La fondazione di Calasetta. Un progetto urbano settecentesco nel Regno di Sardegna.
Fondazione CRUI CAPITOLO PRIMO
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Il progetto di un’analisi comparativa sui regolamenti didattici, oggetto della presente pubblicazione, èdi Emanuela Stefani (CRUI); sue l’impostazione del volume e la redazione del testo.Di Giunio Luzzatto (Cared, Università di Genova), con la collaborazione di Marzia Modonesi, i criteriper l’analisi dei regolamenti didattici e le note di sintesi. E’ a loro che si deve l’individuazione dellepossibili aree di comparabilità dei regolamenti didattici e la definizione delle voci ad esse associate;nonché la progettazione della griglia di rilevazione per la comparazione delle singole voci.Di Maria Rita Porceddu (Fondazione CRUI) la rilevazione dei regolamenti didattici di ateneo e deiprincipali atti normativi universitari (statuti e regolamenti generali); l’individuazione dei criteri per lasistematizzazione dei vari articoli nella griglia di rilevazione; la definizione delle specifiche per larealizzazione del CD e la Guida alla lettura di quest’ultimo.Di Inforservice srl la realizzazione della base di dati e l’interfaccia grafica del CD.
Copyright 2003 by Fondazione CRUI, Roma, Italywww.fondazionecrui.itTutti i diritti riservati.E’ vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo effettuata,compresa la fotocopia, non autorizzata dalla Fondazione CRUI.
Editing: Marina Delli Quadri
Finito di stampare nel mese di luglio 2003dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M.Via S. Romano in Garfagnana, 2300148 Roma - tel. 066530467e-mail: [email protected]
I regolamenti didattici:uno strumento per dare corpo
all’autonomia
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Fondazione CRUI V
INDICE
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.VII
CAPITOLO PRIMO
La Banca dati dei Regolamenti Didattici di Ateneo
1.1. Il Regolamento Didattico di Ateneo, parte generale, nel
D.M. 509/99 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1
1.2. Il significato e le potenzialità del Regolamento Didattico
di Ateneo (RDA) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3
CAPITOLO SECONDO
La metodologia utilizzata: una griglia di analisi dei RDA
2.1. Le voci desunte dal D.M. 509/99 e da altre normative . . . . . . . . . » 5
2.2. Le tematiche aggiuntive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26
CAPITOLO TERZO
L’analisi delle soluzioni adottate dai singoli Atenei
3.1. La collocazione dei RDA nelle voci e nelle tematiche aggiuntive
della griglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29
3.2. Le note di sintesi sui principali punti emersi nell’esame
delle diverse Voci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30
Fondazione CRUI VII
INTRODUZIONE
L’esame della parte generale dei Regolamenti Didattici di Ateneo (RDA)
fornisce un insieme di indicazioni, che qui si riassumono e che -tra l’altro-
convalidano molte delle considerazioni sviluppate nel documento 22 maggio 2003
della CRUI relativo alla riforma didattica: in primis, l’esigenza di partire da un
attento monitoraggio dell’attuazione che il D.M.509 ha avuto. Al proposito, non va
mai dimenticato che questo si colloca nella logica dell’autonomia: protagoniste sono
le università, sicché il primo oggetto di analisi devono essere le normative che le
università stesse si sono date.
Va aggiunto, e la presente analisi fornisce specifici elementi al riguardo, che
occorre anche verificare se quelle carenze che sono verificabili siano conseguenza
di norme del D.M.509 che appaiano perciò da modificare, o dipendano invece da
insufficienze o errori nell’applicazione di esse. Occorre inoltre rilevare che gli atenei
possono autonomamente darsi tutte le regole e assumere tutte le decisioni che non
siano in contrasto con esplicite norme nazionali; queste vanno perciò modificate
solo se impediscono scelte che si vogliono invece consentire (o, in eventuali casi che
devono essere attentamente meditati, imporre).
In sintesi, l’analisi svolta mostra anzitutto che aver responsabilizzato le università
quali protagoniste, non solo dell’attività didattica ma anche della definizione del
contesto normativo entro il quale essa deve svolgersi, ha innescato un meccanismo di
grande interesse. In vari casi, vi sono soluzioni e scelte interessanti, non ovvie, per le
quali quanto adottato in un RDA può costituire utile spunto per le riflessioni di altri.
Queste good practices sono state messe in rilievo nel CD allegato e nella Banca dati
on line nei quali i RDA sono riportati e analizzati; si è trattato anzi di una delle
principali finalità del lavoro. Le note di sintesi premesse a ognuna delle diverse voci
sulle quali è articolata la griglia di analisi dei RDA evidenziano alcuni tra gli elementi
più innovativi, o comunque significativi, presenti nelle soluzioni adottate dagli atenei.
Al contempo, vi sono anche talune insufficienze -in larga misura motivate
Fondazione CRUIVIII
dall’urgenza con cui questa prima stesura dei RDA ha dovuto essere compiuta-, che
richiedono ulteriore impegno delle università. In relazione a ciò, appare opportuno
che, anche a prescindere da eventuali modifiche che intervengano nella normativa
nazionale di riferimento, gli atenei considerino con atteggiamento aperto la
possibilità di integrare e modificare questa prima stesura, sulla base
dell’esperienza. Le procedure di variazione non sono particolarmente complicate, e
considerare la propria normativa interna non come una gabbia, ma come un insieme
di regole rigorose da un lato, ma capaci di evolversi dall’altro, dovrebbe entrare
nella logica dell’autonomia.
In particolare, questioni che avrebbero dovuto essere disciplinate nel RDA (v.
l’elenco al comma 7 dell’art.11 D.M. 509) sono state spesso da essi demandate alla
regolamentazione delle singole facoltà o di altre strutture didattiche. Può essere
comprensibile che si ritenesse opportuna una prima fase di elaborazione da parte
delle stesse, ma in termini permanenti l’assenza di una normativa di ateneo non solo
è formalmente irregolare, ma rischia di caratterizzare l’autonomia in termini
frammentati, come se l’università fosse una confederazione di strutture
indipendenti.
E’ opportuno osservare che l’esame della parte generale dei RDA non consente
certo di comprendere tutti gli aspetti della concreta attuazione della riforma. Infatti
solo una analisi degli Ordinamenti didattici adottati, Classe per Classe, potrebbe far
emergere indicazioni importanti circa i modi in cui sono state affrontate le questioni
direttamente riferibili agli specifici contenuti didattici, e in particolare quelle più
controverse, quali ad esempio le seguenti: effettiva flessibilità, o meno, che i
prospetti delle Classi consentono; -rapporti tra i crediti assegnati nei singoli
Ordinamenti alle tipologie - da a) a f) - previste nell’art. 10 del D.M.509;
organizzazione di curricula differenziati, anche in relazione a diversi pesi tra
attività formative più teoriche e attività a carattere più applicativo; istituzione
di Corsi di studio con caratterizzazione interdisciplinare, o comunque di
curricula con significative presenze di aree disciplinari diverse; rapporti tra le
Fondazione CRUI IX
lauree e le lauree specialistiche; individuazione della preparazione richiesta per
l’accesso. Si comprende, da questa lista, che i temi attualmente in discussione
relativamente a possibili modifiche nella riforma didattica fanno riferimento, più
che al Decreto 509, all’organizzazione che è stata data alle singole Classi e ai singoli
Ordinamenti. In relazione a quanto sopra rilevato, questo esame dei singoli
Ordinamenti diviene importante anche perché talora sono state affrontate all’interno
di tali Ordinamenti anche questioni che rientrerebbero nelle tematiche a carattere
generale.
Chi, nelle università, ha lavorato sugli Ordinamenti didattici (Conferenze dei
Presidi, Coordinamenti nazionali dei Corsi di studio di una medesima Classe, etc.)
può trovare, nel lavoro qui presentato, elementi che sarebbero di grande utilità se si
volessero svolgere -con metodologia analoga, e con l’utilizzo di alcuni dei materiali
qui già raccolti- specifiche analisi di settore. La CRUI mette così a disposizione
degli atenei, e di chi in essi opera, oltre alla elaborazione compiuta sulla parte
generale dei RDA anche un know-how utilizzabile nei diversi contesti delle singole
aree dell’offerta didattica.
Fondazione CRUI 1
CAPITOLO PRIMO
La Banca dati dei Regolamenti Didattici di Ateneo
1.1 IL REGOLAMENTO DIDATTICO DI ATENEO, PARTE GENERALE, NEL DM 509/1999
La norma che prevede il Regolamento Didattico di Ateneo (RDA) quale
strumento per disciplinare “l’ordinamento degli studi” dei diversi Corsi universitari
è contenuta nella legge 341/1990 (Art.11, comma 1); la stessa legge ha previsto però
(Art.9, comma 1) che decreti ministeriali definiscano “gli ordinamenti didattici” dei
Corsi stessi e “le rispettive tabelle”. La sottile distinzione tra ordinamento didattico
(nazionale) e ordinamento degli studi (locale) avrebbe dovuto corrispondere a
tabelle che, come indicato al comma 2 dello stesso Art.9, avessero una struttura a
maglie larghe; in particolare, queste non avrebbero dovuto individuare in dettaglio
gli insegnamenti.
Di fatto, l’attuazione della legge 341 tramite decreti ministeriali su conforme
parere del CUN ha imposto invece maglie strettissime, entro le quali l’autonomia
delle università era -con pochissime eccezioni relative a singole tabelle più
flessibili- sostanzialmente nulla. L’espressione, che era comunemente in uso nelle
università, “inserire nella normativa interna il recepimento delle tabelle degli
ordinamenti didattici”, è pienamente indicativa di tale situazione.
Di fronte a questa situazione, la legge 127/1997 ha introdotto l’autonomia
didattica attraverso una precisa scelta: l’articolo 11 è stato confermato, l’articolo 9
della legge 341 è stato abrogato, e con esso le tabelle. L’ordinamento degli studi,
come deliberato dall’ateneo, costituisce esso stesso l’ordinamento didattico; il
vincolo nazionale è determinato dalla conformità a “Criteri generali” definiti “con
uno o più decreti del Ministro”.
Appare molto significativo il fatto che la possibilità, per tali Criteri generali, di
innovare rispetto alla previgente normativa universitaria è stata ampliata, con
modifiche alla formulazione iniziale del 1997, da due leggi del 1999; l’elaborazione,
da parte dell’apposito gruppo di lavoro, di tali Criteri aveva mostrato la sussistenza
Fondazione CRUI2
di vincoli legislativi inopportuni, suggerendo così la relativa eliminazione1.
Gli “uno o più decreti” relativi alla definizione dei Criteri sono stati attuati
distinguendo un decreto generale, a carattere regolamentale, e successivi decreti
specifici, relativi alle diverse tipologie di Corsi di studio. Il decreto generale è il
D.M. 3.11.1999, n.509, Regolamento recante norme concernenti l’autonomia
didattica degli atenei. I decreti specifici sono, al momento, quelli su 42 Classi di
lauree (4.8.2000), su 104 Classi di lauree specialistiche (28.11.2000), sulle Classi
per le professioni sanitarie (2.4.2001), sulla Classe per le Scienze della difesa e della
sicurezza.(12.4.2001); altri potranno seguire (e, trascorso un triennio
dall’emanazione, anche quelli esistenti potranno essere modificati).
Il RDA, già previsto dalla legge 341 del 1990 ma in essa poco significativo per i
motivi sopra ricordati, acquista corpo attraverso le scelte che esplicitamente l’Art.11
del Regolamento 509/1999 ad esso demanda. In particolare, tale articolo distingue tra
gli aspetti di organizzazione dell’attività didattica comuni ai Corsi di studio,
destinati a costituire una “parte generale” del RDA, e gli ordinamenti didattici dei
singoli Corsi; vengono inoltre precisati gli oggetti che costituiscono i contenuti di tali
ordinamenti. Simmetricamente, il successivo Art.12 del Regolamento 509 precisa poi
quali siano invece gli “aspetti organizzativi” dei Corsi, la cui disciplina verrà
collocata nei regolamenti didattici dei Corsi di studio (anch’essi già previsti, nel
quadro definito dalla legge 341/1990, all’Art.11, comma 2).
