Anticipazione delle spese nel processo arbitrale

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475 Marco Gradi Art. 816 septies disapplicazione di tutte le disposizioni previste per l’arbitrato rituale 92 , ma tale conclusione non sembra invero imposta su un piano logico dalla lettera della norma. La normativa contenuta nel Titolo VIII del Libro IV del codice di procedura civile deve dunque essere esaminata al fine di verificare se le singole disposizioni siano conciliabili con l’arbitrato libero 93 . Con particolare riferimento all’art. 816 sexies c.p.c., è stato affermato che la norma in esame sarebbe di dubbia applicazione all’arbitrato irrituale, in considerazione del fatto che il lodo irrituale non sarebbe idoneo a produrre effetti, ai sensi dell’art. 2909 c.c., nei confronti degli aventi causa a titolo uni- versale 94 . Tuttavia, tenuto conto che la decisione degli arbitri può in realtà essere opponibile al successore universale sul piano contrattuale in ragione del subentro dello stesso nel patto compromissorio e che anche nell’arbi- trato irrituale è necessario il rispetto del principio del contraddittorio, come si ricava dall’art. 808 ter, 2° co., n. 5, c.p.c., pare doversi concludere per la compatibilità di tale disposizione con l’arbitrato libero 95 . Art. 816 septies Anticipazione delle spese 1 [1] Gli arbitri possono subordinare la prosecuzione del procedimento al versamento anticipato delle spese prevedibili (1, 2). Salvo diverso accordo delle parti, gli arbitri determinano la misura dell’anticipazione a carico di ciascuna parte (3). [2] Se una delle parti non presta l’anticipazione richiestale, l’altra può anticipare la totalità delle spese (4). Se le parti non provvedono all’anti- cipazione nel termine fissato dagli arbitri, non sono più vincolate alla 92 V., in dottrina, VERDE, Arbitrato irrituale, in Riv. arbitrato, 2005, 671 ss.; BOVE, sub art. 808 ter, in La nuova disciplina dell’arbitrato, cit., 68 s.; RUBINO SAMMARTANO, Diritto dell’arbitrato. Disciplina comune e regimi speciali, I, 6ª ed., Padova, 2010, 104. La suddetta tesi è stata peraltro di recente condivisa da Cass., 17.1.2013, n. 1158, secondo la quale «la pat- tuizione dell’arbitrato irrituale determina l’inapplicabilità di tutte le norme dettate per quello rituale». Secondo BIAVATI, sub art. 808 ter, in Arbitrato, 2ª ed., diretto da Carpi, cit., 183, anche con riguardo all’arbitrato irrituale si potrebbe tuttavia fare riferimento alle disposizioni previ- ste per il modello rituale, per attrazione o estensione analogica. 93 In questo modo, nella giurisprudenza successiva alla riforma del 2006, v. Coll. Arbitrale Venezia, 19.2.2008 e T. Venezia, 5.11.2009, entrambe in Contr., 2008, 869 ss., con nota di SANGIO- VANNI, Natura contrattuale o processuale dell’arbitrato irrituale? 94 TOTA, Appunti, cit., 562 s. 95 Giungono a tale conclusione: BERTOLDI, sub art. 808 ter, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., spec. 1564; ID., Osservazioni a margine del nuovo art. 808 ter c.p.c., cit., 307; PAOLETTI, sub art. 816 sexies, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1761.

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Marco Gradi Art. 816 septies

disapplicazione di tutte le disposizioni previste per l’arbitrato rituale92, ma tale conclusione non sembra invero imposta su un piano logico dalla lettera della norma. La normativa contenuta nel Titolo VIII del Libro IV del codice di procedura civile deve dunque essere esaminata al fine di verificare se le singole disposizioni siano conciliabili con l’arbitrato libero93.

Con particolare riferimento all’art. 816 sexies c.p.c., è stato affermato che la norma in esame sarebbe di dubbia applicazione all’arbitrato irrituale, in considerazione del fatto che il lodo irrituale non sarebbe idoneo a produrre effetti, ai sensi dell’art. 2909 c.c., nei confronti degli aventi causa a titolo uni-versale94. Tuttavia, tenuto conto che la decisione degli arbitri può in realtà essere opponibile al successore universale sul piano contrattuale in ragione del subentro dello stesso nel patto compromissorio e che anche nell’arbi-trato irrituale è necessario il rispetto del principio del contraddittorio, come si ricava dall’art. 808 ter, 2° co., n. 5, c.p.c., pare doversi concludere per la compatibilità di tale disposizione con l’arbitrato libero95.

Art. 816 septies − Anticipazione delle spese1

[1] Gli arbitri possono subordinare la prosecuzione del procedimento al versamento anticipato delle spese prevedibili (1, 2). Salvo diverso accordo delle parti, gli arbitri determinano la misura dell’anticipazione a carico di ciascuna parte (3).[2] Se una delle parti non presta l’anticipazione richiestale, l’altra può anticipare la totalità delle spese (4). Se le parti non provvedono all’anti-cipazione nel termine fissato dagli arbitri, non sono più vincolate alla

92 V., in dottrina, VERDE, Arbitrato irrituale, in Riv. arbitrato, 2005, 671 ss.; BOVE, sub art. 808 ter, in La nuova disciplina dell’arbitrato, cit., 68 s.; RUBINO SAMMARTANO, Diritto dell’arbitrato. Disciplina comune e regimi speciali, I, 6ª ed., Padova, 2010, 104. La suddetta tesi è stata peraltro di recente condivisa da Cass., 17.1.2013, n. 1158, secondo la quale «la pat-tuizione dell’arbitrato irrituale determina l’inapplicabilità di tutte le norme dettate per quello rituale». Secondo BIAVATI, sub art. 808 ter, in Arbitrato, 2ª ed., diretto da Carpi, cit., 183, anche con riguardo all’arbitrato irrituale si potrebbe tuttavia fare riferimento alle disposizioni previ-ste per il modello rituale, per attrazione o estensione analogica.

93 In questo modo, nella giurisprudenza successiva alla riforma del 2006, v. Coll. Arbitrale Venezia, 19.2.2008 e T. Venezia, 5.11.2009, entrambe in Contr., 2008, 869 ss., con nota di SANGIO-VANNI, Natura contrattuale o processuale dell’arbitrato irrituale?

94 TOTA, Appunti, cit., 562 s.95 Giungono a tale conclusione: BERTOLDI, sub art. 808 ter, in Codice di procedura civile

commentato, III, cit., spec. 1564; ID., Osservazioni a margine del nuovo art. 808 ter c.p.c., cit., 307; PAOLETTI, sub art. 816 sexies, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1761.

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convenzione di arbitrato con riguardo alla controversia che ha dato ori-gine al procedimento arbitrale (5, 6, 7).1 Articolo aggiunto dall’art. 22, d.lg. 2.2.2006, n. 40.

commento di Marco Gradi

Sommario: A. PROFILI GENERALI. - B. SCOPO DELLA NORMA. - C. ANALISI DELLA DISPOSIZIONE. - 1. «Gli arbitri possono subordinare la prosecuzione del procedimento al versamento anticipato delle spese prevedibili». - 2. (Segue). Stato del procedimento arbitrale a seguito della richiesta degli arbitri. - 3. «Salvo diverso accordo delle parti, gli arbitri determinano la misura dell’anticipazione a carico di ciascuna parte». - 4. «Se una delle parti non presta l’anticipazione richiestale, l’altra può anticipare la totalità delle spese». - 5. «Se le parti non provvedono all’anticipazione nel termine fissato dagli arbitri, non sono più vincolate alla convenzione di arbitrato con riguardo alla controversia che ha dato origine al procedimento arbitrale». - 6. (Segue). Effetti sul procedimento arbitrale. - 7. (Segue). Regime delle spese e dei compensi degli arbitri dopo la chiusura del procedimento. - D. RICHIESTE «ATIPICHE» DI ANTICIPAZIONE SULLE SPESE E RICHIESTE DI ACCONTI SUGLI ONORARI. - E. CONTESTAZIONI IN ORDINE ALLA RICHIESTA DI ANTICIPAZIONE. - F. ANTICIPAZIONI E ACCONTI NEI REGOLAMENTI DI ARBITRATO AMMINISTRATO. - G. ANTICIPAZIONI E ACCONTI NEGLI ARBITRATI SPECIALI. - H. L’APPLICAZIONE DELLA DISPOSIZIONE ALL’ARBITRATO IRRITUALE.

A. PROFILI GENERALI

Gli arbitri investiti della decisione della controversia hanno diritto, salvo rinuncia da manifestarsi espressamente al momento dell’accettazione dell’incarico o con atto scritto successivo, al rimborso delle spese sostenute e all’onorario per l’opera prestata, come dispone l’art. 814 c.p.c., il quale pre-vede peraltro uno speciale procedimento giudiziale per la relativa liquida-zione, che secondo l’orientamento della giurisprudenza può essere attivato soltanto dopo la conclusione dell’arbitrato e la pronuncia del lodo1.

1 V. Cass., 4.6.2008, n. 14799, in Riv. arbitrato, 2008, 361 ss., con nota di VACCARELLA ROB., Merito del giudizio arbitrale e pronunce giudiziali sul contratto di arbitrato; Cass., 14.4.2006, n. 8872; Cass., 7.4.2006, n. 8222; Cass., 31.3.2006, n. 7623; Cass., 17.9.2002, n. 13607; Cass., 26.8.2002, n. 12536, in Giust. civ., 2003, I, 1039 ss., con nota di RUFFINI, Equivoci sulla determinazione giudiziale delle spese e degli onorari dovuti agli arbitri che si siano limi-tati a risolvere questioni di competenza o di ammissibilità del procedimento arbitrale; Cass., 6.3.1998, n. 2494, in Riv. arbitrato, 1998, 707 ss., con nota di GROSSI, I limiti del pro-cedimento di liquidazione del compenso degli arbitri ex art. 814 c.p.c.; Cass., 17.10.1996, n. 9074, in Foro it., 1996, I, 3578 ss.; Cass., 14.3.1996, n. 2124, in Riv. trim. appalti, 1996, 705 ss., con nota di GIACOBBE, Le prestazioni delle parti nel contratto di arbitrato. In particolare: la

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A prescindere dai presupposti concreti per l’applicazione del procedi-mento privilegiato di liquidazione devoluto al presidente del tribunale ex art. 814, 2° co., c.p.c.2, secondo una prassi ormai invalsa nell’uso corrente, agli arbitri è tuttavia riconosciuta la facoltà di domandare alle parti, anche in pendenza del procedimento arbitrale, anticipazioni sulle spese della proce-dura e acconti sui compensi3.

Siffatta facoltà trova riscontro, per quanto riguarda gli anticipi sulle spese da sostenere, negli artt. 1719 e 2234 c.c., i quali prevedono che il soggetto investito del mandato o al quale è richiesta una prestazione d’opera intellet-tuale abbia diritto ad ottenere dal cliente il versamento anticipato delle spese

liquidazione giudiziale del compenso agli arbitri ed i limiti al potere di cognizione del pre-sidente del tribunale, adito ai sensi dell’art. 814, 2° comma, c.p.c.; Cass., 3.4.1995, n. 3907.

2 A fronte di una giurisprudenza non del tutto chiarificatrice, si è rilevato che il procedi-mento di cui all’art. 814 c.p.c. dovrebbe essere ammesso non soltanto nel caso di pronuncia del lodo definitivo di merito, ma anche quando l’arbitrato si concluda con lodo definitivo di rito, nonché nelle ipotesi di pronuncia di un lodo parziale di merito o di un lodo non definitivo che si sia limitato a risolvere una questione pregiudiziale di rito o una questione preliminare di merito, qualora a seguito della prima pronuncia non venga pronunciato il lodo definitivo a causa della rinuncia delle parti: v., in particolare, RUFFINI, Equivoci sulla determinazione giudiziale delle spese e degli onorari dovuti agli arbitri che si siano limitati a risolvere questioni di competenza o di ammissibilità del procedimento arbitrale, in Giust. civ., 2003, I, 1041 ss. Ancora più estensivamente, si è predicata l’esperibilità del procedimento de quo in ogni caso in cui gli arbitri adempiano la loro obbligazione senza pronunciare alcun lodo, ad esempio per revoca congiunta dell’incarico arbitrale, per rinuncia delle parti alla prosecuzione dell’arbitrato, per effetto della conclusione di un accordo transattivo, e via discorrendo: v. VAC-CARELLA ROB., Merito del giudizio arbitrale e pronunce giudiziali sul contratto di arbitrato, in Riv. arbitrato, 2008, 364 s.; SCALAMOGNA, Sui criteri di determinazione del compenso spettante al collegio arbitrale ex art. 814, comma 2, c.p.c., in Riv. arbitrato, 2006, 511; VIGORITI, L’onora-rio degli arbitri, in Riv. arbitrato, 2005, 193; GROSSI, Sul diritto alla liquidazione ex art. 814 c.p.c. degli onorari dell’arbitro dimissionario nl corso del procedimento arbitrale, in Riv. arbitrato, 2000, 300 ss.; SCHIZZEROTTO, Dell’arbitrato, 3ª ed., Milano, 1988, 404. Ma, in mancanza della pronuncia di un lodo (che è reputato necessario per consentire al presidente del tribu-nale di trarre elementi utili per la liquidazione del compenso), la giurisprudenza ritiene che si debba fare ricorso ad un processo ordinario davanti al giudice individuato secondo i comuni criteri di competenza, che sarebbe più idoneo in tali circostanze ad accertare l’esatto adempi-mento dei reciproci obblighi degli arbitri e delle parti: in tal senso, v. Cass., 31.3.2006, n. 7623, cit.; Cass., 6.3.1998 n. 2494, cit.; Cass., 17.10.1996 n. 9074, cit.; Cass., 14.3.1996, n. 2124, cit.; Cass., 3.4.1995, n. 3907, cit.

