Edificio Citta in italiano
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Università degli Studi di Sassari
Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica
Master Universitario Internazionale di II livello
in Sustainable and Affordable Housing
(Direttore del Master Prof. Massimo Faiferri)
Abitare nel XXI secolo. Operação Urbana Consorciada Água Branca, São Paulo
EDIFICIO CITTÀ
Relatore: Tesi di
Prof./Dott. Valter Caldana Dott. Márcio Fontão
Anno Accademico 2014/2015
INDICE
Abstract
Premessa
1. SEGREGAZIONE E MIXITÈ
1.1 Segregazione sociale e spaziali a San Paolo
1.2 Mixité sociale
1 PRINCIPI SPAZIALI
1.2 La ricerca
1.3 Casi studio
Rolex Learning Center, SANAA.
NA House, Sou Fujimoto.
Sociópolis Sharing Tower, Vicente Gallart.
Saishunkan Seyiaku Woman’s dormitory, Kazuio Sejima.
ABN AMRO, Neutelings Riedijik
Shinonome Canal Court, Riken Yamamoto.
Linked Hybrid, Steven Holl
The New School, SOM.
Montessori College, Herman Hertzberger
Hotel and Convention Center Agadir OMA
Silodam, MVRDV
Central St. Giles Court, Renzo Piano & Fletcher Priest
Architects.
2 PROGETTO: EDIFICIO CITTÀ
2.2 edificio città?
2.3 riconoscimento dell’area
2.4 progetto
3 CONSIDERAZIONI FINALI
4 BIBLIOGRAFIA
ABSTRACT
Quando il piccolo villaggio di 30.000 abitanti alla fine del XIX secolo è
iniziato a crescere, non si poteva immaginare che in 100 anni sarebbe
diventato una delle più grandi metropoli del mondo. Il denaro proveniente
dal caffè ha portato anche industrie, ferrovie e una popolazione di lavoratori
che la città non aveva mai visto.
Per tutto il XX secolo, mentre la città si "sviluppava", il suo territorio si è
strutturato per interessi privati, trasformando il piccolo paese – ancora
schiavista però poco segregato nel senso urbano – in un luogo di
segregazione urbana e sociale. Arrivata all’inizio del XIX secolo, la città si
trova di fronte al caos. Non c'è spazio per le auto, le favelas e il deficit di
abitazioni raggiungano numeri allarmanti, le periferie sono sommerse dalla
criminalità e dalla violenza, e la questione è: come cambiare la situazione?
Questa ricerca presuppone che il problema della segregazione sociale e
urbano è un tema centrale nel dibattito sull’abitazione a San Paolo. In questa
direzione, ci proponiamo di progettare un edificio città che risponda in modo
obiettivo, ai problemi sociali della città. Perciò, nel primo capitolo, questo
articolo inizia il suo discorso con un breve racconto dello sviluppo urbano e
sociale della città nel XX secolo, mettendo in evidenza come il processo di
segregazione sociale ed urbano sono stati costruiti. Detto questo, la prima
questione centrale è sollevata: davanti il congiunto di esperienza accumulata
e considerando la condizione contemporanea della città di São Paulo, quale
sarebbe il disegno della città del XXI secolo? Cioè, Cosa è vivere a San
Paolo nel XXI secolo?
Per rispondere a questa domanda, nel primo capitolo, il concetto di mixité
sociale viene utilizzato come base per gli ideali di progettazione.
Considerando i diversi livelli di questo concetto che vanno da quello
metropolitano a quello dell'edificio, questo progetto si concentra su una
mixité di livello piu piccolo, cioè, dell’edificio, ricercando soluzioni per
raggruppare nuclei familiari diversi in zone con una certa prossimità. Si
intende che il concetto di mixité incorpora aspetti sociali e funzionali. Così,
la città mista è pensata come una città che contiene vari tipi diversi di
abitazioni, compresi le abitazioni sociali, servizi che vengono offerti a
residenti e anche alla popolazione limitrofa. Con ciò, una nuova domanda
importante è posta: come la mixité, che è un concetto della scienza sociale
può essere tradotto in architettura?
In risposta, nel secondo capitolo, un sondaggio di casi di studio è stato
sviluppato nel tentativo di trovare alcuni principi spaziali che cercano di
creare spazi comuni e collettivi. Con questa ricerca si afferma che in un
edificio città, al di là della diversità delle unità abitative, gli spazi comuni e
di circolazione sono potenziali meccanismi di tolleranza. Ed è proprio su
queste’spazi che questa ricerca si concentra. In questa fase del lavoro,
termini come “relazioni personali, incontri, collettività, spazi comuni”
presenti nella descrizione dei progetti, hanno aiutato a selezionare quelli che
possono offrire una soluzione che ci interessa. Una volta riconosciuti, altri
progetti che avevano una soluzione simile sono stati aggregati in questa lista
di casi studio.
Durante l'indagine, alcune somiglianze tra gli edifici sono state rilevate;
dunque, dopo averli analizzati, i progetti sono stati divisi in sei diverse
categorie in accordo con la soluzione spaziale adottata: circolazione sparsa,
servizi condivisi, vuoto nella massa, circolazione definita, spazio centrale,
circolazione indipendente. Questi spazi non hanno una gerarchia più o meno
potente per generare mixité, ma la divisione in gruppi diversi è solo un modo
di riconoscimento di strategie che si assomigliano.
Nel terzo capitolo, il tema dell’edificio città è iniziato con un chiarimento
sui conceti importanti sui quali è stato basato il progetto. Sucessivamente, il
riconoscimento dell’area di Àgua Branca avviene attraverso un'analisi storica
di sviluppo urbano che va dalla fine del XIX secolo alla fine del ventesimo
secolo, e a seguire l’idea di progetto è presentata come una conclusione delle
idee di abitare nel XXI secolo a San Paolo. Infine, un ultimo capitolo chiude
con le considerazioni finali sul il ragionamento che è estato fatto in questo
percoso di ricerca e progetto.
PREMESSA
Nelle diverse aree del sapere, il tema dell’abitazione - tra cui la progettazione
del quartiere e la città - è oggetto di un'intensa attività di ricerca, in
particolare a partire dal ventesimo secolo. Per architetti e urbanisti questo
tema è di interesse speciale visto che l'alloggio è uno dei primi motori
moderni, se si considerano le proposte della rivoluzione formale e costruttiva
delle avanguardie del XX secolo.1 Coscenti di tutte le teorie e tentativi fatti
fino ad oggi, possiamo dire che l’abitazione non è limitata alla semplice
protezione dalle intemperie. Sappiamo che l'idea di abitare assume una scala
più ampia, con collegamenti e spazi comuni, collettivi e pubblici, che
aggiungono qualitá all’abitare. Tuttavia, le politiche abitative di alcuni paesi,
in particolare quelli “emergenti”, affrontano il problema della abitazione di
modo inefficiente.
Il programma brasiliano Minha Casa Minha Vida, partito dalla gestione del
presidente Lula, è probabilmente il programma di abitazione più ambizioso
nella storia del paese. Ma purtroppo, sembra che l'unico scopo del
programma sia quello di raggiungere un obiettivo quantitativo e la casa è
ancora vista come una semplice protezione dalle intemperie. L'architetto
Hector Vigliecca riassume il problema del programma in una frase molto
provocatoria: “Non hanno dimenticato la casa, hanno dimenticato la vita."2
Davanti questo insieme di esperienze accumulate e considerando la
condizione contemporanea, pensare in un novo modo di abbitre San Paolo é
una questione urgente.
La risposta può venire da diversi punti di vista e di ragionamento. In questo
lavoro, soprattutto, la discussione delle abitazioni ha come sfondo la città di
San Paolo e, ovviamente, una realtà, caratteristiche, problemi e sfide
particolari di una metropoli nella periferia del sistema economico
internazionale. Studare l’abitazione nel ventunesimo secolo nella città di San
Paolo ci pone domande molto diverse non solo dell’abitare nelle medie o
piccole città, ma anche delle altre metropoli europee.
Tutta questa complessità intrinseca di una metropoli come San Paolo si
rafforza quando riconosciamo la realtà di un paese con gravi problemi
strutturali, come la disuguaglianza sociale. In tal modo, prima di pensare ad
un progetto residenziale di grandi dimensioni nella città di San Paolo, ci
troviamo con una delle più grandi questioni urbane che la città sta vivendo.
Come ha sottolineato Bernardo Secchi, "le disuguaglianze sociali sono uno
dei più rilevanti aspetti di ciò che indico come nuova questione urbana e che
questa è una causa non secondaria della crisi che oggi attraversano le
principali economie del pianeta."3
1 ZEIN, Ruth Verde. Três projetos de habitação social e análise. AU edizione 126, settembre
2004. 2 Intervista della giornalista Mariana Barros. Blog Cidades Sem Fronteiras, 22/04/2015. 3SECCHI, Bernardo. La città dei ricchi e la città dei poveri. Laterza & Figli. 2013. Pg. 09.
Pertanto, partendo del problema sociale e urbano della città, questo lavoro
fornisce una possibilità di risposta, attraverso un progetto di Edificio Città
proposto nel quartiere di Água Branca, che cerchi di fornire un carattere
eterogeneo con servizi, abitazioni e spazi pr il tempo libero in modi diversi, e
che principalmente sia un’opportunità di affrontare la logica segregazionista
dello spazio pubblico in cui la città di San Paolo si è sviluppata, soprattutto
nel secolo scorso.
