«Beatissime pater». Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano. I “registra...

108
III Materiali di storia ecclesiastica lombarda (secoli XIV - XVI) «BEATISSIME PATER» DOCUMENTI RELATIVI ALLE DIOCESI DEL DUCATO DI MILANO I “registra supplicationum” di Pio II (1458-1464) a cura di Elisabetta Canobbio e Beatrice Del Bo EDIZIONI UNICOPLI

Transcript of «Beatissime pater». Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano. I “registra...

III

Materiali di storia ecclesiastica lombarda(secoli XIV - XVI)

«BEATISSIME PATER»

DOCUMENTI RELATIVI ALLE DIOCESIDEL DUCATO DI MILANO

I “registra supplicationum” di Pio II(1458-1464)

a cura di

Elisabetta Canobbio e Beatrice Del Bo

EDIZIONI UNICOPLI

INTRODUZIONE*

* Benché frutto di una lunga ricerca e di una riflessione comuni, questo volume va accreditato perl’Introduzione ad Elisabetta Canobbio e per i Regesti a Beatrice Del Bo.

I.

LE RAGIONI DI UN PROGETTO

La sera del 20 agosto 1458, riferendo a Francesco Sforza i primi atti di Enea SilvioPiccolomini, salito al soglio pontificio il giorno precedente, l’oratore del duca pressola curia sottolineò come nell’udienza pubblica il neo eletto avesse dato prova di esse-re molto austero et iustificato in ogni sua facenda rifiutando, a differenza di quanto general-mente accadeva in occasione dell’incoronazione,

a posta de cardinali et altri che se troveno là dentro a loro servitio, immediate post creatio-nem, signare cosa alcuna, per non fare in quella confussione cose exhorbitante, ma chi havoluto darli suppliche, l’ha poste in mano de alcuni suoy secretari, et poy le revederà in ca-mera et farà quanto li parerà conveniente 1.

Sei anni più tardi, nella Pastor aeternus – la costituzione nella quale raccolse le pro-poste di riforma della curia elaborate durante il suo pontificato – Pio II rimarcò chedovere del papa era prender parte alla messa pubblica in occasione delle feste solenni

ut, si qui sint, qui nostra praesentia egeant, inter eundum et redeundum facile nos alloquiet supplicationes exhibere possint 2.

Esito di prospettive diverse – l’una derivata dalla consuetudine con le stanze delpalazzo apostolico, l’altra connessa a una precisa concezione dell’autorità pontificia –queste attestazioni convergono però nell’evocare il rilievo riconosciuto all’atto disupplicare nell’ambito dell’esercizio del potere papale: l’attenzione riservata alla trat-tazione delle supplicationes presentate anche al di fuori degli usuali canali di impetra-zione convalidava in misura direttamente proporzionale l’immagine della plenitudo po-testatis del pontefice, offrendo un apporto essenziale a quella «scenografia della so-vranità» di cui lo stesso Piccolomini fu brillante interprete3. Per tali implicazioni era

1 Citato da BALDI, Pio II, p. 86.2 PASTOR, Storia dei papi, II, p. 724; HAUBST, Der Reformentwurf, p. 15. Sulla Pastor aeternus e sulle istanze

di riforma ad essa sottese cfr. anche infra, p. XXIV, nota 47.3 L’espressione è di Paolo PRODI, Il sovrano pontefice, p. 92; sull’importanza delle manifestazioni pubbli-

che entro l’affermazione del primato papale promossa dal Piccolomini cfr. anche MODIGLIANI, Pio II eRoma, pp. 99-108.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

VIII

necessario, come sottolineato dall’oratore, che nel «gouvernement par la grâce» il suomassimo interprete agisse secondo criteri di ordine e di prudenza4.

Nonostante gli spazi ancora consentiti all’oralità dai ritmi e dagli scenari entro iquali si svolgeva la vita della corte papale, la supplica scritta aveva dunque un ruoloprimario nel sistema di comunicazione tra il sovrano pontefice e i suoi sudditi – unruolo gravido di implicazioni sacrali, giuridiche, politiche, antropologiche che intempi recenti hanno stimolato un nuovo interesse per la fonte5.

Questa importanza – richiamando qui solo i termini essenziali di un’evoluzione as-sai complessa – era il portato delle profonde innovazioni introdotte nella proceduragiudiziaria nel XII secolo: ponendo la validità delle lettere di grazia e di giustizia nelprincipio si preces veritate nitantur, le costituzioni pontificie e la riflessione canonisticaavevano affermato la nullità delle concessioni elargite sulla base di richieste surrettizieo non corredate dei necessari requisiti formali, consolidando la prassi che subordina-va alla presentazione di una supplica l’emissione dei rescritti papali6. Al contempo,l’uso cancelleresco di modellare le lettere apostoliche sulla narratio della richiesta ap-provata per dar conto dei minuti particolari della grazia, in connessione appunto allanecessità di certificare la legittimità della concessione, conferì a questo tipo di docu-mento l’estremo grado di formalizzazione che ha determinato la connotazione tecni-ca assunta dal termine «supplica» in ambito diplomatistico7.

I processi di centralizzazione e di burocratizzazione promossi dai pontefici tra Duee Trecento coronarono l’affermazione della supplica quale tramite delle istanze avan-zate alla sede apostolica da chiese e fedeli: l’estensione delle prerogative papali nelgoverno delle res beneficiales, l’erosione delle facoltà di assoluzione e di dispensa degliordinari diocesani, la possibilità di presentare istanza di appello presso la curia de-terminarono l’eclatante aumento delle richieste insieme alla loro progressiva diversi-ficazione, in relazione ai più svariati aspetti del funzionamento delle istituzioni eccle-siastiche, della vita religiosa delle comunità, della dimensione privata degli individui:nella costituzione di riforma della Cancelleria emanata da Giovanni XXII nel 1331sono elencate cinquantaquattro tipologie di suppliche, mentre è stato calcolato chenei primi quattro anni del pontificato di Urbano V (1362-1370) presso il registrum sup-plicationum furono trascritti 20.481 documenti8. Dal pontificato dello stesso Giovanni

4 Secondo la fortunata espressione di Hélène MILLET, Introduction, p. 8, cui è d’obbligo rinviare peruna sistematica disamina degli elementi di ordine giuridico, politico e istituzionale in questa sede appenaaccennati.

5 Sull’oralità e sui canali di impetrazione informali cfr. MILLET, Introduction, pp. 4-5 ma anche, in rife-rimento alle suppliche più antiche, BRESSLAU, Manuale, p. 680 e MONTAUBIN, L’administration, p. 323.

6 Cfr. infra, p. XVI.7 MILLET, Introduction, p. 4. Mette in discussione la valenza fortemente tecnica di «supplica» – esten-

dendo le proprie obiezioni alla terminologia utilizzata per descrivere le richieste attestate anche nellapratica delle cancellerie, delle corti, dei parlamenti – KOZIOL, La préhistoire des rites de demande.

8 Il testo della costituzione di riforma – la Pater familias – è edito da TANGL, Die päpstlichen Kan-zleiordnungen, pp. 91-110; per i dati sulle suppliche presentate a Urbano V cfr. HAYEZ - MATHIEU -YVAN, De la supplique, p. 171.

I. Le ragioni di un progetto_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

IX

XXII, ancora, le regole di Cancelleria che ciascun pontefice emanava il giorno suc-cessivo all’incoronazione costituirono una chiave di interpretazione della segnaturapapale e delle clausole delle litterae per gli scrittori incaricati della loro redazione erappresentarono per i richiedenti uno strumento per garantire efficacia alle richiesteattraverso le formalità più opportune9. Inoltre, durante il tormentato periodo com-preso tra il trasferimento ad Avignone e la fine della crisi conciliare, nelle sedi dellacorte papale andò consolidandosi una fitta trama di rappresentanze ufficiali e di me-diazioni informali (oratori, agenti, procuratori, scribi) indispensabili per sollecitare ilfavore della sede apostolica. È grosso modo a questo periodo che data anche l’avviodella serie vaticana dei Registra Supplicationum, nei quali le suppliche approvate eranotrascritte con assoluta fedeltà al dettato originale prima di essere avviate all’expeditio o,qualora non fossero state richieste litterae, di essere restituite al petente10.

È sembrato opportuno richiamare sinteticamente questi aspetti – snodi per certi ri-guardi ancora poco illuminati dalla ricerca – perché su di essi si è prevalentementeconcentrata l’attenzione rivolta alla fonte dagli studiosi, maturata per lo più nell’alveodelle iniziative di valorizzazione della documentazione vaticana promosse dopol’apertura dell’Archivio Segreto del 188011. L’analisi diplomatistica delle supplicationescondotta dalla seconda metà dell’Ottocento sugli originali conservatisi presso archivie biblioteche locali – in proposito è d’obbligo fare riferimento almeno alle riflessionidi Paul Kehr e di Harry Bresslau12 – poté allora giovarsi delle ricerche condotte daUrsmer Berlière e dai suoi collaboratori sui Registra supplicationum di età avignonesenell’ambito delle edizioni avviate dall’Istituto Storico Belga di Roma, che fornironoanche i primi orientamenti nella parte più antica dell’imponente serie archivistica(7365 volumi dal 1342 al 1899) prima che nel 1932 ne fosse pubblicato l’inventarioper mano di Bruno Katterbach13. Nello stesso torno di anni – per richiamare soloalcune delle imprese editoriali promosse all’inizio del Novecento – le suppliche diCancelleria riguardanti persone ed enti ecclesiastici di area tedesca furono sottoposteal vaglio sistematico dei ricercatori dell’Istituto Germanico in Roma coinvolti nellarealizzazione del Repertorium Germanicum 14. L’imponente iniziativa di indicizzazionerappresentò il punto d’avvio di indagini fondamentali che delinearono le modalità di

9 MEYER, Emil von Ottenthal, p. 218; ID., Die geplante neue Edition, p. 118; PLÖCHL, Geschichte desKirchenrechts, pp. 486-488. Per l’edizione delle regole di cancelleria da Giovanni XXII a Niccolò V cfr.OTTENTHAL, Regulae cancellariae e, ora, il progetto di edizione digitale dello stesso Andreas Meyer, Päpstli-che Kanzleiregeln im Spätmittelalter, in www.uni-marburg.de.

10 Sull’introduzione della registrazione delle suppliche cfr. infra, pp. XXXIX-XLVI.11 Sull’argomento si veda almeno BOYLE, A Survey, pp. 13-19. Un’ampia rassegna delle iniziative edi-

toriali riguardanti i Registra supplicationum in KATTERBACH, Inventario, pp. VIII-X, da aggiornare ora conPONCET, Les entreprises éditoriales, specialmente alle pp. 27-75.

12 KEHR, Bemerkungen; BRESSLAU, Manuale, pp. 679-699 e 766-776.13 KATTERBACH, Inventario. Per le considerazioni di Berlière sulla fonte cfr. le introduzioni a Suppliques

de Clément VI e a Suppliques d’Innocent VI ma anche BERLIÈRE, Épaves. 14 Sulle linee che guidano la redazione del Repertorium basti il rinvio ai lavori più recenti in proposito

quali BRÜDERMANN, Il «Repertorium Germanicum» e SCHWARZ, Nutzungsmöglichkeiten.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

X

approvazione delle richieste e della loro formalizzazione in forma di litterae, eviden-ziarono il rilievo della via supplicationis nel processo di amministrazione della grazia –con particolare riferimento agli affari beneficiali –, rilevarono la pluralità di media-zioni e di interessi materiali connessi all’impetrazione del favore papale, utilizzaronole decine di migliaia di dati confluiti nel Repertorium per prosopografie di personaggi avario titolo coinvolti nella trattazione delle suppliche15. L’apertura degli archivi dellaSacra Penitenzieria ha successivamente consentito di estendere lo studio delle suppli-cationes ai registri prodotti presso questo dicastero, stimolando indagini in chiavecomparativa e prime, provvisorie ipotesi sulle diverse modalità di accesso ai canalidella grazia pontificia16.

La densità informativa di questi documenti e il loro modellarsi secondo le formuleripetitive dello stilus cancellariae hanno invece favorito un approccio seriale da partedell’équipe di lavoro dell’École française che negli anni Settanta del Novecento hasottoposto ad elaborazione informatica i dati contenuti nei registri avignonesi, pro-muovendo parallelamente indagini prosopografiche e ricerche sul governo della gra-zia soprattutto nell’ambito del conferimento dei benefici17. Sulla scorta di questaesperienza, in tempi recenti gli interessi degli stessi studiosi si sono indirizzati alla piùampia tematica della via supplicationis quale veicolo della dialettica tra principe e suddi-ti, confrontando linguaggio, modalità di impetrazione, concezione del potere sottesiai documenti vaticani con omologhe forme di richieste indirizzate ad altri poteridell’Europa medievale – comunità, signori territoriali, sovrani18. La pluralità di prospettive dalle quali guardare a questo tipo di fonte costituisce unadelle linee guida anche del progetto Petizioni, gravamina e suppliche nella prima età modernain Europa (secoli XV-XVIII) avviato dal Centro di studi storici italo-germanici inTrento, che ha affrontato il tema in un contesto comparativo (Italia, stati di linguatedesca) e multidisciplinare – linguistico, archivistico, diplomatistico, giuridico, distoria sociale, religiosa, delle idee. Parallelamente a tale iniziativa ha avuto inizio lostudio delle suppliche tratte dai Registra dell’Archivio vaticano riguardanti le diocesi di

15 Il rilievo del «Suppikenwesen» entro la provvista beneficiaria è sottolineato nelle introduzioni ai di-versi volumi del Repertorium, in particolare in quella di Gert Tellenbach a Repertorium Germanicum, II, pp.41-47, mentre per quanto riguarda gli studi monografici si vedano almeno MEYER, Zürich und Rom eWEISS, Kurie und Ortskirche. Per gli studi sulle modalità di approvazione e sull’expeditio delle lettere matu-rati in margine alla redazione del Repertorium cfr. FRENZ, Die Kanzlei e PITZ, Supplikensignatur; sul ruolodei procuratori cfr. SOHN, Deutsche Prokuratoren; per l’uso della fonte per ricerche prosopografiche si ve-dano PITZ, Die römische Kurie; U. SCHWARZ, Die Papstfamiliaren.

16 Die Supplikenregister; Penitenzieria apostolica. Al gruppo di lavoro sulla Penitenzieria coordinato daLudwig Schmugge fanno riferimento anche le ricerche di Kirsi SALONEN, The Penitentiary e EAD., TheDecisions.

17 Sul progetto di informatizzazione si vedano MOYSE, Les suppliques médiévales, FOSSIER, Les registres desuppliques, VERGER, Que peut-on attendre e GUILLEMAIN Une operation en cours; per gli studi nati dal progettocfr. soprattutto i saggi in Le fonctionnement administratif.

18 Suppliques et requêtes.

I. Le ragioni di un progetto_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XI

Trento, Bolzano e Feltre a partire dal pontificato di Leone X19, colmando la lacunache connota il panorama editoriale italiano – eccezion fatta per le edizioni curate asuo tempo da Tullia Gasparrini Leporace sui registri di Clemente VI e da Dino Pun-cuh per quanto riguarda le diocesi liguri durante il pontificato di Martino V20.

Tali esperienze hanno offerto spunti importanti anche per la realizzazione di que-sto questo volume, che raccoglie i regesti di 1736 suppliche presentate a Pio II dachierici, laici e comunità del dominio sforzesco e che si colloca nel progetto di valo-rizzazione di fonti vaticane relative alle diocesi del Ducato inaugurato con la pubbli-cazione di documentazione camerale21. Dagli esordi dell’iniziativa – il primo volumefu pubblicato nel 1987 – lo studio dei libri annatarum dal pontificato del Piccolomini aquello di Alessandro VI22 ha consentito di integrare la documentazione provenientedagli archivi delle città lombarde – in particolare dalle scritture dei notai delle curievescovili23 – avviando, attraverso repertori biografici e prosopografici, la concretizza-zione di quell’onomasticon di chierici e religiosi delle diocesi del Ducato auspicato alcu-ni anni or sono da Giorgio Chittolini24. Più recentemente, la pubblicazione delle sup-pliche di petenti «lombardi» trattate presso la Penitenzieria ha esteso queste indaginialle istanze di un clero per certi versi meno connotato rispetto ai chierici che ricorse-ro alla Cancelleria ma anche dei laici che al dicastero accedevano per supplicare inmerito alla loro vita personale o per soddisfare esigenze spirituali25. Lo spoglio dei Registra Supplicationum di Pio II intende ora porsi come punto di par-tenza per approfondire alcuni nodi problematici emersi da queste esperienze, in unaprospettiva di reciproca integrazione. Il confronto con la documentazione cameraleconsentirà dunque di definire alcuni aspetti della provvista dei benefici apud Romanamcuriam, il rilievo delle relazioni clientelari nella distribuzione di offici, nonché le pre-rogative della sede apostolica nell’ambito del contenzioso in materia beneficiaria; laprossima pubblicazione di altro materiale tratto dagli archivi della Penitenzieria ap-porterà nuovi elementi alla questione delle sfere di competenza e degli ambiti di

19 I risultati del lavoro del gruppo di ricerca sono esposti nel volume Suppliche e «gravamina», mentre sulprogetto riguardante le suppliche trentine cfr. NUBOLA, Un progetto e, per i primi risultati, lo stesso vo-lume Suppliche al pontefice.

20 Le suppliche di Clemente VI; Suppliche di Martino V.21 Lo spoglio della documentazione ha coperto l’area territoriale corrispondente alle diocesi di Ales-

sandria, Bobbio, Como, Cremona, Lodi, Luni, Milano, Novara, Parma, Pavia, Piacenza e Tortona, se-condo i criteri della collana, sui quali cfr. ANSANI, Introduzione a Camera apostolica, I, p. 13, n. 20. Sul pro-getto complessivo cfr. BATTIONI, Censimento; ANSANI, Introduzione, pp. 7-15; BELLONI, A proposito;BELLONI-CHITTOLINI, Fondi notarili, pp. 194-195.

22 Camera apostolica.23 I notai.24 CHITTOLINI, Introduzione a Gli Sforza, p. XXI. Per un bilancio delle ricerche condotte sino ad ora,

cfr. BELLONI, A proposito e BELLONI-CHITTOLINI, Fondi notarili; un primo elenco di canonici delle princi-pali collegiate milanesi in Fonti e repertori.

25 Penitenzieria apostolica.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XII

azione di Cancelleria e di Penitenzieria nella dispensa di giustizia e di grazia ai fedeliche ne facevano richiesta26. Il pontificato coperto da questo volume costituisce inoltre un buon punto di osser-vazione su alcune dinamiche politiche ed istituzionali del Ducato sforzesco. Il decisi-vo appoggio offerto da Francesco Sforza alle ambizioni del cardinal Piccolominicontro la concorrenza di Guillaume d’Estouteville in occasione del conclave del1458, gli sforzi profusi dal nuovo pontefice per persuadere Federico III a riconoscereal successore di Filippo Maria Visconti l’investitura del Ducato, la sostanziale sinto-nia del pontefice e del principe nella conservazione degli equilibri fissati dalla pace diLodi, la centralità dallo Sforza nello svolgimento della Dieta di Mantova sono ele-menti ben noti di relazioni con Roma sostanzialmente distese che – ad eccezione dioccasionali frizioni dovute all’ostracismo cardinalizio alle mire regalistiche del duca –si riverberarono positivamente sulla politica ecclesiastica della dinastia27. Se, analo-gamente a quanto accadde sullo scacchiere politico della Penisola, le aspirazioni delloSforza furono talora frenate laddove si mostravano pregiudizievoli della giurisdizionepapale28, fu durante il pontificato di Pio II che gli sforzi del principe per orientare ilgoverno delle res beneficiales del dominio colsero risultati significativi: nel 1459, in par-ticolare, il Piccolomini concesse al duca di riscuotere ed incamerare, attraverso il ve-scovo di Modena ed economo ducale dei benefici vacanti Giacomo Antonio DellaTorre, una somma equivalente alla rendita annua di ogni beneficio resosi vacante nelDucato29 e delegò allo stesso Della Torre la valutazione dell’idoneità dei candidati aibenefici del dominio, offrendo in tal modo al principe un formidabile filtro delle am-bizioni dei sudditi. Dai materiali rintracciati nei Registra supplicationum tali ambizioni risaltano con grandeevidenza, sia che incontrassero il favore dello Sforza che se ne faceva talora portavo-ce, sia che fossero avanzate in aperto contrasto con le strategie ducali: ulteriori inda-gini sulle diverse categorie di impetranti e verifiche dell’effettivo successo delle con-cessioni papali in partibus contribuiranno dunque a declinare sul piano minuto dellerelazioni tra centro del governo ecclesiastico, Chiese, corpi locali ed élites ecclesiasti-che quelle dinamiche messe in luce da studi recenti riguardanti i rapporti tra la cortesforzesca e quella papale30.

26 È infatti di prossima pubblicazione l’edizione delle suppliche della Penitenzieria riguardanti la dio-cesi di Milano, a cura di Paolo Ostinelli.

27 Sulla centralità di Francesco Sforza nella politica italica del pontefice si rinvia alle recenti indagini diSIMONETTA, Il duca alla Dieta, ID., Pius II and Francesco Sforza, e soprattutto di BALDI, Pio II, pp. 99-103 e129-146.

28 Come quando nella primavera 1460 il pontefice respinse la richiesta di attribuire all’economo suibenefici vacanti prerogative in materia di giurisdizione e di conferimento dei benefici pari a quelli deilegati papali: ANSANI, La provvista dei benefici, pp. 42-43. Sulle divergenze del pontefice e del ducanell’ambito della politica italiana cfr. BALDI, Pio II, pp. 129-139.

29 ANSANI, La provvista dei benefici, pp. 20-21.30 Ci si riferisce in particolare ai saggi in Gli Sforza.

I. Le ragioni di un progetto_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XIII

Posto all’incrocio di una pluralità di prospettive che offrono suggestioni e stimoliquanto mai vari, il tema delle suppliche al pontefice pare perdere una parte della suaattrattiva qualora ci si trovi ad affrontare lo spoglio della mole documentaria conte-nuta nei Registra: la perdita delle rubricellae approntate dagli officiali di Cancelleria31 ele frequenti imprecisioni – quando non la mancanza – degli elementi che probabil-mente agevolavano le ricerche degli officiali che avevano accesso ai volumi (la rubri-ca e l’indicazione della diocesi cui la supplica inerisce) impongono di procedereall’identificazione dei documenti attraverso la sistematica lettura di ciascun registro –una lettura che trasmette – riprendendo le efficaci parole di Hélène Millet –l’impressione di un «désordre défiant toute rationalité»32. Una fase rilevantenell’economia dell’iniziativa è stata quindi dedicata alle modalità di trattamento e dielaborazione del materiale selezionato. Risultata scarsamente praticabile l’edizione deidocumenti a causa della loro entità, della estensione delle dettagliatissime narrationes edell’articolazione del formulario, si è preferito presentare i materiali in forma di ampiregesti, corredati di elementi utili a collocare le suppliche entro l’iter di trattazione,secondo una griglia di indagine che molto deve alla collaborazione con l’équipe distudio sulle suppliche trentine in età moderna33.

Le pagine che seguono intendono costituire un’introduzione alla lettura dei regesti:a una descrizione dell’iter di impetrazione delle grazie – con particolare riferimentoalle modalità della loro trattazione nell’arco cronologico grosso modo coperto dalvolume – farà seguito una sommaria presentazione del ricco e variegato materialedocumentario proveniente dalle diocesi del Ducato sforzesco, di cui si darà contoenucleando i temi in esso più ricorrenti.

31 Attestate nel 1418: MILLET, Relazione presentata nel corso della tavola rotonda Suppliques et requêtes.Le gouvernement par la grâce en Occident (XIIe-Xve siècle), Colloque international organisé par l’École françaisede Rome, Rome, 9-11 novembre 1998.

32 Ibidem.33 Sui criteri di redazione cfr. infra, pp. 3-4.

II.

LA TRATTAZIONE DELLE SUPPLICHE

1. La redazione della supplica

Alla metà del XV secolo l’impetrazione della grazia papale percorreva canali dicomunicazione articolati e complessi, il cui funzionamento – concreto e simbolico –è noto solo parzialmente. Conosciute per lo più al momento della loro ricezione, lesuppliche sollecitano ancora la curiosità dello studioso in merito alle concrete circo-stanze della loro redazione, all’attivazione di mediazioni funzionali alla loro presenta-zione, agli esborsi che sostenevano i molti passaggi di mano e d’ufficio, ai personaggiche animavano lo scenario della loro approvazione, agli aspetti rituali e simboliciconnessi al gesto di supplicare il pontefice1.

Implicazioni di tal segno erano sottese ai primi stadi dell’iter di curia, che in generecomportavano la nomina di un procuratore che si occupasse di seguire la pratica as-solvendo «more official duties... as well the promotion of their clients’ interests be-hind the scenes»2. Al procuratore – si trattasse di un officiale della curia che rappre-sentava un parente o un conterraneo, di un mercante giunto a Roma per trattare, in-sieme a propri affari, quelli di un conoscente, del rappresentante ufficiale di una fa-miglia religiosa o di una comunità, dello stabile oratore di un principe o, infine, di unsollecitatore professionista3 – il petente delegava gli adempimenti delle procedure ne-cessarie alla presentazione della richiesta e alla sua soddisfazione, a meno che non sitrattasse di un chierico aspirante ad una lettera in forma pauperum – nel qual caso egli

1 MILLET, Introduction.2 ZUTSHI, Proctors, pp. 15-17. Nonostante i provvedimenti adottati dai pontefici per mettervi un freno

o almeno per evitare che comportasse esborsi ingenti per i petentes, questa attività di rappresentanza erastata ammessa dal IV concilio lateranense, che però prescrisse la presentazione di un mandato a quantiimpetravano una lettera per conto altrui. Il ricorso a procuratori si consolidò nel corso del Duecento inseguito al raffinarsi dello stilus curiae e alla specializzazione della burocrazia curiale: HECKEL, Das Auf-kommen, pp. 305-313; STELZER, Die Anfänge; BRESSLAU, Manuale, pp. 680-682; SOHN, Deutsche Prokurato-ren, pp. 61-64.

3 Può essere estesa anche al Quattrocento la descrizione del variegato mondo dei procuratori diGUILLEMAIN, La cour pontificale, pp. 567-572. Sugli agenti degli ordini religiosi e dei sovrani stabilmenteresidenti presso la corte papale si veda, oltre alla bibliografia citata nella nota precedente, MILLET, Intro-duction, p. 6; sull’attività prestata in qualità di procuratori dagli oratori in curia del duca di Milano – nelperiodo preso in considerazione Ottone Del Carretto, dal 1460 affiancato da Agostino Rossi – cfr.ANSANI, La provvista dei benefici, pp. 14-19 e ID., «Curiales», pp. 463-469.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XVI

era tenuto a presentarsi in curia per sostenere un esame d’idoneità al cui esito era su-bordinata l’approvazione della supplica4.

Ideoque virum notum, probum, integrum tibi desumas, cui rem et pecunias tuas tute credas, cuionus quam rectissime commitas; unde sit ille boni nominis et fame candide, fidei sincere et quem prote diligentem scias et sollicitum esse: come suggerito da una Practica cancellariae tardoquat-trocentesca, la scelta del procuratore doveva essere motivata dalle sue diversificatecompetenze che comprendevano conoscenze giuridiche, la dimestichezza con le pro-cedure della burocrazia pontificia e, forse in misure determinante, la capacità di atti-vare e di mantenere proficue relazioni con i circoli curiali attraverso ricompense indenaro o donativi di varia natura5. Per il periodo preso in considerazione, un gustosospaccato sulla stratificata cerchia dei sollecitatori è aperto dal carteggio tra la cortesforzesca e l’oratore residente in Roma che, incaricato tra l’altro di sorvegliare che ibenefici ecclesiastici fossero provvisti secondo le indicazioni di Francesco Sforza, fuspesso costretto ad ammettere lentezze ed inefficienze nell’opporre la propria attivitàdi agente dei raccomandati ducali alla collaudata intraprendenza dei funzionari di cu-ria o di quanti potevano sfruttare l’intrinsichezza con i palazzi romani: lamentando,ad esempio, la difficoltà nel raccogliere le informazioni sui benefici richiesti, i cavilliopposti dai curiali, che quando se hano avuti consegli fano la cosa surrepticia et rescribenda, lascarsità di risorse con le quali far fronte alle mangiarie de costoro6.

La prima incombenza del procuratore consisteva nella redazione della supplica che,qualora non avesse le necessarie competenze, egli poteva affidare a uno degli scribiattivi nelle vicinanze del palazzo apostolico. Il ricorso a un professionista della scrit-tura era di fatto imposto dall’estremo grado di formalizzazione del documento, fun-zionale sia alle modalità di redazione della littera comprovante la grazia concessa, siaalla procedura della sua esecuzione: subordinando la validità dei rescritti papali allaveritas precum, una decretale di Gregorio IX aveva sancito il principio per cui erano

4 Su queste concessioni si veda infra, p. LXXIII.5 Practica cancellariae, p. 11; SOHN, Procuratori tedeschi, p. 496. Sulle considerazioni che presumibilmente

guidavano la scelta del procuratore cfr. anche Penitenzieria apostolica, pp. 82-87. 6 Le espressioni sono tratte da una lettera scritta a Francesco Sforza nel 1452 dall’oratore ducale Ni-

codemo Tranchedini: ANSANI, «Curiales», p. 468. Di queste mediazioni poco o nulla è tramandato dallesuppliche «lombarde» segnate da Pio II, a parte un dettaglio dell’attività di un procuratore – la presenta-zione di un memorialis di benefici da aggiungere all’elenco delle non obstantie di Gabriele Solari in vista diuna resignazione (cfr. infra, regesto n. 1555). La nomina di un procuratore per perfezionare una transa-zione è ricordata nei regesti nn. 31, 554, 564, 621, 736, 738, 1205, 1555, mentre gli unici procuratorimenzionati nelle suppliche sono Giacomo Brancherius – al quale fu delegata la resignazione fraudolentadell’abbaziato di S. Alberto di Butrio, secondo quanto denunciato da Manuale de Zebedasio (regesto n.1368) – e Bonifacio Cagnola (regesto n. 31), mercante milanese ben attestato nello stesso torno di anninelle operazioni finanziarie di ecclesiastici milanesi presso la Camera apostolica (ANSANI, «Curiales», p.428, n. 45). Bonifacio era fratello di Tommaso – cappellano papale ricorrente tra le suppliche di naturabeneficiale durante il pontificato di Pio II (regesti nn. 36, 45, 1028, 1161, 1164, 1473, 1498) – e zio diAgostino, anch’egli presente tra gli impetranti (regesti nn. 1474, 1494, 1498). Si qualificò procuratore incuria il chierico milanese Ambrogio de Cazago quando chiese la nomina di commissari che privasseroAgostino Cagnola dei suoi benefici per conferirli a lui o al fratello Martino: cfr. infra, regesto n. 1494.Rappresentava ufficialmente l’ordine dei Servi di Maria frate Bartolomeo Severino, che il 9 settembre1462 impetrò la facoltà di passare all’ordine dei frati Minori (regesto n. 1251).

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XVII

nulle le concessioni elargite sulla base di richieste false o non corredate dei requisitiformali e degli elementi di natura giuridica necessari7; in secondo luogo, la prassi dicomporre la narratio delle lettere apostoliche sulla base della supplica segnata com-portava che anche la richiesta fosse redatta secundum stilum curiae8. L’estensione dellariserva apostolica in materia beneficiaria, l’articolazione sempre più minuziosa delleregole di Cancelleria e il dilatarsi degli interventi papali ai più disparati ambiti dellavita di laici e di ecclesiastici avevano inoltre moltiplicato i formulari impiegati per lediverse istanze, come esemplificato dalle raccolte di modelli destinati a coadiuvare isollecitatori nell’inextricabilis curie labyrinthus9: nel torno di anni a ridosso del pontifi-cato di Pio II, ad esempio, uno scriba incaricato della stesura di una supplica avrebbedovuto compulsare almeno un centinaio di formae riguardanti una ventina di richiestedi varia natura – tante ne propone un liber de supplicacionibus cronologicamente pros-simo al pontificato del Piccolomini10.

Per quanto attiene agli elementi materiali, le richieste avanzate da singoli o da unacomunità erano presentate su fogli sciolti, mentre suppliche di più individui – almenosei – appartenenti alla stessa istituzione (università, comunità) o accomunati dal medesimo

7 BARRACLOUGH, Papal Provisions, pp. 90-98; Repertorium Germanicum, I, pp. 60-65; PITZ, Die römischeKurie, pp. 235-237; ID., Supplikensignatur, pp. 134-135; SCHWARZ, Römische Kurie, p. 139; HAGENEDER,Päpstliche Reskripttechnik.

8 Repertorium Germanicum, I, pp. 60-65; HECKEL, Das päpstliche und sicilische Registerwesen, p. 498;MONTAUBIN, L’administration, pp. 325-326.

9 Sull’espressione di Petrarca si veda ZUTSHI, Inextricabilis, p. 410. È legato all’attività di un procurato-re tedesco il manuale tardoquattrocentesco edito da SCHMITZ-KALLENBERG, come indicato dai numero-si suggerimenti volti ad accorciare i tempi di presentazione della supplica e di spedizione del documento:Practica cancellariae, pp. 16-50. Era invece utilizzato da un abbreviatore – l’impiegato responsabile delleminute delle lettere – il formulario composto tra i pontificati di Eugenio IV e Niccolò V esaminato daDIENER, Ein Formularbuch; ad un ambiente analogo pare riconducibile anche il formulario in BAV, Barb.Lat. 2849, descritto nella nota seguente. Sui più antichi formulari di suppliche – alcuni dei quali dovuti agiuristi attivi presso i tribunali di curia, a conferma del nesso tra sviluppo della procedura giudiziaria edapplicazione dello stilus curiae anche alle richieste – cfr. almeno HECKEL, Das päpstliche und sicilische Registe-rwesen, pp. 500-510 e Repertorium Germanicum, I, pp. 63-64.

10 BAV, Barb. Lat. 2849, codice cartaceo, ff. 1-498, sec XV2. In attesa di condurre un’analisi sistemati-ca degli elementi formali e del contenuto del codice, ci si limita qui ad anticipare che nel suo nucleo ori-ginale (ff. 1-432) esso dovette essere compilato tra il pontificato di Callisto III (di cui si menzionanoalcune costituzioni) e quello di Sisto IV (cui datano i termini ad quem delle biografie di alcuni personaggiin esso menzionati e peraltro già attivi con Callisto III e con Pio II). Aperto da un indice (ff. 1-13v), es-so è bipartito in un liber supplicacionum (ff. 23- 71r) e in un formulario di litterae (ff. 73-498). Di seguito sidà l’elenco delle tipologie di suppliche quali risultano dalle rubricae della prima parte del codice, seguitedal numero di formae trascritte (ad eccezione della sezione dedicata alle richieste di conferma, di cui restasolo il titolo): de expectativis (4); de revalidacionibus expectativarum (2); de mutacionibus collacionum (3); de extensio-nibus graciarum expectativarum (2); de reservacionibus (5); de vacantibus et vacaturis (28); de comendis (3); de unioni-bus (4); de absolucionibus, habilitacionibus, restitucionibus, remissionibus et dispensacionibus (3); de confessionalibus (7);de confirmationibus; de facultatibus (27); de dispensacionibus (29); de indulgentiis (7); de exemptionibus (1); de dignita-tibus et officiis (2); commissiones simplices in causis committendis (3); commissiones in causis appellacionum (7); commis-siones super diversis (4); supplicaciones ut cause remittantur ad partes vel advocentur a partibus (1); supplicaciones utdecernatur secundum fatale (2).

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XVIII

patrono (quali i familiares di un cardinale) erano redatte su rotuli che generalmente re-cavano nel titulus l’identità del protettore o della collettività che impetrava le grazie11.

Dal punto di vista diplomatistico la struttura delle suppliche più semplici presentamolte analogie con gli omologhi esempi trecenteschi12. All’esordio Supplicat S(anctitati)V(estre) (o anche Exponit o Significat S. V.) fanno seguito il nome del petente – sem-pre qualificato come orator e accompagnato dalla diocesi di provenienza13 – e la ri-chiesta espressa alla terza persona singolare, introdotta dalla oggettiva quatenus sibi spe-cialem gratiam facientes e corredata da clausole generali sulle quali si tornerà tra breve;tale petitio si concludeva per lo più con providere dignemini14. Un’alternativa, anch’essamolto frequente nei Registra del Piccolomini, è costituita dall’incipit Beatissime pater – oExponitur pro parte devoti oratoris vestri ... quod – seguito da una narratio più articolatacontenente motivazioni e circostanze dell’istanza presentata e quindi dalla richiesta,eventualmente corredata delle clausole generali15. Una forma peculiare connota

11 Le regole di Cancelleria di Benedetto XII definivano le richieste del primo tipo supplicationes particu-lares e quelle collettive supplicationes rotulares: OTTENTHAL, Regulae cancellariae, p. 147. Il numero minimodelle richieste ammesse in un rotulus fu stabilito da una regola di Cancelleria di Clemente VII: BRESSLAU,Manuale, p. 682. Sui rotuli trecenteschi, cfr. KEHR, Bemerkungen, pp. 91-93. Sulle suppliche presentatedalle università cfr. GOROCHOV, Le recours; su alcuni rotuli riguardanti i familiares di Sisto IV cfr. U.SCHWARZ, Die Papstfamiliaren.

12 Per un confronto in proposito si faccia riferimento, oltre alle edizioni di suppliche trecentesche inbibliografia, anche alle considerazioni di natura diplomatistica di KEHR, Bemerkungen, pp. 93-102. Si ten-ga inoltre presente che la mancanza pressoché totale di suppliche originali risalenti al pontificato delPiccolomini impone di basare la descrizione delle richieste sulle trascrizioni nei Registra supplicationum.Non è stato infatti possibile prendere visione della supplica originale sottoscritta dal Piccolomini e pre-sentata in facsimile da N. LIKHAČEV, Pismo.

13 Practica cancellariae, pp. 2-3. 14 A questa articolazione essenziale risponde la supplica che segue (ASV, Reg. Suppl., 511, ff. 44r-v):

Supplicat Sanctitati Vestre devotus orator vester Prencevalus de Caziis, clericus Mediolanensis diocesis, devote creaturevestre Iohannis tituli sancti Clementis presbiteri cardinalis Papiensis familiaris continuus comensalis, quatenus sibi specia-lem gratiam facientes de canonicatu et prebenda ecclesie Sancti Laurentii de Cuvio Cumane diocesis, quorum fructus etc.decem et octo florenorum auri de camera secundum comunem extimacionem valorem annum non excedunt, vacante perobitum quondam Maphey de Vegiis, litterarum apostolicarum scriptoris apud sedem apostolicam defuncti, sive premissosive alias quovis modo aut ex alterius cuiuscumque persona, seu per liberam resignationem dicti Maphey vel cuiuscumquealterius in Romana curia et coram notario publico et testibus sponte factam vacent etiam si specialiter vel generaliter reser-vatis, affectis, devolutis, litigiosis cuius litis statum et cetera eidem Prencivale nunc providere dignemini de gratia speciali,cum non obstantibus et clausulis oportunis.

15 Aderisce invece a tale formulario più articolato questa supplica (ASV, Reg. Suppl., 561, f. 215r):Beatissime pater. Licet alias ordinaria et de consensu capituli ac etiam apostolica auctoritatibus canonicatus et prebendaprimo vacantes in ecclesia Parmensi prepositure eiusdem ecclesie, que inibi ut ab aliquibus asseritur dignitas post pontifica-lem maior extitit, propter exilitatem fructuum eius etc., qui quinque florenorum auri de camera valorem annuum nonexcedunt, ut prepositus in dicta ecclesia commode residere et incumbentia onera supportare valere uniti fuerint, tamenpropter tantum tam propter resignationes speciales seu generales quam gratias expectativas et revocationes apostolicashactenus factas dicta unio effectum debitum minime sortire potuit in non modicum devoti oratoris vestri Hilarii de Piliza-riis, prepositi moderni dicte ecclesie ac litterarum apostolicarum abbreviatoris dampnum et incommodum. Verum PaterSancte, si capellania sacerdotalis et sine cura ad altare Inventionis Sancti Stephani in ecclesia prefata situm, cuius fructusetc. vigintiquatuor florenorum similium secundum communem extimationem valorem annuum non excedunt, quam prefa-tus Hilarius obtinet et ad effectum huiusmodi resignare paratus est, extincto illius nomine ultra alias prebendas in ipsaecclesia in prebendam erigeretur ac unus canonicatus in eadem ecclesia de novo institueretur et crearetur, dictique canonica-tus et prebenda creandi et erigendi dicte prepositure perpetuo unirentur, ita quod prepositus pro tempore existens ratione

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XIX

invece la concessione motu proprio, che formalmente risulta elargita per un’iniziativaliberamente assunta dal pontefice – in linea di massima il dettato è esposto alla primapersona plurale in forma di risoluzione (providemus, concedimus, mandamus, confirmamus...)– ma che in realtà era sollecitata da una supplica16.