3 In tal senso, v. già ANDRIOLI, Commento al codice di procedura civile, IV, 3ª ed., Napoli, 1964, 817 s. Deve però escludersi che gli arbitri possano fare ricorso, durante il giudizio arbi-trale al procedimento di liquidazione di cui all’art. 814 c.p.c. per richiedere la liquidazione anticipata dei compensi: in questo modo, v. PUNZI, Disegno sistematico dell’arbitrato, I, 2ª ed., Padova, 2012, 629; contra, BRIGUGLIO, in BRIGUGLIO, FAZZALARI, MARENGO, La nuova disciplina dell’arbitrato, Milano, 1994, 81, secondo il quale il procedimento in discorso potrebbe invece essere impiegato anche a tal fine.

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occorrenti per lo svolgimento dell’incarico, ai quali deve adesso aggiungersi anche l’art. 816 septies c.p.c. con specifico riferimento al contratto di arbi-trato; per quanto riguarda gli anticipi sugli onorari, il riferimento normativo si rinviene invece nel solo art. 2234 c.c. in tema di contratto d’opera intellet-tuale, che impone al cliente di corrispondere, secondo gli usi, anche acconti sui compensi4.

Tuttavia, prima della terza riforma dell’arbitrato, ossia anteriormente all’introduzione dell’art. 816 septies c.p.c., che è intervenuto in parte qua sulla materia, nel silenzio della legge risultava assai incerto determinare gli effetti dell’eventuale inadempienza delle parti sul contratto di arbitrato e sul procedimento arbitrale, discutendosi in particolare sulla possibilità degli arbitri di rinunciare legittimamente all’incarico arbitrale.

Da un lato, una parte minoritaria della dottrina escludeva in radice que-sta possibilità, in ragione della circostanza che l’art. 814 c.p.c. prevede, in subiecta materia, soltanto un diritto al rimborso delle spese e al paga-mento degli onorari per l’opera prestata, e non anche un diritto a rice-vere anticipi e acconti5. Dall’altro lato, e in senso diametralmente opposto, secondo altri autori, doveva riconoscersi agli arbitri una facoltà di rinuncia tanto in caso di mancata corresponsione di adeguati anticipi sulle spese,

4 V., anche per ampi riferimenti, LOVISE, sub art. 816 septies, in Codice di procedura civile commentato, III, diretto da Consolo, 5ª ed., Milano, 2013, 1763 s. Le richiamate disposi-zioni del codice civile devono in ogni caso coordinarsi con la disciplina prevista nel codice di procedura civile, quale che sia la qualificazione che si voglia dare al contratto di arbitrato, sia esso da intendersi come mandato, secondo la classica impostazione di MORTARA, Commentario del codice e delle leggi di procedura civile, III, 4ª ed., Milano, 1923, 56 ss., come contratto per prestazione d’opera intellettuale, così come ritenuto da FAZZALARI, Arbitrato (teoria generale e diritto processuale civile), in Digesto civ., I, Torino, 1987, 398, ovvero come contratto d’opera che si traduce nell’adempimento di un mandato, secondo la tesi di REDENTI, Compromesso (diritto processuale civile), in Noviss. Dig. it., III, Torino, 1959, 790, o ancora come tipo con-trattuale a sé stante: in questo ultimo senso, v. STESURI, Gli arbitri. Mandato, responsabilità e funzioni, Milano, 2001, 144; BRIGUGLIO, op. cit., 69 s., secondo il quale «le disposizioni del codice civile – specie quelle sul mandato e sulla locazione d’opera – forniscono sia elementi di applicazione analogica, sia strumenti ermeneutici rispetto alle disposizioni del codice di rito»; MARULLO DI CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, Milano, 2008, 43 ss., secondo il quale «fonte primaria di disciplina del contratto [di arbitrato] sarebbe il codice di procedura civile, cui dovrebbero aggiungersi, in via sussidiaria, le norme in tema di mandato e prestazione d’opera intellettuale».

5 BERNARDINI, Diritto dell’arbitrato, Bari, 1998, 65, il quale ritiene che «non potrebbe rien-trare fra i validi motivi di rinuncia (…) il rifiuto delle parti di corrispondere anticipi all’arbitro, dato che il codice configura solo un obbligo di rimborso». In senso conforme, v. la risalente Cass., 21.3.1969, n. 899, secondo la quale le parti possono non ottemperare alla richiesta di un deposito anticipato di somme a garanzia delle spese e degli onorari degli arbitri.

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quanto in caso di omesso versamento degli acconti sugli onorari, la cui funzione avrebbe lo scopo di garantire i giudici privati per la soddisfazione dell’obbligazione definitiva che sorge dopo l’emanazione del lodo6. In posi-zione intermedia, con soluzione di indubbio equilibrio, v’era inoltre chi ammetteva la «desistenza» degli arbitri soltanto limitatamente all’ipotesi di mancato deposito delle somme richieste quale fondo per le spese di funzionamento del collegio7.

In ogni caso, si riteneva che l’omesso versamento degli anticipi e degli acconti non potesse in alcun modo determinare né una sospensione o una interruzione del termine per la pronuncia del lodo8, né tantomeno una sospensione dell’arbitrato9 o la chiusura in rito del procedimento10. Pertanto, in mancanza di tempestiva rinuncia, la mera inattività degli arbitri avrebbe potuto condurre alla scadenza del termine per la pronuncia del lodo, con conseguente possibile responsabilità a loro carico11, oppure consentire alle parti di chiedere la loro sostituzione, ai sensi del combinato disposto dei previgenti artt. 811 e 813, 3° co., c.p.c., al fine giungere alla conclusione dell’arbitrato con una nuova composizione del tribunale arbitrale12.

La disposizione di cui all’art. 816 septies c.p.c. interviene adesso in mate-ria, stabilendo che gli arbitri possono «subordinare la prosecuzione del procedimento» al versamento anticipato delle spese prevedibili e che l’even-tuale inadempimento delle parti fa cessare fra le parti il vincolo del patto compromissorio in relazione alla res in judicium deducta13.

6 In questo modo, v., in particolare, VERDE, Gli arbitri, in Diritto dell’arbitrato, a cura di Verde, 3ª ed., Torino, 2005, 145 s.; ANDRIOLI, op. cit., 817 s., il quale però precisa che tale solu-zione è predicabile «ove gli usi siano favorevoli agli arbitri»; in senso conforme a tale ultima soluzione, v. anche GIOVANNUCCI ORLANDI, sub art. 814, in Arbitrato, diretto da Carpi, Bologna, 2001, 193; BRIGUGLIO, op. cit., 80.

7 PUNZI, Disegno sistematico dell’arbitrato, I, Padova, 2000, 416; CAMPAGNOLA, Il com-penso degli arbitri nella più recente giurisprudenza: qualificazione giuridica e quantifica-zione, in Riv. arbitrato, 1993, 555; SCHIZZEROTTO, op. cit., 403.

8 ANDRIOLI, op. cit., 818; SCHIZZEROTTO, op. cit., 403; BRIGUGLIO, op. cit., 80.9 VERDE, Gli arbitri, cit., 146; BRIGUGLIO, op. cit., 80.10 PUNZI, Disegno sistematico, I, cit., 404, nt. 457.11 VERDE, Gli arbitri, cit., 146; BRIGUGLIO, op. cit., 80.12 BRIGUGLIO, op. cit., 80.13 Sulla nuova disposizione di cui all’art. 816 septies c.p.c., v. innanzitutto i commenti

di RICCI G.F., sub art. 816 septies, in Arbitrato, diretto da Carpi, 2a ed., Bologna, 2007, 464 ss.; NELA, sub art. 816 septies, in Le recenti riforme del processo civile, diretto da Chiarloni, Bolo-gna, 2007, II, 1763 ss.; MARULLO DI CONDOJANNI, sub art. 816 septies, in Commentario alle riforme del processo civile, III, 2, a cura di Briguglio, Capponi, Padova, 2007, 815 s.; LOVISE, op. cit., 1762 ss.; COMASTRI, MOTTO, sub art. 816 septies, in La nuova disciplina dell’arbitrato, a cura di

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B. SCOPO DELLA NORMA

La ratio dell’art. 816 septies c.p.c. va innanzitutto ravvisata nell’esigenza di evitare che gli arbitri siano costretti a portare avanti il procedimento arbitrale senza ricevere in via anticipata dalle parti la provvista di somme necessarie per lo svolgimento della procedura arbitrale14, ipotesi che, nel vigore del precedente regime normativo, poteva condurre soltanto alla loro legittima rinuncia al contratto di arbitrato. Sotto questo profilo, quindi, la norma mette a disposizione degli arbitri uno strumento più efficace per compulsare le parti ad effettuare il deposito delle spese necessarie per lo svolgimento della procedura, sotto pena di impedimento alla prosecuzione del processo arbitrale e di mancata emanazione del lodo di merito, evitando altresì gli svantaggi derivanti dall’eventuale esercizio della facoltà di rinun-ciare all’incarico.

La «desistenza» degli arbitri in caso di inadempimento delle parti impe-direbbe infatti agli arbitri, secondo l’orientamento propugnato dalla giuri-sprudenza di legittimità, il ricorso alla speciale procedura di liquidazione di cui all’art. 814 c.p.c., con conseguente necessità di utilizzare gli strumenti di tutela ordinari per ottenere il rimborso delle spese e l’onorario per l’«opera prestata»15, o, secondo un’interpretazione ancor più sfavorevole che pure ha trovato riscontro nella giurisprudenza, comporterebbe addirittura la per-dita del diritto a qualsiasi compenso16.

Menchini, Padova, 2010, 271 ss.; PAOLETTI, sub art. 816 septies, in Commentario breve al diritto dell’arbitrato interno e internazionale, a cura di Benedettelli, Consolo, Radicati di Brozolo, Milano, 2010, 250 ss.

14 Ravvisa un’esigenza esclusiva di protezione degli arbitri, Coll. Arbitrale, 3.7.2007, in P.Q.M., 2008, 3, 134 ss., con nota di TEMPERA, Competenza arbitrale e anticipazione delle spese, secondo la quale «la ratio dell’art. 816 septies c.p.c. (…) va individuata come posta a tutela degli arbitri e non delle parti». Secondo RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 466, con la disposizione in esame «si è voluto evitare che gli arbitri siano costretti a rimettere di loro tasca le spese vive o che il procedimento abbia a subire ritardi per mancanza di fondi necessari per il suo funzionamento»; per LOVISE, op. cit., 1763, inoltre, «la ratio delle anticipa-zioni sulle spese può ricavarsi dal principio generale di buona fede e, quindi, di collaborazione nell’esecuzione del contratto».

15 V. la giurisprudenza di legittimità richiamata supra alla nt. 2; contra, T. Potenza, 13.19.1999, in Riv. arbitrato, 2000, 299 ss., con nota di GROSSI, Sul diritto alla liquidazione ex art. 814 c.p.c. degli onorari dell’arbitro dimissionario nl corso del procedimento arbitrale, che ha invece ritenuto applicabile la procedura di liquidazione di cui all’art. 814 c.p.c. anche in favore dell’arbitro sostituito dopo la sua rinuncia all’incarico.

16 In questo modo, v. MARULLO DI CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, cit., 210 s., il quale afferma che «la scelta di rinunciare trae con sé, per l’arbitro, l’estinzione di ogni diritto a rice-vere onorari per l’opera svolta», richiamando anche l’opinione di MIRABELLI, Contratti nell’arbi-

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Questa difficoltà appare oggi superata grazie alla disposizione in esame, che consente agli arbitri, in caso di mancato deposito delle spese nel ter-mine fissato, di chiudere definitivamente il procedimento arbitrale davanti a sé e di esaurire l’incarico loro affidato, emettendo, secondo l’opinione che appare preferibile, un lodo di rito che dichiari l’improcedibilità del giudizio ai sensi dell’art. 816 septies c.p.c.17.

La norma suddetta ricollega inoltre alla crisi del rapporto parti-arbitri un effetto dirompente sull’efficacia della convenzione di arbitrato, posto che se le parti si rifiutano di anticipare le spese, viene meno anche il vincolo arbitrale inter partes in relazione alla controversia dedotta davanti agli arbi-tri, in deroga a quanto previsto, in generale, dall’art. 808 quinquies c.p.c., secondo il quale la conclusione del procedimento arbitrale senza pronuncia sul merito non toglie di regola efficacia alla convenzione di arbitrato18. La singolare conseguenza prevista dall’art. 816 septies c.p.c. è stata pertanto profondamente criticata dalla dottrina, la quale ha ritenuto incongruo che l’inadempimento delle parti agli obblighi assunti nei confronti degli arbitri possa provocare la cessazione parziale del patto compromissorio19.

trato, in Rass. arbitrato, 1990, 12, secondo cui «la prestazione dell’arbitro, consistendo nell’emanazione del lodo, è prestazione istantanea». In giurisprudenza, il riferimento è ad una recente sentenza della Corte d’appello di Napoli, confermata da Cass., 27.2.2009, n. 4823, il cui contenuto è riferito, con ampie e condivisibili notazioni critiche, da CEREDI, Nessun compenso agli arbitri se non c’è pronuncia del lodo, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2012, 280 ss.: più precisamente, siffatta pronuncia di merito ha escluso il diritto al compenso degli arbitri che avevano legittimamente rinunciato all’incarico, ritenendo la loro obbligazione un’obbligazione di risultato consistente nell’emanazione del lodo e, conseguentemente, non ravvisando alcun «risultato utile» per le parti che potesse dar luogo a liquidazione degli onorari, come previsto dall’art. 2237, 2° co., c.c. per l’ipotesi di recesso dal contratto d’opera per giusta causa.