La distinzione tra contenuti degli ordinamenti, inseriti nel RDA, e contenuti dei
regolamenti dei Corsi è di grande peso, poiché diverse sono le procedure di
elaborazione e soprattutto di approvazione dei due tipi di regolamento: il decreto
rettorale di emanazione del RDA richiede una preventiva approvazione da parte del
MIUR, sentito il CUN, mentre la procedura di approvazione dei regolamenti dei
1. V. i successivi testi (Art.17, comma 95 della L.127/1997; Art.1, comma 15 della L.4/1999;Art.6, comma 7, della L.3701999), con un commento sul significato di tali modifiche, inG.Luzzatto, 2001: l’Odissea dell’università nuova, La Nuova Italia 2001, pp.250-254.
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Corsi di studio è interamente interna all’ateneo (secondo norme definite dallo
Statuto della singola università).
1.2 IL SIGNIFICATO E LE POTENZIALITÀ DEL REGOLAMENTO DIDATTICO DI ATENEO
(RDA)
Il dibattito che ha accompagnato e seguito l’attuazione della legge 127/1997 (e
successive modifiche) ha coinvolto molto ampiamente non solo gli organismi
governativi e accademici, ma anche -come era giusto- singoli studiosi, universitari
e no. Nel corso di tale dibattito alcuni critici hanno ritenuto di rilevare una
contraddizione tra l’idea generale di autonomia didattica delle università e norme
piuttosto dettagliate presenti nel Regolamento 509.
Una analisi puntuale mostra che, in realtà, tale Regolamento rispetta pienamente il
concetto di Criteri generali presente nella legge; al contempo, esso tiene conto del
fatto che la collocazione delle università, anziché del Ministero, al centro del sistema
normativo costituisce -come è stato detto da molti- una vera e propria rivoluzione
copernicana, che carica di rilevanti responsabilità le università stesse. Relativamente a
molti aspetti, il Regolamento non individua perciò soluzioni dettagliate, ma enuncia
molto esplicitamente l’esigenza che ogni ateneo adotti la necessaria normativa.
Questa normativa costituisce la parte generale (“aspetti di organizzazione
dell’attività didattica comuni ai Corsi di studio”) dei RDA. La rilevanza di essa si
connette ad una indicazione di fondo, già presente nella legge 168/1989 che ha
definito l’autonomia statutaria delle università: è l’ateneo che ha personalità
giuridica, e conseguentemente è tale istituzione, e non separatamente le singole
strutture che in esso operano, ad avere “autonomia didattica, scientifica,
organizzativa, finanziaria e contabile”.
Conseguentemente, la parte generale dei RDA rappresenta il fulcro
dell’attuazione dell’autonomia didattica delle università. La Fondazione CRUI ha
ritenuto quindi utile costruire per essi una Banca Dati, che verrà aggiornata
ogniqualvolta un RDA verrà modificato.
Fondazione CRUI4
Nell’esaminare i RDA non si può prescindere dalla considerazione sul tempo, di
fatto meno di un anno, che le università avevano a disposizione per costruirne la
parte generale: la definizione di questa era infatti una condizione preliminare per
poter poi disporre gli ordinamenti dei singoli Corsi di studio, ed era generalizzata la
volontà di attuare questi ultimi con l’inizio dell’anno accademico 2001-2002.
Peraltro, nonostante queste ristrettezze nei tempi di elaborazione i RDA forniscono
spesso esempi di scelte ben precisate, di soluzioni originali, di strutture costruite con
metodo.
Per gli atenei, la presente Banca Dati costituisce anzitutto uno strumento
finalizzato alla conoscenza reciproca: autonomia non significa ignorarsi, ma fare
proprie scelte consapevoli, sulla base della più ampia messe di informazioni, tra le
quali sono incluse le notizie sulle scelte altrui.
La ricchezza di informazioni costituisce, a sua volta, uno stimolo al permanente
miglioramento; poiché le procedure di revisione dei RDA sono sufficientemente
agili, è possibile colmare rapidamente anche le eventuali carenze dovute ai tempi
ristretti che venivano ricordati pocanzi. La Banca Dati può aiutare a far sì che le best
practices, le formulazioni più significative, forniscano materia per tali revisioni; in
una logica di competizione virtuosa tra gli atenei.
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CAPITOLO SECONDO
La metodologia utilizzata: una griglia di analisi dei RDA
2.1 LE VOCI DESUNTE DAL DM 509/1999 E DA ALTRE NORMATIVE
La metodologia utilizzata nel costruire la Banca Dati si è basata sull’esigenza di
consentire all’utente una interrogazione sui contenuti di proprio interesse.
Per la costruzione di una griglia di analisi dei RDA utile a tal fine non erano
direttamente utilizzabili i singoli articoli o commi del Regolamento 509/1999.
Infatti i singoli RDA hanno organizzato i propri contenuti, anche quando questi si
ricollegano direttamente al DM 509, nell’ordine più vario, e con i collegamenti più
diversi: il che era inevitabile, non essendo stato previsto (opportunamente!) alcuno
schema-tipo, ed era positivo nella misura in cui la stessa struttura del RDA può
corrispondere ad una strategia dell’ateneo, ad una interpretazione che esso dà della
propria mission.
E’ stato perciò necessario classificare i contenuti secondo voci desunte dallo
stesso DM 509, allo scopo di reperire poi, nei singoli RDA, gli articoli nei quali tali
voci vengono trattate. Seguendo la traccia fornita dal Regolamento 509, sono state
individuate, e qui riportate nel Prospetto 1, 35 voci2, che coprono non solo l’articolo
11 -specificamente dedicato ai RDA- ma l’intero Regolamento, eccettuati i soli
articoli 2, 4, 10; con l’eccezione di questi ultimi, tutti gli articoli del Regolamento
chiamano infatti in causa i RDA, o comunque sono stati ripresi nei RDA stessi3.
2 Le voci sono poi risultate 36, essendosi aggiunta la voce V.3 in relazione alle ulteriori fontinormative di cui si dirà poco oltre (Prospetto 2).
3 In realtà, l’articolo 4, Classi di corsi di studio, pur relativo esclusivamente alla normativanazionale è stato ripreso in alcuni RDA, così come i commi 3,4,5 dell’articolo 6, Requisiti diammissione ai Corsi di studio; per tali argomenti è stata perciò inserita nel Prospetto 1 unaAppendice. I due articoli che non vi è stato motivo di considerare nella griglia sono l’art.2,Finalità, che definisce gli obiettivi del Regolamento nazionale (e ribadisce poi l’obbligo per leuniversità di disciplinare i propri Ordinamenti Didattici in conformità ad esso), e l’art.10,Obiettivi e attività formative qualificanti delle Classi, che individua i Criteri generali per lacaratterizzazione, nei successivi decreti ministeriali, delle Classi di Corsi di studio.
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Prospetto 1 – L’articolazione in voci del DM 509/1999
Articolo, ed eventualmente comma, del D.M. 509 Voce
1 Definizioni V.1 Definizioni
(2 Finalità )
3 Titoli e Corsi di studio
c.1,2,3,4,5,6,7,8 V.2 Titoli e corsi di studio
c.9 V.4 Conferimento di titoli accademici congiuntamente con altri atenei
4 Classi di Corsi di studio Appendice
5 Crediti formativi universitari
c.1,2,3,4,7 V.5 Crediti formativi universitari
c.5 V.6 Riconoscimento di crediti
c.6 V.7 Verifiche periodiche e numero minimo di crediti in tempi determinati
6 Requisiti di ammissione ai Corsi di studio
c.1 V.8 Verifiche della preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea, anche nei casi di numero programmato
c.2 V.9 Verifiche della personale preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea specialistica
c.3,4,5 Appendice
c.6 V.10 Riconoscimento di titolo di studio conseguiti all’estero
7 Conseguimento dei titoli di studio V.11 Conseguimento dei titoli di studio
c.1 V.12 Modalità per la verifica della conoscenza di una lingua europea
8 Durata normale dei corsi di studio V.13 Durata normale dei Corsi di studio
9 Istituzione e attivazione dei corsi di studio
c.1,2 V.14 Istituzione, attivazione e disattivazione dei Corsi di studio
c.3 V.15 Condizioni per istituzione laurea specialistica
c.4 V.16 Validità crediti di laurea per prosecuzioni
(10 Obiettivi e attività formative qualificanti delle Classi)
11 Regolamenti didattici di ateneo
c.1,2 V.17 Regolamenti didattici di ateneo. Procedure
c.3 V.18 Quadro dell’ordinamento didattico
c.4 V.19 Consultazione con organizzazioni esterne
c.5 V.20 Tesi per laurea specialistica
c.6 V.21 Pluralità di corsi appartenenti alla medesima Classe
c.7,a) V.22 Collegialità per programmazione, coordinamento e verifica attività formative
c.7,b) V.23 Compiti didattici dei docenti universitari
c.7,c),d) V.24 Verifiche del profitto
V.25 Prova finale e conferimento dei titoli accademici
c.7,e) V.8 Verifiche della preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea, anche nei casi di numero programmato
c.7,e) V.9 Verifiche della personale preparazione per l’ammissione ai Corsi di laurea specialistica
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Anche se la maggior parte delle voci sulle quali è risultato opportuno articolare
la griglia di analisi dei RDA è direttamente riconducibile al Regolamento 509/1999,
esso non costituisce l’unica fonte normativa posta alla base degli stessi RDA. Vi
sono anche alcune regole generali stabilite dalla già ricordata legge 341/1990; vi
sono norme introdotte dalla legge 370/1999, Disposizioni in materia di università e
di ricerca scientifica e tecnologica; vi sono, infine, indicazioni derivanti dai decreti
ministeriali successivi al Regolamento, cioè il D.M. 4.8.2000, Determinazione delle
classi delle lauree universitarie, ed il D.M.28.11.2000, Determinazione delle classi
delle lauree specialistiche.
Il Prospetto 2, nel presentare -prima colonna- il quadro completo delle voci,
riporta perciò accanto ad ognuna di esse, nella seconda colonna, il testo della
corrispondente norma presente nel Regolamento 509; quando la voce trova
fondamento anche in norme delle altri fonti citate, queste vengono a loro volta
riportate nella terza colonna. Tale terza colonna è talora utilizzata anche per alcune
osservazioni tecniche.
c.7,f) V.4 Conferimento di titoli accademici congiuntamentecon altri atenei
c.7,g) V.26 Attività di orientamento e tutorato
c.7,h) V.27 Modalità delle attività formative per studentinon a tempo pieno
c.7,i) V.28 Individuazione dei responsabili per ogni attività
c.7,l) V.29 Valutazione qualità delle attività svolte
c.7,m) V.30 Forme di pubblicità di procedimenti e decisioni
c.7,n) V.4 Conferimento di titoli accademici congiuntamente con altri atenei
V.25 Prova finale e conferimento dei titoli accademici
c.8 V.31 Supplemento al diploma
c.9 V.32 Riordino e disciplina delle procedure amministrative relative alle carriere degli studenti
12 Regolamenti didattici dei Corsi di studio
c.1,4 V.33 Regolamenti didattici dei Corsi di studio: procedure
c.2 V.34 Regolamenti didattici dei Corsi di studio: contenuti
c.3 V.35 Coerenza tra crediti ed obiettivi formativi e commissioni per la didattica
13 Norme transitorie e finali V.36 Norme transitorie e finali
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Prospetto 2 - Il quadro completo delle vociV
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Fondazione CRUI14
V.
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Fondazione CRUI 19
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V.
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Fondazione CRUI26
2.2 LE TEMATICHE AGGIUNTIVE
L’esame dei RDA ha mostrato che in molti casi essi disciplinano non solo le
questioni riconducibili agli oggetti del Regolamento 509 e delle altri fonti pocanzi
citate, ma anche numerosi altri argomenti.
