Fondazione CRUI CAPITOLO PRIMO

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Il progetto di un’analisi comparativa sui regolamenti didattici, oggetto della presente pubblicazione, èdi Emanuela Stefani (CRUI); sue l’impostazione del volume e la redazione del testo.Di Giunio Luzzatto (Cared, Università di Genova), con la collaborazione di Marzia Modonesi, i criteriper l’analisi dei regolamenti didattici e le note di sintesi. E’ a loro che si deve l’individuazione dellepossibili aree di comparabilità dei regolamenti didattici e la definizione delle voci ad esse associate;nonché la progettazione della griglia di rilevazione per la comparazione delle singole voci.Di Maria Rita Porceddu (Fondazione CRUI) la rilevazione dei regolamenti didattici di ateneo e deiprincipali atti normativi universitari (statuti e regolamenti generali); l’individuazione dei criteri per lasistematizzazione dei vari articoli nella griglia di rilevazione; la definizione delle specifiche per larealizzazione del CD e la Guida alla lettura di quest’ultimo.Di Inforservice srl la realizzazione della base di dati e l’interfaccia grafica del CD.

Copyright 2003 by Fondazione CRUI, Roma, Italywww.fondazionecrui.itTutti i diritti riservati.E’ vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo effettuata,compresa la fotocopia, non autorizzata dalla Fondazione CRUI.

Editing: Marina Delli Quadri

Finito di stampare nel mese di luglio 2003dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M.Via S. Romano in Garfagnana, 2300148 Roma - tel. 066530467e-mail: [email protected]

I regolamenti didattici:uno strumento per dare corpo

all’autonomia

II Volume

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Fondazione CRUI V

INDICE

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.VII

CAPITOLO PRIMO

La Banca dati dei Regolamenti Didattici di Ateneo

1.1. Il Regolamento Didattico di Ateneo, parte generale, nel

D.M. 509/99 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1

1.2. Il significato e le potenzialità del Regolamento Didattico

di Ateneo (RDA) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3

CAPITOLO SECONDO

La metodologia utilizzata: una griglia di analisi dei RDA

2.1. Le voci desunte dal D.M. 509/99 e da altre normative . . . . . . . . . » 5

2.2. Le tematiche aggiuntive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26

CAPITOLO TERZO

L’analisi delle soluzioni adottate dai singoli Atenei

3.1. La collocazione dei RDA nelle voci e nelle tematiche aggiuntive

della griglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29

3.2. Le note di sintesi sui principali punti emersi nell’esame

delle diverse Voci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30

Fondazione CRUI VII

INTRODUZIONE

L’esame della parte generale dei Regolamenti Didattici di Ateneo (RDA)

fornisce un insieme di indicazioni, che qui si riassumono e che -tra l’altro-

convalidano molte delle considerazioni sviluppate nel documento 22 maggio 2003

della CRUI relativo alla riforma didattica: in primis, l’esigenza di partire da un

attento monitoraggio dell’attuazione che il D.M.509 ha avuto. Al proposito, non va

mai dimenticato che questo si colloca nella logica dell’autonomia: protagoniste sono

le università, sicché il primo oggetto di analisi devono essere le normative che le

università stesse si sono date.

Va aggiunto, e la presente analisi fornisce specifici elementi al riguardo, che

occorre anche verificare se quelle carenze che sono verificabili siano conseguenza

di norme del D.M.509 che appaiano perciò da modificare, o dipendano invece da

insufficienze o errori nell’applicazione di esse. Occorre inoltre rilevare che gli atenei

possono autonomamente darsi tutte le regole e assumere tutte le decisioni che non

siano in contrasto con esplicite norme nazionali; queste vanno perciò modificate

solo se impediscono scelte che si vogliono invece consentire (o, in eventuali casi che

devono essere attentamente meditati, imporre).

In sintesi, l’analisi svolta mostra anzitutto che aver responsabilizzato le università

quali protagoniste, non solo dell’attività didattica ma anche della definizione del

contesto normativo entro il quale essa deve svolgersi, ha innescato un meccanismo di

grande interesse. In vari casi, vi sono soluzioni e scelte interessanti, non ovvie, per le

quali quanto adottato in un RDA può costituire utile spunto per le riflessioni di altri.

Queste good practices sono state messe in rilievo nel CD allegato e nella Banca dati

on line nei quali i RDA sono riportati e analizzati; si è trattato anzi di una delle

principali finalità del lavoro. Le note di sintesi premesse a ognuna delle diverse voci

sulle quali è articolata la griglia di analisi dei RDA evidenziano alcuni tra gli elementi

più innovativi, o comunque significativi, presenti nelle soluzioni adottate dagli atenei.

Al contempo, vi sono anche talune insufficienze -in larga misura motivate

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dall’urgenza con cui questa prima stesura dei RDA ha dovuto essere compiuta-, che

richiedono ulteriore impegno delle università. In relazione a ciò, appare opportuno

che, anche a prescindere da eventuali modifiche che intervengano nella normativa

nazionale di riferimento, gli atenei considerino con atteggiamento aperto la

possibilità di integrare e modificare questa prima stesura, sulla base

dell’esperienza. Le procedure di variazione non sono particolarmente complicate, e

considerare la propria normativa interna non come una gabbia, ma come un insieme

di regole rigorose da un lato, ma capaci di evolversi dall’altro, dovrebbe entrare

nella logica dell’autonomia.

In particolare, questioni che avrebbero dovuto essere disciplinate nel RDA (v.

l’elenco al comma 7 dell’art.11 D.M. 509) sono state spesso da essi demandate alla

regolamentazione delle singole facoltà o di altre strutture didattiche. Può essere

comprensibile che si ritenesse opportuna una prima fase di elaborazione da parte

delle stesse, ma in termini permanenti l’assenza di una normativa di ateneo non solo

è formalmente irregolare, ma rischia di caratterizzare l’autonomia in termini

frammentati, come se l’università fosse una confederazione di strutture

indipendenti.

E’ opportuno osservare che l’esame della parte generale dei RDA non consente

certo di comprendere tutti gli aspetti della concreta attuazione della riforma. Infatti

solo una analisi degli Ordinamenti didattici adottati, Classe per Classe, potrebbe far

emergere indicazioni importanti circa i modi in cui sono state affrontate le questioni

direttamente riferibili agli specifici contenuti didattici, e in particolare quelle più

controverse, quali ad esempio le seguenti: effettiva flessibilità, o meno, che i

prospetti delle Classi consentono; -rapporti tra i crediti assegnati nei singoli

Ordinamenti alle tipologie - da a) a f) - previste nell’art. 10 del D.M.509;

organizzazione di curricula differenziati, anche in relazione a diversi pesi tra

attività formative più teoriche e attività a carattere più applicativo; istituzione

di Corsi di studio con caratterizzazione interdisciplinare, o comunque di

curricula con significative presenze di aree disciplinari diverse; rapporti tra le

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lauree e le lauree specialistiche; individuazione della preparazione richiesta per

l’accesso. Si comprende, da questa lista, che i temi attualmente in discussione

relativamente a possibili modifiche nella riforma didattica fanno riferimento, più

che al Decreto 509, all’organizzazione che è stata data alle singole Classi e ai singoli

Ordinamenti. In relazione a quanto sopra rilevato, questo esame dei singoli

Ordinamenti diviene importante anche perché talora sono state affrontate all’interno

di tali Ordinamenti anche questioni che rientrerebbero nelle tematiche a carattere

generale.

Chi, nelle università, ha lavorato sugli Ordinamenti didattici (Conferenze dei

Presidi, Coordinamenti nazionali dei Corsi di studio di una medesima Classe, etc.)

può trovare, nel lavoro qui presentato, elementi che sarebbero di grande utilità se si

volessero svolgere -con metodologia analoga, e con l’utilizzo di alcuni dei materiali

qui già raccolti- specifiche analisi di settore. La CRUI mette così a disposizione

degli atenei, e di chi in essi opera, oltre alla elaborazione compiuta sulla parte

generale dei RDA anche un know-how utilizzabile nei diversi contesti delle singole

aree dell’offerta didattica.

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CAPITOLO PRIMO

La Banca dati dei Regolamenti Didattici di Ateneo

1.1 IL REGOLAMENTO DIDATTICO DI ATENEO, PARTE GENERALE, NEL DM 509/1999

La norma che prevede il Regolamento Didattico di Ateneo (RDA) quale

strumento per disciplinare “l’ordinamento degli studi” dei diversi Corsi universitari

è contenuta nella legge 341/1990 (Art.11, comma 1); la stessa legge ha previsto però

(Art.9, comma 1) che decreti ministeriali definiscano “gli ordinamenti didattici” dei

Corsi stessi e “le rispettive tabelle”. La sottile distinzione tra ordinamento didattico

(nazionale) e ordinamento degli studi (locale) avrebbe dovuto corrispondere a

tabelle che, come indicato al comma 2 dello stesso Art.9, avessero una struttura a

maglie larghe; in particolare, queste non avrebbero dovuto individuare in dettaglio

gli insegnamenti.

Di fatto, l’attuazione della legge 341 tramite decreti ministeriali su conforme

parere del CUN ha imposto invece maglie strettissime, entro le quali l’autonomia

delle università era -con pochissime eccezioni relative a singole tabelle più

flessibili- sostanzialmente nulla. L’espressione, che era comunemente in uso nelle

università, “inserire nella normativa interna il recepimento delle tabelle degli

ordinamenti didattici”, è pienamente indicativa di tale situazione.

Di fronte a questa situazione, la legge 127/1997 ha introdotto l’autonomia

didattica attraverso una precisa scelta: l’articolo 11 è stato confermato, l’articolo 9

della legge 341 è stato abrogato, e con esso le tabelle. L’ordinamento degli studi,

come deliberato dall’ateneo, costituisce esso stesso l’ordinamento didattico; il

vincolo nazionale è determinato dalla conformità a “Criteri generali” definiti “con

uno o più decreti del Ministro”.

Appare molto significativo il fatto che la possibilità, per tali Criteri generali, di

innovare rispetto alla previgente normativa universitaria è stata ampliata, con

modifiche alla formulazione iniziale del 1997, da due leggi del 1999; l’elaborazione,

da parte dell’apposito gruppo di lavoro, di tali Criteri aveva mostrato la sussistenza

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di vincoli legislativi inopportuni, suggerendo così la relativa eliminazione1.

Gli “uno o più decreti” relativi alla definizione dei Criteri sono stati attuati

distinguendo un decreto generale, a carattere regolamentale, e successivi decreti

specifici, relativi alle diverse tipologie di Corsi di studio. Il decreto generale è il

D.M. 3.11.1999, n.509, Regolamento recante norme concernenti l’autonomia

didattica degli atenei. I decreti specifici sono, al momento, quelli su 42 Classi di

lauree (4.8.2000), su 104 Classi di lauree specialistiche (28.11.2000), sulle Classi

per le professioni sanitarie (2.4.2001), sulla Classe per le Scienze della difesa e della

sicurezza.(12.4.2001); altri potranno seguire (e, trascorso un triennio

dall’emanazione, anche quelli esistenti potranno essere modificati).

Il RDA, già previsto dalla legge 341 del 1990 ma in essa poco significativo per i

motivi sopra ricordati, acquista corpo attraverso le scelte che esplicitamente l’Art.11

del Regolamento 509/1999 ad esso demanda. In particolare, tale articolo distingue tra

gli aspetti di organizzazione dell’attività didattica comuni ai Corsi di studio,

destinati a costituire una “parte generale” del RDA, e gli ordinamenti didattici dei

singoli Corsi; vengono inoltre precisati gli oggetti che costituiscono i contenuti di tali

ordinamenti. Simmetricamente, il successivo Art.12 del Regolamento 509 precisa poi

quali siano invece gli “aspetti organizzativi” dei Corsi, la cui disciplina verrà

collocata nei regolamenti didattici dei Corsi di studio (anch’essi già previsti, nel

quadro definito dalla legge 341/1990, all’Art.11, comma 2).

La distinzione tra contenuti degli ordinamenti, inseriti nel RDA, e contenuti dei

regolamenti dei Corsi è di grande peso, poiché diverse sono le procedure di

elaborazione e soprattutto di approvazione dei due tipi di regolamento: il decreto

rettorale di emanazione del RDA richiede una preventiva approvazione da parte del

MIUR, sentito il CUN, mentre la procedura di approvazione dei regolamenti dei

1. V. i successivi testi (Art.17, comma 95 della L.127/1997; Art.1, comma 15 della L.4/1999;Art.6, comma 7, della L.3701999), con un commento sul significato di tali modifiche, inG.Luzzatto, 2001: l’Odissea dell’università nuova, La Nuova Italia 2001, pp.250-254.

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Corsi di studio è interamente interna all’ateneo (secondo norme definite dallo

Statuto della singola università).

1.2 IL SIGNIFICATO E LE POTENZIALITÀ DEL REGOLAMENTO DIDATTICO DI ATENEO

(RDA)

Il dibattito che ha accompagnato e seguito l’attuazione della legge 127/1997 (e

successive modifiche) ha coinvolto molto ampiamente non solo gli organismi

governativi e accademici, ma anche -come era giusto- singoli studiosi, universitari

e no. Nel corso di tale dibattito alcuni critici hanno ritenuto di rilevare una

contraddizione tra l’idea generale di autonomia didattica delle università e norme

piuttosto dettagliate presenti nel Regolamento 509.

Una analisi puntuale mostra che, in realtà, tale Regolamento rispetta pienamente il

concetto di Criteri generali presente nella legge; al contempo, esso tiene conto del

fatto che la collocazione delle università, anziché del Ministero, al centro del sistema

normativo costituisce -come è stato detto da molti- una vera e propria rivoluzione

copernicana, che carica di rilevanti responsabilità le università stesse. Relativamente a

molti aspetti, il Regolamento non individua perciò soluzioni dettagliate, ma enuncia

molto esplicitamente l’esigenza che ogni ateneo adotti la necessaria normativa.

Questa normativa costituisce la parte generale (“aspetti di organizzazione

dell’attività didattica comuni ai Corsi di studio”) dei RDA. La rilevanza di essa si

connette ad una indicazione di fondo, già presente nella legge 168/1989 che ha

definito l’autonomia statutaria delle università: è l’ateneo che ha personalità

giuridica, e conseguentemente è tale istituzione, e non separatamente le singole

strutture che in esso operano, ad avere “autonomia didattica, scientifica,

organizzativa, finanziaria e contabile”.

Conseguentemente, la parte generale dei RDA rappresenta il fulcro

dell’attuazione dell’autonomia didattica delle università. La Fondazione CRUI ha

ritenuto quindi utile costruire per essi una Banca Dati, che verrà aggiornata

ogniqualvolta un RDA verrà modificato.

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Nell’esaminare i RDA non si può prescindere dalla considerazione sul tempo, di

fatto meno di un anno, che le università avevano a disposizione per costruirne la

parte generale: la definizione di questa era infatti una condizione preliminare per

poter poi disporre gli ordinamenti dei singoli Corsi di studio, ed era generalizzata la

volontà di attuare questi ultimi con l’inizio dell’anno accademico 2001-2002.

Peraltro, nonostante queste ristrettezze nei tempi di elaborazione i RDA forniscono

spesso esempi di scelte ben precisate, di soluzioni originali, di strutture costruite con

metodo.

Per gli atenei, la presente Banca Dati costituisce anzitutto uno strumento

finalizzato alla conoscenza reciproca: autonomia non significa ignorarsi, ma fare

proprie scelte consapevoli, sulla base della più ampia messe di informazioni, tra le

quali sono incluse le notizie sulle scelte altrui.

La ricchezza di informazioni costituisce, a sua volta, uno stimolo al permanente

miglioramento; poiché le procedure di revisione dei RDA sono sufficientemente

agili, è possibile colmare rapidamente anche le eventuali carenze dovute ai tempi

ristretti che venivano ricordati pocanzi. La Banca Dati può aiutare a far sì che le best

practices, le formulazioni più significative, forniscano materia per tali revisioni; in

una logica di competizione virtuosa tra gli atenei.

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CAPITOLO SECONDO

La metodologia utilizzata: una griglia di analisi dei RDA

2.1 LE VOCI DESUNTE DAL DM 509/1999 E DA ALTRE NORMATIVE

La metodologia utilizzata nel costruire la Banca Dati si è basata sull’esigenza di

consentire all’utente una interrogazione sui contenuti di proprio interesse.

Per la costruzione di una griglia di analisi dei RDA utile a tal fine non erano

direttamente utilizzabili i singoli articoli o commi del Regolamento 509/1999.

Infatti i singoli RDA hanno organizzato i propri contenuti, anche quando questi si

ricollegano direttamente al DM 509, nell’ordine più vario, e con i collegamenti più

diversi: il che era inevitabile, non essendo stato previsto (opportunamente!) alcuno

schema-tipo, ed era positivo nella misura in cui la stessa struttura del RDA può

corrispondere ad una strategia dell’ateneo, ad una interpretazione che esso dà della

propria mission.

E’ stato perciò necessario classificare i contenuti secondo voci desunte dallo

stesso DM 509, allo scopo di reperire poi, nei singoli RDA, gli articoli nei quali tali

voci vengono trattate. Seguendo la traccia fornita dal Regolamento 509, sono state

individuate, e qui riportate nel Prospetto 1, 35 voci2, che coprono non solo l’articolo

11 -specificamente dedicato ai RDA- ma l’intero Regolamento, eccettuati i soli

articoli 2, 4, 10; con l’eccezione di questi ultimi, tutti gli articoli del Regolamento

chiamano infatti in causa i RDA, o comunque sono stati ripresi nei RDA stessi3.

2 Le voci sono poi risultate 36, essendosi aggiunta la voce V.3 in relazione alle ulteriori fontinormative di cui si dirà poco oltre (Prospetto 2).

3 In realtà, l’articolo 4, Classi di corsi di studio, pur relativo esclusivamente alla normativanazionale è stato ripreso in alcuni RDA, così come i commi 3,4,5 dell’articolo 6, Requisiti diammissione ai Corsi di studio; per tali argomenti è stata perciò inserita nel Prospetto 1 unaAppendice. I due articoli che non vi è stato motivo di considerare nella griglia sono l’art.2,Finalità, che definisce gli obiettivi del Regolamento nazionale (e ribadisce poi l’obbligo per leuniversità di disciplinare i propri Ordinamenti Didattici in conformità ad esso), e l’art.10,Obiettivi e attività formative qualificanti delle Classi, che individua i Criteri generali per lacaratterizzazione, nei successivi decreti ministeriali, delle Classi di Corsi di studio.

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Prospetto 1 – L’articolazione in voci del DM 509/1999

Articolo, ed eventualmente comma, del D.M. 509 Voce

1 Definizioni V.1 Definizioni

(2 Finalità )

3 Titoli e Corsi di studio

c.1,2,3,4,5,6,7,8 V.2 Titoli e corsi di studio

c.9 V.4 Conferimento di titoli accademici congiuntamente con altri atenei

4 Classi di Corsi di studio Appendice

5 Crediti formativi universitari

c.1,2,3,4,7 V.5 Crediti formativi universitari

c.5 V.6 Riconoscimento di crediti

c.6 V.7 Verifiche periodiche e numero minimo di crediti in tempi determinati

6 Requisiti di ammissione ai Corsi di studio

c.1 V.8 Verifiche della preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea, anche nei casi di numero programmato

c.2 V.9 Verifiche della personale preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea specialistica

c.3,4,5 Appendice

c.6 V.10 Riconoscimento di titolo di studio conseguiti all’estero

7 Conseguimento dei titoli di studio V.11 Conseguimento dei titoli di studio

c.1 V.12 Modalità per la verifica della conoscenza di una lingua europea

8 Durata normale dei corsi di studio V.13 Durata normale dei Corsi di studio

9 Istituzione e attivazione dei corsi di studio

c.1,2 V.14 Istituzione, attivazione e disattivazione dei Corsi di studio

c.3 V.15 Condizioni per istituzione laurea specialistica

c.4 V.16 Validità crediti di laurea per prosecuzioni

(10 Obiettivi e attività formative qualificanti delle Classi)

11 Regolamenti didattici di ateneo

c.1,2 V.17 Regolamenti didattici di ateneo. Procedure

c.3 V.18 Quadro dell’ordinamento didattico

c.4 V.19 Consultazione con organizzazioni esterne

c.5 V.20 Tesi per laurea specialistica

c.6 V.21 Pluralità di corsi appartenenti alla medesima Classe

c.7,a) V.22 Collegialità per programmazione, coordinamento e verifica attività formative

c.7,b) V.23 Compiti didattici dei docenti universitari

c.7,c),d) V.24 Verifiche del profitto

V.25 Prova finale e conferimento dei titoli accademici

c.7,e) V.8 Verifiche della preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea, anche nei casi di numero programmato

c.7,e) V.9 Verifiche della personale preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea specialistica

Fondazione CRUI 7

Anche se la maggior parte delle voci sulle quali è risultato opportuno articolare

la griglia di analisi dei RDA è direttamente riconducibile al Regolamento 509/1999,

esso non costituisce l’unica fonte normativa posta alla base degli stessi RDA. Vi

sono anche alcune regole generali stabilite dalla già ricordata legge 341/1990; vi

sono norme introdotte dalla legge 370/1999, Disposizioni in materia di università e

di ricerca scientifica e tecnologica; vi sono, infine, indicazioni derivanti dai decreti

ministeriali successivi al Regolamento, cioè il D.M. 4.8.2000, Determinazione delle

classi delle lauree universitarie, ed il D.M.28.11.2000, Determinazione delle classi

delle lauree specialistiche.

