I marginalia metrici di Demetrio Triclinio al Reso: un esempio di esegesi

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Rubbettino STRATEGIE DEL COMMENTO A TESTI GRECI E LATINI Rubbettino Vedono qui la luce i testi degli interventi che hanno caratterizzato i lavori del Convegno Strategie del commento a testi greci e latini, tenutosi presso l’Università degli Studi di Salerno, nei giorni 16-18 novembre 2006. La raccolta degli Atti testimonia dell’ampiezza e della varietà prospettica degli interventi che, nel complesso, offrono uno spaccato molto interessante, ancorché necessariamente non esaustivo, della molteplicità e della delicatezza dei problemi che da sempre pone l’esegesi di testi antichi, nelle sue diverse tipologie. Vengono qui affrontate questioni teoriche generali e di metodo (i testi in frammenti, la necessità del ricorso a nuovi criteri nell’allestimento di un commento) accanto a specimina di analisi puntuali di porzioni di testi, sia greci che latini, non senza una particolare attenzione alle primitive forme di commento costituite dalla scoliastica tardoantica e medievale, nonché ai commentari medievali e umanistici, veri e propri antenati del commento moderno. Paolo Esposito è professore ordinario di Lingua e Letteratura Latina presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno. Oltre a numerosi articoli su vari autori latini, ha all’attivo due volumi (Il racconto della strage. Le battaglie nella Pharsalia, Napoli 1987; La narrazione inverosimile. Aspetti dell’epica ovidiana, Napoli 1994), nonché la curatela di vari volumi collettanei (Ovidio: da Roma all’Europa, Napoli 1998; Interpretare Lucano, Napoli 1999; Gli scolii a Lucano ed altra scoliastica latina, Pisa 2004; Lucano e la tradizione dell’epica latina, Napoli 2004). È in corso di stampa un suo commento al IV libro del poema di Marco Anneo Lucano. Paola Volpe Cacciatore è professore ordinario di Lingua e Letteratura greca e Direttore del Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università degli studi di Salerno. Si è interessata della tragedia greca, della sua fortuna in età contemporanea, dei Moralia di Plutarco, della loro ricezione dall’età tardo- antica a quella moderna, della letteratura parafrastica, dell’epigramma tardo-antico, dell’oratoria politica tardo-antica e bizantina, delle traduzioni dei testi greci in età umanistica. Oltre a numerosi articoli in riviste, atti di convegni, miscellanee ha pubblicato un volume dal titolo L’eredità di Plutarco. Ricerche e proposte (2006) e ha curato le edizioni critiche dell’Omelia per la natività dello pseudo- Giovanni Crisostomo (1980), del De vitioso pudore di Plutarco (1994), dell’opera Sulla regalità di Toma Magistro (1997). 27,00 Studi di filologia, letteratura, storia e archeologia del mondo classico 2 Collana Scientifica STRATEGIE DEL COMMENTO A TESTI GRECI E LATINI a cura di Paolo Esposito e Paola Volpe Cacciatore Rubbettino

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Vedono qui la luce i testi degli interventi che

hanno caratterizzato i lavori del Convegno

Strategie del commento a testi greci e latini,tenutosi presso l’Università degli Studi di

Salerno, nei giorni 16-18 novembre 2006. La

raccolta degli Atti testimonia dell’ampiezza e

della varietà prospettica degli interventi che,

nel complesso, offrono uno spaccato molto

interessante, ancorché necessariamente non

esaustivo, della molteplicità e della delicatezza

dei problemi che da sempre pone l’esegesi di

testi antichi, nelle sue diverse tipologie.

Vengono qui affrontate questioni teoriche

generali e di metodo (i testi in frammenti, la

necessità del ricorso a nuovi criteri

nell’allestimento di un commento) accanto a

specimina di analisi puntuali di porzioni di

testi, sia greci che latini, non senza una

particolare attenzione alle primitive forme di

commento costituite dalla scoliastica

tardoantica e medievale, nonché ai

commentari medievali e umanistici, veri e

propri antenati del commento moderno.

Paolo Esposito è professore ordinario di

Lingua e Letteratura Latina presso la Facoltà

di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno.

Oltre a numerosi articoli su vari autori latini,

ha all’attivo due volumi (Il racconto della strage.Le battaglie nella Pharsalia, Napoli 1987; Lanarrazione inverosimile. Aspetti dell’epica ovidiana,

Napoli 1994), nonché la curatela di vari volumi

collettanei (Ovidio: da Roma all’Europa, Napoli

1998; Interpretare Lucano, Napoli 1999; Gli scoliia Lucano ed altra scoliastica latina, Pisa 2004;

Lucano e la tradizione dell’epica latina, Napoli

2004). È in corso di stampa un suo commento

al IV libro del poema di Marco Anneo Lucano.

Paola Volpe Cacciatore è professore ordinario

di Lingua e Letteratura greca e Direttore del

Dipartimento di Scienze dell’antichità

dell’Università degli studi di Salerno. Si è

interessata della tragedia greca, della sua

fortuna in età contemporanea, dei Moralia di

Plutarco, della loro ricezione dall’età tardo-

antica a quella moderna, della letteratura

parafrastica, dell’epigramma tardo-antico,

dell’oratoria politica tardo-antica e bizantina,

delle traduzioni dei testi greci in età

umanistica. Oltre a numerosi articoli in riviste,

atti di convegni, miscellanee ha pubblicato un

volume dal titolo L’eredità di Plutarco. Ricerche eproposte (2006) e ha curato le edizioni critiche

dell’Omelia per la natività dello pseudo-

Giovanni Crisostomo (1980), del De vitiosopudore di Plutarco (1994), dell’opera Sullaregalità di Toma Magistro (1997).

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Collana Scientifica

STRATEGIE DEL COMMENTO

A TESTI GRECI E LATINI

a cura di Paolo Esposito e Paola Volpe Cacciatore

Rubbettino

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Strategie del commentoa testi greci e latini

Atti del Convegno[Fisciano 16-18 novembre 2006]

a cura di Paolo Esposito e Paola Volpe Cacciatore

Rubbettino

GIOVANNA PACE

I marginalia metrici di Demetrio Triclinio al Reso: un esempio di esegesi

1. Com’è noto, cinquant’anni fa Turyn identificò la mano correttricedelle tragedie di Euripide (ad eccezione della triade bizantina) nel codi-ce Laur. plut. 32, 2 (L) con quella di Demetrio Triclinio1. Gli studi diTuryn furono approfonditi in seguito da Zuntz2, il quale ritenne di poterindividuare nelle correzioni di Demetrio Triclinio su L tre fasi, distin-guendole in base al colore dell’inchiostro utilizzato: nero per la prima(Tr1), grigio per la seconda (Tr2) e marrone-rossiccio per la terza (Tr3).Tale criterio è stato in seguito messo in discussione, sia perché non sem-pre è facile distinguere con sicurezza le varietà cromatiche3 (in particola-re per il Reso appare difficile discernere l’inchiostro nero da quello gri-gio)4, sia perché in molti casi non sembra esistere una precisa corrispon-

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1 A. Turyn, pp. 222-258. A. Turyn, pp. 229-233 inoltre identificò lo scriba che ave-va scritto i ff. 119r-154r del manoscritto (contenenti Reso, Ione, Ifigenia in Tauride, Ifi-genia in Aulide) con Nicola Triclinio, probabilmente fratello minore di Demetrio.D’ora in avanti con ‘Triclinio’ intendo ‘Demetrio Triclinio’.

2 G. Zuntz, passim.3 Cfr. A. Garzya, “Sul rapporto tra i codici L e P nel testo degli Eraclidi di Euripi-

de”, in J.L. Heller (ed.), Serta Turyniana. Studia in Greek Literature and Paleographyin honor of A. Turyn, Urbana-Chicago-London 1974, pp. 275-290, in part. pp. 279-286; D. Sansone, rec. a C. Collard, Euripides, Supplices, Groningen 1975, in «Göttingi-sche Gelehrte Anzeigen» CCXXX (1-2), 1978, pp. 232-241, in part. pp. 239-241; G. Ba-sta Donzelli, Euripide, Elettra: dai codici alle prime edizioni a stampa, in «Bollettinodei classici», s. III, X, 1989, pp. 70-105, in part. pp. 71-73.

4 Per questo motivo qui, come già in G. Pace, indico con un unico siglum, Trn (=niger), le correzioni tricliniane in inchiostro nero, indipendentemente dalla sua inten-sità, e con Trf (= fuscus) quelle in inchiostro marrone-rossiccio. L’impossibilità di di-stinguere con sicurezza il colore nero di Tr1 da quello grigio di Tr2 è segnalata anche,per gli Eraclidi, da M. Magnani, p. 60; M.G. Fileni, p. 67. Già G. Zuntz, pp. 90-92 os-servava che nello Ione (copiato, come il Reso, da Nicola Triclinio) Tr3 usa un inchio-stro nero e Tr1, invece, marrone scuro.