17 V. in proposito infra il commento al § 6.18 Al riguardo, v. ZUCCONI GALLI FONSECA, sub art. 808 quinquies, in Arbitrato, diretto da

Carpi, 2ª ed., cit., 195 ss., spec. 200 s.; RUFFINI, LOVISE, sub art. 808 quinquies, in Codice di pro-cedura civile commentato, III, cit., 1612 ss., spec. 1619.

19 In questo modo, v. RUFFINI, Patto compromissorio, in Riv. arbitrato, 2005, 724 s., secondo il quale «la disposizione sembra (…) sfuggire a qualsiasi criterio di ragionevolezza»; BERNARDINI, Ancora una riforma dell’arbitrato in Italia, in Dir. commercio internaz, 2006, 221 s., secondo il quale la sanzione sarebbe «grave e ingiustificata»; BOVE, Aspetti problematici nella nuova disciplina della convenzione d’arbitrato rituale, in Giusto proc. civ., 2006, 2, 69 ss.; ID., La giustizia privata, 2ª ed., Padova, 2013, 65 ss., il quale propone un’interpretazione correttiva secondo la quale l’estinzione del patto compromissorio dovrebbe verificarsi sol-tanto nel caso in cui il mancato versamento degli anticipi si giustifichi sulla base della volontà delle parti o dell’impossibilità di raggiungere lo scopo del patto compromissorio; COMASTRI, MOTTO, op. cit., 276 ss., che giungono addirittura a ritenere, contro il tenore letterale della disposizione in commento, che «il mancato versamento degli anticipi non determini la perdita

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L’intenzione del legislatore a tale riguardo appare tuttavia rivolta alla tutela dei compromittenti, consentendo loro, una volta che siano stati messi di fronte alle richieste di anticipazione, «un comodus discessus nell’even-tualità in cui non possano o non vogliano anticipare le spese, anziché perpe-trare un vincolo che le parti non intendono più rispettare»20. In altre parole, la nuova disciplina ricollega al mancato pagamento in via anticipata delle spese prevedibili richieste dagli arbitri una «rinuncia tacita qualificata» alla convenzione arbitrale21, ravvisando in tale comportamento la concorde volontà delle parti di sottrarsi dal vincolo compromissorio in relazione alla controversia oggetto del giudizio arbitrale, senza alcuna necessità di inda-gare i motivi che le hanno indotte a non adempiere, siano essi determinati dalla mancanza di mezzi finanziari adeguati22, oppure dall’intento di non voler più conseguire la risoluzione della controversia in via arbitrale.

La volontà di non dare attuazione al patto compromissorio potrebbe innanzitutto essere comune a tutte le parti, che in tal caso determinano lo scioglimento parziale dalla convenzione arbitrale per una sorta di «mutuo consenso», sia pure espresso nelle forme peculiari di cui all’art. 816 sep-ties c.p.c., e conseguentemente acquisiscono la possibilità di adire l’autorità

di efficacia – neppure relativa – del patto compromissorio». Per l’esame di queste opzioni interpretative, v. infra il commento al § 5.

20 In tal senso, v. NELA, op. cit., 1766, che si mostra dunque favorevole alla scelta del legi-slatore, affermando inoltre che «la convenzione di arbitrato non può operare senza il contratto d’arbitrato, che ne costituisce il necessario completamento, sicché non è arbitrario ricollegare ad un grave inadempimento del secondo la risoluzione e la perdita degli effetti della prima».

21 Così efficacemente LOVISE, op. cit., 1767 s. Secondo OCCHIPINTI, Il procedimento arbi-trale, in Il nuovo processo arbitrale, a cura di Cecchella, Milano, 2006, 84, con il mancato versamento delle spese necessarie per il procedimento, le parti dimostrano «di non aver alcun interesse alla prosecuzione del procedimento arbitrale».

22 Nell’ordinamento tedesco, in cui non esiste una norma analoga all’art. 816 septies c.p.c., la giurisprudenza ha ritenuto, in forza del § 1032 ZPO (a norma del quale, analogamente a quanto previsto dall’art. II, 3° co., della Convenzione di New York, l’exceptio compromissi deve essere rigettata dal tribunale statale qualora il patto compromissorio risulti nullo, ineffi-cace o ineseguibile), che la convenzione arbitrale diventi undurchführbar, ossia inoperante, nel caso in cui una delle parti versi in una situazione finanziaria tale da impedirgli di sostenere i costi dell’arbitrato e la controparte non voglia anticiparli in sua vece, in quanto altrimenti la parte indigente rimarrebbe priva di tutela giurisdizionale: v. BGH, 14.9.2000, in Riv. arbitrato, 2002, 729 ss., con nota di RÖRIG M.T., Inoperatività della clausola compromissoria in diritto tedesco per impossibilità di far fronte ai costi dell’arbitrato: nel caso di specie, va segnalato che il procedimento arbitrale non era stato nemmeno avviato, ma al contrario la domanda era stata promossa davanti all’autorità giudiziaria, sul presupposto dell’inoperatività del patto compromissorio per le ragioni indicate.

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giudiziaria limitatamente alla controversia già dedotta in arbitrato23. Se invece l’inadempimento riguarda soltanto una delle parti, all’avversario è data la facoltà di anticipare la totalità delle spese indispensabili per il funzio-namento dell’arbitrato, ma, se non può o non intende sobbarcarsi in anticipo tali oneri, può comunque liberarsi dal vincolo compromissorio e rivolgersi al giudice statale senza che la parte rimasta inadempiente possa poi opporgli in tale sede una fondata exceptio compromissi24.

Lo scopo della disposizione è dunque quello di impedire comportamenti contraddittori, ovvero contrari al divieto di venire contra factum proprium, delle parti. In mancanza di una disposizione siffatta, la parte interessata alla risoluzione della lite sarebbe infatti costretta a proporre, ove volesse tute-lare i suoi diritti, una nuova domanda di arbitrato, trovandosi, assai proba-bilmente, ancora di fronte al rifiuto dell’avversario di anticipare la propria quota di spese e quindi ad affrontare nuovamente il dilemma di dover antici-pare la totalità dei costi dell’arbitrato o di non avere accesso alla tutela dei propri diritti.

In questa prospettiva, la nuova disposizione di cui all’art. 816 septies c.p.c. risulta peraltro ispirata al previgente art. 30 del Konkordat über die Schiedsgerichtsbarkeit svizzero, il quale disponeva, appunto, che gli arbitri potessero far dipendere la prosecuzione del procedimento dal deposito di un anticipo sulle spese ed inoltre che, qualora una delle parti non avesse prov-veduto a versare l’anticipo a suo carico, l’altra potesse anticipare il totale delle spese o rinunciare al procedimento arbitrale, con conseguente venir meno, in tale seconda ipotesi, dell’efficacia della convenzione di arbitrato in relazione alla controversia dedotta in arbitrato25.

Il nuovo codice di diritto processuale civile svizzero, all’art. 378, ha tutta-via modificato questa disposizione, prevedendo, con soluzione più elastica, che la parte non inadempiente ha il diritto sia di avviare un nuovo procedi-mento arbitrale sia di convenire la controparte dinanzi al tribunale statale:

23 V. ancora NELA, op. cit., 1766.24 Per il rilievo di questa finalità, v. anche TIZI, I costi del processo arbitrale, in Riv. arbi-

trato, 2008, 593 s., la quale tuttavia solleva dubbi di compatibilità della nuova disposizione con il principio di separazione e indipendenza del patto compromissorio dal contratto di arbitrato.

25 In proposito, v. LAUDISA, I costi dell’arbitrato commerciale internazionale, in Riv. arbitrato, 2008, 331 s.; COMASTRI, MOTTO, op. cit., 273 s. e 279, i quali precisano che, secondo questa disposizione, l’estinzione del patto compromissorio «non segue ope legis al mancato versamento degli anticipi», ma richiede un espresso atto di rinuncia della parte adempiente.

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in questo modo, è dunque adesso salvaguardata, in favore della sola parte diligente, la facoltà di riproporre la domanda di arbitrato26.

Quest’ultima soluzione non è però accolta nel nostro ordinamento, il quale impone alla parte che ha anticipato la propria quota di spese di scegliere, già nel corso del primo processo arbitrale, fra l’alternativa di anticipare le somme non versate dall’altra parte oppure di rinunciare alla decisione arbi-trale di merito, contestualmente determinando lo scioglimento in parte qua del patto compromissorio27. La soluzione italiana, sia pure più rigida, ha tuttavia il pregio di evitare il rischio di un infruttuoso susseguirsi di pro-cedimenti arbitrali, ciò che potrebbe verificarsi nel caso in cui, a seguito dell’attivazione di un nuovo arbitrato, la parte renitente si rifiuti anche nel secondo processo di anticipare la propria quota di spese, così riproponendo la situazione di impasse già oggetto del primo procedimento.

C. ANALISI DELLA DISPOSIZIONE

1. «Gli arbitri possono subordinare la prosecuzione del procedimento al versamento anticipato delle spese prevedibili»

Come si è già in parte illustrato, agli arbitri è adesso espressamente rico-nosciuta la facoltà di «subordinare la prosecuzione del procedimento» al preventivo versamento di un anticipo sulle spese. Nella nozione di spese prevedibili rientrano innanzitutto quelle di funzionamento del tribunale arbi-trale, quali le spese necessarie per la gestione della procedura e quelle per raggiungere la sede dell’arbitrato o il luogo in cui si svolgono le riunioni e le udienze28. A ciò devono inoltre aggiungersi tutti gli ulteriori esborsi a cui può andare incontro il collegio, fra cui gli oneri fiscali a carico degli arbitri29, le

26 Secondo l’esplicazione che si rinviene nel Messaggio (06.062 del 28.6.2006) concernente il Codice di diritto processuale civile svizzero (CPC), sub art. 376, 6772, in forza di questa novità, «la parte che non versa l’anticipo che le incombe non potrà più provocare la caducità del patto compromissorio».

27 Come si è ricordato supra alla nt. 19, la dottrina che non ritenuto di approvare le scelte del legislatore italiano ha proposto interpretazioni correttive della disposizione, sulle quali v. infra il commento al § 5.

28 V. in proposito RUBINO SAMMARTANO M., Il diritto dell’arbitrato. Disciplina comune e regimi speciali, II, 6ª ed., Padova, 2010, 913 ss.; RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 465; LOVISE, op. cit., 1763.

29 Ci si riferisce al costo delle marche da bollo da apporre sui verbali delle sedute e sui provvedimenti del tribunale arbitrale; non è invece possibile richiedere, fra gli anticipi, la somma che si prevede di dover corrispondere come imposta di registro, non avendo gli arbitri

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spese per il compenso da riconoscere al segretario arbitrale30 e, secondo una condivisibile opinione, anche quelle per l’onorario del consulente tecnico31.

Dato il chiaro tenore della norma, la disciplina degli anticipi di cui all’art. 816 septies c.p.c. con le sue relative non trascurabili conseguenze, deve ritenersi applicabile esclusivamente con riferimento alla richiesta di anticipazioni sulle spese e non anche, invece, in relazione alla richiesta di acconti sugli onorari degli arbitri32. Secondo una diversa opinione, invece, il termine «spese» sarebbe da intendere in senso ampio, ossia compren-sivo anche dei compensi degli arbitri33, ma questa interpretazione non

a tale riguardo alcuna responsabilità fiscale, salvo, secondo una parte della dottrina, che per quanto concerne l’arbitrato irrituale. In proposito, cfr. ROSTI, Arbitrato e adempimenti fiscali: imposta di bollo e imposta di registro, in Contr., 2011, 1179 ss.; TESAURO, VOZZA, Tassazione delle fonti dell’arbitrato, degli atti del procedimento arbitrale e, in particolare, del lodo e degli atti relativi alla sua esecuzione, in Codice degli arbitrati, delle conciliazioni e di altre ADR, a cura di Buonfrate, Giovannucci Orlandi, Torino, 2006, 597 ss.; NICÒTINA L., Il regime fiscale dell’arbitrato, in Dir. e prat. trib., 2006, I, 515 ss.; STESURI, Gli arbitri, cit., 155 ss.

30 Afferma infatti la giurisprudenza che il compenso del segretario consiste in una spesa a carico del tribunale arbitrale, di cui gli arbitri possono chiedere il rimborso alle parti in caso di necessità e utilità dell’opera prestata dal segretario al fine del funzionamento del collegio: v. Cass., 12.6.2008, n. 15820, in Giust. civ., 2009, I, 1044 ss.; Cass., 26.5.2004, n. 10141, in Foro it., 2005, I, 782 ss., con nota di CAPONI, Orientamenti giurisprudenziali in tema di procedi-mento di liquidazione delle spese e dell’onorario arbitrali (art. 814 c.p.c.); Cass., 22.4.1994, n. 3839, in Riv. arbitrato, 1995, 75 ss.; Cass., 27.5.1987, n. 4722, in Arch. giur. opere pubbl., 1987, 1325 ss. Anche se gli unici soggetti obbligati a corrispondere il compenso al segretario sono gli arbitri che si avvalgono della sua collaborazione, nulla peraltro esclude che, come spesso avviene nella prassi, le parti provvedano spontaneamente a corrispondere al segretario arbitrale il compenso a lui dovuti dal collegio.

31 In tal senso, RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 465. Infatti, secondo TIZI, I costi del processo arbitrale, cit., 590 s., anche l’attività del consulente tecnico dovrebbe ritenersi svolta in favore degli arbitri, di guisa che questi devono ritenersi direttamente obbligati nei confronti dell’ausiliario; in giurisprudenza, cfr. tuttavia T. Roma, 2.5.1995, in Gius, 1995, 1415, secondo la quale «il professionista ha diritto al pagamento delle spese e dell’onorario verso le parti del giudizio».