Queste tematiche aggiuntive sono state individuate quali titoli del Prospetto 3.
In tal modo, ogni tema affrontato in un RDA viene collocato o come voce del
Prospetto 2 ovvero, appunto, come tematica aggiuntiva.
Il testo integrale di ognuno dei RDA è comunque disponibile sotto il titolo
“Atenei: Normativa” del menu.
Prospetto 3 - Le tematiche aggiuntive
A1-Formazione a distanza.
A2-Immatricolazione, iscrizione, trasferimento, sospensione, rinuncia e decadenza degli studi.
A3-Manifesto degli studi, termini per adempimenti, guide dello studente e altre comunicazioni.
A4-Mutuazione e sdoppiamento delle attività formative.
A5-Curricula offerti e piani di studio.
A6-Verifica del regolare svolgimento delle attività formative.
A7-Registro delle lezioni e verifica del preside.
A8-Supplenze, affidamenti, contratti.
A9-Articolazione ed organizzazione degli insegnamenti, loro attivazione e disattivazione, normegenerali sulla frequenza.
A10-Calendario delle lezioni, degli esami, delle prove finali e relativa pubblicizzazione.
A11-Certificati ed attestati.
A12-Diritti e doveri degli studenti, carta dei servizi didattici, contratto formativo.
A13-Controversie sull’applicazione dei regolamenti.
A14-Organismi interni delle strutture.
A15-Corsi di eccellenza, corsi intensivi e integrativi ed altri interventi didattici mirati.
A16-Tirocini.
A17-Studenti fuori corso e ripetenti.
A18-Sanzioni disciplinari a carico degli studenti.
A19-Problematiche finanziarie.
A20-Finalita’ del regolamento didattico di ateneo.
A21-Norme specifiche per i corsi di specializzazione.
Fondazione CRUI 27
A22-Norme specifiche per il dottorato di ricerca.
A23-Norme specifiche per il master universitario.
A24-Norme specifiche per i corsi di perfezionamento, di aggiornamento professionale e diformazione permanente e ricorrente.
A25-Attivita’ autogestite dagli studenti.
A26-Formazione integrata superiore.
A27-Prove di autovalutazione di conoscenza.
A28-Diritto allo studio.
A29-Norme relative a situazioni particolari di un singolo ateneo.
Fondazione CRUI 29
CAPITOLO TERZO
L’analisi delle soluzioni adottate dai singoli Atenei
3.1 LA COLLOCAZIONE DEI RDA NELLE VOCI E NELLE TEMATICHE AGGIUNTIVE
DELLA GRIGLIA
Definita la griglia, la collocazione nelle diverse voci e nelle tematiche aggiuntive
dei contenuti di ogni RDA, cioè degli articoli che lo compongono -suddivisi, quando
necessario, nei relativi commi-, ha richiesto specifiche avvertenze per i casi,
numerosi, nei quali all’interno di uno stesso comma di un articolo viene trattata una
pluralità di argomenti.
Si è fatto ricorso a una delle seguenti due soluzioni.
a) Quando all’interno del comma i diversi argomenti erano collocati in modo
ben distinto, il comma è stato spezzato; una parte ne è stata riportata
all’interno di una voce e una parte all’interno dell’altra voce, indicando
ogni volta con (…omissis…v. …) la sede nella quale era collocata la parte
mancante.
b) Quando i diversi argomenti erano collocati in modo da non poterli
nettamente separare, il comma è stato ripetuto in ognuna delle voci
interessate, precisando ((v.anche Voce...)).
In alcuni dei casi nei quali i diversi commi di uno stesso articolo, riguardando
tematiche differenti, sono collocati in voci diverse, il titolo dell’articolo può apparire
immotivato rispetto ai contenuti dei commi riportati in una delle voci; ciò accade
quando il titolo fa riferimento solo al contenuto di commi riportati altrove.
Chi consulta la Banca Dati trova all’inizio di ogni voce gli stessi riferimenti
normativi che sono presenti nel Prospetto 1, cioè il testo del punto rilevante nel
Regolamento 509 e gli eventuali testi di altri provvedimenti già richiamati.
Seguono i testi degli articoli, o dei commi, nei quali la voce è trattata in ognuno
dei RDA; questi sono ordinati alfabeticamente.
Fondazione CRUI30
Nella riproduzione dei testi delle voci vengono evidenziati in arancione e corsivo
quei punti che appaiano di particolare interesse in quanto aggiungono alla normativa
nazionale scelte o indicazioni significative, o in quanto la interpretano o la
sviluppano in maniera originale. L’individuazione di tali punti, eccettuati i casi di
mera trascrizione della normativa nazionale, ha indiscutibilmente alcuni margini di
opinabilità. Per tener conto di ciò, si è scelto di evidenziare anche espressioni nelle
quali le variazioni rispetto alle formulazioni nazionali sono abbastanza limitate; in
una nota di sintesi, viene peraltro richiamata una particolare attenzione sui casi nei
quali gli elementi di integrazione o di originalità siano particolarmente rilevanti.
L’insieme delle note di sintesi viene qui riportato, poiché può esser utile per avere
un quadro generale di tali elementi di innovazione.
Per quanto concerne le tematiche aggiuntive, non possono esservi ovviamente
riferimenti normativi iniziali, né appaiono necessarie note di sintesi in quanto lo scopo
di queste è l’analisi dell’attuazione del D.M.509 e delle norme ad esso connesse.
Nei casi nei quali potevano esservi dubbi circa la più opportuna collocazione di
taluni argomenti, la riproduzione dei relativi testi nella corrispondente voce o
tematica aggiuntiva è stata inoltre fatta precedere da una nota tecnica di
chiarimento.
3.2. LE NOTE DI SINTESI SUI PRINCIPALI PUNTI EMERSI NELL’ESAME DELLE
DIVERSE VOCI
Le note di sintesi che abbiamo premesso alle singole voci, e che qui riportiamo,
non costituiscono una esposizione riassuntiva dei contenuti di tutti i RDA: ciò non
solo sarebbe stato impossibile per ragioni di spazio, ma avrebbe potuto essere fonte
di equivoci poiché la formulazione esatta di una normativa non può essere sostituita
da espressioni che la sintetizzino.
Le note vogliono invece svolgere una triplice funzione. Da un lato esse indicano
le linee di sviluppo prevalenti, l’orientamento generale che le università hanno
assunto a proposito delle diverse tematiche. D’altro lato, nella logica di
Fondazione CRUI 31
evidenziazione delle best practices, esse segnalano scelte originali o comunque
significative presenti in singoli RDA e che possano costituire stimoli per altri. In
qualche caso, peraltro piuttosto raro, le note richiamano infine l’attenzione su
interpretazioni discutibili, che presumibilmente meriterebbero qualche
ripensamento.
Voce 1. Definizioni
In relazione alla natura tecnica della voce, la maggior parte dei RDA contiene
definizioni sostanzialmente corrispondenti alle definizioni di cui al D.M.509. In
molti RDA si aggiunge il richiamo al Regolamento per l’incentivazione
dell’impegno didattico dei Professori e dei Ricercatori universitari (legge
370/1999); ciò introduce alla presenza, negli articoli sulle attività didattiche, di
riferimenti agli impegni dei docenti.
Numerosi RDA nel riferirsi ai corsi di studio, ovvero ai titoli universitari, o a
entrambi tali argomenti, inseriscono Dottorato di ricerca e Master universitario in
aggiunta ai corsi e ai titoli indicati nelle definizioni del D.M.509. Al proposito, si
può osservare che l’individuazione di Dottorato e Master come corsi è
effettivamente presente, altrove, nel D.M.509; quanto alla configurazione come
titoli, per il Dottorato ciò consegue dalla legge 210/1998; per il Master v. la nota alla
voce successiva.
Voce 2. Titoli e corsi di studio
Segnaliamo anzitutto alcune significative specificazioni relative a singoli temi.
Catania inserisce un riferimento alla possibilità di percorsi formativi speciali di
eccellenza. Catanzaro evidenzia che tra gli obiettivi del Corso di laurea vi è quello
di assicurare allo studente l’adeguata padronanza di metodologie e cultura atte a
permettere la formazione permanente. Salerno indica la possibilità che i Corsi si
articolino in una pluralità di curricoli; più nettamente, Macerata precisa che i Corsi
Fondazione CRUI32
sono di norma articolati in percorsi didattici differenziati, finalizzati
prevalentemente ad una continuazione degli studi (senza debiti formativi) ovvero ad
una professionalizzazione immediata. Reggio Calabria e Udine precisano che la
laurea specialistica è finalizzata a situazioni nelle quali siano richiesti particolari
livelli di approfondimento e di specializzazione.
Vi è poi da considerare la questione dei Master, alla quale vengono date risposte
diverse. Alcuni Atenei hanno precisato che vi sono i titoli di studio, come stabiliti
dalla normativa nazionale, e che inoltre vengono conferiti i Master; altri hanno
adottato una formula che accosta i Master stessi a Specializzazione e Dottorato; altri
ancora hanno incluso i Master in un elenco complessivo di “titoli”. Quest’ultima
soluzione utilizza il termine “titolo” in senso generalizzato; se infatti, come
d’abitudine, con tale termine si intendono le certificazioni aventi valore legale, sulla
base delle leggi 341/1990 e 127/1997 (con le sue modificazioni), congiuntamente
con i commi 1 e 2 dell’art.3 del D.M.509, i titoli sono la laurea, la laurea
specialistica, il diploma di specializzazione, nonché (L.210/1998) il dottorato di
ricerca. Sempre a proposito dei Master, le dizioni adottate da molti RDA non
rendono chiaro che possono esservi sia attività di perfezionamento e alta formazione
dotate delle proprietà previste per i Master stessi, sia altre diversamente
caratterizzate.
Voce 3. Strutture didattiche e loro afferenza
(Nota tecnica – Per questa voce manca un riferimento iniziale a specifiche norme
del D.M.509; esso infatti non definisce quali siano le strutture didattiche, ritenendo
che tale definizione competa alle autonome scelte di ogni ateneo. Le norme che
prevedono l’afferenza dei corsi alle facoltà, ovvero la realizzazione di essi con il
concorso di più facoltà, sono invece presenti nei decreti 4/8/2000 e 28/11/2000.
Poiché molti RDA disciplinano in dettaglio la regolamentazione delle facoltà e
di altre strutture didattiche, le relative disposizioni sono state qui collocate. In molti
casi, la tematica in questione è peraltro strettamente connessa a quella sviluppata in
Fondazione CRUI 33
altre voci (V.18, V.33, V.34): i corrispondenti articoli o commi vengono perciò
ripetuti. Vi è infine il caso in cui il Regolamento di Facoltà disciplina i tempi ed i
modi in cui un determinato organismo interno deve assumere deliberazioni in
particolari materie; l’articolo relativo è stato allora ripetuto in A.14, ove si
raccolgono le disposizioni che regolano più diffusamente le competenze degli
organismi interni delle strutture didattiche.)
Molti RDA aggiungono alle strutture didattiche di consolidata tradizione
(facoltà, corsi di studio) le Classi di corsi di studio, con i relativi Consigli; in alcuni
casi, si introducono Classi unificate corrispondenti ad aree omogenee (Macerata
esplicita che queste non coincidono necessariamente con le facoltà). Alcuni RDA
precisano che la Classe è di norma interna ad una facoltà, ma prevedono anche la
possibilità che ciò non sia; per altri, la collocazione all’interno di una sola facoltà è
prevista senza eccezioni (ciò sembra non raccogliere gli spunti, presenti nelle
declaratorie di obiettivi relative a molte Classi, in merito alla possibilità di
caratterizzare in modo anche notevolmente differenziato corsi di una stessa Classe).