A questo punto, può sembrare che la responsabilità delle decisioni abitativi
riguardano sopratutto ad una voluntà politica, però questo potrebbe eliminare
il ruolo sociale dell’architetto nel processo di lotta alla città segregate? La
risposta non sembra facile, ma possiamo iniziare con il sviluppo di un’idea
che parte da un concetto conosciuto nelle scienze sociali, il concetto di
mixité sociale. Da questo, possiamo forse trovare i principi spaziali4 che
possono indicare le strategie per un Edifício Città misto, integrato,
eterogeneo e soprattutto, democratico. Pertanto, anzi tutto, iniziamo con un
riconoscimento del processo di segregazione nella città di San Paolo e a
seguire, forniremo una breve spiegazione sul concetto della mixité.
4 SCHMITT, Carl. Il concetto d’impero nel diritto internazionale, Roma, Instituto di cultura
fascista, 1941. In SECCHI, B. Ibidem. Pg. 10.
Il concetto di segregazione è inversamente proporcionale al senso di
interazione. Mentre l'interazione indica l’idea di fare insieme, segregare
comprende la definizione per eliminare la possibilità di scambio e mettere da
parte l'azione comune. In altre parole, una società segregata, è una società
che non ha la capacità di interagire e di azione comune. Se consideriamo la
città come luogo dell'azione umana, possiamo dire che la segregazione
spaziale o territoriale è una diretta conseguenza di una pratica sociale
segregatrice. Il concetto di esclusione sociale ha molte dimensioni, tra cui
quella territoriale. L’urbanista brasiliano Flávio Villaça5 sostiene che:
la distribuzione residenziale nel territorio
produce una differenziazione sociale e crea
una stratificazione urbana corrispondente ad
un sistema di stratificazione sociale (...) Il
termine segregazione urbana tende alla
organizzazione dello spazio in forti zone di
omogeneità sociale interna e la forte
disparità sociale tra di loro, considerando
questa disparità nel senso della differenza
ma anche nella gerarchia.
Alcuni studiosi della Scuola di Chicago sostengono che il fenomeno della
segregazione sociale è suddivisa in due forme di segregazione urbana:
volontaria e involontaria. La prima si riferisce ai gruppi, che di propria
iniziativa cercano di condividere lo stesso spazio con segmenti sociali delle
stesse caratteristiche. Cioè, una segregazione che non fa parte del concetto di
esclusione, ma piuttosto una preoccupazione sociale di aggregarsi simile per
preservare l'omogeneità sociale del quartiere e sfuggire dell'impressione di
insicurezza e dell'aumento della criminalita urbana. Ao contrario, la forma di
segregazione involuntaria è l'espulsione, per vari fattori, dei poveri delle città
in alcune zone della periferia.6
1.1 segregazione sociale e spaziale a San Paolo
Secondo Villaça7, nelle città brasiliane ci sono segregazioni di varie nature in
quanto le città del paese non hanno prodotto e non producono un unico
modello di esclusione territoriale, ma molti, come segregazione etnica o dalla
nazionalità. In particolare, il processo di segregazione spaziale a San Paolo
inizia nella seconda metà del XIX secolo, mentre il quartiere di Água Branca
era ancora una area di campagna e la prima linea ferroviaria era in
costruzione. Da quel momento, San Paolo ha iniziato il suo processo di
urbanizzazione e anche se sembra contradittoria, la San Paolo della schiavitù
5 VILLAÇA, F. Espaço intra-urbano no Brasil. 2. ed. São Paulo: Lincoln Institute, 2001. In
OLIVÉRIO, M. C. M. Análise de projeto habitacional destinado a diferentes faixas de renda:
os casos Edifício Copan e CDHU Pirituba A. Tese IPTUSP. São Paulo. 2011. 6 SILVA, C.C G. Segregação socioespacial, direito à cidade e produção dos medos urbanos:
uma questão de direitos humanos? 2003 pg. 09. 7 Ibidem, pg. 22.
era poco segregata8. A questo punto, la citta era solo un villaggio di 30.000
abitanti e la sua area occupava non più di tre chilometri quadrati.
A partire dealla seconda metà del XIX secolo, motivata dal titolo di mercato
del caffè, San Paolo è entrata in un rapido processo di crescita della
popolazione. Di conseguenza, la città è costretta a sperimentare cambiamenti
significativi nella sua struttura fisica ed economica, producendo nuove
abitazioni e attrezzature pubbliche per soddisfare la domanda di nuove unità
abitative e un miglioramento delle condizioni urbane. Durante questo
periodo, mentre alcune aziende agricole intorno alla città hanno dato spazio
alle industrie, come Água Branca, altre venivano assegnate e vendute per
alloggiare una modalità di quartiere di abitazione completamente scollegato
con la città consolidata. Oliverio9 sottolinea che il disegno di ogni quartiere
non solo definiva la qualità urbana, ma anche il suo valore di mercato
commerciale e quindi potenziava il divario tra ricchi e poveri, alimentando il
primo modello dalla città segregata.
Nel secolo XX è possibile stabilire tre modi di segregazione urbana: il primo
è la città legale che si oppone alla città illegale, fino agli anni `40; il secondo
che è caratteristico per il rapporto centro-periferia, intensificato dagli anni
50; e, infine, il terzo che inizia negli anni 80 e, sebbene non neghe le
precedenti, è caratterizzato dalla prossimità spaziale dei diversi gruppi
sociali, che sono però separati da "muri e tecnologie di sicurezza, e non
tendono a circolare o interagire nelle aree comuni.10
Prima di questa realtà, la
vicinanza di diverse classi sociali non è stato visto come una minaccia. Le
distanze morali sopperivano le distanze fisiche e la precisione dei segni di
rispetto, gerarchia e costumi hanno corretto la somiglianza della vita
collettiva. Cioè, e non c'era dimensione che non esprimeva il rapporto di
dominio. L’urbanista Raquel Rolnik11
fa notare che anche i tipi di residenze
risalgono a una società meno segregata, visto che tutti gli edifici erano
costruiti direttamente sull'allineamento del lotto e spesso ospitavano le altre
attività. Le case più ricche differivano dai più poveri fondamentalmente nel
materiale di costruzione.
Il primo modo di segregazione è stato rafforzato quando il “Codice di
Posture” del 1886 e il “Codice Sanitario” del 1894 hanno vietato la
costruzione di cortiços12 nel centro della città e hanno stabilito che i villaggi
operai avrebbero dovuto essere costruito fuori dagli agglomerati urbani.
Dopo gli anni quaranta, un secondo modello di segregazione si è sviluppato
nella città di São Paulo. Nella stessa logica di rafforzamento della
segregazione, le politiche abitative della città hanno implementato grandi
quartieri di abitazioni dormitorio monofunzionali alla periferia, senza le
infrastrutture mínime. Il quartiere Cidade Tiradentes, ad esempio, ospita il
8 ROLNIK, R. A cidade e a lei: Legislação, política urbana e territórios na cidade de São
Paulo. 1997 in OLIVÉRIO (2011) pg. 26. 9 Ibidem, pg. 17 10 CARVALHO, Monica de. Anotações críticas sobre um conceito. São Paulo Perspec. vol.14
no.4 São Paulo, 2000 pg 06. 11 Ibidem, pg. 29 12 I cortiços erano visti come un situ di diffusione delle malattie e della promiscuità
più grande complesso di alloggi sociali in America Latina, con circa 40 mila
unità. La popolazione stimata nel quartiere è di 220 mila abitanti.13
Quasi a seguito della politica abitativa che veniva attuata fino agli anni
Settanta in città, un terzo modello di segregazione inizia a svilupparsi. La
differenza è che ora, utilizzando i termini presentati da Silva14
, la
popolazione segregata è di tipo volontaria. Nel 1974, nella città di Barueri, è
stata costruita la prima comunità chiusa della metropoli. Con circa 50.000
abitanti in 15 quartieri circondati da un muro, a 30 km di distanza dal centro
di San Paolo, Alphaville si è affermata come un modello urbano basato su i
quartieri dormitori delle città americane. Per sfuggire dalla sensazione di
insicurezza e dell’alto tasso di criminalità della città in crescita, i borghese si
sono spostati verso la periferia, come hanno fatto i lavoratori circa 80 anni fa.
Tuttavia, nonostante i due fenomeni siano simili, hanno una piccola
differenza che provoca risultati allarmanti. Mentre i sostenitori di
segregazione volontaria si spostano nelle aree privilegiate della città e
godono di un'adeguata infrastruttura, le vittime di segregazione forzata sono
costrette a accontentarsi con il suolo rimanente per la produzione di alloggi
sociali.
Carta del progetto di un quartiere a San Paolo, 1890 e foto di un cortiço nell’inizio
del secolo XX.
Al di sotto della segregazione urbana esiste un sistema immobiliare che offre
e supporta le opportunità per i ricchi di detenere una posizione privilegiata
nella città, con l’infrastruttura, la cultura e gli spazi di relax. Per il resto delle
classi sociali espropriate, con un’elevato tasso di disoccupati e spesso con
salari molto bassi, rimane la città priva di servizi pubblici ed infrastrutture
adeguate. Ma sarebbe una mezza verità dire che il fenomeno della
segregazione sociale nelle città brasiliane è limitato esclusivamente
all’incapacità dello Stato di promuovere un alloggio di qualità. Nello stesso
modo che le grande aziende producono segregazione atraverso le proprie
13 Dati della Comune di San Paolo. In: htpp:/www.prefeitura.sp.gov.br 14 Ibidem, pg 11
pratiche abitative, lo Stato anche la prodoce. L’arquiteto ed urbanista
brasiliano João Sette Whitaker Ferreira15
sostiene che:
il Brasile è un paese che produce e riproduce
in ogni angolo, in ogni dettaglio delle sue
false politiche, una logica spietata della
segregazione socio-spaziale. [...] Le città
brasiliane promuovono un gigantesco
apartheid sociale e spaziale, allontanando il
più possibile i più poveri, ed anche se c'è
terra in abbastanza nella città per le nuove
costruzioni, nuovi centri commerciali,
negozi o centro comerciali di lusso,
stranamente non c'è terra per i poveri
Allo stesso modo, Rolnik16
sottolinea che le politiche statali hanno anche una
responsabilità importante nella segregazione urbana perché è in grado di
mantenere i privilegi e di escludere parte della città e dei benefici di
urbanizzazione attraverso la legislazione.