32 In senso conforme, v. LUISO, SASSANI, La riforma del processo civile, Milano, 2006, 295; RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 464; NELA, op. cit., 1765; LOVISE, op. cit., 1764; COMA-STRI, MOTTO, op. cit., 273.

33 In questo modo, v. VERDE, Lineamenti di diritto dell’arbitrato, 4ª ed., Torino, 2013, 97; BOVE, La giustizia privata, 2ª ed., cit., 94; TIZI, I costi del processo arbitrale, cit., 595, la quale, pur dando conto del dato letterale, è propensa ad ammettere una interpretazione estensiva della norma; nello stesso senso, richiamando ragioni di opportunità, RUBINO SAMMARTANO R., Costi, interessi e maggior danno, in Arbitrato, ADR, conciliazione, a cura di Rubino Sam-martano M., Bologna, 2009, 785. La soluzione in discorso è invece adottata dall’art. 21, 2° co., della Ley de Arbitraje spagnola, nonché dall’art. 17 della Lei da Arbitragem Voluntária por-toghese, i quali prevedono che il mancato versamento degli anticipi relativi a spese ed onorari consenta agli arbitri di sospendere o di far terminare il procedimento arbitrale; in proposito, v. LAUDISA, op. cit., 331.

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risulta conforme alla lettera della legge, anche nel confronto con l’art. 814 c.p.c., il quale distingue nettamente fra le spese, di cui è possibile richie-dere il rimborso, e gli onorari, che costituiscono il compenso per l’opera prestata34.

La prosecuzione del procedimento arbitrale risulta peraltro subordinata al versamento degli anticipi sulle spese soltanto per effetto di una esplicita manifestazione di volontà degli arbitri in tal senso, con la quale sia chiara-mente espressa l’intenzione di avvalersi del meccanismo di cui all’art. 816 septies c.p.c., e non anche in ogni caso in cui gli stessi avanzino una qualsiasi richiesta di versamento anticipato delle spese35.

Secondo un’opinione emersa in dottrina, la richiesta di anticipazione delle spese dovrebbe, di norma, essere compiuta dagli arbitri soltanto in limine litis, in modo da non ledere gli interessi dei paciscenti e da consen-tire agli stessi di determinarsi in ordine alle proprie scelte36; tuttavia, se appare senz’altro opportuno che tali richieste siano presentate tempestiva-mente, è ovviamente possibile che, nel corso del processo arbitrale, sorgano ulteriori esigenze, ad esempio nel caso in cui venga disposta una consulenza tecnica o proposta una domanda riconvenzionale, ciò che potrebbe giustifi-care, dunque, anche una richiesta integrativa di anticipazioni.

Maggiore rilievo assume invece la questione del termine fissato dagli arbi-tri per l’adempimento37, che pur in assenza di una predeterminazione legisla-

34 V. LUISO, SASSANI, La riforma del processo civile, cit., 295; RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 464, secondo il quale «l’art. 814 c.p.c. è espressamente preciso nel distinguere le spese dagli onorari, per cui il riferimento da parte dell’art. 816 septies c.p.c. solo alle prime non sarebbe senza significato»; MARULLO DI CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, cit., 210, per il quale l’art. 816 septies c.p.c. «separa e divide le spese dagli onorari». Anche le norme del codice civile – che sono invocate da BOVE, La giustizia privata, 2ª ed., cit., 94, al fine di estendere la nozione di «spese prevedibili» agli onorari – militano invero nella direzione indicata nel testo: la distinzione fra rimborso delle spese e pagamento degli onorari appare infatti netta negli artt. 1719, 1720 e 2234 c.c. Deve tuttavia ritenersi consentito per gli arbitri richiedere anche anticipi sui compensi, ma senza che si possano produrre le conseguenze previste dall’art. 816 septies c.p.c.; in proposito, v. infra il commento al § D.

35 In senso conforme, v. LOVISE, op. cit., 1764, che parla in proposito di apposita «dichiara-zione negoziale» degli arbitri, tale da rendere edotte le parti delle conseguenze del loro even-tuale inadempimento.

36 NELA, op. cit., 1767, secondo il quale «non sarebbe corretto che gli arbitri eseguano una parte delle operazioni, facendo così maturare l’obbligo di rifondere le spese, e poi inneschino la sequenza che porta all’estinzione del giudizio».

37 È da ritenersi possibile che gli arbitri fissino il termine essenziale per l’adempimento in un momento successivo alla richiesta di anticipazioni: così LOVISE, op. cit., 1765; PRIMERANO, Diritti e responsabilità degli arbitri. L’anticipazione delle spese, in La prassi dell’arbitrato

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tiva, dovrà essere fissato in maniera ragionevole, non sembrando congrue scadenze eccessivamente brevi38. Suddetto termine – che, a mio avviso, è prorogabile prima della sua scadenza39 – andrà inoltre opportunamente gra-duato in maniera duplice: e precisamente, un primo termine dovrà essere indicato per consentire a ciascuna delle parti di adempiere in relazione alla quota di spese posta a proprio carico, mentre un secondo termine dovrà essere stabilito per il caso in cui soltanto una parte abbia effettuato il ver-samento pro quota, onde consentire alla stessa di anticipare anche le spese dell’altra parte ed evitare che si producano gli effetti di cui all’art. 816 sep-ties, 2° co., c.p.c.40.

Quanto alla forma del provvedimento di richiesta degli anticipi, è paci-fico che gli arbitri debbano emettere un’ordinanza41, modificabile e revoca-bile in qualunque momento, ma con efficacia ex nunc, ossia con salvezza degli effetti eventualmente prodottosi medio tempore42. Più incerto è invece stabilire se il potere di subordinare la prosecuzione del procedi-mento ai sensi dell’art. 816 septies c.p.c. spetti, come sembra preferibile, soltanto al collegio, oppure se possa anche essere delegato al presidente ai sensi dell’art. 816 bis, 2° co., c.p.c., norma che in generale consente agli arbitri, ma anche alle parti, di investire al presidente del collegio arbitrale del potere di deliberare le ordinanze che riguardano lo svolgimento della procedura arbitrale43.

rituale, a cura di Bossi, Torino, 2012, 200. Per l’esame dell’ipotesi in cui gli arbitri non fissino invece alcun termine per il versamento, v. infra il commento al § D.

38 Come parametro di riferimento dovrebbe essere impiegato quello previsto dall’art. 1454, 2° co., c.c., in tema di intimazione ad adempiere, secondo cui il termine per l’adempimento non può essere inferiore a quindici giorni, salvo diversa pattuizione delle parti o salvo che, per la natura del contratto o secondo gli usi, risulti congruo un termine minore.

39 Sia stato o meno prorogato, una volta scaduto, comporterà comunque gli effetti di cui all’art. 816 septies, 2° co., c.p.c., in accordo con la distinzione fra termini perentori e termini ordinatori delineata da Cass., S.U., 30.7.2008, n. 20604. Osserva in proposito RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 465, che «questo è forse l’unico caso in cui agli arbitri è concesso di fissare un termine a pena di decadenza», anche se l’a., in linea con l’inse-gnamento tradizionale, mostra di ritenere che soltanto la scadenza del termine perentorio possa determinare decadenza. Si tratterebbe di termine perentorio anche secondo LOVISE, op. cit., 1765.

40 Sul punto, v. anche infra il commento al § 4.41 V., ad esempio, LOVISE, op. cit., 1764.42 Sul problema della revocabilità dell’ordinanza de qua, v. infra il commento ai §§ 2 e 6.43 Sui limiti della delega al presidente del potere di emettere ordinanze, v., in generale,

TOTA, sub art. 816 bis, in Commentario alle riforme del processo civile, III, 2, cit., 704 ss.

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2. (Segue). Stato del procedimento arbitrale a seguito della richiesta degli arbitri

Un profilo di sicuro rilievo, anche per quanto riguarda gli aspetti appli-cativi dell’istituto, concerne lo stato del procedimento arbitrale a seguito dell’ordinanza resa ai sensi dell’art. 816 septies c.p.c. con cui gli arbitri abbiano effettuato la richiesta di anticipazione delle spese, subordinando ad essa la «prosecuzione del procedimento».

Facendo leva sul dato testuale della disposizione, si è affermato che l’ordinanza con cui si dispone l’anticipazione determinerebbe immediata-mente uno stato di «quiescenza» della procedura arbitrale, durante il quale gli arbitri potrebbero legittimamente rifiutarsi di compiere atti del proce-dimento fino a versamento avvenuto44. Ciò non integra però un’ipotesi di sospensione in senso tecnico, necessaria o facoltativa, del processo arbi-trale45, che si verifica soltanto limitatamente ai casi previsti dagli artt. 815, 5° co., 816 sexies e 819 bis c.p.c.46, con l’ulteriore conseguenza che, mal-grado l’emanazione dell’ordinanza ai sensi dell’art. 816 septies c.p.c., continua a decorrere il termine per la pronuncia del lodo, che non può certamente ritenersi sospeso ai sensi dell’art. 820, 4° co., c.p.c.47.

Non essendovi sospensione del processo arbitrale, l’eventuale rifiuto degli arbitri di compiere atti del procedimento si fonda su di una particolare applicazione dell’eccezione di inadempimento di cui all’art. 1460 c.c., che però riguarda esclusivamente il contratto di arbitrato e non incide sul corso del procedimento e sulla validità dell’attività svolta dopo la richiesta ex

44 Per questa soluzione, v. LOVISE, op. cit., 1765.45 V. COMASTRI, MOTTO, op. cit., 275.46 V. ZUMPANO, sub art. 819 bis, in Commentario alle riforme del processo civile, III, 2, cit.,

p. 864, secondo la quale le ipotesi enucleate dall’art. 819 bis, 1° e 2° co. c.p.c. «devono consi-derarsi tassative (…) per l’ovvio carattere di eccezionalità che riveste ogni evento dal quale consegue un ostacolo all’iter processuale»; conformemente, MENCHINI, MOTTO, sub art. 819 bis, in La nuova disciplina dell’arbitrato, cit., 329, i quali richiamano, per completare il quadro delle ipotesi di sospensione, fermo restando il rinvio all’art. 816 sexies c.p.c., anche l’art. 815, 5° co., c.p.c., a norma del quale gli arbitri possono sospendere il procedimento arbitrale in caso di proposizione dell’istanza di ricusazione; in senso conforme, anche BOCCAGNA, sub art. 819 bis, in Commentario breve al diritto dell’arbitrato, cit., 270, il quale afferma che quelle disciplinate dalle suddette disposizioni «rappresentano le sole ipotesi di sospensione ammesse dalla legge».

47 Sul rapporto (di non reciprocità) fra sospensione del procedimento arbitrale e sospen-sione del termine per la pronuncia del lodo, v. GROSSI, Sulla nuova disciplina della sospen-sione del procedimento arbitrale, in Sull’arbitrato. Studi offerti a Giovanni Verde, Napoli, 2010, 434 s., il quale rileva il diverso caso di cui all’art. 816 ter, 4° co., c.p.c., in cui vi è sospen-sione del termine per la pronuncia del lodo senza sospensione del procedimento.

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art. 816 septies c.p.c.48. Di conseguenza, deve ritenersi che, in pendenza del termine stabilito per il deposito delle somme, gli arbitri possano compiere atti del procedimento, se del caso opportunamente rinviando, nell’esercizio del potere regolamentare loro conferito dalle parti, lo svolgimento di deter-minate attività, in particolare ove queste comportino spese significative. Appare quindi consigliabile, per un equilibrato esercizio della facoltà di cui all’art. 816 septies c.p.c., che il tribunale arbitrale disponga la richiesta di versamento degli anticipi, fissando contestualmente termini per il deposito delle memorie di parte, in modo da poter impiegare utilmente il necessario intervallo di tempo intercorrente fra l’una e l’altro, all’esito del quale verifi-care in apposita udienza l’adempimento delle parti.

In questa fase, la procedura arbitrale non subisce quindi un vero e proprio «arresto», potendo invero proseguire nel suo normale svolgimento fino allo scadere del termine per l’adempimento, giacché soltanto in tale momento potrà eventualmente sorgere un impedimento alla prosecuzione del procedi-mento arbitrale, tale da comportare la conclusione dello stesso49.

Sempre prima della scadenza del termine finale per l’adempimento delle parti, agli arbitri deve altresì riconoscersi la facoltà di revocare discrezional-mente la propria ordinanza, così evitando che possano prodursi gli effetti previsti dall’art. 816 septies c.p.c., o anche semplicemente di modificarla, ad esempio in relazione ai termini ancora da scadere o con riguardo alle somme richieste alle parti.

3. «Salvo diverso accordo delle parti, gli arbitri determinano la misura dell’anticipazione a carico di ciascuna parte»

Nel disporre l’anticipazione delle spese a carico delle parti, gli arbitri hanno la facoltà di determinare l’importo totale dovuto50 ed anche la misura che dovrà essere versata da ciascuna singola parte, salvo che i compromit-tenti non si siano accordati diversamente, ad esempio nello stesso patto compromissorio in forza del quale è stato avviato il procedimento arbitrale51.

48 Come rilevato da VERDE, Lineamenti di diritto dell’arbitrato, 4ª ed., cit., 136, gli atti del processo non possono essere compiuti quando si sospende il procedimento.

49 V. infra il commento al § 6.50 Sul problema della eccessiva liquidazione del quantum delle spese prevedibili e della

possibilità per le parti di contestare la congruità delle anticipazioni, v. infra il commento al § E.51 V. LOVISE, op. cit., 1764, secondo la quale, oltre alla ripartizione delle quote di anticipa-

zione a carico di ciascuna parte, anche l’importo dovuto a titolo di anticipazione delle spese

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Quanto alle modalità della graduazione, gli arbitri potrebbero, ad esem-pio, distinguere la misura degli acconti in relazione alle domande formu-late dalle parti, qualora siano state avanzate pretese contrapposte52, e anche imputare integralmente l’anticipazione delle spese a carico di uno solo dei litiganti, con soluzione che appare però sconsigliata per ragioni di opportunità53.