In qualche caso, vengono indicati gli organismi dai quali può essere proposta al
MIUR l’istituzione di nuove Classi o la modifica di quelle attuali (Art.4, comma 2
del D.M.509). In un caso, tali nuove Classi vengono definite come “Classi di
Ateneo”: va peraltro osservato che, quando le proposte fossero state accolte dal
MIUR con l’emanazione di conseguenti nuovi decreti, tali Classi avrebbero natura
identica rispetto alle precedenti e sarebbero attivabili in ogni università.
In taluni RDA vengono indicati strumenti atti a evitare barriere rigide tra le
facoltà: ad esempio, Napoli l’Orientale dispone che l’Ateneo promuova ogni
possibile interazione e coordinamento tra insegnamenti dello stesso settore presenti
in facoltà diverse e Napoli Parthenope prevede corsi di studio non inquadrati in una
facoltà oltre a quelli interfacoltà. Anche dal punto di vista organizzativo, mentre in
molti RDA si stabilisce che nei casi di corsi interfacoltà vi sia comunque un’unica
facoltà amministrativamente responsabile (ad esempio per l’iscrizione degli allievi),
Fondazione CRUI34
Perugia e Pisa esplicitano che l’iscrizione degli allievi in tal caso non privilegia
alcuna facoltà.
Molte università prevedono una notevole capacità di autoregolamentazione da
parte di strutture didattiche interne alle facoltà, e dispongono che in caso di dissensi
sui raccordi con le facoltà stesse intervenga il Senato Accademico con una propria
decisione. All’opposto, alcuni RDA indicano la facoltà come unica struttura didattica.
Sembra utile segnalare alcune soluzioni particolari. Napoli Federico II e Sannio
precisano l’organismo (Comitato regionale universitario o CNU) competente a
decidere qualora all’interno di un corso interateneo emergano dissensi: ciò appare
opportuno, per evitare le paralisi ipotizzabili se occorrono decisioni unanimi anche
su ogni particolare. Bologna sancisce la possibilità di attivare corsi in forma
teledidattica. Macerata stabilisce per i responsabili di tutte le strutture didattiche
l’obbligo di relazioni annuali al Nucleo di Valutazione.
In due casi, infine, l’elenco degli oggetti che il RDA deve disciplinare (Art.11,
comma 7 del D.M.509) viene integralmente trasferito come competenza dei
regolamenti di strutture didattiche: la scelta può suscitare perplessità, date le diverse
procedure di approvazione di questi ultimi, rispetto a quella del RDA.
Voce 4. Conferimento di titoli accademici congiuntamente con altri atenei
Numerosi RDA precisano che le convenzioni con università estere possono
prevedere una deroga rispetto alla durata ordinaria prevista per i corsi di studio,
qualora ciò sia necessario in relazione a precise normative dell’U.E.
Viene spesso fatto riferimento alla doppia validità del titolo finale, in qualche
caso prevedendo la firma congiunta dei Rettori interessati.
Alcuni RDA forniscono indicazioni su punti che obbligatoriamente devono
essere trattati nelle convenzioni: in particolare, quote di crediti da acquisire nell’uno
o nell’altro ateneo. Bologna, Bolzano e Milano S. Raffaele prescrivono che le
valutazioni delle prove superate debbano avvenire tramite una votazione, con
relativa tabella di conversione.
Fondazione CRUI 35
Macerata prevede la possibilità di docenti assunti con oneri ripartiti tra gli atenei
convenzionati.
Voce 5. Crediti formativi universitari
Molti RDA prevedono che i Regolamenti dei corsi di studio definiscano, per
ogni attività formativa (o per tipologie delle stesse), la frazione di impegno orario
riservata allo studio personale o ad altre attività formative individuali: si tratta di una
questione tra le più rilevanti relative al sistema dei crediti. Al proposito, Bari
Politecnico dispone una verifica annuale da parte dell’Osservatorio della Didattica,
con l’obbligo di interventi correttivi qualora vengano verificati scostamenti.
Macerata stabilisce che il sistema dei crediti elaborato dalle singole strutture debba
essere approvato dal Senato Accademico integrato, previe opportune
armonizzazioni e razionalizzazioni, per garantire la massima mobilità.
In qualche caso vengono fissati criteri quantitativi generali. Milano prevede una
tipologia dettagliata, comprendente anche crediti di solo studio individuale;
stabilisce inoltre che per ogni credito le ore in presenza dei docenti siano da 6 a 10
in caso di lezioni, da 12 a 18 per esercitazioni. Per Napoli l’Orientale le ore di
lezione non possono superare un terzo delle 25 totali. Vi è anche un caso nel quale
si stabilisce che di norma, e senza distinguere tra lezioni ed esercitazioni, solo un
quinto delle 25 ore avvenga in presenza.
Con interpretazione singolare, un RDA premia la frequenza certificata ad almeno
due terzi delle lezioni con due crediti aggiuntivi se si tratta di insegnamento annuale,
con uno se si tratta di insegnamento semestrale. Un altro RDA consente variazioni
- entro un margine del 10%, e purché non si violino i vincoli della Classe - dei crediti
assegnati dall’Ordinamento.
Per ciò che concerne i crediti autonomamente scelti dallo studente, il RDA di
Roma S.Pio V prevede, oltre alla frequenza a insegnamenti “ufficiali”, un notevole
ventaglio di altre possibilità, controllate dalla struttura didattica competente.
Fondazione CRUI36
Voce 6. Riconoscimento di crediti
Il riconoscimento di crediti riguarda, oltre ai riconoscimenti all’ingresso che
sono stati visti in V.5, una varietà di situazioni: insegnamenti seguiti in altra sede -
italiana o estera - da parte di studenti già iscritti, trasferimenti da una ad altra
università, passaggi da uno ad altro corso di studi.
I diversi RDA individuano spesso norme dettagliate per ognuna di tali situazioni,
o eventualmente per alcune tra esse. In alcuni casi traspare la volontà di incentivare
la mobilità, soprattutto internazionale, in altri - all’opposto - quella di compiere
controlli piuttosto puntuali.
Al fine di consentire certezze sui crediti reciprocamente mutuabili e perciò
automaticamente riconosciuti, è molto frequente il riferimento a sistemi di
convenzioni dell’ateneo con una o più altre università; le convenzioni possono
riguardare specifici corsi di studio o avere validità generale in tutti i rapporti tra gli
atenei interessati.
In qualche caso, è previsto (v. alla successiva voce V.18) che ogni Ordinamento
didattico individui le corrispondenze con crediti acquisiti in altre università italiane
o europee.
Alcuni RDA prevedono, inoltre, una normativa generale relativa alla mobilità tra
corsi di studio nella medesima università.
Voce 7. Verifiche periodiche e numero minimo di crediti in tempi determinati
Il D.M.509 individua, come possibilità e non come obbligo, due diverse ipotesi: gli
atenei possono intervenire sia con una verifica periodica dei crediti acquisiti, per
valutare la non obsolescenza dei relativi contenuti formativi, sia con la prescrizione di
un numero minimo di crediti che lo studente deve acquisire in tempi determinati. Le
due questioni sono connesse, ma non vanno identificate: infatti alcuni RDA
intervengono sull’irregolare percorso degli studi non solo in relazione all’eventuale
obsolescenza di crediti acquisiti, ma anche per contrastare in se stessa tale irregolarità.
Fondazione CRUI 37
La maggior parte dei RDA trasferisce dall’ateneo alle singole strutture,
mantenendone il carattere facoltativo, le possibilità di intervento previste dal
Decreto; spesso viene stabilito che le strutture stesse indichino agli studenti fuori
corso un termine dopo il quale sarà valutata l’eventuale obsolescenza di crediti.
In qualche caso, tuttavia, l’università compie una scelta complessiva, e per le
singole strutture gli interventi divengono perciò un obbligo.
Cagliari prescrive che il Regolamento di ogni corso di studio determina le
modalità di una periodica verifica; così anche Insubria, Piemonte Orientale e
Sassari, che aggiungono l’obbligo di stabilire il minimo di crediti. Per Firenze e per
Roma La Sapienza la verifica ha luogo dopo un periodo doppio rispetto al
“normale” corso di studi, per Pavia e Torino dopo un periodo definito da ogni
Regolamento di corso di studi.
Catanzaro, Siena e Siena stranieri prescrivono un numero obbligatorio di crediti,
anno per anno, in mancanza dei quali si dà luogo alla ripetenza, ed altresì un minimo
al di sotto del quale la posizione di studente è sospesa. Catanzaro stessa e Foggia
stabiliscono l’automaticità della decadenza di validità dei crediti, e perciò la
determinazione di nuovi obblighi formativi, dopo un termine fissato dalle strutture
didattiche. Milano prevede la decadenza dello studente che sia stato fuori corso
cinque anni per la laurea, quattro per la laurea specialistica.
E’ da rilevare che non è sempre chiaro, nei casi nei quali per lo studente siano
definiti degli obblighi, quali siano le conseguenze del mancato adempimento.
Voce 8. Verifiche della preparazione per l’ammissione ai Corsi di Laurea,
anche nei casi di numero programmato
L’obbligo di definire, e ove necessario verificare, la preparazione necessaria per
l’accesso ai singoli Corsi di laurea rappresenta uno degli impegni più innovativi, e
più rilevanti, richiesti agli atenei dal D.M.509. Tale Decreto prescrive che le norme
al riguardo siano inserite nel RDA, come appare necessario data la rilevanza delle
stesse.
Fondazione CRUI38
Per ciò che concerne la specifica definizione della preparazione richiesta, la sede
propria all’interno del RDA può essere solo l’Ordinamento didattico; il punto verrà
pertanto esaminato alla voce V.18. Indicazioni generali vengono fornite da pochi
RDA; significativo il riferimento, a Trento, a competenze “generali” (ad esempio a
carattere linguistico) oltre che a conoscenze di contenuti.
Peraltro, molti RDA dispongono che non gli Ordinamenti didattici, bensì i
Regolamenti dei Corsi di laurea (in qualche caso, singole delibere degli organismi
didattici) definiscano la preparazione necessaria. E’ da presumere che questa scelta
sia stata determinata dalla preoccupazione per i tempi stretti entro i quali dovevano
essere redatti, in questa prima attuazione, gli Ordinamenti stessi. In un piccolo
numero di casi, si prevede addirittura che i Regolamenti di corso di studio “possano”
richiedere requisiti di preparazione iniziale.
Circa le modalità di verifica, le connesse iniziative di didattica integrativa ed i
conseguenti provvedimenti, pochi sono i RDA che prevedono norme comuni. In
alcuni casi vengono disciplinate specifiche modalità per l’adempimento degli
obblighi conseguenti a debiti riscontrati, eventualmente (Cassino) anche relativi a
ritardi nel successivo svolgimento degli studi; Catania prevede la possibilità di
articolare il curricolo su periodi più lunghi del normale se i debiti sono rilevanti.
Molti RDA prevedono che i Regolamenti dei corsi di studio distinguano le
situazioni in cui la carriera scolastica di provenienza è considerata automaticamente
adeguata per l’iscrizione da quelle nelle quali si attua una verifica; nel primo caso,
in alcuni RDA - ma non in tutti - la adeguatezza della carriera scolastica viene
ricondotta alla tipologia del diploma secondario posseduto.
Una norma particolare, introdotta nel RDA di Catania, fa riferimento alla
valutabilità di “conoscenze inequivocabilmente definite e documentate acquisite in
ambiti professionali e di lavoro” quale condizione di ammissione per chi disponga
di “un titolo di scuola media superiore diverso da quelli specificatamente previsti”.
Fondazione CRUI 39
Voce 9. Verifica della personale preparazione per l’ammissione ai Corsi di
laurea specialistica
Il D.M.509 prevede per l’accesso alla laurea specialistica (LS) due distinte
condizioni: “requisiti curriculari” e “adeguatezza della personale preparazione”. Il
decreto istitutivo delle Classi delle LS specifica, ulteriormente, che i requisiti
vengono indicati dal Regolamento di corso di studio, mentre le modalità di verifica
della preparazione vengono disciplinate dal RDA.
