2nd level Master's Course final examination: Simulazione didattica LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO....

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GUGLIELMO MARCONI FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE Master di II livello in Studi Storico Religiosi Simulazione di lezione su: “LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO” Candidato: Dott. Cristian Usai A.A. 2013/2014

Transcript of 2nd level Master's Course final examination: Simulazione didattica LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO....

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GUGLIELMO MARCONI

FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE

Master di II livello in Studi Storico Religiosi

Simulazione di lezione su:

“LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO”

Candidato:

Dott. Cristian Usai

A.A. 2013/2014

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INDICE

INTRODUZIONE PAG.3

PRESENTAZIONE IN POWER POINT PAG.4

APPENDICE PAG.9

BIBLIOGRAFIA PAG.16

Pag. 3

INTRODUZIONE

Con la presente simulazione, si intende dimostrare la capacità di programmazione di momenti

didattici, mediante la trattazione dell’argomento: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO. La

lezione simulata attiene alla materia: STORIA DELLE RELIGIONI, facente riferimento

all’UNITÀ 3 del Corso di Master di II livello in Studi Storico Religiosi, dal titolo: STORIA DEL

CRISTIANESIMO ANTICO. Le indicazioni circa le modalità di realizzazione, sono indicate nel

prossimo paragrafo, nel quale sono riportate le slides da utilizzare nella lezione simulata. La

strategia didattica utilizzata si basa, infatti, su un’esposizione sintetica ma esaustiva

dell’argomento, con l’ausilio di slides in power point. Sostanzialmente, trattasi di una lezione di

storia delle religioni di quattro ore, facente parte del programma didattico di un seminario

diocesano dal titolo “LE RADICI DELLA FEDE” comprendente altri due corsi riferiti a

SOCIOLOGIA DELLE RELIGIONI e CATECHISMO AVANZATO. I materiali utilizzati sono:

PC PORTATILE, VIDEOPROIETTORE, DISPENSE A DISPOSIZIONE DEI CORSISTI.

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PRESENTAZIONE IN POWER POINT

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APPENDICE

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STORIA DEL CRISTIANESIMO IN ETÀ ANTICA1

Indice

1 Le origini della Chiesa (I-II sec.)

2 Le persecuzioni contro i Cristiani (III-IV sec.)

3 La Chiesa da Costantino a Teodosio (313–495)

4 Note

Le origini della Chiesa (I-II sec.)

A partire dai primi tempi dell'impero romano, nel primo e II secolo, gli intellettuali pagani

avevano organizzato e unificato tutto il pensiero sviluppatosi nella vasta area del Mediterraneo

orientale soggetta a Roma, anche se prevalentemente ellenofona, dando vita a una

filosofia sincretica.[senza fonte]

Dato che ogni re degli ebrei era "unto del Signore", cioè Messia, cioè Cristo (tale titolo infatti era

stato di Davide, Salomone e di tutti i re successivi), storicamente il Cristianesimo nasce dal

messianismo ebraico del I secolo, ovvero dall'attesa della liberazione nazional-

religiosa annunciata nelle profezie contenute nella Torah[senza fonte]

(corrispondente al Pentateuco

nel canone biblico cristiano), resa spasmodica dal senso di imminenza che si era sviluppato

all'epoca della dominazione romana.

Di qui le prime persecuzioni da parte delle autorità imperiali, che ritenevano i cristiani sobillatori

dell'ordine costituito e non propugnatori di una particolare fede religiosa.

Eusebio di Cesarea, nella sua Storia ecclesiastica (III 20,1-2), racconta:

« Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la

carne (di Gesù, n.d.a), i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di Davide.

L'evocatus li condusse davanti a Domiziano Cesare, poiché anch'egli, come Erode, temeva la

venuta del Messia... »

I cristiani assunsero dal Giudaismo le sue Sacre Scritture, dottrine fondamentali come

il monoteismo, la fede in un Messia o Cristo, forme del culto (incluso il sacerdozio alla maniera

di Melchisedec), concetti di luoghi e tempi sacri, l'idea che il culto debba essere modellato

secondo il modello celeste, l'uso dei Salmi nelle preghiere comuni. Il libro degli Atti degli

1 Cfr. it.wikipedia.org

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Apostoli dice che i primi ad essere chiamati "cristiani" furono i discepoli di Gesù che si

radunavano nella città di Antiochia e che vi si rifugiarono dopo le prime persecuzioni

in Palestina, probabilmente pochi anni dopo la morte di Gesù.

