Conference "Nell'Impero del Sol Levante. Viaggiatori, missionari e diplomatici in Giappone"...

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CRISTIANA BERTOLDI - GIUSEPPE BRANCACCIo PIERO CORRADINI - SILVANA DE MAIO - TIZIANA IANNELLO FRANCO MAZZEI _ GIUSEPPE PITTAU S.I. MARIO SCAIISE - ADOTFO TAMBURETTO - CL{UDIO ZANIER NELL'IMPERO DEL SOL LE\ANTE VIAGGIATORI, MISSIONARI E DIPLOMATICI IN GIAPPONE Atti del Conuegno a cura di ADOLFO TAMBURELLO FONDAZIONE CIVILTA' BRESCIANA CAMERA DI COMMERCIO DI BRESCIA Brescia 1998

Transcript of Conference "Nell'Impero del Sol Levante. Viaggiatori, missionari e diplomatici in Giappone"...

CRISTIANA BERTOLDI - GIUSEPPE BRANCACCIoPIERO CORRADINI - SILVANA DE MAIO - TIZIANA IANNELLO

FRANCO MAZZEI _ GIUSEPPE PITTAU S.I.MARIO SCAIISE - ADOTFO TAMBURETTO - CL{UDIO ZANIER

NELL'IMPERODEL SOL LE\ANTE

VIAGGIATORI, MISSIONARIE DIPLOMATICI IN GIAPPONE

Atti del Conuegno

a cura di

ADOLFO TAMBURELLO

FONDAZIONE CIVILTA' BRESCIANACAMERA DI COMMERCIO DI BRESCIA

Brescia 1998

Le <<Compagnie delle Indie orientalil>tta Europa e Giappone nei secoli XV[-XV[I

Tiziana Iannello

Le compagnie commerciali privilegiate dell'epoca moderna sono state

istituzioni simbolo dell'espansione dell'Occidente europeo verso aree dicolonizzazione. Quelle progettate come <<Compagnie delle Indie orien-tali»> sorsero allo scopo di intraprendere attività commetciali negli em-pori asiatici, che richiamavano i mercanti europei per la icchezza deiloro prodottitra i quali soprattutto spezie, fibre grezze, filati e tessutipregiati, oggetti d'arte e d'atigianato, articoli di utilità e curiosità. Es-

se si formarono dall'unione di singole associazioni di mercanti che inve-stivano i propri capitali nei traffici con l'Asia. Costituite in Europa intempi diversi à seconda del paese, le prime e più potenti furono f ingle-se East India Corupany (EIC) e l'olandes e Vereenigde Oost-Indische Coru-pagnie (VOC), che datano rispettivamente al 1600 e 1602. Compagniecommerciali per le Indie orientali sorsero - a più riprese anche se talo-ra solo come progetti - anche in altri paesi europei, come in Francia,

Svezia, Danimarca, Belgio, Prussia, Ausria e persino nel Regno di Na-poli, tutte con grandi aspettative ma esiti comunque molto ridotti -quando non addirittura nulli - rispetto alle due succitate.

Per quanto attiene al Giappone la EIC e la VOC hanno svolto unruolo primario negli scambi con l'Europa dal XVII secolo; Ia Compa-gnia olandese è stata anzil'unica a vantate rclazioni commerciali esclu-

sive con l'arcipelago dalla metà circa del '600 a tutto il '700. In questoperiodo di tempo la presenza degli Europei nell'<<Impero del Sol Levan-te»> faceva sì che la diffusione e 1o scambio delle conoscenze dell'Occi-dente e del Giappone fungessero da necessario corollario ai commerci.