Solo in pochi casi la normativa degli atenei, come emerge dai RDA, sembra
rispondere pienamente a queste indicazioni, e in particolare raramente viene tenuto
presente che le norme sopra richiamate fanno preciso ed esplicito riferimento non
solo alla tipologia (requisiti curriculari) ma anche alla qualità della preparazione
acquisita nella laurea. Sassari cita i “requisiti di profitto”, oltre a quelli curriculari;
Siena e Torino prevedono che il Regolamento del corso di LS determini i casi nei
quali “la carriera del laureato” fornisce elementi che consentano l’esonero dalla
verifica, mentre Venezia IUAV fa un analogo richiamo a “elementi essenziali del
curriculum formativo”.
Alcuni altri RDA (Calabria, Milano, Roma IUSM, Roma Tre, Siena stranieri)
stabiliscono che ciò che costituisce adeguata preparazione, e le corrispondenti
modalità di verifica, siano definiti dai Regolamenti dei singoli corsi di LS;
analogamente dispone Trento, affidando tale definizione all’Ordinamento didattico.
La maggior parte dei RDA si limita, invece, a considerare il requisito curriculare,
cioè il riconoscimento, integrale o parziale, dei crediti acquisiti nella laurea; talora
viene esplicitato il fatto che il riconoscimento integrale costituisce automaticamente
attestazione di preparazione adeguata, in molti altri casi - equivalentemente - si
afferma che i requisiti curriculari sufficienti sono “indicativi di una adeguata
preparazione”.
Relativamente a una diversa problematica, molti RDA indicano procedure per
l’acquisizione di crediti mancanti qualora il curricolo di laurea non sia integralmente
riconosciuto; quasi tutti disciplinano inoltre il caso di studenti che siano prossimi
Fondazione CRUI40
alla laurea e che desiderino iniziare le attività di una LS evitando di perdere un anno.
Per entrambe le situazioni, taluni RDA fissano un massimo di debiti consentiti; in
ogni caso, è stabilito che le attività che costituiscono debito vengano completate
prima dell’acquisizione di crediti di LS.
Voce 10. Riconoscimento di titoli di studio conseguiti all’estero
La norma del D.M.509 conferisce a ogni università piena sovranità nel deliberare
che un titolo estero consente l’accesso a corsi di studio dell’università stessa;
limitatamente a tale finalità, essa sottrae perciò il “riconoscimento” alle procedure
spesso gravose della normativa burocratica sulla equipollenza, o comunque sulla
validità legale, di titoli acquisiti all’estero. Vi è un solo vincolo, a garanzia degli
interessati: l’università, come tutte le pubbliche amministrazioni, è tenuta a
rispettare i diritti che derivano da intese internazionali.
Molti RDA hanno colto questa opportunità. Spesso, vi è una semplice norma che
individua gli organismi accademici competenti sull’argomento; in qualche caso
(Milano, Napoli II, Pavia, Udine, Urbino) viene esplicitata una varietà di possibili
decisioni, o vengono comunque fornite alcune precisazioni.
Vi sono anche numerosi RDA che si limitano a rinviare alle leggi o ai decreti in
vigore a livello nazionale; in qualche caso, vi è un riferimento restrittivo a
condizioni di reciprocità.
Voce 11. Conseguimento dei titoli di studio
Non vi è, sul tema, alcuna opzione demandata ai RDA; molti tra questi perciò
non toccano la questione dei titoli, pienamente disciplinata dalla normativa
nazionale.
In pochi casi, viene qui collocato qualche vincolo sulla tipologia di alcuni crediti
da conseguire obbligatoriamente. Tra questi, vi è un caso nel quale per tali crediti si
fa riferimento anche alle attività formative liberamente scelte dallo studente; ciò
Fondazione CRUI 41
sembra contrastare con la totale autonomia che il D.M.509 - lettera d) dell’Art.10,
comma 1 - prevede per tali scelte.
Voce 12. Modalità per la verifica della conoscenza di una lingua europea
In merito alle modalità di verifica della conoscenza di una lingua U.E., molti
RDA prevedono due possibilità: prova disposta dall’ateneo o acquisizione di
certificazioni rilasciate da istituzioni specificamente competenti. In merito alla
prova, si rinviano le determinazioni ai singoli Ordinamenti didattici, o addirittura ai
Regolamenti dei Corsi di studio; circa le istituzioni certificanti, in qualche caso si
indica la necessità di una convenzione.
Alcuni RDA forniscono indicazioni sulle procedure per individuare i livelli di
conoscenza richiesta. Bari Politecnico li connette agli specifici obiettivi formativi
del Corso, e fa altresì riferimento agli standards internazionali (programma U.E.
Lingua 2000); a tali standards fa riferimento anche Messina. Per Pisa, gli standards
vengono definiti dal Senato Accademico, mentre per le verifiche è coinvolto il
Centro Linguistico Interdipartimentale.
Cassino, Genova, Pavia, Torino prevedono che ogni Regolamento di Corso di
studio individui il livello delle conoscenze linguistiche richieste; Cassino dispone
altresì che parte del colloquio costituente la prova finale per ogni laurea avvenga
nella lingua prescelta, mentre per Pavia l’intera questione riguarda “almeno una”
lingua U.E.
Torino Politecnico e Udine prescrivono che la lingua sia l’inglese; Torino
Politecnico fornisce ulteriori indicazioni relative a diversi possibili livelli di
conoscenza.
Anche Roma Tre dà una disciplina piuttosto dettagliata, che include precisazioni
sull’offerta didattica che l’ateneo deve sviluppare nel settore.
Fondazione CRUI42
Voce 13. Durata normale dei corsi di studio
(Nota tecnica – Le norme disciplinanti la durata dei Corsi di Specializzazione,
di Dottorato di Ricerca e di Master Universitario sono state poste rispettivamente in
A.21, A.22, e A.23.)
Numerosi RDA forniscono indicazioni sulle situazioni che comportano una
durata diversa da quella normale.
E’ già stato segnalato, alla voce V.4, il frequente riferimento a durate diverse in
altri Paesi, nei casi di intese interuniversitarie; altrettanto frequente è il riferimento
a possibili abbreviazioni in presenza di crediti riconosciuti.
Molti RDA disciplinano la possibilità di durate più lunghe per studenti a tempo
parziale; in tal caso si prevedono regole personalizzate (qualche RDA esplicita la
terminologia del “contratto”), spesso comunque col vincolo a una durata massima
non superiore al doppio di quella normale. Alcuni RDA prevedono, all’opposto, la
possibilità di durata minore per studenti di qualità che riescano ad acquisire i crediti
in tempi abbreviati (di uno o più semestri). Bologna, Ferrara e Milano S.Raffaele,
così come -in termini diversi- Genova, Pavia e Torino disciplinano contestualmente
sia il prolungamento per diluizione sia l’accorciamento per concentrazione. Solo
pochi RDA forniscono precisazioni sulle norme relative alla tassazione universitaria
nelle situazioni diversificate.
Catania prevede l’allungamento del percorso nei casi nei quali l’entità degli
obblighi formativi aggiuntivi derivanti da carente preparazione all’ingresso (v.voce
V.8) determini l’impossibilità di soddisfarli insieme al carico didattico previsto
dall’Ordinamento.
Voce 14. Istituzione, attivazione e disattivazione dei Corsi di studio
(Nota tecnica – Le norme disciplinanti l’attivazione di Dottorati di ricerca, di
Master, di Corsi di perfezionamento, di aggiornamento professionale e di
Fondazione CRUI 43
formazione permanente e ricorrente sono state collocate rispettivamente in A.22,
A.23, A.24.)
Numerosi RDA, nel disciplinare le procedure di istituzione di Corsi di studio,
prescrivono il contestuale accertamento dell’esistenza di risorse, umane e logistiche,
specificamente dedicate, talora con esplicitazione di una procedura di analisi
costi/benefici; spesso viene anche fatto riferimento al parere del Nucleo di
valutazione, nonché alla consultazione con gli ambienti della produzione, dei servizi
e delle professioni.
Abitualmente, la procedura prevede come organo deliberante il Senato
Accademico, peraltro senza che lo stesso abbia potere di iniziativa; questa compete
alle Facoltà o ad altre strutture didattiche interessate. In rari casi, le Facoltà
deliberano direttamente.
Milano, Milano Bicocca, Padova, Roma S.Pio V, Siena stranieri, Torino, Urbino,
Venezia e Tuscia prevedono invece che il Senato Accademico possa decidere
l’istituzione anche di propria iniziativa. Analogamente dispone Firenze, che fa
riferimento a una istruttoria da parte di organi di volta in volta individuati. Il Molise
prevede come proponenti anche gruppi di docenti dei settori interessati.
Non vi sono elementi particolari da segnalare per ciò che concerne le procedure
di attivazione e di disattivazione di Corsi. Peraltro, in alcuni RDA non viene fatta
una chiara distinzione tra le procedure di istituzione e quelle di attivazione.
Voce 15. Condizioni per istituzione laurea specialistica
La norma del D.M.509 è chiara ed estremamente semplice, sicché in molti casi i
RDA non hanno neppure ritenuto necessario trascriverla; quando il RDA interviene,
abitualmente si limita a tale trascrizione.
Genova prescrive che l’indicazione di Corsi di laurea (si noti il plurale)
comprendenti curricula integralmente riconosciuti costituisca parte
Fondazione CRUI44
dell’Ordinamento didattico di ogni laurea specialistica.
Bari considera l’integrazione di crediti mancanti non solo in funzione
dell’ammissione a lauree specialistiche, ma anche per altre finalità, con particolare
riferimento agli esami di Stato per l’accesso a professioni.
Voce 16. Validità crediti di laurea per prosecuzioni
La norma del D.M.509 ha tra i suoi scopi quello di fornire a chi frequenta un
Corso di laurea adeguate informazioni anche relativamente agli sbocchi in Corsi di
laurea specialistica per i quali vi sia un riconoscimento di crediti solo parziale.
Come nel caso della precedente voce V.15, la chiarezza e la semplicità della
norma considerata hanno indotto i RDA a trascriverla identica, o in molti casi a non
riprodurla neppure. In alcuni RDA, peraltro, la sede per l’individuazione dei crediti
riconosciuti viene individuata nel Regolamento del Corso di laurea anziché
nell’Ordinamento; rispetto a tale sostituzione possono valere i dubbi già espressi
altrove per analoghe scelte.
Il Molise evidenzia il ruolo del Senato Accademico relativamente al tema in
discussione. Ciò appare molto opportuno, tenendo conto del fatto che qualcuno ha
ritenuto che la norma qui in esame contrasti con il principio secondo il quale i criteri
sul riconoscimento dei crediti sono di competenza della struttura didattica di arrivo
dello studente; in realtà, il contrasto non c’è se si osserva che ogni Ordinamento
didattico è appunto deliberato dal Senato Accademico, che può valutare
congiuntamente le caratteristiche delle attività formative del Corso di partenza e di
quello di arrivo.
Voce 17. Regolamenti didattici di Ateneo: procedure
Molti RDA disciplinano le procedure di modifica allo stesso RDA, procedure
che fanno capo (eccezion fatta per alcune Università non statali) al Senato
Accademico.
Fondazione CRUI 45
In molti casi viene precisato che l’iniziativa di modifiche parte necessariamente
da Facoltà o da altre strutture didattiche.
All’opposto, Lecce e Reggio Calabria stabiliscono che il Senato Accademico può
intervenire di propria iniziativa, e analogamente Bari e Tuscia evidenziano che esso
opera “anche” su impulso di Facoltà o di altre strutture didattiche. Perugia esplicita
il potere di iniziativa anche individuale da parte del Rettore o di un singolo membro
del Senato Accademico.
Voce 18. Quadro dell’ordinamento didattico
Molti RDA prevedono che l’Ordinamento didattico contenga indicazioni più
ricche rispetto a quelle prescritte dal D.M.509. Tra queste ultime, come sopra visto
a proposito della voce V.8, devono intendersi anche quelle relative alla preparazione
per l’accesso.
