Sette divinità planetarie: esempio di corazza da parata da Castra Tricornia (Mesia Superiore)

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EIRENE STUDIA GRAECA ET LATINA Institute for Classical Studies Institute of Philosophy of the Czech Academy of Sciences, Prague L / 2014 / I–II Sollemnia quinquagesima

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EIRENE

S T UD I A

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I n s t i t u t e f o r C l a s s i c a l S t u d i e sI n s t i t u t e o f P h i l o s o p h y o f t h e C z e c h A c a d e m y o f S c i e n c e s , P r a g u e

L / 2014 / I–II

Sollemnia quinquagesima

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SETTE DIVINITÀ PLANETARIE:ESEMPIO DI CORAZZA DA PARATA

DA CASTRA TRICORNIA (MESIA SUPERIORE)

SANJA PILIPOVIĆBelgrade

L’argomento di questo studio si focalizza sulla decorazione di una corazza da parata di ottone, trovata a Castra Tricornia, oggi Ritopek, zona suburbana di Belgrado sulla riva del Danubio. Non ci sono molti dati relativi alla provenienza della corazza. Si sa che era stata trovata nel sito “Igralište” nel villaggio Ritpek, e che 1979 viene aquisita dal Museo Nazionale di Belgrado1. La corazza era stata trovata danneggiata; nel Museo è stata sottoposta a restauro e alcune parti di essa sono state ricostruite2. Anche se questa corazza era già stata oggetto di diversi studi, ci è sembrato necessario prestare nuova attenzione a questa straordinaria armatura da parata: innanzi tutto per ridefi nire il soggetto della decorazione, interpretato dai precedenti studi in due diversi modi; in secondo luogo, per analizzare il complesso delle divinità rappresentate. La maggior par-te degli studiosi interpretava queste ultime come divinità militari3. Una parte minoritaria le riconosceva come divinità dei pianeti, sebbene questi studiosi non abbiano approfondito l’argomento, dato che l’oggetto dei loro studi era diverso4.

La mia gratitudine va in particolare a Steven Hijmans, professore associato nella Università di Alberta in Canada, e a Marc-Antoine Kaeser, direttore di Laténium – Parco e mu-seo di archeologia in Hauterive e professore associato nella Università di Neuchâtel, Svizzera. É’ mia sola responsabilità ogni eventuale errore commesso.

1 POPOVIĆ 1993, 11.2 POPOVIĆ 1993, 27–31.3 POPOVIĆ 1993, 7–27; STOJKOVIĆ 1993, 27–31; POPOVIĆ 1995, 255–256; RATKOVIĆ 2005,

cat. 101; VASILJEVIĆ 2009, 207–208; RATKOVIĆ 2013, cat. 6; MILOVANOVIĆ 2013, 176.4 Gli studi hanno interpretato queste divinità come divinità planetarie, PETROVIĆ 1999,

36–37; KÜNZL 1999, 23–30, fi g. 6; VUJOVIĆ 2000, 255–262; KÜNZL 2001, 71–83, fi g. 5. L’oggetto di uno studio era l’iconografi a di una colonna del palazzo di Galerio di Gamzigrad (PETROVIĆ 1999, 36–37), mentre l’oggetto degli altri due era la scena di duello tra i due soldati dalla stessa corazza da Castra Tricornia (VUJOVIĆ 2000, 255–262; KÜNZL 2001, 71–83, fi g. 5).

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Prima di procedere con l’analisi della corazza, questa sarà presentata nella for-ma di una scheda di catalogo.

Corazza da parata (fi g. 1)

Misure: base maggiore 22,4 cm; base minore 16,5 cm; lati 23,6 cmProvenienza: Castra Tricornia (Ritopek)Datazione: III secolo (probabilmente la prima metà III del secolo)Collocazione: Museo Nazionale di Belgrado, inv. 4180/IIIDescrizione: La corazza da parata di ottone ha una forma trapezoidale ed è riccamente decorata a bassorilievo con l’effetto policromo derivato dal rivesti-mento di color oro di rame e zinco. Sei borchie mobili, quattro per ciascun lato verticale, recavano una decorazione in smalto rosso, verde e blu. Il rilievo è di-viso in tre registri, con sette busti delle divinità e una scena di duello. Tra i due busti nel registro superiore si trovano insegne militari: due signa e un vexillum. Nel registro superiore, sul lato sinistro si trova un busto di divinità femminile, e sul lato destro un busto di divinità maschile giovane e imberbe. Si possono riconoscere le ali sulla chioma, più visibile quella dalla parte destra. Nel regis-tro centrale sul lato sinistro è collocata la divinità maschile con corona radiale e frusta. Nel centro del registro mediano si trova una divinità giovanile imberbe con l’equipaggiamento militare: elmo, scudo e lancia. Nel lato destro del regis-tro centrale si vede il busto di una divinità barbata con il fulmine. Nel registro inferiore sul lato sinistro c’è il busto di una divinità maschile barbata che reca una falce. Alla destra di questa divinità si trova un toro. Nello stesso registro inferiore, sul lato destro si può vedere una fi gura femminile caratterizzata da uno specchio. Nella parte centrale del registro inferiore si trovano due soldati in lotta, ciascuno con corazza, elmo e scudo.