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denza tra il tipo di inchiostro utilizzato e le differenti fasi degli interventitricliniani5. La possibilità di stabilire una cronologia degli interventi diTriclinio su L in base al colore degli inchiostri costituì per Zuntz il puntodi partenza per proporre una nuova teoria sul controverso problema delrapporto tra L e P (Vat. Pal. gr. 287 + Laur. Conv. Soppr. 172): mentreTuryn riteneva che i due codici derivassero da un comune modello l6,Zuntz sostenne che per i drammi “alfabetici” e per il Reso P sarebbe statocopiato da L dopo la prima fase delle correzioni di Triclinio7. Zuntz8 os-servava inoltre che in questa prima fase Triclinio avrebbe tenuto presen-te l, il modello di L, e che alcuni suoi interventi sarebbero stati rivolti arestituirne la lezione nei casi in cui essa si fosse corrotta in L. In anni piùrecenti per il Reso la teoria della derivazione di L e P da un comune mo-dello l è stata ripresa da Martinelli Tempesta, per il quale “tutti gli inter-venti tricliniani riscontrabili in P sono, in realtà, modifiche atte a restitui-re il modello”9, e da Zanetto10, il quale ritiene che le correzioni di Tricli-nio presenti in P siano state da lui apportate contemporaneamente su L esu l11. La teoria di Zuntz della derivazione di P da L è stata invece ripro-posta da Diggle12.

Nella attività di revisione condotta da Triclinio su L un posto impor-tante è occupato dagli interventi di carattere metrico. In primo luogo eglidistinse le parti recitate da quelle eseguite in recitativo e da quelle canta-te: alle sezioni in trimetri giambici premise la nota metrica marginaleijambikoiv, ai sistemi anapestici ajnapaistikav, ai brani in tetrametri trocai-ci trocai>koiv, mentre in corrispondenza delle sezioni liriche è frequente

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5 Cfr. M. Magnani, pp. 99-100, 103-108, 236 (“ductus e tipologia delle correzionisembrano ostacolare una netta separazione cronologica fra Tr1, Tr2 e Tr3”), 248; M.G.Fileni, pp. 66-67.

6 Cfr. A. Turyn, pp. 269-288.7 Per il Reso cfr. in particolare G. Zuntz, pp. 144-151.8 G. Zuntz, pp. 193-201.9 S. Martinelli Tempesta, p. 267.

10 J. Zanetto, pp. XVII-XIX.11 Già A. Tuilier, p. 202, sostenitore della teoria del gemellaggio di L e P, riteneva

che Triclinio avesse esercitato la sua attività critica congiuntamente su l e su L e che Pavesse tenuto presenti entrambi questi manoscritti.

12 J. Diggle2, pp. 508-513. In questa sede, visto il carattere circoscritto del mio in-tervento, non mi propongo di apportare un contributo alla questione del rapporto tra Le P; mi limiterò a porre a confronto le lezioni di P con quelle di L e con le correzioni diTriclinio solo nei casi in cui ciò possa gettare luce sulla presumibile lezione di l e sulmodus operandi del filologo bizantino. Per alcune considerazioni sul rapporto tra L eP, scaturite da un esame della disposizione colometrica delle sezioni liriche, rimando aG. Pace, pp. 11-14, dove mi pronuncio a favore del gemellaggio dei due codici.

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la notazione coriambikav, fatto che in passato ha indotto a ritenere checon essa Triclinio intendesse indicare genericamente le parti cantate13.L’uso di coriambikav non è però esclusivo, poiché talvolta in corrispon-denza di brani lirici non contenenti metri coriambici Triclinio utilizza no-tazioni metriche differenti14: è quindi probabilmente nel giusto Gün-ther15, che interpreta coriambikav nel senso di “lyric passage, (for) it con-tains coriambikav”. Queste prime, elementari notazioni metriche nel Re-so sono in inchiostro nero. In una seconda fase (generalmente caratteriz-zata dall’utilizzo di inchiostro marrone) Triclinio pose in evidenza lastruttura strofica delle parti liriche attraverso l’uso di notazioni qualistro(fhv), ajnt(i)stro(fhv), ejpw/d(ov~) ecc., completò e precisò i margina-lia metrici relativi alle sezioni liriche con l’indicazione di altri metri o, inalcuni casi, li introdusse ex novo16: tali marginalia non consistono in ve-ri e propri scolii metrici (cioè non contengono una descrizione delle se-zioni liriche colon per colon), ma elencano solo, genericamente, i metripresenti in esse17. La fonte delle conoscenze metriche di Triclinio per imarginalia scritti in questa seconda fase è rappresentata, come comune-mente si ammette, dai trattati metrici (Efestione, i Commentarii e Trica)contenuti nel cod. Marc. gr. 483 (prodotto per impulso e sotto la supervi-sione di Triclinio stesso e scritto in parte dal fratello Nicola18), ma proba-bilmente anche, per quanto riguarda il riconoscimento della responsio-ne, dall’“ev idenza de l l a s t ru t tu ra re spons iva fornitagli dal poe-metto di Isacco Tzetzes [sui metri pindarici] e dagli scolî interpolati alle

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13 Cfr. G. Zuntz, p. 10 n. † (il quale però riconosce che alcune volte Triclinio scri-ve note differenti in margine ai passi lirici).

14 Cfr. O.L. Smith, pp. 75-76. Per il Reso, cfr. vv. 675-682 trocaikav (su cui vd. in-fra); 527-537 = 546-556 ajnapaistikav; 895-903 = 906-914 ajnapaistikav.

15 H.-C. Günther, p. 89, seguito da M. Magnani, p. 181. Un quadro della questio-ne in M.G. Fileni, p. 76; cfr. anche A. Tessier, Docmi in epoca paleologa?, in «Medioe-vo greco» 0, 2000, pp. 197-205, in part. pp. 197-198.

16 Per il Reso, cfr. i marginalia in inchiostro marrone (mancano quelli in inchio-stro nero) ai vv. 195-200 paiwnika; ajntispastikav ijwn(ikav); 454-466 coriambikav ijam-bikav troc(aikav); 692-703 = 710-721 ajntispastikav kai; ijambikav; 820-832 ajnapaisti-ka; kai; troc(aika;); kai; ijambika;. Ai vv. 131-136 l’originario marginale coriambikav èstato cancellato e al suo posto è stato riscritto (con inchiostro marrone) paiwn(ika;);kai; coriambikav (dove coriambikav è usato verosimilmente in un’accezione più ristret-ta, per indicare propriamente i metri coriambici); per casi analoghi negli Eraclidi cfr.M.G. Fileni, p. 77.

17 Cfr. H.-C. Günther, p. 177; M. Magnani, p. 203.18 Cfr. A.B. Drachmann, Isaac Tzetzae de metris Pindaricis comentarius, Køben-

havn 1925, pp. 7, 127, n. 1; A. Turyn, pp. 231 e s., n. 213; G. Zuntz, pp. 28-30; N.G.Wilson, Filologi bizantini, trad. di G. Gigante, Napoli 1990, p. 380 (ed. orig. Scholarsof Byzantium, London 1983); M. Magnani, p. 177; M.G. Fileni, pp. 71-72.

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Olimpiche ed alla prima Pitica pindariche”, contenuti anch’essi nel Marc.gr. 48319, e dagli scolii metrici ad Aristofane20.

Un altro aspetto rilevante degli interventi di Triclinio di natura metri-ca è rappresentato dalle modifiche apportate nelle sezioni liriche al testoe alla disposizione colometrica di L, principalmente al fine di ristabilire laresponsione tra strofe ed antistrofe, ma anche per ottenere sequenze chesi armonizzassero con le sue conoscenze metriche e con la natura metri-ca da lui attribuita a ciascuna sezione lirica, come è indicata nei margi-nalia21.

Scopo di questo contributo è proporre un esame (realizzato attraver-so alcuni specimina) della relazione intercorrente tra i marginalia metri-ci di Triclinio e il testo del Reso, sia per verificare se le indicazioni di Tri-clinio risultino adeguate a descrivere la natura metrica delle sezioni liri-che alle quali si riferiscono, sia per osservare se e in quale misura l’inter -pretazione metrica data da Triclinio per ciascun brano influisca sugli in-terventi da lui operati sul testo e sulla disposizione colometrica. Per cia-scun colon si cercherà di individuare la presumibile interpretazione me-trica di Triclinio, alla luce sia delle indicazioni date nei marginalia siadelle descrizioni contenute negli scolii metrici di Triclinio ad altre ope-re22 (pur nella consapevolezza che esse vanno utilizzate con prudenza,in quanto prodotto di una successiva fase dell’attività tricliniana, nellaquale il dotto bizantino aveva approfondito le sue conoscenze metriche,soprattutto attraverso lo studio della scoliastica pindarica). L’esame dellemodifiche apportate da Triclinio al testo e alla disposizione colometricasarà anche rivolto più in generale a individuare i criteri di massima da luiseguiti nei suoi interventi e a verificare se esista una corrispondenza tra ilcolore dell’inchiostro utilizzato e differenti fasi della sua attività.

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19 Cfr. A. Tessier, Demetrio Triclinio (ri)scopre la responsione, in B. Gentili, F. Pe-rusino, pp. 31-49, in part. p. 46; A. Tessier, p. X, n. 3; M.G. Fileni, pp. 71-72.

20 Cfr. H.-C. Günther, pp. 190-191.21 Per i marginalia metrici di Triclinio in L e i suoi interventi di natura metrica nei

lyrica cfr. A. Turyn, pp. 248-253; G. Zuntz, pp. 19-38 e passim; cfr. inoltre G. BastaDonzelli (sull’Elettra); M. Magnani, pp. 175-205; M.G. Fileni; per il Reso, cfr. S. Martinel-li Tempesta, passim e alcune osservazioni nei miei contributi Errori colometrici e colo-metrie equipollenti nella tradizione manoscritta del Reso, in B. Gentili, F. Perusino, pp.169-195, passim, e in G. Pace, pp. 9-15; in quest’ultimo testo ho pubblicato anche, incalce a ciascuna sezione lirica, tutti i marginalia metrici di Triclinio ai lyrica del Reso.

