“Formularità e logonimi in un canto storico di Miklós Bogáti Fazekas” in István BITSKEY;...

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In questo saggio sono presentati i primi risultati incrociati di due più ampie indagini: la prima verte sullo stile formulare dell’epica ungherese del Cinquecento, 1 l’altra sui logonimi (cioè dei termini di «autocertificazione lin- guistica») in ungherese. 2 Gli obiettivi delle due ricerche in corso sono molte- Formularità e logonimi in un canto storico di Miklós Bogáti Fazekas JUDIT PAPP 1 Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito dell’assegno di ricerca sul tema «Lo stile formulare nell’epica ungherese del XVI secolo: repertorio e interpretazione» diretta dal prof. Amedeo Di Francesco. Questa è la più importante bibliografia di riferimento: Amedeo DI FRANCESCO, Kölcsönhatás, újraírás, formula a magyar irodalomban [Interazioni, riscritture, formule nella letteratura ungherese], Universitas, Budapest 2005 (Historia Litteraria, 19); ID., Fra oralità e scrittura: la struttura retorica dei canti storici ungheresi del XVI secolo, in «Europa Orientalis», 2004, 2, pp. 7-25; ID., Osservazioni sullo stile formulare delle traduzioni ungheresi di tre novelle del Boccaccio, in «Giano Pannonio», 1989, 4, pp. 233-248; ID., La Griselda ungherese e lo stile formulare delle prime széphistóriák, in «Annali del Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale», Sezione Letterario-Artistica, Nuova Serie 2, XXIII, 1984, pp. 121-141; ID., Formule nel Szigeti veszedelem, in «Rivista di Studi Ungheresi», 1987, 2, pp. 55-67; Béla VARJAS, A magyar reneszánsz irodalom társadalmi gyökerei [Le radici sociali della letteratura ungherese del Rinascimento], Akadémiai, Budapest 1982. 2 La ricerca generale sui logonimi è stata coordinata dal prof. Domenico Silvestri nel- l’ambito del progetto AULIL (Atlante Universale dei Logonimi e delle Istanze di Logonimia), Università degli Studi di Napoli «L’Orientale». Questa è la principale bibliografia di riferimento: Domenico SILVESTRI, Ricognizioni dantesche: 1. Ancora a proposito del «veltro», 2. I logonimi della Divina Commedia, in Lectura Dantis 2001, a cura di Vincenzo PLACELLA, Università degli Studi di Napoli «L’Orientale», Napoli 2005, pp. 9-52; ID., Logos e logonimi, in Le parole per le parole. I logonimi nelle lingue e nel linguaggio, a cura di Cristina VALLINI, Il Calamo, Roma 2000, pp. 21-37; ID., Dall’eloquenza della luce allo splendore della parola. «Parlare e dire» e «illuminare, (far) brillare» nelle lingue del mondo antico, in «Annali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”», Rivista del Dipartimento del Mondo Classico, Sezione Linguistica, 2000, 22, pp. 107-127 (poi in inglese: From the eloquence of light to the splendor of the word, in «Semiotica», 2001, 136, pp. 117-132). Si veda anche: Atti della Giornata di Studi su «I termini per le lingue e per le attività linguistiche», Napoli, 3-4 giugno 2004, a cura di Domenico SILVESTRI, in «Annali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”», Rivista del Dipartimento del Mondo Classico, Sezione Linguistica, 2005, 27.

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In questo saggio sono presentati i primi risultati incrociati di due piùampie indagini: la prima verte sullo stile formulare dell’epica ungherese delCinquecento,1 l’altra sui logonimi (cioè dei termini di «autocertificazione lin-guistica») in ungherese.2 Gli obiettivi delle due ricerche in corso sono molte-

Formularità e logonimi in un canto storico di Miklós Bogáti Fazekas

JUDIT PAPP

1 Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito dell’assegno di ricerca sul tema «Lostile formulare nell’epica ungherese del XVI secolo: repertorio e interpretazione» direttadal prof. Amedeo Di Francesco. Questa è la più importante bibliografia di riferimento:Amedeo DI FRANCESCO, Kölcsönhatás, újraírás, formula a magyar irodalomban[Interazioni, riscritture, formule nella letteratura ungherese], Universitas, Budapest 2005(Historia Litteraria, 19); ID., Fra oralità e scrittura: la struttura retorica dei canti storiciungheresi del XVI secolo, in «Europa Orientalis», 2004, 2, pp. 7-25; ID., Osservazionisullo stile formulare delle traduzioni ungheresi di tre novelle del Boccaccio, in «GianoPannonio», 1989, 4, pp. 233-248; ID., La Griselda ungherese e lo stile formulare delleprime széphistóriák, in «Annali del Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale»,Sezione Letterario-Artistica, Nuova Serie 2, XXIII, 1984, pp. 121-141; ID., Formule nelSzigeti veszedelem, in «Rivista di Studi Ungheresi», 1987, 2, pp. 55-67; Béla VARJAS, Amagyar reneszánsz irodalom társadalmi gyökerei [Le radici sociali della letteraturaungherese del Rinascimento], Akadémiai, Budapest 1982.

2 La ricerca generale sui logonimi è stata coordinata dal prof. Domenico Silvestri nel-l’ambito del progetto AULIL (Atlante Universale dei Logonimi e delle Istanze diLogonimia), Università degli Studi di Napoli «L’Orientale». Questa è la principalebibliografia di riferimento: Domenico SILVESTRI, Ricognizioni dantesche: 1. Ancora aproposito del «veltro», 2. I logonimi della Divina Commedia, in Lectura Dantis 2001, acura di Vincenzo PLACELLA, Università degli Studi di Napoli «L’Orientale», Napoli2005, pp. 9-52; ID., Logos e logonimi, in Le parole per le parole. I logonimi nelle linguee nel linguaggio, a cura di Cristina VALLINI, Il Calamo, Roma 2000, pp. 21-37; ID.,Dall’eloquenza della luce allo splendore della parola. «Parlare e dire» e «illuminare,(far) brillare» nelle lingue del mondo antico, in «Annali dell’Università degli Studi diNapoli “L’Orientale”», Rivista del Dipartimento del Mondo Classico, SezioneLinguistica, 2000, 22, pp. 107-127 (poi in inglese: From the eloquence of light to thesplendor of the word, in «Semiotica», 2001, 136, pp. 117-132). Si veda anche: Atti dellaGiornata di Studi su «I termini per le lingue e per le attività linguistiche», Napoli, 3-4giugno 2004, a cura di Domenico SILVESTRI, in «Annali dell’Università degli Studi diNapoli “L’Orientale”», Rivista del Dipartimento del Mondo Classico, SezioneLinguistica, 2005, 27.

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plici e, tra l’altro, includono rispettivamente l’analisi dettagliata del corpusrappresentato dai canti storici ungheresi nell’intento di individuare e caratte-rizzare il loro dettato formulistico proveniente dalla tradizione orale, il censi-mento del lessico ungherese con l’obiettivo di registrare e categorizzare ilogonimi, l’elaborazione dei dati acquisiti secondo criteri specifici e alcunimomenti di riflessione sulle possibili implicazioni culturali dei singolilemmi.

Nel caso specifico, l’attenzione si focalizza soltanto su una delle infiniteimplicazioni psicolinguistiche dei logonimi ungheresi, poiché il corpus diriferimento è costituito limitatamente a un unico testo di un canto storicoungherese di Miklós Bogáti Fazekas (1548-1598 ca.): Castriot György histó-riája (Storia di Giorgio Castriota).3 Di questo testo, che nel Cinquecento videdue edizioni,4 purtroppo ancora non esiste un’edizione moderna.

La presente analisi permette al contempo di capire quali logonimi – conquale modalità e in quale contesto – sono utilizzati dal nostro autore delCinquecento, e di evidenziare infine la loro consistenza all’interno delle for-mule.5

3 Per un’articolata analisi della funzione storico-letteraria e ideologica del componi-mento cfr. Amedeo DI FRANCESCO, Barlezio ed oltre. Scanderbeg nella letteraturaungherese (secc. XVI–XVII), in Giorgio Castriota Scanderbeg nella storia e nella lette-ratura, Atti del Convegno Internazionale, Napoli, 1-2 dicembre 2005, a cura di ItaloCostante FORTINO e Edmond ÇALI, Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale, Napoli2008, pp. 101-126.

4 In questo mio lavoro citerò dalla prima edizione cinquecentesca, di cui ci è rimastoun esemplare nella Biblioteca dell’Accademia Ungherese delle Scienze: A nagySzkenderbégnek, kit Castriot György hercegnek hívtak, Epirusnak, Nagy Albániának ésMacedóniának Urának csodálatos jeles vitézi dolgairól, két török Császárral, kiGörögország veszte után, csak egyedül állotta meg a törökök ellene Európában,Hunyadi János idejében [Sulle meravigliose e valorose inclite gesta compiute contro duesultani turchi dal grande Scanderbeg, chiamato principe Giorgio Castriota, signoredell’Epiro, della Grande Albania e di Macedonia, che dopo la caduta della Grecia da soloin Europa si erse contro i turchi, al tempo di János Hunyadi], [typ. Hoffhalter Rudolf],Debrecemben Anno. XXXXVII, [recte: 1587].

5 In merito allo stile formulare esiste una bibliografia molto vasta e conosciuta. Qui sifa riferimento principalmente a: Chiara BOZZONE, New Perspectives on Formularity, inProceedings of the 21st Annual UCLA Indo-European Conference, ed. by Stephanie W.JAMISON, H. Craig MELCHERT, Brent VINE, Hempen, Bremen 2010, pp. 27-44;Hommage à Milman Parry: le style formulaire de l’épopée homérique et la théorie del’oralité poétique, éd. David BOUVIER, Françoise LÉTOUBLON, Gieben, Amsterdam1997; W. Merrit SALE, In Defense of Milman Parry: Renewing the Oral Theory, in «OralTradition», 1996, 11, pp. 374-417; Albert Bates LORD, The Singer Resumes the Tale, ed.

133Formularità e logonimi in un canto storico

Per quanto concerne la definizione del concetto di formula tendenzial-mente si farà riferimento alla terminologia proposta da Di Francesco.6

A scopo puramente illustrativo in seguito saranno riportati degli esempiesplicativi tratti dalla Storia di Giorgio Castriota accompagnati e confrontati,dove opportuni, con ulteriori versi presenti in altri canti storici delCinquecento.

In questa sede limiterò l’indagine ai singoli versi e ai loro elementi piùpiccoli, tralasciando i livelli più ampi (coppie di versi e strofe): saranno presiin considerazione i versi dal carattere formulare, gli emistichi formulari finoad arrivare alle unità più piccole (es. sintagmi nominali, nessi lessicali, ecc.).

La Storia di Giorgio Castriota presenta un certo numero di ripetizioniinterne totali e parziali. Per ripetizione totale intendo solo le unità ripetutesenza alcuna variazione lessicale significativa, mentre utilizzerò l’etichetta“ripetizione parziale” per descrivere quei fenomeni che manifestano unacerta variazione lessicale a loro interno che, però, non influenza la trasmis-sione della stessa idea essenziale.

