L. Vecchio, Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia, in: Signacula ex aere. Aspetti...
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INSTRVMENTA INSCRIPTA V
Signacula ex aere.
Aspetti epigrafici, archeologici, giuridici,
prosopografici, collezionistici
ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE
(Verona, 20-21 settembre 2012)
a cura di Alfredo Buonopane e Silvia Braito
con la collaborazione di Cristina Girardi
Scienze e Lettere
Roma 2014
Volume stampato con il contributo di:
Dipartimento Tempo Spazio Immagine Società (TeSIS) dell’Università degli Studi di Verona
Rotary Club Como Baradello
Con il patrocinio di:
Università degli Studi di Verona, Dipartimento TeSIS Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine (A.I.E.G.L.) Terra Italia Onlus
Giulia Baratta, Alfredo Buonopane, Ivan Di Stefano Manzella,
Sergio Lazzarini, Marc Mayer i Olivé, Giovanni Mennella
Redazione: Alfredo Buonopane, Silvia Braito, Cristina Girardi
Cristina Girardi
Coordinamento peer review: Alfredo Buonopane
I contributi raccolti in questo volume sono stati sottoposti alla peer review secondo la procedura del “doppio cieco”
© 2014 Scienze e Lettere dal 1919 S.r.l.già Bardi EditoreVia Piave, 7 – 00187 RomaTel. 0039/06/4817656 – Fax 0039/06/48912574e-mail: [email protected] 978-88-6687-072-2
In copertina: il signaculum di Asturius (CIL XV, 8094) in J. Muselli, Antiquitatis
reliquiae, Verona 1756, tab. XXXXVIII, 2 (incisione di Dionisio Valesi e Domenico Cunego).
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Alfredo Buonopane
Premessa
Marc Mayer i Olivé
Signata nomina; sobre el concepto y valor del término
signaculum con algunas consideraciones sobre el uso de
los instrumentos que designa
Ivan Di Stefano Manzella
Signacula ex aere e mercatura: indizi e ambiguità testuali
Manfred Hainzmann
Signacula und Synonyme
Simona Marchesini
Signacula: analisi linguistica
Sergio Lazzarini
I signacula: tra certezza dei “diritti soggettivi” e tutela
Margherita Bolla
Giulia Baratta
Il signaculum al di là del testo: la tipologia delle lamine
Francesca Cenerini
Nec desunt mulieres: signacula al femminile
Alfredo Buonopane
Schiavi e liberti imperiali nei signacula ex aere
Indice
Silvia Braito
CIL. I signacula nei lavori preparatori del
Corpus inscriptionum Latinarum
Cristina Girardi
Le societates nel mondo romano: attestazioni dai signacula
ex aere
Norbert Franken
Die lateinischen Bronzestempel der Berliner
Antikensammlung aus sammlungsgeschichtlicher Sicht
Daniela Rigato
I signacula ex aere del Museo Nazionale di Ravenna: un
quadro introduttivo
Antonio Sartori
Non Dianam magis montibus quam Minervam inerrare
Giovanna Cicala
Signacula pompeiani: appunti di una ricerca in corso
Raimondo Zucca
Signacula ex aere provinciae Sardiniae
Silvia Evangelisti
Signacula da Aeclanum in CIL (IX e X). Alcune note
Claudia Gatta
Signacula ex aere e collezionismo. Carlo Morbio e le sue
raccolte
Stefano Magnani
Signacula ex aere dal territorio di Aquileia
Filippo Boscolo
Signacula conservati nel Museo Archeologico di Padova
Giovanni Mennella
Signacula aenea e bollatura di laterizi: a proposito di un
timbro inedito nel Museo di Antichità di Torino
Marina Vavassori
Signacula a Bergamo e dintorni: curiosità e quesiti
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Elena Cimarosti
Tre signacula da raccolte museali nell’Italia nord-
occidentale
Valeria Valchera
Signacula ex aere del Museo Civico Archeologico di
Bologna: notabilia
Simona Antolini, Silvia Maria Marengo
I signacula ex aere della regio VI adriatica
Silvia Braito
Signacula “in rete”: fra documentazione, aste online e
collezionismo
Heikki Solin
Epiclinus: una nota onomastica
Marco Firmati
Sigilli di mercatores per doli dal porto di Pisa
Luigi Vecchio
Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
Paola Pacchiarotti, Giada Fatucci, Laura Ebanista, Sarah
Gozzini, Federica Lamonaca
I signacula del Museo Nazionale Romano: un’esperienza
didattica tra studio e EDR
Tre signacula dall’Asia Minore
