COS'E' VERAMENTE IL TERRORISMO

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1 COS’E’ VERAMENTE IL TERRORISMO? Di Antonella Randazzo

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COS’E’ VERAMENTE IL TERRORISMO?

Di Antonella Randazzo

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In particolare dopo l'11 settembre 2001, gli Usa hanno chiesto aiuto al mondo intero per combattere il "terrorismo", e hanno fortemente armato le milizie di molti Paesi. Ma cos’è davvero il “terrorismo”? Dobbiamo credere che si tratti di milizie “irrazionali” che nessun esercito potentissimo è in grado di sconfiggere? Questa "lotta al terrorismo" appare sempre più assurda e piena di contraddizioni. Fu Bush junior a parlare di “asse del male" (Axis of Evil), ad intendere i paesi nemici dagli Usa, che avrebbero la responsabilità di sostenere il "terrorismo". Ma dopo anni di “lotta al terrorismo” si può constatare che le persone colpite sono persone comuni, e a causa del “terrorismo” le truppe statunitensi hanno potuto giustificare occupazioni militari e repressioni. Attualmente il terrorismo agisce soprattutto nei paesi in cui negli ultimi dieci anni la povertà è cresciuta, come l'India, l'Indonesia, la Thailandia, la Birmania, l’Afghanistan, l’Iraq, la Turchia, l'Egitto e molti altri, e uccide persone povere che si ribellano al potere ingiusto e corrotto. Molti di questi attentati non sono stati nemmeno notificati nei media occidentali, anche quando i morti erano centinaia. Tutto questo ha suggerito a molti studiosi che il significato di “terrorismo” che ci proviene da fonti ufficiali è talvolta mistificato e di certo non chiaro e completo. In questo contesto proveremo a chiarire il vero significato del fenomeno terroristico, tenendo conto delle prove documentali e degli eventi storici che non molte persone conoscono nella loro veridicità. Una definizione precisa del terrorismo fu data dal segretario di Stato di Ronald Reagan, George Shultz: "il terrorismo è una guerra contro i cittadini comuni".1 La motivazione principale della guerra al "terrorismo globale", deriva dalla convinzione espressa dal consigliere di Madeleine Albright, Thomas Friedman: "Washington sa che, senza la sua egemonia militare, l'America non può costringere il mondo a finanziare il suo deficit di risparmio,

1 Chomsky Noam, Egemonia o sopravvivenza. I rischi del dominio globale americano, Marco Tropea Editore, Milano 2005, p. 104.

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condizione essenziale per il mantenimento artificiale della propria posizione economica".2 Il mezzo per mantenere l'egemonia Usa è dunque l'uso della forza; una forza sorretta dall'idea che si è sempre e comunque nel giusto, per il semplice fatto di essere militarmente forti. Nel dicembre del 2001, furono presentati a Strasburgo documenti3 che provavano il collegamento fra Governo di transizione nazionale (Tng) della Somalia e l'organizzazione terroristica affiliata ad Al Qaeda Al Ittihad. L'europarlamentare Cristiana Muscardini presentò questi documenti al Consiglio dell'Unione Europea ed al governo italiano affinché si "faccia luce sulla fondatezza di questi documenti" che proverebbero l'implicazione degli Usa nei crimini commessi in Somalia. Almeno due ministri risultarono collegati ad organizzazioni terroristiche, oltre a diversi viceministri e deputati. Si trattava del ministro per la zootecnica Abdulwahab Mohamed e del ministro della Giustizia Mohammed Omar. Anche alcuni imprenditori, come Abokar Omar Aden (proprietario dell'hotel Ramadan sede del governo Tng e di Air Somalia) erano implicati nell'organizzazione terroristica. Altre organizzazioni terroristiche, come Al-Islah, e Al-Hijra si erano infiltrate in Somalia per contrastare il potere delle organizzazioni islamiche. Queste organizzazioni terroristiche risultavano sostenute dal presidente ad interim del Tgn e da importanti uomini d'affari locali e stranieri. Esse si appoggiano a banche che hanno le sedi centrali in Occidente, soprattutto in Inghilterra. Ad esempio, la Dahab Shiil e Al Barakat. Il caso somalo rientra nei tanti casi in cui i terroristi vengono utilizzati per imporre un assetto basato sulla paura e sulla forza, impedendo ogni ribellione. Nel 2006, l'Etiopia bombarda e aggredisce la Somalia, ma le organizzazioni internazionali e l'Unione Europea non sollevano alcuna condanna. La motivazione della guerra sembra valida a tutti: combattere Al Qaeda. Ma si trattava davvero di combattere il terrorismo? Gli

2 Cit. Samir Amin, "La Strategia del pugno invisibile", Il manifesto, 29 aprile 1999. Vedi anche Times, 28 marzo 1999. 3 Fonte: Nut/Pe/Adnkronos, 12 dicembre 2001.

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aggressori erano personaggi spietati, che non avevano certo a cuore la “protezione” dei popoli contro il “terrorismo”. Il presidente etiope Meles Zenawi era finanziato e sostenuto dalle autorità statunitensi, con la scusa di "combattere il terrorismo". Il suo governo era disposto ad uccidere senza pietà gli etiopici dissidenti che lottavano contro il regime. Migliaia di dissidenti furono uccisi, e almeno 50.000 furono imprigionati nei campi di concentramento come quello di Dedesa. Il "terrorismo" che Zenawi diceva di dover combattere consisteva nei fatti nella possibilità di reprimere i cittadini del proprio Paese e di aggredire la Somalia. Messo alle strette dalle rivelazioni di cittadini somali e di rappresentanti delle Corti islamiche, Zenawi confessò di scatenare le truppe etiopiche contro la Somalia, sostenendo di essere "costretto". Zenawi era dunque finanziato dagli Usa per impedire l’autodeterminazione della Somalia, e questo veniva giustificato agli occhi della comunità internazionale come “lotta al terrorismo”. Ma è ovvio che un’aggressione contro un popolo o un’occupazione militare non possono essere “lotta al terrorismo”. Gli Usa utilizzano la "guerra al terrorismo" per intervenire ovunque e contro chiunque ostacoli i loro interessi e il loro dominio. Quando si tratta di fare chiarezza su chi effettivamente produce "terrorismo", Washington si oppone in maniera decisa. Già nel dicembre del 1987 l'Assemblea dell'Onu aveva elaborato una risoluzione per avviare indagini e capire cosa effettivamente è "terrorismo" e chi lo finanzia e lo attua. La Risoluzione Onu prevedeva misure per la prevenzione del terrorismo internazionale e un tavolo di studio che facesse luce sulle cause del terrorismo, e che definisse cosa si deve intendere per "terrorismo", per poterlo distinguere dalle lotte dei popoli per i diritti. Si trattava cioè di affrontare concretamente e razionalmente il problema, senza vederlo come un male misterioso e oscuro. Ciò è stato impedito dagli Usa e da Israele, che hanno preferito appoggiare altre risoluzioni dell'Onu assai più blande verso la lotta al terrorismo. La Risoluzione 49/60 del 9 dicembre 1994 pose alcune misure per eliminare il terrorismo internazionale, mentre la Risoluzione 51/210 del 17 dicembre 1996 dell’Assemblea generale dell’Onu istituì un comitato per trovare accordi nella lotta al terrorismo. L'attenzione venne spostata dal capire approfonditamente il fenomeno al controllo dei finanziamenti alle attività terroristiche, ma di fatto anche queste misure non sono mai state applicate. Attualmente, la lotta al terrorismo delle risoluzioni Onu è più una dichiarazione d'intenti che non una realtà.

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Attraverso l'Isi (servizi segreti pachistani), la Cia ha costruito organizzazioni terroristiche estremamente efficienti e potenti, che cooptano la disperazione degli islamici all'interno di un progetto tanto distruttivo quanto pazzesco: una Jihad per l'interesse dell'egemonia americana nel mondo, mascherata da lotta per il potere islamico. La Cia ha costruito il "mostro internazionale" contro cui accanirsi e poter giustificare ogni crimine: Al Qaeda. I mezzi e i metodi che Al Qaeda utilizza sono gli stessi utilizzati dalla Cia: la sua azione è globale e si vale delle tecnologie più avanzate. Al Qaeda è stata sconfessata da tutte le organizzazioni islamiche ufficiali, ma non se ne cura perché il suo scopo è quello di far presa sulle masse diseredate, sugli emarginati, per illuderli di poter sfidare l'imperialismo crudele che li costringe a vivere in miseria. Ma in realtà uccide soprattutto poveri e musulmani. Al Qaeda ha dato un importante contributo nella lotta contro i movimenti socialisti in Asia. Grazie alla sua stretta collaborazione con la Cia, le rivendicazioni e le lotte dei popoli per la libertà e la democrazia, in Afghanistan, in Pakistan, in Indonesia, in Algeria, nello Yemen, nelle Filippine e in altri luoghi, subirono massicce repressioni. Ovunque vi fosse bisogno di reprimere duramente il popolo per riprendere pieno potere e gestire liberamente i propri interessi, gli Usa addestrarono e utilizzarono esponenti di Al Qaeda. Nei paesi musulmani l'estremismo wahabita viene propagandato per arruolare mujaheddin. Le reti di Al Qaeda sono da sempre finanziate soprattutto dall'Arabia Saudita e dagli Stati Uniti. Il giornalista Richard Labevière, nel suo libro Dollars for Terror: The United States and Islam, osserva che l'Arabia Saudita finanzia il terrorismo, mentre gli Usa, attraverso i servizi segreti, proteggono gli esponenti di Al Qaeda e li utilizzano a seconda delle convenienze: “La diplomazia Usa ha l'abitudine di sfruttare i movimenti religiosi contro il comunismo e contro qualsiasi altro elemento che ostacoli le sue mire egemoniche (...). Dopo il crollo dell'impero sovietico, questa politica è proseguita senza grosse interruzioni fino alla guerra del Golfo. Questa iniziativa, volta principalmente a preservare le riserve petrolifere americane, ha provocato un violento trauma nel mondo arabo e musulmano. L'Islam militante ha iniziato a contestare l'autorità del suo protettivo "padre" (...). Gli attentati di Nairobi e di Dar es Salam (1998) fanno parte dell'attuale reazione ostile (comincia con l'attentato al WTC del 1993). Poco dopo la guerra del Golfo, l'islam militante si è ribellato al