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Il Giappone fu per l'Europa della prima età moderna una delle me-te più ambite del commercio euro-asiatico. Nella seconda metà del 1500i Portoghesi furono i primi occidentali ad allacciare relazioni commer-ciali con i Giapponesi; constatavano la redditività dei traffici con l'e-sportazione di argento per l'acquisto delle sete in cina. Ad essi si ag-giunsero gli Spagnoli che, stabilitisi in pianta stabile a Manila dall'ulti-mo quarto del secolo, guardarono al Giappone un po' come ad una testadi ponte con la cina e con il resto dell'Asia orientale. In quel periodol'arcipelago, olme ad essere coinvolto nei traffici sino-portoghesi e ispano-filippini, era interessato anche dalla diffusione del oistianesimo che in-terveniva di pari passo all'espansione commerciale. Dall'inconro conmercanti e missionari si diffondevano le conoscenze relative all'Europae si inauguravano i primi studi sul mondo e sulla cultura dei paesi occi-dentali di tradizione cattolica. Il portoghese entrava rapidamente in usocome lingua franca nei rapporti con gli stranieri.

Dalla fine del '500 navi corsare nord-europee dichiaravano apertain via <<ufficiosa»> la competizione per iI commercio in Asia a svantaggiodei mercanti iberici. olanda e Inghilterra inviarono prime spedizionimarittime che si spinsero sino alle coste meridionali dell'arcipelago perintraprendervi scambi commerciali . lJ n' altra Europa si affacciav a al Giap-pone, non più quella cattolica ma quella ispirata alla Riforma e alle im-prenditorie del capitalismo commerciale. Alla nanban bunka,la culturadei cosiddetti «barbari del sud» si sarebbe affiancatala karno bunka,la cultura dei «peli rossi»>, com'erano definiti gli olandesi per il coloredei loro capelli.

Agli esordi della sua avventura marittimo-commerciale la compa-gnia olandese aveva fatto tesoro, in quanto a spedizioni transoceaniche,dei viaggi verso l'Asia resi possibili dalle indicazioni suggerite da JanHuygen van Linschoten. Questi, di ritorno in patria dopo aver lavoratoper i Potoghesi a Goa durante gli anni '80 del '500, veniva rivelandole rotte e le coordinate geografiche delle Indie orientali ancora poco no-te agli olandesi, oltre alle informazioni riguardanti i mercati, i prodot-ti, i traffici e tutte quelle notizie necessarie ad awiare commerci nel-l'oceano Indiano. Egli aveva raccolto inolre le descrizioni relative aI

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Giappone di alcuni viaggiatoie ne aveva riportato testimonianzairr.olan-da riferendo sull'abbondanza di argento che alimentava i, commerciocon i Portoghesi di Macao.

Le spedizioni dai porti dei Paesi Bassi dirette al Giappone si ram-mentano apaftfue dall'ultimo decennio del'500. Della flotta salpatadaRotterdam nel 1598 soltanto lanaveDe Liefde, comandata daJacobJ.Quaeckernaeck, arrivava a77e coste nord-orientali del Kyùshù nell'apri-le del 1600 con i pochi superstiti di una missione inviata allo scopo diavviare scambi commerciali con l'arcipelago. A bordo vi era il pilota in-glese §Tilliam Adams, che guadagnava enorme credito presso il futurosbògun Tokugawa Ieyasu grazie alla sua sagacia e alla vasta cultura tec-nica. Egli poneva le basi del successo della Compagnia olandese nel pae-se; nell'ottobre del L609 infatti veniva apefiaa Hirado Ia prima agenziacommerciale della VOC diretta daJacques Specx. Nei due aErni succes-

sivi altre navi olandesi raggiungevano il Giappone ottenendo èoncessio-ni commerciali grazie sempre all'Adams.

I prodromi delf'avanzata inglese in Asia orientale risalgono alle ge-

sta del capitano-corsaro Francis Drake, il primo inglese a concludere nel1580la circumnavigazione del globo terreste. L'Inghilterra tentava in-vano di raggiungere le Indie orientali, inviando propri esploratori allaricerca di un passaggio a nord del contintente euroasiatico onde evitare\a navigazione sulle rotte controllate dagli Iberici ed awiare rapporticommerciali diretti.

