Il ruolo della lingua nelle politiche di integrazione degli immigrati in Lombardia: le best...

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Sessione 13 - Politiche e pratiche di contrasto alla discriminazione. Nuove strategie di empowerment delle popolazioni migranti e delle minoranze stigmatizzate Il ruolo della lingua nelle politiche di integrazione degli immigrati in Lombardia: le best practices nei progetti “Certifica il tuo italiano” e “Vivere in Italia” di Sonia Pozzi Gabriella Punziano Paper for the Espanet Conference 1

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Sessione 13 - Politiche e pratiche di contrastoalla discriminazione. Nuove strategie di

empowerment delle popolazioni migranti e delleminoranze stigmatizzate

Il ruolo della lingua nelle politiche diintegrazione

degli immigrati in Lombardia: le best practices

nei progetti “Certifica il tuo italiano” e“Vivere in Italia”

di

Sonia PozziGabriella Punziano

Paper for the Espanet Conference

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“Italia, Europa: Integrazione sociale e integrazionepolitica”

Università della Calabria, Rende, 19 - 21 Settembre 2013

Sonia Pozzi – Collaboratrice presso il Dipartimento diScienze Sociali e Politiche – Università degli Studi diMilano – [email protected] Punziano – Assegnista di ricerca presso ilDipartimento di Scienze Sociali – Università di Napoli“Federico II” – [email protected]

Introduzione1

L’integrazione degli immigrati nella società è un processomultidimensionale e d’interazione sul quale influiscono lepolitiche di immigrazione e per gli immigrati a livellosovranazionale, nazionale e locale.Dimensione centrale per l’integrazione dell’immigrato nella

società è lo sviluppo delle conoscenze linguistiche (lingua L2 –lingua seconda, in contrapposizione a L1, lingua madre).L’importanza della questione linguistica è evidenziata a livello

europeo da documenti ufficiali della Commissione Europea, delParlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, ricordandola fondamentale necessità di politiche inerenti l’insegnamentodella lingua L2. In Italia la conoscenza della lingua italiana ècollegata ai criteri che regolano l’entrata e permanenzadell’immigrato sul suolo italiano, con l’Accordo di Integrazione,e la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno CE di lungoperiodo. In questo contributo si pone l’attenzione su due progetti di

insegnamento di italiano L2 implementati in Lombardia: Certifica il tuoItaliano. La lingua per conoscere e farsi conoscere (5 edizioni) e Vivere in Italia.L’italiano per il lavoro e la cittadinanza2 (2 edizioni), al fine di:

1 I paragrafi 1, 2, 3, 4.2 e 4.3 vanni attribuiti a Sonia Pozzi, i paragrafi 4.1,5.1, 5.2 e 5.3 a Gabriella Punziano. 2 Da qui in poi “Certifica” e “Vivere”.

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1) analizzarne l’utenza, creando profili tipici ed individuandonequelli più funzionali ad una buona riuscita dell’intervento;

2) analizzare il trend di iscrizioni per comprendere se e quantol’offerta progettuale è stata recepita dagli immigrati;

3) capire l’impatto che tali interventi hanno sui territoriprovinciali coinvolti e sull’integrazione e sull’inserimentosociale dei partecipanti;

4) ricostruire la rete degli attori coinvolti nei progetti percomprendere se la struttura della rete rilevata possa più o menoinfluire sulla riuscita degli stessi e sul raggiungimento degliobiettivi prefissati. Rifacendosi allo studio Welfare europeo o welfare locale? (Punziano

2012), le realizzazioni tangibili della policy di integrazionelinguistica degli immigrati, ovvero i progetti considerati, e inetwork locali prodotti, verranno classificati secondo lo schematipologico fondato sulla propensione a sistemi definibili come“welfare europeo” o “net-welfare locale”, tipologia già testatasul territorio milanese per progetti di inclusione e coesionesociale.

1. L’integrazione degli immigrati: un processo multidimensionale ed’interazione

L’integrazione degli immigrati nella società è un processomultidimensionale e d’interazione (Biezeveld. Entzinger 2003;Spencer, Cooper 2006; Penninx, Spencer e Van Hear 2008; Cesareo,Blangiardo 2009; Jiménez 2011).Penninx e Martiniello (2007:34) sottolineano che l’integrazione

è processuale e comprende «almeno tre dimensioni analiticamentedistinte […]: la dimensione politico-legale; la dimensione socio-economica e la dimensione culturale religiosa». La dimensionegiuridica – essere presenti legalmente o illegalmente, averepermessi temporanei o di lungo soggiorno, il motivo del permessodi soggiorno –, segna il confine tra legalità e illegalità eindica il grado di libertà e la quantità e qualità dei diritti edei servizi di cui si può godere. La dimensione socio-economicadefinisce l’avere o non avere un lavoro, il tipo di lavoro in cuisi è impegnati – a contatto con italiani oppure in lavori “etnici”– e la disponibilità di reddito. La dimensione culturale siriferisce alla vicinanza/lontananza della cultura delle origini

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dalle tradizioni, usi e costumi del paese ospite: tanto più le dueculture si assomigliano ed hanno origini comuni tanto piùl’immigrato dovrebbe avere la possibilità di sentirsi parte delcontesto.Fondamentale è l’integrazione sociale che «riguarda l’inclusione

di individui in un sistema [sociale], la creazione di relazionitra gli individui e gli atteggiamenti che questi hanno verso lasocietà. È il risultato dell’interazione e della cooperazioneconsapevole e motivata di individui e gruppi» (Bosswik, Heckmann2006:2).L’integrazione degli immigrati è, quindi, un processo

interattivo, implicando l’incontro e l’adattamento reciproco tralo straniero e la società ricevente (Ibid; Penninx. Martiniello2007; Jiménez 2011). Da una parte c’è l’immigrato, con le suetradizioni e cultura, e con i diversi gradi di volontà dicomprendere le regole che sottendono al nuovo sistema sociale;dall’altra c’è la società ospite con le sue peculiarità e diversigradi di accoglienza e di propensione a permettere lapartecipazione alla vita sociale, civile ed economica dell’Altro. In questo processo un ruolo non marginale è svolto dalle

politiche di immigrazione e per gli immigrati a livellosovranazionale, nazionale e locale (Penninx, Martiniello 2007;Ambrosini 2012), che necessitano della netta «cooperazione didiversi livelli di governance territoriale implicati» (CommissioneEuropea 2011). La possibilità dell’immigrato di integrarsi puòessere agevolata o meno dalla legislazione del paese ospite, apartire da quella che regola l’entrata e permanenza di soggiorno;maggiori saranno gli ostacoli burocratici, maggiori potrebberoessere le difficoltà di sentirsi accolto e di inserirsi neltessuto sociale. Fondamentali per l’integrazione dell’immigrato sono le politiche

nazionali e locali per l’immigrazione (o per gli immigrati) chevanno a toccare la sfera delle limitazioni o delle opportunitàdate ai nuovi arrivati nell’ambito delle politiche del lavoro,dell’accesso ai servizi sociali, sanitari e culturali.L’integrazione viene dunque favorita, laddove la società ospitantedà la possibilità di mantenere vive la propria cultura d’origineattraverso lingua, religione (avere o non avere luoghi di culto),tradizioni e, soprattutto, di accedere a servizi che permettanol’acquisizione della cultura e della lingua del paese ospite,«attraverso contatti interetnici e la disponibilità di corsi dilingua» (Esser 2006:27).

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2. Il ruolo della lingua nelle politiche di integrazione degliimmigrati a livello europeo e nazionale

Centrale per l’integrazione dell’immigrato nella società è ladinamica di sviluppo delle conoscenze linguistiche (Esser 2006;Jiménez 2011). La possibilità di conoscere, comprendere epadroneggiare la lingua L2 (lingua seconda, in contrapposizionealla L1, lingua madre) ha un ruolo fondamentale: significariuscire a comunicare con vicini di casa, insegnanti dei figli,colleghi, riuscire a interagire con le istituzioni (Ambrosini,Bonizzoni, Pozzi 2013). Significa altresì avere maggioripossibilità di riuscita nel contesto educativo e lavorativo (Esser2006). Infine, ma non ultimo, significa riuscire a comprenderemeglio le leggi che regolano la permanenza e i diritti nel nuovopaese.L’apprendimento della nuova lingua dipende dalla motivazione e

dalle competenze pregresse dell’individuo; altre due variabiliimprescindibili, in quanto incidono direttamente sul processo,sono la disponibilità di corsi e la possibilità di accedervi,nonché i costi associati all’apprendimento (monetari e di tempo)(Ibid.). Le politiche sovranazionali, nazionali e locali non possonodare un impulso alla motivazione e alle competenze pregresse:possono però incidere positivamente o negativamente sulladisponibilità di corsi, facendosi promotrici dirette o indirette. Va, infatti, sottolineato che l’importanza della questione

linguistica è stata più volte evidenziata a livello europeo dallaCommissione Europea, dal Parlamento Europeo e dal Consigliodell’Unione Europea che ribadiscono la necessità di politicheinerenti l’insegnamento della lingua L2, quale aspetto centrale diintegrazione nella società ospite. Il documento COM(2005)389 della Commissione Europea Un’agenda

comune per l’integrazione. Quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unioneeuropea indica gli orientamenti alle politiche di integrazionedell’EU e ne specifica le azioni concrete. Al punto 4 sostiene che«ai fini dell’integrazione sono indispensabili conoscenze di basedella lingua, della storia e delle istituzioni della societàospite; mettere gli immigrati in condizione di acquisirle èessenziale per un’effettiva integrazione» e propone due livelli diazioni. A livello nazionale indica la necessità di organizzare:

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programmi e attività di accoglienza per l’acquisizione diconoscenze di base su lingua, storia, istituzioni, aspetti socio-economici, vita culturale, valori e norme fondamentali del paeseospite; corsi di lingua su più livelli e con maggiore flessibilitàdi frequenza. A livello europeo propone l’incentivo di programmi omodelli di formazione linguistica, culturale e civica. La risoluzione del Parlamento europeo sulle strategie e i mezzi

per l’integrazione degli immigrati nell’Unione europea –2006/2056(INI) – definisce come priorità per gli interventi dipolicy a favore dell’integrazione degli immigrati «la valorizzazionedelle opportunità di istruzione e di apprendimento linguistico» e«il miglioramento dell’educazione politica e civica» al fine difavorire la partecipazione degli stranieri nella società civile ein ambiti politici e di rappresentanza.Per dare attuazione a queste indicazioni, con la Decisione del