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suo principale creatore che, nonostante tutto, non ha abbandonato il suo atteggiamento paternalistico. Al contrario gli Usa, pur nello scomodo ruolo dell'aggressore aggredito, persistono senza tentennamenti a sostenere l'esplosione multiforme di un islam più aggressivo, i suoi eccessi estremistici e le sue reti finanziarie estremamente ramificate (quando non interamente fuse nei circuiti dell'economia legale)”.4 Anche lo studioso Nafeez M. Ahmed, dopo aver accuratamente esaminato molti casi specifici relativi al terrorismo, conclude affermando: “In tutti gli esempi qui considerati, Al Qaeda emerge non come un ‘nemico’ da combattere ed eliminare, ma piuttosto come una risorsa imprevedibile dell'intelligence che deve essere il più possibile tenuta sotto controllo, manipolata e inglobata per garantire fini strategici segreti”.5 Ahmed Mosaddeq è convinto che a tutt'oggi Al Qaeda venga utilizzata dai servizi segreti americani, ad esempio nel Caucaso, in Algeria, in Afghanistan, in Iraq, in Birmania e in molti altri paesi. Secondo altri studiosi, anche le autorità inglesi sostengono attivamente il terrorismo. La rivista EIR ha denunciato più volte il coinvolgimento di Londra nel terrorismo islamico. Ad esempio, il 21 gennaio del 2000, presentò un documento di denuncia dal titolo "L'Inghilterra deve essere messa sulla lista degli stati che promuovono il terrorismo". Nel rapporto si diceva: “Il 10 novembre 1999 il governo russo aveva già presentato formale protesta diplomatica, attraverso la sua ambasciata a Londra, per gli attacchi ai giornalisti russi e per l'ospitalità concessa allo sceicco Omar Bakri Mohammd, capo di Al Muhajiroon, 'ala politica' dell'organizzazione di Bin Laden, che era il gruppo che reclutava musulmani in Inghilterra da mandare a combattere in Cecenia contro l'esercito russo. L'organizzazione di Bakri operava liberamente da uffici nel sobborgo londinese di Lee 4 Richard Labevière, Dollars for Terror: The United States and Islam, Algora Publishing, New York 2000, cit. in Ahmed Nafeez Mosaddeq, Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione "Indipendente" Usa sull'11 settembre e su Al Qaeda, Fazi Editore, Roma 2004, p. 74. 5 Ahmed Nafeez Mosaddeq, op. cit., p. 83.

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Valley -- due stanze in un centro informatico -- e gestivano una propria impresa di internet. Bakri ha ammesso che ufficiali militari 'in congedo' provvedono agli addestramenti delle nuove reclute a Lee Valley, prima di essere inviate nei campi in Afghanistan o Pakistan, o vengono fatti entrare clandestinamente direttamente in Cecenia”. Sono stati mandati in Somalia e in altri Paesi gruppi di integralisti finanziati dall'Arabia Saudita, dal Kuwait, dagli Emirati Arabi Uniti e dagli Usa. Scatenare il terrorismo serve a distruggere e a criminalizzare agli occhi dell'opinione pubblica i gruppi islamici che lottano per una Somalia libera dall'oppressione straniera. Le formazioni islamiche somale utilizzavano la Banca Islamica per poter finanziare la loro causa. Il gruppo di Islamic Banking (banche che seguono il modello islamico) ha un peso esiguo sul mercato finanziario, tuttavia è in netta crescita. Sempre più musulmani diventano clienti di queste banche, che seguono principi diversi rispetto alle banche occidentali. Anche diversi istituti finanziari occidentali, come la Dresdner, la Citibank e la Abn-Amro, hanno creato al loro interno rami aziendali che rispettano i principi della Shari’a. Gli Usa non sono disposti a lasciare che vengano gestiti capitali con regole diverse da quelle da loro imposte, e per questo hanno organizzato una campagna di criminalizzazione degli islamici attraverso la creazione del terrorismo internazionale. Tra il 1997 e il 2000, in Somalia, i gruppi islamici erano riusciti ad abbattere il governo del generale Mohamed Farah Aidid e avevano creato e finanziato un governo provvisorio (Governo Nazionale di Transizione, TNG), diretto dal Presidente ad interim Abdiqasim Salad Hassan, contro il quale gli Usa hanno scatenato vari gruppi armati, come l'Esercito di Resistenza Rahanwein (RRA) guidato da Hassan Mohamed Nur e sostenuto dall'Etiopia. Gli Usa hanno preferito devastare la Somalia sotto tutti i punti di vista, piuttosto che accettare un governo che sfuggiva al loro controllo. Sono state create bande di criminali, dediti a rapine, furti e stupri, mentre i signori della guerra facevano grossi affari con il traffico di qat (pianta euforizzante), di bestiame e di rifiuti tossici. La guerra perenne in Somalia ha permesso all'élite americana di portare avanti i propri interessi di raffinazione e di commercio petrolifero, e di incrementare i traffici di armi (a cui partecipa anche l'Italia). In Somalia le lotte violente finanziate dagli Usa hanno ucciso molti civili.

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Per capire il terrorismo occorre anche capire le politiche attuate nelle guerre afghane. In Afghanistan gli Usa crearono i combattenti mujaheddin, che poi utilizzarono in molte altre guerre. La loro presenza in Afghanistan risale al luglio del 1979, prima dell'intervento sovietico. Zbigniew Brzezinski6, allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale nell'amministrazione Carter, ammise che gli Usa avevano attuato in Afghanistan una serie di operazioni di sostegno ai mujaheddin, accrescendo le probabilità di un intervento russo. Gli Usa, grazie ad infiltrati e ai servizi segreti, si prodigarono ad accrescere i conflitti fra i diversi gruppi afghani e formarono loro stessi gruppi di mercenari combattenti affinché creassero problemi al governo afghano. Robert Gates, direttore della Cia in quel periodo, nel suo libro From the Shadows, parlò delle operazioni segrete degli Usa in Afghanistan nel 1979. La Cia non si limitò a creare destabilizzazione, ma pagò milioni di dollari affinché fosse rafforzato l'estremismo. Con dollari americani vennero pubblicati e diffusi nelle scuole molti libri che inneggiavano all'odio contro l'occidente e che creavano un nemico da combattere. A questo proposito, così scrisse il Washington Post del 23 marzo 2002: “Questi manuali zeppi di riferimenti al Jihad e di immagini di fucili, proiettili, soldati e mine sono alla base del programma scolastico nazionale. Anche i talebani hanno usato i libri pubblicati con i soldi americani (...). (libri che ) Hanno fomentato la violenza in un'intera generazione”.7 Il fanatismo e la violenza generata dai talebani foraggiati dagli Usa, scatenarono negli anni Novanta una guerra civile in Afghanistan. I talebani, grazie agli Usa, nel 1994, divennero la formazione politico-militare più forte, e alla fine degli anni Novanta devastarono il paese rendendolo sottomesso ad un estremismo violento e disumano. Nel 1996 i talebani si erano impadroniti di Kabul grazie all'aiuto della società petrolifera americana Unocal (Union Oil of California), della Cia e dei servizi segreti pakistani. Dal gennaio del 1980 gli Usa sostennero economicamente e militarmente il Pakistan, allo scopo di bloccare l'avanzata dell'Urss in Afghanistan. Nel 1987 gli Usa avevano dato alla 6 Ahmed Nafeez Mosaddeq, op. cit. pag. 14. 7 "From US, the ABC's Of Jihad. Violent Soviet-Era Textbooks Complicate Afghan Education Efforts", Washington Post, 23 marzo 2002.

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guerriglia circa 65000 tonnellate di armi e aiuti economici fino a 470 milioni di dollari. L'Isi aggiunse al suo staff ben 150.000 persone, grazie ai dollari americani, e costruì un'organizzazione segreta efficiente e potente, che finanziava cellule di al Qaeda ovunque. Nel 1989 le truppe sovietiche furono costrette al ritiro, e questa sconfitta contribuirà alla futura dissoluzione dell'Urss, obiettivo principale del potere americano. La partita principale si giocò quindi in Afghanistan, a danno del popolo afghano che, non colpevole di nulla, dovette subire veri e propri massacri. Il mondo assistette ignaro ai cambiamenti drammatici in atto in Afghanistan: nel 1993 è ormai un paese distrutto. Sarà diviso in diverse zone di influenza. Il Pakistan, grande produttore di oppio, voleva incrementare la produzione e il controllo su questa droga, e decise di organizzare in Afghanistan grandi piantagioni di oppio. La Cia approvò pienamente il progetto e l'Afghanistan diventò uno dei maggiori produttori di oppio.8 In Afghanistan, a partire dal luglio del 1979, la Cia iniziò ad organizzare l'esercito dei mujaheddin, per poter fare una grande guerra per procura, sul modello di quella organizzata nel Laos negli anni Sessanta e Settanta. La Cia preparò manuali operativi su cui si dovevano basare le nuove tecniche di arruolamento. Occorrevano ferventi predicatori, che convincessero molti giovani che Dio stesso li stava chiamando a combattere contro gli "invasori" russi. La paga era misera, all'incirca 10-20 dollari al mese, ma il premio ultraterreno oltremodo generoso: il paradiso. In un misto di inganno, mistificazione e licenza di commettere crimini, vennero addestrati centinaia di migliaia di combattenti per la jihad americana. I capi mujaheddin erano fanatici, spietati e sanguinari, e ricevevano grosse somme dalla Cia per arruolare e addestrare. Uno di loro, Gulbuddin Hekmatyar, nel 1986, fu invitato a Londra, e in quell'occasione il Primo ministro inglese Margareth Thatcher lo definì "combattente per la libertà".9

8 L'intervento degli Usa in Afghanistan nel 2001 aveva lo scopo di impedire ai talebani di continuare le loro politiche contro la produzione di droga. Nel 2001 la produzione di oppio era scesa del 90%, ma in seguito all'intervento americano i contadini ripresero a coltivare papaveri. Nel 2001 furono prodotte 185 tonnellate di oppiacei, mentre nel 2002, sotto il governo dell'ex agente Cia Hamid Karzai, si ebbero 3400 tonnellate di oppio. 9 Pilger John, I nuovi padroni del mondo, Fandango Libri, Roma 2002, p. 144.