L'arrivo in Giappone di agenti della EIC risale al giugno del 1611.Lanave Cloue, pafiit^ aJlavoltadell'arcipelago nell'aprile del 1611, giunse

nel porto di Hirado ove venne stabilita rn'agenzia nel novembre dellostesso anno. John Saris eraacapo della spedizione; egli dovette al favo-re di §7illiam Adams presso lo shògun Tokugawa Ieyasu la concessionedi una licenza di commercio in Giappone e quindi l'apertura di un'a-genzia di commercio che fu aflidata a Richard Cocks.

Le difficoltà comunque non tardarono ad amivare per la VOC e laEIC. Già dal l6L6 il governo si era orientato verso una politica di re-strizione del commercio con gli stranieri ed aveva deciso di limitare itraffici esteri ai soli porti di Hirado e di Nagasaki, il maggiore centro

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marittimo del Kyùshù. Nel dicembre del 1623l'agenzia del],a EIC la-sciava di proposito il Giappone a causa soprattutto della scarsa compe-titività nei confronti dei rivali Portoghesi e olandesi. Il decennio tra-scorso dai suoi agenti nel paese avrebbe apportato minori contributi alGiappone e da questo all'Europa rispetto al ben più lungo periodo ditempo di predominio commerciale della voc. Net 1627 a seguito diconflitti d'interesse insorti ra Giapponesi e olandesi per il commercioin Asia sud-orientale - gli olandesi avevano sottratto l'isola di Taiwanal controllo giapponese - venne interrotta l'attività de77'agenzia olan-dese di Hirado, confiscate le navi della comp agnia e sospesi i ffaffici.

Negli anni'30 del'600 erano adottate misure volte a contrastaretanto il commercio europeo con l'arcipelago quanto la diffusione del cristianesimo , fino a quando nel L639 fu ordinata la chiusura dei porti delGiappone, espulsi i mercanti portoghesi e spagnoli e i mission ai catto-lici, fatto divieto ai sudditi di recarsi all'estero. La sola eccezione al nuovostatus quo fi rappresentata da Nagasaki, ove venne concesso nel 1640ad agenti cinesi ed olandesi di commerciare sotto lo stetto controllodelle autorità giapponesi. L'agenzia olandese era quindi rasferita sull'i-solotto atificiale di Deshima nella ruda di Nagasaki, precedentementeabitato dai Portoghesi tra 11, L6i6 e i 1639 e ora dato in affitto alla voc.Da alloru sino alla metà dell'800 gli olandesi mantennero il privilegiodi commerciare con i Giapponesi - dalla loro stazione di Deshima -anche dopo il fallimento della Compagnia nel L799.

I1 clima di austerità commerciale del Giappone con l'estero osserva-to dagli anni '10 del XVII secolo alla metà circa del XIX apriv a il pae-se, sul piano delle relazioni ufficiali, al solo contatto con i Cinesi e gliolandesi. Si suole indicare il suddetto periodo con l'espressione giap-

gli storiografi nto alla poli-avtain materi iù in genera-nieri. Il termi letteralmen-

te come <(paese in catene»> e iidai sta per <<periodo»>; se accettiamo questadefinizione dobbiamo anche considerare che, nonostante il regime dirigorose resrizioni, i Giapponesi ebbero non di meno modo di coglieree mettere a frutto tutto ciò che di interessante scaturiva - non solo

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commercialmente - dalla lunga permanenza di Cinesi e Olandesi nel-l'arcipelago. Questi, d'altro canto, erano gli esponenti di maggior spic-co del mondo imprenditoriale marittimo sinico ed europeo quanto i rap-presentanti di due diversi panorami culturali. I Giapponesi avrebberocolto l'opportunità di conoscere enffambe queste realtà grazie al com-mercio di libri e opere d'arte, all'importazione di strumenti tecnici, alla

diffusione delle scienze occidentali, alle rclazioni ufficiali sulla politicae gli avvenimenti esteri. Da tutto ciò il Giappone veniva formando lasua idea sul mondo d'oltremare.