4. «Se una delle parti non presta l’anticipazione richiestale, l’altra può anticipare la totalità delle spese»

L’art. 816 septies, 2° co., c.p.c. si preoccupa di stabilire che, qualora una delle parti abbia anticipato la propria quota di spese, mentre l’altra non vi abbia provveduto, la parte adempiente possa anticipare anche la somma in origine spettante all’avversario54, al fine di evitare che il rifiuto di quest’ultimo possa impedire lo svolgimento dell’arbitrato e determinare lo scioglimento dal vincolo compromissorio. Questa disposizione è essen-ziale, in quanto sarebbe invero assai grave se tali esiti potessero dipendere dall’esclusiva volontà di un solo litigante, al quale sarebbe in tal caso rico-nosciuto il diritto ad un recesso unilaterale dall’accordo compromissorio.

Ciò spiega anche il motivo per il quale appare opportuna la fissazione di termini progressivi per l’adempimento, in quanto, se gli arbitri stabilis-sero un’unica scadenza, sarebbe giocoforza ritenere, allo spirare dell’unico termine indicato, ormai decaduta la convenzione di arbitrato, così di fatto onerando la parte diligente del compito, sicuramente poco agevole, di infor-marsi in prossimità della scadenza presso il collegio arbitrale dell’eventuale mancato versamento della controparte e, in tal caso, di provvedere tempesti-vamente all’adempimento in luogo dell’avversario (che, peraltro, potrebbe ancora adempiere fino all’ultimo momento utile)55.

potrebbe essere già previsto dalle parti nella convenzione di arbitrato.52 Questa soluzione è adottata da alcune camere arbitrali: v. infra il commento al § F.53 NELA, op. cit., 1767.54 Secondo una parte della dottrina, dall’art. 816 septies c.p.c. si ricaverebbe la regola

secondo la quale l’obbligazione di anticipazione delle spese sarebbe obbligazione parziaria e non solidale: v. NELA, op. cit., 1767; TIZI, I costi del processo arbitrale, cit., 594.

55 Appare quindi apprezzabile la soluzione, maggiormente elastica, data al problema dall’art. 21, 2° co., della Ley de Arbitraje spagnola e dall’art. 17 della Lei da Arbitragem Volun-tária portoghese, a norma dei quali è previsto che se entro il termine fissato agli arbitri una delle parti non provveda ad effettuare il versamento, gli arbitri, prima di concordare la con-clusione o la sospensione del procedimento, debbono darne comunicazione alle altre parti,

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Sebbene la parte abbia provveduto al pagamento integrale dell’importo fissato a titolo di anticipo per la copertura delle spese di procedura, è evi-dente che potrà recuperare tali somme dall’avversario nella misura in cui sarà stabilito dal lodo degli arbitri, che sul punto dovrà seguire i criteri gene-rali previsti dagli artt. 91 ss. c.p.c.56. Più discutibile è invece se la parte adempiente abbia un immediato diritto al rimborso in favore dell’avversario ed inoltre se possa ottenere dal collegio arbitrale, a mezzo di un lodo par-ziale, la condanna della controparte a versarle quanto anticipato, oltre agli interessi a far tempo dalla messa in mora57.

5. «Se le parti non provvedono all’anticipazione nel termine fissato dagli arbitri, non sono più vincolate alla convenzione di arbitrato con riguardo alla controversia che ha dato origine al procedimento arbitrale»

L’inadempimento, totale o anche solo parziale58, dell’obbligo di versa-mento degli anticipi nel termine fissato dagli arbitri comporta, sempre ai sensi dell’art. 816 septies, 2° co., c.p.c., il venir meno del vincolo compro-missorio fra le parti limitatamente alla «controversia che ha dato origine al procedimento arbitrale»59, mentre è fatta salva l’efficacia della convenzione di arbitrato in relazione alle altri liti eventualmente comprese nell’ambito della stessa, ma oggettivamente diverse dalla prima. Secondo la tesi

affinché quelle che abbiano interesse possano provvedervi entro un ulteriore termine per loro fissato: in argomento, v. LAUDISA, op. cit., 331.

56 Cfr. RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 465.57 In senso favorevole, v. LAUDISA, op. cit., 331 s., a cui si rinvia anche per ulteriori

richiami alla dottrina straniera. Va altresì menzionato che la possibilità indicata nel testo è stata ammessa nell’ambito dell’arbitrato amministrato regolato dalla Camera di commercio internazionale di Parigi: v. Arb. internaz. ICC, 15.4.2002, in Dir. commercio internaz., 2003, 199 ss., con nota di PILLITTERI, Resistenza del convenuto in arbitrato a versare l’anticipo a coper-tura di spese ed onorari della procedura arbitrale: un lodo parziale emesso sotto l’egida del regolamento arbitrale della camera di commercio internazionale di Parigi affronta una questione delicata; Arb. Internaz. ICC, 30.6.2004, in Dir. commercio internaz., 2004, 991 ss., con nota di CARLEVARIS, L’obbligo di versamento dell’anticipo sulle spese dell’arbitrato nella recente prassi arbitrale internazionale. In proposito, cfr. anche SANTORO, ZAMBONI, I costi dell’arbitrato, in Commentario breve al diritto dell’arbitrato, cit., 943 s.

58 Secondo NELA, op. cit., 1765, nt. 9, gli arbitri non avrebbero la possibilità di proseguire il procedimento arbitrale in seguito ad adempimenti parziali.

59 Va notato che la lettera della legge mal si adatta a ricomprendere anche le ulteriori domande che venissero effettuate dalle parti nel corso del procedimento arbitrale, ma pare che, sia pure con un certo sforzo ermeneutico, anche queste possano essere ricomprese nell’ambito di applicazione dell’art. 816 septies, 2° co., c.p.c.

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maggioritaria, che merita a mio avviso piena adesione, si verifica pertanto una cessazione parziale degli effetti del patto compromissorio, che viene colpito da inefficacia sopravvenuta in relazione all’ambito oggettivo della res litigiosa oggetto dell’arbitrato60. Ciò significa che gli arbitri perdono la propria potestas judicandi in relazione al merito della controversia dedotta davanti a loro, ma anche che la caducazione parziale del patto compromis-sorio potrà essere fatta valere dalla parte interessata, sotto forma di ecce-zione di «incompetenza» ex art. 817, 2° co., c.p.c., in caso di proposizione di un ulteriore procedimento arbitrale avente il medesimo oggetto e, correlati-vamente, che dovrà ritenersi priva di fondamento l’eventuale exceptio com-promissi formulata ai sensi dell’art. 819 ter, 1° co., c.p.c. nel giudizio che dovesse essere proposto davanti al giudice statale sempre con riferimento alla medesima lite.

In dottrina, sono state tuttavia avanzate due ricostruzioni alternative, nel tentativo di limitare la portata applicativa della disposizione, che, come si è rilevato, non ha incontrato i favori degli interpreti. Così, si è innanzitutto propugnata l’idea che l’estinzione in parte qua del patto compromisso-rio non consegua automaticamente all’inadempimento delle parti rispetto all’obbligo di pagamento degli anticipi, bensì che si verifichi soltanto nel caso in cui l’omesso versamento trovi fondamento nella comune volontà risolutiva delle parti o nell’impossibilità di raggiungere lo scopo del patto compromissorio61, ad esempio quando la parte non possa più permettersi di sostenere i costi dell’arbitrato62. Questa interpretazione «correttiva» non appare però conforme al dettato normativo, il quale ricollega chiara-mente al mancato versamento degli anticipi una forma di «rinuncia tacita

60 PUNZI, Disegno sistematico, I, 2ª ed., cit., 691; MARINUCCI, L’impugnazione del lodo arbi-trale dopo la riforma. Motivi ed esito, Milano, 2009, 104; RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 465 s.; LOVISE, op. cit., 1765; NELA, op. cit., 1765; SANGIOVANNI, Brevi note sulle eccezioni d’incompetenza sollevate nel corso dell’arbitrato, in Riv. arbitrato, 2013, 566 s.

61 Così BOVE, La giustizia privata, 2ª ed., cit., 66 s.; ID., Aspetti problematici nella nuova disciplina della convenzione d’arbitrato rituale, cit., 69 ss., per il quale «il mancato pagamento degli anticipi (…) può (…) rappresentare una causa estintiva nella misura in cui da essa si possa ricavare, nel caso concreto, o una comune volontà risolutiva delle parti o una situazione che rende impossibile il raggiungimento dello scopo del patto compromis-sorio».

62 Il richiamo è alla decisione del BGH, 14.9.2000, cit., la quale ha appunto ravvisato una causa di non attuabilità della convenzione di arbitrato nella mancanza di mezzi finanziari di una parte di far fronte alle spese di funzionamento dell’arbitrato e nell’indisponibilità della controparte di sostenere integralmente i relativi costi: in proposito, v. supra il commento al § B, nt. 22.

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qualificata» del procedimento e della convenzione arbitrale con riguardo alla lite dedotta, senza dare rilievo alla valutazione delle ragioni dell’inadem-pimento63. Inoltre, siffatta interpretazione finisce per determinare una non trascurabile incertezza sul permanere o meno del vincolo compromissorio, richiedendo di verificare caso per caso i motivi che hanno indotto le parti a non adempiere64, che potrebbero anche essere difficili da accertare nel concreto, di guisa che, anche per questa ragione, appare preferibile evitare interpretazioni adeguatrici della scelta del legislatore.

Ancora più estensiva è poi la tesi, che finisce invero per svuotare di con-tenuto l’intero disposto di cui all’art. 816 septies, 2° co., c.p.c., secondo la quale il mancato versamento degli anticipi, pur determinando la conclusione del procedimento in corso, non avrebbe alcun effetto sulla convenzione di arbitrato, che resterebbe «vincolante per le parti, anche con riferimento alla controversia che ha dato origine alla procedura»65. Questa interpretazione, che trova riscontro in altri sistemi processuali66, non può però essere condi-visa con riguardo al nostro ordinamento, che espressamente dispone il venir meno del vincolo compromissorio in caso di mancato versamento degli anti-cipi richiesti dagli arbitri.

6. (Segue). Effetti sul procedimento arbitrale

Mentre, da un lato, il legislatore ha indicato espressamente le conse-guenze del mancato versamento degli anticipi sulla convenzione di arbitrato, dall’altro lato, non ha invece stabilito con altrettanta chiarezza e preci-sione gli effetti di tale comportamento sul procedimento arbitrale, con la

63 Per tale critica, v. anche COMASTRI, MOTTO, op. cit., 277 ss.64 V. BOVE, Aspetti problematici nella nuova disciplina della convenzione d’arbitrato

rituale, cit., 71, secondo il quale occorrerebbe, appunto, «di volta in volta (…) verificare “cosa c’è sotto” il mancato pagamento degli anticipi».

65 Così COMASTRI, MOTTO, op. cit., 279 s., secondo i quali l’unico effetto sarebbe quello della caducazione del procedimento arbitrale, su cui v. infra il commento al § 6.

66 Ciò si verifica, ad esempio, nell’ordinamento tedesco, dove, in mancanza di una dispo-sizione analoga all’art. 816 septies c.p.c., si ritiene che la mera inottemperanza delle parti all’obbligo di versamento degli anticipi comporti l’arresto della procedura arbitrale fino a ver-samento avvenuto, ma senza che ciò determini di per sé la cessazione del vincolo compromis-sorio: v. SCHWAB K.H., WALTER G., Schiedsgerichtsbarkeit, 6ª ed., Münich, 2000, 120 s.; SCHWYTZ I., Schiedsklauseln und Schiedsrichtervertrag, 3ª ed., Heidelberg, 2001, 20; SCHLOSSER P., sub §§ 1029 e 1057, Stein/Jonas Kommentar zur Zivilprozessordnung, 22ª ed., IX, Tübingen, 2002, 400 s. e 581 s.; SANGIOVANNI, Il rapporto contrattuale tra gli arbitri e le parti nel diritto tedesco, in Contr., 2005, 834 s.; COMASTRI, MOTTO, op. cit., 279, testo e nt. 27.

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conseguenza che sono emerse nella dottrina e nella giurisprudenza arbitrale soluzioni difformi.

Secondo una prima interpretazione, a seguito della scadenza del termine, gli arbitri potrebbero legittimamente rinunciare all’incarico67, in quanto l’inadempimento delle parti costituirebbe giustificato motivo che li esonere-rebbe da responsabilità ai sensi dell’art. 813 ter, 1° co., n. 1, c.p.c.

Tuttavia, non si può fare a meno di notare che, a differenza all’art. 816 sexies c.p.c., il quale riconosce agli arbitri la facoltà di rinuncia in caso di inattività delle parti che non consenta di ricostituire la pienezza del con-traddittorio68, l’art. 816 septies c.p.c. non fa menzione di tale possibilità, ma chiarisce, al primo comma, che il procedimento arbitrale non può essere proseguito e, al secondo comma, che la convenzione di arbitrato perde di effetto in relazione alla controversia che ha dato origine alla procedura. Sembra pertanto che la risoluzione al problema debba essere individuata valorizzando queste indicazioni, che rappresentano il quadro sanzionatorio disegnato dal legislatore in caso di omesso versamento degli anticipi richie-sti, ovvero il modo speciale previsto per liberare gli arbitri dal dovere di ren-dere il lodo di merito, anche se deve riconoscersi che un’eventuale rinuncia, se esercitata in modo tale da non recare pregiudizio alle parti secondo il canone di cui all’art. 2237, 3° co., c.c., non risulta comunque idonea a com-portare alcuna responsabilità per gli arbitri69.