Christophe Schmidt Heidenreich
Signacula ex aere dans les deux Germanies et les trois
Gaules : observations sur une documentation récalcitrante
Gaetano Arena
Vasetti iscritti e produzione di medicamenta a Priene
ellenistico-romana
Margherita Cassia
“Marchi di fabbrica” a Creta e tituli picti di Ercolano:
considerazioni socio-economiche
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Reinhold Wedenig
Bleiplomben mit Stempel- und Ritzinschriften aus
Iuvavum (Noricum)
Zsolt Visy
Instrumenta Inscripta Aenea aus Ungarn
Angela Donati
Lista autori
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Riassunto: Il lavoro presenta un signaculum inedito con iscrizione greca proveniente da
I pochi dati di rinvenimento consentono di inquadralo in un probabile contesto di taber-
na e di proporne una datazione, anche sulla base delle caratteristiche delle lettere, al I-II
secolo d.C. L’iscrizione, in lettere cave, fa pensare ad un suo utilizzo per contrassegnare
materiali di consistenza morbida. Il suo proprietario, Aemilius Iason, appartiene, molto
probabilmente, stando almeno all’onomastica, ad un ceto di liberti, o adottati, ben rappre-
sentato a Velia.
Abstract: The paper presents a new signaculum with Greek inscription from Velia, in
addition to not many specimens with Greek inscription so far known. The discovery data
help us to place it in a likely context of taberna and to propose a date, also based on the
characteristics of the letters, to the I-II century A.D. The inscription, in letters quarries,
suggests its use for marking on materials with a soft consistency. Its owner, Aemilius
Iason, belongs most likely, at least according the onomastic, to a class of freedmen, or
adopted, well represented at Velia.
Parole chiave: signaculum, Velia
Keywords: signaculum, Velia
Nell’ambito di un progetto sull’instrumentum greco iscritto della colonia focea di
Elea, chiamata Velia in età romana1, una prima parziale ricognizione dei materiali
custoditi nei depositi della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di
vecchio 2012b.
Un signaculum
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Salerno, Avellino, Benevento e Caserta2 ha permesso di individuare circa 250 oggetti
attualmente in corso di studio3. Tra questi è presente un signaculum in bronzo a for-
classe di oggetti.
Negli studi dedicati ai signacula in bronzo è stato spesso sottolineato come quelli
iscritti in greco siano meno diffusi4: rispetto a questo quadro, pertanto, non appare
privo di interesse poter aggiungere al dossier l’esemplare inedito da Velia, presentato
in questa sede5.
L’esemplare, integro, rinvenuto a Velia, nell’Insula I del Quartiere meridionale nel
1961, è conservato nei locali depositi della Soprintendenza per i Beni Archeologici
(inv. n. 43422).
I dati di rinvenimento indicano: «Ambiente n. 27; prof. dal piano superiore del
muro m -1,70; 28/1/1961». Misure: h. max. cm. 3.5; lamina: lung. max. cm 8,5; larg.
max. cm 5. Peso: gr. 134.
Presenta un manubrio ad anello (diam. cm 2,5) a sagoma esterna esagonale. Il ca-
sagoma; la faccia posteriore è liscia6. Il castone secondario è di forma rettangolare
Per quanto riguarda la forma il signaculum si inserisce tra quelli che presentano la
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ra7 8.
Sul castone principale è disposta una iscrizione composta da 11 lettere cave (h. da
cm 0,5 a cm 1), che si sviluppa, con andatura retrograda, su due linee di scrittura, con
2. Ringrazio la dott.ssa A. Campanelli, Soprintendente per i Beni Archeologici delle Province di
Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, per aver autorizzato il progetto, e la dott.ssa G. Bisogno, direttrice
del Parco Archeologico di Velia, per la amichevole disponibilità. Al momento la ricognizione ha riguardato
circa 1500 cassette (pari al 25-30 % del totale presente nel deposito), vale a dire quelle contenenti materiali
catalogati o il cui contenuto è comunque noto; le altre contengono invece materiali in via di catalogazione.
