Evoluzione tecnica e formale nella produzione di fibule e spilloni tra il IX e il IV sec. nell'area...

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1. INTRODUZIONE. 1.1. Analisi di manufatti databili all’età del bronzo finale e alla prima età del ferro, prove- nienti da diverse zone, hanno dimostrato che nel corso di questo periodo ci sono stati importanti cambiamenti ed innovazioni nella metallurgia del rame (Giumlia-Mair 1988; 1992; 1995; 1997). Una delle più importanti innovazioni tecnologiche è la diffusione di fornaci più evolute che portano alla riduzione di maggiori quantità di rame greggio dal minerale. Per quanto riguarda le tecniche di al- legazione, nel corso dell’età del bronzo medio, recente e finale nelle leghe usate per piccoli og- getti decorativi di uso personale, come fibule e spilloni, si nota l’uso di percentuali relativamente alte di stagno. Com’è noto, l’addizione di stagno al rame aumenta la durezza del metallo, migliora la resistenza, la colabilità allo stato fuso, l’elasticità e la duttilità, fino ad un tenore di circa 10-12%. Per- centuali più alte rendono la lega più dura e resi- stente (fino al 19%), ma riducono notevolmente l’elasticità e la duttilità della lega. Nell’età del fer- ro vengono introdotte nuove leghe al piombo che semplificano i processi di colata e permettono la produzione di manufatti di forma più elaborata, ri- ducendo inoltre notevolmente i tempi di lavora- zione. 1.2. Leghe a base di rame contenenti piombo sono note già da molti contesti delle prima età del bronzo 1 , ma il loro uso non è correlato alla tecni- ca di lavorazione, nè alla funzione dell’oggetto prodotto. Nei periodi più antichi l’impressione ge- nerale è che i fabbri non fossero consapevoli del- la presenza di piombo nella lega, cioè che usas- sero metallo ridotto da minerali misti di rame e piombo senza purificarlo, oppure che aggiunges- sero piombo al rame come additivo di basso costo senza alcuna reale funzione metallurgica, all’unico scopo di aumentare la quantità del metallo. Ap- pare invece chiaro che nel corso dell’età del ferro gli artigiani si impadroniscono di una nuova tec- nologia e che la scelta delle leghe viene determi- nata dalle proprietà richieste dalle diverse lavora- zioni e dall’impiego degli oggetti da produrre (Giumlia-Mair 1997; 1998b, 47-51; 1998c.). La più importante funzione del piombo nelle leghe a ba- se di rame è quella di aumentare la fluidità del me- tallo allo stato fuso. Il massimo di fluidità viene raggiunto già ad una percentuale di piombo del 2%. Percentuali maggiori non hanno più alcun in- flusso su questa proprietà della lega, ma abbassa- no la temperatura di fusione proporzionalmente al tenore di piombo presente e sono quindi utili al- la produzione di manufatti lavorati a getto: il me- tallo raggiunge prima lo stato fuso e riempie più facilmente tutte le cavità della matrice, permet- tendo così la manifattura di oggetti di forma com- plessa. Leghe contenenti piombo sono inoltre più facili da lavorare meccanicamente a freddo: il piombo agisce come lubrificante interno ed il me- tallo può venir più facilmente inciso, decorato a punzonatura, forato o tagliato. 1.3. L’addizione di piombo alla lega può esse- re però deleteria per alcuni tipi di lavorazione, ad esempio quando il metallo deve venir ridotto in la- mina o nel caso di oggetti rifiniti a martellatura. Il piombo infatti non è solubile nel rame come lo so- no lo stagno, lo zinco, l’argento o l’oro, ma forma nella struttura del metallo globuli chiaramente vi- sibili al microscopio metallografico che, rendendo il metallo non omogeneo, indeboliscono la lega. Leghe a base di rame contenenti piombo risultano fragili se sottoposte a battitura (Giumlia-Mair 45 EVOLUZIONE TECNICA E FORMALE NELLA PRODUZIONE DI FIBULE E SPILLONI TRA IL IX E IL IV SEC. A.C. NELL AREA ALPINO-ORIENTALE A. GIUMLIA-MAIR

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1. INTRODUZIONE.