Copertina della rivista VEJA e
Ffto di un quartiere abitazionale del programma Minha Casa Minha Vida e
Le conseguenze del processo di segregazione urbana sono drammatiche. In
una città come San Paolo, dove le scale sono sempre dilatate, questa realtà
può generare una situazione di caos totale. La prima conseguenza è la qualità
degli spostamenti. In entrambi i casi, il numero e il tempo di ogni
spostamento aumentano e portano seri problemi di mobilità. Però, altri fattori
psicosociali colpiscono soprattutto coloro che sono involontariamente
segregati. Olivério indica che alcuni studi dimostrano anche che crescere in
15 FERREIRA, João Sette Whitaker. A difícil questão da habitação: parte 1. 25 de Abril de
2013. 16 Ibidem. Pg. 30.
quartieri con un'alta concentrazione di povertà sviluppa effetti negativi in
termini di istruzione, gravidanze in età precoce, attività criminali e la
capacità di entrare nel mercato del lavoro, tra gli altri.
Sembra semplice dire che tutti, anche i più poveri, meritano di vivere e
lavorare nello stesso quartiere, godere di un sistema di infrastrutture, essere
vicini alla cultura e spazi verde. Tuttavia, Ferreira17
richiama l'attenzione sul
modo in cui l'elite brasiliana vede il posto dei poveri della città, illustrato
nella copertina della rivista più venduta del paese. Un fotomontaggio fa
vedere il "quartiere della città legale, con spazi verdi e splendidi edifici di
grandi architetti, circondato e minacciato da una cintura grigia di povertà e
crimine, come se poveri e i criminali fosserò la stessa cosa.”
Recentemente, il quotidiano El Pais18
ha pubblicato un articolo che mostra la
gravità della mentalità segregazionista borghese di San Paolo. La giornalista
scrive che l’indicazione di un’area di 30.000 metri quadrati delimitate per la
costruzione di abitazioni sociali, è stata motivo di discordia poiché i residenti
del quartiere temono che le loro proprietà venissero svalutate dopo la
costruzione del’edificio di abitazioni sociali. Uno degli intervistati sostiene:
“Come si può togliere le persone dalla favelas e mettere qui? Non voglio
discriminare, ma ci sono un sacco di persone brutte cattive tra loro. Finiranno
per cancellare la tranquillità del quartiere.”
Un caso molto simile ha portato un altro gruppo di residenti borghesi del
Parque Continental presentasse al comune una "nota di ripudio" dicendo: "La
legge sancita dal Sindaco Fernando Haddad può invadere aree principali e
della classe media [...] I residenti indignati sono contro la creazione di edifici
di abitazioni sociali e commerciali nelle aree del quartiere per evitare la
svalutazione del quartiere." Ed affermano: "Casa popolare e commercio nelle
aree nobili, no!"
Questa è la realtà della dinamica abitativa di San Paolo, ed è in questo luogo
che il progetto si propone di affrontare il problema della segregazione
urbana. Quindi, quale sarebbe una possibilità di cambiamento di questo
pensiero? Come risposta, suggeriamo che il concetto di mixité sia utilizzato
come filosofia progettuale di una città più democratica.
17 Ibidem, pg. s/n 18 BEDINELLI, T. Casa popular em áreas nobres, não! El País Brasil. 4 de abril de 2015.
1.2 mixité sociale e spaziale.
Il concetto di mixité, nell'ideologia universalista della Rivoluzione Francese,
è una parola intraducibile19
. Tuttavia, la parola mescolanza é in grado di
tradurre l'idea della mixité. Direttamente opposta alla direzione di
segregazione, può essere definita come il desiderio di avicinare persone con
caratteristiche economiche e sociali eterogenei per evitare la segregazione e
promuovere pari opportunità.
Olivério20
sostiene che la Francia è riuscita ad assimilare le minoranze nel
suo territorio fino all'inizio del XX secolo, però con la decolonizzazione e il
conseguente arrivo di immigrati di origine musulmana, lungo la crisi
economica degli anni 70, il paese vede una perdita nel mercato del lavoro che
ha raggiunto principalmente questa nuova popolazione. Nei decenni
successivi, con la cosiddetta globalizzazione e la riduzione della capacità di
investimento dello Stato, il controllo sull'immigrazione si é alzata e la
attenzione verso gli immigrati clandestini è calata sensibilmente.
Sucessivamente, a partire dai primi anni ottanta e dopo le rivolte nelle
periferie di Parigi, la questione dei "quartieri in difficoltà" ha richiesto
risposte di politiche pubbliche. In tal modo, il concetto di mixité sociale ha
preso il potere nel dibattito pubblico in Francia, con lo scopo principale di
andare contro il processo di segregazione spaziale della città contemporanea.
Préteceille21
sostiene che le risposte hanno cercato, in primo luogo, di
migliorare la situazione sul terreno, lavorando sul miglioramento degli
alloggi e delle attrezzature. Ma diagnosi hanno mostrato che la crisi dei
quartieri riguardava soprattutto aree in cui si concentravano eccessiva
popolazioni svantaggiate, e perciò il discorso di mix sociale ha cominciato ad
essere messo apertamente dai primi anni 90.
Nel primo momento, il termine mixité è spesso usato nel discorso del settore
professionale dalle scienze sociali e politiche per sostenere che la diversità
sociale può essere la strada in cui i problemi sociali vengono risolti. Gli
studiosi che sostengono questa politica dicono che la concentrazione di
poveri in ghetti di povertà fornisce un gran numero di problemi sociali come
la criminalità e il vandalismo. Così, i benefici della politica di mixité
implicano una migliore integrazione delle comunità formali con la
popolazione considerata esclusi dalla città e società tradizionale, generando
pertanto l'opportunità di scambiare informazioni ed esperienze diverse.
L'opera dal titolo "La mixité sociale dans le logement" presentata nel
seminario sulla custodia della Ecole Nationale d'Administration, fa vedere
alcuni esempi di sforzi compiuti dallo Stato destinato a ridurre la
segregazione territoriale, attraverso una serie di azioni su politiche abitative
che riguardano la mixité sociale. Queste politiche variano in una scala che va
19
GUIRRIEC, P. L. Segregação e mixité socioespacial: conceitos e realidade na
França. 2008. In OLIVÉRIO, pg. 33 20
Ibidem, pg. 43 21 PRÉTECEILLE, E. A Evolução da segregação social e desigualdades urbanas: o caso da
metrópole parisienses últimas décadas. 2003.
dalla regione metropolitana, passando per la città, il quartiere, fino a
raggiungere l'edificio.
Nella scala metropolitana, si lavora per articolare le decisioni che riguardano
i diversi comuni e calcolare la capacità (tecnica e politica) per svilupare
ciascuna. Nella scala della città, sono proposti progetti che cercano di evitare
la segregazione territoriale, attraverso la mescolanza a tutte le scale della
città, del quartiere, della costruzione, e anche nelle aree comuni degli edifici
(circolazioni verticali, per esempio). Sulla scala del quartiere, abbiamo come
esempio la proposta di mixité del quartiere di La Courneuve, nel 2005 in cui
un progetto di rinnovamento urbano é stato fatto. Una grande massa di
abitazioni è stata abbattuta per l'inserimento di nuovi tipi più "umanizzati".
Nella proposta, le 712 nuove unità abitative di diverse dimensioni sono state
divise in 40% per l'edilizia sociale, il 30% per la classe media e il 30% per
un’utenza in crescita economica. I nuovi edifici sono più bassi in
comparazione con gli anteriori demoliti, passando dal piano terra a un
massimo di sette piani, organizzati attorno a giardini, parchi pubblici e spazi
collettivi.
Nella scala dell’edificio, il concetto parte dall’acquisto anticipato da parte
delle autorità pubbliche di alcune unità di appartamenti di nuova costruzione
in diversi quartieri della città. Ad esempio il caso della costruzione Thermes
de Passy, che si trova nel 16° arrondissement, che dispone di 350 unità
distribuite in 6 diversi tipi di appartamenti. Le unità variano da 34 a 112
metri quadri, che non sono distinguibili dalla facciata.22
IL geografo brasiliano Milton Santos23
è emblematico in questo dibattito e
richiama l'attenzione sul diritto che il cittadino dovrebbe avere della mobilità
spaziale e l'accesso ai servizi pubblici, mettendo in discussione
l'impostazione della povertà in alcune zone. Tuttavia, questo concetto non è
così semplice. Allo stesso tempo, Santos, sostiene il diritto dei cittadini a
restare nel luogo di apparteneza, criticando così la gentrificazione, e il
nomadismo senza diritto di radici. Un luogo di coesistenza di gruppi diversi
non è una garanzia automatica di armonia e migliore integrazione sociale,
perché può generare conflitti tra di loro. Per Preteceille24
questa lettura, a
volte é un pò unilaterale e idealizzata visto che quando si tratta di quartieri
operai, per esempio, l'omogeneità sociale potrebbe favorire la solidarietà
della comunità per la socializzazione e la sopravvivenza di fronte alle
difficoltà.