Il Prospetto 2, nel presentare -prima colonna- il quadro completo delle voci,

riporta perciò accanto ad ognuna di esse, nella seconda colonna, il testo della

corrispondente norma presente nel Regolamento 509; quando la voce trova

fondamento anche in norme delle altri fonti citate, queste vengono a loro volta

riportate nella terza colonna. Tale terza colonna è talora utilizzata anche per alcune

osservazioni tecniche.

c.7,f) V.4 Conferimento di titoli accademici congiuntamentecon altri atenei

c.7,g) V.26 Attività di orientamento e tutorato

c.7,h) V.27 Modalità delle attività formative per studentinon a tempo pieno

c.7,i) V.28 Individuazione dei responsabili per ogni attività

c.7,l) V.29 Valutazione qualità delle attività svolte

c.7,m) V.30 Forme di pubblicità di procedimenti e decisioni

c.7,n) V.4 Conferimento di titoli accademici congiuntamente con altri atenei

V.25 Prova finale e conferimento dei titoli accademici

c.8 V.31 Supplemento al diploma

c.9 V.32 Riordino e disciplina delle procedure amministrative relative alle carriere degli studenti

12 Regolamenti didattici dei Corsi di studio

c.1,4 V.33 Regolamenti didattici dei Corsi di studio: procedure

c.2 V.34 Regolamenti didattici dei Corsi di studio: contenuti

c.3 V.35 Coerenza tra crediti ed obiettivi formativi e commissioni per la didattica

13 Norme transitorie e finali V.36 Norme transitorie e finali

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Prospetto 2 - Il quadro completo delle vociV

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esso

di

adeg

uata

prep

araz

ione

iniz

iale

per

l’ac

quis

izio

ne d

i con

osce

nze

ed a

bilit

à ne

lle a

ttivi

tà f

orm

ativ

epr

evis

te d

agli

ordi

nam

enti

dida

ttici

dei

cor

si d

i stu

dio;

m)

per

obie

ttivi

for

mat

ivi,

l’in

siem

e di

con

osce

nze

e ab

ilità

che

car

atte

rizz

ano

il pr

ofilo

cultu

rale

e p

rofe

ssio

nale

, al c

onse

guim

ento

del

le q

uali

il co

rso

di s

tudi

o è

fina

lizza

to;

n) p

er o

rdin

amen

to d

idat

tico

di u

n co

rso

di s

tudi

o, l’

insi

eme

delle

nor

me

che

rego

lano

i cur

ricu

lade

l cor

so d

i stu

dio,

com

e sp

ecif

icat

o ne

ll’ar

ticol

o 11

;

o) p

er a

ttivi

tà f

orm

ativ

a, o

gni

attiv

ità o

rgan

izza

ta o

pre

vist

a da

lle u

nive

rsità

al

fine

di

assi

cura

re l

a fo

rmaz

ione

cul

tura

le e

pro

fess

iona

le d

egli

stud

enti,

con

rif

erim

ento

, tr

al’

altr

o, a

i cor

si d

i ins

egna

men

to, a

i sem

inar

i, al

le e

serc

itazi

oni p

ratic

he o

di l

abor

ator

io,

alle

atti

vità

did

attic

he a

pic

coli

grup

pi,

al t

utor

ato,

all’

orie

ntam

ento

, ai

tir

ocin

i, ai

prog

etti,

alle

tesi

, alle

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vità

di s

tudi

o in

divi

dual

e e

di a

utoa

ppre

ndim

ento

;

p) p

er c

urri

culu

m, l

’ins

iem

e de

lle a

ttivi

tà f

orm

ativ

e un

iver

sita

rie

ed e

xtra

univ

ersi

tari

esp

ecif

icat

e ne

l re

gola

men

to d

idat

tico

del

cors

o di

stu

dio

al f

ine

del

cons

egui

men

to d

elre

lativ

o tit

olo.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

Fondazione CRUI 9

V. 2

Arg

omen

toT

itol

i e C

orsi

di S

tudi

o.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 3, c

.1, 2

, 3, 4

, 5, 6

, 7, 8

1. L

e un

iver

sità

rila

scia

no i

segu

enti

titol

i di p

rim

o e

di s

econ

do li

vello

:

laur

ea (

L)

laur

ea s

peci

alis

tica

(LS)

.

2. L

e un

iver

sità

rila

scia

no a

ltres

ì il d

iplo

ma

di s

peci

aliz

zazi

one

(DS)

e il

dot

tora

to d

iri

cerc

a (D

R).

3. L

a la

urea

, la

laur

ea s

peci

alis

tica,

il d

iplo

ma

di s

peci

aliz

zazi

one

e il

dotto

rato

di r

icer

caso

no c

onse

guiti

al t

erm

ine,

ris

petti

vam

ente

, dei

cor

si d

i lau

rea,

di l

aure

a sp

ecia

listic

a, d

isp

ecia

lizza

zion

e e

di d

otto

rato

di r

icer

ca is

titui

ti da

lle u

nive

rsità

.

4. I

l cor

so d

i lau

rea

ha l’

obie

ttivo

di a

ssic

urar

e al

lo s

tude

nte

un’a

degu

ata

padr

onan

za d

im

etod

i e c

onte

nuti

scie

ntif

ici g

ener

ali,

nonc

hé l’

acqu

isiz

ione

di s

peci

fich

e co

nosc

enze

prof

essi

onal

i.

5. I

l cor

so d

i lau

rea

spec

ialis

tica

ha l’

obie

ttivo

di f

orni

re a

llo s

tude

nte

una

form

azio

ne d

iliv

ello

ava

nzat

o pe

r l’

eser

cizi

o di

atti

vità

di e

leva

ta q

ualif

icaz

ione

in a

mbi

ti sp

ecif

ici.

6. I

l cor

so d

i spe

cial

izza

zion

e ha

l’ob

ietti

vo d

i for

nire

allo

stu

dent

e co

nosc

enze

e a

bilit

àpe

r fu

nzio

ni r

ichi

este

nel

l’es

erci

zio

di p

artic

olar

i atti

vità

pro

fess

iona

li e

può

esse

reis

titui

to e

sclu

siva

men

te in

app

licaz

ione

di s

peci

fich

e no

rme

di le

gge

o di

dir

ettiv

ede

ll’U

nion

e E

urop

ea.

7. I

cor

si d

i dot

tora

to d

i ric

erca

e il

con

segu

imen

to d

el r

elat

ivo

titol

o so

no d

isci

plin

ati

dall’

artic

olo

4 de

lla le

gge

3 lu

glio

199

8, n

. 210

, fat

to s

alvo

qua

nto

prev

isto

dal

l’ar

ticol

o6,

com

ma

5 e

6.

8. R

esta

no f

erm

e le

dis

posi

zion

i di c

ui a

ll’ar

ticol

o 6

della

legg

e 19

nov

embr

e 19

90, n

.34

1, in

mat

eria

di f

orm

azio

ne f

inal

izza

ta e

di s

ervi

zi d

idat

tici i

nteg

rativ

i. In

par

ticol

are,

inat

tuaz

ione

del

l’ar

ticol

o 1,

com

ma

15, d

ella

legg

e 14

gen

naio

199

9, n

. 4, l

e un

iver

sità

poss

ono

attiv

are,

dis

cipl

inan

doli

nei r

egol

amen

ti di

datti

ci d

i ate

neo,

cor

si d

ipe

rfez

iona

men

to s

cien

tific

o e

di a

lta f

orm

azio

ne p

erm

anen

te e

ric

orre

nte,

suc

cess

ivi a

lco

nseg

uim

ento

del

la la

urea

o d

ella

laur

ea s

peci

alis

tica,

alla

con

clus

ione

dei

qua

li so

nori

lasc

iati

i mas

ter

univ

ersi

tari

di p

rim

o e

di s

econ

do li

vello

.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

v. a

nche

L.1

9/11

/199

0, n

.341

Art

. 1

1. L

e un

iver

sità

rila

scia

no i

segu

enti

titol

i:a)

dipl

oma

univ

ersi

tari

o (D

U);

b)di

plom

a di

laur

ea (

DL

);c)

dipl

oma

di s

peci

aliz

zazi

one

(DS)

;d)

dotto

rato

di r

icer

ca (

DR

).

v. a

nche

L.1

5/5/

1997

, n.1

27, c

ome

mod

ific

ata

dalle

L

.14

/1/1

999,

n.4

e L

.19/

10/1

999,

n.3

70A

rt. 1

7

95.

L’o

rdin

amen

to d

egli

stud

i de

i co

rsi

univ

ersi

tari

, co

nes

clus

ione

de

l do

ttora

to

di

rice

rca,

è

disc

iplin

ato

dagl

iat

enei

, co

n le

mod

alità

di

cui

all’

artic

olo

11,

com

mi

1 e

2,de

lla l

egge

19

nove

mbr

e 19

90,

n. 3

41,

in c

onfo

rmità

acr

iter

i ge

nera

li

defi

niti

, ne

l ri

spet

to

dell

a no

rmat

iva

com

unit

aria

vi

gent

e in

m

ater

ia,

sent

iti

il

Con

sigl

ioun

iver

sita

rio

nazi

onal

e e

le

Com

mis

sion

i pa

rlam

enta

rico

mpe

tent

i,

con

uno

o pi

ù de

cret

i de

l M

inis

tro

dell’

univ

ersi

tà e

del

la r

icer

ca s

cien

tific

a e

tecn

olog

ica,

di

conc

erto

co

n al

tri

Min

istr

i in

tere

ssat

i, lim

itata

men

te

aicr

iteri

rel

ativ

i ag

li or

dina

men

ti pe

r i

qual

i il

med

esim

oco

ncer

to è

pre

vist

o al

la d

ata

di e

ntra

ta i

n vi

gore

del

lapr

esen

te l

egge

, ov

vero

da

disp

osiz

ioni

dei

com

mi

da 9

6 a

119

del p

rese

nte

artic

olo.

I d

ecre

ti di

cui

al p

rese

nte

com

ma

dete

rmin

ano

altr

esì:

a)co

n ri

feri

men

to a

i cor

si d

i cui

al p

rese

nte

com

ma,

acco

rpat

i per

are

e om

ogen

ee, l

a du

rata

, anc

he in

der

oga

aqu

anto

pre

vist

o da

gli a

rtic

oli 2

, 3 e

4 d

ella

legg

e 19

nove

mbr

e 19

90, n

. 341

, e s

ucce

ssiv

e m

odif

icaz

ioni

, ed

anch

e ev

entu

alm

ente

com

pren

siva

del

per

cors

o fo

rmat

ivo

già

svol

to, l

’eve

ntua

le s

eria

lità

dei p

rede

tti c

orsi

e d

eire

lativ

i tito

li, g

li ob

ietti

vi f

orm

ativ

i qua

lific

anti,

tene

ndo

cont

o de

gli s

bocc

hi o

ccup

azio

nali

e de

lla s

pend

ibili

tà a

livel

lo in

tern

azio

nale

, non

chè

la p

revi

sion

e di

nuo

vetip

olog

ie d

i tito

li ri

lasc

iati

dalle

uni

vers

ità, i

n ag

giun

ta o

inso

stitu

zion

e a

quel

li de

term

inat

i dal

l’ar

ticol

o 1

della

legg

e19

nov

embr

e 19

90, n

. 341

, in

corr

ispo

nden

za d

i atti

vità

dida

ttich

e di

bas

e, s

peci

alis

tiche

, di p

erfe

zion

amen

tosc

ient

ific

o, d

i alta

for

maz

ione

per

man

ente

e r

icor

rent

e

Fondazione CRUI10

V. 3

Arg

omen

toS

tru

ttu

re

did

atti

che

elo

ro a

ffer

enza

.

Art

. D.M

. 509

/99

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

v. D

.M. 4

/8/2

000

Art

. 21.

I c

orsi

di l

aure

a si

svo

lgon

o ne

lle f

acol

tà.

2. F

erm

e re

stan

do le

nor

me

di c

ui a

l dec

reto

del

Pre

side

nte

della

Rep

ubbl

ica

27 g

enna

io 1

998,

n. 2

5, s

ingo

li co

rsi d

ila

urea

pos

sono

ess

ere

real

izza

ti co

n il

conc

orso

di p

iùfa

coltà

del

la s

tess

a un

iver

sità

sul

la b

ase

di s

peci

fich

eno

rme

del r

egol

amen

to d

idat

tico

di a

tene

o, c

he n

edi

scip

linan

o il

funz

iona

men

to.

v. D

.M. 2

8/11

/200

0A

rt. 2

1. I

cor

si d

i lau

rea

spec

ialis

tica

si s

volg

ono

nelle

fac

oltà

.2.

Fer

me

rest

ando

le

norm

e di

cui

al

decr

eto

del

Pres

iden

tede

lla R

epub

blic

a 27

gen

naio

199

8, n

. 25

, si

ngol

i co

rsi

dila

urea

spe

cial

istic

a po

sson

o es

sere

real

izza

ti co

n il

conc

orso

di p

iù f

acol

tà d

ella

ste

ssa

univ

ersi

tà, s

ulla

bas

e di

spe

cifi

che

norm

e de

l re

gola

men

to

dida

ttic

o di

at

eneo

ch

e ne

disc

iplin

ano

il fu

nzio

nam

ento

, no

nché

con

il

conc

orso

di

più

aten

ei,

ai s

ensi

del

l’ar

ticol

o 3,

com

ma

9, d

el d

ecre

tom

inis

teri

ale

3 no

vem

bre

1999

, n. 5

09.

Ven

gono

qui

inse

rite

anc

he e

vent

uali

norm

e re

lativ

e al

lare

gola

men

tazi

one

gene

rale

del

le s

trut

ture

did

attic

he, i

npa

rtic

olar

e de

lle F

acol

tà.

4C

onfe

rim

ento

di t

itol

iac

cade

mic

ico

ngiu

ntam

ente

con

altr

i ate

nei.

Art

. 3, c

.99.

Sul

la b

ase

di a

ppos

ite c

onve

nzio

ni, l

e un

iver

sità

ital

iane

pos

sono

rila

scia

re i

titol

i di c

uial

pre

sent

e ar

ticol

o, a

nche

con

giun

tam

ente

con

altr

i ate

nei i

talia

ni o

str

anie

ri.

Art

. 11,

c.7

, n)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di a

tene

o, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì g

li as

petti

di o

rgan

izza

zion

e de

ll’at

tività

did

attic

a co

mun

i ai c

orsi

di s

tudi

o, c

on p

artic

olar

eri

feri

men

to:

n) a

lle m

odal

ità p

er il

rila

scio

dei

tito

li co

ngiu

nti d

i cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 9.

Fondazione CRUI 11

V. 5

Arg

omen

toC

red

iti

form

ativ

i

univ

ersi

tari

.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 5, c

.1, 2

, 3, 4

, 71.

Al

cred

ito f

orm

ativ

o un

iver

sita

rio,

di

segu

ito d

enom

inat

o cr

edito

, cor

risp

ondo

no 2

5 or

edi

lav

oro

per

stud

ente

; co

n de

cret

o m

inis

teri

ale

si p

osso

no m

otiv

atam

ente

det

erm

inar

eva

riaz

ioni

in a

umen

to o

in d

imin

uzio

ne d

elle

pre

dette

ore

per

sin

gole

cla

ssi,

entr

o il

limite

del 2

0 pe

r ce

nto.

2. L

a qu

antit

à m

edia

di

lavo

ro d

i ap

pren

dim

ento

svo

lto i

n un

ann

o da

uno

stu

dent

eim

pegn

ato

a te

mpo

pie

no n

egli

stud

i uni

vers

itari

è c

onve

nzio

nalm

ente

fis

sata

in 6

0 cr

editi

.3.

I de

cret

i min

iste

rial

i det

erm

inan

o, a

ltres

ì, pe

r cia

scun

a cl

asse

di c

orsi

di s

tudi

o la

fraz

ione

dell’

impe

gno

orar

io c

ompl

essi

vo c

he d

eve

esse

re r

iser

vata

allo

stu

dio

pers

onal

e o

ad a

ltre

attiv

ità f

orm

ativ

e di

tip

o in

divi

dual

e. T

ale

fraz

ione

non

può

com

unqu

e es

sere

inf

erio

re a

met

à, s

alvo

nel

caso

in

cu

i si

ano

prev

iste

at

tivi

form

ativ

e ad

el

evat

o co

nten

uto

sper

imen

tale

o p

ratic

o.4.

I c

redi

ti co

rris

pond

enti

a ci

ascu

na a

ttivi

tà f

orm

ativ

a so

no a

cqui

siti

dallo

stu

dent

e co

n il

supe

ram

ento

del

l’es

ame

o di

altr

a fo

rma

di v

erif

ica

del

prof

itto,

fer

mo

rest

ando

che

la

valu

tazi

one

del p

rofi

tto è

eff

ettu

ata

con

le m

odal

ità d

i cui

all’

artic

olo

11, c

omm

a 7,

lette

ra d

).7.

Le

univ

ersi

tà p

osso

no r

icon

osce

re c

ome

cred

iti f

orm

ativ

i un

iver

sita

ri,

seco

ndo

crite

ripr

edet

erm

inat

i, le

con

osce

nze

e ab

ilità

pro

fess

iona

li ce

rtif

icat

e ai

sen

si d

ella

nor

mat

iva

vige

nte

in m

ater

ia, n

onch

é al

tre

cono

scen

ze e

abi

lità

mat

urat

e in

atti

vità

form

ativ

e di

live

llopo

stse

cond

ario

alla

cui

pro

getta

zion

e e

real

izza

zion

e l’

univ

ersi

tà a

bbia

con

cors

o

Alt

ri r

ifer

ient

i e/o

oss

erva

zion

iv.

anch

e D

.M. 4

/8/2

000

Art

. 6

In p

rim

a ap

plic

azio

ne d

el p

rese

nte

decr

eto,

i cr

editi

form

ativ

i uni

vers

itari

dei

cor

si d

i lau

rea

corr

ispo

ndon

o a

25 o

re d

i lav

oro

per

stud

ente

.

v. a

nche

D.M

. 28/

11/2

000

Art

. 6

I cr

editi

for

mat

ivi u

nive

rsita

ri d

ei c

orsi

di l

aure

asp

ecia

listic

a co

rris

pond

ono

a 25

ore

di l

avor

o pe

r st

uden

te.

Ven

gono

qui

inse

rite

anc

he e

vent

uali

indi

cazi

oni r

elat

ive

aicr

editi

aut

onom

amen

te s

celti

dal

lo s

tude

nte.

6R

icon

osci

men

to d

icr

edit

i.A

rt. 5

, c.5

5. I

l ri

cono

scim

ento

tot

ale

o pa

rzia

le d

ei c

redi

ti ac

quis

iti d

a un

o st

uden

te a

i fi

ni d

ella

pros

ecuz

ione

deg

li st

udi

in a

ltro

cors

o de

lla s

tess

a un

iver

sità

ovv

ero

nello

ste

sso

o al

tro

cors

o di

altr

a un

iver

sità

, co

mpe

te a

lla s

trut

tura

did

attic

a ch

e ac

cogl

ie l

o st

uden

te,

con

proc

edur

e e

crite

ri p

rede

term

inat

i sta

bilit

i nel

reg

olam

ento

did

attic

o di

ate

neo.

Ven

gono

qui

inse

rite

anc

he le

nor

me

che

disc

iplin

ano

lam

obili

tà in

tern

azio

nale

.

7V

erif

iche

per

iodi

che

enu

mer

o m

inim

o di

cred

iti i

n te

mpi

dete

rmin

ati.

Art

. 5, c

.6

6. I

rego

lam

enti

dida

ttici

di a

tene

o po

sson

o pr

eved

ere

form

e di

ver

ific

a pe

riod

ica

dei c

redi

tiac

quis

iti,

al f

ine

di v

alut

arne

la

non

obso

lesc

enza

dei

con

tenu

ti co

nosc

itivi

, e

il nu

mer

om

inim

o di

cre

diti

da a

cqui

sire

da

part

e de

llo s

tude

nte

in te

mpi

det

erm

inat

i, di

vers

ific

ato

per

stud

enti

impe

gnat

i a

tem

po p

ieno

neg

li st

udi

univ

ersi

tari

o c

onte

stua

lmen

te i

mpe

gnat

i in

attiv

ità la

vora

tive.

Fondazione CRUI12

V. 8

Arg

omen

toV

erif

iche

del

lapr

epar

azio

ne p

erl’

amm

issi

one

ai C

orsi

di L

aure

a, a

nche

nei

casi

di n

umer

o

prog

ram

mat

o.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 6, c

.11.

Per

esse

re a

mm

essi

ad

un c

orso

di

laur

ea o

ccor

re e

sser

e in

pos

sess

o di

un

dipl

oma

disc

uola

sec

onda

ria

supe

rior

e o

di a

ltro

titol

o di

stu

dio

cons

egui

to a

ll’es

tero

, ri

cono

sciu

toid

oneo

. I

rego

lam

enti

dida

ttici

di

aten

eo,

ferm

e re

stan

do l

e at

tività

di

orie

ntam

ento

,co

ordi

nate

e s

volte

ai

sens

i de

ll’ar

ticol

o 11

, co

mm

a 7,

let

tera

g),

ric

hied

ono

altr

esì

ilpo

sses

so

o l’

acqu

isiz

ione

di

un

’ade

guat

a pr

epar

azio

ne

iniz

iale

. A

ta

l fi

ne

gli

stes

sire

gola

men

ti di

datti

ci d

efin

isco

no l

e co

nosc

enze

ric

hies

te p

er l

’acc

esso

e n

e de

term

inan

o,ov

e ne

cess

ario

, le

m

odal

ità

di

veri

fica

, an

che

a co

nclu

sion

e di

at

tivi

form

ativ

epr

oped

eutic

he, s

volte

eve

ntua

lmen

te i

n co

llabo

razi

one

con

istit

uti

di i

stru

zion

e se

cond

aria

supe

rior

e. S

e la

ver

ific

a no

n è

posi

tiva

veng

ono

indi

cati

spec

ific

i ob

blig

hi f

orm

ativ

iag

giun

tivi

da s

oddi

sfar

e ne

l pr

imo

anno

di

cors

o. T

ali

obbl

ighi

for

mat

ivi

aggi

untiv

i so

noas

segn

ati

anch

e ag

li st

uden

ti de

i co

rsi

di l

aure

a ad

acc

esso

pro

gram

mat

o ch

e si

ano

stat

iam

mes

si a

i cor

si c

on u

na v

otaz

ione

infe

rior

e ad

una

pre

fiss

ata

vota

zion

e m

inim

a.A

rt. 1

1, c

.7, e

), f

)7.