1.1. Analisi di manufatti databili all’età delbronzo finale e alla prima età del ferro, prove-nienti da diverse zone, hanno dimostrato che nelcorso di questo periodo ci sono stati importanticambiamenti ed innovazioni nella metallurgia delrame (Giumlia-Mair 1988; 1992; 1995; 1997). Unadelle più importanti innovazioni tecnologiche è ladiffusione di fornaci più evolute che portano allariduzione di maggiori quantità di rame greggiodal minerale. Per quanto riguarda le tecniche di al-legazione, nel corso dell’età del bronzo medio,recente e finale nelle leghe usate per piccoli og-getti decorativi di uso personale, come fibule espilloni, si nota l’uso di percentuali relativamentealte di stagno. Com’è noto, l’addizione di stagno alrame aumenta la durezza del metallo, migliora laresistenza, la colabilità allo stato fuso, l’elasticità ela duttilità, fino ad un tenore di circa 10-12%. Per-centuali più alte rendono la lega più dura e resi-stente (fino al 19%), ma riducono notevolmentel’elasticità e la duttilità della lega. Nell’età del fer-ro vengono introdotte nuove leghe al piombo chesemplificano i processi di colata e permettono laproduzione di manufatti di forma più elaborata, ri-ducendo inoltre notevolmente i tempi di lavora-zione.

1.2. Leghe a base di rame contenenti piombosono note già da molti contesti delle prima età delbronzo1, ma il loro uso non è correlato alla tecni-ca di lavorazione, nè alla funzione dell’oggettoprodotto. Nei periodi più antichi l’impressione ge-nerale è che i fabbri non fossero consapevoli del-la presenza di piombo nella lega, cioè che usas-sero metallo ridotto da minerali misti di rame epiombo senza purificarlo, oppure che aggiunges-

sero piombo al rame come additivo di basso costosenza alcuna reale funzione metallurgica, all’unicoscopo di aumentare la quantità del metallo. Ap-pare invece chiaro che nel corso dell’età del ferrogli artigiani si impadroniscono di una nuova tec-nologia e che la scelta delle leghe viene determi-nata dalle proprietà richieste dalle diverse lavora-zioni e dall’impiego degli oggetti da produrre(Giumlia-Mair 1997; 1998b, 47-51; 1998c.). La piùimportante funzione del piombo nelle leghe a ba-se di rame è quella di aumentare la fluidità del me-tallo allo stato fuso. Il massimo di fluidità vieneraggiunto già ad una percentuale di piombo del2%. Percentuali maggiori non hanno più alcun in-flusso su questa proprietà della lega, ma abbassa-no la temperatura di fusione proporzionalmente altenore di piombo presente e sono quindi utili al-la produzione di manufatti lavorati a getto: il me-tallo raggiunge prima lo stato fuso e riempie piùfacilmente tutte le cavità della matrice, permet-tendo così la manifattura di oggetti di forma com-plessa. Leghe contenenti piombo sono inoltre piùfacili da lavorare meccanicamente a freddo: ilpiombo agisce come lubrificante interno ed il me-tallo può venir più facilmente inciso, decorato apunzonatura, forato o tagliato.

1.3. L’addizione di piombo alla lega può esse-re però deleteria per alcuni tipi di lavorazione, adesempio quando il metallo deve venir ridotto in la-mina o nel caso di oggetti rifiniti a martellatura. Ilpiombo infatti non è solubile nel rame come lo so-no lo stagno, lo zinco, l’argento o l’oro, ma formanella struttura del metallo globuli chiaramente vi-sibili al microscopio metallografico che, rendendoil metallo non omogeneo, indeboliscono la lega.Leghe a base di rame contenenti piombo risultanofragili se sottoposte a battitura (Giumlia-Mair

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EVOLUZIONE TECNICA E FORMALE NELLA PRODUZIONE DI FIBULE E SPILLONITRA IL IX E IL IV SEC. A.C. NELL’AREA ALPINO-ORIENTALE

A. GIUMLIA-MAIR

1998b, 35-36). Alti tenori di piombo conferisconoinoltre un colore più scuro alla lega e la superficiediviene più opaca anche se lucidata. Durante la lu-cidatura minute particelle di piombo vengono in-fatti distribuite sulla superficie e si ricoprono qua-si immediatamente di uno strato di ossidazione.

1.4. Dato il numero ancora limitato di analisieseguite su materiali datati all’età del bronzo fina-le e alla prima età del ferro non è ancora chiaro inquale modo le innovazioni tecniche si siano dif-fuse in Italia, ma le analisi eseguite di recente sualcuni gruppi di materiali ben datati, provenientidalle regioni intorno alle Alpi orientali, permetto-no ora di definire più chiaramente – per lo menoin queste zone – la data dell’introduzione dellanuova tecnologia del rame (Giumlia-Mair 1998a,196-199).

Bisogna anche notare che le analisi hanno evi-denziato ovunque l’impiego relativamente regola-re e ricorrente di leghe ben definite per diverseclassi di oggetti. In particolare si è notato come lestesse leghe di bronzo di buona qualità venisserousate sia per fibule che per spilloni. Tali manufat-ti devono quindi venir considerati appartenentiad un’unica classe ed è opportuno, per lo menonegli studi tecnologici, raccoglierli in un unicogruppo.