Inizialmente il messaggio di Gesù aveva attecchito fra i poveri d'Israele. Ma non furono pochi i

romani di classi elevate, come Paolo di Tarso ebreo (fondamentalista fariseo) con cittadinanza

romana, che si convertirono alla nuova religione. Con la predicazione di San Paolo apostolo si

formarono, quindi, anche comunità di "gentili", cioè di persone di origine non ebraica,

prevalentemente di cultura greca e in taluni casi anche con incarichi nell'amministrazione

romana. I primi cristiani, pertanto, non erano solo poveri o emarginati: fra di essi ve n'era un

certo numero che si erano convertiti al cristianesimo perché insoddisfatti dei vari culti che si

erano andati diffondendo nel mondo romano e della politica imperiale di sostegno nei confronti

del sincretismo religioso[senza fonte]

Gesù come Sol Invictus (Helios), metà del III secolo, Roma, Grotte vaticane

Nel II secolo le chiese giudeo-cristiane (quelle vicine all'ebraismo) vennero progressivamente

estromesse dall'ebraismo che stava riorganizzando le proprie strutture e basi religiose dopo la

crisi della distruzione del Tempio del 70 d.C., mentre le chiese dei gentili continuarono ad

espandersi. Gli storici indicano col termine "Grande Chiesa" l'insieme delle comunità derivate

dai vari apostoli (sia quelli di Gerusalemme che quelli legati a Paolo di Tarso) che più avanti

confluirono nella Chiesa cattolica e ortodossa del primo millennio cristiano, per distinguerle dai

gruppi marginali di ispirazione cristiana che elaborano particolari dottrine che non saranno

accettate dalla maggioranza, come gli ebioniti e gli gnostici o l'eresia di Marcione.

La diffusione del Cristianesimo nel II e III secolo si può collocare all'interno di una più vasta

diffusione nell'Impero Romano di altre religioni originarie della parte orientale dell'impero[1]

,

quali ad esempio i culti di Iside o di Mithra. A differenza delle altre, però, l'organizzazione

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sacerdotale cristiana fu molto capillare e si occupò dell'assistenza agli emarginati e

dell'insegnamento.

Il pensiero cristiano era sempre stato "controcorrente", in netta opposizione ai valori tradizionali

diffusi nell'Impero romano. In seguito ai tentativi anche violenti di sradicarlo, la Chiesa aveva

trovato modo di adattarsi alla convivenza con la realtà terrena. Così, sempre più volentieri, anche

funzionari imperiali e gli stessi militari, già attratti da vari culti monoteisti orientali, poterono

professare il Cristianesimo e affidarsi alla nuova organizzazione. Nel II secolo, quindi, le

comunità cristiane si erano ormai diffuse in tutte le città dell'Impero, ampiamente tollerate dalle

autorità imperiali, durante il loro "periodo d'oro".

Le persecuzioni contro i Cristiani (III-IV sec.)

La grande diffusione nell'Impero romano avvenne nel III secolo. Nel corso di questo secolo il

governo centrale, scosso da guerre intestine, invasioni barbariche e una grave crisi economica,

aveva reagito stata continua e la nuova religione aveva fatto breccia sotterraneamente anche nella

classe dirigente. Quindi, nonostante l'opposizione di alcuni imperatori, nel III secolo la religione

cristiana rivaleggiava ormai con vecchi e nuovi culti, soprattutto nei grossi centri urbani, che

facevano da riferimento amministrativo.

La forza sulla quale la giovane Chiesa fondava la propria autonomia era anche l'organizzazione

economica e finanziaria, che si alimentava delle elargizioni e soprattutto delle eredità in punto di

morte da parte dei fedeli. La Chiesa cristiana, quindi, non fu mai povera: il suo patrimonio

comprendeva beni mobili e soprattutto immobili (terre e fattorie), ed era gestita efficacemente, in

forme talvolta spregiudicate, attraverso vere e proprie "banche cristiane"[2]

. Alcuni imperatori,

sostenuti da quella parte di classe senatoriale che non gradiva affatto il cambiamento in atto,

cercarono di porre un argine ai problemi economici dell'Impero proprio requisendo le proprietà

della Chiesa cristiana, ma i motivi economici furono l'ultima postilla a una diatriba trisecolare.

La nuova religione era sempre stata contraria al dominio imperiale e le persecuzioni avevano

soprattutto motivazioni politiche, filosofiche e religiose. Il monoteismo stava insidiando ovunque

la vecchia cultura politeista. Era un vero e proprio scontro di idee e mentalità.