La permanenza a Deshima degli Olandesi, secondo quanto riporta-no Ie fonti dell'epoca, fu alquanto difficoltosa: essi vissero nel paese co-

me tributari dello sbògun al quale erano tenuti ad offrire doni recandosiuna volta l'anno, a proprie spese, da Nagasaki a Edo. Ricevuti a cortedovevano osservare il cerimoniale giapponese e genuflettersi dinanzi al-

lo shògun; queste visite regolari gravavano non poco sui costi di mante-nimento dell'agenzia. Erano inolre sottoposti a pressanti controlli da

parte delle autorità giapponesi nelle attività di commercio e gtardati a

vista da sentinelle che controllavano la loro residenza e le loro navi. Ciònonostante, il rigore osservato nel rattamento degli stranieri - che dal'700 sarebbe stato comunque ridimensionato - non affievolì l'interes-se comune di Olandesi e Giapponesi nelle relazioni commerciali. I primi intuirono quanto il Giappone fosse importante come punto d'amivodelle merci est-asiatiche oltre che di produzione di alcune di queste. At-traverso lo spiraglio di Nagasaki la VOC poté acquistare tanto le mercigiapponesi quanto quelle che amivavano nell'arcipelago in esportazione

dalla Cina e dal resto del1'Asia. Seppur spinti da ragioni di caratterepuramente commerciale essi apprezzarono via via nel tempo il Giappo-ne anche come punto di partenz^ p$ giungere alla conoscenza della ci-viltà orientale di marice sinica. I secondi compresero che gli Olandesiavrebbero garantito insieme ai Cinesi un afflusso di prodotti dall'oltre-mare e allo stesso tempo avrebbero fornito al paese le conoscenze tecnico-scientifiche che sin dai Portoghesi si erano rivelate di notevole ausilioin vari settori.

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La premura maggiore per i giapponesi restava quella di osteggiarein ogni caso e con ogni mezzo la diffusione del cristianesimo.

Per compendiare il lungo capitolo della storia dei rapporti commer-ciali delle Compagnie e della loro influenza ne77'arcipelago distinguia-mo quattro fasi temporuli.Laprima attiene al periodo che va dall'aper-tura delle agenzie olandese e inglese sino agli anni 1639-40. Questa fase

è contrassegnata da un momento molto delicato delle relazioni con ilpaese. Dall'ultimo decennio del '500 Hideyoshi aveya gettato le basidi una politica resrittiva sia verso la propaganda missionaria europea,sia verso il commercio estero in mani europee e sulla stessa linea si eramosso il suo successore Tokugawa Ieyasu. Olandesi e Inglesi dovetterodare prova di estraneità, a77a catsa religiosa e impostarono le proprie tat-tiche di espansione commerciale nella rigorosa osservanza delle conces-sioni e degli accordi stabiliti ufficialmente con I bakufu.

Gli Inglesi dovettero rendersi presto conto comunque di avere po-che possibilità di avviare un commercio duraturo in Giappone rispettoai Portoghesi che vi commerciavano dalla loro base di Macao già. mezzosecolo prima. Per di più quando la EIC giunse in Giappone nel L6L)gli Olandesi avevano creato ormai una fittarete di agenzie commercialie foftezze nell'oceano Indiano: le mire espansionistiche olandesi diret-te al Giappone erano ben studiate nei progetti della Compagnia. Gli Olan-desi, dopo iLt623 - anno in cui sia gli Inglesi sia gJi Spagnoli lasciava-no il paese - si ffovarono a competere con i Portoghesi cui avevanogià dato filo da torcere per sottrare loro il dominio commerciale in Asia.Le difficoltà per il commercio traMacao e Nagasaki intervennero in con-comitanza con le restrizioni dei traffici ordinate dal bakufu e con le per-secuzioni anticristiane che si ripercossero negativamente in primo luo-go sulle attività dei Portoghesi in Giappone. Il commercio olandese nedoveva trarre vantaggio per il fatto di avere mantenuto salda la sua po-sizione dopo l'espulsione anche di questi ultimi competitori, pur se leconcessioni sui raffici si dovettero resringere a Deshima.