Comune a queste diverse tipologie era l’estrema formalizzazione degli elementi checostituivano la richiesta e sui quali, come si diceva, si sarebbe basato l’accertamentodella veritas precum, sia che esso avesse luogo presso la curia romana o fosse condottoin partibus17. Una simplex supplicacio riguardante la provvista di un beneficio vacante perobitum – formulario assai ricorrente nel campione di suppliche presentato nel volu-me18 – era necessariamente corredata della dedicazione del beneficio impetrato (o, in

canonicatus et prebende huiusmodi in capitulo ut canonicus interesse et vocem et cotidians distributiones habere et percipereposset et deberet, prout alii canonici dicte ecclesie habent et percipiunt, ex hoc ipse Hilarius et pro tempore existens dicteecclesie prepositus condecenter substentare et in prefata ecclesia comodius residere ac incumbentia onera comodius suportarevaleret. Quare supplicat Sanctitati Vestre prefatus Hilarius, quatenus resignationem huiusmodi admittentes seu admittimandantes, cappellaniam predictam extincto illius nomine in prebendam erigere ac unum canonicatum in dicta ecclesia denovo cum plenitudine iuris canonicis instituere et creare, necnon canonicatum et prebendam huiusmodi sic erectos et creatosprepositure prefate in perpetuum unire auctoritate ac incorporare mandare dignemini de gratia speciali, ita quod prefatusorator et pro tempore dicte ecclesie prepositus in capitulo ut canonicus interesse ac vocem et cottidians distributiones ut pre-fertur recipere et habere, ac canonicatus et prebende predictorum possessionem auctoritate propria apprehendere libere etlicite possit et valeat, non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis ac de certo canonicorum numero dicteecclesie, cui pro hac vice derogare dignemini, ac aliis eiusdem iuramento et cetera roborationis statutis et consuetudinibusceterisque contrariis quibuscumque et cum clausulis opportunis.

Et cum extinctione cappellanie et erectione in prebendam ac creatione canonicatus ut prefertur.Et cum unione prepetita.Et cum derogatione iuri canonicorum pro hac vice.Et quod nonobstantie ipsius Hilarii que triginta floreni non excedunt, habeantur pro expressis. 16 I primi esempi noti di motu proprio datano al 1330; sino ad allora questa forma documentaria era

stata utilizzata esclusivamente per lettere di grazia accordate su iniziativa personale del pontefice senzapresentazione di una supplica e senza richiesta da parte di uffici curiali: KATTERBACH, Specimina supplica-tionum, p. VII; DE LASALA, RABIKAUSKAS, Il documento medievale, p. 249, BRESSLAU, Manuale, p. 684;KEHR, Bemerkungen, pp. 96-97; Suppliques de Clément VI, p. 16; Repertorium Germanicum, I, pp. 70-71;CARLUS-BARRÉ, Suppliques, p. 54; FRENZ, Die Kanzlei, p. 67; PITZ, Supplikensignatur, pp. 47-48. Ecco diseguito una concessione motu proprio nella forma più tipica: Motu proprio et cetera dilecto filio Stephano de Ro-biis, canonico Papiensi, cubiculario nostro et nobili ex utroque parente, de canonicatu et prebenda ecclesie Sancti MichaelisPapiensis quorum fructus decem et octo florenorum auri de camera secundum communem extimacionem valorem annuumnon excedunt vacante per obitum quondam Pauli de Trezagho, in registro litterarum apostolicarum scriptoris et litterarumearundem abbreviatoris in urbe defuncti, sive premisso sive alias quovis modo aut ex alterius cuiuscumque persona seu perliberam ipsius Pauli vel alterius de illis in Romana curia vel extra eam, etiam coram notario publico et testibus spontefactam resignacionem vacent, etiam si alias generaliter vel specialiter reservatis, affectis, devolutis seu litigiosis cuius litisstatum etc. existat, eidem Stephano gratiose providemus, cum non obstantibus et clausulis oportunis. Fiat ut petitur. E.Et non obstantiae beneficiales habeantur pro expressis, que ut accepimus nonaginta florenos annuos non excedunt. Fiat.E. Datum in monasterio Montis Oliveti ordinis Sancti Benedicti Aretine diocesis, quarto kalendas octobris anno quinto(ASV, Reg. Suppl., 555, f. 137v). Rientrano in questa tipologia anche le impetrazione di grazie in formamotu proprio: cfr. infra, regesti nn. 545, 747, 763, 764.

17 Come avveniva per il conferimento dei benefici, sul quale cfr. infra, pp. LXXVI-LXXVII.18 Su questo formulario si veda la spiegazione da un manuale quattrocentesco quale la Practica cancella-

riae, pp. 1-15. Altri motivi di vacanza rintracciabili nelle suppliche erano la vacanza per privationem (cioèper deposizione del detentore in seguito a irregolarità di vario genere); ex causa permutationis /permutandi;per assecucionem (cioè per rinuncia del detentore, che aveva già ottenuto un secondo beneficio, le cui ren-

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XX

caso di sua ignoranza, della diocesi), del suo valore annuo espresso in marche, sterli-ne, lire tornesi piccole, fiorini di camera, ducati, once19, della sua qualitas20, del motivodella vacanza e delle generalità dell’ultimo possessore21; fondamentale inoltre eral’indicazione del luogo della vacanza – nella forma in o extra Romanam curiam – poichése la morte fosse avvenuta presso la curia subentravano alia reservacio et difficultas offe-rendi, cioè i vincoli imposti dalle riserve generali22. Di grande rilievo era anchel’inserimento delle non obstantiae – cioè dei benefici occupati dall’impetrante23 – e delleclausole generali che cautelavano il petente contro contestazioni circa il carattere sur-rettizio della richiesta, ad esempio confermando la provvista anche qualora si fosseaccertato che il motivo della vacanza del beneficio non corrispondeva a quantoenunciato dalla supplica o derogando alle norme che avrebbero determinato altremodalità di collazione24.

dite non erano correlate al primo); per contractum matrimonii (per matrimonio del detentore, che pregiudi-cava il possesso dei benefici che richiedevano gli ordini maggiori); per ingressum religionis (per ingresso inmonastero o in convento del detentore); per (liberam) resignationem (cioè per rinuncia del detentore); percessionem (per cessione del beneficio, spesso a favore di un pretendente sconfitto in sede giudiziaria alquale si cedeva il diritto di contrastare le pretese di un nuovo intrusus); per devolutionem / collatione devoluta(cioè per devoluzione alla sede apostolica); per promotionem (per l’elezione del detentore a vescovo o adabate, in quanto vescovati ed abbaziati erano incompatibili coi benefici occupati in precedenza); per con-stitutionem Execrabilis (cioè vacante ai sensi della costituzione di Giovanni XXII); certa notitia de vacationismodo non habita / certo modo (cioè per motivi imprecisati): cfr. FRENZ, Die Kanzlei, pp. 70-71.

19 Tale valore corrispondeva ai redditi netti annui del beneficio deductis oneribus, come significato dallaespressione cuius fructus … non excedunt: Practica cancellariae, p. 4. Le regole di cancelleria di Pio II, conte-nute in BNCF Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, ff. 45v-79r, escludevano dall’obbligo di indica-re il valore dei benefici le grazie beneficiali motu proprio e le suppliche riguardanti resignazioni: f. 53v.Confermando le prescrizioni dei predecessori, esse stabilivano inoltre che lire tornesi e fiorini cameralipro equali valore in concernentibus litteris et camera apostolica computari et extimari debeant e che anche nelle richie-ste di unione di benefici occorreva esprimere il valore reale dei benefici interessati dal provvedimento:ibidem, rispettivamente f. 48v e r.

20 Videlicet an dignitates, personatus vel officia sint eisque cura immineat animarum et ad illa consueverint, qui perelectionem assumi mentio fiat: ibidem, f. 53v.

21 A questo proposito Pio II prescrisse che le impetrazioni di benefici vacanti per obitum di un familia-re cardinalizio contenessero il nome e il titolo del cardinale: ibidem, f. 49v.

22 La normativa pontificia interpretava in modo estensivo il significato di «curia», attribuendo alla ri-serva apostolica i benefici vacanti entro una sessantina di chilometri dalla sede del pontefice: Practicacancellariae, p. 7 e infra, p. LXXII.

23 L’obbligo di far menzione delle non obstantiae, della diocesi dove erano ubicate e dei loro redditi an-nui fu rinnovato da Pio II nella Pastor aeternus: TANGL, Die päpstlichen Kanzleiordnungen, p. 377; HAUBST,Der Reformentwurf, p. 222.

24 In particolare il motivo della vacanza – ad esempio per obitum – era corredato generalmente dalleclausole [per obitum quondam N. (...) vacante], sive ut premittitur sive alias quovis modo aut ex alterius cuiuscumquepersona seu per liberam resignationem dicti N. vel alicuius alterius de illa in dicta curia vel extra eam, etiam coram nota-rio et testibus sponte factam resignacionem aut constitucionem «Execrabilis» vel constitucionem «De multa» vacet, eciam sidevoluta, affecta specialiter vel generaliter reservata, litigiosa cuius litis statum etc. existat. Come ampiamente preci-sato in Practica cancellariae, pp. 7-11, tali clausole ammettevano la richiesta anche qualora la vacanza fosserisultata da altri motivi, compresa la rinuncia al beneficio fatta segretamente dal defunto (che avrebbereso surrettizia la modalità di vacanza per obitum enunciata nella richiesta) e derogavano alle costituzioniExecrabilis e De multa, all’eventuale devoluzione alla sede apostolica per decorrenza dei termini (eciam sidevoluta), a riserve generali o speciali (affecta specialiter vel generaliter reservata), al divieto fatto da Bonifacio

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXI

Al corpus della supplica seguono spesso alcune clausole che in alcuni documentioriginali di poco precedenti il pontificato del Piccolomini risultano scritte in succes-sione l’una all’altra o, più frequentemente, disposte ciascuna su un rigo per metà, inmodo che lo spazio lasciato in bianco sulla destra potesse essere occupato daun’ulteriore segnatura25. Tali clausole, che negli esempi presentati in questo volumegiungono ad un massimo di sette26, si riferivano per lo più a norme del diritto cano-nico, allo ius proprium di chiese ed ordini o a regole di Cancelleria cui si chiedeva diderogare affinché la richiesta di grazia fosse accolta. Secondo quanto prescritto dallestesse regole e raccomandato dai manuali, a tali eccezioni l’impetrante era tenuto afar riferimento ad partem oltre che nel corpus della supplica, in quanto oggetto di speci-fica ed ulteriore approvazione; la loro omissione comportava la redazione di una let-tera secondo il formulario consueto ma priva delle concessioni speciali, anche se esseerano state indicate nel testo27. Nelle impetrazioni di natura beneficiale – limitando laricca casistica agli esempi più ricorrenti – le norme imponevano di reiterare in questomodo l’insieme delle non obstantie28 o la domanda di assoluzione da censure ecclesia-stiche, la cui omissione annullava la richiesta del beneficio29; Pio II prescrisse chenon fossero emesse lettere con la formula di riserva generale se nella supplica non nefosse stata fatta expressa mentio sia in corpore sia con clausola speciale et ad partem30;analogamente, i manuali raccomandavano di specificare con la massima puntualità edi ponere tam in corpore quam ad partem iuxta clausulam le irregolarità che impedivanol’accesso a cariche ecclesiastiche – il defectus natalium e il defectus etatis – nonché eventualiriserve generali31. Altre formule, ancora, cautelavano il petente dall’eventualità che laconcessione fosse negata in seguito alla dimenticanza o alla parziale menzione di in-formazioni sulle quali si fondava la veritas precum: qualora il petente ignorasse il valoredel beneficio era sufficiente indicarne uno minore, correggendo l’imprecisione con laclausola quod maior valor ac omnia premissa in confectione litterarum verius et melius exprimi et spe-cificari possunt32; allo stesso modo, era possibile rinviare alla fase della expeditio delle bollela dichiarazione delle non obstantie o delle generalità dell’ultimo detentore di un benefi-cio, come pure la sede e l’intitolazione del beneficio impetrato – a patto, naturalmente,

VIII di conferire benefici oggetto di una lite non ancora conclusasi nonostante la morte di uno deicontendenti (litigiosa cuius litis statum etc. existat). Sulla collazione apostolica ex iure devolutionis o in virtùdelle riserve, cfr. infra, pp. LXXI-LXXII.

25 PITZ, Supplikensignatur, p. 42.26 Cfr. il regesto n. 1133 che peraltro costituisce un unicum nei documenti censiti. Più frequenti le sup-

pliche corredate di sei clausole: cfr. i regesti nn. 204, 293, 818, 1132, 1367, 1426, 1505, 1511, 1580, 1698.27 PITZ, Supplikensignatur, pp. 29-30.28 Che peraltro era possibile condensare nella clausola Et quod obstancie beneficiales habeantur pro expressis:

Practica cancellariae, p. 11.29 Richiamata con la formula cum absolucione a censuris ad effectum presencium: ibidem, p. 12.30 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 64rv.31 Practica cancellariae, pp. 12 e 14.32 Non era invece possibile indicare un valore più alto e ovviare all’errore con una clausola riferita al

verior vel minor valor del beneficio: ibidem, pp. 14 e 15. Per un esempio di rinvio della indicazionedell’ubicazione e della dedicazione del beneficio cfr. infra, regesto n. 1446.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXII

che la richiesta fosse debitamente formalizzata ad partem33. Una specifica formula eraprescritta anche per richieste particolari concernenti l’iter di approvazione della supplicae le modalità di spedizione della littera, quali la registrazione di una reformatio sub primadata34, la spedizione gratuita delle bolle35, la richiesta di expeditio nelle forme meno co-stose del breve, del breve supplicatione introclusa o secondo la modalità sola signatura36.

Se lo stilus curiae e le norme della Cancelleria imponevano che le suppliche fosserodotate di rigide formalità, non mancavano strumenti per ovviare a irregolarità formalie di contenuto. Mentre in fase di redazione, come si diceva poc’anzi, era ammessorimandare all’expeditio delle lettere le opportune integrazioni o considerare pro expressisdati mancanti, qualora la supplica fosse stata accolta parzialmente a causa di vizi for-mali l’interessato aveva la possibilità di impetrarne la reformatio presentando al ponte-fice la supplica già segnata – o una sua copia – e chiedendo che le lettere compostedalla Cancelleria contenessero la correzione o l’ampliamento della concessione37. Trai numerosi esempi in proposito rintracciabili in questo volume fu questo il caso delventunenne Pietro Pizzoni, chierico della diocesi di Luni che il 9 giugno 1459 impe-trò la pieve di S. Stefano di Sorana di Filattiera – beneficio detenuto ullo sine titulo dalfiglio del precedente pievano – insieme a una dispensa ex defectu etatis che gli consen-tisse di ottenere il beneficio. La mancanza della clausola ad partem riguardante la di-spensa limitò l’approvazione papale alla prima richiesta privandola di fatto di effica-cia a causa del perdurante defectus, mentre l’omissione della durata dell’indebita occu-pazione e l’errata indicazione dell’età del petente (22 anni anziché 21) esponevano ilPizzoni a contestazioni, assai probabili visto il contenzioso già in atto; per questo, lostesso giorno, il chierico chiese la reformatio della supplica presentata, in modo chefosse corredata anche della clausola riguardante la dispensa38. Se invece le lettere cor-rispondenti alla supplica viziata erano già state spedite, l’interessato poteva impetrare

33 Come indicato nella solita Practica: Et quod nomen et cognome ultimi possessoris et omnia premissa in confec-tione litterarum verius et melius exprimi et specificari possunt; nel corpus della supplica era invece sufficiente so-stituire con un doppio punto il nome che si ignorava: Practica cancellariae, p. 14.

34 PITZ, Supplikensignatur, p. 30. Per l’antedatazione delle grazie si veda infra, p. XXXVIII.35 PITZ, Supplikensignatur, p. 30.36 Caratterizzato da minor solennità rispetto alla littera e in origine destinato alla corrispondenza poli-

tica e agli scritti di natura amministrativa diretti entro i confini dello stato della Chiesa, nel secondoQuattrocento il breve fu utilizzato anche per documentazione di natura giuridica. Mentre nel breve ex-tensum il contenuto era riportato per esteso, il breve supplicatione introclusa conteneva la supplica segnata econsisteva semplicemente nell’ordine rivolto ai destinatari di procedere secondo quanto in essa indicato:FRENZ, I documenti pontifici, pp. 33-35 e, più diffusamente, ID., Die Kanzlei, pp. 164-180. Stime elaboratesulla base dei Registra supplicationum hanno indicato che nella seconda metà del Quattrocento la spedizio-ne per breve conobbe un sensibile incremento, passando dal 4% delle suppliche approvate durante ilpontificato di Pio II al 21 % calcolato per Innocenzo VIII; analogamente alla concessione sola signatura(sulla quale cfr. infra, p. XXXIX), l’expeditio in forma di breve era accordata prevalentemente per grazieche non pregiudicassero diritti altrui – quindi dispense, assoluzioni, licenze attinenti alle persone, com-missioni: DIENER, Die grossen vatikanischen Registerserien, pp. 341-342.

37 FRENZ, Die Kanzlei, p. 79; ID., I documenti pontifici, p. 74; PITZ, Supplikensignatur, pp. 28-29; WEISS, Ku-rie und Ortskirche, p. 231.

38 Cfr. infra, regesti n. 306 e n. 314.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXIII

la reiterazione della concessione in forma perinde valere, che conferiva pieno valore aldocumento emesso come se fosse stato privo di irregolarità o dotato degli elementimancanti: a titolo d’esempio si veda la richiesta presentata nel giugno 1459 da dueconiugi di Asso, che supplicarono che fosse confermata la dispensa ex defectu affinitatiset cognationis spiritualis loro accordata da Niccolò V ma viziata in merito alle modalitàcon cui i due avevano appreso l’irregolarità della loro unione39.

2. La segnatura delle suppliche

Passo successivo alla redazione della supplica era la sua presentazione presso il pa-lazzo apostolico affinché fosse sottoposta al vaglio dei referendari, personalità emi-nenti della curia – esponenti del collegio cardinalizio, protonotari, titolari di una cat-tedra episcopale o di commende abbaziali – attestati quali assistentes del papanell’esame delle grazie almeno dal pontificato di Bonifacio VIII40. Spettava ai refe-rendari – che secondo una Practica cancellariae degli anni Settanta si riunivano bis aut ter...in septimana41 – valutare le richieste riservando probabilmente i casi più controversia una trattazione collegiale42, restituire quelle di cui avessero accertato l’inammissibilitàe riferire diligenter al pontefice in merito al contenuto delle suppliche accettate, dopoavervi apposto i segni del loro favorevole parere – il nome del referendario respon-sabile dell’esame nonché un verax summarium che avrebbe agevolato la valutazionedella pratica43. Tali funzioni, esercitate per la durata del pontificato in virtù di unmandato non scritto – a rimarcare come l’amministrazione della grazia fosse esclusi-va prerogativa del pontefice44 – erano sostenute dallo specifico cursus honorum di que-sti prelati, che di norma annoverava un titolo accademico di tipo giuridico e spessouna lunga attività presso gli organi giudiziari della curia: elementi che li rendevano ilfiltro ideale alla imponente massa di richieste che confluiva verso il palazzo apostoli-co. Il celebre passo dei Commentarii nel quale il Piccolomini dichiarò di aver respintole suppliche presentate dai cardinali per affidarsi solo alla mediazione dei referendarisuggerisce che in effetti a questi funzionari fu attribuito un ruolo non secondarionella riorganizzazione della burocrazia curiale progettata dal pontefice, come pure

39 Cfr. infra, regesto n. 341.40 HOFMANN, Forschungen, I, p. 69; KATTERBACH, Referendarii, p. XIII. Tale passo era risparmiato a

quanti potevano contare su uno specialissimus amicus in grado di perorare le istanze del petente diretta-mente presso il pontefice: Practica cancellariae, p. 17. Per un espediente suggerito dai manuali di cancelleriaper garantirsi comunque una rapida approvazione della supplica in assenza del referendario cfr. infra, p.XXXVIII.

41 Practica cancellariae, p. 17.42 La valutazione collegiale delle suppliche de iustitia da parte dei referendari, alla presenza di un com-

missario delegato dal papa, fu prescritta dallo stesso Piccolomini nella Pastor aeternus: TANGL, Die päpstli-chen Kanzleiordnungen, p. 378; HAUBST, Der Reformentwurf, p. 222.

43 In questi termini l’operato dei referendari fu descritto dallo stesso Pio II nel progetto di riformadella curia romana: TANGL, Die päpstlichen Kanzleiordnungen, p. 377; HAUBST, Der Reformentwurf, p. 221.

44 HOFMANN, Forschungen, I, p. 70; PITZ, Supplikensignatur, p. 53.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXIV

nelle strategie dispiegate per arginare le ambizioni del collegio cardinalizio in meritoalla partecipazione al governo ecclesiastico e ai risvolti materiali che l’impetrazionedella grazie comportava45. Tale rilievo, probabile premessa della successiva evoluzio-ne della carica verso un vero e proprio ufficio46, trova conferma nelle prescrizioniche il pontefice dettò pochi mesi prima della morte nella Pastor aeternus: riproponendoistanze già affermate durante la temperie conciliarista, il papa ne ridusse a otto il nu-mero, impose ai cardinali di consegnare loro le suppliche – sive gratiam sive justitiamconcernant – prescrisse loro una condotta rigorosa, diffidandoli dal ricevere alcun donoquantumcunque parvum e dal perseguire interessi personali vel pro alio impetrans e racco-mandando di mostrarsi benigniores et attentiores (...) in promovendis pauperum quam divitumsupplicationibus47.

Dalle sottoscrizioni rintracciate nei Registra supplicationum risulta che durante il pon-tificato di Pio II quarantuno furono i referendari ai quali fu delegata la valutazionedelle suppliche48; di questi si occuparono di richieste provenienti dal ducato di Milano:

Bernardo Rovira49

B(ernardus) Ro(vira)Sottoscrisse due suppliche (6 settembre 1458).

Antonio Cortesi, di Bartolomeo50

45 PICCOLOMINI, I Commentarii, I, p. 258: E manu cardinalium supplicaciones noluit accipere; si quas obtulerunt,ad referendarios remisit, ne per potentiam res iniquas extorquerent, passo interpretato in funzione anticardinaliziada PELLEGRINI, Pio II, il collegio cardinalizio, pp. 39-40.

46 La divisione dell’apparato responsabile della segnatura delle suppliche in due istituti autonomi e pa-ralleli, l’uno competente in materia amministrativa (segnatura di grazia), l’altro competente in materia giu-diziaria (segnatura di giustizia) fu formalizzata dalla costituzione di Innocenzo VIII Officii nostri debitum del25 gennaio 1491, mentre altri attribuiscono la separazione all’atto con cui nel 1492 Alessandro VI deli-mitò i poteri dei due organismi: DEL RE, La curia romana, pp. 212-213.

47 TANGL, Die päpstlichen Kanzleiordnungen, p. 378; HAUBST, Der Reformentwurf, pp. 213 e 222; HOFMANN,Forschungen, II, p. 229. Accresciutosi per tutto il periodo avignonese fino alle cifre eclatanti del pontifi-cato di Martino V, durante il quale ne sono stati censiti settantacinque, il numero dei referendarii era statofissato a un massimo di sei durante il concilio di Costanza che ne prescrisse il reclutamento tra homineseccellentes et in iure famosi, integerrime vite, nonché la loro approvazione da parte della maggioranza del colle-gio cardinalizio: KATTERBACH, Referendarii, p. XIII; DEL RE, La curia romana, pp. 212-213. Sui progetti diriforma elaborati dalla commissione costituita da Pio II dopo la sua elezione papale in ottemperanza allacapitolazione elettorale cfr. almeno PASTOR, Storia dei papi, pp. 175-208 e, in riferimento all’affermazionedel primato papale promossa dallo stesso pontefice, BALDI, Pio II, pp. 38-39 e 85-88.

48 KATTERBACH, Referendarii, pp. 31-37.49 Decretorum doctor, rettore della parrocchiale di Montuiri, nella diocesi di Maiorca, fu accolto nel no-

vero degli accoliti il 4 ottobre 1443 e tra i cappellani su mandato di Niccolò V. Attivo come referendariodurante il primo anno del pontificato di Pio II, è attestato come uditore almeno tra l’11 aprile 1458 e il 6novembre 1464 (HOFMANN, Forschungen, II, pp. 23 e 28; CERCHIARI, Capellani, II, p. 58, n. 304;KATTERBACH, Referendarii, p. 36, n. 34).

50 Il Cortesi potrebbe essere identificato con l’omonimo personaggio, figlio di Bartolomeo, nato agliinizi del secolo probabilmente a San Giminiano da una famiglia pavese e trasferitosi presso la curia ro-mana negli anni Trenta. Già attivo come referendario nell’ultimo biennio di pontificato di Martino V, è

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXV

Cor. Sottoscrisse 25 suppliche (6 settembre 1458 - 16 febbraio 1460).

Giacomo Zeno51

Ia(cobus) Feltrensis Sottoscrisse 36 suppliche (12 settembre 1458 - 19 marzo 1460).

Giacomo Vannucci52

Ia(cobus) Perusinus Sottoscrisse 36 suppliche (16 settembre 1458 - 29 marzo 1460).

Malatesta Catani53

M(alatesta) CamerinensisSottoscrisse 37 suppliche (16 settembre 1458 - 11 luglio 1461).

Tristan d’Aure54

T(ristanus) Conseranensis, T(ristanus) AdurensisSottoscrisse 22 suppliche (19 settembre 1458 - 24 febbraio 1463).

Ambroise de Cambrai55

attestato come abbreviatore di parco maggiore durante i pontificati di Callisto III, Paolo II e Sisto IV;dal 23 luglio 1459 è qualificato anche come comes palatii Lateranensis. Morì entro l’11 agosto 1474(HOFMANN, Forschungen, I, p. 43, 64; KATTERBACH, Referendarii, p. 6, n. 22; FRENZ, Die Gründung, p. 302;PITZ, Supplikensignatur, p. 106; BALLISTRERI, Cortesi).

51 Iuris utriusque doctor, Giacomo Zeno fu nominato vescovo di Feltre e Belluno in data 26 aprile 1447.Accolto nel novero dei referendari nel 1449, vi fu nuovamente ammesso nel 1455. Nel 1460 fu traslatoalla cattedra vescovile di Padova che conservò fino alla morte, avvenuta nel 1481 (Hierarchia, II, p. 210;KATTERBACH, Referendarii, p. 26, n. 26).

52 Originario di Cortona, Giacomo Vannucci era iuris utriusque doctor. Familiare del cardinale GabrieleCondulmer e cubiculario pontificio, fu collettore apostolico in Emilia e in Lombardia nel biennio 1445-46. In data 10 giugno 1448 fu nominato vescovo di Rimini, cattedra che occupò fino al 27 ottobre 1449,quando fu traslato a Perugia. Governatore a Bologna dalla fine del 1449 al gennaio 1450, fu ripetuta-mente luogotenente del tesoriere generale fra il 1448 e il 1452 allorché, in data 30 giugno, gli fu conferitala carica di tesoriere che avrebbe occupato fino all’aprile 1455; nel 1464 fu governatore di Fano e, dal 25ottobre 1466 al 24 febbraio 1469, a Spoleto e Narni. Attivo tra i referendari già durante il pontificato diCallisto III, il 22 marzo 1477 fu annoverato tra i chierici di Camera. Titolare di numerosi benefici, tra iquali l’abbazia di Farneta, nel 1482 rinunciò alla cattedra perugina, forse in seguito alla promozioneall’episcopato di Nicea. Morì nel 1487 (Hierarchia, II, pp. 95 e 214; KATTERBACH, Referendarii, p. 28, n. 13e p. 35 n. 24; PARTNER, The Pope’s Men, pp. 152, 187, 192, 254; GARDI, Gli ‘officiali’, p. 259).

53 Di Borgo San Sepolcro, cappellano e uditore del palazzo apostolico, è attestato quale referendariodurante il pontificato di Callisto III e come luogotenente del vicecancelliere dal settembre al dicembre1457. Fu vescovo di Camerino dal 26 marzo 1449 al 1461, anno della sua morte (Hierarchia, II, p. 116;HOFMANN, Forschungen, II, p. 255; KATTERBACH, Referendarii, p. 27, n. 3 e p. 33 n. 10).

54 Abate della chiesa di S. Salvatore di Auch, fu eletto vescovo di Conserans il 18 maggio 1444 e tra-slato ad Aire nel 1460 (Hierarchia, II, p. 80; KATTERBACH, Referendarii, p. 33, n. 13).

55 Di nobili origini, era decretorum doctor, arcidiacono della chiesa maggiore a Langres, a Chalons surMarne, a Evreux. Referendario e notaio durante il pontificato di Callisto III, occupò la cattedra episco-

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXVI

A(mbrosius) ElectensisSottoscrisse 16 suppliche (19 settembre 1458 - 13 maggio 1460).

Agapito Cenci Rustici56

Agap(itus), Agap(itus) Anchonitanus, Agap(itus) CamerinensisSottoscrisse 398 suppliche (24 settembre 1458 - 13 agosto 1464).

Filippo de’Medici57

Phy(lippus) AretinusSottoscrisse 36 suppliche (5 ottobre 1458 - 27 marzo 1460).

Domenico Dominici58

Do(minicus) TorcellanusSottoscrisse 49 suppliche (7 ottobre 1458 - 14 luglio 1464).

pale di Alet dal 23 settembre 1455 al settembre 1460, quando fu rimosso dalla carica e ad perpetuos carceresdamnatus in quanto coinvolto nella falsificazione di una dispensa matrimoniale. Morì nel 1496 (Hierarchia,II, p. 149; HOFMANN, Forschungen, I, p. 232; KATTERBACH, Referendarii, p. 29, n. 15; MÄRTL, Kardinal JeanJouffroy, p. 116).

56 Dottore in entrambi i diritti, fu uditore durante i pontificati di Niccolò V e di Callisto III. Era canoni-co di S. Pietro quando, in data 16 aprile 1460, fu nominato vescovo di Ancona, che lasciò nell’agosto1463 in seguito a traslazione alla diocesi di Camerino. Dopo la promozione cardinalizia di Berardo Ero-li, il Rustici ricevette l’incarico di segnare suppliche a nome del pontefice; prestò inoltre la sua attivitàcome giurista di Penitenzieria, dove fu attivo anche nell’iter di approvazione delle grazie. Fu tra i pochifamiliares di Pio II ammessi all’entourage del suo successore, che talora sostituì nella sottoscrizione di sup-pliche (Hierarchia, II, pp. 87 e 116; HOFMANN, Forschungen, II, pp. 23 e 131-132; KATTERBACH, Referenda-rii, p. 31; PARTNER, The Pope’s Men, p. 195; Die Supplikenregister, p. 34; SALONEN, The Penitentiary , p. 304).

57 Era protonotario apostolico quando, in data 24 gennaio 1457, fu nominato vescovo di Arezzo, chelasciò nel 1461 quando, in data 9 gennaio, fu traslato all’arcidiocesi di Pisa. Morì entro l’ottobre 1474(Hierarchia, II, pp. 94 e 216; KATTERBACH, Referendarii, p. 32, n. 6).

58 Nato a Venezia il 15 luglio 1416 ma cresciuto a Bologna presso la familia del cardinale AntonioCorrer, il Dominici si formò a Padova, dove conseguì la licenza in arti liberali nel 1435 e fu promossodoctor artium l’anno successivo. Divenuto doctor theologiae prima del 1441, aveva anche buona cultura ca-nonistica. Ottenuto il decanato della collegiata di Cividale tra il 1442 e il 1444, nel 1446 svolse una lega-zione presso la curia romana per conto del governo di Venezia. Divenuto protonotario apostolico at-torno al 1447, ottenne la diocesi di Torcello il 3 novembre 1447 ma ne fu nominato vescovo l’anno se-guente, in data 20 febbraio. Creato referendario il 27 luglio 1457, durante il pontificato di Callisto IIIricevette numerosi incarichi da parte di Enea Silvio Piccolomini, di cui era familiare: già membro di di-verse commissioni teologiche (nel 1456 scrisse il De potestate papae, fondamento di tutti i suoi successiviscritti di teologia), consigliere teologico del papa e inviato in missioni diplomatiche, tra il settembre el’ottobre 1458 fu nominato nella commissione che doveva discutere la riforma della Chiesa, insieme aNiccolò Cusano ed altri. Il 14 novembre 1464 fu traslato alla cattedra di Brescia. Una legazione con-dotta presso Federico III nel biennio 1463-64 per perorare il progetto papale di crociata contro i Turchifu la prima di non poche missioni svolte in ambito germanico che nel 1477 valsero al Dominici e allasua familia la protezione imperiale e, in qualità di vescovo di Brescia, i titoli di duca di Valcamonica, dimarchese della Riva occidentale del Garda e di conte di Bagnoli. Nel 1464 e nel 1477, inoltre, è attestatoquale vicarius in spiritualibus dell’Urbe. Morì a Brescia il 17 febbraio 1478 (Hierarchia, II, pp. 111 e 253;KATTERBACH, Referendarii, p. 37, n. 40; SMOLINSKY, Dominici).

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXVII

Giacomo Della Ratta59

Ia(cobus) BeneventanusSottoscrisse 2 suppliche (7 ottobre 1458; 25 settembre 1459).

Berardo Eroli60

B(erardus) SpoletanusSottoscrisse 122 suppliche (14 ottobre 1458 - 8 luglio 1460).

Stefano Nardini61

59 Figlio di Antonello, barone di Formicola, e di Margherita, sorella del duca di Sessa, era dottore indiritto. Cubiculario di Niccolò V, fu vescovo di Rossano dal 3 aprile 1447 al 13 ottobre 1451, quando futrasferito alla diocesi di Benevento. Nel 1455 fu nominato governatore di Perugia, dove rimase per unanno e mezzo. Il 3 settembre 1458 presenziò alla cerimonia di incoronazione di Pio II tra i rappresen-tanti di Ferdinando I d’Aragona, che se ne avvalse quale legato alla Dieta di Mantova. Tornato a Bene-vento nel gennaio 1460 mentre divampavano gli scontri tra il re di Napoli e i baroni del Regno,l’arcivescovo si pose a capo della fazione filoangioina, abbandonando infine la città e cercando rifugionei domini famigliari. Deposto il 26 febbraio 1461 quoniam proditor esset in Apostolicam Sedem, et beneficiaecclesiastica sacrosque ordines venderet, et falsam pecuniam cuderet, fu sostituito dal senese Alessio Cesari(PICCOLOMINI, I Commentari, I, p. 1310, n. 150 e II, p. 1450; Hierarchia, II, pp. 104 e 224; KATTERBACH,Referendarii, p. 32, n. 9; PETRUCCI, Della Ratta).

60 Originario di Narni, era iuris utriusque doctor, uditore, cappellano e referendario papale quando, indata 13 novembre 1448, fu nominato vescovo di Spoleto. L’anno seguente fu creato vicario in spirituali-bus in Urbe, carica che mantenne almeno fino al 1457; il 2 novembre 1452, alla morte del vicecancelliere,fu nominato reggente di Cancelleria in quanto già attivo in presidentia cancellariae al tempo del defunto.Ottenuta da Niccolò V la commenda del monastero benedettino di Colleantico, nella diocesi di Spoleto,nel 1453 conseguì anche quella di San Cassiano presso Narni. Pochi mesi dopo la sua elezione, CallistoIII lo nominò, insieme a Guglielmo di Fondes e a Cosma di Monserrat, visitatore e riformatore dellechiese e dei monasteri romani maschili e femminili. Fu uno degli uomini di fiducia di Pio II, che in data20 agosto 1458 lo nominò luogotenente del camerlengo (carica ricoperta almeno fino al 24 febbraio1460), lo incaricò di coordinare il lavoro dei referendari nella presentazione delle suppliche e gli affidòimportanti incarichi nell’ambito del governo dello stato della Chiesa e delle relazioni di questo col Re-gno di Napoli. Creato cardinale il 5 marzo 1460 nonostante l’ostilità di parte del collegio cardinalizio, dal29 luglio 1462 al 17 giugno 1463 l’Eroli fu a Perugia come legato per i territori di Perugia, Todi e CivitaCastellana. Dopo la morte del Piccolomini il personaggio mantenne un ruolo di spicco entro la curiaromana: nel 1466 e nel 1474 fu nominato camerario del collegio cardinalizio e fu nuovamente legato inUmbria nel 1471, nel 1474 e nel 1477. Il 23 maggio 1474 fu creato vescovo di Sabina dopo aver rinun-ciato all’episcopato spoletino a favore del nipote Costantino; nello stesso anno è attestato quale cardinalprotettore dell’ordine cistercense e come tale sostenne la riforma di Chiaravalle Milanese. Morì il 2 aprile1479 (PICCOLOMINI, I Commentarii; Hierarchia, II, pp. 13 e 241; HOFMANN, Forschungen, I. p. 309, II, p. 72;KATTERBACH, Referendarii, p. 22 e p. 37, n. 37; PASTOR, Storia dei papi, pp. 193-194; PELLEGRINI, AscanioMaria Sforza, pp. 232 e 234; ESPOSITO, Eroli).

61 Di Forlì, iuris utriusque doctor, fu podestà di Perugia dal 25 giugno 1447 e governatore di Rieti dal 22settembre dello stesso anno. Nominato chierico di Camera il 22 novembre 1449, fu ammesso tra i parti-cipantes il 4 aprile 1453, occupando l’ufficio fino al 19 luglio 1461; il 1 maggio 1453, inoltre, fu creatonotaio de participantibus, ottenendo di percepire gli emolumenti da chierico di Camera in quanto non viera ancora un posto libero. Dal maggio 1453 al gennaio 1454 fu governatore di Campagna e Marittima,mentre dal maggio 1455 al 29 gennaio 1456 fu governatore del Patrimonio. Callisto III gli conferì uncanonicato in S. Pietro e il protonotariato e il 14 luglio 1457 lo nominò referendario e tesoriere generaledella Marca anconetana, della Massa Trabaria e del Presidato di Farfa. Annoverato tra i familiares di PioII, fu suo legato in Germania ed entro il 15 marzo 1459 fu nominato luogotenente nella tesoreria apo-

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXVIII

S(tephanus) prothonotarius Forlivensis, S(tephanus) MediolanensisSottoscrisse 71 suppliche (14 ottobre 1458 - 28 luglio 1464).

Pietro Clerici62

P(etrus) archidiaconus, P(etrus) archidiaconus BrabantinusSottoscrisse 30 suppliche (17 ottobre 1458 - 20 giugno 1461).

Jean Jouffroy63

Atrabatensis, AtrebatensisSottoscrisse 36 suppliche (17 ottobre 1458 - 18 luglio 1461).

Paolo Santafé64

P(aulus) Siracusanus Sottoscrisse 10 suppliche (19 ottobre 1458 - 8 gennaio 1460).

stolica; nel giugno 1460, inoltre, è attestato come mensario della Camera apostolica. Occupava un cano-nicato nella chiesa maggiore di Ferrara il 13 novembre 1461, quando fu creato arcivescovo di Milano; inseguito all’elezione dovette resignare il priorato della collegiata di S. Maria della Porta, in diocesi di Ma-cerata (cfr. infra, regesto n. 1122). Durante il pontificato del Piccolomini fu anche reggente della Peni-tenzieria, vicecamerarius dal 13 gennaio 1462 e, dal 30 aprile dello stesso anno, governatore di Roma; nel1459, inoltre, il pontefice gli concesse motu proprio l'arcipretura della collegiata di S. Pietro di Bellinzona(cfr. infra, regesto n. 245). Prelato particolarmente vicino agli Sforza, delle cui istanze in materia ecclesia-stica si fece spesso portavoce in concistoro, il 16 maggio 1463 fu ammesso al Consiglio segreto di Mila-no. Le sue fortune si consolidarono con i successori del Piccolomini: nominato commissarius in thesauriatusofficio il 20 luglio 1465, fu creato cardinale il 7 maggio 1473 e il 31 ottobre dello stesso anno ottenne lacommenda del monastero di S. Salvatore nella diocesi di Lodève; a questo beneficio si aggiunsero il 21novembre quella del monastero de Faya in diocesi di Bordeaux e il 15 dicembre quella del monasterobenedettino di S. Stefano di Genova, che avrebbe resignato il 15 marzo 1474. L’anno successivo otten-ne la commenda di S. Ambrogio di Milano, che rinunciò il 30 giugno 1480 riservandosi una pensione,mentre non si conosce la data della provvista del monastero vallombrosano di S. Bartolomeo in diocesidi Novara. Camerlengo dall’8 gennaio 1481 al 7 gennaio 1482, fu nominato legato apostolico ad Avi-gnone l’11 ottobre 1484, pochi giorni prima della morte, avvenuta il 22 ottobre (Hierarchia, II, p. 188;HOFMANN, Forschungen, II, p. 92; KATTERBACH, Referendarii, p. 29, n. 17 e p. 35 n. 29; MARCORA, StefanoNardini; SANTORO, Gli uffici, p. 7; PARTNER, The Pope’s Men, p. 242; PITZ, Supplikensignatur, p. 263; Cameraapostolica I, p. 41; Die Supplikenregister, p. 36; Penitenzieria apostolica, p. 64).