Alcune caratteristiche di piccoli oggetti deco-rativi di uso personale, come fibule e spilloni, ri-velano una stretta correlazione tra forma e tecnicadi allegazione.

2. LAVORAZIONE DI PICCOLI OGGETTI DECORATIVI D’USO

PERSONALE NELL’ETÀ DEL BRONZO FINALE.

2.1. Nel corso dell’età del Bronzo finale in ge-nerale, ed in particolare nelle zone alpine orienta-li, per quanto riguarda piccoli oggetti decorativi diuso personale, come spilloni e fibule, si rilevanoforme di base allungate e piuttosto lineari, pezzi la-vorati a battitura, un largo impiego di martellaturaa freddo ed ampio uso di decorazioni ad incisione.

Gli spilloni più comuni mostrano semplici de-corazioni incise e noduli non molto pronunciati(ad es. Fig. 1). Le fibule serpeggianti e ad arcosemplice sono in realtà elaborazioni di semilavo-rati allungati simili a quelli per spilloni, martellaticon ricotture intermedie per ricavare la staffa edassottigliare la verga dove necessario, ed infine lu-cidati e incurvati in modo diverso a seconda del-la forma voluta, per ottenere occhielli ed ago(Figg. 2a e fig. 3a). Le decorazioni ad incisione,cioè eseguite a freddo, possono essere molto ela-borate2 e sono spesso di una sorprendente preci-sione nei motivi geometrici o nei solchi elicoidali(Figg. 1, b, c; 2, a)3.

2.2. Le tecniche di lavorazione dei manufattidel bronzo finale sono esattamente le stesse im-piegate dagli artigiani già da molti secoli. Le dif-ferenze di lavorazione tra i manufatti più antichi equelli più recenti dell’età del Bronzo sono da im-putare solamente alla maggior dimestichezza deifabbri con il materiale da lavorare e alla maggio-re abilità nel produrre attrezzi appuntiti in leghe dibronzo di buona qualità e della composizione piùadatta per incidere il metallo, ed anche nel man-tenere efficienti i loro attrezzi con operazioni in-crudimento a martellatura, dopo le ricotture ese-guite per ritoccare ed affilare le punte usurate.

2.3. Nella lavorazione degli spilloni dell’etàdel bronzo antico veniva impiegata le tecnica dibattitura per arrotondare, appuntire ed indurire lostelo, un’estesa martellatura per ottenere even-tuali laminette foliate, cruciformi, a disco ecc., e,dopo la lucidatura con pietre e con polveri abra-sive a grana sempre più fine, si usavano punte divario spessore per le decorazioni geometriche adincisione.

Nell’età del Bronzo finale i manufatti sono piùmassicci, ma i princìpi di lavorazione rimangonogli stessi. Il maggior impiego di metallo per piccolioggetti decorativi può derivare dalla maggior cir-colazione di rame in seguito alla diffusione dellefornaci più grandi ed efficienti, con migliore ti-

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raggio e migliore atmosfera riducente, a cui si ac-cennato in precedenza, ma le possibilità di sceltadegli artigiani nella lavorazione dei manufatti era-no limitate dalle proprietà meccaniche delle legheda loro usate.

3. SEZIONI QUADRANGOLARI.

3.1. Una caratteristica tecnica di molti manu-fatti dell’età del bronzo, rilevabile anche nel pe-riodo di passaggio tra il bronzo recente e finale ela prima età del ferro, può essere considerata unindizio di arcaicità nell’uso delle leghe. Osser-vando ad esempio in dettaglio i reperti della ne-cropoli di Brezec, datata tra il periodo del bron-zo finale e l’età del ferro iniziale, si notano mol-te sezioni quadrangolari su segmenti di vergabronzea in varie parti degli oggetti. Si tratta in par-ticolare di occhielli di fibule ad arco, di semilu-nate e di varie sezioni di spilloni di diverso tipo(cfr. Fig. 1, b; 2 a, b, c; 3, c.). Anche i torques atortiglione in bronzo sono caratterizzati da estre-mità liscie a sezione quadrangolare, ma per tale ti-po di oggetti è questa la logica forma di parten-za del semilavorato da ritorcere per ottenere il tor-tiglione. La stessa spiegazione è accettabile nel ca-so delle fibule ad arco semplice ritorto (ad esem-pio Fig. 2 b), ma la sezione quadrangolare si ri-leva anche su oggetti per i quali non era previstoil tortiglione. La presenza di occhielli a sezionequadrangolare su fibule ad arco o su fibule semi-lunate non può certo avere ragioni estetiche (Fig.2 a, c). La spiegazione più logica è quella tecnica:il semilavorato è uscito dalla matrice con una se-zione quadrangolare, il segmento destinato a di-venire la staffa è stato appiattito e battuto in for-ma, quello destinato a divenire l’ago è stato arro-tondato, appuntito ed incrudito a battitura peressere rigido e resistente e in grado di bucare an-che stoffe spesse senza piegarsi, mentre il seg-mento che doveva venir incurvato a formare l’oc-chiello non è stato lavorato per non indurirlo eper mantenerlo elastico.

