Un rilievo ellenistico da Hierapolis di Frigia. Note intorno ad una iconografia dinastica, in Mare...

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MARE INTERNUM ARCHEOLOGIA E CULTURE DEL MEDITERRANEO

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MARE INTERNUM

ARCHEOLOGIA E CULTURE

DEL MEDITERRANEO

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SOMMARIO

Franco Cardini, Il Mediterraneo, ‘continente liquido’ e ponte tra civiltà 9

contributi

Wolf-Dieter Heilmeyer, Winckelmann-Rezeption zwischen Schinkel und Burckhardt 17Anthony Bonanno, L’acqua nella cultura dei templi megalitici di Malta 25Paolo Matthiae, Le immagini del trionfo. Arte storica in Egitto e in Mesopotamia 33Vincenzo La Rosa, Élites sicane e antroponimi micenei 55Lorenzo Braccesi, Le stele figurate di Novilara 61Giovanni Uggeri, La cronologia del Periplo del Ponto Eusino dello Pseudo-Scilace e gli interessi di Atene nel Mar Nero nel iv

secolo a.C. 65Angelos Delivorrias, L’Igea di Epidauro e la salute del pensiero archeologico 77Ernesto De Miro, La Sicilia e l’Egitto nel periodo ellenistico-romano. Sintesi e nuovi dati 85Antonino Di Vita, Cultura greca e tradizione locale nella tomba di un mystes tripolitano dell’età di Claudio 99Giuseppe Pellino, Un rilievo ellenistico con scena di caccia da Hierapolis di Frigia. Note intorno ad un’iconografia dinastica 113

note e discussioni

Antonella Mandruzzato, Una statua con gli attributi di Fortuna nel Museo di Leptis Magna 129Patrizia Minà, La necropoli di Mustapha Pasha ad Alessandria d’Egitto. Note sull’occupazione del suolo 137Alessia Mistretta, Antonella Mandruzzato, Prolegomeni lilybaetani 149Rosa Maria Bonacasa Carra, La catacomba di Villagrazia di Carini. Un esempio di architettura funeraria paleocristiana in

Sicilia. Ricerche 2000-2008 159

ell’ambito delle attività di ricognizione archeologica disuperficie effettuate durante la campagna estiva del 2004,

fu recuperato dall’unità di ricerca topografica della Missione

Archeologica Italiana, un rilievo architettonico in marmobianco, all’interno dell’area urbana di Hierapolis di Frigia, cir-ca 95 m a nord del teatro (Regio viii, Insula 101)1 (Fig. 1).

1 Colgo l’occasione per ringraziare il Dott. Giuseppe Scardozzi (cnr-ibam, Lecce), che coordina sul terreno le attività di ricognizione topograficanella città di Hierapolis, cui devo i dati relativi al contesto di provenienza delpezzo. Un ringraziamento particolare va innanzitutto al Prof. FrancescoD’Andria, Direttore della Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Fri-gia, per avermi affidato l’edizione del rilievo e per i numerosi suggerimentiimpartiti nel corso dell’elaborazione del presente contributo. Mi è gradito ri-volgere un doveroso ringraziamento al Prof. Nicola Bonacasa per aver accol-

to l’articolo nella sua prestigiosa rivista. Desidero, inoltre, ringraziare laProf.ssa Ilaria Romeo, con cui ho avuto modo di avere proficue discussionisull’argomento e le Dott.sse Francesca Silvestrelli e Katia Mannino per la ri-lettura del testo. Esprimo la mia gratitudine a Gianni Ruggiero responsabiledel Laboratorio Digital Imaging, Dipartimento Beni Culturali, Università delSalento per la rielaborazione delle tavole. Il disegno ricostruttivo lo devo allamano di Fabiola Malinconico del Laboratorio di Archeologia Classica, Dipar-timento di Beni Culturali, Università del Salento.

N

UN RILIEVO ELLENISTICOCON SCENA DI CACCIA DA HIERAPOLIS DI FRIGIA.NOTE INTORNO AD UN’ICONOGRAFIA DINASTICA

Giuseppe Pellino

Pericle, figlio di Àrchia, la stele di pietra son io;delle tue cacce la memoria serbo.Tutto intorno alla tomba: cavalli, strali, le cagne,i paletti, le reti sui paletti.Cose di marmo sono, ahimè! Vi corrono attorno le fiere;e tu ventenne, un sonno, eterno dormi(Antologia Palatina, vii, 338, traduzione a cura di F. M. Pontani,Torino, 1979, vol. ii, p. 167).

Fig. 1. Hierapolis di Frigia. Particolare della Regio viii, Insula 101 con lalocalizzazione del rinvenimento (rielaborazione da Archivio grafico Maier).

114 giuseppe pellino

L’area in cui è avvenuto il ritrovamento, sostanzialmentenon ancora indagata, è interessata dalla presenza di resti di al-cuni edifici di probabile età bizantina; la lastra, al momentodel rinvenimento, si trovava in giacitura secondaria, rovescia-ta sul terreno nelle vicinanze di altri materiali architettonicierratici, cronologicamente tra loro eterogenei e provenienticon ogni probabilità dalla spoliazione di edifici gravitantinell’area.

Le modalità di recupero del rilievo purtroppo impedisco-no di formulare ipotesi sull’originario contesto di provenien-za del pezzo; è, comunque, possibile che il frammento di ri-lievo sia stato intercettato in occasione dei lavori effettuatiper la messa in opera della conduttura dell’acquedotto, conlo scavo di una trincea che passa in prossimità del luogo delrinvenimento.

La lastra di forma rettangolare in marmo bianco a grana fi-ne e cristallina (marmo frigio) si presenta fratturata lungo illato superiore e sul lato sinistro; la faccia destra del rilievo, in-vece, appare interessata da una rozza anathyrosis medianteuna lavorazione a piccoli colpi di scalpello ravvicinati.1

Il piano di posa della lastra mostra un analogo trattamentodelle superfici a scalpello; la parte inferiore del rilievo terminacon un listello liscio, piano e leggermente aggettante, solo inparte scheggiato.

Su un fondo neutro, liscio e perfettamente polito, si con-serva ad alto rilievo la gamba sinistra di un personaggio ma-schile, restituitaci fino al polpaccio e posta di profilo, che in-dossa un alto calzare; il piede destro, di cui rimane la tramadelle stringhe che chiudono il gambale, è posto di prospettoed è poggiato su una roccia.

Al centro del campo figurato s’imposta un cane, privo del-la testa e mancante delle zampe posteriore e anteriore destra;l’animale in posizione rampante poggia la zampa destra suun cinghiale (?), di cui rimane parte della zampa con lo zoc-colo poggiato su una roccia, quasi a ghermirlo sull’estremitàsinistra del rilievo.

All’altezza del collo del cane è visibile un incavo destinatoad accoglierne il collare (Figg. 2-3).