22 A tal fine saranno utilizzate prevalentemente le edizioni degli scolii triclinianiai Persiani di Eschilo curata da L. Massa Positano (Demetrii Triclinii in Aeschyli Per-sas scholia, Napoli 1963) e alla tetrade sofoclea curata da A. Tessier, perché presenta-no rispettivamente il vantaggio di dare una scansione dei cola per i quali Tricliniocompose i suoi scolii (pp. 131-149) e di offrire un indice metrico (pp. 133-152).

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Saranno presi in considerazione due brani: uno di struttura kata;scevsin (il primo stasimo, costituito da due coppie strofiche), per il qualela prima annotazione coriambikav è seguita da una seconda indicante al-tri metri, e uno ajpolelumevnon (la parte iniziale dell’epiparodo), per ilquale il marginale metrico consiste invece della sola annotazione tro-caikav: ovviamente uno studio circoscritto a due sole sezioni non ambi-sce di giungere a risultati definitivi, ma intende soltanto offrire un picco-lo contributo alla comprensione del modus operandi di Triclinio23.

2. Primo stasimo

Prima coppia strofica (vv. 224-232 = 233-241)

Qumbrai'e kai; Davlie kai; Lukiva~ - - + - - + + - + + -225 nao;n ejmbateuvwn - + - + - -

fiApollon, w\ di'a kefala; movle to- + - + - - + + + - + + -xhvrh~, i{kou ejnnuvcio~ aJ- - - + + - + + + -

228-9 gemw;n swthvrio~ ajnevri pompa'~ kai; ge- + - - - + + - + + - - - +230 nou' kai; xuvllabe Dardanivdai~ - - - + + - + + -

w\ pagkrate;~ w\ Troiva~ teivch palaia; deivma~ - - + + - - - - - + - + - -

movloi de; nauklhvria kai; stratia'~ + - + - - + + - + + -ïEllavdo~ diovpta~ i{koito kai; kavmyoi

235 pavlin qumevla~ - + - + - - + - + - - - + - + + -oi[kwn pavtra~ jIliavdo~ - - + - - + + -

237-8 Fqiavdwn dÆ i{ppwn ejpÆ a[ntuga baivh - + - - - + - + + - -despovtou pevrsanto~ jAcaiw'n [Arh - + - - - + + - - + -

240 ta;~ povntio~ Aijakivda/ Phlei' divdwsi daivmwn - - + + - + + - - - + - + - -

227 dÆ post i{kou Trf || 235 kavmyeien Trf || 237-238 ejpi; Trn

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23 Per ciascuna sezione riporto il testo di L prima degli interventi tricliniani, ac-compagnato dalla scansione metrica. Nel caso in cui due cola in L siano scritti sullostesso rigo, ma separati da uno spazio vuoto, ho riprodotto graficamente tale situazio-ne. Ciò non è stato possibile per i vv. 244-245, 248-249, 255-256, 258-259, che permotivi tipografici sono stata costretta a disporre su due righi successivi, mentre nellacolometria di L sono costituiti da due cola scritti sullo stesso rigo e separati da unospazio. I vv. 234-235; 678-679 in L sono scritti di seguito sullo stesso rigo. Nei due ap-parati segnalo le modifiche apportate da Triclinio rispettivamente al testo e alla colo-metria di L, adottando i sigla di G. Pace, p. 16: Tr n = Demetrii Triclinii emendationesin cod. L. nigro atramento adscriptae; Tr f = Demetrii Triclinii emendationes in cod. L.fusco atramento adscriptae; ac ante correctionem; pc post correctionem; L2 cod. L ma-nu posteriore. Il segno / indica fine di colon. Occasionalmente cito anche i codici V(Vat. gr. 909), O (Laur. plut. 31, 10), Q (Lond. Harl. 5743).

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224-225 coniunxit Trac, corr. Trpc || 226-227 movle / toxhvrh~ Trac, corr. Trn pc ||227-228 ejnnuvcio~ / aJgemw;n Trf || 229-230 pompa'~ / kai; Trf | 229-230 coniunxitTrf || 234-235 diovpta~ / i{koito Trn || 237-238 ejpi; / a[ntuga Trn

Seconda coppia strofica (vv. 242-252 = 253-263)

242-3 ejpei; pro; tÆ oi[kwn prov te ga~ e[tla movno~ + - + - - + + - + - + -nauvstaqma ba;~ katidei'n - + + - + + -

245 a[gamai lhvmato~ h\ spavni~ + + - - + + - + -tw'n ajgaqw'n o{tan h\ - + + - + + - dusavlio~ ejn pelavgei + - + + - + + -kai; saleuvei povli~ - + - - + +e[sti Frugw'n tiv~ e[stin a[lkimo~ - + + - + - + - + +

250-1 e[ni de; qravso~ ejn aijcmai'~ poti; Musw'n + + + + + + - - + + - -o}~ ejma;n summacivan ajtivzei + + - - + + - + - -

253-4 tivnÆ a[ndrÆ jAcaiw'n oJ pedostibh;~ sfageu;~ + - + - - + + - + - + -255 oujtavsei ejn klisivai~ - + + - + + -

tetravpoun mi'mon e[cwn ejpi; gaiva~ + + - - + + - + + - -qhro;~ e{loi Menevlaon - + + - + + - -ktanw;n dÆ jAgamemnovneion + - + + - + - -kra'tÆ ejnevgkoi ïEle- - + - - + +

260 na/ kakovgambron ej~ cevra~ govon - + + - + - + - + +261-2 o}~ ejpi; pw'lon o}~ ejpi; ta;n Troivan ci- + + + - + + + + - - - -

liovnaun h[luqen e[cwn stratiavn + + - - + + + - + + -

250 qarvso~ Tr n || 251 poti; circulo inclusit Tr f || 256 gaiva~ circulo inclusit Tr f

|| 262 troivan del. Tr || h[luqÆ Tr n

242-243 oi[kwn / pro; Tr n || 248-249 e[sti / Frugw'n Tr ac, corr. Tr n pc || 253-254ÆAcaiw'n / oJ Tr n

In margine Triclinio con inchiostro nero ha scritto coriambikav e inun secondo momento con inchiostro marrone-rossiccio ha posto le indi-cazioni stro(fhv) e ajnt(i)stro(fhv) rispettivamente prima di ciascunastrofe e antistrofe e ha completato la descrizione metrica con l’indica -zione troc(aikav) ijwn(ikav) ajnapais(tikav).

Il v. 224 = 233 poteva essere interpretato da Triclinio come digiambo +dimetro coriambico catalettico, costituito da coriambo e anapesto; per ladescrizione tricliniana dell’hemiepes maschile come dimetro coriambicocatalettico (in alternativa alla denominazione “pentemimere dattilico”) cfr.e. g. schol. metr. Tr. Aesch. Per. 125 ~V, p. 35, 20-22 Massa Positano; Soph.El. 1413 aV, gV, p. 48, 18-22; OT 1086a gV, p. 64, 11; Ant. 134a aV, p. 73, 8 s.;332a hV, p. 75, 15 s. Tessier; Pind. Pyth. 3, str. eV, p. 168, 27 s., ep. ~V, p. 169,11 s.; Pyth. 4, str. ~V, p. 169, 30 s.; Pyth. 9, ep. igV, p. 175, 5 s.; Pyth. 12, gV,

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Rubbettino

p. 177, 6 s. Irigoin24. Non è chiaro il motivo per il quale Triclinio unì conun tratto di penna il v. 224 al v. 225; egli comunque si accorse dell’errore eprovvide a eradere tale intervento. Triclinio pose con inchiostro nero il di-colon al v. 234 dopo diovpta~ in modo da ripristinare la responsione col v.225, isolando la sequenza - + - + - -, un itifallico, ovvero, secondo la teoriaantica25 seguita da Triclinio26, un dimetro trocaico brachicataletto.

Lo spostamento di to- dalla fine del v. 226 all’inizio del v. 227 (con lacancellazione della sillaba e la sua riscrittura davanti al verso seguente),operato in un primo momento da Triclinio, mirava probabilmente a uni-formare la lunghezza del v. 226 a quella del corrispondente v. 235, chenel testo di L è più breve di una sillaba per la presenza dell’errata lezionekavmyoi al posto del corretto kavmyeie di Q. Triclinio in un secondo mo-mento si accorse però che non era questo il mezzo migliore per ristabili-re la responsione: erase quindi to- all’inizio del v. 227 e lo riscrisse nuo-vamente (in inchiostro nero) alla fine del v. 226 e per ripristinare la re-sponsione nell’interlinea corresse (con inchiostro marrone) kavmyoi inkavmyeien, evidentemente sulla base di altri codici (kavmyeien è lezione diVO)27. Egli ottenne così per il v. 226 la sequenza + - + - - + + + - + + - e per ilv. 235 + - + - - - - + - + + -: il numero delle sillabe è identico, ma la respon-sione non è perfetta a motivo dell’errata lezione di'a (diva VP) nella strofee del superfluo n efelcistico in kavmyeien nell’antistrofe28. In entrambe lesequenze Triclinio poteva isolare sicuramente un monometro giambicoall’inizio e un coriambo alla fine. La sequenza - + + + - + + - che nella strofesegue il monometro giambico è interpretata da Triclinio in schol. metr.Tr. Pind. Pyth. 5, str. ~V, p. 170, 32-34 Irigoin come dimetro prosodiacoacataletto formato da peone I e coriambo.