Consiglio 2007/435/CE è stato istituito il Fondo europeo perl’integrazione di cittadini di paesi terzi per il periodo 2007-2013 – Fondo FEI –, che predispone fondi da utilizzareesclusivamente per «cofinanziamento di azioni concrete a sostegnodel processo di integrazione negli Stati membri».Nel 2011 la Commissione europea ha ribadito l’importanza della

conoscenza della lingua nell’Agenda europea per l’integrazione dei cittadini dipaesi terzi (COM(2011)455), sottolineando l’importanzadell’accessibilità economica e geografica per gli immigrati allaformazione linguistica.Già a partire dal 2004 in alcuni paesi Europei la conoscenza

della lingua è stata indicata come requisito per l’ottenimento eil mantenimento del permesso di soggiorno o per l’accesso allepolitiche di welfare. L’Italia ha introdotto il collegamento tra conoscenza

linguistica e regolazione dell’entrata e permanenza sul territorionazionale dei cittadini immigrati con la L.94/2009 e il DPR179/2011, il c.d. Accordo d’Integrazione. L’Art.1, comma 22, lettera i) della L.94/2009, predispone che

«il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti dilungo periodo è subordinato al superamento, da parte delrichiedente, di un test di conoscenza della lingua italiana, le cuimodalità di svolgimento sono determinate con decreto del Ministrodell’interno, di concerto con il Ministro dell’istruzione,dell’università e della ricerca». Le modalità di svolgimento deltest sono disciplinate dal Decreto 4 giugno 2010 del Ministerodell’interno, che definisce che «per il rilascio del permesso di

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soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, lo straniero devepossedere un livello di conoscenza della lingua italiana […] incorrispondenza al livello A2» del QCER (art. 2); definisce inoltrele modalità di convocazione da parte delle Prefetture e disvolgimento del test, indicando chi ne è esentato e gli enticertificatori riconosciuti dal Ministero.Nel DPR n.179 del 2011 “Regolamento concernente la disciplina

dell’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato […]”, lapossibilità di mantenere il permesso di soggiorno per i nuoviarrivati è collegato alla conoscenza certificata del livello A2lingua italiana (art.2, comma 4, lettera a) e della conoscenza deiprincipi fondamentali della costituzione e del funzionamento delleistituzioni (lettera b), della vita civile (lettera c). L’Accordod’integrazione prevede l’obbligo da parte dello straniero diottemperare entro 3 mesi dal suo ingresso in Italia allapartecipazione della sessione di formazione civica presso lePrefetture e all’ottenimento della certificazione linguisticaentro 2 anni. La stessa norma indica l’impegno dello Stato a«sostenere il processo di integrazione dello straniero attraversol’assunzione di ogni idonea iniziativa in raccordo con le regionie gli enti locali», partendo dall’assicurare al neo-arrivato lapartecipazione alla sessione di formazione civica.

3. Lingua e politiche di integrazione in Regione Lombardia: iProgetti “Certifica” e “Vivere”

Al fine di rispondere alle esigenze di conoscenza linguisticavolte all’obiettivo d’integrazione dei cittadini stranieripresenti sul territorio regionale, a partire dal 2005, inrecepimento alle indicazioni europee e nazionali, e nell’ottica diattenzione alla persona e di promozione dell’inclusione socialedegli stranieri sostenuta nello Statuto e nei documenti diprogrammazione, Regione Lombardia ha sviluppato i progetti:“Certifica il tuo italiano. La lingua per conoscere e farsiconoscere” e “Vivere in Italia. L’italiano per il lavoro e lacittadinanza”.

Tab. 1 – Caratteristiche dei progetti“Certifica” “Vivere”

Istituzione di di riferimento

Ministero del lavoro e dellePolitiche sociali; DG Famiglia

Ministero dell’Interno; DGFamiglia, Conciliazione,

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e Solidarietà Sociale RL Integrazione e solidarietàsociale RL

Capofila Regione Lombardia - DG Famigliae Solidarietà Sociale

Regione Lombardia - DGFamiglia, Conciliazione,Integrazione e solidarietàsociale

Partner e entiAderenti

Ufficio Scolastico Regionale(Usr) Lombardia; OsservatorioRegionale per l’integrazione ela multietnicità (Orim);Fondazione Ismu (Iniziative eStudi sulla multietnicità); Ctp(Centri territorialipermanenti)/Eda (Educazionedegli adulti); Caritas; Arci,enti del privato sociale(associazioni, cooperative,onlus, etc.); parrocchie; Opi(Osservatori provincialisull’immigrazione)

D.G. Occupazione, Politiche dellavoro, Istruzione, Formazionee Cultura Regione Lombardia;Fondazione Ismu; UsrLombardia/Ctp; CaritasAmbrosiana/Farsi Prossimo;Fondazione Enaip Lombardia;Galdus Società Cooperativa;Mestieri Consorzio diCooperative Sociali; ConsorzioSociale Light; CooperativaProgetto IntegrazioneEnti aderenti: Opi; Prefetture;Anci

Tipo difinanziamentoed entità

Fondi del Ministero del Lavoroe delle Politiche Sociali;Fondi della Regione Lombardiasulle Politiche Sociali (10%) –circa 2,5milioni€ divisi inmisura variabile su 5 edizionidal 2006 al 2013

Fondo FEI – circa 2,8milioni€(circa 800mila€ per la primaannualità 2011-12; circa2milioni€ per la secondaannualità 2012-13)

I progetti, seppur finanziati con canali differenti – dalMinistero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalla RegioneLombardia “Certifica” e dal Fondo Fei “Vivere” – hanno comeobiettivo principale quello di promuovere un’offerta didattica dilingua italiana L2 ai cittadini di origine straniera che permettaloro di acquisire una competenza fondamentale per il percorso diintegrazione nella società ospite. “Certifica” nasce come progetto pilota con il decreto di

esecuzione della Dgr VIII/1519 del 22 dicembre 2005 e si sviluppain 5 edizioni fino al 2013. L’obiettivo principale è quello diproporre corsi di italiano L2 e la certificazione di livello A2delle competenze linguistiche degli immigrati, implementando ilnumero delle certificazioni stesse. Gli obiettivi che si pone, daraggiungere attraverso azioni, sono molteplici: - raggiungere utenti analfabeti o semi-analfabeti anche nellalingua d’origine, che solitamente non si avvicinano all’entescolastico;

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- raggiungere utenti molto scolarizzati al paese d’origine cheritengono svilente accostarsi di nuovo al sistema scolastico;

- sostenere un piano sistematico di formazione qualificata deidocenti e dei volontari che insegnano italiano L2;

- predisporre materiale didattico ad hoc;- creare una rete di governance che unisca istituzioni e terzosettore/privato sociale.Il progetto, definibile “progetto di sistema”, ha visto la

presenza di diversi livelli di gestione: un livello “centrale”costituito dal Comitato di Pilotaggio, una rete interistituzionalecon presenti DG Famiglia e Solidarietà Sociale, Usr, Orim e Ismu,affiancato da 2 gruppi di coordinamento per la gestione dellaformazione e per la gestione finanziaria dei corsi. Compito delComitato di Pilotaggio era assegnare proporzionalmente i fondi aiterritori provinciali, guidare operativamente la sperimentazione,fare la supervisione del progetto e promuovere le retiterritoriali, che costituiscono il livello territoriale dellagestione. Le Reti territoriali (15/18 in base alle edizioni),costituite con un Accordo di rete e coordinate da un Coordinatoredi Rete nominato da Usr, hanno visto la partecipazione di tuttigli enti pubblici e del privato sociale: loro compito eracoordinare le azioni di progetto sui diversi territori lombardi. “Vivere” nasce nel 2011-12, sviluppando una seconda edizione

nel 2012-13, con la partecipazione della Regione Lombardiaall’Avviso pubblico, emanato dal Ministero dell’Interno-Dipartimento per le Libertà civili e per l’Immigrazione, per lapresentazione di progetti a carattere territoriale finanziati avalere sul Fondo FEI, sull’Azione 1 “Piani regionali per laformazione civico linguistica dei cittadini di Paesi terzi”.Obiettivo del progetto è favorire l’inclusione linguistica,sociale e culturale degli immigrati, consolidando e ampliandol’offerta dei servizi di insegnamento di italiano L2 e dieducazione alla cittadinanza. Le finalità/azioni del progettosono:- attivazione di differenti tipi di corsi3;- formazione avanzata dei docenti (tra cui i corsi di preparazioneall’esame di certificazione Ditals);

3 A supporto dei corsi sono stati introdotti servizi accessori: - a sostegnodell’integrazione lavorativa i moduli di orientamento e di bilancio dellecompetenze; - per permettere la frequenza delle donne il servizio di baby sitting;per far sentire più partecipi gli utenti un servizio di mediazione linguistico-culturale.

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- creazione di materiali didattici innovativi;- campagna informativa sulla normativa in materia di immigrazionee sull’offerta formativa regionale, tramite un serviziotelefonico plurilingue;

- creazione e sviluppo di reti territoriali. Il progetto ha visto la creazione di un sistema integrato per la

presa in carico della formazione linguistica e dell’accoglienzadegli immigrati, predisponendo vari livelli di governance,interagenti tra loro. A livello centrale sono stati istituiti unComitato Direttore a cui partecipano Regione Lombardia, Usr,Prefetture, Anci e Opi, che fornisce l’indirizzo delle azioniprogettuali, e una Cabina di Regia a cui sono presentirappresentanti di tutti i partner, con il compito di validare ilmodello di sistema e promuovere azioni di rete, condividendostrumenti e metodologie, e monitorare il progetto. A livelloterritoriale sono state istituite 12 Equipe territoriali con ilcompito di promuovere il confronto tra i partner operanti sulterritorio e coordinare le azioni di progetto a livello locale. La presenza dei due progetti sul territorio lombardo ha permesso

ad una vasta utenza, nel corso degli ultimi 7 anni, di usufruiredi corsi gratuiti di lingua, raggiungendo una competenzalinguistica pari al livello A2 del QCER, richiesto dallalegislazione italiana sull’entrata e la permanenza degli stranieriin Italia. “Vivere” garantisce inoltre la corretta applicazionedel DM 4/6/2010 e del DPR n.179 del 2011, impostando un primoimportante tassello del percorso di integrazione.

4. I risultati progettuali a confronto: reali strumenti diintegrazione?4

4 Un sentito ringraziamento alla Dott.ssa Demarchi dell’U.O. Immigrazione,carcere e povertà della DG Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato peraverci concesso la possibilità di accedere ai dati dei progetti. Ringraziamo ilDott. Picciolini per averci fornito “materialmente” i dati estrapolandoli daldatabase progettuale. Un ringraziamento ai testimoni privilegiati che ci hannoconcesso di essere intervistati.