62 Iuris utriusque doctor, è attestato tra i referendari di Niccolò V e di Callisto III. Era suddiacono papalee arcidiacono della chiesa del Brabant, nella diocesi di Cambrai, quando nel luglio 1456 fu nominatoscrittore di Penitenzieria – ufficio resignato nell’aprile 1460 – e, il 14 luglio, nunzio e collettore delle de-cime nell’arcivescovato di Borgogna (HOFMANN, Forschungen, I, p. 240; II, p. 181; PITZ, Supplikensignatur,pp. 50 e 241).

63 Abate di Luxeuil, fu vescovo di Arras dal 30 aprile 1453 al 10 dicembre 1462, quando fu traslatoalla cattedra di Alby. Già attestato tra i referendari di Niccolò V, fu promosso cardinale il 18 dicembre1461 grazie al sostegno di Luigi XI cui il Jouffroy era stato inviato dal pontefice per trattare l’abolizionedella Prammatica Sanzione. Morì nel 1473 (Hierarchia, II, pp. 84 e 98; KATTERBACH, Referendarii, p. 24 n.11 e p. 32 n. 7; PELLEGRINI, Pio II, p. 678; MÄRTL, Kardinal Jean Jouffroy).

64 Era tesoriere di cappella nel 1439, quando fu inviato alla corte aragonese come legato pontificio.Era canonico a Bordeaux e uditore apostolico quando in data 3 febbraio 1446 fu nominato alla cattedravescovile di Siracusa, che conservò fino al 1462, anno della sua morte (Hierarchia, II, p. 244; CERCHIARI,Capellani, II, p. 53, n. 288; KATTERBACH, Referendarii, p. 37, n. 38).

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXIX

Isnard de Grasse65

I(snardus) Grassensis, Y(snardus) Grassensis Sottoscrisse 40 suppliche (21 novembre 1458 - 20 dicembre 1463).

Onofrio Santacroce66

Hon(ofrius) TricaricensisSottoscrisse 65 suppliche (11 dicembre 1458 - 6 settembre 1463).

Vianese Albergati67

V(ianesius) prothonotarius BononiensisSottoscrisse 97 suppliche (11 maggio 1459 - 27 agosto 1463).

Rudolf von Rüdesheim68

R(odulphus) decanus Wormatiensis, R(odulphus) LaventinensisSottoscrisse 39 suppliche (9 giugno 1459 - 3 ottobre 1463).

Battista Pallavicini69

B(aptista) ReginusSottoscrisse 3 suppliche (21 giugno 1459; 19 novembre 1463; 31 gennaio 1464).

65 Protonotario apostolico, fu vescovo di Grasse dal 15 novembre 1451 al 26 giugno 1483, giornodella sua morte (Hierarchia, II, p. 161; KATTERBACH, Referendarii, p. 34, n. 21).

66 Romano, decretorum doctor, fu canonico lateranense e, dal 10 aprile 1448 fino alla morte, vescovo diTricarico. Prestò giuramento come referendario il 24 dicembre 1456 e con questo titolo fu attivo nelprimo biennio di pontificato del Borgia. È attestato come legato papale a Worms nel 1464 e a Liegi nel1468. Morì nell’ottobre 1471 (Hierarchia, II, p. 355; KATTERBACH, Referendarii, p. 30, n. 24 e p. 37, n. 41;PASTOR, Storia dei papi, II, pp. 153 e 356).

67 Originario di Bologna, chierico e decretorum doctor, fu creato protonotario il 27 aprile 1447, annove-rato tra i suddiaconi papali il 2 maggio 1447 e nominato rettore del patrimonium Sancti Petri in Tuscia il 18dicembre 1450. Fu inoltre governatore in temporalibus di Città di Castello e del suo territorio, vicecamera-rio dall’agosto 1464 e governatore di Roma nel 1474-75; il 27 ottobre del 1475 fu nominato commissa-rio in causa confinium territoriorum Sancte Romane Ecclesie et civitatis Senensis. Entro il 3 marzo 1461 rinunciò aidiritti sul priorato benedettino di S. Michele della Rocchetta di Parma, che gli era stato provvisto incommenda auctoritate apostolica ma di cui non aveva mai preso possesso in quanto oggetto di vertenzapresso i tribunali rotali (KATTERBACH, Referendarii, p. 35, n. 31; PARTNER, The Pope’s Men, p. 197; Cameraapostolica, I, p. 168 n).

68 Decretorum doctor, è attestato quale decano della chiesa di Worms, preposito della chiesa di Frisinga,suddiacono papale e, nel 1463, decano della chiesa di Münster. Fu attivo come referendario durantetutto il pontificato di Pio II, che in data 26 settembre 1463 lo nominò vescovo di Lavant. Nunzio confacoltà di legato a latere nel regno di Polonia e di Boemia nel 1467, in data 27 aprile 1468 fu traslato allasede vescovile di Breslavia, dove morì il 17 gennaio 1482 (Hierarchia, II, pp. 174 e 270; HOFMANN, For-schungen, I, p. 240; KATTERBACH, Referendarii, p. 36, n. 35).

69 Originario di Cremona, fu arcidiacono della chiesa maggiore di Torino. Attestato tra gli scriptores du-rante il pontificato di Eugenio IV, in data 19 ottobre 1444 fu eletto vescovo di Reggio Emilia, cattedrache occupò fino alla morte, avvenuta il 12 maggio 1466 (Hierarchia, II, p. 222; HOFMANN, Forschungen, II,p. 188; KATTERBACH, Referendarii, p. 36, n. 33).

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXX

Rodrigo Sanchez de Arevalo70

R(odrigus) Oventensis Sottoscrisse 58 suppliche (21 giugno 1459 - 28 marzo 1464).

Thomas Pirckheimer71

T(homas) prothonotariusSottoscrisse 6 suppliche (27 settembre 1459 - 15 dicembre 1459).

Alessio Cesari72

A(lexius) Clusinensis, A(lexius) BeneventanusSottoscrisse 100 suppliche (30 giugno 1460 - 5 giugno 1464).

Biagio Ghilini73

B(laxius) abbas, B(laxius) MediolanensisSottoscrisse 51 suppliche (3 gennaio 1461 - 7 maggio 1463).

Philippe de Lévis74

Phi(lippus) AuxitanensisSottoscrisse 5 suppliche (21 maggio 1461 - 17 maggio 1463).

P. prothonotarius BarchinonensisQuesto referendario, che non è stato identificato, sottoscrisse 58 suppliche (27 giu-gno 1461 - 3 dicembre 1463).

Niccolò Perotti75

70 Decano delle chiese maggiori di León e di Siviglia, era segretario di Pio II quando in data 22 aprile1457 fu eletto vescovo di Oviedo. Entro il 20 dicembre 1467 fu traslato alla diocesi di Zamora e quindi,entro il 6 ottobre 1469, a quella di Palencia. È attestato quale castellano di Castel Sant’Angelo dal 14settembre 1464 al 4 ottobre 1470, giorno della sua morte (Hierarchia, II, p. 209; KATTERBACH, Referenda-rii, p. 35, n. 23; HOFMANN, Forschungen, I, p. 317).

71 HOFMANN, Forschungen, I, p. 240; KATTERBACH, Referendarii, p. 35, n. 30.72 Senese, era priore della canonica di Grossenario, nella diocesi di Arezzo, quando, in data 8 gennaio

1438, fu nominato vescovo di Chiusi; da questa diocesi fu traslato a quella di Benevento il 22 marzo1462. Attestato quale rettore, nunzio e collettore nelle provincie di Campagna e Marittima nel 1460, funominato vicecamerarius nel 1463. Morì a Siena, il 31 luglio 1464 (Hierarchia, II, pp. 104 e 131;KATTERBACH, Referendarii, p. 33, n. 11).

73 Decretorum doctor, abate del monastero di S. Ambrogio di Milano, fu nominato referendario il 13 di-cembre 1458 su raccomandazione di Francesco Sforza (KATTERBACH, Referendarii, p. 31; ANSANI, «Cu-riales», p. 433).

74 Protonotario apostolico, referendario, fu vescovo di Auch dal 29 novembre 1454 al 24 marzo 1463,quando fu traslato alla diocesi di Arles che occupò fino alla morte. Reggente della Penitenzieria durantei pontificati di Pio II e di Paolo II, fu creato cardinale nel 1473. Morì il 4 novembre 1475: Hierarchia, II,pp. 93 e 100; KATTERBACH, Referendarii, p. 32, n. 8; Die Supplikenregister, p. 36; Penitenzieria apostolica, p. 65.

75 Nato a Fano nel 1429, in data 1 ottobre 1449 fu creato scudiero d’onore da Niccolò V che proba-bilmente lo nominò anche segretario, qualifica con la quale è attestato dal 29 aprile 1455. Conservò que-sta carica anche dopo il conferimento della cattedra di Manfredonia, avvenuta il 20 settembre 1458. At-

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXI

N(icolaus) SypontinusSottoscrisse 2 suppliche (23 gennaio 1462; 28 aprile 1462).

Teodoro Lelli76

Theo(dorus) FeltrensisSottoscrisse 2 suppliche (21 luglio 1463; 31 maggio 1464).

Amico Agnifili77

A(micus) Aquilanus Sottoscrisse una supplica (17 settembre 1463).

All’esame e alla preparazione della supplica faceva seguito la sua presentazione alpontefice da parte del referendario, che ne proponeva l’approvazione (signatura) o ilrifiuto. L’esame della datatio topica delle richieste approvate mostra che durante lapermanenza della curia in Roma Pio II presiedeva alla segnatura tre-quattro volte lasettimana78, dato che converge con la testimonianza dell’oratore sforzesco Ottone

tivo come referendario domestico anche durante il pontificato di Sisto IV, fu governatore pontificio mala sua carriera fu interrotta da una duplice rimozione dall’incarico, causata dalla sua partecipazione agliscontri fazionari e dalla cattiva amministrazione finanziaria (Hierarchia, II, p. 238; HOFMANN, Forschungen,II, pp. 113 e 134; KATTERBACH, Referendarii, p. 36, n. 36; KRAUS, Die Sekretäre, p. 31; PARTNER, The Pope’sMen, p. 244).

76 Nato a Treviso nel 1428 da un’antica famiglia di Teramo e formatosi presso lo studium di Padova,era iuris utriusque doctor. Uditore di rota dal 1450, nel 1451 accompagnò il cardinale Guillaumed’Estouteville a Parigi, nel tentativo di ottenere da Carlo VII la revoca della Prammatica Sanzione. Atte-stato tra gli scrittori apostolici dal 1456 al 1462, era canonico delle chiese maggiori di Treviso e di Vero-na, uditore e cappellano pontificio quando, in data 15 febbraio 1462, fu nominato vescovo di Feltre. Nel1462 e nel 1463 fu legato a Venezia; nel 1464 fu traslato a Treviso. In data 11 febbraio 1467 fu nomi-nato tesoriere di cappella. Fu tra i più intimi consiglieri di Paolo II, cui dedicò il trattato Contra superciliumeorum, qui plenitudinem potestatis Christi vicario divinitus attributam, opera che ne fece uno dei maggiori teoricidella plenitudo potestatis papale. Forse lo stesso Paolo II gli conferì il berretto cardinalizio tra la fine del1464 e l’inizio del 1465, ma non poté pubblicarne la creazione per la morte del vescovo, avvenuta entroil 31 marzo 1466 (Hierarchia, II, pp. 153 e 248; HOFMANN, Forschungen, II, p. 180; CERCHIARI, Capellani,II, p. 59, n. 309; KATTERBACH, Referendarii, p. 34, n. 20).

77 Nato a Roccadimezzo nell’ultimo decennio del XIV secolo, si laureò in diritto canonico a Bolognadove insegnò per sette anni. Tornato a L’Aquila, ottenne un canonicato nella chiesa maggiore della città,l’arcipretura di S. Paolo di Barete e quindi un canonicato in S. Maria maggiore a Roma. Creato vescovodi L’Aquila in data 4 maggio 1431, nel 1433 assisté come legato di Eugenio IV all’incoronazione impe-riale di Sigismondo d’Ungheria e nel 1440 fu nominato governatore della Provincia del Patrimonio; nel1462 fu legato nella marca di Ancona e nel 1476 a Civitavecchia. È attestato quale magister registri suppli-cationum dal 25 ottobre 1442 al 7 giugno 1455, quando resignò l’ufficio. Familiare del cardinale Domeni-co Capranica, fu tra gli intimi di Paolo II, che lo creò cardinale il 18 settembre 1467. Il 30 settembre1467 fu nominato commendatario del monastero di S. Lorenzo d’Aversa e, successivamente di quellodei SS. Quirico e Giulitta di Rieti. Rinunciato il vescovato a favore del nipote Francesco, che gli successeil 31 marzo 1472, lo riebbe il 20 agosto 1476 alla morte del congiunto. Morì il 9 novembre 1476 (Hierar-chia, II, p. 91; HOFMANN, Forschungen, II, p. 84; KATTERBACH, Referendarii, p. 32, n. 5; PASTOR, Storia deipapi, II, pp. 362, 370, 602, PASZTOR, Agnifili).

78 BROSIUS, Das Itinerar, p. 422.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXII

Del Carretto, secondo il quale, insieme al concistoro e alle udienze, tale operazionecostituiva una delle quotidianae occupationes del papa. Solo se impossibilitato ad atten-dervi – e sempre per motivi di salute – il Piccolomini delegava la segnatura a terzi; lelettere presentate da personalità di rilievo – come appunto Francesco Sforza – eranolette personalmente dal pontefice, che in caso di malattia si riservava quanto meno lafacoltà di esaminare se esse fossero state sottoscritte dall’illustre impetrante de manupropria79 .

Le grazie erano segnate dal papa con Fiat o con Fiat ut petitur e con l’iniziale delproprio nome di battesimo – modalità che nel campione di suppliche presentato inquesto volume contraddistingue l’approvazione di circa l’80% dei documenti80. Lascelta della formula, probabilmente suggerita al pontefice dal referendario responsa-bile dell’esame della richiesta, era dettata dalle regole di Cancelleria che alla metà delXV secolo offrivano una casistica ormai ampia e minuziosa delle grazie che potevanoessere accordate secondo le norme in uso comune con la signatura simplex (o signaturaper simplex fiat) e di quelle, ben più numerose, che erano sottoscritte con fiat ut petitur– formula che designava la concessione della grazia nei termini espressi dalla stessasupplica e che era prescritta, ad esempio, per le richieste di supplectio defectus81.

Frequentemente inoltre l’approvazione pontificia era integrata da espressioni chene precisavano la portata: aspettative concesse con fiat ut petitur, ad esempio, non ri-guardavano le dignità maggiori nelle cattedrali, le dignità principali nelle chiese colle-giate, priorati e dignità conventuali nelle chiese regolari, a meno che il papa non aves-se segnato la grazia con fiat ut petitur etiam de maiori dignitate vel principali aut conventuali 82,mentre una richiesta di indulgenza perpetua concessa con fiat ut petitur aveva in realtàuna portata molto più limitata se la segnatura non era corredata dall’indicazione inperpetuum83. Una medesima limitazione valeva anche per la concessione di lettere con-servatorie con validità perpetua: nel 1459 le implicazioni di tale regola furono speri-mentate dalle monache di S. Vittore di Meda che furono costrette a impetrare nuo-vamente una conservatoria in forma militanti Ecclesiae, poiché la precedente grazia era

79 MÄRTL, Alltag an der Kurie, pp. 118-121.80 Tale prassi è attestata dal pontificato di Bonifacio IX, ma già dal pontificato di Giovanni XXII in-

valse l’uso di corredare la segnatura papale con una lettera, senza però che sia stato possibile risalire alcriterio che dettava la scelta della sigla. Sulle diverse ipotesi cfr. BERLIÈRE, Épaves, pp. 36-39 e, soprat-tutto, BRESSLAU, Manuale, pp. 767-768; un elenco delle sigle usate dai pontefici ibidem, p. 767 eKATTERBACH, Specimina supplicationum, pp. IX-X.

81 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 51r, a conferma di una regola già edita da Ur-bano VI, Giovanni XXIII e Martino V (OTTENTHAL, Regulae cancellariae, pp. 51, 179, 197).

82 Ibidem, p. 174. Sulle aspettative cfr. infra, pp. LXXIII-LXXIV.83 Ampliando una regola di cancelleria di Gregorio XI, Bonifacio IX stabilì che le indulgenze conces-

se con questa formula avessero durata decennale e comportassero solo una remissione di tre anni e trequarantene, anche se la richiesta era maggiore. L’indulgenza aveva validità perpetua solo se esplicitatodal pontefice con l’indicazione in perpetuum, a meno che essa non fosse stata richiesta solo per un giornoall’anno, nel qual caso la grazia aveva implicitamente durata perpetua. Tale norma fu confermata da PioII che prescrisse altresì quod in litteris indulgentiarum solum dentur festa per cancellariam dari solita estendendoperò la loro durata a un ventennio: OTTENTHAL, Regulae cancellariae, pp. 28 e 66 e BNCF, Fondo Maglia-bechiano, Classe XXXI, 64, f. 53v. Sulle indulgenze cfr. infra, pp. XCIV-XCV.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXIII

stata segnata con Fiat ut petitur, ma senza il riferimento alla perpetuità del privilegiorichiesto84.

In altri casi, ancora, la formula conteneva disposizioni per l’esecuzione della con-cessione, come per locazioni di proprietà della Chiesa a lungo termine (Fiat ut petitur,si in evidentem), per nomine di commissari in partibus (Fiat ut petitur, et committatur N.),per la spedizione gratuita delle lettere emesse dalla Cancelleria (Fiat gratis ubique); altregrazie – quali, ad esempio, licenze di frequentare monasteri di clausura, indulgenze,lettere conservatorie, deroghe a statuti di chiese o di enti regolari – erano general-mente accordate dal pontefice a certe condizioni, con limitazioni o con riserve85.Una specifica sottoscrizione era richiesta per le clausole poste ad partem, che eranosegnate singolarmente o, se in quantità rilevante, con un’unica formula apposta ac-canto a un segno grafico – una sorta di parentesi che le includeva. Come già ricor-dato, qualora il papa non avesse segnato le clausole, la Cancelleria avrebbe rilasciatouna lettera secondo il formulario consueto, senza l’aggiunta delle richieste speciali; alpetente rimaneva comunque la possibilità di reiterare la richiesta, come fece Bernar-do Aicardi che il 29 maggio 1462 chiese la reformatio di una supplica presentata l’annoprecedente in quanto la clausola riguardante la dichiarazione delle non obstantiae erastata cassata86.

Nulla è dato invece di conoscere circa la sorte delle suppliche integralmente re-spinte, anche se con tutta probabilità esse erano lacerate e distrutte; ancora dal car-teggio dell’oratore provengono però indicazioni e commenti sui motivi dei dinieghipapali, come quando la Sua santità refiutò ditta supplicatione dicendo che era cosa exorbitanteet inconveniente dare ad uno semplice chierico chi non avesse altramenti meritato in ecclesia Dei unaprepositura con quatro canonicati et che serìa mal exemplo etc. et rimandòmi la supplicatione87.

Dal pontificato di Eugenio IV oltre alla segnatura del papa è attestata anche quelladi un suo delegato, che su suo mandato approvava le concessioni con Concessum inpresentia domini nostri papae N.N. / Concessum, ut petitur, in presentia domini nostri papae.Esercitata in origine dal vicecancelliere e limitatamente a periodi in cui il ponteficeera impossibilitato ad occuparsi della signatura – come in caso di malattia – tale facoltàaveva rapidamente dato luogo a una pratica consolidata per far fronte al crescente flus-so di richieste e si era estesa ai referendari, che nella seconda metà del secolo ne assun-sero l’uso esclusivo pur nello stesso ambito di competenza della segnatura papale88. Èancora una lettera di Ottone Del Carretto a suggerire che il pontificato del Piccolo-mini costituì probabilmente una tappa significativa di questa evoluzione che avrebberapidamente condotto all’emarginazione del vicecancelliere dall’approvazione

84 Si vedano infra i regesti nn. 28, 124 e 213. Sulla nomina di conservatori cfr. infra, p. CI.85 Cfr. infra, p. XCV.86 Cfr. infra, regesti nn. 1036, 1154, 1160, 1191.87 Citato da MÄRTL, Alltag an der Kurie, p. 120, nota 32.88 BRESSLAU, Manuale, pp. 770-771. Le competenze dei referendari nell’ambito della segnatura delle

suppliche motivavano la registrazione negli stessi registri per fiat ove erano trascritte le richieste appro-vate dal pontefice.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXIV

delle suppliche89: con irritazione di quest’ultimo – il cardinal Rodrigo Borgia – nellaprimavera del 1460, in occasione di una malattia, il pontefice trasferì infatti la facoltà disignare da uno dei referendari dipendenti dal vicecancelliere al cardinal Berardo Eroli –homo de grande rectitudine ymo austerita, doctissimo in utroque iure et experto de stillo de corte, senzail quale in le cose di stato come in quelle de corte ... quasi niente se fa90 – provocando il pungentecommento dello stesso oratore sulle ferma volontà del Piccolomini di esercitare appie-no la propria sovranità (Vole regere la barcha lui a suo modo)91. L’impressione evocata daquesto episodio trova conferma nelle suppliche riguardanti le diocesi del dominio sfor-zesco, che evidenziano che dal 1458 al 1464 la signatura in presentia domini pape fu eserci-tata da almeno quattro personaggi connotati da una particolare prossimità al ponteficee plausibilmente assimilabili alla figura del referendarius principalis, cui papa specialiter committitsignare huiusmodi supplicationem menzionato in una più tarda Practica cancellariae92.

I referendari che a nome del Piccolomini sottoscrissero circa il 14% delle supplicheprovenienti dal Ducato furono:

Malatesta Catani93 M(alatesta) Camerinensis

Agapito Cenci Rustici94

Agap(itus) Anchonitanus, Agap(itus) Camerinensis

Berardo Eroli95

B(erardus) Spoletanus

Rodrigo Borgia96

(R. Valentinus)

La terza modalità di approvazione delle suppliche era costituita dalla segnatura delvicecancelliere – il responsabile dell’attività della Cancelleria 97 – la cui partecipazioneall’emissione di documenti in questioni di grazia è attestata almeno dal pontificato diClemente VI98.

89 HOFMANN, Forschungen I, p. 28.90 Come scrisse Ottone Del Carretto a Francesco Sforza l’11 novembre 1458: PASTOR, Storia dei papi,

II, p. 24, nota 1.91 Citato da MÄRTL, Alltag an der Kurie, p. 119.92 Practica cancellariae, p. 16.93 Vedi supra, nota 53.94 Vedi supra, nota 56.95 Vedi supra, nota 60.96 Vedi infra, nota 105.97 La bibliografia riguardante questo funzionario coincide con quella, assai ampia, sulla Cancelleria

pontificia ed esula quindi dagli intenti di queste pagine; per un primo orientamento si vedano almenoBRESSLAU, Manuale, pp. 194-262; HOFMANN, Forschungen, I, pp. 20-25.

98 BRESSLAU, Manuale, pp. 768-769; Repertorium Germanicum, I, p. 76. Sino ad allora le prerogative delvicecancelliere nell’ambito della segnatura erano rimaste circoscritte alle suppliche de simplici iustitia, in

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXV

Egli (o talora un referendario da lui delegato) approvava le richieste con le formuleConcessum o Concessum ut petitur, sulla base delle prerogative riconosciutegli nelle regoledi Cancelleria99. Durante il pontificato del Piccolomini la segnatura del vicecancelliereera ammessa per le resignazioni di benefici simpliciter vel ex causa permutacionis100, per ilconferimento di benefici non sottoposti a riserva generale e di valore inferiore acento fiorini di camera – purché la supplica fosse sottoscritta da due referendari –nonché per reformationes richieste per sanare l’omissione delle non obstantie, del valoredel beneficio o delle specifiche riguardanti il defectus natalium in grazie aspettative e inrichieste di benefici non riservati. Attenevano alla materia beneficiale anche alcunefacoltà riguardanti aspettative: il vicecancelliere accordava grazie di questo genere subenefici curati (compresi dignità, personati, amministrazioni e offici) a chierici ven-tenni – quindi defectum etatis patientibus – in modo che la concessione divenisse esecu-tiva al compimento dell’età legittima, aspettative contenenti dispense de duobus annis afavore di nobili e graduati di almeno vent’anni, concessioni sulle prebende maggioridi chiese i cui statuti prescrivevano invece il graduale passaggio de minoribus ad maiores.In riferimento al contenzioso riguardante le res beneficiales, ancora, il vicecancellierepoteva demandare cause ai tribunali della curia, richiedere l’intervento del braccio se-colare e disporre l’esecuzione di sentenze contro intrusi.

Nel vasto settore delle licenze la segnatura del vicecancelliere o del suo luogote-nente sanciva l’emissione di lettere in forma di conservatoria ad triennium101, la con-cessione a petenti di nobile condizione di indulti per far celebrare ante diem e in luoghicolpiti da interdetto, nonché la facoltà ad triennium di far riconciliare chiese e cimiteriprofanati102, l’autorizzazione all’uso dell’altare portatile a laici notabili, abati, priori,prelati e consiglieri di principi, licenze de fructis percipiendis a protonotari, scrittori e ab-breviatori apostolici. Le prerogative del vicecancelliere si estendevano infine a di-spense super defectu natalium per il conseguimento di tutti gli ordini e di due beneficicompatibili, purché corredate della sottoscrizione di un referendario103, nonché a li-cenze per prorogare i termini di ordinazione.

Nonostante la sua ricchezza, questa casistica delineava un ambito di azione al-quanto circoscritto rispetto alla segnatura papale: in alcuni casi il pronunciamento delvicecancelliere era subordinato al parere e alla sottoscrizione di alcuni referendari;

particolare di quelle che avrebbero dato luogo a nomine di giudici delegati: BATTELLI, Una supplica, eBARTOLONI, Suppliche pontificie, pp. 7-12.

99 Si fa di seguito riferimento alle regole de potestate vicecancellarii et cancellariam apostolicam regentis emanateda Pio II in BNCF, Codice Magliabechiano, Classe XXXI, 64, ff. 54v-55v.

100 Secondo le prerogative attribuite al vicecancelliere da Clemente VII e via via confermate dai suc-cessori: CARON, La rinuncia, pp. 281 e 302; OTTENTHAL, Regulae cancellariae, pp. 139, 181, 250, 268.

101 La prima formulazione della regola distingueva tra le conservatorie chieste da cardinali – concessead quinquennium – e quelle destinate agli altri ecclesiastici, valide ad triennium (ibidem, p. 138).

102 Nelle prime formulazioni la facultas reconciliandi era concessa ad biennium; ebbe validità triennale apartire da Eugenio IV: ibidem, pp. 140, 201, 251 e 268.

103 La regola di Pio II ampliò dunque le analoghe prerogative riconosciute da pontefici precedenti: ibi-dem, pp. 140, 201, 224, 251, 268.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXVI

non poche, come si è visto, erano le grazie dalla durata limitata; rientravano nellecompetenze del funzionario concessioni che, per il rango dei destinatari (alti prelati ofunzionari della curia papale), non potevano essere negate; soprattutto però il vice-cancelliere non godeva della facoltà di derogare alle norme della Cancelleria o al di-ritto canonico, per cui le suppliche da lui segnate risultano prive del corpus di clausoleche connota invece molte delle richieste approvate dal pontefice. Le competenze diquesto funzionario, infine, non avevano carattere esclusivo ma si configuravano co-me alternative alla segnatura papale e, in caso di istanze recanti la stessa data di ap-provazione, sul suo Concessum prevaleva il Fiat pontificio: entro gli spazi ammessidalle regole di Cancelleria, dunque, la scelta della segnatura spettava al richiedente,che però poteva vedere superata la grazia ottenuta da omologhe concessioni segnatedal papa104.

Le suppliche provenienti dal Ducato approvate dal vicecancelliere durante il ponti-ficato del Piccolomini, pari al 6% circa dei documenti censiti, recano la sottoscrizionedel cardinale Rodrigo Borgia, il futuro pontefice Alessandro VI, preposto alla Can-celleria apostolica dallo zio Callisto III dal maggio 1457105. Il loro contenuto avvalorail limitato ambito d’azione di questo funzionario nell’ambito della concessione dellegrazie: con la forma Concessum (in forma) furono sottoscritte tre richieste di conserva-torie in forma militanti Ecclesiae106 e la concessione dell’officium tabellionatus a favore diAntonio Rocci107, mentre con la formula Concessum ut petitur furono segnate 226 ri-chieste, riguardanti esclusivamente la materia beneficiale, con una netta prevalenza dinove provisiones o di collazioni di benefici vacanti per resignazione o per devoluzionealla sede apostolica. Anche le rare reformationes sottoscritte dal Valentino si riferisconoa suppliche riguardanti la provvista, mentre solo in un caso la sottoscrizione del vice-cancelliere accordò la nomina di commissari, anche questa volta nell’ambito delcontenzioso di natura beneficiale108.

104 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 49v. Sul valore non cogente della segnaturadel vicecancelliere cfr. PITZ, Supplikensignatur, pp. 36-37.

105 L’ufficio di vicecancelliere fu conferito al Borgia il 1 maggio, ma la bolla di nomina fu pubblicatasolo il 7 novembre dello stesso anno. Nel campione di suppliche preso in esame nel volume, è identifi-cabile solo una supplica sottoscritta da un suo delegato, il vescovo di Camerino Malatesta Catani (sulquale si veda supra, nota 53), che segnò una supplica pro reverendissimo domino vicecancellario in data 21 ago-sto 1459 (cfr. infra, regesto n. 502) e che aveva rappresentato il Borgia in un’analoga incombenza du-rante il pontificato di Callisto III: PITZ, Supplikensignatur, p. 39. Nato da nobile famiglia catalana proba-bilmente il 1 gennaio 1431, grazie allo zio Callisto III Rodrigo Borgia ottenne sin da giovane diversi be-nefici presso diocesi spagnole. Nominato notaio della sede apostolica il 10 maggio 1455, il 20 febbraio1456 fu creato cardinale. Laureatosi in diritto canonico a Bologna il 13 agosto 1456, alla fine dell’annofu inviato nella Marca d’Ancona come legato e l’11 dicembre 1457 fu nominato da Callisto III dux etgeneralis commissarius delle truppe pontificie in Italia. Ottenuta l’amministrazione delle diocesi di Gerona(1457-58) e di Valenza (1457-58), il 22 dicembre fu creato legato a latere in Spagna per la crociata; funuovamente legato nel 1477 per incoronare Giovanna regina di Napoli. Eletto successore di InnocenzoVIII in data 11 agosto 1492, occupò il soglio papale fino alla morte, avvenuta il 18 agosto 1503. Sul suopontificato basti il rinvio a PICOTTI-SANFILIPPO, Alessandro VI.

106 Cfr. infra, regesti nn. 862, 1037, 1491.107 Cfr. infra, regesto n. 686.108 Cfr. infra, regesto n. 1195.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXVII

3. La datazione delle suppliche

Una norma di Cancelleria introdotta da Giovanni XXIII stabiliva che suppliche erotuli non potessero dar luogo a una lettera se non fossero stati datati da un officialespecificamente incaricato109; a tal scopo le richieste erano inoltrate al datarius, che ap-poneva al documento segnato la data topica e la data cronica, determinando in talmodo l’avvio giuridico della grazia110.

Non necessariamente la datatio coincideva con quella della segnatura: le concessioniaccordate da Pio II durante le prime due settimane di regno – il papa cominciò asottoscrivere le suppliche già il giorno dopo la sua elezione (20 agosto 1458) – rice-vettero la data coincidente col giorno dell’incoronazione o con quello successivomentre le aspettative furono antedatate al 26 e poi al 24 novembre 1458111; in secon-do luogo, non sempre la stessa data topica contrassegnava richieste recantiun’identica data cronica, in quanto durante gli spostamenti della corte il Piccolominiera solito signare prima della partenza e, lo stesso giorno, nella località dove avrebbepernottato112. Più in generale, la datazione del documento era spesso condizionata daelementi giuridici ma anche dalle circostanze che costituivano la cornice dell’iter: se leimpetraciones beneficiales non potevano ricevere una data anteriore alla vacanza del bene-ficio, l’attività del datario teneva conto anche delle richieste dei petenti come puredell’abilità dei sollecitatori nel prevenire eventuali concorrenti nel conseguimento diuna data favorevole; per questo, facendo riferimento alla vivace casistica delineata asuo tempo dal Célier, « il y a en effet des suppliques qui arrivaient vite, d’autres len-tement; il y a des suppliques qui contennaient la demande d’une date déterminée»113.

109 OTTENTHAL, Regulae cancellariae, p. 180; CELIER, Les dataires, p. 76. 110 La qualifica supplicationum apostolicarum datarius ricorre nella documentazione a partire dal pontifi-

cato di Martino V per designare un ambito di competenze delineatosi almeno dall’inizio del Trecento edestinato a sfociare in un vero e proprio dicastero durante il pontificato di Sisto V. È dal pontificatodell’antipapa Benedetto XIII infatti che la datazione delle suppliche, sino ad allora forse affidata al vice-cancelliere o ai notai che presentavano le richieste al pontefice, risulta prerogativa di uno specifico offi-ciale qualificato dapprima in forma generica – ille qui databit, qui datam ponit, datam ponens – e quindi, inuna regola di Cancelleria di Giovanni XXIII del 1410, come datator. Da Martino V è attestato anchel’uso di dataria per designare il complesso di competenze dell’ufficiale (e non l’organismo di cui egli sa-rebbe stato a capo in età moderna), che nel corso del secolo si sarebbero estese alla tesoreria della cro-ciata, alla trattativa e alla corresponsione delle compositiones, alla vendita degli officia venalia, alla supervisio-ne del registro delle suppliche: ibidem, pp. 71-86; BRESSLAU, Manuale, pp. 772-776; HOFMANN, Forschun-gen, I, pp. 80-86; NAZ, Daterie apostolique; Repertorium Germanicum, I, pp. 77-79; KATTERBACH, Speciminasupplicationum, p. XIII; FRENZ, I documenti pontifici, pp. 66 e 75-76; ID., Die Kanzlei, pp. 97-100; DEL RE,La curia romana, pp. 447-448; D’ONORIO, Dataria apostolica, pp. 488-489. Per quanto riguarda gli elementicostitutivi della data delle suppliche, si noti il rilievo della datatio topica nella ricostruzione degli sposta-menti della curia, in particolare per un pontificato «itinerante» come quello di Pio II: BROSIUS, Das Itine-rar; Die Supplikenregister, pp. 54-56.

111 Per un esempio si veda infra, regesto n. 1531. Allo stesso modo ricevettero data 3 settembre 1458le bolle che non erano ancora state spedite a causa della morte di Callisto III, che pure aveva segnato lerelative suppliche: BROSIUS, Das Itinerar, p. 425.

112 Ibidem.113 CELIER, Les dataires, p. 105.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXVIII

Il rilievo di tali incombenze spiega il particolare rapporto di fiducia che legava il data-rio al pontefice, la sua composita formazione giuridica e teologica – Pio II affidò talimansioni al primo familiaris Lorenzo Roverella, magister in theologia114 – nonché la pro-gressiva assunzione di funzioni finanziarie, connesse in primo luogo alla riscossionedelle somme corrisposte ex compositione per il conseguimento delle grazie115; al tempostesso, il ruolo cruciale di questo ufficiale doveva costituire un elemento ben presentealle valutazioni dei petenti e dei loro procuratori. Per evitare che la possibile discrasiatra segnatura e datazione pregiudicasse i diritti dell’impetrante a vantaggio di altriconcorrenti, ad esempio, i manuali in uso presso quanti frequentavano la curia ponti-ficia suggerivano strade alternative per prevenire la nutrita schiera di coloro che aspi-ravano al favore della sede apostolica. In particolare, nel caso in cui non fosse statopossibile accedere al pontefice o al referendario, si consigliava di chiedere al datariodi apporre comunque la data di ricezione e di procedere poi alla promozione dellasegnatura; qualora invece fosse spettato al vicecancelliere approvare la supplica,all’impetrante si suggeriva di sollecitare anzitutto la sottoscrizione dei due referenda-ri, alla cui supervisione, come già ricordato, la normativa subordinava la segnaturaper Concessum116. Poiché definiva l’inizio della concessione, oggetto di una supplicaera talora anche l’antedatazione di una grazia, sulla base del principio giuridico percui prior in data, potior in iure. Una richiesta di questo genere, ad esempio, è plausibil-mente all’origine del motu proprio col quale, probabilmente nel gennaio 1464, Pio IIannullò una provvista concessa ad Andrea Barba il 26 aprile 1463 e conferì il benefi-cio a Tommaso Avvocati, stabilendo che la grazia recasse la data del provvedimentoa suo tempo destinato al Barba117. Per lo stesso motivo, nelle richieste di reformatio

114 Artium et medecine doctor, chierico della diocesi di Adria, il Roverella fu creato suddiacono papale il24 novembre 1446. Ottenne il titolo di magister in teologia entro il 24 gennaio 1457, quando gli furonoconfermati i benefici che occupava nella diocesi di Brescia; era inoltre canonico della chiesa maggiore diFerrara il 15 novembre 1457, quando ottenne una parrocchiale nella stessa città e quando si disse cheera in nonnullis nostris et Sedis prefate arduis negotiis ad remotissimas partes destinato. Qualificato familiare pa-pale in un documento del 1459 e, successivamente, primo familiare di Pio II, è attestato come datariodal 19 luglio 1459. Nominato vescovo di Ferrara il 26 marzo 1460, il 12 novembre 1463 fu nominatotesoriere della crociata bandita dal pontefice. Investito della legazia in Germania super rebus cruciate il 22giugno 1467, in alcune lettere del 20 e del 21 aprile 1468 riguardanti una seconda legazione in Germaniaè detto semplicemente referendario domestico ma anche con Paolo II dovette conservare la carica didatario: è definito ancora datario nella bolla di nomina a legato in Ungheria del 26 gennaio 1469 anchese, a causa dell’assenza da Roma, fu sostituito nell’officio da Giovanni Battista Cibo (1471-73) e daFrançois-Ferdinand de Tolède (1471), cui la carica fu conferita alla morte del Roverella. Il 1 febbraio1474, infine, poco prima della morte, egli fu nominato da Sisto IV governatore di Perugia: ibidem, pp.34-37.

115 Precedendo la distribuzione delle suppliche tra i diversi canali che potevano perfezionarne la spe-dizione, la datazione si configurava infatti come la fase dell’iter più propizia al pagamento delle conces-sioni, che poteva avvenire solo ex compositione – in seguito a un accordo tra le parti – in quanto il versa-mento di una tassa fissa sarebbe parso simoniaco: ibidem, pp. 87-102 e HOFMANN, Forschungen, I, pp. 89-100. I primi esempi dell’assunzione di tali funzioni datano al pontificato di Callisto III: TEWES, Die päpstlicheDatarie, p. 160.

116 Practica cancellariae, p. 18.117 Cfr. infra, regesto n. 1456.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XXXIX

l’interessato aveva cura di precisare che le lettere corrette secondo quest’ultima graziafossero spedite sub prima data, cioè con la data della supplica di cui si impetrava lacorrezione.

4. La registrazione delle suppliche

Dopo l’esame da parte dei referendari, la segnatura e la datazione – operazioni cherichiedevano fino ad un massimo di tre giorni118 – le suppliche erano raccolte in filzae inoltrate al registrum supplicacionum ubicato nel palazzo apostolico. Presso questo uf-ficio le richieste segnate erano elencate nel liber de vacantibus, dal quale il petente inte-ressato a proseguire l’iter per il conseguimento della grazia era tenuto ad accertare lostato della propria pratica119; qualora la supplica fosse risultata approvata, l’interessatone richiedeva la registrazione a uno dei chierici del registrum che, dopo aver ricevuto ildebito compenso, trasmetteva il documento a uno scrittore e annotava il nome delpetente nel liber distribucionum. Lo scrittore provvedeva a trascrivere integralmente lasupplica su registro; la copia era quindi collazionata con l’originale che era poi resti-tuito al vicecancelliere; l’avvenuta trascrizione era annotata nel liber de dismissis, inmodo che l’impetrante potesse avviare finalmente il laborioso iter di spedizione dellerelative lettere120, che poteva avvenire principalmente per viam Cancellarie, per Cameram,per viam correctoris, in forma di breve o, come già ricordato, di motu proprio121. Dopo laregistrazione, la supplica segnata era invece restituita all’interessato qualora fosse stataapprovata sola signatura, modalità che rendeva superflua l’emissione di ulteriori docu-menti, evitando i costi per l’expeditio delle bolle ma soprattutto l’esame della portatadella concessione che precedeva la redazione della minuta122; essa era generalmenteformalizzata dalla clausola et quod presentis supplicationis sola signatura sufficiat absquealiarum litterarum desuper confectione / expeditione (o anche et quod sola signatura sufficiat adeffectum omnium premissorum), che poteva essere corredata della motivazione

118 Practica cancellariae, p. 19.119 Sulle considerazioni che potevano indurre l’impetrante a sospendere l’iter di trattazione della sup-

plica si veda infra, pp. LXXIV-LXXV.120 Practica cancellariae, pp. 19-21; BRESSLAU, Manuale, pp. 687-688; WEISS, Kirche und Ortskirche, pp. 104-

108. Per una sintetica descrizione dell’iter riguardante la spedizione di lettere in materia beneficiale cfr.infra, pp. LXXIV-LXXVI.