67 Per il riconoscimento di tale facoltà agli arbitri, v., in dottrina, LUISO, SASSANI, La riforma del processo civile, cit., 296; MARULLO DI CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, cit., 209, secondo il quale l’art. 816 septies c.p.c. «sembra (…) profilare il mancato pagamento delle spese come inadempimento di non scarsa importanza; esso apre la via del recesso di una parte dal con-tratto di arbitrato»; PICOZZA, sub art. 813 ter, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1667 s.; BOVE, Aspetti problematici nella nuova disciplina della convenzione d’arbitrato rituale, cit., 69; ID., La giustizia privata, 2ª ed., cit., 65; TIZI, I costi del processo arbitrale, cit., p. 593; GIOVANNUCCI ORLANDI, sub art. 813 ter, in Arbitrato, diretto da Carpi, 2ª ed., cit., 265. Così anche Coll. Arbitrale, 3.7.2007, cit., secondo cui la disposizione di cui all’art. 816 septies c.p.c. «va raccordata con il disposto dell’art. 816 sexies, 2° co., c.p.c., che concede agli arbi-tri la facoltà di legittimamente rinunciare all’incarico ove le parti non ottemperino alle loro disposizioni».

68 V. in proposito PUNZI, Disegno sistematico, II, 2ª ed., cit., 140.69 Giustamente, pertanto, ODORISIO, sub art. 816 septies, in La giurisprudenza sul codice

di procedura civile coordinata con la dottrina, IV, 3, diretta da Stella Richter G. e Stella Rich-ter P., Milano, 2006, 1267 s., osserva che, con la disposizione di cui all’art. 816 septies c.p.c., «il legislatore ha chiaramente voluto risolvere il dubbio, spesso avvertito nella prassi, se il mancato pagamento di una anticipazione delle spese richiesta dagli arbitri integri gli estremi del giustificato motivo idoneo a porre gli arbitri, decisi a rinunciare all’incarico, al riparo da azioni risarcitorie».

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Peraltro, occorre anche rilevare che la rinuncia degli arbitri potrebbe non investire la totalità del collegio, generando non poche complicazioni, e risul-tare comunque inappagante con riferimento all’esito del procedimento arbi-trale, posto che le parti possono provvedere alla loro sostituzione ai sensi dell’art. 811 c.p.c.70, al fine di consentire la prosecuzione del procedimento arbitrale dinnanzi ad una nuova composizione del tribunale arbitrale.

È stato quindi in contrario sostenuto che, a seguito al mancato deposito degli anticipi, non sorgerebbe una mera facoltà di rinuncia degli arbitri, bensì si verificherebbe una decadenza automatica dall’incarico arbitrale, da pronunciarsi con ordinanza che dia atto dell’«estinzione» del procedi-mento per infruttuoso decorso del termine di cui all’art. 816 septies c.p.c.71. Appare tuttavia più appropriato ritenere che nel caso in esame si riscon-tri non tanto la decadenza ex lege del collegio arbitrale, quanto piuttosto un impedimento alla prosecuzione del procedimento, con la conseguenza che il provvedimento conclusivo dell’arbitrato deve essere costituito da un lodo di rito72, anche al fine di non privare le parti della facoltà di impu-gnazione, che non potrebbe certamente appuntarsi avverso un’ordinanza degli arbitri.

Secondo parte della dottrina, tale lodo dovrebbe dichiarare l’«estin-zione» del procedimento arbitrale73, ma a questo riguardo, appare dirimente

70 Per la possibilità di sostituzione degli arbitri che hanno rinunciato all’incarico, v. PICOZZA, sub art. 811, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1642; CECCHELLA, sub artt. 809-813, in La nuova disciplina dell’arbitrato, cit., 135; GIOVANNUCCI ORLANDI, sub art. 811, in Arbitrato, diretto da Carpi, 2ª ed., cit., 234. In senso contrario sembra orientato BOVE, La giustizia privata, 2ª ed., cit., 139 s., secondo il quale si verserebbe in un caso di estinzione del giudizio arbitrale derivante dalla rinuncia degli arbitri determinata dall’omis-sione di atti delle parti, con la precisazione che «quando gli arbitri rinunciano all’incarico l’estinzione del giudizio arbitrale si ha (…) indirettamente, come conseguenza inevitabile di una vicenda che ha al suo centro piuttosto l’estinzione del rapporto contrattuale tra le parti e gli arbitri».

71 Così RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 465 s.; contra, v. però Coll. Arbitrale, 3.7.2007, cit., secondo cui, «in presenza di mancato versamento delle anticipazioni, ove gli arbi-tri non si avvalgano della facoltà di rinunciare all’incarico, non si verifica alcuna automatica decadenza del collegio arbitrale».

72 V. Coll. Arbitrale Napoli, 13.6.2007, in Dir. e giur., 2007, 302 ss., che ha posto fine al procedimento pronunciando un apposito lodo, sul presupposto che dovesse essere dichiarata, per effetto della richiesta delle parti, la risoluzione della convenzione arbitrale. La pronuncia arbitrale potrebbe pertanto essere oggetto di impugnazione per nullità ai sensi dell’art. 829, 1° co., n. 10, c.p.c. («se il lodo conclude il procedimento senza decidere il merito della controver-sia e il merito della controversia doveva essere deciso dagli arbitri»).

73 Allude all’estinzione del giudizio NELA, op. cit., 1767.

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obiettare che la legge processuale non ha codificato questa fattispecie come ipotesi di estinzione in senso tecnico del processo arbitrale74, che è invece utilizzata in altri contesti dagli artt. 819 bis e 821 c.p.c.75. Merita pertanto accoglimento la tesi secondo la quale gli arbitri dovrebbero invero dichia-rare l’improcedibilità dell’arbitrato76, ovvero, se si volesse essere stretta-mente fedeli alla lettera dell’art. 816 septies, 1° co., c.p.c., non proseguibile il procedimento arbitrale77.

Prima della declaratoria in rito – che gli arbitri possono pronunciare anche ex officio, avendo manifestato un proprio esplicito interesse all’arre-sto della procedura – occorre peraltro che sia celebrata un’apposita udienza per verificare, nel contraddittorio delle parti, che siano integrati i presuppo-sti per l’applicazione dell’art. 816 septies c.p.c. e per la pronuncia del lodo a contenuto processuale78.

Non si deve inoltre dimenticare, sempre ai fini della decisione degli arbi-tri, che l’inadempimento delle parti determina anche l’effetto di rendere inef-ficace la convenzione di arbitrato, per cui, in ogni caso, il tribunale arbitrale diventa, nel corso del processo, comunque privo di potestas judicandi in relazione alla decisione nel merito della controversia. A questo riguardo, l’art. 817 c.p.c. stabilisce peraltro che la parte che non eccepisce nella prima difesa successiva all’accettazione degli arbitri il difetto di «incompetenza» per inesistenza, invalidità ed inefficacia della convenzione di arbitrato non può poi impugnare il lodo per tale motivo, salvo soltanto il caso di controver-sia non arbitrabile79. Pare quindi doversi ritenere che, in caso di inefficacia sopravvenuta della convenzione di arbitrato per effetto del mancato depo-sito delle spese richieste dagli arbitri, la parte interessata sarà onerata a sol-levare la relativa eccezione nella prima difesa successiva al verificarsi della fattispecie in esame, al fine di non decadere dal potere di impugnazione del

74 COMASTRI, MOTTO, op. cit., 275, nt. 17.75 Sulle ipotesi di estinzione del processo arbitrale, v. BOVE, La giustizia privata, 2ª ed.,

cit., 139 s.76 In tal senso, v. ZUCCONI GALLI FONSECA, La nuova disciplina dell’arbitrato ammini-

strato, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2008, 1007; COMASTRI, MOTTO, op. cit., 274 s., anche se gli autori non escludono che possa comunque essere pronunciata un’ordinanza non soggetta ad impugnazione per nullità.

77 Così Coll. Arbitrale Napoli, 13.6.2007, cit.; e, in dottrina, LOVISE, op. cit., 1766.78 Conformemente, v. COMASTRI, MOTTO, op. cit., 275.79 Sull’eccezione di «incompetenza» degli arbitri, v. RUFFINI, sub art. 817, in La nuova disci-

plina dell’arbitrato, cit., 281 ss., a cui si rinvia anche per gli ulteriori riferimenti.

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lodo in relazione a tale motivo80. Non sembra, infatti, che possa escludersi l’applicabilità dell’art. 817 c.p.c., con il correlato onere di tempestiva ecce-zione rimesso esclusivamente all’iniziativa delle parti81, anche alla specifica ipotesi contemplata dall’art. 816 septies c.p.c.82.

In conclusione, in caso di mancato versamento delle spese nel termine fissato dagli arbitri, il procedimento arbitrale dovrà concludersi per due concorrenti motivi impeditivi della decisione di merito: non solo per effetto dell’improcedibilità dell’arbitrato sancita dall’art. 816 septies, 1° co., c.p.c., che può essere rilevata dalle parti oppure dagli arbitri nel corso dell’intero procedimento arbitrale, ma anche a causa del difetto di «competenza» degli arbitri derivante dall’inefficacia sopravvenuta della convenzione di arbitrato ai sensi dell’art. 816 septies, 2° co., c.p.c.83, purché, in quest’ultimo caso, uno dei litiganti sollevi tempestivamente la relativa eccezione.

80 Questa conclusione è adottata, in generale da PUNZI, Disegno sistematico, II, 2ª ed., cit., 171, secondo il quale «ove il patto compromissorio venga inficiato da un vizio sopravvenuto (quindi anche dopo l’accettazione degli arbitri), la disposizione deve necessariamente inter-pretarsi nel senso che l’eccezione debba essere proposta nella prima difesa successiva alla notizia ovvero alla oggettiva conoscibilità del vizio»; nello stesso senso, v. LUISO, Rapporti fra arbitri e giudice, in Riv. arbitrato, 2005, 778; BOCCAGNA, sub art. 817, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1770.

81 Per la verità, l’art. 817 c.p.c., nel disporre una decadenza in capo alle parti in caso di intempestivo rilievo dell’eccezione de qua, che preclude loro la facoltà di successiva impu-gnazione del lodo, non chiarisce se gli arbitri possano rilevare ex officio il difetto di potestas judicandi in ragione dell’inesistenza, invalidità o inefficacia della convenzione di arbitrato, anche se la soluzione negativa sembra preferibile: in senso conforme, v. VERDE, Lineamenti di diritto dell’arbitrato, 4ª ed., cit., 24, secondo il quale, in caso di mancata eccezione di parte, resta confermata la competenza degli arbitri a pronunciarsi; BOVE, Aspetti problematici nella nuova disciplina della convenzione d’arbitrato rituale, cit., 65 e 76; secondo RUFFINI, sub art. 817, in La nuova disciplina dell’arbitrato, cit., 289 s., testo e nt. 37, in caso di intempestiva eccezione di parte, la questione della inesistenza, invalidità e inefficacia della convenzione di arbitrato diverrebbe irrilevante, in quanto la potestas judicandi degli arbitri dovrebbe «essere fatta discendere dal comportamento processuale delle parti, incompatibile con la volontà di far valere le relative eccezioni».

82 Questa tesi è invece respinta da RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 470, sulla base del rilievo secondo cui non sarebbe ragionevole imporre agli arbitri di decidere nel merito nonostante l’omesso versamento delle spese; ma, in verità, siffatta evenienza non può verifi-carsi, posto che gli arbitri hanno comunque la facoltà di rilevare ex officio l’improcedibilità dell’arbitrato. Anche LUISO, SASSANI, La riforma del processo civile, cit., 298, escludono l’opera-tività dell’art. 817 c.p.c. al caso in esame, ma sulla base dell’assunto che l’art. 816 septies c.p.c. andrebbe inquadrato esclusivamente fra le ipotesi che comportano la facoltà di rinuncia degli arbitri.

83 V. Coll. Arbitrale Napoli, 13.6.2007, cit., secondo cui, «qualora le parti non provvedano all’anticipazione delle spese nel termine fissato ai sensi dell’art. 816 septies c.p.c. e quindi concludano invocando la sopravvenuta risoluzione della convenzione arbitrale, gli arbitri

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In forza delle precedenti considerazioni, qualora, dopo il perfeziona-mento della complessa fattispecie di cui all’art. 816 septies c.p.c., il tribunale arbitrale volesse revocare, anche implicitamente, l’ordinanza che ha deter-minato il sorgere dell’impedimento alla prosecuzione del giudizio arbitrale, nulla potrà di fronte all’eventuale eccezione sollevata dalle parti ai sensi dell’art. 817 c.p.c., nel qual caso dovrebbe in ogni caso dichiararsi sprovvisto di potestas judicandi in ordine alla controversia dedotta84.

7. (Segue). Regime delle spese e dei compensi degli arbitri dopo la chiu-sura del procedimento

Una volta concluso il procedimento arbitrale con il lodo di rito, gli arbitri potranno richiedere il rimborso delle spese sostenute e il pagamento del compenso per l’opera comunque svolta, anche se non si è tradotta in un lodo di merito85; come è stato correttamente rilevato, infatti, «il lodo con il quale gli arbitri definiscano in rito il giudizio (…) costituisce assolvimento del mandato loro affidato, cui consegue il sorgere del loro diritto al compen-so»86. Essendo stato pronunciato il lodo, sia pure a contenuto processuale, gli arbitri potranno inoltre utilizzare il procedimento di cui all’art. 814 c.p.c. ai fini della liquidazione delle spese e degli onorari87.

A diversa conclusione è invece giunta quella parte della dottrina che ha ravvisato nel perfezionamento della fattispecie di cui all’art. 816 septies

devono pronunciare lodo definitivo con il quale dichiarano risolta la convenzione arbitrale con riguardo alle domande proposte dalle parti e improseguibile il procedimento».