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Per comprendere se i due progetti sono reali strumenti diintegrazione, abbiamo deciso di analizzarne l’utenza, creando deiprofili tipici ed individuandone quelli più funzionali ad unabuona riuscita dell’intervento. Per comprendere quanto l’offerta èstata recepita dagli immigrati nei diversi territori lombardiabbiamo analizzato il trend di iscrizioni dei corsi per edizione eprovincia, guardando ai dati relativi ai partecipanti,disaggregandoli per provenienza (ricodificata come comunitaria onon comunitaria), sesso, età e provincia di residenza5. Abbiamoanalizzato inoltre i vari tipi di corsi proposti. Attraverso interviste a testimoni privilegiati – responsabili e

operatori degli enti coinvolti nei progetti – abbiamo cerchatoinoltre di capire l’impatto che tali interventi hanno sui variterritori provinciali e sull’integrazione e inserimento socialedei partecipanti.

4.1 L’utenza del progetto

Nell’analisi sull’utenza di “Certifica” e “Vivere”, è statofatto riferimento ai dati forniti dai responsabili di progetto. Idue dataset sono stati armonizzati ed uniti in un’unica matriceanalizzata in modalità comparazione dei gruppi6. L’insieme dei dati ètuttavia sbilanciato: per “Certifica” si dispone di dati sullecinque edizioni (dal 2006 a marzo 2013, per un totale che supera i17.000 utenti), rispetto alle quali per la prima si dispone didati solo in forma aggregata; per “Vivere” si dispone dei datirelativi alle due edizioni (2011 e 2012, per un totale di circa10.000 utenti). Inoltre il set di dati di “Vivere” è composto dallesole indicazioni relative al dato disaggregato per provincia diresidenza, nazionalità, sesso ed età; il set di variabili per“Certifica” è più vasto e comprende dati disaggregati relativianche a titolo di studio, posizione lavorativa, motivo delpermesso di soggiorno , motivazioni di iscrizione ai corsi, canaledi conoscenza dei corsi e livello di corso cui si è partecipato.5 Poiché la 5a edizione di “Certifica” non è ancora conclusa, abbiamo utilizzatoun file dati aggiornato a Marzo 2013. 6 Sulla matrice è stata compiuta un’operazione di split file preliminare checonsente di organizzare i dati a seconda di una variabile indicata per lasuddivisione in gruppi. Qui la variabile utilizzata è stata la denominazione delprogetto cui i dati si riferiscono: ciò consente di ottenere un outputorganizzato che permette un’immediata comparazione dei risultati sull’uno el’altro gruppo progettuale.

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Su tale matrice si è elaborata una prima analisi descrittiva degliutenti, sia mono che bi-variata (Marradi 1993, 1997, 2007)7,seguita da una seconda fase di analisi multivariata voltaall’individuazione dei profili tipici di utenza attraversol’applicazione dell’analisi delle corrispondenze multiple, inquanto il set di variabili a nostra disposizione per la descrizionedell’utenza è interamente costituito da variabili categoriali (DiFranco 1997, 2003, 2007, 2011)8.Nella fig.1 vengono forniti i dati aggregati relativi alla prima

edizione di “Certifica”: a fare da traino nelle iscrizioni alivello provinciale è Milano, seguita da Brescia, Bergamo, Varesee Mantova. I dati del primo anno mostrano circa 3.500 corsisti,dei quali più di 2.500 iscritti agli esami per l’ottenimento dellacertificazione di lingua con un tasso di superamento pari al 66%,a testimoniare – e purtroppo è un dato di drop out di cui si disponesolo per questa edizione –l’impegno rispetto all’utenza e lavalenza effettiva dei corsi istituiti.

Fig.1 - Grafico riassuntivo dati aggregati “Certifica” prima edizione

bergamo

como

lecco

milano

pavia

varese

0 500 1000 1500 2000 2500

non superatoesame superatototale iscritti esamitotale corsisti complesivi

Guardando al trend di iscrizioni suddiviso in base alle edizionidi entrambi i progetti, si nota come la prima edizione, definibilecome pilota, abbia meno iscritti e sia volta ad esplorarel’effettiva domanda territoriale e risposta dell’utenza. Le fig.2e 3, che mostrano la ripartizione degli iscritti per edizione,evidenziano un trend di crescita costante che, se in “Certifica” èspezzato dalla incompletezza del data base fornitoci, in “Vivere”

7 Per questa analisi si è utilizzato il software IBM-Statistics, ex SPSS.8 Per questa analisi si è utilizzato il software SPAD.

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lascia intravedere un consistente aumento d’iscrizioni, asottolineare la necessità a livello territoriale di strumentivolti al rafforzamento della conoscenza della lingua del paeseospitante, quale possibile via all’integrazione, inclusione eappropriazione dei diritti da parte dell’immigrato.

Fig.2 – Distribuzione percentuale di iscritti per progetto e edizione.

16%

19%

22%

35%

8%

"Certifica"primasecondaterzaquartaquinta

25%

75%

"Vivere"

primaseconda

Fig.3 - Trend di iscrizione per progetto ed edizione a confronto.

prima seconda terza quarta quinta0

10002000300040005000600070008000

certificavivere

Axis Title

Guardando al dato disaggregato per provincia di residenza deicorsisti (fig.4), esclusa la prima edizione di “Certifica”, iltrend delle iscrizioni è il medesimo per entrambi i progetti,vedendo in testa Milano, seguito da Bergamo, Brescia, Varese,rispecchiando in maniera proporzionale le differenze tra le quotedi presenza di immigrati sul territorio lombardo9. Questo datodimostra come la progettazione dei corsi abbia tenuto conto deibisogni espressi dai territori, come evidenziato dai referenti di“Vivere” che hanno sottolineato quanto la creazione di reti abbia

9 Milano: 35,8% (di cui 20,1 capoluogo, 15,8 altri comuni provincia); Bergamo:11,3%; Brescia: 16,1%; Como: 4,3%; Cremona: 3,7%; Lecco: 2,6%; Lodi: 2,4%;Mantova: 5,1%; Monza e Brianza: 6,1%; Pavia: 5,3%; Sondrio: 0,8%; Varese: 6,4%(dati censimento 2012 bilanciati per successive proiezioni).

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messo in comunicazione le istituzioni, il territorio e i cittadinifavorendo l’ascolto e, in ultima analisi, le dinamiche di coesioneterritoriale, inclusione sociale e integrazione.

Fig.4 - Distribuzione utenza per provincia di residenza e progetto

BG

CO

LC

MB

MN

SO

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000

viverecertifica

4°5

°

Pur disaggregando il dato per edizione, l’andamento del trend diiscrizioni per provincia non subisce mutamenti, lasciandoinalterata, per ogni edizione, la composizione dell’utenza perresidenza.

Fig.5 - Distribuzione utenza per provincia ed edizione in “Certifica” e “Vivere”

Interessante è ladistribuzione per nazionalità.Un primo andamento è statoelaborato nella differenza tracomunitari e non comunitari(fig.6). I soggetti che siiscrivono ai corsi risultano,per lo più, cittadini noncomunitari. Ciò è ovvio per“Vivere”, che da bando prevedela partecipazione esclusiva diquesto target. La presenza di comunitari in “Certifica” può essereletta come la presa di consapevolezza da parte dell’utenzastraniera della possibilità di certificare le proprie competenzelinguistiche anche al fine di un inserimenti lavorativi di piùalto profilo. Ma lascia supporre anche una tendenza stigmatizzante

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ancora inconsciamente insita nei partecipati ai percorsi diformazione L2. Infatti, proprio perché il target cui si rivolgenon è esclusivamente quello a bassa scolarizzazione, molti sonostati gli sforzi volti a raggiungere quella fascia di immigrati amedio-alta scolarizzazione, che per questioni esclusivamentelinguistiche, restano intrappolati in percorsi lavorativi spessonon congruenti rispetto all’effettivo status acquisito nel propriopaese d’origine.

Fig.6 - Distribuzione utenti per progetto, edizione e provenienza.

prima

seconda

terza

quarta

quinta

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000

Guardando alle nazionalità degli utenti (fig.7) si nota che imaggiori afflussi sono relativi al sud est asiatico, est Europa,America latina, Africa. Un bacino d’utenza eterogeneo erappresentativo delle nazionalità presenti sul territorio.

Fig.7 - Provenienze non comunitarie per “Certifica” (prima figura) e “Vivere”(seconda figura).

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Analizzando la distribuzione per sesso del campione (fig.8) si èrilevato che, seppure in misura lieve, le donne partecipanomaggiormente ai corsi di lingua L2, distaccandosi di circa 20punti percentuali dagli uomini in “Certifica” (60,6% F, 39,5% M) edi circa 14 in “Vivere” (57,1% F, 42,9% M). Tale dato è spiegabilecomparandolo con la distribuzione per genere degli immigrati inLombardia (58% donne, 42% uomini), e tenendo conto del maggiorarrivo per ricongiungimento di donne rispetto agli uomini e alconseguente obblighi di certificazione.

Fig.8- Distribuzione per sesso in “Certifica” e in “Vivere

Una distribuzione simile per sesso si riscontra ancheanalizzando il dato per ogni edizione dei due progetti.

Fig.9 -Distribuzione utenza per sesso ed edizione per “Certifica” e “Vivere”

Per l’analisi dell’età dell’utenza sono state create quattrocategorie: i più giovani (fino a 26 anni), i giovani (27-32 anni), igiovani-adulti (33- 40 anni), e gli adulti (da 41 in su). In “Certifica”vi è una lieve predominanza di un’età più bassa (mediana attornoai 30 anni); in “Vivere” invece, le classi risultano benbilanciate con una lieve predominanza dei giovani adulti (mediana:32 anni).

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Fig.10 – Distribuzione in classi d’età in “Certifica” e in “Vivere”

Sebbene le classi siano statecostruite con l’obiettivo di risultare robuste per l’analisi bi-variata e multivariata, il fatto che le classi centrali tendano astringersi nel range tra 27 e 40 anni, mostra che i progetti hannoun target d’utenza giovane, per il quale la conoscenzadell’italiano diviene fondamentale anche per l’inserimentolavorativo e la socialità.Incrociando il dato delle classi d’età con la divisione per

edizioni (fig.11), si rafforza quanto affermato sopra.

Fig.11 - Distribuzione utenza per sesso ed edizione in “Certifica” e “Vivere”

Grazie alle maggiori informazioni del data set di “Certifica” è

stato possibile approfondire ulteriormente le caratteristichedella sua utenza. Una delle più importanti è il titolo di studio:si presuppone infatti che all’aumentare del livello di istruzioneaumenti la richiesta di corsi di lingua di livello avanzato, chepermetta allo straniero di recuperare lo status acquisito nel paesed’origine. La distribuzione per titoli (fig.12) mostra che gliutenti con titoli bassi (nessuno, elementare e media) sonoinferiori (45% totale degli utenti) rispetto a quelli che hanno untitolo elevato (55%: 37% diploma, 18% laurea). È quindicomprensibile che l’utenza punti a livelli più elevati di

17

conoscenza della lingua, percependo i corsi L2 come chiave diemancipazione volta alla piena integrazione. Guardando allediverse edizioni appare evidente che il bacino di utenza ha unalto livello di istruzione mentre residuale resta la fetta dianalfabeti o a bassa scolarizzazione. Dunque un bacino d’utenzache fino a questo momento, nell’analisi delle caratteristichesocio-anagrafiche di base ha mostrato una prevalenza del generefemminile, delle fasce d’età giovanile e una buona cultura dibase, una figura che, messa nelle condizioni di sviluppare leconoscenze linguistiche e culturali del paese di arrivo, può avereottime percentuali di riuscita verso la piena integrazione.