3.2. La decisione di produrre semilavorati consezione quadrangolare può avere varie ragionitecniche:

1) è più semplice incidere due solchi parallelisu una pietra friabile da usare come matrice, chenon un solco di forma semicircolare regolare chedeve combaciare con un solco regolare sull’altravalva della matrice.

2) se il semilavorato deve venir arrotondato erifinito a martellatura con ripetute ricotture, il get-to può venir eseguito in una matrice intagliata asezione quadrangolare da un lato, mentre comeseconda valva può essere usata una lastrina dipietra levigata senza alcuna incisione. Anche in al-tre regioni alpine, la sezione triangolare di manu-fatti più antichi4 suggerisce che il semilavoratoper questo tipo di oggetto sia stato prodotto conun simile metodo.

3) Specialmente con steatiti e cloriti – pietre lar-gamente impiegate per la produzione di matriciper manufatti in leghe a base di rame – il taglio informe ad angolo retto è più semplice che nonquello in forme arrotondate, in particolare se si vo-gliono ottenere semilavorati lunghi e sottili. Stea-titi e cloriti sono infatti caratterizzate da una strut-tura lamellare nel verso dei piani di clivaggio (o discistosità), che facilità l’incisione in linee rette. Sideve inoltre ricordare che le cloriti e le steatiti so-no particolarmente adatte alla lavorazione dei me-talli, a causa della loro proprietà di diventare du-rissime se riscaldate e quindi di conservare a lun-go profili netti anche se riusate più volte. Un se-condo vantaggio di queste pietre è che sono pes-sime conduttrici di calore e di conseguenza si raf-freddano molto lentamente. Il raffreddamento len-to provoca la formazione di cristalli molto grandiall’interno della lega, quindi la lavorabilità dei get-ti migliora: si possono martellare più a lungo sen-za molte ricotture e si evitano fratture durante lalavorazione.

4) se i pezzi da arrotondare e rifinire hannouna sezione quadrangolare è più semplice con-trollare in qualsiasi momento del processo di bat-titura quali sezioni siano già state incrudite.

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3.3. I ritrovamenti in una fossa della zona me-ridionale del castelliere di Pozzuolo del Friuli(Cassola Guida 1995a; 1995b; Cassola Guida &Vitri 1986; 1996) dimostrano che il metodo se-guito era proprio questo. Dalla fossa sono statirecuperati vari manufatti non finiti ed in vari sta-di di lavorazione, attrezzi di diverso genere, fram-menti di crogioli, due matrici e scorie di purifi-cazione e lavorazione del bronzo, associate a se-milavorati in osso e corno, che testimoniano l’e-sistenza sul sito di un’officina di bronzista, attivamolto probabilmente per vari decenni nel IX sec.e fino alla sua distruzione, avvenuta a causa di unincendio agli inizi dell’VIII sec. a.C (Cassola Gui-da et al. 1998).

I semilavorati recuperati durante lo scavo, rife-ribili a spilloni di varie misure, presentano tutti unasezione quadrangolare (Fig. 3, a, b, c). Il più gran-de dei semilavorati, che per forma e misura po-trebbe anche essere riferibile a qualche tipo di fi-bula, mostra una lunga sezione già arrotondata edincrudita a martellatura nella parte più sottile,mentre la parte superiore mostra una sezione diforma ottagonale (Fig. 3, a). È evidente che l’arti-giano intendeva assottigliare, arrotondare ed in-crudire anche questa parte, che, allo scopo di ot-tenere una forma regolare, aveva iniziato la batti-tura dai quattro spigoli del semilavorato e avreb-be appiattito gli otto spigoli formatesi con la bat-titura dei primi quattro in una seconda fase, finoad ottenere una sezione arrotondata dello spesso-re desiderato.

3.4. Questo metodo di lavorazione è ricono-scibile anche su reperti di altra provenienza. Un si-mile modo di procedere deve essere stato usato adesempio anche dall’artigiano che ha prodotto lospillone con testa a noduli serrati5 dalla necropo-li di S. Lucia di Tolmino, ora nel Narodni Muzej diLjubljana, che mostra una sezione ottagonale nel-la parte più alta dello stelo (Fig. 3, d).