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Gli Usa si valsero del governo pakistano e dei suoi servizi segreti (Isi), organizzati dalla Cia, per addestrare 100.000 militanti islamici, fra il 1982 e il 1992. Dal 1994 al 1998 il sostegno Usa ai talebani fu totale, e in cambio chiedevano la tutela dei loro interessi strategici ed economici in quell'area. Dal 1999 al 2000 il sostegno non era più totale, perché i talebani non obbedivano ciecamente a Washington e non riuscivano a sottomettere la popolazione. La Unocal voleva realizzare un oleodotto che arrivasse fino al Pakistan, passando attraverso il Turkmenistan e l'Afghanistan. Nell'estate del 1998 iniziò la costruzione, ma già nell'agosto i lavori si interruppero e la Unocal uscì dal Centgas, il consorzio creato per la costruzione delle condutture. Il progetto fallì per diversi motivi, soprattutto per la difficoltà a mantenere la sicurezza. Il Business Recorder del 24 marzo del 2000 scrisse: “Secondo quanto confidato al nostro giornale da fonti attendibili, la società americana (Unocal) starebbe trattando con le autorità locali perché venga garantita la sicurezza del suo personale impegnato sul suolo afghano. Un'operazione curiosa, quella dell'azienda, dato che l'Afghanistan, considerato un fiancheggiatore del terrorismo, è oggetto di pesanti sanzioni da parte delle Nazioni Unite”. I rapporti fra gli Usa e i talebani diventarono a dir poco ambigui e strani. La Enron stabilì stretti legami con i talebani per realizzare un oleodotto. Il paradosso fu che mentre Clinton bombardava l'Afghanistan, come presunto covo di bin Laden, la Enron foraggiava i talebani. Ufficialmente, già nel 1996, Osama bin Laden aveva trovato rifugio in Afghanistan e nell'agosto aveva iniziato la cosiddetta "guerra all'America". Nel novembre di quell'anno si ebbe un attentato terroristico in Arabia Saudita, che fece diciannove morti. Anche gli attentati del 23 febbraio del 1993 contro il World Trade Center, che uccisero 6 persone e ne ferirono più di 300, e del 1995 a Riad, furono collegati alla rete di bin Laden, ma come nulla fosse la Unocal e la Enron facevano affari con i talebani. Nel 2000 si hanno prove di sostegno ai talebani tramite l'Isi. Quindi, gli Usa, mentre ufficialmente criminalizzavano i talebani, di nascosto li finanziavano e facevano affari con loro. I media parlavano di una rottura fra i talebani e gli Usa, e di una conseguente "guerra terroristica" iniziata dai talebani delusi dagli Usa.

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Le autorità statunitensi iniziarono nel 2000 ad attuare misure contro l'Afghanistan. Il Toronto Sun scriveva il 4 dicembre del 2000: "Gli Stati Uniti misero in atto, contro l'Afghanistan devastato dalla guerra un embargo punitivo stile Iraq, in un momento in cui buona parte dei diciotto milioni di abitanti del paese era senza tetto e stava morendo di fame".10 L'embargo e le operazioni militari degli Usa avevano lo scopo di distruggere e piegare il paese, in modo tale da poterlo controllare. L'embargo colpiva la gente comune, e non i talebani. Morirono almeno tre milioni di persone, di cui moltissimi erano bambini. In Afghanistan gli americani stavano praticando gli stessi metodi di sterminio dei civili praticati in Vietnam, in Cambogia, in Iraq e in molti altri paesi. Non c'erano prove certe che i talebani fossero in contrasto con le volontà americane. Nel luglio del 2001 Christina Rocca, vicesegretario di Stato americano per l'Asia meridionale, annunciò che quarantatré milioni di dollari sarebbero stati dati ai talebani. La motivazione era quella degli aiuti umanitari, ma i talebani non erano tenuti a dare un rendiconto di cosa avrebbero fatto con tale somma. Nei giorni successivi all'11 settembre, Bush si prodigò a dimostrare che i talebani erano nemici, arrivando addirittura a parlare di un'operazione per abbattere il regime talebano. Il piano, che era stato delineato nella "Direttiva presidenziale per la sicurezza nazionale", sosteneva interventi militari, diplomatici e di intelligence per lottare contro al Qaeda. In realtà si trattava di un'invasione progettata già dal 1997.11 Dopo l'11 settembre Bush si sentiva di avere mano libera per agire ovunque. Il 7 ottobre del 2001 gli Usa iniziarono a bombardare l'Afghanistan, uccidendo migliaia di persone inermi e costringendo altre migliaia di persone a morire di fame a causa della difficoltà ad avere gli aiuti umanitari su cui si basava la loro esistenza. Dal 7 ottobre e il 10 dicembre morirono, sotto le bombe americane, 3.767 civili, in media 62 morti innocenti al giorno.12 Successivamente l'Onu, con la risoluzione n. 1368 ha legittimato la guerra, e dall'agosto del 2003 è intervenuta la Nato.

10 Margolis Eric, "U.S.-Russian Crusade Against Osama Bin Laden", The Toronto Sun, 4 dicembre 2000, cit. in Ahmed Nafeez Mosaddeq, op. cit. p. 38. 11 Ahmed Nafeez Mosaddeq, op. cit. p. 41. 12 La stima è del professore di Economia all'Università del New Hampshire, Marc Herold, sulla base dei rapporti di agenzie umanitarie, di testimoni oculari, dell'Onu, giornalisti e agenzie internazionali.

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L'intervento bellico del 2001 si concluse ufficialmente due mesi dopo, con la caduta dei talebani. Gli Usa volevano ripristinare la produzione di droga, che era precipitata in seguito agli accordi che i talebani avevano stipulato con l'Onu nel 2000. L'Onu aveva imposto il divieto di coltivazione del papavero. Con la vittoria degli Usa la produzione di droga, dall'1,4% (2001) della produzione mondiale, salì al 78% (2003). Raggiunse quasi i livelli record del 1999 (79%). Gli Usa misero al governo Hamid Karzai, un ex agente della Cia, che aveva lavorato in Afghanistan nel periodo in cui la Unocal stava trattando con i talebani per la costruzione dell'oleodotto. Anche oggi i rapporti fra le autorità americane e talebani sono a dir poco inquietanti. I mass media creano sempre più confusione sulla situazione afghana, per nascondere la verità. Alcune fonti13 sostengono che i talebani traggono profitti dai raccolti di oppio, mentre altre fonti14 sostengono che è la Cia a coordinare la produzione e lo smercio internazionale dell'eroina. Il commercio di droga è terzo per la quantità di profitti (dopo il petrolio e la vendita di armi). E' un settore di massima importanza per la criminalità organizzata e per i servizi segreti americani. La Cia finanzia le sue numerose guerre per procura anche grazie ai proventi di questo traffico, e accresce il suo potere finanziario con investimenti nelle numerose banche compiacenti. Alla luce di questo si comprende che l'economia della droga ha dei padroni molto potenti, che basano il loro potere sulla supremazia militare mondiale e sul lavoro dell'intelligence. E' facile capire che non si tratta dei talebani. Gli stessi americani sostengono che i talebani si autofinanziano grazie al traffico di droga. Ma il traffico di oppio, in Afghanistan, è controllato dai “Signori della guerra”, che sono a loro volta controllati dal governo Karzai (che è controllato dalla Cia). Poco tempo fa emerse una lista di nomi dei Signori della guerra che controllano il traffico di droga. La lista venne immediatamente insabbiata perché c'era anche il nome del fratello di Karzai. Nel tempo si capì che la guerra in Afghanistan non era affatto finita, ma che, anzi, essa diventava sempre più sanguinosa e colpiva indiscriminatamente tutta la popolazione civile. 13 http://www.informationguerrilla.org/index.php/tag/afghanistan/ 14 http://www.stopusa.be/scripts/texte.php?section=BY&langue=5&id=22893