Nel quartiere di Água Branca, ad esempio, una serie di ville operaie sono
state costruite per i proprietari delle industrie. Queste ville erano vicine alla
fabrica e avevano una omogeneità negli aspetti architettonici ed anche
sociali. Anche se queste ville erano una concentrazione di povertà, la vita
22 Ibidem, pg. 45 23 SANTOS, Milton. Reformulando a Sociedade e o Espaço. Revista Geografia e Sociedade:
os novos rumos do pensamento geográfico, Editora Vozes, 1980. in MENEZES, Maria Lucia Pires; MONTEIRO, Gabriel Lima. Reestruturação dos sistemas de movimento e da logística e
seus impactos regionais e urbanos no território paulista. 2010. 24 Ibidem, pg. 51
sociale tra gli operari era sostenuta dalla vicinanza e da un senso di comunità.
Questo senso di comunità spiega anche perchè le persone che vengono
allontanate dalle favelas ritornano a vivere nella precarietà anziché in un
appartamento nuovo. Spostare le persone da un luogo di apparteneza non é
una soluzione nemmeno se la motivazione è la mixité.
Quando il concetto di mixité si applica nei casi di popolazione straniera,
legami di solidarietà tra connazionali possono essere persi se l'individuo è
privato della convivenza tra i suoi connazionali. Perdere la capacità di essere
vicino alla loro cultura significa perdere il supporto dei connazionali con piu
esperienza in cambio di nuove sfide da affrontare con un’altra cultura
Così, oggettivamente, come vivere e stabilire questa mixité sociale? Lemos25
sostiene che anzi tutto, vivere nella mixité richiede due atteggiamenti centrali
e inseparabili: comprendere, come una disposizione, i meccanismi di
tolleranza dell'altro, e costantemente definire chi è l’altro. Ma quale sono i
meccanismi di tolleranza? È possibile progettare un meccanismo di
tolleranza? Per ora, non sappiamo, ma partendo a questo ragionamento, forse
non sia possibile pensare che un progetto che pretende di lavorare sulla
mixité si riduca ad offrire solamente una gamma diversa di appartamenti, con
l'intento di ospitare diversi tipi di famiglie e di conseguenza generare mixité.
L'incorporazione dei meccanismi di tolleranza tra queli che vivonoin
un’edificio non avviene senza l’incontro e la tensione delle persone.
L’esercizio di tolleranza deriva principalmente dall'interazione tra diverse in
“aree neutre”, dove nessuno esercita il potere sugli altri.
Il confronto della cultura segregazionista della società, la lotta per
l'inclusione dei poveri nelle aree urbane – imponendo la diversità sociale nel
processo di urbanizzazione – e la decisione per il mercato costruire edifici di
abitazione sociale anzieché di lusso inizia, senza dubbio, con la volontà
politica prima di coinvolgere la figura dell'architetto. Tuttavia, come scrive
Schmitt26
: "non esistono idee politiche senza uno spazio cui siano riferibili,
né spazi o principi spaziali cui non corrispondano idee politiche". Pertanto,
come il concetto di mixité può essere specializzato al di là della diversità di
abitazione? Come architetti possono essere in grado di tradurre il
meccanismo di tolleranza in spazi? Quali sono i principi spaziali che
rispecchiano un'idea politica di integrazione sociale e mixité?
25 LEMOS, Tiago Castro.- Recensão crítica do livro Des bons voisins. Enquête dans quartier
de la bourgeoisie. 2013, pg. 216. 26 SCHMITT, C. Il concetto d’imperio nel diritto Internazionale, 1939, in SECCHI, 2013, pg.
11
2.1 La ricerca
In questa parte vedremo come gli edifici possono contribuire alla creazione
di mixité. Il tentativo sarà quello di interpretare i principi spaziali che gli
architetti hanno utilizzato e poi inserirli nella proposta progettuale. Più che
un esercizio teorico, lo studio di ogni caso serve como sfondo per la proposta
di progettazione architettonica. La ricerca ha esaminato decine di progetti
degli edifici del secolo XX e XXI e ha selezionato quelli che,
apparentemente, hanno cercato di generare un spazio di tolleranza. A questo
punto si rende necessario chiarire quali sono i criteri per il riconoscimento di
questa intenzione degli architetti.
Il primo, che ci sembrava più chiaro e ovviamente facile da raggiungere,
riguarda gli edifici che sono di uso misto, con negozi servizi ed abitazioni, e
hanno una diversità delle unità abitative. In questi progetti l’idea di mixité è
intrinseca ed a questo gruppo abbiamo reunito: Sociopolis Sharing Tower di
Vincent Guallart; Shinonome Canal Court Block 1 di Riken Yamamoto;
Simmons Hall di Steven Holl; Edificio Mirador di MVRDV; Linked Hybrid
di Steven Holl; Hotel and Convention Center Agadir di OMA; Copan di
Oscar Niemeyer; Silodam di MVRDV e Central St. Giler Court di Renzo
Piano e Fletcher Priest Architects.
Il secondo criterio è stato scelto dopo che la ricerca ha visto che spesso
alcuni architetti utilizano termini diveri che puntano però a un obiettivo
comune. Alcune parole sono usate per descrivere determinate aree, e queste,
possono essere collegate al concetto di principi spaziali generatori della
mixité. Quando un architetto o un critico di architettura scrive che la
intenzione di un progetto è la costruzione di spazi collettivi, spazi di
interazione, punti d'incontro, ambiente di scambio, supponiamo che questi
spazi generano qualche tipo di contatto tra persone diverse e possono servire
come scenario per la convivenza e forse, sfondo per la tolleranza.
Naturalmente, non sempre un intento di progettazione architettonica è
pienamente efficace e molte delle intenzioni sono rimaste nel discorso. Però,
partiamo del pressuposto che tutto quello che è stato pensato dagli architetti è
stato realizato con l’intenzione di aggiungere qualità all’edificio. Pertanto,
durante l'indagine di casi studio, ci appropriamo di diversi termini per
scegliere alcuni edifici che potrebbero suggerire un concetto spaziale di
mixité. I progetti sono: Rolex Learning Center di SANAA; Sede di ABN
AMRO di Neutelings Riedijik; Women’s dormitory Saishunkan Seyiaku di
Kazuyo Sejima; Centre for the mentally hadicapped SWOZ di Un Studio;
Montessori College di Herman Hertzberger;
l’ultimo criterio è quello di identificare in altri edifici, che non esplicitano
un’intencione di miité, i principi già identificati negli edifici ormai scelti. Gli
edifici sono: NA House di Sou Fujimoto; Parco di uffici Unterfohring di
MVRDV; Museo d'arte contemporanea di Kanazawa, SANAA. Parco La
Villette di Bernard Tschummi; Waxner Center di Peter Eisenman; Tack
Toren di Stephane Beel; Parador Nazionale di Turismo di Alcalá de Hernares
di Eduardo Arroyo; Abitazioni Terapeutiche di Eduardo Arroyo; Centro
Civico Sabadel di Mansila Tunon; Casa di Cura di ToyoIto; LVM
Assicurazione di Bolles Wilson; Rokko Housing di Tadao Ando; Raika
Building di Tadao Ando; Jussieu Due Biblioteche di OMA; Spazio Pilot di
Richard Meyer; Centro Comunale di Rosario di Alvaro Siza; Costruire
Minaert di Neutelings Riedijik.
Durante l'indagine, alcune somiglianze tra gli edifici sono state rilevate,
perciò, dopo averli analizzati, questi progetti sono stati divisi in sei diverse
categorie in’accordo con la soluzione spaziale adottata, a sapere: circolazione
sparsa, servizi condivisi, vuoto nella massa, circolazione definita, spazio
centrale, circolazione indipendente. Questi spazi non hanno una gerarchia di
più o meno potente per creare mixité, dunque la divisione in gruppi diversi è
solo un modo di riconoscimento delle strategie che si assomigliano.
Indubbiamente, la ricerca non termina in questi edifici. Molti altri progetti
possono essere incorporati e altri principi possono essere identificati.
Tuttavia, per una questione di dimensionamento, ci concentreremo solo sullo
studio di questi.
2.2 Casi studio
CIRCOLAZIONE SPARSA
Il principio della circolazione sparsa si riferisce agli edifici in cui non ci sono
circolazioni definite attraverso uno o più corrridoi. Questa soluzione è
frequente negli edifici pubblici, però anche le abitazioni possono essere
struturate sulla logica della circolazione sparsa. In questi casi, la scelta del
tragitto è una decisione che riguarda l’utente e le aree di accesso diventano
anche spazi di permanenza. Per esempificare questo principio, abbiamo
scelto due progetti con funzioni diverse. Il primo, Rolex Learning Center
dello studio giaponese SANAA è stato costruito nel campus della Ecole
Polytechnique Fédèrale de Lausanne, mentre il secondo, NA House del
architetto anche giaponese Sou Fuijomoto è a Tokyo. Entrambi sono stati
progetatti nel 2010.
Il Rolex Learning Center è un grande spazio di studio che ospita spazi
collettivi tra i quali una biblioteca e un caffè e può essere considerato come il
progetto più maturo delle idee degli architetti giapponesi27
. La soluzione di
accesso, la topografia costruita, i cortili interni ed i vetri portanti sono già
stati sperimentati in altri progetti. Qui, gli architetti sintetizzano abilmente il
suo intenso processo di lavoro e di ricerca. In questo caso, la forza del
progetto risiede nell’assenza di pareti. Quando queste scompaiono, la
possibilità di interazione diretta con gli altri aumenta, sia come spazio
permanente, sia dal flusso e delle possibilità di circolazione.