M. Sakara, Univerza v Ljubljani, Slovenia, mi se-gnala gentilmente uno spillone a sezione ottago-nale con testa a globetto e due segmenti dello

stelo decorati ad incisioni elicoidali, provenientedal castelliere presso Novi Vas in Istria (Croazia),scavato negli anni 1890-1892 da M.Hoernes e nonancora pubblicato (Sakara, in preparazione). Labattitura per arrotondare semilavorati, eseguita pergradi lavorando sugli spigoli, era un passaggio dilavorazione diffuso in questo periodo in tutta l’a-rea considerata nel presente lavoro e verosimil-mente anche altrove. Se però il segmento dovevarestare elastico, come per esempio all’altezza de-gli occhielli, le sezioni quadrangolari non veniva-no arrotondate a martellatura per evitare un ec-cessivo indurimento del bronzo.

4. LAVORAZIONE DI PICCOLI OGGETTI DECORATIVI D’USO

PERSONALE NELL’ETÀ DEL FERRO.

4.1. Le innovazioni metallurgiche dell’età delferro sono discusse nei paragrafi 1.1-1.4. L’intro-duzione a Pozzuolo del Friuli delle nuove legheal piombo sembra essere avvenuta per gradi agliinizi dell’VIII sec. a.C. (Giumlia-Mair 1998a, 196-200). Dai dati di analisi dei manufatti dall’officinadi bronzista di Pozzuolo (IX-VIII sec. a.C) e deimanufatti (VIII-IV sec. a.C.) dalla necropoli diS.Lucia di Tolmino/ Most na Soci di proprietàdei Civici Musei di Arte e di Storia di Trieste sinota una notevole corrispondenza tra i valoripercentuali degli elementi in traccia presenti nelmetallo di base usato dalle due facies culturali.Questo fatto suggerisce che i due importanti cen-tri dell’età del ferro si rifornissero di metallo dal-le stesse fonti di approvvigionamento (Giumlia-Mair, 1998a, 192-195; 1998b, 75-76; 1998e, 50-52; Giumlia-Mair et al. 1998, 828). I risultati del-le analisi confermano le ipotesi e le constatazio-ni degli studiosi (Cassola Guida 1995a; CassolaGuida 1995b; Cassola Guida & Vitri 1983; 1996;Cassola Guida & Mizzan 1996, 198-203) che han-no sottolineato i contatti culturali e commercialidei due siti. I giacimenti sfruttati nel periodo so-no certamente da cercare nel Norico meridiona-le o nell’area più settentrionale del territorio di

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S.Lucia, ma fino ad ora i tentativi di individuaretracce di antiche coltivazioni delle miniere o re-sti di processi di estrazione non hanno avutosuccesso.

I risultati delle analisi dei piccoli oggetti deco-rativi d’uso personale discussi nel presente artico-lo sono riportati nella tabella6.

4.2. Dai dati di analisi risulta che per gli spillonia noduli della necropoli di S. Lucia vennero usatele stesse leghe impiegate per la produzione deglispilloni di Pozzuolo (cfr. Tab.). È possibile che si-mili leghe siano state usate per questo tipo di og-getti anche in periodi più tardi, ma per ora nonesistono sufficienti dati d’analisi per confermarequest’ipotesi.

Nell’età del ferro l’impiego del piombo comeallegante nei manufatti prodotti a getto permette larealizzazione di forme più complesse, che vengo-no spesso ottenute assemblando parti prodotte inleghe di composizione diversa a seconda dellatecnica di produzione del pezzo. La manifatturadei bronzi di S. Lucia è stata descritta in dettaglioaltrove (Giumlia-Mair 1998d), ma in questa sede èopportuno ricordare come venivano eseguite al-cuni tipi di fibule.

È importante notare che già nel corso dellaprima età del ferro le sezioni quadrangolari ten-dono a scomparire e sono praticamente assentinella piena età del ferro. Ciò è certamente dovu-to all’introduzione delle diverse tecniche di mani-fattura e leghe divenute comuni nel corso dell’etàdel ferro.