84 In senso consonante, appare NELA, op. cit., 1766, laddove afferma che «la situazione delineata dalla legge, in conseguenza del mancato versamento degli acconti richiesti, è inoltre reversibile solo nel caso in cui parti ed arbitri trovino un accordo unanime, volto a ricondurre la situazione al momento precedente alla dichiarazione degli arbitri di subordinare la prosecu-zione del giudizio al versamento di acconti. (…) Se gli arbitri non si avvalessero della libera-zione, farebbero venir meno la scelta delle parti di non pagare e quindi la loro libertà di adire l’autorità giudiziaria per quella lite».

85 V. LOVISE, op. cit., 1766. Non pare inoltre che si possa sostenere tout court un obbligo di restituzione delle spese eventualmente anticipate da una delle parti, che potranno invero essere legittimamente trattenute dagli arbitri nella misura in cui essi abbiano effettivamente sopportato delle spese; cfr. in proposito NELA, op. cit., 1766, nt. 11; PAOLETTI, op. cit., 254.

86 Così RUFFINI, Equivoci sulla determinazione giudiziale delle spese e degli onorari dovuti agli arbitri che si siano limitati a risolvere questioni di competenza o di ammissi-bilità del procedimento arbitrale, cit., 1042.

87 In linea con l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale tale procedimento spe-ciale può essere attivato soltanto dopo la conclusione dell’arbitrato e la pronuncia del lodo: v., per i riferimenti, supra il commento al § A, nt. 1.

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c.p.c. un’ipotesi di rinuncia al mandato arbitrale, che comporterebbe la perdita del diritto a ricevere qualsiasi compenso nonostante l’opera svolta, sul presupposto che la prestazione degli arbitri si tradurrebbe esclusiva-mente in una «prestazione istantanea» consistente nell’emanazione del lodo88. Ma, come si è visto, poiché l’art. 816 septies c.p.c. non fa menzione di tale facoltà, pare preferibile ritenere che la fattispecie in esame deter-mini l’improcedibilità dell’arbitrato per effetto del comportamento proces-suale dei paciscenti, nonché la caducazione del patto compromissorio, che gli arbitri sono pertanto chiamati a dichiarare al fine di portare a termine l’incarico loro affidato89.

D. RICHIESTE «ATIPICHE» DI ANTICIPAZIONE DELLE SPESE E RICHIESTE DI ACCONTI SUGLI ONORARI

Come è stato notato da un’attenta dottrina, gli arbitri potrebbero subor-dinare la prosecuzione del procedimento al versamento anticipato delle spese prevedibili, ma senza fissare un termine per l’adempimento, con la conseguenza che, in caso di omesso deposito degli anticipi, il patto compro-missorio non sarà caducato e l’arbitrato non potrà essere dichiarato impro-cedibile, non essendo integrati tutti i presupposti di cui all’art. 816 septies c.p.c.90. Gli arbitri dovranno pertanto proseguire il procedimento arbitrale, salvo che non si riconosca loro la possibilità di rinunciare all’incarico, anche se tale facoltà appare quantomeno dubbia proprio in considerazione dell’esi-stenza di un rimedio tipico quale quello previsto dall’art. 816 septies c.p.c.91.

Appare inoltre possibile che il tribunale arbitrale avanzi una richiesta di versamento che comprenda, oltre agli anticipi sulle spese, acconti sugli ono-rari, beninteso senza invocare l’applicazione dell’art. 816 septies c.p.c. Nono-stante debba infatti escludersi la possibilità di subordinare la prosecuzione

88 Così MARULLO DI CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, cit., 210 s., secondo il quale la disciplina porterebbe a «negare la facoltà di chiedere onorari per una porzione di attività, che non giunga fino alla soluzione della controversia».

89 Peraltro, deve comunque ritenersi che anche l’arbitro che abbia rinunciato all’incarico per giusta causa (ciò che si ravviserebbe, nel caso di specie, secondo la dottrina riferita) abbia diritto al compenso per l’opera svolta, da determinarsi però con riguardo al risultato utile che sia derivato al cliente, come prescrive l’art. 2237, 2°, co., c.c.: v. PUNZI, Disegno sistematico, I, 2ª ed., cit., 617 s.

90 La tesi è stata proposta da LOVISE, op. cit., 1765 s., che, giusta la lettera della norma, ricollega entrambi gli effetti all’infruttuosa scadenza del termine fissato dagli arbitri.

91 Per la tesi positiva, v. LOVISE, op. cit., 1766.

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del procedimento arbitrale al versamento di anticipazioni sui compensi92, deve ritenersi consentito, come avviene nella prassi, che gli arbitri richie-dano il previo pagamento di una parte degli stessi. Anche in questo caso, non avranno però modo di verificarsi né la sanzione di improcedibilità dell’arbitrato, né tantomeno la cessazione parziale del patto compromisso-rio. Tuttavia, per ovviare al problema della lacuna normativa in relazione agli onorari, che senza dubbio costituiscono un importo ben più significa-tivo di quello dovuto per le spese, gli arbitri nominati potrebbero richiedere alle parti il versamento di acconti prima dell’accettazione dell’incarico ex art. 813, 1° co., c.p.c., costituendosi in collegio arbitrale solo dopo il versa-mento dell’importo richiesto, con il sicuro vantaggio che il termine per la pronuncia del lodo comincerà a decorrere, ai sensi dell’art. 820, 2° co., c.p.c., soltanto a far data dall’accettazione.

Ove gli arbitri non si avvalgano di tale facoltà, provvedendo alla richie-sta di anticipi e acconti soltanto dopo l’accettazione della nomina, l’omesso versamento farebbe sorgere, secondo una parte della dottrina, la facoltà degli stessi di rinunciare all’incarico per giusta causa93. È stato però osser-vato che tale facoltà di recesso unilaterale degli arbitri, che già prima della terza riforma dell’arbitrato non trovava unanimi consensi94, risulta oggi dif-ficilmente conciliabile con la nuova disposizione di cui all’art. 816 septies c.p.c., che sembra porsi come lex specialis rispetto alla normativa del codice civile, limitando le possibilità degli arbitri di ottenere, nel corso del giudizio arbitrale, soltanto anticipazioni sulle spese della procedura95.

E. CONTESTAZIONI IN ORDINE ALLA RICHIESTA DI ANTICIPAZIONE

Nel caso in cui gli arbitri chiedano anticipazioni eccessive, ossia di gran lunga superiori all’importo delle spese ragionevolmente prevedibili,

92 V. supra il commento al § 2.93 In dottrina, dopo la riforma del 2006, v. ODORISIO, L’arbitrato nel codice dei contratti

pubblici, in PUNZI, Disegno sistematico, III, 2ª ed., cit., 278.94 Come si è rilevato supra nel commento al § A, parte della dottrina limitava la facoltà

di rinuncia degli arbitri alla sola ipotesi di mancata corresponsione degli anticipi sulle spese, escludendola nel caso di mancato versamento degli acconti: v. PUNZI, Disegno sistematico, I, cit., 416; CAMPAGNOLA, Il compenso degli arbitri nella più recente giurisprudenza: qualifica-zione giuridica e quantificazione, cit., 555; SCHIZZEROTTO, op. cit., 401.

95 In questo modo, v. MARULLO DI CONDOJANNI, Il contratto di arbitrato, cit., 210 s., secondo il quale, alla luce dell’art. 816 septies c.p.c., «non si rende necessario un preliminare corrispon-dere di onorari; ma soltanto garantire, sostenendo il carico delle spese, lo svolgimento della procedura».

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oppure subordino la prosecuzione del procedimento anche al versamento degli acconti, che come si è visto non rientrano nella sfera di applicazione dell’art. 816 septies c.p.c., deve riconoscersi alle parti il diritto di contestare la congruità della liquidazione, nonché, più in generale, i presupposti appli-cativi della disposizione96. Potrebbe pertanto sorgere una lite fra le parti e gli arbitri già nel corso del procedimento arbitrale, tale da condurre ad una spirale molto complessa di eventi, che potrà essere risolta definitivamente soltanto in separata sede, in particolare nel processo di impugnazione del lodo e nel giudizio di responsabilità degli arbitri.

Più precisamente, ove i litiganti si rifiutino di corrispondere anticipi esor-bitanti e al contempo gli arbitri omettano o ritardino di compiere atti relativi alle proprie funzioni, le parti potranno procedere congiuntamente alla loro sostituzione o rivolgersi al terzo a ciò incaricato nella convenzione di arbi-trato, ai sensi dell’art. 813 bis c.p.c.; in mancanza di un accordo in tal senso, sempre in forza della medesima disposizione, la parte interessata, previa dif-fida ad adempiere trasmessa agli arbitri a mezzo di lettera raccomandata, potrà, una volta decorso il termine di quindici giorni, proporre ricorso al presidente del tribunale per farne dichiarare la decadenza e per ottenere la nomina dei sostituti. Nel caso in cui l’inattività degli arbitri si protragga addirittura fino alla scadenza del termine per la pronuncia del lodo, ciascuna delle parti potrà notificare alle altre parti e agli arbitri l’intenzione di far valere la loro decadenza ai sensi dell’art. 821 c.p.c., al fine di ottenere la declaratoria di estinzione del procedimento, ed acquisire la facoltà di impu-gnare, ai sensi dell’art. 829, 1° co., n. 6, c.p.c., il lodo di merito che venisse tar-divamente reso97. Qualora, invece, gli arbitri dichiarino ingiustificatamente l’improcedibilità dell’arbitrato ex art. 816 septies c.p.c., ciascuna delle parti potrà proporre avverso il lodo impugnazione per nullità ai sensi dell’art. 829, 1° co., n. 10, c.p.c., per far valere l’illegittima conclusione del procedimento.

In tutte le ipotesi sopra considerate, le parti potranno inoltre promuo-vere azione di responsabilità per danni nei confronti degli arbitri, secondo le regole e gli specifici presupposti dell’art. 813 ter c.p.c.98, che in caso di

96 Per tale rilievo, con riferimento alla richiesta di spese esorbitanti, v. LUISO, SASSANI, La riforma del processo civile, cit., 296; RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 467, per il quale la liquidazione delle spese deve rispondere a criteri di ragionevolezza e di obiettività; LOVISE, op. cit., 1766, che fonda il diritto alla contestazione sul principio della buona fede nell’esecu-zione del contratto di arbitrato; PAOLETTI, op. cit., 252 s.

97 Per tale puntuale ricostruzione, v. LOVISE, op. cit., 1767.98 RICCI G.F., sub art. 816 septies, 2ª ed., cit., 467; LOVISE, op. cit., 1767.

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accoglimento comporterà anche la perdita di qualsiasi diritto degli arbitri al rimborso delle spese e al corrispettivo.

Deve inoltre ritenersi che, ove si accerti che la richiesta di anticipazioni sia stata esorbitante o comunque fuori dall’ambito di applicazione dell’art. 816 septies c.p.c., la convenzione di arbitrato non perderà di efficacia in rela-zione alla controversia dedotta nel procedimento arbitrale e potrà quindi fondare una valida exceptio compromissi nel caso in cui la medesima lite sia portata davanti alla cognizione del giudice statale99.

F. ANTICIPAZIONI E ACCONTI NEI REGOLAMENTI DI ARBITRATO AMMINISTRATO

Nei regolamenti di arbitrato amministrato, a cui le parti possono fare rin-vio nella convenzione arbitrale ai sensi dell’art. 832 c.p.c., è spesso discipli-nata la materia delle anticipazioni, che in tale contesto assumono però un ambito oggettivo e conseguenze significativamente diverse rispetto a quanto previsto dall’art. 816 septies c.p.c., ciò che pare ammissibile in ragione della derogabilità pattizia della disciplina di legge al riguardo100. Se è vero che in caso di contrasto fra il regolamento dell’istituzione arbitrale e la conven-zione di arbitrato, è quest’ultima a prevalere, può ovviamente accadere che il patto compromissorio taccia sul punto e che quindi possa trovare piena applicazione la disciplina speciale ideata dall’istituzione di arbitrato perma-nente101.

In primo luogo, molti regolamenti delle camere arbitrali prevedono, in deroga all’art. 816 septies c.p.c., che la prosecuzione del procedimento arbi-trale possa essere subordinata non solo al versamento anticipato delle spese

99 V. ancora LOVISE, ibidem.100 In tal senso, v. DE NOVA, Disciplina legale dell’arbitrato ed autonomia privata, in Riv.

arbitrato, 2006, 428.; ZUCCONI GALLI FONSECA, La nuova disciplina dell’arbitrato amministrato, cit., 1008.

101 Sul rapporto fra volontà delle parti e disciplina dei regolamenti arbitrali precostituiti ai sensi dell’art. 832 c.p.c., v. DE NOVA, Disciplina legale dell’arbitrato ed autonomia privata, in Riv. arbitrato, 2006, 23 ss.; LUISO, Il nuovo articolo 832 c.p.c., in Riv. arbitrato, 2007, 349 ss.; OCCHIPINTI, sub art. 832, in Commentario alle riforme del processo civile, III, 2, cit., 1055 ss.; ZUCCONI GALLI FONSECA, La nuova disciplina dell’arbitrato amministrato, cit., 993 ss.; BIAVATI, sub art. 832, in Arbitrato, 2ª ed., diretto da Carpi, cit., 867 ss.; PUNZI, Brevi note in tema di arbitrato amministrato, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2009, 1325 ss.; CAPONI, sub art. 832, in La nuova disciplina dell’arbitrato, cit., 479 ss.; BOCCAGNA, sub art. 832, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1940 ss.; COLESANTI, Volontà delle parti e regolamenti arbitrali (con particolare riguardo a quello della Camera Arbitrale di Milano), in Riv. dir. proces-suale, 2011, 245 ss.