I r

egol

amen

ti di

datti

ci d

i ate

neo,

nel

ris

petto

deg

li st

atut

i, di

scip

linan

o al

tres

ì gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:e)

alla

val

utaz

ione

del

la p

repa

razi

one

iniz

iale

deg

li st

uden

ti ch

e ac

cedo

no a

i cor

si d

i lau

rea

e ai

cor

si d

i lau

rea

spec

ialis

tica;

f) a

ll’or

gani

zzaz

ione

di a

ttivi

tà f

orm

ativ

e pr

oped

eutic

he a

lla v

alut

azio

ne d

ella

pre

para

zion

ein

izia

le d

egli

stud

enti

che

acce

dono

ai c

orsi

di l

aure

a, n

onch

é di

que

lle re

lativ

e ag

li ob

blig

hifo

rmat

ivi a

ggiu

ntiv

i di c

ui a

l com

ma

1 de

ll’ar

ticol

o 6;

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

9V

erif

iche

del

lape

rson

ale

prep

araz

ione

per

l’am

mis

sion

e ai

Cor

sidi

laur

ea s

peci

alis

tica

.

Art

. 6, c

.22.

Per

esse

re a

mm

essi

ad

un c

orso

di

laur

ea s

peci

alis

tica

occo

rre

esse

re i

n po

sses

so d

ella

laur

ea, o

vver

o di

altr

o tit

olo

di s

tudi

o co

nseg

uito

all’

este

ro, r

icon

osci

uto

idon

eo. N

el c

aso

di c

orsi

di

laur

ea s

peci

alis

tica

per

i qu

ali

non

sia

prev

isto

il

num

ero

prog

ram

mat

o da

llano

rmat

iva

vige

nte

in m

ater

ia d

i ac

cess

i ai

cor

si u

nive

rsita

ri, o

ccor

re, a

ltres

ì, il

poss

esso

di

requ

isiti

cur

ricu

lari

e l’

adeg

uate

zza

della

per

sona

le p

repa

razi

one

veri

fica

ta d

agli

aten

ei.

v. A

rt. 1

1,c.

7,e)

7.I

rego

lam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

e) a

lla v

alut

azio

ne d

ella

pre

para

zion

e in

izia

le d

egli

stud

enti

che

acce

dono

ai c

orsi

di l

aure

a

e ai

cor

si d

i lau

rea

spec

ialis

tica;

v. a

nche

D.M

. 28/

11/2

000

Art

. 51.

I

rego

lam

enti

dida

ttici

de

i co

rsi

di

stud

io

di

laur

easp

ecia

listic

a fi

ssan

o i r

equi

siti

curr

icul

ari c

he d

evon

o es

sere

poss

edut

i pe

r l’

amm

issi

one

a ci

ascu

n co

rso

di

laur

easp

ecia

listic

a, a

i sen

si d

egli

artic

oli 6

, com

ma

2; 9

, com

ma

3;12

, com

ma

2, le

ttera

c),

del

dec

reto

min

iste

rial

e 3

nove

mbr

e19

99,

n.50

9.

Eve

ntua

li

inte

graz

ioni

cu

rric

ular

i de

vono

esse

re r

ealiz

zate

pri

ma

della

ver

ific

a de

lla p

repa

razi

one

indi

vidu

ale

di c

ui a

l seg

uent

e co

mm

a 2.

2. I

l re

gola

men

to d

idat

tico

di a

tene

o fi

ssa

le m

odal

ità d

ive

rifi

ca d

ella

ade

guat

ezza

del

la p

erso

nale

pre

para

zion

e ai

fini

del

l’am

mis

sion

e al

cor

so d

i lau

rea

spec

ialis

tica,

ai s

ensi

degl

i ar

ticol

i 6,

co

mm

a 2;

11,

com

ma7

, le

ttera

e)

, de

lpr

edet

to d

ecre

to m

inis

teri

ale.

Fondazione CRUI 13

V.

10A

rgom

ento

Ric

onos

cim

ento

di

tito

li di

stu

dio

cons

egui

ti a

ll’es

tero

.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 6, c

.66 .

Il

rico

nosc

imen

to d

ell’

idon

eità

dei

tito

li di

stu

dio

cons

egui

ti al

l’es

tero

ai

soli

fini

dell’

amm

issi

one

a co

rsi

di s

tudi

o e

di d

otto

rato

di

rice

rca

è de

liber

ata

dall’

univ

ersi

tàin

tere

ssat

a, n

el r

ispe

tto d

egli

acco

rdi i

nter

nazi

onal

i vig

enti.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

11C

onse

guim

ento

dei

tito

li di

stu

dio.

Art

. 7

1. P

er c

onse

guir

e la

laur

ea lo

stu

dent

e de

ve a

ver a

cqui

sito

180

cre

diti,

com

pren

sivi

di q

uelli

rela

tivi

alla

con

osce

nza

obbl

igat

oria

di

una

lingu

a de

ll’U

nion

e E

urop

ea o

ltre

all’

italia

no,

fatte

sal

ve le

nor

me

spec

iali

per

la tu

tela

del

le m

inor

anze

ling

uist

iche

. La

cono

scen

za d

eve

esse

re

veri

fica

ta,

seco

ndo

mod

alità

st

abili

te

dai

rego

lam

enti

dida

ttici

di

at

eneo

, co

nri

feri

men

to a

i liv

elli

rich

iest

i per

ogn

i lin

gua.

2. P

er c

onse

guir

e la

lau

rea

spec

ialis

tica

lo s

tude

nte

deve

ave

r ac

quis

ito 3

00 c

redi

ti, i

vico

mpr

esi

quel

li gi

à ac

quis

iti d

allo

stu

dent

e e

rico

nosc

iuti

valid

i pe

r il

rela

tivo

cors

o di

laur

ea s

peci

alis

tica.

3. I

dec

reti

min

iste

rial

i det

erm

inan

o il

num

ero

di c

redi

ti ch

e lo

stu

dent

e de

ve a

ver

acqu

isito

per

cons

egui

re il

dip

lom

a di

spe

cial

izza

zion

e. T

ale

num

ero

deve

ess

ere

com

pres

o tr

a 30

0 e

360

cred

iti,

ivi

com

pres

i qu

elli

già

acqu

isiti

dal

lo s

tude

nte

e ri

cono

sciu

ti va

lidi

per

ilre

lativ

o co

rso

di s

peci

aliz

zazi

one.

Son

o fa

tte s

alve

le

dive

rse

disp

osiz

ioni

pre

vist

e da

spec

ific

he n

orm

e di

legg

e o

da d

iret

tive

dell’

Uni

one

Eur

opea

.

4. P

er c

onse

guir

e il

mas

ter

univ

ersi

tari

o lo

stu

dent

e de

ve a

ver

acqu

isito

alm

eno

sess

anta

cred

iti o

ltre

a qu

elli

acqu

isiti

per

con

segu

ire

la la

urea

o la

urea

spe

cial

istic

a.

12M

odal

ità

per

lave

rifi

ca d

ella

cono

scen

za d

i una

lingu

a eu

rope

a.

Art

. 7, c

.11.

Per

con

segu

ire

la la

urea

lo s

tude

nte

deve

ave

r acq

uisi

to 1

80 c

redi

ti, c

ompr

ensi

vi d

i que

llire

lativ

i alla

con

osce

nza

obbl

igat

oria

di u

na li

ngua

del

l’U

nion

e E

urop

ea o

ltre

l’ita

liano

, fat

tesa

lve

le n

orm

e sp

ecia

li pe

r la

tute

la d

elle

min

oran

ze li

ngui

stic

he. L

a co

nosc

enza

dev

e es

sere

veri

fica

ta, s

econ

do m

odal

ità s

tabi

lite

dai r

egol

amen

ti di

datti

ci d

i ate

neo,

con

rif

erim

ento

ai

livel

li ri

chie

sti p

er o

gni l

ingu

a.

13D

urat

a no

rmal

e de

ico

rsi d

i stu

dio.

Art

. 81.

Per

ogn

i co

rso

di s

tudi

o è

defi

nita

una

dur

ata

norm

ale

in a

nni,

prop

orzi

onal

e al

num

ero

tota

le d

i cr

editi

di

cui

all’

artic

olo

7, t

enen

do c

onto

che

ad

un a

nno

corr

ispo

ndon

o se

ssan

tacr

editi

ai s

ensi

del

com

ma

2 de

ll’ar

ticol

o 5.

2. L

a du

rata

nor

mal

e de

i co

rsi

di l

aure

a è

di t

re a

nni;

la d

urat

a no

rmal

e de

i co

rsi

di l

aure

asp

ecia

listic

a è

di u

lteri

ori d

ue a

nni d

opo

la la

urea

.

Ven

gono

qui

inse

rite

anc

he le

nor

me,

con

ness

e a

quel

lede

lla d

urat

a no

rmal

e, c

he p

reve

dono

dur

ate

dive

rse

in

situ

azio

ni d

eter

min

ate.

Fondazione CRUI14

V.

14

Arg

omen

toIs

titu

zion

e,at

tiva

zion

e e

disa

ttiv

azio

ne d

ei

Cor

si d

i stu

dio.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 9, c

.1, 2

1.

La

proc

edur

a pe

r l’

istit

uzio

ne d

ei c

orsi

di s

tudi

o è

disc

iplin

ata

dal d

ecre

to d

el P

resi

dent

ede

lla R

epub

blic

a 27

gen

naio

199

8, n

. 25.

2. C

on a

uton

ome

delib

eraz

ioni

le

univ

ersi

tà a

ttiva

no o

dis

attiv

ano

i co

rsi

di s

tudi

o is

titui

tiai

sen

si d

el c

omm

a 1,

dan

done

com

unic

azio

ne a

l M

inis

tero

. N

el c

aso

di d

isat

tivaz

ioni

, le

univ

ersi

tà a

ssic

uran

o co

mun

que

la p

ossi

bilit

à pe

r gl

i st

uden

ti gi

à is

critt

i di

con

clud

ere

gli

stud

i co

nseg

uend

o il

rela

tivo

titol

o e

disc

iplin

ano

la f

acol

tà p

er g

li st

uden

ti di

opt

are

per

l’is

criz

ione

ad

altr

i cor

si d

i stu

dio

attiv

ati.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

15C

ondi

zion

i per

isti

tuzi

one

laur

easp

ecia

listi

ca.

Art

. 9, c

.33.

Una

uni

vers

ità p

uò is

titui

re u

n co

rso

di la

urea

spe

cial

istic

a a

cond

izio

ne d

i ave

r at

tivat

oun

cor

so d

i la

urea

com

pren

dent

e al

men

o un

cur

ricu

lum

i c

ui c

redi

ti fo

rmat

ivi

univ

ersi

tari

sian

o in

tegr

alm

ente

rico

nosc

iuti

per i

l cor

so d

i lau

rea

spec

ialis

tica,

con

l’ec

cezi

one

dei c

orsi

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 6,

com

ma

3. S

ulla

bas

e di

una

spe

cifi

ca c

onve

nzio

ne t

ra g

li at

enei

inte

ress

ati,

il co

rso

di la

urea

può

ess

ere

attiv

ato

pres

so u

n’al

tra

univ

ersi

tà.

v. a

nche

D.M

. 4/8

/200

0

art.

5, c

.1

1. A

i fin

i del

le d

ispo

sizi

oni d

i cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 4

e5,

e a

rtic

olo

9, c

omm

a 3

e 4,

del

dec

reto

min

iste

rial

e 3

nove

mbr

e 19

99,

n.50

9, i

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eopr

eved

ono,

ind

ivid

uati

i re

lativ

i cr

editi

man

cant

i en

tro

ili

mit

i fi

ssat

i ne

i re

gola

men

ti

med

esim

i,

l’ev

entu

ale

inte

graz

ione

de

i cu

rrri

cula

. L

’int

egra

zion

e è

cons

entit

aan

che

succ

essi

vam

ente

al

co

nseg

uim

ento

de

l ti

tolo

di

laur

ea.

Ai

sens

i de

ll’ar

ticol

o 11

, co

mm

a 7,

let

t. d)

del

pred

etto

de

cret

o m

inis

teri

ale,

l’

acqu

isiz

ione

de

i cr

editi

man

cant

i è

acce

rtat

a ne

lle

form

e pr

evis

te

dagl

i st

essi

rego

lam

enti

dida

ttici

.

16V

alid

ità

cred

iti d

ila

urea

per

pros

ecuz

ioni

.

Art

. 9, c

.44.

All’

atto

del

l’is

tituz

ione

di

un c

orso

di

laur

ea,

l’or

dina

men

to d

idat

tico

stab

ilisc

e qu

ali

cred

iti

acqu

isiti

sa

rann

o ri

cono

sciu

ti va

lidi

per

l’ev

entu

ale

pros

ecuz

ione

de

gli

stud

iun

iver

sita

ri in

altr

i cor

si d

i stu

dio

attiv

ati p

ress

o la

med

esim

a un

iver

sità

, non

ché,

sul

la b

ase

di s

peci

fich

e co

nven

zion

i, pr

esso

altr

e un

iver

sità

.

v. a

nche

D.M

. 4/8

/200

0ar

t. 5

, c.1

1.

Ai f

ini d

elle

dis

posi

zion

i di c

ui a

ll’ar

ticol

o 3,

com

ma

4 e

5, e

art

icol

o 9,

com

ma

3 e

4, d

el d

ecre

to m

inis

teri

ale

3no

vem

bre

1999

, n.

509,

i r

egol

amen

ti di

datti

ci d

i at

eneo

prev

edon

o, i

ndiv

idua

ti i

rela

tivi

cred

iti m

anca

nti

entr

o i

lim

iti

fiss

ati

nei

rego

lam

enti

m

edes

imi,

l’

even

tual

ein

tegr

azio

ne

dei

curr

ricu

la.

L’i

nteg

razi

one

è co

nsen

tita

anch

e su

cces

siva

men

te

al

cons

egui

men

to

del

tito

lo

dila

urea

. A

i se

nsi

dell’

artic

olo

11,

com

ma

7, l

ett.

d) d

elpr

edet

to

decr

eto

min

iste

rial

e,

l’ac

quis

izio

ne

dei

cred

itim

anca

nti

è ac

cert

ata

nelle

fo

rme

prev

iste

da

gli

stes

sire

gola

men

ti di

datti

ci.

Fondazione CRUI 15

V.

17A

rgom

ento

Reg

olam

enti

did

atti

cidi

ate

neo:

pro

cedu

re.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 11,

c.1

, 2

1. L

e un

iver

sità

dis

cipl

inan

o gl

i or

dina

men

ti di

datti

ci d

ei p

ropr

i co

rsi

di s

tudi

o ne

ire

gola

men

ti di

datti

ci d

i at

eneo

che

son

o re

datti

nel

ris

petto

, per

ogn

i co

rso

di s

tudi

o, d

elle

disp

osiz

ioni

del

pre

sent

e re

gola

men

to e

di

succ

essi

vi d

ecre

ti m

inis

teri

ali,

e ch

e so

noap

prov

ati d

al M

inis

tro

ai s

ensi

del

l’ar

ticol

o 11

, com

ma

1, d

ella

legg

e 19

nov

embr

e 19

90, n

.34

1.

2. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo e

le

rela

tive

mod

ific

he s

ono

eman

ati

con

decr

eto

retto

rale

e s

ono

resi

not

i anc

he c

on le

mod

alità

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 17

, com

ma

95, l

ette

ra b

),de

lla l

egge

15

mag

gio

1997

, n.

127

. L

’ent

rata

in

vigo

re d

egli

ordi

nam

enti

dida

ttici

èst

abili

ta n

el d

ecre

to r

etto

rale

di e

man

azio

ne.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

v. a

nche

L.1

9 /1

1/ 1

990

n.34

1ar

t. 1

1, c

.11.

L’o

rdin

amen

to d

egli

stud

i de

i co

rsi

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 1,

nonc

hé d

ei c

orsi

e d

elle

atti

vità

for

mat

ive

di c

ui a

ll’ar

ticol

o6,

com

ma

2, è

dis

cipl

inat

o, p

er c

iasc

un a

tene

o, d

a un

rego

lam

ento

de

gli

ordi

nam

enti

di

datt

ici,

de

nom

inat

o“r

egol

amen

to d

idat

tico

di a

tene

o”.

Il

rego

lam

ento

è

delib

erat

o da

l se

nato

ac

cade

mic

o,

supr

opos

ta d

elle

str

uttu

re d

idat

tiche

, ed

è in

viat

o al

Min

iste

rode

ll’un

iver

sità

e d

ella

ric

erca

sci

entif

ica

e te

cnol

ogic

a pe

rl’

appr

ovaz

ione

. Il

M

inis

tro,

se

ntito

il

CU

N,

appr

ova

ilre

gola

men

to e

ntro

180

gio

rni

dal

rice

vim

ento

, de

cors

i i

qual

i sen

za c

he il

Min

istr

o si

sia

pro

nunc

iato

il r

egol

amen

tosi

inte

nde

appr

ovat

o. I

l reg

olam

ento

è e

man

ato

con

decr

eto

del R

etto

re.

18Q

uadr

ode

ll’or

dina

men

todi

datt

ico.

Art

. 11,

c.3

3. O

gni o

rdin

amen

to d

idat

tico

dete

rmin

a:

a) l

e de

nom

inaz

ioni

e g

li ob

ietti

vi f

orm

ativ

i de

i co

rsi

di s

tudi

o, i

ndic

ando

le

rela

tive

clas

si d

i app

arte

nenz

a;

b) il

qua

dro

gene

rale

del

le a

ttivi

tà f

orm

ativ

e da

inse

rire

nei

cur

rric

ula;

c) i

cre

diti

asse

gnat

i a

cias

cuna

atti

vità

for

mat

iva,

rif

eren

doli,

per

qua

nto

rigu

aRD

Aqu

elle

pre

vist

e ne

lle l

ette

re a

), b

), c

) de

ll’ar

ticol

o 10

, co

mm

a 1,

ad

uno

o pi

ù se

ttori

scie

ntif

ico-

disc

iplin

ari n

el lo

ro c

ompl

esso

;

d) le

car

atte

rist

iche

del

la p

rova

fin

ale

per

il co

nseg

uim

ento

del

tito

lo d

i stu

dio.

v. a

nche

D.M

. 4/8

/200

0A

rt. 1

, c.2

2.

Le

univ

ersi

nell’

osse

rvan

za

dell’

art.

9 de

l pr

edet

tode

cret

o m

inis

teri

ale,

pro

cedo

no a

ll’is

tituz

ione

dei

cor

si d

ila

urea

indi

vidu

ando

le c

lass

i di a

ppar

tene

nza.

Art

. 4

1.Pe

r og

ni c

orso

di

laur

ea i

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eode

term

inan

o i

cred

iti a

sseg

nati

a ci

ascu

na a

ttivi

tà f

orm

ativ

a,in

dica

ndo,

lim

itata

men

te a

que

lle p

revi

ste

nelle

lette

re a

), b)

,c)

del

l’ar

t. 10

, c. 1

, del

dec

reto

min

iste

rial

e 3

nove

mbr

e 19

99,

n.50

9,

il

sett

ore

o i

sett

ori

scie

ntif

ico-

disc

ipli

nari

di

rife

rim

ento

e i

l re

lativ

o am

bito

dis

cipl

inar

e, i

n co

nfor

mità

agli

alle

gati

al p

rese

nte

decr

eto.

2.I

rego

lam

enti

dida

ttici

di

aten

eo s

tabi

lisco

no i

l nu

mer

o di

cred

iti

da

asse

gnar

e ai

se

ttor

i sc

ient

ific

o-

disc

ipli

nari

rico

mpr

esi

in a

mbi

ti di

scip

linar

i pe

r i

qual

i il

num

ero

stes

sono

n si

a sp

ecif

icat

o ne

ll’al

lega

to.

3.L

imit

atam

ente

al

le

atti

vità

fo

rmat

ive

cara

tter

izza

nti,

qual

ora

negl

i al

lega

ti

sian

o in

dica

ti

più

di

tre

ambi

tidi

scip

linar

i per

cia

scun

o de

i qua

li no

n si

a st

ato

spec

ific

ato

ilnu

mer

o m

inim

o de

i rel

ativ

i cre

diti,

i re

gola

men

ti di

datti

ci d

iat

eneo

in

divi

duan

o pe

r ci

ascu

n co

rso

di

stud

io

i se

ttori

scie

ntif

ici-

disc

iplin

ari

affe

rent

i ad

alm

eno

tre

ambi

ti,fu

nzio

nali

alla

spe

cifi

cità

del

cor

so s

tess

o, a

i qu

ali

rise

rvar

eun

num

ero

adeg

uato

di c

redi

ti.(s

egue

)

Fondazione CRUI16

I re

gola

men

ti di

datti

ci p

osso

no d

ispo

rre

l’im

pieg

o, t

ra l

eat

tivi

affi

ni

o in

tegr

ativ

e,

degl

i am

biti

fo

rmat

ivi

cara

tter

izza

nti

non

util

izza

ti,

assi

cura

ndo

com

unqu

e il

risp

etto

dei

cri

teri

dic

ui a

l pre

detto

art

. 10,

c. 1

, let

tera

c).

v.an

che

D.M

. 28/

11/2

000

Art

. 1, c

.2

2.L

e un

iver

sità

pro

cedo

no a

ll’is

tituz

ione

dei

cor

si d

i la

urea

spec

ialis

tica

indi

vidu

ando

le

clas

si d

i ap

part

enen

za a

i se

nsi

dell’

art.

9 de

l pre

detto

dec

reto

min

iste

rial

e.

Art

. 4

1..P

er

ogni

co

rso

di

laur

ea

spec

ialis

tica

i re

gola

men

tidi

datti

ci d

i ate

neo

dete

rmin

ano

i cre

diti

asse

gnat

i a c

iasc

una

atti

vità

fo

rmat

iva,

in

dica

ndo,

li

mit

atam

ente

a

quel

lepr

evis

te n

elle

let

tere

a),

b),

c)

dell’

art.