Iscrizioni (secondo POPOVIĆ 1993, 13, 16 e STOJKOVIĆ 1993, 29–31; AE 2000, 1858 a–c; EDH HD 048245 [30.01.2012]):

Iscrizione I, presso il bordo inferiore della parte anteriore della corazza, sul lato destro (fi g. 2):Aur(elius) HerculanusIscrizione II, nel campo centrale (fi g. 3):[Le]g(io) VII C(laudia) | [Le]g(atus) Augusti S(---?)Iscrizione III, presso il bordo superiore della parte posteriore della corazza (fi g. 4):Martinianus f(ecit?) XX.

Bibliografi a: GARBSCH 1984, 68; POPOVIĆ 1993, 7–27; STOJKOVIĆ 1993, 27–31; POPOVIĆ 1995, 255–256; JUNKELMANN 1996, 43, fi g. 145; PETROVIĆ 1999, 36–37;

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KÜNZL 1999, 23–30, fi g. 6; GARBSCH 2000, 115, cat. 6; T. 14; fi g. 1; VUJOVIĆ 2000, 255–262; KÜNZL 2001, 71–83, fi g. 5; RATKOVIĆ 2005, cat. 101; VASILJEVIC 2009, 207–208; RATKOVIĆ 2013, cat. 6; MILOVANOVIĆ 2013, 176.

La corazza da parata proviene da Castra Tricornia (oggi Ritopek), importan-te mutatio sulla strada Singidunum – Viminacium, e nello stesso tempo un ca-strum fondamentale per la difesa del Limes danubiano della Mesia Superiore5. La fortifi cazione ausiliaria è menzionata da Tolomeo (PTOL. III,9,3) e da fonti posteriori (tra gli altri: Notitia Dignitatum Orientis, XLI,14.22.28; HIEROCLIS, 657,5), ma la posizione geografi ca esatta non era stata identifi cata. In seguito alla scoperta di un buon numero di reperti archeologici6 e all’esame di dati da fonti letterarie si suppone che Castra Tricornia fosse situata a 12 miglia (Tabula Peutingeriana, VIII) oppure a 14 miglia (Itinerarium Hierosolymitanum, 563,14) da Singidunum, nella attuale zona di Ritopek, zona suburbana di Belgrado. Secondo l’iscrizione è possibile che la corazza sia appartenuta ad un certo Aurelius Herculanus, soldato della legione VII Claudia7. Il nome dell’artigiano, Martinianus, si può desumere dall’iscrizione che si trova nella parte posteriore dalla corazza.

Il primo contributo agli studi della corazza è stato di Garbsch che dopo mol-ti anni ha ripreso lo stesso argomento8. La interpretava in maniera personale senza il sostegno degli altri studiosi. Secondo l’autore le divinità rappresenta-ta sono Minerva o Vittoria, Sole, Ercole, Marte, Ganimede, Giove e Virtus o Bellona. Per la scena di lotta esprime i suoi dubbi che fossero i Dioscuri. Gli altri studiosi, come già si è detto, fi nora la interpretavano in due diversi modi. Secondo una delle interpretazioni principali le divinità raffi gurate sono dii militares: Honos o Virtus oppure Disciplina (registro superiore, lato sin-istro), Genio della legione VII Claudia (registro superiore, lato destro), Sole (registro intermedio, lato sinistro), Marte (centro del registro intermedio), Giove (registro intermedio, lato destro), Saturno (registro inferiore, lato sin-istro), Pietas (registro inferiore, lato destro)9. Nel centro del registro inferiore si trova la scena di lotta. Il toro nel registro inferiore, tra una divinità del lato sinistro e i due soldati, secondo questa interpretazione faceva parte integrante della scena di duello. Sia il toro, come il simbolo della legione VII Claudia, sia

5 KONDIĆ 1960, 117–120; MIRKOVIĆ 1968, 70–71; MIRKOVIĆ – DUŠANIĆ 1976, 38.6 MIRKOVIĆ – DUŠANIĆ 1976, n. 78–82; ĐORĐEVIĆ 1996, 171–174; KRUNIĆ 2009, 233, fi g. 1;

KUZMANOVIĆ-NOVOVIĆ 2007, 151, cat. 7.7 POPOVIĆ 1993.8 GARBSCH 1984, 68; GARBSCH 2000, 115, cat. 6; T. 14; fi g. 1.9 POPOVIĆ 1993, 7–27; POPOVIĆ 1995, 255–256; RATKOVIĆ 2005, cat. 101; VASILJEVIĆ 2009,

159–213; RATKOVIĆ 2013, cat. 6; MILOVANOVIĆ 2013, 176.

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la scena di lotta, sia le divinità militari erano interpretate come allusione ad un fatto storico. Si tratterebbe della partecipazione della legione VII Claudia alle campagne per fronteggiare le rivolte pannonico-mesiche di Ingenuo con-tro l’imperatore Gallieno, che furono sedate presso Mursa (oggi Osijek) nel 258–259 d.C. In tal modo la decorazione esprimerebbe un’idea militare legata a un fatto storico, peraltro senza altre analogie conosciute.

