VEIO : PIAZZA D’ARMI MATERIALI CERAMICI DEL VII E VI SEC. A.C.

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* Gli scavi 2002-2008 sul pianoro di Piazza d’Armi hanno modificato alcune considerazioni formulate nel presente contributo, presentato nel giugno 2003. Per gli aggiornamenti sullo scavo e sulla bibliografia dei materiali si rimanda a, G. Bartoloni (a cura di), L’abitato etrusco di Veio. Ricerche dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ : fosse, cisterne, pozzi, Roma, 2009. 1 Bartoloni et al. 1996; Bartoloni et al. 2005; Bartoloni et al. 2006. 2 Guaitoli 1981a. GILDA BARTOLONI Con la collaborazione di Valeria Acconcia, Andrea Di Napoli, Gloria Galante, Maria Helena Marchetti, Manuela Merlo, Matteo Milletti, Valentino Nizzo, Valeria Paolini, Alessandra Piergrossi, Federica Pitzalis, Federica Maria Rossi, Ferdinando Sciacca, Silvia ten Kortenaar, Iefke van Kampen VEIO : PIAZZA D’ARMI MATERIALI CERAMICI DEL VII E VI SEC. A.C.* LO SCAVO Dal 1996 è ripresa nell’ambito del «Progetto Veio» dell’Università di Roma «La Sapienza», l’indagine nel pianoro di Piazza d’Armi. Sino ad allora gli scavi precedenti (1917-1922 : 1968- 1970 : 1988) vi avevano evidenziato una fortifi- cazione in opera quadrata e un precoce impianto urbanistico con divisione in isolati quadrangolari, fatto risalire alla fine del VII- inizi del VI secolo a.C. (fig. 1). Fino all’ottobre 2002 sono stati messi in luce nell’area occidentale del pianoro tre edifici, prospicienti il principale asse viario di Piazza d’Armi (il cosiddetto « cardo»), divisi da una strada minore ortogonale e, al limite del pianoro, una struttura incassata arcaica, i resti di una fattoria repubblicana e altre emergenze riferibili ad epoca medioevale 1 . La novità principale dello scavo è stata l’individuazione di vari livelli stradali, attribui- bili a più rifacimenti realizzati in modi diversi e alla progressiva costruzione dei vari isolati, individuati da Guaitoli nel 1981 2 . Nessuna del- le tre strutture scoperte nei recenti scavi appare coeva : la prima (denominata A) è della fine del VII secolo a.C., la seconda (B) della seconda metà del VI secolo, la terza infine (C) degli inizi del V. È probabile che a Veio, come ad esempio a Megara Hyblea o a Oderzo, lo spazio dell’area abitata, già delimitato negli anni centrali del VII secolo a.C, come dimostrano due solchi paralleli sulla strada est-ovest in fase con un muretto di ciottoli e indubbiamente connessi alla definizione dell’impianto, abbia avuto una espressione monumentale solo più tardi. I solchi evidenziati potrebbero testimoniare un rituale di fondazione della cittadella dei Veienti, sede del potere politico dell’intera comunità almeno a partire dagli anni centrali del VII secolo a.C., e indicare il primitivo «decu- mano». Un’olla coeva dall’indubbio carattere rituale, rinvenuta nella immediate vicinanze potrebbe individuare una sorta di mundus, una testimonianza del rito di fondazione. L’area di scavo segnerebbe quindi l’epi- centro della zona abitata in questa prima fase :

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* Gli scavi 2002-2008 sul pianoro di Piazza d’Armihanno modificato alcune considerazioni formulate nelpresente contributo, presentato nel giugno 2003. Per gliaggiornamenti sullo scavo e sulla bibliografia dei materialisi rimanda a, G. Bartoloni (a cura di), L’abitato etrusco di

Veio. Ricerche dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ : fosse,cisterne, pozzi, Roma, 2009.

1 Bartoloni et al. 1996; Bartoloni et al. 2005; Bartoloniet al. 2006.

2 Guaitoli 1981a.

GILDA BARTOLONI

Con la collaborazione di Valeria Acconcia, Andrea Di Napoli, Gloria Galante, Maria Helena Marchetti, ManuelaMerlo, Matteo Milletti, Valentino Nizzo, Valeria Paolini, Alessandra Piergrossi, Federica Pitzalis, Federica Maria

Rossi, Ferdinando Sciacca, Silvia ten Kortenaar, Iefke van Kampen

VEIO : PIAZZA D’ARMI

MATERIALI CERAMICI DEL VII E VI SEC. A.C.*

LO SCAVO

Dal 1996 è ripresa nell’ambito del «ProgettoVeio» dell’Università di Roma «La Sapienza»,l’indagine nel pianoro di Piazza d’Armi. Sinoad allora gli scavi precedenti (1917-1922 : 1968-1970 : 1988) vi avevano evidenziato una fortifi-cazione in opera quadrata e un precoceimpianto urbanistico con divisione in isolatiquadrangolari, fatto risalire alla fine del VII-inizi del VI secolo a.C. (fig. 1).

Fino all’ottobre 2002 sono stati messi inluce nell’area occidentale del pianoro treedifici, prospicienti il principale asse viario diPiazza d’Armi (il cosiddetto «cardo»), divisi dauna strada minore ortogonale e, al limite delpianoro, una struttura incassata arcaica, i restidi una fattoria repubblicana e altre emergenzeriferibili ad epoca medioevale1.

La novità principale dello scavo è statal’individuazione di vari livelli stradali, attribui-bili a più rifacimenti realizzati in modi diversie alla progressiva costruzione dei vari isolati,individuati da Guaitoli nel 19812. Nessuna del-

le tre strutture scoperte nei recenti scaviappare coeva : la prima (denominata A) è dellafine del VII secolo a.C., la seconda (B) dellaseconda metà del VI secolo, la terza infine (C)degli inizi del V.

È probabile che a Veio, come ad esempio aMegara Hyblea o a Oderzo, lo spazio dell’areaabitata, già delimitato negli anni centrali delVII secolo a.C, come dimostrano due solchiparalleli sulla strada est-ovest in fase con unmuretto di ciottoli e indubbiamente connessialla definizione dell’impianto, abbia avuto unaespressione monumentale solo più tardi. Isolchi evidenziati potrebbero testimoniare unrituale di fondazione della cittadella dei Veienti,sede del potere politico dell’intera comunitàalmeno a partire dagli anni centrali delVII secolo a.C., e indicare il primitivo «decu-mano». Un’olla coeva dall’indubbio carattererituale, rinvenuta nella immediate vicinanzepotrebbe individuare una sorta di mundus, unatestimonianza del rito di fondazione.

L’area di scavo segnerebbe quindi l’epi-centro della zona abitata in questa prima fase :

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3 Stefani 1944.

Fig. 1 – Pianta del pianoro veiente di Piazza d’Armi (* = scavi 1996-2002 dell’Università di Roma ‘La Sapienza’).

ben si colloca in questo quadro il tempio-capanna riconosciuto da Stefani, nell’isolatoimmediatamente a destra dell’asse viario est-ovest3.

Riassumendo i dati sino ad oggi emersidalle analisi dei vecchi e nuovi scavi si possonoriconoscere almeno cinque fasi edilizie riferi-bili alla città etrusca. Una prima fase, dal IXall’inizio del VII secolo a.C., sembra presen-tare due gruppi di capanne più antichedisposti al centro e a nord del pianoro.

Il carattere di questo insediamento sembravariare nel corso del VII secolo a.C. (II fase) :le capanne concentrate nella zona centrale delpianoro mostrano resti attribuibili a strutturedi prestigio. A questa fase va attribuita laprima divisione dello spazio abitato e forseanche il primo luogo di culto, riconosciuto daStefani sotto il tempio a oikos.

Alla terza fase (fine del VII-prima metà delVI secolo a.C) si deve attribuire la costruzionedi almeno tre strutture di tipo aristocratico contetti riccamente decorati da terrecotte architet-toniche, due al centro e uno a settentrione delpianoro : il tempio a oikos, di cui sono statericonosciute due fasi, una residenza ancorapoco leggibile ed un’abitazione al limite dellastrada principale. Il «cardo» e il «decumano»appaiono delimitati da muri in opera quadrata.

Alla metà del VI secolo (IV fase) risulta riferi-bile il completamento dell’impianto urbanisticocon l’articolazione per isolati, con la via princi-pale nord-ovest/sud-est, larga circa 5 metri,quelle ortogonali larghe 2,80, e una grandepiazza con cisterna. Le case appaiono del tipoad asse longitudinale. A questa fase va riferitoprobabilmente il primo impianto delle mura.

Una nuova attività edilizia interessa il

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4 Il materiale, analizzato di seguito viene presentato perclassi (dalla ceramca fine da mensa alle varie classi diimpasto), distinte per i due contesti : A) la fossa; B) lacisterna. Con la denominazione di impasto rosso-brunoarcaico si intende indicare la classe, cronologicamenteinquadrabile tra la fine dell’VIII e l’età arcaica, caratteriz-zata dall’impiego di argilla non depurata, lavorata altornio, e da superfici grossolanamente lisciate, nelle olleper lo più solo all’interno, e prive di ulteriori trattamenti.Si tratta di una ceramica destinata prevalentemente allacottura dei cibi, avente una notevole variabilità cromatica,dovuta anche all’esposizione al fuoco. Questa denomina-zione, utilizzata per la prima volta in riferimento ai mate-

riali rinvenuti durante le indagini condotte nell’area delsantuario di Pyrgi (Pyrgi 1970), non è stata adottata e rico-nosciuta da tutti gli studiosi, che spesso le hanno preferitosoluzioni diverse : E. Gjerstad indicò questa classe cera-mica come coarse ware (Gjerstad 1953, Gjerstad 1956,Gjerstad 1960, Gjerstad 1966, passim) e fu seguito da moltialtri, tra cui Leslie Murray Threipland e Mario Torelli(Murray Threipland 1963; Murray Threipland, Torelli1970) nelle pubblicazioni sui reperti veienti e in annirecenti da Paolo Carafa a proposito dei materiali romanidi età regia (Carafa 1995), mentre G. Colonna laraccolse nel «Gruppo C» dei frammenti provenienti daS. Omobono (Colonna 1963-1964).

Fig. 2 – La fossa all’interno della struttura A, in corso di scavo (foto S. ten Kortenaar).

pianoro alla fine del VI o all’inizio del V secoloa.C. (V fase), cui sembrano riferirsi un nuovobattuto stradale, da collegare alla costruzionedella porta a dypilon, e la realizzazione diporticati e strutture artigianali. Nessunelemento sembra per ora indicare tracce divita relative al V e al pieno IV secolo a.C.

Ci si soffermerà in questa sede all’analisidel materiale fittile rinvenuto in due contestidi carattere verosimilmente abitativo : unafossa ovale pertinente alla II fase (prima metà

del VII secolo a.C.) e una cisterna rettangolaredella III fase (prima metà del VI secolo a.C.),riferibili rispettivamente all’obliterazione diuna capanna con tetto stramineo e allo scaricodella suppellettile di una casa con tetto fittile.Lo studio complessivo dei materiali prove-nienti dallo scavo della II Cattedra di Etrusco-logia e Archeologia Italica dell’Università diRoma «La Sapienza» è stato articolato perclassi4, per cui si spiegano i numerosi autori diquesta presentazione.

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Fig. 3 – Pianta della fossa all’interno della struttura A (segnata in grigio; rielaborazione grafica M. Merlo).

La fossa, dai contorni irregolari, messa inluce all’interno dei muri della struttura A,profonda 40 cm ca, presentava forma pres-soché circolare con orientamento nord-est/sud-ovest (7 × 6 m ca) con apertura in dire-

zione nord/nord-est, evidenziata da un grossobuco di palo (fig. 2-3).

In base alla sua forma è stata avanzatal’ipotesi che si tratti del fondo di una capannaa pianta circolare, con copertura poggiante su

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Fig. 4 – Ipotesi ricostruttiva della capanna relativaalla fossa all’interno della struttura A. Fig. 5 – La cisterna, in corso di scavo (foto V. Nizzo).

una parete di argilla pressata su una base peri-metrale di terra e scaglie di tufo, di cui eranoabbastanza ricchi gli strati del riempimento(fig. 4).

Quest’ultimo risultava costituito da ottostrati, quasi tutti caratterizzati dalla presenzadi frammenti tufacei di dimensioni varie,frammenti ossei e di carbone, oltre che da unadiscreta quantità di frammenti ceramici.Nessuna traccia è stata rinvenuta di eventualipiani pavimentali, che furono obliteraticompletamente al momento del riutilizzo dellastruttura come fossa di scarico. I livelli diriempimento della fossa si formarono nell’arcodi un periodo relativamente breve : la suachiusura risulta in fase con la costruzione delmuro della struttura A.

Dall’analisi delle varie classi ceramiche èpossibile sottolineare la presenza di alcunioggetti di pregio accanto a forme ceramichecomuni, alcune delle quali, soprattutto nell’im-pasto rosso e nella ceramica depurata, sonodirettamente collegabili al costume delbanchetto/simposio e riferibili quindi ad uncontesto abitativo di ceto socialmente elevato.

Sono presenti le stesse categorie che compon-gono il set da banchetto di Ficana.

La cronologia dei materiali si concentraprevalentemente nei decenni precedenti lametà del VII secolo a.C.

Il secondo contesto consiste in un vanosotterraneo di forma pressoché rettangolarescavato nel banco tufaceo (3,40 × 2,50 m ca),orientato in senso est-ovest e profondo circa1,60 m, fornito di quattro gradini posti pressol’angolo nord. Le pareti hanno un andamentoverticale regolare (fig. 5-6).

Il riempimento risultava costituito da unaserie di strati piuttosto omogenei, rappresen-tati in prevalenza da materiale ceramico, conl’unica eccezione dell’US 1096, caratterizzatadalla presenza preponderante di materiale diorigine organica (ossa e carbone). La presenzadi un elevato numero di attacchi tra fram-menti pertinenti alle diverse unità stratigra-fiche e l’alto grado di ricomponibilità di unapercentuale rilevante degli oggetti rinvenutirendono verosimile che i materiali provenganoda una singola struttura e che siano stati scari-cati in un’unica attività.

I materiali inducono a datare i lcomplesso di riferimento alla prima metàdel VI secolo a.C. con una vita di almeno 50anni.

Le indagini effettuate nell’area circo-stante, erosa dai lavori agricoli, pongonodifficoltà nel riconoscere la struttura cuiriferire i materiali deposti nella cisterna,verosimilmente un’abitazione a caratteregentilizio (fig. 7).

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Fig. 6 – Pianta dell’area di scavo (rielaborazione grafica M. Merlo).

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5 Colonna 2001; Colonna, Backe Forsbeg 1999.

Fig. 7 – Ipotesi ricostruttivadell’edificio rettangolare prospiciente la cisterna.

Fig. 8 – Grafico relativo alle percentualidelle classi ceramiche attestate nei due contesti in esame.

Fig. 9 – Grafico relativo alle forme attestatenei due contesti in esame.

Confronti nella stessa Veio e a San Giove-nale5 fanno identificare un vano incassatoevidenziato nelle immediate vicinanze con unaabitazione a sviluppo verticale. Come il vano bdi Portonaccio poteva anch’esso essere copertoda un tetto riccamente decorato e analoga-mente interpretabile come hestiatorion.

Tra i due complessi si riscontrano notevolidifferenze dal punto di vista quantitativo equalitativo (fig. 8) : infatti lo stato di conserva-zione dei materiali della cisterna ed il lorogrado di ricomponibilità sono superioririspetto a quelli della fossa. Sono rappresen-tate le stesse categorie di materiali, eccettuatequelle più recenti, quali il bucchero, l’impastochiaro-sabbioso ed il materiale edilizio, che sitrovano solo nella cisterna per il diverso oriz-zonte cronologico dei due contesti.

L’analisi dei materiali e i confronti effet-tuati rendono altamente verosimile l’ipotesi dibotteghe ceramiche locali, oltre che di unaproduzione domestica già dalla prima metàdel VII secolo a.C.

I tipi evidenziati nei due contesti, purconsiderando uno iato di almeno una genera-zione, mostrano una prevalenza di formelegate al banchetto, con una maggior attesta-zione di strumentario domestico nellacapanna (fig. 9).

Da un punto di vista tipologico, di notevoleinteresse è il confronto tra i fornelli dei duecontesti (fig. 10) : la ricorrenza nel primo deltipo con diaframma rialzato e nel secondo diquello con tre sostegni ne conferma la nettadistinzione cronologica, e in qualche modopuò contribuire a integrare le conoscenzecirca l’introduzione della forma più recente

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Fig. 10 – Grafico relativo alla presenza dell’instrumentumdomesticum all’interno dei due contesti in esame.

Fig. 11 – La fossa all’interno della struttura A– ceramica subgeometrica (M. H. Marchetti).

almeno nell’area in esame, che potrebbequindi essere avvenuta nel corso della secondametà del VII secolo a.C.

Ancora nella cisterna, come già accennato,i numerosi frammenti attribuiti a un tipoparticolare di fornelli, identificati preliminar-mente come possibili forni portatili, nonché lapresenza di «testi da pane», suggerisce unacontinuità della pratica della panificazionedomestica.