10, c

. 1, d

el d

ecre

tom

inis

teri

ale

3 no

vem

bre

1999

, n.

509,

il

setto

re o

i s

etto

risc

ient

ific

o-di

scip

linar

i di

rif

erim

ento

e i

l re

lativ

o am

bito

disc

iplin

are,

in c

onfo

rmità

agl

i alle

gati

al p

rese

nte

decr

eto.

2.I

rego

lam

enti

dida

ttici

di a

tene

o st

abili

scon

o il

num

ero

dicr

edit

i da

as

segn

are

ai

sett

ori

scie

ntif

ico-

disc

ipli

nari

rico

mpr

esi i

n am

biti

disc

iplin

ari p

er i

qual

i il n

umer

o st

esso

non

sia

spec

ific

ato

nell’

alle

gato

.3.

Lim

itat

amen

te

alle

at

tivi

form

ativ

e ca

ratt

eriz

zant

i,qu

alor

a ne

gli a

llega

ti si

ano

indi

cati

più

di tr

e am

biti

disc

iplin

ari

per

cias

cuno

dei

qua

li no

n si

a st

ato

spec

ific

ato

il nu

mer

o m

inim

o de

i rel

ativ

i cre

diti,

i re

gola

men

ti di

datti

cidi

ate

neo

indi

vidu

ano

per

cias

cun

cors

o di

stu

dio

i se

ttori

scie

ntif

ici-

disc

ipli

nari

af

fere

nti

ad

alm

eno

tre

ambi

ti,

funz

iona

li al

la s

peci

fici

tà d

el c

orso

ste

sso,

ai q

uali

rise

rvar

eun

num

ero

adeg

uato

di c

redi

ti. I

re

gola

men

ti di

datti

ci p

osso

no d

ispo

rre

l’im

pieg

o, t

ra l

eat

tivi

affi

ni

o in

tegr

ativ

e,

degl

i am

biti

di

scip

lina

rica

ratt

eriz

zant

i no

n ut

iliz

zati

, as

sicu

rand

o co

mun

que

ilri

spet

to d

ei c

rite

ri d

i cui

al p

rede

tto a

rt. 1

0, c

. 1 le

ttera

c).

Fondazione CRUI 17

V 19

Arg

omen

toC

onsu

ltaz

ione

con

orga

nizz

azio

nies

tern

e.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 11,

c.4

4.L

e de

term

inaz

ioni

di c

ui a

l com

ma

3, le

ttere

a)

e b)

, son

o as

sunt

e da

lle u

nive

rsità

prev

ia c

onsu

ltazi

one

con

le o

rgan

izza

zion

i rap

pres

enta

tive

a liv

ello

loca

le d

el m

ondo

della

pro

duzi

one,

dei

ser

vizi

e d

elle

pro

fess

ioni

.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

20T

esi p

er la

laur

easp

ecia

listi

ca.

Art

. 11,

c.5

5. P

er il

con

segu

imen

to d

ella

laur

ea s

peci

alis

tica

deve

com

unqu

e es

sere

pre

vist

a la

pres

enta

zion

e di

una

tesi

ela

bora

ta in

mod

o or

igin

ale

dallo

stu

dent

e so

tto la

gui

da d

i un

rela

tore

.

V.a

nche

D.M

. 28/

11/2

000

Art

. 3, c

.2

2. I

rego

lam

enti

dida

ttici

di a

tene

o de

term

inan

o i c

asi i

n cu

i,pe

r i c

orsi

di l

aure

a sp

ecia

listic

a de

lle c

lass

i lin

guis

tiche

, la

tesi

è r

edat

ta in

ling

ua s

tran

iera

.

21P

lura

lità

di c

orsi

appa

rten

enti

alla

med

esim

a C

lass

e.

Art

. 11,

c.6

6. I

l re

gola

men

to d

idat

tico

di a

tene

o pu

ò pr

eved

ere

più

cors

i di

stu

dio

appa

rten

enti

alla

med

esim

a cl

asse

.

22C

olle

gial

ità

per

prog

ram

maz

ione

,co

ordi

nam

ento

eve

rifi

ca a

ttiv

ità

form

ativ

e.

Art

. 11,

c.7

a)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

a) a

gli

obie

ttivi

, ai

tem

pi e

ai

mod

i co

n cu

i le

com

pete

nti

stru

tture

did

attic

he p

rovv

edon

oco

llegi

alm

ente

alla

pro

gram

maz

ione

, al

coo

rdin

amen

to e

alla

ver

ific

a de

i ri

sulta

ti de

lleat

tività

for

mat

ive;

Fondazione CRUI18

V 23

Arg

omen

toC

ompi

ti d

idat

tici

dei

doce

nti u

nive

rsit

ari.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 11,

c.7

, b)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

b) a

lle p

roce

dure

di

attr

ibuz

ione

dei

com

piti

dida

ttici

ann

uali

ai p

rofe

ssor

i e

ai r

icer

cato

riun

iver

sita

ri, i

vi c

ompr

ese

le a

ttivi

tà d

idat

tiche

inte

grat

ive,

di o

rien

tam

ento

e d

i tut

orat

o;

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

V. a

nche

L.1

9/10

/199

9, n

.370

Art

.41.

…(o

mis

sis)

…2.

A v

aler

e su

i fon

di d

i ate

neo

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 24

, com

ma

6, d

el d

ecre

to le

gisl

ativ

o 3

febb

raio

199

3, n

.29,

e s

ucce

ssiv

em

odif

icaz

ioni

, an

che

inte

grat

i co

n ri

sors

e pr

opri

e ,.l

eun

iver

sità

, con

pro

prie

dis

posi

zion

i, er

ogan

o a

prof

esso

ri e

rice

rcat

ori

univ

ersi

tari

co

mpe

nsi

ince

ntiv

anti

l’im

pegn

odi

datti

co s

ulla

bas

e de

i seg

uent

i pri

ncip

i e c

rite

ri d

iret

tivi:

a)ri

serv

a de

lle in

cent

ivaz

ioni

ai p

rofe

ssor

i e r

icer

cato

ri c

heop

tano

pe

r il

tem

po

pien

o e,

ne

l ca

so

di

pers

onal

eun

iver

sita

rio

med

ico,

per

l’at

tività

intr

amur

aria

e c

he n

onsv

olgo

no a

ttivi

tà d

idat

tica

com

unqu

e re

trib

uita

pre

sso

altr

e un

iver

sità

o is

tituz

ioni

pub

blic

he o

pri

vate

;b)

asse

gnaz

ione

dei

com

pens

i: 1)

ai p

rofe

ssor

i e r

icer

cato

ri u

nive

rsita

ri d

i cui

alla

lette

ra a

)ai

qua

li, i

n co

nfor

mità

alla

pro

gram

maz

ione

did

attic

afi

nali

zzat

a ad

un

pi

ù fa

vore

vole

ra

ppor

to

stud

enti

-do

cent

e, d

edic

ano,

in

ogni

tip

olog

ia d

i co

rso

di s

tudi

oun

iver

sita

rio,

ivi

com

pres

i i

cors

i di

dot

tora

to d

i ri

cerc

a,no

nché

in

at

tivi

univ

ersi

tari

e ne

l ca

mpo

de

lla

form

azio

ne c

ontin

ua,

perm

anen

te e

ric

orre

nte,

alm

eno

120

ore

annu

ali a

lezi

oni,

eser

cita

zion

i e s

emin

ari n

onch

éul

teri

ori

e sp

ecif

ici

impe

gni

orar

i pe

r l’

orie

ntam

ento

,l’

assi

sten

za

e il

tu

tora

to,

la

prog

ram

maz

ione

e

l’or

gani

zzaz

ione

di

datt

ica,

l’

acce

rtam

ento

dell

’app

rend

imen

to

e co

mun

que

svol

gono

at

tivi

tàdi

datti

che

con

cont

inui

tà p

er tu

tto l’

anno

acc

adem

ico;

2)a

prog

etti

di m

iglio

ram

ento

qua

litat

ivo

della

did

attic

apr

edis

post

i e

real

izza

ti

da

grup

pi

di

doce

nti

con

part

icol

are

rife

rim

ento

all’

inno

vazi

one

met

odol

ogic

a e

tecn

olog

ica

e ad

at

tivi

form

ativ

e pr

oped

euti

che,

inte

grat

e e

di r

ecup

ero;

c)ve

rifi

ca

del

risp

etto

de

gli

impe

gni

dida

ttic

i e

mon

itora

ggio

dei

pro

getti

da

part

e di

org

anis

mi

in c

uisi

ano

rapp

rese

ntat

i anc

he g

li st

uden

ti;d)

pubb

licità

de

lle

disp

osiz

ioni

e

delle

pr

iori

adot

tate

dagl

i at

enei

per

l’e

roga

zion

e de

i co

mpe

nsi

nonc

hé d

egli

elen

chi d

ei p

erce

ttori

.3.

…(o

mis

sis)

…4.

…(o

mis

sis)

Fondazione CRUI 19

V.

24

Arg

omen

toV

erif

iche

del

pro

fitt

o.A

rt. D

.M. 5

09/9

9 A

rt. 1

1, c

.7, c

), d

)7.

I r

egol

amen

ti di

datti

ci d

i at

eneo

, nel

ris

petto

deg

li st

atut

i, di

scip

linan

o al

tres

ì gl

i as

petti

di

orga

nizz

azio

ne

dell

’att

ivit

à di

datt

ica

com

uni

ai

cors

i di

st

udio

, co

n pa

rtic

olar

eri

feri

men

to:

c) a

lle p

roce

dure

per

lo

svol

gim

ento

deg

li es

ami

e de

lle a

ltre

veri

fich

e di

pro

fitto

,no

nché

del

la p

rova

fin

ale

per

il co

nseg

uim

ento

del

tito

lo d

i stu

dio;

-al

le m

odal

ità c

on c

ui s

i pe

rvie

ne a

lla v

alut

azio

ne d

el p

rofi

tto i

ndiv

idua

le d

ello

stud

ente

, ch

e de

ve

com

unqu

e es

sere

es

pres

sa

med

iant

e un

a vo

tazi

one

intr

ente

sim

i per

gli

esam

i e in

cen

tode

cim

i per

la p

rova

fin

ale,

con

eve

ntua

le lo

de;

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

V.a

nche

il p

rece

dent

e

Art

. 5, c

. 44.

I c

redi

ti co

rris

pond

enti

a ci

ascu

na a

ttivi

tà f

orm

ativ

a so

noac

quis

iti d

allo

stu

dent

e co

n il

supe

ram

ento

del

l’es

ame

o di

altr

a fo

rma

di v

erif

ica

del

prof

itto,

fer

mo

rest

ando

che

la

valu

tazi

one

del

prof

itto

è ef

fettu

ata

con

le m

odal

ità d

i cu

ial

l’ar

ticol

o 11

, com

ma

7, le

ttera

d).

25P

rova

fin

ale

eco

nfer

imen

to d

ei t

itol

i

acca

dem

ici.

Art

. 11,

c.7

, c),

d),

n)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

c) a

lle p

roce

dure

per

lo

svol

gim

ento

deg

li es

ami

e de

lle a

ltre

veri

fich

e di

pro

fitto

, non

ché

della

pro

va f

inal

e pe

r il

cons

egui

men

to d

el ti

tolo

di s

tudi

o;

d) a

lle m

odal

ità c

on c

ui s

i per

vien

e al

la v

alut

azio

ne d

el p

rofi

tto in

divi

dual

e de

llo s

tude

nte,

che

deve

com

unqu

e es

sere

esp

ress

a m

edia

nte

una

vota

zion

e in

tren

tesi

mi p

er g

li es

ami e

ince

ntod

ecim

i per

la p

rova

.

n) a

lle m

odal

ità p

er il

rila

scio

dei

tito

li co

ngiu

nti d

i cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 9.

v.an

che

D.M

. 4/8

/200

0A

rt. 3

, c.2

2.

I re

gola

men

ti di

datti

ci d

i ate

neo

dete

rmin

ano

i cas

i in

cui,

per

i cor

si d

i lau

rea

delle

cla

ssi l

ingu

istic

he, l

a pr

ova

fina

leè

sost

enut

a in

ling

ua s

tran

iera

.A

rt. 7

1.

Le

univ

ersi

tà ri

lasc

iano

, ai s

ensi

del

l’ar

ticol

o 3,

com

ma

1,le

ttera

a),

del

dec

reto

min

iste

rial

e 3

nove

mbr

e 19

99, n

.509

,i

titol

i di

la

urea

co

n la

de

nom

inaz

ione

de

lla

clas

se

diap

part

enen

za e

del

cor

so d

i la

urea

, as

sicu

rand

o ch

e la

deno

min

azio

ne d

i qu

est’

ultim

o co

rris

pond

a ag

li ob

ietti

vifo

rmat

ivi s

peci

fici

del

cor

so s

tess

o.v.

anc

he D

.M. 2

8/11

/200

0A

rt. 3

, c.2

2.

I re

gola

men

ti di

datti

ci d

i ate

neo

dete

rmin

ano

i cas

i in

cui,

per

i cor

si d

i lau

rea

spec

ialis

tica

delle

cla

ssi l

ingu

istic

he, l

ate

si è

red

atta

in li

ngua

str

anie

ra.

Art

. 71.

Le

univ

ersi

tà r

ilasc

iano

i tit

oli d

i lau

rea

spec

ialis

tica

con

la d

enom

inaz

ione

del

la c

lass

e di

app

arte

nenz

a e

del c

orso

di

laur

ea s

peci

alis

tica,

ai s

ensi

del

l’ar

ticol

o 3,

com

ma

1, le

ttere

b),

del

decr

eto

min

iste

rial

e 3

nove

mbr

e 19

99,

n.50

9,as

sicu

rand

o ch

e la

de

nom

inaz

ione

di

qu

est’

ulti

mo

corr

ispo

nda

agli

obie

ttivi

fo

rmat

ivi

spec

ific

i de

l co

rso

stes

so.

2. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di a

tene

o e

i reg

olam

enti

dei c

orsi

di s

tudi

o no

n po

sson

o pr

eved

ere

deno

min

azio

ni d

ei c

orsi

di

stud

io

e de

i re

lati

vi

tito

li

che

facc

iano

ri

feri

men

to

acu

rric

ula,

ind

iriz

zi,

orie

ntam

enti

o ad

altr

e ar

ticol

azio

niin

tern

e de

i med

esim

i cor

si.

Fondazione CRUI20

V.

26A

rgom

ento

Att

ivit

à di

orie

ntam

ento

etu

tora

to.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 11,

c.7

, g)

7. I

rego

lam

enti

dida

ttici

di a

tene

o, n

el ri

spet

to d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì g

li as

petti

di

orga

nizz

azio

ne

dell

’att

ivit

à di

datt

ica

com

uni

ai

cors

i di

st

udio

, co

n pa

rtic

olar

eri

feri

men

to:

g) a

ll’in

trod

uzio

ne d

i un

ser

vizi

o di

ate

neo

per

il co

ordi

nam

ento

del

le a

ttivi

tà d

ior

ient

amen

to,

da s

volg

ere

in c

olla

bora

zion

e co

n gl

i is

titut

i d’

istr

uzio

ne s

econ

dari

asu

peri

ore,

non

chè

in o

gni c

orso

di s

tudi

o, d

i un

serv

izio

di t

utor

ato

per

gli s

tude

nti;

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

27M

odal

ità

delle

att

ivit

àfo

rmat

ive

per

stud

enti

non

a t

empo

pien

o.

Art

. 11,

c.7

, h)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

h)

all’

even

tual

e in

trod

uzio

ne

di

appo

site

m

odal

ità

orga

nizz

ativ

e de

lle

atti

vità

form

ativ

e pe

r st

uden

ti no

n im

pegn

ati a

tem

po p

ieno

;

28In

divi

duaz

ione

dei

resp

onsa

bili

per

ogni

atti

vità

.

Art

. 11,

c.7

, i)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

i) a

lle m

odal

ità d

i in

divi

duaz

ione

, pe

r og

ni a

ttivi

tà,

della

str

uttu

ra o

del

la s

ingo

lape

rson

a ch

e ne

ass

ume

la r

espo

nsab

ilità

;

29V

alut

azio

ne q

ualit

àde

lle a

ttiv

ità

svol

te.

Art

. 11,

c.7

, l)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

l) a

lla v

alut

azio

ne d

ella

qua

lità

delle

atti

vità

svo

lte;

Ven

gono

qui

inse

rite

anc

he le

nor

me

che

prev

edon

o, s

ulla

base

del

le v

alut

azio

ni a

cqui

site

, un

ries

ame

dell’

offe

rta

form

ativ

a de

ll’A

tene

o; n

orm

e an

alog

he s

ono

talo

rapr

esen

ti an

che

alla

voc

e V

.33.

30F

orm

e di

pub

blic

ità

di p

roce

dim

enti

ede

cisi

oni.

Art

. 11,

c.7

, m)

7. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di

aten

eo, n

el r

ispe

tto d

egli

stat

uti,

disc

iplin

ano

altr

esì

gli

aspe

ttidi

or

gani

zzaz

ione

de

ll’a

ttiv

ità

dida

ttic

a co

mun

i ai

co

rsi

di

stud

io,

con

part

icol

are

rife

rim

ento

:

m)

alle

for

me

di p

ubbl

icità

dei

pro

cedi

men

ti e

delle

dec

isio

ni a

ssun

te;

Fondazione CRUI 21

V.

31A

rgom

ento

Supp

lem

ento

al

dipl

oma.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 11,

c.8

8. I

reg

olam

enti

dida

ttici

di a

tene

o di

scip

linan

o le

mod

alità

con

cui

le u

nive

rsità

rila

scia

no,

com

e su

pple

men

to a

l di

plom

a di

ogn

i tit

olo

di s

tudi

o, u

n ce

rtif

icat

o ch

e ri

port

a, s

econ

dom

odel

li co

nfor

mi

a qu

elli

adot

tati

dai

paes

i eu

rope

i, le

pri

ncip

ali

indi

cazi

oni

rela

tive

alcu

rric

ulum

spe

cifi

co s

egui

to d

allo

stu

dent

e pe

r co

nseg

uire

il ti

tolo

.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

32R

iord

ino

e di

scip

lina

delle

pro

cedu

ream

min

istr

ativ

ere

lati

ve a

lle c

arri

ere

degl

i stu

dent

i.

Art

. 11,

c.9

9.

Le

univ

ersi

tà,

con

appo

siti

re

gola

men

ti,

rior

dina

no

e di

scip

lina

no

le

proc

edur

eam

min

istr

ativ

e re

lativ

e al

le c

arri

ere

degl

i st

uden

ti in

acc

ordo

con

le

disp

osiz

ioni

del

pres

ente

rego

lam

ento

, di s

ucce

ssiv

i dec

reti

min

iste

rial

i e d

ei re

gola

men

ti di

datti

ci d

i ate

neo.

Per

l’el

abor

azio

ne

di

valu

tazi

oni

stat

isti

che

omog

enee

su

lle

carr

iere

de

gli

stud

enti

univ

ersi

tari

, il

Min

istr

o, c

on p

ropr

i de

cret

i, in

divi

dua

i da

ti es

senz

iali

che

devo

no e

sser

epr

esen

ti ne

i sis

tem

i inf

orm

ativ

i sul

le c

arri

ere

degl

i stu

dent

i di t

utte

le u

nive

rsità

.

33R

egol

amen

ti d

idat

tici

dei C

orsi

di S

tudi

o:pr

oced

ure.

Art

. 12,

c.1

,4

1. I

n ba

se a

ll’ar

ticol

o 11

, com

ma

2, d

ella

leg

ge 1

9 no

vem

bre

1990

, n. 3

41, i

l re

gola

men

todi

datti

co d

i un

cors

o di

stu

dio,

del

iber

ato

dalla

com

pete

nte

stru

ttura

did

attic

a in

con

form

itàco

n l’

ordi

nam

ento

did

attic

o ne

l ri

spet

to d

ella

lib

ertà

d’i

nseg

nam

ento

, no

nché

dei

dir

itti

edo

veri

dei

doc

enti

e de

gli s

tude

nti,

spec

ific

a gl

i asp

etti

orga

nizz

ativ

i del

cor

so d

i stu

dio.

Il

rego

lam

ento

è a

ppro

vato

con

le p

roce

dure

pre

vist

e ne

llo s

tatu

to d

ell’

aten

eo.

4. L

e un

iver

sità

ass

icur

ano

la p

erio

dica

rev

isio

ne d

ei r

egol

amen

ti di

datti

ci d

ei c

orsi

di

stud

io,

in

part

icol

are

per

quan

to

rigu

arda

il

num

ero

dei

cred

iti

asse

gnat

i ad

og

niin

segn

amen

to o

altr

a at

tività

for

mat

iva.

v.an

che

L. 1

9/11

/199

0, n

.341

Art

. 11,

c.2

2. I

con

sigl

i de

lle s

trut

ture

did

attic

he d

eter

min

ano,

con

appo

sito

re

gola

men

to,

in

conf

orm

ità

al

rego

lam

ento

dida

ttic

o di

at

eneo

e

nel

risp

etto

de

lla

libe

rtà

diin

segn

amen

to, …

(om

issi

s)…

Le n

orm

e su

lla r

evis

ione

per

iodi

ca d

ei r

egol

amen

ti di

datti

ciso

no

talo

ra

intr

ecci

ate

con

quel

le

rela

tive

al

ries

ame

dell’

offe

rta

form

ativ

a (v

oce

V.2

9).

Fondazione CRUI22

V.