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24 Già negli scholia metrica vetera a Pindaro la sequenza - + + - + + - -, ovverol’hemiepes femminile (di cui quello maschile costituisce la forma catalettica) in conte-sti katÆ ejnovplion è descritta come dimetro prosodiaco acataletto formato da coriamboe ionico a minore; cfr. schol. metr. Pind. s.v. prosodiakovn B1 divmetron ajkatavlhkton,p. 40 Tessier.

25 Cfr. Heph., p. 19, 5-6 (cfr. anche p. 47, 8 e s., dove è definito emiolio trocaico);schol. A Heph., pp. 123, 15-124, 2; Choerob. Heph., pp. 210, 9-10; Tricha, p. 373, 1-3(che considerano l’itifallico formato da tre trochei).

26 Cfr. schol. metr. Tr. Soph. s.v. trocai>kov~] divmetron bracukatavlhkton - ijqufa-likovn, p. 150 Tessier.

27 Secondo G. Zuntz, pp. 147-148 Triclinio nelle correzioni del Reso ebbe presen-te il modello di Q e, in una fase tarda del suo lavoro, un manoscritto di tipo V.J. Za-netto, p. XIX ritiene che Triclinio nella sua attività di correttore di L abbia probabil-mente utilizzato sia un antenato di Q sia un codice affine ad O.

28 Il testo corretto, con diva nella strofe e kavmyeie nell’antistrofe, dà la sequenza + - + - - - + + - + + - ia pros.

Rubbettino

Le modifiche di Triclinio alla colometria dei vv. 227-230 (lo sposta-mento di aJ- dalla fine del v. 227 all’inizio del v. 228, l’apposizione del di-colon dopo pompa'~ al v. 229, lo spostamento di -nou' accanto a ge- equindi l’unione di kai; genou' al v. 230 con un tratto di penna), eseguitecon inchiostro marrone, sono tutte rivolte a ristabilire la responsione coni corrispondenti vv. 236-239. Dal punto di vista testuale al v. 227 l’inser -zione di dÆ dopo i{kou ha lo scopo di evitare l’abbreviamento in iato dellasillaba -kou davanti a ejnnuvcio~, in maniera da ottenere una perfetta re-sponsione tra i{

+koÑuÑ e il corrispondente pav

+traÑ~ del v. 236 (il corretto pa-

trov~ in VO). Nell’antistrofe Triclinio operò un unico intervento finalizzatoa ristabilire la responsione: ai vv. 237-238 cancellò ejpÆ e lo riscrisse nellaforma non elisa subito dopo i{ppwn, in maniera da lasciare dopo la prepo-sizione uno spazio vuoto. In questo modo non solo uniformò la divisionecolometrica dei vv. 237-238 a quella dei corrispondenti vv. 228-229, ma,introducendo la forma ejpi; (senza curarsi dello iato che veniva a crearsicol successivo a[ntuga), ovviò anche alla mancanza di una sillaba breve alv. 237, dovuta all’omissione in L di potÆ , che nel codice V si trova subitodopo i{ppwn. Quest’ultimo intervento è stato eseguito da Triclinio con in-chiostro nero. Sembra tuttavia probabile che esso sia posteriore alle mo-difiche apportate da Triclinio con inchiostro marrone ai vv. 228-229 (incontrasto con la teoria di Zuntz che attribuisce tout court gli interventicon inchiostro nero a una prima fase e quelli con inchiostro marrone auna terza fase delle correzioni tricliniane): solo dopo aver ricondotto taliversi alla forma aJgemw;n swthvrio~ / ajnevri pompa'~ egli può aver avvertitoil bisogno di perfezionare la loro responsione con i vv. 237-238.

Al termine degli interventi di Triclinio i vv. 227-230 = 236-239 si pre-sentano in questa forma:

str. -xhvrh~, i{kou dÆ ejnnuvcio~ - - + - - + + +aJgemw;n swthvrio~ ajnevri pompa'~ - + - - - + + - + + - -kai; genou' kai; xuvllabe Dardanivdai~ - + - - - + + - + + -

ant. oi[kwn pavtra~ jIliavdo~ - - + - - + + -Fqiavdwn dÆ i{ppwn ejpi; a[ntuga baivh - + - - - + + - + + - -despovtou pevrsanto~ ÆAcaiw'n [Arh - + - - - + + - - + -

La presumibile interpretazione metrica di queste sequenze da partedi Triclinio è la seguente:

– Dimetro prosodiaco (o coriambico) acataletto costituito da una sizi-gia giambica (o più esattamente da un epitrito III) e da un coriambo (cfr.schol. metr. Tr. Soph. Ant. 781a aV, p. 79, 16 e s.; eV, p. 80, 1 e s.; 839a aV, p.82, 7 e s. Tessier; Pind. Pyth. 5, str. hV, p. 171, 1 e s. Irigoin). La presenza di

266

Rubbettino

una sillaba breve al posto della lunga alla fine della sequenza nella strofe29

non doveva costituire difficoltà per Triclinio, che considerava l’ultima silla-ba di ciascun colon ajdiavforo~ (cfr. schol. metr. Tr. Soph. s.v. ajdiavforo~,p. 133 Tessier)30.

– Dimetro coriambico catalettico costituito da epitrito II e coriambocatalettico ossia dattilo (per la definizione della corrispondente sequenzaacataletta cfr. schol. metr. Tr. Soph. Aj. 1185a gV, p. 23, 8 e s.; Ant. 582aeV, p. 78, 2 e s. Tessier).

– Monometro coriambico ipercataletto (cfr. schol. metr. Tr. Aesch.Pers. 858 gV, p. 62, 15-18 Massa Positano; Soph. s.v. coriambikov~] monovme-tron uJperkatavlhkton - penqhmimerev~, p. 151 Tessier31).

– Trimetro prosodiaco catalettico costituito da ditrocheo (più esatta-mente epitrito II), coriambo e anapesto (o ionico a minore catalettico)32

nella strofe, cretico nell’antistrofe (cfr. schol. metr. Tr. Pind. Pyth. 3, str. aV, p.168, 23-25; ep. aV, p. 169, 4-6; Pyth. 4, str. aV, p. 169, 24-26; Pyth. 9, ep. iaV, p.175, 3 e s. Irigoin). La responsione tra anapesto e cretico, dovuta alla pre-senza in L dell’errata lezione jAcaiw'n ( ÆAcaiovn VO), non doveva disturbareTriclinio, che nello schol. metr. Pind. Pyth. 4, str. ~V, p. 169, 30-31 Irigoinammette la responsione tra anapesto e cretico nella sequenza - + + - +- + -.

Degli ultimi due cola ai vv. 231-232 = 240-241, il secondo è ovviamen-te un dimetro giambico catalettico, mentre il primo nella forma che pre-senta nell’antistrofe è un dimetro prosodiaco acataletto formato da ionicoa maiore e coriambo o un dimetro anapestico brachicataletto (cfr. schol.metr. Tr. Soph. Aj. 693a hV, p. 16, 3-5; Ant. 353a aV, p. 75, 24 e s.; 582a aV, p.77, 19-21 Tessier; Pind. Pyth. 3, str. dV, p. 168, 27; ep. iaV, p. 169, 14 e s.;Pyth. 4, ep. hV, p. 170, 12 e s.; Pyth. 7, str. dV, p. 172, 24 e s.; Pyth. 12, str. aV,p. 177, 4 e s. Irigoin33). Nella strofe il colon presenta la forma - - + + - + + - perla presenza in L (come in tutti gli altri codici) della lezione Troiva~, sullaquale tutti gli editori moderni segnano, con Lachmann34, la dieresi.

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29 Gli editori moderni eliminano questa difformità accogliendo la proposta di G.Dindorf di invertire aJgemw;n e kai; genou' all’inizio dei vv. 228 e 230: in tal modo la sil-laba finale di ejnnuvcio~ è chiusa da kai; e diventa lunga.

30 La teoria antica considerava ajdiavforo~ la sillaba (in termini moderni si direbbel’“elemento”) finale di ogni sequenza metrica autonoma considerata nel suo schemaastratto; le fonti sono raccolte e discusse da L.E. Rossi, Anceps: vocale, sillaba, elemento,in «Rivista di Filologia e d’Istruzione classica» XCI, 1963, pp. 52-71, in part. pp. 61-66.

31 Per OT 151 eV e 839a dV Triclinio propone in alternativa l’interpretazione “dime-tro dattilico catalettico”.

32 Per questo trimetro cfr. schol. metr. Pind. s.v. prosodiakovn C3, p. 40 Tessier.33 Per questo tipo di prosodiaco nella teoria metrica antica cfr. Heph., p. 48, 1-9

Consbr.; schol. A Heph., pp. 153, 19 e s.; 154, 11-17; schol. metr. Pind. s.v. prosodia-kovn A1, p. 40 Tessier.