La seconda interpretazione si rivela molto più attendibile e identifi ca le tes-tine come raffi gurazioni di divinità della settimana, cioè dei pianeti10. Per quat-tro delle sette divinità l’identifi cazione coincide con quella proposta nella prima interpretazione: Sole, Marte, Giove e Saturno. Le altre tre e la scena di duello sono invece interpretate diversamente. La diversità tra le due interpretazioni si evince dall’attribuzione delle due fi gure nel registro superiore e dalla fi gura nel registro inferiore nel lato destro. La fi gura nel lato destro nel registro superiore è indicata come Mercurio, in luogo del Genio della legione VII Claudia. Nel registro superiore sul lato sinistro la fi gura è identifi cata come Luna anziché come Honos, Virtus oppure Disciplina. L’ultima immagine, oggetto di diversa interpretazione si trova nel registro inferiore, al lato destro: al posto di Pietas, viene indicata Venere. La scena del duello era interpretata diversamente dagli studiosi i quali interpretavano le divinità come divinità planetarie. Vujović la vedeva come una lotta simbolica, probabilmente in onore di Marte, come una danza rituale di due sacerdoti Salii con gli ancilia11. Al contrario di Vujović, Künzl questa scena nterpreva come il duello omerico tra Aiace e Ettore12.

Questa seconda interpretazione della corazza è più plausibile, ma si dovreb-bero approfondire le attribuzioni delle tre divinità interpretate diversamente. La fi gura nel registro superiore sul lato destro è sicuramente Mercurio. Sopra la capigliatura della fi gura si vedono un paio di ali, attributi peculiari di Mercurio. L’ala destra è riconoscibile nella sua interezza e l’ala sinistra solo nella parte del bordo destro. Nel registro inferiore, sul lato destro, è visibile la fi gura di Venere. Anche se l’oggetto che regge in mano assomiglia a uno scettro, at-tributo di Pietas13, si tratta, invece, dello specchio di Venere14. Molte analogie iconografi che ci suggeriscono questa linea interpretativa: come per esempio un rilievo di bronzo ritrovato a Brigetio, nella Pannonia Inferiore. Nella par-te inferiore di un rilievo con Mitra, che oggi si trova nel Museo Nazionale

10 PETROVIĆ 1999, 36–37; KÜNZL 1999, 23–30; VUJOVIĆ 2000, 255–26; KÜNZL 2001, 71–83, fi g. 5.

11 VUJOVIĆ 2000, 255–262.12 KÜNZL 2001, 76.13 Gli attributi di Pietas, tra gli altri, erano lo scettro e la patera, NOREÑA 2011, 75.14 Sullo specchio come attributo di Venere, TAYLOR 2010, 39–47.

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Ungherese, si vedono sette divinità planetarie con Venere che regge uno spec-chio della stessa forma di quello rappresentato nella corazza15. L’ultimo ritratto attribuito diversamente si trova nel registro superiore su lato sinistro. L’aspetto della divinità farebbe pensare ad una fi gura femminile. Fermo restando quanto sopra detto, si potrebbe concludere che anche qui, come negli altri rilievi con sette divinità, è raffi gurata la Luna. É complesso chiarire il ruolo del toro rap-presentato tra Saturno e la scena di duello. Secondo Vujović il toro non veniva considerato come connesso alla scena di duello, in quanto simbolo della legione VII Claudia che propone Popović, ma avrebbe richiamato la fi gura di Saturno, come suo attributo e segno zodiacale16. L’unica considerazione che si dovrebbe aggiungere è che il toro non si può spiegare come il segno zodiacale di Saturno, perchè il suo segno era il Capricorno17. Così appare diffi cile concludere con certezza se il toro in effetti era un attributo di Saturno oppure apparteneva alla scena di duello, forse come un simbolo della legione VII Claudia.

È diffi cile trovare nell’arte romana analogie in relazione alla scena di duel lo che potrebbero aiutarci nell’interpretazione della stessa. Per la scena di duello tra i due guerrieri con gli scudi, non sono stati trovati fi no ad oggi confronti adeguati. Guardando le iconografi e connesse con la venerazione di Marte si po-trebbe affermare che nell’arte romana sono conosciute scene dove i Salii porta-vano gli ancilia18 oppure raffi gurazioni del rito dei Mamuralia nei mosaici con il mese di Marzo19. Si tratta però di iconografi e diverse da quella della corazza da parata che c’interessa. Si potrebbe notare anche che la forma degli scudi che recano i due personaggi nella corazza non hanno la forma a 8 tipica degli ancilia custoditi da tali sarcerdoti20. Il dettaglio specifi co in questa scena, diffi -

15 RADNOTI 1946–1948, 146–156, fi g. 448.16 VUJOVIĆ 2000, 259.17 MACROBIUS, In somnium Scipionis commentarii, I,21,23–25; BECK 2000, 179; EASTWOOD –

GRASSHOFF 2004, 52; EASTWOOD 2007, 67.18 Salii in processione con il trasporto degli ancilia sono raffi gurati su una gemma in sardo-

nica oggi nel Museo Archeologico Nazionale a Firenze e su un timbro in cornalina, DAREMBERG – SAGLIO 1892, 1020, fi g. 6045 e fi g. 6046; CRACCO RUGGINI 2011, 99.

19 Mosaici provengono dalla Villa Borghese (III secolo d.C.) e dalla Casa della Processione di El Djem (circa 222–235 d.C.). Sotto il mese di Marzo era rappresentato il rito della purifi ca-zione che i sacerdoti Salii compivano nel mese di marzo, percuotendo una pelle di cinghiale. Si tratta di una celebrazione in onore di Mamurio – antica festa romana che si festeggiava il 14 marzo alla fi ne delle feste dei Saliari, MORENO – VIACAVA 2003, 247.