34A

rgom

ento

Reg

olam

enti

did

atti

cide

i Cor

si d

i Stu

dio:

cont

enut

i.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 12,

c.2

Il

reg

olam

ento

did

attic

o di

un

cors

o di

stu

dio

dete

rmin

a in

par

ticol

are:

a)l’

elen

co

degl

i in

segn

amen

ti,

con

l’in

dica

zion

e de

i se

ttori

sc

ient

ific

o-di

scip

linar

i di

rife

rim

ento

e d

ell’

even

tual

e ar

ticol

azio

ne in

mod

uli,

nonc

hé d

elle

altr

e at

tività

for

mat

ive;

b)

gli

obie

ttivo

fo

rmat

ivi

spec

ific

i, i

cred

iti

e le

ev

entu

ali

prop

edeu

ticità

di

og

niin

segn

amen

to e

di o

gni a

ttivi

tà f

orm

ativ

a;

c) i

cur

ricu

la o

ffer

ti ag

li st

uden

ti e

le r

egol

e di

pre

sent

azio

ne, o

ve n

eces

sari

o, d

ei p

iani

di

stud

io in

divi

dual

i;

d)la

tipo

logi

a de

lle fo

rme

dida

ttich

e, a

nche

a d

ista

nza,

deg

li es

ami e

del

le a

ltre

veri

fich

e de

lpr

ofitt

o de

gli s

tude

nti;

e)le

dis

posi

zion

i sug

li ev

entu

ali o

bblig

hi d

i fre

quen

za.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

v.an

che

L. 1

9/11

/199

0, n

.341

Art

. 11,

c.2

2. I

con

sigl

i de

lle s

trut

ture

did

attic

he d

eter

min

ano,

con

appo

sito

re

gola

men

to,

in

conf

orm

ità

al

rego

lam

ento

dida

ttic

o di

at

eneo

e

nel

risp

etto

de

lla

libe

rtà

diin

segn

amen

to,

l’ar

tico

lazi

one

dei

cors

i di

di

plom

aun

iver

sita

rio

e di

lau

rea,

dei

cor

si d

i sp

ecia

lizza

zion

e e

dido

ttor

ato

di

rice

rca,

i

pian

i di

st

udio

co

n re

lati

viin

segn

amen

ti fo

ndam

enta

li ob

blig

ator

i, i m

odul

i did

attic

i, la

tipo

logi

a de

lle

form

e di

datt

iche

, iv

i co

mpr

ese

quel

lede

ll’in

segn

amen

to a

dis

tanz

a, le

for

me

di tu

tora

to, l

e pr

ove

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valu

tazi

one

dell

a pr

epar

azio

ne

degl

i st

uden

ti

e la

com

posi

zion

e de

lle r

elat

ive

com

mis

sion

i, le

mod

alità

deg

liob

blig

hi d

i fr

eque

nza

anch

e in

rif

erim

ento

alla

con

dizi

one

degl

i st

uden

ti

lavo

rato

ri,

i li

mit

i de

lle

poss

ibil

ità

diis

criz

ione

ai

fu

ori

cors

o,

fatta

sa

lva

la

posi

zion

e de

llost

uden

te

lavo

rato

re,

gli

inse

gnam

enti

utili

zzab

ili

per

ilco

nseg

uim

ento

di

dipl

omi,

nonc

hé l

a pr

oped

eutic

ità d

egli

inse

gnam

enti

stes

si,

le a

ttivi

tà d

i la

bora

tori

o, p

ratic

he e

di

tiroc

inio

e l

’int

rodu

zion

e di

un

sist

ema

di c

redi

ti di

datti

cifi

naliz

zati

al r

icon

osci

men

to d

ei c

orsi

seg

uiti

con

esito

posi

tivo,

fer

ma

rest

ando

l’o

bblig

ator

ietà

di

quan

to p

revi

sto

dall’

artic

olo

9, c

omm

a 2,

lette

ra d

).

v. a

nche

D.M

. 4/8

/200

0

Art

. 3, c

.1

1.L

e co

mpe

tent

i st

ruttu

re d

idat

tiche

det

erm

inan

o, c

on i

lre

gola

men

to d

idat

tico

del

cors

o di

stu

dio,

l’e

lenc

o de

gli

inse

gnam

enti

e de

lle a

ltre

attiv

ità fo

rmat

ive

di c

ui a

ll’ar

t.12,

com

ma

2, d

el d

ecre

to m

inis

teri

ale

3 no

vem

bre

1999

, n.5

09,

seco

ndo

crite

ri d

i st

retta

fun

zion

alità

coh

n gl

i ob

ietti

vifo

rmat

ivi s

peci

fici

del

cor

so.

v. a

nche

D.M

. 28/

11/2

000

Art

. 3, c

.1

1.L

e co

mpe

tent

i st

ruttu

re d

idat

tiche

det

erm

inan

o, c

on i

lre

gola

men

to d

idat

tico

del

cors

o di

stu

dio,

l’e

lenc

o de

gli

inse

gnam

enti

e de

lle a

ltre

attiv

ità fo

rmat

ive

di c

ui a

ll’ar

t.12,

com

ma

2, d

el d

ecre

to m

inis

teri

ale

3 no

vem

bre

1999

, n.5

09,

seco

ndo

crite

ri

di

stre

tta

funz

iona

lità

con

gli

obie

ttivi

Fondazione CRUI 23

V.

35

Arg

omen

toC

oere

nza

tra

cred

iti

ed o

biet

tivi

for

mat

ivi

e C

omm

issi

oni p

er la

dida

ttic

a.

Art

. D.M

. 509

/99

Art

. 12,

c.3

3. L

e di

spos

izio

ni d

ei r

egol

amen

ti di

datti

ci d

ei c

orsi

di s

tudi

o co

ncer

nent

i la

coer

enza

tra

icr

editi

ass

egna

ti al

le a

ttivi

tà f

orm

ativ

e e

gli s

peci

fici

obi

ettiv

i for

mat

ivi p

rogr

amm

ati s

ono

delib

erat

e da

lle c

ompe

tent

i st

ruttu

re d

idat

tiche

, pr

evio

par

ere

favo

revo

le d

i co

mm

issi

oni

dida

ttich

e pa

rite

tiche

o d

i altr

e an

alog

he s

trut

ture

di r

appr

esen

tanz

a st

uden

tesc

a. Q

ualo

ra il

pare

re n

on s

ia f

avor

evol

e la

del

iber

azio

ne è

ass

unta

dal

sen

ato

acca

dem

ico.

Il p

arer

e è

reso

entr

o tr

enta

gio

rni

dalla

ric

hies

ta.

Dec

orso

inu

tilm

ente

tal

e te

rmin

e la

del

iber

azio

ne è

adot

tata

pre

scin

dend

osi d

al p

arer

e.

Alt

ri r

ifer

imen

ti e

/o o

sser

vazi

oni

v. a

nche

Leg

ge 1

9/10

/199

9, n

.370

Art

. 6, c

.55.

G

li

stat

uti

degl

i at

enei

di

scip

lina

no

l’is

titu

zion

e di

com

mis

sion

i pe

r l’

esam

e de

i pr

oble

mi

rela

tivi

al

losv

olgi

men

to d

elle

atti

vità

did

attic

he p

ress

o le

com

pete

nti

stru

tture

e c

ompo

ste

pari

tetic

amen

te d

a ra

ppre

sent

anti

dei

doce

nti

e de

gli

stud

enti.

Le

com

mis

sion

i es

prim

ono

pare

reci

rca

la c

ompa

tibili

tà t

ra i

cre

diti

asse

gnat

i al

le a

ttivi

tàfo

rmat

ive

e gl

i ob

iett

ivi

form

ativ

i pr

ogra

mm

ati

dall

est

ruttu

re d

idat

tiche

, ai s

ensi

dei

dec

reti

che

sara

nno

eman

ati

in a

ttuaz

ione

del

l’ar

ticol

o 17

, co

mm

a 95

, de

lla l

egge

15

mag

gio

1997

, n.1

27, e

suc

cess

ive

mod

ific

azio

ni.

36N

orm

e tr

ansi

tori

e e

fina

li.A

rt. 1

3 1.

L

e un

iver

sità

ad

egua

no

gli

ordi

nam

enti

dida

ttici

de

i pr

opri

co

rsi

di

stud

io

alle

disp

osiz

ioni

del

pre

sent

e re

gola

men

to e

del

dec

reto

min

iste

rial

e ch

e in

divi

dua

le c

lass

ire

lativ

e ai

pre

detti

cor

si e

ntro

dic

iotto

mes

i dal

la p

ubbl

icaz

ione

del

med

esim

o de

cret

o su

llaG

azze

tta U

ffic

iale

.

2. L

e un

iver

sità

ass

icur

ano

la c

oncl

usio

ne d

ei c

orsi

di

stud

io e

il

rila

scio

dei

rel

ativ

i tit

oli,

seco

ndo

gli

ordi

nam

enti

dida

ttici

vig

enti,

agl

i st

uden

ti gi

à is

critt

i al

la d

ata

di e

ntra

ta i

nvi

gore

dei

nuo

vi o

rdin

amen

ti di

datti

ci e

dis

cipl

inan

o al

tres

ì la

fac

oltà

per

gli

stud

enti

diop

tare

per

l’i

scri

zion

e a

cors

i di

stu

dio

con

i nu

ovi

ordi

nam

enti.

Ai

fini

del

l’op

zion

e le

univ

ersi

tà r

ifor

mul

ano

in t

erm

ini

di c

redi

ti gl

i or

dina

men

ti di

datti

ci v

igen

ti e

le c

arri

ere

degl

i stu

dent

i già

iscr

itti.

3. G

li st

udi c

ompi

uti p

er c

onse

guir

e i d

iplo

mi u

nive

rsita

ri in

bas

e ai

pre

vige

nti o

rdin

amen

tidi

datti

ci s

ono

valu

tati

in c

redi

ti e

rico

nosc

iuti

dalle

uni

vers

ità p

er i

l co

nseg

uim

ento

del

lala

urea

di

cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 1.

La

stes

sa n

orm

a si

app

lica

agli

stud

i co

mpi

uti

per

cons

egui

re i

dip

lom

i de

lle s

cuol

e di

rette

a f

ini

spec

iali

istit

uite

pre

sso

le u

nive

rsità

,qu

alun

que

ne s

ia la

dur

ata.

4. L

’ist

ituzi

one

da p

arte

di

un’u

nive

rsità

dei

cor

si d

i la

urea

e d

i la

urea

spe

cial

istic

a di

cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 1,

ave

nti l

a st

essa

den

omin

azio

ne d

i cor

si d

i dip

lom

a un

iver

sita

rio

odi

laur

ea g

ià a

ttiva

ti ne

ll’an

no a

ccad

emic

o 19

96/9

7, o

vver

o is

titui

ti da

lle u

nive

rsità

ai s

ensi

dell’

artic

olo

2, c

omm

a 4,

del

dec

reto

del

Pre

side

nte

della

Rep

ubbl

ica

27 g

enna

io 1

998,

n.

25, c

ostit

uisc

e at

tuaz

ione

del

l’ob

ietti

vo d

el s

iste

ma

univ

ersi

tari

o pe

r il

trie

nnio

199

8/20

00di

cui

all’

artic

olo

1, c

omm

a 1,

lette

ra d

) de

l dec

reto

min

iste

rial

e 6

mar

zo 1

998,

pub

blic

ato

sulla

Gaz

zetta

Uff

icia

le n

. 83

del 9

apr

ile 1

998,

e n

on c

ompo

rta

il ri

cors

o al

la p

roce

dura

di

cui a

ll’ar

ticol

o 9,

com

ma

1.

v. a

nche

Leg

ge 1

9/10

/199

9, n

.370

Art

. 6, c

.66.

Le

univ

ersi

tà a

degu

ano

gli o

rdin

amen

ti di

datti

ci d

ei c

orsi

di s

tudi

o ai

sen

si d

elle

dis

posi

zion

i di

cui

all’

artic

olo

17,

com

ma

95, d

ella

legg

e 15

mag

gio

1997

, n.1

27, e

suc

cess

ive

mod

ific

azio

ni,

entr

o di

ciot

to

mes

i (N

.B.

– co

n le

gge

succ

essi

va il

term

ine

è st

ato

pror

ogat

o a

tren

ta m

esi)

dal

lapu

bbli

cazi

one

nell

a G

azze

tta

Uff

icia

le

del

decr

eto

min

iste

rial

e co

nten

ente

i cr

iteri

spe

cifi

ci p

er i

pred

etti

cors

i.D

ecor

so i

nfru

ttuos

amen

te t

ale

term

ine,

non

pos

sono

ess

ere

erog

ati a

lla u

nive

rsità

i fi

nanz

iam

enti

prev

isti

da a

ccor

di d

ipr

ogra

mm

a o

dai

prov

vedi

men

ti

di

attu

azio

ne

dell

apr

ogra

mm

azio

ne u

nive

rsita

ria

fino

alla

dat

a di

tras

mis

sion

eal

Min

iste

ro d

ell’

univ

ersi

tà e

del

la r

icer

ca s

cien

tific

a e

tecn

olog

ica

dei

rego

lam

enti

di

datt

ici

cont

enen

ti

gli

adeg

uam

enti

pred

etti.

v. a

nche

D.M

. 4/8

/200

0A

rt. 8

1.

Le

univ

ersi

tà a

ssic

uran

o la

con

clus

ione

dei

cor

si d

i stu

dio

e il

rila

scio

de

i re

lativ

i tit

oli,

seco

ndo

gli

ordi

nam

enti

dida

ttici

vig

enti,

agl

i stu

dent

i già

iscr

itti a

i cor

si a

lla d

ata

dien

trat

a in

vi

gore

de

i m

uovi

or

dina

men

ti

dida

ttic

i e

disc

iplin

ano

altr

esì

la f

acol

tà p

er i

med

esim

i st

uden

ti di

opta

re p

er l

’isc

rizi

one

ai c

orsi

di

laur

ea d

i cu

i al

pre

sent

ede

cret

o. A

i fi

ni d

ell’

opzi

one

le u

nive

rsità

val

utan

on i

nte

rmin

i di

cre

diti

form

ativ

i un

iver

sita

ri l

e at

tività

for

mat

ive

prev

iste

dag

li or

dina

men

ti di

datti

ci v

igen

ti.(s

egue

)

Fondazione CRUI24

5. A

i se

nsi

dell’

artic

olo

17,

com

ma

101,

del

la l

egge

15

mag

gio

1997

, n.

127

, co

me

mod

ific

ato

dall’

artic

olo

1, c

omm

a 15

, le

ttera

b),

del

la l

egge

14

genn

aio

1999

, n.

4,

ladi

spos

izio

ne d

i cui

al c

omm

a 4

si a

pplic

a al

tres

ì ai c

orsi

di d

iplo

ma

univ

ersi

tari

o o

di la

urea

attiv

ati s

peri

men

talm

ente

dal

le u

nive

rsità

neg

li an

ni a

ccad

emic

i 199

7/98

e 1

998/

99, p

urch

éri

sulti

acq

uisi

to il

par

ere

favo

revo

le d

el c

omita

to r

egio

nale

di c

oord

inam

ento

.6.

Fat

te s

alve

le

scuo

le p

ress

o le

qua

li so

no a

ttiva

ti i

cors

i di

spe

cial

izza

zion

e di

cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 6,

le

scuo

le d

i sp

ecia

lizza

zion

e at

tual

men

te i

stitu

ite s

ono

disa

ttiva

teen

tro

il te

rzo

anno

acc

adem

ico

succ

essi

vo a

que

llo d

i en

trat

a in

vig

ore

del

pres

ente

rego

lam

ento

. L

a re

lati

va

form

azio

ne

spec

iali

stic

a è

assi

cura

ta

da

cors

i di

la

urea

spec

ialis

tica

o di

do

ttora

to

di

rice

rca,

no

nché

da

i co

rsi

di

form

azio

ne

fina

lizza

ta

ein

tegr

ativ

a di

cui

all’

artic

olo

3, c

omm

a 8.

v.an

che

D.M

. 28/

11/2

000

Art

. 8

1.L

e un

iver

sità

ass

icur

ano

la c

oncl

usio

ne d

ei c

orsi

di s

tudi

oe

il ri

lasc

io

dei

rela

tivi

titol

i, se

cond

o gl

i or

dina

men

tidi

datti

ci v

igen

ti, a

gli s

tude

nti g

ià is

critt

i ai c

orsi

alla

dat

a di

entr

ata

in

vigo

re

dei

muo

vi

ordi

nam

enti

di

datt

ici

edi

scip

linan

o al

tres

ì la

fac

oltà

per

i m

edes

imi

stud

enti

diop

tare

per

l’i

scri

zion

e ai

cor

si d

i la

urea

spe

cial

istic

a di

cui

al

pres

ente

de

cret

o.

Ai

fini

de

ll’o

pzio

ne

le

univ

ersi

tàva

luta

no

in

term

ini

di

cred

iti

form

ativ

i un

iver

sita

ri

leat

tivi

form

ativ

e pr

evis

te

dagl

i or

dina

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Fondazione CRUI26

2.2 LE TEMATICHE AGGIUNTIVE

L’esame dei RDA ha mostrato che in molti casi essi disciplinano non solo le

questioni riconducibili agli oggetti del Regolamento 509 e delle altri fonti pocanzi

citate, ma anche numerosi altri argomenti.

Queste tematiche aggiuntive sono state individuate quali titoli del Prospetto 3.

In tal modo, ogni tema affrontato in un RDA viene collocato o come voce del

Prospetto 2 ovvero, appunto, come tematica aggiuntiva.

Il testo integrale di ognuno dei RDA è comunque disponibile sotto il titolo

“Atenei: Normativa” del menu.

Prospetto 3 - Le tematiche aggiuntive

A1-Formazione a distanza.

A2-Immatricolazione, iscrizione, trasferimento, sospensione, rinuncia e decadenza degli studi.

A3-Manifesto degli studi, termini per adempimenti, guide dello studente e altre comunicazioni.

A4-Mutuazione e sdoppiamento delle attività formative.

A5-Curricula offerti e piani di studio.

A6-Verifica del regolare svolgimento delle attività formative.

A7-Registro delle lezioni e verifica del preside.

A8-Supplenze, affidamenti, contratti.

A9-Articolazione ed organizzazione degli insegnamenti, loro attivazione e disattivazione, normegenerali sulla frequenza.

A10-Calendario delle lezioni, degli esami, delle prove finali e relativa pubblicizzazione.

A11-Certificati ed attestati.

A12-Diritti e doveri degli studenti, carta dei servizi didattici, contratto formativo.

A13-Controversie sull’applicazione dei regolamenti.

A14-Organismi interni delle strutture.

A15-Corsi di eccellenza, corsi intensivi e integrativi ed altri interventi didattici mirati.

A16-Tirocini.

A17-Studenti fuori corso e ripetenti.

A18-Sanzioni disciplinari a carico degli studenti.

A19-Problematiche finanziarie.

A20-Finalita’ del regolamento didattico di ateneo.

A21-Norme specifiche per i corsi di specializzazione.

Fondazione CRUI 27

A22-Norme specifiche per il dottorato di ricerca.

A23-Norme specifiche per il master universitario.

A24-Norme specifiche per i corsi di perfezionamento, di aggiornamento professionale e diformazione permanente e ricorrente.

A25-Attivita’ autogestite dagli studenti.

A26-Formazione integrata superiore.

A27-Prove di autovalutazione di conoscenza.

A28-Diritto allo studio.

A29-Norme relative a situazioni particolari di un singolo ateneo.

Fondazione CRUI 29

CAPITOLO TERZO

L’analisi delle soluzioni adottate dai singoli Atenei

3.1 LA COLLOCAZIONE DEI RDA NELLE VOCI E NELLE TEMATICHE AGGIUNTIVE

DELLA GRIGLIA

Definita la griglia, la collocazione nelle diverse voci e nelle tematiche aggiuntive

dei contenuti di ogni RDA, cioè degli articoli che lo compongono -suddivisi, quando

necessario, nei relativi commi-, ha richiesto specifiche avvertenze per i casi,

numerosi, nei quali all’interno di uno stesso comma di un articolo viene trattata una

pluralità di argomenti.

Si è fatto ricorso a una delle seguenti due soluzioni.

a) Quando all’interno del comma i diversi argomenti erano collocati in modo

ben distinto, il comma è stato spezzato; una parte ne è stata riportata

all’interno di una voce e una parte all’interno dell’altra voce, indicando

ogni volta con (…omissis…v. …) la sede nella quale era collocata la parte

mancante.

b) Quando i diversi argomenti erano collocati in modo da non poterli

nettamente separare, il comma è stato ripetuto in ognuna delle voci

interessate, precisando ((v.anche Voce...)).

In alcuni dei casi nei quali i diversi commi di uno stesso articolo, riguardando

tematiche differenti, sono collocati in voci diverse, il titolo dell’articolo può apparire

immotivato rispetto ai contenuti dei commi riportati in una delle voci; ciò accade

quando il titolo fa riferimento solo al contenuto di commi riportati altrove.

Chi consulta la Banca Dati trova all’inizio di ogni voce gli stessi riferimenti

normativi che sono presenti nel Prospetto 1, cioè il testo del punto rilevante nel

Regolamento 509 e gli eventuali testi di altri provvedimenti già richiamati.

Seguono i testi degli articoli, o dei commi, nei quali la voce è trattata in ognuno

dei RDA; questi sono ordinati alfabeticamente.

Fondazione CRUI30

Nella riproduzione dei testi delle voci vengono evidenziati in arancione e corsivo

quei punti che appaiano di particolare interesse in quanto aggiungono alla normativa

nazionale scelte o indicazioni significative, o in quanto la interpretano o la

sviluppano in maniera originale. L’individuazione di tali punti, eccettuati i casi di

mera trascrizione della normativa nazionale, ha indiscutibilmente alcuni margini di

opinabilità. Per tener conto di ciò, si è scelto di evidenziare anche espressioni nelle

quali le variazioni rispetto alle formulazioni nazionali sono abbastanza limitate; in

una nota di sintesi, viene peraltro richiamata una particolare attenzione sui casi nei

quali gli elementi di integrazione o di originalità siano particolarmente rilevanti.

L’insieme delle note di sintesi viene qui riportato, poiché può esser utile per avere

un quadro generale di tali elementi di innovazione.

