna:a Frederician Castle

Recent research shows that the original structure ofthe imperial residence was a quadrangular castlewith square corner towers. Three late-Romanesquewindows and walls of rough hewn stone suggest adate in the first half of the 13th century. The castle inVienna may thus be considered the first example ofthis typology, well known in the Sicily of FrederickII (Bari, Trani, Augusta) and the transalpine regionsof the Holy Roman Empire. The interventions of theEmperor in Austria in 1237 – 1239 and then in 1246 –1250 most likely led to the construction of this castleas a projected imperial residence.

Marco Rosario Nobile, The Cathedral of Alghero.Notes and Hypotheses on the First Project

The Cathedral of Alghero presents numerous unre-solved historiographical problems. This essay pro-poses a reconstruction of the building history fromthe first half of the sixteenth century and until itunderwent a radical break around 1560. Startingfrom the surviving traces in the apsidal area andfrom the analysis of the context, the author proposesa reconstruction of the first project and outlines aplausible participation of architectural masters fromValencia.

Isabella Balestreri, Details of the Antique from theFourth Decade of the 16th Century. The Masters «PS»and «GA col Tribolo» in the Biblioteca Ambrosiana

In 2011 the University of Virginia Art Museum pre-sented the exhibition Variety, Archeology, andOrnament. Renaissance Architectural Prints fromColumn to Cornice with an array of Italian treatises,

ABSTRACTS

drawings, sketchbooks and prints. The works of«Master PS» and «Master GA with the Caltrop»played a crucial role in the exhibition because oftheir engagement with the “varietas” of Romansruins rather than the canonical forms of the architec-tural treatises. Some of the «Single-leaf prints» werealready known in the literature, and today we areable to add 14 more (27 image) discovered amongthe volumes of the Biblioteca Ambrosiana di Milano.The prints, bound with Vignola’s Regola andLabacco’s Antichità, were once part of theNeoclassical Fagnani library. Created circa 1535-38,they depict architectural details of ancient orders, orpure inventions. The unusual forms in the prints andtheir dating suggest the style of «Master GA» orGaleazzo Alessi (1512-1572).

Fulvia Scaduto, Charles V and the City of Alcamo

In the summer of 1535 Carlo V returned to Sicilyafter his Tunisian exploit. During the journeybetween Trapani and Palermo, the Emperor and hisretinue stayed for a few days in the town of Alcamo.Little is known about the monarch’s triumphalentrance and his short stay in town, but the impor-tance of the event and the long term effects in theurban fabric are evident. The visit sparked the even-tual creation of a “Strada imperiale” (imperial street)and a “Loggia” (Senate palace) – in the all’anticastyle - beginning in 1548-49.

Antonella Armetta, The last Frontier of Stereotomy.Notes on some Treatises of the First Half of the 19thCentury on “Oblique” Bridges

In the nineteenth century the question of obliquebridges was the last topic for which the communityof experts connected to stereotomy was consulted as

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builders sought new solutions. Frequently in theconstruction of stone bridges over a road or a riverthe crossing would be non-orthogonal and mightrequire oblique barrel vaults. Although Italy andEngland did not have an older tradition of writingabout stone cutting, like Spain and France, in the lastcentury writers from these countries producednumerous treatises on the subject and the interac-tions between them, despite noticeable differences inapproaches, reveals an obvious exchange of infor-mation and the development of new theoretical andpratical hypotheses, that are worthy of greater inves-tigation in order to understand their real impact inthe panorama of nineteenth century building.

Paola Barbera, «Il fascino del distinto, l’attrazioneper qualcosa che si vorrebbe essere e non si è».Echoes of Wright in Sicily

Several times during the twentieth century,European architectural culture is strongly influencedby the figure of Frank Lloyd Wright. With this essaythe author reconstructs the ways in which Wright’sidea of planning and architecture arrives in Sicily aswell, and how it finds architects ready to interpret itin its various facets. In 1940, Edoardo Caracciolo usesthe idea of Broadacre city as a model for the Sicilianlandscape after the colonization of latifundia promot-ed by Fascism; after the Second World War, he wouldbe one among the founders of the Apao Siciliangroup. Likewise, Giuseppe Samonà pays homage tothe organic idea of architecture of the American mas-ter with his two villas in Mondello and Gibilmanna,constructed between 1948 and 1954.

Emanuela Garofalo, The Volcanic Rocks. OrnamentalEmployments in Historical Architecture in Sicily

Volcanic activity contributed over millennia to shapeextended areas in Sicily and neighbouring islands,creating at the same time unlimited depositories ofnatural stone used from ancient times for buildings,handiworks, objects and tools. Catania and Etnaregion, but also the island of Lipari, still hold themost significant evidences of the use of volcanicrocks and their products. However, the architecturalheritage testify a more widespread use in the search

of ornamental effects in Sicily between medieval andfirst modern age.Leaving rural contexts, road paving and construc-tion issues, this contribution analyzes themes, timesand ways of the employment of volcanic rocks inSicily in order to satisfy aesthetic instances, betweenXII and XX century.The main and most varied range of applicationsfocuses on the possibility offered by the lithotype tocreate polychrome effects, by the contrast withlighter-coloured materials and surfaces, with differ-ent procedures and formal solutions. Other interest-ing fields of application are: the design of architectur-al frameworks in contrast with light-coloured plas-ters; sculptural elements; covering of bases, pedestalsand stairs. Between XVIII and XIX century finallytook place a process of assimilation of volcanic rocksto the polishable stones, specially a variety calledbasaltic breccia in coating altars and luxury furniture.Unlike other lithotypes, that of lava stone and itsarchitectural uses in Sicily is a still ongoing story,frequently charged with new meanings of identity.