34 C. Lachmanni, De choricis systematis tragicorum graecorum, III, Berolini 1819,p. 154 n.

Rubbettino

Nella seconda coppia strofica Triclinio ai vv. 242-243 = 253-254 coninchiostro nero pose il dicolon dopo oi[kwn nella strofe e dopo ÆAcaiw'nnell’antistrofe, evidentemente per la fine di parola presente in entrambi icola nella stessa posizione, dopo la quinta sillaba. Egli ottenne così le se-quenze + - + - - / + + - + - + -, rispettivamente un pentemimere o monome-tro giambico ipercataletto35 (cfr. schol. metr. Tr. Aesch. Per. 973 aV, p. 68,19; 1014 bV, gV, p. 70, 14 Massa Positano; Soph. Aj. 596a dV, p. 13, 6 e s.;621a gV, p. 14, 18 e s.; 693a qV, p. 16, 5 e s.; El. 129a qV, p. 29, 1; 1413a bV,p. 48, 20 e s.; 1430a gV, p. 50, 4 e s.; Ant. 839a bV, p. 82, 8 e s. Tessier;Pind. Pyth. 2, ep. qV, p. 168, 9; Pyth. 6, aV, p. 171, 38; zV, p. 172, 11 e s. Iri-goin) e un dimetro ionico a minore catalettico formato da un peone III eda un cretico (cfr. schol. metr. Tr. Soph. Ant. 582a hV, p. 78, 5 e s. Tes-sier)36. Alla luce della nota metrica marginale è possibile ipotizzare chel’intervento di Triclinio avesse lo scopo di isolare una sequenza di natu-ra ionica. Va peraltro rilevato che le due sequenze, modernamente in-terpretabili come reiziano e prosodiaco, si inseriscono perfettamente al-l’interno del contesto metrico della prima parte di questa coppia strofi-ca, dove prevale il ritmo katÆ ejnovplion37. All’hemiepes maschile del v.244 = 255 era probabilmente attribuita da Triclinio anche qui, come al v.224 = 233, natura coriambica.

La responsione tra il v. 245 e il v. 256 in L è compromessa dalla pre-senza delle lezioni spavni~ nella strofe (spaniva SV, spavnia V2 O, paniaV) e gaiva~ nell’antistrofe38: Triclinio con inchiostro marrone espunse

268

35 Per questa sequenza nella dottrina metrica antica cfr. schol. metr. Pind. s.v.ijambiko;n monovmetron uJperkatavlhkton / penqhmimerev~, pp. 36 e s. Tessier.

36 Si tratta della forma catalettica della sequenza definita nella teoria antica dime-tro ionico a minore anaclomeno (cfr. Heph., p. 39, 15 e s.; schol. A Heph., p. 111, 16-20; 148, 5-8 Consbr.; schol. metr. Pind. s.v. ajnaklwvmenon, p. 33 Tessier; per la formacatalettica cfr. in part. Isth. 3, str. dV, p. 29, 14 Tessier) o anacreontico (Append. Dion.,p. 316, 20-24; Append. Rhetor., p. 343, 5-9; Tricha, pp. 394, 29-34 - 395, 1-4; P. Oxy.CCXX, col. VII, p. 404, 14-22; col. VIII, p. 405, 15-20 Consbr.).

Meno probabile è l’interpretazione della sequenza da parte di Triclinio come di-metro giambico brachicataletto con anapesto nel primo piede (cfr. schol. metr. Tr.Pind. Pyth. 8, ep. 5, p. 173, 34-36 Irigoin, dove per questa sequenza sono date en-trambe le definizioni), perché nella nota marginale egli indica tra i metri dello stasimogli ionici e non i giambi.

37 Cfr. l’interpretazione metrica in G. Pace, p. 30.38 Varî sono stati i tentativi degli studiosi moderni di restituire la responsione tra i

due versi. Alcuni hanno integrato il testo della strofe: cfr. spavni~ <aijei;> U. v. Wilamo-witz (seguito da J. Diggle1, con gaiva~ nell’antistrofe), spaniva <ti~> G. Murray (chenell’antistrofe scrive ejpigaivou e osserva in apparato che si potrebbe mantenere il te-sto della strofe scrivendo nell’antistrofe ejpigevw); spavni~ <ejstivn> W. Ritchie, The Au-thenticity of the Rhesus of Euripides, Cambridge 1964, p. 301 (con gai'an di V nell’anti-

Rubbettino

gaiva~ racchiudendo la parola in un circolo39, senza preoccuparsi affattodel senso, che risultava ovviamente compromesso. Si può ipotizzare chela sequenza così ottenuta + + - - + + - + -Ø fosse interpretata da Triclinio co-me dimetro acataletto costituito da ionico a minore e digiambo con ana-pesto nel primo piede, con adiaphoron finale nell’antistrofe; cfr.l’interpretazione data per la sequenza + + - - + - + + nello schol. metr. Tr.Aesch. Per. 672 eV, p. 55, 19 e s. Massa Positano divmetron ajkatavlhkton,ejx ijwnikou' kai; diiavmbou dia; th;n ajdiavforon; per l’anapesto nelle sedi dis-pari del giambo cfr. schol. metr. Tr. Aesch. Per. 568 eV, p. 50, 16-18; 647bV, p. 53, 19-22; 657 zV, p. 54, 28 - 55, 2 Massa Positano; Soph. Aj. 596 igV,p. 13, 18 e s.; 909a eV, p. 19, 17-19; El. 1058a hV, p. 40, 15-17; OT 151 idV,p. 54, 8 e s.; xaV, p. 55, 19 e s.; 462a dV, p. 56, 13-16; 863 zV, p. 62, 3-7;1086a iV, p. 64, 21-23; Ant. 100a zV, p. 71, 16 e s.; 134a bV, p. 73, 9-11;582a ~V, p. 78, 3 e s.; 604a igV, p. 78, 30-79, 1 Tessier; Pind. Pyth. 2, ep.idV, p. 168, 16 e s.; 5, ep. gV, p. 171, 12 e s.; 6 hV, p. 172, 12; 11 aV, p. 176,6 e s.; 12 zV, p. 177, 9 e s. Irigoin40. Il v. 247 = 258 è ancora un dimetroprosodiaco, costituito in questo caso da peone II e coriambo; cfr. schol.metr. Tr. Soph. Ant. 353a bV, p. 75, 25 e s. Tessier.

Singolare è la situazione dei vv. 248-249: e[sti, originariamente scrit-to all’inizio del secondo colon, risulta eraso e riscritto (verosimilmente daTriclinio) alla fine del primo; dopo tale spostamento esso fu nuovamenteeraso e quindi riscritto ancora una volta da Triclinio (con inchiostro ne-ro) all’inizio del secondo colon. Poiché il primo spostamento viene acompromettere la responsione con i vv. 259-260, si può ipotizzare cheesso sia stato operato da Triclinio per ripristinare la divisione colometricadel modello l, dove è possibile che e[sti fosse unito al v. 248 per errore.In seguito Triclinio, resosi conto che con tale spostamento veniva menol’esatta corrispondenza antistrofica, avrebbe nuovamente riscritto e[stiall’inizio del v. 249. P, dove e[sti è unito al v. 248, può dipendere o da l(che, come si è visto, presentava probabilmente questa divisione colo-metrica)41 o da L dopo la prima correzione di Triclinio: a tale proposito si

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strofe); in G. Pa ce, pp. 29-30 ho preferito invece conservare spaniva nella strofe, acco-gliendo la semplice e più economica congettura ga'n di G. Dindorf nell’antistrofe. J. Za-netto conserva nella strofe spaniva e nell’antistrofe gai'an, postulando la sinizesi inquest’ultima parola.

39 Per questo metodo di espunzione, usato da Triclinio nei casi in cui essa sia ri-chiesta da motivi metrici, cfr. A. Turyn, p. 250.

40 Per la sostituzione dell’anapesto al giambo nelle sedi dispari nella teoria anticacfr. e.g. Heph., p. 15, 17-19 Consbr.

41 S. Martinelli Tempesta, p. 242, che ugualmente attribuisce il primo spostamen-to di e[sti operato da Triclinio a una revisione compiuta sulla base del modello, pro-pone una ricostruzione parzialmente differente della situazione: «se in quest’ultimo

Rubbettino

osservi che l’inchiostro della seconda correzione di Triclinio è chiara-mente nero e quindi una dipendenza di P dal testo di L prima di tale cor-rezione contrasterebbe con la teoria di Zuntz. Il primo colon - + - - + + eraprobabilmente interpretato da Triclinio come dimetro ionico a minoreemiolio brachicataletto, formato da una sizigia trocaica (o da un epitritotrocaico II) e dalla metà di uno ionico a minore (cfr. schol. metr. Tr.Soph. El. 849a ~V, p. 38, 21-23 Tessier; Pind. Pyth. 5, str. iaV, p. 171, 3-5Irigoin); per il secondo - + + - + - + - + + si può pensare a un trimetro co -riambico brachicataletto, costituito da coriambo, digiambo e pirrichio (ogiambo per l’adiaphoros finale) (cfr. le definizioni date per analoghe se-quenze in schol. metr. Tr. Soph. s. v. coriambikov~] trivmetron bracuka-tavlhkton; trivmetron katalhktikovn, p. 152 Tessier).