Partendo dal livello più ampio, cioè dal verso, nel testo scelto per l’analisisi possono apprezzare alcune emergenze di ripetizione parziale:

Sok szép ajándékot | neki jelente. I, 1127

Sok szép ajándékot | Úrnak jelente. II, 328

by Mary Louise LORD, Cornell University Press, Ithaca 1995; Edward A. HEINEMANN,L’art métrique de la Chanson de geste. Essai sur la musicalité du récit, Genève, Droz1993; Calvert WATKINS, The comparison of formulaic sequences, in ReconstructingLanguages and Cultures, ed. by Edgar C. POLOMÉ, Werner WINTER, De GruyterMouton, Berlin–New York 1992, pp. 391-418; Albert Bates LORD, Epic Singers andOral Tradition, Cornell University Press, Ithaca 1991; Egbert J. BAKKER, Linguisticsand formulas in Homer, Benjamins, Amsterdam 1988; Walter J. ONG, Orality andLiteracy. The Technologizing of the Word, Routledge, London–New York 1982; JohnSteven GEARY, Formulaic diction in the Poema de Fernán González and the Mocedadesde Rodrigo. A computer-aided analysis, Jose Porrua Turanzas, Madrid 1980; MarjorieWINDELBERG – D. Gary MILLER, How (Not) to Define the Epic Formula, in «Olifant»,1980, 8, I, pp. 29-50; Oral Literature: Seven Essays, ed. by Joseph J. DUGGAN, Barnes &Noble Books, Edinburgh 1975; ID., The Song of Roland: Formulaic Style and PoeticCraft, University of California Press, Berkeley–Los Angeles–London 1973; Edward A.HEINEMANN, Composition stylisée et technique littéraire dans la Chanson de Roland, in«Romania», 1973, 94, pp. 1-28.

6 DI FRANCESCO, Kölcsönhatás, újraírás, formula…, cit., pp. 152-156.7 L’indicazione che segue le citazioni tratte dalla Storia di Giorgio Castriota è com-

posta da un numero romano che indica una delle sei parti del canto, e da un numeroarabo che corrisponde al numero del verso. Per gli altri passi citati si indicano fra paren-tesi il nome dell’autore e il titolo dell’opera.

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I due versi endecasillabici (6+5) si distinguono soltanto per il segmentoiniziale del secondo emistichio, poiché in entrambi i casi il nome diScanderbeg viene sostituito da un altro elemento lessicale bisillabico nellaprima occorrenza (v. 112) dal pronome personale neki ‘a lui’ (3. pers./sing.,dat.) e nella seconda (v. 616) dal sostantivo Úr ‘Signore’ + il suffisso –nak,cioè Úrnak ‘al Signore’. Il primo emistichio corrisponde a un sintagma nomi-nale costituito da sei sillabe che a sua volta rappresenta senza alcun dubbiouna struttura formulare caratterizzata da una certa flessibilità per quantoriguarda l’aggettivazione:8 negli emistichi esasillabici registriamo ad esem-pio i seguenti varianti:

Drága ajándékot | atyjának ada, RMKT VIII,9 223 (György Enyedi, Gisquardusés Gismunda)Sok jó ajándékot | az ifjú Lóránnak, RMKT VI,10 68 (Gáspár Ráskai, Egy széphistória az vitéz Franciscórul…)Nagy sok ajándékot | Istentől vett vala, RMKT VI, 115 (Ferenc Tőke, Az Istennekröttenetes haragjáról)Nagy sok ajándékot | Saul ott ígíre RMKT II,11 352 (Imre Fekete, Sámuel, Saul ésDávid históriája)

8 Sulla nozione di aggettivazione si veda DI FRANCESCO, Formule nel Szigeti vesze-delem, cit., pp. 63-64, e in relazione all’aggettivazione nel codice Érdy si veda DI

FRANCESCO, La letteratura monastica e gli inizi della drammaturgia e della novellisticain lingua ungherese, in ID., Ungheria letteraria, M. D’Auria Editore, Napoli, 2004, p.37: «[…] già in questa prosa artificiosa del codice Érdy compaiono in gran copia quegliepiteti esornativi che sono tipici di quell’aggettivazione, non di scarso ma di genericospessore semantico, che concorrerà – di lì a pochi anni – alla configurazione di quelloche altrove abbiamo chiamato lo stile formulare della narrativa ungherese del XVI seco-lo. Anche qui, infatti, ricorrono spesso gli aggettivi nagy (grande), szép (bello), jó(buono), ékes (adorno), che conservano e perdono al contempo il loro specifico valoresignificante, poiché diventano elementi costitutivi ma prevedibili della locuzione cuiappartengono.»

9 Régi Magyar Költők Tára [Collezione di poeti ungheresi antichi], vol. VIII, XVI.századbeli magyar költők művei [Opere di poeti ungheresi del Cinquecento], vol. VII,1566-1577, a cura di Lajos DÉZSI, Magyar Tudományos Akadémia, Budapest 1930.(D’ora in poi: RMKT VIII.)

10 Régi Magyar Költők Tára [Collezione di poeti ungheresi antichi], vol. VI, XVI.századbeli magyar költők művei [Opere di poeti ungheresi del Cinquecento], vol. V,1545-1559, a cura di Áron SZILÁDY, Magyar Tudományos Akadémia, Budapest 1896.(D’ora in poi: RMKT VI.)

11 Régi Magyar Költők Tára [Collezione di poeti ungheresi antichi], vol. II, XVI.századbeli magyar költők művei [Opere di poeti ungheresi del Cinquecento], vol. I,1527-1546, a cura di Áron SZILÁDY, Magyar Tudományos Akadémia, Budapest 1880.(D’ora in poi: RMKT II.)

135Formularità e logonimi in un canto storico

Il sostantivo può essere preceduto sia da un solo aggettivo bisillabico,come nel primo caso o da due aggettivi monosillabici come negli altri casi.Un’ulteriore possibilità è rappresentata dal prossimo verso, in cui sempre lostesso sostantivo all’accusativo ajándékot è preceduto da un pronome dimo-strativo e un aggettivo monosillabici:

Ott szép ajándékot | az ország mutata, RMKT III,12 17 (Sebestyén Tinódi, Erdélihistória)

Questo fenomeno può essere spiegato tramite la nozione di ‘sostituzio-ne’,13 nel senso che le prime due sillabe rappresentano uno specifico spaziometrico che deve essere riempito con appropriati elementi scelti tra un certonumero di possibilità.

Tendenzialmente la formula in questione copre il primo emistichio, tutta-via è possibile ritrovarla anche nel secondo emistichio, sempre nella versioneesasillabica:

Az mellett ada | nagy szép ajándékot, RMKT III, 159 (Sebestyén Tinódi, Eger várviadaljáról)

Nel caso degli emistichi pentasillabici semplicemente viene meno uno slotmetrico, e quindi la scelta si limita a un unico aggettivo monosillabico:

Nagy ajándékot | azért neki adna. Varjas II,14 25 (Ambrus Görcsöni, Mátyáskirály históriája…)Szép ajándékot | az Eleázárnak, RMKT IV,15 238 (Péter Ilosvai Selymes,Ptolomeus királynak históriája)

12 Régi Magyar Költők Tára [Collezione di poeti ungheresi antichi], vol. III, XVI.századbeli magyar költők művei [Opere di poeti ungheresi del Cinquecento], vol. II,1540-1555, a cura di Áron SZILÁDY, Magyar Tudományos Akadémia, Budapest 1881.(D’ora in poi: RMKT III.)

13 Cfr. BAKKER, Linguistics and formulas in Homer, cit., pp. 160-161.14 Ambrus GÖRCSÖNI, Mátyás király históriája Bécs megvételéig [Storia di re Mattia

fino alla conquista di Vienna], in Balassi Bálint és a 16. század költői [Bálint Balassi e ipoeti del Cinquecento], I–II, a cura di Béla VARJAS, Szépirodalmi, Budapest 1979, vol.II, pp. 5-98.

15 Régi Magyar Költők Tára [Collezione di poeti ungheresi antichi], vol. IV, XVI.századbeli magyar költők művei [Opere di poeti ungheresi del Cinquecento], vol. III,1540-1575, a cura di Áron SZILÁDY, Magyar Tudományos Akadémia, Budapest 1883.(D’ora in poi: RMKT IV.)

136 Judit Papp

Tornando alla nostra Storia di Giorgio Castriota, il testo racchiude unulteriore esempio di ripetizione parziale:

Nagy ajándékot | az Úrnak mutata, VI, 58Nagy ajándékot | az Úrnak küldenek, VI, 130

Nei due versi tutti gli elementi coincidono, tranne il predicato. Nella primaoccorrenza il verbo è mutat ‘mostrare’ (nella forma 3. pers./sing.), mentre nel-la seconda è küld ‘inviare’ (nella 3. pers./pl.). Anche se il significato dei dueverbi non coincide, i due versi esprimono delle idee molto vicine che giustifi-ca il loro accostamento e il loro inserimento tra le formule registrate.

Le ripetizioni interne che interessano o il primo o il secondo emistichiosono di un numero più cospicuo e possono essere ulteriormente raggruppatee caratterizzate. Restando ancora alla stessa tematica, il prossimo esempiorappresenta un sintagma verbale:

Castriotnak végből | ajándékot külde, V, 223Ismét kijött Balbán, | ajándékot külde, V, 243

Un’altra tipologia di formula è rappresentata dalla ripetizione totale di sin-tagmi nominali del tipo:

A benne való nép | igen bódula. II, 40A benne való nép | táborban méne, II, 302

Un altro emistichio che si ripete con una certa salienza nel nostro canto ècostituito dall’abbinamento di due forme verbali paralleli: dúl ‘devastare’ edéget ‘bruciare’:

6+5Török földet messze | dúlák, égeték, II, 175Sok földjét Deszpotnak | dúlá, égeté. II, 208

6+6Menten török véget | égete, dúlata, V, 173

La formula “di base” ha un certo grado di flessibilità, poiché non solol’ordine dei costituenti può essere rovesciato come nel precedente verso, mapuò essere integrata (preceduta o seguita) anche da altri elementi lessicali,come gli avverbi erősen ‘fortemente’ o sokat ‘a lungo’ che sì, da un lato pre-cisano ulteriormente l’intensità o la durata dell’azione, dall’altro, riemponole caselle vuote della struttura metrica. L’ordine naturale dei due verbi sareb-be dúl seguito da éget considerando sia l’ordine alfabetico sia la loro iconi-cità: generalmente viene prima la parola più breve e poi quella più lunga.

137Formularità e logonimi in un canto storico

6+6Másfelől országban | dúl, éget erősen, V, 278

6+7Úr a török földön | sokat dúla, égete. V, 208

Come si evince dai seguenti esempi, la stessa formula ricorre anche inaltri canti storici, e per ovvi motivi sempre nel secondo emistichio:

A Mátyus földjét | égeté, dúlatá RMKT III, 351 (Sebestyén Tinódi, Zsigmondkirály és császárnak históriája)Ez országban | égettenek, dúltanak, RMKT III, 333 (Sebestyén Tinódi, Zsigmondkirály és császárnak históriája)

Un caso interessante si registra in Mátyás király históriája (prima del1568, Storia di re Mattia) di Ambrus Görcsöni, dove lo stretto rapporto tra idue elementi si scioglie, dato che i due verbi si collocheranno rispettivamenteall’inizio e alla fine del verso a mo’ di cornice:

Szép haddal Szendörőre vajda juta,Égeté és | deszpot földjét dúlatá. Varjas II, 19 (Ambrus Görcsöni, Mátyás királyhistóriája…)

In realtà quest’ultima occorrenza utilizza gli stessi elementi lessicali delverso citato poc’anzi.