4.3. L’evoluzione è particolarmente evidentenel caso delle fibule a nodi. I due esemplari daS.Lucia n. 286680 e n. 24968 (v. Tabella e cfr. Fig.4, a) sono prodotte a getto tutte in un pezzo, im-piegando le leghe con alte percentuali di stagno esolo tracce di piombo, caratteristiche dei periodipiù arcaici. Gli aghi sono spezzati e non restanotracce visibili delle sezioni quadrangolari. L’altotenore di stagno e l’assenza di piombo dalla legapermettono un’estesa ed accurata martellatura del

manufatto. Nel caso dell’esemplare di fibula ad ar-co con noduli n. 28673 invece, per l’arco ed i no-duli sono state usate leghe di composizione di-versa (cfr. Fig. 4, b). L’arco, formato in matrice tut-to in un pezzo assieme all’ago (ora perduto) ed al-la staffa, conserva l’originale sezione quadrango-lare nella porzione da cui è stato ricavato l’oc-chiello. La lega contiene una percentuale di stagnointorno al 5% e circa il 2% di piombo. Una lega ditale composizione può venir martellata con ricot-ture intermedie, ma è meno malleabile di quelleimpiegate per le fibule a nodi n. 286680 en. 24968. L’artigiano ha preferito lasciare l’oc-chiello in condizione di getto, cioè come è uscitodalla matrice, non l’ha nè martellato nè ricotto, perevitare fratture dovute ad eccessivo incrudimentodurante l’uso.

4.4. I noduli delle fibule n. 286680 e n. 24968sono, con tutta probabilità, ottenuti elaborando afreddo un semilavorato su cui i noduli erano ap-pena accennati, come sembra indicare l’irregolaritàdella decorazione, particolarmente nel caso del-l’esempio n. 24968. Per averne la certezza assolu-ta sarebbe naturalmente necessario esaminare almicroscopio un campione metallografico dei no-duli, ma questo tipo di indagine è distruttivo epossibile solo con frammenti insignificanti.

Nel caso dell’esemplare n. 28673 i noduli sonocolati a parte in forma di “perle” e poi infilati sul-l’arco (cfr. Fig. 4, b). Per le perle è stata usata unalega contenente circa l’8% di piombo, una per-centuale molto alta per un oggetto di dimensionicosì ridotte. L’impiego di una lega ad alto tenoredi piombo è certo dovuto al desiderio di ottene-re un buon getto, facile da lavorare a freddo. È in-fatti immaginabile che le perle siano state colatein un’unica matrice ed in solo pezzo, unite soloalle estremità e che in seguito siano state separa-te, tagliando il semilavorato e trapanando i singolielementi (cfr. 1.2.). Lo stesso tipo di procedimen-to è stato usato anche per altri esemplari di fibu-le a nodi provenienti dalla necropoli di S. Lucia,ad esempio per la fibula a noduli n. 25521, che

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presenta un occhiello a sezione quadrangolare enoduli molto pronunciati. Il pezzo non è statocampionato, ma è di particolare interesse, perchèla posizione dei suoi noduli, scivolati sull’arco eraggruppati di lato, dimostra come tali elementifossero in origine mobili (Giumlia-Mair 1998d,173, fig. 7).

L’associazione di un elemento arcaico comel’occhiello a sezione quadrangolare e della nuovalega al piombo usata per i noduli, suggerisce chequesti oggetti siano indicativi della fase di pas-saggio tra i metodi di lavorazione dell’età delBronzo e quelli dell’età del Ferro. In periodi piùtardi, forse anche per evitare difetti di fusione,venivano invece spesso usate leghe contenentibassi tenori di piombo anche per gli aghi. Per evi-tare una martellatura troppo prolungata del seg-mento dell’occhiello i semilavorati venivano quin-di prodotti con tutta probabilità già provvisti di se-zione circolare.

4.5. La manifattura delle più tarde fibule a dra-go (VI sec. a.C.) illustra molto bene il livello del-la tecnologia del bronzo ed il grado di abilità rag-giunto dagli artigiani del metallo nella piena etàdel ferro (cfr. Fig. 5 e Tab.). Il corpo della fibula,con eventuali prime antenne, contiene altissimitenori di stagno che toccano anche il 16%. L’arti-giano ha scelto questo tipo di lega in modo da ot-tenere una fibula sottile, ma molto rigida e capa-ce di trattenere le pieghe di pesanti stoffe di lana,nonostante il suo ridotto spessore. A causa dellacomposizione, la rifinitura delle fibule a drago edin particolare quella dell’ago, deve assere stata al-quanto difficoltosa e non alla portata di tutti gli ar-tigiani. È indicativo che quasi tutti gli esemplariportati alla luce dagli scavi nella necropoli sianospezzati nella zona dell’ago più soggetta a stressdurante l’uso.