Un elemento di novità della cisternarispetto alla struttura ovale, inoltre, è lapresenza nel contesto più recente di un certonumero di grandi contenitori a scialbointerno e di un unico esemplare di anfora,anch’esso scialbato sia internamente cheesternamente.

Il riscontro di questo particolare tratta-

mento delle superfici del vasellame non èesclusivo dello strumentario domestico, bensìsi ritrova anche nell’impasto rosso e in alcuniesemplari di impasto bruno. Tale constata-zione, quindi, potrebbe suggerire una rivaluta-zione della cronologia nonché della funzionedella scialbatura, tradizionalmente assegnataalle più recenti classi dell’«internal slip-ware»e dell’«internal-external slip-ware».

La maggiore attestazione di dolia nellacapanna suggerisce che in un’unica strutturasi svolgessero diverse funzioni oltre alsemplice uso abitativo, come la conserva dellederrate, la filatura ecc. (come attestato in casipiù antichi, ad esempio la capanna rinvenuta aCures Sabini).

Gli alari (13 fr.) sono presenti solo nellafossa. Qui, inoltre, sono stati rinvenuti 38rocchetti, 1 fuseruola e 1 peso da telaio,contro l’unico rocchetto e i 2 pesi da telaiodalla cisterna. Questa stessa carenza di stru-menti legati alla filatura o tessitura si puòriscontrare nella «Casa dell’Impluvium» diRoselle.

Questo sembra comprovare una maggiorearticolazione di ambienti e funzioni delleabitazioni dalla fine del VII secolo e anche lapresenza di strutture accessorie separatedalla casa, come ad esempio è stato rico-struito per il complesso residenziale diPoggio Civitate a Murlo. Un edificio desti-nato esclusivamente alle attività della filaturae tessitura potrebbe essere riconosciuto giànella casa incisa sul trono della tomba 89 diVerucchio.

Gilda BARTOLONI

I MATERIALI

A. Materiali dalla capanna

Ceramica subgeometrica

La ceramica depurata è scarsamente atte-stata nel deposito stratigrafico relativo allacontesto in esame e, nonostante la maggiorparte dei frammenti rinvenuti non sia attribui-

bile a forme riconoscibili, si sono individuatipochi esemplari riconducibili alla forma del

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6 Piatto poco profondo, con labbro estroflesso legger-mente rivolto verso il basso e distinto dalla vasca. Sullatipologia di questi piatti : Ricci 1955, tav. H, 184-185 eLeach 1987, p. 96-101.

7 Martelli 1987, p. 16-17 e nota 4.8 Veio, Pantano del Grano, tombe 1 e 2 : De Santis

1997, p. 112-113, 124-128, 133, e note 53-55, fig. 15/29,132/13 (secondo quarto del VII secolo a.C.) con ampiabibliografia. Passo della Sibilla, tomba a : Raddatz 1983,p. 210, 9, fig. 4.1, tav. 27/4. Monte Michele, tomba V, celladestra : Boitani 1983, p. 541, tav. XCIV/e (secondo quartodel VII secolo a.C.), e forse tomba B : Cristofani 1969,p. 48/12-13, tav. XXIV/1. Riserva del Bagno, tomba V :Buranelli 1982, p. 94-95, n. 2, fig. 2 (VII secolo a.C.).Casale del Fosso, tomba 1090 : inedita. A Cerveteri,dall’area della Vigna Parrocchiale : Santoro 1993,p. 107-108, fig. 312 (primo quarto del VII secolo a.C.).Tomba di Casaletti di Ceri II : Colonna 1968, p. 268, n. 7(primo quarto del VII secolo a.C.).

9 Il carattere residuale di molti dei frammenti prove-nienti dai riempimenti delle fosse è tipica delle evidenzeda Piazza d’Armi, come risulta anche dai giornali di scavo.

10 Tale forma, oltre ad essere presente a Veio (PortaNord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 43, fig. 5,4), sirinviene anche a Cerveteri (Vigna Parrocchiale : Cristofani

1993, fig. 431, h5.1) e a Roma sulle pendici Sud-Ovest delPalatino (Pensabene, Falzone 2001, tav. 3, n. 10); si trattadi un tipo presente dall’VIII e diffuso fino al VIIsecolo a.C.

11 Anche questa forma presenta ampia diffusione tantoin Etruria meridionale (Veio, Porta Nord-Ovest : MurrayThreipland 1963, p. 39, fig. 2,7. Tarquinia, Pian di Civita :Chiaramonte Trerè 1999, p. 54-55, tav. 15,6, tipo 3a), chenel Latium Vetus (Ficana, fossa F 11 : Brandt 1996,fig. 122, 36b), in contesti databili fra l’VIII e il VIIsecolo a.C.

12 Analoghe considerazioni valgono per questa olla chesembra essere una varietà del tipo precedente e che sirinviene sia in Etruria meridionale (Tarquinia, Pian diCivita : Chiaramonte Trerè 1999, tav. 15,9, tipo 3b), chenel Lazio (Cures Sabini, struttura L : Guidi et al. 1996,fig. 28,7).

13 Sembra trattarsi di una forma recenziore di olla,diffusa a partire dal VII e per tutto il VI secolo, realizzataanche in impasto rosso-bruno. Fra i numerosi confrontidall’Etruria e dal Lazio si possono evidenziare gli esem-plari da Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963,p. 49, fig. 9, n. 1, (con spigolo interno meno accentuato) eda Ficana, fossa F 34 : Brandt 1996, fig. 123, 37a.

piatto ad aironi6 di produzione subgeome-trica7 e databile alla prima metà del VII secoloa.C. (fig. 11). La decorazione conservataevidenzia solo una dipintura a fasce e linee

concentriche di colore arancio all’interno eall’esterno della vasca e sul labbro. Il tipo èmolto diffuso in ambito etrusco laziale8.

Federica Michela ROSSI

Impasto bruno

La classe dell’impasto bruno è rappresen-tata da 700 frr. di cui solo 286 tipologici.All’interno di questo gruppo è da notare lapresenza di diversi frammenti pertinentiperlopiù a vasi biconici9. Nonostante l’esi-guità degli esemplari è stato possibile ricono-scere vasellame da cucina realizzatoprevalentemente a mano : nell’ambito delleforme chiuse si riconoscono in maggioranzale olle. Oltre ad un labbro a tesa, attribuibilead un’olla globulare (fig. 12, 3)10, sono statiriconosciuti tre tipi di olle cilindro ovoidi,uno con alto labbro svasato e orlo arroton-dato (fig. 12, 1)11, un secondo con alto labbrosvasato a spigolo interno vivo (fig. 12, 2)12 ed

un terzo con breve labbro svasato continuoed orlo arrotondato (fig. 12, 4)13, di lungadurata.

Una delle forme maggiormente rappresen-tate è l’olla carenata, con 32 attestazioni, perun numero minimo di almeno 12 esemplari.L’analisi della superficie interna ed esternadei frammenti ha rilevato nella maggioranzadei casi una accurata lisciatura a stecca,accompagnata sulla superficie esterna dalucidatura : solo in un numero moltoristretto di casi si nota una grossolana rifini-tura delle superfici, spesso effettuata conbrevi e veloci colpi di stecca. Il diametro del-le olle, quando è stato possibile riscontrarlo,varia dai 14 ai 22 cm, con una maggiorefrequenza tra i 18 e i 20 cm. L’analisi morfo-

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14 Per le tre variabili sembra probabile una comunedatazione che, in base agli esemplari presenti a Veio, èdefinibile nei limiti dell’Orientalizzante antico. I confrontiprovengono dalla necropoli di Casale del Fosso, tomba856 : Buranelli et al. 1997, p. 80, fig. 43 con orlo appiat-tito; da quella di Vaccareccia, tomba X : Palm 1952,p. 65-66, n. 1, pl. XXI; dai materiali della Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 42, fig. 4, n. 33 conorlo assottigliato, n. 32 con orlo appiattito e n. 31 con orloingrossato, p. 61, fig. 18, n. 20 con orlo appiattito. L’ollacarenata con orlo assottigliato presenta il labbro decoratoda costolature orizzontali definite da incisioni orizzontalie, per questa resa della decorazione, sembra avvicinabilecronologicamente alle olle carenate della prima metà delVII secolo a.C., presenti nella tomba 89 della necropoli diMonte Abatone a Cerveteri : Bosio, Pugnetti 1986, p. 56,n. 20-21, dalle quali però differisce per una minore svasa-tura del labbro.

15 La scelta decorativa è inquadrabile nella prima metàdel VII secolo a.C., in base al confronto dalla tomba 89 diMonte Abatone : Bosio, Pugnetti 1986, p. 56, n. 22.

16 Il frammento, eseguito a mano, si presenta benlisciato e lucidato all’esterno, ed è identificabile come unbacino databile al VII secolo a.C., presente a Tarquinia,Pian di Civita : Chiaramonte Trerè 1999, p. 74, tipo 6,tav. 36, n. 14. Ficana : Cataldi Dini 1981, p. 272, fig. 6.18;Brandt 1996, p. 208, tipo 71 (a/b), fig. 133-134. CuresSabini, struttura L : Guidi et al. 1996, p. 179, fig. 20, n. 2(in impasto buccheroide). A Roma è presente in epocaarcaica la versione in impasto rosso-bruno (del tipo con osenza quattro prese alla base). A S. Omobono : Colonna1963-1964, p. 24, tipo C, fig. 11, n. 128. È interessantenotare che l’esemplare di Veio presenta due solcature sullabbro, che trovano riscontri in particolari nei confronticon gli esemplari da Ficana nei confronti citati.

17 Dal punto di vista morfologico, questi frammenti discodelle sono riconoscibili in maggioranza come varietàdella scodella tronco conica su piede ad anello, diffusaampiamente in epoca orientalizzante. Per la varietà con

orlo arrotondato, i confronti più stringenti si rinvengono aVeio, Porta Nord-Ovest (edificio rettangolare) : MurrayThreipland 1963, p. 46, fig. 3,12; e a Cures Sabini, strut-tura L : Guidi et al. 1996, fig. 23,9 e 27,1.

18 Per la varietà con orlo assottigliato, genericamenteinquadrabile nel VII secolo a.C. si nota una certa diffu-sione nel Lazio. A Roma, Palatino : Pensabene, Falzone2001, tav. 19. n. 9. A Cures Sabini, struttura L : Guidi et al.1996, fig. 23,12 fig. 27,2.

19 Per la varietà con orlo appiattito, a Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 41, fig. 3,13; prove-niente da un contesto in cui predomina la ceramica del-l’età del Ferro, ma probabilmente riferibile al VII secoloa.C.

20 Per la varietà con orlo arrotondato, a Veio, PortaNord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 45, fig. 26,3.Cures Sabini, struttura L : Guidi et al. 1996, fig. 23,13.

21 Anche questo frammento, caratterizzato dalla vascaemisferica, rientra nel tipo della scodella su piede adanello; il confronto più significativo proviene da Veio,Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 48,fig. 8,14, ed è databile alla prima metà del VII secolo a.C.

22 Anche questa varietà, databile alla metà delVII secolo a.C. si ritrova specificamente a Veio, PortaNord-Ovest («stone-building, phase 3») : Murray Threi-pland 1963, p. 48, fig. 8,12.

23 Per questo tipo il confronto più stringente è statoindividuato in alcuni frammenti classificati come tegamitipo 1a con orlo schiacciato rinvenuti a Tarquinia, nelloscavo dell’abitato di Pian di Civita, all’interno di uncontesto stratigrafico datato all’epoca arcaica (Chiara-monte Trerè 1999, tav. 30,5). A differenza di questi esem-plari, quello da Piazza d’Armi realizzato a mano in unimpasto più grezzo e con notevoli disomogeneità dicottura, può essere verosimilmente datato ad un epoca piùantica. La medesima forma viene riproposta nella versionein bucchero alla fine del VII secolo ed in epoca arcaica :Rasmussen 1979, p. 124-125, tav. 41,250, bowl tipo 2.

logica ha individuato una forma caratteriz-zata dal ventre troncoconico con una carenaprevalentemente a spigolo vivo (fig. 12, 5-6),labbro rientrante e collo troncoconico deco-rato da costolature orizzontali a rilievo, inter-vallate in due esemplari da leggere incisionianch’esse orizzontali (fig. 12, 7) : l’orlo è l’ele-mento morfologico più significativo, condifferenze definibili nelle varianti assotti-gliata, ingrossata e appiattita superiormente,rispettivamente con 6, 2 e 4 esemplari14. Tra i13 frr. di colli non facilmente classificabili, vene sono due con decorazione arricchita dacerchielli impressi, che nell’esemplare meglioconservato è disposta a file orizzontali sullecostolature (fig. 12, 8)15.

All’interno del vasellame di uso dome-stico, non mancano le forme aperte, rap-presentate da 30 frr. significativi. Tra questevi è un piccolo bacino con orlo piatto sca-nalato (fig. 12, 9)16 e numerose scodelle-coperchio a vasca troncoconica con orloarrotondato (fig. 12, 10)17, assottigliato(fig. 12, 11)18, appiattito (fig. 12, 12)19, oingrossato (fig. 12, 13)20, oppure a vascaemisferica ed orlo ingrossato (fig. 12, 15)21,arrotondato (fig. 12, 14)22 o piatto ed agget-tante all’esterno (fig. 12, 16)23.

Le forme chiuse da mensa sono rappre-sentate da un numero limitato di 7 frr.,ascrivibili esclusivamente ad anforette,presenti in almeno 2 esemplari, come si

225VEIO : PIAZZA D’ARMI

Fig. 12 – La fossa all’interno della struttura A – impasto bruno (A. Di Napoli).

226 GILDA BARTOLONI ET ALII

24 Le dimensioni minime dei frammenti pongono delledifficoltà nel leggere la forma complessiva e la decora-zione presente. Una sicura attribuzione ad uno specificotipo delle classificazioni conosciute (Colonna 1970; Beijer1978) appare quindi ardua, anche se un accostamento agliesemplari da Veio, necropoli di Pantano di Grano, tomba1 : De Santis 1997, p. 120, n. 6 e 9, fig. 12-13 (secondoquarto del VII secolo a.C.) e Cerveteri, necropoli di MonteAbatone, tomba 89 : Bosio, Pugnetti 1986, p. 54, n. 6(prima metà del VII secolo a.C.), farebbe protendere versoun’identificazione di massima con il tipo B del Colonna eIIb e Id di Beijer : Colonna 1970, p. 642-643; Beijer 1978,p. 10-11.

25 La variante con labbro rettilineo sembra essereprodotta in Etruria tra l’ultimo quarto dell’VIII e la primametà del VII secolo a.C. A Veio è presente alla Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 42, fig. 4, n. 30; aPiano di Comunità : Belelli Marchesini 2001, p. 24, I.D.1;nella tomba Xá della necropoli dei Quattro Fontanili :Quattro Fontanili 1970, p. 246, n. 1, fig. 38; nella tomba Xdi Vaccareccia : Palm 1952, p. 65, n. 2, pl. XXI. A Cerve-reri nello scarico della Vigna Parrocchiale : Nardi et al.1993, p. 257, tipo J 7.1, fig 493. A Tarquinia : ZanelliQuarantini 1986, p. 100, n. 259, fig. 96. A Poggio Buconella tomba II : Bartoloni 1972, p. 32, n. 6, fig. 10 con ansaa bastoncello sopraelevata (fine del primo quarto e iniziodel secondo quarto del VII secolo a.C.). Questa scodella inarea laziale è attestata a Roma, in stratigrafie che copronotutto il VII secolo a.C. : Carafa 1995, p. 40, tipo 65. ACastel di Decima sembra invece essere morfologicamentesimile un calice dalla tomba 15 dell’ultimo quartodell’VIII secolo a.C. : Zevi 1975, p. 270, n. 24, fig. 42.

26 I confronti più stringenti sembrano gravitare inprevalenza nell’area laziale, dove la scodella è generica-mente inquadrata nel periodo IVA con alcune variabilimorfologiche : si presenta biansata su piede ad Anzio :Bergonzi 1976, p. 320, n. 5, fig. LXXXIII. A Marino, loc.Riserva del Truglio, tomba XXX : Cataldi Dini 1976, p. 88,

n. 1, fig. XI (primi decenni del VII secolo a.C.). Monoan-sata con fondo piano ad Osteria dell’Osa : Bietti Sestieri1992, p. 306, tipo 26u, fig. 25. Per questa forma si ricordaanche la coeva produzione in impasto rosso : Gierow1966, p. 276, tipo II A; Bartoloni, Cataldi Dini 1980, p. 129,n. 4, fig. 24 (periodo IVA). In area campana la forma èpresente a Pontecagnano in tombe che vanno dall’ultimoquarto dell’VIII alla metà del VII secolo a.C. : d’Agostino1968, p. 122, tipo 77a, fig. 29, tombe XVI-XVIII-XXIII.