Sok földjét Deszpotnak | dúlá, égeté. II, 208

La produttività di questa procedura di costruire emistichi, basata sull’ac-costamento parallelo di due elementi verbali, è degna di nota sia per la suanatura formulare, sia per l’analisi dei logonimi che andremo ad affrontare:

Sokfelé Szkenderbég íra, üzene, II, 177Rútul szidja császár és fenyegeti, II, 245Kéri, csendesíti az Úr szép szóval, III, 134Gyűlésben Castriot hallá felálla, V, 67Karaz bég az Úrnak üzene és inte, V, 110Ahol hatalmaddal fenyegetsz és írod, V, 185Látni és hallani minden rend kiomla, V, 297

In prima istanza, il censimento dei logonimi ungheresi è stato effettuatoassumendo come fonte principale i circa sessantamila lemmi contenuti in Amagyar nyelv értelmező szótára (Dizionario della lingua ungherese)16 e sono

16 A magyar nyelv értelmező szótára [Dizionario della lingua ungherese], I–VII, acura di Géza BÁRCZI e László ORSZÁGH, Akadémiai, Budapest 1959-1962.

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stati individuati quasi ottomila logonimi (compresi i derivati). Naturalmente ilogonimi non sono rappresentati soltanto da verbi, ma anche da sostantivi,aggettivi e avverbi e appartengono a vari registri linguistici (agyondicsérfam. ‘esaltare’), tecnoletti (agitál pol. ‘far propaganda’) o gerghi (es.hadovál, rizsál, rizsázik, süketel, vakerál, vakerol, vakít ‘far rigiri’, ‘divaga-re’). La loro distribuzione sarà oggetto di indagini future, così come la loroclassificazione in base all’etimologia.

mondo extralinguistico

2) logonimi referenziali/estroversi (ungh. mond, szól, kijelent…)

verba ermeneutici

4) logonimi processuali/interattivi

(ungh. beszélget, társalog, diskurál, kérdez, válaszol...)

emmittente ------------------------------- messaggio > sgto/sgnte ----------------- ricevente

1) logonimi relazionali/introversi (ungh. beszél, ír...)

logonimi illocutivi logonimi perlocutivi

3) logonimi fenomenici/manifesti ricezione/decodifica

(ungh. suttog, kiált, kiabál, fecseg, karattyol...) verba recipiendi, legendi, audendi

Analizzando più da vicino il materiale e applicando la classificazione diSilvestri17 ai logonimi ungheresi censiti, possiamo affermare che i più impor-tanti della categoria relazionale-introversa sono szól ‘proferire parola’ ebeszél ‘parlare’. Secondo Silvestri questi logonimi descrivono l’organizza-zione interna della lingua.

Il più importante logonimo referenziale-estroverso è mond ‘dire’, mentreun altro verbo ungherese che possiamo ricondurre a questo gruppo è kijelent‘affermare qc’. Questi logonimi sono di carattere designativo e «mettono inrelazione il ‘mondo’ con la ‘lingua’»,18 cioè, ad esempio, ‘trattare un argo-mento’, ‘dire’ o ‘dichiarare qc’.

La categoria dei logonimi ungheresi fenomenici-manifesti è molto ampia

17 SILVESTRI, Logos e logonimi, cit., pp. 31-36.18 Ivi, p. 32.

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e – come avviene nella lingua italiana – gran parte di essi è di origine onoma-topeica: ad es. suttog ‘bisbigliare’; kiált ‘gridare’; kiabál ‘gridare, vociare’;fecseg ‘ciarlare’; karattyol ‘gracchiare’, ecc. In questo caso vengono sottoli-neate le svariate modalità ‘acustiche’ della lingua, quindi in prima istanza siprecisa il tono con cui viene espresso un argomento, un pensiero o un’opinio-ne. Gli esempi ungheresi di questa categoria possono essere ulteriormenteanalizzati anche in base alla proposta di Silvestri relativa alla «formulasequenziale» di questi logonimi fenomenici-manifesti C(V)R/L… [Con -sonante(Vocale)R/L…] (es. dörmög ‘borbottare’; károg ‘gracidare’, ecc.).

Anche la quarta e ultima categoria, ovvero quella dei logonimi processua-li-interattivi che «riassumono in sé tutta la dimensione pragmalinguistica»19

(‘rivolgere la parola a qu’, ‘dialogare’, ecc.), è molto ricca di esempi dove èdifficile stabilire una gerarchia interna. Tra i principali membri troveremosicuramente i verbi beszélget ‘parlare, chiacchierare’; társalog ‘conversare’;diskurál ‘discorrere’; kérdez ‘domandare’; válaszol ‘rispondere’, ecc.

Nel nostro testo, i logonimi relazionali-introversi (RI) sono: szó ‘parola’(24 occorrenze) e szól ‘proferire parola’ (7); beszéd ‘parlare’ (14); ír/megír‘scrivere’ (20); hír ‘notizia’, ‘fama’ (30); hírmondó ‘messaggero, messo’ (1);ének ‘canto’, ‘memoria’ (3); levél ‘lettera’ (10); törvény ‘legge’ (2); nyelv‘lingua’ (5); név ‘nome’ (11); olvas ‘leggere’ (1) e megolvas ‘contare’ (1);summa ‘sunto’ (2).

I logonimi referenziali-estroversi (RE) sono: mond ‘dire’ (38 occorrenze);beszél ‘parlare di’ (2); beszólít ‘chiamare dentro’ (3); hirdet ‘acclamare’ (1);tanít ‘insegnare’, ‘istruire’ (7); ítél ‘giudicare’ (2); hálát ad ‘ringraziare’ ehálaadás ‘ringraziamento’ (3); állít ‘affermare’ (1); említ ‘menzionare’ (1);kérked ‘boriarsi’ (1).

Quelli fenomenici-manifesti (FM) sono i seguenti: szitok ‘ingiuria’ (2);átok ‘maledizione’ (1); panasz ‘lamento’ (1); morgódik ‘brontolare’ (1);zugódik ‘brontolare’ (1); kiált ‘gridare’ (4); dorgál ‘ammonire’, ‘rimprovera-re’ (1); szid ‘sgridare, riprendere’ (2); fenyeget ‘minacciare’ (2); könyörög‘implorare’, ‘supplicare’ (2); unszol ‘spingere a fare qc’ (1).

Infine, i logonimi processuali-interattivi (PI) sono rappresentati da szól‘rivolgere la parola a qu’ (8); felszóval ‘ad alta voce’ (2); üzen(et) ‘mandare adire’; ‘messaggio’ (10); jelent ‘comunicare, apportare’ (6); mond ‘dire’ (2);ígér ‘promettere’ (9); fogad ‘promettere’ (9); felel ‘rispondere’ (5); ajánl‘offrire’ (4); hitet ad ‘dare la propria parola’ (1); válasz(ol) ‘risposta’,‘rispondere’ (7); kér ‘chiedere’ (19); tanács(kozik) ‘consiglio’, ‘discutere’(15); int e megint ‘avvertire, ammonire’ (10); bátorít ‘incoraggiare’ (7); hív

19 Ivi, p. 34.

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‘chiamare’ (12); szólít ‘chiamare, invitare’ (7); üdvözöl ‘salutare’ (3);köszön(t) ‘ringraziare’; ‘salutare’ (4); dicsér ‘lodare’ (5); parancsol ‘coman-dare’ (3); csendesít ‘azzittire’ (2); megkeresztel ‘battezzare’ (2); rendel ‘ordi-nare’ (3); beszél ‘parlare’ (3).

Tenendo conto anche della categorizzazione di De Mauro,20 la maggiorparte di questi logonimi fa parte della categoria dei verba dicendi, mentrealcuni appartengono ai cosiddetti verba scribendi, come ír ‘scrivere’ (11)oppure levél ‘lettera’. Nel corpus, inoltre, abbiamo in olvas ‘leggere’ ancheun esempio di verba legendi: «Hunyadi Szkenderbég nyilván olvasom» (IV,2). Per concludere, invece, registriamo alcuni dei cosiddetti verba recipientiche coprono la sfera della ricezione linguistica: hall/hallgat ‘udire, ascoltare’(25), ért/ megért ‘capire, comprendere’ (5).

RELAZIONALI-INTROVERSI (RI)

I logonimi verbali che rappresentano le modalità più generali della linguasono ‘proferire parola’/‘parlare’, ‘scrivere’, ‘leggere’, e per quanto concernela dimensione razionale ‘capire’/‘comprendere’. Le attività di parlare, scrive-re o leggere rappresentano delle modalità generiche, testualmente non defini-te, non specifiche che, quindi, denotano delle prassi di generalità. I logonimirelazionali-introversi naturalmente sono presenti anche nel canto preso inesame che, però, vede la presenza soprattutto di quelli che hanno una scarsadefinizione testuale.

1. szó ‘parola’; szól ‘proferire parola’

‘Proferire parola’ corrisponde in assoluto alla modalità più generale dellalingua, nel senso che si tratta di un parlare molto generico. Infatti, pensando auno spazio che va dalle forme di generalità ad esempio alle forme diverse let-terarie (es. ‘parlare generico’ – ‘lettera’ o ‘legge’ – ‘canto’ inteso come par-lare poetico – ‘sonetto’ – ‘endecasillabo’) ad alta definizione testuale, il para-metro della generalità vs. specificità ci permette di stabilire delle gerarchietra i vari logonimi registrati.

Il verbo szól ‘proferire parola’ può precedere o seguire il discorso diretto

20 Tullio DE MAURO, «Intelligenti pauca», in Miscellanea di studi linguistici in onoredi Walter Belardi, a cura di Palmira CIPRIANO, Paolo DI GIOVINE, Marco MANCINI, I–II,Il Calamo, Roma 1994, vol. II, pp. 865-875.

141Formularità e logonimi in un canto storico

– come ad esempio nei seguenti casi – e quindi viene spesso preceduto dallaproforma, o più precisamente dal pro-avverbio így ‘così’.

De semmit nem mutat | azért így szólott, I, 160

Nel corpus le formule che si riferiscono al discorso diretto,21 tendenzial-mente precedono le parole proferite, quindi si collocano in posizione anafori-ca. Per dirlo con le parole di Walter J. Ong: «Sound is an event, and ‘timemarches on’, relentlessly, with no stop or division. Time is seemingly tamedif we treat it spatially on a calendar or the face of a clock, where we canmake it appear as divided into separate units next to each other. But this alsofalsifies time. Real time has no divisions at all, but is uninterruptedly contin-uous […]».22 Proprio perché il suono non è altro che un evento nel tempo edè quindi ininterrotto, si giustifica il fatto che le formule prontamente seguitedal discorso di un parlante raramente s’inseriscono, s’intercalano all’internodel discorso stesso spezzando così la continuità del suono.