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Si deve credere che questa guerra è contro un gruppo di talebani? Dai fatti non si direbbe proprio. Attraverso l'agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (Usaid), le autorità americane finanziano gruppi di estremisti islamici, che operano, oltre che in Afghanistan, anche in Egitto e in Pakistan. Ufficialmente l'Usaid sarebbe un'organizzazione benefica, ma sono emerse numerose prove e testimonianze dell'aiuto finanziario che fornisce ai talebani. In diversi casi è emerso che i talebani erano stati protetti dai servizi segreti statunitensi. Il comandante delle truppe Isaf, il britannico David Richards, che aveva individuato una strategia per isolare i talebani dalla popolazione, nel febbraio scorso è stato immediatamente sostituito con il generale americano Dan McNeil. I talebani sarebbero riforniti ed equipaggiati sul territorio pakistano, come avveniva al tempo della guerra contro l'Urss, e sarebbero persino aiutati dal governo di Islamabad, con 2.500 esperti combattenti. I Signori della guerra sono l'85% dei parlamentari afghani, eletti con brogli, intimidazioni e irregolarità di vario genere. Le stesse persone, che siedono in Parlamento o che lavorano per il governo, si occupano del traffico di oppio. I Signori della guerra, nel periodo fra il 1992 e il 1996, hanno massacrato decine di migliaia di civili. Soltanto a Kabul furono massacrati 65mila civili. Nessuno ha pagato per quei crimini, e molti responsabili oggi siedono in parlamento o governano. Questa situazione è stata denunciata anche dalla parlamentare Malalai Joya, che per questo è stata minacciata di morte. Nel 2006 sono state prodotte 6.100 tonnellate di oppio. Le coltivazioni interessano almeno 164.700 ettari e permettono di produrre il 90% della produzione mondiale. Prima che arrivasse la Cia, in Afghanistan e in Pakistan non esisteva la produzione di eroina, ma soltanto una modesta produzione di oppio. Dopo l'intervento americano i due paesi divennero i maggiori esportatori di oppio e di eroina. Le morti per eroina negli Usa, negli anni Novanta, aumentarono del 100%, e in Pakistan, dove prima della guerra c'erano pochissimi tossicodipendenti, dopo la guerra diventarono 1,7 milioni. In un rapporto del Drug Control Program delle Nazioni Unite (Unidcp), pubblicato nel 2001, viene tradotto in cifre l'aumento notevole della produzione di oppio in Afghanistan: nel 1980 ne veniva prodotto appena il 5% della produzione mondiale, mentre nel 1990 se ne produceva il 70%. La società e l'economia afghana vennero devastate dalla massiccia militarizzazione e

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dalla cultura della droga, che ormai aveva assorbito gran parte delle coltivazioni. La Costituzione afghana è stata redatta dagli occupanti, e presenta paradossali ambiguità: in teoria riconosce i diritti umani, politici e civili e la parità tra uomini e donne, ma in realtà non impedisce la pena di morte, la lapidazione e i "reati" religiosi. Nel 2006 i media si occuparono in modo serrato del caso di Abdul Rahman, condannato a morte perché si era convertito al cristianesimo. Ma nessuno diceva che ciò era legale perché previsto dalle leggi afghane, che sono state elaborate dagli americani e scritte dapprima in inglese. Le leggi imposte all'Afghanistan dalle autorità americane prevedono la pena di morte per chi rinnega la religione islamica. Ciò significa che il sistema di oppressione dell'estremismo religioso islamico è stato imposto agli afghani dagli occupanti per meglio controllare e vessare la popolazione. Hanno utilizzato la religione per opprimere il popolo, in modo tale che fosse più facile sottometterlo. In Occidente, invece, passa il messaggio errato che queste tradizioni siano volute dal paese, come se tutti i cittadini afghani fossero felici che la loro libertà venga limitata da una religione oppressiva. I fondamentalisti religiosi, grazie alle autorità americane, hanno acquisito un potere enorme. Essi impongono la legge coranica in modo fanatico, e così aiutano gli Usa ad opprimere i cittadini. I nostri soldati si trovano a sostenere una guerra d'occupazione, con tutte le caratteristiche di una guerra coloniale, e infrangono l'articolo 11 della nostra Costituzione, che non ammette "missioni" di guerra. In Afghanistan sono stati portati diversi velivoli da combattimento italiani, che saranno utilizzati dalle nostre truppe contro la resistenza armata afghana. Le autorità italiane hanno diffuso una motivazione del tutto risibile: gli aerei da combattimento serviranno, secondo la versione ufficiale, per "fotografare i papaveri da oppio". Le nostre autorità militari e politiche si ostinano a farci credere che la missione Isaf è di "pace" e che i soldati possono combattere soltanto in risposta alle aggressioni. Ma in un paese occupato che cerca di liberarsi, le truppe d'appoggio all'occupante sono truppe di pace o di guerra? Nel settembre del 2006 gli italiani parteciparono all'offensiva chiamata operazione 'Wyconda Pincer', che per sbaglio venne resa nota, facendo capire a tutti che le truppe Isaf non sono "truppe di pace". I combattimenti sono contro la resistenza afghana, che vuole liberare il paese dall'occupazione occidentale. Probabilmente, i talebani servono a

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terrorizzare la popolazione e a permettere di propagandare la guerra come "missione contro il terrorismo". Il "terrorismo" è un modo per giustificare la militarizzazione e la guerra da parte delle truppe occidentali. Come spiega lo storico Frank Furedi: "terroristi diventano tutte le persone straniere che non piacciono. Inoltre il terrorismo viene ridefinito come metafora multiuso ogni qualvolta il Terzo Mondo richieda un'azione concorde dell'Occidente".15 Le autorità anglo-americane non ritengono possibile lasciare l'Afghanistan libero perché si tratta di un'area geostrategicamente importante, e perché occorre controllare la produzione di oppio. Le autorità occidentali vogliono apparire, attraverso i media, come benefattori. Non hanno il coraggio di dire che la missione Isaf è una missione di guerra. Una guerra contro un popolo, che prevede combattimenti feroci e l'uccisione di civili inermi. Oggi esistono numerosi filmati che testimoniano questo. Anche i rapporti delle Forze Aeree Usa (Centaf) attestano che la missione Isaf è una missione di guerra. Ad esempio, uno di questi rapporti dice: “4 ottobre (2006), 35 sortite. Un bombardiere Usa B-1 ha sganciato bombe Gbu-38 da 227 chili nella provincia di Uruzgan nel corso di una battaglia tra truppe Isaf e talebani. Caccia britannici Harrier hanno bombardato la zona di Samangan con bombe bombe Gbu-38 e missili. Gli stessi aerei hanno poi sganciato bombe Gbu-16 “Paveway II” da 454 chili e lanciato missili nel distretto di Garmsir (Helmand). Missioni di supporto aereo alle truppe Isaf impegnate in combattimenti a Nawzad (Helmand) e a Sado Kala (Ghazni)”.16 Le forze Nato spacciano i morti civili per talebani. PeaceReporter ha documentato che alcuni fucili sono stati messi addosso ai morti per poterli spacciare per talebani: “L'aviazione bombarda i villaggi in cui si pensa vi siano dei talebani. Vengono sganciati ordigni da 500 libbre, che non distinguono certo tra combattenti e civili. Dopo il raid aereo, intervengono sul posto le forze speciali per verificare il risultato dell'attacco e fare rapporto al comando... 15 Furedi Frank, New ideology of Imperialism, Pluto, Londra, 2004, p.116. 16 http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=&idart=7306

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Queste pattuglie si portano sempre dietro una bella scorta di kalashnikov sequestrati in altre occasioni e li depongono accanto ai civili. Scattano una bella foto ed ecco che quei morti, nel rapporto, diventano talebani. Il sistema lo hanno inventato gli statunitensi, stanchi di vedersi messi sotto accusa per i ‘danni collaterali’: con queste messe in scena e con le prove fotografiche sanno di poterla fare franca di fronte a chiunque li accusi. Ma adesso hanno imparato a fare lo stesso anche i britannici e i canadesi. Tale pratica si sta però rivelando strategicamente controproducente, perché la popolazione locale, che in passato non appoggiava minimamente i talebani, preferisce andare a combattere con loro per vendetta o semplicemente perché, se vengono ammazzati lo stesso, tanto vale morire in battaglia... ‘Uccisi 50 talebani qui, 90 talebani là’, in realtà si tratta sempre di civili spacciati per talebani con il giochino dei fucili buttati vicino ai cadaveri... La Nato bombarda senza sosta, di giorno e di notte... Sparano su tutti, senza stare a guardare se sono civili o talebani”.17 In Afghanistan vengono utilizzate anche truppe mercenarie. Sarebbero almeno 25.000, e possono agire al di sopra delle leggi civili e militari. Le agenzie che si occupano di fornire queste truppe sono di proprietà delle grandi corporation come la DynCorp, la Kellog, la Blackwater, Brown and Root ecc. Queste truppe "speciali" si occupano anche della protezione del presidente Karzai, e sono dotate di armamenti altamente tecnologici. Amnesty International, in un rapporto del maggio 2006, ha denunciato numerosi casi di tortura e di violenza sessuale commessi dalle truppe mercenarie. In Afghanistan esiste anche un giro di cacciatori di taglie. Le autorità americane hanno posto taglie per catturare i nemici delle loro liste nere, come nel Far West. Le taglie vanno dai 25 milioni di dollari ai 5 milioni di dollari, a seconda dell'importanza data al personaggio. L'Italia spende per l'Afghanistan almeno 300 milioni di euro l'anno (in tutte le missioni estere spende 600 milioni). Nel luglio del 2006, le truppe Isaf hanno esteso notevolmente il loro originario mandato di "operazioni di grande polizia", e oggi sono impegnate in duri combattimenti nelle province meridionali dell'Afghanistan. Gli Usa attuano anche operazioni mirate, come racconta Gino Strada:

