I Portoghesi e il Giappone nella seconda metà del sec. XVI. Studi in lingue occidentali e in...

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Tiziann lannello

PORTOGHESI E IL GIAPPONE NELLASECONDA MET,À. DEL SECOLO XVI.

ArcuNE coNsIDERAzIoNI sUGLI sruDlIN LINGUE OCCIDENTALI E IN GIAPPONESE

Negli ultimi decenni un numero crescente di studiosi di varienazionalità ha approfondito il tema dell'espansione europea inAsia dal XV-XU secolo, rivisitando manoscritti, descrizioni diviaggi,, testi storici e soprattutto rinvenendo una doviziosa messedi documenti d'archivio ineditil. Studi specifici hanno affrontatoil capitolo dell'avanzata del Portogallo sui mari asiatici ed è stataintensificata la ricerca e sistemazione delle fonti d'epoca oltre lapubblicazione di opere secondarie relative all'Asia portoghese2.

Parte della storiografia ha esaminato con stimolanti suggeri-menti il periodo dei contatti commerciali e culturali stabiliti daiPortoghesi tra Macao, la Cina e il Giappone nella seconda metàdel '500. I1 contributo complessivo dei lavori compiuti e pubbli-cati in diverse lingue si articola su due tematiche principali: daun lato, l'espansione commerciale portoghese attraverso Macao;dall'altro, 1'evangelizzazione che ha avuto come base e tramite didiffusione proprio la Cidade do Nome de Deus in Asia orientale e

nell'arcipelago, apparso ai gesuiti come il terreno piìr fertile perf impianto di una chiesa cattolica d'Oriente3. Il missionariato cattolicodette un apporto sostanziale all'inserimento nei commerci asiati-ci e l'istituzione del Padroado Portugttés do Oriente intervenne sudi un piano economico oltre che religioso. I missionari gesuiti traMacao e il Giappone aprirono la strada ai traffici portoghesi e

funsero da mediatori culturali tra Europa, arcipelago e resto dell'Asia- con Macao come centro di irradiazione degli stessi missionari e

convertiti anche giapponesi in Cina e nella penisola indocinesea.Tra gli studiosi occidentali che hanno approfondito il tema dei

rapporti tra Macao e il Giappone emerge la figura di un grande

precursore, lo storico inglese charles R Borea ctre ha avuto il merito

critica delle fonti primarie è valsa a riportarc alla luce importantimateriali, talvolta inediti, e a dare perciò nuova linra agli studi. Il

studi in occidente come in Asias. È lecito pensare che egli abbiastimolato le ricerche di molti storici giapponesi che hanno a lorovolta rivalutato fonti proprie in archivi e collezioni di shogutt e daimyoo di grandi famiglie di mercanti.

te intensificata la ricerca sui rapporti luso-I autori occidentali che si può dire abbianob Tra le numerose pubblicazioni si ricordano

Nagasaki e sull'influenza culturale portoghese in Giappone; CarlosFrancisco Moura e Benjamin videira pires, sur ruolo economico

uel Teixeira,'arcipelago,ato e conti-

nuano ad arricchire queste ricerche6.

. I contributi degli storici asiatici si sono rivelati di primariaimportanza: oltre a spaziare sulla vasta documentazione rimastaaI riguardo in lingue occidentali hanno messo a frutto ricerche sumateriali conservati in Giappone e - in lingua cinese - in Cina enel sud-Est asiatico. Circoscrivendo il discorso alla letteratura in

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Iingua giapponese, particolare menzione va fatta di alcuni stu-diosi che anteriormente agli anni'50 hanno posto attenzione sultema del commercio portoghese in Asia orientale. Dei maggioritra questi ricordiamo Kawashima Motojiro, sugli sviluppi dellapolitica estera del Giappone nel primo periodo Edo e il decorsodell'espansione lusitana; Okamoto Yoshitomo, per l'opera divalorizzazione del patrimonio archivistico europeo relativo alladiffusione del cristianesimo e ai contatti giapponesi con le poten-ze iberiche; Hayashi Motoi, per le analisi sul sistema del com-mercio della seta (itouappu) e le implicazioni di carattere econo-mico nella politica di chiusura del paese (sakoku)7.

La storiografia giapponese, diversamente da quella occidenta-le, ha progressivamente sviluppato l'aspetto dei rapporti con iPortoghesi di Macao non tanto alla stregua di singolo tema monograficoquanto come parte integrante della più ampia storia delle relazioniestere del Giappone in epoca moderna. Su questo filone di ricercasi inserisce e fa testo l'imponente opera di Iwao Seiichi, i cui studihanno illustrato lo scenario internazionale asiatico-orientale traXVI e XVII secolos. Degli storici della scuola di Iwao, o assimilabiliad essa per quest'area tematica, orientati anche sulla storia delmissionariato in Asia orientale, figurano fra le opere di base i contributidi Takase Kòichirò, che ha tracciato un quadro circostanziato delladiffusione del cristianesimo in Giappone e Yamawaki Teijirò, so-prattutto per le cointeressenze dei gesuiti nei commerci con l'arcipelagoe dei traffici di quest'ultimo con la Cinae.

