"Codici e forme dei volgarizzamenti italiani della Bibbia. I profeti minori e la formazione della...

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RIVISTA SEMESTRALE direzione: claudio ciociola, mario mancini, francesco sabatini, †cesare segre, alberto varvaro comitato di direzione: stefano asperti, carlo beretta, eugenio burgio, lino leonardi, salvatore luongo, laura minervini VOLUME XXXVIII (VIII DELLA IV SERIE) FASCICOLO II SALERNO EDITRICE ROMA MMXIV

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rivista semestrale

direzione: claudio ciociola, mario mancini, francesco sabatini, †cesare segre, alberto varvaro

comitato di direzione: stefano asperti, carlo beretta, eugenio burgio, lino leonardi, salvatore luongo, laura minervini

volume xxxviii(viii della iv serie)

fascicolo ii

salerno editrice • romammxiv

autorizzazione del tribunale di firenze n. 5617 del 12.12.2007

il volume viene stampato con un contributo del ministero per i Beni e le attività culturali

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volume xxxviii (viii della iv serie), fascicolo ii - luglio-dicembre 2014

sommario del fascicolo

Lino Leonardi, Ricordo di Cesare Segre . . . . . . . . . . . . . 241Jean-Paul Ponceau, L’ ‘Estoire del Saint Graal’ et la ‘Queste del Saint Graal’:

un problème de chronologie relative . . . . . . . . . . . . . . . 251Davide Checchi, ‘Fin’amor’ e ‘amour soufisante’ nella lirica arrasiana del

XIII secolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 287Pierre-Yves Badel, Watriquet de Couvin, le ‘Dit des trois Dames de Paris’.

D’une grande bouffe l’autre . . . . . . . . . . . . . . . . . 328Sara Natale, Codici e forme dei volgarizzamenti italiani della Bibbia. I pro-

feti minori e la formazione della “tradizione organica” dell’Antico Testamento 348Jaume Mensa i Valls, Un llarg fragment de la ‘Confessio Ilerdensis’ d’Arnau

de Vilanova traduït al “romanç” en la ‘Confessió de Barcelona’. Estudi i ob- servacions crítiques . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 392

Not e e d i s cu s s i on i

Marcello Barbato, ‘Romanica Cantabrigiensia’ . . . . . . . . . 415Marie-José Heijkant, Sulla nuova edizione critica del ‘Tristano Corsiniano’ 427

Rec en s i on i e s e gna l az i on i . . . . . . . . . . . . . . . . 438

Lib r i r i c e vu t i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 476

Ind i c e de l l ’ anna t a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 477

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CODICI E fORME DEI vOLGARIzzAMENTI ITALIANI DELLA BIBBIA. I PROfETI MINORI E LA fORMAzIONE

DELLA “TRADIzIONE ORGANICA” DELL’ANTICO TESTAMENTO*

1. I volgarizzamenti italiani della Bibbia. Status quaestionis

I primi impulsi agli studi sui volgarizzamenti italiani della Bibbia risal­gono alla fine dell’Ottocento e si devono all’edizione della Bibbia in volgare cu rata dal senatore novarese Carlo Negroni (una ristampa dell’incunabolo del 1° ottobre 1471)1 e al saggio La Bible italienne au Moyen Âge, del pastore pro­ testante Samuel Berger, che con sguardo lungimirante affrontava la que­stione delle traduzioni medievali della Vulgata assumendo una prospettiva romanza.2 Forse proprio la vastità dell’orizzonte, linguistico e culturale, abbracciato dai volgarizzamenti del testo sacro e la complessità della tradi­zione latina soprastante, nei decenni successivi, hanno ostacolato prima lo studio delle tradizioni manoscritte dei singoli volgarizzamenti, comprensi­bilmente subordinato a esigenze di carattere enciclopedico, e poi, al contra­rio, la messa a punto di una visione d’insieme della tradizione e l’elabora­zione di un’indagine sulle dinamiche di costituzione che vi hanno presie­duto, ovvero la costruzione di un orizzonte in cui poter inscrivere le acqui­sizioni relative ai singoli libri.

Forse anche per l’assenza di questo orizzonte, il ventennio di tesi di lau­rea dirette da Anna Cornagliotti e da Giuliano Gasca Queirazza, all’Uni­versità degli Studi di Torino, dai primi anni Settanta ai primi anni Novanta,3

* Vorrei dedicare questo articolo alla memoria di Federico Bo, che parte di questo discorso (successivamente confluito nell’introduzione della mia tesi) l’ha ascoltato in un’aula dell’uni­versità di Siena, la mattina del 16 settembre 2010, il giorno dopo aver vinto il concorso della Scuola di Dottorato europea in Filologia romanza.

1. La Bibbia in volgare secondo la rara edizione del i di ottobre mcccclxxi, ristampata per cura di C. Negroni, 10 voll., Bologna, Gaetano Romagnoli, 1882­1887.

2. S. Berger, La Bible italienne au Moyen Âge, in « Romania », xxiii 1894, pp. 358­431; il con­tributo ora si legge in Id., La Bible romane au Moyen Âge (Bibles provençales, vaudoises, catalanes, italiennes, castillanes et portuguaises), Genève, Slatkine Reprints, 1977 (anastatica dell’ed. 1884), pp. 154­229 (da cui si cita). Cfr. anche Id., La Bible française au Moyen Âge. Étude sur les plus anciennes versions de la Bible écrites en prose de langue d’oïl, ivi, id., 1967 (anastatica dell’ed. 1884).

3. Un elenco delle tesi di laurea torinesi si trova in A. Cornagliotti, La situazione stemma-tica delle traduzioni italiane veterotestamentarie, in « La parola del testo », i 1997, pp. 100­40, a p. 100 n. 1. Alle tesi torinesi (relative a Genesi, Esodo, Levitico, Giosuè, Giudici, i e ii Re, Giuditta, Ester, Giobbe, Salmi, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico, Isaia, Geremia, Maccabei; all’epoca in fase

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pur avendo costituito un’importante svolta ecdotica negli studi sui volga­rizzamenti italiani della Bibbia, non è approdato alla pubblicazione di testi critici, né ha prodotto studi di carattere generale che andassero al di là dei singoli stemmi o delle sommatorie di stemmi. Un significativo passo avan­ti nella direzione di una ricerca organica, che partendo dai codici e dai testi potesse rifondare su basi filologiche le ipotesi formulate dai primi studiosi sull’origine e sulle modalità di sviluppo del processo di volgarizzamento del­la Vulgata, è stato compiuto dal progetto promosso dalla Fondazione Ezio Franceschini di Firenze e dall’École française de Rome, nell’àmbito del quale sono stati pubblicati l’Inventario dei manoscritti biblici italiani 4 e gli atti del convegno fiorentino sulla Bibbia in italiano tra Medioevo e Rinascimento,5 due volumi che offrono una significativa testimonianza di questo nuovo ap­proccio alla Bibbia volgare, che vede nel censimento e nello studio dei co­dici l’imprescindibile punto di partenza di una ricerca fondata sull’analisi puntuale dei testi e delle tecniche traduttorie e non limitata all’edizione cri­

di stesura: Ruth, Proverbi, Ezechiele, Daniele), le cui acquisizioni stemmatiche sono state riassun­te nell’articolo succitato, vanno aggiunte quelle discusse all’Università degli Studi di Firenze (Facoltà di Lettere e Filosofia), sotto la direzione di Gianfranco Contini (R. Norcia, La versio-ne antica de ‘L’Ecclesiaste’, a.a. 1971­1972; S. Bellesi, La versione antica della ‘Sapienza’, a.a. 1973­1974; C. Poli, I due antichi volgarizzamenti toscani del libro di ‘Giobbe’, a.a. 1973­1974), da me consultate presso la Società Dantesca Italiana, e di Rosanna Bettarini (B. Corti, L’ ‘Ecclesiaste’ volgarizzato, 1983, al momento irreperibile).

4. Inventario dei manoscritti biblici italiani, a cura di M. Chopin, M.T. Dinale, R. Pelosini, Premessa di L. Leonardi, Indici di J. Dalarun, in « Mélanges de l’École française de Rome », to. 105, n. 2 1993, pp. 863­86. Sulla base dell’Inventario e delle descrizioni approntate per il futu­ro catalogo ho condotto una ricerca di codicologia quantitativa cui mi permetto di rinviare: si tratta dell’intervento intitolato Les manuscrits de la Bible en italien (XIVe-XVe siècles). Esquisse d’une analyse quantitative, pronunciato in occasione del convegno internazionale Comment le Livre s’est fait livre. La fabrication des manuscrits bibliques (IVe-XVe siècle). Bilan, résultats, perspectives de recherche, tenuto all’Université Notre­Dame de la Paix di Namur dal 23 al 25 maggio 2012, e in corso di pubblicazione per Brepols, negli atti del convegno. Per quanto fondata su dati non ancora de­finitivi, la ricerca tentava un’indagine (ancora valida) sui rapporti tra le tipologie codicologi­che individuate nel corpus (prendendo in considerazione supporto, taglia, omogeneità e con­sistenza dei fascicoli, mise en page e decorazione) e i progetti riconoscibili dietro le diverse ti­pologie di testimoni (le bibbie almeno originariamente complete, i miscellanei che trasmet­tono solo libri biblici e quelli che trasmettono anche opere di altro genere, religiose o no).

5. La Bibbia in italiano tra Medioevo e Rinascimento - La Bible italienne au Moyen Âge et à la Re-naissance. Atti del Convegno internazionale di Firenze, 8­9 novembre 1996, a cura di L. Leo­nardi, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 1998. Una sintesi critica della bibliografia sui volgariz­zamenti italiani della Bibbia e delle ricerche condotte nell’àmbito del progetto fiorentino si trova in L. Leonardi, The Bible in Italian, in The New Cambridge History of the Bible, vol. ii. From 600 to 1450, ed. by R. Marsden and E.A. Matter, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 2012, pp. 268­87.

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tica e all’acquisizione lessicografica. All’Inventario del 19936 farà presto se­guito la pubblicazione del catalogo, un ampio repertorio di descrizioni che costituisce l’imprescindibile punto di partenza delle mie ricerche.7

2. Le forme: “tradizione sparsa” e “tradizione organica”

Lo studio dell’elaborazione e della circolazione dei volgarizzamenti bi­blici in Italia tra Medioevo e Rinascimento costituisce una ricerca decisa­mente inattuale: l’interdisciplinarità dell’argomento paradossalmente va­nifica la tendenza, per contro molto attuale, alla parcellizzazione dell’ana­lisi. L’ampia interrogabilità e le molteplici intersezioni dei campi coinvolti (la codicologia, la filologia, la storia della lingua e della letteratura, la storia, e in particolare la storia delle idee) rischiano, infatti, di non produrre alcun risultato se i dati (innanzi tutto quelli derivati dai cataloghi di manoscritti e dalle edizioni critiche) non vengono inseriti in una cornice teorica, cioè ac­quisiti attraverso una preliminare riflessione sul senso e sulla necessità di stu­diare i volgarizzamenti dei libri biblici in modo sistemico.

L’analisi della tradizione manoscritta sembra, infatti, corroborare e con­futare al tempo stesso la liceità di questo approccio unitario. Di fronte alla tipologia piú diffusa di manoscritto “biblico”, il codice miscellaneo che at­testa il volgarizzamento di uno o piú libri biblici (sia esso o meno concepi­to in modo unitario, cioè secondo un progetto intellegibile in cui la riunio­ne in uno corpore costituisce la realizzazione di una mise en recueil, e sia o meno testimone di opere non bibliche), viene infatti da chiedersi se la prospettiva della ricerca non sia deformata dalla lente per certi versi ideologica della reductio ad unum (ossia al comune contenitore “Bibbia”). Ci si chiede, cioè, se sia filologicamente corretto ricondurre testi in nulla dissimili dagli altri vol­garizzamenti dal latino, che talvolta infatti li accompagnano, a un fantasma­tico macrotesto, a una sovrastruttura calata dall’alto e con la quale, in alcu­ni casi, sembrano non avere alcun rapporto. Secondo quali parametri, per

6. Come faceva notare Lino Leonardi presentando l’Inventario, l’esigenza di « una rinnova­ta catalogazione delle fonti manoscritte » viene confernata anche dai numeri: « Berger cono­sceva circa 50 codici contenenti un qualsiasi testo biblico in italiano. Vaccari ne aggiungeva una ventina, Gasca un’ulteriore decina. L’inventario che qui si presenta è, per ora, oltre quota 350 » (Inventario, cit., pp. 841­42).

7. Nell’elaborazione di questo articolo ho utilizzato i dati, quasi sempre ricontrollati sui manoscritti, contenuti nelle descrizioni approntate per il repertorio, che mi sono state messe a disposizione da Lino Leonardi e dagli altri collaboratori (a cui si è aggiunta Caterina Meni­chetti), che ringrazio.

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esempio, il volgarizzamento di un vangelo e il volgarizzamento di un libro veterotestamentario (magari di un libro sapienziale in tutto piú simile a un centone di sentenze di filosofi antichi) possono essere inclusi nella stessa categoria e fatti interagire nella stessa ricerca? Il miglior antidoto contro l’ap­proccio ideologico a un problema in senso ampio filologico (cioè, come si è detto, linguistico, letterario, storico, ecc.) sembra essere lo studio della tra dizione, che, forse per connaturato rifiuto delle soluzioni finali e totaliz­zanti, non dà una risposta univoca, piuttosto individua una prassi, segnala come temporaneamente operativo un metodo, che in questo caso passa per la distinzione, nei lineamenti confusi della tradizione delle traduzioni di libri biblici in italiano,8 di due forme che chiameremo “organica” e “sparsa”.

2.1. Tradizione organica

Sulla presenza della forma “organica” (che potrebbe anche chiamarsi “for­ma bibbia” se quest’etichetta non rischiasse di escludere il caso delle bibbie solo presunte, ovvero dei manoscritti in piú volumi non tutti conservati, per varie ragioni riconducibili a bibbie originariamente complete o se non altro a progetti di volgarizzamento integrale del testo sacro o quanto meno dell’Antico Testamento) si fonda forse la liceità di una ricerca unitaria sui volgarizzamenti biblici, che prenda in considerazione le dinamiche di co­stituzione della tradizione.

Alla “tradizione organica” (TO) appartengono, dunque, i codici per i qua­li, al di là di eventuali lacune, anche considerevoli, è possibile postulare un progetto unitario, di natura non antologica (nel senso che i libri presenti non sono riconducibili a sezioni tradizionali come il Pentateuco, i libri di Sa­lomone, i Vangeli, ecc.): si tratta, cioè, di manoscritti destinati ad accoglie re, da soli o insieme ad altri volumi, l’intera bibbia.

2.2. Tradizione sparsa

Della tradizione sparsa (TS) fanno parte, invece, i codici che contengono libri biblici singoli o gruppi di libri biblici (non riconducibili ad antichi te­stamenti o a bibbie almeno originariamente complete), accompagnati o me­no da testi non biblici. Tuttavia, sembra opportuno distinguere, nella mas­sa dei codici miscellanei in cui si incuneano libri biblici del tutto slegati dal

8. Per un quadro globale e aggiornato dei volgarizzamenti biblici italiani si ricorda il con­tributo di Leonardi, The Bible in Italian, cit.