Fanno riferimenti particolarmente puntuali a tale preparazione le norme di
Bologna, Bolzano, Foggia, Lecce, Milano S.Raffaele, Napoli II, Palermo, Torino,
Udine, Verona.
Tra le disposizioni di maggior significato presenti in numerosi RDA vi sono
quelle che prevedono che l’Ordinamento precisi uno o più aspetti della concreta
organizzazione didattica, quali i seguenti: distribuzione dei tempi tra lavoro guidato
e lavoro personale per il conteggio dei crediti, corrispondenza di questi con crediti
acquisiti in altre università, specificazione di curricula, articolazione di
insegnamenti in moduli, propedeuticità, obblighi di frequenza, norme per la
facilitazione dei disabili, numeri minimi di esami da sostenere, limiti all’iscrizione
fuori corso.
Spesso, è previsto che l’Ordinamento didattico definisca i crediti per le singole
attività formative anziché per una pluralità di esse. Vi è un piccolo numero di RDA
nei quali, all’opposto, si trasferiscono ai Regolamenti di corso di studio anche norme
sui crediti che devono essere definite nell’Ordinamento. In un caso, si rinvia
addirittura a singole delibere dei Consigli di corso di studio l’attribuzione dei crediti
Fondazione CRUI46
“discrezionali”, intendendo come tali quelli non vincolati dalla Classe di
appartenenza.
Quanto al riferimento a tale Classe, i RDA di Bologna, Milano Bocconi e di
Trento prevedono esplicitamente che per uno stesso Corso possa sussistere
l’appartenenza a più Classi.
Voce 19. Consultazione con organizzazioni esterne
La maggior parte dei RDA non ha ritenuto necessario intervenire sulla questione,
poiché la norma del D.M. 509 è estremamente precisa; talora, comunque, la norma
stessa è stata riprodotta, in forma identica o con lievi variazioni.
Alcuni RDA hanno voluto superare la episodicità nel rapporto con il mondo
produttivo e professionale, costituendo strumenti permanenti: “Comitato di
consultazione sugli Ordinamenti didattici” (Bari LUM, Chieti), “Tavolo di
consultazione permanente” (Camerino).
Ancora più organiche appaiono altre due soluzioni. Genova connette la
consultazione sugli Ordinamenti didattici alle attività di un Osservatorio sulle
attività dell’Ateneo previsto da apposita norma statutaria. Torino Politecnico
disciplina dettagliatamente, nel RDA, sia una “Consulta” a livello centrale sia un
“Comitato di Consultazione” in ogni Facoltà o Scuola (eventualmente sub-
articolato, a sua volta, per competenze settoriali o territoriali).
Voce 20. Tesi per la laurea specialistica
(Nota tecnica – L’insieme delle questioni relative alla prova finale viene trattato,
sia per la laurea sia per la laurea specialistica, alla voce V.25; nella presente voce si
trattano solo le questioni direttamente connesse alla tesi).
Numerosi RDA prevedono norme relative a relatori e correlatori (spesso
esplicitando la possibile non appartenenza di questi ultimi al corpo docente
Fondazione CRUI 47
dell’università), alla composizione delle Commissioni giudicatrici, alle modalità di
richiesta e di assegnazione delle tesi (con attenzione, spesso, a una “equa
ripartizione” tra i docenti dei relativi impegni), nonché ad altre questioni a carattere
prevalentemente organizzativo.
In molti casi, si prevede che gli Ordinamenti didattici o i Regolamenti dei Corsi
possano fornire specificazioni ulteriori; rientrano tra queste, abitualmente, eventuali
precisazioni circa i contenuti della tesi. Alcuni RDA intervengono peraltro
direttamente su problemi di questo tipo: Palermo definisce come diritto-dovere dello
studente la scelta del settore in cui svolgere la tesi; Bologna e Milano S.Raffaele
esplicitano la possibilità che vengano accettati anche argomenti non afferenti alle
discipline presenti nel piano di studio; all’opposto, Cassino vincola alle attività
formative (espressione, comunque, che non restringe alle “discipline” accademiche)
incluse nell’Ordinamento didattico. Genova precisa che la tesi è prevista “solo” per
la laurea specialistica (presumibilmente, per bloccare ipotesi di eccessivo
appesantimento della prova finale per la laurea). Venezia IUAV prescrive i tempi di
assegnazione e di consegna, in termini tali da consentire la tempestiva conclusione
degli studi.
Quanto alla determinazione dei casi nei quali, per le Classi delle lingue straniere
moderne, la tesi viene redatta nella lingua corrispondente, talora vi è un rinvio agli
specifici Ordinamenti didattici, e si resta così -come previsto dal D.M. 28/11/2000-
all’interno del Regolamento di ateneo, talora vi è invece una devoluzione ai
Regolamenti dei Corsi. In qualche caso traspare una resistenza alla tesi in lingua
straniera (“per comprovate esigenze”, “il Preside può consentire”, “la struttura
didattica può autorizzare”); all’opposto, Napoli l’Orientale stabilisce che la tesi sia
preferenzialmente redatta, e comunque esposta, in lingua straniera, e Milano
S.Cuore estende in termini generalissimi la possibilità di uso della lingua non
italiana alle totalità degli insegnamenti e degli esami.
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Voce 21. Pluralità di corsi appartenenti alla medesima classe
La norma è semplice ed estremamente chiara, sicché la quasi totalità dei RDA
non trova necessario riprodurla: di fatto, è nella scelta dei Corsi di studio istituiti
dall’ateneo che essa viene -o meno- utilizzata.
In pochi casi, la norma viene inserita, nell’identica formulazione presente nel
D.M. 509. Reggio Calabria precisa che qualora vengano istituiti più Corsi della
stessa Classe devono essere definite le rispettive specificità.
Il tema qui esaminato ha particolare rilievo per gli Atenei che prevedono la
Classe dei Corsi di studio come struttura didattica. Si veda, al proposito, la Voce 3
con le osservazioni ivi formulate, in particolare circa l’esigenza di garantire la
possibilità di una natura interfacoltà per tale struttura: infatti, l’ipotesi di una
pluralità di Corsi della medesima Classe si motiva con una loro differente
caratterizzazione specifica, e questa è rilevante proprio qualora essi siano collocati
in facoltà diverse.
Voce 22. Collegialità per programmazione, coordinamento e verifica attività
formative
Alcuni RDA intervengono in modo piuttosto puntuale sull’esigenza di
collegialità nella programmazione didattica; altri sviluppano maggiormente aspetti
relativi alle specifiche competenze di ognuna delle strutture didattiche coinvolte, al
rapporto tra offerta didattica programmata e risorse disponibili, all’assegnazione dei
compiti ai docenti (v., per quest’ultimo punto, V.23)
Numerosi RDA individuano, tra le finalità della programmazione, la costruzione
di curricula il cui carico didattico risulti sostenibile, sia cioè tale da consentire, agli
studenti correttamente impegnati, la conclusione degli studi nei tempi previsti.
Spesso si fa anche riferimento, a tal fine, alla connessione tra programmazione,
verifica e tutorato.
Il coordinamento dei programmi è esplicitato da Firenze e da Salerno come
Fondazione CRUI 49
compito della struttura didattica. Genova e Torino Politecnico aggiungono al
coordinamento dei programmi degli insegnamenti la promozione del coordinamento
dei docenti nella relativa conduzione. Il Piemonte Orientale e Udine prevedono una
verifica di adeguatezza e coerenza dei programmi. Venezia IUAV fa riferimento alla
compatibilità tra crediti assegnati e obiettivi formativi previsti.
Pisa definisce in dettaglio la struttura di un documento complessivo che, per ogni
Corso di studio e per ogni insegnamento al suo interno, deve contenere indicazioni
analiticamente precisate; prevede altresì una delibera finale del Senato qualora un
docente non ritenga di accettare le modifiche al programma motivatamente a lui
richieste dalla struttura didattica.
Circa le verifiche, la Calabria dispone la redazione, da parte dei Consigli di
Corso di studio, di un rapporto annuale da comunicare alla Facoltà e alla
Commissione Didattica di Ateneo; Pavia prevede una valutazione annuale, da parte
dei Consigli didattici, sulla base del lavoro istruttorio da parte delle Commissioni
paritetiche e dei risultati dei questionari sottoposti agli studenti.
Quanto alle riunioni destinate allo svolgimento dei compiti qui considerati,
Genova prevede almeno una di programmazione e una di verifica per ognuno dei
semestri; Castellanza esplicita la partecipazione dei rappresentanti degli studenti.
Voce 23. Compiti didattici dei docenti universitari
In molti RDA si demandano ai Regolamenti di Facoltà la determinazione degli
obblighi didattici dei docenti e ai Regolamenti delle strutture didattiche le procedure
per la attribuzione dei compiti. Spesso vi è un riferimento alla “normativa vigente”,
senza che venga esplicitato di quale normativa si tratti, presumibilmente per la
difficoltà di individuarla: infatti da un lato le norme del DPR 382/1980 appaiono del
tutto superate, oltre che dalla successiva organizzazione generale degli atenei e in
particolare del loro assetto didattico, da numerose norme su aspetti specifici, ma
d’altro lato manca una diversa organica disciplina nazionale. La devoluzione
dall’università alle singole strutture, in tale quadro di incertezza, fa presumere che
Fondazione CRUI50
obblighi e procedure di attribuzione possano poi risultare fortemente differenziati da
struttura a struttura. Milano Politecnico ha previsto a livello di ateneo un proprio
Regolamento per i professori e i ricercatori.
Numerosi RDA indicano l’esigenza di equità nella ripartizione dei compiti tra i
docenti; in tale quadro, alcuni precisano che ciò debba valere anche per l’assunzione
delle funzioni di relatore alle tesi di laurea (ora di laurea specialistica). Talora viene
detto che per ogni docente i compiti relativi a laurea e laurea specialistica debbono
essere prevalenti rispetto a quelli relativi ad altre offerte formative (master,
dottorati); Firenze stabilisce che tra i compiti debba esservi comunque una attività
didattica per corsi di 1° livello.
Mentre molti RDA fanno riferimento ai provvedimenti per la incentivazione
didattica previsti, sulla base della legge 370/1999, da una apposita normativa (quasi
ovunque concretata in un Regolamento), alcuni esplicitano un obbligo di ore di
attività “frontale” (lezioni ed eventualmente esercitazioni), peraltro con forti
differenze: Chieti e Bari LUM indicano 120 ore, così come -in forma diversa: due
corsi annuali- Bolzano; L’Aquila e Trento 100 ore (Trento precisa 100 per docenti a
tempo pieno, 80 per quelli a tempo definito); la Calabria 90 (distribuite su due
periodi didattici); Roma IUSM 80 (modificabili con delibera del Senato
Accademico), così come Macerata; Napoli Parthenope 70 (incrementabili con
delibera del Senato Accademico); Siena 60; Sassari 50.
Taluni RDA precisano altri aspetti, relativi ad esempio ad un orario minimo per
il ricevimento studenti e alla presenza in almeno tre giorni alla settimana (talora con
esplicitazione del periodo 1° ottobre-30 giugno, talora invece con riferimento al solo
periodo didattico in cui il docente tiene corsi). Qualche RDA prevede la possibilità
di riduzione dei doveri didattici per il docente che abbia compiti organizzativi
particolarmente onerosi.
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Voce 24. Verifiche del profitto
In tutti i RDA, vengono qui trattate -quasi sempre come cornice entro la quale
debbono inserirsi i Regolamenti dei Corsi, ma spesso in maniera già piuttosto
dettagliata- molte questioni. Richiamiamo le principali.