Nonostante l’esiguità del rilievo e le numerose abrasioni escheggiature che ne compromettono l’integrità e la leggibi-lità non si può non riconoscere per via della foggia della figu-ra maschile, verosimilmente un cacciatore, come suggeriscel’impiego di alti gambali indossati, il tema della caccia el’adattamento del motivo figurato in un preciso contesto pae-saggistico roccioso.2

La scena raffigurata sul rilievo ierapolitano riprende in ma-niera pressoché analoga motivi figurativi che sono alla basedelle rappresentazioni di scene di cacce reali; i paralleli imme-diatamente più prossimi da un punto di vista iconografico sono riscontrabili nell’ambito della produzione musiva d’etàellenistica di ambiente macedone. Un confronto piuttostostringente è dato, per citare un illustre e noto esempio, con ilmosaico di Caccia al Cervo di Alessandro ed Efestione firma-to dal mosaicista Gnosis sullo scorcio del iv sec. a.C. e prove-niente dall’arredo musivo della Casa a Peristilio, i, 5 di Pella3(Fig. 4).

Al di là delle evidenti differenze, dovute al diverso tipo dipratica venatoria rappresentata sul mosaico di Pella, risultachiara dal confronto la dipendenza da questo nella pondera-zione (gamba sinistra di profilo e l’altra di prospetto di Ales-sandro) e nell’impostazione dell’impianto paesaggistico conambiente roccioso del soggetto rappresentato sul rilievo ie-rapolitano; simile nella sinossi è anche la posizione rampantedel segugio pronto ad aggredire e agguantare, al momento,la preda.

Analoga impostazione, ma con ponderazione inversa ac-compagnata da una costruzione secondo un sistema di lineeoblique parallele, si ritrova sul mosaico a ciottoli con la Cac-cia al Leone d’Alessandro ed Efestione, databile al 310 a.C.,dalla Casa a Peristilio (i, 1 ambiente C), dove il principe, mi-nacciato dalla fiera, è costretto a girarsi per il sopravveniredell’hetairos; Alessandro, impegnato nella lotta in un territo-

1 Pamukkale: deposito locale della Missione Archeologica Italiana. Spora-dico. Inv. n.: RVIII 101. Lungh. cm 67; alt. cm 45; spess. mass. cm 21, 3.

2 Come appare chiaro dal gambale destro sul rilievo, si può, forse, rico-noscere nei calzari indossati dal kynegetes ierapolitano, i krepides, tipica cal-zatura macedone, caratterizzati da una spessa suola e da lacci in pelle chevenivano legati intorno alla caviglia, spesso indossati al di sopra di calze perevitare scorticature e proteggere i piedi. Questi calzari impiegati anche nellecacce, così come appaiono nella tomba di Filippo II a Vergina, coprono qua-si interamente il piede, a eccezione degli alluci (Saatsoglou-Paliadeli

1993, p. 145; Saatsoglou-Paliadeli 1995, p. 113; Roccos 2006, pp. 307, 498).Il gambale sinistro indossato dal cacciatore ierapolitano, posto di profilo,appare liscio senza la notazione delle stringhe di cuoio; è probabile che i lacci fossero, in questo specifico caso, dipinti, come si verifica, per esempio,su alcuni rilievi funerari da Vergina, dove sono scolpite solo le suole, mentrele parti in pelle erano generalmente dipinte (Saatsoglou-Paliadeli 1993,pl. i, b, iv, a).

3 Salzmann 1982, pp. 107-108, Kat. n. 103, Taf. 29; Moreno 1993, p. 102sgg., fig. 1; Moreno 1995, p. 121; Dunbabin 1999, pp. 12 sgg., 14, fig. 12.

Fig. 2. Pamukkale. Locale deposito della Missione Archeologica Italiana:rilievo in marmo bianco con scena di caccia, ii sec. a.C. (da Archivio fotografico Maier).

Fig. 3. Pamukkale. Locale depositodella Missione Archeologica Italiana:particolare del lato destro del rilievo

(da Archivio fotografico Maier).

un rilievo ellenistico con scena di caccia da hierapolis di frigia 115

rio roccioso, ha ancora l’arma racchiusa nel fodero che pro-tende per istinto alla difesa all’animale, mentre bilancia nelladestra il giavellotto con cui ucciderà la vittima, approfittandodella distrazione indotta sulla destra dal compagno.1

In un altro caso ancora legato all’alveo della tradizione fi-gurativa di ambiente macedone le analogie non si limitanosoltanto al movimento e alla ponderazione ma si estendonoanche ai valori dinamici del panneggio, più complessi rispet-to al livello rivelato dal mosaico con la Caccia al Cervo diAlessandro ed Efestione; una base proveniente dallo Stadio diMessene, ora al Louvre, databile al 300 a.C., ripropone il tema della Caccia al Leone di Alessandro e Cratero, in unasorta di assimilazione iconografica presente sul mosaico conCaccia al Cervo di Alessandro ed Efestione.2

Nel rilievo del Louvre Alessandro, accompagnato a piedida due segugi, è impegnato in una lotta mortale con la belvache ha aggredito uno dei due cani, la quale si vede costrettaa volgersi improvvisamente sulla sinistra per il sopraggiun-gere di Cratero a cavallo, con chitone, mantello corto e kau-sía; Alessandro è colto nel momento in cui sta per sferrare uncolpo tremendo al leone con la doppia ascia che ha dietro lespalle (Fig. 5).

Lo schema del monarca macedone è sostanzialmenteidentico, ma con ritmo di ponderazione inversa a quello del

cacciatore ierapolitano; i cani mostrano un magnifico stu-dio della razza laconica, snella, slanciata e con punta dellacoda ritorta, che si riconosce nell’altro mosaico con la Cac-cia di Alessandro e Efestione a Pella e nel nostro rilievo daHierapolis.3

Le osservazioni sul rapporto di dipendenza dello schemafigurativo di caccia del rilievo ierapolitano, dalla tradizione fi-gurativa di ambiente macedone, si possono estendere inoltrealla scena di Caccia al Leone dipinta sulla fronte della Tombadi Filippo II a Vergina, databile al 340-317 a.C.4 Nell’episodiodi Vergina vi sono un cacciatore e un cane in più rispetto allaparte di rilievo di Messene che ci è pervenuta; le due scenehanno andamento inverso ma, in entrambi i casi, il leone, po-sto al centro, è alle prese con un cane che si dibatte ferito trale zampe anteriori della fiera, mentre un altro segugio gli sipara di fronte.

Al di là delle differenze prospettiche dei gruppi di Verginae di Messene, in questa sede è interessante sottolineare la posizione del cacciatore sull’estremità sinistra della scena; ilpersonaggio macedone, con kausía, mantello corto e svolaz-zante e giavellotto, poggia la gamba sinistra di profilo, men-tre arretra l’altra posta di prospetto.

Il cacciatore macedone è affiancato da un segugio di razzalaconica in posizione rampante pronto ad aggredire la belva

1 Salzmann 1982, pp. 105-106, Kat. n. 98, Taff. 30-31; Moreno 1993, pp. 105-108, figg. 6-7-9-11; Moreno 1995, p. 221, cat. n. 18; Moreno 1997, p. 63, cat. n.4.7.1; Dunbabin 1999, p. 12, fig. 9.