121 Non è possibile soffermarsi in questa sede sulle diverse forme di spedizione, scandite da procedu-re specifiche e la cui scelta dipendeva sostanzialmente dal petente, per lo più in considerazionedell’entità delle tasse. In linea di massima ogni materia poteva essere spedita per Cameram – la modalitàpiù costosa – o per Cancellariam – più economica della precedente di circa un sesto, mentre per viam cor-rectoris – cioè in forma di rescritto, che non presupponeva la presentazione di una supplica – e per brevepotevano essere spedite commissioni in partibus (purché la spedizione fosse motivata per richieste di ap-pelli), concessioni si in evidentem, purché entro somme limitate, e molti tipi di indulti, dispense e assolu-zioni riguardanti casi «leggeri», cui quali cfr. supra, nota 36: FRENZ, Die Kanzlei, pp. 79-90. Sul motu propriocfr. anche supra, p. XIX.

122 PITZ, Supplikensignatur, p. 57. Sulla verifica della formula di approvazione prima della redazionedella minuta della littera si veda infra, p. LXXV.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XL

dell’agevolazione123. Tale concessione fu invero accordata con parsimonia dal Picco-lomini – è stato stimato che durante il suo regno essa non superò il 3% delle suppli-che segnate124 – probabilmente in adesione a una regola di Cancelleria nella quale egliaveva dichiarato nulle resignazioni, commissioni di cause e processi di natura benefi-ciale litteris non confectis e prescritto che le dispense non trovassero corso prima chefossero state confezionate lettere125; nel complesso di suppliche riguardanti le diocesidel Ducato tale riconoscimento, in effetti, fu accordato prevalentemente per dispen-se, assoluzioni, indulgenze, cioè per grazie che non pregiudicavano diritti di terzi.

Introdotta negli anni Trenta del XIV secolo ma attestata, nelle prime sopravviven-ze documentarie, dal 1342 – anno di elezione di Clemente VI – la registrazione dellesuppliche costituiva un momento nevralgico nell’iter di formazione della documenta-zione pontificia126. Se l’affermazione di una serie di registri destinati alla registrazionedelle suppliche e tenuti da specifici officiali è un indice significativo della burocratiz-zazione raggiunta dalla curia – a sua volta funzionale al controllo su particolari settoridelle istituzioni ecclesiastiche come quello della provvista beneficiale – su un pianopiù immediato essa si configurava come l’estrema garanzia dei diritti delle parti coin-volte nei meccanismi di richiesta e di concessione delle grazie. L’esistenza di copie suregistro, in particolare, rendeva più difficile l’alterazione dei termini della supplica odella grazia; inoltre, sebbene una regola di Cancelleria pubblicata da Niccolò V e con-fermata da Pio II negasse alla supplica valore probatorio in sede di giudizio, nellaprassi si riconosceva entro certi limiti l’ammissibilità del ricorso ad essa – anche in

123 Nelle suppliche di cui si propongono i regesti la motivazione della concessione sola signatura è ge-neralmente costituita dalla povertà del petente: cfr. infra, regesti nn. 614 e 782. Sulle concessioni sola si-gnatura cfr. inoltre KATTERBACH, Specimina supplicationum, p. VIII; FRENZ, I documenti pontifici, p. 32; ID.Die Kanzlei, p. 67.

124 DIENER, Die grossen Registerserien, p. 340, che ha osservato come tale percentuale sarebbe lievementeaumentata con Paolo II e Sisto IV, per raddoppiare durante il pontificato di Innocenzo VIII.

125 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, rispettivamente ai ff. 77r, 49v, 52r. La disposi-zione del Piccolomini riprendeva l’omologa regola di cancelleria emanata da Martino V: OTTENTHAL,Regulae cancellariae, p. 214.

126 Nonostante la serie dei Registra Supplicationum cominci con i volumi compilati durante il pontificatodi Clemente VI, si tende ad anticipare l’introduzione della registrazione al pontificato di Benedetto XII(1334-1342) sulla base di alcuni passi della Secunda Vita e della Quinta Vita, nonché delle Gesta BenedictiXII nei quali si ricorda che la trascrizione e la correzione delle suppliche ex integro furono introdotte dalFournier per frenare l’esosità dei funzionari e dei curiali che presentavano le richieste al papa. Tali atte-stazioni non sono state peraltro interpretate in modo univoco: secondo alcuni l’iniziativa di BenedettoXII sarebbe stata piuttosto la riforma di una prassi già attestata da frammenti di registri precedenti,mentre altri hanno sottolineato come, anteriormente alla riforma della Cancelleria papale attuata nel1331 da Giovanni XXII, i registri di suppliche noti presentassero forma molto diversa da quella attestatada Clemente VI e fossero funzionali esclusivamente all’attività di singoli personaggi – i notai responsa-bili delle minute delle lettere papali: per le diverse interpretazioni bastino KEHR, Bemerkungen, pp. 85-87;Suppliques de Clément VI, pp. X-XIV; BRESSLAU, Manuale, pp. 688-691; KATTERBACH, Inventario, pp. X eXV; GASPARRINI LEPORACE, Alcune lacune, pp. 257-258 e, più recentemente, ZUTSHI, The Origins of theRegistration.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLI

forma di copia tratta dal registro – per casi in cui le lettere non fossero ritenute suffi-cienti a provare l’estensione della concessione papale127.

Agli scrittori del registrum supplicationum – almeno otto durante il pontificato del Pic-colomini 128 – competeva la trascrizione delle suppliche su quinterni in folio (mm. 430x 320), composti ciascuno di venti fogli, distribuiti agli officiali da un clericus hebdoma-darius che apponeva a ciascun fascicolo la numerazione129 e l’intestazione recante latipologia del registro e l’anno di pontificato130; al momento del ricevimento del fasci-colo lo scriba apponeva la data nel margine superiore del primo foglio. I fascicolicompilati erano quindi rilegati in base alla formula di approvazione e al contenuto: legrazie segnate dal pontefice e dai referendari costituivano i libri per fiat mentre le sup-pliche approvate dal vicecancelliere erano copiate negli omologhi volumi per conces-sum; registri de expectativis erano riservati alla registrazione di grazie aspettative. Dalpontificato di Martino V, infine, i registri furono confezionati rilegando in linea dimassima quindici quinterni e apponendo sul taglio di ciascun pezzo il numero di re-gistro e l’anno di pontificato, secondo una prassi costante che conferisce alla seriearchivistica una peculiare uniformità131.

All’interno dei fascicoli le suppliche non erano copiate secondo la loro datazionema probabilmente in base all’ordine con cui erano state distribuite tra gli scribi; latrascrizione doveva essere completata in tempi brevi – un limite di tre giorni fu fis-sato nel 1472 da Sisto IV – anche se un memoriale di fine secolo sulla pratica di

127 Per la regola di Niccolò V cfr. OTTENTHAL, Regulae cancellariae, pp. 257-258 e per la conferma daparte del Piccolomini BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 48v. In sede di giudizio siconcedeva a una parte di avvalersi della supplica qualora questa contenesse un decreto non inserito nellalettera; in tal caso la supplica prevaleva sulle lettere in quanto, in virtù dell’iter di approvazione, praesumi-tur curiosius et diligentius examinata, quam bulla seu breve; in caso di discrepanza tra il testo della supplica e ilsuo summariolum, quest’ultimo aveva la meglio in quanto si intendeva essere stato letto dal papa; se ladiscrepanza riguardava il regestrum, si ammetteva la supplica in quanto verificata da più officiali; in caso,infine, di discrepanza tra supplica o registro e lettere, valeva la copia su registro, a meno che la supplicanon fosse più dubbia delle lettere. Le lettere invece prevalevano qualora contenessero restrizioni rispettoalla grazia contenuta nella supplica: RIGANTI, Commentaria, III, p. 38.

128 FRENZ, Randbemerkungen, p. 417.129 I fascicoli erano cartulati tenendo conto della successiva rilegatura, per cui la numerazione del

primo fascicolo iniziava da 1, quella del secondo da 21 e via dicendo. Se i quinterni erano costituiti daun numero maggiore di venti fogli si continuava a numerare con la cifra 20 o 21 i fogli eccedenti, men-tre se il numero dei fogli era inferiore il fascicolo successivo era numerato come se il fascicolo prece-dente fosse stato completo: KATTERBACH, Inventario, p. XII.

130 KATTERBACH, Specimina supplicationum, p. XIV. L’intestazione – funzionale a garantire una correttarilegatura dei fascicoli – presenta in linea di massima la forma Quinternus primus (secundus, tercius...) libriprimi (secundi, terci...) de vacantibus per fiat / per concessum anno primo (secundo, tercio...): cfr. infra, pp. XLVII-LXIV.

131 KATTERBACH, Specimina supplicationum, p. XIV e ID., Inventario, p. XII. I registri di suppliche ante-riori al pontificato di Martino V presentano invece una consistenza eterogenea: Suppliques de Clément VI,pp. XXIX-XXXI; Suppliques d’Innocent VI, pp. XVIII-XX; Suppliques d’Urbain V, pp. XVIII-XXII; Reper-torium Germanicum, I, pp. 3-13. Per il pontificato di Callisto III, infine, alcune indicazioni marginali indi-cano che ciascun volume era rilegato nel mese successivo alla sua compilazione o, al massimo entro iltrimestre: PITZ, Supplikensignatur, p. 24.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLII

occultare le richieste e di ritardarne la registrazione ut a partibus extorqueant ...pecuniasdenuncia un uso certamente non recente132.

A differenza di quanto attestato per le grazie trattate dalla Penitenzieria, la trascri-zione nel regestrum supplicationum appare essere stata improntata al criterio della asso-luta adesione al documento originale, quale era pervenuto all’ufficio133: il testo dellarichiesta era copiato integralmente; nel margine destro era apposto il nome del refe-rendario responsabile della presentazione della supplica all’autorità approvante. Altesto facevano seguito l’esatto dettato della formula di approvazione, l’eventuale cor-pus delle clausole così come si disponeva nella supplica originale e la relativa signatura.Nel caso di suppliche approvate nella medesima data, o di grazie di contenuto omo-logo accordate con la stessa segnatura a diversi destinatari – magari su sollecitazionedi un unico patrono – data o segnatura erano apposte solo in calce all’ultimo docu-mento posto a registro ed estese alle richieste successive attraverso un segno graficodi collegamento tracciato dallo scrittore nel margine destro134. Nei Registra supplicatio-num di Pio II, infine, alla datatio fanno talora seguito l’imperativo R(ecipe) e un nomeproprio al vocativo – elementi che nelle rare suppliche originali anteriori alla metà delsecolo precedono invece la data e sono attribuibili all’intervento della mano che ap-pose la segnatura papale o a quella del cancelliere o all’intervento del referendario135.Nonostante le diverse ipotesi avanzate in proposito, il senso di questa annotazione –che nei documenti presi in considerazione talora è sottoscritta da Berardo Eroli, dicui si è già ricordato il ruolo di prima importanza nell’ambito della trattazione dellesuppliche 136 – non è del tutto chiaro: alla luce di indagini prosopografiche che hannoevidenziato la prossimità al pontefice dei personaggi destinatari del Recipe, sembrache in questa annotazione possa essere riconosciuto non tanto un ordine di trasmis-sione diretto al responsabile della minuta137 o agli scrittori della Cancelleria responsa-bili della expeditio della littera138, quanto piuttosto l’indicazione del personaggio che, invirtù della prossimità col pontefice, avrebbe concordato con il petente l’entità della

132 L’esame sistematico dei volumi di Callisto III ha evidenziato che in linea di massima la data di se-gnatura della supplica era compresa tra le date di inizio e di conclusione di ciascun fascicolo: ibidem, pp.10-24. Sul provvedimento sistino cfr. TANGL, Die päpstlichen Kanzleiordnungen, pp. 193-195, con riscontronella Practica cancellariae, p. 21; il memoriale sugli abusi commessi presso il registro delle suppliche, re-datto durante il pontificato di Alessandro VI, è edito in HOFMANN, Forschungen, II, pp. 233-236, spec.pp. 234-235.

133 Sulle modalità di trascrizione delle suppliche della Penitenzieria cfr. Die Supplikenregister, p. 59 e Pe-nitenzieria apostolica, pp. 59-60.

134 La trascrizione del corpus di clausole separata dal testo, secondo l’originale, era innovazione recentenella prassi del regestrum supplicationum, essendosi affermata durante il pontificato di Callisto III: PITZ,Supplikensignatur, p. 46.

135 Ibidem, p. 45.136 Cfr. supra, testo corrispondente alla nota 90 e nota 95.137 Come ipotizzato da Ursmer Berlière in Suppliques d’Innocent VI (1352-1362), p. XV a correzione di

una prima interpretazione della abbreviazione R. come Regestrata, per indicare l’avvenuta registrazionedella lettera papale: ID., Épaves, p. 41.

138 BATTELLI, Una supplica originale, p. 283.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLIII

somma da versare come corrispettivo della segnatura papale139. Nelle suppliche prove-nienti dalle diocesi del Ducato l’ordine fu via via rivolto ai personaggi che seguono140.

GregoriusTommaso Piccolomini141

Ia. Sucher / Sucler N. de PistorioGisbertusF. de Tergesto / TrigestoHeinrich Steinhoff (H. Stenhoff)142 OratiusAgostino di Biandrate (A. de Blandrate)143

R. de LucaIo. decanus Angelo da Rieti (A. de Reate)144

Lorenzo Roverella (L. Ferrariensis)145

Niccolò Piccolomini146 Pius

139 HOFMANN, Forschungen, I, pp. 75-96 e, a p. 76, n. 1; PITZ, Supplikensignatur, pp. 76-79. Sembra suf-fragare l’ipotesi di Hofmann e di Pitz una supplica in data 20 gennaio 1463 con la quale Castellino deiConti di Rovescala impetrò una dispensa ad incompatibilia per pagare una pensione sull’arcipretura di S.Maria di Rovescala concessa dal pontefice al proprio familiare Agostino Patrizi Piccolomini, cui è desti-nato il recipe della stessa supplica: cfr. infra, regesto n. 1357. Non è peraltro chiaro se questa fosse l’unicaincombenza dei personaggi cui era indirizzato il recipe: PITZ, Supplikensignatur, p. 78.

140 In un caso – qui al regesto n. 201 – l’ordine riguardò lo stesso petente (Recipe te ipse), il pavese Ste-fano Robbi, familiare del cardinale Giovanni Castiglioni, promosso vescovo di Ventimiglia il 1 giugno1467, nominato consigliere segreto del duca di Milano il 9 agosto 1470 e titolare di un consistente pac-chetto di benefici nelle diocesi di Pavia, Milano e Tortona: ANSANI, La provvista dei benefici, pp. 18-19, e,in questo volume, i regesti nn. 23, 51, 179, 201, 298, 349, 784, 1032, 1162, 1219, 1258, 1262, 1644, 1701,1702, 1703, 1724. La supplica qui al n. 245 reca invece l’ordine Recipe qui vis.

141 Si tratta del cubiculario pontificio, come da Reg. Suppl. 545, f. 196v-197r142 Originario di Plettenberg, in Westfalia, nel 1460 è attestato come rettore della parrocchiale di S.

Lamberto a Plettenberg e cubiculario e familiare pontificio. Rientrato in Germania nell’autunno 1463,l’8 ottobre dello stesso anno fu immesso nel possesso di un beneficio nella chiesa dei SS. Apostoli aColonia. Morì il 16 marzo 1488: HARTMANN, Das Bildnis, pp. 54-78.

143 È qualificato come cappellano, cubiculario e familiare pontificio nonché preposito di S. Michele diTrino nella supplica con la quale nel 1459 Bonifacio di Biandrate impetrò l’arcipretura di S. Maria de Pre-lio extra muros di Silvano d’Orba, non appena Agostino si fosse trasferito alla prepositura di Trino: cfr. infraregesto n. 369.

144 Questo personaggio potrebbe essere l’omonimo scrittore noto solo attraverso i Registra Vaticana diCallisto III: PITZ, Supplikensignatur, p. 167.

145 Sul quale cfr. supra, nota 114. 146 Chierico di Siena, è attestato quale cubicularius secretus tra il 7 luglio 1460 e il 14 agosto 1464. Il 7 lu-

glio 1460 subentrò a Giacomo Piccolomini quale segretario, carica che conservò fino al 1475. Dal 7aprile 1464 compare anche tra gli abbreviatori di parco minore, mentre dal 14 agosto 1464 fu annoveratotra gli abbreviatori di parco maggiore. Morì entro il 28 luglio 1478: FRENZ, Die Kanzlei, p. 415, n. 1738.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLIV

Agapito Cenci Rustici (Ag. Achaton)147 Francesco de Thomeis de Aquila (F. de Aquila)148

Leonardus149

M. FlugelMatteo Iohannis (Matheus)150

Agostino Patrizi Piccolomini (A. Patricii)151 Flavio Antonio Biondo (Blondus)152 Girolamo de Vincencia (Ieronimus)153 Marcello Rustici (Marcellus)154

147 Si tratta del referendario Agapito Cenci Rustici sul quale cfr. supra, nota 56.148 Per la probabile identificazione del personaggio cfr. HOFMANN, Forschungen, I, p. 123.149 Potrebbe essere identificato con l’omonimo personaggio noto solo attraverso i Registra Lateranensia

di Callisto III o con Leonardo Dati, prete fiorentino, dottore di diritto civile, segretario papale dal 1455e abbreviatore: PITZ, Supplikensignatur, pp. 114 e 111; FRENZ, Die Kanzlei, p. 397, n. 1500.

150 Per la probabile identificazione del personaggio col chierico di Valenza, nominato segretario e cu-biculario segreto il 20 aprile 1455, scrittore dal luglio al settembre 1455, confermato segretario da Pio IIil 24 ottobre 1458 cfr. HOFMANN, Forschungen, II, p. 113, n. 92.

151 Si tratta di Agostino Patrizi Piccolomini, nato attorno al 1435 a Siena, dove studiò diritto canoni-co, e membro dell’entourage di Pio II almeno dal 1460. Attestato come capellanus secretarius nel 1464, comeabbreviatore dal 1 aprile 1464 e quindi almeno dal 11 novembre 1479 al 6 dicembre 1483, fu maestrodelle cerimonie dalla fine del 1469 al 29 novembre 1483, e quindi dal 24 dicembre 1484 al 31 maggio1489. Di questo lungo servizio sono testimonianze due tra le sue opere più famose, il Pontificale, com-posto nel 1485 e il Cerimoniale (1488). Nominato vescovo di Pienza dal 18 gennaio 1484, conservò lacattedra episcopale fino alla morte, avvenuta probabilmente nel 1495: Hierarchia, II, p. 216; HOFMANN,Forschungen, II, p. 186, n. 23 e p. 258; DYKMANS, L’oeuvre, I, pp. 1-26; FRENZ, Die Kanzlei, p. 291, n. 267.Qualificato anche come prete, compare nelle suppliche come titolare di pensioni sull’arcipretura di S.Maria di Rovescala e sul priorato di S. Tiburzio di Parma, concessegli dallo stesso pontefice: cfr. infra,regesti nn. 1357 e 1427.

152 Si tratta dell’autore delle Historiarum ab inclinatione romani imperii decades e dell’Italia illustrata. Nato danobile famiglia di Forlì nel 1392, si formò a Cremona e a Piacenza; bandito dalla città natale nel 1423probabilmente in seguito alla sommossa dei nobili forlivesi contro il governo di Lucia Ordelaffi e degliImolesi, prestò servizio quale segretario per magistrati veneziani nella Terraferma dal 1423 al 1427, perpassare, nel settembre dello stesso anno, a servizio di Domenico Capranica, governatore di Forlì. Dopola partenza del legato dalla città romagnola nel 1433, il Biondo intraprese la carriera presso la curia pa-pale: nominato chierico di Camera nel 1432, conservò l’ufficio fino al 1463, cumulandolo dal 1433 conquello di segretario pontificio, che occupò fino alla morte, avvenuta entro il 9 giugno 1463. Nominatoscrittore delle lettere apostoliche nel 1436, fu tra i più fidati collaboratori di Eugenio IV, che se ne av-valse in delicate missioni politiche, soprattutto presso il governo veneziano, e per la preparazione delconcilio di Ferrara – Firenze. Emarginato dalla curia durante il pontificato di Niccolò V, fu reintegratonel collegio dei segretari il 1 ottobre 1453, anche se la sua attività di segretario dovette diradarsi con Cal-listo III (nei cui registri però compare la sua mano) e Pio II, a favore di quella letteraria, per la quale sirinvia a FUBINI, Biondo Flavio. Per le cariche presso la curia papale cfr. HOFMANN, Forschungen, II, p. 111,n. 68; PITZ, Supplikensignatur, pp. 111 e 173.

153 Per la probabile identificazione di questo personaggio col clericus Anteradensis, notaio papale, scrit-tore attestato nei Registra Vaticana di Callisto III e familiare papale: PITZ, Supplikensignatur, p. 171, n. 65.

154 Nominato segretario nel 1443, nel 1449 fu nominato scrittore e nel 1479 acquistò l’ufficio di ab-breviatore. Decano del collegio degli scrittori dal 1471, mantenne le cariche di scrittore e di segretariofino alla morte, avvenuta il 10 dicembre 1481: FRENZ, Die Kanzlei, p. 403, n. 1576; PITZ, Supplikensigna-tur, p. 74; KRAUS, Die Sekretäre, p. 31.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLV

Una volta completati, i fascicoli erano trasmessi al correttore che provvedeva adatare l’ultimo foglio del quinterno155 e quindi a visionare l’operato dello scrittore,verificando la corrispondenza della copia agli originali e apponendo nel margine sini-stro di ciascun documento registrato il nome della diocesi di provenienza del petente– o, per richieste di natura beneficiale, di quella ove era ubicato il beneficio oggettodella supplica – e una rubrica indicativa del contenuto156. Spettava al correttore, inparticolare, emendare quegli errori di trascrizione imputabili sostanzialmente a svisteoccorse allo scrittore: una supplica già copiata da un altro scriba, un documento er-roneamente trascritto in un registro destinato ad altro tipo di grazie o, ancora, un er-rore commesso nella trascrizione della data erano sistematicamente depennati e se-gnalati in margine al documento. Con una nota a margine autenticata con l’inizialedel proprio nome, il correttore segnalava elementi particolari riscontrati dallo scritto-re nella supplica originale e inerenti al suo contenuto o alle modalità della sua appro-vazione: omissioni157 e cancellazioni di dati158, spazi lasciati in bianco presumibil-mente in vista di una successiva integrazione durante la spedizione delle lettere159,clausole respinte dal pontefice160, clausole non segnate ma di cui, probabilmente, ilpetente aveva chiesto egualmente la registrazione forse in vista di una reformatio161.L’annotazione Correctum / Correcta de mandato domini pape autorizzava invece correzioniapportate su ordine del pontefice – e talora dopo la confezione dei registri – chemodificavano il dettato della supplica originale secondo quanto disposto da una suc-cessiva reformatio162.

In margine alle suppliche riguardanti le diocesi del ducato di Milano compaiono lesottoscrizioni dei seguenti correttori:

155 La data della restituzione del fascicolo era generalmente indicata nella forma Computat(us) ultimamai, fo(lia) XX e probabilmente era funzionale al pagamento dello scriba: PITZ, Supplikensignatur, p. 10.

156 La rubrica era costituita dalla prima parola significativa del summarium apposto all’originale e, comeil nome della diocesi, era funzionale ad agevolare il reperimento delle suppliche all’interno del registro:ibidem, p. 45 e, per esempi della prima età moderna, FAORO, La rubrica.

157 Come il valore del beneficio, segnalato con non est valor beneficii, nel regesto n. 660.158 Si veda la segnalazione viginti erat abrasum in originali nel regesto n. 1428.159 Segnalato con Ista loca erant in originali vacua nel regesto n. 845 e con Ita erat in originali nel regesto n.

1159. Per un esempio di integrazione successiva su mandato papale cfr. infra, regesto n. 827.160 In questo caso la cassazione di singole clausole era certificata con la nota cassata in originali: cfr. in-

fra, docc. nn. 8, 50, 357, 454, 557, 576, 670, 735, 778, 822, 946, 1109, 1442.161 Cfr. infra, docc. nn. 285, 1575, 1629, 1640, 1670. Si veda inoltre la richiesta di dispense avanzata

nel 1464 da Giovanni Romano di Pontremoli che fu accolta tranne che per la clausola di permuta delledignità maggiori e principali nelle chiese secolari (e la cui cassazione fu indicata nel registro con la con-sueta formula cassatum in originali) e per la richiesta di spedizione gratuita delle lettere apostoliche, cheperaltro non fuit signata neque cassata, come dichiarato dalla nota apposta dal correttore Francesco de Roda:cfr. infra, n. 1709.

162 PITZ, Supplikensignatur, pp. 27-29.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLVI

Garsia de Mota (G.)163 Antonio Strozzi (An. de St.)164 Berengario Clavell (B. Clavell)165. Io(hannes)166

Francesco de Roda (F. d. R.)167 I. d. T. 168

5. I Registra Supplicationum di Pio II

È stato calcolato che durante il pontificato di Pio II le suppliche trattate dalla Can-celleria furono trascritte in novantun registri, di cui se ne sono conservati sessantasei(ASV, Reg. Suppl. 505-575); di questi, sei sono libri de vacantibus per concessum e sessantade vacantibus per fiat mentre sono andati persi i volumi de expectativis, di cui se ne utiliz-zava almeno uno all’anno169.

I Registra del Piccolomini assommavano a sessantotto pezzi ed erano conservati instantiis palatii apostolici apud Sanctum Petrum in Vaticano nel 1633, quando insieme aglialtri volumi della serie furono sottoposti al primo riordinamento di cui è rimastatraccia, dovuto al datario Egidio Orsini de Vivariis e a Felice Contelori, commissariogenerale della Camera apostolica. Come risulta dalla cartulazione e dalle intestazionidei quinterni che li compongono, i due curiali valutarono sistematicamente le condi-zioni materiali dei registri, provvidero al conteggio dei fogli e alla correzione dellacartulazione originale ove questa risultava errata o mancante, integrarono le intesta-zioni di ciascun fascicolo col nome del pontefice; i pezzi furono quindi elencati in uninventario secondo l’anno di pontificato e descritti in merito allo stato di conserva-zione e alla consistenza170. Tra il 1704 e il 1705 la serie fu fatta rilegare in pergamenaper iniziativa del custode del registro Scipione Boncompagni171 e un secolo più tardi,nel 1810, fu trasferita a Parigi in ottemperanza alle disposizioni napoleoniche vòlte aconcentrare nella capitale francese gli archivi papali. Nel corso dello stesso secolo ivolumi ricevettero una nuova numerazione, di cui si conserva traccia solo negli

163 I riscontri cronologici autorizzano a riconoscere nelle note autenticate con questa sigla la mano diGarsias de Mota, che resignò l’ufficio il 23 febbraio 1465 (HOFMANN, Forschungen, II, p. 85).

164 Cubiculario, dopo la nomina a magister registri supplicationum prestò giuramento il 12 settembre 1445.Era ancora attivo nell’ufficio nel 1471 (ibidem, p. 84).

165 Dottore decretalista, rector della chiesa parrocchiale di Almenara, nella diocesi di Tortosa, cubicula-rio, familiare pontificio e tesoriere nella città di Perugia, fu nominato magister registri supplicationum il 22agosto 1457 (ibidem, p. 85; PITZ, Supplikensignatur, p. 72).

166 Questo correttore non è stato identificato.167 Morì entro il 3 luglio 1465 (ibidem, p. 85).168 Questo correttore non è stato identificato.169 Repertorium Germanicum, VIII / 1, p. XXVI; KATTERBACH, Inventario, pp. 35-38. Per una descrizione

complessiva della serie cfr. inoltre FINK, Das Vatikanische Archiv, pp. 42-45, DIENER, Die grossen Register-serien, pp. 339-343; BOYLE, A Survey, pp. 149-153.

170 ASV, Reg. Suppl., Rubric. 2; sull’intervento cfr. anche KATTERBACH, Inventario, p. XII.171 Ibidem, p. XII.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLVII

strumenti di corredo172; restituiti al Vaticano nel 1817, essi furono trasportati nel Palaz-zo Lateranense, per trovare definitiva collocazione presso l’Archivio Segreto nel 1892,insieme all’Archivio della Dataria, ai volumi di suppliche compilati durante lo scismad’Occidente e ai 99 Registra supplicationum di età avignonese che erano stati portati aRoma già nel 1783173. In questa occasione ai registri – a partire da quelli compilati du-rante il pontificato di Martino V – fu apposta una nuova segnatura, corrispondente aquella ancora visibile sui dorsi174; a tale iniziativa, nel 1900 seguì l’inventariazionedell’intera serie, basata sulla numerazione per pontificato che, a partire dal regno dellostesso papa Colonna, gli impiegati del registro scrivevano sul taglio dei pezzi175.

Nel primo trentennio del Novecento, la constatazione di numerose inesattezze ne-gli ultimi riordinamenti e la difficoltà di reperire i volumi entro i depositidell’Archivio sollecitarono un nuovo intervento che conferì alla serie l’attuale fisio-nomia. L’archivarius Bruno Katterbach provvide a censire i volumi segnalando quellimancanti rispetto all’inventario del 1633, ne rilevò lo stato di conservazione e quindiprocedette ad attribuire alla serie una nuova numerazione – quella attuale – in basealle intestazioni originali dei libri o dei frammenti quando questi risultarono formareun proprio volume176; esito del lavoro fu l’Inventario dei registri delle suppliche pubblicatonel 1932, che a tutt’oggi costituisce il fondamentale strumento di corredo della serie.Di seguito si dà la ricostruzione della serie e si fornisce una essenziale descrizione deiregistri compilati durante il pontificato di Pio II177.

Anno primo

Liber primus de vacantibus per concessum

ASV, Reg. Suppl. 510 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 742; numero secondol’ordine del 1892: 503). Registro di cc. I, 1-306, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 16: 1-1520, 166. Il registro fu costituito rilegando otto quinterni, contrasse-gnati dall’intestazione Liber primus de vacantibus per concessum e dalla numerazione in ci-fre romane (I-CLX), e otto quinterni recanti la stessa intestazione e la stessa numera-zione dei precedenti, avviati durante la Dieta di Mantova; a questa doppia numerazionese ne sovrappose un’altra, anch’essa in cifre romane ma continua, apposta probabil-mente in occasione della rilegatura dei quinterni.

Le cc. 155-194 presentano lacerazioni, restaurate.

172 Questa numerazione è riportata nella prima colonna dell’Inventarium supplicationum datariae apostolicaea Clemente pp. VI ad Pium papam VII redatto nel 1900 e conservato in ASV, Ind. 195; su di essa cfr. ancheKATTERBACH, Inventario, p. XIV, n. 2.

173 BOYLE, A Survey, pp. 149-153; KATTERBACH, Inventario, pp. XIII. Sulla cronologia del trasferi-mento degli archivi papali a Parigi e del loro ritorno a Roma cfr. inoltre GIUSTI, Materiale documentario.

174 Tale numerazione, che sulle etichette apposte ai dorsi dei volumi risulta espunta, è compresa tra 1e 7011 ed è riportata nella seconda colonna dell’inventario in ASV, Ind. 195.

175 ASV, Ind. 195, sul quale si vedano le indicazioni di KATTERBACH, Inventario, p. XIV, n. 3.176 KATTERBACH, Inventario, pp. XIV-XV. 177 I registri sono già stati descritti in Repertorium Germanicum, VIII / 1, pp. XLVII-LV.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLVIII

Liber primus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 511 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 743; numero secondol’ordine del 1892: 504). Registro di cc. I, 1-280, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 14: 1-1420 . La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integrata etalora affiancata da una cartulazione moderna, in cifre arabe. È bianca la c. 60v.

Sono parzialmente sciolte dalla legatura le cc. 200-201, 240, 241; sono sciolte le cc.62, 79, 161.

Liber secundus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 512 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 744; numero secondol’ordine del 1892: 505). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integratada una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura risulta allentata tra il tredicesimo e il quattordicesimo quinterno e diconseguenza la c. 260 è sciolta.

Liber tertius de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 513 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 745; numero secondol’ordine del 1892: 506). Registro di cc. 1-299, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1320, 1419, 1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacu-nosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Le cc. 20 e 21 sono quasi completamente sciolte dalla legatura.

Liber quartus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 514 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 746; numero secondol’ordine del 1892: 507). Registro di cc. 1-302, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1220, 1322, 14-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. È bianca la c. 100v.

Le cc. 120, 220 e 221 sono quasi completamente sciolte dalla legatura.

Liber quintus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 515 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 747; numero secondol’ordine del 1892: 508). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XLIX

Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa edè corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe. È biancala c. 280v.

Liber sextus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 516 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 748; numero secondol’ordine del 1892: 509). Registro di cc. I, 1-298, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1120, 1218, 13-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe; talora questa seconda numerazione affianca quella originale anche se corretta.È bianca la c. 180v.

Le cc. 87, 94, 189, 264, 273, 274 sono quasi completamente sciolte dalla legatura;sono sciolte le cc. 88, 93, 265, 272.

Liber septimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber octavus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 517 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 749; numero secondol’ordine del 1892: 510). Registro di cc. 1-291, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1220, 1311, 14-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. È bianca la c. 251v.

La c. 201 è sciolta dalla legatura.

Liber nonus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber decimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber undecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 518 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 750; numero secondol’ordine del 1892: 511). Registro di cc. I, 1-322, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 16: 1-820, 922, 10-1620. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. È bianca la c. 182v.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

L

Liber duodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 519 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 751; numero secondol’ordine del 1892: 512). Registro di cc. 1-302, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-220, 322, 4-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed èintegrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe. Sono bianche le cc.20r-v, 92r-v, 102r-v.

Liber tertiodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 520 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 752; numero secondol’ordine del 1892: 513). Registro di cc. 1-302, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1120, 1222, 13-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. Sono bianche le cc. 180v, 242v.

Le cc. 10-11 sono parzialmente sciolte dalla legatura; le cc. 281-302 presentanodanni provocati da tarli.

Liber quartodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 521 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 753; numero secondol’ordine del 1892: 514). Registro di cc. 1-298, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 116, 2-820, 922, 10-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisae lacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. Sono bianche le cc. 16v, 177r-178v.

Le cc. 36-37 sono parzialmente sciolte dalla legatura; le cc. 296-298 presentano vi-stosi strappi sul margine destro, ora restaurati.

Liber quintodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 522 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 754; numero secondol’ordine del 1892: 515). Registro di cc. 1-197, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 10: 1-420, 518, 6-920, 1019. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. Sono bianche le cc. 170v-178v.

La legatura presenta uno strappo in corrispondenza del primo nervo.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LI

Anno secondo

Liber primus de vacantibus per concessum.

ASV, Reg. Suppl. 523 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 755; numero secondol’ordine del 1892: 516). Registro di cc. 1-277, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 14: 1-1320, 1417. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è inte-grata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe. È bianca la c. 20v.

Le cc. 39 e 221 sono parzialmente sciolte dalla legatura; il primo e il quattordicesi-mo quinterno presentano danni provocati da tarli.

Liber primus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber secundus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 524 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 756; numero secondol’ordine del 1892: 517). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integrata dauna seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La c. 41 è sciolta dalla legatura; il quindicesimo quinterno presenta danni provocatida tarli.

Liber tertius de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber quartus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber quintus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 525 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 757; numero secondol’ordine del 1892: 518). Registro di cc. I, 1-282, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 14: 1-1120, 1222, 13-1420. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosaed è integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Le cc. 201-282 presentano vistose rosicature nel margine superiore.

Liber sextus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 526 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 758; numero secondol’ordine del 1892: 519). Registro di cc. 1-299, secondo la cartulazione meccanica.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LII

Fascicoli 15: 1-1420, 1519. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è inte-grata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe. È bianca la c. 299v.

Le cc. 21, 40 e 61 sono sciolte dalla legatura.

Liber septimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber octavus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber nonus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 527 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 759; numero secondol’ordine del 1892: 520). Registro di cc. I, 1-302, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1320, 1421, 1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed èintegrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe. È bianca la c. 200v.

La legatura presenta uno strappo in corrispondenza del primo nervo; la c. 81 èquasi completamente sciolta dalla legatura.

Liber decimus de vacantibus per fiat anno secundo.

ASV, Reg. Suppl. 528 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 764; numero secondol’ordine del 1892: 525). Registro di cc. I, 2-298, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 119, 218, 3-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacu-nosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.È bianca la c. 158r-v.

Liber undecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 529 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 761; numero secondol’ordine del 1892: 522). Registro di cc. I, 1- 300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 122, 2-520, 618, 7-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. È bianca la c. 102v.

Liber duodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 530 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 762; numero secondol’ordine del 1892: 523). Registro di cc. I, 1-320, I, secondo la cartulazione meccanica.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LIII

Fascicoli 15: 1-620, 722, 8-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed èintegrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta uno strappo in corrispondenza del primo nervo; la c. 81 è par-zialmente sciolta.

Liber tertiodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 531 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 763; numero secondol’ordine del 1892: 524). Registro di cc. I, 1-298, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-620, 718, 8-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e la-cunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre ara-be.

La c. 139 presenta uno strappo.

Liber quartodecimus de vacantibus per fiat anno secundo.

ASV, Reg. Suppl. 532 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 764; numero secondol’ordine del 1892: 525). Registro di cc. 1-298, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1220, 1318, 14-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa elacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifrearabe. È bianca la c. 200r-v.

Stato di conservazione pessimo; una vistosa macchia provocata da umidità ha cau-sato una vasta lacerazione delle cc. 1, 240, 298, che pregiudica la lettura del testo, estrappi di minore entità lungo il margine superiore di tutte le carte. Le cc. 80-82, 91,98-105, 108, 113-114, 120-153, 158-186 sono parzialmente sciolte dalla legatura.

Anno terzo

Liber primus per concessum.

ASV, Reg. Suppl. 533 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 765; numero secondol’ordine del 1892: 526). Registro di cc. I, 1-142, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 8: 118, 2-720, 84. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è inte-grata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Liber primus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber secundus de vacantibus per fiat: deperdito.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LIV

Liber tertius de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber quartus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 534 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 766; numero secondol’ordine del 1892: 527). Registro di cc. I, 1-302, I, secondo la cartulazione meccani-ca178. Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è integrata, dove ri-filata, da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Liber quintus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 535 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 767; numero secondol’ordine del 1892: 528). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integrata dauna seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Le cc. 281 e 300 sono parzialmente sciolte dalla legatura.

Liber sextus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber septimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 536 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 768; numero secondol’ordine del 1892: 529). Registro di cc. I, 1-255, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-420, 512, 6-820, 92, 10-1420, 151. La cartulazione coeva in cifre romane èlacunosa ed è integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta una lacerazione tra il primo e il secondo nervo e tra il sesto e ilsettimo; il primo foglio di guardia è parzialmente sciolto dalla legatura.

Liber octavus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 537 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 769; numero secondol’ordine del 1892: 530). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa edè corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Le cc. 210 e 211 sono sciolte dalla legatura.

178 Ai quindici fascicoli del registro, che contano complessivamente 300 carte, seguono due cartecartulate a timbro contenenti appunti in italiano di mano moderna.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LV

Liber nonus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 538 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 770; numero secondol’ordine del 1892: 531). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integratada una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Le cc. 20, 21, 146 e 155 sono parzialmente sciolte dalla legataura.

Liber decimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 539 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 771; numero secondol’ordine del 1892: 532). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa edè corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La c. 1 è parzialmente sciolta dalla legatura.

Liber undecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 540 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 773; numero secondol’ordine del 1892: 533). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integratada una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Il piatto anteriore della coperta presentava uno strappo, restaurato; le cc. 148, 149,152 e 153 sono parzialmente sciolte dalla legatura.

Liber duodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 541 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 774; numero secondol’ordine del 1892: 534). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa edè corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Le cc. 10 e 11 sono parzialmente sciolte dalla legatura.

Liber tertiodecimus de vacantibus per fiat

ASV, Reg. Suppl. 542 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 775; numero secondol’ordine del 1892: 535). Registro di cc. I, 1-260, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 13: 1-1320. È bianca la c. 60v. La cartulazione coeva in cifre romane è im-precisa e lacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, incifre arabe, talora scorretta.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LVI

Liber quartodecimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Anno quarto

Liber primus de vacantibus per concessum.