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resto del testo sacro, una tipologia di transizione rispetto alla tradizione or­ganica che potremmo chiamare “tradizione parziale”. Di una simile sotto­categoria potrebbero far parte, per esempio, i manoscritti con i quattro van­geli, per cui il legame con il macrotesto biblico è fuor di dubbio.

Tra i libri neotestamentari in tutto o in parte presenti nella tradizione sparsa si nota la schiacciante preminenza delle Epistole paoline (per cui si con­tano ventisei testimoni solo in TS), seguite a poca distanza dalle Epistole cat-toliche, dall’Apocalisse e dagli Atti degli apostoli (per lo piú secondo la fortunata versione di Domenico Cavalca), e da lontano, con sole sei attestazioni nel­la tradizione sparsa, dal vangelo di Matteo. Il testimoniale dei libri vetero­testamentari è molto piú ridotto, ma anche per l’Antico Testamento si os­servano considerevoli differenze di fortuna: il libro di Tobia è presente in tredici testimoni della tradizione sparsa, seguono da vicino i Salmi, l’Ecclesia-ste e i Proverbi.

Se il numero delle attestazioni dei vari libri fa capire qualcosa della loro fortuna, ovvero della domanda cui presumibilmente rispondeva l’opera­zione di traduzione e di copia, la frequenza con cui alcuni gruppi di libri vengono tramandati dagli stessi testimoni della tradizione sparsa permette di fare delle ipotesi sulla loro ricezione.

Alla luce del successo di Epistole paoline, Esposizione dell’Apocalisse, Epistole cattoliche, Apocalisse e Atti degli apostoli non meraviglia che in molti casi due o piú di questi libri – specie se contigui nel canone, come per esempio le Epi-stole paoline e le Epistole cattoliche, molto spesso in coppia – siano tramandati dallo stesso manoscritto (sarebbe statisticamente improbabile il contrario). Potrebbe essere, invece, abbastanza significativo che la rara compresenza di libri vetero e neotestamentari nello stesso testimone “sparso” si verifichi spesso per Tobia, Giobbe e per il Cantico dei cantici e mai per gli altrettanto o piú fortunati libri sapienziali, su tutti Proverbi e Ecclesiaste, in tutti i casi salvo due9 (e forse in un caso anche originariamente)10 in coppia o comunque in­

9. Si tratta dei mss. London, British Library, Add. 39844, e Oxford, Bodleian Library, Ca­noniciani italiani 31, che tramandano l’Ecclesiaste, ma non i Proverbi.

10. Sulla questione della probabile identità d’autore delle traduzioni dei Proverbi e dell’Ec-clesiaste attestate anche in uno dei manoscritti piú antichi del corpus (Firenze, Biblioteca Nazio­nale Centrale, Magliabechi XL 47) mi permetto di rinviare alla mia tesi di dottorato, di pros­sima pubblicazione per le Edizioni del Galluzzo: I volgarizzamenti italiani dell’ ‘Ecclesiaste’. Edizio-ne critica, studio della tradizione manoscritta e analisi linguistico-stilistica delle traduzioni, Università de gli Studi di Siena, Scuola di dottorato europea in filologia romanza, xxiii ciclo, relatore il profes­sor Lino Leonardi, a.a. 2010­2011.

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sieme agli altri libri tradizionalmente attribuiti a Salomone.11 La compati­bilità con i libri del Nuovo Testamento potrebbe forse testimoniare la forza della lettura figurale per personaggi come Tobia e Giobbe, che, come fos­sero due santi, forse non a caso si trovano in compagnia di tre evangelisti (Matteo, Giovanni e Luca) nel manoscritto conservato a Cascia (Biblioteca Comunale « Tranquillo Graziani », 3). Dietro la composizione di alcuni dei molti manoscritti miscellanei della tradizione non sembra, infatti, azzarda­to scorgere un’attenzione al contenuto e alla compatibilità dei libri biblici volgarizzati, spesso accostati in modo ragionato.

Altrettanto passibili di letture agiografico­romanzesche i libri di Giuditta e di Ester, non solo contigui nel canone a Tobia e a Giobbe, ma anche ugual­mente incentrati su protagonisti­eroi che rubano la scena al popolo eletto e a Dio stesso (mai nominato in Ester). Forse non a caso Giuditta e Ester, che pure sono presenti solo, rispettivamente, in tre e due testimoni della tradi­zione sparsa, si trovano sempre accompagnati da Tobia e in due casi da Ester il primo, sempre insieme a Giuditta e a Tobia, il secondo; mentre Giobbe, presente in quattro testimoni, in due di essi è con Tobia.

La “leggenda” di “santo” Tobia12 (come recitano alcune delle rubriche dei suoi testimoni) rappresenta, dunque, insieme ai libri di Giobbe, Giudit­ta e Ester, la tipologia piú fortunata della tradizione sparsa,13 che potremmo chiamare “agiografica”, visto che la sua fortuna si spiega appunto con l’ana­cronistica e tradizionale assimilazione delle vicende di alcuni personaggi veterotestamentari alle vite miracolose dei santi.14 Altrettanto diffusi furo­

11. Come esempio di miscellaneo ragionato, a tematica sapienziale, basterà portare l’anto­logia sapienziale costituita dal ms. Padova, Biblioteca del Seminario Vescovile, CX, che tra­manda Proverbi, Ecclesiaste, Cantico e Sapienza.

12. Sui volgarizzamenti del libro di Tobia cfr. La versione valdese del Libro di Tobia, a cura di M.C. Marinoni, Fasano, Schena, 1986, e la recensione al volume, di E. Barbieri, in « Aevum », lxii 1988, 2 pp. 402­8.

13. Il giudizio tradizionale sulla scarsa fortuna dei libri veterotestamentari ad eccezione dei Salmi e dei libri sapienziali (S. Minocchi, Versions italiennes de la Bible, in Dictionnaire de la Bible, éd. par F. Vigouroux, Paris, Letouzey & Ané, 1903, vol. iii pp. 1012­38, a p. 1021: « Dans l’An­cien Testament, au XIIe et au XIIIe siècle le peuple ne fit attention qu’au Psautier, le manuel par excellence de la prière chrétienne, et à quelques autres livres moraux ou mystiques ») era, del resto, già stato corretto da K. Foster, Vernacular Scriptures in Italy, in The Cambridge History of the Bible, cit., pp. 452­65, alle pp. 454­55, che tra i libri biblici per i quali « translations were in most demand » annoverava i vangeli, i Salmi, i Proverbi « with the others ‘sapiential’ writings », l’Apocalisse, il Genesi, Giobbe e Tobia.

14. Un’ampia documentazione di questa consuetudine (per esempio per quanto riguarda san Giobbe e san Tobia) si trova in Bibliotheca Hagiographica Latina antiquae et mediae aetatis, edi­derunt Socii Bollandiani, Bruxelles, Société des Bollandistes, 1992 (anastatica dell’ed. 1898­

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no, come si è anticipato, i volgarizzamenti di due dei cinque libri tradizio­nalmente attribuiti a Salomone, i Proverbi e l’Ecclesiaste, il cui carattere sa­pienziale (che li accomuna molto piú di quanto non li distingua l’empiri­smo del primo e la profondità filosofica del secondo) determinò, oltre alla coabitazione negli stessi manoscritti, l’accostamento a testi non biblici di im­pianto didattico­morale.

Si può, quindi, affermare che la tradizione sparsa veterotestamentaria, che pure è molto varia e riguarda anche libri meno fortunati15 (cosa che del resto accade già nella tradizione sparsa latina) si polarizza attorno a queste due tipologie, sapienziale e agiografica.16

Particolarmente ragionata risulta la composizione di « minori o anche mi­nime raccolte » come il volgarizzamento del Pentateuco e di Giosuè esegui­to da Ghinazzone da Siena17 e di quella specie d’« histoire du peuple d’Israël

1901) e nel database on line BAI (Biblioteca Agiografica Italiana) che ad essa s’ispira. Risultato di una ricerca nata nel 1992, nell’àmbito della collaborazione tra la Fondazione Ezio Franceschini di Firenze e l’École française de Rome, il database (reperibile in rete all’indirizzo dell’archivio digitale della cultura medievale MIRABILE: http://www.mirabileweb.it/) costituisce una versione in costante aggiornamento di quella approdata alla stampa un decennio fa: Biblioteca Agiografica Italiana (BAI). Repertorio di testi e manoscritti, secoli XIII-XV, a cura di J. Dalarun e L. Leonardi, e di M.T. Dinale, B. Fedi, G. Frosini, con la consulenza di C. Leonardi, A. De­gl’Innocenti e con la collaborazione di L. Branciani, P. Frosini, P. Mariani, S. Nocentini, D. Cinalli, R. Pelosini, F. Zinelli, M. Chopin, T. di Carpegna, prefazione di C. Leonardi e A. Vauchez, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2003, 2 voll. con cd­rom.

15. Sulla varia fortuna dei libri veterotestamentari si è pronunciato anche S. Guida, I piú antichi volgarizzamenti toscani dei libri biblici: i ‘Proverbi’ e l’ ‘Ecclesiaste’, in Id., Religione e letterature romanze, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1995, pp. 183­220, assumendo discutibilmente le scelte effettuate da Dante in un’opera di carattere filosofico come il Convivio (molto sbilanciate sui libri sapienziali) come rappresentative del gusto coevo.

16. Lievemente diverse (e del tutto in linea con il primato francese dell’epica sulla lirica), a giudicare dalle testimonianze prese in considerazione da Bogaert, le preferenze d’oltralpe: tra i libri veterotestamentari piú tradotti e copiati troviamo, infatti, i Maccabei, con i quali « nous rejoignons franchement l’épopée » (P.­M. Bogaert, Adaptations et versions de la Bible en prose (langue d’oïl), in Les genres littéraires dans les sources théologiques et philosophiques médiévales. Actes du Colloque de Louvain­la­Neuve, 25­27 mai 1981, Louvain­la­Neuve, Institut d’Études Médié­vales, 1982, pp. 259­77, a p. 263). Per un quadro completo e aggiornato sulla Bibbia in francese si veda E. Burgio, I volgarizzamenti oitanici della Bibbia nel XIII secolo (un bilancio sullo stato delle ricerche), in « Critica del testo », vii 2004, 1 pp. 1­38.

17. Gasca Queirazza, Le traduzioni della Bibbia in volgare italiano anteriori al secolo XVI, in Actes du xiii e Congrès International de linguistique et philologie romanes, Québec, Presses de l’Univ. Laval, 1976, pp. 659­68, a p. 664. Si tratta del ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, it. 85, un cartaceo di medie dimensioni (295 × 205­210), anteriore al 1458, forse autografo di Ghinaz­zone da Siena, detto “Oriente Senese” (cfr. A. Cornagliotti, Il volgarizzamento della Bibbia di Ghinazzone da Siena: una fonte lessicale da acquisire, in Italica et Romanica. Festschrift für Max Pfister

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tirée de la Bible »18 conservata nel manoscritto senese che attesta Genesi, Eso-do, i-iv Re, i Maccabei, Giudici e Tobia.19

2.3. Articolazione interna della tradizione organica

Se per la vasta e variegata tradizione sparsa non possiamo che limitarci ad annunciare l’imminente pubblicazione del catalogo, sulla tradizione orga­nica vale la pena di soffermarsi, limitando per ora l’indagine all’Antico Te­stamento (cioè alla sezione in cui si concentrano i dati ricavati dalla biblio­grafia e dalle mie ricerche) e cominciando con un elenco dei suoi dodici te­stimoni, completo di sommarie indicazioni codicologiche, relative a suppor­to, taglia, mise en page, scrittura ed eventuali copisti e possessori, e di alcune note filologiche sui libri canonici tràditi:20

Cambridge, University Library, Add. 6685 (Ca)Antico Testamento, om. ii Esr, ii Mcc.Toscana (prov. testo), 1396 [stile fiorentino].Membr.; 374 × 270; ff. ii + 357; specchio a due colonne; littera textualis con elementi

corsivi.Colophon (f. 355va): « Questo libro scripse Giovanni di Bartholomeo Niccholi E

compiello di scrivere adí .xxij di Gennaio .Mccclxxxxvj ».Note: a favore dell’appartenenza del ms. a un volgarizzamento integrale della Bib­

bia parlano sia il prologo « sopra tutta la Bibia » (f. 1ra) presente ai ff. 1ra­23vb, sia la nota conclusiva (f. 355va): « Seguita il Nuovo Testamento, cioè l’advenimento di Cristo il quale come pe’ libri passati si dimostra ».21

zum 65. Geburstag, hrsg. von G. Holtus, J. Kramer, W. Schweickard, Tübingen, Niemeyer, 1997, vol. i pp. 265­82).

18. Minocchi, op. cit., p. 1019. Sul vero e proprio genere del Bibelepos si veda F. Gambino, Epica biblica: spunti per la definizione di un genere medievale, in « La parola del testo », iii 1999, pp. 7­44.

19. Si tratta del ms. Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I V 5, un cartaceo di dimen­sioni medio­grandi (300 × 218), della seconda metà del Trecento, con tratti linguistici senesi. Con ogni probabilità è lo stesso ms. registrato in R. Manetti­G. Savino, I libri dei Disciplinati di Santa Maria della Scala di Siena, in « Bullettino Senese di Storia Patria », xcvii 1990, pp. 122­92, alle pp. 190­91.

20. Per una descrizione dettagliata e per la bibliografia si rinvia al futuro catalogo.21. F. Zinelli, « Donde noi metremo lo primo in francescho ». I proverbi tradotti dal francese ed il loro

inserimento nelle sillogi bibliche, in La Bibbia in italiano, cit., pp. 145­99, a p. 187. Il contributo di Zinelli torna sui Proverbi tràditi, tra gli altri testimoni, dal ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppressi B 3 173 (del quale già Gasca Queirazza, op. cit., p. 666, aveva rilevato gli « evidenti francesismi », limitandosi ad intuire l’esistenza di una fonte francese), dimostrandone la provenienza da un volgarizzamento francese, come si evince anche dal pas­

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Firenze, Archivio dello Spedale degli Innocenti, 13528.8 e 13528.9 (FSp)22

Frg. di Antico Testamento: ii Par dalla fine di xi.9 a parte di xvii.7 (13528.8), Dn dal­la fine di xiii.49 a xiii.64, Ez prol., da i.1 a parte di iv.9 (13528.9).

Toscana, forse occ. (prov. testo), sec. XIV, ex.Membr.; 395 × 270 (13528.8), 400 × 270 (13528.9); ff. 2 (due bifoli di riuso appartenuti

allo stesso codice, impiegati come coperte di registri relativi a “quaderni di saldi” di non meglio specificati “fattori”, risalenti agli anni 1611­1612; nel codice di pro­venienza, come si evince dalla continuità del testo, occupavano la posizione cen­trale dei rispettivi fascicoli); specchio a due colonne; littera textualis con elementi corsivi; l’iniziale del f. 2v è miniata.