2 Stewart 1993, pp. 45, 427, fig. 89; Moreno 1997, p. 174, cat. n. 4.22.1 conbibliografia precedente.

3 Il segugio ierapolitano presenta chiare dipendenze nella forma anatomi-ca dai segugi di razza laconica rappresentati sul fregio con caccia della tombareale di Filippo II a Vergina; cfr.: Reilly 1993, p. 161, fig. 1, nn. 2-6-9.

4 Andronikos 1984, pp. 102-103, fig. 58; Moreno 1987, pp. 115-125, figg. 121,150-153, 201, 203, 207, 210; Baumer, Weber 1991; Briant 1991; Reilly 1993;

Hammond 1994, pp. 180-181, fig. 10, pl. 8 b; Moreno 1998, pp. 17-19, fig. 9; Pa-lagia 1998; Droúgou, Saatsóglu-Paliadéli 1999, pp. 41-45, figg. 60-62;Donnelly Carney 2000, pp. 234-237; una datazione bassa della tomba ascri-vibile al 317-316 a.C. è proposta, sulla base di confronti tipologici delle kausiairappresentate sul fregio della caccia con il simbolo monetale della kausía diadematophoros sulle emissioni monetali di Filippo III, da Prestianni Gial-lombardo 1991, p. 286 e nota 63; Prestianni Giallombardo 1993, pp. 76-81. Un’analoga proposta cronologica e un’ipotesi di identificazione in FilippoIII ed Eurydike come la coppia reale tenutaria della tomba ii sono contenutein: Tripodi 1991, p. 191; Tripodi 1998, pp. 57, 107 sgg.

Fig. 4. Pella. Casa a Peristilio, i 5: mosaico con Caccia al Cervo di Alessandro ed Efestione,fine iv sec. a.C. (da Moreno 1995).

116 giuseppe pellino

centrale; un tale schema è riformulato senza sostanziali mo-difiche sulla monomachia ierapolitana1 (Fig. 6).

Anche il ciclo pittorico che decorava la fronte della tombadi Filippo II a Vergina prevedeva un gruppo con scena di cac-cia al cinghiale, dove i cacciatori sono raffigurati a piedi ar-mati di lancia e a cavallo.2

Il motivo del cacciatore con alti calzari, armato di giavel-lotto e scudo inserito in un fondale naturalistico roccioso, ap-pare, in una ponderazione inversa a quello del cacciatore ie-rapolitano, su un mosaico a ciottoli della prima metà del iiisec. a.C. da Alessandria;3 il motivo della caccia al Cervo è,poi, reiterato in un altro mosaico a ciottoli da Alessandria, da-tabile tra la fine del iii e gli inizi del ii sec. a.C., dove la posadei due Eroti cacciatori è modellata secondo l’esempio delmosaico con caccia di Alessandro e di Efestione da Pella.4

Sorprendenti analogie con l’esemplare ierapolitano si ri-trovano, poi, sul mosaico pavimentale che decorava l’esedradell’edificio B di Piazza della Vittoria a Palermo, un comples-so residenziale sorto nella seconda metà del ii sec. a.C., cheesibisce al centro del campo figurato una scena di caccia mo-

dellata sull’esempio della Alexandri venatio;5 il mosaico paler-mitano, probabilmente opera di botteghe alessandrine, evo-ca nei suoi rimandi alla caccia al leone e al cinghiale e alle no-tazioni paesaggistiche la tradizione figurativa di ambientemacedone e ha in comune con il rilievo in oggetto l’enfasi da-ta dal mosaicista al motivo con assalto al cinghiale, che sem-bra essere la scena principale del riquadro musivo (Fig. 7).

Particolarmente significativa per la ricostruzione delgruppo raffigurato nel rilievo ierapolitano è una serie di stelai tardo-ellenistiche di area microasiatica, con scene dicaccia che ripropongono in singole monomachie scene dicaccia al cinghiale o, in rarissimi casi, all’orso, spesso inseritenella specchiatura inferiore del campo figurato, laddove il ri-quadro superiore è generalmente occupato da una scena dibanchetto.6

Si tratta nella fattispecie dell’unica fonte, in assenza di piùpuntuali comparanda, che consente l’integrazione dell’esem-plare ierapolitano dal punto di vista iconografico e il suo in-quadramento cronologico tra la prima metà del ii e gli inizidel i sec. a.C.7

1 Andronikos 1984, p. 111, fig. 67; l’affresco posto nel triclinio della Villarustica di Gragnano a Stabia propone in pieno profilo un cacciatore con dia-dema bianco e alti calzari mentre assale con una lancia un cinghiale, accom-pagnato da un segugio che corre accanto a lui. La pittura stabiana, copia diun precedente pittorico ellenistico, replica con sensibili modifiche la cacciareale di Vergina (Moreno 1998, p. 53, fig. 44). Una scena analoga appare suun mosaico pavimentale di Setif, copia della Caccia al cinghiale di Tolomeo,l’opera di Antifilo brevemente citata da Plinio (Moreno 1998, p. 53, fig. 45,con bibliografia precedente). Una serie di frammenti di matrice di ceramicaaretina dell’atélier di M. Perennius Tigranus (31-14 a.C.) riproduce, con straor-dinario potere evocativo, modelli di cacce reali di tradizione macedone (Ste-wart 1993, p. 48, figg. 91-93); particolarmente interessante nel confronto conil tipo del cacciatore ierapolitano, è un frammento del Museo di Boston, chemostra un principe con diadema e himation svolazzante, mentre assale conuna lancia un cinghiale sullo sfondo di un paesaggio roccioso (Stewart 1993,p. 274, fig. 94). 2 Andronikos 1984, p. 104, fig. 61.

3 Salzmann 1982, p. 115, Kat. n. 133, Taf. 87, 1-3.4 Salzmann 1982, p. 116, Kat. n. 134, Taf. 88, 1-3; 89, 1-4; 90,1; Dunbabin

1999, p. 24, figg. 22-23.5 Boeselager 1983, pp. 47-52, Taf. ix, Abb. 19; Dunbabin 1999, p. 38 e nota

3. Per la datazione dell’Edifico B di Piazza della Vittoria a Palermo alla secon-da metà del ii a.C. si rimanda ai nuovi saggi effettuati nell’area del peristilio:Spatafora, Montali 2006, pp. 136-140; sulle fasi architettoniche del com-plesso e relative ipotesi ricostruttive cfr.: Spatafora, Montali 2006, pp. 140-

150; contra Di Stefano 1997, p. 8 sgg., che opta, sulla base di confronti tipo-logici con l’architettura domestica siciliana d’età ellenistica, per una datazio-ne del complesso palermitano al iii a.C. Sull’attribuzione del mosaico ora amaestranze alessandrine ora a maestranze campane ora ad un atélier sicilianocfr.: Wilson 1990, p. 31. L’attribuzione a botteghe alessandrine è stata ripresadopo la scoperta a Segesta di frammenti di mosaico con la firma di Dionysosalessandrino. Cfr. Portale 1995, p. 161 sgg., fig. 174, 2; Portale 1997, p. 99;Camerata Scovazzo 1997, p. 112 sgg., 120, figg. 8-9; Daszewski 1998, pp.401-403, fig. 3. Sul mosaico palermitano si vedano, inoltre, le recenti riflessionidi Bonacasa 2002. Sull’identificazione dei personaggi, sull’interpretazionee ricostruzione della scena cfr. anche: Wootton 2002, in particolare pp. 272-274, con datazione al tardo iv - inizi iii sec. a.C. sulla base di caratteristichetecniche del mosaico palermitano e della presenza nel riquadro musivo sia dimacedoni che di persiani.