Tra le iniziative di rilievo citiamo quella dell'Accademia delGiappone, coadiuvata dall'Istituto Storiografico dell'Universitàdi Tòkyò, che ha varato dal secondo dopoguerra un esteso pro-gramma di microfilmatura di gran parte dei principali documen-ti in lingue occidentali - conservati presso gli archivi e le biblio-teche di ben sedici Stati de1 mondo - inerenti la storia del Giap-pone con qualche breve sezione relativa a Macao1o.

Le ricerche concordano ""rt"r,rrbrire un ruolo chiave ai Por-

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toghesi di Macao nel panorama marittimo-commerciale dell'Asiaorientale dei secoli XVI-XVII. Riguardo al Giappone tale ruoloebbe iI suo peso nelle relazioni del paese con la Cina, con le areeindocinese e maleo-indonesiana e infine con l'Europa. Macao svolseuna preminente funzione di testa di ponte al concorso portoghe-se nei traffici est-asiatici grazie anche alla posizione di centralitàgeografica e all'essere un centro d'incontro delle civiltà dell'Orientee dell'Occidente. Essa diveniva man mano il crocevia di un com-mercio internazionale che, dal secolo XVII, avrebbe aggregatoaltri paesi tanto europei quanto asiatici.

I Giapponesi accolsero missionari sotto Padroado e mercantiportoghesi in ragione delle novità e dei prodotti tecnologici concui questi ultimi si erano presentati, traendone vantaggi notevolii vari daimyd locali del Kyùshù e dell'Honshù sud-occidentaleche, armandosi della fede in Cristo, così si armavano di efficacimezzi bellicill. Restava fermo, beninteso, l'apprezzabile e diffusoapporto culturale ed artistico trasmesso proprio dai cosiddettinanbanjin, i "barbari del sud". La cultura e Ie arti portoghesierano trapiantate da Macao in Giappone dando vita al fenomenodel nanbanbltnka, com'era designata la cultura dei primi Europei.GIi ultimi studi rettificano le vecchie ipotesi che si tratti di unfenomeno effimero, vitale solo durante l'apostolato cattolico espentosi con la sua conclusione. In realtà, fu una pagina creativae di lunga eredità continuatasi in seguito, durante l'epoca Tokugawa,con nuovi canali attraverso le Ryùkyù e le comunità olandese ecinese di Nagasakil2.

I rapporti commerciali ufficiali con I'arcipelago erano avviatidalla metà del 1500: ne1 1557 Francisco Martins inaugurava larotta del Giappone in qualità di primo Capitdo-mor di Macao,sotto l'egida della Corona portoghese che estendeva la giurisdizionedell'Estado agli scambi con l'arcipelago13. I proventi degli scambisino-giapponesi erano determinanti tanto ai fini del mantenimentofinanziario delle spedizioni - anche nel resto dell'Asia orientale -quanto come sostegno economico per Macao. I Portoghesi si eranopotuti inserire nei traffici sino-giapponesi in virtù delle necessità

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commerciali e della reciproca dipendenza dell,arcipelago dalcontinente per alcuni beni come, in specie, la seta Btezza di qua-lità superiore, le nuove materie per la polvere da sparo e le so-stanze coloranti, e della Cina dal Giappone per via in particolaredell'argento e del rame.

L'argento giapponese servì per acquistare soprattutto la setaed era importato dai Portoghesi in tali quantitativi da divenire ilprincipale rtezzo di pagamento delle merci nei traffici tra Macaoe il Giappone; com'è noto, alle imbarcazioni sulla medesima rottaera dato precisamente il nome di nnus da prnta (,,nave dell,argento,,).Questi adoperarono il metallo prezioso negli scambi interasiaticianticipando gli Spagnoli che anni dopo avrebbero rifornito l,Asiadell'argento americano attrayerso le Filippinela. L,enorme afflus-so del metallo in Cina e il conseguente aumento della domandadi seta sembra avesse stimolato 1o sviluppo di alcuni centri sericitra i quali Sung-chiang e Suchow. Il rame era esportato dal Giap-pone in Asia ad uso delle fonderie, in specie quelle di Goa eMacao, che avrebbero fatto la fortuna dei Bocarro ed altri nelrifornimento degli eserciti dei vari potentati indocinesi. Esso eraimpiegato per i cannoni in bronzo, le campane per le chiese e lamonetazione, mentre una parte era inviata in Europals.

Per la Cina la prospettiva di importare argento con gli Europeiera uno dei motivi per cui erano state aperte le porte del paese aiPortoghesi concedendo loro un insediamento stabile a Macao16. peril Giappone i traffici con i Portoghesi andavano a colmare una domandache ancora non era riuscito a soddisfare nonostante la partecipazio-ne ad azioni di pirateria lungo le coste del Chekiang, del Fukien edel Kuangtung, partecipazione tanto più attiva con il ripristino delregime di chiusura al commercio nipponico ripreso dai Ming pro-prio negli anni dell'apertura della rotta Macao-Giappone17.