Per quanto concerne le tematiche aggiuntive, non possono esservi ovviamente

riferimenti normativi iniziali, né appaiono necessarie note di sintesi in quanto lo scopo

di queste è l’analisi dell’attuazione del D.M.509 e delle norme ad esso connesse.

Nei casi nei quali potevano esservi dubbi circa la più opportuna collocazione di

taluni argomenti, la riproduzione dei relativi testi nella corrispondente voce o

tematica aggiuntiva è stata inoltre fatta precedere da una nota tecnica di

chiarimento.

3.2. LE NOTE DI SINTESI SUI PRINCIPALI PUNTI EMERSI NELL’ESAME DELLE

DIVERSE VOCI

Le note di sintesi che abbiamo premesso alle singole voci, e che qui riportiamo,

non costituiscono una esposizione riassuntiva dei contenuti di tutti i RDA: ciò non

solo sarebbe stato impossibile per ragioni di spazio, ma avrebbe potuto essere fonte

di equivoci poiché la formulazione esatta di una normativa non può essere sostituita

da espressioni che la sintetizzino.

Le note vogliono invece svolgere una triplice funzione. Da un lato esse indicano

le linee di sviluppo prevalenti, l’orientamento generale che le università hanno

assunto a proposito delle diverse tematiche. D’altro lato, nella logica di

Fondazione CRUI 31

evidenziazione delle best practices, esse segnalano scelte originali o comunque

significative presenti in singoli RDA e che possano costituire stimoli per altri. In

qualche caso, peraltro piuttosto raro, le note richiamano infine l’attenzione su

interpretazioni discutibili, che presumibilmente meriterebbero qualche

ripensamento.

Voce 1. Definizioni

In relazione alla natura tecnica della voce, la maggior parte dei RDA contiene

definizioni sostanzialmente corrispondenti alle definizioni di cui al D.M.509. In

molti RDA si aggiunge il richiamo al Regolamento per l’incentivazione

dell’impegno didattico dei Professori e dei Ricercatori universitari (legge

370/1999); ciò introduce alla presenza, negli articoli sulle attività didattiche, di

riferimenti agli impegni dei docenti.

Numerosi RDA nel riferirsi ai corsi di studio, ovvero ai titoli universitari, o a

entrambi tali argomenti, inseriscono Dottorato di ricerca e Master universitario in

aggiunta ai corsi e ai titoli indicati nelle definizioni del D.M.509. Al proposito, si

può osservare che l’individuazione di Dottorato e Master come corsi è

effettivamente presente, altrove, nel D.M.509; quanto alla configurazione come

titoli, per il Dottorato ciò consegue dalla legge 210/1998; per il Master v. la nota alla

voce successiva.

Voce 2. Titoli e corsi di studio

Segnaliamo anzitutto alcune significative specificazioni relative a singoli temi.

Catania inserisce un riferimento alla possibilità di percorsi formativi speciali di

eccellenza. Catanzaro evidenzia che tra gli obiettivi del Corso di laurea vi è quello

di assicurare allo studente l’adeguata padronanza di metodologie e cultura atte a

permettere la formazione permanente. Salerno indica la possibilità che i Corsi si

articolino in una pluralità di curricoli; più nettamente, Macerata precisa che i Corsi

Fondazione CRUI32

sono di norma articolati in percorsi didattici differenziati, finalizzati

prevalentemente ad una continuazione degli studi (senza debiti formativi) ovvero ad

una professionalizzazione immediata. Reggio Calabria e Udine precisano che la

laurea specialistica è finalizzata a situazioni nelle quali siano richiesti particolari

livelli di approfondimento e di specializzazione.

Vi è poi da considerare la questione dei Master, alla quale vengono date risposte

diverse. Alcuni Atenei hanno precisato che vi sono i titoli di studio, come stabiliti

dalla normativa nazionale, e che inoltre vengono conferiti i Master; altri hanno

adottato una formula che accosta i Master stessi a Specializzazione e Dottorato; altri

ancora hanno incluso i Master in un elenco complessivo di “titoli”. Quest’ultima

soluzione utilizza il termine “titolo” in senso generalizzato; se infatti, come

d’abitudine, con tale termine si intendono le certificazioni aventi valore legale, sulla

base delle leggi 341/1990 e 127/1997 (con le sue modificazioni), congiuntamente

con i commi 1 e 2 dell’art.3 del D.M.509, i titoli sono la laurea, la laurea

specialistica, il diploma di specializzazione, nonché (L.210/1998) il dottorato di

ricerca. Sempre a proposito dei Master, le dizioni adottate da molti RDA non

rendono chiaro che possono esservi sia attività di perfezionamento e alta formazione

dotate delle proprietà previste per i Master stessi, sia altre diversamente

caratterizzate.

Voce 3. Strutture didattiche e loro afferenza

(Nota tecnica – Per questa voce manca un riferimento iniziale a specifiche norme

del D.M.509; esso infatti non definisce quali siano le strutture didattiche, ritenendo

che tale definizione competa alle autonome scelte di ogni ateneo. Le norme che

prevedono l’afferenza dei corsi alle facoltà, ovvero la realizzazione di essi con il

concorso di più facoltà, sono invece presenti nei decreti 4/8/2000 e 28/11/2000.

Poiché molti RDA disciplinano in dettaglio la regolamentazione delle facoltà e

di altre strutture didattiche, le relative disposizioni sono state qui collocate. In molti

casi, la tematica in questione è peraltro strettamente connessa a quella sviluppata in

Fondazione CRUI 33

altre voci (V.18, V.33, V.34): i corrispondenti articoli o commi vengono perciò

ripetuti. Vi è infine il caso in cui il Regolamento di Facoltà disciplina i tempi ed i

modi in cui un determinato organismo interno deve assumere deliberazioni in

particolari materie; l’articolo relativo è stato allora ripetuto in A.14, ove si

raccolgono le disposizioni che regolano più diffusamente le competenze degli

organismi interni delle strutture didattiche.)

Molti RDA aggiungono alle strutture didattiche di consolidata tradizione

(facoltà, corsi di studio) le Classi di corsi di studio, con i relativi Consigli; in alcuni

casi, si introducono Classi unificate corrispondenti ad aree omogenee (Macerata

esplicita che queste non coincidono necessariamente con le facoltà). Alcuni RDA

precisano che la Classe è di norma interna ad una facoltà, ma prevedono anche la

possibilità che ciò non sia; per altri, la collocazione all’interno di una sola facoltà è

prevista senza eccezioni (ciò sembra non raccogliere gli spunti, presenti nelle

declaratorie di obiettivi relative a molte Classi, in merito alla possibilità di

caratterizzare in modo anche notevolmente differenziato corsi di una stessa Classe).

In qualche caso, vengono indicati gli organismi dai quali può essere proposta al

MIUR l’istituzione di nuove Classi o la modifica di quelle attuali (Art.4, comma 2

del D.M.509). In un caso, tali nuove Classi vengono definite come “Classi di

Ateneo”: va peraltro osservato che, quando le proposte fossero state accolte dal

MIUR con l’emanazione di conseguenti nuovi decreti, tali Classi avrebbero natura

identica rispetto alle precedenti e sarebbero attivabili in ogni università.

In taluni RDA vengono indicati strumenti atti a evitare barriere rigide tra le

facoltà: ad esempio, Napoli l’Orientale dispone che l’Ateneo promuova ogni

possibile interazione e coordinamento tra insegnamenti dello stesso settore presenti

in facoltà diverse e Napoli Parthenope prevede corsi di studio non inquadrati in una

facoltà oltre a quelli interfacoltà. Anche dal punto di vista organizzativo, mentre in

molti RDA si stabilisce che nei casi di corsi interfacoltà vi sia comunque un’unica

facoltà amministrativamente responsabile (ad esempio per l’iscrizione degli allievi),

Fondazione CRUI34

Perugia e Pisa esplicitano che l’iscrizione degli allievi in tal caso non privilegia

alcuna facoltà.

Molte università prevedono una notevole capacità di autoregolamentazione da

parte di strutture didattiche interne alle facoltà, e dispongono che in caso di dissensi

sui raccordi con le facoltà stesse intervenga il Senato Accademico con una propria

decisione. All’opposto, alcuni RDA indicano la facoltà come unica struttura didattica.

Sembra utile segnalare alcune soluzioni particolari. Napoli Federico II e Sannio

precisano l’organismo (Comitato regionale universitario o CNU) competente a

decidere qualora all’interno di un corso interateneo emergano dissensi: ciò appare

opportuno, per evitare le paralisi ipotizzabili se occorrono decisioni unanimi anche

su ogni particolare. Bologna sancisce la possibilità di attivare corsi in forma

teledidattica. Macerata stabilisce per i responsabili di tutte le strutture didattiche

l’obbligo di relazioni annuali al Nucleo di Valutazione.

In due casi, infine, l’elenco degli oggetti che il RDA deve disciplinare (Art.11,

comma 7 del D.M.509) viene integralmente trasferito come competenza dei

regolamenti di strutture didattiche: la scelta può suscitare perplessità, date le diverse

procedure di approvazione di questi ultimi, rispetto a quella del RDA.

Voce 4. Conferimento di titoli accademici congiuntamente con altri atenei

Numerosi RDA precisano che le convenzioni con università estere possono

prevedere una deroga rispetto alla durata ordinaria prevista per i corsi di studio,

qualora ciò sia necessario in relazione a precise normative dell’U.E.

Viene spesso fatto riferimento alla doppia validità del titolo finale, in qualche

caso prevedendo la firma congiunta dei Rettori interessati.

Alcuni RDA forniscono indicazioni su punti che obbligatoriamente devono

essere trattati nelle convenzioni: in particolare, quote di crediti da acquisire nell’uno

o nell’altro ateneo. Bologna, Bolzano e Milano S. Raffaele prescrivono che le

valutazioni delle prove superate debbano avvenire tramite una votazione, con

relativa tabella di conversione.

Fondazione CRUI 35

Macerata prevede la possibilità di docenti assunti con oneri ripartiti tra gli atenei

convenzionati.

Voce 5. Crediti formativi universitari

Molti RDA prevedono che i Regolamenti dei corsi di studio definiscano, per

ogni attività formativa (o per tipologie delle stesse), la frazione di impegno orario

riservata allo studio personale o ad altre attività formative individuali: si tratta di una

questione tra le più rilevanti relative al sistema dei crediti. Al proposito, Bari

Politecnico dispone una verifica annuale da parte dell’Osservatorio della Didattica,

con l’obbligo di interventi correttivi qualora vengano verificati scostamenti.

Macerata stabilisce che il sistema dei crediti elaborato dalle singole strutture debba

essere approvato dal Senato Accademico integrato, previe opportune

armonizzazioni e razionalizzazioni, per garantire la massima mobilità.

In qualche caso vengono fissati criteri quantitativi generali. Milano prevede una

tipologia dettagliata, comprendente anche crediti di solo studio individuale;

stabilisce inoltre che per ogni credito le ore in presenza dei docenti siano da 6 a 10

in caso di lezioni, da 12 a 18 per esercitazioni. Per Napoli l’Orientale le ore di

lezione non possono superare un terzo delle 25 totali. Vi è anche un caso nel quale

si stabilisce che di norma, e senza distinguere tra lezioni ed esercitazioni, solo un

quinto delle 25 ore avvenga in presenza.

Con interpretazione singolare, un RDA premia la frequenza certificata ad almeno

due terzi delle lezioni con due crediti aggiuntivi se si tratta di insegnamento annuale,

con uno se si tratta di insegnamento semestrale. Un altro RDA consente variazioni

- entro un margine del 10%, e purché non si violino i vincoli della Classe - dei crediti

assegnati dall’Ordinamento.

Per ciò che concerne i crediti autonomamente scelti dallo studente, il RDA di

Roma S.Pio V prevede, oltre alla frequenza a insegnamenti “ufficiali”, un notevole

ventaglio di altre possibilità, controllate dalla struttura didattica competente.

Fondazione CRUI36

Voce 6. Riconoscimento di crediti

Il riconoscimento di crediti riguarda, oltre ai riconoscimenti all’ingresso che

sono stati visti in V.5, una varietà di situazioni: insegnamenti seguiti in altra sede -

italiana o estera - da parte di studenti già iscritti, trasferimenti da una ad altra

università, passaggi da uno ad altro corso di studi.

I diversi RDA individuano spesso norme dettagliate per ognuna di tali situazioni,

o eventualmente per alcune tra esse. In alcuni casi traspare la volontà di incentivare

la mobilità, soprattutto internazionale, in altri - all’opposto - quella di compiere

controlli piuttosto puntuali.

Al fine di consentire certezze sui crediti reciprocamente mutuabili e perciò

automaticamente riconosciuti, è molto frequente il riferimento a sistemi di

convenzioni dell’ateneo con una o più altre università; le convenzioni possono

riguardare specifici corsi di studio o avere validità generale in tutti i rapporti tra gli

atenei interessati.

In qualche caso, è previsto (v. alla successiva voce V.18) che ogni Ordinamento

didattico individui le corrispondenze con crediti acquisiti in altre università italiane

o europee.

Alcuni RDA prevedono, inoltre, una normativa generale relativa alla mobilità tra

corsi di studio nella medesima università.

Voce 7. Verifiche periodiche e numero minimo di crediti in tempi determinati

Il D.M.509 individua, come possibilità e non come obbligo, due diverse ipotesi: gli

atenei possono intervenire sia con una verifica periodica dei crediti acquisiti, per

valutare la non obsolescenza dei relativi contenuti formativi, sia con la prescrizione di

un numero minimo di crediti che lo studente deve acquisire in tempi determinati. Le

due questioni sono connesse, ma non vanno identificate: infatti alcuni RDA

intervengono sull’irregolare percorso degli studi non solo in relazione all’eventuale

obsolescenza di crediti acquisiti, ma anche per contrastare in se stessa tale irregolarità.

Fondazione CRUI 37

La maggior parte dei RDA trasferisce dall’ateneo alle singole strutture,

mantenendone il carattere facoltativo, le possibilità di intervento previste dal

Decreto; spesso viene stabilito che le strutture stesse indichino agli studenti fuori

corso un termine dopo il quale sarà valutata l’eventuale obsolescenza di crediti.

In qualche caso, tuttavia, l’università compie una scelta complessiva, e per le

singole strutture gli interventi divengono perciò un obbligo.

Cagliari prescrive che il Regolamento di ogni corso di studio determina le

modalità di una periodica verifica; così anche Insubria, Piemonte Orientale e

Sassari, che aggiungono l’obbligo di stabilire il minimo di crediti. Per Firenze e per

Roma La Sapienza la verifica ha luogo dopo un periodo doppio rispetto al

“normale” corso di studi, per Pavia e Torino dopo un periodo definito da ogni

Regolamento di corso di studi.

Catanzaro, Siena e Siena stranieri prescrivono un numero obbligatorio di crediti,

anno per anno, in mancanza dei quali si dà luogo alla ripetenza, ed altresì un minimo

al di sotto del quale la posizione di studente è sospesa. Catanzaro stessa e Foggia

stabiliscono l’automaticità della decadenza di validità dei crediti, e perciò la

determinazione di nuovi obblighi formativi, dopo un termine fissato dalle strutture

didattiche. Milano prevede la decadenza dello studente che sia stato fuori corso

cinque anni per la laurea, quattro per la laurea specialistica.

E’ da rilevare che non è sempre chiaro, nei casi nei quali per lo studente siano

definiti degli obblighi, quali siano le conseguenze del mancato adempimento.

Voce 8. Verifiche della preparazione per l’ammissione ai Corsi di Laurea,

anche nei casi di numero programmato

L’obbligo di definire, e ove necessario verificare, la preparazione necessaria per

l’accesso ai singoli Corsi di laurea rappresenta uno degli impegni più innovativi, e

più rilevanti, richiesti agli atenei dal D.M.509. Tale Decreto prescrive che le norme

al riguardo siano inserite nel RDA, come appare necessario data la rilevanza delle

stesse.

Fondazione CRUI38

Per ciò che concerne la specifica definizione della preparazione richiesta, la sede

propria all’interno del RDA può essere solo l’Ordinamento didattico; il punto verrà

pertanto esaminato alla voce V.18. Indicazioni generali vengono fornite da pochi

RDA; significativo il riferimento, a Trento, a competenze “generali” (ad esempio a

carattere linguistico) oltre che a conoscenze di contenuti.

Peraltro, molti RDA dispongono che non gli Ordinamenti didattici, bensì i

Regolamenti dei Corsi di laurea (in qualche caso, singole delibere degli organismi

didattici) definiscano la preparazione necessaria. E’ da presumere che questa scelta

sia stata determinata dalla preoccupazione per i tempi stretti entro i quali dovevano

essere redatti, in questa prima attuazione, gli Ordinamenti stessi. In un piccolo

numero di casi, si prevede addirittura che i Regolamenti di corso di studio “possano”

richiedere requisiti di preparazione iniziale.

Circa le modalità di verifica, le connesse iniziative di didattica integrativa ed i

conseguenti provvedimenti, pochi sono i RDA che prevedono norme comuni. In

alcuni casi vengono disciplinate specifiche modalità per l’adempimento degli

obblighi conseguenti a debiti riscontrati, eventualmente (Cassino) anche relativi a

ritardi nel successivo svolgimento degli studi; Catania prevede la possibilità di

articolare il curricolo su periodi più lunghi del normale se i debiti sono rilevanti.

Molti RDA prevedono che i Regolamenti dei corsi di studio distinguano le

situazioni in cui la carriera scolastica di provenienza è considerata automaticamente

adeguata per l’iscrizione da quelle nelle quali si attua una verifica; nel primo caso,

in alcuni RDA - ma non in tutti - la adeguatezza della carriera scolastica viene

ricondotta alla tipologia del diploma secondario posseduto.

Una norma particolare, introdotta nel RDA di Catania, fa riferimento alla

valutabilità di “conoscenze inequivocabilmente definite e documentate acquisite in

ambiti professionali e di lavoro” quale condizione di ammissione per chi disponga

di “un titolo di scuola media superiore diverso da quelli specificatamente previsti”.

Fondazione CRUI 39

Voce 9. Verifica della personale preparazione per l’ammissione ai Corsi di

laurea specialistica

Il D.M.509 prevede per l’accesso alla laurea specialistica (LS) due distinte

condizioni: “requisiti curriculari” e “adeguatezza della personale preparazione”. Il

decreto istitutivo delle Classi delle LS specifica, ulteriormente, che i requisiti

vengono indicati dal Regolamento di corso di studio, mentre le modalità di verifica

della preparazione vengono disciplinate dal RDA.

Solo in pochi casi la normativa degli atenei, come emerge dai RDA, sembra

rispondere pienamente a queste indicazioni, e in particolare raramente viene tenuto

presente che le norme sopra richiamate fanno preciso ed esplicito riferimento non

solo alla tipologia (requisiti curriculari) ma anche alla qualità della preparazione

acquisita nella laurea. Sassari cita i “requisiti di profitto”, oltre a quelli curriculari;

Siena e Torino prevedono che il Regolamento del corso di LS determini i casi nei

quali “la carriera del laureato” fornisce elementi che consentano l’esonero dalla

verifica, mentre Venezia IUAV fa un analogo richiamo a “elementi essenziali del

curriculum formativo”.

Alcuni altri RDA (Calabria, Milano, Roma IUSM, Roma Tre, Siena stranieri)

stabiliscono che ciò che costituisce adeguata preparazione, e le corrispondenti

modalità di verifica, siano definiti dai Regolamenti dei singoli corsi di LS;

analogamente dispone Trento, affidando tale definizione all’Ordinamento didattico.

La maggior parte dei RDA si limita, invece, a considerare il requisito curriculare,

cioè il riconoscimento, integrale o parziale, dei crediti acquisiti nella laurea; talora

viene esplicitato il fatto che il riconoscimento integrale costituisce automaticamente

attestazione di preparazione adeguata, in molti altri casi - equivalentemente - si

afferma che i requisiti curriculari sufficienti sono “indicativi di una adeguata

preparazione”.

Relativamente a una diversa problematica, molti RDA indicano procedure per

l’acquisizione di crediti mancanti qualora il curricolo di laurea non sia integralmente

riconosciuto; quasi tutti disciplinano inoltre il caso di studenti che siano prossimi

Fondazione CRUI40

alla laurea e che desiderino iniziare le attività di una LS evitando di perdere un anno.

Per entrambe le situazioni, taluni RDA fissano un massimo di debiti consentiti; in

ogni caso, è stabilito che le attività che costituiscono debito vengano completate

prima dell’acquisizione di crediti di LS.

Voce 10. Riconoscimento di titoli di studio conseguiti all’estero

La norma del D.M.509 conferisce a ogni università piena sovranità nel deliberare

che un titolo estero consente l’accesso a corsi di studio dell’università stessa;

limitatamente a tale finalità, essa sottrae perciò il “riconoscimento” alle procedure

spesso gravose della normativa burocratica sulla equipollenza, o comunque sulla

validità legale, di titoli acquisiti all’estero. Vi è un solo vincolo, a garanzia degli

interessati: l’università, come tutte le pubbliche amministrazioni, è tenuta a

rispettare i diritti che derivano da intese internazionali.

Molti RDA hanno colto questa opportunità. Spesso, vi è una semplice norma che

individua gli organismi accademici competenti sull’argomento; in qualche caso

(Milano, Napoli II, Pavia, Udine, Urbino) viene esplicitata una varietà di possibili

decisioni, o vengono comunque fornite alcune precisazioni.

Vi sono anche numerosi RDA che si limitano a rinviare alle leggi o ai decreti in

vigore a livello nazionale; in qualche caso, vi è un riferimento restrittivo a

condizioni di reciprocità.

Voce 11. Conseguimento dei titoli di studio

Non vi è, sul tema, alcuna opzione demandata ai RDA; molti tra questi perciò

non toccano la questione dei titoli, pienamente disciplinata dalla normativa

nazionale.