6 Sull’argomento cfr.: Pfuhl, Möbius ii, p. 353 con note 1 e 2; sulle stelaicon scene di banchetto si rimanda più diffusamente a: Fabricius 1999. Sullestele funerarie misie e bitinie con “Mahlszenen” cfr.: Cremer 1991, pp. 70-81;Cremer 1992, pp. 4-7, 115; sulla separazione ideologica dell’universo cinege-tico e conviviale nell’iconografia arcaica e classica si veda: Schmitt,Schnapp 1982, p. 64; Ghedini 1992; sul tema della caccia al cinghiale si vedaora: Borchhardt, Bleibtreu 2008.

7 Sui problemi di cronologia delle stelai ellenistico-romane dell’area nord-occidentale dell’Asia Minore cfr.: Pfuhl, Möbius, i, p. 42 sgg.; Cremer 1991,pp. 5-7; Rumscheid, Held 1994, p. 97.

Fig. 5. Parigi, Louvre. Dallo Stadio di Messene: base con Caccia al Leone di Alessandro e Cratero, 300 a.C. (da Stewart 1993).

un rilievo ellenistico con scena di caccia da hierapolis di frigia 117

È così, per citare qualche esempio, su una stele funerariaal Museo di Bursa da Hadrianoi, inquadrabile agli inizi del isec. a.C., in cui l’ultimo riquadro del campo figurato ospitauna scena di caccia con una figura maschile a bassorilievo,vestita di tunica corta fino alla vita e armata di lancia; un cane, realizzato ad incisione, la affianca, mentre il cacciatoreferisce mortalmente un cinghiale posto all’estremità destradel rilievo.1

Una scena analoga, ma realizzata con maggiore rigiditàformale, si imposta su un’altra stele frammentaria provenien-te da Acmonia;2 il motivo, nello schema del cavaliere trace ac-compagnato da un appiedato, ricompare su due stelai tardo-ellenistiche, rispettivamente, una del Museo di Istanbul,databile agli inizi del ii sec. a.C. e un’altra da Miletopolis, in-quadrabile nella prima metà del i a.C.3

Stessa scena, paratatticamente organizzata lungo la paretedel blocco, appare come motivo conclusivo di una stele fram-mentaria con “Mahlszene” da Nicomedia, riferita dalla Cre-mer al i sec. a.C.4

Un esempio più elaborato di tale schema compare su unastele funeraria che onora un certo Mokazis, un autorevoleevergete della prima metà del ii sec. a.C.; il documento, pro-veniente dalla Bithynia, piuttosto singolare per via dell’iscri-zione metrica che percorre la base del rilievo, commemora,con singolare gusto retrospettivo, la vita di questo notabile diTarseia5 (Fig. 8).

1 Pfuhl, Möbius, i, pp. 188-189, Kat. n. 687, Taf. 103; Fabricius 1999, p.312 sgg., Taf. 41 b.

2 Pfuhl, Möbius, ii, pp. 280-281, Kat. n. 1131, Taf. 170.3 Pfuhl, Möbius, ii, p. 334, Kat. nn. 111 b-1399, Taff. 204-203.4 Cremer 1992, p. 126, Kat. n. NS 13, Taf. 6.5 Rumscheid, Held 1994; Merkelbach, Blümel 1995; SEG 44. 1010; sul-

la localizzazione di Tarseia di Bithynia: Rumscheid, Held 1994, pp. 103-106.

Fig. 6. Vergina. Tomba di Filippo II: particolare della Caccia al Leone, 340-317 a.C.(da Andronikos 1984).

Fig. 7. Palermo, Piazza della Vittoria.Particolare del mosaico con scena di caccia:

cinghiale assalito dai cani, ii sec. a.C.(rielaborazione da Wootton 2002).

118 giuseppe pellino

La preminenza del suo ruolo è enfatizzata non solo nel te-sto dell’epigramma che correda il rilievo, ma anche dalla sce-na di battaglia che campeggia nel riquadro centrale della ste-le, che, com’è stato a ragione sottolineato, rielabora motivi

figurativi cari alla tradizione dei lunghi fregi figurati di tradi-zione microasiatica, così come appaiono, con le dovute diffe-renze di stile e di adattamento all’esiguità del campo figuratodella stele, nelle scene di combattimento del Monumentodelle Nereidi a Xanthos o nei temi sviluppati nel lungo fregiocon Gigantomachia dell’Ara di Pergamo.1 Dopo aver men-zionato tutte le attività di rilievo del defunto, nell’epigrammasi figura l’idea del rappresentato trasfigurato dopo la suamorte in un daimon benevolo protettore della sua patra (Tar-seia in Bithynia);2 il rilievo iscritto di Mokazis che si caratteriz-za essenzialmente come documento privato dimostra comela distinzione e l’identità delle élites sono continuamente de-finite in termini di servizio (in questo specifico caso di servi-zio in guerra) alla comunità.

La stele, infatti, riflette, come in numerosi altri casi da tem-po noti, la relazione dialettica tra città ed élites e mostra comela città sia la garante assoluta di tali onori e lo strumento pri-vilegiato di autorappresentazioni dell’élite, al di là della nobil-tà di nascita e di ricchezza.3

Quello che a noi interessa rilevare in questa sede nel con-fronto con l’esemplare ierapolitano è l’utilizzo dello schemadella caccia, questa volta all’orso, che ospita l’ultima spec-chiatura della stele di Mokazis; prescindendo dall’unicità delsoggetto, che si riscontra assai raramente nelle stelai funera-rie di tradizione microasiatica,4 vale la pena sottolineare lasimilarità nell’impostazione della scena con quella ierapoli-tana: entro un fondale naturalistico con alberi mossi sensibil-mente dal vento, il defunto/cacciatore, in evidente prolessifigurativa, con corta tunica, berretto pileato (frigio?) e hima-tion svolazzante, ferisce con una lunga lancia un orso postosull’estremità sinistra del rilievo.

Anche in questo caso la figura è accompagnata da un segu-gio posto immediatamente a ghermire la preda, mentre unsecondo cacciatore, con una lancia sulla spalla, assiste guar-dingo scortato da un altro cane sul limite destro della scena5(Fig. 9).

Sulla base dei confronti sopra evocati e della diffusione del-lo schema figurativo sulle stelai microasiatiche tra il ii e il isec. a.C., appare probabile una datazione del rilievo ierapoli-tano in quest’orizzonte cronologico; un ancoraggio dellostesso in questo particolare frangente sembra essere suggeri-to inoltre dalla morbidezza plastica del modellato, dalla finez-za del disegno e dalla levigatezza delle superfici, elementi so-stanzialmente estranei alle opere figurative in marmo d’etàimperiale prodotte e censite nella città frigia (Fig. 10).