Fig.12 - Distribuzione del titolo di studio per l’utenza di “Certifica” edisaggregazione per edizioni.

4%11%

30%37%

18%nessunoelementaremediasuperiorelaurea

Focalizzando l’attenzione sui dati relativi al livello ECQR deicorsi, si nota che il 15% degli utenti (come il 15% è l’utenza abassa scolarizzazione) raggiunge il livello A1. La maggior quotadi corsi – circa il 67% – è, invece, volta al raggiungimento dellivello A2, predisponendo gli utenti, per lo più con mediascolarizzazione (il 67%: 30% licenza media, 37% diploma), versoun’autonomia delle competenze linguistiche. Per la fascia ad altascolarizzazione (almeno laureati, 18%) sono previsti moduliavanzati di certificazioni B1 e B2, cioè piena acquisizione ecompetenza parlata e scritta della lingua.

Fig.13 - Distribuzione dei corsi in base al livello QCER in “Certifica”.

18

Gli stessi risultati si riscontrano disaggregando i datirispetto alle differenti edizioni.Guardando alla posizione lavorativa degli utenti (fig.14), si

può affermare che il bacino è costituito in maggioranza dalavoratori non qualificati, disoccupati e casalinghe seguite dalavoratrici nel settore della cura. Quest’ultimo dato può spiegarela prevalenza del genere femminile ma avvalora anche la tesisecondo la quale la mancata conoscenza della lingua sia un realeostacolo alla conquista di status sociale medio alto.

Fig.14 - Distribuzione utenza per posizione lavorativa in “Certifica”.

19

lavori manuali non qualificati

lavori di concetto/attiv. culturali e relig.

casalinga

volontario

detenuti, rifugiati e richiedenti asilo

altro

0.0 10.0 20.0 30.018.9

3.90.8

15.519.6

11.60.10.11.3

18.10.1

10.2

posizione lavorativa certifica

L’alta prevalenza di giovani spiega invece la presenza di un15,5% di studenti. L’andamento nella distribuzione si tienecostante anche disaggregando il dato sulle diverse edizioni(fig.15).

Fig.15 - Distribuzione utenza per posizione lavorativa ed edizione di“Certifica”.

Le ultime tre variabili considerate nei dati raccolti per ilprogetto “Certifica” riguardano i motivi di presenza in Italia, lemodalità in cui si è venuti a conoscenza del corso (quindi ilfattore pubblicizzazione ed informazione) ed i motivi che spingonoa frequentare (quindi un fattore valutativo della forma di

20

integrazione che si persegue: normativa, sociale, lavorativa,etc.).Quasi la metà degli utenti è in Italia con permesso per lavoro

(48%), seguito dai ricongiungimenti familiari (42%). Solo il 5% haun permesso per studio, come anche un permesso per questionipolitiche o umanitarie.

Fig.16 -Distribuzione dell’utenza di “Certifica” per motivo del permesso disoggiorno.

42%

48%

5% 5%

famiglialavoromotivazioni politichestudio

Molte energie sono state spese dal progetto per le azioni dipubblicizzazione dei corsi, tramite una diffusione capillare delleinformazioni, anche per mezzo di una brochure scritta in diverselingue. È dunque interessante capire le modalità attraverso lequali gli utenti sono venuti a conoscenza del corso.Uno dei maggiori canali sembra essere il passaparola, a

sottolineare lo stretto vincolo di comunità tra le i gruppi etnicie la loro funzione nella diffusione delle informazioni. Un secondocanale è la segnalazione da parte di enti e istituzioni.Analizzando i trend di iscrizione per edizione e canali informativi,risulta evidente quanto la partecipazione ai corsi di linguadiviene orizzonte comune alle comunità migranti, che si impegnanoa diffondere le informazioni al loro interno.Fig.17 - Distribuzione degli utenti per canale informativo in “Certifica”.

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scuola

Comune

passaparola

segnalazione

non rilascia dichiarazioni

0 10 20 30 40 50 60

Fig.18 - Distribuzione degli utenti per canale informativo ed edizione in“Certifica”.

Altro dato importante sono i motivi che spingono a frequentare icorsi, che mettono in evidenza le finalità, le strategie e laforma di integrazione perseguita. È possibile differenziare tracinque strategia integrative perseguite tramite la partecipazioneal corso.

Fig.19 –Distribuzione dei motivi della frequenza dei corsi L2 in “Certifica”.

arricchimento su lingua e cultura italiana

lavoro e certificazioni

essere d’aiuto in famiglia

non dichiarato

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

22

Quella prevalente, inerisce un’integrazione culturale che prevede unarimodulazione del sé attraverso l’interiorizzazione di cultura,lingua e tradizioni del paese di arrivo. La seconda dimensione èrelativa a un’integrazione economica con la messa al centro della sferalavorativa: le certificazioni acquistano un valore strumentale. Sirileva poi un’integrazione sociale attraverso la strutturazione di reti di socializzazioneetniche e inter-comunitarie con possibili relazioni con gliautoctoni. Questa strategia non si può definire strumentale inrelazione agli obiettivi del corso, ma mette in luce aspetti cherientrano in un progetto di integrazione della persona piùgenerico ed astratto. Vi è poi una strategia che mette al centroil contesto familiare o della comunità di appartenenza; si segue il corso L2per risultare d’aiuto alla propria famiglia. Altra forma,minoritaria, è quella meramente strumentale: si ottiene lacertificazione in funzione dell’ottenimento del permesso disoggiorno o la cittadinanza. Residuale è la forma dipartecipazione volta ad un’integrazione verso il sistema educativo: lafrequenza del corso è finalizzata ad obiettivi scolastici. Dunque,ci troviamo di fronte ad un panorama vasto di strategie diintegrazione che passano attraverso la frequenza dei corsi dilingua L2.

Fig.20 - Distribuzione dei motivi della frequenza ai corsi L2 in “Certifica” peredizione.

Al fine di rendere più evidente, anche graficamente, ladifferenza rispetto ai tipi di utenza emersi dall’analisi dei datiproposta, è stata effettuata un analisi delle corrispondenze

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multiple (ACM)10 sui dati rilevati per ciascun progetto,selezionando una singola edizione da mettere in comparazione: per“Certifica” la quarta edizione, per “Vivere” la seconda11.Nella quarta edizione di “Certifica” si è lavorato su una

matrice di 7.204 utenti classificati sulla base di 6 variabili:provincia di residenza, provenienza comunitaria o non comunitaria,sesso, età, titolo di studio e posizione lavorativa. Attraversol’ACM, si è ottenuta la proiezione nello spazio degli individuidelle modalità delle variabili indagate al fine di far emergereprofili di utenza basati sulle differenti strategie diintegrazione messe in atto e sulle dimensioni costitutive di talistrategie. I due fattori/assi di sintesi emersi dall’analisicongiunta delle variabili12 (fig.21), sono percepibili come duecontinuum costruiti su polarità opposte di strategie integrativeperseguite attraverso la partecipazione ai corsi L2 ed imputabilialle particolari caratteristiche degli individui/utenti.. Il primo mette in contrapposizione l’integrazione strutturale, dove la

frequenza del corso è finalizzata ad una ottenere lacertificazione, e l’integrazione culturale, di finalizzata allaconoscenza più profonda della cultura ospitante. Sul secondo fattore abbiamo, invece, in contrapposizione

l’integrazione economica attraverso percorsi lavorativi, contrappostaall’integrazione sociale fondata su una dimensione di socializzazione.Dall’incrocio dei fattori/assi ottenuti, è possibile suddividere

la lettura per quadranti dello spazio, individuandosottodimensioni e profili di utenza tipi. 10 Questa procedura è stata introdotta negli anni ’70, ad opera della scuolafrancese di analisi dei dati (Benzeçrì). Inizialmente proposta per analizzaretabelle di contingenza 2x2 di gradi dimensioni (AC), successivamente applicata atabelle contenenti informazioni relative ad un numero elevato di variabilicategoriali. Fa parte, come l’ACP, delle tecniche fattoriali conservando loscopo di sintetizzare le relazioni che intercorrono fra numerose variabilisottoposte ad analisi simultanea, allo scopo di riprodurne il patrimonioinformativo in un numero più ridotto di variabili sintetiche, dette fattori. Ilpresupposto sul quale si fonda questa famiglia di tecniche è che le variabilitrattate debbano essere associate tra loro e che in virtù di ciò possanoesprimere (almeno in parte) uno stesso tipo di informazione.11 La procedura qui adottata è l’analisi delle corrispondenze multiple eclassificazione semi-gerarchica, utilizzata quale procedura di raggruppamentodegli individui rispetto agli spazi di attributi costituiti dalla sintesi dellemodalità/variabili. La procedura di classificazione, in entrambi i casi, è statatenuta su una soglia del 50% di inerzia totale spiegata dal raggruppamento, ilche ha prodotto sei gruppi di utenza omogenei per“Certifica”, e quattro per“Vivere”.12 Inerzia totale spiegata dai due fattori: 60%.