17 Il manifesto, 21 settembre 2006.

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“I comandi USA, basandosi sui racconti delle loro spie, indicano di volta in volta chi ammazzare, mandando truppe, o qualche aereo a bombardare. E fare a pezzi esseri umani si chiama ora – nel sito ufficiale del Ministero della Difesa italiano – “bonifica del territorio”. Nessun commento. All'operazione, come ci informa lo stesso sito, “contribuiscono 70 Paesi dei quali 27, tra cui l'Italia, hanno offerto "pacchetti di forze" da impiegare, per la condotta dell'operazione militare vera e propria”. Inequivocabile. E allora come mai i politici dell’attuale maggioranza continuano a intorbidire le acque? Hanno forse paura di essere considerati “guerrafondai”? ... Alcune idee si sono fatte largo e sono finite dentro la coscienza di molti, nella loro etica, nel modo di concepire i rapporti tra esseri umani. Una di queste idee è che non esista più giustificazione alcuna per la guerra. Né etica, né storica, né politica. Per quel movimento di coscienze, nessuna guerra sarà “mai più” accettabile né negoziabile”.18 Il numero dei morti nelle numerose operazioni belliche della Nato viene omesso, e il nemico viene genericamente chiamato "terrorista". Il termine "terrorismo" non è ancora stato definito chiaramente nella legislazione americana, né in quella europea. Le autorità europee e americane menzionano spessissimo il termine "lotta al terrorismo", senza darne una definizione chiara e univoca. Il rimanere nel vago permette la mancata distinzione fra terrorismo e proteste dei civili contro governi ingiusti o contro l'occupazione straniera. La distinzione sarebbe di importanza notevole per la tutela dei diritti umani. Nel Patriot Act, approvato il 24 ottobre del 2001, il concetto di "terrorismo interno" è talmente vago che è possibile farvi rientrare tutti i reati non a scopo di lucro in cui si sia fatto uso di "armi o dispositivi pericolosi" che "appaiono tesi a influenzare la politica di un governo con l'intimidazione o con la coercizione, (o) mettano in pericolo la vita umana in violazione del diritto penale". Una definizione così vaga permette di avere un campo d'azione assai ampio, violando i diritti umani. Il 4 marzo, gli americani spararono sulla folla che protestava, uccidendo almeno 16 afghani e ferendone 29. Successivamente, costrinsero i fotoreporter a cancellare le immagini dell'evento. Il giorno successivo, la Nato bombardò Kapisa, distruggendo diverse abitazioni e sterminando un'intera famiglia. Nove persone morirono, di cui due erano bambini e 18 www.peacereporter.net

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cinque donne. Il rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo è avvenuto proprio mentre la Nato stava attaccando ferocemente alcune zone del paese, uccidendo numerosi civili. Si trattava della più importante offensiva dal 2001, fatta mentre migliaia di persone protestavano per le stragi di civili ad opera delle truppe americane e gridavano "morte agli americani". L'operazione, chiamata "Achille", vedeva in azione ben 4.500 soldati della Nato (in Afghanistan ci sono 33 mila soldati Nato) e mille afghani. L'operazione è stata insabbiata dai media anche grazie alla notizia del rapimento del giornalista italiano. Ad oggi non si conosce il numero delle vittime. Il giornalista di Repubblica, poco prima del rapimento, era entrato in contatto con alcuni agenti di sicurezza afghani, che gli avevano riferito che era stato assai preoccupante l'attacco kamikaze contro il vicepresidente americano Dick Cheney, dato che "la visita era del tutto segreta e sconosciuta". Mastrogiacomo aveva notato che c'era un contatto fra le reti di intelligence e i cosiddetti talebani. Il "terrorismo" o l'etichetta di "talebano" sono molto utili alle autorità americane per nascondere al mondo intero le condizioni pazzesche in cui hanno ridotto alcuni paesi. Ogni tanto qualcuno lascia trapelare qualcosa di vero. Ad esempio, il governatore della provincia pachistana del Belucistan ha confessato: "c'è il rischio che la guerra dei talebani diventi una guerra di tutto il popolo. Non lo si può sterminare tutto." E' proprio per questo che l'esercito più potente del mondo, aiutato dai suoi alleati, è ancora lì a combattere dopo oltre cinque anni di guerra, perché il popolo "non lo si può sterminare tutto". Per capire chi è il vero nemico indicato dagli Usa è necessario analizzare i fatti. Se questo nemico fosse, come da essi indicato, costituito da un gruppo di criminali, come mai una superpotenza con capacità di controllo abnormi non riesce ad arrestarli? Come mai Dick Cheney, che esalta la potenza americana, ha detto che si potranno avere 50 (cinquanta) anni di lotta al terrorismo? Se si trattasse di una banda di delinquenti, come mai non si utilizzano i metodi investigativi e dell'intelligence di cui gli Usa sono esperti? E' credibile che una banda di criminali, per giunta descritta come priva di equilibrio psichico, possa sfidare una superpotenza che tiene in scacco il mondo intero? C'è qualcuno che crede che l'esercito più potente del mondo, con l'appoggio dei paesi della Nato non possa sconfiggere poche migliaia di presunti "talebani"? Se ciò non accade è perché i nemici degli anglo-

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americani e della Nato non sono poche migliaia di persone, ma quasi l'intero popolo afghano, che non accetta, come il popolo iracheno (e altri popoli), l'occupazione straniera del proprio paese. Il diritto internazionale riconosce come legittima difesa la sollevazione contro l'oppressore. Seminare "terrorismo" significa agire per far paura, per uccidere senza pietà pur di imporre il proprio dominio. La domanda è: in Afghanistan e in Iraq chi sono i terroristi? Dal 2001 ad oggi, la guerra in Afghanistan ha causato almeno 50.000 vittime. Dopo l'11 settembre, oltre 500.000 afghani si sono rifugiati in Iran o in Pakistan. Oggi ci sono almeno 5 milioni di rifugiati afghani. In Afghanistan ci sarebbero 7 mine inesplose per ogni abitante, e ogni mese ne esplodono in media 88, ferendo, mutilando o uccidendo. Per fare in modo che le vittime siano bambini, gli americani hanno fabbricato mine a forma di bambola, di penna stilografica, o con colori simili ai pacchi-viveri che vengono distribuiti dalle organizzazioni di beneficenza. La maggior parte del popolo afghano vive in estrema miseria, senza acqua potabile, elettricità, scuole, ospedali, casa e lavoro. La vita media degli afghani è di 44 anni, e soltanto il 29% della popolazione è alfabetizzato. Il salario medio è di 40 dollari, ma gli affitti costano in media 200 dollari al mese e il cibo per una famiglia costa altri 200 dollari. Il 70% della popolazione afghana è sottonutrita. Migliaia di donne, rimaste vedove o senza famiglia, per la disperazione sono entrate nel giro della prostituzione, che è aumentato in seguito all'occupazione americana. Le autorità occidentali hanno letteralmente distrutto l'Afghanistan, come spiega Mamdani Mahmood: "Su una popolazione iniziale di venti milioni, un milione è morto, un milione e mezzo è stato mutilato, altri cinque milioni sono diventati profughi, praticamente tutti i venti milioni hanno dovuto lasciare la propria casa. Infine, l'Onu ha calcolato che circa un altro milione e mezzo è clinicamente impazzito, mentre il resto della popolazione vive oggi nel paese più minato del mondo".19 Negli ultimi anni si è svolta una guerra aerea terribile, con oltre 60 "missioni di appoggio ravvicinato a truppe Isaf" al giorno. Il numero dei morti e dei feriti non viene detto, e i nemici vengono sempre definiti in modo vago come "insorti", "ribelli", terroristi o talebani. Sarebbe ora che si dicesse la verità: il colonialismo occidentale non è mai finito, e da secoli si vale dei metodi più criminali per sottomettere le 19 Mamdani Mahmood, Musulmani buoni e cattivi. La guerra fredda e l'origine del terrorismo, Laterza, Bari 2005, p. 285.

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popolazioni, utilizzando la giustificazione paradossale di difendere la "democrazia" o i "diritti umani". Le autorità occidentali spacciano i crimini per filantropia. "Pacificare" per loro significa sottomettere al potere occidentale, e per gli afghani ciò equivale ad accettare di vivere in estrema miseria e rimanere sotto occupazione militare, col pericolo continuo di essere uccisi o torturati. Questo spiega perché il popolo afghano preferisce sollevarsi e combattere anziché rassegnarsi. Molti occidentali sono convinti che le truppe Nato garantiscano i diritti umani contro il fanatismo e la crudeltà dei talebani o dei "terroristi". Ma dai fatti è evidente che le autorità occidentali non sono affatto disinteressati e motivati dalla difesa dei diritti umani, né in Afghanistan né in altri paesi occupati militarmente dalle truppe dell'Onu o della Nato. Non si può più negare che esiste una resistenza civile contro l'occupante americano. Questa resistenza è anche pacifica, e si articola attraverso proteste, manifestazioni, associazioni per i diritti umani ecc. Ad esempio, l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell'Afghanistan (Rawa)20 lotta per i diritti delle donne calpestati anche dalla costituzione confessionale stilata dagli americani. La guerra in Afghanistan non finirà finché il Paese sarà occupato dagli Usa. La militarizzazione ha lo scopo opposto rispetto a quello propagandato: nega alle popolazioni il diritto all'autodeterminazione e alla libertà. I diritti umani vengono utilizzati come pretesto per attuare le operazioni di guerra più feroci. Le popolazioni che subiscono le operazioni di peacekeeping non godono degli stessi diritti che abbiamo noi, perché il loro paese è occupato e dominato da forze straniere, che per tenerli sotto controllo le terrorizzano e perpetrano ogni sorta di crimine, in nome dei "diritti umani" e della "missione di pace". Il termine "terrorismo" è stato coniato nell'Ottocento, ad indicare gli indigeni coloniali che si opponevano alla violenza e al dominio delle autorità europee in Africa e in Asia. Le oligarchie europee, per preservare il potere assoluto sulle terre coloniali, elaborarono il progetto di sterminare i popoli indigeni che non si fossero completamente sottomessi. Tutti coloro che cercavano di liberare il 20 La Revolutionary Association of Women of Afghanistan (Rawa) venne creata nel 1977 a Kabul da Meena, una donna afghana uccisa nel 1987 in Pakistan. L'associazione lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan.