Nei prossimi due esempi registriamo ancora l’utilizzo dello stesso logoni-mo con la sua valenza generica. Questi versi rappresentano delle formule“economiche” perché a loro interno vengono presentati, introdotti anchecoloro che parlano:

Szóla dubrovnyiki érsek tanács képe, V, 162Crojában minden rend gyűlne, szólának. II, 4

Come in altri canti storici ungheresi, anche in questo testo il sostantivoszó (inteso come discorso) e il corrispettivo verbo szól si arricchiscono dicondizioni particolari, cioè si combinano con l’aggettivo szép ‘bello’; nagy‘grande’; jó ‘buono, bello’; sok ‘tanto’ o con l’avverbio szépen ‘in bellamaniera’.23 I termini szól e szó – isolati dal loro contesto – hanno il massimogrado di generalità, tuttavia gli stessi, poiché definiscono delle attività acca-dimentali, inseriti in contesti di volta in volta diversi, possono assumere con-notati altrettanto diversi. Al di là del ruolo funzionale degli aggettivi szép‘bello’ e jó ‘buono, bello’, essi aggiungono un valore positivo al caratteregenerale dell’atto elocutorio:

Gyűlésben felálla | György szépen szóla, II, 109Ha szép szóval | házat hozzánk hajthatjuk, II, 10

21 Sulle formule relative al discorso diretto si veda anche DUGGAN, The Song ofRoland, cit., pp. 109-136 e GEARY, op. cit., pp. 34-56.

22 ONG, op. cit., p. 76. Il corsivo è mio.

142 Judit Papp

Kéri, csendesíti az Úr | szép szóval, III, 134Szép szóval adaját | ha beküldené, III, 234Hadát nagy szép szókkal | megbátorítá. II, 148Szép szón ajándékon | egy bolgár kapa, III, 126A többit jó szókkal | hazabocsátá, II, 145

Possiamo affermare quindi, che in tutti gli esempi precedenti le paroleproferite in qualche modo sono valutate positivamente, possono essere defi-nite educate, pacate o ricercate. In altre circostanze, però, le parole pronun-ciate possono essere caratterizzate anche in maniera negativa tramite l’uso diaggettivi come haragos ‘rabbioso’, fenyegető ‘minaccioso’ o hízelkedő ‘adu-latorio’.

Il primo esempio è degno di nota anche perché rappresenta GiorgioCastriota in “azione”, proprio mentre si alza davanti all’assemblea per profe-rire delle parole pacate e convincenti per convincere i sudditi e per ottenerele loro offerte.

Ancora, con l’aggiunta di semplici aggettivi e numerali non solo è possi-bile descrivere le varie modalità o la natura dell’azione, ma si può attribuirneanche una durata più o meno prolungata:

A követ emellett nagy sokat szóla, II, 225Sok szó után a bég Szkendert említe, I, 237Sok kevély szók után Úr kinyomtata, IV, 199

L’ultimo esempio appena riportato precisa sia la natura che la durata del-l’atto tramite il numerale indefinito sok ‘molto’ e l’aggettivo kevély ‘superbo,altezzoso’. A livello delle formule – nel corpus rappresentato dai canti storiciin generale – sono di numero cospicuo anche gli esempi opposti, cioè quelliche enfatizzano la brevità dell’atto: kevés szóval o rövid szóval ‘con poche’ o‘brevi parole’.

Aggettivi invece, come édes ‘dolce’ o bánatos ‘triste’ focalizzano l’atten-zione sull’emotività che accompagna il discorso.

Nei seguenti due esempi, invece, il sostantivo szó si combina con il glot-tonimo török ‘turco’ e/o l’aggettivo szép ‘bello’, quindi siamo davanti aun’ulteriore precisazione dell’atto logonimico. Da sottolineare che il realesignificato di szép nel secondo esempio è ‘lusinghiero, adulatorio’, nel sensoche non bisogna credere alle parole lusinghiere turche:

Táborban meghagyja csendesség lenne, / Senki török szóra meg ne felelne, II,154Tiszttartót mindenről itt is meginté, / Török szép szavának semmit ne hinne, III,25-26

143Formularità e logonimi in un canto storico

Tramite il seguente abbinamento – che dà vita anche a un evidente feno-meno di ricorsività fonica – il termine szó assorbe i connotati negativi di szi-tok ‘imprecazione’:

Sok szó, szitok után bajra kihíva, V, 106

In ben due versi la parola szó viene evocata insieme a példa ‘esempio’dove, per contrasto, quest’ultimo si riferisce ad un’attività che non prevedel’uso della parola, ma corrisponde a particolari comportamenti:

Sem szó, sem jó példa nem fog tisztesség, III, 139Hadat példámmal nem szóval oktattam, V, 188

Nel verso che segue beszéd assume un significato negativo considerandoil fatto che si riferisce alle varie chiacchiere e pettegolezzi concernenti leaspirazioni di Giorgio Castriota. Con il termine szó, invece, s’intende solouna parte di queste dicerie diffuse da alcune malelingue secondo le qualiCastriota cercava il consenso della corte per poter succedere l’Imperatore:

Reá ilyen szó költ több beszéd között, I, 173

Tra i restanti esempi (12),24 numerose sono le locuzioni con szó: megfo-

23 A proposito dell’aggettivazione nei canti storici è degna di nota la riflessione di DiFrancesco in merito al Szigeti veszedelem: «Le frasi continuano a coincidere col verso ocoi segmenti metrici delimitati da cesure più o meno mobili; e, soprattutto, l’articolazio-ne delle frasi all’interno di periodi molto semplici continua a coincidere con l’inizio delverso o con la cesura. Inoltre, con l’eccezione di alcune indiscutibili innovazioni, ancheZrínyi mostra di avere a disposizione un lessico molto ridotto. È molto proficua, a talproposito, l’analisi dell’aggettivazione, in base alla quale si può rilevare come anche nelSzigeti veszedelem continui l’onnipresenza di aggettivi generici come nagy, jó, szép, soloparzialmente giustificata dal fatto che, ad esempio, essi ricorrono con altrettanta insisten-za anche nella poesia epica italiana. Il fatto rilevante è che questi aggettivi, ma anchequelli più espressivi della sensibilità poetica di Zrínyi e più consoni al tema trattato(come kegyetlen, haragos, iszonyú, aranyas, ártalmas, dühös, erős, hatalmas, kemény,okos, rettenetes, számtalan, szörnyű, vakmerő, ed altri ancora) si dispongono spessoall’interno di sintagmi elementari che facilmente si prestano alla loro trasformazione informule.» In DI FRANCESCO, Formule nel Szigeti veszedelem, cit., pp. 63-64.

24 Rajtuk szó nem foga, sok török hala (I, 269); Mint az több várakat szóval kísérte(II, 42); Ha egyesek leszünk, nem hisszük szavát (II, 115); Vígan minden rendek Úrszavát hallák, / Urak kiki summát neki fogadnak (II, 137-138); Szótok megfogadom,csak legyen jóra (III, 172); Hittel, szóval kérje, úgy tanácskozik (III, 120); Hamar e szóután trombitát futata (V, 113); Velence szavából tette azt jól tudja, / A frigy fogadását

144 Judit Papp

gadja vkinek a szavát ‘seguire il consiglio di qu’; nem hiszi vkinek a szavát‘non credere alla parola di qu’, ecc. È altrettanto interessante l’espressionehallja vkinek a szavát ‘udire la parola di qu’, poiché è centrata sulla dimen-sione della percezione.25

2. beszél ‘parlare’

Il sostantivo beszéd ‘discorso’ e il verbo beszél ‘parlare’26 rappresentanoun altro logonimo relazionale-introverso fondamentale che mostra anch’essoun’alta attitudine combinatoria e, come si deduce dagli esempi seguenti,ricorre spesso in strutture formulari. Altrettanto frequente è l’aggiunta diaggettivi che ci informano nuovamente in merito alla modalità, alla natura oalla durata del discorso eseguito: ad es. szép ‘bello’; sok ‘molto’; sima ‘liscio,scorrevole’; kevély ‘superbo, altezzoso’; kedves ‘cortese’, ecc.

Sok beszéd után | foga fiát kézen, VI, 197Sok szép beszéd után | rútul üzené, II, 205Inkább szép beszéddel ifjat fogdosna. II, 215Szép beszéddel várost császár kísérte, III, 62

In una delle occorrenze il sostantivo beszéd ‘discorso’ non si riferisceall’oralità, ma a certe parole scritte, allo stile scorrevole di una lettera:

Nagy sima beszéddel egy levelet íra, V, 119

Tutti questi esempi corrispondono a delle formule costituite da 5 o 6 silla-be come anche: csak beszéddel; nagy édes beszéddel; szép édes beszéddel;nagy kegyes beszéddel; nagy szép beszédekkel; szép ékes beszéddel; bölcsbeszéddel; sok beszéddel; (csak) rövid beszéddel; e beszédek után.

Il seguente esempio in qualche modo è la coppia dell’abbinamentoszó–példa, perché anche in questo verso siamo di fronte a un qualcosa dilogonimico, cioè beszéd ‘parole, discorso’ e un’altra entità che, invece,

kéri megállaná (V, 178-179); Szép ajándékán, szaván meg ne fogjon (VI, 228); Szív, kézkellene az török torkában (VI, 260).

25 Cfr. i verba audiendi, in DE MAURO, op. cit., p. 872.26 Altre occorrenze (7): Reá ilyen szó költ több beszéd között (I, 173); Beszédek nagy

kevély, hányják magukat (I, 93); Pogánnyal beszéde kedves előtte (IV, 239); BeszédenCastriot soká hallgatá (III, 163); Beszédére Urat emlékezteték (IV, 21); Tetszék abeszéd, Pápa summát ada (VI, 57); A követ beszédét az ország meghallá (V, 133).

145Formularità e logonimi in un canto storico

implicitamente nega l’uso della parola, cioè kéz ‘mano’: ‘Con mani o parolenon ho danneggiato nessuno’:

Kézzel, beszéddel senkit nem rongáltam, VI, 186

Quest’altro esempio che contiene il sostantivo beszéd è particolarmenteinteressante, perché qui, invece dell’affermazione dell’attività elocutoria,siamo in presenza della negazione dell’atto del parlare. Il silenzio è altrettan-to significativo, quindi, soprattutto quando entra in forte polarizzazione conle varie attività elocutorie:

Ne lenne e túlján semmi beszély köztük, V, 125

3. ír ‘scrivere’

Il verbo ungherese ír ‘scrivere’ ricorre in tre contesti diversi. Il primo con-cerne – mediante la corrispondenza epistolare – i rapporti diplomatici tra per-sonaggi illustri,27 mentre la seconda accezione evoca l’attività creatrice delpoeta stesso, il momento della stesura del testo poetico da parte dell’autore.La terza accezione concerne le formule che contengono precise indicazionitemporali: l’anno in cui si sono verificati gli eventi riferiti o, in posizione dichiusura, l’anno in cui è stato realizzato il componimento:

Nagy sima beszéddel egy levelet íra, V, 119Erre a császárnak ilyenformán íra, V, 137

Entrambi gli esempi sono delle formule. La prima formula emerge – tral’altro – con le seguenti varianti: egy levelet íra ‘scrisse una lettera’ e (egy)levelet írata ‘fece scrivere una lettera’; mentre la seconda richiama un versocontenuto in Az Fortunatusról való szép história:

És ilyképpen íra király az császárnak, RMKT VIII, 413 (Szebeni Névtelen, AzFortunatusról való szép história)

In alcuni casi all’attività di scrivere viene associata anche un’altra azione:

27 Cfr. Crojában levelet azzal írata (I, 55); Nem mulata király, mert Pápa íra (I, 201);Mindenfelé Úrfi írá Uraknak (II, 3); László levelére jó választ íra (II, 196); De nagyemberséggel császárnak íra (II, 228); Íra mindenfelé minden vigyázna (III, 3); Íra császárennek mindent ígére (IV, 121); Csak Castriottól tart, íra hogy leszállana (V, 176).