3. Si tratta per lo più di anse di anfora, pesi da telaio, vasi (in ceramica a vernice nera, acroma,
sigillata), coroplastica (matrici e statuette), lucerne. Per i primi dati cfr. vecchio 2006a (iscrizioni su
vasi); vecchio 2006b. Un progetto a parte invece è in corso per quanto riguarda i bolli in greco apposti sui
laterizi prodotti a Velia, noti come “mattoni velini”: per un inquadramento preliminare di tutta la relativa
problematica relativa a questa produzione cfr. vecchio 2012a; cicala, vecchio 2014.
4. Cfr. ad es. dollfus 1967, p. 123; Manganaro Perrone 2006, pp. 9-31, p. 13. Per esemplari con
iscrizione in greco cfr. IG XIV 2412, 1-41; BaBelon, Blanchet 1895; walters 1899; dollfus 1967; loreti 1994, pp. 645-653; canós i villena 1995; Manganaro Perrone 2006.
5. Ringrazio il prof. A. Buonopane per le preziose indicazioni e per avermi dato l’opportunità di
pubblicare questo lavoro nel presente volume; desidero inoltre ringraziare la dott.ssa S. Braito che ha
6. Per la nomenclatura delle parti cfr. di stefano Manzella 2011, pp. 346-348.
7. di stefano Manzella 2011, pp. 347-348.
8. Cfr. Pavolini 1992, pp. 161-162. Per alcuni esemplari sagomati a forma di pesce cfr. BaBelon, Blanchet 1895, n. 2390; walters 1899, n. 3087; canós i villena 1995, p. 91.
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Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
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Le lettere sono caratterizzate da un solco abbastanza largo e profondo, perché de-
forma si nota la presenza di sigma e omega lunati e di alpha con barra centrale oriz-
zontale e con uno dei tratti laterali prolungato verso l’alto; i tratti verticali e obliqui di
alcune lettere (alpha, iota) presentano alle estremità un breve tratto orizzontale.
La disposizione delle lettere porta a leggere, in direzione retrograda, AIMI èIa-@
swnov.
Signaculum in bronzo. Castone principale e secondario (Leonardo Vitola, Soprin-
tendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino, Benevento, Caserta).
Signaculum
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Il castone secondario, invece, reca tre lettere (h. tra cm 0,8 e cm 1), Z M [ (zeta-my-
digamma) caratterizzate da una incisione sottile e poco profonda.
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senza delle lettere lunate indirizza genericamente verso l’età ellenistica e romana9;
indicativo si rivela anche il prolungamento verso l’alto dei tratti obliqui, fenomeno
che inizia nell’età ellenistica e che è caratteristico dell’età imperiale10. Da questo pun-
to di vista, dunque, si potrebbe proporre un inquadramento cronologico tra la tarda
nel quale il signaculum è stato rinvenuto11, si potrebbe proporre una sua cronologia al
I-II secolo d.C.
L’iscrizione sul castone principale è costituita da due sequenze di lettere separate
da un bottone, nella seconda delle quali va riconosciuto il genitivo dell’antroponimo
èIa@swn. Per quanto riguarda invece la prima sequenza, AIMI, sembra poco probabile
che possa essere rapportata ad una forma verbale dialettale, magari riconducibile al
verbo eièmi@, in quanto essa non trova alcuna conferma. Inoltre occorre tener conto del
fatto che quando la forma di possesso è espressa con il genitivo del nome della perso-
na unito al verbo essere quest’ultimo è di norma posposto12.
Appare molto probabile, invece, che nella sequenza AIMI si debba riconoscere
l’abbreviazione del nomen Aemilius traslitterato in greco come Aièmi@liov.
La proposta di lettura, pertanto, è Aièmi[li@ou] èIa@swnov, intesa come espressione
di proprietà.
Di norma la consuetudine onomastica romana prevede l’abbreviazione per il solo
prenome, ma non sono rari i casi di gentilizi abbreviati, sia in iscrizioni latine13 sia in
quelle relative a personaggi romani redatte in greco14.