Appare improbabile l’interpretazione dell’esemplare iera-politano come parte rimanente di una stele, considerate leproporzioni ragguardevoli da un punto di vista dimensionaledel pezzo, nel confronto con le scene delle singole specchia-ture delle stele, dove il disegno spesso è male adattato per viadell’esiguità del campo figurato messo a disposizione del la-picida; lo spessore stesso della lastra tenderebbe ad escluderetale eventualità.

La presenza, poi, di un listello di chiusura liscio e aggettan-te lungo l’estremità inferiore del rilievo, induce a ritenere chepossa trattarsi di una lastra, inserita eventualmente entro unpreciso contesto architettonico.

Le tematiche cinegetiche, rimanendo in ambito microasia-tico, trovano un’applicazione privilegiata, nella loro valenzafuneraria atta ad esprimere le gesta eroiche e l’aretè in unaprospettiva celebrativa ed eroizzante del defunto, anche sulterzo fregio della facciata est del Monumento delle Nereidi a

1 Rumscheid, Held 1994, p. 101, Taf. 109.2 Rumscheid, Held 1994, p. 92, riga 11.3 Ma 2000, p. 110; sull’impronta civica delle élites nella città ellenistica cfr.:

Veyne 1977, Gauthier 1985, Wörrle 1995.4 Pfuhl, Möbius ii, Kat. nn. 111b-1399 e nota 17, 1401-1402-1296; Cremer

1992, p. 11 sgg.; il motivo è già presente sui rilievi del fregio che decorava ilMonumento delle Nereidi a Xanthos (Childs, Demargne 1989, p. 187 sgg.,

pl. 115) e sul piccolo fregio della base del sarcofago delle Piangenti, provenien-te dalla Necropoli reale di Sidone, databile al 360 a.C. ca (Fleischer 1983, pp.11, 30 sgg., 75, Taf. 12, figg. A 1-7; Houser 1998, p. 287, fig. 11; Rolley 1999, p.236 sgg., figg. 237-238; Barringer 2001, p. 185 sgg., figg. 102-103); per alcuniesempi di raffigurazioni licie con caccia all’orso si veda: Zahle 1979, p. 309;altri spunti sono contenuti in: Tripodi 1991, p. 181.

5 Rumscheid, Held 1994, Taf. 20.

Fig. 8. Adliye Köyü/Adapazarı. Stele di Mokazis,prima metà del ii sec. a.C. (da Rumscheid, Held 1994).

un rilievo ellenistico con scena di caccia da hierapolis di frigia 119

Fig. 9. Adliye Köyü/Adapazarı. Stele di Mokazis, prima metà del ii sec. a.C.:particolare con scena di caccia all’orso (da Rumscheid, Held 1994).

Fig. 10. Restituzione grafica del rilievo con scena di caccia da Hierapolis (disegno F. Malinconico).

120 giuseppe pellino

Xanthos, il cui arredo scultoreo è stato datato da W. Childs al380 a.C.1

Si tratta di un monumentale heroon funerario, il cui titolareè stato identificato verosimilmente con il dinasta licio Erbin-na/Arbinas, figlio di Kheriga, attestato epigraficamente sia aLetoon che a Xanthos.2

Il ricco apparato scultoreo si snoda su due livelli lungo ilpodio, sull’architrave lungo i muri della cella e nel campofrontonale e ripercorre progressivamente, mediante un raffi-nato gioco allusivo e simbolico, le scene di vita di Arbinas, dalcombattimento, al coronamento del monarca in battaglia, alricevimento delle ambascerie, alla preparazione del banchet-to e del sacrificio.3

Le scene di caccia reale, visibili sul fregio immediatamenteal di sotto del timpano, provvedono a trasferire su un pianosimbolico la completa eroizzazione del defunto.4

Il soggetto venatorio, tradotto in proporzioni monumen-tali attraverso il ricorso a figure colossali a tutto tondo, cor-reva, inoltre, lungo il terzo livello del podio del Mausoleo diAlicarnasso, destinato ad ospitare le spoglie di Mausolo, sa-trapo della Caria tra il 360-340 a.C.5

Il tema della caccia, che sottende alle virtù del titolare dellatomba, nello specifico caso trasfigurato in un’aurea mitica at-traverso il rimando alla ben nota caccia di Meleagro e il cin-ghiale Calidonio, appare tra i rilievi che decoravano i muri direcinzione dell’heroon di Gölbası-Trysa; si tratta di una piccolatomba del 380 a.C. ca posta in un punto impervio e oscuro delterritorio licio e chiusa da un temenos che si sviluppa in alzatocon poderosi muri fasciati nell’estremità superiore da rilievifigurati sia all’interno che all’esterno di esso.6

La serie di rilievi di Trysa, attualmente esposti al Kunsthi-storisches Museum di Vienna, combina elementi tratti dascene di vita reale con riferimenti alle vittorie riportate in bat-taglia, intronizzazione del dinasta e della coppia reale, ceri-monie legate al banchetto funerario frammiste a miti di fon-dazione locale con particolare rilevanza data all’episodiomitico di Bellerofonte.

È significativa, infatti, la preminenza data alla rappresenta-zione di questo mito, posizionato immediatamente vicino al-la porta di accesso al temenos, quasi a rammentare all’astanteantico le ascendenze mitiche dell’occupante dell’heroon.7

Il carattere celebrativo delle virtù, il potenziale eroizzanteche deriva dalle raffigurazioni delle cacce in contesti funeraridi prestigio e la tipologia architettonica del nostro rilievo parlano a favore di una possibile interpretazione dello stessocome parte di un ciclo perduto a tematica continua, proba-bilmente destinato a decorare un heroon funerario; il monu-mento avrebbe celebrato l’andreia cinegetico-guerriera deldefunto, un membro eminente delle élites ierapolitane nellaprima metà del ii o eventualmente nel corso del i sec. a.C.8

Non è certo nuovo l’espediente di foderare, con cicli figu-rativi continui, monumenti a destinazione funeraria, se siconsidera, come noto esempio, il lungo fregio a tematica ve-natoria che si snoda per tutto il perimetro della base del Sar-cofago delle Prefiche della Necropoli reale di Sidone.9

Un’ampia scena con “Löwenjagd” interessa anche il lato Bdel cd. Sarcofago di Alessandro al Museo di Istanbul, databileal 310 a.C. e destinato ad accogliere le spoglie di Abdalonimo,re di Sidone; episodi riferibili alle cacce reali sono ripropostianche sul lato corto del sarcofago (D), dove figurano l’ucci-sione e la cattura di una pantera.10

Il tentativo potrebbe essere stato quello di adattare nellasfera privata schemi celebrativi di ascendenza dinastica ricor-rendo a forme di autorappresentazione che siamo abituati ariconoscere in numerosi heroa di committenza elevata;11 nonsembra fuori luogo a tal riguardo ricordare che la città di Hie-rapolis nasce sotto il segno della dinastia seleucide, comeconfermano le iscrizioni poste sui gradini del teatro, recantii nomi delle tribù seleucidiche e interpretate come indizio difondazione ad opera di quella dinastia.12

La partecipazione di quadri militari o semplici soldati ma-cedoni alla fondazione del sito trova inoltre conferma in al-cune iscrizioni funerarie d’età imperiale che recano ancorail nome derivato dall’etnico Makedòn;13 la presenza stessa diun genos di Makedonikoi, in alcuni casi associato al culto diApollo Archegethes, divinità poliadica e certamente legata alculto dinastico dei Seleucidi, ha di recente fatto supporre,anche se con le dovute cautele, che la città fosse di fondazio-ne seleucide.14

Suggestiva ma non verificabile sarebbe l’ipotesi di vederein uno dei veterani macedoni o in qualche suo discendente ilcommittente del probabile heroon funerario ierapolitano,

1 Sulla cronologia del Monumento delle Nereidi cfr.: Childs, Demargne1989, pp. 377-404; sul monumento in generale: Demargne 1976; Coupel,Metzger 1969; Martin 1971; Childs 1981; Fedak 1990, pp. 66-68; Barrin-ger 1995, pp. 55-66 n. 385; Rolley 1999, pp. 229-232; Barringer 2001, pp.190-192.