20 La forma di scudo a 8 con concavità laterale è quella degli ancilia. Secondo gli autori antichi (PLUTARCH, Numa, 13; VARRO, De lingua latina, VII,43) gli scudi si chiamavano ancilia per la loro forma “ancylon” curva in greco. Da altra parte, secondo Ovidio (Fasti, III,377–378; VI,271–272) hanno la forma rotonda come perchè li vedeva come imago mundi, un modelo per l’Universo, GEE 2000, 43–45.

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cile da spiegare, è l’oggetto nella mano del soldato posto a sinistra, che è stato interpretato come pane, mola salsa o biscotto salato per i sacrifi ci a Marte21, la mano divina di Giove22 oppure la pietra23. La interpretazioni di Künzl che quest’ogetto sia una pietra appare più convicente24. L’autore indica due duelli descritti nell’Iliade dove la pietra era l’oggetto per attacare il nemico25. Il primo è il duello tra Enea e Diomede (Ilias, V,297–310) e il secondo tra Aiace e Ettore (Ilias, VII,233–272). Lui ritiene che nella corazza sia rappresentato il duello tra Aiace e Ettore. Un duello degli eroi omerici in ogni caso aggiungerebbe alla lotta rappresentata nella corrazza un valore eroico. Si può concludere che nella corazza da Castra Tricornia erano rappresentate sette divinità planetarie e una scena di duello probabilmente connessa con un’idea eroica e militare e con la fi gura di Marte sopra di essa.

Nella letteratura è noto che i pianeti di solito evocavano un aspetto specifi co del cosmo, cioè la costruzione del tempo, ed offrivano un modo accessibile per comprendere il trascorrere dello stesso. È ragionevole ipotizzare che la stabilità cosmica espressa attraverso il passaggio regolare e continuo del tempo fosse una potenziale connotazione di queste immagini26. Nel proseguimento della ricerca si vedrà se questo valore può avere una connotazione più specifi ca.

Le divinità planetarie non erano di solito oggetto di decorazione su manufat-ti a carattere militare: non compaiono infatti nè nelle corazze degli imperatori raffi gurati nelle sculture, nè nell’equipaggiamento. Esse sono effi giate invece su diversi altri materiali e tipi di oggetti. Sono infatti documentate nella tecnica del mosaico, negli affreschi, nelle decorazioni architettoniche, nei piatti e nei vasi, nelle lampade e negli intagli, nelle arti minori e nelle vesti di alcune sculture27. Sono inoltre attestate anche nei rilievi mitraici, dove potevano essere raffi gurate

21 VUJOVIĆ 2000, 259–262. Accettando questa ipotesi, la rappresentazione del toro si po-trebbe spiegare ricordando che esso era uno dei animali che si sacrifi cavano a Marte. Nel rito de Suovetaurilia, ogni cinque anni si sacrifi cavano a Marte il toro (taurus), l’ariete (ovis) e il maiale (sus) per la purifi cazione della città. Il toro era sacrifi cato nella Feriae Martis, celebrazione di Mars Pater da parte dei soldati, che avveniva il primo Marzo: si trattava della processione sacra dei Salii, CARNABUCI 2012, 50.

22 POPOVIĆ 1993, 18.23 KÜNZL 2001, 76.24 KÜNZL 2001, 76–83.25 KÜNZL 2001, 76.26 HIJMANS 2009, 245.27 Per le sette divinità nei mosaici (cat. D1b, 3 e 5; D2, 1–5), affreschi (cat. E3, 1–4), decora-

zione archittetonica (cat. 1a3a), piatti e vasi (cat. F1b, 7; F3, 1; F3, 4), lampade (cat. G1f, 1), intagli (cat. H10K, a; H10K, b), arti minori, come parapegmata (cat. K5. 1, 2, 6), pissidi e oggetti simili (cat. K9, 37), braccialetti (J6) e altri oggetti (J3, 3; J3, 4), HIJMANS 2009.

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anche in combinazione con le sette stele oppure con i sette altari. Esempi sono noti anche nelle colonne di Giove, nei rilievi di culto di Saturno28, nell’iconografi a di Minerva, di Vulcano, di Mercurio e di Giove29. Si può sottolineare che anche le ependytes di Giove Eliopolitano si decoravano con le sette divinità30. In am-bito architettonico il monumento connesso con le sette divinità era il Settizonio (Septizonium): il più noto è certo quello situato alle pendici del Palatino a Roma, costruito da Settimio Severo (HIST. AUG. Sept. Sev. 24)31, ma ne esistevano anche altri: uno a Lilybaeum in Sicilia, e poi tre in Africa (Henchir Bedd e Cincar in Tunisia e Lambaesis in Algeria), tutti del III secolo32. La popolarità dei Settizonii in Africa fa pensare che esistesse un rapporto speciale tra i patroni dei monu-menti e l’imperatore. Per questo motivo gli studiosi ipotizzano l’esistenza di un rapporto speciale tra la dinastia dei Severi e le sette divinità planetarie33.

Una volta constatato che la decorazione delle corazze non riguardava le sette divinità, si dovrebbe individuare quali erano i veri motivi delle icono-grafi e. Le corazze delle statue degli imperatori o dei membri della famiglia esprimevano un programma imperiale con linguaggio simbolico: si trattava di raffi gurazioni di divinità, di eroi, di creature mitologiche e di simboli mili-tari34. Di solito esprimevano poteri apotropaici o concetti di vittoria con gorgo-neion oppure Vittorie con prigionieri, Grifi e Arimaspi, Nereidi su Tritoni, Centauri con trofei etc. È evidente il rapporto con l’ideologia dell’imperatore, che infl uen zava la scelta del mito35.