ASV, Reg. Suppl. 543 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 777; numero secondol’ordine del 1892: 536). Registro di cc. 1-122 secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 7: 1-520, 61, 721. La cartulazione coeva in cifre romane, è imprecisa e lacunosaed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Il margine superiore di tutte le carte presenta danni provocati da tarli.

Liber primus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 544 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 778; numero secondol’ordine del 1892: 537). Registro di cc. 1-299, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1320, 1419, 1520. La cartulazione coeva in cifre romane, è imprecisa e la-cunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve danno al primo nervo.

Liber secundus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 545 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 779; numero secondol’ordine del 1892: 538). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integrata dauna seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta lievi danni al primo e al settimo nervo.

Liber tertius de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 546 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 780; numero secondol’ordine del 1892: 539). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. Sono bianche le cc. 100v, 220v. La cartulazione coeva in cifreromane è lacunosa ed è integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre ara-be, talora scorretta.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LVII

Liber quartus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 547 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 781; numero secondol’ordine del 1892: 540). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. È bianca la c. 20r-v. La cartulazione coeva in cifre romane è impre-cisa e lacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazione moderna, incifre arabe.

La parte sinistra delle carte cc. 281-282 è percorsa da una macchia di umidità.

Liber quintus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 548 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 782; numero secondol’ordine del 1892: 541). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. È bianca la c. 200v. La cartulazione coeva in cifre romane è lacuno-sa ed è integrata da una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

Il margine superiore dei primi due quinterni è percorso da una lieve macchia diumidità; la c. 81 è sciolta dalla legatura.

Liber sextus per fiat: deperdito.

Liber septimus per fiat: deperdito.

Liber octavus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 549 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 783; numero secondol’ordine del 1892: 542). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integrata dauna seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La metà superiore delle cc. 1-8 presenta macchie di umidità.

Liber nonus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 550 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 784; numero secondol’ordine del 1892: 543). Registro di cc. I, 1-290, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1320, 1410, 1520. Sono bianche le cc. 240r-v, 278r, 286r-290v. La cartu-lazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa ed è corretta o integrata da unaseconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta uno strappo tra il primo e il secondo nervo; la c. 1 è scioltadalla legatura.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LVIII

Liber decimus de vacantibus per fiat.

Frammento di registro in ASV, Reg. Suppl. 550 (numero secondo l’ordine del sec.XIX: 784; numero secondo l’ordine del 1892: 543), cc. 291-328 secondo la cartula-zione meccanica, comprendente i quinterni I-II del liber decimus. Fascicoli 2: 120, 218, Èbianca la c. 328v (secondo la cartulazione meccanica). La cartulazione coeva in cifreromane è imprecisa e lacunosa ed è corretta o integrata da una seconda numerazionemoderna, in cifre arabe.

Liber undecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 551 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 789; numero secondol’ordine del 1892: 544). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. Cartulazione coeva in cifre romane.

La c. 40 è sciolta dalla legatura.

Liber duodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 552 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 786; numero secondol’ordine del 1892: 545). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integratada una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La c. 161 è sciolta dalla legatura.

Liber tertiodecimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber quartodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 553 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 787; numero secondol’ordine del 1892: 546). Registro di cc. I, 1-300, I secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è integratada una seconda numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber quintodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 554 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 788; numero secondol’ordine del 1892: 547). Registro di cc. I, 1-51, I secondo la cartulazione meccanica.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LIX

Fascicoli 4: 123, 219, 38, 41. È bianca la c. 42v. La cartulazione coeva in cifre romane èaffiancata da una cartulazione moderna, in cifre arabe e, alla c. 23, da una secondanumerazione moderna.

La legatura presenta uno strappo in corrispondenza del settimo nervo; le cc. 19-20presentano uno strappo.

Anno quinto

Liber primus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 555 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 789; numero secondol’ordine del 1892: 548). Registro di cc. 1-300 secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. Cartulazione coeva in cifre romane.

La legatura presenta uno strappo in corrispondenza del primo nervo; le cc. 41 e 61sono sciolte dalla legatura.

Liber primus de vacantibus per concessum.

Frammento di registro in ASV, Reg. Suppl. 556 (numero secondo l’ordine del sec.XIX: 790; numero secondo l’ordine del 1892: 549), cc. 1-147. Fascicoli 8: 1-720, 87. Èbianca la c. 147v. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa ed ècorretta o integrata da una numerazione moderna, in cifre arabe.

Liber secundus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 557 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 786; numero secondol’ordine del 1892: 550). Registro di cc. 1-299, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1420, 1519. Cartulazione coeva in cifre romane.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber tertius de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 558 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 787; numero secondol’ordine del 1892: 551). Registro di cc. 1-320, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 16: 1-1620. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa ed ècorretta o integrata da una numerazione moderna in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo; la carta320 è mutila nel margine inferiore; la c. 121 è sciolta dalla legatura.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LX

Liber quartus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 559 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 788; numero secondol’ordine del 1892: 552). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. È bianca la c. 180v. La cartulazione coeva in cifre romane è lacuno-sa ed integrata da una numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber quintus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 560 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 789; numero secondol’ordine del 1892: 553). Registro di cc. 1-301, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1420, 1521. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed integratada una cartulazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber sextus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 561 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 791; numero secondol’ordine del 1892: 555). Registro di cc. I, 1-284, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 114, 2-920, 1011, 11-1420, 1519. La cartulazione coeva in cifre romane è la-cunosa ed integrata da una numerazione moderna, in cifre arabe; una seconda nume-razione moderna corregge quella originaria sulla c. 14.

Il quindicesimo quinterno presenta danni provocati da tarli; la legatura presenta unlieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber septimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber octavus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 562 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 792; numero secondol’ordine del 1892: 556). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed integrata dauna numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo; le cc. 1 e61 sono sciolte dalla legatura.

Liber nonus de vacantibus per fiat: deperdito.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXI

Liber decimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber undecimus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 563 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 793; numero secondol’ordine del 1892: 557). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed integrata dauna numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo; la c. 141è sciolta dalla legatura.

Liber duodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 564 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 794; numero secondol’ordine del 1892: 558). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed integrata dauna numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber tertiodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 565 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 795; numero secondol’ordine del 1892: 559). Registro di cc. 1-300, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed integrata dauna numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber quartodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 566 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 796; numero secondol’ordine del 1892: 560). Registro di cc. I, 1-303, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1420, 1523. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed inte-grata da una numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber quintodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 567 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 797; numero secondol’ordine del 1892: 561). Registro di cc. I, 1-126, I, secondo la cartulazione meccanica.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXII

Fascicoli 7: 1-520, 619,77. È bianca la c. 126v. La cartulazione coeva in cifre romane èimprecisa e lacunosa ed è corretta o integrata da una numerazione moderna, in cifrearabe; una seconda numerazione moderna corregge quella delle cc. 118-119.

Anno sesto

Liber primus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 568 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 798; numero secondol’ordine del 1892: 562). Registro di cc. I, 1-298, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-320, 418, 5-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa e ta-lora poco leggibile ed è integrata da una numerazione moderna in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo; la c. 79 èsciolta dalla legatura; una macchia di umidità ha reso poco leggibile la numerazionedel primo quinterno.

Liber primus de vacantibus per concessum.

Frammento di registro in ASV, Reg. Suppl. 556 (numero secondo l’ordine del sec.XIX: 790; numero secondo l’ordine del 1892: 549), cc. 148-215, secondo la numera-zione meccanica. Fascicoli 4: 1-220, 317, 411. È bianca la c. 215v. La cartulazione coevain cifre romane è imprecisa e lacunosa ed è corretta o integrata da una numerazionemoderna.

Liber secundus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber tertius de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber quartus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 569 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 799; numero secondol’ordine del 1892: 563). Registro di cc. I, 1-300, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e lacunosa edè corretta o integrata da una numerazione moderna in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

II. La trattazione delle suppliche_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXIII

Liber quintus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 570 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 790; numero secondol’ordine del 1892: 564). Registro di cc. I, 1-296, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-220, 316, 4-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e la-cunosa ed è corretta o integrata da una numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber sextus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 571 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 790; numero secondol’ordine del 1892: 554). Registro di cc. 1-298, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 15: 1-820, 918, 10-1520. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisa e la-cunosa ed è corretta o integrata da una numerazione moderna, in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber septimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber octavus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 572 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 801; numero secondol’ordine del 1892: 565). Registro di cc. I, 1-294, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-520, 618, 7-1420, 1516. La cartulazione coeva in cifre romane è imprecisae lacunosa ed è corretta o integrata da una numerazione moderna in cifre arabe.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Liber nonus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber decimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 573 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 802; numero secondol’ordine del 1892: 566). Registro di cc. 1-302, I, secondo la cartulazione meccanica.Fascicoli 15: 1-1220, 1322, 1420, 1521. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosaed è integrata da una numerazione moderna, in cifre arabe; talora è affiancata una se-conda numerazione moderna a matita, molto parziale.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXIV

Liber undecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 574 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 803; numero secondol’ordine del 1892: 567). Registro di cc. 1-278, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 14: 1-320, 418, 5-1420. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed èintegrata da una numerazione moderna in cifre arabe; talora è affiancata una secondanumerazione moderna a matita, molto parziale.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo; la c. 259è mutila.

Liber duodecimus de vacantibus per fiat: deperdito.

Liber tertiodecimus de vacantibus per fiat.

ASV, Reg. Suppl. 575 (numero secondo l’ordine del sec. XIX: 804 numero secondol’ordine del 1892: 568). Registro di cc. 1-215, secondo la cartulazione meccanica. Fa-scicoli 11: 1-920, 1018, 11 17. La cartulazione coeva in cifre romane è lacunosa ed è in-tegrata da una numerazione moderna in cifre arabe, talora imprecisa.

La legatura presenta un lieve strappo in corrispondenza del primo nervo.

III.

SUPPLICHE DELLE DIOCESI DEL DUCATO DI MILANODURANTE IL PONTIFICATO DI PIO II

1. La forma delle suppliche

Le suppliche provenienti dalle diocesi del Ducato sforzesco e trascritte nei registridi Pio II evocano con immediatezza la varietà e l’ampiezza degli interventi che allametà del Quattrocento la sede apostolica indirizzava a qualsiasi ambito delle istitu-zioni ecclesiastiche, della vita religiosa e della dimensione più personale dell’esistenzadei fedeli. Se talora una supplica si riferiva esclusivamente al conferimento di una ca-rica ecclesiastica, frequentemente un’analoga richiesta era corredata dall’impetrazionedi un’assoluzione o di una dispensa che, sanando la condizione di irregolarità del pe-tente, consentissero la presa di possesso del beneficio; se in alcuni casi – ad esempioper quanto riguardava le alienazioni di beni della Chiesa – il ricorso al pontefice ri-spondeva alle prescrizioni dei canoni, non era infrequente che nello stesso ambito lasede apostolica si pronunciasse anche sulla base delle competenze esercitate qualetribunale ecclesiastico di massima istanza. La pluralità di richieste che caratterizzaquesti documenti e l’intreccio di prerogative di diversa natura sotteso alla segnaturapapale rendono dunque estremamente ardua una descrizione sistematica delle diversetipologie di istanze; più che a una disamina della ricchissima casistica proposta daiRegistra, è parso quindi più opportuno far cenno ai principali settori di intervento – ilgoverno delle res beneficiales, l’esercizio delle facoltà giurisdizionali e dei poteri di gra-zia del pontefice – per poi dare sommariamente conto delle materie meglio indivi-duabili nel complesso di suppliche relative al Ducato milanese.

Entro tale campione prevalgono certamente i documenti concernenti le res benefi-ciales – richieste riguardanti l’istituzione, la soppressione, l’unione di benefici, ma so-prattutto le impetrationes beneficiales e il contenzioso sovente correlato1. Come si vedràpiù distesamente tra breve, la redazione di una supplica costituiva infatti il primo pas-so per quanti aspiravano a qualche «pezzo» della cospicua massa di benefici che lasede apostolica governava in virtù delle riserve generali o del diritto di devoluzione; ilcomplesso iter di presentazione delle petitiones doveva però essere percorso anche dalchierico che intendesse prendere parte al mercato dei benefici ottenendo un primo

1 A interventi di questo tipo rinvia circa il 63% delle suppliche identificate.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXVI

riconoscimento delle proprie ambizioni attraverso una lettera aspettativa o, ancora, dacoloro che intendevano lasciare la carica occupata attraverso una rinuncia, una permutao una cessione presso la Curia. A questo ingente complesso di documenti possonoessere per molti aspetti apparentate anche le suppliche concernenti l’ingresso nellaarticolata organizzazione del palazzo apostolico: sia che fosse riferita ad offici di curia oal meno definito vincolo di familiarità col pontefice o con un cardinale, la concessio-ne delle prerogative e degli emolumenti connessi allo status di curiale percorreva ca-nali di impetrazione simili a quelli che guidavano la trattazione delle res beneficiales2.

Un secondo ambito di intervento ben riconoscibile nei registri delle suppliche ècostituito da quello giudiziario, in connessione alle competenze che il diritto canoni-co attribuiva al foro ecclesiastico ratione personae e ratione materiae3. La Chiesa esercitavainfatti giurisdizione esclusiva nei confronti dei chierici secolari e regolari purché ton-surati nonché dei chierici in minoribus constitutis e coniugati, mentre i laici che godeva-no della protezione della Chiesa (miserabili, crociati, universitari) avevano la possibi-lità di adire tribunali ecclesiastici o secolari4. Ratione materiae le competenze del giudiceecclesiastico si estendevano ai reati contro la morale cristiana e contro la fede (bla-sfemia, sacrilegio, adulterio, ratto, usura, simonia, eresia, magia, stregoneria), a que-stioni concernenti proprietà ecclesiastiche (ma anche benefici, elemosine, decime), acause testamentarie e a quelle riguardanti contratti che implicassero il ricorso al giu-ramento, nonché a vertenze di natura sacramentale – con particolare riferimento aquelle riguardanti il matrimonio ed aspetti ad esso connessi (legittimità dei figli, fi-danzamento e questioni dotali). Nell’ambito di questa ampia casistica – e successiva-mente a pronunciamenti già emanati in prima e a volte in seconda istanza presso itribunali diocesani e metropolitani – un fedele poteva appellarsi al pontefice affinchéil ricorso fosse affidato a giudici apostolici5; la relativa concessione accordava la no-mina di uno o più commissari – in linea di massima indicati nell’ordinario diocesanoe /o in un esponente del clero locale titolare di una dignità – incaricati di procedereper via sommaria, talora con facoltà di avvalersi del braccio secolare, di comminarecensure ecclesiastiche, di dare esecuzione alla sentenza ed eventualmente di assolvereil richiedente da sanzioni nelle quali fosse nel frattempo incorso.

2 FRENZ, Die Kanzlei, p. 76. L’esiguità delle richieste in proposito (pari all’1,5% circa delle supplicheriguardanti le res beneficiales) impone di far riferimento solo ad essenziali rinvii bibliografici: sugli officiavacabilia cfr. almeno HOFMANN, Forschungen, I, pp. 109-161; sulla familia papale si vedano le considera-zioni di VISCEGLIA, Denominare e classificare, pp. 167-173, mentre per le prerogative godute dai membridelle familiae cardinalizie cfr. U. SCHWARZ, Die Papstfamiliaren.

3 A interventi di questo tipo rinvia circa il 10% delle suppliche identificate – computo che comprendele richieste di commissari avanzate a integrazione di istanze di natura beneficiale o riguardanti i poterigraziosi del pontefice.

4 Perdevano il diritto di adire il foro ecclesiastico i chierici che contraevano un secondo matrimonio,sposavano una vedova, praticavano il commercio o si dedicavano ad attività considerate eminentementesecolari come buffoni, giocolieri, usurai. Per una sistematica disamina di questi aspetti, cfr. DUMAS, Juri-sdiction, coll. 255-257 ma anche BELLONI, Francesco Della Croce, pp. 108-112 e 124-128.

5 A mo’ d’esempio si veda la procedura attestata in documentazione milanese e ricostruita ibidem, pp.126-136.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXVII

Accanto a richieste di natura beneficiale e a commissiones, i registri di Pio II con-tengono suppliche che rinviano ai poteri di grazia esercitati dal pontefice – conces-sioni in forma di assoluzione, dispensa, licenza, indulto6.

L’assoluzione concerneva gravissime infrazioni alla normativa canonica che com-portavano la scomunica ipso facto o tramite decreto: comminata per reati qualil’omicidio o il ferimento di chierici, l’inosservanza delle norme circa il ministero sa-cerdotale, pratiche simoniache, l’abbandono di monastero non autorizzato dal supe-riore o irregolarità matrimoniali, tale sanzione aveva come conseguenza l’esclusionedalla comunità dei fedeli e, in linea di massima, poteva essere sciolta solo dal pontefi-ce7. Alla sede apostolica inoltre era obbligatorio ricorrere per ottenere l’assoluzionedall’interdetto – la proibizione di celebrare liturgie e di accedere ai sacramenti fatta apersone, gruppi e comunità senza però che esse fossero estromesse dalla Chiesa – edalla sospensione (dall’ufficio, dal ministero, o dal beneficio) comminata a membridel clero macchiatisi di comportamenti irregolari8. Un’assoluzione, ancora, potevaessere impetrata ad cautelam, cioè per tutelarsi dall’eventualità di essere inconsapevol-mente incorso in una censura ecclesiastica, oppure ad integrazione di una dispensapost factum; in questo caso i chierici richiedevano contestualmente una rehabilitatio peraver esercitato il ministero nonostante condizioni di irregolarità9.

Derogava a un precetto della legge ecclesiastica la dispensa che, accordata in speci-fiche circostanze ed ex iusta causa, sanava una violazione della norma che il destinata-rio avrebbe commesso se avesse compiuto determinate azioni (dispensa ante factum) oun’infrazione nella quale era già incorso (dispensa post factum)10. La licenza inveceautorizzava a compiere un atto di per sé non contrario alle norme della Chiesa – allequali quindi non si derogava, a differenza della dispensa – ma che necessitava co-munque di una concessione formale11. Rientrava infine nei poteri di grazia anchel’indulto, un privilegio che la sede apostolica elargiva in forma di littera e più spesso dibreve, derogando al diritto comune12.

Mentre il ricorso alla segnatura papale e in linea di massima alla expeditio per Cancel-lariam costituiva l’unico canale percorribile per coloro che aspiravano a un’aspettativao a un beneficio riservato, a quanti necessitavano di assoluzioni, dispense, licenze si

6 Le suppliche riguardanti queste concessioni ammontano circa al 27% della documentazione censita;il computo non comprende però le richieste avanzate nell’ambito e ad integrazione di istanze di naturabeneficiale.

7 Sulla distinzione, affermatasi nel XII secolo, tra censure innescate automaticamente (poenae latae sen-tentiae) o da un provvedimento dell’autorità ecclesiastica (poenae ferendae sententiae) cfr. PLÖCHL, Geschichtedes Kirchenrechts, p. 388 e, per le diverse forme di scomunica e le prerogative riconosciute in quest’ambitoad altre autorità ecclesiastiche, pp. 391-393; sull’argomento di vedano inoltre Die Supplikenregister, p. 10;BRAMBILLA, Alle origini, pp. 44-50; SALONEN, The Penitentiary, pp. 64-67; Penitenzieria apostolica, pp.21-22.

8 PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 394-398 e 391.9 Penitenzieria apostolica, p. 30.10 NAZ, Dispense, col. 1284; Supplikenregister, pp. 9-10; BRAMBILLA, Alle origini, pp. 170-175; SALONEN,

The Penitentiary, pp. 67-72; Penitenzieria apostolica, p. 22.11 Supplikenregister, p. 11; SALONEN, The Penitentiary, p. 72; Penitenzieria apostolica, p. 22. 12 DUMAS, Indult.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXVIII

prospettavano diverse opzioni. In materia di ordini sacri – cui si farà cenno tra breve– il diritto comune accordava anche agli ordinari diocesani la facoltà di dispensare gliillegittimi, sia pure limitatamente agli ordini minori e per conseguire benefici sine cura;nella prassi, inoltre, il vescovo si pronunciava in merito a violenze perpetrate controchierici e a proposito di unioni matrimoniali, di cui poteva valutare la validità, la nul-lità o l’irregolarità, senza però accordare dispense. Prerogative graziose erano ricono-sciute anche ai rappresentanti pontifici in partibus – legati a latere, nunzi, commissari,collettori della Camera apostolica: la necessità di rimpinguare i redditi di questi per-sonaggi motivava spesso l’attribuzione di facultates inerenti alla sfera matrimoniale,dispense ex defectu natalium e assoluzioni da atti di violenza contro ecclesiastici, ma li-mitatamente a un certo periodo e a un numero definito di concessioni13. La più forteconcorrenza in materia graziosa proveniva però dalla Penitenzieria che, oltre a pro-nunciarsi come corte d’appello in casi spettanti all’autorità ordinaria, elargiva dispen-se, assoluzioni, licenze e dichiarazioni nei casi riservati al pontefice ma da questi de-legati al penitenziere14.

Per quanto riguarda grazie inerenti agli ordini sacri, non sembra che tra autorità ec-clesiastiche in partibus e sede apostolica si verificassero particolari interferenze: solo ilpapa concedeva dispense per ottenere la promozione al presbiterato, mentre al ve-scovo potevano rivolgersi chierici che si ponevano obiettivi di carriera limitati ai pri-vilegi connessi alla tonsura e agli ordini minori. Analogamente, recenti ricerche ri-guardanti le diocesi del Ducato indicano che il ricorso a legati, collettori e delegatiapostolici in materia matrimoniale incontrava probabilmente un limite nelle restri-zioni temporali delle loro facultates, che riducevano i vantaggi offerti dalla maggior ra-pidità e probabilmente dai minori costi della relativa procedura15.

La definizione degli ambiti di azione della Cancelleria e della Penitenzieria costitui-sce invece una questione più complessa e ancora largamente aperta16. In linea di mas-sima, laddove le regole di Cancelleria ammettevano sovrapposizioni di competenzesembra plausibile che l’opzione fosse influenzata non tanto da decisioni del perso-nale di curia quanto piuttosto dalla valutazione dell’orator, a sua volta fondata anzi-tutto sulle relazioni con gli ambienti curiali sulle quali egli o il suo procuratore potevafar affidamento e sul raggio d’azione entro il quale normalmente si esplicava l’attivitàdel sollecitatore17. In secondo luogo, gli interventi relativi a chierici secolari e al cleroregolare rintracciati nei Registra supplicationum di Pio II confermano che la Cancelleriaera il canale privilegiato per la concessione di assoluzioni, dispense e licenze funzio-nali al conseguimento di benefici già vacanti o riservati alla sede apostolica, comesuggerito dalle dispense ex defectu natalium censite, per lo più richieste contestualmente

13 Die Supplikenregister, p. 188; SCHWARZ, Dispense, pp. 133-134 e soprattutto OSTINELLI, L’offerta dellagrazia, pp. 533-536.

14 Sull’articolazione della Penitenzieria apostolica basti il rinvio alla bibliografia supra, p. X, nota 16.15 Penitenzieria apostolica, p. 137.16 In questa sede si può solo sommariamente accennare alle ipotesi formulate dalle indagini condotte dal

gruppo di ricerca sulla Penitenzieria apostolica coordinato da Ludwig Schmugge, per le quali si faccia ancorariferimento supra, p. X, nota 16, come pure a SCHWARZ, Dispense e a ZUTSHI, Inextricabilis curie labyrinthus.

17 Ibidem.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXIX

ad istanze riguardanti res beneficiales. In questo ambito inoltre le prerogative della Can-celleria erano più estese di quelle del penitenziere, che non aveva facoltà di accordaredispense unite all’autorizzazione a non menzionare più in futuro il difetto di nascita(licentia deinceps tacendi) né poteva derogare a statuti di chiese che escludevano gli ille-gittimi dal possesso di certi benefici18. Maggiori erano invece le interferenze perquanto riguardava la progressione nella gerarchia ecclesiastica, poiché anche la Peni-tenzieria rilasciava dispense in merito a tutti gli impedimenti all’ordinazione e ai con-seguenti casi di irregolarità, assoluzioni da censure ed excessus, deroghe riguardantitempi e modi della promozione agli ordini; anche in questo caso tuttavia – almenosecondo il campione «lombardo» – l’elemento che orientava il supplicante verso laCancelleria parrebbe essere costituito da ambizioni di natura beneficiale19. Il mode-stissimo campione di dispense riguardanti la materia matrimoniale sembra invececonfermare, sia pure con le cautele imposte dalla parzialità del punto di osservazione,la preferenza mostrata per la Penitenzieria: i collaudati meccanismi di presentazionedelle richieste, la minor entità delle spese necessarie al conseguimento di una letteradel penitenziere rispetto a una bolla papale, la relativa rapidità dei tempi di spedizionedelle lettere rilasciate da questo dicastero, le modalità di esecuzione dei mandati inpartibus giustificano plausibilmente lo scarso favore che le coppie delle diocesi padaneaccordarono alla segnatura del papa o del vicecancelliere20. Per quanto riguarda inve-ce altre materie trattate da entrambi i dicasteri – quali lettere confessionali, deroghealla clausura monastica, indulgenze, concessione di altare portatile – il profilo di nonpochi petenti suggerisce che, nonostante gli alti costi imposti dalla spedizione dellalettera per Cancellariam, il formulario più articolato di alcune licenze rispetto alleomologhe grazie concesse dal penitenziere, nonché l’autorevolezza ed il prestigio delFiat papale fossero elementi sufficienti a determinare il ricorso al pontefice e, succes-sivamente, alla Cancelleria da parte di impetranti di elevata estrazione sociale21.

2. Il contenuto delle suppliche

a. La provvista dei benefici

Entro il complesso delle suppliche provenienti da diocesi del dominio sforzescodurante il pontificato di Pio II prevalgono le impetraciones beneficiales, che costituisconocirca il 60% della documentazione censita. Tali richieste non riguardavano i benefici

18 SCHWARZ, Dispense, p. 137. Per un esempio di dispensa dall’obbligo di menzionare la nascita illegit-tima cfr. infra, regesto n. 158.

19 Sulle suppliche riguardanti l’accesso agli ordini sacri e la progressione nella carriera ecclesiastica siveda il paragrafo 2.c.

20 Si vedano le indicazioni quantitative infra, nota 154.21 Ciò vale soprattutto per le lettere confessionali concesse per viam Cancellariae, che presentavano un

formulario più articolato di quelle concesse dal penitenziere: GÖLLER, Die päpstliche Pönitentiarie, I, pp.213-242; Penitenziera apostolica, p. 131, nota 19 e, per il formulario, pp. 34-35; Die Supplikenregister, pp.207-208; SALONEN, The Penitentiary, pp. 203-204.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXX

concistoriali, il cui conferimento era deciso dal pontefice e dal collegio cardinalizio,ma quelli minori, detenuti da chierici secolari (beneficia secularia) o da religiosi professiregolari (beneficia regularia) e che potevano implicare l’esercizio della cura animarum, di-ritti di giurisdizione e precedenza, servizi (benefici doppi), oppure oneri meno impe-gnativi, quali la celebrazione di messe o la partecipazione a liturgie (benefici sempli-ci)22. In base alle modalità di acquisizione, si definivano elettivi i benefici occupatitramite l’elezione e la conferma di un’autorità superiore, mentre a benefici collativi siaccedeva tramite collazione o istituzione; i patronati erano invece provvisti in seguitoalla presentazione da parte di patroni e la conferma della superiore autorità ecclesia-stica. Ulteriori distinzioni erano operate tra benefici compatibili e incompatibili (cioènon cumulabili), residenziali e non residenziali (che non richiedevano obblighi di re-sidenza), liberi ed affecti – vale a dire riservati alla collazione del pontefice o destinati acerte categorie di chierici in virtù di disposizioni canoniche, di un titolo di fondazio-ne o della consuetudine.

La normativa canonica attribuiva la facoltà di assegnare i benefici ai collatori ordi-nari, cioè a quanti avevano giurisdizione su una circoscrizione territoriale o in virtùdel diritto, di un privilegio o della consuetudine: la provvista era compresa tra le pre-rogative episcopali, ma diritti di questa natura potevano essere esercitati anche da ca-pitoli canonicali o da enti monastici; ai titolari di giuspatronato era riconosciuto il di-ritto di nomina e di presentazione del candidato al beneficio. Interventi inquest’ambito erano consentiti anche ai legati, secondo una gradualità connessaall’ampiezza dei poteri di legazia: mentre missi, nuntii e alcuni prelati agivano sulla ba-se di commissioni speciali23, i legati a latere godevano di facoltà che superavano i di-ritti dei collatori ordinari tranne che per le chiese cattedrali, regolari e collegiate e perle dignità elettive delle cattedrali immediatamente successive alla pontificale24.

22 In linea di massima erano considerati doppi i benefici cui erano connesse la cura d’anime,l’amministrazione dei sacramenti, la giurisdizione penitenziale (beneficia curata o cum cura); le dignità (di-gnitates) implicanti giurisdizione e precedenza (arcidiaconato, arcipresbiterato, decanato, prepositura, ab-bazia), gli offici (officia) connessi a un servizio ma privi di giurisdizione (sacristia, cantoria, etc.), i perso-nati (personatus) che assicuravano diritto di precedenza ma non avevano giurisdizione. Nell’ambito deibenefici semplici si distingueva tra beneficia mere simplicia, che comportavano soltanto la recita di preghie-re, e beneficia servitoria, i cui titolari erano variamente tenuti alla celebrazione di messe, alla partecipazionealla liturgia delle ore, all’officiatura di una cappella o di un ospedale. Per quanto riguarda gli enti regolarierano considerati benefici semplici i priorati non conventuali, i monacati e i canonicati occupati da ca-nonici regolari, mentre erano annoverati tra i benefici secolari semplici i canonicati, le prebende, le cap-pellanie: FERRARIS, Prompta bibliotheca, I, coll. 412-414; MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, coll. 406-413,PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 409-411.

23 Il titolo di legato riconosciuto ai prelati non comportava necessariamente diritti di collazione, comenel caso degli arcivescovi, cui la qualifica di legato era attribuita in ragione della carica: MOLLAT, Bénéficesecclésiastiques, col. 419. Per un esempio delle prerogative in materia di provvista delegate in questo modosi vedano le facoltà concesse motu proprio nel 1460 da Pio II al cardinale Juan Carvajal, diacono e ammi-nistratore perpetuo della cattedrale di Piacenza: cfr. infra, regesti nn. 787 e 1004.

24 MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, col. 419. Le suppliche di Pio II informano che nelle diocesi del Du-cato tali facoltà erano state riconosciute da Callisto III al cardinale Juan Luis Milà, legato a latere nellacittà di Bologna, nonché al suo successore Bartolomeo Bessarione: cfr. infra, regesti nn. 365 e 459.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXI

Nel secondo Quattrocento tuttavia gli spazi di azione dei collatori risultavano dra-sticamente ridotti dall’incidenza della provvista apostolica. Mitigata nella prassi laportata dei concordati che nella prima metà del secolo avevano attenuato gli squilibritra gli interessi della sede apostolica e quelli dei collatori locali nel governo delle resbeneficiales 25 – si pensi all’abolizione della Prammatica Sanzione ottenuta da Pio II ealle sue conseguenze26; convogliate le ambizioni di stampo regalistico di principi e digoverni cittadini della Penisola nei canali di una continua trattativa con Roma, ilpontefice assurgeva ormai a dominus beneficiorum, avvalendosi degli strumenti svilup-pati dalla normativa e dalla prassi a partire dal XII secolo e ulteriormente affinati neiprocessi di accentramento amministrativo del Trecento27.

Secondo un canone del III concilio lateranense, l’intervento papale si fondava an-zitutto sul diritto di devoluzione, che assegnava alla sede apostolica i benefici che ilcollatore aveva provvisto disattendendo le formalità canoniche o trascurando i ter-mini prescritti dalla normativa – un massimo di sei mesi per quelli di collazione ordi-naria, un trimestre per quelli vacanti per cumulo illecito28. Fu appunto appellandosiallo ius devolutionis che non pochi chierici delle diocesi lombarde impetrarono presso ilPiccolomini chiese parrocchiali o benefici di patronato privato i cui titolari erano ingenere eletti e presentati al vescovo dai rispettivi patroni; motivo di queste richiestefu sempre la scadenza dei termini di provvista, trascorsi senza che il titolare del di-ritto di collazione o di presentazione avesse ottemperato a tali incombenze29.

Altro fondamento canonico delle prerogative papali era costituito dalla riserva apo-stolica che dalla metà del XII secolo, muovendo da iniziative straordinarie – per sup-plire collatori negligenti, per ovviare a inadempienze nell’iter o, ancora, per assecon-dare richieste avanzate da potenti intermediari – si era progressivamente dilatata finoa costituire all’inizio del Trecento un sistema ben definito nelle sue coordinate giuri-diche, in grado di sopperire all’obsolescenza dei tradizionali metodi di collazione e alcontempo di far fronte alle necessità di ordine amministrativo e finanziario del pa-pato30. La riserva apostolica traeva giustificazione dalla plenaria dispositio riconosciuta

25 In linea di massima i concordati avevano restaurato le elezioni vescovili, affermato la provvista or-dinaria delle dignità presso cattedrali e chiese collegiate e introdotto l’alternativa mensium della provvistaapostolica e della provvista ordinaria; erano stati ridotti i benefici dei curiali riservati alla sede apostolicaed era stata assegnata agli accademici una quota fissa di benefici: MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, coll.440-448; La Chiesa al tempo del Grande Scisma, pp. 464-480, 499, 507-516, 532-535, 549-550. Per esempli-ficazioni riguardanti l’area germanica cfr. MEYER, Zürich und Rom, pp. 43-49, WEISS, Kirche und Ortskirche,pp. 37-44 e BELLONI, Benefici, pp. 82-87.

26 BOURDON, L’abrogation.27 Per un approfondimento di queste tematiche, qui necessariamente schematizzate, si vedano almeno

BARRACLOUGH, Papal Provisions; MERLO, Dal papato avignonese; Le fonctionnement administratif; CHITTOLINI,Stati regionali; ID., Papato, corte di Roma; PROSPERI, «Dominus beneficiorum»; PRODI, Il sovrano pontefice.

28 MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, coll. 414-415.29 Esempi di provvista di parrocchiali ex devolutione infra, regesti nn. 16, 75, 211, 247, 258, 267, 297,

418; per benefici di patronato privato cfr. i regesti nn. 17, 57, 274, 326, 456.30 Per questi aspetti si è fatto riferimento al classico saggio di BARRACLOUGH, Papal Provisions, spe-

cialmente alle pp. 9-10 e 153-177 ma anche a PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 200-206; Repertorium

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXII

al papa sui benefici vacanti e in ipsis vacaturis secondo quanto formulato dalla costitu-zione Licet ecclesiarum del 1265, che ratificando una prassi già in uso dispose la primariserva generale su chiese, personati, dignità e altre prebende vacanti presso la curiaromana per mortem dei detentori. Estesa ad altre categorie di beneficia dalla legislazionepontificia e, a partire dal regno di Urbano V, dalle regole di Cancelleria31, durante ilregno del Piccolomini la riserva riguardava i benefici non concistoriali vacanti secon-do i dettami della costituzione Ad regimen (1335), quelli di ecclesiastici morti entrodue giorni di viaggio (una sessantina di chilometri) dalla curia e dei curiali decedutidurante i trasferimenti della stessa, quelli devoluti alla sede apostolica secondo lemodalità stabilite nel 1317 dalla Exsecrabilis – cioè i benefici vacanti per privazionedel titolare in seguito a illecito cumulo di benefici incompatibili –, la provvista dichiese cattedrali, metropolitane, patriarcali e di monasteri il cui valore annuo supera-va i duecento fiorini di Camera32. Al pontefice competeva inoltre il conferimentodelle dignità maggiori di cattedrali e metropolitane e delle dignità principali nelle col-legiate, le prepositure, le dignità conventuali e le precettorie generali degli ordini –tranne quelli militari33, dei benefici dei familiari cardinalizi34, dei benefici detenuti nelcorso del loro mandato da collettori e subcollettori apostolici35, dei benefici dei pro-pri cubiculari e dei cursores, dei canonicati e delle prebende di S. Pietro e delle basilichepatriarcali di Roma durante l’assenza dalla curia dei cardinali cui spettavano la colla-zione, la provvista, la presentazione e qualsiasi altra disposizione; dei benefici riser-vati alla sede apostolica da Callisto III e vacanti al tempo della sua morte36.

Germanicum, II, pp. 23-25; MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques; MEYER, Zürich und Rom, pp. 25-60; WEISS, Kurieund Ortskirche, pp. 20-23; SCHWARZ, Römische Kurie.

31 MEYER, Zürich und Rom, pp. 39-42.32 Le regole di cancelleria del Piccolomini in merito ai benefici generaliter riservati si trovano in BNCF,

Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, ff. 45v-46v. La prima costituzione confermata da Pio II, la Adregimen di Benedetto XII, raccolse tutte le riserve generali fatte dai predecessori: quella dei benefici va-canti per morte apud sedem apostolicam – cioè entro un raggio di due giorni di viaggio dalla curia – e deicuriali morti presso la curia o durante i suoi trasferimenti stabilita da Bonifacio VIII nella Praesenti (1298ca.) e la riserva dei benefici vacanti per privazione, deposizione, elezione non confermata, resignazionenelle mani del pontefice, trasferimento o promozione all’episcopato, nonché quelli dei cardinali e di al-cune categorie di impiegati presso la curia (vicecancelliere, camerieri, notai apostolici, auditor litterarumcontradictarum, correttori, scrittori della Cancelleria e della Penitenzieria, abbreviatori, cappellani papali),secondo quanto stabilito dalla Ex debito di Giovanni XXII (1316). Alla sede apostolica la Ad regimen ri-servò inoltre i benefici vacanti per morte degli uditori di rota, dei rettori e dei tesorieri dello stato dellaChiesa e quelli dei cappellani d’onore: MEYER, Zürich und Rom, pp. 33-38. La riserva sulle chiese catte-drali, metropolitane, patriarcali e sui monasteri di valore superiore a duecento fiorini era stata inveceintrodotta nel 1362 da Urbano V (che aveva fissato a cento fiorini il limite dei monasteri maschili riser-vati): OTTENTHAL, Regulae cancellariae, p. 15.

33 Riserva affermata per la prima volta da Benedetto XIII nel 1394: ibidem, p. 124; MEYER, Zürich undRom, p. 40.

34 Riserva affermata per la prima volta da Clemente VII nel 1378: OTTENTHAL, Regulae cancellariae, p.92; WEISS, Kurie und Ortskirche, p. 22.

35 Riserva affermata per la prima volta da Urbano V nel 1363: OTTENTHAL, Regulae cancellariae, p. 15;WEISS, Kurie und Ortskirche, p. 22.

36 La riserva dei benefici dei cursori pontifici fu affermata per la prima volta da Eugenio IV in una co-stituzione del 1438 pubblicata in Päpstliche Kanzleiregeln; a Martino V si deve invece la prima pubblicazio-

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXIII

La sede apostolica conferiva anche benefici non riservati attraverso l’emissione dilitterae expectativae, che riconoscevano al destinatario il diritto di ottenere un beneficioche in futuro si sarebbe reso vacante presso una o più diocesi e di cui la concessioneindicava semplicemente la qualitas (canonicato, dignità, chiesa parrocchiale); toccavaquindi al destinatario della grazia informarsi sui casi di vacanza e rivendicare i propridiritti sul beneficio rispondente ai requisiti enunciati nell’aspettativa37. Aspettativeordinarie accordavano l’accesso a cariche di valore consistente e richiedevanol’emissione di una lettera graziosa e di una esecutoria; aspettative in forma pauperum –impetrate da chierici sprovvisti di benefici o di aspettative o dotati di esigue rendite,purché non di origine illegittima o privi dei requisiti di età – concedevano prerogativesu benefici di valore limitato ma comportavano il pagamento di tasse meno elevate invirtù di un iter di spedizione più snello38. Analogamente ai propri predecessori Pio IIsi pronunciò ripetutamente su tali grazie: confermando una regola edita da NiccolòV, egli vietò tra l’altro l’impetrazione di aspettative sui benefici di collazione ordinariavacanti durante i mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre – concessione cheestese a sei mesi per alcune diocesi 39 –, prescrisse che si desse esecuzione solo a let-tere riguardanti la stessa regione di provenienza del concessionario, vietò il cumulo didue benefici incompatibili in virtù di aspettative, fissò le precedenze di nobili, curialied accademici nel conseguimento di benefici assegnati in questo modo e definì lemodalità di esecuzione in partibus Gallicanis, dove la revoca della Prammatica Sanzioneinaugurò una stagione favorevole ai chierici dotati di questo tipo di grazie40. Ciono-nostante, nel secondo Quattrocento questa pratica era ancora all’origine di abusi e didisordini per la larghezza con cui la sede apostolica elargiva tali grazie – significativele lamentele avanzate nel 1460 da Spinello Giussani, impossibilitato a far valere lapropria aspettativa nelle diocesi di Milano o di Mantova propter multitudinem gratiarumin partibus illis –, per la contemporanea presenza di più candidati – si veda l’annosacontesa riguardante un canonicato nella cattedrale di Como conclusasi nel 1458 –,per le resistenze talora opposte dal clero locale, come avvenne presso il duomo di

ne della norma sui benefici vacanti presso le basiliche patriarcali di Roma: OTTENTHAL, Regulae Cancella-riae, p. 188.