2 Sull’identità dell’occupante cfr.: Childs, Demargne 1989, p. 414 con bi-bliografia precedente.

3 Ghedini 1992, p. 74; Ridgway 1997, pp. 79-88; Rolley 1999, pp. 227-229; Sturgeon 2000, pp. 59-60; Nollé 2001, pp. 21-26.

4 Childs, Demargne 1989, pp. 279-283.5 Si citano, per brevità, vista la mole bibliografica che interessa il monu-

mento: Fedak 1990, pp. 71-74, con una dettagliata descrizione del monumen-to; sulla ricostruzione dell’edificio si vedano i contributi di Jeppesen 1976,Jeppesen 1977-1978, Jeppesen 1989; la proposta ricostruttiva di Hoepfner1996 è contrastata da Jeppesen 1998; sul numero di sculture presenti nell’al-lestimento scultoreo decorativo dell’edificio e sulle misure delle sculture rea-lizzate su differenti scale crescenti (1, 80 m -2,40 m -2,70/3,00 m) cfr.: Way-well 1978, pp. 35-38, 40, 81; Waywell 1989; Jeppesen 1992, pp. 94-95; Rolley1999, pp. 307-310.

6 Benndorf, Niemann 1889; Eichler 1950; Borchhardt, Birbaumer-Borchhardt 1992, pp. 101-102; Ghedini 1992, p. 74; Oberleitner 1994; Rolley 1999, pp. 233-235, figg. 230-234; Barringer 2001, pp. 192-200, figg. 106-110; Szemethy 2005; il fregio meridionale con il mito di Meleagro e Atalanta,Odisseo e Penelope e l’uccisione dei pretendenti potrebbe essere letto comemetafora dell’amore, della separazione e della riunione, motivi appropriatiper la sepoltura di una coppia. Altre tematiche, inserite nella parete interna deltemenos, come le imprese di Sarpedonte e Glaukos, eroi licii che avevano par-tecipato alla guerra troiana, di Perseo e di Teseo trasferiscono in una prospet-tiva mitica le attività del defunto, assimilato nello specifico ad un eroe attico(Nollé 2001, p. 27 sgg.).

7 Sturgeon 2000, p. 64.8 L’elargizione di onori da parte del demos a eminenti locali tra la seconda

metà del ii e gli inizi del i sec. a.C. è attestata, per citare qualche significativoesempio, in area ionica; una serie di stelai figurate con generica provenienza

da Smirne, commemora l’impegno civico e l’euergesia di alcuni eminenti de-funti smirnei. I protagonisti di sesso maschile appaiono rappresentati, nellamaggior parte dei casi, come pensatori, impegnati nell’attività intellettuale eassimilati ai tipi statuari di Sofocle, Eschine e Demostene (Zanker 1993, p.216, fig. 2). L’immediato rimando alla sophrosyne, intesa come capacità di au-tolimitazione e di autocontrollo, si traduce sul piano della percezione visivaantica come momento di celebrazione della virtù civica e militare degli ari-stocratici smirnei. Le defunte si mostrano nell’atto di esibire una cornucopia,che rimanda nel suo generico riferimento alla prosperità anche alla attivitàevergetica, secondo quanto ci è noto dalla tradizione tolemaica (Zanker1993, p. 218, figg. 6-7). Il senso di benessere economico, poi, sottolineato dallapresenza costante di servitori e di oggetti di lusso, si configura come valorestrettamente legato alle donazioni evergetiche. Le stele, qualora fossero peròaccertati i relativi contesti di provenienza dei pezzi, avrebbero trovato unagiusta collocazione all’interno di recinti funerari o come complemento cele-brativo di monumenti funerari di famiglie dallo status sociale particolarmen-te elevato. Altri spunti sull’argomento sono contenuti in: Zanker 1995. Sullapossibile influenza della ritrattistica tardo-repubblicana sul gruppo di stele daSmirne cfr.: Puddu 2006.

9 Barringer 2001, p. 185 sgg., figg. 102-103.10 Von Graewe 1970, pp. 58-61, Taff. 25-2-42; Messerschmidt 1989; Mo-

reno 1994, i, pp. 98-108, figg. 105, 110, 112, 426; Houser 1998; Rolley 1999, pp.364-369, figg. 383, 385-386; Barringer 2001, pp. 185-187, 189, fig. 104; Moreno2002, p. 93 sgg.; sulla storicità del dinasta Abdalonimo e sull’iscrizione prove-niente da Coo che lo menziona: Kántzia 1980; Stewart 1993, pp. 294-306.

11 Una sintesi autorevole sugli heroa di evergeti ellenistici è in: Kader 1995;si veda inoltre Förtsch 1998, pp. 425-433; Berns 2003, pp. 9-52; Cormack2004, pp. 17-27.

12 L’edizione delle iscrizioni è in: Kolb 1974 con addenda in: Ritti 1985, pp.118-122; Cohen 1995, p. 306 n. 3; Ritti 2006, pp. 115-118.

13 Magie 1950, p. 988; Cohen 1995, p. 306 n. 2; Guizzi 2007, p. 598; sullatomba e sul sarcofago di P(ublius) Aelius Apollinarios Makedòn cfr.: Ritti 2006,pp. 56-62, nn. 5-6, figg. 19-20.

14 Ritti 2006, p. 62; Guizzi 2007, p. 599 e nota 65.

un rilievo ellenistico con scena di caccia da hierapolis di frigia 121

considerate le connessioni del nostro rilievo con il repertoriofigurativo mutuato dall’arte ufficiale macedone;1 il recuperodel nostro rilievo, sebbene in giacitura secondaria, lascerebbespazio all’ipotesi di un’ubicazione del probabile heroon all’in-terno del contesto urbano sottolineando il carattere eccezio-nale e privilegiato della sepoltura.