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proprio paese dalla morsa coloniale erano considerati "terroristi" o "pericolosi ribelli" e, dato che risultavano inutili o dannosi al progetto imperiale, dovevano essere uccisi. Le autorità tedesche decisero di sterminare gli Herero quando si resero conto che erano sempre più riluttanti a farsi sfruttare. Il Generale Lothar von Trotha, responsabile del genocidio, commesso fra il 1904 e il 1907, scrisse: "Io credo che la nazione come tale (gli Herero) debba essere annientata, o, se questo non è possibile con misure tattiche, debba essere espulsa dalla regione con mezzi operativi ed un ulteriore trattamento specifico... L'esercizio della violenza fracasserà il terrorismo e anche se con raccapriccio fu ed è la mia politica. Distruggo le tribù africane con spargimento di sangue e di soldi. Solo seguendo questa pulizia può emergere qualcosa di nuovo, che resterà".21 I crimini contro gli Herero furono attuati anche per provare che l'impero tedesco era forte, e dunque aveva potere di vita o di morte. Una Relazione dello Stato Maggiore tedesco diceva: "Von Trotha capì che la rivolta fu il primo segno di una guerra di razza che avrebbe sfidato tutti i poteri coloniali in Africa. Ogni cedimento quindi da parte dei tedeschi avrebbe dato ulteriore alimento al movimento etiopico secondo il quale l'Africa appartiene solo agli africani. La guerra deve continuare finché ci sarà il pericolo di una nuova resistenza degli Herero".22 Come le autorità tedesche, anche quelle inglesi, francesi, belghe, italiane, portoghesi e spagnole, di fronte a popolazioni indigene che non volevano sottomettersi, reagivano definendole "terroriste" e attuavano veri e propri genocidi, costruendo lager e riducendo alla fame. Utilizzavano il potere economico acquisito attraverso il saccheggio delle risorse e delle terre indigene. Decidendo cosa coltivare nelle terre africane e privando gli indigeni di tutte le risorse del loro paese, costringevano milioni di persone a morire di fame, come accade anche oggi. I casi di sterminio di popolazioni definite "terroriste", perché non accettavano la sottomissione coloniale, sono tantissimi. Ad esempio, nel 1953, si ebbe in Kenya la rivolta della tribù dei Kikuyu (Mau Mau), che rivendicava le terre dei padri. Il Kenya era nato come un protettorato britannico, e nel 1920, in seguito alla massiccia immigrazione inglese nelle 21 Il manifesto, 11 agosto 2004. http://www.unknownnews.net/herero.jpg 22 Il manifesto, 11 agosto 2004.

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terre più fertili (White Highlands), divenne Colonia del Kenya. La colonizzazione inglese aveva sottratto le terre coltivabili agli autoctoni, riducendoli in miseria. Cacciati dalle loro terre, i Mau Mau furono costretti a vivere nelle riserve, ridotti a pura manodopera a basso costo per i coloni inglesi. I Kikuyu decisero di lottare pacificamente per ottenere almeno parte delle loro terre, e per ritornare ad avere una relativa indipendenza. La reazione inglese fu feroce: senza pensare nemmeno lontanamente ad un accordo, le autorità inglesi considerarono immediatamente "terroristi" i Mau Mau, iniziando una massiccia propaganda contro di loro, e preparando una feroce repressione. La guerra, spacciata per "lotta al terrorismo", fu di una crudeltà inaudita, e si valse anche della tortura, delle violenze sessuali e di ogni genere, del massacro con armi di vario tipo e della deportazione nei lager. I Mau Mau erano descritti come potenti terroristi dai servizi segreti inglesi. Ad esempio, in un rapporto stilato nel dicembre del 1954, leggiamo: "Le ultime settimane di novembre sono state le migliori sia in termini di perdite inflitte ai Mau Mau sia per quanto riguarda le perdite avute, le armi sequestrate, gli avversari che si sono arresi, e i furti dei Mau Mau si sono ridotti. In Dicembre non ci sono state operazioni importanti da ricordare. Le bande sembrano essersi ritirate nelle foreste e una di queste è stata attaccata con successo a un'altitudine di 10.000 piedi sulle brughiere del monte Kenya. Un elicottero della RAF ha operato ad altezze che finora erano ritenute impraticabili per quel tipo di mezzo. Dall'inizio dell'anno fino al 30 novembre 4460 terroristi sono stati uccisi dalle Forze di Sicurezza e 524 sono stati giustiziati in seguito a processo."23 In realtà, erano i Mau Mau ad essere continuamente terrorizzati dagli inglesi, e in migliaia, anche donne e bambini, furono rinchiusi in campi di concentramento e torturati con l'elettrochoc24. Per terrorizzare quanto più possibile, le autorità inglesi assoldarono il feroce dittatore Idi Amin, che commise a danno dei Mau Mau una serie interminabile di torture, persecuzioni ed esecuzioni sommarie, anche di donne e bambini. Per queste "imprese", considerate dalle autorità britanniche come "eroiche", Amin fu elogiato e promosso a "Signore", che era il grado più alto che il soldato indigeno poteva avere. 23 Rapporto C.S.O., della Colonial Political Intelligence, dicembre 1954. Archivio privato dell’autore. 24 Vedi Elkins Caroline, Imperial Reckoning: The Untold Story of Britain’s Gulag in Africa, Hardcover, 2005.

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La studiosa Caroline Elkin, nell'opera Britain's Gulag,25 denuncia gli orrori che gli inglesi commisero nei villaggi dei Kikuyu e nei campi di concentramento allestiti per contrastare la resistenza dei Mau Mau. Dalle testimonianze di almeno 300 sopravvissuti, emerge un quadro terrificante di impiccagioni, pestaggi, torture, stupri collettivi e violenze fatte per terrorizzare i villaggi. Il bilancio dei "gulag britannici" viene quantificato come superiore ai 100.000 morti. I soldati inglesi ricevevano 5 scellini (circa 7 euro) per ogni Kikuyu ucciso, e spesso le membra squartate degli indigeni venivano inchiodate nei segnali stradali, come deterrente per gli altri patrioti. La Elkin riporta testimonianze agghiaccianti: "Ci chiamavano maledetti Mau Mau e ci dicevano che meritavamo tutti di morire".26 Alle guardie inglesi, per fare in modo che diventassero crudeli verso i Kikuyu, veniva detto che questi ultimi erano feroci cannibali, e che se non li avessero uccisi li avrebbero divorati. La studiosa riporta altri fatti terribili: "Ora sono convinta che alla fine del dominio coloniale in Kenya ci sia stata una campagna sanguinosa per eliminare il popolo Kikuyu, una campagna che lasciò decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di morti... Per molti bianchi in Kenya […] i Mau Mau non appartenevano alla razza umana; erano animali sporchi e malati che potevano contagiare il resto della colonia, la cui sola presenza minacciava di distruggere la civiltà in Kenya. Dovevano essere eliminati."27 Durante la guerra, ogni Kikuyu era considerato sospetto, anche donne, bambini e vecchi, e molti furono sottoposti a "screening" (interrogatorio), una parola che a tutt'oggi i sopravvissuti hanno il terrore di pronunciare. Durante lo screening venivano torturati, straziati e spesso uccisi. Gli interrogatori avevano lo scopo principale di creare un clima di terrore, e di ottenere informazioni sui combattenti Mau Mau. Tutte le persone sospette subivano torture, venivano frustate, bruciate, picchiate, sodomizzate, costrette a mangiare feci e a bere urina, castrate. Le donne venivano stuprate con oggetti, serpenti o bottiglie di birra rotte. La propaganda inglese diceva che i campi erano istituiti allo scopo di "riabilitare", ma in realtà l'obiettivo era lo sterminio.

25 Elkins Caroline, Britain's Gulag. The Brutal End of Empire in Kenya, Jonathan Cape, Londra, 2005. 26 Elkins Caroline, op. cit. p. 155. 27 Elkins Caroline, op. cit. pp. XIV, 49.