146 Judit Papp

in íra, üzene la finalità dello scrivere è quella di inviare dei messaggi, anzi,nel caso specifico si scrive per divulgare la notizia della vittoria ottenuta suiturchi. Contrariamente, in fenyegetsz és írod si scrive esercitando il propriopotere e, con un atto perlocutivo, minacciando l’altro:

a)Sokfelé Szkenderbég íra, üzene, II, 177Ahol hatalmaddal fenyegetsz és írod, V, 185

b)Ezzel kereszténység mint járt megírom, IV, 5Ezután megírom rendiben énekemnek. V, 4Dolga sok volna, kit írék csak summa, VI, 261Szent Gál hetében írám ezt Tötörben, VI, 283Magyar nemzetnek írám ezt példában, VI, 258

c)Írtak ezernégyszáznegyvenháromban, II, 193Ezernégyszáznegyvenkilencben írták, III, 53

4. hír ‘notizia’; ‘fama’

Anche questo sostantivo logonimico ha una presenza consistente nelnostro testo e spesso si combina con elementi abbastanza predicibili, come adesempio nagy ‘grande’; lőn ‘fu’; örök ‘eterno’; keserves ‘penoso, triste’, ecc.Il termine – insieme a ‘lettera’ o ‘canto’ o altro ancora – appartiene alla cate-goria dei logonimi che non sono testualmente definiti, rappresenta cioè unamodalità generica:

a)Oly igen gyűl mellé minden a hírre, I, 277E hírre várakat hogy meghajthassuk. II, 12A hírre bújában csak megnémula, II, 74Castriot a hírre hamar indula. IV, 48Memhet császár titkon elszökék a hírre, IV, 303Császár Szermetz Pasát a hírre kiküldé, V, 209

Hír lőn ezenben török kin nyargalna, VI, 233Míg híre lőn Úrnak sokan halának. IV, 148

Úr prédára tére, egy új hír érkezék. V, 276Balbán mellé jő öccse, ily hír jöve, VI, 63Szkadarban hír juta míg oda jára, II, 299Török hírt hozának, az Úr indula, II, 297Csak kevés magával az Pasa hírt monda, V, 95

147Formularità e logonimi in un canto storico

Ez nagy keserves hírt Castriot hogy hallja, V, 219

E hír és az idő őt téríté el. III, 184Castriot a híren kapdos táborban, III, 243Egész kereszténység örül a híren, III, 261Akiket atyámtól és hírrel hallottam, V, 77Senki hírt országból ki ne vihetne, I, 279

Silvestri nella sua relazione sul tema I logonimi della Divina Commedia,28

sottolinea la «dimensione umana» di quest’accezione logonimica di ‘fama’.Anche nel nostro corpus è così, cioè la fama appartiene quasi esclusivamenteagli eroi positivi, tranne nel terzo caso in cui il concetto di ‘grande fama’ èriferito alla ‘grande fortuna’ (Ily nagy szerencsének…):

b)Vendég országban híre neve lőn, I, 70Kivel híre, neve, jószága vala. IV, 120Ily nagy szerencsének nagy vala híre, IV, 297

Fiam, tiéd úgymond vitézség híre. I, 100Mert mindenütt hallják vitézi hírét, III, 179Ennek örök híre lenne jól tudja, III, 247Tisztessége, híre nagy lőn Hercegnek, V, 1Császár hadának oly nagy híre juta, VI, 14Kiért énvelem világon híretek, VI, 167Hogy hírével nincsen, császár azzal mente. V, 156Úr kegyelmessége, híre nagyula, IV, 223

La frequenza di questa parola, insieme alla sua emergenza in strutture for-mulari, è molto alta non solo nel testo analizzato, ma nell’intero corpus deicanti storici ungheresi nelle forme di (igen/oly) nagy híre vala; ebben hírevala; e hír hallva; e hír hallván; (ebben) hír lett vala; ebben hír lőn; hír lőnebben; csak híre sem vala, ecc.

Il seguente esempio contiene invece il sostantivo composto hírmondó‘messo, messaggero’, che naturalmente fa parte della categoria dei logonimi,con la differenza che esso non rappresenta un “prodotto” logonimico, mapiuttosto una “procedura”:

Török csak hírmondó Balbánnal szalada, V, 249

28 In SILVESTRI, Ricognizioni dantesche…, cit., p. 31.

29 In merito alla struttura retorica dei canti storici ungheresi si veda DI FRANCESCO,Fra oralità e scrittura…, cit., pp. 21-25.

148 Judit Papp

5. ének ‘canto’, ‘parlare poetico’, (‘memoria’)

Come si evince dal seguente breve elenco, il sostantivo ének ha varieaccezioni, che emergono anche nel nostro corpus. Nel primo esempio si trat-ta in tutti gli effetti di ‘canto’, di un canto di gioia:

Énekkel, örömmel őtet üdvözlék, IV, 266

Nel secondo esempio ének racchiude in sé due concetti: da una parte sitratta di canto, nel senso di ‘parlare poetico’, ma dall’altra vi è implicitaanche l’idea del ricordo, della memoria. Tramite la tradizione che tramandala storia della vittoria, si conserva anche il buon nome e la memoria dell’e-roe:

Rác között még most is kedves éneke. IV, 300

Il terzo e ultimo esempio ci porta definitivamente al fenomeno di ‘parlarepoetico’ e al genere dei canti storici. Si tratta di quelle ben note espressioniche emergono nelle formule di apertura (o di esordio)29 e/o di chiusura in cuil’autore parla di sé e del proprio “prodotto” logonimico:

Ezután megírom rendiben énekemnek. V, 4

Alcuni esempi delle formule tipiche di questa categoria trasversale sono iseguenti:

Ezt énekbe szerzé az Batízi András, RMKT II, 120 (András Batizi, Izsákpatriárkának szent házasságáról…)Ezt Bathízi András szerzötte énekben, RMKT II, 95 (András Batizi, Jónásprófétának históriája)

Ez éneket rendelé be versekbe,Kinek neve írván vagyon versfőben. RMKT IV, 240 (Péter Ilosvai Selymes,Ptolomeus királynak históriája…)

Ez kisded krónikát szerzé egy énekben, RMKT II, 52 (Pál Istvánfi, Historia RegisVolter…)

149Formularità e logonimi in un canto storico

Az szent írásból ezt szerzék énekbe, RMKT II, 177 (András Szkhárosi Horvát, Azfejedelemségről…)30

Ezt énekbe szerzék Alsó-Lindvába, RMKT VI, 150 (Ferenc Tőke, HistoriaObsidionis…)Ez éneket az ki szerzé Kassába, RMKT III, 216 (Sebestyén Tinódi, Szitnya, Léva,Csábrág és Murán)

Questi emistichi estrapolati dovrebbero essere esaminati all’interno deiloro contesti più ampi (della strofa) per poter essere adeguatamente apprezza-ti. Tuttavia, è interessante notare con quali elementi sono completati a livellodel verso. I primi due esempi sono delle semplici varianti, dove l’emistichioche contiene il logonimo viene completato dal nome stesso dell’autore.Un’altra possibilità è rappresentata dal rimando esplicito alle lettere inizialidei versi che formano il nome (acrostico), così come nei due versi del terzoesempio. Qui, nel primo verso l’attenzione si focalizza sull’organizzazione inversi del parlare poetico, mentre il rimando al nome del compositore avvienesolo in maniera indiretta: il poeta invita il lettore a decifrare il suo nome leg-gendo l’acrostico iniziale.

Nel quarto esempio il primo emistichio contiene il riferimento proprio alprodotto finale, alla cronaca, mentre il nome Istvánfi Pál apparirà solo nelverso successivo.

Dagli ultimi esempi si possono dedurre ancora delle altre informazionicome la fonte del componimento o il luogo di composizione.

6. levél ‘lettera’

Il sostantivo levél ‘lettera’ è un altro logonimo relazionale di estremaimportanza soprattutto in rapporto al periodo storico di riferimento. La lette-ra, l’epistola consegnata per il tramite di ambasciatori o messaggeri, è ilmezzo di comunicazione diplomatica e/o culturale per eccellenza usato dasovrani e uomini illustri. In confronto al logonimo ‘scrivere’ che rappresentauna modalità generale, la ‘lettera’ si fa riconoscere tramite la sua modalitàtestuale generale. La ‘lettera’ quindi non è predicibile nella sua forma, anchese è caratterizzabile di volta in volta, ed è per questo diremo che ha una bassa“definizione”. Una modalità testuale predicibile e di alta definizione possonorappresentare le forme della letteratura, ad esempio il sonetto e l’endecasilla-bo che a sua volta risulta segmentabile fino ai suoi elementi più essenziali.

30 Si veda anche «Derék szentírásból azt szépen megírá», in SZTÁRAI Mihály, Histo -ria de Vita Beati…, in RMKT V, 200.

150 Judit Papp

Azért Szkenderbégnek levelet külde. II, 180Holtig való frigyről meg levelet külde, V, 150Eljután a bégnek levelet ada, I, 241Nagy sima beszéddel egy levelet íra, V, 119Crojában levelet azzal írata, I, 219Budából hogy juta levél Crojában, / Urakkal gyűlésben Castriot szálla, / Lászlólevelére jó választ íra. II, 194Követemtől többet üzentem levél mellett. V, 132Követ levél mellett mindent megszerze, IV, 123Költ levél tavasz félt ezernégyszázhatvanegyben. V, 148

7. törvény ‘legge’

Anche questo sostantivo nella sua accezione logonima è di bassa defini-zione che, però, nelle varie istanze concrete può ospitare diversi contenutispecifici. La principale accezione logonimica corrisponde al concetto di«regola scritta vincolante emanata dallo Stato» o «regolamento vincolanteper una comunità»:31

Mert törvénnyel ország őtet illeti II, 266Rendi törvénye dicséretes vagyon, VI, 107

8. nyelv ‘lingua’

Nyelv è un sostantivo che deve essere collocato anch’esso tra i logonimirelazionali di primaria importanza e valenza, naturalmente non limitatamentealla lingua ungherese. Il concetto di ‘lingua’ include tutto il modo di parlaredi una comunità, la comprensione e l’uso di una certa lingua. L’elemento chespesso precede il nostro sostantivo è l’aggettivo sok ‘molto’, che in questocaso pone l’accento sull’importanza di conoscere più lingue:

Gyermek nagy sok nyelvet hamar megkapta I, 58Sok nyelvet, tudományt Memhet tanula, IV, 9Sok nyelv, deákságot megtanuljatok, IV, 15Sok nyelven tudó két latrat bocsáta, VI, 5Különb hitem, nyelvem ha bennvalótok, III, 123

31 Cfr. «Az államhatalomtól felállított kötelező erejű írott szabály, amely a társada-lom életének vmely viszonylatában meghatározza az állam polgárainak jogait és köteles-ségeit» e «vmely közösségre nézve kötelező erejű szabály», in A magyar nyelv értelmezőszótára, cit., vol. VI, p. 791.