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Nel quadrante dell’incrocio tra integrazione strutturale e economica, siintravede l’approccio strumentale alla partecipazione ai corsi,evidente nello strutturarsi di due gruppi: i funzionalisti utilizzano ilfattore strumentale al fine della permanenza in Italia (detenuti,maschi) come primo passo verso l’integrazione lavorativa; gliambiziosi, individuano nella dimensione economica il traino permigliorare le condizioni lavorative e il proprio status nel paeseospitante (maschi, lavoratori qualificati e non qualificati, maanche disoccupati, residenti in grossi comuni, tra i 27 ed i 32anni). Dal quadrante costituito dall’incrocio tra integrazione economica e

integrazione culturale, emergono ulteriori due gruppi: i perfezionisti,migranti adulti, con elevati titoli di studio (diploma, laurea),per lo più comunitari, con alti profili professionali (lavoratoridi concetto, afferenti a settori della cultura, religione): questogruppo sembra aver raggiunto una certa stabilità nella traiettorialavorativa e guarda alla partecipazione ai corsi in un’ottica piùculturale; il gruppo delle badanti acculturate, è costituito da donne,adulte (dai 41 anni in su) e di elevata cultura, che uniscono, lastabilità lavorativa alla voglia di progredire nell’appropriazionedella cultura ospitante. Questo è il gruppo con maggiore anzianitàdi presenza. Nel quadrante costituito dall’incrocio di integrazione culturale e

integrazione sociale, si nota l’emersione di una dimensione familiare ecomunitaria portata avanti dal gruppo di quelle che abbiamo definitele gregarie sociali: casalinghe, residenti in province medio-piccole,che vedono la propria partecipazione ai corsi in funzione di aiutoalla propria famiglia. Assumono una funzione di collante sociale esi fanno carico della dimensione informativa e comunicativa. L’ultimo quadrante unisce l’integrazione sociale a quella strutturale e

porta all’emersione di una dimensione educativa nel processo diintegrazione sviluppato dietro la partecipazione ai corsi L2. Sitratta di studenti, con età fino ai 26 anni e titoli di studio bassiche leggono la partecipazione ai corsi nella sua funzionepuramente formativa con un risvolto indiretto di facilitazionedella strutturazione delle reti sociali. È questa la strategiache, come anticipato, vede la frequenza del corso connessa adobiettivi scolastici indirettamente legati a bisogni di formazionedi relazioni sociali, riuscita ottimale rispetto alle propriecompetenze, future possibilità di successo lavorativo, etc.Nella seconda edizione di “Vivere” si è lavorato su una matrice

di 7.405 utenti classificati sulla base di 3 variabili: provincia25

di residenza, sesso ed età. Pur effettuando una ACM13, il quadrodei profili d’utenza risulta scarno a livello di informazioni ecaratterizzazioni possibili (fig.22). La differenziazionerilevante, che finisce per caratterizzare i due fattori/assiutilizzati per l’incrocio sul piano fattoriale, è quella tra unprofilo d’integrazione emergente basato sul genere congiunto ad unobasato sulla generazione. I quattro profili d’utenza14 che ne conseguono sono così

definibili: nel primo quadrante, costituito da giovani (fino ai 26anni), uomini e residenti in comuni grandi, ci sono gli utentimossi da ambizioni lavorativo-professionali più marcate, chepuntano sulla partecipazione ai corsi come leva verso un’integrazioneeconomica e di riconoscimento di status. Il secondo, costituito da giovaniadulti (dai 33 ai 40 anni) residenti in comuni medio-piccoli, è ilgruppo volto ad un’integrazione strutturale: inseriti nel mercato dellavoro, sono alla ricerca di una dimensione costitutivastrumentale che passa attraverso l’appropriazione delle abilitàlinguistiche. Il terzo, costituito da adulti (oltre i 40 anni),donne e residenti in comuni di media grandezza, è il gruppo chevede l’integrazione volta alla sfera della socialità, scorgendo dietro lapartecipazione al corso una possibile tessitura di reti. Ilquarto, costituito da adulti (oltre i 40 anni), residenti incomuni grandi, è il gruppo con maggiore anzianità di presenza, chevede la partecipazione al corso come funzionale ad un’integrazioneculturale.

13 Inerzia totale spiegata dai due fattori: 70%.14 D’obbligo specificare che, non avendo dati in merito all’ottenimento dellacertificazione tra i diversi profili emersi, non ci è stato possibilecorroborare l’ipotesi di funzionalità dei profili rispetto alla buona riuscitadell’intervento.

26

Fig.21 - Proiezione delle modalità/variabili nello spazio degli individui ottenuta secondo la procedura di ACM con il software SPAD sulla quarta edizione di “Certifica”.

27

Fig.22 -Proiezione delle modalità/variabili nello spazio degli individui ottenuta secondo la procedura di ACM con il software SPAD sulla seconda edizione di “Vivere”.

28

29

4.2 L’offerta formativa L’offerta formativa di “Certifica” e “Vivere” si è dimostrata

nelle differenti edizioni vasta dal punto di vista dei livelli delQCER proposti e delle sperimentazioni che univano l’insegnamentodell’italiano L2 ad argomenti specifici. Come già detto nel par 4.1, non avendo dati disaggregati per la

prima edizione di “Certifica“, non è stato possibile includerenell’analisi dei corsi erogati i dati di questa annualità. Per “Certifica” dal 2007 al marzo 201315 sono stati erogati 975

corsi; per “Vivere” ne sono stati erogati 769. Più del 40% deicorsi di “Certifica” sono stati attivati nella 4° edizione.

Fig.23 – Distribuzione percentuale dei corsi per progetto e per numero diedizione

Per “Vivere”, invece, l’80% dei corsi erogati è stato attivatonella seconda edizione. In entrambi i casi il più alto numero dicorsi nelle due annualità è spiegabile con un più cospicuofinanziamento in quell’anno progettuale. La distribuzione dei corsi sulle province lombarde ricalca in

buona parte la presenza di immigrati nelle stesse. Nelle provincedi Milano, Bergamo e Brescia dove il numero di cittadini stranieriè maggiore sono, comprensibilmente, stati erogati più corsi.

Tab.2 – Distribuzione percentuale dei corsi di italiano L2 per Progetto e perprovincia

BG BS CO CR LC LO MN MI MB PV SO VA REG.

15 Mentre per “Vivere” l’annualità si riferisce indicativamente ad un annoscolastico, dall’ottobre al giugno dell’anno seguente, le edizioni di“Certifica” hanno tutte ottenuto proroghe, fino a raggiungere 18 mesi di“annualità progettuale”.

30

Certifica

12,9

11,0

7,1 3,7 3,1 2,6 5,9 29,9

4,8 5,5 3,1 10,4

100,0

Vivere 9,6 14,7

9,5 7,5 7,2 0,7 9,2 18,1

5,1 5,5 2,3 10,7

100,0

Colpisce il numero dei corsi su Milano in “Certifica”: quasi il30% dei corsi erogati in questo progetto sulle quattro edizioniprese in considerazione è stato attivato nel territorio milanese,a fronte di un 18,1% dei corsi erogati da “Vivere” nello stessoterritorio. Una possibile spiegazione è data dal fatto che laProvincia di Monza e Brianza è stata istituita nel 2009 e che perle prime edizioni i dati relativi al territorio brianzoloconfluivano in quelli di Milano. È possibile anche ipotizzare,però, che nella programmazione dei corsi di “Vivere” si sia tenutoconto di questo squilibrio della distribuzione dei corsi di“Certifica” e si sia provveduto a distribuire un numero maggioredi corsi su territori che in “Certifica” erano stati menocoinvolti, come Cremona e Lecco che in “Vivere” hanno visto unapresenza percentuale dei corsi quasi doppia rispetto a“Certifica”.Disaggregando i dati per edizioni e provincia di attivazione dei

corsi si nota meglio come per “Certifica” la quarta edizione16 siastata quella che ha proposto maggiore offerta formativa agliutenti. I corsi erogati sono aumentati di 1/3 nelle province diBergamo, Brescia,Como, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese rispettoalle 2 edizioni precedenti; sono raddoppiati o quasi nelleprovince di Cremona, Lecco e Lodi e Milano.

Fig.24 - Distribuzione dei corsi (in valore assoluto) per provincia ed edizione,per progetto.

16 Non è possibile fare un ragionamento simile per la 5 edizione dal momento chei dati a nostra disposizione sono al marzo 2013, quando l’edizione era iniziatada pochi mesi.

31

Anche i corsi erogati nella seconda edizione di “Vivere” hannosubito un aumento consistente rispetto alla prima edizione. Nelleprovince di Bergamo, Milano, Pavia, Sondrio e Monza sonotriplicati; nelle province di Brescia, Como, Cremona, Mantova eVarese sono quintuplicate; nel territorio lecchese l’offertacorsuale è diventata otto volte più numerosa rispettoall’annualità precedente. Molti sono stati gli enti coinvolti nei due progetti nella

programmazione ed erogazione dell’offerta formativa ed educativa.Se guardiamo a “Certifica”, dove i partner di progetto erano unnumero molto alto, notiamo che il 33% dei corsi è stato attivatopresso i Ctp, il 18,5% presso istituti scolastici: più della metàdei corsi si è svolta all’interno della scuola pubblica. Più del26% si è svolto presso le sedi di associazioni di immigrati o divolontariato per gli immigrati, comprese le parrocchie. Più del10% dei corsi presso sedi di enti locali, comuni, bibliotechecomunali. È da segnalare l’attivazione di corsi a cura dei Ctp-Edapresso le case circondariali, l’1,4%, a riprova dell’obiettivo delprogetto di raggiungere anche le fasce più deboli dellapopolazione immigrata. Più lineare è la suddivisione dellatitolarità dei corsi erogati in “Vivere” dal momento che minorierano i partner atti alla loro attivazione.. Anche in questoprogetto, tuttavia, la maggior parte dei corsi è stata progettatae attivata dall’Usr per mezzo dei Ctp, ben il 71%17. I corsirestanti sono stati erogati per il 22,4% Enaip (19,1%) e Galdus(3,3), enti di formazione professionale accreditati presso RegioneLombardia. Il 6,6% è stato attivato da Caritas, sull’utenzaspecifica di immigrati semi-analfabeti o analfabeti anche nellalingua d’origine, proponendo quindi corsi propedeutici all’A1.Le proposte formative dei due progetti si distinguevano per la

lunghezza del corso in monte ore, per lo più collegato al livellolinguistico da acquisire. Infatti i corsi medio lunghi e lunghi (più di 80 ore) sono

associati all’erogazione di formazione di livello A1 e A2. Per glistessi livelli sono inoltre stati predisposti dei percorsi17 Guardando alle 2 edizioni di “Vivere” notiamo che se per Caritas e Galdus ilnumero dei percorsi formativi è rimasto per lo più invariato tra un’edizione el’altra, per Enaip e Usr-Ctp è quasi quintuplicato, passando da 29 a 118 corsiper Enaip e da 92 a 454 per i Ctp. Va tuttavia sottolineato che nei percorsierogati dai Ctp sono inserite anche le sessioni di formazione civica in accordocon le Prefetture.

32

modulari, soprattutto in “Vivere”, da 20 ore ciascuno, componibilifino a 80. In “Certifica” più del 50% dei corsi sono medio lunghio lungi, il 40,9% medio brevi: risulta quindi un bilanciamento traproposte più impegnative e meno impegnative dal punto di vistadella frequenza. In “Vivere” invece si assiste ad una maggioreequidistribuzione di corsi tra brevi, medio brevi e lunghi (emedio lunghi). Quasi il 40% dei corsi erogati ha una frequenza di80 o 100 ore e corrisponde ai corsi di livello A1 e A2. Il 28,6%sono corsi medio brevi, mentre il 30,3% sono corsi brevi. Questiultimi si riferiscono alle sessioni di formazione civica chevedono l’impegno di frequenza di 5 ore. Sebbene entrambi i progetti avessero l’obiettivo di far arrivare

gli utenti ad un livello A2 di conoscenza della lingua italiana,tuttavia sia in “Certifica” che in “Vivere” sono stati posti inessere corsi di livello sia inferiore che superiore, per venireincontro alle esigenze di un’utenza differente per anzianità dimigrazione, vicinanza linguistica, capacità di comprensione edutilizzo dell’italiano nella quotidianità. Nelle varie edizionidei 2 progetti alcuni corsi di lingua italiana erogati dagli entidi formazione professionale sono stati affiancati da percorsi diorientamento e bilancio di competenze. Nella 4° edizione di“Certifica” sono state portate avanti sperimentazioni di linguaitaliana specialistica (per la sicurezza sul lavoro, per lapatente, per lo start up d’impresa) mentre nella 2° edizione di“Vivere” le azioni progettuali si sono fatte carico delle sessionidi formazione civica per i nuovi ingressi che devono ottemperareall’obbligo dell’Accordo d’integrazione.