27 La scodella con labbro rientrante è attestata tral’ultimo quarto dell’VIII e la prima metà del VII secoloa.C., si ritrova tra i materiali orientalizzanti dello scaricodella Vigna Parrocchiale a Cerveteri : Nardi et al. 1993,p. 257, tipo J 7.2, fig. 495. Presenta un’ansa a bastoncellosopraelevata in contesti tombali vulcenti : Dohan 1942,tomba 25, p. 81, n. 7-8-9, fig. XLIII; tomba 66, p. 84-85,n. 3-4, fig. XLV e in quelli analoghi da Poggio Buco delsecondo quarto del VII secolo a.C. : Bartoloni 1972, tombaIV, p. 50, n. 12 (monoansata su piede a tromba), e 13(monoansata su fondo piano), fig. 20. Sempre a PoggioBuco è presente la variante priva dell’ansa e su piede :Bartoloni 1972, tomba VI, p. 72, n. 34, fig. 33. La scodellapresenta una somiglianza morfologica anche con le coppesu piede a tromba da Narce : Dohan, tomba 2, p. 52, n. 5,fig. XXVII e tomba 16 F, p. 49, n. 5, fig. XXIV da PoggioBuco : Bartoloni 1972, tomba IV, p. 52, n. 17, fig. 20,perciò sembra sicura una datazione più precisa alla primametà del VII secolo a.C.

28 La scodella trova confronti cronologicamente piut-tosto ampi a Roma tra le ciotole con vasca pocoprofonda : Carafa 1995, p. 240, tipo 55 (dall’ultimo quartodell’VIII al primo quarto del VI secolo a.C.). In Etruria,come nel Lazio, questa variante si riconnette alla tradi-zione precedente, soprattutto per il labbro indistinto erientrante. A Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland1963, p. 40, n. 18, fig. 3, con tipica decorazione villano-viana. Tivoli, tomba IV : Fugazzola Delpino 1976, p. 206,n. 2, tav. XXXIX (fase III laziale).

riscontra nel numero di 1 orlo, 2 fondi pianidistinti e 4 pareti. Queste ultime presentanoparziali avvolgimenti della tipica decorazionea spirali e probabilmente appartengono adun esemplare di dimensioni contenute(fig. 13, 2)24.

Tra le forme aperte si riscontra una premi-nenza della scodella carenata : tra i 29 frr.presenti si sono individuati 13 esemplari, chesi distribuiscono nelle tre varianti definite inbase alla conformazione del labbro : 4 esem-plari in quella rettilinea25 con carena pronun-ciata a spigolo arrotondato e probabilmentecon vasca poco profonda (fig. 13, 4), 3 inquella svasata26 con carena a spigolo vivo e

vasca schiacciata (fig. 13, 3), e 2 in quella rien-trante27 con carena pronunciata e spigolo arro-tondato (fig. 13, 1). Tra gli esemplari di questaforma si riscontra una medesima realizza-zione nella lavorazione, caratterizzata da unaparticolare cura nella lisciatura e lucidaturainterna ed esterna delle pareti, e una costantemisura del diametro, mediamente attestataintorno ai 18 cm. Completa il quadro lapiccola scodella emisferica con labbro rien-trante ed orlo arrotondato (fig. 13, 5)28.

Tra i vasi potori sono identificabili le tazzemorfologicamente attestate da 2 soli frr. cherappresentano le varietà caratterizzate o dallavasca carenata e dal labbro leggermente rien-

227VEIO : PIAZZA D’ARMI

Fig. 13 – La fossa all’interno della struttura A – impasto bruno (G. Galante).

228 GILDA BARTOLONI ET ALII

29 La variante con spalla sfuggente e labbro legger-mente rientrante sembra trovare confronti con la tradi-zione formale villanoviana di Veio, un frammento di tazzacon simili caratteristiche morfologiche, tuttavia differenteper spessore, proviene dalla Porta Nord-Ovest : MurrayThreipland 1963, p. 42, fig. 4, n. 30. Vedi i tipi V,7 e V,13della classificazione proposta da J. Toms : 1986, p. 85,fig. 20, fase IB-IIB; p. 86, fig. 26, fase IIB. Un confronto,databile al periodo orientalizzante e appartenente algruppo della tazze a vasca troncoconica con spigolo vivo,proviene da Roma : Carafa 1995, p. 64, tipo 139 (formadatata tra l’ultimo quarto dell’VIII e il terzo quarto delVII secolo a.C. : Carafa 1995, p. 60).

30 La decorazione a punte di diamante è ben attestatosu questo tipo di tazza a Veio, nella necropoli di Casale delFosso, tomba 1049 : Buranelli et al. 1997, p. 82, fig. 44; inquella di Vaccareccia, tomba VII : Palm 1952, p. 64, n. 7,fig. XVII; anche nella tomba XIX, p. 71, n. 19, fig. XVIII; aMonte Michele, tomba B : Cristofani 1969, p. 20, n. 7,fig. 3, e anche tra gli «sporadici» : p. 50, n. 3, fig. 25. Inambiente laziale è presente a Roma, nella tomba 3 delle

mura alle pendici del Palatino : Gusberti 2000, p. 296, e-f.I confronti presentati sembrano indicare una genericoinquadramento nell’Orientalizzante antico.

31 La variante miniaturistica a Veio ha una cronologiaampia, tra l’Orientalizzante antico e medio, ed è documen-tata nella necropoli di Vaccareccia, dove si riscontranodiverse attestazioni : Palm 1952, tomba VII, p. 64, n. 8,fig. XVII; tomba X, p. 66, n. 15-19, fig. XXI; e nella tomba2 di Pantano di Grano in territorio veiente : De Santis1997, p. 112, p. 133, n. 5, fig. 21.

32 Si tratta di un tipo di coppa su piede che, nellaversione con ampio labbro a tesa, trova fortuna sia inEtruria che nel Latium Vetus nell’Orientalizzante medio.Pratica di Mare, tomba a cassone sotto l’heroon di Enea :Sommella 1976, p. 308, tav. LXXX, n. 17, cat. 102, A Veio,Picazzano : Palm 1952, tomba XVIII, tav. 58, n. 4.

33 Insieme agli esemplari in impasto rosso sono statipresi in considerazione anche frammenti caratterizzatidalla decorazione «white on red», che non risultanosempre ben distinguibili dai primi a causa del cattivo statodi conservazione della decorazione.

trante (fig. 13, 6)29 o dalla spalla sfuggente ed illabbro leggermente svasato (fig. 13, 9),quest’ultima distinta anche da una decora-zione a bugne quadrangolari sulla carena30.

Vi è inoltre una discreta attestazione, costi-tuita da 6 frr., della variante dimensionaleminiaturistica, caratterizzata da labbro svasatorettilineo e carena a spigolo vivo (fig. 13, 7),associabili probabilmente a vasca pocoprofonda e fondo piano distinto (fig. 13, 8)31.

Presente con un solo esemplare è la coppacon orlo a tesa e vasca emisferica (fig. 13, 10)32.

L’impasto bruno presente all’interno dellacapanna può essere attribuito a produzionelocale, come dimostrano sia le caratteristichemorfologiche, che riflettono il repertoriovascolare della precedente tradizione formale :sia le omogeneità tecniche riscontrate in tutti iframmenti presentati, quali la realizzazione amano o al tornio lento, la costante lisciatura astecca di entrambe le superfici, la lucidaturadelle pareti esterne, la presenza di inclusi di

mica, augite, calcare a grana piccola e medianell’impasto : sia i confronti con le strutturedella Porta Nord-Ovest, che sembra essere ilcontesto che presenta maggiori consonanzeper quanto riguarda il tipo e l’associazione deimateriali.

Accanto alle forme d’uso quotidiano, sonoriscontrabili alcune forme collegate allapratica del banchetto, fortemente legata allacultura della classe aristocratica, di cui questodeposito sembra costituire quanto rimane del-l’abitazione.

Il complesso dei materiali di impasto brunosuggerisce una datazione nell’arco della primametà del VII secolo a.C. Anche se non sonostati individuati all’interno di questa classemateriali importati, è comunque possibile rico-noscere l’esistenza di contatti con altre culture,in particolare con l’opposta sponda del Tevere(Roma e Ficana in particolare), con cui Veiocondivide parte della produzione artigianale.

Andrea DI NAPOLI e Gloria GALANTE

Impasto rosso33

La classe è rappresentata da un totale di564 frr. (dei quali 268 sono elementi tipolo-gici), più 1 con decorazione «white on red».

Si nota una netta prevalenza delle formeaperte, che comprendono principalmentepiatti, rappresentati da un massimo di 23 esem-plari. Di questi, 18 sono caratterizzati dallabbro liscio, con dimensioni e profondità della

229VEIO : PIAZZA D’ARMI

34 Forma estremamente diffusa nell’Italia centrale tirre-nica a partire dall’Orientalizzante antico e per tutto ilVII secolo a.C. (Bosio, Pugnetti 1986, p. 92-93). Il tipopresentato alla fig. 14, 3 si avvicina a un esemplare daVeio, Quattro Fontanili, Area QFX : Ward Perkins 1961,p. 106 e 112, fig. 40.12.A; il profilo inoltre è simile a quellodi un esemplare da Roma, Esquilino tomba 50 : Carafa1995, p. 113, tipo 255 (630/20-590 a.C.; Gjerstad 1966,p. 165, fig. 65.5). A Cerveteri, Monte Abatone, tomba 83 :Bosio, Pugnetti 1986, p. 52, n. 6. Meno stringenti iconfronti per il tipo della fig. 14, 1, di dimensionimaggiori : da Veio, Casalaccio, tomba V : Vighi 1935,p. 53, n. 2, tav. II,2 (Orientalizzante medio/recente).Tumulo della Vaccareccia, tomba lungo il dromos delsepolcreto A : Stefani 1935, p. 349, fig. 20 b (fase avanzatadell’Orientalizzante medio/recente).

35 Colonna 1973-1974, p. 144; Bagnasco Gianni 1994(anche sull’origine e diffusione della forma).

36 Cerveteri, Monte Abatone, tomba 76 : Bosio, Pugnetti1986, p. 38-39, n. 44 (Orientalizzante antico).

37 Anche i tipi con il labbro decorato da solcatureconcentriche (solitamente su piede) sono attestati già apartire dall’Orientalizzante antico. Diversi esemplari daVeio, Vaccareccia, tomba VI : Palm 1952, p. 61, n. 4,tav. XII (Orientalizzante antico), di cui uno con quattroprese a rocchetto; tomba VII : p. 64, n. 9-10, tav. XVII(Orientalizzante antico). Confronti generici per l’esem-plare presentato in fig. 14, 2 sono da Veio, MonteS. Michele : Carbonara et al. 1996, p. 120, fig. 234 e 234a, eda Roma, mura palatine, tomba 3 : Gusberti 2000, p. 296,esemplare c (725-650 a.C.). L’esemplare della fig. 14, 6trova un confronto a Roma, Palatino : Carafa 1995,p. 113-114, tipo 259 (da attività datate al 530/20-500 a.C.).

38 Queste forme sono molto diffuse in contesti abitativi,sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di esemplariprodotti in impasto bruno o rosso-bruno. La scodella dellafig. 14, 8 trova però almeno un confronto con un esem-plare su piede in impasto rosso (lavorato a mano) da Veio,Vaccareccia, tomba VII : Palm 1952, p. 63, n. 2, tav. XII(Orientalizzante antico).

39 Vicino a un tipo in impasto rosso-bruno da Roma,Palatino : Carafa 1995, p. 183 e 185, tipo 479 (in diverseattività datate a partire dal 675 fino al 500 a.C.).

40 Calici di questo tipo sono molto diffusi nel Lazio ed

in Etruria nel corso del VII secolo; la mancanza del piede,che poteva essere ad anello o a tromba più o meno alto,impedisce un puntuale inquadramento tipologico. InE t r u r i a g l i e s e m p l a r i p i ù a n t i c h i , d e l l a f i n edell’VIII secolo, sono generalmente in impasto bruno, nelLazio sono noti a partire dall’inizio del VII in impastorosso e sembrano essere attestati almeno fino alla metàdello stesso senza grandi variazioni nella forma (Veio,Vaccareccia, tomba VI : Palm 1952, p. 63, n. 6-7, pl. XV;tomba VII : Palm 1952, p. 63 s., n. 4, pl. XVII; tombaVIII : Palm 1952, p. 64, n. 9, pl. XVIII, in impasto bruno.Cerveteri : Bosio, Pugnetti 1986, tipo I, b6. Nel Lazio,Osteria dell’Osa : Bietti Sestieri 1992, p. 345, tipo 105d,tav. 31. Ficana : Brandt 1996, p. 224, tipo 100b, fig. 142.

41 Genericamente per la forma, più significativamenteper la decorazione, tipica dell’ambiente etrusco-faliscodell’VIII e VII secolo a.C., a Veio, Porta Nord-Ovest :Murray Treiphland 1963, p. 39, n. 13-14, fig. 1; p. 41,n. 22-23, fig. 3. Ficana : Brandt 1996, p. 233, tipo 119,fig. 147 (con ulteriori confronti in ambito veiente e falisco;documentato nella «fase 2» : 630-600).

42 Cerchielli impressi si trovano su una scodella a orlomeno rientrante da Narce : Potter 1976, fig. 100, n. 920, inimpasto bruno rossiccio. Entrambi i motivi decorativi(bugna e cerchielli impressi) ricorrono su vasi più antichi.

43 Per la forma, a Narce, Monte Li Santi, tomba 4.XL :Micozzi 1994, p. 57, p. 287, F 44, tav. LXXV, c-d (piattellocon decorazione «white on red»; datato genericamentenell’ambito del VII secolo a.C.). È inoltre vicino ad unesemplare dal cd. «Semi-subterranean Building» nell’AreaB di San Giovenale : Olinder, Pohl 1981, p. 33, pl. 6, fig. 23(in impasto definito «Buccheroid Red-slip Impasto» edatato alla fine dell’VIII-inizi del VII secolo a.C.).

44 Tipo attualmente non conosciuto da contesti diabitato. Il confronto più puntuale è con un esemplaredecorato in «white on red» di provenienza sconosciuta :Micozzi 1994, p. 294, n. 3, tav. LXXXVI b. Più genericiconfronti con esemplari con ansa sorretta da archetti (incui il pomello non è collegato alla vasca), sempre in «whiteon red», di produzione ceretana e falisca : Micozzi 1994,tav. VI, IX a, X (coperchi di pissidi attribuiti a produzioneceretana di VII secolo); tav. LXVII b, LXVIII a, (coperchidi olle con protomi di grifo da Narce, datate al secondoquarto del VII secolo). Un’ansa a quattro archi senza

vasca piuttosto variabili (fig. 14, 1 e 3)34. Dueesemplari, parzialmente ricostruibili, sono deltipo identificato dalle iscrizioni come«spanti»35, a vasca aperta con fondo ombeli-cato e piede molto basso (fig. 14, 5)36. Infine, 5presentano labbro a solcature concentriche, inun caso con presa a rocchetto sull’orlo (fig. 14,2, 4 e 6)37. Seguono bacini e scodelle ad orloindistinto, in almeno 11 esemplari tutti moltoframmentari (fig. 14, 7-8)38 e 3 coperchi (fig. 14, 939). A questi vanno aggiunte delleforme quantitativamente meno rappresentate,

ma con maggiore variabilità tipologica, qualicalici carenati, di cui sono attestati un esem-plare con solcature orizzontali parallele(fig. 14, 10)40 ed uno con decorazione plasticaconsistente in una costolatura verticale(fig. 14, 11)41, una scodella a labbro rientrantecon decorazione plastica ed impressa(fig. 14, 12)42, una ciotola/piattello con brevelabbro a tesa e profonda vasca carenata(fig. 14, 13)43, un coperchio con presa a pomelloquadriansato e ricca decorazione plastica edimpressa (fig. 15, 1)44, frammenti pertinenti ad

230 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 14 – La fossa all’interno della struttura A – impasto rosso (S. ten Kortenaar).

231VEIO : PIAZZA D’ARMI

pomello è presente su un coperchio di impasto decorato aincisioni a Satricum, tomba IV : Waarsemburg 1995, p. 89,tav. 15-4.2 (640-630 a.C.). Nessun esemplare presentasimili motivi decorativi, che permettono, insieme allaqualità dell’impasto, di ipotizzare la pertinenza di questocoperchio alla molto frammentaria della fig. 15, 7 (vedi,nota 53).

45 L’esiguità dei frammenti rinvenuti non permette diandare oltre la semplice identificazione della forma cera-mica.

46 Potrebbe essere pertinente a una scodella del tipoattestato a Veio, tomba B di Monte Michele : Cristofani1969, p. 24, fig. 5,21 (Orientalizzante antico).

47 Forma ben attestata a Veio soprattutto in argilla figu-lina. In «white on red» è documentata principalmente aCerveteri e nell’agro falisco, meno comune nel LatiumVetus, dove è presente a Crustumerium, Monte del Bufalotomba 34 : di Gennaro 1990, p. 71, n. 34 (Micozzi 1994,p. 64-66 sulla forma, le sue origini e la diffusione). Unconfronto abbastanza puntuale per la forma, anche se didimensioni minori, da Veio, Macchia della Comunità,tomba 7 : Galante 2003 (Orientalizzante antico; confron-tabile soprattutto per il particolare del labbro leggermenterientrante, che però presenta delle scanalature concen-triche che nell’esemplare di Piazza d’Armi sono soloaccennate).