La politica protezionistica dei Ming era stata una favorevolecongiuntura sia per i Portoghesi, desiderosi di intraprendere rapporticommerciali in Estremo oriente, sia per i mercanti cinesi, cheavevano compreso che una mutua cooperazione pur clandestinacon i primi poteva servire a proseguire e intensificare gli scambi

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marittimi con l'arcipelago. La pirateria che imperversava sui mariorientali lasciava lentamente il campo agli affari mediati e con-trollati in via ufficiosa dagli stessi Cinesi del contiguo mercato diCanton. Qui i mercanti di Macao si rifornivano delle merci da

vendere in Giapponels. Macao doveva il proprio decollo econo-

mico aI fatto di essere la principale destinataria della seta - pro-veniente dalla Cina centrale e che giungeva a Canton - che era

esportata poi in India, Europa e America, ma soprattutto in Giappone,

all'epoca uno dei maggiori importatori di seta cinesele.

Una cospicua quota del commercio di Macao era apPannaggiodi mercanti cinesi irregolari e Portoghesi che, tramite agenti lo-caLi e " chatins"20, operavano privatamente fuori del sistema dell'Estado

tra India meridionale, Sud-est asiatico, Cina e Giappone. Buonaparte delle merci negoziate, come gli ingenti quantitivi di seta

che affluivano al mercato cantonese, era destinata aI contrabban-do21. I cosiddetti "queoees" de Cantdo, gli agenti cinesi non auto-izzati, finanziavano talora le spedizioni da Macao a Nagasaki inperiodi di difficoltà, collaborando più tardi con i Portoghesi neitraffici con Manila e Batavia e spesso utilizzandoli come mandataridelle loro spedizioni verso il Giappone, Ie Filippine e l'Indone-sia22. Tali pratiche sarebbero proseguite nel secolo successivo e iCinesi avrebbero mantenuto sempre una posizione di preminen-za nella partnership commerciale con gli Europei23.

Il connubio sino-portoghese non era stato I'unico fattore utileal commercio di Macao con il Giappone. La mediazione dei missionaricattolici, se ne è accennato in apertura, giovava non pocoall'inserimento dei mercanti portoghesi nelle attività marittimo-commerciali dell'arcipelago. Dalla fine degli anni '80 comunquei missionari dovettero godere di minor favore in Giappone. Ilcoinvolgimento dei missionari nel commercio portoghese conI'arcipelago doveva essere preso come ragione, quando non comepretesto, dai Giapponesi per sospettare che la causa religiosasottacesse ben altri scopi.

Oda Nobunaga (1534-82) si era dimostrato il più liberale edilluminato tra i leader giapponesi nell'accogliere gesuiti e mercanti

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occidentali, rispetto ai successori Toyotomi Hideyoshi (1536-98),Tokugawa Ieyasu (7542-7616) ed eredi2a. Vari motivi spingevanoa fermare l'espansione dei nanbanjin: innanzitutto, la mediazioneportoghese sempre più invadente nei traffici esteri giapponesivotava alla dipendenza economico-commerciale. L'ingerenza diMacao nei contatti sino-giapponesi, ad esempio, manifestava giàuna perdita di autonomia nei rapporti con l'estero. In secondoluogo, la cessione di Nagasaki e Mogi ai gesuiti ad opera deldaimyo Òmura Sumitada (1533-1582) nel 1529-80, oltre a signifi-care una vera e propria diminuzione di sovranità sul territorio,preludeva ad una possibile alleanza tra signori militari locali edEuropei. I daimyo periferici del sud, conniventi con missionari emercanti occidentali, potevano minacciare l'integrità nazionaledel Giappone che ancora stentava ad essere raggiunta. I porto-ghesi, poi, si erano dimostrati ben poco affidabili dopo la defe-zione dell'accordo stipulato nel 1586 da Gaspar Coelho (lS2B-90,in Giappone tra iI1581 ed it 1590 come vice-provinciale dei gesuiti)di fornire aiuti navali in occasione della campagna di Corea, promossada Hideyoshi tra il 1,592 e il 1598, in cambio della cristianizzazionedella Cina e della Corea2s.

Il Giappone dovette in questo periodo anche confrontarsi conI'altra potenza iberica affacciatasi nel frattempo sui mariestremorientali, la Spagna, che in quel momento si rivelava unatemibile concorrente in Asia per i Portoghesi. Dopo la presa diManila nel 1571., gli Spagnoli facevano seguire, ai tentativi deidecenni precedenti, vari sforzi di penetrazione nei traffici asiaticiancora monopolio esclusivo dell'Estado dn India. Essi miravano astabilire un commercio triangolare autosufficiente con le Filippineinserendosi nei canali dei traffici con la Cina e il Giappone. Dal1575-76 erano inviate missioni commerciali in Cina ancora pocofruttuose per un vero e proprio contatto stabile, anche a causa dellatenace resistenza dei Portoghesi di Macao. euesti avrebbero vistosvanire il proprio monopolio nei tralfici sino-giapponesi se un'eventualepostazione spagnola fosse stata stabilita sulle coste cinesi.