In quest'epoca di guerre e militarizzazione la cultura pagana era distribuita universalmente, o

"democraticamente", nei vasti territori imperiali. Tutti adesso erano "romani", ma la romanità e

la classicità erano già in declino. Se la struttura politica traballava, le parole d'ordine divennero

concordia, armonia ed unità. Nei circoli politici e intellettuali, come nelle comunità religiose, si

parlava spesso di "potere unico", ovvero di monarchia, di regno, di unità. Così come si aspirava

all'unificazione civile dell'impero, si ricercava quindi anche l'unificazione della

sfera intellettuale e della sfera divina.

Il Cristianesimo si opponeva sicuramente e palesemente alla cultura dominante, ma d'altra parte

anche i suoi intellettuali erano impegnati nella rielaborazione dei sistemi filosofici ellenici e nella

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loro unificazione col monoteismo. Molti intellettuali "classici" avevano nettamente separato la

loro filosofia dalla religione, affermando esplicitamente che gli dèi non esistevano. Alla fine del

III secolo, quindi, la società intera fu pervasa da uno spirito religioso talmente forte che i vecchi

culti, per nulla sopiti, si ridestarono, si trasformarono e si unificarono anch'essi, rispondendo in

modo creativo alla sfida monoteista. Ma, proprio quando il monoteismo divenne un fenomeno di

massa, gli imperatori, in particolare Diocleziano, reagirono in modo aggressivo e perseguitarono

i cristiani violentemente quanto in passato.

La Chiesa da Costantino a Teodosio (313–495)

Quando, infine, Costantino si pose alla testa del movimento monoteista, all'inizio del IV secolo,

ci fu ancora una fase di discussione fra intellettuali di ogni categoria e di ogni confessione

religiosa. A quel punto Costantino, che con l'Editto di tolleranza di Milano del 313 aveva avviato

una sempre più sistematica integrazione della Chiesa all'interno delle strutture politico-

amministrative dello Stato, si considerò addirittura alto patrono della Chiesa e ritenne di dovere

favorirne lo sviluppo e la purezza delle dottrine. Proprio a tale scopo l'imperatore convocò nel

325 a Nicea il primo concilio ecumenico generale della Chiesa, durante il quale vennero

condannate le dottrine eretiche del prete alessandrino Ario e venne elaborata la prima organica

stesura del credo cristiano.

Una seconda fase della Chiesa è quella della patristica, cioè la formazione di un corpus di

commenti alle scritture e di testi sul rapporto con la tradizione classica greco romana e

il giudaismo. Sono numerose anche le apologie nei confronti di tali sistemi dottrinali dovuti a

scrittori, spesso ecclesiastici, che sono costretti a ripensare le dottrine del Cristianesimo

nell'ambito della cultura dell'epoca.

Alla fine del IV e nel V secolo la crisi multilivello dell'impero arrivò a un grado talmente alto da

portare sconforto in ogni settore: militare, politico, civile, economico e culturale. Per l'uomo non

sembrava esserci più alcuna speranza in questa terra. L'unica salvezza era in Cielo. Il

Cristianesimo divenne l'unica religione legale nel 391 con l'imperatore Teodosio. Allora i

Cristiani erano circa il 50% della popolazione dell'Impero, ma rappresentavano la stragrande

maggioranza nelle città: una crescita notevole se si pensa che all'epoca di Costantino i Cristiani

erano solo il 30% e nelle campagne la religione cristiana era diffusa solo marginalmente. La

Chiesa divenne intollerante e autoritaria. La lotta alle idee divenne fondamentale per la gestione

sociale. La libertà di pensiero fu resa impossibile.

Subito si pose il problema del rapporto tra Cristianesimo e Stato, l'Impero romano. Il

Cristianesimo, da religione messianica di ambientazione ebraica e con un messaggio prettamente

ad "uso e consumo" degli ebrei, grazie alla sua diffusione negli ambienti della diaspora e

all'apertura paolina ai "romani" (alle istituzioni, alla tradizione giuridica e alla cultura), nel corso

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dei secoli aveva acquistato una forza tale da cambiarne lo status giuridico: da religione illecita

(fino a Costantino) a religione tollerata e in seguito, con Teodosio I, a religione di Stato.