48 La frammentarietà degli esemplari con labbrosvasato, con o senza solcature, di forma globulare e corpoliscio o costolato, in molti casi probabilmente biansati,non permette di istituire puntuali confronti tipologici.

49 La forma è estremamente comune in ambito etruscoe laziale per tutto il corso del VII secolo a.C. Olle biansatecon corpo globulare liscio sono note, in impasto rosso, aVeio a partire dalla fase IIIA e per tutto l’Orientalizzante.Ad es., a Veio, Vaccareccia, tomba IV : Palm 1952, p. 61,n. 1, tav. XVII (Orientalizzante antico); tomba VII : Palm1952, p. 63, n. 1, tav. XVII (Orientalizzante antico); tombaIX : Palm 1952, p. 65, n. 1, tav. XVII n. 1 (Orientalizzanteantico). Volusia, tomba 4 : Carbonara et al. 1996, p. 41,n. 4, fig. 78, (Orientalizzante recente). L’assenza o l’esi-guità di esemplari con corpo ovoide, diffusi prevalente-mente nella seconda metà del VII secolo, rende plausibileuna datazione nell’ambito della prima metà dellostesso secolo per le olle provenienti dal contesto in esame.

50 Genericamente, Carafa 1995, p. 132, tipo 303 (docu-mentato in contesti datati dal 600 al 500 a.C.).

51 Tra le ollette con labbro rientrante sono documentatedue varianti con 3 o 4 solcature orizzontali. Veio, Vacca-reccia, tomba X : Palm 1952, p. 65, n. 1 (Veio IIIA). PortaNord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 42, n. 32, fig. 4;p. 61, n. 20, fig. 18. Ficana : Brandt 1996, p. 224, tipo 97,fig. 141.

52 La scarsità di esemplari con corpo costolato non vanecessariamente connessa con fattori di carattere cronolo-gico in particolare per il fatto che, specialmente in contestiabitativi, queste ultime rispetto alle olle con corpo lisciosono generalmente più rare.

53 Rara è la compresenza di puntini impressi al di sottodel listello su olle costolate, mentre più comune risulta suesemplari a corpo liscio. A Veio, tumulo della Vacca-reccia : Stefani 1935, p. 337, n. 31, fig. 11,b (630-20 a.C.).Picazzano, tomba XX : Palm 1952, p. 58, tav. VII,2 (depo-sizione databile alla prima metà del VII secolo a.C.). Casa-laccio, tomba VIII : Vighi 1935, p. 59, n. 6, tav. 3/II(Orientalizzante recente). L’esemplare con la decorazionepiù simile (con costolature verticali delimitate superior-mente e inferiormente da listelli plastici orizzontali, quellosuperiore con intacche), è dalla Vaccareccia, tomba VI :Palm 1952, p. 63, n. 2, tav. XV (Orientalizzante antico).Tale decorazione è inoltre presente su un dolio, ma acorpo decorato da striature dalla tomba Campana I,camera a destra : Cristofani, Zevi 1965, p. 10, tav. V,1(Orientalizzante recente). A Cerveteri questo tipo di olla,abbastanza comune, è realizzata in impasto scuro eingobbio nero : per un esempio dal Sorbo : Pareti 1947,p. 440, n. 658, tav. LXX.

54 Il tipo di presa, soprattutto se in associazione conun’ansa a maniglia, non trova al momento confrontipuntuali su olle. Tuttavia, prese a rocchetto lisce sitrovano sulle spalle di pithoi costolati, sia da Veio (unesemplare inedito dagli scavi 1996-2003 di Piazza d’Armi,cui va aggiunto il pithos dalla tomba 5 di Monte Michele,cella destra : Boitani 1983, tav. XCIV a (contesto datato alsecondo quarto del VII secolo), che da Cerveteri (tombaRegolini-Galassi : Pareti 1947, p. 438, n. 644, tav. LXX).Un confronto generico per la forma può essere il già citatoesemplare da Veio, Vaccareccia, tomba VI : Palm 1952,p. 63, 2 tav. XV (Orientalizzante antico).

un holmos45, un piede conformato a gambaumana, pertinente probabilmente ad unaforma aperta (fig. 15, 3)46 e un cratere/coppaemisferica con decorazione a motivi geometriciresa nella tecnica white on red (fig. 15, 2)47.

Tra le forme chiuse sono attestate in parti-colare le olle, tutte molto frammentarie, perun numero massimo di esemplari stimatointorno alle 11 unità48. Di queste, 6 sono globu-lari con ampio labbro svasato decorato asolcature concentriche (fig. 15, 5-6)49, 1presenta il labbro liscio (fig. 15, 8)50 e 4 sono a

labbro rientrante con solcature orizzontaliall’esterno (fig. 15, 9)51. Almeno due esemplarihanno il corpo decorato da costolature verti-cali52, nel primo caso delimitate superiormenteda un listello liscio e da una fila di puntiniimpressi (fig. 15, 7)53 : il secondo, privo dilistello, ha una presa a rocchetto anch’essacostolata e tracce del probabile attacco diun’ansa orizzontale (fig. 15, 4)54.

Dal numero di anse a maniglia (24 esem-plari singoli), sembra possibile dedurre l’esi-stenza di almeno 12 esemplari di olle biansate.

232 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 15 – La fossa all’interno della struttura A – impasto rosso (S. ten Kortenaar).

233VEIO : PIAZZA D’ARMI

55 Vedi nota 47.56 Datazioni più recenti sono indicate dai confronti

unicamente per il piatto mostrato alla fig. 14, 6 e per ilcoperchio della fig. 14, 7.

57 Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963,p. 44, fig. 6.8 (fine del VII secolo a.C., ma cfr. van Kampen2003, p. 26 per una datazione entro l’Orientalizzantemedio, 770-740 a.C.). Roma : Carafa 1995, p. 146-147,fig. p. 149, n. 353 (600-500 a.C.). Antemnae, rinvenimenticondotti sulla collina : Quilici, Quilici Gigli 1978, p. 128,tav. XLIX 28 (età orientalizzante e arcaica). Ficana, fossaF 14 : Brandt 1996, p. 191, fig. 123, 40 a (tipo ben diffuso inambiente etrusco-laziale tra l’orientalizzante recente e ilperiodo arcaico). Satricum, fuori dall’edificio G, strato II emisto con II B : Maaskant Kleibrink 1992, p. 245, p. 363,fig. 2701 (tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C.).

58 Il tipo è estremamente comune sia nel Latium vetusche in Etruria in contesti databili fra il VII ed il VI secoloa.C. Si vedano a titolo di esempio : Veio, Porta Nord-Ovest,buche di palo non associate con la capanna ellittica :Murray Threipland 1963, p. 45 e 44, fig. 6, n. 6 (periodoorientalizzante). Cerveteri, Vigna Parrocchiale : Rendeli1993, p. 299, fig. 512, Kc 1.9 (epoca arcaica). Crustume-rium, sito U : Quilici, Quilici Gigli 1980, tav. LIII, n. 182(epoca arcaica e tardo arcaica). Antemnae, pendici sudo-rientali : Buonfiglio, d’Annibale 1994-1995, fig. 103, n. 30(epoca arcaica). Roma, S. Omobono, dai livelli sottostantiil primo pavimento di tufo del santuario repubblicano :Colonna 1963-1964, fig. 11, n. 117. Ficana edificio sullependici sud occidentali di Monte Cugno : Cataldi Dini 1981,fig. 5 n. 11 (epoca arcaica); l’ampia diffusione è legata inquesto caso alla semplicità e genericità della foggia.

L’uniformità tecnica dei reperti relativi alleforme meglio documentate (olle e piatti) e lafrequente ricorrenza degli stessi tipi in altricontesti veienti rende molto probabile l’ipotesidi una loro produzione locale. Più cautamente,la stessa ipotesi può essere avanzata per altrireperti che invece trovano un maggior numerodi confronti altrove, quali il cratere con deco-razione «white on red», che, pur trovandoparalleli in esemplari dell’agro falisco e diCerveteri, è avvicinabile per la forma a unesemplare della necropoli veiente di Macchiadella Comunità55, e il coperchio con presa aquattro anse, che trova riscontri formali inambito cerite oltre che falisco, ma chepresenta una decorazione del tutto originale.

Sulla base dei confronti, che sembrano indi-care per tutti i materiali in impasto rosso dallacapanna un ambito cronologico compreso tral’Orientalizzante antico e la fase recente dellostesso periodo56, è possibile tracciare unquadro di stretti rapporti con le produzioni inimpasto rosso di Cerveteri, dell’agro falisco edel Latium Vetus.

Interessante, infine, per un migliore inqua-dramento del contesto di provenienza, apparela presenza, accanto a forme ceramiche d’usocomune, di oggetti di pregio, alcuni dei qualidirettamente collegabili al costume aristocra-tico del banchetto/simposio e riferibili quindiad un contesto abitativo appartenente a gentidi ceto socialmente elevato.

Silvia TEN KORTENAAR

Impasto rosso-bruno

Nella capanna, l’impasto rosso-brunoarcaico mostra una prevalenza di formechiuse : fra di esse, praticamente esclusivesono le olle cilindro-ovoidi, morfologicamentepoco eterogenee, caratterizzate da labbrosvasato curvilineo, orlo leggermente ingros-sato (fig. 16, 1-3) o arrotondato (fig. 16, 4-10), espalla per lo più sfuggente. Questo tipo di olla,che nel contesto in esame appare sempre dimedie dimensioni, con un diametro compresotra i 12 e i 20 cm, risulta largamente diffusa in

ambito etrusco-laziale a partire dalla metà delVII secolo a.C.57. Sulla superficie esterna deiframmenti, per lo più di dimensioni minute, siriconoscono in molti casi tracce di bruciato,riconducibili alla particolare funzione dome-stica dei vasi, utilizzati per la cottura deglialimenti.

Per quanto riguarda le forme aperte, sonostate rinvenute scodelle a vasca profonda, conorlo indistinto a volte ingrossato e piede adanello, in due varietà dimensionali (fig. 16,11-12), di cui quella con diametro maggiore(30-40 cm) è prevalente58.

Federica PITZALIS

234 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 16 – La fossa all’interno della struttura A – impasto rosso-bruno (F. Pitzalis).

Instrumentum domesticum

Quella dei grandi contenitori da derrate(dolia) è, nell’ambito dei materiali di instru-mentum domesticum rinvenuti nella capanna,la forma più attestata, con 363 frammenti. Di

questi, la maggior parte si può ascrivere apareti, difficilmente integrabili tra di loro.Alcuni dei labbri individuati, di solito noneccessivamente estroflessi e con orli indistinti,suggeriscono che tali contenitori fossero dinotevoli dimensioni (fig. 17, 1-3).

235VEIO : PIAZZA D’ARMI

59 Scheffer 1981, p. 35-36, 65. Il tipo ID corrisponde allavariante 6B identificata da F. Delpino (1969, p. 317-318).

60 Per l’identificazione della forma nel contesto diS. Omobono a Roma, Colonna 1963-1964, p. 23-24. Perl’attuale ipotesi funzionale, Cubberley et al. 1988; Zifferero2000; 2004.

61 A Veio, per la decorazione, frammenti dalla PortaNord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 61, fig. 18, 17.Recenti rinvenimenti da Piazza d’Armi : ten Kortenaar2001; dall’area di Macchia della Comunità : BelelliMarchesini 2001 (con datazione al VII secolo a.C.). Per leprotomi, di cui un esemplare molto simile da Piazzad’Armi (Stefani 1944, col. 267, fig. 71), v. Murray Threi-pland 1963, p. 64, fig. 23, 2; Pohl 1966; D’Alessio 2001 (con

trattazione della bibliografia). Un esemplare inedito dagliscavi SAEM 1968-1970 a Piazza d’Armi è stato analizzatoda F. Pitzalis nell’ambito della sua tesi di laurea. Un alarea duplice protome equina, decorato a impressioni figu-rate, con altri frammenti simili, è ben noto dall’abitato diBologna dagli scavi Zannoni : Taglioni 1994, p. 66,nn. 14-18, fig. 1, tav. II.

62 Come nella capanna di Fidene sono stati rinvenuti insitu doli utilizzati per conservare derrate, probabilmente afini redistributivi (Bietti Sestieri, De Santis 2001,p. 216-217. A Cures Sabini, all’interno della struttura L. eraallestito un forno per la tostatura dei cereali (Guidi et al.1996, p. 153 ).

I fornelli (49 frr.) sono tutti pertinenti altipo a diaframma rialzato su bracci che,secondo la cronologia indicata da Ch. Schefferper il suo tipo ID59, dal Bronzo finale sonoattestati in Etruria meridionale e nel Latiumvetus per l’età del Ferro e parte del periodosuccessivo (fig. 17, 4).

Sono inoltre presenti i cd. «bacini diS. Omobono» (4 frr.), in quantità pressochéidentica alla cisterna (fig. 17, 5-6), caratteriz-zati da due o quattro prese a linguetta impo-state sulla base superiore e non complanari adessa. Sulla base di confronti funzionali conmateriali ceramici di età romana e di rimandidelle fonti letterarie ai testa (utilizzati per lacottura di focacce di cereali), per questa formaè stata di recente avanzata l’identificazionecome forni portatili da pane60.

Tale attribuzione è del resto confermata daaltri materiali rinvenuti nel corso delle recentiricerche a Piazza d’Armi in altri contesti strati-grafici, ascrivibili alla stessa forma e caratte-rizzati da fori regolari ricavati sulla pareteprima della cottura, utili alla dispersione delcalore interno durante la cottura deglialimenti.

Rinvenuti solo nel contesto in esame, 13frammenti relativi a elementi fittili parallelepi-pedi, decorati a cerchielli impressi e denti dilupo o a traforo, trovano numerosi confronticon materiali che nell’ambito della letteraturaarcheologica sono variamente identificati

come alari, sostegni, giochi, oggetti votivi ecc.Alcuni dei frammenti qui presentati, inoltre,possono essere attribuiti a un unico esemplarecon protome equina, simile ad almeno duedalla stessa Piazza d’Armi, a uno dalla PortaNord-Ovest e uno recentemente rinvenuto aMacchiagrande (fig. 17, 13-18)61.

Riferibili invece alle attività manifatturieresvolte all’interno delle singole unità dome-stiche, sono i numerosi rocchetti (38, mentrenella cisterna ne è stato rinvenuto solo unesemplare), una fuseruola e un peso da telaio(fig. 17, 7-12).

La prevalenza di frammenti di dolianell’ambito dell’instrumentum dalla capannain esame (con circa il 78% delle presenzecomplessive), suggerisce che nelle strutturedomestiche coincidenti con la sua fase di vita,non vi fosse una netta distinzione di funzioniassociate agli spazi occupati. Al semplice usoabitativo, quindi, all’interno delle singoleabitazioni potevano essere associate laconserva delle derrate, la filatura e la tessitura,la cottura dei cibi62. La differente percentualedelle varie forme registrata nello scarico dellacisterna (v. p. 249-255), invece, potrebbe indi-care che in età più avanzata una parte dellestesse attività avesse luogo in ambienti e strut-ture differenti da quella strettamente dome-stica, appositamente adibite e forse separateda quelle destinate ad accogliere il nucleofamiliare.

Matteo MILLETTI

236 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 17 – La fossa all’interno della struttura A – instrumentum domesticum (M. Milletti).

237VEIO : PIAZZA D’ARMI

63 In argilla depurata chiara. 64 Sul tipo : Canciani 1974, p. 54, tav. 39/9-10.

Fig. 18 – La cisterna – ceramica fine da mensa (M. H. Marchetti; F. Sciacca).

B. I materiali dalla casa

Ceramica subgeometrica

Per la ceramica subgeometrica le formeaperte (scodelle e tazze biansate) risultano più

attestate di quelle chiuse (stamnoi e oino-choai). Tra le scodelle, rappresentate dalmaggior numero di esemplari, la più frequenteè quella63 con vasca ampia a calotta, lab-bro estroflesso e superiormente appiattito64,

238 GILDA BARTOLONI ET ALII

65 Veio, Pantano di Grano, tomba 1 : De Santis 1997,p. 124, n. 28, fig. 15 (secondo quarto del VII secolo a.C.).Vaccareccia, tomba VIII : Palm 1952, p. 64, tav. XVIII, 10.Picazzano, tomba XX : Palm 1952, p. 59 tav. VIII, 26.Macchia della Comunità, tomba IV : Adriani 1930, p. 51,n. 8, tav. I, i. Passo della Sibilla, tomba a : Raddatz 1983,p. 210, n. 8, tav. 3/2. Nel Latium Vetus, a Osteria dell’Osa,tomba 227 : Bietti Sestieri 1992, p. 343, 103c, fig. 3c. 91,8,tav. 31 (periodo laziale IVB) con ampia bibliografia.Roma, area sud ovest del Palatino : Angelelli 2002a,p. 252, tipo 1, tav. 74 : 339 (VI secolo a.C.).