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppressi C 3 626 (F626)Antico Testamento fino a Ct, om. da Dt a iii Rg.Toscana (prov. testo), sec. XIV, circa metà.Cart.; 295 × 225 (rifilato); ff. ii + 286 + ii’; specchio a piena pagina fortemente irrego­

lare; mercantesca.Colophon (f. 284v): « Questo libro, cioè questa Bibia, il quale sí è il Vecchio Testa­

mento, sí lla scrisse Gozzo di Nuccino Gozzi [cui si riferisce anche la nota di possesso al f. 1r]. Amen »; provenienza: Biblioteca di Santa Maria Novella a Fi­renze (cui risale la scritta sulla costola: « XIV | Historia | del | Vecchio | Testamen|to mss. | S. Maria Nov. | n°: 626 | H »).23

Note: l’omissione da Gn a Ct delle due bibbie incomplete R1252 e Ly fa pensare a una bibbia completa ripartita in 2 voll.: AT da Gn a Ct (i) e AT da Sap e NT (ii).

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 1102 (LA1102)Antico Testamento, da Gn a Ps (fino alla rubrica del salmo xv).Toscana (prov. testo), 1466.Cart.; 405 × 275; ff. ii + 196 + ii’; specchio a due colonne; littera textualis con elemen­

ti corsivi.Possessore del codice: Francesco Redi.24

Note: a favore dell’appartenenza del ms. a un volgarizzamento integrale dell’Anti­co Testamento, se non dell’intera Bibbia, sembra parlare la tavola dei libri del­

so del prologo (ci tato nel titolo del saggio) in cui il volgarizzatore italiano, per troppa fedeltà all’antigrafo francese, annuncia la sua traduzione come scritta in francescho.

22. Nonostante l’esiguità del testo trasmesso, il frammento degli Innocenti può essere con buona probabilità ricondotto alla tradizione organica in ragione di alcune caratteristiche co­dicologiche tipiche dei testimoni organici (per esempio la grande taglia e il supporto mem­branaceo) e, sul piano piú propriamente filologico, la scarsa fortuna “sparsa” dei libri biblici tràditi.

23. G. Pomaro, Censimento dei manoscritti della biblioteca di S. Maria Novella. Parte ii: sec. XV-XVI, in « Memorie domenicane », n.s., xiii 1982, pp. 203­353, alle pp. 234­35.

24. E. Rostagno, La Bibbia di Francesco Redi, Roma, Tip. dell’Unione Cooperativa Editrice, 1895, estr. da « Rivista delle Biblioteche e degli Archivi », vi 1895, pp. 95­109.

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357

l’Antico Testamento (f. 1va; preceduta dalla rubrica: « Incominciano i libri della Bibbia traslatata da sancto Ieronimo d’ebraicho in latino, che sono quaranta due libri o vuoi dire quaranta due volumi del Testamento Vecchio »).25

Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1252 (R1252)Bibbia incompleta, da Sir, con lacune, e om. Na, Hab, So, Ag, i Mcc, ii Mcc.Toscana (prov. testo), sec. XIV, ex.Cart.; 400 × 290; ff. iii + 180 + i’; specchio a due colonne (molto irregolare); littera

textualis con elementi corsivi; nota di possesso (ff. iir e iiir): « Questo libro è d’U­bertino di Rossello delli Stroçi propio ».

Note: l’omissione da Gn a Ct (comune alla bibbia incompleta Ly) e l’estensione da Gn a Ct dell’antico testamento incompleto F626 fa pensare a una bibbia comple­ta ripartita in 2 voll.: AT da Gn a Ct (i) e AT da Sap e NT (ii).

Lyon, Bibliothèque Municipale, 1367 e 1368 (Ly)Bibbia incompleta in 2 voll. (Ly1367: AT da Sir, con lacune, e om. Abd, Ion, Mal, ii

Mcc; Ly1368: NT, con lacune in Apc).Toscana (prov. testo), sec. XV, seconda metà.Membr.; 380 × 260 (Ly1367), 370 × 258 (Ly1368); ff. i + 149 + i’ (Ly1367), ff. i + 112 + ii’

(Ly1368); specchio a due colonne; littera textualis con elementi corsivi.Note: l’omissione da Gn a Ct (comune alla bibbia incompleta R1252) e l’estensione

da Gn a Ct dell’antico testamento incompleto F626 fa pensare a una bibbia com­pleta ripartita in 2 voll.: AT da Gn a Ct (i) e AT da Sap e NT (ii).

Paris, Bibliothèque nationale de France, it. 1 e 2 (Pc)Bibbia completa in 2 voll. (P1: AT da Gn a Iob; P2: AT da Prv e NT).Toscana (prov. testo), sec. XV, seconda metà.Cart.; 390 × 275­280 (P1), 390 × 265 (P2); ff. ii + 234 (P1), i + 246 + i’ (P2); specchio a

due colonne; littera textualis con elementi corsivi.Colophon di P2 (f. 145vb): « Finito è il testamento vecchio. Deo gratias. Amen ».Provenienza: biblioteca dei re aragonesi di Napoli (cfr. Pl ).

25. Va notato che la tavola elenca tutti i libri dell’Antico Testamento, secondo la successione canonica, con omissione di Lam e Na, e indicazioni singole per i e ii Par, i e ii Esr, i e ii Mcc, designati rispettivamente: Libro Paralipomenon, Esdra/Esedra, Macchabei. A proposito della me­desima tavola, Gasca Queirazza, op. cit., p. 661, fa notare che « nella ‘tabula’ o indice dei ca­pitoli a c. 1v sono elencati anche gli altri libri dell’Antico Testamento: ebbene anche ivi a Gere-mia succede Baruch e a questo Ezechiele, quindi Daniele e i profeti minori, con l’omissione di Nahum ». Tuttavia, se qui come in altri casi, è utile rilevare la presenza di una tavola che possa testimoniare l’esistenza di un progetto di volgarizzazione integrale del testo sacro o dell’Anti­co Testamento anche per testimoni parziali della Bibbia (e dunque, malgrado l’incompletezza, la loro appartenenza alla “tradizione organica”), non va dimenticato che, in ragione della pos­sibilità che testo e paratesto abbiano tradizioni indipendenti, dall’ordine dei libri nella tavola non si può inferire l’appartenenza del manoscritto a una o all’altra famiglia della tradizione.

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Paris, Bibliothèque nationale de France, it. 3 e 4 (Pl )Bibbia incompleta in 2 voll. (P3: AT da i Esr a Ez; P4: AT da Dn e NT).Toscana (prov. testo), 1466 (P3), 1472 (P4).Cart. e membr. (membr. il f. esterno e interno di ogni fascicolo); 375­380 × 275­280

(P3); 400­405 × 285 (P4); ff. i + 218 + i’ (P3); i + 321 (P4); specchio a due colonne (P3), specchio a due colonne dal f. 1r al f. 225v, specchio a piena pagina dal f. 226r alla fine (P4); littera textualis con elementi corsivi; colophon di P3 (f. 219rb): « Completum est hoc opus per me, fratrem Nicolaum de Neritono [Nardò (Lecce)], ordinis Praedicatorum, anno Domini 1466, die ultima octobris, indi­cionis xve »; colophon di P4 (f. 294v): « Per me, fratrem Nicolaum de Neridono, completum est hoc opus blibie [sic] 1472 marcii 7 ».

Provenienza: lo stemma miniato di P4 (f. 1r) è riconducibile ai del Balzo e il ms. è identificabile con i « peczi duii de la Biblia in vulgare in carta bonbicis » registra­ti al f. 149v del ms. contenente l’inventario della biblioteca di Angilberto del Bal­zo;26 con la confisca dei beni seguita al fallimento della rivolta dei baroni del 1487, il ms. confluí nella biblioteca dei re aragonesi di Napoli (cfr. Pc ).

Note: la coincidenza tra la partizione di Ang e di Pl fa pensare a una bibbia comple­ta ripartita in 3 voll.: AT fino a ii Par (i), AT da i Esr a Ez (ii), AT da Dn e NT (iii). Il primo volume dev’essere andato perduto molto presto, se già nel suddetto inventario i “pezzi” risultano solo due. A favore della discendenza da una bibbia latina “parigina” parlano, ai ff. 226r­294r di P4, le « Interpretacioni de’ vocaboli ebrei comincianti per lectere de l’alfabeto ».

Prato, Archivio di Stato, Ospedale della Misericordia e Dolce 7160 (P7160)AT incompleto: Gn da parte di xviii.25, Ex, Lv fino a xviii.5.Toscana (prov. testo), sec. XIV, 2/4.Cart.; 300 × 230; ff. 205; specchio a due colonne dal f. 1r al f. 100v (sezione biblica) e

dal f. 107r al f. 174v, specchio a piena pagina al f. 101rv e dal f. 175r alla fine; mer­cantesca.

Note: la presenza di altre opere non bibliche nel ms., di seguito ai libri veterotesta­mentari, non toglie “organicità” al testimone,27 dato l’evidente scarto codicolo­gico tra la sezione biblica e le altre (la prima dovuta a una sola mano e dotata di

26. Gli inventari di Angilberto del Balzo conte di Ugento e duca di Nardò. Modelli culturali e vita di corte del Quattrocento meridionale (Paris, Bibliothèque Nationale de France, ms. ‘Latin’ 8751 D), a cura di L. Petracca, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 2013, p. 23 (volume che in­tegra e sostituisce H. Omont, La Bibliothèque d’Angliberto Del Balzo, duc de Nardò et comte d’U-gento au royaume de Naples, in « Bibliothèque de l’École des chartes », lxii 1901, pp. 241­50, a p. 248).

27. A compensare la scarsa estensione del testo biblico tràdito e dunque l’incertezza dell’a­scrizione del manoscritto alla tradizione organica gli stessi dati codicologici e filologici chia­mati in causa per il frammento degli Innocenti (cfr. n. 22).

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

359

una mise en page costante, le altre di mani differenti rispetto alla prima e tra loro e con uno specchio di scrittura variabile).

Roma, Biblioteca Angelica, 1552 e 1553 (Ang)Antico Testamento fino a Ez, in 2 voll. (Ang1552: da Gn a ii Par ; Ang1553: da i Esr a

Ez, om. Bar).Toscana (prov. testo), sec. XV, in. (ante 1415).Membr.; 360 × 260 (Ang1552), 360 × 255 (Ang1553); ff. i + 212 + i’ (Ang1552), ff. i + 212

+ i’ (Ang1553); specchio a due colonne; littera textualis.Colophon di Ang1552 (f. 212v): « Deo gratias Reddeo humiliter et devote animi »;

colophon di Ang1553 (f. 213v): « Trinus et unus sit continue collaudatus. Reddeo summo Deo gratias infinitas. Amen ».

Note: la coincidenza tra la partizione di Ang e di Pl fa pensare a una bibbia comple­ta ripartita in 3 volumi: AT fino a ii Par (i), AT da i Esr a Ez (ii), AT da Dn e NT (iii).

Sankt­Peterburg, Gosudarstvennaja publichnaja Biblioteka im. M.E. Saltykova­Scedrina, Ital. F.v.I.1 (SP)28

Frg. Antico Testamento (da Idc xx.47 a Rt i.10, da iv Rg xxv.30 a i Par ii.7).Veneto (prov. testo), sec. XIV, ex.Membr.; taglia media; ff. 2; specchio a due colonne; littera textualis; miniature su

fondo oro.

Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, F III 4 (SF4)Antico Testamento, con lacune, e om. ii Esr, ii Mcc.Toscana (prov. testo), sec. XV, prima metà.Cart.; 400 × 280; ff. iii + 374 + iii’; specchio a due colonne; mercantesca; provenien­

za: confraternita senese dei Disciplinati di Santa Maria della Scala, che ha posse­duto il ms. almeno dal 1430, data cui risale il legato testamentario di Giovanni di Tofano campanaro, secondo quanto documentato dall’inventario dei beni della confraternita, vergato nel 1492.29

28. « I due fogli, sui quali non si rinviene traccia di numerazione, non sono quindi consecu­tivi, e appartenevano visibilmente a una raccolta veterotestamentaria forse completa, sicura­mente estesa alle sezioni successive al Pentateuco. L’eccezionalità del reperto è inoltre ulte­riormente impreziosita dal fatto che la traduzione, molto letterale, presenta anche a prima vista tratti linguistici visibilmente veneti (moier, puovolo, scominzar, fioli, ecc.) » (L. Leonardi, Un frammento a San Pietroburgo, in Laurea Lorae: сборник памяти Ларисы Георгиевны Степановой / Laurea Lorae: sbornik pamiati Larisy Georgievny Stepanovoĭ [Festschrift Larissa Stepanova], ed. S. Garzonio, N.N. Kazanskii ,̈ G.A. Levinton, Sankt­Peterburg, Nestor­Istoriia, 2011, pp. 31­33).

29. Manetti­Savino, op. cit., pp. 159, 191­92.

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360

Tolti i manoscritti di Prato, di San Pietroburgo e dello Spedale degli In­nocenti, ignoti o ignorati dalla bibliografia,30 i testimoni della tradizione organica sono stati divisi in due famiglie (che chiameremo TO1 e TO2), sul­la base di comuni caratteristiche strutturali (lacune, aggiunte e anomalie nel­l’ordine dei libri) su cui si tornerà piú oltre per cercare di sostenere l’ipotesi dell’origine puramente meccanica di alcune di queste divergenze.

Già Gasca Queirazza, dopo aver rilevato il « singolare rapporto nella po­co ordinata successione dei testi dei profeti minori » che intercorre tra SF4 e R1252, e l’inserimento della “leggenda di Susanna” (cioè di una breve e autonoma narrazione coincidente quasi per intero con il penultimo capito­lo del libro di Daniele: xiii.1­63) tra Giuditta e Ester nei testimoni parigini e in Ang, a proposito delle “raccolte” e della loro composizione faceva notare che « il problema non si può e non si deve eludere. Di quelle [raccolte] che contengono tutti o in buon numero i libri dell’Antico Testamento appaio­no dunque connesse da una parte quelle dei mss. di Siena F III 4 e Firenze Ricc. 1252, dall’altra i mss. di Paris B.N. it. 1­2 e 3­4 e Roma Ang. 1552­1553. Questa seconda serie è accomunata anche dalla caratteristica successione Salmi, Giobbe ».31

Nonostante il breve e importante intervento di Gasca Queirazza aprisse la strada ai ragionamenti sulla « composizione delle raccolte », ci sono volu­ti vent’anni per avere un discorso filologico unitario sulle sillogi bibliche,32 come vedremo piú avanti, tornando sulla questione del disordine riscon­trato per la sezione dei profeti in alcuni dei nostri testimoni organici.

Di seguito forniamo un elenco dei nove testimoni e delle peculiarità (composizione, presenza di libri extra­canonici, omissioni, lacune) che han­no contribuito a caratterizzare le due famiglie. A questo si aggiungono i po­chi dati relativi ai tre nuovi manoscritti (P1760 e FSp, avvicinabili a testimo­ni di TO1, rispettivamente F626 e R1252):

Prima famiglia (TO1): Ca AT, om. ii Esr, ii Mcc SF4 AT, con lacune, e om. ii Esr, ii Mcc dopo i Mcc: compendio storico del

30. Il primo è stato reperito da chi scrive sulla banca dati on line di Codex, l’inventario dei manoscritti medievali della Toscana (consultabile all’indirizzo: http://www.cultura.toscana.it/biblioteche/tutela/progetti/codex/), mentre i due frammenti erano segnalati già nell’In-ventario del 1993.