Il titolo della mostra di SANAA alla undicesima Biennale di Venezia,
"People meet in architecture" può essere considerata una sintesi delle
proposte del loro progetto. Si tratta di un'architettura che può essere vista
come una grande mostra delle attività umane, che offre un meccanismo di
riflessione interessante sulla società contemporanea. Qui, l'espressione
"incontrare" prende due direzioni: la prima è un processo di interiorizzazione
e di incontro con l'altro, la seconda, un incontro con se stessi.
Sotto lo stesso princicio, però con una utilizazzione diversa, il progetto di
Fujimoto è una abitazione unifamiliare. Al contrario del Rolex Learning
Center dove persone sconosciute condividono lo stesso spazio, in questo
contesto familiare la tolleranza é molto più sviluppata. Ma questa condizione
non rende la sfida della circolazione sparsa un lavoro più facile, visto che i
livelli di privacy in una residenza sono sempre più importanti.
Il concetto centrale in questo progetto è una rappresentazione metaforica
dell’albero, che considera il giardino come luogo di origine dell'architettura.
Pertanto, l’architetto cambia la nozione di spazio fisico, in modo che l'interno
e l'esterno, che tradizionalmente sono considerati come una dicotomia,
vengano eliminati e invece, zone e spazi senza gerarchia siano
improvvisamente creati. Con la perdita dell’opposizione tra fuori e dentro, la
27 SANAA: Rolex Learning Center: ttp://www.designboom.com/architecture/sanaa-rolex-
learning-center/
circolazione definita conseguentemente sparisce, proponendo una mobilità
libera che accade tra un spazio e l’altro. Nelle parole dell'architetto28
: qui, le
persone sono distribuite tridimensionalmente nello spazio. Questo è un luogo
con un paesaggio amorfo che offre una nuova esperienza dei sensi e distanza.
Le persone possono scoprire insieme questi spazi piuttosto che essere
prescritti".
28 DBZ Magazine: The future of architecture is primitive. Sou Fujimoto.
SERVIZI CONDIVISI
In questo gruppo, sono riuniti due progetti che hanno una soluzione spaziale
struturatta sui servizi comuni. Qui, anche se nell’edificio ci sono aree più
private o chiuse, quello che sostiene il progetto sono gli spazi condivisi. Il
primo, Sociópolis Sharing Tower del architetto spagonolo Vicent
Guallart è stato progetatto nel 2004. Il secondo, Saishunkan Seyiaku
Woman’s dormitory di Kazuio Sejima è stato progetatto e costruito negli
anni 90.
IL primo progetto ha un programma ibrido che comprende 250 aloggi in
affitto, un centro artistico e un centro tecnologico. Seguendo i principi dei
servizi condivisi, questo progetto genera una varietà di spazi che cambiano
seconda l'età degli utenti e le condizioni di vita di ogni occupante. I livelli
più bassi, ad esempio, hanno una quantità di appartamenti per artisti con
spazi per loro lavoro. In diversi piani della torre, ci sono otto micro-comunità
che condividono spazi come sala riunioni, aree di lavoro, lavanderia, una
terrazza e, in alcuni casi, le aree per cucinare e mangiare. Questa soluzione
incoraggia gli utenti ad una codivisione dei spazi e per conseguenza un
esercicio della tolleranza, visto che ci sono diferenze tra il tipo di abitanti.
Nel secondo caso, l’omogeneità degli utenti favorisce una situazione di alto
grado di condivisione dei servizi comuni. Gli aspetti della vita nella comunità
di 80 giovani che vivono e studiano in questa residenza per i dipendenti di
una società locale, vanno oltre una descrizione delle camere abitative
individuali. Invece degli spazi privati, è stato progettato una grande area
comune con cucina e servizi, e piuttosto che singoli bagni, un ampio bagno
in comune. L'architetto29
dice che "dalle alternative emerse dallo studio di
spazi privati e comuni, selezioniamo quelle che offrano la vicinanza più
fisica (...). Le funzioni spaziali centrali come una grande sala comune".
.
29 SEJIMA, Kazuo. EL CROQUIS, edizione 77. Pg. 34.
VUOTO NELLA MASSA
Come i principi presentati nelle pagine precedenti, il vuoto nella massa
pressupone che gli spazi colletivi possano essere anche spazi di circolazione.
Però, se nel primo principio la circolazione è sparsa ed ognuno può decidere
quale tragitto percorrere, qui invece la mobilità dentro l’edificio è chiara.
Ora, la circolazione è struturata per spazi flessibili che possono essere
utilizzati in diversi modi al di là di uno spazio di passaggio. Due casi
sviluppati su questo principio sono qui presentati. Il primo progetto, non
costruito, del ABN AMRO Bank del studio olandese Neutelings Riedijik,
del 1992. Il secondo, Shinonome Canal Court Block 1 del architetto
giaponese Riken Yamamoto è stato costruito nel 2003 a Tokyo.
La sede dell'ufficio per la banca ABN AMRO è una torre di volumi
sovrapposti chiusi da una parete di vetro che protegge l'edificio dal vento,
dalla pioggia e dal rumore del traffico. I vuoti che si formano tra un volume e
l'altro creano una serie di giardini invernali che sono utilizzati come aree
semi-pubbliche. In queste aree ci sono strutture centrali come un centro
conferenze e ristoranti. I giardini sono collegati da un sistema di scale mobili,
ascensori e scale a chiocciola, trasformando il complesso in una vera città
verticale. Anche se questi spazi comuni sono stati progettati come parte di
una strategia climatica, il risultato è molto interessante come soluzione di
spazi collettivi. L'architetto fa notare che ogni vuoto è un luogo di incontro e
può assumere, durante la giornata e la vita dell’edificio, un’ampia possibilità
di impiego e organizzazione. Maarten Delbeke30
scrive che “il progetto parla
direttamente con una città verticale, dove i vuoti sono le piazze, le scale
mobili sono i boulevard e gli ascensori sono le autostrade.”
Il secondo caso costruito a Tokyo ha un programma funzionale diverso ed il
modo come Yamamoto organizza la circulazione riguarta aspetti piu
funzionali. La caratteristica principale di questo progetto sono le "terrazze
comuni" scolpiti su il volume di questo edificio residenziale. Diversamente
del progetto anteriore, la circolazione verticale è fatta via ascensori, mentre
la orizontale è struturata in un sistema di corridoio e vuoti di doppia altezza.
Situati a caso su ogni piano, queste terrazze in comune a doppia altezza sono
circondati di camere, in modo che le persone possono utilizzare queste
anticamere come spazio nursery, o sale hobby oppure come spazi comuni di
lavoro. Ogni terrazza è circondata da otto unità abitative e una stanza di ogni
unità è collegata alle terrazze comuni. Questi spazi creano una specie di
centralità all’interno dell’edificio che non solo alimentano una vitalità mas
anche possibilitano un scambio dei diversi vicini.
30 DELBEKE, Maartin. Sculpting a perfect picture [The methods and work of Neutelings
Riedijik]. El Croquis 94. Pg.21.
CIRCOLAZIONE DEFINITA
In questo principio la circolazione è molto chiara, anche se questa può
diventare uno spazio di permanenza. Spesso, questa soluzione propone un
disegno lineare molto obbietivo che aggiunge spazi lungo il suo percorso. Il
primo progetto che serve come esempio a questo principio è l’edificio
Linked Hybrid del statiunidense Steven Holl, costruito nel 2003 a
Pechino. Il secondo è un edificio campus della The New School del studio
SOM costruito nel 2014 a New York.
Nel progetto di Shangai, i 644 appartamenti del Linked Hybrid condividono
lo spazio con le aree commerciali, alberghi, un cinema, un asilo, una scuola
Montessori, un parcheggio sotterraneo e aree verdi ricreative. Per l'architetto,
si tratta di un investimento molto efficiente per combattere gli attuali progetti
privatizzati in Cina attraverso la creazione di un edificio "poroso", come lo
classifica l'architetto. Questo spazio è destinato ad essere invitante e aperto al
pubblico da tutti i lati e fornire passaggi attraverso il progetto, in modo che
l'edificio è una città aperta nella città. Il progetto promuove i rapporti
interattivi e incoraggia gli incontri negli spazi pubblici che vanno dal
commerciale, residenziale ed educativo, però il suo elemento principale sono
una serie di passaggi ponte dal 12mo al 18mo piano collegando le otto torri.
Mentre si si percorre lo spazio, aree di interesse sono scoperte, come una
piscina, una sala fitness, una caffetteria, una galleria, un auditorium e un
salone. Al di là della funzione di circolazione questo ponte offre una vista
spettacolare sulla città. Nelle parole di Holl31
, l'edificio funzionerà come un
condensatore sociale.
Con una strategia simile, il progetto dello studio SOM crea un percorso che
porta gli studenti dal piano terra fino settimo piano atraverso una scalinata
che ad ogni piano aggiunge uno spazio comune di studio. Questi spazi non
hanno una funzione chiara e possono essere utilizzati in modi diversi dagli
studenti. La scala è un elemento marcante dell’edificio che si differenzia nel
materiale e invita gli utenti a un percorso molto dinamico tra queste aree
sociali. Gli architetti di SOM32
sostengono che questo sistema di aree sociali
collegate da un percorso verticale fornisce un luogo dove studenti, professori
e lavoratori possono interagire mentre lavorano in gruppi, oppure che
sfruttano nel tempo libero. Secondo i progettisti questo sistema lavora per
generare movimento nell’edificio e creare opportunità di interazione.
31 http://www.stevenholl.com/project-detail.php?id=58 32 http://www.dezeen.com/2014/02/11/the-new-school-university-campus-som-
new-york/
PIAZZA
Il principio della piazza come spazio della colletività può contenere una
circolazione definita o sparsa, però sempre sarà un spazio di qualità
nell’aspetto della permanenza. Come nella piazza tradizionale della città, gli
edifici e le sue funzioni sono sviluppati intorno ad un’area che si configura
come spazio publico per eccellenza. Il primo progetto che esemplifica questo
principio è il Montessori College di Herman Hertzberger, costruito nel
2003 ad Amsterdam. Il secondo del 1990, è il progetto non realizzato
dell’Hotel and Convention Center Agadir, dello studio olandese OMA.