66 L’esemplare rinvenuto in argilla depurata chiara, nonconserva le anse.

67 Osteria dell’Osa, tomba 343 : Bietti Sestieri 1992,p. 340-341, 843, n. 4, fig. 3c. 52, 102dvarI, tav. 31 (dallafine dell’VIII fino alla fine del VII secolo a.C).

68 Martelli 1987, p. 255.69 Veio, Casalaccio, tomba IV : Vighi 1935, n. 16, tav. II,

1 p. 52. Macchia della Comunità, tomba 35, n. inv. 38242,38243 di dimensioni maggiori (inedito). Pozzuolo, tomba1, n. 5-6; tomba 4, n. 6; tomba 7, nn. 1 e 3; tomba 8, n. 6(inediti). Portonaccio, cisterna (scavi Santangelo 1945-46),

n. inv. 131257 (inedito).70 L’oinochoe in argilla depurata chiara, deriva da

modelli del protocorinzio tardo e transizionale : Payne1931, tav. 11,3; 13,4.

71 Osteria dell’Osa, tomba a camera 62, deposizioneovest : Bietti Sestieri 1992, p. 328 e 871, n. 13, fig. 3c. 107,tav. 29, 95k (periodo laziale IVB). In ceramica etrusco-corinzia un tipo identico si ritrova nella necropoli diPicazzano, tomba XV : Palm 1952, p. 55, n. 21, tav. II,21.

72 Gli esemplari presentano tutti vasca emisferica conorlo rientrante e piede a tromba con una o più modana-ture all’attacco della vasca.

73 Veio, Macchia della Comunità, tomba 24 n. inv.38095 (inedito). Casalaccio, tomba V : Vighi 1935, p. 55,n. 25, 26, fig. 5. Tumulo di Vaccareccia, tomba A : Stefani1935, p. 338, n. 35-37, fig. 12. Picazzano, tomba XVI :Palm 1952, tav. III, n. 16; tomba XVII : Palm 1952, n. 22,tav. IV, p. 57. Pozzuolo, tomba 2, n. 8/g; tomba 6, n. 3;tomba 7, n. 11; tomba 9, n. 19, n. 52.53 (inediti).

74 Per le altre attestazioni in area etrusca e zone limi-trofe : Mangani 1986, p. 29-30. Sulla classe : Bosio,Pugnetti 1986, p. 111.

dipinta completamente in bruno all’interno e,all’esterno, decorata a fasce concentriche sottoil labbro e sulla vasca (fig. 18, 1). La produ-zione, comune in ambito etrusco-laziale apartire dall’ultimo trentennio dell’VIII65,prosegue per tutto il VII secolo a.C. La tazzabiansata66 con labbro svasato e distinto, spallaarrotondata non molto accentuata e vascaampia e profonda, è decorata con fasce dicolore rossastro all’esterno del labbro, sullaspalla e all’interno del corpo (fig. 18, 2). Questetazze67, che rappresentavano un articolo dilusso e di commercio, sono prodotte già dallafine dell’VIII fino alla fine del VII secolo a.C.

Tra le forme chiuse sono attestati unostamnos ed un’oinochoe. Lo stamnos (fig. 18,4) di piccole dimensioni con tracce dell’origi-naria decorazione dipinta trae origine dallepyxides globulari greche del periodo geome-trico di fabbriche continentali ed insulari, ed è

adottato nella ceramica figulina tardo-geome-trica ed orientalizzante dell’Etruria meridio-nale68, dove la decorazione contempla siaaironi (posti nella fascia compresa tra le dueanse) sia motivi esclusivamente geometrici(linee orizzontali concentriche sulla spalla esul corpo). Viene generalmente datato allametà del VII secolo a.C.69.

L’oinochoe70 presenta invece bocca trilo-bata molto pronunciata con breve collo tron-coconico largo e distinto e giunzione con laspalla, ampia e arrotondata, molto accen-tuata : ansa verticale a nastro sormontante,impostata sulla sommità della spalla e sull’orlo(fig. 18, 3). L’esemplare la cui decorazione ècostituita da ampie fasce di colore rossastro sututto il collo, l’ansa e all’interno della bocca eda gruppi di sette petali sulla spalla è prodottoesclusivamente nell’Orientalizzante recente71.

Maria Helena MARCHETTI e Federica Michela ROSSI

Ceramica etrusco-corinzia

Nella ceramica etrusco-corinzia tra leforme maggiormente attestate si segnalano le

coppette acrome su piede a tromba (fig. 18, 5)72

molto comuni in Etruria73, nel Lazio, in areafalisca e in Campania, datate a partire dallaprima metà del VII secolo a.C.74.

239VEIO : PIAZZA D’ARMI

75 A vasca emisferica con orlo rientrante.76 A vasca emisferica con orlo rientrante.77 Gli esemplari con decorazione incisa potrebbero

appartenere ad una prima fase dell’attività dell’officina,mentre quelli di fattura più scadente all’ultima produzione(Szilagyi 1998, p. 594).

78 Szilagyi 1998, p. 577, tav. CCXXIV, e-f.79 Veio, Portonaccio : Szilagyi 1998, p. 577, con elenco

dei rinvenimenti.80 Roma, Area Sacra di S. Omobono : Enea 1981, p. 137,

c33. Ardea, Campo del Fico, tomba 5 : Ardea 1983,p. 82-83, fig. 197.

81 Szilagyi 1998, p. 59682 Szilagyi 1998, p. 334.83 Una produzione più tarda (V secolo a.C.) di skyphoi

in argilla depurata è stata individuata, per il territorioveiente, a Casale Pian Roseto : Murray Threipland, Torelli1970, p. 74-75, fig. 14.

84 Rasmussen 1979, p. 100, tav. 28, n. 145-147.85 Rasmussen 1979, p. 100, tav. 29, n. 151.86 Veio, Picazzano, tombe X, XIII; XV, XVI, XXI : Palm

1952, p. 54, tav. I, 4; p. 54, tav. II, n. 3-4; p. 55, 56, tav. III,n. 4, 7-8; p. 60, tav. IX, n. 5. Macchia della Comunità,tomba 13, n. inv. 37953, 37954 (inediti); tomba 15, n. inv.38043 (inedito); tomba 31, n. inv. 38162 (inedito); tomba42, n. inv. 38400 (inedito). Casalaccio, tomba IX : Vighi1935, tav. III, 1-2, n. 9. Pozzuolo, tomba 1, n. 24a, 24b, 25,tomba 2 n. 15, tomba 6, n. 8-10, 20, 24-25; tomba 8, n. 21,23; tomba 9, n. 37-38, 48, 50 (inediti).

87 Rasmussen 1979, tipo 2d, p. 99, tav. 27, n. 137.88 La scelta esclusiva di animali, alcuni dei quali alati, e

la resa a ricciolo di code ed ali richiama i fregi II e III(Camporeale 1972, p. 123-128; nel fregio III appare ancheil motivo simmetrico delle sfingi alate affrontate attornoad un albero) e XI (Gualtiero 1993, p. 140, fig. 16) dellaproduzione tarquiniese.

Alcune coppette su piede presentano sullavasca una decorazione di colore bruno conuccelli acquatici gradiente verso destra(fig. 18, 6)75 talvolta con penne alari incise(fig. 18, 7)76. Gli oggetti appartengono77 allaproduzione del «Gruppo a Maschera Umana»78

databile al 565-555 a.C. e diffusissima a Veio79

e a Roma80, dove erano forse realizzati81.Un piatto (fig. 18, 8) con orlo a tesa e rosetta

centrale recante al centro un duplice cerchio e

suddivisa da linee incise è invece ascrivibilealla bottega del «Pittore dei Rosoni» databileal 580-560 a.C.82.

Si segnala infine un gruppo di frammentidi kylikes, che si distingue per il colore verda-stro dell’argilla : il frammento meglio conser-vato (fig. 18, 9) potrebbe essere, per leirregolarità di fattura e per le colature dellavernice sulla superficie interna83, uno scarto difornace.

Ferdinando SCIACCA e Maria Helena MARCHETTI

Bucchero

Il bucchero è ampiamente attestato conquasi 2000 frr., genericamente di colore nerolucido e spessore medio, con una significativapresenza di scarti di fornace. Le formemaggiormente rappresentate sono i vasi potorie tra questi, il calice risulta il più attestato.Tuttavia per lo studio di questa forma vi sonostati problemi di oggettiva identificazioneessendo essa assai simile al kantharos da cuidifferisce sostanzialmente per l’assenza dianse e di pochi altri particolari. A causa del-l’estrema frammentarietà dei pezzi, ilkantharos è presente in minor misura, essen-dovi pochi vasi integri o parzialmente rico-struibili e quindi sicuramente identificabili

come tali. Il kyathos è rappresentato da solodue esemplari.

Tra i calici, i tipi più diffusi sono ilRasmussen 3a (fig. 19, 1)84 e 4a/b85, su bassopiede a tromba o piede a disco con carenaliscia e tre solcature sulla parete, realizzatianche in bucchero grigio (fig. 19, 2), ed atte-stati soprattutto nella prima metà delVI secolo a.C.86. Un unico frammento presentauna decorazione più articolata con archi incisisulla carena e ventaglietti semi-aperti sullaparete (fig. 19, 3)87 : un altro, in buccherosottile di colore grigio, reca un fregio a cilin-dretto con coppia di felini alati affrontati(fig. 19, 4) : tale motivo, anche se isolato, trovai confronti migliori nella produzione tarqui-niese dei decenni centrali del VI secolo88.

240 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 19 – La cisterna – bucchero (F. Sciacca; F. M. Rossi).

241VEIO : PIAZZA D’ARMI

89 Rasmussen 1979, p. 106, tav. 32, n. 171-172.90 Veio, Picazzano, tomba XIII : Palm 1952, p. 54,

tav. II, n. 5; tomba XIX : Palm 1952, p. 58, tav. VI, nn. 8-11;tomba XX : Palm 1952, p. 59, tav. VIII, n. 17-23. Tumulo diVaccareccia, tomba 2 : Stefani 1935, p. 351, n. 8-9, fig. 21a,e. Monte Michele, tomba E, n. 8-9; tomba F, n. 5 : Cristo-fani 1969, p. 40, fig. 18, tav. XVIII, 3-4; p. 44, fig. 21,tav. XXI, 2. Casalaccio, tomba IV : Vighi 1935, p. 50,tav. II,l 1, n. 13. Torraccia, tomba 2, n. inv. 36-38 (14 pezzi;inediti). Macchia della Comunità, tomba 13, n. inv. 37955(inedito); tomba 27, n. inv. 38085 (inedito); tomba 47,n. inv. 38406 (inedito); tomba 62, n. inv. 38521 (inedito);necropoli di Pozzuolo, tomba 6 n. 26a, 26b; tomba 7 n. 16,17; tomba 8 n. 19, 20; tomba 9 n. 1-2, n. 30-36, n. 49(inediti). Nel territorio veiente, Volusia, tomba 1 n. 25-42,tomba 4, n. 32-41 : Carbonara et al. 1996, p. 34, 61.

91 Rasmussen 1979 p. 107, tav. 33, n. 175 : vasca aprofilo convesso con parete obliqua, piede ad anello, ansea nastro sormontanti.

92 Vulci, Osteria, tomba B : Moretti Sgubini 2001,p. 218, n. III.B.5.3. Cerveteri, Monte Abatone, tomba 546 :Rizzo 1990, p. 91, fig. 161. Gravisca, santuario : Pianu2000 p. 33, tav. 9, n. 78.

93 Rasmussen 1979 p. 112, tav. 54.94 Pellegrini 1989, p. 98, n. 321, tav. LXVIII; Pianu

2000, p. 35, tav. 10, n. 90. A Veio, Pozzuolo tomba 1,tomba 2, tomba 9 (inediti). Poggio Buco, tomba V : Barto-loni 1972, p. 62, n. 17, fig. 26, tav. XXX.d.

95 Il tipo è ampiamente diffuso in area etrusco-meri-dionale (Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Poggio Buco) tra lafine del terzo quarto del VII secolo a.C. e la fine dellostesso secolo : Rasmussen 1979, p. 115, tav. 16; Bosio,Pugnetti 1986, p. 101; Coen 1991, p. 94-95. Per

Vaccareccia : Palm 1952, p. 66, n. 13-15, tav. XXI.96 Rasmussen 1979, p. 124-126.97 Rasmussen 1979, p. 125, tav. 41, fig. 256, con nume-

rosissimi confronti. A Veio, deposito votivo di Macchia-grande : Murray Threipland 1969, p. 5, fig. 5 :1-3. CasalePian Roseto : Murray Threipland, Torelli 1970, 72, fig. 2A1, 4, 8, 9, 18. Poggio Buco, tomba XI : Bartoloni 1972,p. 148, n. 18, fig. 71 (metà del VI secolo a.C.). Tarquinia,Pian di Civita, area D1 : Chiaramonte Trerè 1997, p. 65,tav. 137.2,9 (seconda metà del VI secolo a.C.). S. Giove-nale, Porzarago, tomba 6 : Berggren, Berggren 1972, p. 49,54, tav. XXIV. S. Giuliano, loc. S. Simone, tomba III e loc.Chiusa Cima, tomba V : Villa D’Amelio 1963, p. 23, fig. 22,28-29. Cerveteri, Banditaccia, tombe 426 e 434 : Ricci1955, c. 981, 9, 11, 13, e c. 1027, 24, tavola d’aggiuntaI. Monte Abatone, tomba 250 : Rasmussen 1979, p. 63, 4,fig. 256 (metà del VI-V secolo a.C.). Vigna Parrocchiale :Pandolfini 1993, p. 165-167, fig. 378, E50.5,11 (secondametà del VI secolo a.C.). Per una bibliografia aggiornatasul tipo anche nell’Etruria interna, padana, in Sabina, nelLazio e a Roma : Rossi 2001, p. 265-266.

98 Cerveteri, Vigna Parrocchiale : Pandolfini 1993,p. 166, fig. 378, E50.4 (seconda metà del VI secolo a.C.).

99 Rasmussen 1979, p. 124, tav. 41, fig. 252. Le nume-rose varianti del tipo dipendono dalla diversa inclinazionedel labbro.

100 Esemplari simili si ritrovano a Veio, nel depositovotivo di Macchiagrande : Murray Threipland 1969, p. 7,fig. 5.4. Cerveteri, necropoli di Monte Abatone, tomba211 : Rasmussen 1979, p. 61, 5, fig. 252 (VI secolo a.C.).Cerveteri, Vigna Parrocchiale : Pandolfini 1993, p. 161,fig. 371, E43.1 (VI secolo a.C.). In bucchero grigio daAmelia, ex collegio Boccalini : Giontella 1996, p. 67, 120.

Tra i kantharoi sono presenti il tipoRasmussen 3e (fig. 19, 5)89 diffusissimo intutta l’area etrusca90 e laziale e datato allametà-terzo quarto del VI secolo a.C., e il tipoRasmussen 3h/3i (fig. 19, 6)91 piuttosto raro92 edatabile nella seconda metà del VI secoloa.C. I kyathoi, sono rappresentati esclusiva-

mente da due esemplari miniaturistici del tipoRasmussen 3e93, diffuso ampiamente fino alLazio94 e databili dalla metà del VII al V secoloa.C. (fig. 19, 7). Un frammento di ansa crestatapotrebbe appartenere ad un kyathos di tipoRasmussen 4a (fig. 19, 8)95.

Ferdinando SCIACCA

Tra i vasi più legati alla vita quotidiana e diuso comune si attestano le scodelle inbucchero che sono presenti in un’ampiavarietà di tipi (quasi tutti generalmente riferi-bili alla classificazione di Rasmussen96). Il piùfrequente è il tipo con vasca a calotta e orloarrotondato, Rasmussen 497, databile alla metàdel VI-V secolo a.C. e presente anche nellavariante con labbro rientrante (fig. 19, 9)98.Un’altra scodella molto attestata e con il

maggior numero di varianti è quella carenatasu piede ad anello, che presenta il labbro verti-cale o leggermente obliquo e l’orlo piattospesso decorato ad incisione con linee concen-triche e riconducibile al tipo 2 di Rasmussen(fig. 19, 10)99. Gli esemplari sono prodotti pertutto il VI secolo a.C. e soprattutto nelle suefasi finali100. Si sono rinvenuti anche diversiesemplari di una scodella sempre a vasca care-nata con labbro estroflesso e leggermente

242 GILDA BARTOLONI ET ALII

101 Rasmussen 1979, p. 124, tav. 41, fig. 248-249.102 Confronti a Veio, Campetti, peristilio IV : Gori 2001,

p. 13, I.B.13-14 (prima metà del VI secolo a.C.). S. Giove-nale, Porzarago, tomba 14 : Berggren, Berggren 1972,p. 90, 92, tav. XLV. Tarquinia, Pian di Civita, fossa votiva301 : Bonghi Jovino 1997, p. 38, tav, 133.1,10 (metà delVI secolo a.C.). Cerveteri, Vigna Parrocchiale : Pandolfini1993, p. 159, fig. 370, E41.3 (inizio del VI-V secolo a.C.).