151Formularità e logonimi in un canto storico

9. név ‘nome’ (‘fama’)

Il sostantivo név ha anch’esso varie accezioni logonimiche: nei primiesempi il suo valore è ‘nome proprio’, seguito poi dalle espressioni ‘conqui-stare un nome’, ‘farsi una fama’ oppure ‘aumentare la propria fama’:

Györgynek Szkenderbég lőn törökül neve, I, 55Sok régi császár képe, neve ott vagyon. VI, 108

Hadakban az ifjú nagy nevet szerzé. I, 64Nagy vagy, de nagyobbá teheted nevedet, V, 199

Un ulteriore valore di questo sostantivo è ‘fama’, e infatti, spesso emergeinsieme al sostantivo hír ‘fama’ (híre-neve) dando luogo a una locuzionefissa:

Vendég országban híre, neve lőn, I, 70Lőn nagy neve, mert ő Görögöt meghódla III, 257Neve Szkenderbégnek sok föld szegében, III, 263Kivel híre, neve, jószága vala. IV, 120

La penultima accezione registrata nel testo è ‘chiamare qu per nome’:

Őtet kemény harcon nevén szóra híva, V, 37Nevén Szkenderbéget felszóval híva, IV, 197

Nell’ultima accezione tramite la sua combinazione con áruló ‘traditore’, ilsostantivo név assume un valore negativo:

Az áruló nevét hogy elmoshassa, IV, 234

10. olvas ‘leggere’

‘Leggere’ è un logonimo che, applicando la categorizzazione di DeMauro, rientra nel gruppo dei verbi ermeneutici che «si riferiscono […] a undire (o scrivere) che implica la ricognizione e la realizzazione dell’esecuzio-ne di un testo precostituito all’atto di parole e solitamente scritto, o si riferi-scono a un comprendere un testo precostituito e solitamente scritto […]».32

32 Cfr. DE MAURO, op. cit., p. 870.

152 Judit Papp

Hunyadi, Szkenderbég nyilván olvasom. IV, 8Országok dolgait megolvassátok. IV, 16

11. summa ‘sunto’

Summa hogy az frigyet tőle nem kérné, II, 229Dolga sok volna, kit írék csak summa, VI, 261

Il sostantivo summa nella sua accezione logonimica è legato ancora all’at-tività di composizione del poeta che rivolgendosi ai fruitori del proprio testoafferma che si tratta solo di un sunto degli eventi realmente accaduti.Allargando il campo d’indagine agli altri canti storici vediamo che il sostan-tivo emerge in emistichi formulari:

Summa szerint írom ezt udvari rendnek, RMKT VIII, 338 (Szebeni Névtelen, AzFortunatusról való szép história)Summa szerint minden dolgot meg mondtunk, RMKT VI, 150 (Ferenc Tőke,Historia Obsidionis…)Summa szerint csak ezeket most írtam, RMKT III, 74 (Sebestyén Tinódi, Az végTemesvárban…)

REFERENZIALI-ESTROVERSI (RE)

1. mond ‘dire’

Tra i logonimi referenziali-estroversi ungheresi, il verbo più rappresentati-vo e il più generico è mond ‘dire’ (38 occorrenze), che è tendenzialmentetransitivo. L’attenzione quindi è focalizzata non tanto sull’azione stessa, masoprattutto sui contenuti, sulle parole proferite: infatti, il valore principale diquesto verbo è ‘dire qc’. Di solito esso si combina con un soggetto umano,anche se a volte il soggetto può essere sostituito da alcuni termini del meta-linguaggio (‘nome’, ‘espressione’, ‘parola’) o da un testo scritto. In alcuniesempi, al verbo mond viene aggiunto il prefisso verbale meg-, che attual-mente indica la qualità dell’azione e l’aspetto: cfr. megmond ‘dire, comunica-re, rivelare’. I seguenti versi sono alcuni tra i più rappresentativi per quantoriguarda l’occorrenza di mond in emistichi formulari centrati principalmentesull’attività del raccontare:

Érte mi jövendő, herceg ezt monda. I, 33Töröknek nem hihet, úrfi azt mondja. II, 227Meghal vagy megveszi Croját azt mondja. III, 192

Jó hitemre mondom azon volnék, ha látnám. V, 80

153Formularità e logonimi in un canto storico

Negli ultimi esempi il logonimo è preceduto o seguito da un numerale cheindica la quantità di un gruppo di persone, tendenzialmente nelle descrizionidelle truppe. Gli emistichi che presentano questa struttura hanno un caratterealtamente formulare:

Mondják negyvenezer volt a harmada, III, 30Tizennégyezerrel mondják volt ügye, III, 94

2. beszél ‘parlare di’

In questo caso, invece, siamo di fronte a un’accezione particolare, transiti-va, di questo verbo già esaminato nella categoria dei logonimi relazionali-introversi. Nel primo esempio ci vengono forniti ulteriori dettagli sul mododi raccontare che, infatti, avviene nagy szép renddel ‘in gran bell’ordine’:

Amza nagy szép renddel dolgát beszéle, I, 238Ezt minden népnek az Úr megbeszélé, VI, 77

Cfr. anche:

Ott hit alatt király dolgát beszélé, Varjas II, 12 (Ambrus Görcsöni, Mátyás királyhistóriája…)

Nell’accezione appena citata, tra mond e beszél si può notare una ragguar-devole differenza per quanto concerne la durata. ‘Dire’ o ‘dire una parola’ èun’azione precisa e puntuale rispetto a ‘parlare’ o ‘parlare per una certa dura-ta’. Ancora, ‘parlare di qc’ possiede un livello di genericità inferiore rispettoa ‘dire’, poiché quando si parla si afferma qualcosa sul mondo.

In aggiunta, potrebbe essere introdotto ancora un ulteriore tratto che tieneconto del pubblico che ascolta le informazioni fornite in merito a un determi-nato argomento. Di volta in volta ci si può chiedere a quante persone si rivol-ge il parlante, qual è la tipologia degli ascoltatori e che genere di rapportogerarchico esiste o s’instaura tra le due parti.

In seguito sono riportati quei logonimi che nel testo stabiliscono un rap-porto tra il mondo e la lingua e designano delle diverse azioni che hanno l’o-biettivo di fornire informazioni in merito alla realtà circostante.

3. hirdet ‘divulgare’

Questo logonimo designa un momento di enfasi, un’azione eseguita conuna certa intensità. L’esempio registrato nel testo si riferisce alla divulgazio-ne della convocazione di un’adunata:

154 Judit Papp

Lissusban nagy gyűlést azért hirdeté, II, 103

4. tanít ‘insegnare’, ‘istruire’

Deákságra császár őt tanítatta, I, 57Ki ki mind forgódnék, mindent taníta, II, 158Mint tartsa a házat szépen tanítá, III, 18Engemet atyám így taníta régen, VI, 231Fiát oly erősen erre tanítá, III, 250Ha tanításom szemed előtt leszen, VI, 230Most Castriot Jancsit tanítom erkölcsre, V, 146

5. ítél ‘giudicare’

Nella Storia di Giorgio Castriota la valenza di questo verbo logonimico è‘giudicare qc bene o male’ o ‘giudicare qc in modo imparziale’:

Vitézi kik láták, holtnak ítélék, IV, 206Személy nézetlen per dolgát ítéljed, VI, 207

Nel corpus analizzato, infatti, non emerge l’altra accezione di questoverbo, quella di ‘condannare’.

6. hálát ad ‘rendere grazie a (Dio)’

Con quest’espressione si tocca indubbiamente un ambito, quello delle pre-ghiere e delle altre esortazioni religiose, in cui si avverte fortemente la pre-senza del linguaggio formulare basato sulla tradizione orale. Per quanto con-cerne l’attività logonimica, invece, prendendo in considerazione i partecipan-ti dell’atto elocutorio, l’attenzione si sposta dall’emittente verso il ricevente(in questo caso rappresentato da Dio):

Nagy hálaadással evez, hazajuta, V, 87Crojában méne nagy hálaadással. VI, 72Istennek Castriot sok hálát ada. III, 268

Infine, la categoria dei logonimi referenziali-estroversi registrati nel cantosulle vicende di Giorgio Castriota si arricchisce con altri tre membri rappre-sentati rispettivamente da un verso ciascuno:

155Formularità e logonimi in un canto storico

7. állít ‘affermare’

Herceg ott volna, császár azt állítá, VI, 114

8. említ ‘menzionare’

Sok szó után a bég Szkendert említe, I, 237

9. kérked ‘boriarsi’

Hogy ellenséged kérkedjék bosszantson, VI, 226

FENOMENICI-MANIFESTI (FM)

Tra i logonimi fenomenici-manifesti sono stati registrati sia verbi chesostantivi. Questi, spesso di origine onomatopeica, c’informano sulla moda-lità, sull’intensità o meglio sulla natura fisica dell’attività elocutiva che simanifesta con uno sconvolgimento. Alcuni di questi logonimi presumonoanche una dimensione processuale-interattiva, e quindi la presenza di uninterlocutore. Tramite l’atto elocutorio di tipo perlocutivo lo stato del rice-vente viene modificato; tuttavia l’attenzione è centrata allo stesso tempoanche sulla modalità con cui il mittente esegue l’azione. Per un’analisi puòdettagliata dei termini si farà riferimento agli atti linguistici di Austin,33 percui si farà distinzione tra i logonimi locutivi che cambiano la condizione delmondo, i logonimi illocutivi che implicano la modificazione dello stato del-l’emittente e i logonimi perlocutivi che implicano invece la modificazionedello stato del ricevente.

I primi tre esempi sono dei sostantivi che appartengono da un lato alcampo semantico degli insulti e delle imprecazioni, e dall’altro al lamento:

1. szitok ‘ingiuria’2. átok ‘maledizione’

Sok szó, szitok után bajra kihíva, III, 106Minden átkot, szitkot Szkendernek monda. II, 76

33 John Langshaw AUSTIN, How To Do Things With Words, Harvard University Press,Cambridge 19782.

156 Judit Papp

Gli esempi appena esaminati illustrano nuovamente la forte sinergia trastruttura formulare e l’asindeto.