37 MOLLAT, Expectatives, coll. 688-690; Repertorium Germanicum, II, pp. 29-31; FRENZ, Die Kanzlei, p. 76.Si vedano a titolo di esempio le aspettative su benefici spettanti alla collazione del vescovo e del capitolodi Parma (regesto n. 251), dei vescovi, degli arcidiaconi, degli arcipreti, dei capitoli e dei canonici di No-vara e di Vercelli (regesto n. 588), dell’arcivescovo di Milano o del vescovo di Mantova (regesto n. 747),dei vescovi di Acqui Terme o di Alba (regesto n. 1076).

38 Le aspettative in forma pauperum si riferivano però a benefici non riservati ed incompatibili con altribenefici, per cui la loro esecuzione presupponeva la rinuncia del beneficio precedente. Se emesse in for-ma communi – tipica delle aspettative concesse dai pontefici in particolari occasioni, quali l’incoronazione,la missione di un ambasciatore, la visita di un sovrano – esse non richiedevano la segnatura e la registra-zione della supplica né l’emissione di lettere di provvista, essendo notificate solo da un mandato; seconcesse in forma speciali, invece, esse comportavano la spedizione di una littera gratiosa e di una littera ex-ecutoria: MOLLAT, Expectatives, coll. 684-685 e MEYER, Les «littere».

39 BOURDON, L’abrogation, pp. 218-219.40 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, ff. 55r e 56v, 58v, 69v-71r, 73v-75r; BAV, Vat.

Lat. 6343, f. 184rv. Sull’argomento cfr. inoltre BOURDON, L’abrogation, pp. 216-221.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXIV

Milano nel 1459 in difesa del diritto di opzione delle prebende contro chierici dotatidi tali lettere41.

Nella seconda metà del XV secolo, in linea di principio, la via per ottenere unaprovvista apostolica era costituita dal conseguimento di una littera gratiosa, per lo piùrilasciata su presentazione di una supplica42. Non necessariamente tuttavia una sup-plica segnata e registrata dava luogo a una lettera di provvista43: l’impetrante – o, piùfrequentemente, il suo procuratore – poteva rinunciare a richiedere le bolle perchétrovava più conveniente far valere i propri diritti super nuda supplicatione44 o perché nelfrattempo aveva appreso delle ambizioni di candidati più accreditati, magari dotati diuna data di approvazione più favorevole. Particolarmente temibile a questo propositoera la concorrenza di un chierico fornito di una concessione motu proprio, che accor-dava prerogative rilevanti nell’ambito della provvista – la possibilità di non justificarecontenta in gratia45, la precedenza su grazie segnate in modo consueto46 – e giustificavaomissioni nell’iter di spedizione delle lettere47. Poiché presupponevano una peculiarecontiguità col pontefice, tali grazie erano impetrate prevalentemente da personalità dispicco – membri dell’entourage pontificio, curiali, principi – che più facilmente aveva-no la possibilità di sfruttare anche contatti informali col pontefice, appunto a dannodi altri concorrenti48.

Altre difficoltà, ancora, potevano profilarsi prima della redazione della minuta dellalittera, che costituiva la prima fase della spedizione per viam Cancellariae, generalmentepreferita all’expeditio per Cameram per i costi inferiori. Spettava infatti all’abbreviatore –il responsabile della stesura della minuta – esaminare la supplica segnata per preparare

41 Cfr. infra, regesti nn. 747, 174, 207 e 671.42 Practica cancellariae, p. 17; sulla procedura di presentazione delle suppliche si veda supra, pp. XV-XLVI.43 Per la ricostruzione dettagliata delle diverse fasi dell’expeditio dei documenti pontifici cfr. Practica can-

cellariae, pp. 21-40; BRESSLAU, Manuale, pp. 266-309; FRENZ, Die Kanzlei, pp. 104-163; ID., I documentipontifici, pp. 75-83; PITZ, Supplikensignatur, spec. pp. 120-133 e pp. 184-197; molto utile, anche perl’ampio ricorso ad esempi, WEISS, Kurie und Ortskirche, pp. 104-123.

44 Ibidem, p. 108, nota 63.45 KATTERBACH, Specimina supplicationum, p. VII. Le regole di cancelleria di Pio II concedevano infatti

che nelle grazie beneficiali concesse motu proprio l’impetrante omettesse il valore del beneficio: BNCF,Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 53v. Sul motu proprio cfr. supra, p. XIX.

46 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 47v, a conferma dell’omologa prescrizione diMartino V (OTTENTHAL, Regulae cancellariae, p. 202).

47 Nella prassi infatti si ammetteva che i detentori di grazie motu proprio si sottraessero all’esamesull’idoneità ad occupare il beneficio concesso, uso peraltro sanzionato nelle regole di Cancelleria pro-mulgate dal Piccolomini: BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 76r.

48 Si veda l’esempio di Paganino Guassoni, che il 4 giugno 1460 riferì a Bianca Maria Sforza l’esitodelle richieste personalmente avanzate a Pio II in occasione di un momento di riposo: Accadendomi a lemane una supplicatione de uno secretario del reverendissimo cardinale di Spoleti [Berardo Eroli] hebi modo per bona viaimpedire il fatto suo per fare che ditto beneficio pervenesse in me et cossì seguì che, essendo la Santità de Nostro Signore a libagni, stando una sera a spacio, racommandandomi a Sua Beatitudine se dignò conferirmelo motu proprio (citato daMÄRTL, Alltag, p. 127, nota 51). Forse a relazioni non dissimili si devono alcune concessioni motu propriodi Pio II a favore di chierici diversi da quanti avevano presentato le relative suppliche: cfr. infra, regesti225, 327, 434, 667, 992, 1245, 1294, 1528, 1606, 1733.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXV

un documento secondo il formulario più rispondente alla richiesta, alle modalità dellasegnatura papale e ai dettami delle regole di Cancelleria, eventualmente integrandoneil dettato con elementi non indicati al momento della approvazione49: in questa occa-sione l’impetrante poteva dunque apprendere che la supplica non era stata segnatasecondo le proprie necessità o che richiedeva di essere completata con altri dati.Nella prima eventualità occorreva presentare una seconda richiesta oppure impetraredal pontefice una reformatio che modificasse o integrasse il dettato della supplica ap-provata; qualora invece fosse stato necessario raccogliere altri elementi era possibilesupplicare di ricevere una proroga dei termini di spedizione della littera fissati dalleregole di Cancelleria. A questo scopo, ad esempio, nel 1464 Giacomo Rosati chiesedi rinviare di quattro mesi l’expeditio delle bolle, in precedenza già dilazionata di ottomesi, giustificando l’istanza con il fatto che una pestilenza aveva impedito di assume-re altre informazioni necessarie alla confezione del documento50. L’abbreviatore re-digeva la minuta di un mandato diretto a uno o più esecutori (littera executoria)51; inquesto caso, il petente indicava generalmente il nome dell’esecutore in partibus ma,qualora aspirasse ad una procedura più celere, egli aveva la facoltà di nominare unesecutore presso la stessa curia – opzione più praticabile, per quanto non obbligato-ria, da parte di chierici residenti presso la sede apostolica52. Dopo la presentazionedella minuta a uno scrittore per la redazione in bella copia (grossa) e dopo la soluzionedelle tasse dovute agli scrittori, il richiedente – se non era laureato o licenziato o magi-ster in artibus – era tenuto a sottoporsi a un examen finalizzato a verificarne le capacitàcantando, legendo vel construendo; qualora l’impetrante non fosse stato presente in curiaspettava al procuratore presentare due testimoni che garantissero l’assenza del pe-tente e l’idoneità dell’esecutore cui era indirizzato il mandato di provvista, al qualel’esame era in tal modo delegato53. Dopo tale accertamento, la cui obbligatorietà furibadita da Pio II anche per quanti vantavano una grazia motu proprio, un abbreviatoreverificava ulteriormente la corrispondenza della grossa alle regole di Cancelleria, mentre

49 Talora nella supplica i petenti si riservavano la facoltà di dichiarare al momento della redazionedelle lettere motivo della vacanza, nomi e qualitates di personaggi menzionati nella supplica (cfr. infra,regesti nn. 274, 563, 581, 769, 815), denominazione, tipologia, ubicazione di benefici menzionati (cfr.infra, regesti nn. 385, 866, 960, 1147, 1175, 1656), il possesso di grazie aspettative (cfr. infra, regestinn. 170, 200, 255, 376, 492, 520, 531, 581, 582, 583, 623, 792, 814, 887, 910, 981, 1062, 1115, 1117,1231, 1263, 1280, 1414, 1451, 1455, 1462). Sul rilievo dell’esame della supplica segnata da partedell’abbreviatore cfr. HOFMANN, Forschungen, I, pp. 41-45, WEISS, Kurie und Ortskirche, p. 108.

50 Cfr. il regesto infra, n. 1633. Sulle reformationes si veda supra, p. XXII.51 Il formulario della littera executoria variava il relazione allo status dell’impetrante e alla sua presenza

presso la curia. In questo caso il mandato era indirizzato a tre esecutori ed era contrassegnatodall’esordio Vite ac morum honestas, a meno che non fosse destinato ad accademici, nobili o familiari pa-pali, casi per cui la Cancelleria rilasciava lettere il cui incipit suonava, rispettivamente, Litterarum scientia,Nobilitas generis, Grata familiaritatis obsequia; qualora il beneficio conferito fosse generaliter riservato, inoltre,l’impetrante riceveva anche una littera gratiosa che formalizzava la provvista. La lettera esecutoria conces-sa a petenti rappresentati da un procuratore era invece destinata a un solo esecutore e iniziava con Di-gnum arbitramur: Practica cancellariae, p. 23; WEISS, Kurie und Ortskirche, p. 109.

52 Practica cancellariae, p. 23; WEISS, Kurie und Ortskirche, p. 109.53 Practica cancellariae, p. 28. Erano invece tenuti a sostenere personalmente l’esame quanti avevano im-

petrato una lettera in forma pauperum: cfr. supra, p. LXXIII.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXVI

il custos cancellaria ne valutava imperfezioni esterne; il documento era quindi inoltratoal capo della Cancelleria per la definitiva approvazione e per l’autorizzazione alla si-gillazione54. Questa era preceduta dal controllo delle tasse per gli scrittori da parte delmagister plumbi e dall’esazione della tassa del sigillo da parte degli assistenti dei piom-batori; dopo la piombatura, la trascrizione del documento in registro e il pagamentodella relativa tassa, l’interessato provvedeva quindi alla soluzione dell’annata, che col-piva i benefici di collazione apostolica dal reddito annuo superiore a 24 fiorini came-rali e che aveva luogo presso la Camera55.

Il rilascio della lettera di provvista segnava la definitiva acquisizione di uno jus adrem sul beneficio, il cui effettivo esercizio aveva però corso solo con il processo inpartibus56. L’interessato era tenuto a presentarsi con un notaio e alcuni testimoni auno degli esecutori apostolici per consegnare il documento di provvista e chiedernel’esecuzione. Dopo aver valutato gli elementi materiali che garantivano l’autenticitàdella littera, l’esecutore procedeva all’accertamento della veritas precum, della legittimitàdella richiesta e dell’idoneità del candidato; in questa fase erano inoltre prese in consi-derazione eventuali richieste concorrenti, quali lettere con una data più favorevole57.

Se il processus riguardava un’aspettativa, il delegato – l’ordinario per benefici di col-lazione episcopale, tre esecutori per altre forme di collazione ordinaria – controllavache il beneficio disponibile rispondesse ai requisiti enunciati nella grazia e che fossevacante secondo la modalità in essa indicate, che il collatore menzionato nella con-cessione esercitasse ancora le proprie prerogative o che, ancora, la presa di possessoavvenisse secondo la sequenza fissata dal diritto canonico58. Conclusisi positivamentetali accertamenti, l’esecutore procedeva quindi all’investitura simbolica del chierico,consegnandogli un oggetto connesso al beneficio (libro, anello, berretto), mentre unnotaio formalizzava e pubblicava l’accaduto redigendo un instrumentum processus, chesarebbe stato inviato al vescovo della diocesi ove era ubicato il beneficio e che con-teneva copia della grazia e del mandato di esecuzione, il resoconto dell’investitura e la

54 Per la prescrizione dell’esame ai chierici dotati di concessioni motu proprio cfr. BNCF, Fondo Ma-gliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 76r.

55 Per la dettagliata descrizione dell’iter di spedizione delle lettere si faccia riferimento a FRENZ, DieKanzlei, pp. 104-180; ID., I documenti pontifici, pp. 75- 83. Sulle annatae si veda la sintesi di ANSANI, Introdu-zione, pp. 15-20 e, per la procedura di pagamento, pp. 59-63.

56 BARRACLOUGH, Papal Provisions, pp. 93-98. Per la descrizione del processo esecutorio nelle sue lineeessenziali si è fatto riferimento a MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques; SCHWARZ, Römische Kurie; WEISS, Kurieund Ortskirche, pp. 120-124.

57 Per una collazione inficiata da un’errata dichiarazione del valore del beneficio cfr. infra, regesto n.648; per un errore riguardante la qualitas del beneficio si veda infra, regesti nn. 1249 e 1272; per un erroredovuto alla mancata denuncia della lite in corso sul beneficio cfr. il regesto n. 1320.

58 Non era possibile, ad esempio, conferire un beneficio connesso a un ordine sacro diverso da quellomenzionato nell’aspettativa; non era ammesso che un chierico provvisto di aspettativa su un beneficiodi collazione vescovile fosse immesso nel possesso di un beneficio nel frattempo devoluto al capitolocattedrale; qualora l’aspettativa si riferisse a un beneficio di collazione episcopale o di un’altra autorità epiù benefici si rendevano vacanti contemporaneamente, l’esecutore doveva rispettare l’ordine stabilitonella grazia, conferendo quello di collazione episcopale: MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, coll. 424-426.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXVII

minaccia delle censure canoniche ad eventuali oppositori. L’iter di provvista si con-cludeva con la presentazione del processus all’autorità cui competeva l’immissio in posses-sionem e con una cerimonia che sanciva la materiale acquisizione del beneficio daparte del chierico o del suo procuratore attraverso alcuni atti di alto significato sim-bolico – l’assegnazione di uno stallo in coro e il giuramento di osservare gli statutidella chiesa e di tutelarne gli interessi per i canonicati, il giuramento di fedeltà al ve-scovo e ai suoi rappresentanti, la promessa di tutelare integralmente beni e dirittidella chiesa e di osservare la residenza per i benefici curati59.

Questa procedura poteva però conoscere numerosi intoppi, anche qualora le ri-chieste dell’impetrante avessero incontrato il favore della sede apostolica. Non eraaffatto raro infatti che il detentore di un mandatum provisionis incontrasse la concor-renza di altri chierici, magari dotati di lettere aspettative, oppure le resistenze di col-latori locali che tentavano di ignorare riserve generali, che opponevano indulti ponti-fici precedentemente concessi a tutela delle loro prerogative di provvista o che occu-pavano redditi destinati ad altri. Nelle diocesi del Ducato di Milano, ancora, un chie-rico pur dotato di titoli legittimati dall’esecutore poteva incontrare un formidabileostacolo all’immissio in possessionem nell’intervento di un economo ducale, un officialeincaricato di soggiornare nel luogo ove era ubicato il beneficio, in linea di principioper garantirne l’integrità patrimoniale e la corretta amministrazione, in realtà percontenere aspirazioni beneficiali non avallate dal placet ducale60. L’efficacia di tale fil-tro, ad esempio, fu sperimentata dal milanese e cappellano papale Tommaso Cagno-la: ottenuta la prepositura di S. Maria di Gallarate nel gennaio del 1461, egli non ri-uscì a prenderne possesso e fu incarcerato affinché rinunciasse ad ogni diritto su diessa; la resignazione tuttavia fu annullata motu proprio da Pio II cum nobis asseratur illamfore violentam et per metum factam, segnando la fine delle ambizioni di Giovanni PorfirioOsio che pure qualche giorno prima si era candidato con successo al beneficio rima-sto vacante per la resignazione del Cagnola61.

59 Ibidem, coll. 423-427.60 Istituito da Filippo Maria Visconti e ripristinato da Francesco Sforza poco dopo l'ingresso in Mila-

no, l’economato dei benefici vacanti si articolava in una rete di funzionari particolari nominati in occa-sione di specifiche vacanze, a integrazione dell’attività di economi stabilmente preposti al governo delleres beneficiales nelle singole diocesi, sotto il coordinamento di un economo generale. Sull’ufficio e sullaristrutturazione che esso conobbe durante il pontificato di Pio II sotto il coordinamento del vescovo diModena Giacomo Antonio Della Torre, grazie anche ad alcune importanti concessioni del papa, cfr.supra, testo corrispondente alla nota 29; PROSDOCIMI, Il diritto ecclesiastico, pp. 62-64 e 67 e ANSANI, Laprovvista dei benefici, pp. 27-88.

61 Sull’incarcerazione del Cagnola si veda ibidem, pp. 49-50, mentre per il provvedimento di Pio II afavore del Cagnola e la richiesta di Giovanni Porfirio cfr. infra, regesti n. 1164 e 1161. Con tutta proba-bilità l’avversario del Cagnola era legato ad Antonio Osio, officiale delle bollette di Milano, in quanto,dopo l’arresto di Tommaso, l’economo cui il beneficio era stato affidato fu chiamato a rispondere deisuoi redditi a Ludovico Osio, figlio di Antonio: ANSANI, La provvista dei benefici, p. 50. Il motu proprio diPio II dovette segnare la definitiva conclusione della vicenda, poiché in una supplica del 1463 la prepo-situra di S. Maria di Gallarate figura ancora tra le non obstantiae del Cagnola: cfr. infra, regesto n. 1473.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXVIII

Qualora il chierico impossibilitato a prendere possesso del beneficio o a goderne ifrutti non avesse stabilito di rinunciare ai propri diritti – generalmente dietro riservadi una pensione – si apriva la strada tortuosa del procedimento giudiziario pressogiudici locali o presso la curia, dove l’audientia litterarum contradictarum agiva come tri-bunale di prima istanza su mandato papale e come tribunale d’appello in cause dinatura beneficiale già discusse in prima e seconda istanza in partibus62. Di tale con-flittualità le richieste provenienti dalle diocesi del Ducato sforzesco offrono numero-si esempi che lasciano intravedere – attraverso le commissiones, l’avocazione delle liti aitribunali locali o a quelli rotali, l’estinzione delle vertenze – la complessità delle pro-cedure, dovuta anche alla varietà dei formulari dei documenti di provvista e allemolteplici combinazioni delle clausole che, interagendo con le precedenze temporalie formali, davano luogo alla più grande varietà di casi e, all’interno della singola lite, aun ventaglio di diverse possibili conclusioni, per cui il ricorso alla via giudiziaria fini-va col costituire un aspetto fisiologico della prassi beneficiaria63. Qui basti rilevare unaspetto ben evidenziato dalle suppliche presentate da sudditi del Ducato, cioè glispazi che tali procedimenti, generalmente lunghi ed onerosi, aprivano alle aspirazionidi chierici secolari e regolari. Qualora infatti nel corso dell’iter si fosse profilata la va-canza del beneficio in seguito a una sentenza sfavorevole sia al querelante (actor) sia alquerelato (reus), si ammetteva che uno dei contendenti o un terzo chierico impetrasseche il beneficio gli fosse conferito auctoritate apostolica dal giudice in curia o in partibus;generalmente tale richiesta era accolta con la concessione di una provvista in forma sineutri o si nulli – terminologia che si riferisce appunto alla possibilità che nessuna delleparti ottenesse una sentenza a proprio vantaggio. Spesso le articolate narrationes dellesuppliche costituiscono un prezioso punto di osservazione sul contesto nel quale talirichieste maturavano: in alcuni casi il contenzioso fu innescato dal contrasto tra laprovvista ordinaria e quella apostolica ma altrove la vertenza fu motivata da situazio-ni conflittuali o da vizi di forma nell’ambito di una provvista ordinaria; talora la ri-chiesta era connessa a una causa di primo grado, ma non mancano suppliche pre-sentate successivamente alla definitiva avocazione presso gli uditori papali; in altricasi, ancora, il petente si cautelò ulteriormente chiedendo la concessione del benefi-cio anche qualora la vertenza si fosse conclusa sfavorevolmente per tutti i conten-denti a causa di motivi di vacanza diversi da quelli addotti nel corso del procedi-mento64.

Un’altra modalità di conseguimento di un beneficio oggetto di contenzioso era co-stituita dall’impetrazione di una surrogatio, che riconosceva la facoltà di inserirsi in unacausa subentrando a una parte le cui rivendicazioni fossero venute meno65. Nel cam-pione di suppliche preso in considerazione i motivi addotti in proposito sono per lopiù la morte di uno dei contendenti o la rinuncia al beneficio o ai diritti su esso van-tati, ma non mancano casi in cui la richiesta è supportata da un longevo possesso de

62 PITZ, Supplikensignatur, pp. 134-149.63 Si vedano in proposito le belle pagine di BIZZOCCHI, Chiesa e potere, pp. 101-113.64 Cfr. infra, regesto n. 1146.65 BARRACLOUGH, Papal Provisions, pp. 78-79.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXIX

facto del beneficio o da considerazioni di ordine disciplinare. La complessità di questevertenze è ben esemplificata dai documenti riguardanti la controversa provvistadell’arcipretura di S. Maria di Novi Ligure, che Nicolò Ponzani da Ossona avevaconteso ad Antonio Guasco Pellegrini presso i tribunali curiali, ottenendo però unasentenza sfavorevole. L’inserimento di un terzo concorrente, l’abbreviatore di lettereapostoliche Michele de Cavana, che aveva conseguito da altri uditori una sentenza fa-vorevole, aveva determinato il ricorso di Nicolò ed Antonio; la morte del de Cavana,tuttavia, indusse le parti a prevenire un’ulteriore dilazione della pratica, supplicandodi poter subentrare al defunto – con una surrogatio – e di ottenere la provvista del be-neficio in forma si neutri, qualora non fosse stata accertata alcuna superiorità di dirittidelle parti66. Entrambe le suppliche ottennero il favore papale alla stessa data ma Ni-colò dovette rinunciare alle proprie rivendicazioni – non è dato di sapere in chemodo – poiché l’arcipretura di Novi Ligure non compare nell’elenco dei benefici cheegli occupava nel 1460, quando fu chiesto che ne fosse privato per aver prodotto unistrumentum falso nel corso di una vertenza riguardante un altro beneficio67.

A cause di natura beneficiale – sia pure in modo non esclusivo – si riferiscono an-che conferimenti di benefici in forma di novae provisiones, che confermavano provvistesulla cui legittimità era possibile avanzare dubbi. Dalle suppliche esaminate emergeinfatti che in liti dall’esito incerto tale concessione costituiva un’alternativa al confe-rimento di benefici in forma si neutri oppure un’integrazione a richieste di surrogatio,qualora si fosse profilata la possibilità di subentrare a una delle parti coinvolte me-diante un accordo con la stessa68: in entrambi i casi, probabilmente, un ulteriore ele-mento di tutela degli interessi del richiedente, garantito dall’intervento della sede apo-stolica. Anche attraverso un punto di osservazione parziale quale quello offerto dallediocesi del dominio sforzesco, l’ambito di applicazione di questo tipo di concessioneappare in effetti alquanto ampio. In linea di massima il favore pontificio secondoquesta modalità fu richiesto per corroborare diritti su un possesso suscettibile dicontestazioni per vizi non necessariamente formali. Dubbi sulla legittimità della pos-sessio potevano essere sollevati, ad esempio, in merito ad elementi che avvaloravano laveritas precum: difformità nella qualitas del beneficio conseguito rispetto a quanto indicatonel dettato della grazia, l’omissione dell’età o del motivo della vacanza nella supplicad’impetrazione erano elementi sufficienti a considerare vacante la carica, inducendoquindi il possessore a chiederne la nova provisio da parte della sede apostolica, anche adistanza di anni da un primo mandato69. Talora la conferma riguardò benefici confe-riti auctoritate ordinaria pur essendo sottoposti a riserva: la casistica in merito concernebenefici di collazione vescovile o di patronato laico o elettivi, ma già riservati da pre-cedenti pontefici70 o sottoposti a riserva perché resisi vacanti in mense apostolico71 o per

66 Cfr. infra, regesti nn. 78, 82 e 83.67 Cfr. infra, regesto n. 773.68 Si vedano a titolo di esempio i regesti 80, 103, 174.69 Per alcuni esempi cfr. infra, regesti nn. 665, 794, 1078, 859, 1048.70 Cfr. infra, regesto n. 1009.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXX

privazione72 o, ancora, per decorrenza dei termini di provvista73. In altri casi, ancora,la nova provisio fu sollecitata per sanare la mancanza di dispense o di assoluzioni checonsentissero il legittimo perfezionamento dell’iter: qualora un prete avesse cumulatobenefici curati senza essere dispensato ad incompatibilia, qualora una carica fosse stataassegnata a un chierico privo dei necessari requisiti di età, qualora la provvista avessepotuto dar adito a sospetti di transazioni simoniache – tanto per ricordare i casi piùcomuni – il ricorso a Roma consentiva all’interessato di cautelarsi contro rivendica-zioni di terzi e di regolarizzare la propria posizione chiedendo, insieme alla confermadel beneficio, le dispense e le assoluzioni indispensabili al suo pacifico possesso74.Chierici entrati in possesso di un canonicato in virtù di un’elezione capitolare o deicomplicati meccanismi che presiedevano alle opzioni o, ancora, della presentazioneda parte di patroni, potevano infine impetrare convalida della provvista se la colla-zione non avesse ottemperato alle formalità imposte dagli statuti della chiesa o dallavolontà del fondatore del beneficio75.

Altre suppliche riguardavano la perdita del beneficio ecclesiastico attraverso la pri-vazione del titolare. In base alle prescrizioni dei canoni conciliari e alla minuziosa le-gislazione in proposito, le principali cause di privatio erano la simonia, l’esercizio deltabellionato, il concubinato, l’amministrazione dei sacramenti nonostante censure(sospensione per concubinato, scomunica, interdetto), la resignazione di beneficinelle mani di un laico, il cumulo di benefici incompatibili, la non residenza, la falsifi-cazione di documenti, l’omicidio, l’eresia, l’adesione a uno scisma, la cattiva ammini-strazione di beni ecclesiastici; il provvedimento subentrava ipso facto entro un trime-stre nel caso di concubinato, mentre per altri reati era preceduto da un procedimentogiudiziario con emissione di sentenza76. La nomina di giudici in partibus, in effetti, ri-corre in buona parte delle suppliche provenienti dal Ducato, che si trattasse di inda-gare su un ecclesiastico accusato di aver falsificato instrumenta o su un chierico mac-chiatosi di omicidio o, ancora, su un sacerdote venuto meno all’obbligo di celibato edincorso nell’inhabilitas per aver continuato ad amministrare i servizi religiosi – il casopiù frequente tra quelli censiti77. Talora la richiesta fu avanzata dalla comunità dei fe-deli; più frequentemente, il richiedente era un prete che invocava la rimozione del reodal beneficio e la provvista di questo in proprio favore78.

71 Cfr. infra, regesti nn. 588, 636. 72 Cfr. infra, regesti nn. 184, 396.73 Cfr. infra, regesti nn. 279, 913, 986, 1045, 1407.74 Cfr. infra, regesti nn. 233, 425, 444, 978, 1048, 1091, 1097, 1159, 1165, 1193, 1211, 1413, 1470,

1535 e 1561, 1654, 1688. 75 Un esempio riguardante gli statuti si trova infra, regesto n. 261, mentre si riferiscono a una provvi-

sta difforme dall’instrumentum fundationis del beneficio i regesti nn. 243, 261, 320.76 MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, coll. 431-434.77 Cfr. gli esempi infra, regesti nn. 655, 1171.78 Cfr. gli esempi infra, regesti nn. 407, 1636.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXI

Si risolveva nella perdita del beneficio anche la rinuncia allo stesso, largamente pre-sente nei Registra supplicationum di Pio II79. Tale transazione, ammessa dal Decretumgrazianeo purché approvata dal superiore ecclesiastico, era sottoposta a norme piut-tosto rigide, finalizzate ad impedire abusi ed usurpazioni dei redditi connessi alle ca-riche ecclesiastiche. In particolare, intendeva scoraggiare la trasmissione di beneficiquasi iure hereditario a favore di parenti la regula de viginti o de infirmis – nella sua primaformulazione attribuibile a Bonifacio VIII – che affermava la nullità di qualsiasi ri-nuncia fatta da un malato cui avesse fatto seguito, entro venti giorni, la morte del re-signante80, mentre mirava ad impedire l’immediata provvista di benefici il divietofatto a quanti stavano per essere promossi a una prelatura di resignare la carica occu-pata prima che il conferimento del nuovo beneficio fosse perfezionato81.

Altre norme tutelavano invece il chierico dall’eventualità che il proprio beneficiofosse considerato vacante per resignationem e come tale fosse impetrato. In particolare,oltre alla normativa trecentesca richiamata poc’anzi, Pio II confermò quanto pre-scritto da Eugenio IV circa le formalità da osservarsi in proposito: prima della spedi-zione delle lettere formalizzanti la transazione, il rinunciante era tenuto a dare il pro-prio consenso in curia personaliter o tramite un procuratore e a giurare che la rinuncianon era stata determinata da frode o da malizia, da violenza o metus né che avevacomportato alcuna pratica simoniaca o illecita. Nel gennaio 1464, infine, lo stessoPiccolomini vietò, pena la scomunica, la resignazione e l’immediata impetrazione dibenefici appena rinunciati litteris non confectis e due mesi più tardi precisò che la clausulade viginti dovesse essere osservata anche da parte degli officiali di curia che avesseroresignato simpliciter l’officium82.

La resignazione di un beneficio avveniva secondo le modalità che ne scandivanol’impetrazione; riconosciuti i diritti di patroni, capitoli e vescovi, solo i benefici ri-nunciati in manibus domini pape erano sottoposti alla riserva apostolica – e ad essi si ri-feriscono dunque le resignationes trascritte nei Registra supplicationum.

Le modalità con le quali era possibile effettuare una resignazione erano diverse. I ca-nonisti distinguevano in primo luogo la resignatio simplex o pura – consistente nella ri-nuncia fatta al superiore senza condizioni o patti particolari o nella rinuncia alla can-didatura a un beneficio in virtù di grazia aspettativa (extinctio expectative) – dalla resigna-tio conditionalis, fatta cioè a determinate condizioni83. Apparteneva a questa categoria la

79 Sulla resignazione è ancora fondamentale CARON, La rinuncia, pp. 168-169, ma si vedano ancheBénéfices ecclésiastiques, coll. 434-435 e MEYER, Zürich und Rom, pp. 151-157.

80 CARON, La rinuncia, pp. 276-277, 296-297. 81 Su questa costituzione promulgata da Bonifacio IX nel 1395 e confermata dai successori cfr. ibidem,

pp. 275-276 e 297.82 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, ff. 48r e 48v (per la conferma delle costituzioni

trecentesche), f. 51 r (per la norma di papa Condulmer) ibidem, ff. 77v-78r.83 Resignazione semplice e condizionale costituivano una resignatio expressa; il diritto canonico ricono-

sceva inoltre una resignatio tacita, che non necessitava di alcun tipo di formalità e che si verificava ipso iurein occasione dell’acquisizione di un beneficio incompatibile con il primo, in occasione di matrimoniocontratto da un chierico in minoribus contitutus, in occasione dell’ingresso in religione di un chierico, incaso di comportamenti criminosi da parte del titolare: CARON, La rinuncia, pp. 133-134.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXII

rinuncia in favorem tertii, fatta cioè a condizione che il beneficio fosse conferito a unadeterminata persona. Tale forma di rinuncia – che nello stilus cancellariae si configura-va anche con la clausola non aliter – era ammessa solo se fatta nelle mani del pontefice– o dell’ordinario diocesano ma d’autorità apostolica; di conseguenza, poiché i bene-fici vacanti apud Romanam curiam ricadevano sotto la riserva pontificia, essa permette-va di superare i diritti dei collatori.

La resignatio cum pensione riconosceva invece il diritto di cedere il beneficio conti-nuando a percepire una parte dei suoi frutti sotto forma di una pensione pattuita tragli interessati84. Tale rendita poteva gravare sul titolare del beneficio, decadendoquindi alla sua morte, oppure sul beneficio stesso, vincolando al suo pagamento tuttii detentori fino alla morte del pensionario; in relazione alla durata, ancora, la pensio-ne poteva essere costituita a vantaggio di una persona o per un periodo determinato,oppure di una serie di pensionari per uno lasso di tempo indeterminato85. Ammessonella prassi per far fronte a situazioni di indigenza, in età avignonense il conferi-mento di una pensione era divenuto un mezzo per aggirare il divieto di cumulo dibenefici, favorendo pratiche ampiamente riprovate negli ambienti riformatori quali ilconferimento a cardinali di offici claustrali a titolo di pensione, l’ammontare esorbi-tante delle entrate garantite in questa forma, la pluralità di pensioni gravanti sul me-desimo beneficio, la trasmissione della carica a un successore designato86; in conside-razione della gravosità di tali riserve – le pensioni menzionate nelle suppliche prese inconsiderazione ammontano per lo più a un terzo dei redditi del beneficio87 – una co-stituzione di Eugenio IV, confermata da Pio II nel gennaio 1464, aveva vietato laspedizione di lettere di resignazione con riserva di una rendita senza il consenso dicolui che avrebbe corrisposto la pensione al resignante88. L’inefficacia di tali provve-dimenti è ben esemplificata dalle suppliche provenienti dal Ducato di Milano, cheinformano della perdurante onerosità di queste transazioni, particolarmente avvertitaladdove esse drenavano redditi destinati anche alla cura animarum: così nel 1459l’abate di S. Lorenzo di Cremona lamentò l’impossibilità di acquistare libri, suppel-lettile e paramenti sacri per l’esosità della pensione riconosciuta al suo predecessore89

mentre in altri casi devoti oratores impetrarono la riduzione degli oneri pattuiti in

84 Si veda il riferimento alla pensione che avrebbero concordato Francesco Della Croce, in procintodi rinunciare i propri benefici, e i chierici cui essi sarebbero stati provvisti: infra, regesto n. 1706.

85 NAZ, Pension ecclésiastique, col. 1346.86 Ibidem ma anche, nonostante siano riferite al primo Cinquecento, le considerazioni di BELLONI, Be-

nefici, pp. 109-111.87 Si vedano a titolo d’esempio i regesti nn. 152, 162, 380, 654, 991, 1041, 1357, 1715, 1716. Rientra-

vano inoltre nella categoria delle resignationes conditionales altre transazioni non comprese nel campione disuppliche prese in esame, quali la resignatio cum regressu, che comportava il riconoscimento al resignans deldiritto di tornare in possesso del beneficio in caso di morte del reservatario e la rinuncia cum ingressu velaccessu, fatta a condizione che, qualora il beneficio fosse stato conferito a uno studente che a sua voltal’avesse rinunciato immediatamente, questi potesse tornarne in possesso al termine degli studi:FERRARIS, Prompta bibliotheca, VIII, col. 101; FRENZ, Die Kanzlei, p. 71.

88 BNCF, Fondo Magliabechiano, Classe XXXI, 64, f. 77r (costituzione pubblicata il 18 gennaio1464). Sul provvedimento di Eugenio IV si veda il commento di CARON, La rinuncia, p. 299.

89 Cfr. infra, regesto n. 380.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXIII

precedenza, motivando di volta in volta l’istanza con l’impossibilità di far fronte allariparazione degli edifici, al salario di un cappellano o alla stessa sopravvivenza di unacomunità monastica90.

La riserva di una pensione poteva integrare inoltre anche una resignatio cum permuta-cione o ex causa permutacionis, che aveva luogo quando due chierici cedevano i rispettivibenefici per scambiarli91. In origine interdetta dalla legislazione ecclesiastica che rico-nosceva esclusivamente agli ordinari diocesani la prerogativa di trasferire benefici,questa pratica entrò in uso tra Due e Trecento e fu legittimata da Clemente V, che nestabilì la validità solo tra chierici che avevano rinunciato i benefici in vista della per-muta, dichiarando invece non valide provviste concesse a individui che non fosserogli attori dello scambio. Subordinata anch’essa al consenso del superiore – una per-muta fatta sulla base di un accordo privato era considerata simoniaca – se non ri-guardava benefici sottoposti a riserva essa era condizionata all’autorizzazione del ve-scovo nella cui diocesi si trovavano i benefici in questione, o del suo vicario (qualorale sue competenze si estendessero a tali transazioni), o del capitolo cattedrale (qualo-ra il beneficio fosse di collazione congiunta del vescovo e del capitolo); il diretto ri-corso alla curia romana tuttavia permetteva di snellire la procedura, aggirando even-tuali ostacoli giuridici – soprattutto nel caso di permute di svariati benefici, magari dipatronato, che richiedevano le autorizzazioni dei relativi collatori.

b. Erezione, unione, soppressione di benefici, diritti di patronato

Le suppliche riguardanti il dominio sforzesco trascritte nei Registra supplicationum delPiccolomini attestano la frequenza con cui singoli individui e collettività ricorrevanoal pontefice in merito all’istituzione, all’unione, alla soppressione di benefici ecclesia-stici e, più ampiamente all’esercizio di diritti di patronato92. Pur ricadendo sotto lagiurisdizione delle locali autorità ecclesiastiche – di norma l’ordinario diocesano – taliatti potevano infatti essere sottoposti alla conferma papale o richiedere l’interventodella sede apostolica soprattutto in caso di contenzioso.

Secondo la normativa della Chiesa, l’erezione di un beneficio era subordinataall’approvazione del vescovo e alla disponibilità di una dos che assicurasse il dignitososostentamento del suo titolare in base al principio che beneficium detur propter officium.L’adempimento di questa seconda condizione assumeva un grande rilievo soprattuttonella procedura di fondazione di un beneficio curato: l’esigenza di usufruire concontinuità e in loco di servizi religiosi sollecitava localmente – ad esempio da partedella comunità ma anche dei domini loci – la costituzione di un patrimonio sufficientealla manutenzione delle strutture dell’edificio sacro e, magari successivamente, allenecessità di un prete responsabile delle liturgie; in un secondo momento, attraverso

90 Si vedano rispettivamente i regesti nn. 767, 1671 e 1666.91 MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, coll. 435-436. Cfr. infra, regesto n. 1307.92 Tali suppliche costituiscono circa il 6% della documentazione censita, e il 9% dei documenti con-

nessi alla materia beneficiale.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXIV

la canonica istituzione del beneficio, la chiesa così dotata otteneva dall’autorità eccle-siastica la formale separazione dalla chiesa plebana, lo status di parrocchia o, quantomeno, l’attribuzione di alcune prerogative nell’ambito della cura animarum – liturgieregolari, un cimitero adiacente la chiesa, l’amministrazione di alcuni sacramenti93.All’atto del canonico riconoscimento, gli oneri sostenuti da quanti avevano concorsoalla costituzione della dos erano in genere compensati dal conferimento di diritti dipatronato, cioè del diritto di eleggere e di presentare all’ordinario un candidato adattoa ricoprire l’officium sacro connesso al beneficio; successivamente a tale conferma, ilprescelto era quindi istituito nel beneficio secondo procedure analoghe a quelle chescandivano la presa di possesso di cariche provviste auctoritate apostolica94. A tale qua-dro normativo si riferiscono diverse suppliche presentate da sudditi di FrancescoSforza a Pio II, sollecitato ad autorizzare o a confermare atti connessi all’erezione dibenefici oppure a nominare probi viri che sovrintendessero alla loro esecuzione.Nell’ambito di questa casistica, i supplicanti rievocarono spesso con ricchezza didettagli i passi che, talora ricorrendo allo smembramento di dignità di chiese plebane,avevano scandito la dotazione di un prete residente, l’istituzione del beneficio daparte dell’ordinarius loci e la nomina del titolare, delineando in tal modo un quadro ab-bastanza variegato. Se a Piuro – uno tra gli esempi possibili – l’onere materialedell’iniziativa fu sostenuto dalla comunità e a Bordolano da un suo segmento – exquodam consortio laicorum –, a Spino d’Adda, a Cigognola, a Parona, a Sale furono i do-mini loci o personalità di spicco della società del borgo ad impetrare, insieme alla con-valida dell’erezione del beneficio, l’attribuzione del patronato, mentre nel capoluogodel dominio fu la duchessa a sollecitare il compimento di un’iniziativa del padre Fi-lippo Maria riguardante la riparazione e la dotazione della chiesa di S. Giovanni sulmuro e l’erezione di una dignità arcipretale95.