Per gli elementi decorativi da applicare al cor-po della fibula in una seconda fase della lavora-zione gli artigiani hanno invece impiegato leghecon inferiore tenore di stagno, ma elevato conte-nuto di piombo. È il caso ad esempio delle se-

conde antenne, fissate al corpo con un rivetto, diplacchette decorate, baccelli, rosette o elementi te-riomorfi. Anche il fermapieghe veniva confezio-nato con una lega per getti, contenente piombo,ed era certamente mobile, in modo da permette-re un diverso posizionamento a seconda dellospessore della stoffa o del volume delle pieghe (v.fig. 5, b, c1).

5. CONCLUSIONE.

5.1. L’analisi di fibule e spilloni databili al pe-riodo tra il Bronzo finale e la piena età del Ferroha permesso di constatare l’evoluzione tecnologi-ca avvenuta in questo periodo nella lavorazionedel bronzo e di riscontrare caratteristiche nella la-vorazione di piccoli oggetti decorativi che posso-no servire da indicazione nell’identificazione del-la tecnica di produzione e delle leghe usate.

In particolare le sezioni quadrangolari di alcu-ni manufatti sembrano poter essere correlate ad al-cune leghe e lavorazioni in uso nei periodi più an-tichi.

Le tecniche di produzione delle fibule dellapiena e tarda età del ferro mostrano che degli ar-tigiani di questo periodo conoscevano una varietàdi leghe ed erano molto abili nello scegliere di vol-ta in volta la lega e la tecnica di produzione piùadatta al tipo di manufatto (o alla parte di manu-fatto) da produrre.

5.2. La ricerca non può certo dirsi conclusa egli interrogativi che si pongono nello studio deimanufatti dell’area alpino-orientale sono ancoramolti. Il significato degli oggetti infilati sull’arcodelle fibule di S. Lucia è certamente una dellequestioni più interessanti. Solo pochi esempi sonostati analizzati fino ad ora, ma gli oggetti sono ri-sultati di leghe molto diverse l’una dall’altra (cfr.Tab.). È ora in programma in un futuro, si spera,abbastanza vicino una ricerca più approfonditaanche su questi tipici esempi dell’antico artigiana-to del bronzo nelle Alpi Orientali.

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a b c

Fig. 1 - Spilloni dalla necropoli di Brezec, presso S.Canziano del Carso (IX sec.a.C.) (cfr. §§ 2.1.-2.3.).a) Spillone con testa globulare e collo ingrossato, decorato a costolature obliqueimitanti il tortiglione. Fondo Snidersich, T. Sn 28. L.: cm 9,7, n. inv. 23142.b) Spillone incompleto, in 2 frammenti con testa approssimativamente biconica,piccolo nodulo sottostante, collo ingrossato, decorato a costolature oblique imi-tanti il tortiglione al di sotto delle quali si presenta per un piccolo tratto a sezio-ne quadrangolare. Fondo Gombac, T. 124, n. inv. 23358.c) Spillone incompleto e frammentario con piccola testa a vaso e collo ingrossa-to con incisioni oblique imitanti il tortiglione. L.: cm 16, n. inv. 23665.

(disegni di G. Righi da Steffè de Piero et al. 1977)

Fig. 3 - Semilavorati con sezioni quadrangolari (Cfr. §§ 3.1.-3.4.).a) Frammento di semilavorato per spillone o fibula dall’officina di Pozzuolo delFriuli. La parte inferiore dello stelo è stata arrotondata a battitura, un tratto dellaparte superiore è ancora a sezione ottagonale (cfr. § 3.1., 3.2.).

(disegno di G. Merlatti da Cassola Guida et al. 1998)b) Semilavorato di spillone a sezione quadrangolare con due noduli da Pozzuolo.

(disegno di G. Merlatti da Cassola Guida et al. 1998)c) Semilavorato frammentario di spillone di tipo “Sirolo” con incisione elicoida-le, un nodulo a sezione quadrangolare ed uno a sezione circolare. Il manufattosembra essersi spezzato in fase di lavorazione. Presumibilmente in origine anchequesto manufatto presentava una sezione quadrangolare.

(disegno di G. Merlatti da Cassola Guida et al. 1998)d) Frammento di spillone con testa a noduli serrati dalla necropoli di S. Lucia diTolmino/Most na Soci, Narodni Muzej Ljubljana, tomba 2206 C, 3, con stelo par-zialmente a sezione ottagonale (cfr. § 3.4.).

(disegno da Terzan, Lo Schiavo, Trampuz-Orel 1984)

Fig. 4 - Ricostruzione ideale dei due tipi di fibula ad arco con noduli (cfr. §§ 4.3., 4.4.).a) Il manufatto è ricavato tutto in un pezzo da un semilavorato su cui i noduli del-l’arco sono ottenuti in matrice. I resti di occhiello di reperti di questo tipo sug-geriscono che il tratto del semilavorato destinato a diventare un occhiello uscivadalla matrice con sezione quadrangolare.