3. panasz ‘lamento’

Quando ci si lamenta, progressivamente si può arrivare addirittura all’in-distinzione delle parole, per cui chi ascolta spesso non riesce più a compren-dere le parole pronunciate. Tuttavia, per capire che si tratta di un lamento èsufficiente udire il tono della voce. Su una scala tra i logonimi referenziali-estroversi e fenomenici-manifesti nel primo esempio panasz è probabilmentepiù vicino alla prima categoria, mentre nel secondo caso sono più salientianche le manifestazioni esterne dell’atto:

Császárra sok panasz azonban juta, II, 209Panaszát felejté asszony elhoza, I, 37

4. morgódik ‘brontolare, borbottare’5. zugódik ‘brontolare, borbottare’

La coppia di questi logonimi mantiene ancora il riferimento alla personache parla borbottando tra sé e sé. L’abbinamento dei due verbi dà vita a unemistichio esasillabico, di evidente natura formulare:

Morgódék, zugódék, Balbán előbb szálla, V, 229

6. kiált ‘gridare’

In prima istanza kiált focalizza l’attenzione sulla natura fisica dell’attoelocutivo, dimostrato dal fatto che anche in casi in cui magari non si riesce adistinguere le parole pronunciate, resta comunque possibile cogliere la mani-festazione fisica. Il contenuto delle parole gridate perde la propria salienza:indipendentemente da cosa, importante è che si gridi:

Vár alatt minden nép lőne kiáltá, III, 59Haját szakállát tépi, így kiálta. VI, 244De hogy megvirrada megkiáltatá, I, 265

Un’accezione diversa – quella di ‘acclamare’ – si registra nel esempio sot-tostante in cui resta dominante l’effetto sonoro che, però, viene affiancatodalla finalità dell’atto centrata sul risultato che si ottiene acclamando qualcu-no re:

157Formularità e logonimi in un canto storico

Amzát Epirusi hercegnek monda, / Hadával királynak őt kiáltatá, IV, 264

Infine, i cinque esempi seguenti illustrano quei logonimi fenomenici-manifesti che spostano l’attenzione sul ricevente. Infatti, corrispondono adelle interazioni con gli altri, realizzate con specifiche modalità fonetiche.Molto spesso, il loro inserimento in questa particolare categoria è giustificataanche dalla loro struttura fonetica.

7. dorgál ‘ammonire’, ‘rimproverare’

Kit hogy elfelejtett dorgálja Györgyöt, II, 218

8. szid ‘sgridare, riprendere’9. fenyeget ‘minacciare’

L’atto di ‘sgridare’ o ‘riprendere’ qualcuno è accompagnato sempre da unrelativo tono di voce, mentre la minaccia o l’intimidazione non deve esserenecessariamente accompagnata da un tono riconducibile. Per questo motivoin base al contesto il verbo fenyeget potrà essere collocato o nella categoriadei logonimi fenomenici-manifesti o in qualità di una semplice interazionelinguistica in quella dei processuali-interattivi. Ne è testimonianza il terzoesempio in cui la minaccia è contenuta nelle parole scritte di una lettera:

Rútul szidja császár és fenyegeti, II, 245Várbeli nép fokról e dolgot szidja, II, 52

Ahol hatalmaddal fenyegetsz és írod, V, 185

Cfr. anche:

Dávidot rútul szidalmazni kezdé, RMKT VII,34 58 (János Torkos, HistóriaAbsolonról…)És az szent helyet rútul szidalmazta, RMKT VII, 11 (Máté Erdélyi, Szent Istvánhaláláról való ének)

34 Régi Magyar Költők Tára [Collezione di poeti ungheresi antichi], vol. VII, XVI.századbeli magyar költők művei [Opere di poeti ungheresi del Cinquecento], vol. VI,1560-1566, a cura di Áron SZILÁDY, Magyar Tudományos Akadémia, Budapest 1912.(D’ora in poi: RMKT VII.)

158 Judit Papp

10. könyörög ‘implorare’, ‘supplicare’

Végre Szkenderbégnek szépen könyörge, I, 255Castriotnak üzent, könyörög Velence, V, 161

11. unszol ‘spingere a fare qc’

Sok szép ajándékkal mindent unszola, I, 186Sokan Görög földről titkon unszolják, I, 193

PROCESSUALI-INTERATTIVI (PI)

Infine, sono qui riportati tutti i logonimi registrati nel testo che apparten-gono alla dimensione processuale-interattiva. In tutti questi casi sono evocatidiversi tipi di interazioni instaurate tra due o più parlanti o interlocutori. Siparla per colmare il vuoto tra le diverse cellule del tessuto sociale, si fannoinfinite interazioni che prevedono una loro “misurabilità” in base al loro rap-porto tra l’emittente e il ricevente.

1. szól ‘rivolgere la parola a qu’

Rispetto a quanto si è detto in precedenza, in questi casi il logonimo assu-me ancora un’altra accezione, vale a dire szól valakivel ‘rivolgere la parola aqu’, ‘parlare con qu’:

Főhadnagynak ágyában | így szóla. VI, 144Azért Murat császár | neki így szóla, II, 216Kardinálok közt | Pápának így szóla. VI, 40Hogy ne kényszerítené | sok Úrnak szóla, I, 271Végre barátinak | eképpen szóla. III, 164

Sia neki így szóla, sia eképpen szóla appartengono indubbiamente al detta-to formulare a cui il poeta può attingere durante la composizione dei suoiversi. L’espressione így szóla, invece, è un sintagma che negli emistichi esa-sillabici necessita essere completato per poter soddisfare le esigenze metrichedel componimento.

A deszpotokkal, | kik ott vannak szóla, VI, 142Császár azt nem érti, | Királlyal szóla, II, 83

Negli esempi successivi, al sostantivo szó si accosta il prefisso verbale fel-

159Formularità e logonimi in un canto storico

‘su’, dando luogo a fennszó ‘parola o discorso a voce alta’. Qui, infatti, l’a-spetto relazionale-introverso si combina con quello fenomenico-manifesto,per cui viene messa in risalto la modalità acustica dell’atto elocutivo.Fennszó è già di per sé è un logonimo, anche se spesso, con l’aggiunta delsuffisso -val diventa complemento di modo seguito dal logonimo principalevero e proprio come hív ‘chiamare’ o mond che in questa accezione significa‘definire qu in un certo modo’.

Nevén Szkenderbéget felszóval híva, IV, 197Jakabot felszóval hitetlennek monda, V, 43

A livello del significato si può ottenere pressapoco lo stesso effetto conl’utilizzo dell’aggettivo hangos ‘ad alta voce, risuonante’ nella formula han-gos szóval ‘con parole risuonanti’: la scelta tra le due possibilità può esserecondizionata dalle esigenze a livello del significante considerando la diffe-renza numerica delle sillabe.

A livello di emistichi, le formule salienti nel corpus relative a questologonimo sono nagy felszóval o felszóval kiált/mond/üvölt.

Őtet kemény harcon nevén szóra híva, / […] / Holnap hagyott helyre jöne hozzászóra, V, 37-39

2. üzen ‘mandare a dire’; üzenet ‘messaggio’

Üzen rappresenta un atto locutivo e un logonimo molto saliente nel corpusche spesso ricorre in emistichi di carattere formulare.

Vár alá hogy szálla, várban üzene, II, 25Sokfelé Szkenderbég íra, üzene, II, 177Sok szép beszéd után rútul üzené, II, 205Sok szép ajándékkal az Úr üzene, V, 67Császár üzenetén Vitéz nevete, III, 239Karaz Bék az Úrnak üzene és inte, V, 110Követemtől többet üzentem levél mellett. V, 132Castriotnak üzent, könyörög Velence, V, 161Úr csak azt üzene az ösztönt elővenné. V, 244Úrnak ezenközben a Pápa üzene, V, 205Úrnak ezenben Pasák üzenének, VI, 73

3. jelent ‘comunicare, apportare, annunciare’

Hogy gyanús ne legyen eszét jelenti. I, 124Minden dolgainak okát jelenté, I, 151

160 Judit Papp

Válaszon megijedt, de nem jelenté, II, 233Követnek Kapitány csak azt jelente, III, 231Atyjai áldását tisztességet jelente. V, 68Nagy titkon küldek neki azt jelenték. VI, 131

4. mond ‘nominare’, ‘acclamare’

In questo verso emerge un valore molto particolare del verbo mond checorrisponde a kinevez ‘nominare’. L’episodio si riferisce al momento in cuiIshak Pascià proclama Hamza-bey Principe di Epiro:

Amzát Epirusi hercegnek monda, IV, 263

Un ulteriore esempio con il verbo mond è rappresentato dall’espressionehírt mond ‘riportare una notizia’:

Az Úr azt akarja, mondjon hírt császárnak, V, 295

5. ígér ‘promettere’

Con ígér, entriamo nella sottocategoria dei logonimi illocutivi, quelli cioèche in qualche modo modificano lo stato dell’emittente.

Nel nostro testo la facoltà di promettere appartiene agli imperatori turchi eal Papa che s’impegnano con delle promesse pur di ottenere i loro obiettivi:

Császár nagyot ígér csak ki megvína. I, 76Sok gazdag országot neki ígére, I, 153Ígéré mindenre vele kész lenne, I, 231Császárnak okkal házat ígére, III, 142Mert frigyet különben ő nem ígérne. IV, 36Íra császár ennek, mindent ígére, IV, 121Azon lőn bátyjának, mert úgy ígérte, IV, 322Epirust ígérte Urat ha elhozhatná. V, 252Mindent ígére neki, mit kívánna. VI, 60

Anche i prossimi logonimi (da 6 a 10) – che qui elenchiamo soltanto –sono illocutivi:

6. fogad ‘promettere’

Ezzel fogadását ottan megszegte, I, 54Minden fogadásod mégis szolgálom, I, 166

161Formularità e logonimi in un canto storico

Urak kiki summát neki fogadnak, II, 138Kit uraknak adtak nagy fogadással. III, 136Szótok megfogadom, csak legyen jóra. III, 172Császárnak az fejét vinni fogadta, IV, 154Róla azt fogadta, bajra ki hívja, IV, 185Minden jót szerzene neki, azt fogadá, V, 38A frigy fogadását kéri, megállaná, V, 179

7. felel ‘rispondere’

Szkenderbég felálla, bátran felele, I, 78Az jó Ferdinánd király könnyes szemmel felele. V, 76Felele Szkenderbég az mi kár lett volna, V, 181Senki török szóra meg ne felelne, II, 154Válasz ez lőn, ím majd kofának megfelelne. V, 112

8. ajánl ‘offrire’

Papságnak uraknak fiát ajánla, III, 249Új Királynak magát az Úr ajánla. IV, 316Hitek, emberségek Úrnak ajánlák. II, 140Azért szolgálatom holtig ajánlom, I, 167

9. hitet ad ‘dare la propria parola’

A frigy fogadását kéri, megállaná, / Mindegyik azonról nagy erős hitet adna. V,179-180

10. válasz(ol) ‘risposta’, ‘rispondere’

Válasz belül ez lőn, hogy nappal jőne, III, 63Válasz ez lőn, ím majd kofának megfelelne. V, 112Ilyen lőn válasza, követ megjutá, II, 49Válasza lőn, attól könnyen elférne, IV, 38Válaszon megijedt, de nem jelenté, II, 233László levelére jó választ íra. II, 196Másodnap császárnak szép választ ada, III, 66

I logonimi illocutivi sono seguiti da quelli perlocutivi, che tendenzialmen-te hanno una maggiore incidenza numerica, poiché servono per instaurare deirapporti:

162 Judit Papp

11. kér ‘chiedere’