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prevedibili, ma anche al versamento degli oneri dovuti all’istituzione arbi-trale per l’amministrazione dell’arbitrato e degli acconti sugli onorari degli arbitri102.

In secondo luogo, i regolamenti di arbitrato amministrato stabiliscono di regola che gli arbitri o gli organi della camera arbitrale possano sospendere il procedimento a seguito del mancato versamento delle somme richieste alle parti103, a cui consegue dunque anche la sospensione del termine per la pronuncia del lodo104. Al fine di evitare che il processo arbitrale versi in uno stato di quiescenza sine die, è poi generalmente previsto che, tra-scorso un ulteriore intervallo di tempo decorrente dalla comunicazione del provvedimento di sospensione senza che le parti provvedano a corrispon-dere gli anticipi, debba essere dichiarata l’estinzione del procedimento105 e che, viceversa, quando le parti vi provvedano entro tale seconda scadenza, venga revocato il provvedimento di sospensione106. Quanto alle ulteriori conseguenze collegate all’inadempimento delle parti, è talvolta fatta salva l’efficacia del patto compromissorio107, con la conseguenza che la medesima domanda potrà essere riproposta in sede arbitrale.

102 Ad esempio, il regolamento della Camera arbitrale di Milano prevede, agli artt. 36 e 37, che possano essere richiesti anticipi dei costi del procedimento, comprensivi degli onorari dell’istituzione arbitrale, degli onorari del tribunale arbitrale e degli onorari dei consulenti tec-nici; e similmente dispongono gli artt. 4 e 22 del regolamento della Camera arbitrale di Roma, nonché l’art. 11 (2.1) del regolamento dell’Associazione italiana per l’arbitrato.

103 Così dispongono l’art. 38, 2° co., del regolamento della Camera arbitrale di Milano e l’art. 22, 4° co., del regolamento della Camera arbitrale di Roma. In dottrina, v. SANTORO, ZAM-BONI, I costi dell’arbitrato, cit., 943.

104 Cfr. TIZI, I costi del processo arbitrale, cit., 592.105 In questo modo, v. l’art. 38, 2° co., del regolamento della Camera arbitrale di Milano.

Con effetti analoghi, ai sensi dell’art. 22, 4° co., del regolamento della Camera arbitrale di Roma, la domanda viene considerata ritirata. Anche l’art. 11 (5.2) del regolamento dell’Asso-ciazione italiana per l’arbitrato prevede la dichiarazione di estinzione del procedimento, ma immediatamente allo spirare del termine per l’adempimento, ossia senza previa sospensione del giudizio arbitrale.

106 V., sempre a titolo esemplificativo, l’art. 38, 3° co., del regolamento della Camera arbi-trale di Milano. Similmente, secondo l’art. 22, 4° co., del regolamento della Camera arbitrale di Roma, «i termini riprendono a decorrere quando viene effettuato il pagamento mancante».

107 In tal senso, v. l’art. 38, 3° co., del regolamento della Camera arbitrale di Milano, il quale dispone che la pronuncia di estinzione è resa «senza che con ciò venga meno l’efficacia della convenzione arbitrale»; l’art. 11 (5.2) e (6.2) del regolamento dell’Associazione italiana per l’arbitrato, ove è fatta salva, «anche in deroga alla disciplina legislativa o regolamentare applicabile, l’efficacia della convenzione di arbitrato». Qualora invece il regolamento arbitrale taccia in proposito, troverà pieno vigore la disciplina sanzionatoria di cui all’art. 816 septies, 2° co., c.p.c.: cfr., sul punto, ZUCCONI GALLI FONSECA, La nuova disciplina dell’arbitrato ammi-nistrato, cit., 1008.

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La determinazione dell’importo dovuto come fondo iniziale, che può anche essere oggetto di integrazione nel corso del procedimento, nonché la pronuncia dei provvedimenti di sospensione e di estinzione del processo arbi-trale, sono di frequente rimesse alla competenza di un organo permanente dell’istituzione arbitrale, quale la segreteria generale o il consiglio arbitrale, invece che degli arbitri108. Opportunamente, nel caso di adempimento di una soltanto delle parti, è talvolta prevista la possibilità di fissare un secondo termine per consentire all’avversario di versare la quota della controparte ed evitare così l’impedimento alla prosecuzione del procedimento109.

Qualora il giudizio arbitrale abbia ad oggetto un’unica domanda, è diffusa la regola della ripartizione in parti equivalenti degli oneri iniziali, calcolati sul valore della controversia, mentre in caso una pluralità di domande, la camera arbitrale è di norma tenuta a porre a carico di ciascuna delle parti gli anticipi che riguardano le rispettive domande formulate110. Conseguentemente, ove i depositi siano richiesti distinguendo fra le singole domande proposte, ad esempio fra domanda originaria e domanda riconvenzionale, i regolamenti arbitrali in discorso dispongono che la sospensione e l’estinzione del pro-cedimento operino soltanto parzialmente con riferimento a quelle domande per le quali non siano state in concreto versate le somme richieste111. In dot-trina, si è però ritenuto che, qualora le cause siano fra loro connesse per incompatibilità, allora la separazione delle domande cumulate non potrebbe essere legittimamente disposta dalla camera arbitrale o dagli arbitri112.

G. ANTICIPAZIONI E ACCONTI NEGLI ARBITRATI SPECIALI

Una disciplina speciale dell’anticipazione delle spese e degli onorari è prevista con riguardo all’arbitrato amministrato in materia di contratti

108 In particolare, v. l’art. 37, 1° e 2° co., del regolamento della Camera arbitrale di Milano; l’art. 4 del regolamento della Camera arbitrale di Roma; l’art. 11 (3.1) del regolamento dell’Asso-ciazione italiana per l’arbitrato.

109 Ciò si ricava, in relazione all’arbitrato amministrato dalla Camera arbitrale di Milano, dal combinato disposto degli artt. 37, 1° co., e 38, 1°, co., del relativo regolamento.

110 V. ancora l’art. 37, 4°, del regolamento della Camera arbitrale di Milano, nonché gli artt. 4, 2° co., e 22, 3° co., del regolamento della Camera arbitrale di Roma.

111 Così, ad esempio, l’art. 38, 2° e 3° co., del regolamento della Camera arbitrale di Milano e l’art. 11 (6.2) del regolamento dell’Associazione italiano per l’arbitrato.

112 In questo modo, v. ZUCCONI GALLI FONSECA, La nuova disciplina dell’arbitrato ammi-nistrato, cit., 1008, che ritiene pienamente ammissibile la prosecuzione parziale del procedi-mento solo con riferimento alle «reciproche domande scindibili».

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pubblici, dove l’art. 243, 6°, co., d.lg. n. 163/2006, stabilisce che, contestual-mente alla nomina del terzo arbitro, la Camera arbitrale «comunica alle parti la misura e le modalità del deposito da effettuarsi in acconto del corrispet-tivo arbitrale»113. Pur essendo venuta meno la norma contenuta nell’art. 3, d.m. n. 398/2000, sulla base della quale si riteneva che il collegio arbitrale potesse costituirsi solo in seguito al versamento dell’acconto114, la Camera arbitrale continua tuttora a subordinare la costituzione del collegio arbitrale al preventivo deposito delle somme richieste115.

Anche con riferimento all’arbitrato amministrato dalla Camera di con-ciliazione e di arbitrato istituita presso la Consob dal d.lg. n. 179/2007, vi è una disciplina specifica in materia di anticipazioni contenuta nell’art. 25, 4° co., del Regolamento arbitrale Consob, a norma del quale si prevede che, nel corso della prima riunione, gli arbitri chiedono alle parti una somma di denaro, determinata dalla camerale arbitrale, comprensiva degli acconti sui corrispettivi loro spettanti, nonché, con previsione singolare, delle spese di difesa che le parti sosterranno per ottenere la decisione, stabilendone, altresì, i criteri di ripartizione fra le parti116. È inoltre stabilito espressamente che il mancato versamento della quota di acconto di propria spettanza entro il termine di quindici giorni dalla comunicazione della richiesta, ovvero nel

113 Sull’anticipazione delle spese e dei compensi degli arbitri in relazione a tale forma di arbitrato speciale, v. ODORISIO, L’arbitrato nel codice dei contratti pubblici, cit., 277 ss., il quale rileva innanzitutto che la Camera arbitrale per i contratti pubblici ha adottato la prassi di richiedere anche anticipi sulle spese prevedibili, che pure non sono menzionate espressa-mente dalla richiamata disposizione.

114 In proposito, v. VERDE, L’arbitrato in materia di opere pubbliche alla luce dell’art. 5, 16° comma sexies, l. n. 80/2005, in Riv. arbitrato, 2005, 224.

115 Avanza dubbi sulla legittimità di tale prassi, BUONFRATE, Arbitrato, accordo bonario e altri strumenti di risoluzione alternativa nelle controversie dei contratti pubblici relativi a lavori, forniture e servizi, in Codice degli arbitrati, delle conciliazioni e di altre ADR, a cura di Buonfrate, Giovannucci Orlandi, cit., 260. Secondo ODORISIO, L’arbitrato nel codice dei contratti pubblici, cit., 280 ss., invece, la facoltà di non dare seguito al procedimento in caso di mancato versamento degli anticipi deve ritenersi legittima, sulla base del principio generale, applicabile anche al contratto di amministrazione di arbitrato, secondo il quale ciascuno dei contraenti può rifiutarsi di adempiere finché l’altra parte non abbia adempiuto alla propria prestazione; tale a. ritiene inoltre che, nel corso del procedimento arbitrale sarebbe comunque applicabile la disciplina di cui all’art. 816 septies c.p.c.

116 In proposito, v. CORSINI, L’arbitrato amministrato della Camera di conciliazione e arbitrato costituito presso la Consob, in Giur. comm., 2012, I, 366, il quale auspica che la norma venga interpretata cum grano salis, nel senso che la richiesta di anticipazioni possa essere applicata «soltanto per i diritti e le spese degli arbitri e non anche per quelli degli avvo-cati di parte».

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Art. 816 septies Libro IV - Titolo VIII: Dell’arbitrato

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diverso termine fissato dagli arbitri, comporta l’improcedibilità del giudizio arbitrale117.

H. L’APPLICAZIONE DELLA DISPOSIZIONE ALL’ARBITRATO IRRITUALE

L’applicazione dell’art. 816 septies c.p.c. all’arbitrato irrituale discende, secondo una parte della dottrina, dalla tendenziale applicabilità, salvo diverso accordo delle parti, delle disposizioni previste dagli artt. 806 ss. c.p.c. a tale modello arbitrale, a cui fanno eccezione soltanto gli artt. 824 bis, 825 e 827 ss. c.p.c., che sono esclusi proprio in forza dell’art. 808 ter c.p.c.118. Non sembra infatti che possa essere accolta la contraria opinione secondo la quale la scelta per la species irrituale metterebbe per ciò solo fuori gioco tutte le norme previste per l’arbitrato rituale119: infatti, se è vero che l’art. 808 ter, 1° co., c.p.c. ne dispone l’applicazione nel caso in cui le parti non abbiano optato per l’arbitrato irrituale, è altrettanto vero che il legislatore nulla ha previsto per l’ipotesi inversa in cui le parti invece pre-scelgano l’arbitrato libero.

Ferma l’applicabilità in astratto delle norme relative all’arbitrato rituale, occorre tuttavia verificare la compatibilità delle singole disposizioni con l’arbitrato libero120. Con specifico riferimento all’art. 816 septies c.p.c., non si pongono però problemi di sorta, in quanto la dottrina appare compatta nel ritenere la suddetta disposizione conciliabile con l’arbitrato irrituale, nel quale si pongono analoghe esigenze di tutela rispetto all’arbitrato rituale121.

117 V. CORSINI, L’arbitrato amministrato della Camera di conciliazione e arbitrato costi-tuito presso la Consob, cit., 366 s., il quale rileva che sarebbe stato più opportuno prevedere, in linea con l’art. 816 septies c.p.c., che, se una delle parti non versa l’anticipazione richiesta, la quota mancante possa essere versata dalla controparte.

118 PUNZI, Disegno sistematico, II, 2ª ed., cit., 619 ss.; RUFFINI, Patto compromissorio, in Riv. arbitrato, 2005, 720; SASSANI, L’arbitrato a modalità irrituale, in Riv. arbitrato, 2007, 37 s.; TOTA, Appunti sul nuovo arbitrato irrituale, in Riv. arbitrato, 2007, 560 ss.; BERTOLDI, Osservazioni a margine del nuovo art. 808 ter c.p.c., in Studi in onore di Carmine Punzi, II, Torino, 2008, 295 ss.

119 Per tale orientamento, a cui ha aderito la recente Cass., 17.1.2013, n. 1158, v. VERDE, Arbitrato irrituale, in Riv. arbitrato, 2005, 671 ss.; BOVE, sub art. 808 ter, in La nuova disci-plina dell’arbitrato, cit., 68 s.; RUBINO SAMMARTANO M., Diritto dell’arbitrato, I, 6ª ed., cit., 104.

120 In tal senso, v. Coll. Arbitrale Venezia, 19.2.2008 e T. Venezia, 5.11.2009, entrambe in Contr., 2008, 869 ss., con nota di SANGIOVANNI, Natura contrattuale o processuale dell’arbitrato irrituale?

121 SASSANI, L’arbitrato a modalità irrituale, cit., 37; BERTOLDI, sub art. 808 ter, in Codice di procedura civile commentato, III, cit., 1564; ID., Osservazioni a margine del nuovo art. 808 ter c.p.c., cit., 307; NELA, op. cit., 1764, nt. 6; PAOLETTI, op. cit., 251 s.

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