Anzitutto, le modalità di valutazione. Il D.M.509 pone esattamente sullo stesso
piano gli esami tradizionali ovvero altre forme di verifica; la maggior parte dei RDA
si colloca invece in una logica che privilegia le procedure consuete dell’esame. In
qualche caso si prevede che solo per attività formative non costituite da
insegnamenti formali vi siano forme di valutazione diverse dagli esami, o anche che
tali forme definiscano soltanto idoneità e non punteggi (ciò sembra in contrasto con
l’esigenza che “comunque” ogni valutazione sia espressa in trentesimi); molto
spesso si fa riferimento alla possibilità che alla valutazione contribuiscano i risultati
di prove intermedie in itinere. La presenza di tali prove è un obbligo per Siena, che
dispone che esse possano anche costituire l’unico elemento di valutazione. Bologna,
Ferrara, Milano Politecnico prevedono prove per gruppi di studenti, fatta salva
l’esigenza di riconoscibilità e valutabilità dell’apporto individuale. Qualche RDA
evidenzia la possibilità di un’unica prova integrata per una pluralità di attività
formative.
Venezia IUAV dispone che la prova di valutazione si svolga obbligatoriamente al
termine di ogni attività formativa, e che possa essere ripetuta -se negativa- solo nelle
due sessioni immediatamente successive, trascorse le quali senza il superamento
deve essere ripetuta la frequenza. Anche altri RDA stabiliscono che le prove devono
essere superate alla conclusione dell’attività formativa, pur con qualche
attenuazione: ciò vale “di norma”, ma sono ammesse deroghe entro un termine
massimo definito dall’Ordinamento (o dal Regolamento) del Corso.
Numerosi RDA forniscono precise indicazioni relative agli obblighi di
trasparenza nelle diverse fasi dei giudizi, nonché -in partenza- nella definizione del
programma; Perugia precisa che esso non è necessariamente limitato alle nozioni
impartite nelle lezioni.
Fondazione CRUI52
Vengono ampiamente trattate la composizione delle Commissioni, la loro
nomina, spesso le loro modalità di lavoro; talora si precisano la possibilità di
costituzione di Sottocomissioni e le procedure che in tal caso garantiscono
comunque omogeneità nei criteri di valutazione. In molti casi si disciplina la
posizione di “cultori della materia”.
Spesso viene citata la possibilità di attribuire, in caso di votazione massima,
anche la lode; prevalentemente, ma non sempre, si prescrive a tal fine l’unanimità
della Commissione. Foggia prevede che in aggiunta alla lode possano essere
attribuite ulteriori “annotazioni di merito”.
Tra le altre numerose questioni affrontate vi sono, in molti RDA, regole relative
alle forme di registrazione dei risultati negativi e alla possibilità di ritiro dei
candidati.
Voce 25. Prova finale e conferimento dei titoli accademici
Per quanto concerne la valutazione della laurea e della laurea specialistica,
numerosi RDA prevedono che essa debba tener conto, oltre che della prova o
rispettivamente della tesi, dell’intera carriera, intendendosi con ciò non solo le
valutazioni su tutte le attività formative precedenti ma anche i tempi e le modalità
di acquisizione dei corrispondenti crediti; ulteriori specificazioni vengono
demandate ai Regolamenti (più raramente agli Ordinamenti) dei Corsi di studio.
Spesso viene citata la possibilità di attribuire, in caso di votazione massima, anche
la lode; prevalentemente, ma non sempre, si prescrive a tal fine l’unanimità della
Commissione. Foggia prevede che in aggiunta alla lode possano essere attribuite
ulteriori ”annotazioni di merito”.
Sulla composizione della Commissione stessa si pronunciano molti RDA; in
diversi casi viene disciplinata in dettaglio l’eventuale partecipazione di persone che
non siano docenti dell’Ateneo.
Circa la tipologia della prova finale per la laurea, numerosi RDA precisano che
può trattarsi della discussione di un elaborato, ovvero di una esposizione finalizzata
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a dimostrare il raggiungimento degli obiettivi formativi qualificanti del Corso,
ovvero di entrambe tali prove; anche per questo aspetto ulteriori specificazioni
vengono demandate ai Regolamenti (più raramente agli Ordinamenti) dei Corsi di
studio. Udine dispone che siano comunque presenti entrambe le prove.
Alcuni RDA forniscono, per ciò che concerne gli argomenti sui quali la prova
finale può vertere, indicazioni analoghe a quelle delle quali si è detto, relativamente
alla tesi, in V.20. Anche per ciò che concerne, per le Classi delle lingue straniere
moderne, l’uso delle lingue stesse vi sono talora indicazioni analoghe a quelle ivi
richiamate.
Voce 26. Attività di orientamento e tutorato
Numerosi RDA prevedono un Regolamento specifico per le attività di
orientamento e di tutorato, o per una tra esse; istituiscono, in aggiunta al servizio,
una Commissione di Ateneo (o la indicano come eventualità); fanno riferimento al
coinvolgimento, oltre che delle istituzioni scolastiche, di altri Enti pubblici e privati.
Circa lo svolgimento delle relative attività da parte dei docenti, spesso viene
citato il Regolamento per l’incentivazione (v. anche la voce V. 23); in alcuni casi si
fa esplicito riferimento ai doveri specifici previsti dalla L. 341/1990. Il Piemonte
orientale stabilisce che concorrono all’incentivazione solo i docenti che accettino
impegni aggiuntivi rispetto a quelli che comunque sono attribuiti alla generalità dei
docenti. Talora è prevista la collaborazione di studenti, scelti con appositi bandi
anche con riferimento alla L. 390/1991. La Calabria attribuisce al Presidente del
Consiglio di Corso di studio la responsabilità del funzionamento del tutorato; Roma
Tre prevede da parte del Corso un piano annuale, nonché una relazione al Consiglio
di Facoltà (da questo poi inviata al Senato Accademico) sui problemi emersi e sulle
esigenze.
Qualche RDA fornisce un quadro dettagliato, o una esemplificazione, delle
diverse attività di orientamento e/o di tutorato; per quest’ultimo Perugia classifica
Fondazione CRUI54
altresì specifiche tipologie. Pavia prevede un rapporto con i Collegi ivi presenti.
Milano Bocconi istituisce un Servizio di Orientamento professionale e
placement; attività specifiche per il placement sono previste anche da Milano e
Perugia. In altri RDA viene fatto un riferimento generico all’orientamento verso il
mercato del lavoro.
Alcuni RDA specificano iniziative per studenti in situazioni particolari, quali la
disabilità (Calabria, Urbino) o la lingua madre diversa dall’italiano (Torino).
Un RDA prevede, con una norma poco comprensibile, l’attribuzione di crediti
per attività di orientamento e di tutorato.
Voce 27. Modalità delle attività formative per studenti non a tempo pieno
Nel considerare (eventuali) modalità specifiche per studenti non a tempo pieno, la
norma del D.M.509 può comportare sia una offerta differenziata nella tipologia degli
strumenti didattici, sia una diversa organizzazione del piano di studio dello studente. I
RDA talora prendono in considerazione la prima tra tali due questioni, talora la
seconda (che incide sulla durata degli studi, v. voce V.13), talora entrambe. Il problema
spesso si connette inoltre con la questione degli obblighi di frequenza, la cui disciplina
compete ai Regolamenti dei Corsi di studio (voce V.34; v. anche A.9).
Quei RDA che trattano l’organizzazione di attività specifiche per studenti non a
tempo pieno indicano abitualmente tale differenziazione dell’offerta didattica solo
come eventualità; quando vengono individuate le relative modalità sono citati corsi
tradizionali svolti in orari, in giornate o in periodi dell’anno ad hoc, ovvero corsi a
distanza, o altre tipologie di intervento. Quasi sempre la decisione al riguardo è
demandata alle singole strutture didattiche, spesso anche con riferimento alla
disponibilità o meno delle necessarie risorse.
Più numerosi sono i RDA che trattano uno status diverso per studenti non a
tempo pieno, spesso -anche in questo caso- sulla base di scelte della struttura
didattica. A tal fine è previsto che l’obbligo annuale sia inferiore a 60 crediti, con la
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precisazione -quasi sempre- che debba non essere comunque inferiore a 30; nella
stessa logica, altri RDA indicano una riorganizzazione del piano di studi su un
numero di anni da quattro a sei per la laurea, su tre o quattro anni per la laurea
specialistica. Bologna, la Calabria, Ferrara, Milano S.Raffaele, Napoli l’Orientale e
Perugia Stranieri stabiliscono che corrispondentemente tasse e contributi annuali
saranno ridotti, Cassino e il Piemonte Orientale precisano “in proporzione”; in altri
RDA la riduzione viene indicata solo come possibilità. Spesso è esplicitato che la
posizione a tempo pieno è l’unica per i corsi di dottorato di ricerca.
Talora è stabilito che la definizione della posizione degli studenti non a tempo
pieno avvenga tramite un “contratto”. Il Piemonte Orientale prevede il contratto
come norma generale, anche per gli studenti a tempo pieno; analogamente, per
ognuna delle due posizioni Udine puntualizza diritti e doveri e Torino Politecnico
rinvia al Regolamento Studenti per la definizione degli stessi.
Alcuni RDA si limitano a precisare che per studenti impegnati in attività
lavorative possano esservi deroghe agli obblighi di frequenza; manca talora, o è
insufficiente, una chiara distinzione tra studenti a tempo parziale e studenti non
frequentanti, questioni del tutto diverse.
Voce 28. Individuazione dei responsabili per ogni attività
La norma del D.M. 509 è chiara ed estremamente semplice, sicché in molti casi
i RDA non hanno neppure ritenuto necessario trascriverla; quando il RDA
interviene, abitualmente si limita a tale trascrizione. Talora viene precisato che ci si
riferisce alla responsabilità relativa alle singole attività formative (in un caso
identificata con la “titolarità”, scelta molto restrittiva).
Il Piemonte Orientale e Udine danno un notevole sviluppo al tema, individuando
-oltre a quelle relative alle singole attività- le responsabilità a carattere collegiale e
attribuendole, per le diverse questioni, al Senato Accademico, o alle Strutture
didattiche, o ai Consigli di corso di studio. Prevedono inoltre che nella struttura
didattica singoli docenti assumano specifiche responsabilità per cinque aree di
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interventi: tutorato, orientamento, scambi internazionali, comunicazione,
programmazione e valutazione.
Venezia IUAV individua, accanto alle responsabilità dei docenti, quelle relative
ai procedimenti amministrativi connessi alle decisioni delle Facoltà, e affida alla
dirigenza amministrativa il compito di attribuirle.
Voce 29. Valutazione qualità delle attività svolte
La maggior parte dei RDA prevede l’utilizzazione dei questionari rivolti agli
studenti quale principale strumento per la valutazione interna e definisce procedure
per l’esame delle relative elaborazioni da parte delle strutture didattiche e degli
organi accademici; alcune università prevedono uno specifico Regolamento per la
definizione delle attività di valutazione. Sono quasi sempre precisati il ruolo del
Nucleo di Valutazione e le relazioni di esso con i diversi organismi dell’ateneo.
Meno frequente è una indicazione delle modalità con le quali i risultati della
valutazione influiscono sulle decisioni che tali organismi debbono assumere.
Molti RDA dispongono che il Senato Accademico riesamini periodicamente
(quasi sempre, ogni triennio) il quadro complessivo dell’offerta didattica, per
adeguarlo. Napoli Seconda Università prevede a tal fine una consultazione con gli
ambienti produttivi e professionali; Genova esplicita il fatto che il riesame può
comportare soppressioni, oltre che aggiunte, di Corsi di studio. Una relazione
specifica per ogni Corso, che si concluda con la proposta di mantenimento o di
soppressione ovvero con un supplemento di istruttoria, è stabilita dall’università
Insubria.
Firenze considera anche gli esiti occupazionali (da verificare in collaborazione
con enti esterni) e prevede che le analisi comportino una revisione periodica dei
Regolamenti dei Corsi di studio anche per ciò che concerne il numero dei crediti da
attribuire alle attività formative. Milano Bocconi istituisce uno specifico Servizio
Valutazione e ne definisce l’interazione con le strutture e gli organismi accademici.