Tab.3 – Percentuale di corsi per livello QCER di italiano per progettoLivelloQCER

Certifica

Vivere

Propedeutico

/ 5,4

A1 21,7 14,9A2 61,4 78,5B1 14,7 0,4B2 2,2 0,8

Totale 100,0 100,0

La maggior parte dei corsi erogati dai due progetti ha permessoagli utenti di raggiungere un livello di italiano pari all’A2 del

33

QCER: il 61,4% dei corsi di “Certifica” e il 78,5% dei corsi di“Vivere”. Mentre “Vivere” ha dato maggior spazio a corsi propedeutici per

analfabeti o semi-analfabeti, “Certifica” ha impostato la suaazione progettuale anche sull’acquisizione di un livello più altodi conoscenza dell’italiano, promuovendo corsi e Certificazioni dilivello B1 (14,7%) e B2.

Fig.25 – Corsi di “Certifica” per livello QCER e per edizione

A fronte di una diminuzione con il passare delle edizioni di“Certifica” di corsi di livello A1, vanno invece aumentando quelledi livello B1 e B2, che raggiungono un numero cospicuo nellaquarta edizione, a riprova della richiesta sempre maggiore dicertificazione di conoscenza dell’italiano a livello superiore daparte della popolazione immigrata in Lombardia.

4.3 L’impatto sui percorsi di integrazione1

Sia “Certifica” che “Vivere” hanno messo in campo un’azioneprogettuale di formazione linguistica per cittadini stranierivaria per tipologia di interventi e capillare, andando a toccaretutto il territorio lombardo: tali interventi che impatto hannoavuto sui territori coinvolti? E quale sugli utenti e sul loropercorso di integrazione e inserimento sociale?Sebbene tutte le province siano state toccate dai due progetti,

tuttavia il loro coinvolgimento è risultato diverso, per numero dicorsi erogati e di iscritti, anche in misura proporzionale alnumero di immigrati presenti sui territori. Una maggior rispostain termini di partecipazione vi è stata in quelle province –

34

Milano e Monza e Brianza, Bergamo, Brescia – dove la presenza distranieri è maggiore in termini assoluti. Guardando all’impatto territoriale è utile sottolineare il ruolo

delle Reti territoriali di “Certifica” e le Equipe territoriali di“Vivere”. Al di là del mero aspetto della gestione e del raccordodelle azioni in sede locale a cui erano preposte, la loro presenzaha permesso di mettere davanti a un tavolo soggetti diversi traloro – scuola pubblica, enti privati di formazione professionale,terzo settore e volontariato, istituzioni – e di farli ragionareinsieme sulle strategie di formazione all’italiano L2 e suiproblemi e necessità dell’immigrazione e dell’integrazioneall’interno dei territori:

[è stata importante l’]istituzione delle reti locali formali conaccordo tra il pubblico e il privato che ha consentito di svilupparesinergie e un sistema integrato per la presa in carico dellaformazione linguistica e l’accoglienza sociale degli immigrati(Int.2_Vivere).

Un’azione integrata tra pubblico, privato e privato sociale hapermesso di creare “una rete di rapporti che rappresenta comunqueun arricchimento, un valore aggiunto e che può servire anche peril futuro” (Int.3_Certifica).La scelta, in “Certifica”, di coinvolgere enti locali, terzo

settore, associazioni di volontariato nella gestione dei corsierogati e in “Vivere” di coinvolgere enti di formazioneprofessionale e Caritas, ha permesso di portare una formazionequalificata – anche grazie alla predisposizione di formazione adhoc sull’insegnamento dell’italiano L2 per stranieri, compresicorsi di preparazione all’esame Ditals, per docenti e volontari –,anche in territori dove non erano presenti Ctp, raggiungendo cosìun’utenza che con maggiore difficoltà avrebbe potuto partecipareai corsi. Se l’impatto dei due progetti sui territori è stato buono,

altrettanto si può dire dell’impatto sull’utenza finale. Unrisultato ampiamente positivo è stato il gran numero di utentiraggiunti (cfr. par. 4.1) in poco meno di 8 anni.In questo lasso di tempo la maggior parte di corsisti ha

raggiunto l’integrazione linguistica – sia con Certificazione A2 omaggiore sia solo con Attestazione di frequenza ai corsi –,

35

sebbene con livelli differenti, che risultava essere il primoobiettivo dei progetti:

moltissimi hanno raggiunto il livello di lingua A2, questosicuramente ha dato l’integrazione, perché è uno degli obiettivi cheloro devono raggiungere. Non solo, anche la formazione civica che 5ore utili, quelle 5 ore fatte presso i Ctp in collaborazione con leprefetture sono in realtà state un fatto formale-burocratico per nonfargli perdere i 15 punti […]. Però sono state anche un momentoutilizzato dai Ctp […] per diffondere delle informazioni, perdiffondere l’importanza della conoscenza della lingua, per spiegareun po’ che era solo un inizio e che però si poteva andare avantianche su questa cosa (Int.1_Vivere).

Se “Certifica” ha permesso di ottenere livelli linguistici anchemolto elevati – fino al B2 del QCER – e di acquisire informazionisulla formazione civica, sulla sicurezza sul lavoro, sui terminiper superare l’esame della patente o aprire un’attività lavorativain proprio, “Vivere” 2 ed. ha invece sostenuto le Prefetturenell’ottemperanza dell’Accordo d’Integrazione per la parteriguardante la formazione civica. La predisposizione di corsi adhoc con la presenza di mediatori ha permesso ai neo-arrivati diacquisire e interiorizzare informazioni legate ai diritti, doveri,servizi territoriali utili ad un maggior grado di integrazionenella società facendo percepire fiducia nelle istituzioni:

nei corsi di educazione civica i partecipanti invece di esserecostretti a vedere una videocassetta hanno avuto la possibilità diavere un docente e dei mediatori dedicati e questo ha dato l’idea diun interesse e di una sensibilità da parte delle istituzioni verso ineo-arrivati che ha portato anche un senso maggiore di fiducia nelleistituzioni. Il progetto quindi ha dato maggiori strumenti per unareale integrazione (Int.3_Vivere).

Inoltre l’avere un corso vicino a casa, affiancato per ilprogetto “Vivere” 2 ed. da servizi di mediazione e baby sitting, haconsentito di raggiungere una fascia di popolazione più debole,quella femminile con bambini piccoli, permettendole di frequentareconciliando gli impegni familiari e quelli “scolastici”. Lapresenza di un servizio telefonico gratuito dove poter chiedereinformazioni sui corsi e sulla normativa ha favorito unaconoscenza più capillare dei propri diritti e doveri nei confrontidello stato italiano, raggiungendo anche “chi magari ha difficoltà

36

ad andare in uno sportello fisico, perché distante o perché fa unatipologia di lavoro che non gli permette di usufruire dei servizidel territorio” (Int.3_Vivere).Più in generale, quindi, i progetti “Certifica” e “Vivere”

hanno:- fornito strumenti adeguati e di qualità per favorirel’integrazione linguistica;

- permesso agli stranieri di acquisire competenze necessarieall’inserimento sociale, “in termini di conoscenze della realtàe dei diritti con la formazione civica, e anche in termini dimantenimento delle condizioni lavorative e della possibilità dicrescita professionale e di qualificazione” (Int.2_Certifica);

- permesso “la conoscenza di gruppi eterogenei, di relazioni e dicontesto locale” (Int.2_Vivere);

gettando quindi le basi per un concreto processo di integrazione.

5. Dinamiche locali e processi di strutturazione del welfare

Attraverso i dati raccolti dalle interviste è possibilericostruire la rete degli attori coinvolti nella realizzazione dei progetti al finedi comprendere se e in che misura la struttura di tali rete possainfluire sulla riuscita dei progetti e sul raggiungimento degliobiettivi prefissati. In tale valutazione si tiene conto dei livelli diautonomia percepiti dai testimoni privilegiati all’interno dei progettie della relativa percezione di spazi di incongruenza legislativi tra lanormativa locale, nazionale e sovranazionale che possano indurre asupporre l’eventuale strutturazione di spazi d’azione e decisionali autonomirispetto al sistema di vincoli generali. Tali spazi sono valutatirispetto alla possibilità di facilitare o rallentare lo sviluppoprogettuale e l’obiettivo di convergenza alla normativa europeadelle politiche di integrazione locali. Rifacendosi allo studioWelfare europeo o welfare locale? (Punziano 2012), le realizzazionitangibili della policy di integrazione linguistica degli immigrati, ei network locali prodotti, verranno classificati secondo lo schematipologico fondato sulla propensione a “welfare europeo” o “net-welfare locale”.

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5.1 Incongruenze normative e percezione di autonomia: quale spazio di libertà pergli attori coinvolti nei progetti?

Secondo Graziano (2004), i processi di convergenza o diautonomizzazione del livello locale di governo rispetto a quelloeuropeo traggono origine dai diversi modi di recepire e traslarele normative ai diversi livelli di governance, generando ancheincongruenze di applicazione legislativa. L’esistenza di questospazio di incongruenza e la percezione che ne hanno gli attoricoinvolti nella policy nei progetti possono essere funzionali allastrutturazione di spazi d’azione e decisionali autonomi rispetto al sistemadi vincoli legislativi generali. Per rilevare tale connessione, aitestimoni privilegiati sono state poste domande inerenti laquestione normativa e la rilevazione del grado di autonomiapercepito. Quelle relative alla normativa tendevano all’emersionedi: tipo di vincolo normativo (impositivo, direttivo, coordinativo o dipressione non formalizzata); percezione della discrepanza nella recezionee nell’applicazione di normative europee sul livello locale;classificazione del tipo di discrepanza (facilitante o rallentatrice delprocesso di integrazione europea e di implementazioneprogettuale); conseguenze rispetto ad un possibile adattamento dipolicy (intese quali adattamento di policy, assorbimento del quadronormativo o trasformazione del quadro di politiche considerato).Quelle relative al grado di autonomia sono state rilevate sottoforma di scale graduate (da 0 a 10) volte ad indagare lapercezione rispetto al recupero di spazi di autonomia dei soggettiimplicati in: progettazione, gestione delle spese, implementazionee decisioni strategiche per raggiungere gli obiettivi. L’ipotesidi base è che l’aumento di autonomia percepita in ciascuna fase èdirettamente connesso alla percezione di incongruenza applicativadella normativa di riferimento ed alla natura vincolante da questaassunta.Nella fig.26 si riportano i trend medi rilevati rispetto al grado

di autonomia percepito nelle fasi strategiche descritte,congiuntamente all’indicazione della natura del vincolo normativosotto il quale si sviluppa il progetto. In entrambi i progetti gliattori percepiscono un ampio margine di autonomia. Per “Certifica”l’autonomia è elevata in fase di progettazione, meno in fase didecisioni strategiche, implementazione e nella gestione delle

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spese. Ciò è significativo poiché si indica il tipo di normativadi riferimento come vincolante in maniera direttivo/coordinativabasandosi su linee d’azione per le quali è fondamentale manteneresaldo il vincolo di bilancio.