103 L’uso di triangoli a traforo si afferma, anche se condiverso schema, su varianti del tipo nicostenico documen-tate in produzioni della fine del VII-primo quarto delVI secolo a.C., in particolare di ambito ceretano : Bona-mici 1974, p. 52, 63, 130-131, 133, n. 68, 89, tav. XLII b;Gran Aymerich 1982, p. 57. Gli unici confronti ravvicinatiper lo schema decorativo in esame, ma leggermente piùsemplificati, sono un frammento di ansa da Ponteca-gnano, Scarico Granozio, Area di Via Sicilia : Cuozzo1993, p. 152, 159, n. 9, fig. 15; ed il fregio superiore diun’ansa di anfora nicostenica al Louvre (Gran Aymerich1982, p. 57, n. 14, tav. 15).

104 Il motivo è diffusissimo su frammenti di differentiproduzioni ceramiche : Pensabene et al. 2000, p. 192, nota104.

105 Un confronto simile nella stessa classe e sempre daVeio, Piazza d’Armi, è conservato su un oggetto a forma diariete (alare, giocattolo, applique?) dalle pendici setten-trionali (Murray Threipland 1963, p. 71-72, fig. 25). Ilramo secco graffito, già attestato su numerosi esemplariin bucchero, è documento anche su frammenti di impasto,soprattutto pesi da telaio, argilla figulina e vernice nera(per una rassegna sui ritrovamenti : Pensabene et al. 2000,p. 203-205; da ultimi sul simbolo del ramo secco sulingotti : Pellegrini, Macellari 2002).

106 Su queste ipotesi : Sassatelli 1991 e da ultimo, conampia bibliografia, Pensabene et al. 2000.

107 Si contano infatti circa 320 frr., di cui 190 di paretiappartenenti a forme mal definibili, contro gli oltre 700del contesto capannicolo.

108 Lo spessore medio si aggira intorno ad 1 cm circa.109 L’identificazione è avvenuta sulla base degli orli

concavo e orlo ingrossato, confrontabile con iltipo Rasmussen 1101, e databile al primo quartodel VI secolo a.C. (fig. 19, 11)102.

Per quanto riguarda le forme chiuse, sisegnala un frammento d’ansa di anfora nico-stenica con due triangoli traforati, databile trala fine del VII e gli inizi del VI secoloa.C. (fig. 19, 12)103. Altri frammenti documen-tano la presenza di anforette globulari, attin-gitoi, olpai a bocca modanata di cui non èindividuabile il tipo.

Sono stati rinvenuti anche cinque fram-menti graffiti a tratti piuttosto marcati : tresegni a croce (fig. 19, 13)104, uno costituito dadue aste e uno a forma di alberello stilizzato oramo secco (fig. 19, 14)105. Sono localizzatiindifferentemente sul fondo della vasca diforme aperte o all’interno di piedi ad anello epotrebbero avere un valore numerale oppureindicare partite di oggetti, rappresentando«marchi» di fabbrica in rapporto alla produ-zione o alla vendita106.

Federica Maria ROSSI

Impasto bruno

L’impasto bruno presente nel riempimentodella cisterna risulta in quantità fortementeridotta, all’incirca la metà, rispetto a quellotrovato nel contesto precedente107. Anche inquesto caso si tratta per lo più di materialepiuttosto grezzo, con pareti generalmentespesse e dalla superficie irregolare108, attribui-bile a vasi da cucina, come indicano anche letracce di annerimento per esposizione alfuoco, di frequente realizzati a mano, ma chepresentano superfici generalmente rifinite astecca e spesso lucidate. Meno attestate lepareti più sottili, riferibili a ceramica damensa, che presentano uno spessore ridotto

(intorno ai 0,4 cm), superfici lisciate interna-mente ed esternamente e lucidate anche accu-ratamente.

Il colore dei frammenti del vasellame dacucina o comunque d’uso corrente oscilla insuperficie fra il bruno-nerastro ed il bruno-rossastro, come anche quello del corpo cera-mico, che si presenta poco depurato coninclusi grandi e medi di augite, calcare,pietrisco, a volte quarzo e mica. Più fine emaggiormente depurata la ceramica damensa, ove gli inclusi, pur presenti, sono piùradi e meno visibili.

Le forme d’uso comune si presentanoanaloghe a quelle coeve dell’impasto rosso-bruno : le sette olle riconosciute109 sviluppano

243VEIO : PIAZZA D’ARMI

conservati, mentre per i fondi, presenti con 12 esemplari,l’attribuzione risulta più difficile : potrebbero infattiessere relativi anche alle scodelle o ciotole e, in alcuni casi,ai vasi più antichi di cui pure si è rilevata la presenza nelriempimento della cisterna. Come nel caso della capanna(vedi nota 9), le due pareti decorate e le due anse a baston-cello pertinenti con ogni probabilità a vasi biconici sonoda considerarsi residui la cui giacitura in contesti poste-riori è spiegata dalla particolare modalità di formazionedei depositi e degli strati del sito.

110 Le dimensioni oscillano fra i 16 ed i 7 cm didiametro.

111 Gli esemplari alle fig. 20, 1-2 rientrano nel tipo Aindividuato da G. Colonna a Sant’Omobono : Colonna1963-1964, p. 17, fig. 7, n. 79, 88 – 89. Si tratta di unafoggia ampiamente diffusa in ambito etrusco-laziale, incontesti databili entro il periodo IVB (Brandt 1996,p. 364) : Ficana, abitato capannicolo : Brandt 1996, tipo37, fig. 6.11, n. 37c. A Veio, Porta Nord-Ovest : MurrayThreipland 1963, p. 40, fig. 2 :7; Macchiagrande : MurrayThreipland 1969, p. 10, fig. 6 :9.

112 Anche questa versione rientra nel tipo A di Colonna :Colonna 1963-1964, p. 15, fig. 6, n. 86. A Ficana, abitatocapannicolo : Brandt 1996, tipo 40, fig. 6.11, n. 40a.A Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 61,fig. 18 :14; Macchiagrande : Murray Threipland 1969,p. 13, fig. 7 :4, 5.

113 Tale decorazione si trova su un’olla dal corpo più

globulare da Ficana, abitato capannicolo : Brandt 1996,fig. 6.13, n. 43.b.

114 La forma si ritrova dalla prima metà del VII secoloa.C. (vedi nota 14) a Cerveteri, Vigna Parrocchiale :Moscati 1993, p. 256, fig. 493 : J5.1, J 5.2; Monte Abatone,tomba 90 : Bosio, Pugnetti 1986, p. 65, n. 13. A San Giove-nale, «Semi-subterranean building» : Olinder, Pohl 1981,p. 28, pl. 3.72. A Ficana, edificio settore 6A : Cataldi Dini1981, p. 274, fig. 7,34.

115 I due esemplari per cui è stato possibile ricostruire ildiametro indicano una misura fra i 26 ed i 30 cm ca.

116 Bacini di questo genere si trovano per un ampioperiodo di tempo a partire dall’Orientalizzante antico all’e-poca arcaica : a Roma Sant’Omobono : Colonna 1963-1964, p. 24, fig. 11 :128. Cerveteri, Vigna Parrocchiale :Nardi 1993, p. 372, fig. 574 : N 4b.1.

117 L’esemplare è caratterizzato da alto collo troncoco-nico, spalla sfuggente con accenno di carena arrotondata,corpo ovoide, fondo piano profilato, ansa sormontante adoppio bastoncello impostata dall’orlo alla spalla. Ladecorazione incisa sul collo presenta una linea a zig-zagdelimitata inferiormente da una linea continua, sovra-stante un motivo a molla, inquadrato da doppia lineaincisa, seguita nuovamente da un motivo a zig-zagcontinuo, anche sulla spalla la linea a zig-zag sovrasta lalinea a molla.

118 De Santis 1997, 111-112, nota 39.

un corpo cilindro-ovoide di medie e piccoledimensioni110 con labbro svasato e spigolointerno vivo o leggermente smussato (fig. 20,1-2)111 o labbro più corto e andamentocontinuo (fig. 20, 3-4)112. Solo una di questeolle esibisce una semplice decorazione apiccole bugne circolari sulla spalla (fig. 20, 1)113.

Continua l’attestazione delle olle carenate,che presentano, rispetto a quelle rinvenutenella fossa, uno sviluppo maggiore dellaparte superiore del vaso e del labbro sempresvasato. Questa forma è caratterizzata da unimpasto ricco di inclusi di calcare, augite,quarzo e mica e, laddove conservata, da unaattenta lisciatura. Pur mantenendo la decora-zione a larghe solcature orizzontali sul collo(anche se almeno un esemplare non presentatale trattamento), e la carenatura, la formasembra evolvere verso l’olla cilindro-ovoide,d’impasto rosso-bruno, evidentemente sottol’influenza della nuova produzione. I 15 frr.ricostruiscono 6 esemplari che si articolanoin tre varianti : con orlo arrotondato oingrossato o obliquo esterno (fig. 20, 5-6;fig. 21, 1)114.

Per quanto riguarda le forme aperte 8 frr.testimoniano la presenza di almeno 6 ciotole ociotole-coperchio di grandi dimensioni115 chepossono essere unitariamente considerate del-lo stesso tipo con corpo troncoconico otronco-ovoide, labbro leggermente rientrante eorlo tendenzialmente piatto superiormente(fig. 21, 2)116. A questa forma appartengonocon ogni probabilità alcuni degli 8 piedi adanello rinvenuti.

L’attestazione di ceramica destinata allamensa appare numericamente molto limitata,ma con una gamma di forme maggiormentevariata, in alcuni casi rappresentate da unesemplare isolato.

Le forme chiuse sono presenti con duediversi tipi. Il primo è una oinochoe del cd.tipo «fenicio-cipriota» (fig. 21, 3)117 attestataampiamente in ambito funerario in Etruria,ma anche nel Lazio, nell’agro falisco-capenateed in Campania, e legata alla diffusione dellapratica del banchetto118. Queste brocche, atte-state anche in impasto spesso, sono tipichedell’Orientalizzante antico e medio e vengonorealizzate contemporaneamente anche in

Fig. 20 – La cisterna – impasto bruno (A. Piergrossi).

245VEIO : PIAZZA D’ARMI

119 Hirschland Ramage 1970, tipo 9a; Rasmussen 1979,tipo 2a; Canciani 1974, tav. 18.

120 d’Agostino 1977, p. 51; Coen 1991.121 Osteria dell’Osa, tipo 95b, var1, IV fase laziale : Bietti

Sestieri 1992, p. 326, tav. 29. Castel di Decima, tomba 93,fase IV A : DdA 1980, tav.34, 14.a,b. Un esemplare dallaforma simile ma da un contesto di fine VIII-iniziVII secolo a.C. proviene dalla tomba 83 di Monte Abatonea Cerveteri : Bosio, Pugnetti 1986, p. 51,1.

122 La forma è genericamente assimilabile ad unabrocca di piccole dimensioni frequente dal secondo quartodel VII secolo a.C., presente anche in impasto spesso, inambito laziale (DdA 1980, p. 130); in particolare vediCastel di Decima, tomba 68bis, metà VII secolo a.C. :Bartoloni 1975a, p. 351, fig. 144.6. Per la versione inbucchero vedi Rasmussen 1979, pl. 23-24, tipo 1b.

123 L’esemplare presenta orlo arrotondato, labbrodistinto svasato, corpo ovoide, ansa a bastoncello verticaleimpostata dalla spalla al ventre e fondo piano.

124 Per i calici decorati ad archetti intrecciati assegnatidalla Close Brooks (1965) all’Orientalizzante maturo, aVeio, Monte Michele, tomba C, metà-terzo quarto delVII secolo a.C. : Cristofani 1969, p. 26, fig. 8 :3, tav. X :1;Picazzano, tombe 20, e 21 : Palm 1952, pls. 7/10, 9/4.Roma, Esquilino, tomba 128, fase IVA : DdA 1980,tav. 27 :20b. Castel di Decima, tomba 152, primo quarto

del VII sec. a.C. : Bartoloni 1975b, p. 309-310, fig. 82,n. 11-12. Ficana, abitato capannicolo : Brandt 1996, tipo100, fig. 6.30 :100a. Osteria dell’Osa, tipo 105e, IV faselaziale : Bietti Sestieri 1992, p. 347, tav. 31.

Per la decorazione ad incisioni o solcature paralleleorizzontali, utilizzata correntemente sui calici vedi, Veio,Casalaccio, tombe III, VI, VIII : Vighi 1935, p. 48, tav. 3/In. 15; p. 56, fig. 6, n. 3.4; p. 59, tav. 3/II, n. 2; Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 61, fig. 18.21-23;Volusia, tomba 4 : Carbonara et al. 1996, p. 51, fig. 86 e86a. Roma, Sacra Via, tomba 1 : Gjerstad 1956, p. 130,fig. 126, n. 1; Esquilino, tomba XCV : Gjerstad 1956,p. 251, fig. 223, n. 2. Castel di Decima, tomba 68bis :Bartoloni 1975a, p. 352, fig. 144, n. 11-13. Ficana, abitatocapannicolo : Brandt 1996, tipo 100, fig. 6.30 :100b;Ficana, pozzo 1 : Pavolini, Rathje 1981, p. 84, n. 31 a-b,tav. XIX. Osteria dell’Osa, tipo 105b e d, IV fase laziale :Bietti Sestieri 1992, p. 346-347, tav. 31. Marino, Riservadel Truglio, tomba 2, fase IVA : DdA 1980, tav. 24.3a

125 Si tratta di una forma ampiamente diffusa nel corsodella prima metà del VII secolo a.C. Con questa partico-lare decorazione a bugne si ritrova a Veio, Macchia dellaComunità, tomba 7 : Galante 2003, p. 69, n. 77, fig. 77, acui si rimanda per la bibliografia precedente e le attesta-zioni in ambito etrusco e laziale. A Tarquinia, Monterozzi,tomba 6134 : Bonghi Jovino 1986, p. 218, fig. 197, 606-201.

bucchero e in argilla depurata119. La loro deno-minazione è dovuta alla loro derivazione daprototipi metallici, la cui produzione è statavariamente riferita a Cipro, alla Feniciapropriamente detta e alla Siria settentrio-nale120 In ambito tirrenico viene imitata condiverse varianti nella forma, nelle dimensionie nella decorazione. L’esemplare in questionepresenta corpo ovoide, caratteristica dei tipiche proseguono fino all’Orientalizzanterecente121.

La seconda forma chiusa, di cui rimanesolo parte del corpo e del collo (fig. 21, 4). èsolo genericamente attribuibile ad una broc-chetta o un attingitoio di piccole dimensioni,molto simile ad alcune realizzazioni inbucchero122.

Isolata la presenza di un boccale ovoidemonoansato di fattura poco raffinata, marealizzato al tornio e lucidato a stecca, quasiinteramente ricostruito da circa 10 frr. (fig. 21,5), forma poco standardizzata e non specializ-zata, caratterizzata dalla larga imboccatura,destinata ad uso individuale per attingere ebere e diffusa a partire dalla prima età delFerro e sostituita nel tempo da altre forme atteal bere di ispirazione ellenica123.

Altre forme aperte, attestate da piccolipiedi ad anello e a tromba caratterizzati dallastessa argilla delle parti sicuramente attri-buite, sono rappresentate da calici su alto epoi basso piede afferenti ad un orizzontematuro della fase orientalizzante : una paretedecorata presenta la caratteristica decorazionead archetti intrecciati (fig. 21, 6) ed altrequattro pertinenti a vasche troncoconichesono ornate da sottili linee orizzontali incise(fig. 21, 7-8)124. Alcuni frammenti potrebberoessere pertinenti a scodelle carenate, la cuipresenza di più di un esemplare è testimoniatada un alto piede a tromba lucidato a stecca(fig. 21, 9), da un’ansa a bastoncello verticaledecorata con solcature orizzontali nella parteinterna e da un orlo con bugna allungata verti-cale125.

Mentre nel contesto della capannal’impasto bruno risulta essere la classemaggiormente rappresentata, sia per le formedi uso domestico che per quelle da mensa, inquest’ultimo appare chiaro invece che laclasse, nonostante il suo uso sia ancora atte-stato, cede il passo alle nuove produzioni, daun lato in impasto rosso e rosso-bruno perquanto attiene i recipienti da cucina, dall’altro,

Fig. 21 – La cisterna – impasto bruno (A. Piergrossi).

247VEIO : PIAZZA D’ARMI

126 Tale aumento è comunque proporzionato allamaggiore consistenza del contesto di provenienza e agliaumenti riscontrati per la maggior parte delle altre classidi materiali.