De hogy hiában ne kérjük zsoldodat, I, 95Csak most sok ügyében ne hagyná, kére, I, 155László királyt Budán kéri, ne hagyja. I, 200Summa hogy a frigyet tőle nem kérné, II, 229Mert mindenütt frigyet a vert had kérné, II, 230Hittel, szóval kérje, úgy tanácskozik. III, 120Kéri, csendesíti az Úr szép szóval, III, 134Bolgárok serege csak kegyelmet kér, III, 147Amit atyja kívánt, adaját kéri, IV, 35Az kérdő vitéz a Debrez Pasa, IV, 65Bennvalók kérének tizenhat napot, IV, 135Kéri szörnyű harcról vitézit meghívná. V, 40Kiváltképpen kérlek, hozd be ide fejedet, V, 130A frigy fogadását kéri, megállaná, V, 179Mégis Szkenderbégre kéri, menni hagyná, V, 262Csak puszta kézzel bocsássa, kéredznek, VI, 75Kárral szégyennel kéreté, ostromlá. VI, 116Szomszédságukért venne, azon kérék. VI, 132A kapitánytól várat császár kére, VI, 155

12. tanács ‘consiglio’, ‘consigliere’, ‘discussione’, tanácskozik ‘discutere’

a)Tanáccsal, ésszel mellette legyetek, VI, 174Szóla Dobroniki érsek tanács képe, V, 162Hirtelen dolgon gyors esze tanácsa, VI, 262Azonban tanácsát igen titkolja, I, 197Török dolgát, tanácsát, mindent én értek, II, 131

b)Mindenfelől vele úgy tanácskodék, IV, 243Hittel, szóval kérje, úgy tanácskozik. III, 120

c)A tanács ezt mondja, ez kis kár volna, II, 77Velencei tanács erről gondola, II, 339Velence tanácsa költséggel eltartaná. V, 168Régi szent tanácsát ám elindíta, I, 213Róla tanácsuk lőn, megadják vala, II, 45Jó hadnagy tanácsát megismere. IV, 260

Vagyon nagy tanácsban az Úr táborban, II, 53Aggnő módra vén bég még tanácsot tarta, V, 114

163Formularità e logonimi in un canto storico

13. int ‘avvertire, ammonire’; magához int ‘chiamare a sé’

Vitéz Szkenderbéget ám hozzá inte, I, 99Inti mellé jönni mindjárt ha lehet. II, 184Egész kereszténység őtet intené, II, 191Tiszttartót mindenről itt is meginté, III, 25Ím sok tréfa után a vitézt inté, IV, 109Karaz bég az Úrnak üzene és inte, V, 110A régi barátság engem erre intet, V, 197Reád nagy hada megyen, téged megintlek, V, 198Titeket azért Uraim most intlek, VI, 165Inti, mint lehet, vitéz kisietne, VI, 237

14. bátorít ‘incoraggiare’

Hadát nagy szép szókkal megbátorítá. II, 148Igen bátoríták mind az rendeket, II, 278Népet bátorítván semmit nem tarta, II, 311Ország felgyűlt népét megbátorítá, III, 19Ezen minden népét Úr bátorítá, IV, 201Azon a bús császárt a pór bátorítja, V, 261Népét bátorítá, a törökre szálla, V, 270

15. hív ‘chiamare per nome’; kihív ‘sfidare’; szóra hív ‘invitare a parlare’;meghív ‘richiamare (dal combattimento)

Kit törökök hívtak jó Szkenderbégnek. I, 8Mert ő Murát császárt atyjának hívta. I, 144Branakontnak hívták vitéz hű szolga, III, 194Nevén Szkenderbéget felszóval híva, IV, 197

Őtet kemény harcon nevén szóra híva, V, 37

Forgódik egy Szkíta, mindent hív bajra, I, 73Róla azt fogadta, bajra kihívja, IV, 185Egy fő török köztük bajvívót híva, IV, 194Sok csatával harcra az Úr ki nem hívhatta. V, 272

Zsákmányra táborban mindent hívának, IV, 150

A szép szabadságra föld népét hívja, I, 283

Kéri szörnyű harcról vitézit meghívná. V, 283

164 Judit Papp

16. szólít ‘chiamare, invitare’

Seregét szólítá, György tartóztatá, I, 257Crojában minden rend gyűlne szólának, II, 4Császár Ali Pasát ám beszólíttatá, II, 141Búsult, beszólítá titkos tanácsát, III, 2Országa erejét egyben szólítá. III, 52Jó szomszédságát szükségkor szólítá, VI, 35Velence követét velük beszólítá, VI, 143

17. üdvözöl ‘salutare’

Udvarával császár sokkal üdvözlé, I, 110Urak, fejedelmek őtet üdvözlék, IV, 23Énekkel, örömmel őtet üdvözlék, IV, 266

18. köszön(t) ‘ringraziare’; ‘salutare’

Köszöni hűségüket úrfi azoknak, I, 195Sok olasz herceggel nagy szépen köszönte, V, 66Köszöne Szkenderbég, ezen elindula, V, 85Ezeket nekem így köszönhetitek, VI, 193

19. dicsér ‘lodare’

Legfeljebb dicséri vitéz népünket, II, 118Dicséri, örüli jó szerencséjét, II, 181Nagy dicséretet vőn, mint vitéz ember, III, 146Sok királlyal Pápa urat dicséri, IV, 298Tőn nagy dicséretet Szkenderbég felőle, V, 15

20. parancsol ‘comandare’

Végekben parancsol, minden vigyázna, II, 146Úgy parancsol császár, csendesen csellegne, V, 89Hadra ne vinnék, igen parancsolja, VI, 127

21. csendesít ‘azzittire’

Kéri, csendesíti az Úr szép szóval, III, 134Építé Croját, népét csendesíté, VI, 93

165Formularità e logonimi in un canto storico

22. megkeresztel ‘battezzare’

Megkeresztelkedék, ki hitét vallá, II, 51Két dologgal székét megkeresztelé, IV, 3

23. rendel ‘ordinare’

Elrendelék urak a seregeket, II, 277Seregét rendelé ottan öklele, IV, 83Míg menni seregét Pasa rendelé, IV, 281

24. beszél ‘parlare a’

Szkenderbéggel császár szemben beszélé, I, 150

Infine, bisogna porre in evidenza alcuni logonimi che rispetto agli altrihanno uno statuto un po’ particolare. Un primo gruppo pone l’accento sullastraordinaria valenza di non esserci, cioè sulla mancanza dell’atto elocutivo(hallgat ‘tacere’) o la cessazione di un qualche forma di parlare (megnémul‘smettere di parlare’). Queste occorrenze rappresentano le diverse modalità esituazioni del silenzio:

Balbán igen hallgat, mert Jakabot várja, V, 271Beszéden Castriot soká hallgatá, III, 163A hírre bújában csak megnémula, II, 74

Un secondo gruppo di verbi logonimici è costituito dai verbi di percezio-ne. Nel testo analizzato si registra un numero cospicuo di occorrenze di hall‘udire’, ‘sentire’ e hallgat ‘ascoltare’:

Ki hallott Sándornál hatalmasb királyt, I, 1Tőled Uram bizony nagy néven hallom, I, 165Dolgát Castriotnak császár hogy hallá, II, 73Másfelől Lászlónak nagy hadát hallá, II, 79Magyarok vérhasát azután hallá, II, 86Urak és vitézek minden meghallja, II, 110Vígan minden rendek Úr szavát hallák, II, 137Velencének hadát azonban halla, II, 271Hogy új város vesztét Castriot hallá, II, 322Tiszttartók városban meghallgassátok, III, 121Én a házasságról sokat hallottam, III, 165Mert mindenütt hallják vitézi hírét, III, 179Ifjú fia Memhet ott áll hallgatja, III, 248Ti nemesek, Urak meghallgassátok, IV, 13

166 Judit Papp

Gyűlésben Castriot hallá, felálla, IV, 67Dobját, trombitáját mihelyt hallaná. IV, 72Császár csendességét Castriot hallá, IV, 126Akiket atyámtól és hírrel hallottam, V, 77A követ beszédét az ország meghallá, V, 133Kavarok nagy hadát Mahomet császár hallja, V, 175E nagy keserves hírt Castriot hogy hallja, V, 219Zajt, nyerítést hallá, nagy szertelen mozdula. V, 248Látni és hallani minden rend kiomla, V, 297Császár hatalmát szentséged hallotta, VI, 41Útjukat néppel megállotta, félnek, VI, 74

Questa breve rassegna dei logonimi ungheresi della Storia di GiorgioCastriota termina con gli esempi che mettono in evidenza la capacità dellasintesi relazionale che ovviamente è strettamente legata alle attività elocutivee che quindi pongono l’accento sulla sfera del significato. In ungherese illogonimo corrispondente è ért o megért ‘comprendere’, ‘capire’:

Második Sándornak dolgát értsétek, I, 7Érte mi jövendő herceg, ezt monda, I, 33Annyi mint Sándor Úr, hogy minden értse. I, 56Jól érti mind Szkender az álnokságot, I, 159Minden álnokságát vitéz megérte, I, 191Ravasz török dolga, az Urat azt érté, II, 65Császár azt nem érti, királlyal szóla, II, 83Ott nám udvarából mindent megérte, II, 101Török dolgát, tanácsát mindent én értek, II, 131Dolgát László király mind megértette, II, 179De hogy a harc meglőtt azonban érté, II, 206Érti hova készül, meg sem rettene. III, 8Hogy amit kívánna, mindent értene. III, 64Érti hogy elfáradt esze ereje. III, 240Az egész föld népe hogy azt értené, IV, 30Álnokságát az Úr töröknek érte, IV, 37Bátyja ravaszságát monda értené, IV, 283Jakab hada rendjét mikor mind megérté, V, 58

Sommando le varie occorrenze dei logonimi in base alle suddette quattrocategorie, otteniamo il seguente risultato: i logonimi relazionali-introversi intotale sono 131, quelli referenziali-estroversi sono 56, i processuali-interattivisono 159 ed infine i fenomenici-manifesti sono 20.

Nel corpus dominano senza alcun dubbio i logonimi relazionali-introversie quelli processuali-interattivi: ciò significa che da una parte l’attenzione èfocalizzata su un dire che descrive sé stesso (mediante l’uso di 14 diversilemmi) e dall’altra emerge chiaramente, invece, la dimensione di diverseforme di interazione linguistica. I logonimi di questa categoria sono esempli-

167Formularità e logonimi in un canto storico

ficati mediante un numero abbastanza elevato di vocaboli (o meglio ‘nuclei’)diversi (tot. 27 emergenze), per un totale di 159 occorrenze.

In base al loro numero di occorrenze, i logonimi più salienti nel corpussono i seguenti: hír ‘notizia’; ‘fama’ (30); mond ‘dire’ (38); szó ‘parola’ (24);ír ‘scrivere’ (20); kér ‘chiedere’ (19); beszél ‘parlare’ (14).

Sicuramente si evidenziano i tre principali logonimi ungheresi: szól, monde beszél. Emerge con altrettanta forza la dimensione della comunicazionescritta, in particolar modo quella basilare della corrispondenza epistolare. Esoprattutto viene messa in luce anche un’altra modalità della comunicazionea distanza che però non avviene mediante lettere, ma a voce, grazie al ruoloricoperto dai messaggeri. Viene quindi confermato il valore intrinseco della‘notizia’, della ‘fama’ e della ‘reputazione’ e, infine, emerge con una certaforza anche la dimensione del ‘promettere’: e forse questo logonimo è pro-prio quello meno predicibile nel testo che si è cercato di analizzare.