Fig.26 - Trend medi del grado di autonomia percepito nei due progetti eindicazione del vincolo normativo.

progettazione gestione spese implementazione decisioni strategiche

0

2

4

6

8

10Trend spazi di autonomia

grad

o di

auton

omia p

ercepi

to

Vincolo normativo: impositivo/direttivo

Vincolo normativo: direttivo/coordinativo

In “Vivere”, l’attore europeo è più presente e il tipo divincolo imposto dalla normativa di riferimento diviene piùstringente, impositivo/direttivo. I livelli di autonomia scendono,restando alti in fase di decisioni strategiche, progettazione egestione delle risorse e decrescendo nell’implementazione, vistala necessità di rendicontazione verso l’attore sovranazionale, edi attenersi a precisi standard procedurali, che determinanol’operato sul territorio.Il livello di autonomia gli spazi d’azione recuperati dagli

attori nei contesti locali possono essere giustificati solo inparte dalla natura del vincolo normativo; diviene necessarioconnettere a tale informazione la percezione della discrepanza oincongruenza nell’applicazione normativa. In “Certifica”all’elevata autonomia e ad un vincolo normativo meno stringente,si associa l’assenza della percezione di incongruenza normativa:

questo è un progetto che è stato lodato dall’Europa, è stato citatopiù volte e non solo come buona pratica […] a dei seminariinternazionali (Int.1_Certifica).

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Si sottolinea che “esiste una sinergia e coerenza tra i Piani ei progetti regionali e l’attuazione delle direttive europee”(Int.2_Certifica) tale per cui i processi di autonomia sistrutturano in spazi sinergici e non come strategie che possanoarginare la natura stringente della normativa di riferimento. In “Vivere”, accanto a vincoli normativi più stringenti e un più

scarso livello di autonomia, emerge la percezione di incongruenzanormativa:

Sicuramente le nostre norme non recepiscono appieno quelle delsistema europeo sull’integrazione. E siamo sicuramente indietrosulle norme del sistema permanente di educazione, soprattutto degliadulti, nonché in materia di immigrazione (Int.1_Vivere).

Questa incongruenza non viene giustificata come elementofacilitatore; evidenziando quanto le regole del FEI sianostringenti, il distacco tra normativa europea e recezione etraslazione locale viene visto come freno ed ostacolo al processodi convergenza verso l’attore europeo e verso la pienaintegrazione comunitaria: un motivo di ritardo e rallentamento chegrava particolarmente sull’inclusione degli immigrati. Taliprocessi di incongruenza, nella percezione degli intervistati,hanno avuto conseguenze anche rispetto alle policy: a livello diconcetto, per cui,

il progetto ha permesso di porre delle basi per un nuovo modo divedere la presenza e la gestione dell’integrazione degli immigrati.Forse non ha modificato le politiche ma sicuramente ha permesso diguardare oltre indicare una direzione (Int.3_Vivere).

E a livello procedurale, per cui, si è avuta

una spinta soprattutto per quello che riguarda la formazione deidocenti, l’innovazione dei materiali, nelle metodologie e neimateriali utilizzati. Ma anche proprio l’attivazione di percorsi nonsempre tradizionali, quindi di percorsi anche innovativi(Int.1_Vivere).

L’effetto principale ottenuto viene sottolineato proprio inmerito alle ricadute sul più generale sistema di welfare:

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Il progetto ha fatto parlare tra loro istituzioni diverse davantiallo stesso tavolo. Questo forse non ha permesso di migliorare in séil welfare, però ha permesso di cercare di dare una rispostaconcreta a particolari esigenze della popolazione immigrata e hapermesso una sensibilizzazione maggiore verso l’argomento(Int.1_Certifica).

Un’incongruenza percepita come fattore di rallentamento, ma chegrazie alle spinte autonome locali è riuscita a portare a effettipositivi inattesi, funzionali alla buona riuscita progettuale.5.2 Reti locali, conflitto e dinamiche decisionali

In questo paragrafo proponiamo l’analisi di rete intesa qualeanalisi delle configurazioni relazionali e di potere più o menoconflittuali. Si recupera la concezione di policy network, un reticolodi attori, pubblici e privati, dotati di risorse quantitativamentee qualitativamente diverse, e operanti all’interno di uno spaziodefinito di policy. Il fulcro analitico divengono le relazioni einterrelazioni, secondo due forme di reticolo come: 1) configurazione variabile di legami fra attori singoli ecollettivi (Scott 1991; Wasserman, Faust 1998);

2) poli di attrazione incentrati su problemi socialmentepercepiti, capaci di richiamare soggetti variamentequalificati (Milward, Wamsley 1984).

In una prospettiva formale la configurazione stessa della reteassumerà il ruolo di variabile-chiave, indipendentemente dallatipologia di attori coinvolti nella rete. In una prospettiva diteoria sociale, l’attenzione verrà spostata dalla forma al ruologiocato dalle reti nell’ordinare le interazioni fra soggettidiversi, configurando arene decisionali più o meno affollate eflessibili. È la potenziale estensione della rete più che la realenumerosità a qualificare come tale una rete decisionale. Sono due i filoni centrati sullo studio dei policy network così

intesi: gli issue network e i policy community. I primi si riferiscono areti più elastiche o a maglia larga, in cui il confine fra insiders eambiente è sfumato, le arene sono affollate, le interazioni trapartecipanti sono cooperative, la partecipazione è instabile e siragiona su issues specifiche. Nei secondi vi è maggiore interesseper uno scambio non meramente materiale ma basato sullacondivisione del medesimo sistema valoriale. Una comunità il cuinumero di partecipanti è inferiore e più stabile, le interazionimaggiormente continuative e istituzionalizzate, i confini più

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netti rispetto all’ambiente e nella quale non si entra per ilsemplice interesse rispetto a una issue. Attraverso l’analisi delle reti sociali è possibile condurre

indagini su dati relazionali, partendo dall’assunto per cui ogniaggregato sociale possa essere rappresentato in unità checompongono l’aggregato (nodi) e relazioni tra queste unità(legami). Oggetto d’analisi saranno le relazioni tra gliindividui, la struttura sociale che ne deriva, e i suoicondizionamenti sugli individui al suo interno. Per il nostro studio sono state prese in considerazione due reti

socio-centrate18 rappresentative dei progetti . In esse i legamisono stati pesati sull’intensità della relazione intesa qualemolteplicità (multiplexity) ovvero possibilità che all’interno dellegame evidenziato passi più di un tipo di legame (professionale,amicale, parentale, istituzionale). Sono stati posti in evidenzagli attori conflittuali e atti alla mediatori (economica per lerisorse materiali; emotivo-personale; decisionale relativa alpotere informale), per capire in quale posizione si collochinoall’interno della rete e quanto questa possa essere funzionale aifini decisionali. Analizzando i livelli di apertura della rete, lasua densità e coesione, vengono messi in evidenza tre piani diimportanza strategica su cui operano gli attori: il pianoposizionale (ufficiale-istituzionale), reputazionale (soggettivo)e decisionale19.

In “Certifica”, la rete di relazioni che emerge dalle interviste(fig.27) si compone di 16 attori rappresentati in baseall’esistenza del legame, al peso di questo (molteplicità dicontenuto) ed all’appartenenza alla sfera di importanza(decisionale, posizionale e reputazionale), indicando a quali diquesti soggetti è stato attribuito un possibile ruolo dimediazione. Nel complesso, la rete non risulta particolarmenteconnessa e densa: viene a configurarsi come reticolo apertocostituito da un core di relazioni molto fitte nella parte centrale– dove vi sono clique formate da project leader, coordinatorescientifico e gestore delle risorse, o da project leader, responsabiledel progetto scientifico e gestore delle risorse –, e apertura a

18 Le reti sono state elaborate attraverso il supporto informatico Ucinet 6.19 Ai testimoni privilegiati è stato chiesto di indicare gli attori coinvoltirispetto ai tre piani di importanza e nelle loro interconnessioni, indicandoanche la natura del legame tra i soggetti.

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diramazioni secondarie inclusive dei soggetti rappresentativi deidiversi stakeholders coinvolti nel progetto. La suddivisione persfere di importanza rende ancora più evidente la strutturafortemente interconnessa della dimensione decisionale, che diramaa raggiera l’informazione, accogliendo però anche le istanze degliattori più periferici. Tale sfera decisionale si compone di: projectleader, coordinatore scientifico, responsabile scientifico, gestoredelle risorse, dirigente Usr e dirigente della DG Immigrazione.L’attore centrale risulta essere il project leader, indicato anchecome mediatore economico, emotivo e decisionale. Attraverso i suoilegami espande la sua sfera di influenza su tutti e tre i piani diimportanza individuati, attraverso una strategia di legami forti emultipli, professionali ed amicali. Il coordinatore scientifico,invece, indicato come mediatore economico ed emotivo, apre ad unarete di legami inclusiva, fungendo da cut point e trait d’union con moltistakeholders ed ambiti di interessi differenziali, gestitiprofessionalmente, con un prevalere di legami deboli. Tra glialtri attori, il responsabile del progetto scientifico vieneindicato come mediatore economico ed emotivo, pur non godendo dimolti legami, mentre il gestore delle risorse è indicato comemediatore economico e decisionale. Quest’ultimo è uno degli attorichiave della rete, poiché gode di buon posizionamento, moltilegami deboli per contenuto, ma che aprono ai poteri forti edirigenziali, venendosi ad interconnettere con l’assessorefirmatario, indicato come mediatore decisionale. La sferadecisionale è completamente inglobata nella sfera posizionale ereputazionale.

Fig.27 - Network per “Certifica” distinto per sfere d’importanza, forza deilegami e ruolo di mediazione.