127 Si tratta in buona parte dei casi di una versioneevoluta delle olle globulari di impasto rosso di produzioneorientalizzante (v. sopra nota 49), che presentano unagrande variabilità nella resa degli orli. Se ne distinguonoper una diversa qualità dell’impasto e dell’ingobbio, oltreche per una diversa resa del labbro, che, in generale, inquesti esemplari recenziori si presenta più breve econtratto che nei tipi più antichi (anche Murray Threi-pland, Torelli 1970, p. 84). Altrettanto ampiamente diffusadei tipi più antichi. L’esemplare della fig. 22, 1 (contraddi-stinto, come numerosi altri frammenti dallo stessocontesto, dalla presenza della scialbatura chiara sullaparete interna, particolarità tecnica che caratterizzaspesso la produzione arcaica e tardo arcaica dell’impastorosso) trova un confronto a Veio, Casale Pian Roseto :Murray Threipland, Torelli 1970, p. 84, n. E6, fig. 34.Quello della fig. 22, 2 si avvicina ad un tipo da Volusia,tomba I : Carbonara et al. 1996, p. 23, n. 7, fig. 15 (fine del

VII-metà del VI secolo a.C.) e ad un esemplare da RomaS. Omobono : Colonna 1963-1964, p 12-13, n. 59, fig. 5(Gruppo C, periodo arcaico); meno puntuale per la resadell’orlo un esemplare simile da Veio, Casale Pian Roseto :Murray Threipland, Torelli 1970, p. 119, n. E5, fig. 34.

128 Si tratta di un tipo ampiamente diffuso nel periodoarcaico nel Latium Vetus e a Veio, anche con variazioninella resa dell’orlo. A Veio, Casale Pian Roseto : MurrayThreipland, Torelli 1970, p. 118, D6-7, fig. 33. Roma,S. Omobono : Colonna 1963-1964, p. 12-16, n. 64, fig. 5(Gruppo C, periodo arcaico); Palatino : Carafa 1995,p. 152 e 156, tipo 368 (da attività datate tra il 650 e il550 a.C.). Ficana : Brandt 1996 (con ulteriore biblio-grafia), p. 180, tipo 31 g, fig. 118 (contesto datato tra il 610e il 570). Acqua Acetosa Laurentina : Bedini 1990, p. 176,fig. 8.1.25 (pozzo 2, con riempimento datato alla metà delV secolo a.C.). Satricum, Maaskant Kleibrink 1987, p. 243,n. 194 (p. 151, per un commento sul tipo).

129 Si avvicina a un esemplare da Roma, pozzo III dellaSacra Via : Gjerstad 1966, p. 201 e 424, fig. 86 (periodoarcaico).

per quanto riguarda il vasellame fine, albucchero e alla ceramica depurata.

La sua utilizzazione in questo secondocontesto sembra limitata ad alcune olle dafuoco e ad olle carenate dall’imboccaturalarga, il cui uso può forse essere destinato albanchetto, con una funzione analoga a quelladei crateri. Sporadiche risultano le attesta-zioni di vasi da mensa – l’oinochoe, i calici adecorazione incisa, le scodelle carenate su alto

piede, l’olpe-attingitoio – riferibili ad unmomento piuttosto antico nell’ambito del-l’arco di vita della struttura abitativa di ri-ferimento, e quindi meno rilevanti perl’inquadramento cronologico della formazionedel deposito archeologico, dal momento chesembrano indicare, in base ai confronti citati,una maggiore diffusione in un momentomaturo dell’Orientalizzante medio.

Alessandra PIERGROSSI

Impasto rosso

Accanto ad un aumento delle attestazioni(3612 frr. di impasto rosso e 33 decorati in«white on red», di cui 759 elementi tipolo-gici)126, la situazione riscontrata nella cisternapresenta alcune differenze rispetto a quantoosservato per il complesso precedentementeesaminato. Innanzitutto, si nota una preva-lenza delle forme chiuse su quelle aperte, conun’ampia presenza di olle globulari con labbroa solcature concentriche, generalmente piùbreve rispetto agli esemplari della capanna(fig. 22, 1-2). In particolare, allo stato attualedello studio è stato possibile ricostruirne inte-

gralmente il labbro in 8 casi, parzialmente in6 : a questi va aggiunto un esemplare biansatoricostruito fin sotto le anse (fig. 22, 1)127, oltrea 29 frammenti non ricomponibili. Il diametrovaria da un minimo di 16,5 ad un massimo di20,8 cm. Buona parte di tali olle doveva esserebiansata come documenta la presenza dialmeno 9 coppie di anse a maniglia e 6 esem-plari singoli, più numerosi altri frammentari.Tra le olle globulari va citato un esemplare conlabbro svasato e orlo decorato a sottili solca-ture e parete decorata da bugne (fig. 22, 3)128.

Meno rappresentate sono le olle ovoidi conlabbro svasato e orlo arrotondato (fig. 22, 4)129

e quelle cilindro ovoidi, prodotte più comune-

248 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 22 – La cisterna – impasto rosso (V. Nizzo).

249VEIO : PIAZZA D’ARMI

130 Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963,p. 48, n. 9-10, fig. 8.

131 Nonostante il tipo di impasto si discosti notevol-mente dalla produzione di impasto rosso più antica,l’esemplare, insieme ad altri simili dallo stesso contesto,viene fatto rientrare in questa classe per la presenza del-l’ingobbio di colore rosso. Si tratta di una forma prodottanel periodo arcaico anche in argilla depurata e impastochiaro sabbioso. Il tipo trova confronti generici in esem-plari di impasto a Tarquinia : Chiaramonte Trerè 1999,p. 63, n. 170/12, tav. 26,1 (da un contesto obliterato nellaseconda metà del VI secolo a.C.). Cerveteri, Vigna Parroc-chiale : Cristofani 1993, tipo J.30.1 (dove l’esemplare,confronto piuttosto stringente con questo da Veio, è inimpasto rosso con scialbatura bianca all’interno). A Veio :Murray Threipland 1963, p. 53, fig.12, n. 4. Nel Lazio unconfronto puntuale è da Satricum : Bouma 1996,p. 387-88, tipo Ju 1, tav. CXX (strato 3, 490/80-450 a.C.).

132 Per le olle, Murray Threipland, Torelli 1970,p. 83-84.

133 Si tratta di una versione di dimensioni maggiori del-lo stesso tipo dell’olla della fig. 22, 3, di cui condividel’ampia diffusione. A Veio, Grotta Gramiccia : WardPerkins 1961, n. 18, fig. 32 (sporadico). Casale PianRoseto : Murray Threipland, Torelli 1970, p. 110, E.2,fig. 25. Roma, Palatino : Carafa 1995, tipo 634, p. 229-30(da attività datate tra il 530 e il 475/50 a.C.). Satricum :Bouma 1996, p. 333, n. 289, tav. XXI (strato II : dall’O-

rientalizzante antico all’inizio del periodo arcaico), e perun tipo più evoluto tav. XXXII (strato I : dal V secolo inpoi)

134 Al momento privo di confronti puntuali.135 Tale anfora sembra ascrivibile, genericamente, al

tipo A3 della Micozzi (1994, p. 34-35, tav. XXVIII s.),diffuso a partire dalla metà del VII secolo a.C.

136 I frammenti conservati sono pertinenti uno adun’ansa a maniglia, a sezione circolare riferibile sia adun’olla biansata che a una pisside, l’altro (non riprodotto),va invece certamente riferito ad una pisside cilindrica. Perle pissidi : Micozzi 1994, p. 25-26, tav. IIIs. La frammenta-rietà dell’esemplare e il cattivo stato di conservazione deimotivi decorativi conservati impedisce un puntuale inqua-dramento del tipo e della cronologia, che andrà ricercatagenericamente nell’ambito del VII secolo a.C. Per le ollebiansate «white on red» : Micozzi 1994, p. 43-46.

137 Sommariamente : Carafa 1995, p. 110, tipo 244(documentato in contesti datati dal 550 al 500 a.C.).Ficana : Brandt 1996, p. 197, fig. 128, tipo 52b (entrambicon labbro liscio).

138 Genericamente : Carafa 1995, p. 112, tipo 251 (docu-mentato in un contesto datato dal 550 al 520 a.C.).

139 Sono documentate diverse varietà sulla base dellaforma dell’orlo (piano, assottigliato o arrotondato); per gliesemplari con orlo arrotondato : Carafa 1995, p. 112, tipo253, (contesti datati dal 530 al 500 a.C.). Vedi anche :Carafa 1995, p. 183, tipo 479 (contesti datati dal 675 al

mente in impasto rosso-bruno : 1 con il labbrosvasato ricostruito integralmente, orlo arro-tondato e spalla distinta (fig. 22, 5)130 e 6 rico-struiti parzialmente, cui vanno aggiunti 40frammenti non ricomponibili, con undiametro variabile dai 14 ai 25 cm. Sonopresenti inoltre alcuni esemplari di brocchecon ansa impostata sul labbro : 2 con labbrosvasato, corpo ovoide e collo troncoconico(fig. 22, 6)131, 1 con labbro rientrante, orlosvasato e spalla distinta (fig. 22, 7) ed 1 o forse2 con labbro trilobato, oltre a 7 frammenti nonmeglio identificabili, tutte caratterizzate da unimpasto più chiaro e ingobbio esterno piùsottile. Almeno un esemplare condivide con lamaggior parte delle olle globulari la presenzadi una scialbatura biancastra, più o menopesante, sulle superfici interne, che trovanumerosi confronti a partire da esemplari daCasale Pian Roseto132.

Numerosi sono i frammenti riconducili adiversi grandi contenitori, in condizioni diestrema frammentarietà, tali da non permet-tere alcuna ricostruzione. Tra questi, uno conlabbro svasato e orlo decorato a solcature

(fig. 23, 2)133 e almeno due esemplari conlabbro rientrante, orlo appiattito e decorato asolcature concentriche e con listello lisciosulla spalla (fig. 23, 1)134, del diametro di circa90 cm. Si conserva inoltre una grande quan-tità di frammenti di parete probabilmentepertinenti a pithoi con corpo costolato.

Tra i frammenti con decorazione «white onred», uno è pertinente al labbro di una grandeanfora decorata da una fascia orizzontale(fig. 23, 3)135, altri possono essere ricondotti apissidi a corpo cilindrico, probabilmentepoggianti su tre o quattro peducci, decoraticon motivi geometrici e vegetali, o ad ollebiansate (fig. 23, 4)136. Il numero di vasi diforma aperta è significativamente ridotto : trale forme meglio rappresentate sono le coppeemisferiche (almeno 4 esemplari distinti moltoframmentari, con labbro svasato e solcatureconcentriche, con diametri compresi tra i 19ed i 30 cm circa (fig. 23, 5)137, cui seguono icoperchi con 1 frammento dalla vasca tronco-conica (fig. 23, 8)138 e 6 relativi ad esemplaricon vasca schiacciata (fig. 23, 7)139. Sonopresenti inoltre 3 grandi bacini con labbro

250 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 23 – La cisterna – impasto rosso (V. Nizzo).

251VEIO : PIAZZA D’ARMI

500 a.C.). Per gli esemplari con orlo piano : genericamenteCarafa 1995, p. 184, tipo 482, in impasto rosso bruno,(documentato in contesti datati dal 650 al 500 a.C.).

140 Genericamente : Carafa 1995, p. 133, tipo 302 (docu-mentato in contesti datati dal 600 al 500 a.C.).

141 Per il tipo sono documentate le varietà con orloingrossato solcato e liscio arrotondato. La prima trovaconfronti generici con esemplari romani : Carafa 1995,p. 214, tipo 593 (documentato in contesti datati dal 530 al500 a.C.). La seconda trova confronti a Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963, p. 48, fig. 8, n. 12.Roma : Carafa 1995, p. 111, tipo 248 (identificato comecoperchio, documentato in contesti datati dal 730 al500 a.C.). Ficana : Brandt 1996, p. 205 s., fig. 132, tipo67a.

142 Tipo estremamente comune con ampia diffusione inEtruria meridionale e nel Latium Vetus, in contesti data-bili tra l’Orientalizzante e l’età arcaica. Un esemplareconserva tracce di ingubbiatura bianca all’interno.Ficana : Brandt 1996, p. 212, fig. 137, tipo 79, con nume-

rosi confronti (il tipo è documentato in tutte le fasi di vitadell’abitato, 760-570 a.C., con maggiori attestazioninell’ambito della prima fase : 760-690 a.C.).

143 Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963,p. 53, fig. 12, n. 8. Nel Lazio, a Roma : Carafa 1995, p. 115,tipo 257 (documentato solo negli strati di obliterazione deipozzi della Velia). Ficana : Brandt 1996, p. 217, tipi 83a,83b, fig. 139 (documentato in tutte le fasi di vita dell’abi-tato, 760-570 a.C., con maggiori attestazioni nell’ambitodella seconda fase : 630-600 a.C.).

144 Probabilmente relativo ad un vaso di forma apertastaccatosi di netto e che doveva essere applicato sullequattro basi di forma irregolarmente ovale.

145 Carafa 1995, p. 93.146 Osteria dell’Osa, tombe 601-607 : Bietti Sestieri 1992,

p. 329, tav. 30, tipo 96 a (IV fase laziale).147 Cerveteri, Bufolareccia : Rasmussen 1979, p. 91,

tav. 24, 105, tipo 1b (tra l’ultimo quarto del VII-primo quartodel VI secolo a.C. ed il terzo quarto del VI secolo a.C.).

svasato e solcature concentriche, di cui duecon spalla distinta (diametro compreso tra i 30ed i 40 cm ca.) (fig. 23, 6)140 e 3 con labbroindistinto (fig. 23, 9-10)141, oltre a scodelle alabbro rientrante (fig. 23, 11-12)142. Tra i piattiè in parte ricostruibile un solo esemplare conlabbro liscio (mancante del piede, probabil-mente ad anello : fig. 23, 13)143, cui si possonoaggiungere 9 piccoli frammenti di formaanaloga, dei quali uno solo presenta dellesolcature.

Va notata, infine, la presenza di un proba-bile sostegno con base cilindrica (fig. 23, 14)144.

Da quanto finora esposto è utile sottoli-neare la grande differenza quantitativa tra idue contesti in esame. Nella capanna, infatti, ilnumero di frammenti di impasto rosso è netta-

mente inferiore rispetto a quanto osservato nelcontesto della casa. Accanto a questa forteattestazione, dovuta probabilmente anche allapresenza di frammenti più antichi da conside-rare residui, ma che comunque indica la conti-nuità di questa produzione nel periodoarcaico, se non un vero e proprio aumentoproduttivo, già constatato in altri siti nellostesso periodo145, va sottolineata la presenza diingobbi di minor spessore rispetto a quelli piùantichi e la comparsa della scialbatura bianca-stra all’interno di numerosi vasi di formachiusa dal contesto più recente. Nello stessotempo non risultano più attestate decorazioniparticolarmente ricche, mentre perdurano,come elemento ricorrente, le solcature concen-triche sugli orli.

Valentino NIZZO

Impasto rosso-bruno

All’interno del contesto nella cisterna,l’impasto rosso-bruno presenta una prevalenzadi forme chiuse (il 78%) rispetto a quelleaperte (il 22%), fra quelle identificabili.

L’olla cilindro-ovoide è la sola forma atte-stata, se si eccettua un unico esemplare dibrocca (fig. 24, 1), con orlo arrotondato,

labbro svasato distinto e ansa verticalesormontante a sezione quadrangolare, il cuiprofilo, caratterizzato dalla definizione accen-tuata della spalla, non trova confrontipuntuali nella classe in esame, ma in esem-plari in impasto bruno146 e in bucchero147,denunciando chiaramente il suo debito neiconfronti di morfologie vascolari pertinenti aproduzioni differenti.

252 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 24 – La cisterna – impasto rosso-bruno (I. van Kampen).

253VEIO : PIAZZA D’ARMI

148 Veio, Casale Pian Roseto : Murray Threipland,Torelli 1970, p. 82, fig. 28. 10 e 16 (VI secolo a.C.). Cerve-teri, Vigna Parrocchiale : Cristofani 1993, p. 285, fig. 506Kb 2.5 (epoca arcaica). Cerveteri, Quartaccio : Enei 2001,p. 328, tav. 14, 63.342 (VI secolo a.C.). Piana di Stigliano :Zifferero 1980, p. 43, fig. 11.9 (VI secolo a.C.). Crustume-rium, Campogrande, sito U : Quilici, Quilici Gigli 1980,p. 130, tav. L. 91 (epoca arcaica). Ficulea, sito 219, n 14 :Quilici, Quilici Gigli 1993, p. 230, tav. XC (periodoarcaico). Roma, S. Omobono : Colonna 1963-1964, p. 18,fig. 9.105 (575-500 a.C.).

149 Veio, Porta Nord-Ovest : Murray Threipland 1963,p. 46, fig. 7.4 (entro l’Orientalizzante medio). Castel diDecima, strato A, saggio II : Guaitoli 1981b, fig. 20.5(seconda metà del VI secolo a.C.).

150 S. Omobono : Colonna 1963-1964, p. 29, fig. 16.148(575-500 a.C.).

151 Per il tipo valgono le considerazioni già riportatesopra sul rapporto diffusione/genericità del labbro; a taleproposito si veda il confronto possibile con contesti anche

distanti, come ad esempio Cerveteri, Vigna Parrocchiale :Rendeli 1993, p. 299, fig. 512, Kc 1.12 (epoca arcaica).