Rosario Termotto, 16th and 17th Century StoneCarvers in the Dominican Complex of Cefalù. NewArchival Documents

Through the examination of archival documents,this essay identifies previously unrecognized crafts-men who executed the skilled work on several struc-tures within the sixteenth-century Dominican com-plex of Cefalù (church, monastery, cloister and ora-tory). The author notes the presence of both localand Lombard masters in the creation of stairs, door-ways, columns and capitals. The quarry of origin isidentified and the contractual agreements betweencontractors and workers are discussed.

Massimo Petta, “Mount Etna” in Milan and Rome:the Pyrotechnic Volcano as a Setting for FireworksDisplay in the 17th Century

In 1630 an original pyrotechnical machine represent-ing the volcano Etna was built in the piazza Duomoin Milan. This contribution analyses both the cultur-al background (in literature the Etna-forge of Vulcanrepresented the city of Milan, famous for its produc-

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tion of weapons) and the transmission throughprinted media (books and engravings), focusing ontheir genesis, their circulation, their milieu and theirpurposes. G.L. Bernini reprised the innovative Etna-theme for machinery built in Rome decades later: thepaper analyses its spectacular set up and “printedcounterpart” (avvisi, engraving) in comparison withthe Milanese exemplar.

Maria Sofia Di Fede, Mount Etna in a FireworksMacchina from 1693 in Palermo

Among the annual celebrations dedicated to SantaRosalia protector of Palermo in the baroque age, the“festino” of 1693 stands outs. The event was excep-tional both for the richness and quantity of the deco-rative elements, more numerous and more magnifi-cent than normal, and for the tragedy that inspiredthe principal idea of the festival. The violent earth-quake that devastated southeastern Sicily in January1693 “miraculously” spared Palermo. The salvationof the capital and her citizens, only very limiteddamage was recorded in the city, was attributed tothe protection of the holy patron. Thus the enormouscatastrophe determined the program of the festivi-ties as well as the narrative theme and iconographicprogram of the décor. The calamities that had struckPalermo over the past century were representedthrough the nave of the cathedral with the terribleearthquake of that year symbolically portrayed onthe main altar. In the triumphal carriage SantaRosalia was represented as “Amazon Protector ofthe Homeland and Tamer of the Elements.” For thefireworks macchina a detailed and evocative repre-sentation of Mongibello (Mount Etna) was devised.Volcanic activity was traditionally held to be theprincipal cause of sicilian earthquakes.

Giuseppe Giugno, The Chapel of Saint Ignatius ofLoyola in the Church of Saint Agatha in Caltanis-setta. New Archival Documents

This article examines the architectural reconfigura-tion of the Chapel of St. Ignatius of Loyola in thechurch of Sant’Agata in Caltanissetta during in thefirst decade of the eighteenth century and the activi-ty of craftsmen from Trapani and Messina skilled in

marble intarsia. The renovation was carried out byFrancesco Juvarra (brother of the more famousFilippo Juvarra) and Innocenzo Trabucco. The role ofthe architect Giovanni Amico remains unresolved.

Giuseppe Antista, Sicilian Architecture in theDrawings of the Students of the École des Beaux-Arts in Paris

Several Parisian archives hold Sicilian architecturaldrawings created in the first half of the nineteenthcentury by the students of the École des Beaux-Arts,who visited Sicily as winners of the Grand Prix. Theyoung architects were interested not only in the clas-sical ruins, but also in the broader Sicilian architec-ture, particularly of the medieval period. For exam-ple: Pierre-Joseph Garrez depicted the wooden ceil-ing of the cathedral of Messina and Jean-JacquesClerget the courtyard of the Chiaromonte palace inPalermo.

Matteo Iannello, Un’intervista “inutile”. GianniPirrone meets Carlo Scarpa

The following text is the transcription of an interviewgiven by Carlo Scarpa to Gianni Pirrone in december1975. In that period, together with Roberto Calandra,Scarpa was working on the restoration project of thepalazzo Chiaromonte in Palermo, and on the projectfor a New National Museum in Messina. This docu-ment is straightforward and clear, thanks to the spon-taneity of the spoken language, and especially pre-cious because it represents one of the rare interviewsgiven by Scarpa. The restoration of an ancient build-ing such as the Steri immediately becomes a chancefor broader considerations on restoration issues, itseconomic and social connections, and on the difficultrelation between historical architecture and contem-porary intervention.

Lexicon - n. 14-15/2012