Sul piano degli stimoli culturali e scientifici il periodo in discussio-ne si rivelò particolarmente vivace e innovativo per il Giappone. La fi-

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gura predominante fu quella dell'Adams gtazie alle sue conoscenze teo-

riche e pratiche in vari campi, dall'aritmetica a77a cantieristica navale,

conoscenze per le quali meritò un posto di ptimo piano nell'establishment

giapponese. Il contributo della EIC al Giappone va rammentato nell'am-

bito dell'assistenza militare in termini di rifornimento di armi da fuoco,addestramento a tattiche belliche e tecniche balistiche; per l'agronomia,in merito alla diffusione del tubero di un tipo di patata conosciuto at-

raverso l'Adams che ne aveva raccolto alcuni esemplati nelle Ryùkyù.Secondo quanto riportato dal suo diario (cfu. Dinry of Ricbard Coks, Cape-

marchant in tbe Englisb factory in Japan, 1615-7622, ed. by E.M. Thomp-

son, London, Hakluyt Society, 1881, vol. I, 9.XI) Richard Cocks, di-rettore dell'agenzia di Hirado, ricevette dall'Adams dei tuberi che piantò

nel giardino dell'agenzia stessa e che presero a diffondetsi nel resto del

paese.

La VOC, invece, puntò sul ruIforuamento della rete di raffici con

le alre sue stazioni commerciali nell'Oceano Indiano da dove affluiva-no le merci di scambio a Deshima. Tru queste, I'importazione di fibree tessuti - dal cotone e cotonine indiani a quelli meno diffusi come

chintz, cashemire, satin - stimolò e amicchì notevolmente il settore tes-

sile. Anche il commercio di materie prime quali metalli e leghe, avori,

corni, legni pregiati, resine, pigmenti, vetri e cristalli, favorì gli artigia-nati minori giapponesi nei settori specialmente dell'oreficeria e dell'og-gettistica, la cui produzione iniziò a sua volta a prendere Lavia del mer-

cato europeo.

Il secondo periodo, che delimitiamo agli anni 1641-1680, è deter-

minato dalf incremento dei commerci interasiatici della Compagnia olan-

dese. Nel 164L essa aveva eliminato i rivali Portoghesi daMalaccaruf.-f.oruando il proprio dominio dall'Indonesia al Giappone. In questi annigli agenti della VOC a Deshima operarono per intensificare i trafficied equilibrare i rapporti con i Giapponesi. Ciò che rawivò e consolidò

il commercio nell'arcipelago fu l'interruzione dell'attività di alcuni cen-

tri di produzione della porcellana in Cina a seguito delle vicende politi-che che turbarono il paese negli anni della successione dei Mancesi al-

l'impero Ming. Gli Olandesi furono pronti ad acquistare le porcellane

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giapponesi prodotte nel Kyùshù ad imitazione di quelle cinesi e corea-ne. I manufatti erano tanto pregevoli da essere

^pprezzati in Europa

non meno di quelli cinesi; la richiesta di tali porcellane fu così alta sulmercato europeo che gli Olandesi dovettero importare in Giappone fi-nanche le materie prime per la loro colorazione. Molti pezzidi mediao bassa qualità alimentavano inolte il commercio olandese anche in Asiasud-orientale. La produzione dei vasai giapponesi riguardava i tipi diImari, iI porto d'imbarco delle porcellane prodotte nell'area di Arita,che erano poi imitate a Delft dalla metà del '600, e quelli Kakieruonche ebbero imitazioni a Meissen, chantilly e capodimonte. olte alleceramiche, il commercio olandese in Giappone fu alimentato anche dal-le lacche, che nel '600 gli Europei finirono col denominare non a casojapan e Ia tecnica della laccatura si diffuse nell'uso come iapanning. r traf-fici in oggetti d'arte si allargavano inolue alle opere cinesi che la vocesportava dal Giappone.