Nel progetto di Hertzberger, un grande spazio centrale collega tutte le aule
della scuola e serve come luogo di incontro e comunicazione per i 1.200
studenti provenienti da 50 paesi diversi. La potenza di questo edificio resiede
negli spazi esterni le aule che possono essere utilizzati come conessioni tra i
piani ed anche come spazi per il tempo libero. L'ampio atrio è sezionato da
numerosi ponti che offrono posti per sedere o scrivere, in modo che la
circolazione e la permanenza sono intensificati nello stesso luogo. Questo
progetto può essere visto come una metafora della città dove l'area sociale ha
un carattere di piazza che unisce la facilità della mobilità con un numero di
interessanti aree dove gli studenti trascorrono e possono rimanere tra e dopo
le lezioni. Il concetto di piazza vissuta si basa sull'idea che i residenti hanno
qualcosa in comune, che hanno reciproche aspettative, se non altro sono
consapevoli che hanno bisogno l’uno dell’altro.33
Nel secondo caso, la piazza assume una posizione poco convenzionale. In
generale, il progetto può essere visto come un unico edificio diviso in due
parti: la copertura e la base. Nella copertura ci sono le residenze dell’albergo
mentre sotto ci sono gli spazi di conferenza, bar, casinò, cinema, discoteca e
piscina. Insieme, queste parti creano una grande piazza – o spazio “in-
between” – coperta che serve come spazio relax da dove si può contemplare
il paesaggio fuori, però nello stesso tempo è un elemento che organizza e
distribuisce le funzioni. Secondo Zuddas34
il progetto è una soluzione ideale
dell’aggruppamento della vita colletiva con la privacy. La decisione di
mettere un spazio colletivo tra le funzioni è il punto chiave di questo edificio
e rivela due aspetti interessanti: il primo é che lo spazio colletivo ha la stessa
area dello spazio di abitazione, permettendo un cancellamento della gerarchia
d’importanza tra publico e privato. Il secondo aspetto è che l’architetto
lavora in un modo molto tradizionale conosciuto dagli architetti moderni:
stacca il volume residenziale dal suolo lasciando il piano terra libero. Ma in
questo caso, al contrario dei progetti del secolo scorso, il piano terra non è
solo un spazio libero, ma un’elemento strutturante tutto l’edificio. Nella
piazza di Koolhaas, lo spazio è attivato per le attività che si manifestano
come un pezzo “caduto” dalla copertura o una emergenza del piano
interrato.
33 HERTZBERGER, Herman. Lições de Arquitetura, 1999. Pg 41. In OLIVÉRIO, Maria
Cristina Motta. Pg. 54. 34 ZUDDAS, Francesco; PUDDU, Sabrina. The Good [Collective] Life: A typological
exploration for contemporary living. 2008. Pg. 7.
CIRCOLAZIONE INDIPENDENTE
Come detto prima, queste categorie di principi spaziali non hanno un intento
di qualificare le soluzioni come più o meno in grado di generare spazi
collettivi. Però, il principio della circolazione independente può esse
considerato (tra questi qui analizzati) il più “delicato”. Questo, voglio
ricordare, non stabilisce la sua capacità di creare qualità nei diversi progetti
in cui è applicato. In questo principio le diverse funzioni condividono una
vicinanza, però gli spazi e percorsi tra appartamenti e/o ufici sono poco
esplorati. Il primo caso di questo gruppo è l’edificio Silodam del studio
MVRDV, costruito nel 1995 ad Amsterdam. Il secondo caso è il progetto
Central St. Giles Court dell’architetto italiano Renzo Piano in
collaborazione con lo studio Fletcher Priest Architects, costruito nel 2010
a Londra.
Forse il Silodam è l'edificio (in questa ricerca) che ospita il maggior numero
di funzioni. Aree di lavoro, commercio, spazi collettivi, sono disposte in un
edificio di dieci piani nella zona del porto. Gli appartamenti di varie tipologie
e dimensioni sono organizzati in piccoli quartieri da 4 a 8 unità. In tutto ci
sono 24 diversi tipi di appartamenti che vengono distribuiti da un sistema di
corridoi, gallerie, camminamenti e scale. Con questi mezzi, gli abitanti
possono passare attraverso ogni picollo quartiere, attraversare il cuore
dell'edificio e scendere giù al porto per un sistema di circolazione molto
dinamico. Il progetto è una risposta al paradigmatico modello di Le
Corbusier. Però, mentre a Marsiglia le abitazioni sono organizzate in corridoi
quasi identici, ad Amsterdam, MVRDV gestisce il sistema di accesso che
funziona a volte come ramo, altre come ponte, altre come corridoio, altre
come passaggio. In questo caso il sistema di distribuzione è molto definito e
non è necessariamente organizzato insieme agli spazi collettivi. È possibile
fare il percorso dal piano terra fino al ultimo piano senza attraversare altri
spazi. Se l’offerta degli spazi collettivi è abbastanza buona, la circolazione
independente in spazi chiusi e stretti non è un invito alla colletività.
Nel caso del progetto di Londra, l’edificio misto ospita ufici, abitazioni,
ristoranti e negozi intendendo creare un ambiente eterogeneo. Gli edifici,
disposti nel perimetro di una piazza centrale, hanno funzioni diverse e le
differenti atività non sono mischiate nello stesso volume, come è nel caso di
Amsterdam. Qui, la torre di abitazioni non ha un collegamento con le altre
torri che non sia atraverso il piano terra ed ogni volume ha un sistema di
circolazione verticale independente. Perciò, anche se questo progetto è un
esempio di come mischiare differenti funzioni, il contatto sociale tra gli
utenti è poco esplorato. Nel caso del Silodam, una doca nel piano terra crea
un ambiente pieno di possibilità d’uso e qui la piazza centrale è interpretata
come un grande salone della città. Anche se nella torre non ci sono spazi
collettivi, il contatto visuale tra le persone è molto forte, vista la vicinanza tra
le torri.
3.1 Edificio città?
Evidentemente, un edificio città del secolo XXI non intende essere una
riproduzione dei paradigmatici modelli del secolo scorso, come l’Unité di
Marsiglia. Allo stesso modo, non possiamo sostenere che i principi applicati
negli edifici con un programma pubblico o culturale possano essere utilizzati
totalmenti negli edifici di abitazione. Pertanto, i principi spaziali studiati
sono stati reinterpretati – in accordo con il contesto sociale ed urbano della
città di San Paolo – e in seguito applicati nel progetto. Qui sono presentati tre
concetti fondamentali su cui l’edificio città è stato basato. Sicuramente,
queste non sono gli unici concetti su cui un progetto del genere può essere
pensato, però, secondo questa tesi, questi sono alcuni dei più importanti ed è
su loro che il progetto è sviluppato.
Il primo concetto che sostiene questa tesi è l’offerta del maggior numero
possibile di varietà abitative, di modo che i diversi nuclei familiari possano
avere l’opportunità di abitare o lavorare nell’edificio. Le differenze tra le
unita sono concentrate soprattutto nella dimensione e nella possibilità di
aggiungere uma stanza in più. Questa riverca sostiene che una caratteristica
molto importante del progetto è la flessibilità dell’aloggio che può aumentare
o diminurre la sua area in accordo con le eventualità o necessità della vita.
Questa flessibilità permette che ogni unità abbia un disegno molto simile e
modulare e che gli spazi aggregati possano comprire il proprio ruolo senza
pregiudicare l’integrità del piano o del prospetto. La soluzione è basata nel
progetto di Riken Yamamoto, Shinonome Canal Court Block 1, che già
abbiamo visto prima. L’obbietivo di questa soluzione è offrire la possibilita
della mixité sociale e funzionale nella scala dell’edificio.
Il secono riguarda la possibilità di un sistema di circolazione che aggiunga
nel suo percorso spazi che possono essere utilizzati in diverso modo. Essere
dinamico non significa necessariamente che il percorso tra il piano terra e
l’ultimo piano sia un’avventura piena di sfide. Un sistema di circolazione
dinamico cerca di cambiare la soluzione che organizza gli appartamenti
intorno alle scale tradizionali o a corridoi monotoni, anche se questi siano
staccati l’uno dall’altro. Dare valore a uno spazio di circolazione e rompere
con la logica che impone il carattere di non permanenza del corridoio può
essere un modo di invitare gli utenti alle esperienze collettive e di
conseguenza, servire come un esercizio alla tolleranza. In alcuni casi, la
soluzione di corridoio può essere cancellata, oppure può venire
accompagnata dagli spazi collettivi. Esempi di progetti che adottano questo
principio sono: Rolex Learning Center dello studio giaponese SANAA o la
sede della ABN AMRO dello studio Neutelings Riedijik.
L’ultimo concetto – non meno importante – è la possibilità di offrire spazzi
pubblici generando un punto di interesse nella scala della città. Questo è un
modo di attrarre la città all’interno dell’edificio ed evitare che gli spazi
collettivi siano ocupati soltanto dagli stessi abitanti. Trasformare l’edificio in
una centralità urbana può contribuire alla vivacità degli spazi collettivi ed
aiutare nella controllo e permanenza di questo equipamento di interesse
colletivo. Il progetto dell’edificio città non può intendersi autonomo o
comportarsi come un corpo independente della città, visto che il suo
funzionamento dipende anche dal contesto. Questa soluzione cerca di creare
una mixité nella scala maggiore della città e ha come esempio di progetto il
Linked Hybrid dell’architetto Steven Holl.