Complessa è la situazione per i vv. 250-251 = 261-262. Nel codice Lesiste una sensibile difformità tra la sequenza metrica della strofe + + + + ++ - - + + - - e quella dell’antistrofe + + + - + + + + - - - -, dovuta alla presenza alv. 261 dell’errata lezione pw'lon (il corretto povlin in O P2) e della formaTroivan, sulla quale gli editori moderni, seguendo Dindorf, segnano ladieresi. Triclinio tentò invano di ristabilire la responsione. Il codice Lpresentava probabilmente, come tutti gli altri manoscritti, la lezione qrav-so~, resa illeggibile da Triclinio che, con inchiostro nero, la mutò in qavr-so~, in modo da ottenere una sillaba lunga in corrispondenza di pw'(lon).Cercò inoltre di attenuare la differenza tra le due sequenze espungendopoti; nella strofe e Troivan nell’antistrofe, parole che potevano sembrarglientrambe non indispensabili per il senso42. Per quanto riguarda la strofe,nella prima delle interpretazioni proposta dallo schol. Eur. Rh. 252 (= II,p. 333, 11-14 Schwartz)43 l’espressione poti;... ajtivzei è interpretata come«è dalla parte dei Misi (ovvero: è un Misio) chi disprezza la mia allean-za»44: un senso simile si potrebbe ricavare dal testo anche omettendo po-ti; e intendendo Musw'n come genitivo partitivo riferito a o}~. Nell’anti-strofe la lezione ta;n di L, attribuibile probabilmente a Triclinio, sembre-

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(sc. nel modello comune a L e P) la divisione colometrica non era molto chiara inquesto punto, si spiega bene l’errore di P, indipendentemente da L, che copiò corret-tamente; Ltr (sc. Triclinio), tratto in inganno dall’ambiguità dell’antigrafo, avrebbe mo-dificato il testo, rettificandolo di nuovo una volta giunto a leggere il v. 259».

42 Diversa ricostruzione della situazione in S. Martinelli Tempesta, p. 266, chepensa che Troivan in l fosse scritto nell’interlinea e per questo motivo sia stato erasoda Triclinio, che conseguentemente avrebbe espunto anche poti;.

43 o}~ ejma;n summacivan: oJ th;n summacivan ajtivzwn, o{ ejstin eujtelivzwn, pro;~ Musw'n,fhsi;n, ejsti;n h] wJ~ eijpei'n e[scato~ kai; oujdeno;~ lovgou a[xio~, oi\on: Musov~ ejstin oJ ajti-mavzwn hJma~, h] ajdovkimo~ para; th;n paroimivan.

44 Tra gli studiosi moderni, tale interpretazione è accolta da F.A. Paley, Euripides,with an english commentar, I, London 18722, p. 25 ad 249; A.M. Meschini, Altre note

Rubbettino

rebbe essere frutto della correzione di un precedente ga'n: è possibile chega'n fosse la lezione originaria di L45 o che un iniziale ta;n di L sia stato mu-tato da Triclinio dapprima in ga'n (forse contestualmente alla rasura diTroivan?) e quindi nuovamente corretto in ta;n46. In entrambi i casi con lalezione ga'n il testo risulta comprensibile anche con l’omissione di Troivan.Le sequenze ottenute da Triclinio attraverso questi mutamenti testuali: + + +- + + - - - - (str.) + + + - + + + + - - (ant.) permangono difformi (anche se in ma-niera meno vistosa di quelle originarie), pur presentando (come era giàanche prima degli interventi tricliniani) un uguale numero di sillabe. Diffi-cile è stabilire in che modo esse potessero essere interpretate da Triclinio:per la prima si può pensare forse a un trimetro ionico brachicataletto, for-mato da peone IV, ionico a minore e due sillabe lunghe (cfr. e. g.l’interpretazione della sequenza + + + - + + - + - - come trimetro ionico brachi-cataletto, formato da peone IV, peone III e metà di uno ionico a maiore inschol. metr. Tr. Pind. Pyth. 2, ep. aV, p. 167, 33-35 Irigoin), mentre del tuttoincerta appare l’eventuale interpretazione tricliniana della seconda.

Infine al v. 263 Triclinio (con inchiostro nero) corresse giustamente,con ogni probabilità anche sulla base di altri codici, h[luqen in h[luqÆ (le-zione di V O), ristabilendo così la responsione sillabica col v. 252; i duecola differiscono nella quantità della terzultima sillaba, lunga nella strofee breve nell’antistrofe, dove L (come tutti gli altri testimoni della tradizio-ne manoscritta) ha la lezione stratiavn (strateivan Heath47). Si può ipo-tizzare che la sequenza + + - - + + - +- - - fosse interpretata da Triclinio cometrimetro ionico a minore brachicataletto, con un peone III al posto delloionico nell’antistrofe: l’identica sequenza (con la terzultima sillaba breve)nello schol. metr. Tr. Soph. Aj. 1185a bV, p. 23, 6-8 Tessier è interpretatacome dimetro ionico ipercataletto formato da ionico a minore, peone IIIe da una sillaba, ma Tessier ad loc. osserva giustamente «trimetrumbrachycatalectum desideratur». La responsione libera tra i due cola nondoveva disturbare Triclinio, che altrove interpreta come ionico a minoreemiolio sia la sequenza + + - + + -, considerandola costituita da un peoneIII e da un giambo (cfr. schol. metr. Tr. Soph. OT 1086a iaV ant. p. 64, 26e s. Tessier), sia quella + + - + - -, formata da peone III e spondeo (cfr.schol. metr. Tr. Aesch. Per. 657 zV, p. 54, 27 e s. Massa Positano; Soph.Ant. 582a ~V, p. 78, 3 e s. Tessier).

271

al Reso, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova» I, 1976, pp. 177-184,in part. pp. 178 e ss.; F.M. Pontani, Euripide, Tutte le tragedie, II, Roma 1977.

45 Così G. Zuntz, p. 149; J. Diggle2, p. 509. 46 Così S. Martinelli Tempesta, pp. 242-243; J. Zanetto.47 B. Heath, Notae sive lectiones ad tragicorum Graecorum veterum Aeschyli Sopho-

cli Euripidis quae supersunt dramata deperditorumque reliquias, Oxonii 1762, p. 95.

Rubbettino

Epiparodo

ajpolelumevnon (vv. 675-682)675 e[a e[a bavlle bavlle bavlle bavlle + - + - - + - + - + - +

qevne qevne tiv~ ajnhvr + + + + + + -leuvssete tou'ton aujdw' - + + - + - -

678/9 klw'pe~ oi{tine~ katÆ o[rfnhn tovnde kinou'si stratovn - + - + - + - - - + - - - + -

680/1 deu'ro deu'ro pa~ touvsdÆ e[cw touvsdÆ e[marya - + - + - - + - - + - +tiv~ oJ lovgo~ povqen rasura pw~ ei\

675 bavle ter Tr vel Lpc, bavle quater Trf vel L2 || 681 post e[cw add. kai; Trn || 682in rasura so;n fevrei~ povda Trn

Il marginale metrico di Triclinio, in inchiostro nero, consta della solaindicazione trocaikav, che verosimilmente si riferiva anche ai successivivv. 683-691 (tetrametri trocaici catalettici), prima dei quali Triclinio nonha apposto alcun marginale.

Al v. 675 dopo e[a e[a si osserva una rasura, sotto la quale con ogniprobabilità si trovava il primo bavlle48, e sono erasi anche i primi lambdadei successivi tre bavlle. Poiché l’intervento sul testo consiste appunto inuna rasura, è incerto se essa vada attribuita al copista stesso o a Triclinio.Anche in questo secondo caso, difficilmente l’intervento potrebbe avereuna motivazione metrica, perché la lezione originaria di L restituisce unregolare dimetro trocaico, che Triclinio, attribuendo al brano natura tro-caica, non avrebbe avuto motivo di alterare (mentre con bavle bavle bavlesi ottiene la sequenza + + + + + +). Sembra più probabile che la lezione bavle bavle bavle, che compare anche in P, fosse quella di l e che Triclinio(o il copista) abbia qui inteso ripristinarla: P potrebbe aver copiato tantoda l49 quanto da L dopo questa prima correzione50. Sulla rasura che hainteressato il primo bavlle è stato quindi scritto in inchiostro marrone bavle: che la mano sia (come sembra più probabile) quella di Triclinio51

o quella di un correttore di L52, questo intervento nasce probabilmente

272

48 La lezione bavlle bavlle bavlle bavlle di L si deve probabilmente a una remini-scenza di Aristoph. Ach. 281 da parte del copista.

49 Cfr. S. Martinelli Tempesta, p. 248.50 Cfr. J. Diggle2, p. 512.51 Così J. Diggle1; J. Diggle2, p. 512.52 Così S. Martinelli Tempesta, p. 247, che confronta la forma dell’a di bavle con

quella dell’a di qanei'n scritto in margine in corrispondenza del v. 635, da lui ugual-mente attribuito al correttore di L (bavle e qanei'n sono attribuiti a tale correttore ancheda J. Zanetto, mentre J. Diggle1 è incerto se qanei'n vada attribuito a una seconda ma-no di L o a Triclinio). In realtà l’a di bavle può essere confrontato anche con quello dialcune note marginali di Triclinio; cfr. e.g. ijambikoiv al v. 388, ijambikav (il primo a) al v.

Rubbettino

dal confronto con altri codici53, poiché bavle bavle bavle bavle è anche le-zione, corretta, di V O Q.