L'intensificarsi dei tralfici che da Nagasaki erano allaryati ai pro-dotti provenienti dalla Cina investì anche libri e opere scientifiche. GliEuropei che raggiungevano il Giappone per conto della voc vedevanoDeshima un osservatorio della civiltà orientale. A loro volta, gli inter-preti giapponesi - i cosiddetti oranda tsaii - avevano modo di acqui-sire a contatto diretto nuove conoscenze ffasmettendo le proprie. Leoccasioni per avvicinare gli olandesi potevano aver luogo, oltre che aDeshima, anche durante il viaggio a Edo. Gli interpreti, che costituiva-no una vera e propria <<corporazione»> ereditaria, fwgevano essi stessida veicoli di trasmissione e da principali fruitori delle conoscenze occi-dentali. sino agli anni'80 e oltre, comunque, le rigide limitazioni impo-ste alla diffusione di testi occidentali e l'imprecisa conoscenza linguisti-ca dell'olandese resero arduala comprensione delle scienze europee. Al-cune opere, in specie trattati di medicina, vennero fatte addirittura tra-durre dall'olandese in portoghese per la maggiore dimestiche zza deiGiap-ponesi con questa lingua. Si dovette attendere il '700 perché l,olandesevenisse studiato a fondo grazie a cultori di studi olandesi; primi dizio-nari completi di olandese-giapponese videro la luce solo verso la fine diquel secolo.

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Rilevante contributo di questo quarantennio si ebbe nell'ambito dellaconoscenza europea della medicina, che fu diffusa in Giappone atffa-verso la pratica empirica più che lo studio sistematico dei trattati, gra-zie ai medici inviati a Deshima al servizio della VOC. Questi ebberocontatti con medici cinesi e giapponesi in Giappone e nelle altre sediasiatiche della Compagnia, in particolare aBatavia. Kaspar Schambur-ger, a Deshima dal L649 al L65L, trasmise varie tecniche chirurgicheeuropee e formò una scuola di medicina,la Kasupararyù, intitolata pro-prio a suo nome. Il daneseJacob de Bondt, medico della VOC aBata-via, dopo aver appreso l'uso dell'agopuntura per il trattamento terapeu-tico di alcune malattie sembra sia stato il primo a diffonderne in Euro-pala notizia, che appare nella riedizione del suo testo De Medicina Indo-ruru (1658). §Tillem ten Rhijne, residente a Deshima per due anni dalL67) circa, proseguì nell'opera di diffusione in Europa delle pratichedell'agopuntura sulla scia del De Bondt e trasmise anche notizie relati-ve alla moxibustione che apprese da medici giapponesi. In Giappone trail t664-65 Daniel Busch istuì medici giapponesi alla medicina e chirur-gia occidentali. Fu così che gli Oranda tsùji dettero impulso a varie scuo-le sulla scorta degli insegnamenti di medicina olandese e vennero for-mandosi discendenze di medici come i Nishi, i Kunisaki, i Narabayashi.

Lo sviluppo dei commerci e la maggiore dimestichezza cofi le rotteest-asiatiche avevano conffibuito ad allaryare anche le conoscenze geo-

grafiche. Le nuove acquisizioni si rifletterono nel perfezionamento del-la produzione cartografica che gli Olandesi presentarono nell'arcipela-go attraverso donazioni di mappamondi e carte geografiche allo shogun.

La terza fase dei contatti trala Compagnia olandese e il Giapponeriguarda gli anni 1680-L720. L'interesse dell'Occidente per l'Asia orien-tale crebbe in questo periodo per ragioni commerciali quanto culturalie le une andarono alimentando le alre. In Europa gli studi descrittivisul mondo organico si awalsero notevolmente delf impofiazione di esem-

plari di flora e fatna della Cina e del Giappone. In questo campo 1'e-

norme conributo è stato dato dal naturalista Engelbert Kaempfer al ser-

vizio della VOC nell'arcipelago ffa il L690-92. Da1la feconda coopera-zione scientifica con studiosi giapponesi in questo ambito originava nel