28 Per le sette divinità planetarie nei rilievi di Mitra (cat. C2c, 29, 54, 67), colonne di Giove (cat. C2e, 4–5, 7–8, 12–14, 16–20, 22–27; C2i, 5, 6), rilievi di Saturno (cat. C2h, 9, C2ia, 1), HIJMANS 2009.

29 Per le sette divinità planetarie in un mitreo sabazeo (cat. C2i, 2) oppure con le divinità Minerva, Vulcano e Mercurio (cat. C2ia, 4; C2ia, 6) Allat (cat. C2ia, 7), Giove (cat. C2ia, 3), HIJMANS 2009.

30 Esistono le statue di Giove Eliopolitano con sette divinità su ependytes: due da Libano che oggi si trovano nel Museo del Louvre (cat. J2b, 8 e J2b, 9), una di provenienza sconosciuta apparsa sul mercato antiquario di New York (cat. J2e, 1) e una stele da Marsiglia nel Museo di Avignone (J2b, 2), HIJMANS 2009. Due sculture di Giove Eliopolitano si trovano nel Museo Nazionale di Beirut (KROPP 2009, fi g. 5 e 6).

31 L’ORANGE 1959, 488.32 Prima, gli studiosi pensavano che si trattasse di calendari monumentali, ma poi si è affer-

mata l’associazione con le sette divinità planetarie. È noto che le sculture delle sette divinità ne erano parte integrante, LONGFELLOW 2010, 174.

33 LONGFELLOW 2010, 174–179.34 BESCHI 1994, 284–285.35 Ideologia e celebrazione storica si esprimono nella lorica dell’Augusto di Prima Porta

(STEMMER 1978, passim) e nella lorica di Germanico di Amelia, nella scena complessa con Achille e Troilo, l’unico loricato in bronzo conservato di età giulio-claudia, BESCHI 1994, 285; CADARIO 2011, cat. 3.6 con la bibliografi a precedente.

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Quando si tratta di armature da parata, queste erano decorate con Marte, Vittoria, Minerva, Ercole36, oppure con il Sole in diverse iconografi e37. Gran parte delle armature da parata giunte sino ai giorni nostri provengono dalle prov-ince romane sul Danubio38. Due pettorali, che provengono da Carnuntum nella Pannonia Superiore e da Aquincum nella Pannonia Inferiore, presentano forse le maggiori analogie con la corazza da Castra Tricornia39. Nelle iconografi e complesse [non capisco] erano rappresentati nel primo Giove e la lupa capitoli-na, e nel secondo Minerva40. Nella decorazione dell’armatura da parata Marte sicuramente aveva un ruolo importante. Si trova sugli schinieri provenienti da Carnuntum41 e da Aquincum42, e su un esem plare dall’odierno Slavonski Brod43. La fi gura di Marte decorava anche i resti di un’armatura equestre da parata proveniente dal castrum di Gherla nella Dacia44. Per quanto esposto si desume che il programma iconografi co complesso della corazza da Castra Tricornia non ha analogie nelle armature romane.

Proprio perchè le sette divinità non decoravano di norma le armature, si im-pone un confronto con un oggetto conservato al Laténium – Parco e museo di archeologia in Hauterive (Cantone di Neuchâtel) in Svizzera (fi g. 2)45. Si tratta di una replica in bronzo di un vexillum, scoperta durante un sondaggio a Gorgier nel 1987 sul sito gallo-romano. Su una piastra di bronzo, nella forma di tessuto frangiato quadrato, di dimensioni minuscole (7,07 × 10,35 cm), si trovano i busti delle divinità. Le sette divinità sono posizionate nello stesso ordine come nella corazza di Castra Tricornia. L’unica differenza è che Marte si trova nel centro del registro superiore, anziché al centro, come nella corazza. Le posizioni delle altre divinità sono uguali: Luna e Mercurio nel registro superiore, Sole e Giove nel registro intermedio e Saturno e Venere nel registro inferiore. Nel lato pos-teriore il vessillo è dotato di un piede per l’appoggio, per mettere in verticale la bandiera cerimoniale.

36 FEUGÈRE 1993, 157.37 Nella statua di bronzo cosidetta di Caligola, HIJMANS 2009, cat. K2K2, 3.38 BUORA – JOBST 2002, 253–254.39 POPOVIĆ 1993, 12, 25.40 BUORA – JOBST 2002, 253–254.41 BUORA – JOBST 2002, 254.42 FEUGÈRE 1993, 198.43 CAMBI 2003, 489–497.44 Si tratta della armatura in bronzo che serviva per ricoprire la testa del cavallo (prometo-

pidion) e che raffi gurava, nella parte centrale, un’immagine del dio Marte, FACCINI 2010, 82–83.45 Non si sa molto di questo sito: gli archeologi presumono che potrebbe trattarsi di una villa

romana, MIÉVILLE 2014, 74–75.