3.2 Riconoscimento dell’area
È almeno da vent’anni che i quartieri di Agua Branca e Barra Funda sono
oggetto di studi e proposte da parte del governo municipale. Lo scopo del
masterplan del 1985 ha indicato come potenziale dell’area la realizzazione di
un intervento urbano pubblico. Da quel momento, un numero crescente di
tesi di ricerca e progetti sono stati realizzati dagli architetti, urbanisti e
studiosi provenienti da altre aree. La limitazione di questo lavoro non
consente una ricostruzione storica completa e dettagliata del quartiere, quindi
vi presentiamo qui una breve analisi storica del sito in relazione alla città di
São Paulo, per una comprensione dello sviluppo del progetto.
Questa zona della città, delimitata dalle vie Francesco Matarazzo, Carlos
Vicari, Guaicurus e Clelia, e il viale di Santa Marina, inizia ad essere
chiamato "Agua Branca" nella metà del XIX secolo. In quest’epoca, molte
aziende hanno occupato l’area per due motivi principali: Il primo è la
vicinanza con il fiume Tietê che forniva acqua alle proprietà e secondo
perché la strada che collegava San Paolo a Jundiaí passava nell’area e
contribuiva ad una migliore circolazione dei prodotti. Oltre a questi due
fattori, la prima ferrovia paulista costruita nel 1867 dal São Paulo Railway,
con percorso Santos-Jundiaí, ha ulteriormente contribuito all’ocupazione di
quest’area dopo la costruzione della stazione Agua Branca. Ancora durante
questo periodo, la denominazione "Agua Branca" denotava una semplice
zona rurale a ovest della città di São Paulo
Limiti del quartiere di Àgua Branca. e carta della linea della ferrovia Santos – Jundiaí.
L’inizio dell’occupazione dell’area e la conseguente parcellizzazione del
suolo sono avvengono dopo il 1880. Questo movimento di urbanizazione è
accompagnato dall'installazione di molte fabbriche, motivata dalla
disponibilità di ampi terreni pianeggianti, poco costosi, e in particolare dalla
presenza della ferrovia, che a quel tempo era il mezzo principale di trasporto
a lunga distanza. Con l'avanzare dell’industrializzazione, l'area è incorporata
gradualmente alla città di San Paolo iniziando il processo di occupazione
fatta principalmente dagli immigranti. Come abbiamo visto prima, in questo
periodo vengono costruite abitazioni per i lavoratori delle fabriche.
Dalla metà del XX secolo, tuttavia, l’urbanizzazione assume una nuova
dimensione con la formazione della metropoli e, di conseguenza, il quartiere
riveste nuove funzioni, forme e strutture. L'area subisce un processo di
deindustrializzazione e un avanzamento parallelo del settore terziario.
Tuttavia, anche dopo lo svuotamento industriale – a parte le ville operaie, la
zona è rimasta scarsamente popolata per lungo tempo a causa delle barriere
create dal canale del fiume Tietê e dalla ferrovia. Nel frattempo, a sud delle
linee ferroviarie, sono stati creati i quartieri residenziali di Pompeia e
Perdizes; a nord, tra la ferrovia e il fiume, predominavano i capannoni
industriali abandonati in grandi terreni poco lottizati, con un basso tasso di
utilizzo dell’area.
Tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70 sono stati realizatti progetti di
infrastrutture stradali con l'intenzione di collegare i quartieri nell’asse nord-
sud. Alla fine degli anni '70, un grande viale è stato progettato per collegare
la zona in direzione est-ovest con la Barra Funda e Bom Retiro. Durante tutto
il 1980 la costruzione del terminal intermodale di Barra Funda ha ampliato la
condizione di accessibilità della regione con i mezzi pubblici ad alta capacità.
Tuttavia, ancora oggi, la zona è limitata e poco accessibile dal punto di vista
pedonale. Molti terreni restanti dalla retificazione del fiume negli anni 70
sono di dominio comunale e rimangono sottoutilizzati o ceduti a terzi.
Negli ultimi due decenni, grande imprese pubbliche e private si stabilirono
nella area: il Memoriale dell'America Latina; il SESC; il Foro Penale;
Università UNINOVE; un insieme di uffici che formano il cosiddetto Agua
Branca World Centre; Paulista University – UNIP; Tribunale Regionale -
TRT. L'implementazione di questi progetti, dimostrando il potenziale della
regione, sostanzialmente cambiano le sue dinamiche e sottolineano la
necessità di un'azione comune per aggiornare questo territorio,
attualizzandone le infrastrutture locali, collegando le zone isolate agli spazi
pubblici e alle attrezzature, proponendo un coordinamento urbano che
anticipe l'occupazione indiscriminata del restante vuoto per garantire la
coerenza ambientale, la diversità sociale e la molteplicità delle attività urbane
richieste nel concorso Bairro Novo.
3.3 Progetto
Il progetto dell’edificio città a San Paolo parte del masterplan che è stato
sviluppato durante il workshop: Abitare nel XXI secolo, Operação Urbana
Consorsiada Àgua Branca, nella Facoltà di Architettura ed Urbanistica della
Università Presbiteriana Mackenzie, São Paulo.
Il primo aspetto importante su questo masterplan viene del riconoscimento
territoriale e della identificazione di utilizo del terreno. Nell’imagine sopra, il
grigio scuro evidenzia le aree che sono maggioritariamente di uso
abitazionale. Di conseguenza, il grigio chiaro ci fa vedere dove sono se aree
con utilizo industriale di bassa densità.
La strategia di progetto al livello del masterplan cerca di lavorare su un
sistema di mobilità, creando collegamenti nel senso nord-sud. Questi assi
collegano soprattutto le aree di abitazioni esistente e i punti principali del
sistema di trasporto pubblico. Ogni asse creato è stato studiato per seguire i
disegni dei canali che arrivano al fiume Tietê, che sono oggi nascoscoti e
alcuni, purtroppo, chiusi e sototerranei. L’idea iniziale è che questi assi nord-
sud siano percorsi pedonali e ciclabile e che aggiungano al lungo del
percorso una serie di servizi, abitazioni ed spazi colletivi.
Insieme a quessti assi, alcuni terreni vuoti localizzati al lungo del percoso
sono destinati come area per trattamento e contenzione delle acque della
pioggia. Perciò, alcune vasche di grandi dimensioni e collegate diretamente
con i canali sono pensate come una soluzione infrastrutturale con potenziale
paesaggistico. Per aumentare questo potenziale e creare un punto centrale nel
percorso, insieme a queste vasche sono progetatti edifici che hanno un
rapporto direto con l’aqcua e con il percorso. Questi edifici possono essere
destinati al utilizo pubblico ed abitazionale.
Dei cinque percorsi creati, tre collegano la popolazione dei quartieri alla
fermata di un sistema di mobilità fluviale che è pensato come alternativa al
trasporto metropolitano. Il tema del trasporto fluviale esige un
approfondamento che non ci sta nella dimensione di questa tesi, però, è
importante chiarire che il proggeto dell’edificio città è parte anche del
sistema fluviale della città.
Questa soluzione permete che il volume di trasporto individuale, che oggi è
fatto attraverso delle 22 corsie nella autostrada marginale al fiume, possa
essere ridotto a 2/3. Insieme a questo, una linea di tram che percorre la
margine del fiume, con fermate a ogni incrocio dei percorsi, è pensata come
appoggio del sistema fluviale e può sostituire altro 1/3 del flusso delle
autostrada. Una parte dell’autostrada è posta sototerra e serve come via di
colegamento al flusso che vieni dell’interno della provincia. Nella sezione
sotto è possibile vedere la vasca con l’edificio alla sinistra, il percorso ed a
destra il fiume con le corsie sotterrane.
Uno dei questi canale è stato scelto como area per approfondimento del
progetto. A nord del fiume, questo percorso ha una distanzia di 1km tra il
terreno di progetto e il fiume Tietê. Al lungo del tragitto, il canale è sotterrato
per più o meno 200 metri, e in alcune parte è chiuso da muri o sopra
occupato di favelas.
Al’inizio, “salendo” nella direzione nord, il percorso parte de una fermata di
ferry, passando per una piazza aperta e libera e afianco, nella diagonale, un
lungo camino verde affiando al canale invita a un percorso che porterà al
edificio città. Questo percorso cerca di creare un raporto diritto con il canale
e con il verde e mentre se camina, alcuni edifici che avevano un muro di
sfondo in cui se poteva creare un nuovo fronte possono essere risttruturati e
utilizati come comercio e abitazione, portando al percorso movimento
durante la giornata e notte.
Mille metri dopo l’inizio del tragitto il isolato dove si trova l’edificio si trova
a destra del canale. Afianco all’isolatolo a destra, ci sono edifici rezidenziale
del tipo condominio chiusi da muri; a nord, una torre di linea di trasmissione;
a ovest, un grande terreno con 3 edifici di una industria, e a sud abitazione di
uno o due piani.
Di modo generale, il progetto è formato per tre elementi marcanti. Il primo,
al piano terra, è una grande piscina pubblica che aprofitta la vasca come
elemento della atività ludica nella città. Il secondo sono 4 torre che ospitano
abitazione, comercio, spazzi comune e un sistema di circolazione. L’ultimo
elemmento è una grande piastra appoggiata nel 17mo piano sostenuta che
ospita un grande spazio pubblico con ristoranti, negozi, cinema, atelier, uffici
ed abitazione.