Al v. 675 le due esclamazioni extra metrum e[a e[a erano probabil-mente interpretate da Triclinio come monometro giambico; cfr. e.g. l’in -terpretazione di ijwv ijwv nello schol. metr. Tr. Aesch. Per. 908, p. 64, 27;1067 gV, hV p. 71, 26 e s., 29 e di ijhv ijhv in schol. Tr. Aesch. Per. 1067 iV, p.72, 1 e s. Massa Positano. La sequenza bavle bavle bavle bavle + + + + + + + +,il v. 676 + + + + + + -54 e il v. 680 - + - + - erano probabilmente tutti interpre-tati da Triclinio come pentemimeri trocaici, rispettivamente con soluzio-ne dei tre longa, dei primi due longa e senza alcuna soluzione. “Pente-mimere trocaico” e “monometro trocaico ipercataletto” sono i nomi chenelle fonti antiche designano la sequenza - + - + -, dai moderni definitaipodocmio55; in particolare per l’uso di questa terminologia in riferimen-to alla sequenza + + + + + + + +, completamente soluta, cfr. schol. metr.Pind. Ol. 1, str. igV, p. 1, 15 e s. Tessier penqhmimere;~ koinh;n luvsin e[conijambikou' kai; trocai>kou'. Triclinio a sua volta definisce pentemimere tro-caico sia la forma non soluta (cfr. schol. metr. Tr. Aesch. Per. 114 ~|, p.34, 2 e s. Massa Positano - + - - + - + - + - ajsunavrthton ejk duvo trocaikw'npenqhmimerw'n sugkeivmenon; schol. metr. Tr. Soph. Aj. 394a iV, iaV, igV, p.11, 12 e s.; El. 236a iaV, ibV, p. 34, 14 e s. Tessier), sia quella con soluzio-ne dei primi due longa (cfr. schol. metr. Tr. Pind. Pyth. 5, str. eV, p. 170,28 Irigoin, dove Triclinio si richiama alla definizione trocai>ko;n monovme-tron uJperkatav lekton data negli scholia vetera, p. 17, 21 Tessier)56.

Anche il v. 677 - + + - + - -, un regolare aristofanio, in questo contestosi prestava a un’interpretazione trocaica da parte di Triclinio: nello schol.metr. Aesch. Per. 568 zV, p. 50, 20-23; 584 zV, p. 51, 26-28 Massa Positanoegli propone per l’identica sequenza, in alternativa alla definizione di di-metro coriambico catalettico, quella di trocaiko;n ijqufaliko;n con dattilonel primo piede57.

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454, ajnapaistikav (il primo a) al v. 527, suvsthma al v. 538, ijambikoiv al v. 833, ajna-paistikav al v. 993. È possibile anche indicare paralleli per il b: cfr. ijambikoiv al v. 137,ijambikoiv al v. 264, ijambikoiv al v. 388, ijambikoiv al v. 367, coriambikav al v. 527.

53 Cfr. n. 27.54 Con la lezione ajnhvr di L (e di tutta la tradizione manoscritta): con aJnhvr di Mur-

ray (accolto da J. Zanetto e da J. Diggle1), la sequenza del v. 676 risulta invece + + + + ++ - do.

55 Cfr. schol. metr. Pind. s.v. trocai>kovn, monovmetron uJperkatavlekton, penqhmi-merev~ p. 41 Tessier; trocai'o~ penqhmimerhv~ p. 42 Tessier; vd. B. Gentili, L. Lomiento,p. 215.

56 Per l’interpretazione in senso trocaico di sequenze docmiache da parte di Tri-clinio, cfr. M.G. Fileni, pp. 72-74.

57 La sostituzione del dattilo al trocheo nelle sedi dispari è ammessa da Heph., p.

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Esaminiamo ora i vv. 681-682, il testo dei quali è stato modificato daTriclinio. Al v. 681 l’inserzione di kai; dopo e[cw ha l’evidente scopo diottenere un regolare dimetro trocaico - + - - - + - + al posto della sequenzacr tr di L58. Al v. 682 è incerto quale fosse la lezione di L che si cela sottola rasura operata da Triclinio. Un confronto con il testo tramandato perquesto verso dagli altri codici (tiv~ oJ lovco~ povqen e[ba~ podapo;~ ei\ V O,tiv~ oJ lovgo~ povqen e[ba~ povda pw~ ei\ Q) induce a ritenere verosimile cheanche L avesse, come Q (ossia come il loro comune modello59), e[ba~ pov-da: la corruzione povda pw~ nascerebbe da un’errata lettura e divisione diun originario PODAPOS60. La sostituzione di e[ba~ con so;n fevrei~ ope-rata da Triclinio mira probabilmente a introdurre nel testo un verbo dalquale possa dipendere come oggetto povda. È possibile che so;n fevrei~,che è lezione anche di P, fosse già presente come glossa in l (da dovesarebbe stata ripresa da Triclinio e da P), ma anche che essa sia inveceuna personale congettura di Triclinio (poi passata in P)61. In questo se-condo caso non è da escludere che l’intervento di Triclinio abbia ancheuna motivazione metrica. Il testo di L (con la lezione e[ba~ povda) presen-tava infatti la sequenza + + + - + + + - + + - -62, che non si prestava a un’inter-pretazione trocaica, mentre dopo l’intervento di Triclinio essa è diventata+ + + - + - - + - + + - - e poteva essere scomposta dal dotto bizantino in dueparti, entrambe interpretabili in senso trocaico. La prima + + + - + -, un

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17, 20 Consbr.; per le rare attestazioni nella prassi poetica, cfr. B. Gentili, L. Lomiento,pp. 121 e s. Triclinio crede anche alla possibilità di sostituzione del dattilo al trocheo nella seconda sede dell’itifallico, come mostra la sua interpretazione della sequenza - + - + + - - come itifallico con dattilo nel secondo piede in schol. metr. Aesch. Per. 1014hV, qV, iV, pp. 70, 17-18. Massa Positano; Soph. Aj. 394a i~V, p. 11, 14 Tessier; allo stessomodo egli interpreta anche - - - + + - + in schol. metr. Aesch. Per. 858 zV, p. 62, 20-22Massa Positano.

58 Per la tendenza, riscontrabile negli interventi tricliniani, a ridurre i cola traman-dati a sequenze più comuni, cfr. G. Basta Donzelli, pp. 21-23, dove si osserva comealcune delle modifiche apportate da Triclinio al commo dell’Elettra euripidea (vv.1177-1232) siano rivolte a trasformare cretici o bacchei in metri giambici; cfr. anche H.Weir Smyth, The Commentary on Aeschylus’ Prometheus in the Codex Neapolitanus,in «Harvard Studies in Classical Philology» XXXII, 1921, pp. 1-98, in part. p. 84; O.L.Smith, p. 228; M. Magnani, pp. 182, 204.

59 Per la derivazione di L e Q da un modello comune cfr. A. Turyn, pp. 288-298;G. Zuntz, pp. 145-147; A. Tuilier, pp. 180-187.

60 Così G. Zuntz, p. 150 s.n. ¶; J. Diggle1, p. 513. S. Martinelli Tempesta, p. 249,sulla base delle scarse tracce leggibili in L sotto la rasura, pensa invece che essa con-tenesse le parole e[ba~ fevrei~.

61 Cfr. G. Zuntz, p. 150 s.n. ¶; J. Diggle2, p. 513.62 Con la corretta lezione podapov~ il v. 682 presenta invece la sequenza + + + - + + +

- + + + - 3 cr.

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docmio, in questo contesto poteva essere interpretata da Triclinio comepentemimere trocaico con soluzione del primo longum: nello schol.metr. Soph. Aj. 394 igV, p. 11, 13 Tessier egli dà questa interpretazioneper la sequenza - + - + -, alla quale corrisponde + + + - + -, senza però rile-vare la soluzione presente nell’antistrofe. Per la seconda - + - + + - -, un fe-recrateo, negli scolii tricliniani sono attestate due possibili interpretazio-ni, di natura rispettivamente integralmente e parzialmente trocaica: 1) di-metro trocaico catalettico ovvero eftemimere euripideo col giambo (!)nel terzo piede (cfr. schol. metr. Tr. Aesch. Per. 125 gV, p. 35, 15-17 MassaPosita no63) 2) perivodo~ catalettica formata da sizigia trocaica + sizigiagiambica catalettica64 o dimetro ionico catalettico formato da ditrocheo +baccheo65 (cfr. schol. metr. Tr. Aesch. Per. 633 zV, p. 52, 27-30 Massa Po-sitano; per la seconda interpretazione cfr. anche schol. metr. Tr. Pind. P.10, str. aV, p. 175, 13 e s. Irigoin).

3. Da quest’analisi emerge come i marginalia di Triclinio siano so-stanzialmente adeguati a descrivere la natura metrica dei due brani, nelladisposizione colometrica che essi presentano dopo gli interventi triclinia-ni66. Nel primo stasimo massiccia è la presenza dei coriambi (cola co -riambici si osservano ai vv. 224 = 233; 227 = 236; 228 = 237; 229 = 238;244 = 255, 249 = 260, mentre singoli metri coriambici sono presenti al-l’interno di sequenze più ampie ai vv. 226 = 235; 230 = 239; 232 = 241;247 = 258), elemento che conferma l’opinione di Günther, secondo laquale l’indicazione coriambikav è usata da Triclinio per le sezioni liriche

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63 L’interpretazione sembra dipendere in questo caso dalla volontà di Triclinio dimettere in evidenza l’affinità con il colon precedente - + - + - + -, un regolare dimetrotrocaico catalettico. Triclinio ammette la sostituzione del giambo al trocheo anche nel-lo schol. metr. Aesch. Per. 125 dV, p. 35, 17-19 Massa Positano, dove la sequenza + - - +- + - + +- è interpretata come dimetro trocaico ipercataletto iniziante con un giambo.