In pochi casi, viene qui collocato qualche vincolo sulla tipologia di alcuni crediti

da conseguire obbligatoriamente. Tra questi, vi è un caso nel quale per tali crediti si

fa riferimento anche alle attività formative liberamente scelte dallo studente; ciò

Fondazione CRUI 41

sembra contrastare con la totale autonomia che il D.M.509 - lettera d) dell’Art.10,

comma 1 - prevede per tali scelte.

Voce 12. Modalità per la verifica della conoscenza di una lingua europea

In merito alle modalità di verifica della conoscenza di una lingua U.E., molti

RDA prevedono due possibilità: prova disposta dall’ateneo o acquisizione di

certificazioni rilasciate da istituzioni specificamente competenti. In merito alla

prova, si rinviano le determinazioni ai singoli Ordinamenti didattici, o addirittura ai

Regolamenti dei Corsi di studio; circa le istituzioni certificanti, in qualche caso si

indica la necessità di una convenzione.

Alcuni RDA forniscono indicazioni sulle procedure per individuare i livelli di

conoscenza richiesta. Bari Politecnico li connette agli specifici obiettivi formativi

del Corso, e fa altresì riferimento agli standards internazionali (programma U.E.

Lingua 2000); a tali standards fa riferimento anche Messina. Per Pisa, gli standards

vengono definiti dal Senato Accademico, mentre per le verifiche è coinvolto il

Centro Linguistico Interdipartimentale.

Cassino, Genova, Pavia, Torino prevedono che ogni Regolamento di Corso di

studio individui il livello delle conoscenze linguistiche richieste; Cassino dispone

altresì che parte del colloquio costituente la prova finale per ogni laurea avvenga

nella lingua prescelta, mentre per Pavia l’intera questione riguarda “almeno una”

lingua U.E.

Torino Politecnico e Udine prescrivono che la lingua sia l’inglese; Torino

Politecnico fornisce ulteriori indicazioni relative a diversi possibili livelli di

conoscenza.

Anche Roma Tre dà una disciplina piuttosto dettagliata, che include precisazioni

sull’offerta didattica che l’ateneo deve sviluppare nel settore.

Fondazione CRUI42

Voce 13. Durata normale dei corsi di studio

(Nota tecnica – Le norme disciplinanti la durata dei Corsi di Specializzazione,

di Dottorato di Ricerca e di Master Universitario sono state poste rispettivamente in

A.21, A.22, e A.23.)

Numerosi RDA forniscono indicazioni sulle situazioni che comportano una

durata diversa da quella normale.

E’ già stato segnalato, alla voce V.4, il frequente riferimento a durate diverse in

altri Paesi, nei casi di intese interuniversitarie; altrettanto frequente è il riferimento

a possibili abbreviazioni in presenza di crediti riconosciuti.

Molti RDA disciplinano la possibilità di durate più lunghe per studenti a tempo

parziale; in tal caso si prevedono regole personalizzate (qualche RDA esplicita la

terminologia del “contratto”), spesso comunque col vincolo a una durata massima

non superiore al doppio di quella normale. Alcuni RDA prevedono, all’opposto, la

possibilità di durata minore per studenti di qualità che riescano ad acquisire i crediti

in tempi abbreviati (di uno o più semestri). Bologna, Ferrara e Milano S.Raffaele,

così come -in termini diversi- Genova, Pavia e Torino disciplinano contestualmente

sia il prolungamento per diluizione sia l’accorciamento per concentrazione. Solo

pochi RDA forniscono precisazioni sulle norme relative alla tassazione universitaria

nelle situazioni diversificate.

Catania prevede l’allungamento del percorso nei casi nei quali l’entità degli

obblighi formativi aggiuntivi derivanti da carente preparazione all’ingresso (v.voce

V.8) determini l’impossibilità di soddisfarli insieme al carico didattico previsto

dall’Ordinamento.

Voce 14. Istituzione, attivazione e disattivazione dei Corsi di studio

(Nota tecnica – Le norme disciplinanti l’attivazione di Dottorati di ricerca, di

Master, di Corsi di perfezionamento, di aggiornamento professionale e di

Fondazione CRUI 43

formazione permanente e ricorrente sono state collocate rispettivamente in A.22,

A.23, A.24.)

Numerosi RDA, nel disciplinare le procedure di istituzione di Corsi di studio,

prescrivono il contestuale accertamento dell’esistenza di risorse, umane e logistiche,

specificamente dedicate, talora con esplicitazione di una procedura di analisi

costi/benefici; spesso viene anche fatto riferimento al parere del Nucleo di

valutazione, nonché alla consultazione con gli ambienti della produzione, dei servizi

e delle professioni.

Abitualmente, la procedura prevede come organo deliberante il Senato

Accademico, peraltro senza che lo stesso abbia potere di iniziativa; questa compete

alle Facoltà o ad altre strutture didattiche interessate. In rari casi, le Facoltà

deliberano direttamente.

Milano, Milano Bicocca, Padova, Roma S.Pio V, Siena stranieri, Torino, Urbino,

Venezia e Tuscia prevedono invece che il Senato Accademico possa decidere

l’istituzione anche di propria iniziativa. Analogamente dispone Firenze, che fa

riferimento a una istruttoria da parte di organi di volta in volta individuati. Il Molise

prevede come proponenti anche gruppi di docenti dei settori interessati.

Non vi sono elementi particolari da segnalare per ciò che concerne le procedure

di attivazione e di disattivazione di Corsi. Peraltro, in alcuni RDA non viene fatta

una chiara distinzione tra le procedure di istituzione e quelle di attivazione.

Voce 15. Condizioni per istituzione laurea specialistica

La norma del D.M.509 è chiara ed estremamente semplice, sicché in molti casi i

RDA non hanno neppure ritenuto necessario trascriverla; quando il RDA interviene,

abitualmente si limita a tale trascrizione.

Genova prescrive che l’indicazione di Corsi di laurea (si noti il plurale)

comprendenti curricula integralmente riconosciuti costituisca parte

Fondazione CRUI44

dell’Ordinamento didattico di ogni laurea specialistica.

Bari considera l’integrazione di crediti mancanti non solo in funzione

dell’ammissione a lauree specialistiche, ma anche per altre finalità, con particolare

riferimento agli esami di Stato per l’accesso a professioni.

Voce 16. Validità crediti di laurea per prosecuzioni

La norma del D.M.509 ha tra i suoi scopi quello di fornire a chi frequenta un

Corso di laurea adeguate informazioni anche relativamente agli sbocchi in Corsi di

laurea specialistica per i quali vi sia un riconoscimento di crediti solo parziale.

Come nel caso della precedente voce V.15, la chiarezza e la semplicità della

norma considerata hanno indotto i RDA a trascriverla identica, o in molti casi a non

riprodurla neppure. In alcuni RDA, peraltro, la sede per l’individuazione dei crediti

riconosciuti viene individuata nel Regolamento del Corso di laurea anziché

nell’Ordinamento; rispetto a tale sostituzione possono valere i dubbi già espressi

altrove per analoghe scelte.

Il Molise evidenzia il ruolo del Senato Accademico relativamente al tema in

discussione. Ciò appare molto opportuno, tenendo conto del fatto che qualcuno ha

ritenuto che la norma qui in esame contrasti con il principio secondo il quale i criteri

sul riconoscimento dei crediti sono di competenza della struttura didattica di arrivo

dello studente; in realtà, il contrasto non c’è se si osserva che ogni Ordinamento

didattico è appunto deliberato dal Senato Accademico, che può valutare

congiuntamente le caratteristiche delle attività formative del Corso di partenza e di

quello di arrivo.

Voce 17. Regolamenti didattici di Ateneo: procedure

Molti RDA disciplinano le procedure di modifica allo stesso RDA, procedure

che fanno capo (eccezion fatta per alcune Università non statali) al Senato

Accademico.

Fondazione CRUI 45

In molti casi viene precisato che l’iniziativa di modifiche parte necessariamente

da Facoltà o da altre strutture didattiche.

All’opposto, Lecce e Reggio Calabria stabiliscono che il Senato Accademico può

intervenire di propria iniziativa, e analogamente Bari e Tuscia evidenziano che esso

opera “anche” su impulso di Facoltà o di altre strutture didattiche. Perugia esplicita

il potere di iniziativa anche individuale da parte del Rettore o di un singolo membro

del Senato Accademico.

Voce 18. Quadro dell’ordinamento didattico

Molti RDA prevedono che l’Ordinamento didattico contenga indicazioni più

ricche rispetto a quelle prescritte dal D.M.509. Tra queste ultime, come sopra visto

a proposito della voce V.8, devono intendersi anche quelle relative alla preparazione

per l’accesso.

Fanno riferimenti particolarmente puntuali a tale preparazione le norme di

Bologna, Bolzano, Foggia, Lecce, Milano S.Raffaele, Napoli II, Palermo, Torino,

Udine, Verona.

Tra le disposizioni di maggior significato presenti in numerosi RDA vi sono

quelle che prevedono che l’Ordinamento precisi uno o più aspetti della concreta

organizzazione didattica, quali i seguenti: distribuzione dei tempi tra lavoro guidato

e lavoro personale per il conteggio dei crediti, corrispondenza di questi con crediti

acquisiti in altre università, specificazione di curricula, articolazione di

insegnamenti in moduli, propedeuticità, obblighi di frequenza, norme per la

facilitazione dei disabili, numeri minimi di esami da sostenere, limiti all’iscrizione

fuori corso.

Spesso, è previsto che l’Ordinamento didattico definisca i crediti per le singole

attività formative anziché per una pluralità di esse. Vi è un piccolo numero di RDA

nei quali, all’opposto, si trasferiscono ai Regolamenti di corso di studio anche norme

sui crediti che devono essere definite nell’Ordinamento. In un caso, si rinvia

addirittura a singole delibere dei Consigli di corso di studio l’attribuzione dei crediti

Fondazione CRUI46

“discrezionali”, intendendo come tali quelli non vincolati dalla Classe di

appartenenza.

Quanto al riferimento a tale Classe, i RDA di Bologna, Milano Bocconi e di

Trento prevedono esplicitamente che per uno stesso Corso possa sussistere

l’appartenenza a più Classi.

Voce 19. Consultazione con organizzazioni esterne

La maggior parte dei RDA non ha ritenuto necessario intervenire sulla questione,

poiché la norma del D.M. 509 è estremamente precisa; talora, comunque, la norma

stessa è stata riprodotta, in forma identica o con lievi variazioni.

Alcuni RDA hanno voluto superare la episodicità nel rapporto con il mondo

produttivo e professionale, costituendo strumenti permanenti: “Comitato di

consultazione sugli Ordinamenti didattici” (Bari LUM, Chieti), “Tavolo di

consultazione permanente” (Camerino).

Ancora più organiche appaiono altre due soluzioni. Genova connette la

consultazione sugli Ordinamenti didattici alle attività di un Osservatorio sulle

attività dell’Ateneo previsto da apposita norma statutaria. Torino Politecnico

disciplina dettagliatamente, nel RDA, sia una “Consulta” a livello centrale sia un

“Comitato di Consultazione” in ogni Facoltà o Scuola (eventualmente sub-

articolato, a sua volta, per competenze settoriali o territoriali).

Voce 20. Tesi per la laurea specialistica

(Nota tecnica – L’insieme delle questioni relative alla prova finale viene trattato,

sia per la laurea sia per la laurea specialistica, alla voce V.25; nella presente voce si

trattano solo le questioni direttamente connesse alla tesi).

Numerosi RDA prevedono norme relative a relatori e correlatori (spesso

esplicitando la possibile non appartenenza di questi ultimi al corpo docente

Fondazione CRUI 47

dell’università), alla composizione delle Commissioni giudicatrici, alle modalità di

richiesta e di assegnazione delle tesi (con attenzione, spesso, a una “equa

ripartizione” tra i docenti dei relativi impegni), nonché ad altre questioni a carattere

prevalentemente organizzativo.

In molti casi, si prevede che gli Ordinamenti didattici o i Regolamenti dei Corsi

possano fornire specificazioni ulteriori; rientrano tra queste, abitualmente, eventuali

precisazioni circa i contenuti della tesi. Alcuni RDA intervengono peraltro

direttamente su problemi di questo tipo: Palermo definisce come diritto-dovere dello

studente la scelta del settore in cui svolgere la tesi; Bologna e Milano S.Raffaele

esplicitano la possibilità che vengano accettati anche argomenti non afferenti alle

discipline presenti nel piano di studio; all’opposto, Cassino vincola alle attività

formative (espressione, comunque, che non restringe alle “discipline” accademiche)

incluse nell’Ordinamento didattico. Genova precisa che la tesi è prevista “solo” per

la laurea specialistica (presumibilmente, per bloccare ipotesi di eccessivo

appesantimento della prova finale per la laurea). Venezia IUAV prescrive i tempi di

assegnazione e di consegna, in termini tali da consentire la tempestiva conclusione

degli studi.

Quanto alla determinazione dei casi nei quali, per le Classi delle lingue straniere

moderne, la tesi viene redatta nella lingua corrispondente, talora vi è un rinvio agli

specifici Ordinamenti didattici, e si resta così -come previsto dal D.M. 28/11/2000-

all’interno del Regolamento di ateneo, talora vi è invece una devoluzione ai

Regolamenti dei Corsi. In qualche caso traspare una resistenza alla tesi in lingua

straniera (“per comprovate esigenze”, “il Preside può consentire”, “la struttura

didattica può autorizzare”); all’opposto, Napoli l’Orientale stabilisce che la tesi sia

preferenzialmente redatta, e comunque esposta, in lingua straniera, e Milano

S.Cuore estende in termini generalissimi la possibilità di uso della lingua non

italiana alle totalità degli insegnamenti e degli esami.

Fondazione CRUI48

Voce 21. Pluralità di corsi appartenenti alla medesima classe

La norma è semplice ed estremamente chiara, sicché la quasi totalità dei RDA

non trova necessario riprodurla: di fatto, è nella scelta dei Corsi di studio istituiti

dall’ateneo che essa viene -o meno- utilizzata.

In pochi casi, la norma viene inserita, nell’identica formulazione presente nel

D.M. 509. Reggio Calabria precisa che qualora vengano istituiti più Corsi della

stessa Classe devono essere definite le rispettive specificità.

Il tema qui esaminato ha particolare rilievo per gli Atenei che prevedono la

Classe dei Corsi di studio come struttura didattica. Si veda, al proposito, la Voce 3

con le osservazioni ivi formulate, in particolare circa l’esigenza di garantire la

possibilità di una natura interfacoltà per tale struttura: infatti, l’ipotesi di una

pluralità di Corsi della medesima Classe si motiva con una loro differente

caratterizzazione specifica, e questa è rilevante proprio qualora essi siano collocati

in facoltà diverse.

Voce 22. Collegialità per programmazione, coordinamento e verifica attività

formative

Alcuni RDA intervengono in modo piuttosto puntuale sull’esigenza di

collegialità nella programmazione didattica; altri sviluppano maggiormente aspetti

relativi alle specifiche competenze di ognuna delle strutture didattiche coinvolte, al

rapporto tra offerta didattica programmata e risorse disponibili, all’assegnazione dei

compiti ai docenti (v., per quest’ultimo punto, V.23)

Numerosi RDA individuano, tra le finalità della programmazione, la costruzione

di curricula il cui carico didattico risulti sostenibile, sia cioè tale da consentire, agli

studenti correttamente impegnati, la conclusione degli studi nei tempi previsti.

Spesso si fa anche riferimento, a tal fine, alla connessione tra programmazione,

verifica e tutorato.

Il coordinamento dei programmi è esplicitato da Firenze e da Salerno come

Fondazione CRUI 49

compito della struttura didattica. Genova e Torino Politecnico aggiungono al

coordinamento dei programmi degli insegnamenti la promozione del coordinamento

dei docenti nella relativa conduzione. Il Piemonte Orientale e Udine prevedono una

verifica di adeguatezza e coerenza dei programmi. Venezia IUAV fa riferimento alla

compatibilità tra crediti assegnati e obiettivi formativi previsti.

Pisa definisce in dettaglio la struttura di un documento complessivo che, per ogni

Corso di studio e per ogni insegnamento al suo interno, deve contenere indicazioni

analiticamente precisate; prevede altresì una delibera finale del Senato qualora un

docente non ritenga di accettare le modifiche al programma motivatamente a lui

richieste dalla struttura didattica.

Circa le verifiche, la Calabria dispone la redazione, da parte dei Consigli di

Corso di studio, di un rapporto annuale da comunicare alla Facoltà e alla

Commissione Didattica di Ateneo; Pavia prevede una valutazione annuale, da parte

dei Consigli didattici, sulla base del lavoro istruttorio da parte delle Commissioni

paritetiche e dei risultati dei questionari sottoposti agli studenti.

Quanto alle riunioni destinate allo svolgimento dei compiti qui considerati,

Genova prevede almeno una di programmazione e una di verifica per ognuno dei

semestri; Castellanza esplicita la partecipazione dei rappresentanti degli studenti.

Voce 23. Compiti didattici dei docenti universitari

In molti RDA si demandano ai Regolamenti di Facoltà la determinazione degli

obblighi didattici dei docenti e ai Regolamenti delle strutture didattiche le procedure

per la attribuzione dei compiti. Spesso vi è un riferimento alla “normativa vigente”,

senza che venga esplicitato di quale normativa si tratti, presumibilmente per la

difficoltà di individuarla: infatti da un lato le norme del DPR 382/1980 appaiono del

tutto superate, oltre che dalla successiva organizzazione generale degli atenei e in

particolare del loro assetto didattico, da numerose norme su aspetti specifici, ma

d’altro lato manca una diversa organica disciplina nazionale. La devoluzione

dall’università alle singole strutture, in tale quadro di incertezza, fa presumere che

Fondazione CRUI50

obblighi e procedure di attribuzione possano poi risultare fortemente differenziati da

struttura a struttura. Milano Politecnico ha previsto a livello di ateneo un proprio

Regolamento per i professori e i ricercatori.

Numerosi RDA indicano l’esigenza di equità nella ripartizione dei compiti tra i

docenti; in tale quadro, alcuni precisano che ciò debba valere anche per l’assunzione

delle funzioni di relatore alle tesi di laurea (ora di laurea specialistica). Talora viene

detto che per ogni docente i compiti relativi a laurea e laurea specialistica debbono

essere prevalenti rispetto a quelli relativi ad altre offerte formative (master,

dottorati); Firenze stabilisce che tra i compiti debba esservi comunque una attività

didattica per corsi di 1° livello.

Mentre molti RDA fanno riferimento ai provvedimenti per la incentivazione

didattica previsti, sulla base della legge 370/1999, da una apposita normativa (quasi

ovunque concretata in un Regolamento), alcuni esplicitano un obbligo di ore di

attività “frontale” (lezioni ed eventualmente esercitazioni), peraltro con forti

differenze: Chieti e Bari LUM indicano 120 ore, così come -in forma diversa: due

corsi annuali- Bolzano; L’Aquila e Trento 100 ore (Trento precisa 100 per docenti a

tempo pieno, 80 per quelli a tempo definito); la Calabria 90 (distribuite su due

periodi didattici); Roma IUSM 80 (modificabili con delibera del Senato

Accademico), così come Macerata; Napoli Parthenope 70 (incrementabili con

delibera del Senato Accademico); Siena 60; Sassari 50.

Taluni RDA precisano altri aspetti, relativi ad esempio ad un orario minimo per

il ricevimento studenti e alla presenza in almeno tre giorni alla settimana (talora con

esplicitazione del periodo 1° ottobre-30 giugno, talora invece con riferimento al solo

periodo didattico in cui il docente tiene corsi). Qualche RDA prevede la possibilità

di riduzione dei doveri didattici per il docente che abbia compiti organizzativi

particolarmente onerosi.

Fondazione CRUI 51

Voce 24. Verifiche del profitto

In tutti i RDA, vengono qui trattate -quasi sempre come cornice entro la quale

debbono inserirsi i Regolamenti dei Corsi, ma spesso in maniera già piuttosto

dettagliata- molte questioni. Richiamiamo le principali.

Anzitutto, le modalità di valutazione. Il D.M.509 pone esattamente sullo stesso

piano gli esami tradizionali ovvero altre forme di verifica; la maggior parte dei RDA

si colloca invece in una logica che privilegia le procedure consuete dell’esame. In

qualche caso si prevede che solo per attività formative non costituite da

insegnamenti formali vi siano forme di valutazione diverse dagli esami, o anche che

tali forme definiscano soltanto idoneità e non punteggi (ciò sembra in contrasto con

l’esigenza che “comunque” ogni valutazione sia espressa in trentesimi); molto

spesso si fa riferimento alla possibilità che alla valutazione contribuiscano i risultati

di prove intermedie in itinere. La presenza di tali prove è un obbligo per Siena, che

dispone che esse possano anche costituire l’unico elemento di valutazione. Bologna,

Ferrara, Milano Politecnico prevedono prove per gruppi di studenti, fatta salva

l’esigenza di riconoscibilità e valutabilità dell’apporto individuale. Qualche RDA

evidenzia la possibilità di un’unica prova integrata per una pluralità di attività

formative.

Venezia IUAV dispone che la prova di valutazione si svolga obbligatoriamente al

termine di ogni attività formativa, e che possa essere ripetuta -se negativa- solo nelle

due sessioni immediatamente successive, trascorse le quali senza il superamento

deve essere ripetuta la frequenza. Anche altri RDA stabiliscono che le prove devono

essere superate alla conclusione dell’attività formativa, pur con qualche

attenuazione: ciò vale “di norma”, ma sono ammesse deroghe entro un termine

massimo definito dall’Ordinamento (o dal Regolamento) del Corso.

Numerosi RDA forniscono precise indicazioni relative agli obblighi di

trasparenza nelle diverse fasi dei giudizi, nonché -in partenza- nella definizione del

programma; Perugia precisa che esso non è necessariamente limitato alle nozioni

impartite nelle lezioni.