L’iscrizione, dunque, denuncia il proprietario del signaculum, vale a dire èAimi@liov
èIa@swn. èIa@swn, nome molto diffuso in tutto il mondo greco15, non è diversamente at-
testato a Velia16; in Magna Grecia e Sicilia trova invece diverse attestazioni, sia nella
forma greca (Brindisi, Bruttium, Catania, Lilibeo, Thermai Himeraiai) sia in quella
latina (Ercolano, Miseno, Pompei, Tauromenion)17. Particolarmente interessante, per
una coincidenza onomastica, si rivela il caso di una stele funeraria da Naxos, con iscri-
9. guarducci 1967, p. 377.
10. guarducci 1967, p. 379.
11. Cfr. infra.
12. guarducci 1974, p. 330.
13. cagnat 1914, p. 53; kaiMio 1969, pp. 37-38; BuonoPane 2009, pp. 143-144.
14. Cfr. ad es. IG II² 2217.
15. LGPN, s.v., I, pp. 229-230; II p. 231; III B, p. 205; IV, p. 171.
16. Il nome èIa@swn non è registrato nel repertorio onomastico presente nel volume che raccoglie le
iscrizioni greche di Velia in quanto il signaculum è stato individuato successivamente, cfr. vecchio 2003b,
pp. 149-160.
17. LGPN, s.v., III A, pp. 214-215.
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Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
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zione in greco, databile al II-I secolo a.C., per una Tertia Iason18.
Tertia, infatti, è un nome documentato anche a Velia, in una iscrizione funeraria greca
per una Tertia Pakia moglie di Dionysios, nella quale, quindi, sono presenti elementi
onomastici di origine osca (Pakia), greca (Dionysios) e latina (Tertia)19.
Sul piano onomastico si rivela di grande interesse l’abbinamento di un nome ro-
mano ed uno greco, aspetto che fa pensare ad un individuo di origine greca adottato
o affrancato ad opera di un membro della gens Aemilia. Si tratta di una situazione
molto frequente20, documentata a Velia da diverse iscrizioni, sia in greco, come quella
di Sextilius Epaphrodeitos, databile al II-I secolo a.C.21, sia latine, come ad esempio
quella, databile probabilmente al I secolo d.C., nella quale sono ricordati A. Gabinius
Menander, che aveva ricoperto la carica di questore, ed i suoi genitori, Iulia Lais e
Gabinius Theophilus22. Quanto al gentilizio Aemilius, non si può fare a meno di ri-
cordare un eventuale legame della gens Aemilia con la città, che potrebbe risalire alla
presenza a Velia di Lucio Emilio Paolo, il vincitore di Perseo. Secondo Plutarco23,
infatti, i medici gli avevano consigliato, per guarire da una malattia “in principio non
destava preoccupazioni”, di trasferirsi a Velia, dove avrebbe soggiornato a lungo in
una villa presso il mare (eèn parali@oiv aègroi^v), godendo della quiete del posto. La
vicenda, dunque, potrebbe far pensare a possedimenti della gens Aemilia nella regione
di Velia24.
Anche l’iscrizione presente sul castone secondario si rivela di grande interesse. In-
nanzitutto, essendo essa caratterizzata da una incisione sottile e poco profonda, appare
probabile che non fosse destinata alla timbratura. La presenza di sigle e simboli di
vario tipo incisi sul castone secondario è molto diffusa25. La sequenza, costituita dalle
lettere zeta-my-digamma, potrebbe far pensare ad un numerale più che ad una sigla;
sistema numerale alfabetico, a Velia per altro documentato dalle date espresse sulle
dediche onorarie per Parmenide e per i medici locali26, le lettere digamma e zeta sono
utilizzate per esprimere le unità, rispettivamente per il numero sei e per il numero
sette, mentre my rientra tra le lettere utilizzate per esprimere le decine e corrisponde
18. IG XII, 5, 86; cfr. nocita 2012, p. 256.
19. IG XIV, 660, cfr. vecchio 2003b, pp. 109-111, n. 32.
20. Su questo aspetto cfr. daux 1977, pp. 405-416; faBre 1981; saloMies 1992; saloMies 1999, pp.
141-158.
21. vecchio 2003a.
22. eBner 1978, p. 65, n. 10; siMelon 1993, pp. 110, 119; per la problematica relativa all’iscrizione
cfr. anche Petraccia lucernoni 1988, p. 144, n. 208.