Con gli Spagnoli l'argento messicano riversatosi in Cina dal-

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I'ultimo quarto del '500 rappresentò moneta d'elezione per gli

scambi in tutta l'Asia orientale, con conseguenze negative sul

commercio di Macao: il processo inflazionistico innescato dall'af-

portoghesi, accendendo più spesso rivalità e competizioni che

,,on fir,otendo sforzi comuni di espansione commerciale2S'

Le premessg €st-asiatica erano

poste àaI Giapp ere un duro colPo

àl .orr,*"t"io por tana nell'arcipelago

intervenne la mano politica di Hideyoshi, aI potere dal 1.586 cir-

ca, che adottava una serie di contromisure in merito. Nel 1587,

decretava il bando del cristianesimo e l',espropriazione di Nagasaki

ai gesuiti; tra il 1588 ed il 1591, I',adozione di varie riforme legislative

- tra queste la katanagari, la "caccia alle spade" che proibivarisolutamente la detenzione di armi aI popolo ad esclusione dicoloro che avessero dichiarato di appartenere ad un ceto "grtelirieto",

sancendo in tal modo f immobilità Éra classi sociali - dimostrava

non soltanto un chiaro intento politico di controllo e riordinosocio-amministrativo del paese2e, ma forse la volontà di arginare

f infiltrazione portoghese che armava più o meno sommessamen-

te, aI vessillo del cristianesimo, mercanti e militari al servizio dei

daimyo periferici.Il 1591 era un anno cruciale per i Portoghesi in Giappone:

affermando i propri diritti di prelazione sui commerci, Hideyoshi

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interveniva a Nagasaki e imponeva ai suoi prezzi l'acquisto dell'oroper procurare fondi da investire nella campagna di Corea. Eglichiedeva formalmente atto di vassallaggio alle Filippine allo sco-po di recuperare alla progettata conquista dell'Asia anche Luzon,mercato noto ai pirati giapponesi che vi commerciavano ben primadegli Spagnoli.

Hideyoshi, orientato verso una riappropriazione del commer-cio marittimo, intendeva creare una sfera d'influenza giapponesenell'area asiatica. Così dagli anni'901o spiegamento delle goshuinsensui mari asiatici alla conquista di empori e basi commerciali palesavala politica del generale di surclassare il commercio iberico ritagliandouno spazio ai traffici diretti con gli altri paesi asiatici, ove insediarecolonie giapponesi30. Al riguardo, le ricerche rafforzano l'ipotesiche la stessa Macao abbia fatto da intermediaria tra il Giapponee le varie Nihonmachi nel resto dell'Asia.

La situazione sulla scena est-asiatica si veniva a complicareulteriormente per i Portoghesi con l'arrivo degli Olandesi nel-I'Oceano Indiano in quegli anni e in Giappone nel 1600" Si aprivaun nuovo capitolo della comune storia euro-asiatica. L'Europasettentrionale, dapprima con Paesi Bassi e Inghilterra, si impa-droniva dei metalli spagnoli per reinvestirli a sua volta in Asia.Dalla fine del XVI secolo, le potenze iberiche, già in parte frenatenella corsa sui mari estremorientali dalle strategie politiche giap-ponesi, avrebbero lasciato il campo alle nascenti "Compagnie delleIndie orientali".

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NOTE

1 Per qualrto colìcerrìe le fonti primarie relative all'espansione europea in Asianella prima età moderna, si amrovera materiale documentario di vario tipo (storiografie,relazioni di viaggi, cronache ecc.) che per l'enorme vastità necessiterebbe di unaspecifica trattazione a parte. Ci si limita preferibilmente a segnalare, oltre l'utilecompendio sulle fonti d'epoca che si trova nell'opera di G. B. Sotrza, The Survivalof Empire. Portuguese Trade and Society in China and the South China Sea, 1630-1754, Cambridge L986, pp. 256-26L, le seguenti raccolte: ]. H. da Cunha Rivara (acura di), Arquivo Portuguez-Orienfal, Nova Goa 7857-76; H. T. Colenbrander etal. (a cura dl), Dagh-Register gehouden int Casteel Batavia vant passerende daerter plaetse als ower geheel Nederlands India, Batavia-Den Haag 1887-1931; A.Braamcamp Freyre (a cura di), Arquivo Historico Portuguez, Lisboa 1902-12; C.R. Boxer (a cura di), Azia Sinica e lapdnica. Obra p1stuma e inédita do fradeArràbido José de fesus Maila, Macao 1941-50; A. da Silva Rego (a cura cli),Documentaqdo pata a Història das Missdes do Padroado Portugués no Oriente,Lisboa 7947 -; J. Wicki (a cura rli), Documenta Indica, Roma 1948-88; W. Ph.Coolhaas et al. (a cura di), Generale Missiven van Gouverneurs-Generaal en Radenaan Heren XVII der Vereenigde Oostindische Compagnie, s'-Gravenhage 7960 -;G. Schurhammer, Die zeitgencissischen Quellen zur Geschichte portugiesisch Asienund seiner Nachbarlànde.r, Roma 1962; Id., Orientalia, Roma-Lisboa 1963; R. A.de Bulhào Pato, A. da Silva Rego (a cura di), Documentos remetidos da India ouLivros das Monqdes,Lisboa 1.974-77. Tra i recenti lavori finalizzati alla raccolta difonti relative all'espansioue portoghese in Asia, si veda l'iniziativa in questosenso importante di D. De Silva, The Portuguese in Asia. An Annotated Bibliographyof Studies on Portuguese Colonial History in Asia,1498-c. 1800, Leiden 7987. Perurìa parìoramica degli studi e delle tendenze di ricerca sul tema della presenzaeuropea in Asia, una sintesi iu: Om Prakash: .European and Asian Merchants inAsian Maritime Tradè, 1500-1800: Some Issues of Methodology ancl Eviclence,,Revista de Cultura,lS/74 (7997), pp. 131-139. Un utile ampliamento bibliograficosull'argomento in: J. M. Flores, "Os Mares da ^A,sia (1500-1800): sociedades locais,portugueses e expansào europeia,, Ibidem, pp.9-74.