La presenza di heroa di particolare prestigio, edificati inarea microasiatica già a partire dalla tarda età ellenistica al-l’interno del tessuto urbano e votati dal demos e dalla boulè ademinenti evergeti locali, è documentata da una serie di testi-monia epigrafici, per lo più di provenienza afrodisiense, par-ticolarmente significativi per l’eccezionalità delle dediche.2

Da alcuni documenti epigrafici di Afrodisia, infatti, ap-prendiamo che a Kallikrates, figlio di Pythodoros, fu concessodi essere sepolto nel gymnasium in uno spazio intra-urbano,un onore a lui riservato come fondatore della città (ktistes);l’eccezionalità e il privilegio della sepoltura dell’eroe afrodi-siense si giustificano in vista del soccorso recato alla cittadi-nanza in momenti di grave difficoltà, vissuti dalla comunitàafrodisiense durante eventi bellici non altrimenti specificatinell’iscrizione, e nel rischio sopportato in prima persona dal-lo stesso nell’ambasceria a Roma.3

È probabile che Kallikrates abbia avuto un ruolo di primopiano negli eventi drammatici, cui l’iscrizione genericamentefa riferimento, che seguirono alla guerra di Labienus (41 a.C.),combattuta, secondo altre fonti, proprio in territorio afrodi-siense,4 o eventualmente nella guerra civile contro Bruto eCassio, nel corso del secondo triumvirato.5

Analogo privilegio, cioè quello di poter essere sepolto al-l’interno dell’area urbana per particolari meriti di beneme-renza mostrati nei confronti della polis, doveva essere riserva-to forse anche al più eminente cittadino afrodisiense sulloscorcio del i sec. a.C., C. Iulius Zoilos, dopo la sua morte av-venuta probabilmente nel 20 a.C.6

Un’altra iscrizione della metà del i sec. d.C., recuperata nel1981 nei pressi del teatro, decreta onori ad un altro eminenteafrodisiense, Adrastos, cui il demos accorda l’edificazione diuna tomba – un heroon nella fattispecie – e relativi riti funerari

all’interno della città nei pubblici ergasteria posti di fronte alBouleuterion.7

L’iscrizione ricorda inoltre che Adrastos, per non sottrarredenaro alla città, propose di provvedere personalmente allespese derivanti dalla costruzione del monumento funerarioe che avrebbe preferito che l’heroon fosse eretto negli ergaste-ria di sua proprietà.8

La presenza di una tomba a pianta circolare, posta a nord-ovest dell’Odeion, sembra richiamare alla memoria, per la suaubicazione intra urbem, la tomba dell’evergete Adrastos citatanell’iscrizione afrodisiense.

Si tratta di una piattaforma circolare a tre gradini all’inter-no della quale è inserito un sarcofago a ghirlande non finito,con coperchio piano e un altare decorato con eroti ghirlan-dofori; la base circolare sostiene una struttura ottagonale ca-ratterizzata dalla presenza di panchine i cui angoli sono inte-ressati da terminazioni a zampe leonine.9

Il complesso, interpretato come una tomba (heroon) dagliscavatori, non trova puntuali paralleli con monumenti fune-rari d’età imperiale e l’assenza di elementi architettonici rela-tivi all’alzato e alla decorazione architettonica impedisce unsicuro inquadramento cronologico; una datazione della tom-ba tra la tarda età ellenistica e la prima età imperiale è soste-nibile solo sulla base di analisi tipologico-stilistiche condottesul sarcofago, sull’altare e sui profili degli angoli della strut-tura ottagonale con terminazioni zoomorfe.10

A Kyme eolica tra il 133 a.C. e il 129 a.C. il demos onora conuna corona d’oro Archippe, figlia di Dikaiogenes; gli strateghi sifanno carico delle spese provenienti dalla concessione del-l’onore e alla defunta viene, inoltre, concesso di essere sepoltadove sono seppelliti i benefattori della città (intra urbem).11

L’ubicazione, poi, di un articolato complesso funerario(Heroon I) della seconda metà del ii sec. a.C. sulla collina diMileto, posto in stretta connessione con l’edificio teatrale,sembra enfatizzare, in una suggestiva analogia con il caso ie-rapolitano, il sottile legame di entente politico-ideologica cheintercorre tra le élites destinatarie di sepolture eccezionali e lacomunità cittadina.12

1 Non è da escludere, in seconda analisi, l’eventualità di rintracciare lacommittenza tra le élites emergenti negli anni successivi al 167 a.C. allorquan-do Hierapolis, insieme ad altre città gravitanti nelle aree a sud del Meandro,passa sotto il controllo degli Attalidi (sulle influenze della dinastia attalidenella città frigia cfr.: Guizzi 2007, pp. 599-600).

2 In generale sul fenomeno degli heroa e degli edifici commemorativi traii e i sec. a.C. si veda la raccolta sistematica di: Förtsch 1998, pp. 425-433, 454e nota 212.

3 Reynolds 1982, pp. 151, doc. 28, 153, doc. 39, riga 8, doc. 30, pl. 23.1, 154-155.4 Reynolds 1996, p. 124.5 Hallett 1998, p. 87; singolare e suggestiva è l’ipotesi di identificazione

dell’Hallett della statua corazzata di Strategos, firmata dalla bottega di Apollo-nios Aster, come statua-ritratto di Kallikrates dedicata agli inizi del i sec. d.C.da un suo discendente (Hallett 1998, pp. 62-69, cat. n. 1).

6 Sulla carriera di Zoilos: Smith 1993, pp. 4-10, 11-13 (testimonia); Reynolds1996, p. 121; Cormack 2004, pp. 43, 174-175 (sepoltura intra urbem); Berns 2003,p. 178, Kat. 5 B1 (sepoltura nella necropoli della città).

7 Reynolds 1996, p. 123 sgg.; Schörner 2007, pp. 285-286, Kat. B 26, Abb.182-183.

8 Reynolds 1996, pp. 125-126; un’iscrizione afrodisiense, trovata agli inizidel secolo scorso dal Gaudin reimpiegata nelle mura della città e riedita di re-cente, conferisce onori post mortem a Tatia Attalis, nipote di Adrastos mortaprematuramente; il documento indica chiaramente che la giovane donna fusepolta nella tomba (intra urbem) del nonno Adrastos (Reynolds, Roueché1992; Van Bremer 1996, pp. 156-157). Sontuosi onori pubblici post mortem, se-guiti dall’erezione di heroa nello spazio urbano toccarono durante la primametà del i d.C. nella città di Cizico ad Apollonis, figlia di Prokles (sepoltura neipressi del porto della città) e a Menogenes, figlio di Meniskos nella città di Ai-zanoi (sepoltura intra urbem) (Cormack 2004, pp. 67, 111-112; Schörner 2007,pp. 107 e nota 890, 284-285, Abb. 181). Tutti e tre i casi sopra citati mostranocome le città microasiatiche in prima età imperiale ripropongano con le stes-se modalità onori pubblici e edifici commemorativi eccezionali destinati aeroi/evergeti d’età ellenistica.