23. PLUT., Aem., 39, 1-2. Sulla vicenda cfr. d’arMs 1970, pp. 5-6; lafon 1981, pp. 302-303; lafon
2001, pp. 43, 206; vecchio 2003c, p. 253.
24. Cfr. siMelon 1993, p. 26, nota 128.
25. Cfr. ad es. dollfus 1967, pp. 126-129; di stefano Manzella 2011, p. 348.
26. Cfr. vecchio 2003a, pp. 76-96.
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al numero quaranta. La sequenza zeta-my-digamma, che, per la forma delle lettere è sicuramente da leggere da sinistra verso destra, non può esprimere un numero a tre cifre, in quanto mancherebbe la cifra delle centinaia; essa, inoltre, verrebbe ad avere un numero esprimente una unità sia all’inizio (zeta digamma). La pos-sibilità da prendere in considerazione è forse un’altra. Appare molto probabile che la prima lettera, zetasimboli utilizzati per indicare la dracma27; le altre due lettere potrebbero avere valore di numerale ed indicare una cifra, vale a dire 46. Nell’insieme, dunque, la sigla potreb-be dare l’indicazione “dracme 46”, che non pare destinata ad essere riprodotta sulle merci da contrassegnare con questo signaculum, per indicarne valore o peso, in quan-to, come si osservava, essa non sembra essere predisposta per lasciare un’impronta, essendo le lettere incise con un segno sottile e molto poco profondo. È probabile che essa indichi, più che un valore, forse un peso (46 dracme sono pari a circa 200 gr28), che non corrisponde a quello del timbro (pari a 134 gr), ma, molto probabilmente, a quello dell’oggetto da contrassegnare.
Rispetto alla maggior parte dei signacula, questo esemplare presenta l’iscrizione a lettere cave, aspetto che potrebbe avere anche una qualche relazione con la sua desti-nazione d’uso29.
La gamma di beni e merci che venivano timbrate è piuttosto vasta ed articolata30. In questo caso è da escludere che si tratti di un timbro per marchiare a fuoco, in quanto quelli di questo tipo sono in genere dotati di una lunga impugnatura31; esso, inoltre, non presenta tracce né di fuoco né di inchiostro o sostanze colorate. La realizzazione dell’iscrizione a lettere cave fa pensare piuttosto che esso fosse destinato ad essere
pensare ad esempio all’argilla, alla cera, a pigmenti, o anche, forse più verosimilmen-te, a prodotti alimentari, tra i quali sicuramente vi era il pane32. Come è noto, infatti, ad Ercolano è stato rinvenuto un pane con l’impronta di un timbro33, successivamen-
Antiquarium Comunale di Roma34. Plinio35 e Giovenale36 alludono alla pratica di timbrare derrate alimentari per proteggersi dai
27. Cfr. ad es. Mclean 2002, p. 63. 28. Considerando che il peso della dracma è di 4,30-4,36 gr (cfr. segrè 1928, p. 124), moltiplicato 46, si ha, rispettivamente, 197,79 gr e 200,56 gr. 29. di stefano Manzella 2011, p. 347, nota 18. 30. di stefano Manzella 2011, pp. 355-362; cicala G. 2010, pp. 215-216. 31. Baratta 2007, pp. 99-108. 32. di stefano Manzella 2011, pp. 355-356; Manacorda 1993, p. 45; feugère, Mauné 2005, p. 441; Manganaro Perrone 2006, p. 15; cicala G. 2011, p. 215.
34. CIL X, 8058, 18. Cfr. loreti 1994, pp. 652-653. A tale proposito di stefano Manzella 2011, p. 355, osserva che sarebbe opportuno un riscontro. 35. PLIN., Nat., XXXIII, 26. 36. IVV., XIV, 131-132.
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Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
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commercializzazione; inoltre, nel caso del pane la bollatura poteva essere funzionale
a distinguere i singoli pani privati portati a cuocere in un forno pubblico37.
Per quanto riguarda la provenienza indicata («Ambiente n. 27; profondità dal piano
superiore del muro m -1,70; 28/1/1961») è possibile fare qualche osservazione. La nu-
merazione fa senz’altro pensare all’Insula
di scavo in quegli anni38, l’unica area della città nota in quel periodo caratterizzata da
un alto numero di ambienti. In una planimetria schematica dell’Insula I individuata di
recente tra i materiali di archivio, relativa alla situazione degli scavi condotti da P. C.