2 Dell'ampia produzione di opere secondarie, diamo di seguito un ragguagliobibliografico: A. Kammerer, La découverte de la Chine par les Portugais au XVIesièc/e, Leiden 1944; C. R. Boxer, Fidalgos in the Far East, 1550-1270. Fact andFancy in the History of Macao, The Hague 1.948;J. Cortesao, Os descobilmentosportugueses, Lisboa L960; L, Bourdon, Les routes des marchands portugais entreChine et Japon au milieu du XVIème sièc/e, Lisboa 7949; C. R. Boxer, The portugteseSeaborne Empire, 1415-1825, London 1969; Chang T., Sino-Portuguese Trade from1574 to 1644. A Synthesis of Portuguese and Chinese Sources, Leiden 1969; B. W.Diffie, G. D. Winius, Foundations of the Portuguese Emphe, 1415-1.590, Minneapolis1977; A, Disney, Twilight oI the Pepper Empire: portuguese Trade in SouthwestIndia in the Eaily seventeenth century, Cambridge 7978;y. Magalhàes Godinho(a cura di), Les Finances de I'Etat portugais des Indes orientales, 1s1z-1635. Matériauxpour une étude structural et conjoncturelle, Paris 1982; C. R. Boxer, portuguese

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History, London-New York 1993; P. Milward (a cura cli), portuguese voyages toAsia and lapan in the Renaissance period, Tòkyò 1994.

3 Per utla trattaziolìe sul tema del missionariato cattolico in Asia estremorientalesi rimanda al contributo di A. Tamburello iu questo stesso volume.

in the study of the History of Japanese Foreign Relations at the start of the EarlyModern Period: on the Reexamination of "National seclusion" - From the 1970,s

commerce japonais, 7639-7640», La Revue Frangaise de l'Élite Europée,nne, LXXXV(1957), pp. 84-88; The Great ship lrom Amacon. Annars oI Macào and the ordlapan Trade, 1555-L640, Lisboa 1959; .Dois documer.rtos inéclitos acerca clo comércio

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Macao-Giappone, in: Portuguese Merchants and Missionaries in Feudal lapan,1543-1640, London 1986.

6 Degli studiosi menzionati si ricordano soltauto alcuni clei titoli relativi alle

relazioni luso-giapponesi, tra i quali in ordine di citazione nel testo: G. schuRrhammer,.O descobrimento do Japào pelos Portugueses no ano de 7543", Anais da Academia

,l (1946), 2 MechanicsSilk Trade,, 2), PP' a23-

InterPreter: New York-

Tokyò 7974; ld., The Southern Barbarians: The First Europeans in Japan, Tòky6-Palo Alto 1976; ld. (a cura di), They Came to Japan: An Anthology of European

Reports on lapan, Berkeley Capitào-morda primeira viagem Macau de Camdes",

Yl/3-4 (7972\, pp. t93-265; a China e o

Japdo nos séculos XVI e X ixada mértir,Macau 1965; M. Teixeira, "The Iapanese in Macau in the XVIth and xvllth Centuries",

Boletim do Instituto "Luis de Camdes",VIJI/2-3 $97$, pp.155-172; Id., "Notes on

the Japanese in the Christian History of Macao", Boletim da Sociedade de Geogralia

de Lisboa, 1-9, 4-6, Série 93 (1975\, pp. 709-121. Tra i lavori di altri strudiosi: A'Martins Janeira, O impacto portugués sobre a civilizagào japonesa, Lisboa 1948;

Matsuda K., The Relations between Portugal and Japan, Lisboa 1965; L. F. Thomaz,«Tlre Portuguese in tl're Seas of the Archipelago durirt8 the 16th Century», it Trade

and Shipping in the Southern Seas, pp. 75-97; R. D. Cremer, "From Portugal to

Japan: Macau's Place in the History of World Trade", Id. (a cura di), Macau Cityof Commerce and Culture, Hong Kong 7987, pp. 23-37; A. P. Marques Ribeiro Reis,«Relacionamerìto entre Portugueses e iaponeses durante os séculos XVI e XVII",Anais do Clube Militar Naval, CXYIII/ 4-6 (1988), pp. 243-272; J. P. Oliveira e Costa,