Pisa prescrive la determinazione di indicatori da porre alla base di Relazioni da parte
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di organi e di persone responsabili. Indicatori sono previsti anche da Trento, ove
ogni struttura didattica deve formulare periodicamente un documento di
programmazione ed annualmente un rapporto di autovalutazione. Udine prevede che
il Senato Accademico formuli un giudizio sulle attività didattiche sulla base delle
proposte del Nucleo di Valutazione.
Voce 30. Forme di pubblicità di procedimenti e decisioni
Numerose università non definiscono alcuna normativa, presumibilmente
ritenendo sufficiente quanto stabilito dal D.M.509; altre inseriscono nel RDA, in
termini identici, la norma prevista da tale Decreto. Congiuntamente con tale norma,
o anche quale unica indicazione, gli RDA fanno talora riferimento alla diffusione
delle informazioni tramite moderne tecnologie, e in particolare alla utilizzazione
sistematica del sito web dell’ateneo. Udine configura un Piano della comunicazione.
Alcuni RDA (Genova, Milano, Milano Bicocca, Pavia, Siena, Torino)
individuano esplicitamente, come atti preparatori da pubblicizzare, anche le
eventuali delibere o proposte di organismi universitari che intervengono nel
procedimento ma sono diversi da quello che assumerà la decisione finale.
In qualche caso, il RDA fa invece riferimento solo alla pubblicizzazione delle
deliberazioni assunte da organi o strutture dell’ateneo; ciò appare insufficiente
rispetto alla volontà, chiara nel D.M.509, di trasparenza anche nei diversi passaggi
presenti nell’iter che conduce tali deliberazioni.
Voce 31. Supplemento al diploma
Per ciò che riguarda le indicazioni specifiche che il supplemento al diploma deve
contenere, solo pochi RDA aggiungono elementi ulteriori in aggiunta a quanto
previsto nella norma del D.M.509. Venezia fa riferimento a indicazioni
sull’adeguatezza del percorso formativo a specifiche esigenze professionali; Roma
Tre cita i risultati acquisiti al di fuori del piano di studi, e analogamente Perugia i
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crediti eventualmente non riconosciuti ai fini del titolo; il Molise e Napoli
Parthenope citano esperienze maturate nella preparazione della tesi di laurea; Foggia
dispone l’inserimento delle “annotazioni di merito” che il suo RDA prevede
possano essere attribuite, nei casi di risultati di eccellenza, dalle Commissioni (di
esame e di laurea) in aggiunta alla lode.
Molti RDA stabiliscono che su richiesta dell’interessato il supplemento al
diploma potrà essere redatto anche in lingua inglese; Genova precisa che ciò dovrà
avvenire anche se la richiesta venisse formulata in un momento successivo; Padova
prescrive che senza necessità di richieste esso sarà comunque redatto in italiano e in
altra lingua europea.
Fermo restando il riferimento al modello europeo, diversi RDA prevedono che
gli organismi accademici precisino ulteriormente le modalità di redazione; Cassino,
Catanzaro, Firenze, L’Aquila, Padova, Roma LUMSA e Trento attribuiscono tale
compito al Senato Accademico, garantendo così omogeneità di presentazione,
mentre numerosi altri RDA lo attribuiscono alle singole strutture didattiche.
Molti RDA esplicitano che il rilascio compete agli Uffici delle Segreterie,
precisando talora che queste utilizzano le indicazioni contenute nel Manifesto degli
studi ovvero attestazioni “delle strutture didattiche o dei docenti”; l’ipotesi di
attestazioni individuali non sembra coerente con la responsabilità collegiale che le
strutture devono avere nella definizione dei percorsi didattici.
In un caso, il diploma supplement sembra essere identificato con la registrazione
dei crediti nei libretti curriculari degli studenti.
Voce 32. Riordino e disciplina delle procedure amministrative relative alle
carriere degli studenti
La norma del D.M.509 è chiara ed estremamente semplice, sicché in molti casi i
RDA non hanno neppure ritenuto necessario trascriverla; quando il RDA interviene,
abitualmente si limita a tale trascrizione o a una riformulazione sostanzialmente
equivalente.
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Alcuni RDA esplicitano elementi rilevanti della nuova organizzazione didattica
dei quali l’informatizzazione delle carriere scolastiche deve tenere conto (crediti,
obblighi di frequenza). Udine evidenzia che il sistema statistico informatizzato
costituisce anche strumento per il monitoraggio e la valutazione di qualità della
didattica e per la progettazione dei Corsi.
Voce 33. Regolamenti didattici dei Corsi di Studio: procedure
Poiché vi sono notevoli differenze, da ateneo ad ateneo, nella configurazione
delle strutture didattiche (v. voce V.3) e nell’attribuzione di competenze ad esse,
variano conseguentemente le procedure per l’approvazione del Regolamento
didattico dei Corsi di studio. Prevalentemente, il Regolamento è proposto da una
struttura direttamente connessa al singolo Corso di studio (talora alla Classe di
Corsi) e approvato dalla Facoltà, salvo norme particolari per Corsi interfacoltà o
interateneo; quasi sempre, è prevista anche l’approvazione del Senato Accademico
(S.A.). L’università Insubria stabilisce che il S.A. deliberi sulla proposta del
Consiglio di Corso di studi, sentita la (o le) Facoltà; Genova, Modena e Napoli
Federico II dispongono che in caso di dissensi tra Corso di studio e Facoltà deliberi
il S.A. Lecce prevede che il S.A. possa chiedere un riesame, ma che il Regolamento,
se poi riapprovato a maggioranza assoluta dalla struttura didattica competente, deve
essere emanato.
Viene fatto talora riferimento a pareri, obbligatori ma non vincolanti. Sono quelli
del Nucleo di valutazione per Foggia, Reggio Calabria, Roma Tre, Roma Campus
Biomedico; sono quelli del Consiglio degli studenti per Lecce, Napoli Parthenope,
Reggio Calabria e del Comitato paritetico per la didattica per Trento. Bologna
prevede una procedura snella (approvazione da parte della sola Commissione
didattica di Ateneo) per modifiche al Regolamento di Corso di studio che, conformi
all’Ordinamento didattico, non comportino oneri aggiuntivi.
In qualche caso non vi è piena chiarezza nella distinzione tra il Regolamento
organizzativo che l’ateneo può aver previsto per le proprie strutture e il
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Regolamento didattico di Corso di studio disciplinato, fin dalla legge 341/1990,
dalle norme nazionali; un RDA considera come mera eventualità l’esistenza di
quest’ultimo. In alcuni casi vi è anche imprecisione nella necessaria gerarchia tra
Ordinamento didattico, che è parte del RDA, e Regolamento del Corso di studio.
Circa la revisione periodica, alcuni RDA stabiliscono un periodo triennale, un
minor numero un periodo quinquennale; talora, la definizione di tale termine è
lasciata a delibere del S.A. Marche Politecnica finalizza la revisione al
raggiungimento di coerenza tra durata legale e durata reale.
Voce 34. Regolamenti didattici dei Corsi di Studio: contenuti
Nell’elencazione degli oggetti da disciplinare nel Regolamento didattico di
Corso di studio, molti RDA aggiungono altri punti, talora numerosi, ai cinque
indicati dall’art. 12, c.2 del D.M.509; spesso tali punti aggiuntivi sono ripresi dalla
legge 341/1990 o anche da indicazioni presenti nel D.M.509 in diversa collocazione.
Richiamiamo solo alcuni tra tali punti aggiuntivi: le conoscenze necessarie
all’accesso, il loro accertamento, i conseguenti “debiti”; le propedeuticità, gli
sbarramenti, i numeri minimi di crediti da acquisire per l’iscrizione ad anni
successivi; le verifiche in presenza di crediti obsoleti; le attività che possono, per
casi determinati, sostituire la frequenza; le caratteristiche della prova per il
conseguimento del titolo.
Si noti che in alcuni casi le questioni indicate dovrebbero essere già disciplinate
nell’Ordinamento didattico, o addirittura nelle norme comuni del RDA. Come
rilevato a proposito della voce V.33, talora Ordinamento e Regolamento non sono
stati chiaramente distinti.
Ulteriori indicazioni particolari che è utile richiamare paiono le seguenti: numero
di ore riservate alle lezioni frontali (RDA di Bologna); valutazione delle carriere
degli studenti (ancora Bologna); coordinamento dei programmi degli insegnamenti
(Piemonte Orientale).
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In qualche caso sono state inserite norme relative all’organizzazione interna della
struttura didattica responsabile per il Corso di studio, in particolare prevedendo la
possibilità di Giunte o Commissioni ristrette per rendere più funzionale l’attività.
Voce 35. Coerenza tra crediti ed obiettivi formativi e Commissioni per la
didattica
A partire dalla redazione degli Statuti introdotti dalla legge 168/1989, quasi tutte
le università avevano progressivamente introdotto organismi docenti/studenti per
l’esame delle tematiche didattiche, in termini di Comitati paritetici o in altre forme;
in questo quadro si colloca la norma relativa all’assegnazione dei crediti prevista,
oltre che dal D.M.509, dalla legge 370/1999. Conseguentemente, le disposizioni dei
RDA hanno spesso una dimensione più ampia, senza limitarsi a tale specifico
aspetto.
Fin dalla denominazione si presentano diverse varianti; tra queste,
“Commissione didattica di vigilanza” o “Osservatorio permanente della didattica”.
Le Commissioni, o simili, sono previste a livello di Corso di studio, o di Facoltà, e
talora ad entrambi i livelli, nonché spesso per l’ateneo nel suo complesso.
La formulazione dei compiti ha anch’essa un’ampia variabilità; l’indicazione di
funzioni meramente consultive o di generici poteri di proposta viene resa talora più
consistente dalla previsione di rapporti periodici obbligatoriamente presi in
considerazione dagli organismi deliberanti, o dalla definizione di un rapporto con il
Nucleo di Valutazione dell’ateneo, o da altre analoghe norme.
Siena configura il Comitato paritetico per la didattica come l’organismo cui
compete in toto l’elaborazione delle scelte relative all’Ordinamento, al Regolamento
e alla gestione di ogni Corso di studio: esse vengono poi sottoposte all’approvazione
della Facoltà, che può richiedere un riesame ma non può modificare la proposta.
Altri RDA evidenziano interventi su singole questioni di notevole rilievo. Per
Firenze la Commissione didattica di ogni Classe di corsi dà un parere obbligatorio
sui reclami di studenti in tema di attività didattiche; per Foggia spetta alla
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Commissione paritetica di ateneo proporre al Senato Accademico le priorità e le
modalità relative all’utilizzazione dei fondi per l’incentivazione dell’attività
didattica dei docenti; per Napoli Parthenope la Commissione si esprime sulla
definizione delle competenze e conoscenze richieste per l’accesso al Corso di
studio; per Perugia effettua il monitoraggio del carico di studio che i singoli
insegnamenti comportano e della adeguata integrazione fra gli stessi, proponendo
conseguentemente i necessari interventi al Consiglio del Corso.
Voce 36. Norme transitorie e finali
Data la natura delle disposizioni presenti in questa voce, non vi sono in genere
particolari scelte da segnalare. I RDA entrano spesso in norme piuttosto dettagliate,
nel quadro peraltro delle esigenze tecniche connesse al passaggio dal precedente
sistema delle “Tabelle” ai nuovi ordinamenti ora introdotti. In qualche caso, le
norme riguardano non solo la fase presente, ma anche le situazioni future nelle quali
vengano modificati, introdotti o soppressi singoli ordinamenti didattici e vi sia
pertanto da disciplinare la posizione di studenti già iscritti.
Alcuni RDA esplicitano la cessazione di efficacia di disposizioni precedenti.
Pisa precisa che ove qualche norma di uno specifico Ordinamento didattico appaia
in contrasto con le norme a carattere generale del RDA, queste ultime prevalgono.