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t707 iprimo ffattato scientifico giapponese di botanica ad opera di Kaibara Ekken,lo Yamato bonzo. Kaempfer non fu soltanto fine studiosodi scienze naturali. Dall'esperienza diviaggio a Deshima e Edo egli rea-lizzava anche un'opera sulla storia del paese, Gescbichte und Bescbrei-bung aon lapan, indice del vivo interesse maturato per il Giappone e lasua cultura. Egli contribuì inolte ad approfondire Ie conoscenze sull'a-gopuntura e la moxibustione con le relative tecniche secondo l'uso os-servato in Giappone. Si andavano diffondendo intanto tra i medici oc-cidentali anche le dotrine del polso teorizzate in Cina, presentate inEuropa da Andreas Cleyer, che operò per la VOC aBatavia e fu a De-shima durante gli anni 1680.

Un decollo dell'artigianato giapponese si avvalse dell'import azioneolandese di materie prime per la f.abbricazione di articoli come cloison-né, tsuba, netsuke e inro.Il vetro e il cristallo in particolare stimolaronola produzione di oggetti in vetro soffiato e varie vetrerie sorsero a Na-gasaki già dalla fine del '600. Le opere d'arte occidentali attirarono l'at-tenzione di molti artisti giapponesi.Il bakufu dette incarico ad alcunifunzionari versati in tale ambito, gli e-ruekikl, di studiare e riprodurretecniche e soggetti di dipinti europei. Da Nagasaki prese a diffondersila cosiddetta yòga, la pittura d'ispirazione occidentale.

Si andavano diffondendo intanto anche strumenti tecnici che accom-pagnarono il progresso delle osservazioriastronomiche tanto che nel 1689fu terminato il primo osservatorio giapponese ad opera di Shibukawashunkai. Dagli inizi del '700 furono introdotte nozioni di matematica,come il calcolo logaritmico e le funzioni rigonomeriche, la cui applica-zione contribuì allo sviluppo soprattutto della geometia, della catografiae delle scienze fisiche.

La q,arta fase di permanenza della compagnia olandese a Deshimacomprende il periodo 1720-1799. Essa fu caratterizzatada una diminu-zione del volume del commercio con l'arcipelago che risentì della crisianche delle altre basi olandesi nell'oceano Indiano provocata in buonamisura dall'espansione inglese in Asia. oltre al minore afflusso di mer-ci,l'agenzia di Deshima subì tagli ai finanziamenti e persino le visiteregolari a Edo dovettero diradarsi dagli anni '60.

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Sul piano culturale nondimeno questo periodo rappresentò il mo-mento più fecondo per la divulgazione delle scienze occidentali.Lo sho-gun Tokrgawa Yoshimune stabilì nel L72O l'abolizione del divieto d'im-pottazione di libri europei ad esclusione dei testi a carattere religioso.Egli formò attorno a sé un cenacolo di cultori di tali studi i quali furonoincitati a pefiezionarcla conoscenza della lingua olandese e a coltivarele dottine occidentali.

L'influenza culturale europea in Giappone nel corso del XVIII seco-lo investì moltissimi campi. Sul piano della cultura materiale si annove-rulalarga diffusione di srumenti tecnici, come aghi magnetici, crono-metti, telescopi, sismografi che dettero impulso alle scienze applicatee ai quali vennero dedicate apposite mostre ed esposizioni che incurio-sirono e appassionarono i Giapponesi alle rcalizzazioni del mondo occi-dentale. Nel primo '700 ebbero sviluppo varie scuole militari su model-lo europeo, furono costuiti arsenali e dedicati trattati sulle tecniche ele stategie belliche. La cantieristica navale sollecitò la costruzione diimbarcazioni e mercantili, ma il settore rimase poco coltivato, d.puntoche si rivelò poco felice il tentativo di varare nel 1786 una nave costrui-ta sulla base di tecniche sino-giapponesi ed europee che prese il nomedi Sangoku-mdnt) Ia <<nave dei tre paesi>>.