"Os Portugueses no JaPao», in L. de Albuquerque (a cura di), Portugal no Mundo,IV Lisboa 1989, pp. 197-217; Id., Portugal and the Japan: the Namban Century,Lisboa 1993. Per un più ampio ragguaglio bibliografico degli studi in liugue occi-

dentali sui rapporti tra Macao e il Giappone, si veda: R. PTAK, «Portuguese Tradealong tl-re China Coast and in Macau during the Ming Period: A Bibliography ofUsefnl Secondary Works in Westeru Languages", in P. Santangelo (a cura di), MingQing yanjiu, NapoliRoma 7994, pp. 162-164.

7 Kawashima M., S/ruinsen bòekishi, Kyòto 1921; Okamoto Y., luroku seikiNicfii-Ò kòtsushi no kenkyù, Tòkyò 1936; ld., Momoyama jidai no kirisutoky1bunka, Tòkyò 1948. Di Hayashi M, si ricorda urÌ imPortante articolo sul commer-cio estero clel Giappone nella rivista Rekishigaku Kenkyù, CXXVI (1947) dal tito-lo: «Itowappu no tenkai-sakoku to shògy6 shihon».

I Tra i principali temi sviluppati dall'autore: le attività delle s/rutnsen (suqueste ultime si veda la nota 30); l'espansione giapponese in Asia e il conseguen-te irìcremento delle Nr.honmacl:i (le città o quartieri sorti presso i maggiori em-pori dell'Asia orientale e meridionale), i traffici tra Cina e Giappone. L'opera diIwao S. sul commercio delle slurnsen e lo sviluppo delle Nifionmachi it Asia sicompolìe di numerosi articoli apparsi su riviste di studi storici sia occidentali cheasiatiche, per i quali si rimanda alla preziosa bibliografia proposta in Kato E.,

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.ResearchTrends,, art.cit., notalap.3er-rota3ap.4; traisuoitestipiùfamosisi ricordano soprattutto: Nanyò Nihonmachi no kenkyù, Tòkyò 1939; Shuinsenbòekishi no kenkyù, Tòkyò 1958; Shuinsen to Nihonmachr, Tòkyò 7962; ZokuNanyò Nihonmachi no kenkyù, Tòkyò 1978.

e Takase K., "Unauthorized Commercial Activities by the Jesuits Missionariesin |apalr", Acta Asiatica, XXX (7976), pp. 19-33; ld., Kirishitan jidai no kenkyù,Tokyo 7977; Yamawaki T., Kinsei NitcÀu bòekishi no kenkyfi, TòkyÒ 1960. Altristudi nella storiografia in lingua giapponese sulle relazioni estere dell'arcipelagocon il Portogallo: Toyamau., Shuinsen bòekishi, Tòkyò 1940; Matsuda K., Nicfii-O *Asha bunken mokuroku, Tòkyò 1965; Id., Krnsej s.hoki Nl.hon kankei Nanbanshiryò no kenkyu,Tokyo 1967. Per una sintesi bibliografica dei contributi giap-polresi sul tema in esame e in generale sulle relazioni estere del Giappone neisecc. XVI-XVI, si vedarìo le relative sezioni nelle pubblicazioni a cura del RekishigakuNihon Kokunai Iinkai (Commissione nazionale giapponese di scienze storiche),tra ctri: Id., Le Japon au XI" congrès international des sciences historiques à Stockholm,Tòkyò 1960; 1d., Japan at the XIIth International Congress of Historical Sciencesin Vienna, Tòkyò 1965; ld., Japan at the XIIIth International Congress of HistoricalScierrces in Moscow, Tòkyò 1970.

t0 Tokiò Daigaku Shiryò Hensan-Jo (Istitr.rto storiografico dell'Università diTòkyò) (a ctrra del), Nihon kankei kaigai shiryò mokuroku. Historical DocumentsRelating to Japan in Foreign Countries: An Inventory of Microlilm Acquisitions inthe Library oI the Historiographical Institute (Shiryò Hensan-jo), The University ofTòkyò, 74 voll., Tokyò 7963-69 (2" ed. 1989). Nella prima edizione dell'opera chesi è consr-rltata, la catalogazione delle fonti relative alle relazioni tra il Giapporìe e

Macao consta per Io piir di alcuni documenti della serie rlesu itas na Asia selezionatisulla base delle ricerche di Okamoto Y. e dei documenti conservati presso l'Archivodo Leal Senado di Macao, scelti sulla traccia di uno spoglio condotto da Kuroita K.dei materiali che coprorìo il periodo 7630-7645; su queste fonti si veda rispettivamerìtei riferimenti nel vol. XII, T6kyò 1969, infra pp.127-L63 e pp. 195-196.