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Le autorità inglesi, oltre a propagandare una realtà assai diversa da quella vera, cercarono di cancellare ogni traccia dei crimini, come testimonia John Nottingham, un funzionario britannico in Kenya: "Il governo britannico, alla vigilia della decolonizzazione in modo esteso e deliberato ha distrutto gran parte della documentazione relativa ai campi di detenzione e ai villaggi recintati. Io stesso, come commissario del distretto di Nyeri, ricevetti l’ordine di distruggere tutti i documenti che anche lontanamente riguardavano i Mau Mau, e sapevo che altri funzionari avevano ricevuto e obbedito a simili ordini."28 Nel periodo della guerra ai Kikuyu, i giornali inglesi diffondevano notizie che descrivevano i Mau Mau come selvaggi e sanguinari, che massacravano gli inglesi. Si soffermavano soltanto sulla "barbarie" dei Kikuyu, e nessuna notizia trapelava sui crimini inglesi, come avviene oggi nelle guerre scatenate dalle autorità anglo-americane. I Mau Mau combattenti erano circa 15.000, e si rifugiavano nelle foreste vicine al Monte Kenya e agli Aberdares. Alla fine del 1955, il Movimento dei Mau Mau venne sconfitto, 13.500 combattenti erano stati uccisi, mentre gli inglesi caduti erano circa 100. Nei lager, sotto tortura o nelle esecuzioni sommarie, erano morti almeno 90.000 civili Kikuyu. Il governatore, alla fine della guerra, così giustificò il massacro dei Mau Mau: "L’obbiettivo che ci siamo prefissati è di civilizzare una grande massa di esseri umani che versano in uno stato morale e sociale primitivo".29 C'era nelle autorità britanniche un forte senso di superiorità, che faceva loro credere di essere legittimate a commettere ogni crimine contro coloro che definivano "terroristi". I governi inglesi non hanno mai ammesso i crimini commessi nelle colonie, e non hanno mai chiesto scusa a nessuno, al contrario, hanno cercato di occultare i crimini o di giustificarli, e a tutt'oggi credono di avere diritto di uccidere tutti coloro che avversano il loro dominio. Oggi il termine "terrorista" viene utilizzato dagli anglo-americani con la stessa accezione del periodo coloniale, anche se la propaganda divulga un significato diverso, per occultare la vera strategia di dominio neocoloniale. I mass media occidentali inducono a credere nell'esistenza di un nemico dell'Occidente, identificato come "estremista islamico combattente", ossia "terrorista". In realtà, i gruppi terroristici estremisti sono formati, 28 http://justworldnews.org/archives/001339.html). 29 Cit. Pilger John, "Andatevene", http://pilger.carlton.com/

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addestrati e finanziati dalle stesse autorità anglo-americane, allo scopo di criminalizzare i dissidenti, di reprimere e di giustificare ogni guerra. Terrorizzare i popoli sottomessi era un metodo di dominio ritenuto valido dall'inizio del colonialismo. Ad esempio, Winston Churchill considerava indispensabile utilizzare gas tossici contro gli indigeni coloniali, perché ciò "avrebbe seminato un grande terrore". Egli sapeva che un popolo impaurito è incline alla sottomissione o risulta troppo debole per lottare efficacemente contro l'oppressore. I gruppi terroristici utilizzati oggi dall'élite dominante, sono addestrati e finanziati dai servizi segreti americani, europei e israeliani. Ad esempio, in Algeria, dal 1994 al 1996 si ebbero molti attentati terroristici organizzati dai Gruppi Islamici Armati (Gia) e dal Movimento Islamico Armato (Mia), che venivano considerati affiliati ad al Qaeda e nemici dell'Occidente, ma in realtà erano controllati e finanziati dalla Cia e da altri servizi segreti occidentali. Il capo del Gia era Sid Mourad, un agente addestrato dalla Cia ai tempi dei combattimenti in Afghanistan contro i russi. Le autorità statunitensi, appoggiate da quelle europee, utilizzando la maschera dell'integralismo islamico, terrorizzavano la popolazione algerina, per costringerla ad accettare l'assetto neocoloniale, che vedeva le ricchezze del paese nelle mani delle corporation straniere. Negli anni Novanta, giornali francesi come Le Figaro e Le Parisien, fecero emergere i collegamenti fra terroristi del Gia e i governi di Parigi e Londra. Le Figaro scrisse: “Le tracce di Boualem Bensaid, capo del Gia a Parigi, conducono in Gran Bretagna. La capitale britannica ha funzionato da base logistica e finanziaria per i terroristi”.30 In Algeria, nel 1991, in seguito all'annullamento delle regolari elezioni e all'arresto degli eletti del Fronte Islamico di Salvezza (Fis), venne insediato dalle autorità occidentali un governo fantoccio, affinché le corporation occidentali potessero continuare ad appropriarsi delle risorse del paese. Per piegare la popolazione si organizzava ogni tipo di azione criminale, ad esempio, alcuni elementi dei gruppi terroristici che si spacciavano per "integralisti islamici" andavano nelle case vestiti da mujaheddin, a chiedere asilo, ma chi li accoglieva veniva ucciso. Un ex agente algerino, nel 1998, confessò: 30 Le Figaro, "The Providential of London", 3 novembre 1995. Vedi anche Le Parisien, 4 novembre 1995.

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“E' l'esercito il responsabile dei massacri, è l'esercito che ha compiuto i massacri: non i soldati di leva, ma un'unità speciale sotto gli ordini dei generali. Va ricordato che stanno privatizzando le terre, e le terre sono molto importanti. Bisogna prima cacciare la gente dalla loro terra per poterla acquistare a basso prezzo. E poi ci deve essere una certa dose di terrore per governare il popolo algerino e rimanere al potere. Secondo un detto cinese un'immagine vale mille parole. Non potrei sopportare l'immagine di una ragazza con la gola tagliata. Non saprei tenere per me quello che ho visto accadere. Ho figli, provate a pensare che cosa quella ragazza deve aver sofferto, gli ultimi dieci secondi della sua vita devono essere stati orribili. Credo che sia nostro dovere parlare di queste cose. Io parlo oggi nella speranza che altri facciano lo stesso, così che le cose cambino e questi assassinii abbiano fine”.31 Fra il 1993 e il 2000 furono uccisi almeno 30.000 algerini, e oltre 10.000 furono feriti. I gruppi terroristici addestrati dalla Cia cooperavano col governo fantoccio, che riceveva denaro e armi dagli occidentali. Fra le persone massacrate dal Gia figuravano anche diversi prelati, oltre a dissidenti e cittadini comuni. Fatti analoghi sono avvenuti o avvengono in tutti i paesi controllati dalle autorità occidentali, come la Turchia, l'Egitto, la Thailandia, la Birmania, l'Indonesia, il Pakistan ecc. Oggi, dunque, il "terrorismo" denunciato è la legittima resistenza delle popolazioni piegate al dominio delle autorità occidentali, mentre al Qaeda e molte altre formazioni realmente terroristiche sono al soldo di Washington e operano per terrorizzare le popolazioni e uccidere i dissidenti. Anche l'estremismo religioso viene utilizzato in molti paesi per ridurre i popoli alla passività. Lo studioso francese André Prenant spiegò l’utilizzo dei gruppi estremistici contro la popolazione: “Le distruzioni e i massacri del terrorismo islamico (sono manipolate) da sostenitori legati tanto al regime di stato quanto al neoliberismo, quello della borghesia algerina come delle multinazionali, con beni al sole nelle capitali occidentali, in particolare a Londra. Costoro strumentalizzano un senso dell’identità che vogliono confondere con l’Islam come speranza per reclutare gli emarginati del sistema, in particolare nelle periferie. La 31 Intervista rilasciata alla Tv Svizzera Telévision Suisse Romande nel gennaio 1998.

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violenza utilizzata fin dagli anni 1980 fa parte di una strategia del terrore, di matrice fascista. Ha preso di mira prima del 1995 sindacalisti e intellettuali, artisti, giornalisti, scrittori o universitari che la combattevano; poi, oltre agli stranieri non musulmani, la massa di uomini, donne, bambini, di quelli che le disubbidivano lavorando, votando, studiando, in particolare nelle campagne isolate… Questo terrorismo, lo si sa meno, ha anche distrutto unità produttive pubbliche, ma mai le infrastrutture private appartenenti al grande capitale straniero. Si accanisce contro le istituzioni pubbliche scolastiche, sanitarie e sociali, in convergenza con la loro destabilizzazione da parte della speculazione mafiosa e del risanamento strutturale. La morte di 36 mila civili in sei anni, senza contare quelli di polizia ed esercito, secondo le statistiche ufficiali, ne è l’effetto più drammatico”.32 Con l'accusa generica di "terrorismo", sono state fatte sparire migliaia di persone in molti paesi del Terzo Mondo, di cui non si è saputo più nulla. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dicono di essere in "guerra contro il terrorismo", ma quando, nel 1994, le Nazioni Unite approvarono la risoluzione 49/60, e nel 1996, la 51/210, che invitava a sconfiggere il terrorismo attraverso le indagini sui finanziamenti alle attività terroristiche, glissarono. Oggi anche la rivista Executive Intelligence Review denuncia chiaramente che l’Inghilterra è un “paese da mettere sulla lista degli stati che promuovono il terrorismo islamico”. Dunque, gli anglo-americani utilizzano il terrorismo come un mezzo per spaventare e per reprimere i popoli, e i terroristi sono a loro servizio, e non contro di loro, come vorrebbero far credere. La "guerra al terrorismo" è in realtà una guerra contro le aree più povere del continente, che sono state rese tali da un gruppo di persone, che creando povertà ha acquisito un potere economico e finanziario enorme, e lo utilizza per continuare ad attuare guerre e genocidi. I popoli sfruttati e vessati cercano di combattere per i loro diritti, ma vengono marchiati come "terroristi" e perseguitati. Le autorità europee e statunitensi attuano una massiccia propaganda, che induce a credere che il terrorismo sia un pericolo per l'Occidente, e che i popoli musulmani avrebbero organizzato una guerra per contrastare il potere americano. Ma se così fosse, come mai nessuna autorità americana è mai stata uccisa? Come mai molti terroristi sono stipendiati dalla Cia e 32 Prenant André, AA.VV. Il libro nero del capitalismo, Marco Tropea Editore, Milano 1999, p. 301.