64 Per questo tipo di perivodo~, cfr. Ar. Quint. I, 16, p. 36, 21-23 W.-I., che la defi-nisce aJplou~ bakcei'o~ ajpo; trocaivou, dove il termine bakcei'o~ si riferisce evidente-mente alla sequenza - + + - (cfr. Ar. Quint. I, 16, p. 36, 6-8 W.-I.); schol. metr. Pind. s.v.periodikovn / perivodo~ C, p. 39 Tessier, dove è invece definita diplou~ trocai'o~, conriferimento al ditrocheo iniziale.

65 Per la possibilità di sostituzione degli ionici con i trochei cfr. Heph. p. 35, 3-5;schol. A Heph., p. 145, 23; Choerob. Heph. p. 242, 17-243, 1; Tricha, p. 391, 23 e s.(per gli ionici a maiore); Heph. p. 37, 10-18; Choerob. Heph. p. 244, 20-245, 19; Tri-cha, p. 393, 27 e s., 394, 6-9 Consbr. (per gli ionici a minore); si veda anche schol.metr. Pind. Ol. 10, ep. qV, p. 10, 4-5. Tessier, dove la sequenza - + - - + - - è definita di-metro ionico catalettico iniziante con una sizigia trocaica.

66 La sostanziale esattezza delle descrizioni metriche tricliniane è rilevata da M.Magnani, p. 182.

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contenenti tale metro67. Rilevante appare anche la presenza degli ionicia minore, soprattutto nella seconda coppia strofica (cola ionici ai vv. 243= 254; 248 = 259; 250 = 261; 252 = 263; singoli ionici ai vv. 230; 245 =256); uno ionico a maiore poteva essere isolato al v. 231 = 240. Perquanto riguarda i trochei, il solo colon interamente trocaico è presente alv. 225 = 234, mentre epitriti trocaici sono individuabili all’interno di altresequenze ai vv. 228 = 237; 230 = 239; 248 = 259. Infine per quanto attie-ne agli anapesti, un colon di natura anapestica poteva essere individuatosolo al v. 231 = 240 (dove l’interpretazione della sequenza da parte diTriclinio come dimetro anapestico brachicataletto appare però menoprobabile, in relazione al contesto, di quella come dimetro prosodiacoacataletto), mentre singoli anapesti compaiono ai vv. 224 = 233, 230 (so-lo nella strofe, dove è possibile anche l’interpretazione come ionico aminore catalettico), 244 = 255, 245 = 256 (come sostituzione nel primopiede di un digiambo). Appare possibile che Triclinio nella nota metricamarginale che integra la prima indicazione coriambikav abbia segnalatodapprima quei metri (trochei e ionici) che nello stasimo costituiscono in-teri cola, seguendo l’ordine nel quale essi compaiono per la prima volta(i trochei al v. 225 = 234, gli ionici al v. 243 = 254), e successivamente glianapesti, presenti solo come singoli metri in cola di differente natura.

Nella nota marginale tricliniana appare però rilevante l’assenza delgiambo, presente nello stasimo sia sotto forma di cola di natura intera-mente giambica (vv. 232 = 241; 242 = 253, dove il pentemimere giambi-co è isolato dallo stesso Triclinio) sia come singolo metro all’interno disequenze più ampie (vv. 224 = 233; 226 = 235; 227 = 236; 245 = 256; 249= 260)68.

Nell’ajpolelumevnon che apre l’epiparodo tutti i cola, sia quelli cheTriclinio lasciò immutati sia quelli che assunsero una configurazione di-versa da quella originaria in seguito ai suoi interventi, potevano essereda lui interpretati in senso trocaico, in maniera del tutto coerente conl’indicazione trocaikav del marginale metrico.

Per quanto riguarda il rapporto tra l’interpretazione metrica data daTriclinio nei marginalia per ciascuna sezione lirica e i suoi interventi sultesto e sulla disposizione colometrica di L, nel primo stasimo, che pre-senta struttura strofica, questi ultimi sono ispirati prevalentemente al ri-pristino della corretta responsione. Tuttavia la divisione dei vv. 242-243= 253-254 (in L scritti su di un unico rigo) in due cola operata da Tricli-

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67 Cfr. supra, n. 15.68 Anche nella nota metrica al terzo stasimo degli Eraclidi (vv. 748-783) Triclinio

non indicò la presenza dei giambi (e nemmeno quella dei trochei); cfr. M.G. Fileni, p. 89.

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nio, pur traendo verosimilmente origine dalla presenza di fine di parolanella medesima posizione in strofe e antistrofe, ha forse anche lo scopodi isolare un colon di natura ionica (cfr. ijwnikav nella nota marginale) al-l’interno di una sequenza originariamente giambico-coriambica.

Nella sezione iniziale dell’epiparodo, di natura astrofica, appare piùevidente l’influenza dell’interpretazione metrica di Triclinio sulle suescelte testuali69. Al v. 675 la lezione bavle bavle bavle bavle, che Tricliniotrae da altri codici, è accolta probabilmente perché, diversamente da bavlebavle bavle di l, si presta a un’interpretazione trocaica. L’inserzione di kai;al v. 681 mira a ottenere un regolare dimetro trocaico, eliminando il cre-tico (secondo una tendenza comune in Triclinio)70. La modifica del v.682, pur tendendo essenzialmente a migliorare il senso di un testo cor-rotto, ha forse anche il fine di ottenere una sequenza interpretabile (di-versamente da quella originaria) in senso trocaico.

Le modifiche apportate da Triclinio al testo e alla disposizione colo-metrica del primo stasimo mirano a ottenere non solo una responsionesillabica, ma in alcuni casi, anche prosodica71 (cfr. l’inserzione di dÆ al v.227 e la correzione di qravso~ in qavrso~ al v. 250, entrambe in inchiostromarrone), peraltro senza riuscirvi sempre o per lo stato corrotto del testoin L (cfr. di'a v. 226, stratiavn v. 263) e negli altri codici dei quali si serveTriclinio (cfr. kavmyeien v. 235) o per la sua incapacità di postulare la die-resi nei dittonghi (cfr. Troiva~ v. 231; Troivan v. 262). Nelle modifiche in-tese a ristabilire la responsione egli prende a modello ora la strofe (cfr.vv. 225 = 234, 226 = 235, 245 = 256, 252 = 263) ora l’antistrofe (cfr. vv.227-230 = 236-239, dove nell’antistrofe è operato un solo intervento aivv. 237-238). In un caso (v. 256) espunge una parola (gaiva~) senzapreoccuparsi del senso (è però anche possibile che cerchiandola egli in-tenda solo segnalare che essa è metricamente superflua). Nei suoi inter-venti tiene presente sia il modello di L, l, (cfr. vv. 248-249 per la colome-tria, 675 per il testo: in entrambi i casi Triclinio ha apportato in un secon-do momento un’ulteriore correzione, rispettivamente per ripristinare laresponsione e per accogliere, probabilmente per motivi metrici, la lezio-ne di altri codici) sia (per motivi metrici) altri manoscritti (cfr. vv. 235kavmyeien, 263 h[luqÆ, 675 bavle bavle bavle bavle).

Per quanto riguarda il colore degli inchiostri, modifiche sul testooperate da Triclinio per motivi metrici sono realizzate sia con inchiostro

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69 Per gli interventi tricliniani rivolti ad adeguare il testo all’interpretazione e spres -sa nei marginalia metrici cfr. M.G. Fileni, p. 96.

70 Cfr. n. 58.71 Cfr. M. Magnani, p. 204.

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nero (suo Marte v. 250 qavrso~, v. 681 kai;, v. 682 (dub.) so;n fevrei~ povda;da altri manoscritti v. 263 h[luqÆ ) sia con inchiostro marrone (suo Martev. 227 dÆ , v. 250 espunzione di poti;, v. 256 espunzione di gaiva~; da altrimanoscritti v. 235 kavmyeien, v. 675 bavle bavle bavle bavle (dub.)). I muta-menti apportati alla colometria sono in inchiostro marrone ai vv. 227-230, in inchiostro nero ai vv. 226-227; 248-249 (dove è ripristinata la co-lometria di L dopo una sua precedente alterazione); cfr. anche ejpi; /a[ntuga ai vv. 237-238. La separazione dei cola attraverso il dicolon èoperata in inchiostro nero (cfr. vv. 234-235; 242-243 = 253-254). Apparequindi evidente che gli interventi di natura metrica e colometrica sonorealizzati indifferentemente con inchiostro nero o marrone e non posso-no essere ascritti in blocco a una fase tarda dell’attività di Triclinio, carat-terizzata dall’uso del secondo tipo di inchiostro72. Inoltre l’impossibilitàdi attribuire l’uso dell’inchiostro nero a una prima fase delle correzionitricliniane e quello dell’inchiostro marrone a una successiva sembrereb-be emergere in almeno due casi: i vv. 226-227 = 235-236, dove il ripristi-no nella strofe della divisione colometrica to/xhvrh~ (in inchiostro nero)è verosimilmente contestuale alla correzione di kavmyoi in kavmyeien nel-l’antistrofe (in inchiostro marrone); vv. 227-230 = 236-239, dove ai vv.237-238 la modifica ejpi; / a[ntuga (in inchiostro nero) sembra presuppor-re quelle della disposizione colometrica dei vv. 227-230 (in inchiostromarrone).

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72 H.-C. Günther, p. 191 osserva che Triclinio conosceva e applicava il principiodella responsione strofica già nella prima fase del suo lavoro su L; M. Magnani, p. 204nota che non vi sono “fondamentali scarti metodologici fra Tr1-2 e Tr3”; cfr. ancheM.G. Fileni, p. 66.

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