31. Gasca Queirazza, op. cit., p. 663.32. Zinelli, op. cit.

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

361

periodo intertestamentario da Giovanni Ircano I a Erode il Grande (cfr. Ly)

F626 AT fino a Ct, om. da Dt a iii Rg LA1102 AT da Gn a Ps xv Ly Bibbia incompleta in 2 voll. (AT da Sir, con lacune, e om. Abd, Ion, Mal,

ii Mcc; NT, con lacune in Apc); dopo ii Mcc: un « terço libro de’ Macca­bei » (si tratta del compendio storico del periodo intertestamentario da Giovanni Ircano I a Erode il Grande tràdito da SF4)

R1252 Bibbia incompleta (AT da Sir, con lacune, e om. Na, Hab, So, Ag, i Mcc, ii Mcc)

Seconda famiglia (TO2): Ang AT in 2 voll. (da Gn a ii Par ; da i Esr a Ez, om. [forse risultato di un’in­

tenzionale posposizione poi non attuata] Bar); dopo ii Esr : iii Esdra tra Iud e Est: “leggenda di Susanna” (Dn xiii.1­63)

Pc Bibbia completa in 2 voll. (AT da Gn a Iob; AT da Prv e NT); dopo ii Esr : iii Esdra tra Iud e Est: “leggenda di Susanna” (Dn xiii.1­63)

Pl Bibbia incompleta in 2 voll. (AT da i Esr a Ez; AT da Dn e NT); dopo ii Esr : iii Esdra tra Iud e Est: “leggenda di Susanna” (Dn xiii.1­63)

Nuovi testimoni: P7160 AT incompleto: Gn da parte di xviii.25, Ex, Lv fino a xviii.5; Gn in 46

capitoli, come il solo F626, Ex (in 143 capitoli) preceduto da un elenco di 143 rubriche, come il solo F626 (ripartito, però, in 83 capitoli)

SP AT da Idc xx.47 a Rt i.10, da iv Rg xxv.30 a i Par ii.7 FSp AT: ii Par dalla fine di xi.9 a parte di xvii.7, Dn dalla fine di xiii.49 a

xiii.64, Ez prol., da i.1 a parte di iv.9; Dn precede Ez (come in R1252)

Con tutta probabilità, a giudicare dalla modesta consistenza della tradi­zione organica rispetto a quella sparsa, oltre che dalle modalità di diffusione della bibbia latina (che si possono ragionevolmente assimilare a quelle del­la bibbia volgare),33 le prime bibbie volgari risultarono semplicemente dal­

33. Cfr. R. Loewe, The Medieval History of the Latin Vulgate, in The Cambridge History of the Bible, vol. ii. The West from the Fathers to the Reformation, ed. by G.W.H. Lampe, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 1969, pp. 102­54, a p. 109: « the Bible normally circulated in smaller codices containing a single book or more often a group (Gospels, Octateuch, etc.) ». Sulla priorità cronologica della tradizione sparsa su quella organica nella tradizione latina si pro­nuncerà anche L. Light, Versions et révisions du texte biblique, in Le Moyen Âge et la Bible, éd. par P. Riché et G. Lobrichon, Paris, Beauchesne, 1984, pp. 55­93, a p. 68: « bien plus souvent que la Bible complète, on copiait des parties de la Bible selon les besoins des commanditaires, et cela surtout avant le XIIIe siècle ».

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362

la giustapposizione di volgarizzamenti eterogenei, eseguiti alla spicciolata, in tempi e presumibilmente da autori differenti.

I testimoni della tradizione organica possono essersi, quindi, costituiti (1) con ricicli di traduzioni preesistenti, tratte (1a) dalle nuove, portatili “bibbie parigine”34 o, magari per ragioni di maggior leggibilità, (1b) dalle vecchie, massicce bibbie monastiche, rinfrescate o meno, a livello paratestuale, tra­mite l’adozione della capitolazione langtoniana, caratteristica della “Bible de Paris”,35 e (2) con traduzioni ex novo dei libri di cui non si avevano a di­sposizione volgarizzamenti o di cui si avevano a disposizione solo volgariz­zamenti per qualche ragione (trascuratezza formale, scarsa aderenza alla let­tera/modernità paratestuale, ecc.) ritenuti non soddisfacenti.

Alla base della tradizione organica si può, quindi, postulare un atteggia­mento combinatorio (fra traduzioni preesistenti e traduzioni eseguite ex novo) forse non privo di presupposti “filologici” (cioè di scrupoli di bontà testuale e dunque di revisioni finalizzate alla costituzione di una traduzione affidabile, se non fedele), ma spesso probabilmente dettato da ragioni estrin­seche di reperibilità/leggibilità dei volgarizzamenti in circolazione. Il che non esclude che le differenze tra prima e seconda famiglia possano essere dovute anche a quel lavoro di revisione e ritraduzione su cui si basa la « pro­spettiva ‘evolutiva’ » assunta da Fabio Zinelli nella parte del suo contributo dedicata alla questione delle sillogi.36 Si può, infatti, pensare che, a fronte di un comune obiettivo di organicità, con TO2 (il cui allestimento, per quel poco che si può dedurre in termini di probabilità dalla collocazione crono­logica dei testimoni, potrebbe essere successivo all’archetipo di TO1) sia aumentata la consapevolezza “filologica”, se non in positivo, cioè grazie al­l’affermarsi di una sensibilità pre­umanistica e all’intervento dei naturali vol­garizzatori, i membri degli ordini mendicanti, di certo in negativo, a forza

34. Per “Bible de Paris” s’intende la bibbia latina in un solo volume, membranacea, di di­mensioni ridotte e corredata da un glossario dei termini ebraici introdotto dalla dicitura Aaz apprehendens, nata negli ambienti universitari parigini e oxoniensi attorno agli anni Trenta del Duecento e arrivata in Italia verso la metà del secolo. Sull’argomento si vedano almeno Light, op. cit., e S. Magrini, Production and Use of Latin Bible Manuscripts in Italy during the Thirteenth and Fourteenth Centuries, Turnhout, Brepols, 2007.

35. Di « cohabitation » tra vecchio e nuovo sistema parla esplicitamente Light, op. cit., p. 85: « La plupart de ces manuscrits sont divisés en chapitres selon des systèmes anciens, souvent notés par de petites initiales, et conservent des listes de capitula au début de chaque livre bi­blique. Néanmoins les chapitres modernes y sont fréquemment indiqués en marge. Il est malheureusement très difficile de déterminer si ces indications sont d’origine, ou si elles ont été ajoutées ensuite ».

36. Zinelli, op. cit., p. 193.

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

363

di anatemi contro le cattive traduzioni dei testi sacri, come mostra il pluri­citato passo dello Specchio di vera penitenza in cui Jacopo Passavanti stigmatiz­za l’incuria dei copisti e le scarse competenze retoriche e teologiche dei traduttori­sponitori, che, digiuni di latino, nonché di teologia, « rettorica » e perfino di « sentimento d’Iddio e spirito di santa devozione »,

i passi forti della Scrittura Santa e ’ detti de’ Santi sottili et oscuri non intenden­do, non gli spongono secondo l’intimo e spirituale intendimento; ma solamente la scorza di fuori della lettera, secondo la gramatica, recano in volgare. E perché non hanno lo spirituale intendimento, e perché il nostro volgare ha difetto di propj vo­caboli, spesse volte rozzamente e grossamente, e molte volte non veramente la spon­gono.37

Da ciò, l’auspicio di una capillare revisione dei volgarizzamenti già effettua­ti e il divieto di volgarizzarne altri in modi altrettanto pedestri.

Una conferma testuale di questa presunta sensibilità filologica potreb­be venire da un’analisi che rivelasse, nei testimoni della tradizione organica, una discrepanza linguistico­stilistica fra le traduzioni dei libri piú fortuna­ti (e dunque presumibilmente tratte dalla tradizione sparsa) e le traduzioni dei libri di minor successo, per i quali cioè le testimonianze sparse doveva­no difettare (e dunque presumibilmente tradotti ex novo). Verifica, questa, oltre che onerosa, non priva di pericolosi effetti ottici. Si rischierebbe, infat­ti, di attribuire ai volgarizzamenti consonanze e dissonanze intrinseche ai testi tradotti, arrivando per esempio a postulare uno stesso traduttore die­tro a testi affini come i libri sapienziali (che la tradizione non a caso consi­dera opera di un solo autore, Salomone), attribuendo, cioè, erroneamente, all’identità, se non di traduttore, di fase traduttoria l’intrinseca omogeneità della sezione biblica, oppure, al contrario, ipotizzando fasi diverse per libri radicalmente difformi. Senza contare che la stessa ipotesi di unitario riavvi­cinamento alla lettera è quasi intrinsecamente inverificabile, dal momento che, com’è ovvio, la letteralità di una traduzione è inversamente proporzio­nale alla sua riconoscibilità.

2.4. Le dinamiche di formazione della tradizione organica

Senza voler negare la necessità di un’analisi testuale sufficientemente ac­curata da ridurre i rischi di cui si è detto, decisamente meno onerosa e forse

37. Iacopo Passavanti, Lo specchio della vera penitenzia, ed. critica a cura di G. Auzzas, Firen­ze, Accademia della Crusca, 2014, p. 421.

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piú produttiva risulta l’indagine di carattere strutturale che qui si propone, attraverso la quale si è giunti alla conclusione che mentre l’attento lavoro di revisione e in alcuni casi di ritraduzione che possiamo postulare a monte di TO2 risulta al momento, cioè in mancanza di dati testuali abbondanti ed eloquenti, dimostrabile solo per singoli libri (è il caso dell’Apocalisse studia­ta da Lino Leonardi),38 le ragioni meccaniche che sembrano aver determi­nato la diversificazione delle due famiglie (e che, beninteso, non escludono quelle “filologiche”) paiono complessivamente plausibili per la contiguità dei libri tradotti indipendentemente, e nel caso del maldestro restauro dei profeti minori mancanti, come si vedrà, perfino dimostrabili.

Il libro dell’Ecclesiaste (o quanto meno due dei sette manoscritti che atte­stano la prima delle quattro traduzioni medievali)39 offre un punto d’osser­vazione del tutto eccezionale, che permette di allargare la prospettiva sugli altri libri e di farsi un’idea di alcuni dei meccanismi che potrebbero aver pre­ sieduto alla costituzione delle due famiglie della tradizione organica.

Un antenato comune ai nostri due antichi testamenti Ca e SF4, collate­rali anche per quanto riguarda l’Ecclesiaste, oltre che per molti altri libri bi­blici, a metà del nono versetto dell’undicesimo capitolo cambia improvvi­samente antigrafo, passando da un esemplare di quella che ho chiamato tra­duzione alfa (trasmessa da sette testimoni, tra cui appunto gli organici Ca, SF4, F626) a uno della traduzione beta (che conta quattro testimoni, tra cui gli organici Ang1553, P2 e P3).

Il carattere repentino del cambiamento, per di piú a poca distanza dalla fine del libro, porta a pensare a una scelta obbligata, dettata da ragioni mec­caniche.

Decisamente piú onerosa rispetto all’ipotesi dell’antigrafo guasto, ma co­

38. L. Leonardi, Versioni e revisioni dell’ ‘Apocalisse’ in volgare. Obiettivi e metodi di una ricerca, in La Bibbia in italiano, cit., pp. 37­92.

39. Di seguito si danno le segnature dei quattordici testimoni dell’Ecclesiaste volgare, segna­lando per ognuno la traduzione tramandata (indicata con una lettera dell’alfabeto greco): Cam­bridge, University Library, Add. 6685 (alfa fino alla metà di xi.9 e beta fino alla fine); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barberiniani Latini 3931 (beta); Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham Appendici 1846 (alfa); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppressi C 3 626 (alfa); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Maglia­bechi XL 47 (alfa); Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1644 (alfa); London, British Library, Add. 39844 (delta); Oxford, Bodleian Library, Canoniciani italiani 31 (delta); Padova, Biblioteca del Seminario Vescovile, CX (gamma); Paris, Bibliothèque nationale de France, it. 2 (beta); Paris, Bibliothèque nationale de France, it. 3 (beta); Roma, Biblioteca Angelica, 1553 (beta); Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, F III 4 (alfa fino alla metà di xi.9 e beta fino alla fine); Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, I IX 24 (alfa).

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munque plausibile, è l’ipotesi del volontario cambiamento di modello, do­vuto a ragioni “filologiche”, cioè a un’esigenza di riavvicinamento al signi­ficato originario del testo. L’improvviso rifiuto di alfa a favore di beta cade, infatti, in un punto in cui alfa censura, fino a rovesciarne il significato, l’e­sortazione edonistica rivolta al fanciullo. Rimane il fatto che l’abbandono definitivo dell’antigrafo alfa risulta un po’ eccessivo se spiegato con un bi­sogno circoscritto come poteva essere quello costituito dal ritorno alla let­tera per una porzione tanto piccola del testo latino (testo latino che beta, in generale, segue piú fedelmente di alfa), mentre si capisce senza problemi se si ipotizza un guasto meccanico, come, per esempio, una banale caduta di carte.

Di seguito diamo la trascrizione semi­interpretativa (distinzione di v e u, scioglimento delle abbreviature, introduzione della punteggiatura e delle maiuscole) del passo in questione (segnalato in corsivo):

Vulgata, Ecclesiaste, xi.9laetare ergo iuvenis in adulescentia tua et in bono sit cor tuum in diebus iuventutis tuae | et ambula in viis cordis tui et in intuitu oculorum tuorum | et scito quod pro omnibus his adducet te Deus in iudicium.

F626 (alfa)Alegrati, adunque, o giovane, in | tua gioventude e poni il tuo quore in buone cho­se, però chose vane alla via della gio|vintudine et sappi non dare loro ciò ch’egli disideri il quore e gli occhi tuoi e sappi per | fermo che Iddio ti menerà al giudicio e quivi renderai ragione d’ogni chosa.

Ca SF4 (alfa, beta)Alle|grati, dunque, o giovane, in tua giovineça et poni il | tuo cuore in buone cose, però che si va alla via diricta | et li dí della giovineça tua, et va nella via del cuore | tuo et nella veduta delli occhi tuoi et sappi che per tutte | queste cose Idio ti conducierae nel giudicio.40

P2 (beta)Allegrati, | dunque, o giovane, nella tua adoloscentia et sia | in bene il cuore tuo li dí de la gioventude tua. | Et va nella via del cuore tuo et nella veduta del | gli occhi tuoi et sappi che per tutte queste cose Idio | ti conducerae nel giuditio.