Altre suppliche, ancora, riguardano benefici di giuspatronato laicale – per lo piùfondati ex remedio anime – che comportavano limitati oneri di natura ecclesiastica ospirituale: un complesso ampio e variegato di oratori rurali, canonicati presso catte-drali e collegiate, chiericati e prebende presso altari e cappellanie, nella cui istituzionesi coniugavano istanze devozionali, considerazioni connesse al prestigio famigliare erilevanti implicazioni di ordine materiale, quale la possibilità di utilizzarne i redditi incaso di indigenza96. Questi benefici ricorrono nelle suppliche soprattutto in meritoall’esercizio dei diritti di patronato: prerogative di cui talora si chiese il conferimento

93 PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 163-171. Per un’aggiornata bibliografia sull’argomento e peruna ricca esemplificazione riguardante le diocesi del Ducato sforzesco cfr. CHITTOLINI, Note sui benefici;pp. 446-458; ID., Note sulla geografia beneficiaria; OSTINELLI, Il governo delle anime, pp. 61-136; La visita pasto-rale, pp. 42-53.

94 Sulla definizione e sulla normativa canonica riguardante il patronato cfr. PLÖCHL, Geschichte des Kir-chenrechts, pp. 417-419.

95 Cfr. infra, regesti nn. 716 (Piuro), 436 (Bordolano), 565 (Spino d’Adda), 161 (Cigognola), 353 (Pa-rona), 496 (Sale), 379 (Milano).

96 GRECO, I giuspatronati laicali, pp. 538-545.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXV

ex novo, rimarcando le spese sostenute nella ristrutturazione dell’edificio religioso97, odi cui si impetrò la conferma – magari giustificando la richiesta con la perdita dei do-cumenti di fondazione, come per la cappella fondata a Valduggia da prete Milano deMilanozanni98. In linea di massima, in effetti, sullo sfondo di queste richieste si intra-vedono situazioni di incertezza o di irregolarità giuridiche, alle quali si intendeva por-re fine attraverso il ricorso alla sede apostolica: la contrastata istituzione del benefi-ciale, ad esempio, motivò un’istanza riguardante il beneficio sine cura di S. Antonio diMontalino99 mentre le negligenze dei patroni indussero prete Cristoforo Grassi achiedere una deroga ai diritti di patronato per quanto riguardava una cappellania in S.Maria di Morazzone100; annose contestazioni circa la pertinenza del patronato sullachiesa di S. Brigida di Parma furono all’origine della supplica presentata dall’omonimaconfraternita e dal prete cui l’edificio era stato affidato prima di essere assegnato aiconsocii101.

La fitta rete di benefici che innervava le diocesi del ducato sforzesco ricorre nelladocumentazione dei Registra di Pio II anche in relazione a provvedimenti di soppres-sione, unione e dismembracio, talora affidati a commissari in partibus. Tali richieste ri-guardarono per lo più enti la cui funzione si era ormai esaurita e i cui redditi poteva-no utilmente integrare dotazioni ritenute insufficienti al decoroso sostentamento dicappellani in cura d’anime, come esemplificato dalla supplica con la quale nel 1459 ilpreposito di Borgo San Donnino impetrò la conferma dell’unione al proprio benefi-cio dei redditi dell’ospedale di S. Leonardo di Coduro, ormai inadatto a garantirel’ospitalità per lo stato di rovina in cui versava, ma i cui redditi avrebbero consentitodi raddoppiare la consistenza patrimoniale della prepositura102.

Un profondo riassetto del sistema beneficiale si intravede anche in documenti ri-guardanti iniziative promosse localmente per far fronte alle necessità di quanti con-fluivano nella vasta categoria dei pauperes Christi – poveri, infermi, pellegrini. Se talora– come per S. Lazzaro extra muros e S. Maria Porte Auree a Pavia103 – l’annessione dialcuni benefici ad hospitalia ormai decaduti per ripristinare le antiche funzioni assi-stenziali potrebbe celare l’intento di rimpinguare le risorse dei ministri, altre suppli-che rinviano ai più vasti disegni di riorganizzazione delle strutture ospedaliere pro-mossi dai ceti dirigenti e dalle comunità padane sotto il patronato ducale. Furonoquesti – come noto – interventi di ampio respiro, che per lo più si concretizzarononella costruzione di strutture centralizzate, nella soppressione degli antichi hospitalia enell’unione delle loro rendite agli erigendi ospedali: iniziative radicali e spesso osteg-giate dai patroni degli enti soppressi, che avrebbero perso, insieme ai loro redditi,

97 Cfr. infra, regesti nn. 666 e 690.98 Cfr. infra, regesto n. 731.99 Cfr. infra, regesto n. 1395.100 Cfr. infra, regesto n. 1297.101 Cfr. infra, regesto n. 669.102 Cfr. infra, regesto n. 589.103 Cfr. infra, regesti nn. 194 e 197.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXVI

anche la possibilità di usufruire di una discreta collocazione per congiunti che avesse-ro intrapreso la carriera ecclesiastica o per soccorrere esponenti della famiglia in dif-ficoltà104. Tale intreccio di interessi si intravede sullo sfondo di alcuni provvedimentiimpetrati presso il Piccolomini: si vedano, a titolo d’esempio, le suppliche riguardantil’unione dell’ospedale della Carità all’ospedale Grande di Pavia – provvedimento chedestò la reazione dei patroni Bottigella105 –, l’articolata richiesta di Francesco Sforzadi confermare l’istituzione dell’hospitale magnum della capitale, risparmiando peròdall’unione alcuni ospedali della città e dei suburbi106, la domanda di escluderedall’aggregazione all’Ospedale Grande di Lodi la domus di S. Giovanni Battista di Ta-vazzano, avanzata nel 1460 dal minister dell’ente e dallo stesso duca107.

c. Status e carriera ecclesiastica

L’accesso e il mantenimento dello status clericale costituivano un rilevante ambitodi intervento della sede apostolica, che aveva la facoltà di derogare alle norme inproposito sedimentatesi nel diritto ecclesiastico attraverso le collezioni di canoni al-tomedievali, i decreti conciliari e le costituzioni pontificie108.

Sin dall’epoca più antica l’ammissione al genus clericorum era indicata dal conferi-mento della tonsura – segno della consacrazione a Dio, che accordava anche impor-tanti prerogative di ordine materiale, quale il privilegium fori – cui poteva far seguitol’assunzione degli ordini minori (ostiariato, lettorato, esorcistato, accolitato) che da-vano la possibilità di ottenere un beneficio e, successivamente, degli ordini maggiori(suddiaconato, diaconato, presbiterato), fino al vertice della gerarchia ecclesiasticarappresentato dall’episcopato. L’accesso agli ordini, limitato a precisi momentidell’anno liturgico, era subordinato al compimento dell’età canonica (7 anni per latonsura, 14 per gli ordini minori, 18 per il suddiaconato, 20 per il diaconato, 25 per ilpresbiterato, 30 per l’episcopato) e all’osservanza di intervalli temporali (interstitia): lalegislazione, in particolare, prescriveva che il conseguimento degli ordini minori emaggiori non potesse essere completato prima di sette anni, prevedendo che inter-corresse un intervallo di un biennio tra lettorato ed esorcistato e che la promozioneagli ordini successivi avvenisse nel quinquennio seguente; si ammetteva che l’ordinazionesacerdotale avesse luogo poco tempo dopo quella al diaconato ma non era consen-tito ricevere due ordini nello stesso giorno.

104 Sulla riforma assistenziale in area padana cfr. almeno ALBINI, Città e ospedali e, in riferimento allacittà ambrosiana, LEVEROTTI, Ricerche.

105 Cfr. infra, regesti nn. 974 e 1196.106 Cfr. infra, regesto n. 182.107 Cfr. infra, regesto n. 763.108 Per la panoramica che segue si è fatto riferimento a PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 288-

305, Die Supplikenregister, pp. 196-198; SCHMUGGE, Suppliche e diritto canonico; Penitenzieria apostolica, pp. 28-34. Le suppliche ascrivibili a questa partizione costituiscono circa il 10% della documentazione censita;tale computo non comprende però le richieste inserite a integrazione di impetrazioni di natura benefi-ciale.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXVII

Analogamente, la normativa della Chiesa regolava anche l’accesso alla vita monasti-ca, prescrivendo in linea di massima un’età minima di 12 anni per le fanciulle e di 14anni per i ragazzi e imponendo che l’aspirante novizio non fosse in alcun modo for-zato ad abbracciare la vita religiosa109.

Oltre all’età canonica, lo status ecclesiastico presupponeva alcuni requisiti – tra i piùimportanti, la legittimità di nascita, l’assenza di difetti corporali che ostacolasserol’assolvimento del ministero, la sufficiente preparazione culturale – la cui mancanzarisultava pregiudizievole per la dignità del clero e per l’esercizio dei servizi religiosi;altri impedimenti erano costituiti da gravi infrazioni, quali reati con spargimento disangue, abusi contro lo stesso ministero sacerdotale, delictus commessi control’ortodossia. Secondo il diritto della Chiesa la mancanza di uno di questi elementi ge-nerava una situazione di irregolarità: sia che fosse determinata dalla mancanza di unrequisito (irregularitas ex defectu) sia che fosse causata da un reato (irregularitas ex delicto),tale condizione determinava l’inabilità dell’interessato a ricevere o a esercitare gli ordini,configurava gli atti da lui compiuti nell’adempimento del ministero come un excessus –cioè come un superamento delle sue prerogative – e, di norma, innescava le censurecanoniche della sospensione e della scomunica, nonché la privazione del beneficio110.

Tra gli impedimenti al presbiterato, conseguenze pratiche di grande rilievo aveval’illegittimità di nascita – dalla violazione dell’obbligo di celibato, o da e persone nateal di fuori di un legame matrimoniale o da un matrimonio non conforme alla normacanonica – in quanto solo attraverso una dispensa ex defectu natalium era consentitoagli illegittimi accedere al sacerdozio e di conseguenza ai benefici curati e agli officiamonastici e conventuali111. Come è stato accertato per la Penitenzieria, il sistemadelle dispense dovette conoscere un sensibile incremento a partire dal pontificato delPiccolomini, che con la bolla Cum ex sacrorum emanata il 17 novembre 1461 tentò diimporre un rigido controllo sulle irregolarità riguardanti l’ingresso nella clericalis militia,

109 Sui diversi limiti prescritti da alcune congregazioni cfr. SALONEN, The Penitentiary, p. 138. 110 L’irregolarità ex defectu, in particolare, poteva essere determinata dall’essere nato da una relazione

non legittimata dal matrimonio (defectus natalium), da un difetto fisico – quale cecità, sordità, mutismo –che impedisse l’adempimento dei servizi divini (defectus corporis), dal mancato conseguimento dell’età ca-nonica per accedere agli ordini sacri (defectus etatis), dall’inadeguata preparazione culturale (defectus scienti-ae), da incertezze in materia di fede (defectus fidei), da un’inadeguata pratica sacramentale quale, ad esem-pio, l’inosservanza del precetto pasquale (defectus sacramenti), dall’esercizio di pratiche secolari che pote-vano comportare spargimento di sangue (defectus perfectae lenitatis), da una dubbia fama (defectus famae),dalla mancanza di libertà (defectus libertatis). Dieci erano i casi che determinavano una situazione di irre-golarità ex delicto: omicidio, uso della violenza e sue conseguenze (mutilatio, truncatio, abscissio, amputatio),procurato aborto, pratiche contraccettive, eresia, apostasia, reiterazione del battesimo (abusus baptismi),conseguimento degli ordini sacri tramite mezzi illeciti come la simonia (abusus ordinationis), pratiche noncompatibili con l’ordine conseguito (abusus ordinis), violazione del voto di castità (bigamia similitudinaria):PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 290-299; Die Supplikenregister, pp. 196-198; SALONEN, The Peniten-tiary, pp. 68-71; Penitenzieria apostolica, pp. 29-30. Sulla condizione di inabilità cfr. Die Supplikenregister, pp.187-189 e sulla privazione del beneficio supra, p. LXXX.

111 Die Supplikenregister, pp. 185-195; SALONEN, The Penitentiary, pp. 192-197, 344-358; Penitenzieria apo-stolica, pp. 33-34; SCHWARZ, Dispense.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXVIII

comminando la sospensione a quanti si fossero fatti ordinare senza dispensa canoni-ca – o senza licenza, o extra tempora, o senza aver raggiunto l’età legittima, o senzalettere dismissioriales – e ribadendo che quanti avessero continuato a esercitare gli uffi-ci religiosi in queste condizioni sarebbero incorsi nell’irregularitas e, nei casi più gravi,nella privazione del beneficio; il provvedimento sarebbe divenuto esecutivo entroquindici giorni presso la curia, un bimestre nella Penisola e un semestre Oltralpe112.Mentre, come già ricordato, ai chierici che aspiravano alla tonsura e agli ordini minoriera sufficiente ottenere una dispensa dall’autorità vescovile, una supplica al ponteficeera una tappa obbligata per quanti nutrivano ambizioni più elevate e per coloro cheerano già stati provvisti di una carica previa dispensa dall’illegittimità, poiché la presadi possesso di un beneficio segnava la decadenza della deroga corrispondente113.Quanti si rivolgevano per la prima volta al pontefice impetravano dunque una dispen-satio in prima forma – come fece nel 1459, tra i diversi esempi possibili, lo studenteparmense Giovanni Tagliaferri, nato dall’unione di un chierico non coniugato conuna donna libera – mentre colui che in passato aveva già conseguito una grazia ana-loga accordata dall’autorità vescovile o apostolica poteva richiedere una concessionede uberiori gratia che gli avrebbe permesso di acquisire una seconda e una terza pre-benda – purché compatibili e non connesse a dignità capitolari – e, in seguito, dipermutarle con altri benefici: nel 1459 tale opzione fu praticata, tra gli altri, da preteGasparino Robbiani, che aveva già usufruito di una dispensa da nascita illegittima peraccedere agli ordini minori e ottenere un beneficio sine cura e che chiese una secondagrazia per ottenere altri benefici cum facultate permutandi114. Tra le dispense accordatepost factum vale invece la pena ricordare quella di Giovanni Antonio Piscina, che giu-stificò la sua richiesta con l’ignorancia – elemento che i giuristi consideravanoun’attenuante nella valutazione della colpevolezza di chi aveva infranto le norme115:avendo compiuto il suo percorso formativo nel contado milanese, egli si era fattopromuovere a tutti gli ordini sacri ed aveva esercitato la cura animarum in qualità divicario e di cappellano nonostante la nascita illegittima; dal pontefice egli impetravaquindi l’assoluzione da tali reati e una dispensa ex defectu natalium che gli consentissedi continuare ad amministrare i sacramenti e di ricevere fino a tre benefici ecclesiasti-ci, anche curati116.

Frequentemente la concessione di una dispensa per nascita irregolare era integratada quella riguardante il defectus etatis: nella ricca casistica in proposito, basti l’esempiodi Giovanni da Correggio, undicenne scolaris della diocesi di Parma, che chiese en-trambe le grazie per ricevere tutti gli ordini sacri e per impetrare qualsiasi beneficiononostante la giovane età, e che si cautelò dall’obbligo di richiedere altre dispense nel

112 Magnum bullarium, I, pp. 389-390; Die Supplikenregister, pp. 201-204; SALONEN, The Penitentiary, p. 62;Penitenzieria apostolica, p. 30. La costituzione del Piccolomini fu ampliata e inserita nelle regole di cancelle-ria da Sisto V: RIGANTI, Commentaria, II, p. 309.

113 SCHWARZ, Dispense, p. 139.114 Cfr. infra, regesti nn. 416 e 595; sulle dispense in prima forma e de uberiori cfr. Penitenzieria apostolica, pp.

33-34.115 Penitenzieria apostolica, p. 23.116 Cfr. infra, regesto n. 1225.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

LXXXIX

corso della sua carriera supplicando anche di essere esentato dall’impegno di farmenzione dell’illegittimità in futuro117.

Anche per quanto riguarda l’ingresso in monastero la sede apostolica rilasciava di-spense ed assoluzioni da censure ecclesiastiche o sottoponeva situazioni particolariall’esame di commissari in partibus. Una vicenda di monacazione forzata si intravedead esempio dietro la commissio accordata nel 1462 ai parenti di Maddalena, figlia diprimo letto di tal Isabetta: rinchiusa in tenera età nel convento milanese di S. Agneseda Simone Rigoni, patrigno che ambiva alla sua cospicua eredità, alla morte di questila fanciulla era stata contesa dalla madre e dalle monache, che all’età canonica di 12anni le avevano fatto vestire l’abito per entrare in possesso del suo patrimonio. Susollecitazione di alcuni parenti la sorte di Maddalena aveva suscitato l’attenzione deiduchi che erano intervenuti in sua tutela; ai delegati apostolici si affidarono quindil’accertamento dei fatti e l’esecuzione della volontà della giovane, sia che decidesse dicontinuare a condurre vita religiosa sia che intendesse far ritorno al secolo118.

Dalle suppliche provenienti dal Ducato sforzesco l’irregularitas ex delicto si configuraanzitutto attraverso una casistica connessa ad omicidi, di cui il petente ebbe cura diribadire l’involontarietà – altra circostanza attenuante nel contesto dei reati sottopostialla sede apostolica119: come sottolineò nel 1458 Agostino Salvatici, monaco di S.Dionigi di Milano, che per continuare ad amministrare i sacramenti impetròl’assoluzione dalle censure fulminate per l’omicidio del fratello commesso all’età di12 anni prima di entrare in religione, o come ricordò, nel 1461, Giovanni PietroFranceschini, che chiese la riabilitazione per aver ucciso in giovane età un ebreo –delitto per cui aveva già ottenuto dispensa in Penitenzieria120.

Già è stato sottolineato come i Registri di Pio II evidenzino il nesso tra una dispen-sa per irregularitas e il conseguimento o il mantenimento di benefici ecclesiastici, comedimostrato dalla circostanza che talora la supplica è avanzata a notevole distanzatemporale dalla trasgressione. A questa esigenza sono legate anche richieste di asso-luzioni e di dispense per violazioni dell’obbligo di celibato (per i chierici secolari) eper infrazioni al voto di castità da parte di monaci e suore: era funzionale alla possi-bilità di mantenere una rettoria curata e tre benefici in Milano e nel contadol’assoluzione richiesta nel 1458 da prete Giovanni Borsani, che aveva avuto unabambina da una monaca agostiniana di Lonate Pozzolo, mentre la confermadell’officium che occupava fu impetrata dalla badessa del monastero milanese di S.Agata insieme all’assoluzione dalle censure per aver commesso reati sessuali aliquo-tiens cum sacerdote et aliquotiens cum layco e per aver partorito una bambina121.

Altre suppliche mirarono a sanare un’irregolarità ex abusu ordinationis, innescata adesempio dal conseguimento degli ordini sacri attraverso pratiche simoniache. Definito

117 Cfr. infra, regesto n. 265.118 Cfr. infra, regesto, n. 1305.119 Penitenzieria apostolica, p. 23.120 Cfr. infra, regesti nn. 85 e 1026.121 Cfr. infra, regesti nn. 199 e 76.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XC

dai canonisti studiosa cupiditas emendi vel vendendi aliquod spirituale, tale reato comprende-va illeciti accordi stipulati per ottenere benefici, attività di mediazione nello stessoambito e riscossione di somme per l’amministrazione dei sacramenti; punita con lascomunica secondo la costituzione Ne in vinea Domini di Urbano V, la simonia eracompresa nei peccati la cui assoluzione era riservata al pontefice122. Alcuni esempitratti dalle suppliche presentate in merito da chierici «lombardi» confermano la va-rietà delle transazioni che configuravano tale reato: un’assoluzione in proposito fuimpetrata da un canonico della cattedrale di Parma per aver versato certas pecunias comecorrispettivo della signatura di una supplica che gli avrebbe permesso di intentare causaper recuperare un beneficio123, da Angelo Attendoli di Cotignola che aveva pattuito ilversamento di 50 ducati a Lanfranchino Capitanei perché rinunciasse alle ambizionisu alcuni benefici novaresi e pavesi124, dal milanese Antonio Luini per aver versatodenaro al vicario vescovile di Novara in occasione dell’ordinazione presbiterale125.

La sede apostolica concedeva anche grazie riguardanti l’iter della promozione agliordini sacri. Per contenere la mobilità dei chierici e, al contempo, per meglio con-trollare inadempienze alle prescrizioni riguardanti tempi e modi delle ordinazioni, uncanone del Decretum, ribadito da Clemente IV nella decretale Saepe contingit del 1266,prescriveva infatti che un candidato allo status ecclesiastico fosse promosso esclusi-vamente dal proprio ordinario diocesano; il chierico che otteneva altrove gli ordinisenza essere stato autorizzato dal proprio vescovo con littere dismissoriales o formate in-correva nella sospensione e poteva essere reintegrato nell’officio solo attraverso unadispensa, mentre era possibile evitare le censure attraverso l’impetrazione di una de-roga ante factum126. Il ricorso alla sede apostolica inoltre era necessario anche per rice-vere gli ordini sacri presso la curia papale, generalmente per mano di uno dei vescovititolari di diocesi piccole e povere nelle regioni meridionali della Penisola, o nelleisole del Mediterraneo, o ancora, nei Balcani, ma in curia romana residentes127: una mo-dalità di accesso agli ordini sacri, questo, particolarmente praticato dai curiales, comeesemplificato dalle richieste presentate dal canonico piacentino Pietro Lusiardi, alquale la concessione avrebbe consentito di accedere e conservare benefici con curad’anime128. Altre grazie riguardavano la facoltà di essere promossi fuori dei tempi li-turgici consentiti (extra tempora) oppure in tempi più stretti o più lunghi di quelli fis-sati dai canoni. Conseguenze pratiche molto importanti poteva avere in particolareuna concessione de non promovendo, che autorizzava a rinviare il conseguimento

122 Penitenzieria apostolica, p. 36.123 Cfr. infra, regesto n. 172.124 Cfr. infra, regesto n. 234.125 Cfr. infra, regesto n. 1577.126 Die Supplikenregister, pp. 197-198; SCHMUGGE, Suppliche e diritto canonico, p. 215; SALONEN, The Peni-

tentiary, pp. 180-181; Penitenzieria apostolica, p. 32.127 Interessanti considerazioni in proposito in REHBERG, Deutsche Weihekandidate. 128 Cfr. infra, regesti nn. 97, 403, 706. Sul consistente pacchetto beneficiario del Lusiardi cfr. anche in-

fra, regesti nn. 119, 206, 238, 363, 527, 665, 804, 1000, 1586; sul personaggio cfr. inoltre ANSANI, «Cu-riales» lombardi, p. 443.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCI

dell’ordine sacro connesso a un certo beneficio mantenendone il possesso e, con es-so, la possibilità di percepirne i redditi: nel campione di suppliche preso in esame, in-fatti, tale grazia risulta impetrata soprattutto da chierici intenti a completare il lorocursus studiorum, ai quali la sede apostolica permise di rimandare la promozione neces-saria per uno, per tre, per cinque anni129.

Alla possibilità di avanzare nei gradi della carriera ecclesiastica si riferiscono ancherichieste di altro tipo. Una dispensa de non residendo, in particolare, consentiva di esseresollevato dall’obbligo di facere residentiam presso un certo beneficio – goduto o conte-stualmente impetrato – derogando a quanto imposto dalla legge della Chiesa ai titola-ri di benefici in cura d’anime e a quanto generalmente prescritto dagli statuti di catte-drali e di chiese collegiate ai detentori di dignità e canonicati130. Condizione posta alconseguimento della grazia era che la prolungata assenza fosse motivata da esigenzedi studio come precisarono, ad esempio, Oddonino Del Carretto – che nel 1458chiese una deroga allo statuto della cattedrale di Como che imponeva ai non residentila nomina di un sostituto – e il pavese Giovanni Antonio Giorgi, studente di dirittocivile131. Frequentemente inoltre i chierici impetravano a Roma deroghe al divieto dicumulare benefici incompatibili – pratica ripetutamente interdetta dalla normativadella Chiesa a partire dal III concilio lateranense e ribadita dalla costituzione Execra-bilis di Giovanni XXII, che nel 1317 impose a quanti occupavano anche ex dispensa-tione legitima più benefici implicanti cura d’anime di conservarne soltanto uno132. Se-condo una costituzione di Alessandro III, ancora, il ricorso alla sede apostolica di-spensava dalla prescrizione che inibiva ai chierici la disponibilità per via testamentariadel patrimonio acquisito tramite redditi ecclesiastici, purché i testatori nominasseronelle loro ultime volontà poveri, istituzioni ecclesiastiche o loro servitori. La relativarichiesta poteva riguardare una quota del patrimonio – come impetrato nel settembre1459 dal decretorum doctor Raffaele Bossi e da Antonio de Grassona, rettore della chie-sa di Travacò Siccomario – o non aver limiti – si veda la supplica presentata nel 1463dal nobilis Bartolomeo Bottigella, priore di S. Giorgio di Schipasio, in diocesi di Piacen-za; una licentia testandi era richiesta anche ai curiali che intendessero disporre della lorocomplessiva eredità133.

Circoscritte ai regolari sono invece suppliche riguardanti la stabilitas loci, che il mo-naco o la suora si impegnavano ad osservare all’atto della professione, insieme ai votidi povertà, castità ed obbedienza. All’inizio del Duecento la costituzione innocenzia-na Licet (1206) aveva infatti riconosciuto ai religiosi la possibilità di trasferirsi a una

129 Cfr. infra, regesti nn. 806, 1568, 1642. Sull’argomento cfr. anche SALONEN, The Penitentiary, pp.190-191.

130 Per quanto riguarda i benefici curati, tale possibilità fu sancita nel 1298 da Bonifacio VIII con lacostituzione Cum ex eo, che autorizzò i vescovi a concedere licenze di questo tipo per un massimo disette anni, purché i candidati ricevessero il suddiaconato entro un anno dall’istituzione e il diaconato e ilpresbiterato entro un anno dal conseguimento della licenza: SCHMUGGE, Boyle.

131 Cfr. infra, regesti nn. 136 e 185.132 PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 415-416; MOLLAT, Bénéfices ecclésiastiques, col. 414.133 WEISS, Kurie und Ortskirche, p. 316. Per gli esempi nel testo si vedano gli esempi infra, regesti nn.

547, 548 e 1389.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCII

domus dello stesso ordine o ad un’altra congregazione purché il transitus fosse autoriz-zato dal superiore e a patto che la casa o la famiglia religiosa di destinazione osser-vassero la regola della casa o dell’ordine di originale appartenenza o che fossero retteda una normativa più rigida; secondo una costituzione del 1298 inoltre colui cheavesse lasciato il monastero senza licenza sarebbe incorso nel reato di apostasia e, ingenere, nella scomunica ipso facto134. Le richieste individuate in proposito esemplifica-no la varietà di motivazioni che sostenevano tali richieste. In linea di massima il tran-situs ad aliam religionem era motivato dalle cattive condizioni di salute che ostacolavanol’osservanza dei rigidi dettami della regola: si vedano a titolo di esempio la supplicadella clarissa Laura Bossi, che chiese di essere accolta nel monastero pavese di S. Ma-ria di Giosaphat di Pavia abbandonando S. Apollinare di Milano – convento tantumfrigidus et male dispositus quod quamplures iuvenes infirme mortue sunt, o quella del conversoGabriele Corti che, impossibilitato a sostenere oltre extremos labores ac asperitates dellaregola certosina impetrò di passare all’ordine agostiniano o, ancora, quella di frateMartino che, già indotto a trasferirsi da una certosa a un convento mendicante a cau-sa di una grave malattia, chiese licenza di vestire l’abito di S. Bernardo, qui plus se con-formet cum dicto ordine Cartusiensi135. Le licenze impetrate post factum intendevano invecesanare infrazioni riguardanti l’autorizzazione a lasciare il proprio convento: tale omis-sione fu denunciata da Cristoforo Broggi, che aveva lasciato il convento comasco diS. Francesco per vestire l’abito benedettino in S. Lorenzo di Cremona dopo aver ap-preso che l’abate di questo cenobio era stato autorizzato ad accogliere un certo nu-mero di frati appartenenti a qualsiasi ordine – concessione peraltro di cui il petentedubitava, impetrando opportune dispensa ed assoluzione nonché la licenza per tra-sferirsi presso un’altra casa dell’ordine di San Benedetto136.

d. Penitenza, messa, pratiche devote

Un settore peculiare nel quale si esplicavano i poteri di grazia del pontefice era co-stituito dalle prescrizioni della Chiesa in materia di confessione. Secondo il canoneOmnis utriusque sexus, definito nel corso del IV concilio lateranense, ciascun cristianogiunto a un’età conveniente era tenuto a confessare privatamente i propri peccati al-meno una volta all’anno al prete in cura d’anime cui era sottoposto; in deroga a talenorma era però possibile ottenere dalla sede apostolica una lettera che autorizzasse ildestinatario a scegliere un idoneus confessor dal quale ottenere l’assoluzione dalle colpecommesse. Tale licenza poteva riguardare la scelta di un confessore diverso dal pro-prio parroco, per un periodo circoscritto o in perpetuo (confessionale in forma minori)ma le suppliche prese in considerazione nel volume si riferiscono soprattutto

134 A quanti si fossero mostrati pentiti era tuttavia concessa facoltà di fare ritorno alla propria domus odi entrare in un diverso ordine religioso: Die Supplikenregister, p. 117; SALONEN, The Penitentiary, pp. 140-143.

135 Cfr. infra, regesti nn. 503, 322, 656.136 Cfr. infra, regesto n. 1409.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCIII

all’attribuzione di poteri di assoluzione più ampi di quelli riconosciuti dai canoni137.Una lettera confessionale in forma maiori, in particolare, autorizzava il confessore adassolvere peccati che normalmente non erano compresi nelle sue facoltà, mentre unagrazia in forma Provenit abilitava ad amministrare l’assoluzione plenaria da tutti i pec-cati e dalle censure canoniche, compresi i casi riservati al pontefice – si veda la lungateoria di excessus menzionati da Corrado da Fogliano nella richiesta avanzata nel1458138; nelle suppliche censite per il dominio sforzesco una lettera confessionale fusolitamente accordata in articulo mortis o semel in vita, ma era consentito impetrareun’analoga grazia totiens quotiens, cosicché l’assoluzione plenaria fosse accordata ogniqualvolta si correva pericolo di vita pur acquistando efficacia solo in punto di morte139.

Se in origine erano concesse prevalentemente a comunità religiose, alla metà delQuattrocento le littere confessionales risultavano assai diffuse anche entro il laicato, inrisposta alla tendenza a declinare la pratica religiosa secondo forme più personali,magari su sollecitazione di proposte svincolate dal tradizionale inquadramento of-ferto dalla parrocchia – particolarmente indicativa in proposito la richiesta di lettereconfessionali avanzata nel 1463 dalla scola sive congregatio dei Battuti di Varenna 140.Accanto a suppliche presentate in tal senso da monasteri e conventi, spesso a corol-lario di una nuova fondazione o del passaggio a una corrente osservante, frequente-mente tale tipo di grazia dovette dunque essere impetrato da laici: singoli cives, ma an-che coppie – come Pietro Trancheri e Maddalena Dugnani 141 – ed estesi gruppi fa-migliari del dominio – si veda qui l’esempio offerto dai Beccaria di Pavia142 – che de-lineano un segmento di elevata condizione sociale, probabile indizio del prestigio at-tribuito alla segnatura papale. Nel contesto così connotato, particolare rilievo pre-sentano le richieste avanzate da membri della dinastia sforzesca – la duchessa, maanche Corrado da Fogliano e Lucia Attendoli, rispettivamente frater uterinus e madredi Francesco Sforza 143 – che accanto a quelle più personali promossero anche istan-ze di comunità e congregazioni religiose legate al loro alto patronato144.

137 PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 257-258; BRAMBILLA, Alle origini del Sant’Uffizio, pp. 195-204.Le suppliche riguardanti la concessione di lettere confessionali costituiscono circa l’1% della documen-tazione censita; dal computo sono però escluse le concessioni accordate a integrazione di altre richieste,quale la fondazione di un convento.

138 Cfr. infra, regesto n. 99. Sulle concessioni di questo tipo cfr. SALONEN, The Penitentiary, pp. 203-207.139 GÖLLER, Die päpstliche Pönitentierie, I, pp. 213-237. Non sono state reperite, invece, richieste di lette-

re confessionali in forma Cupientes, impetrate da preti in cura d’anime per assolvere i loro parrocchianianche nei casi riservati, ben attestate invece nelle suppliche trattate nello stesso torno di anni dalla Pe-nitenzieria: Penitenzieria apostolica, p. 35.

140 Cfr. infra, regesto n. 1544.141 Cfr. infra, regesto n. 304.142 Cfr. infra, regesto n. 92.143 Cfr. infra, regesti nn. 99 e 149.144 Si vedano le richieste in materia di confessione presentate dalla duchessa a favore delle monache di

S. Margherita di Milano, di S. Maria di Vedano al Lambro, di S. Agata extra muros di Como, delle canoni-chesse del monastero milanese dell’Annunziata, come pure dei frati eremitani di S. Agostino della Pro-vincia di Lombardia, qui ai nn. 293, 355, 885, 1639, 357. La mediazione di Bianca Maria Visconti si in-travede anche dietro alle richieste di lettere confessionali presentate in forma di rotulus da parte di 24monasteri e conventi femminili del Ducato il 24 agosto 1459, qui ai regesti nn. 516 e 517.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCIV

Mentre le lettere confessionali riguardavano l’assoluzione dei peccati commessi daifedeli, le indulgenze – altra espressione delle prerogative papali in materia graziosa –concernevano la remissione extrasacramentale delle pene che i fedeli avrebbero do-vuto scontare per i peccati commessi145. La Chiesa accordava queste grazie a quantiprendevano la croce o ai pellegrini che si recavano a Roma in occasione del giubileo,ma le suppliche provenienti dal Ducato sforzesco riguardano esclusivamente le littereindulgenciales che riconoscevano benefici spirituali ai Christifideles utriusque sexus cheavessero compiuto un’opera di devozione, per lo più indicata nella visita di una chie-sa in occasione di certe festività o nella partecipazione a particolari celebrazioni o,ancora, in elemosine destinate alla manutenzione dell’edificio sacro146. L’indulgenzapoteva avere validità perpetua, purché fosse limitata a un giorno all’anno, o esserecircoscritta a un determinato periodo – caso, questo, che rendeva necessario unaconferma del privilegio al momento della sua scadenza147. In linea di massima la sup-plica dettagliava anche le feste per le quali il privilegio era richiesto, le devozioni che ifedeli erano tenuti a compiere, l’entità delle pene rimesse, per lo più espressa in gior-ni, anni e quarantene (una penitenza di 40 giorni a pane ed acqua); poiché condizionenecessaria per godere della grazia era essersi confessati, si supplicava anche per otte-nere la facoltà di eleggere un confessore148. I Registra di Pio II attestano che tali do-cumenti riguardavano chiese, monasteri, enti assistenziali nonché consorzi laicali; lagrazia era presentata dall’ecclesiastico responsabile della chiesa, da patroni, dai par-rocchiani o dalle comunità monastiche, che talora non mancarono di giustificare larichiesta col degrado dell’edificio sacro, la difficoltà di provvedere alla dotazione dilibri e suppellettile sacra, il magnum devotionis affectum dei fedeli o, ancora, le beneficheconseguenze che la concessione avrebbe comportato per le attività assistenzialidell’ente. Difficilmente peraltro, almeno nel campione considerato, la supplica erasegnata nella sua esatta formulazione: le limitazioni che per lo più corredano la se-gnatura suggeriscono l’orientamento della sede apostolica a ridurre talora sensibil-mente sia la remissione impetrata sia le solennità fissate per beneficiarne, in accordo

145 Le indulgenze costituiscono circa l’1,4% della documentazione censita. Il computo esclude le in-dulgenze accordate a integrazione di altre concessioni, quale l’erezione di un monastero. Sulla dottrinadelle indulgenze, basata sul tesoro della Chiesa costituito dagli infiniti meriti di Cristo, della Vergine edei santi cfr. FERRARIS, Prompta bibliotheca, IV, coll. 444-445 e JOMBART, Indulgences.

146 Sulle diverse forme di indulgenze e sulla relativa legislazione cfr. PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts,pp. 278-285 ma anche Repertorium Germanicum, II, pp. 36-38 e WEISS, Kurie und Ortskirche, pp. 318-319.

147 Per un esempio cfr. infra, regesto n. 902. Talora il privilegio di indulgenza era richiesto ad instar –cioè nella stessa forma concessa a santuari di particolare rilievo, come S. Maria degli Angeli ad Assisi, oa enti omologhi o, ancora a chiese della stessa diocesi dell’impetrante, purché la richiesta fosse specifi-cata nella supplica: presentano elementi comuni a questo tipo di indulgenze quelle richieste infra, regestinn. 902 e 1069. Una forma di privilegio connesso alle indulgenze giubilari concedeva l’indulgenza aquanti avessero visitato alcune chiese indicate nella grazia e avessero versato a delegati papali il corri-spettivo di un viaggio a Roma, come se l’indulgenza fosse stata lucrata presso le basiliche dell’Urbe: pre-senta analogie con questa concessione la supplica regestata infra, n. 355.

148 Cfr. infra, regesto n. 310.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCV

con l’interpretazione restrittiva che le regole di Cancelleria davano in questo ambitoalla segnatura papale149.

Come quelle riguardanti litterae confessionales, anche le suppliche che concedevanoindulgenze davano modo al duca e ai suoi famigliari di manifestare la propria pietà e,al contempo, di veicolare il profilo di tramite delle istanze devozionali dei subditi: inomi di Francesco Sforza e della consorte ricorrono in richieste di indulgenze desti-nate all’erigenda cattedrale ambrosiana e a una delle fondazioni di patronato ducale –quella di S. Nicola da Tolentino, nei pressi della domus della Beata Mariadell’Incoronata alias de Carignano – ma anche a sostegno di suppliche presentate damonasteri e conventi del ducato, a integrazione della costante attività di mediazioneche – lo si vedrà tra breve – assumeva maggior evidenza nella promozione di formedi vita osservanti entro le diocesi del dominio.

A un ambito sociale altrettanto elevato rimandano anche altri tipi di grazie impe-trate da personaggi delle diocesi padane. Assai appetite da personalità frequente-mente impegnate in viaggi, come i membri della famiglia ducale150, erano le conces-sioni di altare portatile: in deroga alle prescrizioni canoniche riguardanti il principiodella parrocchialità esse autorizzavano i destinatari ad avvalersi di questo arredo perla celebrazione della messa da parte di un cappellano personale, di cui talora si impe-trava la facoltà di nomina151. Tra le richieste ad partem, inoltre, tali suppliche annove-ravano per lo più quella della clausola ante diem, che consentiva di celebrare in luoghicolpiti da interdetto, alle condizioni ammesse dalla legislazione ecclesiastica (primadell’alba, a porte chiuse, senza campane)152.

Tra le concessioni riguardanti la violazione della clausura delle comunità regolari153

spiccano invece le licentiae intrandi monasteria, che permettavano a laici di accedere amonasteri per pregare e per praticare esercizi penitenziali154. Impetrate per lo più danobildonne della capitale del Ducato e dal personalità legate alla dinastia signorile, talilicenze consentivano agli illustri destinatari di soggiornare, consumare i pasti e taloratrascorrere la notte nelle stanze loro destinate presso i cenobi anche se, analogamentea quanto riscontrato nelle indulgenze, il Fiat papale era in genere corredato da limita-zioni riguardanti l’entità e la durata delle visite nonché l’esclusione di comunità

149 Secondo le regole di cancelleria di Pio II una concessione segnata col Fiat accordava un’indulgenzadi tre anni a una cattedrale, a una collegiata insignis o a un monastero sollempne e una remissione di dueanni ad enti di minor rilievo (a meno che il pontefice non derogasse espressamente in proposito) mentrecon Fiat ut petitur il pontefice concedeva quattro anni di indulgenza a chiese e monasteri più importanti,tre anni alle altre chiese (cfr. supra, p. XXXII, nota 83).

150 Si vedano le suppliche presentate in proposito da Agnese Del Maino, Galeazzo Maria Sforza, Ip-polita Sforza, qui ai regesti nn. 449, 450, 451.

151 Tali richieste costituiscono circa lo 0,2% della documentazione censita.152 PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrecht, p. 396; Die Supplikenregister, pp. 125-126.153 Quali, ad esempio, l’autorizzazione ad uscire dalle mura monastiche per le necessità della comuni-

tà, ad accogliere consanguinee da avviare alla vita regolare, ad accedere al parlatorio per visitare figliemonache: cfr. infra, regesti nn. 432, 490, 1210, 1477.