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Si riscontrano analogie tra la corazza da Castra Tricornia e il vessillo da Laténium su due aspetti. In primo luogo, sul piano iconografi co: si tratta di due iconografi e con sette divinità planetarie posizionate nello stesso modo. Di solito, nell’arte romana le sette divinità si rappresentavano da sinistra a de-stra: Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove e Venere, che non era un ordine astronomico46. Si trattava fondamentalmente di una divisione del tempo in cicli di sette giorni che vanno da Saturno per il primo giorno a Venere per l’ultimo giorno del ciclo. Ma in entrambi gli esempi, da Castra Tricornia e da Laténium, l’ordine è diverso da questo. L’inizio si trova nel registro inferiore al lato sinistro con Saturno (dies Saturni) rappresentante il giorno del sabato e prosegue verso l’alto verso la fi gura del Sole (dies Solis o dominica) e della Luna (dies Lunae), e poi attraverso Marte (dies Martis) nella posizione centrale della corazza, prosegue nella parte superiore nel lato destro dove vi è la fi gura di Mercurio (dies Mercurii) e continua giù verso Giove (dies Iovis) e fi nisce con Venere (dies Veneris), che rappresenta il giorno di venerdì nel registro inferiore sul lato destro.

La seconda analogia tra il vessillo di Laténium e la corazza da Castra Tricornia si trova nel fatto che entrambi avevano legami con l’esercito, preci-samente con l’unità della cavalleria considerata l’élite dell’esercito romano. Il vessillo da Laténium, come già detto, era una replica in miniatura di bronzo di un vero stendardo militare. Il vexillum apparteneva ai dona militaria, ricompen-se assegnate ai soldati o agli uffi ciali valorosi, più precisamente ai dona maiora, tipo di premio riservato a particolari atti di eroismo47. Sono numerose le iscri-zioni da tutte le parti dell’impero romano che citano il vessillo fra i dona maiora e una parte di esse nomina specifi catamente esemplari in argento48. L’argento era un materiale pregiato dal particolare valore simbolico, in quanto con esso erano realizzate le aquile sacre portate in battaglia dalle legioni. Gran parte di queste iscrizioni testimoniava una brillante carriera equestre49.

46 Su organizzazione e ordine della divinità nei monumenti romani vedere: DUVAL 1953; HIJMANS 2009, 242.

47 I particolari tipi di ricompense erano quelli concessi in età imperiale direttamente ed esclusivamente dall’imperatore a uffi ciali o soldati eccellenti. I vessilli decoravano anche stele commemorative dei soldati, come quela di età augustea di Q. Sulpicius Celsus da Roma, op-pure quela di S. Vibius Gallus da Bitinia, MAXFIELD 1981, 82–84, 96, T. 5; POLITO 1998, 59; PHANG 2008, 192; MIÉVILLE 2014, 74–75.

48 Sui vessilli in argento come dona maiora: AE 1980, 426; AE 1951, 52; AE 1939, 81a; AE 1897, 19; CIL VIII 9990; CIL IX 4753.

49 Un’iscrizione sepolcrale (AE 1951, 52) testimonia che Marco Vettio Quirino Latrone, ul-timo procuratore di Mauretania Cesariense, tra l’altro, percorse una brillante carriera equestre, ARNALDI 2010, 1652–1653, con la bibliografi a precedente.

SETTE DIVINITÀ PLANETARIE

275

La corazza da Castra Tricornia aveva legami con l’esercito come il ves-sillo da Laténium. Apparteneva a un eques che probabilmente serviva in una unità di cavalleria, e che avrebbe partecipato alla parata e ai riti militari50. Le fonti letterarie ed epigrafi che ci rivelano che durante il II secolo d.C., la co-orte I Flavia Bessorum e la coorte I Pannoniorum, conosciuta anche come I Ulpia Pannoniorum equitata veterana, si trovavano in permanenza nei Castra Tricornia51. Le fonti del periodo seguente (Notitia Dignitatum orientis, XLI,14) riferiscono la presenza di un cuneus equitum sagittariorum52.

Per comprendere meglio la decorazione della corazza andrà considerato il fatto che il vessilo da Laténium potrebbe avere un altro valore, non solo mili-tare. Gli studi hanno rivelato che i vessilli, accanto a questo valore di virtù mili-tare, potevano essere oggetti religiosi. In Siria sono stati ritrovati vessilli del III secolo, per i quali si è supposto un signifi cato religioso, essi probabilmente appartenevano ai soldati e ai veterani che veneravano le divinità siriane o mes-opotamiche usando una particolare forma romana53. I vessilli religiosi erano legati con i templi orientali. Il tema del vessillo religioso è molto complesso, e per questo in questa sede si citerà solo un esempio tra alcuni provenienti da Dura Europos. Sul lato sinistro di un altare era inciso un vessillo con sette cer-chi, che probabilmente simboleggiano i pianeti54. Sulle rare monete di Gallieno, che provengono da Heliopolis, si vedono vessilli simili a quelli provenienti da Dura Europos, decorati con cerchi55. Questo suggerisce che anche il vessillo dal Laténium, con sette divinità, a parte il valore militare, potrebbe avere un senso religioso.

Come si vede, le sette divinità avevano un legame importante con la Siria e la religione orientale, e per questo ci si pone una domanda importante: per quale scopo erano rappresentate sulla corazza di Castra Tricornia – per esprim-ere una idea cosmica e astronomica oppure una idea religiosa? Questo tipo di corazza poteva essere utilizzato in vari rituali e cerimonie, tra cui soprattutto

50 VUJOVIĆ 2000, 262.51 DUŠANIĆ – VASIĆ 1970, 298; MIRKOVIĆ 1968, 97.52 NOT. DIGN. OR. XLI,14.22.28: cuneus equitum sagittariorum; auxilares Tricornenses; auxi-

lium Aureomontanorum, MIRKOVIĆ 1968, 35, 97.53 I vessilli religiosi erano una simbiosi tra vexillum e phalerae, oppure decorazioni come

ritratti, corone e medaglioni. Furono importanti specialmente nel periodo seguente, e si esprime-vano nella forma di labarum, ROSTOVCEV 1942, 97–101; FAINTICH 2008, 21.