Nel piano terra, piano della città, la vasca che a priori è stata pensada come
soluzione infrastrutturale riceve un progetto di piscina urbana. In totale sono
tre piscine circundate di un percorso in legno rialzato del livello della
marciapiede. Questo percorso ora è a terra, ora avanza nella acqua
atravessando la piscina e colegando le due lati del isolato. L’acesso all’acqua
è fatto por una grande rampa nella face est e gradoni nella face ovest.
La estremità nord e sud del terreno non sono ocupati per l’acqua perche sotto
ci sono parcheggi colegatti con con le 4 torre. Come risultato, due grande
piazze secche e coperte vengono come un spazio intermedio tra le piscine e
le due strade di movimento più intenso. In tutte le torri, il piano terra è
riservato a commercio e bar che cercano di creare movimento vicino alla
strada.
Come abbiamo visto prima, l’edificio città qui progettato è basato in 3
concetti. IL primo riguarda alla oferta di una varietà abitative che ha come
obietivo stimulare a convivenzia dei diversi nuclei familiare. Il secondo
riguarda a possibilita di una circolazione dentro del edificio che permeta la
scoperta dei spazzi comuni. L’ultimo concetto riguarda alla importanzia della
offerta di servizi per la città come forma di invito al utilizo agli altri che non
vivono nel edificio.
varietà abitative
I 21 alloggi diversi che sono stati progettati partono di 4 unità principali. La
prima é una camara singola per un studente, la seconda un monolocale, la
terza un apartamento di una stanza e la quarta una unità di abitazione sociale.
Partendo di ogni unoi, altri alloggi sono sviluppati e possono arrivare fino a
appartamenti duplex o triplex. Tutte le unità hanno una modulazione multipla
di 3 nel senso longitudinale permetendo che la strutura del edificio sia
sempre la stessa indipententemente del tipo di unità che ci sia in ogni
pavimento.
La camera singola per studenti (verde) è una stanza di 10m2 con un bagno
condiviso a un’altra camara afianco. Il bagno con due porte permete un
acesso da dentro della stanza, mentre La cucina, il soggiorno e la lavanderia
ocupano un’area nel stesso pavimento, è condivisa tra ogni 6 studenti e il
acesso è fatto dal balatoio.
La stanza monolocale (giallo) di 25m2 serve come punto di partenza allle
altre 4 unità di modo che gni cambiamento offre una stanza in più nello
stesso pavimento o nel pavimento superiore. Questo, altera il monolocale in
un duplex di 41m2 o triplex di 58m2 e le stanze che sono aggiunta possono
essere utilizzate come dormitorio, come negozio o come area di lavoro. Due
di queste stanze hanno un acesso indepente verso il balatoio del pavimento
inferiore o superiore.
I sei tipi di stanze medie (azurro) variano tra 36m2 e 73m2 e possono essere
simples o duplex. L’alloggio di 36m2 ha una stanza mentre il di 55m2 ha
due e 73m2 tre stanze. Anche in questo caso le camere aggiunte hanno un
acesso independente alternativo nel pavimento cuperiore o inferiore
L’ultima varietà, dei alloggi grandi (rosso) inizia con un alloggio di 50m2
che può essere utilizato come abitazione di interesse sociale. Partendo di
questo disegno, altri otto alloggi possono essere prodotti aumentando l’area
di ogni unità a 50m2, 68m2, 74m2, 86m2, 96m2 e 116m2. L’unita che inizia
simples può diventarsi in duplex e triplex.
I piani delle torre possono contenere abitazione, negozi, picolle piazze e
lavanderia comune distribuiti di modo aleatorio cercando sempre di avicinare
i tipi diversi di unità per creare il massimo possibilibe di etereogeneità dei
nuclei familiare. Questi allogi sono acessibili attraverso un sistema di
circolazione formato da ascensori, scale e scale mobile che verà spiegato
meglio nel prossimo tema.
Un aspetto rilevante di queste unità è che la stanza aggiunta può servire come
spazio commerciale o ufficio. Questa soluzione possibilita che gli abitanti
dell’edificio abbiano la possibilità di lavorare vicini a casa ed anche
potenziare gli aspetti economici dei residenti. Il sistema strutturale con
pilastre ogni sei metri permete una configurazione diversa nei piani senza
pregiudicare la unità del prospetto. Un solaio rialzato possibilita che il
sistema idraulico cambi e di conseguenza i bagni possono essere spostati.
sistema di circolazione
Nel sistema di circolazione tradizionale degli edifici rezidenziale, l’ascensore
è il principale mezzo di mobilità. Però, in questo progetto, il sistema di
circolazione è pensato come un elemento importante nella dinamica sociale
del’edificio e perciò propone un cambiamento del’acesso diritto, veloce e
chiuso del ascensore per un percorso contemplativo delle scale mobil
invitando gli utenti al percorso tra i vuoti fino alla piastra publica nel piano
17.
I percorsi dei residenti e visitatori dell’edificio città permettono un
avicinamento delle persone quando propone che il flusso pesante delle
persone sia fatto nelle scale mobile anzichè ascensori. Il primo schema
evvidenzia il percorso in cui i visitatori fanno attraverso le scale mobile, e
come questo tragitto si raporta con il secondo percorso. I residenti, che non
vogliano fare un percorso contemplativo ogni giorno, hanno la possibilità di
percorrere l’edificio atraverso gli ascensori che arrivno in tutti i piani.
Però, la privacy dei residenti è garantita per una restrizione di acesso che non
è la soluzione della chiusura dei portone. Qui, i visitatori possono percorrere
apena i piani di uso predominante comerciale visto che le scale mobile, che
cuciano tra dentro e fuori dell’edificio, portano i utenti a balatoi intercalati.
Questo evita che il percorso lento e contemplativo dei visitatori disturbe il
percorso di ogni giorno dei residenti. Per equilibrare questa divisione di
flusso, una rientranza del balatoio dei residenti è creato possibilitando un
contato visuale più forte e diritto.
spazzi pubblici
Una delle cose più importante da evirtare è che un edificio città funzione
come un sistema chiuso e non abbia la possibilità di stimolare un convivio
con gli abitanti della città che esiste fuori dell’edificio. Per questo, una
grande piazza con equipamenti pubblici e spazzi per eventi è stata pensata
come forma di atrairre un grande numero di persone.
Però, l’idea di creare un spazio al piano terra non sembr una soluzione ideale
ad un’edificio che cerca di promovere la mixitè sociale. Per questo, la piazza
qui è posta nell’alto come tentativo di invitare tutti ad un percorso che supera
il piano terra e possibilita una interazione reale del edificio con la città. Nella
prossima pagina il primo disegno è un impianto dove si vede la piazza e na
pagina seguinte, una pianta del pavimento 17, sotto la piazza.
Appoggiare la piazza nei quatro edifici ha richiesto una soluzione strutturale
poco convenzionale. La distanza tra le torre arriva aa 70 metri e gli aggetti
arrivano a 45 metri. Per questo, quatro travi longitudinali della lunghezza
della piazza sono appoggiate paralelamente nelle quatro torri superando la
luce tra loro permetendo che il aggetto sia meno di 1/3 della lunghezza totale
dellae travi. Queste 4 trave di lunga distanza sono contraventate por altre 4
travi trasversali che chiudano il perimetro della piazza e raforzano la
struttura.
Le travi sono in acciaio, hanno moduli con una proporzione di 6mx6m che
possibilita ospedare due piani. Al centro, travi trasversali sono disposte ongi
12 metri e chiudono la struttura principale. La carga generata per questa
struttura è scaricata in 4 muri portanti di dimensioni 24x2 che a volte sono
bucati; il corpo scala e corpo ascensore aiutanno a raforzare questo muro.
4. CONSIDERAZIONI FINALI
Durante questo percorso di ricerca, mentre il tema della mixitè ed il progetto
dell’edificio città sono stati sviluppati, alcune riflessioni sono venute e
anzichè chiudere questo processo, ci sfidano a iniziare altre percorsi di
aprofondimento su ogni tema. Cioè, le considerazioni che sono poste adesso
sono il punto di partenza di un longo percorso.
Anzi tutto, anche se il punto centrale di questa tese è rispondere alla
domanda su cosa sia abitare nel XXI secolo nella città di San Paolo, l’aspetto
più importante da chiarire è che noi architetti abbiamo un ruolo sociale nella
costruzione della città e non possiamo, in nessum modo, dimenticarci delle
conseguenze che vengono prodotte in ogni segno del nostro lavoro.
Ad ogni modo, ci sono questioni pratiche nella nostra pratica che possono
contribuire pnel svilupo del XXI secolo. La prima sarebbe non dimenticarsi
che abitazione non è un concetto che riguarda soltanto alla residenza, ma
anche e forse soprattutto al raporto della residenza con l’infrastruttura della
città. Da molto tempo che l’abitazione non è una semplie protezione dalle
intemperie, però purtroppo ancora oggi abbiamo questo tipo di ragionamento
da parte dei architetti.
L’afrontamento dei problemi abitativi del XXI secolo può sugerire diversi
risposte ed una abbiamo visto in questa tesi. Pensare nella città del XXI
secolo come luogo di agregazione sociale è una sfida urgente, soprattutto nei
paesi in via di sviluppo. Perciò, i principi spaziali che traducano il conceto
della mixitè è una ferramenta di molta eficaccia nel confronto della logica
segrgazionista della città contemporanea.
Abitare nel XXI secolo a San Paolo è riconoscere che i problemi urbani di un
quartieri nascosto nella periferia povera, riguardano a tutta la città e non
apena a chi soffre le conseguenze diritte. Allontanarsi fisicamente della città
povera non risponde ai problemi, anzi, contribuisce per una falsa impressione
di soluzione.
Quindi, la via di uscita dei problemi sociale della città può venire di una
strategia spaziale che cerca di creare eterogeneità funzionale e sociale.
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