Fondazione CRUI52

Vengono ampiamente trattate la composizione delle Commissioni, la loro

nomina, spesso le loro modalità di lavoro; talora si precisano la possibilità di

costituzione di Sottocomissioni e le procedure che in tal caso garantiscono

comunque omogeneità nei criteri di valutazione. In molti casi si disciplina la

posizione di “cultori della materia”.

Spesso viene citata la possibilità di attribuire, in caso di votazione massima,

anche la lode; prevalentemente, ma non sempre, si prescrive a tal fine l’unanimità

della Commissione. Foggia prevede che in aggiunta alla lode possano essere

attribuite ulteriori “annotazioni di merito”.

Tra le altre numerose questioni affrontate vi sono, in molti RDA, regole relative

alle forme di registrazione dei risultati negativi e alla possibilità di ritiro dei

candidati.

Voce 25. Prova finale e conferimento dei titoli accademici

Per quanto concerne la valutazione della laurea e della laurea specialistica,

numerosi RDA prevedono che essa debba tener conto, oltre che della prova o

rispettivamente della tesi, dell’intera carriera, intendendosi con ciò non solo le

valutazioni su tutte le attività formative precedenti ma anche i tempi e le modalità

di acquisizione dei corrispondenti crediti; ulteriori specificazioni vengono

demandate ai Regolamenti (più raramente agli Ordinamenti) dei Corsi di studio.

Spesso viene citata la possibilità di attribuire, in caso di votazione massima, anche

la lode; prevalentemente, ma non sempre, si prescrive a tal fine l’unanimità della

Commissione. Foggia prevede che in aggiunta alla lode possano essere attribuite

ulteriori ”annotazioni di merito”.

Sulla composizione della Commissione stessa si pronunciano molti RDA; in

diversi casi viene disciplinata in dettaglio l’eventuale partecipazione di persone che

non siano docenti dell’Ateneo.

Circa la tipologia della prova finale per la laurea, numerosi RDA precisano che

può trattarsi della discussione di un elaborato, ovvero di una esposizione finalizzata

Fondazione CRUI 53

a dimostrare il raggiungimento degli obiettivi formativi qualificanti del Corso,

ovvero di entrambe tali prove; anche per questo aspetto ulteriori specificazioni

vengono demandate ai Regolamenti (più raramente agli Ordinamenti) dei Corsi di

studio. Udine dispone che siano comunque presenti entrambe le prove.

Alcuni RDA forniscono, per ciò che concerne gli argomenti sui quali la prova

finale può vertere, indicazioni analoghe a quelle delle quali si è detto, relativamente

alla tesi, in V.20. Anche per ciò che concerne, per le Classi delle lingue straniere

moderne, l’uso delle lingue stesse vi sono talora indicazioni analoghe a quelle ivi

richiamate.

Voce 26. Attività di orientamento e tutorato

Numerosi RDA prevedono un Regolamento specifico per le attività di

orientamento e di tutorato, o per una tra esse; istituiscono, in aggiunta al servizio,

una Commissione di Ateneo (o la indicano come eventualità); fanno riferimento al

coinvolgimento, oltre che delle istituzioni scolastiche, di altri Enti pubblici e privati.

Circa lo svolgimento delle relative attività da parte dei docenti, spesso viene

citato il Regolamento per l’incentivazione (v. anche la voce V. 23); in alcuni casi si

fa esplicito riferimento ai doveri specifici previsti dalla L. 341/1990. Il Piemonte

orientale stabilisce che concorrono all’incentivazione solo i docenti che accettino

impegni aggiuntivi rispetto a quelli che comunque sono attribuiti alla generalità dei

docenti. Talora è prevista la collaborazione di studenti, scelti con appositi bandi

anche con riferimento alla L. 390/1991. La Calabria attribuisce al Presidente del

Consiglio di Corso di studio la responsabilità del funzionamento del tutorato; Roma

Tre prevede da parte del Corso un piano annuale, nonché una relazione al Consiglio

di Facoltà (da questo poi inviata al Senato Accademico) sui problemi emersi e sulle

esigenze.

Qualche RDA fornisce un quadro dettagliato, o una esemplificazione, delle

diverse attività di orientamento e/o di tutorato; per quest’ultimo Perugia classifica

Fondazione CRUI54

altresì specifiche tipologie. Pavia prevede un rapporto con i Collegi ivi presenti.

Milano Bocconi istituisce un Servizio di Orientamento professionale e

placement; attività specifiche per il placement sono previste anche da Milano e

Perugia. In altri RDA viene fatto un riferimento generico all’orientamento verso il

mercato del lavoro.

Alcuni RDA specificano iniziative per studenti in situazioni particolari, quali la

disabilità (Calabria, Urbino) o la lingua madre diversa dall’italiano (Torino).

Un RDA prevede, con una norma poco comprensibile, l’attribuzione di crediti

per attività di orientamento e di tutorato.

Voce 27. Modalità delle attività formative per studenti non a tempo pieno

Nel considerare (eventuali) modalità specifiche per studenti non a tempo pieno, la

norma del D.M.509 può comportare sia una offerta differenziata nella tipologia degli

strumenti didattici, sia una diversa organizzazione del piano di studio dello studente. I

RDA talora prendono in considerazione la prima tra tali due questioni, talora la

seconda (che incide sulla durata degli studi, v. voce V.13), talora entrambe. Il problema

spesso si connette inoltre con la questione degli obblighi di frequenza, la cui disciplina

compete ai Regolamenti dei Corsi di studio (voce V.34; v. anche A.9).

Quei RDA che trattano l’organizzazione di attività specifiche per studenti non a

tempo pieno indicano abitualmente tale differenziazione dell’offerta didattica solo

come eventualità; quando vengono individuate le relative modalità sono citati corsi

tradizionali svolti in orari, in giornate o in periodi dell’anno ad hoc, ovvero corsi a

distanza, o altre tipologie di intervento. Quasi sempre la decisione al riguardo è

demandata alle singole strutture didattiche, spesso anche con riferimento alla

disponibilità o meno delle necessarie risorse.

Più numerosi sono i RDA che trattano uno status diverso per studenti non a

tempo pieno, spesso -anche in questo caso- sulla base di scelte della struttura

didattica. A tal fine è previsto che l’obbligo annuale sia inferiore a 60 crediti, con la

Fondazione CRUI 55

precisazione -quasi sempre- che debba non essere comunque inferiore a 30; nella

stessa logica, altri RDA indicano una riorganizzazione del piano di studi su un

numero di anni da quattro a sei per la laurea, su tre o quattro anni per la laurea

specialistica. Bologna, la Calabria, Ferrara, Milano S.Raffaele, Napoli l’Orientale e

Perugia Stranieri stabiliscono che corrispondentemente tasse e contributi annuali

saranno ridotti, Cassino e il Piemonte Orientale precisano “in proporzione”; in altri

RDA la riduzione viene indicata solo come possibilità. Spesso è esplicitato che la

posizione a tempo pieno è l’unica per i corsi di dottorato di ricerca.

Talora è stabilito che la definizione della posizione degli studenti non a tempo

pieno avvenga tramite un “contratto”. Il Piemonte Orientale prevede il contratto

come norma generale, anche per gli studenti a tempo pieno; analogamente, per

ognuna delle due posizioni Udine puntualizza diritti e doveri e Torino Politecnico

rinvia al Regolamento Studenti per la definizione degli stessi.

Alcuni RDA si limitano a precisare che per studenti impegnati in attività

lavorative possano esservi deroghe agli obblighi di frequenza; manca talora, o è

insufficiente, una chiara distinzione tra studenti a tempo parziale e studenti non

frequentanti, questioni del tutto diverse.

Voce 28. Individuazione dei responsabili per ogni attività

La norma del D.M. 509 è chiara ed estremamente semplice, sicché in molti casi

i RDA non hanno neppure ritenuto necessario trascriverla; quando il RDA

interviene, abitualmente si limita a tale trascrizione. Talora viene precisato che ci si

riferisce alla responsabilità relativa alle singole attività formative (in un caso

identificata con la “titolarità”, scelta molto restrittiva).

Il Piemonte Orientale e Udine danno un notevole sviluppo al tema, individuando

-oltre a quelle relative alle singole attività- le responsabilità a carattere collegiale e

attribuendole, per le diverse questioni, al Senato Accademico, o alle Strutture

didattiche, o ai Consigli di corso di studio. Prevedono inoltre che nella struttura

didattica singoli docenti assumano specifiche responsabilità per cinque aree di

Fondazione CRUI56

interventi: tutorato, orientamento, scambi internazionali, comunicazione,

programmazione e valutazione.

Venezia IUAV individua, accanto alle responsabilità dei docenti, quelle relative

ai procedimenti amministrativi connessi alle decisioni delle Facoltà, e affida alla

dirigenza amministrativa il compito di attribuirle.

Voce 29. Valutazione qualità delle attività svolte

La maggior parte dei RDA prevede l’utilizzazione dei questionari rivolti agli

studenti quale principale strumento per la valutazione interna e definisce procedure

per l’esame delle relative elaborazioni da parte delle strutture didattiche e degli

organi accademici; alcune università prevedono uno specifico Regolamento per la

definizione delle attività di valutazione. Sono quasi sempre precisati il ruolo del

Nucleo di Valutazione e le relazioni di esso con i diversi organismi dell’ateneo.

Meno frequente è una indicazione delle modalità con le quali i risultati della

valutazione influiscono sulle decisioni che tali organismi debbono assumere.

Molti RDA dispongono che il Senato Accademico riesamini periodicamente

(quasi sempre, ogni triennio) il quadro complessivo dell’offerta didattica, per

adeguarlo. Napoli Seconda Università prevede a tal fine una consultazione con gli

ambienti produttivi e professionali; Genova esplicita il fatto che il riesame può

comportare soppressioni, oltre che aggiunte, di Corsi di studio. Una relazione

specifica per ogni Corso, che si concluda con la proposta di mantenimento o di

soppressione ovvero con un supplemento di istruttoria, è stabilita dall’università

Insubria.

Firenze considera anche gli esiti occupazionali (da verificare in collaborazione

con enti esterni) e prevede che le analisi comportino una revisione periodica dei

Regolamenti dei Corsi di studio anche per ciò che concerne il numero dei crediti da

attribuire alle attività formative. Milano Bocconi istituisce uno specifico Servizio

Valutazione e ne definisce l’interazione con le strutture e gli organismi accademici.

Pisa prescrive la determinazione di indicatori da porre alla base di Relazioni da parte

Fondazione CRUI 57

di organi e di persone responsabili. Indicatori sono previsti anche da Trento, ove

ogni struttura didattica deve formulare periodicamente un documento di

programmazione ed annualmente un rapporto di autovalutazione. Udine prevede che

il Senato Accademico formuli un giudizio sulle attività didattiche sulla base delle

proposte del Nucleo di Valutazione.

Voce 30. Forme di pubblicità di procedimenti e decisioni

Numerose università non definiscono alcuna normativa, presumibilmente

ritenendo sufficiente quanto stabilito dal D.M.509; altre inseriscono nel RDA, in

termini identici, la norma prevista da tale Decreto. Congiuntamente con tale norma,

o anche quale unica indicazione, gli RDA fanno talora riferimento alla diffusione

delle informazioni tramite moderne tecnologie, e in particolare alla utilizzazione

sistematica del sito web dell’ateneo. Udine configura un Piano della comunicazione.

Alcuni RDA (Genova, Milano, Milano Bicocca, Pavia, Siena, Torino)

individuano esplicitamente, come atti preparatori da pubblicizzare, anche le

eventuali delibere o proposte di organismi universitari che intervengono nel

procedimento ma sono diversi da quello che assumerà la decisione finale.

In qualche caso, il RDA fa invece riferimento solo alla pubblicizzazione delle

deliberazioni assunte da organi o strutture dell’ateneo; ciò appare insufficiente

rispetto alla volontà, chiara nel D.M.509, di trasparenza anche nei diversi passaggi

presenti nell’iter che conduce tali deliberazioni.

Voce 31. Supplemento al diploma

Per ciò che riguarda le indicazioni specifiche che il supplemento al diploma deve

contenere, solo pochi RDA aggiungono elementi ulteriori in aggiunta a quanto

previsto nella norma del D.M.509. Venezia fa riferimento a indicazioni

sull’adeguatezza del percorso formativo a specifiche esigenze professionali; Roma

Tre cita i risultati acquisiti al di fuori del piano di studi, e analogamente Perugia i

Fondazione CRUI58

crediti eventualmente non riconosciuti ai fini del titolo; il Molise e Napoli

Parthenope citano esperienze maturate nella preparazione della tesi di laurea; Foggia

dispone l’inserimento delle “annotazioni di merito” che il suo RDA prevede

possano essere attribuite, nei casi di risultati di eccellenza, dalle Commissioni (di

esame e di laurea) in aggiunta alla lode.

Molti RDA stabiliscono che su richiesta dell’interessato il supplemento al

diploma potrà essere redatto anche in lingua inglese; Genova precisa che ciò dovrà

avvenire anche se la richiesta venisse formulata in un momento successivo; Padova

prescrive che senza necessità di richieste esso sarà comunque redatto in italiano e in

altra lingua europea.

Fermo restando il riferimento al modello europeo, diversi RDA prevedono che

gli organismi accademici precisino ulteriormente le modalità di redazione; Cassino,

Catanzaro, Firenze, L’Aquila, Padova, Roma LUMSA e Trento attribuiscono tale

compito al Senato Accademico, garantendo così omogeneità di presentazione,

mentre numerosi altri RDA lo attribuiscono alle singole strutture didattiche.

Molti RDA esplicitano che il rilascio compete agli Uffici delle Segreterie,

precisando talora che queste utilizzano le indicazioni contenute nel Manifesto degli

studi ovvero attestazioni “delle strutture didattiche o dei docenti”; l’ipotesi di

attestazioni individuali non sembra coerente con la responsabilità collegiale che le

strutture devono avere nella definizione dei percorsi didattici.

In un caso, il diploma supplement sembra essere identificato con la registrazione

dei crediti nei libretti curriculari degli studenti.

Voce 32. Riordino e disciplina delle procedure amministrative relative alle

carriere degli studenti

La norma del D.M.509 è chiara ed estremamente semplice, sicché in molti casi i

RDA non hanno neppure ritenuto necessario trascriverla; quando il RDA interviene,

abitualmente si limita a tale trascrizione o a una riformulazione sostanzialmente

equivalente.

Fondazione CRUI 59

Alcuni RDA esplicitano elementi rilevanti della nuova organizzazione didattica

dei quali l’informatizzazione delle carriere scolastiche deve tenere conto (crediti,

obblighi di frequenza). Udine evidenzia che il sistema statistico informatizzato

costituisce anche strumento per il monitoraggio e la valutazione di qualità della

didattica e per la progettazione dei Corsi.

Voce 33. Regolamenti didattici dei Corsi di Studio: procedure

Poiché vi sono notevoli differenze, da ateneo ad ateneo, nella configurazione

delle strutture didattiche (v. voce V.3) e nell’attribuzione di competenze ad esse,

variano conseguentemente le procedure per l’approvazione del Regolamento

didattico dei Corsi di studio. Prevalentemente, il Regolamento è proposto da una

struttura direttamente connessa al singolo Corso di studio (talora alla Classe di

Corsi) e approvato dalla Facoltà, salvo norme particolari per Corsi interfacoltà o

interateneo; quasi sempre, è prevista anche l’approvazione del Senato Accademico

(S.A.). L’università Insubria stabilisce che il S.A. deliberi sulla proposta del

Consiglio di Corso di studi, sentita la (o le) Facoltà; Genova, Modena e Napoli

Federico II dispongono che in caso di dissensi tra Corso di studio e Facoltà deliberi

il S.A. Lecce prevede che il S.A. possa chiedere un riesame, ma che il Regolamento,

se poi riapprovato a maggioranza assoluta dalla struttura didattica competente, deve

essere emanato.

Viene fatto talora riferimento a pareri, obbligatori ma non vincolanti. Sono quelli

del Nucleo di valutazione per Foggia, Reggio Calabria, Roma Tre, Roma Campus

Biomedico; sono quelli del Consiglio degli studenti per Lecce, Napoli Parthenope,

Reggio Calabria e del Comitato paritetico per la didattica per Trento. Bologna

prevede una procedura snella (approvazione da parte della sola Commissione

didattica di Ateneo) per modifiche al Regolamento di Corso di studio che, conformi

all’Ordinamento didattico, non comportino oneri aggiuntivi.

In qualche caso non vi è piena chiarezza nella distinzione tra il Regolamento

organizzativo che l’ateneo può aver previsto per le proprie strutture e il

Fondazione CRUI60

Regolamento didattico di Corso di studio disciplinato, fin dalla legge 341/1990,

dalle norme nazionali; un RDA considera come mera eventualità l’esistenza di

quest’ultimo. In alcuni casi vi è anche imprecisione nella necessaria gerarchia tra

Ordinamento didattico, che è parte del RDA, e Regolamento del Corso di studio.

Circa la revisione periodica, alcuni RDA stabiliscono un periodo triennale, un

minor numero un periodo quinquennale; talora, la definizione di tale termine è

lasciata a delibere del S.A. Marche Politecnica finalizza la revisione al

raggiungimento di coerenza tra durata legale e durata reale.

Voce 34. Regolamenti didattici dei Corsi di Studio: contenuti

Nell’elencazione degli oggetti da disciplinare nel Regolamento didattico di

Corso di studio, molti RDA aggiungono altri punti, talora numerosi, ai cinque

indicati dall’art. 12, c.2 del D.M.509; spesso tali punti aggiuntivi sono ripresi dalla

legge 341/1990 o anche da indicazioni presenti nel D.M.509 in diversa collocazione.

Richiamiamo solo alcuni tra tali punti aggiuntivi: le conoscenze necessarie

all’accesso, il loro accertamento, i conseguenti “debiti”; le propedeuticità, gli

sbarramenti, i numeri minimi di crediti da acquisire per l’iscrizione ad anni

successivi; le verifiche in presenza di crediti obsoleti; le attività che possono, per

casi determinati, sostituire la frequenza; le caratteristiche della prova per il

conseguimento del titolo.

Si noti che in alcuni casi le questioni indicate dovrebbero essere già disciplinate

nell’Ordinamento didattico, o addirittura nelle norme comuni del RDA. Come

rilevato a proposito della voce V.33, talora Ordinamento e Regolamento non sono

stati chiaramente distinti.

Ulteriori indicazioni particolari che è utile richiamare paiono le seguenti: numero

di ore riservate alle lezioni frontali (RDA di Bologna); valutazione delle carriere

degli studenti (ancora Bologna); coordinamento dei programmi degli insegnamenti

(Piemonte Orientale).

Fondazione CRUI 61

In qualche caso sono state inserite norme relative all’organizzazione interna della

struttura didattica responsabile per il Corso di studio, in particolare prevedendo la

possibilità di Giunte o Commissioni ristrette per rendere più funzionale l’attività.

Voce 35. Coerenza tra crediti ed obiettivi formativi e Commissioni per la

didattica

A partire dalla redazione degli Statuti introdotti dalla legge 168/1989, quasi tutte

le università avevano progressivamente introdotto organismi docenti/studenti per

l’esame delle tematiche didattiche, in termini di Comitati paritetici o in altre forme;

in questo quadro si colloca la norma relativa all’assegnazione dei crediti prevista,

oltre che dal D.M.509, dalla legge 370/1999. Conseguentemente, le disposizioni dei

RDA hanno spesso una dimensione più ampia, senza limitarsi a tale specifico

aspetto.

Fin dalla denominazione si presentano diverse varianti; tra queste,

“Commissione didattica di vigilanza” o “Osservatorio permanente della didattica”.

Le Commissioni, o simili, sono previste a livello di Corso di studio, o di Facoltà, e

talora ad entrambi i livelli, nonché spesso per l’ateneo nel suo complesso.

La formulazione dei compiti ha anch’essa un’ampia variabilità; l’indicazione di

funzioni meramente consultive o di generici poteri di proposta viene resa talora più

consistente dalla previsione di rapporti periodici obbligatoriamente presi in

considerazione dagli organismi deliberanti, o dalla definizione di un rapporto con il

Nucleo di Valutazione dell’ateneo, o da altre analoghe norme.

Siena configura il Comitato paritetico per la didattica come l’organismo cui

compete in toto l’elaborazione delle scelte relative all’Ordinamento, al Regolamento

e alla gestione di ogni Corso di studio: esse vengono poi sottoposte all’approvazione

della Facoltà, che può richiedere un riesame ma non può modificare la proposta.

Altri RDA evidenziano interventi su singole questioni di notevole rilievo. Per

Firenze la Commissione didattica di ogni Classe di corsi dà un parere obbligatorio

sui reclami di studenti in tema di attività didattiche; per Foggia spetta alla

Fondazione CRUI62

Commissione paritetica di ateneo proporre al Senato Accademico le priorità e le

modalità relative all’utilizzazione dei fondi per l’incentivazione dell’attività

didattica dei docenti; per Napoli Parthenope la Commissione si esprime sulla

definizione delle competenze e conoscenze richieste per l’accesso al Corso di

studio; per Perugia effettua il monitoraggio del carico di studio che i singoli

insegnamenti comportano e della adeguata integrazione fra gli stessi, proponendo

conseguentemente i necessari interventi al Consiglio del Corso.

Voce 36. Norme transitorie e finali

Data la natura delle disposizioni presenti in questa voce, non vi sono in genere

particolari scelte da segnalare. I RDA entrano spesso in norme piuttosto dettagliate,

nel quadro peraltro delle esigenze tecniche connesse al passaggio dal precedente

sistema delle “Tabelle” ai nuovi ordinamenti ora introdotti. In qualche caso, le

norme riguardano non solo la fase presente, ma anche le situazioni future nelle quali

vengano modificati, introdotti o soppressi singoli ordinamenti didattici e vi sia

pertanto da disciplinare la posizione di studenti già iscritti.

Alcuni RDA esplicitano la cessazione di efficacia di disposizioni precedenti.

Pisa precisa che ove qualche norma di uno specifico Ordinamento didattico appaia

in contrasto con le norme a carattere generale del RDA, queste ultime prevalgono.