54 La parte frontale di questo altare recava inciso un vessillo con sei cerchi, ma dal lato sinistro si trova un vessillo con sette cerchi. L’altare si trova nella Galleria di Belle arti della Università di Yale, ROSTOVCEV 1942, 102, T. 6/2.

55 Le monete si trovano nel Museo Britannico, ROSTOVCEV 1942, 104.

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quelli legati al culto dei morti, ma anche nelle parate militari organizzate in onore del trionfo, al compleanno dell’imperatore o in altre occasioni connesse alla storia militare di Roma e alla storia delle singole unità56. Il passaggio di alcuni imperatori romani (Settimio Severo, Caracalla, Gordiano III, ecc) at-traverso la Mesia Superiore o addirittura un loro soggiorno in questi luoghi può aver fornito l’occasione per l’organizzazione di parate militari o per qual-che altra celebrazione che coinvolgeva spettacoli equestri57. Non si dovrebbe sottovalutare il fatto che il nome della legione VII Claudia era inciso proprio su un vessillo raffi gurato sulla corazza, ciò che potrebbe suggerire un valore storico-militare per questa decorazione58. Il nome di Aurelius Herculanus, in-ciso sulla corazza, probabilmente apparteneva ad un eques, che poteva parte-cipare con questa armatura alla parata, organizzata per una occasione impor-tante, dove erano coinvolte le unità equestri. Le sette divinità planetarie su questo capolavoro della toreutica implicano un valore cosmico, forse anche religioso della corazza. La fi gura di Marte, divinità romana della guerra, con la sua posizione centrale, potrebbe indicare il punto focale per comprendere questa iconografi a complessa.

Questo studio ha dimostrato, seguendo l’interpretazione di Petrović e poi di Künzl e di Vujović, che nella complessa iconografi a della corazza di Castra Tricornia sono rappresentate sette divinità planetarie, cioè divinità della setti-mana. Riassumendo: le divinità planetarie si rappresentavano nell’arte romana su diversi tipi di manufatti e in diversi contesti, ma non nelle armature militari da parata e neppure nelle statue imperiali; il tema delle divinità planetarie di solito esprime un valore cosmico e astronomico; il confronto migliore per la corazza si trova in un vessillo di bronzo in miniatura con sette divinità proveniente da un sito gallo-romano in Svizzera. Entrambi gli oggetti era-no legati con l’esercito romano, specialmente con le unità equestri. Il pos-sibile contesto religioso di questo vessillo induce a pensare che le divinità della corazza, accanto ad un signifi cato cosmico, potessero esprimere anche un valore religoso, non sottovalutando però anche il valore storico-militare della corazza.

Non è allo stato attuale possibile andare oltre. Non possiamo che auspicare che questo studio sulla raffi gurazione delle sette divinità nella corazza da parata

56 Parate militari o altre celebrazioni che comprendevano spettacoli equestri, sottolineavano il potere, la grandezza e la ricchezza dell’Impero; esse dovevano produrre una forte impressione sia tra le popolazioni dei territori di confi ne conquistati sia tra i suoi nemici, VUJOVIĆ 2000, 255.

57 VUJOVIĆ 2000, 264.58 Una interpretazione storico-militare era già proposta (POPOVIĆ 1993, 19–21), ma al con-

trario di quanto sostenuto dalla studiosa, nella corazza non sono rappresentate divinità militari bensì planetarie.

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277

da Castra Tricornia contribuisca a rendere meglio noto questo capolavoro di toreutica, nella speranza che future ricerche offrano nuovi dettagli per appro-fondire questo argomento.

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Su m m a r y

SEVEN PLANETARY DEITIES:THE EXAMPLE OF THE BREASTPLATE

FROM CASTRA TRICORNIA (UPPER MOESIA)

The goal of this study is to shed a light on the decoration of the breastplate from Castra Tricornia (modern Ritopek), the mutatio in the limes of the Roman prov-ince of Upper Moesia, and its current research. The aim is to offer a revision of previous readings of the breastplate’s decoration and its iconography. In the pa-per the representation of the seven planetary deities has been compared and read in relation with examples from Roman art and military insignia and equipment. The study attempts to understand and explain the context of this representation on a masterpiece of military toreutics.

Keyword: planetary divinities; breastplate; Castra Tricornia; Upper Moesia

SANJA PILIPOVIĆ, Institute for Balkan Studies, Serbian Academy of Sciences and Arts, Knez Mihailova 35/IV Belgrade, Serbia, [email protected].

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La mappa del limes della Mesia Superiore.

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Fig. 1. Corazza da parata: sette divinità planetarie. Castra Tricornia. Museo Nazionale di Belgrado, inv. 4180/III. Foto: Museo Nazionale di Belgrado, Serbia.

Fig. 2. Iscrizione I, presso il bordo inferiore della parte anteriore della corazza, sul lato destro. Secondo STOJKOVIĆ 1993, 30, fi g. 4.

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Fig. 3. Iscrizione II, nel campo centrale. Secondo STOJKOVIĆ 1993, 30, fi g. 2.

Fig. 4. Iscrizione III, presso il bordo superiore della parte posteriore della corazza. Secondo STOJKOVIĆ 1993, 30, fi g. 3.