Sestieri negli anni Cinquanta del XX secolo e redatta prima degli interventi di M. Na-
poli nel decennio successivo39, è riportata una numerazione degli ambienti alla quale
37. loreti 1994, p. 647; Manacorda 1993, p. 45; Manganaro Perrone 2006, p. 9.
38. cicala L. 2012, pp. 312-324.
39. Cfr. la torre 2003, tav. XXXIV; cicala L. 2012, pp. 312-324.
Archeologici delle province di Salerno, Avellino, Benevento, Caserta - C. La Torre, Roma).
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N/E dell’unità abitativa I.1, secondo la numerazione di recente proposta da L. Cicala40
Per l’Insula I, nella sua fase attualmente a vista, è stato proposto un inquadramento
al I-II secolo d.C.41. Delle almeno quattro unità abitative di cui essa si compone, due
di esse (I.2 e I.3) sono state oggetto di una prima analisi che ha consentito l’indivi-
duazione degli ambienti e delle fasi edilizie42. Nella fase 3, l’ultima individuata, la
40. cicala L. 2006, 207-272, pp. 251-253; cicala L. 2011, pp. 133-160.
41. cicala cicala L. 2011, p. 125.
42. cicala L. 2006, pp. 253-257; cicala L. 2011.
Insula I. Planimetria anni Cinquanta-Sessanta del XX secolo. Particolare del settore
La Torre
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Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
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casa I.2 ingloba, forse in due distinti momenti, lo spazio del marciapiede lungo Via
di Porta Marina e quello del portico su Via delle terme, ricavandone ambienti desti-
nati con molta probabilità ad attività commerciali; anche per uno degli ambienti della
contigua unità abitativa I.3, aperti su Via di Porta Marina, è stata proposta una desti-
nazione commerciale. Va ricordato, inoltre, che anche gli ambienti posti sulla fronte
dell’Insula tabernae43. D’altra
parte queste unità abitative, disposte su importanti assi stradali della città, quali via di
Porta Marina e Via delle terme, sono ubicate in una zona caratterizzata dalla presenza
Insula
Quartiere meridionale)44.
43. faBBri, trotta 1989, pp. 37-40, pp. 42-43.
44. Cfr. cicala L. 2008, pp. 41-48.
Insula I.
Benevento, Caserta - C. La Torre, Roma).
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L’ambiente 27, nel quale fu rinvenuto il signaculum, rientra tra quelli che com-
pongono l’unità abitativa I.1, ancora in corso di studio45. Tuttavia, per analogia con
Insula II,
non sembra azzardato proporre anche per gli ambienti dell’unità abitativa I.1 aperti su
Via delle terme una destinazione commerciale.
L’indicazione della quota di rinvenimento del timbro, indicata come «profondità
dal piano superiore del muro m -1.70», se riferita alle strutture come attualmente con-
servate, la cui altezza massima arriva appunto a circa m 1.70, porterebbe a concludere
che l’oggetto sia stato rinvenuto sul piano pavimentale dell’ambiente nella fase di vita
può proporre per il signaculum. Tuttavia, tenendo conto delle complesse vicende di
scavo, demolizione e restauro che hanno interessato l’isolato46, e che pertanto rendono
impossibile stabilire se la quota si riferisce alle strutture murarie oggi visibili e nella
situazione attualmente conservata, non si potrebbe nemmeno escludere una eventuale
relazione dell’oggetto con le fasi edilizie anteriori, poco note, dal momento che il
signaculum
I sondaggi eseguiti al di sotto della vicina Insula II hanno infatti messo in evidenza
secolo a.C.47. Più complessa la situazione per l’area dell’Insula I, dove i sondaggi
eseguiti all’interno della torre B3 delle mura, alle quali l’isolato si addossa, hanno
Insula. Per analogia con la situazione
dell’Insula
-
gli stessi ambienti dell’unità abitativa I.1, la cui fase romana è stata, almeno in parte,
evidentemente subscavata. Tra l’altro al di sotto del pavimento di uno degli ambienti
che compongono questa stessa unità abitativa, nel novembre 1967 fu rinvenuto un
tesoretto monetale composto da 333 bronzi di Velia, 26 argenti romani e 27 bronzi
romani: questi ultimi si scaglionano in un arco di tempo che va dagli inizi del II alla 48.