Anche l'Europa continuò ad awalersi del Giappone, grazie ad esem-

pio agli studiosi che ptoseguirono l'opera di diffusione delle praticheterapeutiche sino-giapponesi. Tra questi, Isaac Titsingh, che fu diretto-re a Deshimatrail1779-85, tadusse un trattato sull'agopuntura; J.PJ.Rudolf, medico tedesco che nel 1770 aveva raccolto un'intera collezio-ne di aghi per agopuntura, strumenti e libri sulla rclativa tecnica giap-ponese; Carl Peter Thunberg rattò di agopuntura e della moxa nel suo

Traoels in Europe, Africa and Asia, made beruteen tbe Year 7770 and 1.779,

pubblicato per la prima volta in edizione tedesca a Berlino nel L792-94;Philip von Siebold, che descrisse con maggiore accuratezzale pratichedi agopuntura giapponese e si dedicò allo studio approfondito della flo-ra e faana locali.

GIi studi di asronomia affiancarono per impoftanza quelli di medi-cina, chirurgia e anatomia e si awalsero delle teorie di Kopernik, Gali-

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lei, Kepler e Newton. Motoki Ryòei diffuse in Giappone le teorie elio-centiche e presentò opere occidentali di geografia asronomica; in taleambito si cimentò anche Takahashi Yoshitoki che tradusse in giappone-se iI mattato di astronomia del francese Joseph J. L. de Lalande, cherese noti i sistemi di misurazione della posizione degli asti e l'esistenzadi stelle e costellazi oni. L'adozione del sistema calendariale lunare e so-lare da parte dei rangakusba portò alla celebrazione del nuovo anno nel1794 secondo il calendario occidentale. Nell'ambito della fisica, HiragaGennai si adoperò nell'uso di stumenti importati dagli olandesi, tracui termometri e apparecchi eletrostatici, e Shizuki Tadao il quale ol-tte a tradurre l'opera diJ. Keill di fisica e astronomia sviluppò una suateoria nebulare. Nell'ambito della diffusione delle conos cenze tecnicheattecchirono in particolare quelle estrattive e nel 1782 venne sperimen-tata una pompa olandese nelle miniere di Sado.

Nel 1799 si chiuse la pagina della voc in Giappone. Il declino delcommercio olandese nelle Indie orientali portò al rilevamento da partegovernativa della Compagnia, ma gli olandesi rimasero a Deshima e du-rante la prima metà dell' '800 continuarono a cooperare con i Giappo-nesi nel commercio e negli scambi culturali. Nel corso del XIX secoloil Giappone prese piena coscienza dell'import anza degh studi olandesie l'impegno maggiore venne profuso nello studio sistematico della lin-gua e dei testi scientifici europei. L'opera che demetò ufficialmente l'im-poftanza di tali studi fu ilRangaku kotohaiime (1g1r) di sugita Genpa-ku, il quale attribuì agli studi di medicina l'apporto principale ai finidell'introduzione della cultura occidentale in Giappone. La tadtzionenel L77 4 della versione olandese del trattato Anatomiscbe Tabellen (L7 )l)diJohan Adam Kulmus, segnò a rigore secondo sugita l'inizio degli stu-di scientifici delle dottine olandesi.

I Giapponesi avevano seguito i processi evolutivi delle scienze eu-ropee, con le loro conquiste scientifiche e tecnologiche, le produzioniartistiche, le mode e le tendenze di pensiero. In Europa l'immagine delGiappone attraverso stampe, dipinti, oggetti d'arte, soggetti e ambien-tazioni si diffuse rapidamente, ispirando la produ zione artistica degliimpressionisti del secondo '800. L'interesse per il Giappone confluì in

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un vero e proprio movimento che il francese Philippe Burty definì conefficacia japonisrne.Il Giappone proseguì la politica di restrizione deitraflici esteri a Nagasaki sino all'arrivo degli Americani negli anni '50,nonostante le pressioni russe e inglesi dalla fine del '700. Il primo tat-tato internazionùe di commercio del Giappone nel 1856, stipulato conl'Olanda, mantenne in sostanza inalterato il sistema dei raffici con gliOlandesi di Deshima a conclusione della lunga parentesi apefta con laCompagnia delle Indie.

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