In questo caso si ha, dunque, la dimostrazione della seriorità di un testi­mone di alfa (l’antenato comune a Ca e SF4, che cambia antigrafo) rispetto a un testimone di beta (il nuovo modello). Il che, anche se naturalmente

40. La porzione di testo citata è tratta da Ca e ne assume, dunque, la veste grafico­formale.

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non dice nulla sulla datazione e sulla provenienza dei capostipiti di TO1 e TO2, invita alla massima cautela (anche terminologica) nell’attribuzione del­la priorità cronologica a TO1.41 Sappiamo, infatti, che la versione beta del­l’Ecclesiaste, attestata dai testimoni di TO2 Ang (l’antiquior di TO2, databile all’inizio del Quattrocento), P2 e P3, risale a prima del 1396, la data di Ca (pur sempre posteriore, va notato, all’antiquior di TO1, F626, databile alla metà del Trecento).

Dopo questa rapida incursione testuale, conviene tornare sulla distinzio­ne strutturale tra le due famiglie, schematizzando il discorso, in attesa di una ricognizione sulla soprastante tradizione latina che permetta di esclu­dere con buona probabilità l’origine già latina delle anomalie strutturali che passeremo brevemente in rassegna.

Gli aspetti esterni caratteristici dei testimoni di TO1 sembrerebbero es­sere:

(1) il forte disordine della sezione compresa tra Ier e Mcc ;(2) la successione (invertita rispetto al canone) Sir­Sap.

Il condizionale è d’obbligo sia per la prima sia per la seconda, visto che: (1) come vedremo, il disordine tra Geremia e Maccabei è in minima parte condi­viso o quanto meno riflesso dai testimoni di TO2, e quindi, anziché costi­tuire una peculiarità di TO1, potrebbe risalire a un antenato comune alle due famiglie; (2) due testimoni di TO1, i collaterali Ca e SF4, presentano la successione canonica Sapienza­Siracide.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, che l’ordine corretto possa es­sere frutto di riavvicinamento seriore al canone, sembra suggerirlo il fatto che, come fa osservare Zinelli:

Anche in Ca l’Ecclesiastico è fuori posto, precedendo straordinariamente l’Eccle­siaste, e si potrebbe dunque pensare, ammettendo che l’ordine canonico di SF4 sia dovuto ad un riaggiustamento secondario, di attribuire all’intera famiglia il proble­ma di collocazione del libro. Che SF4 avesse dovuto confrontarsi con lo stesso pro­blema di Ca può provarlo il fatto che nel manoscritto i due libri, ‘ricollocati’ in po­sizione canonica, sono entrambi rubricati (e cosí nei titoli correnti) come Eclesiastes

41. Sulle questioni della priorità cronologica di TO1 e del tipo di lavoro postulato a monte di TO2, si veda il giudizio espresso da Zinelli, op. cit., p. 193: « lo stadio redazionale deposita­to nelle sillogi trecentesche facenti capo a X3 [il nostro TO1] rappresenta con ogni probabilità un’officina anteriore rispetto a quella testimoniata dalle Bibbie di X1 [il nostro TO2]. Qui si applicò, secondo il modello proposto da Lino Leonardi per l’Apocalisse, un progressivo lavo­ro di revisione e ritraduzione che pure non avrebbe sempre fatto giustizia di ogni errore ».

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[…]. Copiato erroneamente, per via della somiglianza del titolo, l’Ecclesiastico do­po i Proverbi non restava altro da fare che rimediare parzialmente facendo segui­re l’Ecclesiaste. L’errore, che può essersi prodotto per semplice fraintendimento di una rubrica o dei titoli correnti, apre uno spiraglio sul funzionamento del ‘labora­torio di restauro’ di Ca SF4.42

Ipotesi, questa, condivisibile, anche se va fatto notare che nella tradizione si segnalano vari casi in cui le diciture Ecclesiaste(s) e Ecclesiastico (o Ecclesiastice) vengono confuse. Lo scambio si registra, per esempio, in Ang1553, dove il titolo corrente dell’Ecclesiastico (ff. 113v­121r) recita sempre Ecclesiastes. Altret­tanto sistematica la situazione inversa riscontrata nel testo dei due testimo­ni della traduzione delta (fortemente lacunosa) dell’Ecclesiaste, in cui trovia­mo sempre Ecclesiastice o Ecclesiastico (i.1, 12, vii.28, xii.8, 9).

Le caratteristiche strutturali dei testimoni di TO2 sembrano essere, in­vece, le seguenti:

(1) la posposizione di Bar (dopo Dn);(2) l’aggiunta di un terzo libro di Esdra ai due canonici;(3) la dislocazione della celebre “leggenda di Susanna” (corrispondente a Dn xiii.1­63) tra Iud e Est.43

A proposito della prima, vale la pena di far notare che la posposizione di Baruch (dopo Daniele) equivale all’anticipazione di Ezechiele e Daniele e dun­que allo slittamento due posti avanti di Baruch (il fine della precisazione si capirà piú oltre).

Sul “terzo libro di Esdra” basterà sapere che l’estromissione definitiva dal canone si è avuta con il concilio di Trento e che già nella sisto­clementina era relegato in appendice, cioè in posizione liminare, sulla soglia dell’esclu­sione.

La terza caratteristica, cioè l’estrapolazione dal libro di Daniele (canoni­camente ripartito in 14 capitoli, il penultimo dei quali costituito di 65 ver­setti) della porzione di testo (xiii.1­63) in cui si narra la “leggenda di Susan­na”, e la sua collocazione (probabilmente ragionata) tra i libri incentrati sulle eroine Giuditta e Ester, è la piú debole delle peculiarità strutturali dei testimoni di TO2, per la semplice ragione che anche nei testimoni di TO1

42. Ivi, p. 190 n. 2.43. « Les deux mss. de Paris [Pc e Pl, ignoto era ancora Ang] placent Job après le Psautier et

insèrent l’Histoire de Suzanne entre le livre de Judith et celui d’Esther » (Berger, La Bible ita-lienne au Moyen Âge, cit., pp. 161­62).

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che attestano Daniele l’episodio di Susanna è coinvolto da un’anomalia so­spetta, trovandosi come ultimo, anziché penultimo, capitolo del libro di Daniele.

La lieve posposizione della leggenda di Susanna in TO1 potrebbe age­volmente spiegarsi come il risultato di una maldestra ricollocazione di un segmento narrativo che, proprio in ragione della sua autonomia narrativa, poteva trovarsi fuori dal libro d’origine, magari, proprio come in P1 e P3, tra il libro di Giuditta e il libro di Ester, a formare forse una sorta di triade “ro­manzesca” di eroine bibliche. Se, dunque, la collocazione estravagante del­l’episodio in TO2 riflettesse quella presente in un antenato comune a TO1, si potrebbe pensare che il compilatore della prima famiglia, per scrupolo di fedeltà, abbia estromesso il segmento proveniente da Daniele che trovava incuneato tra Giuditta e Ester e che l’abbia reinserito pedestremente in fon­do al libro d’origine, a mo’ di appendice aneddotica sull’enfance prodigiosa del profeta. Certo, l’autonomia narrativa dell’episodio è un’arma a doppio taglio per sostenere questa ipotesi, perché se da una parte giustifica la col­locazione piú comoda (l’unica possibile per un’operazione effettuata in ex-tremis), in fondo al libro d’appartenenza, dell’episodio che TO1 trovava fuo­ri posto, tra Giuditta e Ester, in un ipotetico antenato comune a TO2, da que­st’ultimo, almeno in ciò, fedelmente rispecchiato, dall’altra può spiegare, da sola (e dunque senza ricorrere all’antenato comune), il leggero slittamen­to della leggenda di Susanna, da penultimo a ultimo capitolo di Daniele, in TO1.

Le due famiglie potrebbero, cioè, avere come caratteristiche peculiari due anomale dislocazioni della leggenda di Susanna del tutto poligeneti­che, entrambe spiegabili con le tendenze narratologicamente centrifughe di quest’ultima.

Tuttavia, l’ipotesi dell’operazione ragionata e “filologica” (anche se piú nelle intenzioni che nei risultati, visto il carattere tardivo del reinserimento o comunque l’adozione di una soluzione ugualmente anomala rispetto al canone: Susanna in fondo a Daniele) a monte di Ca e SF4 sembra la piú eco­nomica, anche se il cambiamento di versione per il libro di Daniele in P1 e P3, su cui torneremo, ci toglie la possibilità di avere un indizio in praesentia a so­stegno della nostra ipotesi: una bibbia di TO2 che abbia Giuditta, “leggenda di Susanna”, Ester e poi, a molti libri di distanza, un Daniele senza Susanna, cioè privo di xiii.1­63. Il che porterebbe a immaginare, a monte di TO2, un compilatore (volgarizzatore egli medesimo e/o assemblatore di volgariz­zamenti preesistenti) o quanto meno un revisore (attento a non ripetere l’e­pisodio di Susanna) unico per quella parte di Bibbia che va da Susanna in­

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cuneata tra Giuditta e Ester a Daniele. Il ragionamento ovviamente vale solo a patto che la ripetizione dello stesso episodio (Susanna) non risultasse le­cita per via dei molti libri interposti, come lecita deve essere stata conside­rata, in TO2, l’estrapolazione della leggenda di Susanna dal libro di appar­tenenza e il suo inserimento tra Giuditta e Ester. Sul caso inesistente di una simile bibbia vale la pena di ragionare almeno per un motivo, e cioè per rendersi conto di quanto possa essere scivoloso il terreno delle ipotesi sul comportamento “filologico” dei compilatori e di quanto possa essere in­concludente (per la frequente possibilità di sostenere, con la medesima fa­cilità, un assunto e il suo contrario) la ricostruzione di operazioni colte, cioè di valutazioni operate da compilatori che siano entrati nel merito dei testi.

Chiusa questa lunga parentesi sull’ultima anomalia strutturale di TO2, non resta che affrontare la vastissima questione testuale (come vedremo non disgiunta da quella strutturale), relativa alle versioni dei libri veterotesta­mentari trasmesse dai nostri nove testimoni organici.

Sulla maggior parte di essi si è pronunciato già Berger, che tuttavia aveva una visione parziale della tradizione, essendogli ignoti vari testimoni, e fon­data su indagini testuali molto ridotte. Di molti libri si possiedono, inoltre, gli stemmi forniti da Anna Cornagliotti in una preziosa sintesi delle acqui­sizioni ottenute con le tesi di laurea torinesi44 e gli studi raccolti negli atti del convegno fiorentino sulla Bibbia in italiano tra Medioevo e Rinascimento, tra cui si segnalano, per l’àmbito veterotestamentario, il citato contributo di Zi­nelli sui Proverbi tradotti dal francese e quello della stessa Cornagliotti sul­l’Ecclesiastico (che noi chiameremo sempre Siracide, siglato Sir, per evitare con­fusioni con l’Ecclesiaste, Ecl ) e su Giobbe.45

I risultati cui sono pervenuti Berger e successori (e che, come vedremo, si è cercato di integrare con rapidi sondaggi nelle zone ancora inesplorate) sono i seguenti:

(1) F626 (antiquior di TO) vs alii(libri o parti di libri per cui F626 differisce da tutti gli altri testimoni di TO)(1a) Tb(1b) in Iud, la parte (spuria) dell’ultimo capitolo in cui si narra la morte di Nabuco­

donosor (assente in F626)46

44. Cornagliotti, La situazione stemmatica delle traduzioni, cit., p. 100 n. 1.45. Zinelli, op. cit., e A. Cornagliotti, La situazione stemmatica vetero-testamentaria: i libri

dell’Ecclesiastico e di Giobbe, in La Bibbia in italiano, cit., pp. 201­25.46. Per Berger, La Bible italienne au Moyen Âge, cit., e Gasca Queirazza, op. cit., TO1 e

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(1c) Est i­viii(1d) Ecl da metà di xi.9 alla fine(1e) Ct

(2) TO1 vs TO2(libri per cui TO1 ha una traduzione differente da TO2)(2a) Ex47

(2b) Iob(2c) Prv (la versione di TO1 è dal francese)48

(2d) Ecl fino a metà di xi.9(2e) Dn (in TO1 è preceduto dalla “storia di Sedechia” e la “leggenda di Susanna”,

corrispondente a xiii.1­63, è posposta come quattordicesimo e ultimo capitolo; in TO2 mancano sia la “storia di Sedechia” sia la posposizione della “leggenda di Susanna”)

(2f ) Na, Hab, So e Agg

Dunque: F626 offre una traduzione indipendente dalle altre per Tobia, per l’ultimo capitolo di Giuditta (che in F626 si chiude, come nella Vulgata, con la morte della protagonista e in tutti gli altri testimoni organici con una giunta non canonica sulla morte di Nabucodonosor), per i primi otto capi­toli di Ester, per la parte finale dell’Ecclesiaste (dalla metà di xi.9) e per il Cantico.

Traduzioni differenti in TO1 e TO2 si hanno, invece, per Esodo, Giobbe, Proverbi e Ecclesiaste (indipendenza che per Ca e SF4 si ferma, come abbia­mo visto, alla metà di xi.9).

A questi, per cui era già nota l’esistenza di traduzioni differenti in TO1 e

TO2 attestano due versioni differenti di Giuditta, mentre per Cornagliotti, La situazione stemmatica delle traduzioni, cit., si tratta di due redazioni della stessa versione.

47. Per Berger, La Bible italienne au Moyen Âge, cit., si tratta di una sola versione, per Gasca Queirazza, op. cit., TO1 e TO2 attestano due traduzioni differenti. Si noti che i testimoni di TO1, salvo il tardo LA1102 (ripartito in 40 capitoli), presentano una capitolazione non langto­niana (ben lontana dai 40 capitoli parigini di Ang1552 e P1): Ca è diviso in 81, F626 in 83, SF4 in 82; segno, questo, di uno stadio ancora piuttosto arretrato, quanto meno a livello paratestuale, rispetto ai testimoni di TO2. Particolarmente significativo l’elenco di 143 rubriche premesso al testo di F626 (ff. 48v­50v), che ricorda da vicino i 139 capitoli pre­langtoniani e che potrebbe, quindi, denunciare (a meno di non ipotizzare una diversa origine di testo e paratesto) una pro­venienza pre­parigina del volgarizzamento accolto da TO1 (a quanto pare passivamente da F626, piú criticamente dall’antenato comune a Ca e SF4, che, come abbiamo visto nel caso del­l’Ecclesiaste, aveva probabilmente a portata di mano un esemplare di TO2). Analogo elenco di 143 rubriche si trova, prima del testo (effettivamente ripartito in 143 capitoli), ai ff. 38va­41ra di P7160.

48. Zinelli, op. cit.

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TO2, abbiamo aggiunto Daniele49 e i quattro profeti minori Nahum, Haba-cuc, Sofonia e Aggeo.

A proposito dei profeti minori, fin qui trascurati dagli studi per ciò che concerne il testo,50 occorre innanzi tutto ricordare il giudizio frettoloso, in parte forse responsabile del successivo disinteresse, di Samuel Berger, che li aveva indirettamente liquidati come libri tradotti una sola volta: « Pour la fin de l’Ancien Testament, nous n’avons, autant qu’il semble, qu’une seule traduction, à part les variantes de détail ».51 Al contrario, i testimoni di TO1 e TO2 che li conservano attestano due distinte versioni.