152 Per l’ipotesi di un utilizzo primario di questi oggetticome coperchi, sulla base di considerazioni derivanti daltrattamento della superficie e dal confronto fra la curva didistribuzione dei diametri delle olle e di quella dellescodelle a Ficana : Brandt 1996, p. 351-352.

153 Rientra nel tipo 566 da Roma, via Nova-via Sacra,attività 25 : Carafa 1995, p. 207, incluso in questa classifi-cazione fra i bacini e datato al 600/590-550 a.C.

154 Lo sviluppo morfologico non sembra in questa faseaver ancora toccato la profondità della vasca, che rimanecostante rispetto all’ambito cronologico del contestoprecedentemente illustrato. In ambito veiente sembre-rebbe infatti delinearsi un’evoluzione da forme a vasca piùprofonda verso oggetti più schiacciati (si vedano gli esem-plari da Casale Pian Roseto : Murray Threipland, Torelli1970, p. 109, fig. 24), contrariamente a quanto riscontratoper Roma (Carafa 1995, p. 173).

Tra le olle, prevalgono nettamente quellecon labbro svasato curvilineo e orlo legger-mente ingrossato (fig. 24, 2-3, 6-7) o arroton-dato (fig. 24, 4-5), di dimensioni medie148. Sisottolinea inoltre la presenza, accanto ad alcuniesemplari più antichi con labbro nettamenteproteso verso l’esterno (fig. 25, 1-2), di olle conlabbro quasi verticale e orlo obliquo esterno(fig. 25, 8-9), databili dalla metà del VI secoloa.C. in poi e, coerentemente con la cronologiaproposta, del tutto assenti nell’altro contesto inesame149. Per quanto riguarda le dimensioni deivasi, rari sono i casi in cui il diametro dell’orlosuperi i 18 cm : prevalgono imboccature conun diametro di 14-16 cm accanto ad un gruppoquasi altrettanto consistente di ollette condiametro di 10-12 cm all’orlo e 6-8 al fondo, cheè del tipo piano. Si ricorda inoltre la presenza diun’olletta minaturistica, con orlo arrotondato,labbro svasato curvilineo e spalla leggermentesfuggente, nella quale il diametro dell’orlomisura 7 cm (fig. 25, 5)150.

Tra le presenze più interessanti simenziona inoltre un frammento di olla di

medie dimensioni, con orlo leggermenteingrossato, labbro svasato curvilineo e spallasfuggente, morfologicamente simile ai tipi piùlargamente diffusi nel contesto in esame, sullacui superficie esterna, in corrispondenza delcollo, appare graffita la lettera A (fig. 25, 10).

Per quanto riguarda le forme aperte, sonostate rinvenute scodelle a vasca profonda, conorlo indistinto a volte ingrossato e piede adanello, in due varietà dimensionali, l’una di30-40 cm di diametro (fig. 25, 11) e l’altra di15-18 cm151 (fig. 25, 12) : quest’ultima potrebbecostituire il coperchio delle olle di mediedimensioni152. Si rinvengono diversi frammenticon margine superiore dell’orlo piatto153,assenti nel più antico contesto della capanna154.

Sono inoltre presenti alcuni esemplari discodelle con orlo superiormente appiattito,internamente obliquo e fondo piano (fig. 25,13), con forte abrasione sulla parte interna delfondo, per i quali non è stato possibile reperireconfronti puntuali : le tracce d’uso indizianouna loro probabile funzione come piccolimortai.

Iefke VAN KAMPEN

Impasto chiaro sabbioso

L’impasto chiaro sabbioso è presente solo

nelle stratificazioni della cisterna. Sonopresenti diverse forme, anche se prevalgonoframmenti riconducibili a scodelle con orlo a

254 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 25 – La cisterna – impasto rosso-bruno (I. van Kampen).

255VEIO : PIAZZA D’ARMI

155 La forma ha un’ampia diffusione, e si rinviene inmolteplici varietà tipologiche in tutta l’Etruria e il Latiumvetus; tuttavia le somiglianze maggiori possono essereriscontrate, oltre che con materiale dalla stessa Veio(Piazza d’Armi, scavi Bartoloni; materiale inedito) conframmenti da Roma (Palatino, struttura ipogea sotto iltempio della Vittoria : Angelelli 2001b, tipo 2 varietà A,tav. 63, 269) e Ficana (edificio della zona 5b, strati daabbandono; Magagnini 1985, p. 177, 5.62). Nelle aree piùinterne, lungo il corso del Tevere, sono invece comuniesemplari con fondo a margine esterno distinto (comeesempio si veda un esemplare sporadico da Orvieto :Camporeale 1970, p. 34-35, f. 3, tav. 6c). La morfologia del-la vasca, la frequenza della decorazione pittorica e le carat-teristiche dell’impasto indicano una pertinenza degliesemplari qui presentati alle prime fasi della produzione.

156 In 9 casi.157 L’esemplare è privo di confronti : va notato in gene-

rale che frammenti di orli indistinti pertinenti a formeaperte realizzati con questo tipo di impasto sono pococomuni, e spesso la lacunosità dei pezzi lascia il dubbio sesiano da attribuire a scodelle o a coperchi. Una somi-glianza formale (anche se non un’identità) è riscontrabile,invece con esemplari in argilla depurata da Roma (strut-

tura ipogea sotto il tempio della Vittoria; tipo 4 varietà B,tav. 75, 352).

158 Il pomello non è confrontabile con esempi noti.159 Il primo (fig. 26, 5) presenta orlo ingrossato esterna-

mente con margine superiore appiattito e decorato con tresolcature parallele, vasca a calotta ed è confrontabile conesemplari da Veio (Casale Pian Roseto : Murray Threi-pland, Torelli 1970, p. 106, f. 21, tipo H 1). Roma, Palatino,struttura ipogea sotto il tempio della Vittoria : Angelelli2001b, tipo 3 varietà A, tav. 67, n. 299); il secondo(fig. 26,7) presenta invece orlo indistinto leggermenterientrante con margine superiore arrotondato, vascaemisferica, e non trova paragoni con altri esemplari inimpasto.

160 Questo esemplare si rivela piuttosto isolato a livelloformale. L’unico confronto possibile è con un frammentodi orlo e collo proveniente dalla stessa Veio (Porta Nord-Ovest, terrapieno : Murray Threipland 1963, p. 59, f. 17,n. 3) e databile nell’ambito della prima metà del VI secoloa.C.

161 Nella fase più antica della produzione il corpo cera-mico appare costituito da una pasta più farinosa emorbida, di colore tendente al rosa e al beige, con super-fici maggiormente soggette all’abrasione.

fascia e fondo piano155, pertinenti a 19 esem-plari. I vasi sono raggruppabili in due varietàdimensionali (fig. 26, 1-2) e conservano a voltela tipica decorazione pittorica a fasce, dicolore rosso o bruno156. Le altre forme, atte-state da un singolo esemplare o da una coppia,sono : la scodella ad orlo indistinto e fondopiano a disco (fig. 26, 3)157, il coperchio (cui,forse è da ricondurre un frammento dipomello158) (fig. 26, 6), il thymiatérion (di cuisono attestate due varietà tipologiche159)(fig. 26, 5, 7) e l’anfora (fig. 26, 8)160.

Appare degna di nota la completamancanza di oggetti abbondantementerappresentati a Casale Pian Roseto e in parte aPiazza d’Armi all’interno di altri bacini deposi-

zionali, quali mortai a fascia con beccuccio,bacini ad orlo ingrossato lisci o con cordone,brocche e situle. Ciò va valutato come unpreciso indicatore cronologico, in quanto lescodelle sembrano essere i primi oggetti adessere prodotti, mentre i bacini troncoconicied altre forme, pur rimanendo nell’ambito delVI secolo a.C., si rinvengono in contesti datatileggermente più tardi : tale cronologia è soste-nuta, oltre che da caratteristiche tecniche161,dalla presenza di diversi tipi per cui non èstato possibile reperire confronti (fig. 26, 3,6-7), che potrebbero essere stati prodottiproprio a Veio, in una fase iniziale e «speri-mentale», e non aver avuto fortuna in seguito.

Manuela MERLO

Instrumentum domesticum

Contrariamente a quanto verificato per lacapanna, per la cisterna è stato possibile indi-viduare non solo tipi specifici, ma anche unnumero minimo di esemplari attribuibili allevarie forme dell’instrumentum domesticum,alcuni dei quali reintegrabili in buona misura.

Come già accennato (p. 229), i frammenti

di doli presenti sono numericamente inferiori(154, con un numero minimo di circa 13 esem-plari) rispetto a quelli del contesto più antico,e presentano complessivamente labbri e orlipiù articolati (fig. 27, 1-3). Molti degli esem-plari individuati sono inoltre scialbati interna-mente : tale dato potrebbe indurre ariesaminare la cronologia dell’introduzione inarea veiente di questo accorgimento tecnico,

256 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 26 – La cisterna – impasto chiaro-sabbioso (M. Merlo).

257VEIO : PIAZZA D’ARMI

Fig. 27 – La cisterna – instrumentum domesticum (V. Acconcia).

258 GILDA BARTOLONI ET ALII

162 Scheffer 1981, p. 43, 71.163 Zifferero 1996, p. 196.164 Zifferero 1996, p. 192-193.165 A tale proposito, di recente, L. Mordeglia per i

fornelli tarquiniesi suggerisce una maggiore complessitànell’attribuzione delle varie attestazioni dei tipi IIA e Bdella Scheffer a singoli centri etrusco-meridionali (2001,p. 164). In realtà, se almeno per Piazza d’Armi non sembravalida l’ipotesi di una introduzione del fornello a tresostegni fin dall’età del ferro avanzata da Zifferero (p. 196;v. Mordeglia 2001, p. 163, nota 137), è comunque evidente– anche dal complesso dell’intero deposito stratigraficofinora venuto alla luce negli scavi dell’Università di Romaa Piazza d’Armi – una prevalenza del tipo a labbro estro-flesso.

166 Per confronti con contesti abitativi, ancora da

Tarquinia, Pian di Civita : Mordeglia 2001, gruppo II,p. 158, tav. 74B (con bibliografa di riferimento).

167 Per Casale Pian Roseto : Murray Threipland, Torelli1970, p. 83, fig. 30, 5-6 : per la Porta Nord-Ovest : MurrayThreipland 1963, p. 68, fig. 24,4.

168 Scheffer 1981, p. 52-54, 72. La stessa Scheffer nellaseconda parte del suo lavoro propone molte evidenzecomparative, alcune delle quali potrebbero essere avvici-nate alla ipotetica funzionalità nonché alla forma di questimateriali. È inoltre necessario rilevare come tra i materialidel contesto in esame sia stato rinvenuto un frammentopertinente all’attacco di una presa (o di un’ansa) realizzatonello stesso tipo di impasto dei «sostegni» (fig. 27, 10), chepotrebbe dubitativamente essere identificato come unelemento funzionale al trasporto e allo spostamento diquesti ultimi, applicato forse sulla sommità.

tradizionalmente ascritto alle più recenti classidell’«internal» e dell’«internal-external slip-ware».

Per quanto riguarda i fornelli, (52 frr., connum. min. di 12 esemplari), un solo esemplare,in posizione probabilmente residuale, è ascrivi-bile al tipo Scheffer ID, tutti gli altri sono inveceattribuibili alla forma a tre sostegni troncoco-nici (tipo IIA della stessa classificazione)162.

Nell’ambito di quest’ultima prevalgonoperò i frammenti con labbro estroflesso e orloingrossato, corrispondenti al tipo 2.1.1 dellaclassificazione proposta da A. Zifferero, preva-lentemente diffuso in area veiente e falisco-capenate (fig. 27, 4-7)163. Solo due degli esem-plari presentano orlo squadrato, caratteristicodei territori cerite e tarquiniese (tipo Zifferero1.1.2 : fig. 27, 8-9)164.

Questo dato conferma la netta distinzionecronologica dei due contesti qui presi in esame,nonché dei tipi e in qualche modo può contri-buire a integrare le conoscenze circa l’introdu-zione della forma a tre sostegni almenonell’area veiente, che potrebbe quindi essereavvenuta nel corso della seconda metà delVII secolo a.C. (corrispondente al vacuumcronologico tra la capanna e la cisterna, chenon presentano commistioni evidenti di tipi)165.

Un’altra forma ricorrente è quella del cd.«testo da pane» (4 frr.), mentre sembrano diincerta interpretazione 4 frammenti pertinentia due anse orizzontali di forma trapezoidale enon complanari alla parte piana, che potrebberoessere attribuite a un braciere (fig. 28, 1-3)166.

Un braciere con tre piedi e presa a pomelloimpostata in corrispondenza dell’orlo è invecereintegrabile da 4 frammenti (fig. 28, 4).

A queste attestazioni si aggiungono 36frammenti (con num. min. di 11 esemplari)pertinenti a una forma articolata in una baseestroflessa aperta con (almeno) una aperturasemicircolare, profilo a campana e sommitàsconosciuta (fig. 27, 11-15). Questi esemplari,qui prudentemente definiti «sostegni», sonoinoltre caratterizzati da un impasto completa-mente differente da quello della ceramica dafuoco dallo stesso contesto, vicino a quellodei materiali da copertura, lisciato sullasuperficie esterna e lasciato grezzo interna-mente. Materiali analoghi ricorrono in pochisignificativi confronti veienti, nello scarico diCasale Pian Roseto, dove sono stati rinvenutiframmenti conservanti una porzione mag-giore del profilo e, con qualche dubbio, dallaPorta Nord-Ovest, identificati genericamentecome «stands»167. Anche a Casale Pian Rosetonon è attestato alcun resto della parte supe-riore di questi utensili, e la ricostruzioneproposta dalla Murray Threipland con piastraforata superiore resta dubitativa. Conestrema cautela, se l’identificazione funzio-nale proposta fosse corretta (non si escludeinfatti che si possa trattare di oggetti utiliz-zati in tutt’altra maniera – ad esempio comecomignoli?), si potrebbe assimilare questaforma ai fornelli del tipo III della Scheffer,che la studiosa interpreta come forni porta-tili168.

259VEIO : PIAZZA D’ARMI

Fig. 28 – La cisterna – instrumentum domesticum (V. Acconcia).

260 GILDA BARTOLONI ET ALII

Fig. 29 – La cisterna – materiale edilizio (V. Paolini).

261VEIO : PIAZZA D’ARMI

169 Per i rinvenimenti di anfore simili all’esemplare quipresentato nelle tombe della necropoli veiente di Volusia,dalla tomba 1 : Carbonara et al.1996, p. 20, nn. 1-5 (Orien-talizzante recente); tomba 4 : p. 46, nn. 1-2 (Orientaliz-zante recente; con discussione della bibliografia). PerCasale Pian Roseto : Murray Threipland, Torelli 1970,p. 84, fig. 34,1.

170 Nella contesto in esame è attestata soltanto un’alettain impasto rosso, non meglio identificabile, ed alcunifrustuli di parete di tegola.

171 Nell’ambito della III edizione del Convegno Interna-zionale Deliciae Fictiles : Bartoloni et al. 2006.

172 Wikander 1986; 1993.

Un altro elemento di novità rispetto alcomplesso più antico è un’anfora con scialba-tura interna ed esterna, non ascrivibile alletipologie articolate per i rinvenimenti da relittio dall’area transmarina bensì a forme diffusein area veiente fin dal VII secolo e presenti

anche nel contesto più tardo di Casale PianRoseto (fig. 28,5)169.

Tra gli altri materiali rinvenuti, frammentidi coperchi (un esemplare ben reintegrabile),un rocchetto e due pesi da telaio (fig. 27, 16 :fig. 28, 6).

Valeria ACCONCIA

Il materiale edilizio

Il materiale edilizio, molto cospicuo,proviene pressoché esclusivamente dallacisterna170. Oltre ad una ricca serie di terre-cotte architettoniche, recentemente presen-tata171, il materiale si divide in tegole e coppi,per il 99% in impasto rosso.

Le tegole, secondo la tipologia di Ö. Wi-kander172, sono identificabili per la maggiorparte genericamente nel più antico tipo I(l’80%), mentre un ulteriore 15% può essereascritto più precisamente al I A (fig. 29, 1) ed il3% al I B (fig. 29, 2). Soltanto il 2% può essereattribuito al tipo II, più evoluto (fig. 29, 3). Trai frammenti di tegole presi in esame se nesegnala una con l’impressione di una zampettafelina (fig. 29, 4).

I coppi sembrano per la quasi totalità deltipo Wikander I, con pareti rastremate, ilche spiega le varie dimensioni dell’arco atte-state (fig. 29, 6). Un solo frammento, chepresenta una curvatura a sesto acuto, puòessere interpretato come coppo di colmo(fig. 27, 5). Interessante è il bordo esternodistinto di alcuni frammenti, che sembraattestare una forma di coppo con dentemolto rudimentale (fig. 29, 7). Non è chiarose questo debba essere attribuito al tipoWikander IIIA, oppure, forse più probabil-mente, possa essere visto come un precoceesperimento all’interno del sistema a paretirastremate : il tipo II ma con dente moltoben sviluppato.

Valeria PAOLINI

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