Il nuovo signaculum da Velia va quindi ad incrementare il non ricco dossier di
esemplari con iscrizione in greco rinvenuti in Italia49. L’uso dei signacula sembra
essere un aspetto strettamente legato al mondo romano, «un prodotto della mentalità
pratica romana», poco diffuso nel mondo greco, fatta eccezione per l’Italia meridio-
45. Un’edizione complessiva dell’Insula I è di preparazione da parte di L. Cicala.
46. Cfr. la torre 2003; cicala l. 2003, 101-109; cicala L. 2012, pp. 319-324.
47. greco 1987, pp. 189-195; krinzinger 1994, pp. 40-41; cicala L. 2012, p. 451.
48. greco Pontrandolfo 1972, pp. 91-111.
49. Per gli esemplari rinvenuti in Italia cfr. IG XIV, 2412, 1-41; Manganaro Perrone 2006; per altri
supra alla nota 4.
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Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
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nale e la Sicilia50. Il loro utilizzo, diffuso soprattutto in Italia, copre un arco di tempo
che va dal II-I secolo a.C. al IV-V d.C.51.
Un’indagine complessiva su quelli con iscrizione in greco, che non è possibile
affrontare in questa sede, al momento manca e gli esemplari noti, rispetto a quelli con
iscrizione in latino, sono relativamente pochi. Il nucleo più consistente che può per-
IG XIV, 2412, 1-41. Si
tratta di 43 esemplari presentati nella categoria signacula, 7 dei quali sono anelli e 3
sono corniole, mentre i rimanenti 33 sono signacula del tipo a manubrio. La stragran-
de maggioranza di essi, però, pur recando una iscrizione in greco, riguarda nomi lati-
ni, cristiani e giudaici, mentre una decina circa riporta semplici nomi greci. A questi
si possono aggiungere gli esemplari segnalati in alcuni lavori dedicati a questa classe
di materiali, quali ad esempio quelli dalla Sicilia editi da G. Manganaro52. Se questo
campione può consentire qualche considerazione, sembrerebbe potersi dedurre che
si tratti comunque di una pratica legata ad una concezione romana anche se i timbri,
provenienti da aree dove in età romana l’uso del greco era ancora persistente, come
l’Italia meridionale e la Sicilia53, sono redatti in greco. Questa osservazione appare
valida anche per Velia, che aveva stretto un foedus con Roma probabilmente all’inizio
del III secolo a.C., mantenendosi sempre fedele alleata54. Pur diventando municipium,
forse dopo la guerra sociale55, integrandosi pienamente nella romanità, Velia mantiene
viva la sua tradizione culturale greca, rievocando e celebrando la sua grecità nella
prima età imperiale e continuando ad utilizzare la lingua greca56.
50. di stefano Manzella 2011, p. 363, anche per la citazione qui riportata.
51. dollfus 1967, p. 122; di stefano Manzella 2011, pp. 346, 350-351.
52. Manganaro Perrone 2006.
53. Poccetti 2005; lazzarini 2004; cordano 2008; solin 2012a.
54. L’esistenza di un foedus con Roma, in genere collocato agli inizi del III secolo a.C., si deduce da
PLB., 1, 20, 13-14; LIV., 26, 39, 1-5; CIC., Pro Balbo, 24; cfr. sartori 1953, pp. 105-107; lePore, russi
1972-1973, coll. 1906-1908; caPPelletti
55. Cfr. lePore, russi 1972-1973, col. 1907. Diverse iscrizioni, infatti, attestano l’appartenenza della
città alla tribù Romilia (AE 1966, 108; AE 1978, 260), in particolare quella per il ginnasiarca Cornelius
Gemellus, di discussa datazione, ma che documenta lo status di municipium concesso alla città (ILS 6461),
su cui cfr. cordiano 1997, pp. 46-48; caPPelletti 2011, pp. 19-20. Sull’iscrizione di Velia nella tribù
Romilia cfr., da ultima, forte 2010.
56. Per questi aspetti della vita della città cfr. vecchio 2003a, pp. 67-96; vecchio 2003c.
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