La prima versione di Daniele (Ca, SF4) sembra decisamente piú libera, compendiata in alcune parti, in altre accresciuta (forse per l’incorporazione di glosse), mentre la seconda risulta molto piú aderente alla lettera.

In entrambe le versioni il libro sembra essere originariamente ripartito in 14 capitoli come nella Vulgata.

Ca (14 capitoli) e SF4 (15 capitoli) condividono: (1) l’aggiunta, forse in funzione di antefatto storico, della storia di Sedechia (tratta da iv Rg xxiv­xxv), (2) la lacuna dei primi tre versetti (cui sembra rimediare il libero com­pendio di i.4) e (3) la già notata posposizione della “leggenda di Susanna” (Dn xiii.1­63) da penultimo a ultimo capitolo.

P2 si interrompe a x.8 ed è seguito da un foglio (f. 103rv) e una colonna (f. 104ra) lasciati in bianco. P3 è regolarmente ripartito in 14 capitoli, non pre­senta l’inversione degli ultimi due e aggiunge un verso finale (presente, se­condo quanto registrato nell’apparato della Vulgata di Stoccarda,52 nella si­sto­clementina).

49. Per quanto riguarda Daniele mi sono limitata a fornire qualche riscontro testuale all’i­potesi già avanzata da Zinelli, op. cit., p. 189 n. 1: « Il testo di Daniele presenta varianti rispet­to a quello copiato nei manoscritti dopo le Lamentazioni. Questa versione è peculiare alla famiglia: preceduta da un compendio storico dal iv libro dei Re, si compone di 10 capitoli che cor rispondono, accorciando, a: 1 = Dn 1 (da 1, 8); 2 = Dn 2; 3 = Dn 3 (scorciatissimo); 4­5 = Dn 4­5; 6 = Dn 6 (saltati i capp. 7 e 8, si chiude con 8, 27); 7 = Dn 9 + 10; 8 = Dn 12; 9 = Dn 14; 10 = Dn 13 ».

50. Se è vero, infatti, che Gasca Queirazza, op. cit., p. 661, elencando il numero delle versioni conosciute per ciascun libro, accenna vagamente a due versioni per i « profeti », è probabile che si riferisse ai profeti maggiori, visto che nessun profeta minore risulta essere stato oggetto delle ricerche del gruppo torinese, né all’epoca del contributo, né negli anni successivi (Cornagliotti, La situazione stemmatica delle traduzioni, cit., p. 100 n. 1).

51. Berger, La Bible italienne au Moyen Âge, cit., p. 168.52. Biblia sacra iuxta Vulgatam versionem, adiuvantibus B. Fischer et al., recensuit et brevi

apparatu critico instruxit R. Weber, Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft, 1983.

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Nahum risulta diviso in 3 capitoli in Ca e P2, in 4 in SF4 e P4, Habacuc e Sofonia in 3 capitoli in tutti i testimoni, Aggeo in 2 in Ca e SF4, in 3 in P2 e P4.

A livello testuale un rapido, ma omogeneo spoglio (incipit di tutti i capi­toli ed explicit del libro) dei testimoni ha mostrato che di Daniele e dei quattro profeti minori Nahum, Habacuc, Sofonia, Aggeo TO1 e TO2 hanno tra­duzioni diverse.

Nella tavola 1 (cfr. Appendice) si danno, in forma schematica, i risultati del­ l’indagine, distinguendo tra varianti traduttorie (1a), sintattiche (1b) e lessi­cali (1c), in ordine decrescente di significatività, ovvero con valore “disgiun­tivo” progressivamente piú debole.53

Supponendo, infatti, a monte di una o di entrambe le famiglie, un rima­neggiatore che crea un effetto ottico di sdoppiamento delle versioni, ci so­no piú probabilità che operi interventi lessicali piuttosto che sintattici, per la relativa facilità con cui si riescono ad arginare le conseguenze prodotte dalle sostituzioni terminologiche rispetto, per esempio, ai cambiamenti a ca­tena provocati dalle modifiche della consecutio temporum. Ancora meno pro­babile la correzione (in seguito a verifica sul testo latino, meno probabil­mente mnemonica) di errori di traduzione, soprattutto quando ben mime­tizzati e quindi difficilmente individuabili e correggibili (poco plausibile l’ipotesi di un rimaneggiatore che si prende la briga di ricontrollare il testo latino anche in assenza di evidenti svarioni). Non si è tenuto conto, invece, delle parti aggiunte (di probabile origine glossematica) e di quelle mancan­ti, che possono costituire semplici lacune di copia.

D’altro canto bisognerà collazionare per intero i cinque libri per avere la certezza che si tratti di versioni distinte, perché ovviamente mentre a favo­re della disgiunzione ci possono essere solo indizi, essendoci la pos sibilità (peraltro sempre piú improbabile con l’aumentare dei casi) di rimaneg­giamenti e controlli sul testo latino, anche un solo errore comune spiegabi­le a partire da un testo latino erroneo (escluso ovviamente il caso di varian­ti instauratesi in epoche remote e quindi a monte degli stessi testimoni la­tini) potrebbe provare che le due supposte versioni altro non sono che due redazioni della stessa traduzione. Tuttavia, dietro questa verità general­mente valida si nascondono casi il cui peso congiuntivo viene fortemente ridotto dal tipo di errore e dal contesto. Cosí forse per iussio (So, ii.1), tra­

53. Non potendo dare il testo critico, ci limitiamo a fornire la trascrizione (opportunamen­te controllata sugli altri testimoni della famiglia per evitare di dar credito a svarioni di copista) di Ca per TO1 (colonna di destra) e di P2 per TO2 (colonna di sinistra), salvo dove indicato diversamente.

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dotto in entrambe le famiglie con un visione che è evidentemente la tradu­zione corretta di un’erronea lezione latina uisio. Lo scarso peso congiunti­vo è dato ovviamente dalla genesi paleografica e dunque dalla frequenza di un simile errore, che potrebbe essere stato commesso indipendentemente da due traduttori ugualmente distratti nella lettura dei tre identici segni ııı di una bibbia latina in littera textualis, interpretati come ui invece che come iu.

3. Conclusioni

Si hanno, a questo punto, tutti gli elementi per fare qualche ipotesi su quanto può essere accaduto nei punti della tradizione in cui le due famiglie o parti di esse hanno preso strade diverse.

Innanzi tutto, bisogna notare che a sostegno delle ragioni meccaniche già avanzate per spiegare il repentino cambio di modello e di famiglia ri­scontrato a metà di Ecl xi.9 nei collaterali Ca e SF4 (e riconducibile al loro comune antigrafo) c’è un ulteriore elemento (oltre, appunto, al carattere re­pentino del cambiamento): il fatto che per il libro successivo, il Cantico dei cantici, Ca e SF4 abbiano una versione differente da quella dell’altro testi­mone di TO1 che attesta il libro, F626, e identica a quella di TO2. La conti­guità dei due libri rende, infatti, molto probabile che l’antigrafo comune di Ca e SF4 abbia voluto rimediare a una lacuna del suo antigrafo prendendo a modello un esemplare della seconda famiglia.

Per quanto riguarda la traduzione indipendente in TO1 e TO2 di Eso-do, Giobbe, Proverbi e Ecclesiaste (per quest’ultimo, come si è detto, solo fino a xi.9 in Ca e SF4), per i primi tre libri si può spiegare con ragioni “filologi­che”: sulla decisione di TO2 di tradurre nuovamente i Proverbi può aver inciso l’inadeguatezza del volgarizzamento dal francese, sfigurato dagli er­rori e appesantito dall’incorporazione delle glosse54 ovvero la necessità di so­stituire un volgarizzamento mediato dal francese con un volgarizzamen­to tratto direttamente dal latino e dunque piú vicino alla Vulgata, mentre nel caso dell’Esodo e di Giobbe la forte discrepanza rispetto alla capitolazio­ne langtoniana55 può aver costituito un segno evidente di arcaicità e quindi una spinta alla sostituzione con il piú moderno paratesto parigino: dunque,

54. Cfr. Zinelli, op. cit., pp. 150 sgg.55. Per quanto riguarda l’Esodo cfr. n. 47; il libro di Giobbe in TO1 è diviso in una ventina di

capitoli (Ca in 23, F626 [numerati 2­23, per via dell’inclusione del prologo nella numerazione], LA1102, SF4 in 22), in TO2 (Ang1553, P1, P3) presenta la ripartizione langtoniana in 42.

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secondo questa ricostruzione, TO2 sostituisce, per comprensibili ragioni filologiche (in questo caso esigenze di modernizzazione), quanto TO1 man­tiene.

Bisogna, tuttavia, notare, sulla scorta di Zinelli, che ammettendo che l’in­versione Salmi­Giobbe (presente in F626, Ang, Pc, Pl, assente in Ca, LA1102, SF4, non verificabile in Ly, R1252) stia a monte di TO1 e TO2,56 Giobbe e Proverbi risultano in entrambe le famiglie contigui.57 Anche in questo caso si può, quindi, pensare a una ritraduzione coatta, dovuta cioè a semplici ragioni meccaniche (ipotesi forse piú economica rispetto a quella della so­stituzione conseguente a valutazioni paratestuali e testuali tutto sommato sofisticate). La differente traduzione di TO2 potrebbe, infatti, spie garsi piú facilmente con la banale esigenza di sanare un guasto che ha coinvolto un segmento del testo biblico, piuttosto che con il rifiuto delle traduzioni di­sponibili, maturato in seguito a sottili riflessioni sull’aderenza alla capitola­zione della vulgate parisienne e al testo latino.

Per quanto riguarda l’aggiunta, in TO2, di iii Esdra e della “leggenda di Susanna” (Dn xiii.1­63), va notato che iii Esdra viene subito prima di Tobia e la leggenda di Susanna subito prima dei primi 8 capitoli di Ester, le due se­zioni per cui TO2 attesta una traduzione differente da F626 e comune agli altri testimoni di TO1: anche qui, dunque, i libri o le parti di essi tradotti due volte formano un blocco compatto che può essere stato soggetto a gua­sti, sanati appunto con la soluzione scomoda, ma obbligata della nuova tra­duzione.

Infine, tornando, dopo il caso del Cantico, alla biforcazione interna alla prima famiglia, l’antiquior F626 e i collaterali Ca e SF4 differiscono, come si è detto, per Tobia, per l’episodio di Giuditta in cui si narra la morte di Nabu­codonosor e per i primi otto capitoli di Ester. La divergenza riscontrata per

56. Senza voler stabilire indimostrabili parallelismi fra tradizione latina e volgare, si noti che l’inversione dei due libri in un esemplare pre­parigino in piú volumi può esser stata agevolata da una ripartizione analoga a quella, per fare un esempio, della bibbia pisana in cinque volumi (Pisa, Biblioteca Cathariniana, 221­226), in cui troviamo un terzo volume con il solo libro di Giobbe e un quarto con il solo libro dei Salmi, caso unico a fronte dei gruppi di libri presenti negli altri tomi.

57. « Si osservi in particolare come Giobbe presenti una collocazione instabile, seguendo ai Salmi in F626 e X1 [il nostro TO2], e precedendoli, secondo il canone, in SF4 Ca LA1102 (mancano qui Ly R1252). Se tale posizione era originaria, come fa sospettare il ritrovarla in entrambe le due famiglie (gli altri manoscritti avrebbero dunque riaggiustato, ancora una volta, secondariamente), ci si troverebbe allora con tre libri la cui versione è limitata a X3 [il nostro TO1] uno di seguito all’altro, e spontanea sorgerebbe la tentazione di pensare che possano essere giunti da una medesima fonte » (Zinelli, op. cit., p. 193).

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Tobia e per il finale di Giuditta si può spiegare come riparazione di un gua­sto postulando che nell’antigrafo fossero contigui, ovvero che ci fosse l’in­versione Giuditta­Tobia presente in F626, mentre, analogamente a quanto si è detto per Ecl xi.9, è il carattere repentino del cambiamento di modello ad accreditare anche per Ester la ragione meccanica.

Indecidibile, invece, il punto di instaurazione delle anomalie riscontrate nell’ordine dei libri rispetto al canone: (1) Giuditta-Tobia per Tobia­Giuditta presente in F626 (assente in Ca, SF4, LA1102, Ang, Pc, Pl, non verificabile in Ly, R1252), (2) Salmi­Giobbe per Giobbe­Salmi in F626, Ang, Pc, Pl (assente in Ca, LA1102, SF4, non verificabile in Ly, R1252), (3) Siracide­Sapienza per Sa-pienza­Siracide58 in Ly, R1252 (assente in F626, Ca, SF4, Ang, Pc, Pl, SF4, non verificabile in LA1102).

A questo punto, bisogna chiedersi quali siano le implicazioni piú impor­tanti di tutto questo discorso.

In primo luogo il fatto che TO1 e TO2 sono da intendersi come famiglie strettamente imparentate al di là della consistenza variabile, come dimo­strano, dal punto di vista strutturale, anomalie riconducibili a perturbamen­ti a monte di entrambe (è forse il caso della leggenda di Susanna e, come vedremo, della posposizione di Baruch) e, a livello testuale, i libri in cui al­cuni tra i piú giovani della prima famiglia, Ca e SF4, fanno gruppo con i membri della seconda famiglia, attestando versioni diverse da quelle del­l’antiquior F626 (Tb, finale di Idt, Est i­viii). Inoltre, se ovviamente non è possibile stabilire la cronologia dei capostipiti di TO1 e TO2 in base alla da­tazione dei testimoni che ci sono giunti, un luogo come Ecl xi.9 prova che, come abbiamo detto, a un esemplare neanche molto tardo (anteriore al 1396, data di Ca) non necessariamente della prima famiglia, ma latore della versione dell’Ecclesiaste tràdita dai testimoni della prima famiglia, era noto un esemplare non necessariamente della seconda famiglia, ma testimone di una versione dell’Ecclesiaste comune ai codici della seconda.

58. L’inversione Sir­Sap è « ipotizzabile in F626 dal momento che sull’ultimo foglio (f. 284r) si legge: “Qui si è finita la chantica. E qui determina Salamone v libri i quali fece e conpuose­gli insieme. Il primo si è la Chanticha, il quarto si è Eclesiasticho, il quinto si è la Sapienza di Sa­lamone” [n. 1: Rimane di difficile interpretazione qui determina: potrebbe essere l’annuncio di un prologo (all’Ecclesiastico dunque), in cui si spiegava che Salomone era l’autore dei cinque libri sapienziali, ma non si trova nulla del genere in nessuno dei manoscritti. Oppure è un co-lophon e significa ‘qui finisce’ (magari qui de termina, cioè ‘ne termina’, a partire da un antigrafo occidentale), ma bisognerebbe ammettere che il colophon sopravviva all’omissione dei due ultimi libri sapienziali, e che contenga un errore: “qui determina Salamone [i] v libri”. Nell’in­certezza, rimane preziosa l’indicazione fornita sull’ordine dei libri] » (ivi, pp. 189­90).