154 Tali richieste costituiscono circa l’1,2% della documentazione censita.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCVI

caratterizzate dalla rigida separazione dal secolo – esemplare in tal senso il divietofatto da Niccolò V a Bianca Maria Visconti di visitare monasteri certosini155. Alla sfera della religiosità personale attengono anche rare suppliche riguardanti loscioglimento da un voto – materia riservata al pontefice per quanto riguardava i votasolemnia (promesse assolute e perpetue), il voto di castità perpetua, la promessa di ab-bracciare la vita religiosa o di compiere uno dei tre pellegrinaggi maggiori (Gerusa-lemme, Roma, Santiago de Compostela). Tale grazia poteva essere impetrata in rela-zione a un impedimento perpetuum o temporale – ad esempio per una malattia, unevento bellico o per un motivo di natura religiosa – ma poteva riguardare anche lacommutazione della promessa con un’opera di pietà di valore maggiore o minore delvoto stesso156. Al primo di tipo di grazie è ascrivibile, nella fattispecie, la supplicapresentata nel 1458 da Nicolò dei Capitani di Arsago, che chiese di essere sciolto dalvoto di farsi frate pronunciato a dodici anni temendo pestiferum morbum decidisse, men-tre richiesero la commutatio del voto di abbracciare la vita religiosa presso S. Mariadell’Incoronata i fratelli Stampa157. Assoluzioni per aver trasgredito voti furono inve-ce impetrate nel 1460 da Caterina de Trevino – incorsa anche nella scomunica per avercontratto matrimonio nonostante la promessa di vestire l’abito agostiniano fatta du-rante una malattia del padre – e, l’anno successivo, dalla duchessa Bianca Maria cheoffrì in cambio dell’assoluzione la fondazione di tre chiese a Milano e a Cremona158.

e. Monasteri e conventi

Entro il complesso di facoltà, indulti e licenze un gruppo non trascurabile di do-cumenti riguarda comunità religiose maschili e femminili: erezioni, unioni, soppres-sioni e riforme di monasteri e conventi che evocano i profondi riassetti che nelQuattrocento interessarono le istituzioni regolari del Ducato in seguito all’aumentodei religiosi ma anche – per accennare soltanto ai fattori più condizionanti –all’importanza dei monasteri per la collocazione della popolazione femminile, al suc-cesso della predicazione mendicante, al favore mostrato dalle autorità urbane e si-gnorili per comunità «osservanti»159.

155 Cfr. infra, regesto n. 452. Per quanto riguarda suppliche presentate da congiunti di Francesco Sfor-za si vedano le richieste di Orsina Del Maino, Bianca Maria Visconti e di Antonia, nuora del duca, infra,regesti nn. 133, 309, 361, mentre fu presentata da donne appartenenti ad illustri famiglie della capitale lasupplica regestata infra, n. 22.

156 Die Supplikenregister, pp. 157-158; SALONEN, The Penitentiary, pp. 153-156. Tali suppliche costitui-scono circa lo 0,2% della documentazione censita.

157 Cfr. infra, regesti nn. 169 e 181.158 Cfr. infra, regesti nn. 782 e 308.159 Tali suppliche costituiscono il 3,5% della documentazione censita. Sulle complesse e talora con-

traddittorie relazioni dei poteri signorili con i movimenti osservanti, importanti considerazioni in ZARRI,Aspetti, e in CHITTOLINI, Stati regionali e istituzioni ecclesiastiche, pp. 173-176 e ID., Introduzione a Ordini religio-si; per quanto riguarda il dominio sforzesco hanno carattere generale le osservazioni riguardanti i Fratiminori di FASOLI, Da Galeazzo a Ludovico.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCVII

Strettamente connesse all’ondata di nuove domus – prevalentemente mendicanti –che percorse il Ducato a partire dal principato di Filippo Maria Visconti sono alcunesuppliche relative al riconoscimento di fondazioni installatesi nel dominio su solleci-tazione di iniziative locali – talora un dominus loci affiancato dagli incolae, come a Sarti-rana, a Voghera, a Novi Ligure160 – o per impulso di una famiglia di religiosi – si vedala conferma della fondazione di S. Maria degli Angeli chiesta nel 1458 dai frati delladomus milanese e dal custode della provincia lombarda161. Quanti impetrarono con-cessioni di questa natura dichiaravano generalmente di aver provveduto alla costru-zione delle strutture necessarie allo sviluppo della comunità, insistendo sugli spazievocativi della vita religiosa (chiesa, campana, campanile) e chiedevano, rispettiva-mente, l’insediamento di un gruppo di fratres appartenenti a un ordine specifico o lafacoltà di emettere la professione e di condurre religiosam vitam in forma istituzionaliz-zata, beneficiando delle prerogative e delle esenzioni concesse dalla sede apostolica auna certa congregazione; a queste istanze si aggiungeva talvolta la richiesta di derogaalle costituzioni pontificie che limitavano la proliferazione di nuove domus – in parti-colare la legislazione di Bonifacio VIII indirizzata a frati minori e clarisse. La narratiosi soffermava ampiamente sulle circostanze della fondazione anche per motivare larichiesta di una conferma post factum: in questi casi la sede apostolica era interpellataper ratificare iniziative datate, la cui legittimità era però messa in dubbio dalla man-canza di un’approvazione ab origine – magari mascherata dalla perdita dei privilegi ot-tenuti a suo tempo, come per lo stesso convento milanese di S. Maria degli Angeli –o dalla carenza di opportune dispense – necessarie, ad esempio, per ricevere la pro-fessione religiosa di membri del terz’ordine, come richiesto dalle Clarisse di Parmanel 1458162.

Il riconoscimento papale, talora, assumeva la forma di licentia celebrandi: oltre allapossibilità di professare una determinata regola i religiosi impetravano la facoltà dieleggere un cappellano responsabile dei servizi religiosi e delle confessioni – solita-mente con la facoltà di concedere l’assoluzione anche nei casi riservati in mortis articulo– ottenendo di fatto di essere esentati dal controllo vescovile in merito a questoaspetto della vita della comunità163.

Analogamente a quanto riscontrato nell’istituzione di benefici curati, talora il radi-camento di una famiglia religiosa comportava una riorganizzazione delle risorse dienti ormai in declino, probabilmente preceduta da accordi tra la comunità locale e lacongregazione di cui non restano che pochi indizi: laddove le strutture della cura ani-marum risultavano inadeguate alle necessità spirituali dei fedeli – come riscontrato aTerra Arsa nel 1459164 – o al perseguimento dell’artior vita a causa dell’indegnità delclero responsabile dei servizi religiosi – come presso la domus umiliata di S. Clemente

160 Cfr. infra, regesti nn. 61, 147, 168. 161 Cfr. infra, regesto n. 130.162 Cfr. infra, regesti nn. 130 e 73.163 Così a Busto Arsizio: infra, n. 122.164 Cfr. infra, regesto n. 483.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCVIII

di Geno presso Como165 – la soppressione dei benefici e l’unione dei rispettivi patri-moni preparavano l’insediamento dei frati presso strutture preesistenti.

In altri casi, la sede apostolica fu chiamata a sostenere monasteri che la penuria direligiosi avviava inesorabilmente al declino: come esemplificato dalle suppliche dellecomunità benedettine di S. Benedetto di Crema e di S. Dionigi extra muros di Milano,le richieste in tal senso concernono prevalentemente domus di ordini tradizionali, lecui speranze di ripresa erano state individuate nel trasferimento di monaci prove-nienti da altre congregazioni, anche mendicanti166.

Altre concessioni riflettono invece l’orientamento dell’autorità ecclesiastica a defi-nire istituzionalmente le variegate forme di aggregazione diffuse specialmente pressoil laicato femminile, ora senza precise connotazioni ora per coniugare istanze devo-zionali con la necessità di fronteggiare situazioni di debolezza personale (vedovanza,precarietà economica)167. Generalmente taciuti i motivi e le personalità che avevano ispi-rato tali esperienze, secondo il dettato dei documenti la spinta all’istituzionalizzazionematurò all’interno delle stesse comunità, per lo più gruppi di terziarie – come le soro-res de penitentia di Parma e di Lodi – desiderose di conferire stabilità alla loro sceltaesistenziale attraverso la possibilità di prendere i voti e di professare una precisa re-gola religiosa presso una casa fondata ex novo o presso il convento che le aveva ac-colte168.

Frequentemente infine il ricorso alla sede apostolica risulta collocarsi entro le arti-colate dinamiche innescate dal successo di proposte di vita religiosa «osservante». Piùprecisamente, le grazie impetrate in proposito esemplificano i meccanismi che mo-dellarono la geografia del sistema di province e di vicarie che sostenne quel successodal punto di vista istituzionale: oltre a richieste riguardanti l’imposizione della clausu-ra, la professione religiosa, la regola e il riconoscimento dei privilegi dell’ordine, que-ste suppliche – riguardanti esclusivamente il secondo ramo degli ordini – contengonoanche domande di esenzione dall’autorità episcopale e di trasferimento alla provincialombarda della congregazione o alla subiectio alla sede apostolica, che per lo più attri-buì comunque diritti di visitatio e di reformatio al superiore della circoscrizione di ap-partenenza. All’osservanza agostiniana, ad esempio, chiesero di passare i monasteri diS. Andrea di Brunate, presso Como, e quello pavese dei SS. Nabore e Felice mentreall’osservanza dei frati minori fu affidata la riforma del cenobio milanese di S. Apol-linare – episodio di una più ampia tendenza ad attribuire ai Minori il governo di do-mus femminili ben documentata nel dominio per tutta la seconda metà del secolo; lacorrente riformata dell’ordine benedettino attirò invece le monache comasche di S.Lorenzo mentre alla congregazione di S. Giustina chiesero di essere sottoposte le

165 Cfr. infra, regesto n. 454.166 Per gli esempi citati si faccia riferimento infra, regesti nn. 67 e 93.167 Per le coordinate essenziali di questi aspetti cfr. almeno ZARRI, Monasteri femminili e SEBASTIANI,

Da bizzocche a monache.168 Cfr. infra, regesti nn. 73, 74, 131, 316. Un esempio di richiesta avanzata da terziari è quella riguar-

dante l’eremo comasco di S. Donato, infra, regesti nn. 154 e 203.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

XCIX

monache del cenobio milanese di S. Margherita169. Per alcune di queste domus inoltre– come appunto quelle appena menzionate – il passaggio alla corrente riformatacomportò nuove modalità di governo interno, con la sostituzione dell’abbaziato vita-lizio con cariche ad tempus, finalizzate ad impedire la creazione di nuclei di potere fa-migliare all’interno delle comunità.

A margine di questa presentazione delle suppliche riguardanti le fondazioni regola-ri, occorre infine rilevare la frequenza con la quale in esse ricorre l’intercessione degliSforza, che anche in questo settore della vita religiosa trovavano il canale per propor-si quali mediatori delle istanze dei sudditi, connotare il loro potere con sentimenti didevozione e sintonizzare questa «religione del principe» con le componenti caratteri-stiche della religione delle città del dominio. Instancabile patrona delle istanze di co-munità femminili appare in particolare Bianca Maria Visconti che, a cominciare dalperiodo della sua permanenza a Mantova, si avvalse più volte dei cordiali rapporti colPiccolomini per esibire, insieme alla pietà che si intendeva connaturata all’animo delledevote domine, l’ampiezza del patronato principesco – esemplare in tal senso la richie-sta di indulti presentata nell’agosto 1459 a favore di una ventina di monasteri e con-venti femminili170.

f. Proprietà ecclesiastica

La proprietà ecclesiastica occupa uno spazio non insignificante nella documenta-zione graziosa presa in considerazione171. Entro il tessuto delle istituzioni ecclesiasti-che le ricchezze della Chiesa costituivano in effetti un settore di particolare delicatez-za per i diversi interessi che muovevano: importante riserva per le necessità finanzia-rie degli stati signorili172, i redditi di chiese e di monasteri subivano spesso anche gliappetiti dei ceti di governo attraverso occupazioni violente o spoliazioni mascherateda una formale investitura o, ancora, attraverso locazioni perpetue ad esiguo canonefisso173. Le alienazioni di proprietà ecclesiastiche, sotto forma di permute, enfiteusiperpetue e concessioni ad longum tempus, erano state precocemente interdette dalla le-gislazione papale tranne qualora ne fosse riconosciuta l’assoluta necessità; al criteriodell’evidens utilitas la speculazione canonistica aveva successivamente aggiunto parti-colari formalità – come il consenso vescovile all’alienazione di beni posti entro i con-fini diocesani – che erano state recepite anche dalla normativa civile ed ecclesiastica

169 Si vedano i rispettivi regesti infra, nn. 311 e 331, 372, 77, 8, 293.170 Sulla presenza di Bianca Maria e della madre alla Dieta di Mantova, dove giunsero il 26 maggio

1459 cfr. SIMONETTA, Il duca alla Dieta, pp. 260-262. G. CHITTOLINI, Stati regionali e istituzioni ecclesiastiche,p. 178.

171 Le suppliche in proposito costituiscono circa il 10% della documentazione censita.172 Sulle prerogative in materia di tassazione dei benefici concesse dal Piccolomini a Francesco Sforza

si vedano i cenni supra, p. XII.173 CHITTOLINI, Stati regionali, pp. 170-173.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

C

emanata localmente174. Ulteriori restrizioni furono apportate nel secondo Quattro-cento dalla costituzione Cum in omnibus iudiciis – con la quale nel 1465 Paolo II avocòalla sede apostolica l’approvazione di qualsiasi cessione – e dalla successiva Ambitiosaecupiditati (1468) che vietò anche le locazioni ultra triennium e sottrasse agli ordinari lafacoltà di accordare la dispensa nei casi riconosciuti dal diritto; tali provvedimentituttavia poco valsero contro la crisi di molti patrimoni, alimentata dall’incapacità dichiese e di monasteri di fronteggiare le trasformazioni delle strutture agrarie attraver-so criteri di gestione che non si limitassero alla percezione di canoni fissi e rapida-mente svalutabili, ma anche dai criteri politici e clientelari sottesi all’amministrazionedi tali patrimoni175.

A transazioni di questa natura si riferiscono appunto molte suppliche di prove-nienza padana presentate al Piccolomini – richieste di investiture ultra novennium, li-cenze di vendere immobili e di acquistarne altri generalmente destinati alla locazioneenfiteutica, permute di terreni – che, al di là della specificità del singolo caso, sonoconnotate da una forte omogeneità di toni.

In particolare, nell’articolata narratio dei documenti riguardanti concessioni enfiteu-tiche (o la loro conferma, qualora già approvate dall’ordinario diocesano), i petentidiedero ampio risalto alle cattive condizioni e alla scarsa redditività dei terreni, la-mentarono dettagliatamente l’esiguità dei fitti riscossi, enunciarono le difficoltànell’esercizio dei diritti di decima; quindi si evidenziarono i vantaggi della concessio-ne di cui si impetrava l’autorizzazione, quantificando il nuovo canone e sottolineandol’affidabilità del concessionario – per lo più un locatario che aveva valorizzato la pos-sessio attraverso ingenti migliorie, oppure un personaggio di elevata potenzialità fi-nanziaria disposto ad accollarsi i debiti dell’ente in cambio dell’investitura. Così nel1459 fu il mercante piacentino Anfrone Squarciafichi ad offrire un canone annuo di140 lire per ricevere in enfiteusi alcune possessioni del monastero di S. Savino di Pia-cenza, impegnandosi anche a saldare alcuni debiti contratti dai monaci; lo stesso an-no – a conferma della debolezza finanziaria spesso sottesa a queste transazioni –un’analoga concessione fu sollecitata dalla stessa comunità benedettina a favore deipiacentini Daniele Soprano e Daniele Caldo, disposti a sostenere le spese per la mes-sa a coltura delle possessioni di Vicomarino in cambio di un canone modesto, ulte-riormente decurtato di una quota fissa destinata a saldare il credito che i locatari

174 PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 445-448; PROSDOCIMI, Il diritto ecclesiastico, pp. 162-165. An-che in questo settore delle Chiese lombarde la presenza di più obbedienze durante la crisi conciliareaveva aperto all’autorità signorile ampi spazi di intervento, in consonanza con l’iniziativa della Chiesa: aldecreto emanato da Gian Galeazzo nel 1401 contro le investiture ultranovennali di proprietà ecclesiasti-che (e confluito nella legislazione sforzesca nel 1475) aveva fatto seguito nel 1436 un provvedimentodell’arcivescovo Francesco Pizolpasso che vietava le locazioni ultranovennali o i patti di reinvestituradello stesso fondo nella medesima persona nonché le investiture a lunga scadenza compiute sine solemni-tate iuris et sui ordinarii decreto et consensu: PROSDOCIMI, Il diritto ecclesiastico, pp. 165-168; CHITTOLINI, Unproblema aperto, p. 362; BELLONI, Francesco Della Croce, pp. 130 e 148-151.

175 Su questi aspetti si vedano CIPOLLA, Une crise ignorée e CHITTOLINI, Un problema aperto.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

CI

avanzavano nei confronti dei religiosi176. Generalmente questa disponibilità era com-pensata dal progressivo riconoscimento del directum dominium, attraverso l’esenzionedal fitto livellario dietro cessione di beni di valore equivalente: nel 1459 fu Angelo daRieti, legum doctor ed uditore del duca di Milano, a proporre un aumento del fitto cheegli versava da anni per alcuni terreni di un canonicato di S. Maria Peroni di Pavia,con patto di liberazione dal censo nel caso in cui avesse ceduto altri fondi di egualvalore, ma questa richiesta non costituisce un unicum nella documentazione conside-rata, preludendo frequentemente alla perdita della proprietà del bene locato da partedell’ente ecclesiastico177. In virtù di queste premesse, l’impetrante chiedeva dunquela conferma della transazione (se già stipulata) o la nomina di un commissario inpartibus che, accertata l’evidens utilitas della Chiesa, autorizzasse la conclusione delcontratto; qualora la supplica si riferisse a proprietà monastiche, in linea di massi-ma le clausole comprendevano la richiesta di deroga alle costituzioni e agli statutidell’ordine.

La nomina di un commissario – generalmente il vescovo del luogo – fu richiesta an-che per licenze di permute e di vendite: l’utilità di tali transazioni fu solitamente indi-viduata nella conseguente disponibilità di risorse con le quali acquistare altri terreni,ampliare monasteri ormai troppo angusti – si consideri la supplica presentata nel1464 dall’abate di S. Paolo prope et extra muros di Tortona –, riparare e dotare di para-menti e arredi sacri edifici sprovvisti di redditi sufficienti – esemplare l’impetrazioneavanzata in proposito nel 1460 dagli Umiliati di S. Michele di Parma178.

Un altro strumento impiegato dalla sede apostolica a tutela delle proprietà dellaChiesa era costituito dalla nomina di delegati con prerogative giurisdizionali chiamatia garantire i diritti di enti ecclesiastici sui rispettivi possessi, secondo quanto precisatonelle bolle di nomina – lettere conservatorie in forma militanti Ecclesiae. Il campionerappresentato dalle suppliche del Ducato sforzesco attesta che tale richiesta – moti-vata da generiche minacce di spoliazioni – non era rara, interessando sia i vertici delleChiese locali sia i benefici curati sia le congregazioni religiose, come esemplificato –tra le molte suppliche in proposito – dalle lettere concesse al vescovo Marco Cattaneia tutela delle proprietà della mensa episcopale alessandrina e da quelle presentate daGiacomo Lavezzi, titolare di vari benefici in collegiate milanesi, e dal monastero be-nedettino di S. Vittore di Meda179.

In altri casi, ancora, la sede apostolica fu interpellata in merito a vertenze proces-suali, in base al principio già ricordato che riconosceva al foro ecclesiastico la giuri-sdizione ratione materiae su cause attinenti a proprietà ecclesiastiche, elemosine, deci-me oltre che su benefici. Un lungo iter che ha già percorso diversi gradi di giudizio siintravede in genere nella narratio di queste suppliche: si vedano la richiesta di ratificadell’accordo tra i da Robecco e il priore del monastero dei SS. Pietro e Paolo extra

176 Cfr. infra, regesti nn. 317, 398, 578 e 398.177 Cfr. infra, regesti nn. 156 e 484. 178 Cfr. infra, regesti nn. 1615 e 732.179 Per questi esempi cfr. infra, regesti nn. 105, 620, 28, 124.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

CII

muros di Gessate, che pose fine a una lite sulla quale si era già pronunciato il tribunaleducale, o la supplica presentata da Alcherio e Giovanni Abboni per ottenere che lacausa contro il monastero lodigiano di S. Pietro di Siena fosse avocata dai delegatinominati nella diocesi – ambiente sfavorevole ai petenti per la potenza della contro-parte – ed attribuita a giudici extradiocesani180.

g. Materia testamentaria

Lo spoglio dei Registra Supplicationum di Pio II ha permesso di individuare alcuniinterventi del pontefice – in forma di licenze, assoluzioni o commissiones – sollecitatinell’ambito dell’esecuzione di legati pii181. Presentate prevalentemente da laici, questesuppliche si riferiscono alle più diverse circostanze legate alla materia testamentaria:oltre a istanze di assoluzione per aver (o non aver) ottemperato agli obblighi legata-ri182, il campione annovera richieste di scioglimento dall’adempimento di clausole te-stamentarie183, licenze impetrate per permettere la piena esecuzione di ultime volon-tà, nomine di commissari cui delegare vertenze ad pias causas184.

Buona parte delle richieste riguardano l’esecuzione di legati pii secondo modalitàdiverse da quelle dettate dal testatore. Tali difformità riguardarono per lo più l’usodei lasciti, che si chiese di convertire, sulla base di motivi assai circostanziati: talora sipreferì destinare il legato alla manutenzione di un edificio – si consideri l’esempio delmonastero cremasco di S. Monica, al quale nel 1458 fu trasferito un lascito assegnatoad un ospedale per far fronte all’aumento della popolazione monastica attraversol’ampliamento delle strutture – o alle esigue rendite di una chiesa, come richiesto daalcuni Beccaria a favore del beneficio curato di S. Martino extra muros di Pavia diMezzano; in altri casi – come accadde a Lodi per l’Ospedale grande – lasciti testa-mentari furono utilizzati per sostenere progetti di razionalizzazione delle istituzioniassistenziali185. Alcuni petenti, ancora, supplicarono il pontefice di concedere legatipii a personaggi bisognosi, della cui indigenza si diede ampiamente conto nella sup-plica, fossero essi congiunti degli erogatari del lascito – come Bassiano Camaghi, lai-co miserabilis che ottenne di attingere al legato amministrato dal fratello Giovanni perdotare le cinque figlie – o parenti del testatore, come il frate gerosolimitano MicheleRana che nel 1462 chiese di beneficiare di un legato istituito dal nipote per porre finea una vita errabonda e fare ritorno al convento di Rodi186.

180 Cfr. infra, regesti nn. 49 e 647.181 Tali suppliche costituiscono il 3,4% circa della documentazione censita.182 Cfr. infra, regesto nn. 1626.183 Cfr. infra, regesti nn. 302 e 743.184 Cfr. infra, regesti nn. 236 e 1068. Per quanto riguarda il Ducato di Milano la giurisdizione della

Chiesa sui laici nelle controversie in materia testamentaria era stata riconosciuta da un decreto di GianGaleazzo Visconti del 18 agosto 1389: PROSDOCIMI, Il diritto ecclesiastico, p. 295 e BELLONI, Francesco DellaCroce, p. 109.

185 Cfr. infra, rispettivamente i regesti nn. 84, 89, 224.186 Cfr. infra, regesti nn. 382 e 1206.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

CIII

La segnatura papale fu sollecitata in questo ambito anche per confermare testa-menti o commutaciones: la richiesta di supplectio defectuum che generalmente accompagnaqueste suppliche lascia supporre che la confirmatio apostolica intendesse risanare situa-zioni irregolari, suscettibili di contestazioni che avrebbero invalidato la transazione.

Alla via supplicationis alcuni «lombardi» ricorsero anche per ottenere deroghe di altrogenere: la casistica in proposito riguarda soprattutto stabili inalienabili per disposi-zione testamentaria, di cui invece si autorizzò la vendita per consentirne la valorizza-zione attraverso migliorie sostenute dall’acquirente, ma anche le modalità di officiatu-ra di benefici istituiti pro remedio anime, che si chiese di affidare a chierici diversi daquelli indicati dal testatore o di adempiere secondo tempi e modi realisticamentecommisurati all’entità del lascito187.

h. Materia matrimoniale

Il diritto canonico attribuiva al pontefice la facoltà di accordare dispense ed assolu-zioni nell’ambito degli impedimenta riguardanti il matrimonio, sia che essi rendesseroillecita l’unione senza pregiudicarne la validità (impedimenta impedientia) sia chel’annullassero (impedimenta dirimentia)188. Definite minutamente dalla normativa eccle-siastica – in contrasto con la perdurante varietà delle pratiche matrimoniali 189– taliproibizioni concernevano la parentela, l’incapacità personale, la professione di voti,vizi di consenso o, ancora, crimina connessi per lo più al reato di adulterio. Entroquesto complesso di norme alquanto variegato, particolare importanza sul pianodell’organizzazione sociale assumevano quelle riguardanti la parentela: il IV conciliolateranense, in particolare, aveva esteso al quarto grado l’impedimento legato alla con-sanguineitas tra i coniugi e aveva fatto divieto di contrarre matrimonio a quanti fosserolegati da affinitas, cioè dal legame originato da rapporti sessuali intercorsi tra l’uomo eparenti della donna che intendeva sposare e viceversa; altri impedimenti erano costi-tuiti dalla publica honestas, cioè da un’unione per verba de presenti o per verba de futuro traun componente della coppia e un consanguineo dell’altro non seguita dalla consuma-zione, e dalla cognatio spiritualis, riguardante il legame che si instaurava con padrini emadrine190.

Anche per quanto riguarda le questioni matrimoniali le dispense apostoliche dero-gavano alle prescrizioni della Chiesa, mentre le assoluzioni liberavano dalle censure

187 Si vedano a mo’ d’esempio le modalità di officiatura della prebenda fondata ex legato in S. Salvatorea Piacenza e della chiesa di S. Maria di Magenta, infra, regesti nn. 1635 e 593.

188 Sui dibattiti circa la definizione dell’unione matrimoniale e sulle distinzioni riguardanti gli impedi-menti cfr. PLÖCHL, Geschichte des Kirchenrechts, pp. 305-337; Die Supplikenregister, pp. 68-74; SALONEN, ThePenitentiary, pp. 103-105; Penitenzieria apostolica, pp. 24-28.

189 Penitenzieria apostolica, p. 25. 190 Altri impedimenti erano quelli legati all’incapacità personale (come impotenza, sterilità, ermafrodi-

tismo), a voti e vizi di consenso (casi di costrizione o di errata valutazione del coniuge), al reato di adul-terio, qualora cioè una coppia avesse commesso adulterio (o si fosse macchiata dell’omicidio del coniugedi uno dei due) con l’accordo di contrarre matrimonio successivamente: PLÖCHL, Geschichte des Kirchen-rechts, pp. 318-319, 325-326; Penitenzieria apostolica, pp. 24-27.

Introduzione_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

CIV

nelle quali gli impetranti erano incorsi per essersi sposati – o per aver commesso in-cesto, o aver avuto rapporti sessuali senza essere uniti in matrimonio – nonostante laconoscenza degli impedimenta; la regolarizzazione garantita dalle concessioni papali,inoltre, non era limitata ai supplicanti ma si estendeva ai figli nati e ai nascituri, cheerano in tal modo legittimati191. Come già osservato, le suppliche provenienti dal Du-cato sforzesco confermano che la Cancelleria non incontrava il favore delle coppieinteressate ad ottenere grazie in questa materia. Le richieste in proposito sono infattirarissime192 e si riferiscono prevalentemente all’impedimento da consanguineità diterzo e quarto grado, mentre quattro documenti impetrano la nomina di probi viri in-caricati di dirimere in partibus cause riguardanti una liberazione da vincolo matrimo-niale e la richiesta dal domicellus pavese Basilio Corti per costringere alla convivenza ladonna sposata con matrimonio per verba de presenti193.

Elisabetta Canobbio

***

Mentre le responsabilità delle diverse parti del volume sono distinte, comuni sono iringraziamenti che le curatrici intendono rivolgere a quanti – ai molti ! – che consuggerimenti, ipotesi, scambi di idee e, non ultimi, con amichevoli incoraggiamentihanno contribuito al compimento di questo progetto.

La nostra gratitudine va in primis al professor Giorgio Chittolini, che ha fortementesostenuto questa iniziativa, l’ha costantemente seguita con molti consigli e ora neospita l’esito nella collana editoriale da lui diretta. Una borsa di studio provvista dal Deutsches Historisches Institut in Rom ha con-sentito ad Elisabetta Canobbio di condurre verifiche ed approfondimenti sulla do-cumentazione vaticana: il confronto con il professor Michael Matheus, con il profes-sor Ludwig Schmugge, con Thomas Bardelle, con Andreas Rehberg, con tutto il per-sonale del DHI e, per il loro tramite, col professor Andreas Meyer, si è rivelato unapreziosissima occasione di crescita, non solo scientifica. Un «grazie» speciale anche aValeria Leoni, premurosissima compagna del soggiorno romano e, suo malgrado, trai primi «adepti» del progetto. La riconoscenza di Beatrice Del Bo va immancabil-mente al professor Rinaldo Comba per i preziosi insegnamenti e agli amici e colleghiPaolo Grillo e Riccardo Rao, oltre che per gli apprezzati consigli, in particolare peraver seguito con interesse l’evoluzione del lavoro.

Un caloroso ringraziamento è rivolto ancora a quanti hanno permesso un primo eproficuo confronto su questi temi in occasione della presentazione dell’iniziativa invarie sedi: al professor Christian Krötzl, coordinatore del seminario di studi «In par-tibus. Penitentiary, Curia and Local Context in the Later Middle Ages» (InstitutumRomanum Finlandiae, Roma, 30 novembre-1 dicembre 2001); alla professoressa Anna

191 Penitenzieria apostolica, p. 28.192 Si tratta infatti di 15 documenti, pari allo 0,8% delle suppliche censite.193 Cfr. infra, regesti nn. 1019 e 922.

III. Suppliche delle diocesi del Ducato di Milano durante il pontificato di Pio II_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

CV

Maria Rapetti che ha ospitato una presentazione del progetto in occasione del corsodi Esegesi della fonti della storia medievali presso l’Università Cà Foscari di Venezia (7aprile 2004); al professor Massimo Miglio, per l’accoglienza offerta presso l’Istitutoitaliano per il medioevo in occasione del seminario Documenti dalle diocesi del Ducato diMilano nei Registra Supplicationum di Pio II. Un progetto di studio in corso tra problemi e spuntidi ricerca (Circolo medievistico romano, 3 novembre 2004).

Già si è avuto modo di ricordare i molti stimoli dovuti alla collaborazione con ilgruppo di studio sulle suppliche trentine attivo presso il Centro di studi storici italo-germanici: molti ringraziamenti sono indirizzati al professor Giorgio Cracco, a CeciliaNubola, Cristina Belloni, Paolo Biondaro, Luca Faoro, Maria Albina Federico.

La nostra profonda riconoscenza, ancora, va a monsignor Sergio Pagano, prefettodell’Archivio Segreto Vaticano, per la squisita attenzione costantemente dimostratanei confronti del progetto; un ringraziamento particolare anche al dottor GiovanniCastaldo e al personale della sala di studio per la sollecitudine con cui hanno agevo-lato le nostre ricerche.

Preziosa è stata la consulenza di Carlo Taviani e di Kirsi Salonen ai quali si deve,nella prima fase dell’iniziativa, la selezione dei documenti confluiti nel volume; la di-sponibilità e la sollecitudine con cui Kirsi ha condiviso la sua profonda dimestichezzacon la documentazione vaticana ci ha confortato anche nelle tappe successive di que-sto lungo percorso. La nostra riconoscenza, ancora, va a Paolo Ostinelli, che ha de-dicato tempo e attenzione a una prima discussione dei regesti; in fase di redazione,inoltre, preziosi suggerimenti sono stati offerti dalla professoressa Maria Franca Ba-roni, da Francesca Ferraris, Ada Grossi, Valeria Leoni, Patrizia Merati, Paolo Milani,Paolo Paoletti, Marina Picco e Maria Grazie Re: non sono affatto formali i ringra-ziamenti loro dovuti, così come le scuse per non aver forse sfruttato appieno i loroconsigli.

Non c’è modo per descrivere in tutte le sue variegate implicazioni l’esperienza diindicizzare 1736 regesti: così, non ci sono parole adeguate per esprimere la nostraprofonda gratitudine alla signora Giovanna Colombo, che si è dedicata con «amore»,pazienza e precisione alla revisione dell’indice.

Desideriamo concludere queste pagine richiamando una sensazione probabilmentenon sconosciuta a quanti hanno avuto la possibilità – nonché il piacere – di cimen-tarsi con le serie documentarie vaticane: quella, cioè, di sentirsi nani condotti nellasterminata selva di carte e registri dell’Archivio Segreto sulle spalle di coloro che perprimi vi posero mano (e ordine). Per questo, speriamo non suoni irriverente un pen-siero a padre Bruno Katterbach, i cui appunti sono ancora di conforto a quanti oggisfogliano i Registra supplicationum.

REGESTI

CRITERI DI REDAZIONE DEI REGESTI

I regesti che seguono rispondono alla duplice esigenza di offrire una sintesi deldocumento e di segnalare gli essenziali elementi formali propri dell’atto, senza peròdar conto della loro collocazione nel tessuto della supplica.

I materiali sono stati organizzati secondo il criterio cronologico quale risulta dalladatazione del documento o dalla sua ricostruzione critica sulla base dei segni graficiapposti dagli scribi del regestrum supplicationum nel margine destro dei volumi. Ciascunregesto consta della datatio cronica e della datatio topica (italianizzata), affiancate dallasegnatura archivistica; seguono il nome della diocesi secondo quanto indicato sulregistro e, ove presente, quello del referendario responsabile della trattazione dellarichiesta, la rubrica tratta dal registro e, qualora presente, l’indicazione deldestinatario del recipe. Omissioni della diocesi e della rubrica sono state sempresegnalate, tranne nei casi di reformationes che erano registrate senza alcuna indicazionedella diocesi, mentre nel caso di grazie accordate motu proprio è stata indicatasolamente l’omissione della diocesi. Ove possibile, referendari e personaggidestinatari del recipe sono stati indicati secondo l’identificazione consentita daglistrumenti bibliografici disponibili e da ricerche svolte allo scopo.

All’interno dei regesti i nomi di persona e i toponimi sono stati italianizzati trannenei casi di incertezza, anche dovuti a una possibile storpiatura del nome oall’impossibilità di identificare forme ormai desuete; sono stati identificati e, dovepossibile, resi in italiano cardinali, arcivescovi, vescovi e prelati indicati neidocumenti col titolo o col nome de vulgo. La provenienza dei personaggi è stata resasecondo la forma più adatta al contesto del regesto (clericus Mediolanensis, ora comechierico milanese ora come chierico di Milano).

Gli elementi riguardanti la qualitas del beneficio sono stati italianizzati, tranneladdove la terminologia rinvia a un uso locale (es. chiesa di S. Lorenzo, detta Ecclesiaalba, canonicato detto vulgariter de Puzio della cattedrale di Parma); i redditi annui dibenefici sono stati indicati tra parentesi tonde. Nel caso di suppliche riguardanticongregazioni regolari, la denominazione dell’ordine di appartenenza è stataitalianizzata secondo la forma attualmente più in uso (es: ordo Sancti Benedicti = ordinebenedettino).

La formula di segnatura è stata riportata secondo il dettato originale, seguita dalnome, italianizzato, dell’autorità approvante; ad essa, se presenti, fanno seguito le

Regesti_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

4

clausole speciali approvate ad partem, ove possibile italianizzate ed accompagnatedalla relativa formula di approvazione.

In considerazione della natura del volume si è scelto di ridurre all’essenzialel’apparato di note: in esso figurano rimandi interni al repertorio, relativi cioè adocumenti riguardanti la stessa transazione ed essenziali rilievi di carattere storico.Con note di carattere paleografico, invece, si è scelto di dar conto delle particolaritàgrafiche funzionali alla comprensione del testo (relative ad esempio a lezioni resedubbie da corruzione del supporto); analogamente si è scelto di segnalare le notemarginali – correzioni del dettato, ordini di modifica della supplica su mandato delpapa o del vicecancelliere – solo se funzionali alla comprensione del regesto.

Legenda

f. = fiorini d’oro di camerad. = ducati d’oro di cameral. = lire di imperiali/lirem. = marcas. = soldo/it. = lire di tornesi piccolin.v. = nullius valorisref./reff. = referendario/referendaris. d. = sine data

sine data_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

5

1

[s. d.](1) ASV, Reg. Suppl., 513, f. 185v

MilanoMandatum gratis

Si chiede la spedizione gratis ubique delle lettere apostoliche relative al canonicato dellachiesa di S. Stefano di Nerviano, in diocesi di Milano, a Pietro Crivelli, fratello di Leodrisiooratore del duca di Milano. Fiat gratis ubique. Pio II.

(1) Cfr. infra n. 5.

2

[s. d.](1) ASV, Reg. Suppl., 520, ff. 12r-v

ComoSuppressio

Beltrame da Chiavenna, arciprete della collegiata di S. Lorenzo di Chiavenna, in diocesi diComo, chiede la soppressione di sei dei nove canonicati della chiesa (il cui frutto varia da 25 a20, 14 e 9 f.) e supplica che ai tre canonicati presbiterali residui siano annessi i redditi di quellisoppressi, e che tali prebende siano conferite a sacerdoti che risiedano presso la collegiata ecelebrino le messe e gli offici divini. Fiat ut petitur. Pio II.

Cfr. infra n. 287.(1) Il mandato di soppressione è datato 25 luglio 1459 (cfr. CA, I, n. 37n).

3

[s. d.](1) ASV, Reg. Suppl., 524, ff. 99v-100r

Como, Milano ref. Agapito Cenci RusticiReformatio

Il cardinale Ludovico Scarampi chiede la preparazione e spedizione delle lettereapostoliche, con medesima data delle precedenti, relative alla provvista dei canonicati dellachiesa di S. Eufemia di Isola, in diocesi di Como, e della chiesa di S. Lorenzo Maggiore diMilano, vacanti per morte apud sedem apostolicam di Michele Lambertenghi da Como, suofamiliare e scrittore delle lettere apostoliche, al prete comasco Melchiorre Lambertenghi daComo. Tali lettere conterranno l’elenco delle non obstantie di Melchiorre, che non sono stateindicate nella precedente supplica per assenza del Lambertenghi stesso, e consistenti in uncanonicato nella cattedrale di Como (40 f.), uno nella chiesa di S. Stefano di [Castiglione]Intelvi, in diocesi di Como (3 f.), e una cappellania presso l’altare di S. Pietro nella chiesa di S.Vitale extra muros di Como (8 f.), oltre alle provviste concesse dal pontefice medesimo deicanonicati delle chiese di S. Giorgio in Palazzo e di S. Stefano in Brolo di Milano. Fiat utpetitur. Pio II. Et sub prima data. Fiat. Pio II.

(1) Michele Lambertenghi morì entro il 2 ottobre 1459: CANOBBIO, “Forenses”, p. 196.

Regesti_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

6

4

[s. d.] ASV, Reg. Suppl., 569, ff. 34v-35r

Novara(a) ref. P. proth. BarchinonensisPrivatio

Presso l’uditore di Rota Gaspare da Teramo è in corso una lite vertente sul mancatoversamento a Bartolomeo Bottigella, magister in theologia e priore del priorato benedettino di S.Giorgio di Schipasio, in diocesi di Piacenza, della pensione annua sui frutti dell’abbaziato delmonastero benedettino di S. Sillano di Romagnano Sesia, in diocesi di Novara, da partedell’abate Pietro Tizzoni. A causa di tale omissione, Pietro è incorso nella scomunica, ciònonostante ha continuato ad amministrare i sacramenti incappando anche nell’irregolarità.Pertanto Bartolomeo chiede che Gaspare da Teramo, o chi agirà in sua vece, sia incaricato,previa verifica dei fatti, di privare per via sommaria il Tizzoni dell’abbaziato (250 f.) e diconferirlo a lui, a cui l’abbazia, i monaci e i vassalli del monastero prestino il consuetoomaggio. Concessum ut petitur in forma iuris in presentia domini nostri pape. Agapito Cenci Rustici.

E per via sommaria, ut prefertur.E con assoluzione da scomunica, censure Concessum.ecclesiastiche e riabilitazione ad effectum gratie. Agapito Cenci Rustici.

Cfr. infra n. 1618.(a) Precede P depennata, probabilmente per Piacenza.

5

1458 settembre 3, Roma ASV, Reg. Suppl., 511, f. 110v

Milano[omessa]

Il chierico della diocesi di Milano Pietro Crivelli chiede il canonicato della chiesa di S.Stefano di Nerviano, in diocesi di Milano (12 f.), vacante per morte extra Romanam curiam diprete Stefano Crivelli. Fiat ut petitur. Pio II.

Cfr. supra n. 1.

6

1458 settembre 3, Roma ASV, Reg. Suppl., 511, f. 132r

Tortona[omessa]

Il duca di Milano Francesco Sforza chiede il conferimento dell’arcipretura della chiesa di S.Germano di Vicolardano extra muros di Rivanazzano, in diocesi di Tortona (40 f.) – dignitàprincipale, curata ed elettiva, vacante per morte extra Romanam curiam di Giovanni Sorvi –, alprete perugino Teoccio Michelotti. Fiat ut petitur. Pio II.