SANJA PILIPOVIĆ

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Fig. 5. Vexillum: sette divinità planetarie. Gorgier. Laténium – Parco e museo di archeologia in Hauterive, inv. GO–361. Foto: J. Roethlisberger, Laténium – Parco e museo di archeologia in

Hauterive, Svizzera.

CONTENTS

HISTORY AND HISTORIOGRAPHY

EPHRAIM DAVID: An Oligarchic Democracy: Manipulation of Democratic Ideals by Athenian Oligarchs in 411 BC 11

PAVEL NÝVLT: Sparta and Persia between the Second and the Third Treaty in 412/411 BCE: A Chronology 39

MATĚJ NOVOTNÝ: Andocides on ἀτιμία and the Term πρόσταξις 61

STANISLAV DOLEŽAL: Rethinking a Massacre: What Really Happened in Thessalonica and Milan in 390? 89

LITERATURE AND PHILOLOGHY

JAN M. KOZLOWSKI: Κ-Σ-Γ-Ν-Τ-Ν: Callimachus’ Epigram 1,16 Pfeiffer 111

WALTER LAPINI: Cicerone, Tusculane, V,94 e il fr. 62 Us. di Epicuro 114

PAOLA GAGLIARDI: Virgilio e l’Arcadia nell’ ecl. 10 130

PHILOSOPHY

VOJTĚCH HLADKÝ: Empedocles’ Sphairos and its Interpretations in Antiqui-ty, I: Aristotle and the Neoplatonists 149

MARIA MARCINKOWSKA-ROSÓŁ: Aristotle’s Rejection of an Infi nite Body: An Interpretation of Physics, III,5, 205a25–28 165

ROBERT ROREITNER: Perception and Hylomorphism: Receptive Activity of Senses in Aristotle’s De Anima, II,5 176

KAREL THEIN: Aristotle on Why Study Lower Animals (De Partibus Ani ma-lium, I,5, 644b22–645a36) 208

ARCHAEOLOGYKONSTANTINOS FILIS: Karabournaki: The Transport Amphorae from a Semi-Subterranean Structure in Trench 27/89d 233

SANJA PILIPOVIC: Sette divinità planetarie: esempio di corazza da parata da Castra Tricornia (Mesia Superiore) 266

JAN BOUZEK: Lieux de Mémoire in History and Archaeology: A Field of Pos-sible Collaboration? 285

JAN BOUZEK – VICTORIA CHYSTYAKOVÁ – PETRA TUŠLOVÁ – BAR-BORA WEISSOVÁ: New Studies in Black Sea and Balkan Archae ology 298

DISCUSSION

ANTHONY DUPONT: Was There an Africitas theologica? A Preliminary In-quiry into the Regional Specifi city of the North African and Augustinian Theo-logy of Original Sin and Grace (ca. 200–450 CE) 317

REVIEWS

Helmut Kyrieleis et alii, XIII. Bericht über die Ausgrabungen in Olympia: 2000 bis 2005. Tübingen – Berlin 2013 (Jan Bouzek) 335

Ineke Sluiter – Ralph M. Rosen (eds.), Aesthetic Value in Classical Antiquity. Leiden – Boston 2012 (Jan Bažant) 336

Cristina Pepe, The Genres of Rhetorical Speeches in Greek and Roman Antiqui-ty. Leiden – Boston 2013 (Jiří Pavlík) 338

Elisabeth Herrmann-Otto (Hrsg.), Antike Sklaverei. Darmstadt 2013 (Pavel Oliva) 341

Mirko Canevaro, The Documents in the Attic Orators: Laws and Decrees in the Public Speeches of the Demosthenic Corpus (with a chapter by E. M. Har-ris). Oxford 2013 (Matěj Novotný) 341

Bernd Steinbock, Social Memory in Athenian Public Discourse. Ann Arbor 2013 (Pavel Nývlt) 345

Antonios Tsakmakis – Melina Tamiolaki (eds.), Thucydides between History and Literature. Berlin – Boston 2013 (Pavel Nývlt) 348

Paul Cartledge, After Thermopylae. The Oath of Plataea and the End of the Gre-co-Persian Wars. Oxford 2013 (Pavel Oliva) 353

Josef Fischer, Die Perserkriege. Darmstadt 2013 (Pavel Oliva) 354

Wolfgang Will, Demosthenes. Darmstadt 2013 (Pavel Oliva) 354

Christopher A. Baron, Timaeus of Tauromenium and Hellenistic Historiography. Cambridge 2013 (Pavel Nývlt) 355

Linda-Marie Günther, Bürgerinnen und ihre Familien im hellenistischen Milet. Untersuchungen zur Rolle von Frauen und Mädchen in der Öffentlichkeit. Wies-baden 2014 (Pavel Oliva) 357

Bruce Gibson – Thomas Harrison (eds.), Polybius and His World: Essays in Memory of F. W. Walbank. Oxford – New York 2013 (Pavel Oliva) 358

Plutarch, Demosthenes and Cicero, Translated with Introduction and Commen-tary by Andrew Lintott. Oxford 2013 (Pavel Oliva) 359

Wolfgang Schuller, Cicero oder Der letzte Kampf um die Republik. München 2013 (Pavel Oliva) 360

Andrew Cain, Jerome and the Monastic Clergy: A Commentary on Letter 52 to Nepotian, with an Introduction, Text, and Translation. Leiden – Boston 2013 (Neil Adkin) 361

BOOKS RECEIVED 365