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Ancora piú importante per cercare di interpretare le dinamiche di costi­tuzione e di diversificazione dei testimoni organici è la contiguità che ab­biamo riscontrato tra i libri che producono divergenza traduttoria, che cioè vengono ritradotti dal latino, per indisponibilità o inadeguatezza di volga­rizzamenti. La contiguità accredita, infatti, l’ipotesi della ritraduzione per blocchi, presumibilmente (a quanto sembra di capire soprattutto dai libri “spezzati” Ester e Ecclesiaste) dettata da ragioni meccaniche, cioè dalla neces­sità di sanare guasti, anziché da scrupoli di fedeltà alla lettera o da esigenze di ammodernamento delle versioni.

Quella della ritraduzione di necessità dovuta a lacune meccaniche è solo un’ipotesi per i casi che abbiamo fin qui discusso, mentre diventa – oserei dire – certezza per i quattro profeti minori Nahum, Habacuc, Sofonia e Aggeo.

Già Berger, a proposito di R1252, faceva notare che « les Prophètes y sont remplis d’interversions qu’il est difficile de débrouiller » (opinione ripetu­ta, a distanza di poche righe, per SF4: « on remarque, dans les Prophètes, de nombreuses interversions »).59 Sul disordine dei profeti sono successivamen­te intervenuti Gasca Queirazza, che si è limitato a constatarne il potere con­giuntivo all’interno della prima famiglia,60 e Zinelli, che per primo ha ten­tato di sbrogliare la matassa, arrivando a delineare una fisionomia già ab ba­stanza chiara dell’archetipo perturbato.61

Nella tavola 2 (cfr. Appendice)62 si dà una rappresentazione schematica del­le frane che hanno avuto luogo nei testimoni della prima famiglia tra Gere-mia e Maccabei e che cosí sono state persuasivamente spiegate:

Di particolare importanza, anche per lo spiraglio che apre sui modi di costituzione della famiglia, si rivela il disordine dei libri nella serie compresa tra Geremia ed i profeti minori […]. Si noti come la continuazione di Geremia su Ezechiele costitui­sca in Ca R1252 SF4 un blocco omogeneo con Lamentazioni­Daniele, e che tale blocco, seguito dalla ripetizione di Ezechiele completo, ma con varianti rispetto al testo copiato in precedenza, si ritrovi in R1252 in coda all’Antico Testamento. Dato che Lamentazioni (mutile del principio e della fine), Daniele (acefalo), Ezechiele si succedono in posizione finale anche in Ly, si può congetturare che anche in Ly fossero preceduti da Ezechiele con la continuazione di Geremia, anche se, per via

59. Berger, La Bible italienne au Moyen Âge, cit., p. 158.60. « I due codici ora citati [R1252 e SF4] manifestano un singolare rapporto nella poco or­

dinata successione dei testi dei profeti […]. L’ordine o il disordine non è identico, ma le somi­glianze davvero singolari sono significative di una stretta connessione di tradizione » (Gasca Queirazza, op. cit., p. 662).

61. Zinelli, op. cit., pp. 187­89.62. La nostra tavola riprende e amplia quella pubblicata ivi, p. 187.

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della caduta di alcuni quaderni prima delle Lamentazioni, non ne resta piú nessuna traccia.63

Come si è già dimostrato, TO1 e TO2 hanno versioni distinte di Nahum, Habacuc, Sofonia e Aggeo. Secondo l’ipotesi che ora si cercherà di sostenere, TO2 possiede le versioni che stavano a monte della lacuna che va da Michea vii.15 a Daniele i.6 (Daniele che nel capostipite di TO1, come in R1252, dove­va trovarsi in posizione non canonica, al posto di Zaccaria, motivo per cui viene investito dalla lacuna dei profeti minori). Lacuna provata dalla con­sueta inerzia di Ca ed emendata indipendentemente da Ly e SF4. Come già aveva fatto notare Zinelli,

un luogo chiave per cercare di spiegare almeno in parte tale disordine è il finale mutilo di Michea. È infatti dopo Michea che si attacca in R1252 il blocco di coda (Ezechiele, Geremia ecc.). E che le cose fossero andate cosí anche nel canonicissi­mo, per l’ordine, Ca, lo rivela incontestabilmente il fatto che nell’explicit di Michea

63. Ivi, pp. 187­88. Intervenendo sulla medesima questione, Gasca Queirazza, op. cit., pp. 662­63, si era limitato a descrivere la situazione riscontrata in SF4 e in R1252: « in entrambi Geremia (che succede normalmente a Isaia) resta tronco al cap. 50°; vien quindi Baruch (che nel ms. senese è parimenti mutilo). A questo punto il ms. fiorentino introduce otto dei profeti minori (mentre gli altri quattro mancano) nel seguente ordine: Zaccaria, Malachia, Osea, Gioe-le, Amos, Abdia, Giona, Michea (mutilo); poi Daniele (con lacune), Ezechiele incompleto, il segui­to di Geremia dal punto ove era stato lasciato, quindi le Lamentazioni, un raffazzonamento sto­rico in parte dal libro iv dei Re e di nuovo estratti da Geremia; stranamente viene poi ripetuto Daniele nelle stesse condizioni di incompletezza e di seguito è ripetuto anche Ezechiele. Nel ms. senese troviamo, dopo Baruch, subito Ezechiele incompleto come nell’altro codice e ugual­mente continuato con il seguito di Geremia, le Lamentazioni e l’Orazione, un compendio storico come nel ms. fiorentino, quindi Daniele a cui succedono i dodici profeti minori nell’ordine: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea (mutilo), Zaccaria e Malachia incompleti, Nahum, Aba-cuc, Sofonia, Aggeo. L’ordine o il disordine non è identico, ma le somiglianze davvero singolari sono significative di una stretta connessione di tradizione ». Piú dettagliata, anche a livello co­dicologico, la descrizione fornita da Zinelli: « Due libri rimangono interrotti in tutti i testimo­ni: Geremia a 49, 39 [n. 1: In Ly la caduta di un solo foglio, verificatasi nell’ottavo quinione e responsabile dell’interruzione di Geremia a metà di 45, 20 (f. 74vb) e dell’acefalia di Baruch che inizia a metà di 2, 10 (f. 75ra), è di entità troppo modesta per avere potuto inghiottire tutto il testo di Geremia: è quindi verosimile che il libro si interrompesse comunque a 49, 39] e Michea a 7, 14. Geremia in Ca R1252 SF4 riprende senza soluzione di continuità da 50, 1 nel mezzo di Ezechiele 40, 21 per proseguire fino al mezzo di 52, 32, dove, nuovamente senza soluzione di continuità, ripete, con alcune varianti, il testo da 51, 55 alla fine (52, 34); seguono poi, come libro indipendente, le Lamentazioni. In Ly resta solo una parte delle Lamentazioni per la caduta di due fogli al termine del tredicesimo quinione e di due fogli all’inizio del suc­cessivo, che è comunque spazio sufficiente per ipotizzare che anche lí si trovassero gli ultimi capitoli del libro di Geremia » (Zinelli, op. cit., pp. 187­89).

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sia rimasto ‘attaccato’ un pezzetto del testo di Daniele 1, 8: « pasci lo tuo popolo colla tu’ verga la greggia della tua hereditade ‘procuratore uno per nome Malas­sar eunico’. Qui si è compiuto il libro di Michea profeta deo gratias ». In Ly e SF4 Michea è invece seguito dall’anticipo di Zaccaria e Malachia […]. A questo punto, constatato che l’opposizione non è in origine tra codici piú e meno ordinati (cioè Ca e SF4 contro Ly R1252), è difficile dire quale dei due ‘disordini’ sia piú vicino al­l’archetipo. Archetipo che dal canto suo presentava già con ogni probabilità le in­terruzioni e riprese riguardanti Geremia (con la doppia versione della parte finale) ed Ezechiele, l’inversione dei finali di Zaccaria Malachia e ancora, ammesso che manchino in Ca SF4 per riordino successivo e in Ly per lacuna, le doppie versioni di Ezechiele e Daniele, e che sembra dunque piú assimilabile ad un collettore in fase di elaborazione che ad un’edizione definitiva della Bibbia.64

Quindi, inserendo in questa ricostruzione i nuovi dati sui profeti minori, possiamo ipotizzare che un antenato comune almeno a Ly, Ca, SF4 abbia dovuto tappare il buco rifacendo le quattro versioni perdute, per nostra fortuna maldestramente, cioè senza accorgersi che all’ultimo versetto di Michea lacunoso, cioè a Michea vii.14, era rimasto attaccato parte del primo versetto di Daniele acefalo, cioè Daniele i.7 (il risultato, come si è visto, è un versetto del tutto insensato: pasci lo tuo popolo colla tu’ verga la greggia della tua hereditade, seguito, senza soluzione di continuità, da procuratore uno per nome Malassar eunico, a cui il copista ha pensato di attaccare la finta rubrica finale: Qui si è compiuto il libro di Michea profeta deo gratias. Se, infatti, non si fosse di­menticato di ritradurre gli ultimi sei versetti di Michea (da vii.14 alla fine) – che devono essere passati inosservati perché il libro risultava regolarmente diviso in sette capitoli – il restauro sarebbe potuto passare inosservato e non avremmo potuto capire la successione delle versioni, ovvero la sostituzio­ne, da parte di un esemplare di TO1 (il suddetto antenato comune a Ly, Ca, SF4), di una versione conservata, invece, dagli esemplari di TO2.

64. Ivi, p. 189. Alla stessa pagina, nelle note 2 e 3, viene precisata la situazione della tradizio­ne riguardo al segmento Zaccaria­Malachia: « Unico relitto in SF4 di ordine estraneo al canone. Si noti anche che in tutti i manoscritti, per l’inversione delle parti finali dei due libri, a Zaccaria 14, 15 segue senza soluzione di continuità il finale di Malachia da 3, 5 e a Malachia 3, 5 il finale di Zaccaria da 14, 15. Si ricordi che in Ly la caduta di Giona e di Malachia è solo accidentale (sempre per l’erosione del decimo quinione composto solo di 3 + 2 fogli)] » e « Qui [nell’arche­tipo] forse un quaderno contenente Zaccaria e Malachia poteva essersi posizionato dopo Mi ­chea, come in Ly SF4, lasciando ‘scoperto’ il blocco Naum, Habacuc, Sofonia, Aggeo, a diret­to contatto con Maccabei, che è infatti la serie scomparsa in R1252 (dove Zaccaria, Malachia pagano invece la loro mobilità con l’essere anticipati rispetto all’intera serie dei profeti mino­ri), col risultato di mettere in contatto Michea e la ‘coda’. In Ca, come visto, poteva essere successa la stessa cosa, solo che poi seppe ricostruire una fisionomia canonica ».

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

379

Infine, quella che abbiamo chiamato “posposizione” di Baruch potrebbe derivare da una cattiva ricollocazione, ovvero da un’ “anticipazione” (prima di Baruch anziché dopo) del segmento Ezechiele­Daniele, come si è visto in­stabile in TO1, e che, quindi, al pari dell’anomalia riscontrata nella posizio­ne della leggenda di Susanna, potrebbe congiungere le due famiglie anzi­ché costituire una peculiarità strutturale della seconda, e fornire cosí un ul­teriore indizio a sostegno della vicinanza di TO1 e di TO2, che operano probabilmente in modo analogo, effettuando sostituzioni di necessità, do­vute cioè a banali ragioni meccaniche (come pare di capire dalla contiguità dei libri tradotti indipendentemente) piú che a fini valutazioni “filologi­che” della bontà (ovvero fedeltà testuale e modernità paratestuale) delle traduzioni disponibili.

Sara Natale Università di Siena [email protected]

Tavola 1

Le doppie versioni di Daniele, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo

1a. Varianti traduttorie

Dn iii.1 statuam auream una statua grande di rame una statua d’oro

Dn iii.1 in campo Duram provinciae Babylonisin uno grande campo dallato ad uno fiu­me, là dove li gioganti aveano hedificato settanta torri

nel campo di Duram, della provintia di Ba­billonia

Dn v.2 ut biberent in eiset con esse bevea acciò che con quelli bevessono

Dn ix.2 intellexi in libris numerum annorum | de quo factus est sermo Domini ad Hieremiam prophetam ut conplerentur desolationis Hierusalem septuagin­ta anniintesi e conobbi per li libri di Yeremia pro­feta che ssi compiea la disolatione di Yeru­salem d’anni settanta

intesi ne’ libri el numero degli anni al qua­le parlò Idio a Jeremia propheta che fosso­no adempiuti anni .lxx. de la desolatione di Ierusalem

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380

So iii.2 non suscepit disciplinam | in Domino non est confisa | ad Deum suum non adpropiavitnon à ricevuto l’amaestramento, non s’è confidata nel Signore et non s’è apressata al suo Singnore Iddio

non ricevette la disciplina nel Segnore et non si convertío a Dio, et non s’approximò al suo Segnore

Agg ii.3 et ad reliquos populi dicense a tutti gli altri del popolo dicendo [SF4, f. 355vb]

et agli altri rimanenti del popolo et dirai

1b. Varianti sintattiche

Dn ii.1 in anno secundo regni Nabuchodonosor Regnando in Babillonia questo Nabuch­donosor secondo figliuolo del primo Na­buchdonosor, quelli il quale destructo avea la città di Yerusalem, dice che nel secondo anno della sua signoria

[N]ell’anno secondo del regno di Nabuc­chodonosor

Dn ii.1 et conterritus est spiritus eius del quale fu molto turbato et spaventato et contritossi lo spirito suo

Dn iv.3 per me propositum est decretum ut introducerentur in conspectu meo cuncti sapientes babylonis | et ut solutionem somnii indicarent mihiet avendo richiesti tutti li savi di Banbillo­nia perché mi dicessero la solutione del mio regno [err. per sogno]

fu posto uno decreto che dinanzi al cospet­to mio venissono tutti i savi di Babillonia et dichiarissimi la spositione del sogno

Dn v.1 grande convivium optimatibus suis mille uno grande convito di prencipi suoi et sub­diti d’infino ad mille

un grande convito a mille suoi prencipi

Dn vi.1­2 constituit supra regnum satrapas centum viginti ut essent in toto regno suo | 2 et super eos principes tres ex quibus Danihel unus eratera Daniello uno de’ tre satrapi maggiori, li quali erano diputati sopra .cxx. altri

ordinò prencipi sopra el reame cento ven­ti, acciò che fossono vicarii in tutto il regno suo et sopra a lloro ne puose tre, de’ quali l’uno era Daniel

Dn vi.3 igitur Danihel superabat omnes principes et satrapas | quia spiritus Dei amplior erat in eo Ma in Daniello sí era lo spirito di Dio piú efficace che in niuno altro

Et Daniel avanzava tutti i prencipi et vica­rii, però che lo spirito di Dio era in lui oltre agli altri

Dn xiv.40 et extraxit eum Et decto questo et veduto questo miracolo et molti altri piú sí lo trasse del lago.

et cacciollo del lago. [P4, f. 14rb]

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

381

Na i.2 habens à ebbe

Na i.3 nebulae pulvis pedum eiusle nebbie sono la polvere de’ suoi piedi la polvere de’ suoi piedi sí sono nebbie