(disegno di A. Giumlia-Mair)b) Il secondo tipo di fibula ad arco con noduli è composto: un semilavorato sot-tile, allungato e costolato con possibile parziale sezione quadrata nel tratto de-stinato a divenire occhiello ed ago veniva elaborato a battitura per ricavare la staf-fa e indurire l’ago ed alla fine i noduli venivano infilati sull’arco come perle di for-ma leggermente appiattita.

(disegno di A. Giumlia-Mair)

Fig. 2 - Esempi di sezioni quadrangolari (cfr. §§ 3.1.-3.4.).a) Frammento di fibula ad arco semplice con 2 noduli, a sezione circolare con de-corazione incisa e frammento di occhiello a sezione quadrangolare, da Brezec,fondo Gombac, Tomba 116,1. L.: ric. cm 12,5 ca. n. inv. 23516.

(disegno di G. Righi da Steffè de Piero et al. 1977)b) Frammento di fibula ad arco con tortiglione, occhiello a sezione quadrango-lare e staffa decorata a punzonatura con occhi di dado dalla necropoli di S.Luciadi Tolmino/Most na Soci, Narodni Muzej Ljubljana, tomba 1693 C, L.: cm 8.

(disegno da Terzan, Lo Schiavo, Trampuz-Orel 1984)c) Frammento di fibula semilunata con pendagli triangolari e catenella, arco a bu-gnette sbalzate e doppio occhiello a sezione quadrata da Brezec, fondo Gombac,T.47,1. L.: ric. cm 8,4, n. inv. 23736.

(disegno di G. Righi da Steffè de Piero et al. 1977)

a

b

c

a

b

c

d

a b

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NOTE

In questa sede desidero ringraziare la Prof. Paola Càssola Gui-da, Università di Udine e la Dr Grazia Bravar, Civici Musei diArte e di Storia di Trieste per avermi offerto l’occasione di stu-diare i loro materiali. Ringrazio inoltre la Dr Manuela Monta-gnari Kokelj per il prezioso aiuto al momento della campio-natura al museo di Trieste.Questo articolo è dedicato alla Dr Fulvia Lo Schiavo che con lesue domande costruttive e mirate mi ha spinta a riflettere e aindagare sul significato delle sezioni quadrangolari.1 Per una discussione generale v. ad esempio Craddock &Giumlia-Mair 1988.

2 Cfr. ad esempio Steffè De Piero et al. 1977, F. Silla, XXI, 250,1; XXX, Xv, 2.3 Cfr. Steffè De Piero et al. 1977, F. Gombac, T. 114, 1 eT. 116,1.4 V. ad esempio lo spillone in bronzo con testa a disco e steloa tortiglione da Molina di Ledro (Lunz & Marzatico, 1997, p.411, Tav. 6, N° 5; cat. 445, p. 450).5 Pubblicato in Terzan, Lo Schiavo, Trampuz 1984/1985, Tav.228, tomba 2206 C, 3.6 Per facilitare la lettura dalla tabella si sono omessi i risultatidelle analisi per gli elementi Cd, Au, Mn, S e P.

Fig. 5: Ricostruzione ideale della manifattura di fibule a drago.a) Il semilavorato, uscito dalla matrice, viene privato della parte più larga creatadall’imboccatura dalla parte dell’ago e delle eventuali sbavature entrate nei canalidi sfiato dell’aria sulla continuazione della prima coppia di antenne. L’arco vie-ne trapanato nel punto indicato dalle frecce per fissare la seconda coppia di an-tenne o altre decorazioni.b) Semilavorato visto di lato: la parte larga della staffa viene leggermente appiattitae incurvata a battitura. Le seconde antenne (o in alternativa le decorazioni terio-morfe, a baccello, a rosetta ecc.) vengono fissate con un rivetto. Le analisi indi-cano che il rivetto potrebbe essere stato ricavato dall’imboccatura eliminata inprecedenza e martellata in una forma apposita. Sull’ago appuntito ed indurito amartellatura viene infilata una “perla” fermapieghe.c1) La fibula a drago finita, vista di fianco, mostra le prime antenne incurvate ver-so la staffa, le seconde antenne applicate con rivetto ed incurvate verso l’alto eil fermapieghe mobile.c2) La fibula a drago finita, vista dall’alto, mostra la posizione delle antenne ri-spetto all’arco e la posizione dell’ago all’interno della staffa. Il fermapieghe puòvenir regolato ad altezze diverse a seconda dello spessore della stoffa.

(disegni di A. Giumlia-Mair)

a

b

c1

c2

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