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entrano ed escono liberamente dagli Stati Uniti? Come mai la maggior parte delle vittime del terrorismo sono musulmane o povere? Il terrorismo viene ampiamente utilizzato dalle autorità di Washington anche per piegare la popolazione irachena. In Iraq, gli Usa, oltre a fomentare divisioni, rafforzano l'integralismo islamico. Ad esempio, finanziano segretamente le milizie di Moqtada Al-Sadr, che è un leader dell'integralismo sciita convinto di dover scatenare un'ondata di proibizioni contro gli iracheni. Tali proibizioni riguardano quasi tutti gli aspetti dell'esistenza umana, dall'abbigliamento, alle bevande alcoliche, con pene corporali che vanno dalla fustigazione alla pena di morte. Si tratta dell'assetto imposto già alle popolazioni arabe in Arabia Saudita, in Kuwait e in altre dittature compiacenti verso gli Stati Uniti. Dunque l'estremismo islamico e il terrorismo sono strumenti utilizzati dagli Stati Uniti anche al fine di opprimere e piegare l'orgoglioso popolo iracheno, che prima dell'occupazione era il popolo arabo meno legato all'ortodossia islamica. Prima che le autorità americane si accanissero per distruggerlo, l'Iraq era un paese industrializzato, con un forte sviluppo del settore sanitario e scolastico, che valse al governo iracheno ben tre medaglie dell’Unesco. Anche se il popolo iracheno non era libero ma oppresso dalla dittatura di Saddam, nel 1991, l’Iraq era l’unico paese del Medio Oriente che poteva vantare uno sviluppo paragonabile a quello europeo. La scuola era gratuita per tutti, le strutture sanitarie erano di alta qualità, e le donne avevano raggiunto una certa libertà e considerazione sociale e politica. Oggi oltre il 70% degli iracheni non ha più nemmeno l'acqua potabile e l'energia elettrica, e la sanità pubblica irachena è stata completamente devastata, provocando la morte di centinaia di migliaia di persone, specie bambini. Gli anglo-americani organizzarono la guerra del Golfo con lo scopo principale di riportare l’Iraq ai livelli preindustriali, per ricolonizzarlo. Dopo la guerra, l’embargo avrebbe dovuto colpire l’economia del paese, e indebolirlo a tal punto da aprire la strada all’occupazione definitiva. Oggi in Iraq, in Afghanistan, in Somalia, in Sudan e in molti altri paesi, le autorità americane, pur controllando minuziosamente ogni zona, non esercitano alcuna protezione della popolazione, al contrario, scatenano gruppi di terroristi, per creare insicurezza e divisioni. A questo scopo utilizzano milizie di vario genere, da quelle mercenarie, a quelle dei governi fantocci che insediano. In alcuni paesi impongono il potere di terroristi/mafiosi, che oltre ad impaurire le popolazioni si occupano di

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svolgere attività criminali, come il traffico di materiale radioattivo, di droga, di armi e lo sfruttamento della prostituzione. Gli attentati in Iraq, che i nostri telegiornali ci mostrano, sono quelli organizzati dalla Cia per terrorizzare la popolazione, mentre le vere operazioni della resistenza irachena vengono occultate dai mass media, per evitare che si conosca realmente ciò che accade (ad esempio, i combattimenti in cui gli Usa utilizzano armi chimiche contro i civili). Come molti autori hanno provato, anche l'11 settembre è stato architettato, o perlomeno voluto, dai servizi segreti statunitensi. Non soltanto è certo che la Cia fosse al corrente dell'attentato prima che venisse attuato, ma, addirittura, sono stati resi noti dalla Bbc alcuni documenti del National Security News Service33, che spiegano come diversi agenti dell'Fbi, che erano sulle tracce di personaggi che stavano progettando il piano terroristico, furono depistati dagli stessi servizi segreti americani. Grazie al "pericolo terrorismo", gli Usa hanno attuato una massiccia militarizzazione in moltissimi paesi del mondo, imponendo basi permanenti e personale per addestrare le forze armate locali. In molti paesi africani, come il Marocco, il Congo, il Ciad, il Senegal, il Niger, la Tunisia e l'Algeria, il Pentagono ha provocato gravi destabilizzazioni, e utilizza il "pericolo terrorismo" per giustificare le ingenti forniture di armi e l'addestramento di gruppi militari e paramilitari, il cui vero scopo è di tenere i paesi sotto controllo, per consentire alle corporation di appropriarsi delle risorse, specie petrolio, diamanti, uranio, coltan, ecc. Il terrorismo permette agli Usa di nascondere il controllo che impone quasi ovunque. Ad esempio, in Africa, è stato creato un programma di intervento militare chiamato African Coastal Security Programme (ACSP), con l'obiettivo ufficiale di combattere il terrorismo di al Qaeda, ma in realtà si tratta di difendere i giacimenti off-shore americani, e di controllare le principali rotte attraverso cui il petrolio e gli idrocarburi affluiscono in Europa e nel Mediterraneo. Se le autorità di qualche paese africano chiedessero di poter esercitare autonomamente controlli sul traffico marittimo nelle loro acque territoriali, gli statunitensi le accuserebbero di "terrorismo", per avere la libertà di reprimerle e di riportare tutto sotto il proprio controllo. Nella base americana di Djibouti sono state organizzate operazioni della forza navale congiunta (statunitense, tedesca, francese, italiana e spagnola), che ha svolto pattugliamenti lungo il Golfo di Aden, il Mar 33 Palast Greg, Democrazia in vendita, Marco Tropea Editore, Milano 2003.

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Rosso, e il Mare d’Arabia, dichiarando di avere come obiettivo la cattura di membri e dirigenti di al Qaeda, ma in realtà si trattava di operazioni di controllo dei governi africani e di tutti coloro che si opponevano al dominio statunitense, mentre i traffici di droga, armi e di esseri umani proseguivano indisturbati. Il terrorismo è un'arma del potere neocoloniale, che oggi ha bisogno di giustificare con nuovi argomenti la brutalità e i crimini che lo caratterizzano. Per questo ha elaborato un modo per atteggiarsi a "difensore dei diritti umani" e al contempo attuare le più crudeli repressioni contro popolazioni inermi, che hanno l'unica "colpa" di voler vivere la loro esistenza senza essere oppressi e saccheggiati. Col passare del tempo, il termine "terrorismo" viene sempre più utilizzato per criminalizzare ogni dissidente, o chi dice la propria contro il sistema di potere. Viene accusato di essere un terrorista chi chiede un ambiente più protetto e meno militarizzato, persino chi critica il Vaticano o il governo, e chi osa ragionare con la propria testa, denunciando i paradossi e i crimini delle autorità occidentali. Il "terrorismo" viene utilizzato dalle autorità europee e statunitensi per tenere impaurite le persone anche nel Primo Mondo, poiché uno stato perenne di paura garantisce la sottomissione acritica all'autorità, che si intende "protegga" dal pericolo. Uno dei modi per impaurire è quello di organizzare simulazioni o esercitazioni contro il terrorismo, rendendo il pericolo plausibile e creando una situazione di attesa dell'attentato. Negli Stati Uniti sono ormai diversi anni che la popolazione viene impaurita con vari metodi, basti pensare alle installazioni tipo "semafori" che cambiano colore in ordine al "grado di pericolo terroristico", sulla base di non si sa bene quali criteri. In Europa, le autorità stanno introducendo gli stessi metodi già utilizzati negli Usa. Ad esempio, dal 12 al 26 marzo, si svolse nelle acque tra La Spezia e Viareggio l’esercitazione Italian Minex 2007 attuata dalle unità navali italiane ed estere (cacciamine francese Capricorne, cacciamine spagnolo Tajo e cacciamine turco Edremit) e della Nato con 6 cacciamine appartenenti alla forza permanente del Sud Europa, che simularono la presenza di mine o ordigni. Altre simulazioni hanno riguardato anche civili, e si sono svolte in molte città europee, come Londra, Roma, Milano, Parigi e Madrid. Il fatto assai inquietante è che le stesse autorità che organizzano le simulazioni sono quelle che realizzano gli attentati terroristici, e persino durante l'attuazione reale dell'attentato sono avvenute simulazioni

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analoghe al vero evento terroristico, come nel caso dell'11 settembre 2001 a New York e del 7 luglio 2005 a Londra. Il terrorismo risulta dunque un'arma del sistema di potere anglo-americano, che oggi si impone su quasi tutto il mondo, per garantirsi la sottomissione dei popoli e la licenza di portare a compimento guerre ovunque ritenga necessario. Cadere nelle trappole propagandistiche, che mirano a farci credere che le autorità occidentali abbiano a cuore i diritti umani, e che esista un nemico oscuro e inspiegabilmente crudele, significa ignorare la vera natura dell'attuale sistema di potere, che commette atroci crimini ma vuole spacciarsi per filantropo, in modo da non perdere l'indispensabile appoggio dei popoli delle aree ricche del pianeta. BIGLIOGRAFIA Ahmed Nafeez Mosaddeq, Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione "Indipendente" Usa sull'11 settembre e su Al Qaeda, Fazi Editore, Roma 2004. Aimé Césaire, Discorso sul colonialismo, Lilith, Roma 1999. Baer Robert, Dormire con il diavolo, Come Washington ha venduto l'anima per il petrolio dell'Arabia Saudita, Piemme, Casale Monferrato (AL) 2004. Baer Robert, La disfatta della Cia, Piemme, Casale Monferrato (AL) 2005. Branca Paolo, L'Islàm radicale tra miti e realtà, ISU Università Cattolica, Milano 1996. Brisard Jean-Charles e Dasquié Guillaume, La verità negata. Una voce fuori dal coro racconta il ruolo della finanza internazionale nella vicenda Bin Laden, Marco Tropea Editore, Milano 2002. Blum William, Con la scusa della libertà, Marco Tropea Editore, Milano 2002. Bosio Roberto, George Susan, Verso l'alternativa. Intervista a Susan George, EMI, Bologna 2001. Chomsky Noam, Dal Vietnam all'Iraq. Colloqui con Patricia Lombroso, Manifestolibri, Roma 2003. Chomsky Noam, Lezioni di potere. Scritti e interviste su guerra preventiva e impero, Datanews, Roma 2003. Friedman Thomas L., Il mondo dopo l'11 settembre, Mondadori, Milano 2003. Meyssan Thierry, L'incredibile menzogna, Nessun aereo è caduto sul Pentagono, Fandango, Roma 2002.

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