Na i.5 contremuità tremato tremò

Na i.6 stabitstarà è sparta

Na ii.1 ascenditsale è salito

Na ii.1 custoditguardi guarderà

Na ii.1 robora virtutem valdefortifica molto la virtú fortifica la virtú assai

Na ii.2 dissipaveruntgli ànno dissipati dissiparono

Na ii.3 ignae habenaele redini del carro sono di fuoco Le redine del carro saranno di fuoco

Na ii.3 praeparationis eiusdell’apparecchiamento suo del suo apparicchiamento

Na iii.1 non recedet a te rapinanon si partirà da tte la rapina la rapina non si parte da te

Na iii.3 micantis gladiidel luccicante coltello di coltello schermente

Na iii.3 fulgurantis hastaedell’asta folgorante di sfolgorata asta

Na iii.3 multitudinis interfectaedella moltitudine uccisa di morta multitudine

Na iii.19 audieruntànno udito udirono

Hab i.2 vociferabor ad tegriderò io ad alta voce ad te Emecterò a te grandi voci

Hab i.3 ostendisti mihim’ài tu dimostrato mi mostrasti

Hab i.3 viderech’io veggia a vedere

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382

Hab ii.1 super custodiam meam stabosopra la guardia mia starò [I]o starò sopra la mia guardia

Hab ii.1 ad arguentem mead chi mi riprende a colui che mi riprenda

Hab iii.1 Domine audivi auditionem tuam et timuiio ò udito quello che tu m’ài decto et ài voluto ch’io oda et ò temuto

[S]egnore Idio udío lo mio udimento et intendimento temetti

Hab iii.1 cum iratus fuerisquando tu sarai adirato quando sarai stato adirato

Hab iii.19 pedes meos quasi cervorumi miei piedi come i piedi de’ ciervi li miei piedi come di cervi

Hab iii.19 et super excelsa mea deducet me victori in psalmis canentemet sopra i luoghi miei alti esso victorioso mi menerà cantando i salmi

E ’l vincitore menerà me sopra le mie al­tezze et io canterò ne’ psalmi

So i.1 Verbum Dominis Questo sí è il decto che disse il signore Idio [Q]uesta è la parola del Segnore la quale

egli disse

So i.2­3 congregans congregabo omnia a facie terrae dicit Dominus | 3 congre­gans hominem et pecus | congregans volatileDice il Signore: « Io ragunerò ogni cosa dalla faccia della terra et ragunerò l’uomo et la bestia, gli ucelli

« Io ragunando ragunerò tutte le cose da la faccia de la terra » dice lo Segnore Idio et « Ragunerò l’uomo et la pecora e ragunerò li uccelli

So iii.1 vae provocatrix et redempta civitas columbaGuai alla città provocatrice et ricoperata colomba

[G]uai a te, o prov[o]catrice, tu che sè cictà ricomperata et sè colomba

So iii.2 audività udito udío

So iii.2 suscepità ricevuto ricevecte

So iii.2 adpropiavits’è appressata s’approximò

So iii.20 cum convertero captivitatem vestram coram oculis vestris dicit Domi­nus« quando io vi liberrò di prigione dinançi agli occhi vostri? » dice il Signore degli exerciti

« quando io averò convertita la vostra catti­vità » dice lo Segnore « innanzi a’ vostri oc­chi? »

Agg i.1 In anno secundo Darii regisNell’anno secondo di Dario Re di Persia [N]el tempo di Dario Re di Persia, nel se­

condo anno

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

383

Agg i.1 factum est verbum Dominiparlò il Signore sí fu facta la parola di Dio

Agg i.1 sacerdotem magnumsacerdote grande ch’era grande sacerdote

Agg ii.2 in septimo mense vicesima et prima mensisnel mese septimo, nel dí vigesimo del me­se

nel septimo mese, a .xxi. dí del mese

Agg ii.2 factum est verbum Dominiparlò il Signore […] dicendo fu facta la parola del Segnore

Agg ii.3 sacerdotem magnumsacerdote grande grande sacerdote

Agg ii.4 viditabbia veduto vide

Agg ii.4 in gloria sua primanella gloria sua prima ne la sua prima gloria

Agg ii.24 ponam teporrotti porrò te

Agg ii.24 te elegit’ò electo òe eletto te

1c. Varianti lessicali

Dn i.4 puerosalquanti fanciulli de’ figliuoli d’Israel

Dn i.4 decoros formabellissimi belli di forma

Dn i.4 eruditos omni sapientia | cautos scientia et doctos disciplina et qui pos­sent stare in palatio regisbene admaestrati di potere stare nel suo palagio

savi d’ogni sapientia, cauti di scientia et docti di disciplina et che potessono stare nel palagio del Re

Dn iii.1 statuit eamla fece diriççare puosela

Dn iii.2 misit ad congregandos satrapas magistratus et iudices | duces et tyran­nos et praefectos | omnesque principes regionumEt poi convocòe li prencipi suoi, grandi ba­roni di quella provincia

Mandò, adunque, Nabucchodonosor Re a racchogliere i satrapi et magistrati et giu­dici, duchi et tyrampni, prefecti et tucti ’ prencipi delle regioni

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384

Dn iv.1 somnium vidi quod perterruit mevidi una visione la quale molto mi sgo­mentò

vide una visione la quale mi spaurí

Dn iv.3 ut solutionem somnii indicarent mihiperché mi dicessero la solutione del mio regno [err. per sogno]

dichiarissimi la spositione del songno

Dn v.1 ut adferrenturche fossono […] ad portare che gli fossono recati innanzi

Dn v.2 rex et optimates eius | uxoresque eius et concubinaelo Re et i suoi baroni con le loro donne et con le loro amiche

el re e ’ prencipi suoi et le moglie e l’ami­che sue

Dn iv.4 constituere eumdi costituirlo di porlo

Dn iv.4 super omne regnumsopra lo suo regnio sopra a tutto il reame

Dn iv.4 unde principes et satrapae quaerebant occasionem | ut invenirent Da­niheli ex latere regnionde per questo li altri prencipi sí ne por­tavano grande invidia a Daniello et cerca­vano cagioni di poterlo adcusare

per la qual cosa que’ prencipi et vicarii cer­cavano per trovare al re alcuna cosa contro a Daniel

Dn ix.1 imperavit super regnum Chaldeorumsoggiogòe a ssé lo Regnio de’ Caldei ebbe signoria sopra il regno di Caldei

Dn ix.3­4 et posui faciem meam ad Dominum Deum | rogare et deprecari in ieiuniis sacco et cinere | 4 et oravi Dominum Deum meum et confessus sum et dixiOnde per questo io al Signore orai vestito di celiccio et in digiuni et in cenere

et puosemi a pregare lo mio Segnore Idio in digiuni et sacco e cenere et pregai lo mio Segnore Idio et confessai et disse

Dn xiv.41 porrosubitamente in uno momento [P4, f. 14rb]

Dn xiv.41 coram eodinançi dalla faccia dello re davanti a llui [P4, f. 14rb]

Na i.1 Ninevedi Ninive de la terra ch’ebbe nome Ninive

Na i.2 Deus aemulator et ulciscens Dominus | ulciscens Dominus et habens furorem | ulciscens Dominus in hostes suos et irascens ipse inimicis suisIdio adirato et Signore vendicatore Signo­re vendicatore et il quale à il furo re Si­gnore vendicatore contra gli nenici [sic] suoi et esso s’adira contra gli nimici suoi.

lo Segnore stimolatore et vendicatore eb­be a furore. Et vendicasi lo Segnore contra li suoi nemici et adirasi contra loro.

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

385

Na i.3 Dominus in tempestate et turbine viae eiusLe vie del Signore in tempesta et in grandi venti

le vie del Segnore sono in furore et tempe­sta

Na i.4 exsiccansseccalo fallo seccare

Na i.4 CarmelusCarmelo Monte Carmelo

Na i.4 elanguità perduto il suo vigore si dolse

Na i.4 collesmonticelli piccoli li colli

Na ii.1 dispergatdisperga faccia dispersione

Na ii.2 reddidit […] superbiam Iacob sicut superbiam Israhelà vendicato la superbia usata contra Jacob, cosí egli vendicherà la superbia usa ta con­tra Israel

à renduta la salute a Iacob come la superbia d’Israel

Na ii.3 viri exercitus in coccineisgli uomini dell’exercito suo ànno l’armi rosse

gli uomini de lo exercito sono arrossati

Na ii.4 in itineribus conturbati suntne’ viaggi si sono conturbati turbaronsi ne lo loro andare

Na iii.1 universa mendacii dilaceratione plenatutta bugiarda, piena di dilaceratione tutta piena di bugie et piena de dilacera­

mento

Na iii.2 flagellidel flagello di battitura

Na iii.2 impetus rotaedell’impeto della ruota d’impeto di ruota

Na iii.2 frementisfrementante tempestoso

Na iii.3 micantis gladiidel luccicante coltello di coltello schermente

Na iii.3 multitudinis interfectaedella moltitudine uccisa di morta multitudine

Na iii.4 habentisla quale à abbiente

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386

Na iii.19 quicoloro quelli

Hab i.2 clamabo et non exaudieschiamerò et non mi exaudirai griderò io et tu non mi exaudirai

Hab i.2 vociferabor ad tegriderò io ad alta voce ad te Emecterò a te grandi voci

Hab i.2 vim patienspatendo io violença sostegnendo forza

Hab i.3 ostendisti mihim’ài tu dimostrato mi mostrasti

Hab i.3 iniquitatemla niquità malvagitade

Hab ii.1 gradumil passo mio lo grado

Hab ii.1 super munitionemsopra la forteça sopra l’armadura

Hab ii.1 contemplaborraguarderò contemplerò

Hab ii.1 videamintenda vegghia

Hab ii.2 visumla visione lo viso

Hab iii.2 opus tuuml’opera tua la tua operatione

So i.1 Verbumil decto la parola

So i.2­3 omniaogni cosa tutte le cose

So i.3 pecusla bestia la pecora

So i.3 impiorumdegl’inpii del malvagi [sic]

So i.3 disperdamdispergerò spargerò

So ii.1 convenite congregaminiRagunatevi insieme et congregatevi [R]agunatevi

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387

So iii.2 disciplinaml’amaestramento la disciplina

So iii.2 in Domino non est confisanon s’è confidata nel Signore non si convertío a Dio

So iii.3 rugientesmugghianti rughianti

So iii.3 vesperevespertini la sera

So iii.3 vesani viri infidelesstolti huomini infedeli pazzi et huomini sanza fede

So iii.20 cum convertero captivitatem« quando io vi liberrò di prigione quando io averò convertita la vostra catti­

vità

So iii.20 Dominusil Signore degli exerciti lo Segnore

Agg iii.24 signaculumsegniacolo un segno

Agg iii.24 exercituumdegli exerciti de lo exercito

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388

Tavola 2

La “posposizione” di Baruch: una peculiarità di TO2?

TO1Vulgata R1252 Ly Ca

Ier Ier fino alla fine di xlix Ier ii.18­ xlix.21 Ier fino alla fine di xlix

Lam posposto posposto posposto

Bar Bar Bar da ii.10 alla fine Bar

Ez Za (fino a xiv.15) + finale Mal (da iii.5)

posposto Ezfino a l.21

LamDn Mal (fino a iii.4) +

finale Za (da xiv.16)posposto Dn mutilo incipit (da i.4),

preceduto dalla “storia di Sedechia” (tratta da iv Rg, xxiv­xxv) con la “leggen­da di Susanna” posposta a ultimo capitolo

Os Os Os OsIoel Ioel Ioel IoelAm Am Am AmAbd Abd om. (solo parte prol.) Abd

Ion Ion om. IonMi Mi fino a vii.14 Mi da i.5 fino a vii.14 Mi fino a vii.14; explicit +

Dn, i.7: pasci lo tuo popolo colla tu’ verga, la greggia della tua hereditade procuratore uno per nome Malassar eunico. Qui si è compiuto il libro di Michea profeta, Deo gratias

Za fino a viii.17

Na om. Na da iii.2 (i vers.) Na (i vers.)

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

389

Tavola 2

La “posposizione” di Baruch: una peculiarità di TO2?

TO2SF4 Ang Pl Pc

Ier fino alla fine di xlix

Ier Ier Ier

posposto Lam Lam Lam

Bar om. [forse “posposto” come in Pl e Pc]

“posposto” “posposto”

Ezfino a xl.21

Ez Ez Ez

Ger da l.1 alla fine di li

Lam –Dn mutilo incipit (da i.4), preceduto dalla “storia di Sedechia” (tratta da iv Rg, xxiv­xxv) con la “leggenda di Susanna” posposta a ultimo capitolo

– Dn(ii vers.)

Dn (ii vers.)lacunoso (si interrompe a x.8) seguito da spazio bianco (ff. 103rv­104ra) per colmare la lacuna

Bar BarOs – Os OsIoel – Ioel IoelAm – Am AmAbd – Abd Abd

Ion – Ion IonMi fino a vii.14 – Mi Mi

Za (fino a xiv.15) + finale Mal (da iii.15)

Mal (fino a iii.4) + finale Za (da xiv.16)

Na (i vers.) – Na (ii vers.) Na (ii vers.)

sara natale

390

TO1Vulgata R1252 Ly Ca

Hab om. Hab ( i vers.) Hab ( i vers.)So om. So (i vers.) So (i vers.)Agg om. Agg (i vers.) Agg (i vers.)

Za Dn mutilo incipit (da i.7: procuratore uno per nome detto Malassar eunico); erasa num. progr. da Mi, rubr. i c.: capitolo viij Daniello

anticipato Za (fino a xiv.15) + finale Mal (da iii.5)

Mal Ez fino a xl.21 om. Mal (fino a iii.4) + finale Za (da xiv.16)

i Mcc om. i Mcc diviso in due (primo fino a ix.18, secondo da ix.19 alla fine)

i Mcc

ii Mcc om. om. om. [presente nella rubrica: il primo et secondo libro de’ Maccabei]

terço libro de’ Maccabei [compendio storico del periodo intertest. da Giovanni Ircano I a Erode il Grande]

Ier da l.1 a lii.32, da li.55 alla fineLam Lam (frg.)

Testo anep. in 15 capitoli; c. i: “storia di Sedechia” (tratta da iv Rg, xxiv­xxv) + Ier xviii.1­9; c. ii: da Ier xxvii­xxix; c. iii: da Ier xxi; c. iv: da Ier xxxvii­ xxxviii; c. v: da Ier lii; cc. vi­xv: Dn mutilo incipit (da i.4), Ez

Dn mutilo incipit (da i.4) preceduto dalla “storia di Sedechia”, Ez

codici e forme dei volgarizzamenti italiani della bibbia

391

TO2SF4 Ang Pl Pc

Hab (i vers.) – Hab (ii vers.) Hab (ii vers.)So (i vers.) – So (ii vers.) So (ii vers.)Agg (i vers.) – Agg (ii vers.) Agg (ii vers.)

anticipato – Za Za

anticipato – Mal Mal

i Mcc (spazio bianco tra i primi 19 cc., fino a ix.18, e l’ultimo, da x.19 alla fine; colophon: Ed è finito il sicondo libro de’ Maccabei)

– i Mcc i Mcc

om. – ii Mcc ii Mcc

compendio storico del periodo intertest. da Giovanni Ircano I a Erode il Grande