Cominciò progressivamente a differenziarsi anche la mentalità delle Chiese latine rispetto a

quelle greche, e con i concili ecumenici si assistette ad una definizione rigorosa dell'ortodossia e

alla formazione di un linguaggio teologico specifico cristiano, mutuato dalla filosofia greca. Ciò

comportò anche il distacco di alcune chiese "etniche" dall'alveo della Grande Chiesa

(vedi Chiese orientali antiche), che vennero comunemente indicate come Chiesa cattolica e

ortodossa, nelle sue espressioni territoriali (chiesa latina, greca, alessandrina).

L'imperatore Giuliano (361-363) aveva tentato inutilmente di tornare al politeismo. Ma la società

stava cambiando. E, per la cultura greco-romana, la situazione stava precipitando. La razionalità,

per quanto approfondita, non era più sufficiente a spiegare un mondo immerso nella

"decadenza". L'ansia e l'angoscia non accennavano a diminuire. La struttura politica aveva già

perso da tempo la sua vecchia autorità morale. Era nata una nuova istituzione, molto forte, a

carattere "spirituale", che si rivolgeva direttamente al cuore dell'uomo. Un'organizzazione,

ispirata al monoteismo cristianizzato, che da "giovane ribelle ingenua" si era fatta "adulta e

responsabile". Questa istituzione - la Chiesa - riempì il vuoto morale che si era creato

nell'umanità e assorbì tutte le richieste di giustizia. L'impero diventava un impero celeste.

In nome di una giustizia migliore, in tutto il mondo conosciuto divenne impossibile esprimere

opinioni contrarie a quelle del potere. L'autorità civile si associò a quella religiosa e arrivava

ovunque. La legge, e la giustizia in generale, erano considerate come concessione volontaria di

un solo Dio onnipotente. Non c'era più un patto con la divinità. Bisognava solo amarla e

ringraziarla. Gli imperatori e gli uomini che nacquero da quest'epoca in poi furono sempre più

spesso fervidi credenti. L'educazione che ricevevano e la cultura che seguivano sarebbero state

sempre più monolitiche e dogmatiche.

Dal suo riconoscimento ufficiale era passato mezzo secolo. Dopo qualche decennio di diatribe

teologiche, la Chiesa cristiana - ormai l'unica chiesa ufficiale, la chiesa con la "c" maiuscola -

divenne la sola istituzione che garantisse il diritto, per i popoli e per i cittadini. Nel 392 tutte le

opinioni che discordavano con questa visione del mondo furono dichiarate illegali e perseguite

militarmente.

Mentre, in precedenza, guerre e assassini avvenivano per motivi chiaramente politici, con la

creazione dell'impero gli intenti aggressivi furono mascherati da un ideale tendenza a un bene

"universale" che, se realmente perseguito, non può che dimostrarsi irraggiungibile e quindi

frustrante. Con l'incontro fra stato e chiesa questa tendenza divenne ancora più impellente e

ancora più difficile da raggiungere. D'altronde la gente comune era sempre più spaventata

dalle incursioni di popoli stranieri, i "barbari". Questa interpretazione passa per essere un cliché,

una cosa scontata. Ma nei secoli successivi non solo gli attacchi non diminuirono ma anzi

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aumentarono e furono ulteriormente rinforzati dalla devastante guerra dell'impero orientale

contro i Goti in Italia.

La Chiesa era quella solida struttura di sicurezza che l'uomo non riusciva più ad individuare nello

Stato, nell'Impero, in sé stesso, nella propria esistenza, nella vita cittadina o sui campi agricoli.

L'esistenza terrena era perennemente in bilico ed era molto lontana dall'assicurare la felicità,

antichissima e modernissima aspirazione dei filosofi come dell'uomo comune. L'occidente si era

separato dall'oriente. Erano arrivati gli stranieri. Si era sviluppata "l'organizzazione universale".

Il mondo antico si era dissolto, lasciando spazio a una nuova visione della vita.

Note

1. ^ Il monoteismo nelle sue varie forme (Cristianesimo, culti di Iside o di Mithra), riusciva

a dare alla società di massa dell'Impero romano quella risposta che non riusciva a trovare

né nell'aristocratico individualismo della filosofia né nelle ingenue mitologie dei culti

arcaici (Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 115).

2. ^ Ruffolo, op. cit., p. 123.

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BIBLIOGRAFIA

AA.VV., Storia delle religioni, Napoli, Simone, 2010

MOISSET JEAN – PIERRE, Storia del cattolicesimo, Torino, Lindau, 2008