1r Sulla diffusione delle armi da fuoco in Giappone, v.: D. M. Brown, «TheImpact of Firearms on Japanese Warfare, 1543-98», Journal of Asian Studies, Yll(1947-48), pp.236-253; J. P. Oliveira e Costa, «A irìtroduEào das armas de fogo noJapao pelos Portugueses à luz da hist6ria do japào, de Luis Frdis», in A. A.TAVARES (a cura di), Estudos orientais: 1Il. O Ocidente no Oriente através dosdescobrimentos portLtglteses, Lisboa 7992, pp. 773-729.

12 Sull'apporto della cultura nanban in Giappone nel carnpo delle scienze,dell'arte, della lingua, nonché in ambito religioso, tra i vari contributi si ricordano:Okada A., Nanban-shùzoku kò, Tòkyò 1942; Okamoto \., Nanban byobu ko,Toky-o1955; Ebisawa Y., Nanban bunka - Niclri-O bunka kòsho, Tokyò 1958; Id., Nanbangakutd no kenkyù, Tòkyò 1958; Okamoto Y., Nanban Bijutsu, Tòkyò 1966. Unosguardo d'iusieme sulla produzione artistica ispirata al filor-re in questione in: F.

Gutiérrez, «A survey on Nanban Art», Revista de Cultura, XVII- II Série (1993),pp. 101-132. Sempre srlla nanbangaku ('dottrina nanban): A. Tamburello, «L ereditàdel padroado real in Giappone. La continuità della componente cattolica della

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Portugal e os mares: um encontro de culturas

cultura europea nell'arcipelago fra la metà dei secoli XVII-XIX», Studi in memofiadi Erilde Melillo Reafi, Napoli 1989, pp. 239-252 e Id., "Il traPiarìto dell'arte sacra

rinascimentale europea in Giappone e Ci[a - L'opera del missionario gesuita

Giovaruri Cola (1560-1626)>,, Societas,XLll/4-5 (1993), pp' 92-99, che sottolineanocome il fettomeno in questiotre sia stato tutt'altro che effimero o vitale solo du-rante l'apostolato cattolico, bensì di grande impatto e lunga durata nel Panoramaculturale giapponese.

13 C. R. Boxer, I/re Great Ship..., cit., pp.23-24 (nella 2' edizione del 1988

consultata). sulla figura del Capitào-mor nei traffici con il Giappone, cfr.: Id.,Ibidem, pp. 8-11 e i documenti riprodotti alle pp. 173-778, Cfr. anche: G. B. Souza,

The Survival ..., cit., pp. 79-20.ra Con lo sfruttametÌto delle miniere americane dalla metà del 1500, l'argento

americano si riversava in Europa e da siviglia era destinato al resto d'Europaprendendo poi la via dell'Asia. Per un approfondimento in proposito si rimandaagli studi di: E. ]. Hamilton, American Treasure and the Price Revolution inSpain, 1501-1650, Cambridge, Mass., 7934;H. e P. Chaunu, Seville et l'Atlantique(1504-1650), Paris 1955. Si veda inoltre il contributo di: D. A. Brading, H. E.

Cross, .Colonial Silver Mining: Mexico and Perur, Hispanic Ametican HistoilcalReview, LII/4 (1972), pp. 546-579.

ls Uno dei primi studi Per urr inquadramento sul tema del commercio delrame è quello ad opera di J. Hall, nNotes on the Early Ch'ing Copper Trade withjapan", Harvard Journal of Asiatic Studies, Xll/ 3-4 $9a9), pp. 444-46L. Sull'utilizzo del rame inAsia, si veda inoltre: Boxer, "Macao as a Religious ...», cit.,pp.79-80, anche per utili rimandi bibliografici.

16 In relaziorre alla fondazione della colonia portoghese di Macao: J. M. Braga,O primeiro acordo luso-chinés realizado por Leonel de Sousa em 7554, Macau,1939. Sui contatti preliminari sino-portoghesi: R. Ptak, «Early Sino-PortugueseRelations .,. », cit., pp.289-297.

17 Per quanto colÌcerne gli scambi sirìo-giaPPorìesi, si rimanda ad una delleprime analisi fondamentali di carattere anche statistico sull'entità di questi trafficicolÌdotta da IWAO S. in: "Kinsei Nisshi boeki ni kansuru sùryòteki k6satsu», ShigakuZasshi, LXII-l1 (1953) e dello stesso, pitr in generals: «Japanese Foreign Trade inthe 16th and 17th Centuries», Acta Asiatica, XXX (1976), pp. 1-18. Inoltre, il giàcitato lavoro di Yamawaki T. Krnsei Nitchu bòeki shi no kenkyu. Una trattaziotrerelativa alle attività commerciali svolte dai Cinesi in Giappone in: Yamamoto K.,Nagasaki tòjin yashiki, Tokyò 1983. Sulla mediazione cirìese nelle attività marittimo-commerciali del Giappone, una panoramica it't: P. Carioti, "Il mercantilismo cilesein Giappone tra i secoli XVI-XV[" - (Parte l), Il Giappone, XXVII, Roma 1988, pp.69-86 e (Parte ll), Ibidem, XXIX, Roma 1989, pp. 51-66, con utili rimandi bibliograficinelle note a corìtributi giapponesi. Sul tema della pirateria e la politica di chiusuradei Ming aI commercio con il Giappone: Takekoshi Y., The Story of the Wako,