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Nella sfera posizionale vediamo rientrare tutti gli stakeholdersche non aprono la rete a nuove relazioni, mostrando la lorocapacità di farsi portatori all’interno della rete delle istanzeraccolte sul territorio e nel loro specifico ambito diriferimento. Nella sfera di importanza reputazionale, per quantoforte l’attribuzione di rilevanza, rientrano attori perifericirispetto al core individuato, seppure portatori di interessi forti(assessore firmatario, dirigente della DG Famiglia o i presidi deiCtp). È interessante notare che Pur non avendo indicato attoriconflittuali all’interno della rete sono state individuate cinquefigure di mediatori, a diverso titolo, tutte interne alla sferadecisionale tranne una, presente nella sfera reputazionale. Ilnetwork che ne risulta non è particolarmente esteso in senso disoggetti coinvolti, ma lo è dal punto di vista dellarappresentanza di altri settori attribuita ai soggettipartecipanti: un network inclusivo basato sulla mediazione degliinteressi, funzionale ad un operare disteso rispetto agliobiettivi ed alle strategie.

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In “Vivere”, la rete di relazioni che emerge dalle interviste(fig.28) si compone di 24 attori: una rete più estesa dellaprecedente, nella quale è evidente l’aumento del legame forte emultiplo (professionale ed amicale) e la diminuzione proporzionaledegli attori nella sfera decisionale e delle lorointerconnessioni. Scompaiono le clique fortemente coese e si creanotre sub-reticoli connessi. Diminuisce il livello di densità deilegami e quello di connessione (due attori risultano periferici edisconnessi rispetto alla rete di legami esplicitata) ed aumentail grado di apertura. Anche in questo reticolo le tre sfered’importanza si sovrappongono. Rilevante è il fatto che moltidegli attori presenti in questo reticolo godono di un’appartenenzaincrociata con quelli del reticolo precedente. Ciò dimostra chequesto specifico ambito di policy si compone come un policy community:un reticolo complessivo basato su poli d’attrazione incentrati suproblemi socialmente percepiti e capaci di richiamare soggettivariamente qualificati, un ambito che recupera il dinamismo e lapartecipazione locale e lo mette a sistema per il buonfunzionamento complessivo rispetto a issues non specifiche (ovverosingole azioni politiche) ma con un interesse esteso all’ambitoimmigrazione ed educazione. Ciò è possibile in quanto “Certifica”viene temporalmente prima e si avvia a conclusione, mentre“Vivere” è recente e nato sulla stessa scia del precedentesfruttando nuovi fondi e spazi d’azione, congiuntamente ad unamaggiore conoscenza normativa e delle istanze espresse da soggettie territorio, date dalle indicazioni del progetto precedente.Pertanto, nella sfera decisionale ritroviamo il project leader (nellarete precedente responsabile scientifico), che assume forterilevanza, essendo riconosciuto come mediatore decisionale; quiapre la rete a molti degli attori che, a vario titolo, si occupanodella sfera delle azioni implementate e di quella gestionalestrettamente intesa, riuscendo a tenere salda la visionecomplessiva del progetto. L’attore più importante risulta tuttaviail coordinatore del progetto (nella rete precedente project leader),che riutilizza la strategia del legame multiplo e forte per laquasi totalità dei suoi legami che si estendono dalla retedecisionale alle altre due sfere di importanza, inclusa la sferadirigenziale. A sottolinearne la rilevanza vi è il suoriconoscimento come mediatore economico, emotivo e decisionale,nonché la possibilità di raggiungere ogni soggetto della rete

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avendo come tramite la mediazione di solo altro attore. Semprenella sfera decisionale vi è il responsabile scientifico delprogetto, che gode di solo due connessioni, con entrambi gliattori principali della rete, uno della sfera decisionale, l’altrodella sfera posizionale, giustificando la sua posizione nellaforza del legame e nelle potenzialità che ne derivano sia diessere centrale all’informazione sia di scelta dei corsi d’azionedecisionali, diramati poi dagli altri attori della rete.Nonostante la scarsità dei legami, tale attore viene riconosciutocome mediatore economico, emotivo e decisionale, avendo un ruolocentrale nell’azione decisionale e di diramazione delleinformazioni. In questa sfera troviamo inoltre il coordinatorefinanziario, a cui viene riconosciuta la capacità di gestire ledecisioni in merito alle risorse disponibili, e il referente Usr,direttamente connesso al project leader ed al coordinatore delprogetto, dunque capace di esercitare la sua influenza diretta suidue attori forti della sfera decisionale. Il dirigente Usr viene,però, indicato come attore conflittuale, dovuto alla sua visionegerarchia e centralizzata della gestione comunicazione delleinformazioni. Nella sfera posizionale, come nel reticoloprecedente, rientrano a pieno stakeholders e attori con funzionidirigenziali. A differenza della rete precedente vi è unallargamento della complessiva rete posizionale e dell’inclusionein questa sezione di un sub-reticolo costituito grazie alreferente della coop. Progetto Integrazione, connesso attraversolegami forti con due degli attori/mediatori della sferadecisionale e che apre l’intera rete a tutta la sua parteoperativa, dove tre soggetti su sei vengono riconosciuti anchecome mediatori economici. Anche la sfera reputazionale, acquisisceun numero maggiore di attori periferici, e, in due casi, ancheinteramente disconnessi rispetto al reticolo: si compone quindi diattori dediti alla parte scientifica da un lato e, dall’altro, aquella di supervisione (parte interamente disconnessa). In questasfera si rileva il secondo degli attori indicati comeconflittuali, ovvero il segretario amministrativo Ismu:direttamente connesso ai due attori principali della sferadecisionale, la sua conflittualità si svolge sulla parte digestione amministrativa, degli incarichi e delle risorse.

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Fig.28 - Network per “Vivere” distinto per sfere d’importanza, forza dei legami eruolo di mediazione.

Rispetto alla rete precedente: aumentano gli attori in tutte lesfere, tranne quella decisionale, costituita da un piccolo verticecomune a “Certifica”; aumenta la forza dei legami e la loromultiplessità; diminuisce la densità, la coesione e lacentralizzazione; aumentano i mediatori presenti (sei), e vengonopalesati gli attori conflittuali, uno dei quali già presente nellasfera decisionale di “Certifica”. La rete di “Vivere” divienemaggiormente funzionale rispetto al recupero delle istanze deidiversi attori coinvolti e alla circolazione delle informazioni,favoriti da una struttura a maglia larga. Il conflitto vienescisso sul versante decisionale e su quello amministrativo, epalesato e arginato dalla presenza di più mediatori (economici edecisionali) e dall’inclusione nelle reti progettuali delle stesseparti conflittuali, nella sfera decisionale e in quellareputazionale, facendo di questa dislocazione un incentivo allosviluppo di più centri propulsivi di potere dove le decisioni sonoprese in maniera allargata, verticale come orizzontale. Il networkche ne risulta è esteso ed inclusivo sia per i soggetti coinvolti

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sia per gli interessi, gli enti e i bisogni degli altri settoriche gli attori coinvolti rappresentano. Anche questo networkrisulta basato sulla mediazione degli interessi e la gestionepronta ed efficacie del conflitto, il che rende dinamica epartecipativa la rete e la mette nelle condizioni di fronteggiareogni possibile minaccia.

5.3 Verso la convergenza?

La generale tendenza a costruire reti dinamiche, partecipate,inclusive per ruoli coinvolti e livelli di istituzionalizzazione,estese, raggruppando realtà ed interessi assai diversi, a maglialarga e organizzate per contenere la conflittualità, rendepossibile equiparare questa particolare strutturazione a quelladei net welfare locale, un sistema di welfare basato su retiterritoriali locali, sussidiarietà e capacità di mantenere saldol’obiettivo dell’integrazione pur inseguendolo con strategiedifferenziali e strettamente connesse alle necessità ed ai bisogniemergenti localmente. Il tutto avvalorato dal deciso recuperodegli spazi di autonomia decisionale ed implementativa, nelmomento in cui si indagano direttamente i network territoriali, purnon distaccandosi nettamente dalla normativa di riferimento in viaprocedurale, ma facilitandone l’attuazione in via fattuale. Questo discorso è avvalorato dalle parole dei testimoni

privilegiati, che sottolineano il recupero locale di spazid’azione e l’incongruenza normativa:

dal punto di vista della formazione io penso che un po’ didiscrepanza c’è ma non tantissima dal punto di vista qualitativo. Laquestione è, ma questo è un nodo centrale per l’Italia, è che questaformazione pure di grande qualità, se pure mobilita delle risorsepositive dal punto di vista delle relazioni, dei rapporti, eccetera,poi non ha riscontro in una normativa nazionale che sia all’altezzadi questa cosa. Per cui, un po’ di discrepanza […] Però il problemaè: questa formazione dove mette radici? Ecco, le radici non riesceancora a metterle perché …perché è difficile, perché è un belproblema (Int.1_Certifica);

La normativa sull’Accordo di integrazione è una normativavelleitaria ma anche confusa e quindi non c’è stato un realizzarequanto richiesto all’integrazione dello straniero ma un difendersidello straniero da una normativa irrealizzabile. La normativa

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infatti è di scarsa qualità e di scarso impatto. Il progetto hacercato di dare uno spazio più ampio di realizzazione(Int.1_Vivere);

Secondo me in Italia c’è ancora molto da fare: su alcuni aspetti cisono buone politiche ma su altri siamo ancora molto indietrorispetto ad altri paese europei come Francia ad esempio, soprattuttosul tema della politica degli ingressi e della cittadinanza dove cisono iter burocratici da migliorare (Int.3_Vivere).

e sottolineano invece il senso profondo della sussidiarietà edella dimensione locale della politica sociale:

Quindi, la presenza sul territorio di questo centinaia di migliaiase non milioni di immigrati, che non conoscono la lingua italiana,che magari sono qui solo in transito perché poi dopo magari passanodi qui ma per andare altrove, alla fine crea un fatto a cui bisognadare delle risposte, quindi delle azioni. Quindi […] mi viene dadire che noi siamo europei esattamente come gli altri. Se non cifermiamo al livello delle apparenze, in realtà noi facciamo cosemolto simili, in Italia, in Francia, in Spagna. Ognuno di noi magarile fa con leggi diverse, con criteri diversi, ma alla fine ilproblema quello è e bisogna fare le cose per risolverlo. Io credoche ci siano delle correnti di lavoro che sono quelle che cipermettono di agire. E questo progetto è stato un piccolo step inquesto senso (Int.3_Certifica).

Tale conformazione di sistema come net welfare locale è da vedersi,dunque, come volto all’integrazione comunitaria, ma più legato alprincipio di sussidiarietà e alla dimensione territoriale dellapolitica sociale (Kazepov 2009), rivolgendo il suo interesse alladotazione di servizi territoriali di modo da avvicinare ilterritorio ai cittadini e non viceversa, senza perde di vistal’attenzione rivolta all’inclusione, fondamentale per un lavorodiretto sul territorio.

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