Japanese Pioneers in the Southern Regions, Tokyo, 1940; Sakuma S., "Minchò r'ro

kaikin seisaku», Tòhògaku, VI (1953); Tanaka T., Wakò to kangò boeki,T-okyd 1967;Ishihara M., Wak6, T6kyò 1964; Tanaka T., Wakò, Tòkyò 1985. Uno sviluppo ampio

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Indo-Portttguesa, Macau-Lisb oa 1993, pp.2ss-273, in particolare nota 1 p. 255, e: R.Ptak, "Early sino-Portuguese Relations up to the Foundatior.r of Maiao,, MareLibetum, IY (7992), nota 5 p. 296.

riportato da: Boxer, The Great Ship ..., cit., pp. IZ9-Lg4.

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436 PorttLgal e os mares: ilfi encontro cle culturas

22 Su quevees (termine di origine probabilmente cantonese) e le loro attivitàcon i Portoghesi di Macao, si veda: Souza, The Survival ..., cit., pp. 78-81; A. F.

de Sousa, «Do fapào a Macau o comércio em tempo de proibigoes>,, Revista deCultura, t7(IISérie),7993,pp.35-39;J. M.Flores,.MacaueoComércio...,,,cit.,pp. 41.-42,45.

23 Ne dà ampia conferma la seguente corrispondenza da Batavia del 1640 diFranEois Caron come riportata dal Boxer: .,The securing of such splendid silkpiece-goods (hitherto always enjoyed by the Portuguese and missed by us) is notdue to the wisdom or skill ol the Portuguese, nor not enjoyed by the HonourableCompany through our own negligence, but only brought to pass by the help oIpowerful and intelligent Chinese (with whom the Macaonese have always tuadedconjointly). The Chinese are assiduous in contracting for the goods, and the Portuguesein distributing them, and thus they help each other mutually, for otherwise itwould not have been possible Ior the Portuguese to cafiy on. ». BOXER, IàeGreat Ship ..., cit., p. 168.

2a Per un approfondimento sul tema della diffusione del cristianesimo sottoOda Nobunaga: ]. Laures, Nobunaga und das Christentum, Tòkyò 1950. In meritoalla politica di Nobunaga nei confronti dei Portoghesi in Giappone, si veda: ]. P.

Oliveira e Costa, "Oda Nobunaga e a expansAo portuguesa>>, Revista de Cttltura,13 / t4 (79e7), pp. 258-272.

2s Una trattaziolìe accurata sulla politica estera di Hideyoshi in: G. Stramigioli,«La politica espansionistica di Hideyoshi sul continente asiatico", Il Giappone,XI, Roma 1977, pp.5-61. Sulla campagrìa di Corea: J. Elisonas, "The h'rseparableTrinity ... ,,, cit., pp.265-300. Cfr. anche: A. Boscaro (a cura di), 101 Letters ofHideyoshi. The Private Correspondence of Toyotomi Hideyoshi, Tòkyò 1975, inparticolare pp. 27-32. Per un profilo di Hideyoshi: Okamoto Y., Toyotomi Hideyoshi,Tòkyò 1963; M. E. Berry, Hideyoshi, Cambridge, Mass., 1982.

26 D. G. E. HaIl, op. cit., pp. 315-316. Per un ampliamento del tema del com-mercio dell'argento in Cina, si veda: W Atwell, «International Bullion Flows andthe Late Ming Economy,,, Past and Prcsent, LXXXXV (1982), pp. 68-90.

27 D. Murray, "Silver, Ships and Smuggling. China's Intemational Trade of theMing arrd Qing Dinasties,,, Ming Qing yanjiu, cit., pp. 97-743, p. 7L0.

28 Su Spagnoli e Portoghesi in Asia sudorientale, si veda: D. G. E. Hall, Sforiadell'Asia sudorientale, Milano 7972, pp. 303-327. Sulle rivalità commerciali traMacao e Manila, v.: B. Videria Pires, A viagem de comércio Macau-Manila nosséculos XVI a XIX, Macau 1987, pp. 7-74.

2e F. Mazzei, "Le riforme di Hideyoshi fra Medioevo e modernità», Annalidell'Istituto Universitario Orientale, XXXXN (1984), pp. ISt-162.

30 Le goshuinsen erano le navi destinate ufficialmente agli scambi marittimo-commerciali con I'estero. Così denominate dal tipico sigillo color cinabro (shuinjo)apposto alle licenze di commercio loro concesse, riprendevano una pratica invigore già sotto lo shogunato degli Ashikaga (1338-1573), che autorizzava le naviinviate in Cina con una sorta di licenza su contrassegno (kangò). Le spedizioni

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Tiziana lannello

autorizzate venrero ripristinate con Toyotomi Hicteyoshi dalla fine clel ,500 e

riprese successivamente con i Tokugawi.