9 Berns 2003, p. 177, Kat. 5 A1; Cormack 2004, p. 173, fig. 24; una tombaottagonale, datata sulla base degli elementi architettonici superstiti tra il 50 eil 20 a.C., fu eretta all’interno delle mura urbane sull’Embolos lungo la cosid-detta via dei Cureti. Si tratta di un monopteros ottagonale su podio, all’internodel quale fu ricavata una camera funeraria, dove fu posto un sarcofago con-

tenente i resti di una giovane donna. L’interpretazione della tomba come se-poltura di Arsinoe IV, la giovane sorella di Cleopatra VII, che morì assassinataad Efeso nel 41 a.C. su ordine di Antonio e sotto esplicita richiesta di Cleopa-tra, per quanto suggestiva, contrasta con i dati provenienti dai recenti ritro-vamenti ceramici (Kader 1995, pp. 214-215, figg. 1.2, 2.2; Berns 2003, pp. 192-193, Kat. 11 A1; Cormack 2004, pp. 41-42, 222; Schörner 2007, pp. 240-242,Kat. A 18, Abb. 102-110). Nelle prossimità dell’Ottagono sorgeva un’altra im-portante sepoltura intraurbana riconosciuta come probabile cenotafio erettoin onore di Androklos, mitico fondatore della città di Efeso. L’articolato com-plesso su podio, organizzato su un primo ordine dorico su cui si erge unapiattaforma di ordine ionico, esibiva un timpano decorato da rilievi che ve-dono impegnato il mitico oikistes efesino in battaglia contro Lelegi e Cari enella caccia al cinghiale. L’analisi della decorazione architettonica e i recentiritrovamenti ceramici dallo scavo del complesso consentono di datare l’edi-ficio tra la seconda metà del ii e il i a.C. (Kader 1995, pp. 216-218, figg. 1.4-2.4;Berns 2003, pp. 192-193, Kat. 11 A; Cormack 2004, pp. 223-224).

10 Schörner 2007, pp. 242-243, Kat. A 19, Abb. 111-115.11 Schörner 2007, pp. 275-276, Kat. B 18, Abb. 176; sempre da Kyme eolica

un’iscrizione (ii sec. a.C.-14 d.C.) onora L. Vaccius Labeo come ktistes ed euer-getes con una sepoltura all’interno del gymnasium (Schörner 2007, pp. 281-283, Kat. B 24, Abb. 180). Contemporaneamente a Knidos in Caria viene con-cesso a C. Iulius Artemidoros, figlio di C. Iulius Theopompos di essere seppellitoall’interno dello spazio pubblico (gymnasium) (Schörner 2007, pp. 280-281,Kat. B 23).

12 All’interno di un muro perimetrale quadrangolare sono collocati alcu-ni ambienti; un tumulo di 15 m di diametro, costituito da pietre squadrate inporos, era situato lungo il lato orientale del cortile. Il tumulo comprendevacinque pozzetti per libagioni e una camera funeraria separata. Sul lato occi-dentale si imposta una sala finemente decorata con elementi architettonici dipregio, mentre su quello orientale sono collocati una serie di ambienti dispo-sti in maniera irregolare (Kader 1995, pp. 209-211; Cormack 2004, p. 246;Schörner 2007, pp. 237-238, Kat. A 16, Abb. 86-94). È stato osservato come,differentemente dagli heroa dei fondatori integrati perfettamente negli spaziurbani dell’agorà e dei ginnasi, l’Heroon I di Mileto si trovava in una posizioneelevata e ai margini dell’area urbana; questa circostanza è stata intesa comeindizio del carattere non pubblico del monumento senza però escluderel’eventualità di una dedica pubblica per ospitare un eroe “ufficiale” (Förtsch1998, pp. 429-430). In realtà, la prossimità topografica di monumenti funerari

122 giuseppe pellino

Un heroon intra-murale sulla fine del i sec. a.C. si imposta-va a ridosso del muro occidentale della stoà sud dell’agorà diAssos nella Troade; si tratta di un tempietto prostilo tetrastilodi ordine dorico, il cui architrave reca incisi i nomi dei due oc-cupanti della tomba, i fratelli Kallisthenes e Aristias, figli di He-phaistogenes. L’euergesia e la philopatria degli “eroi” di Assos,cui il demos predispose una sepoltura eccezionale in uno spa-zio urbano, erano enfatizzate dal resoconto delle azioni ever-getiche incise su una stele posta all’interno del portico doricosul limite destro.1

Lungo il lato occidentale della “Esplanade” su cui sorgevaprobabilmente l’agorà civile di Oinoanda in Lycia, si situa unedificio funerario a pianta rettangolare su alto podio con se-micolonne di ordine dorico, con quattro colonne sulla frontee sei sui lati lunghi (“Doric Building MK 2”). La datazione delcomplesso al i sec. d.C., interpretato dal Coulton come tom-ba di “a founder/ktistes of Oinoanda”, si basa soltanto sul-

l’evidenza, non altrimenti attestata per le fasi precedenti, didoppi astragali in luogo degli anuli che corrono al di sotto deicapitelli dorici.2

L’heroon licio esibisce, in realtà, una tipologia planimetricae le profilature degli elementi architettonici che coprono unarco cronologico che va dal iii sec. a.C. fino alla media etàimperiale, come sottolineato dallo stesso Coulton; da qui ladifficoltà, allo stato attuale delle ricerche, di poter inquadrarecon sicurezza l’edificio.3

Solo di recente è stato edito un rilievo, non altrimenti notoal Coulton, che doveva appartenere alla decorazione archi-tettonica figurata dell’edificio funerario, destinato ad occu-pare il timpano secondo una ricostruzione proposta daBerns;4 si tratta di un busto con un testa maschile eroizzatadai tratti fisiognomici e dall’acconciatura drammaticamentesconvolta secondo la maniera della ritrattistica ufficiale diAlessandro Magno.5

Per quanto frammentario il rilievo figurato di Oinoandanel suo rimando iconografico al dinasta macedone induce ariflettere su una possibile retrodatazione del complesso al isec. a.C.6 Analogamente a quanto accade per il contesto iera-politano, il rilievo-busto presuppone una committenza piut-tosto elevata derivante dallo status eroico eccezionale dell’oc-cupante della tomba e dal contrassegno di natura dinasticanel suo immediato riferimento alla imitatio Alexandri.

Resta infine da segnalare come esempio di heroon tardo- ellenistico (i sec. a.C.), di cui si conserva parte dell’arredoscultoreo figurato, il cd. “Kleines Heroon”, che si colloca anord-est dell’agorà superiore di Sagalassos; l’identificazionedell’edificio, forse un naiskos eretto su alto podio, si basa essenzialmente su parte dell’angolo del basamento che si in-travede in superficie e sull’analisi dei disiecta membra architet-tonici reperiti in situ.7

L’elemento più interessante da rivelare in questa sede è co-stituito da una serie di pannelli di rilievo con scene di com-battimento tra Greci e Persiani8 (Fig. 11).

Le poche e frammentarie lastre che decoravano l’heroon diSagalassos mostrano, nonostante le evidenti differenze nellacifra stilistica, la stessa levigatezza delle superfici, un analogotrattamento plastico del modellato e un sensibile aggetto del-le figure dal fondo che si ritrovano sul rilievo ierapolitano;9anche sotto il profilo dimensionale i rilievi di Sagalassos sonoperfettamente assimilabili alla lastra da Hierapolis.

Ne discende che l’heroon della città frigia, analogamente almonumento dell’agorà di Sagalassos, potrebbe essere statoun edificio funerario di modeste dimensioni.10

di particolare prestigio a edifici per spettacoli sembra essere in antico piutto-sto frequente, probabilmente necessaria allo svolgimento di competizioniagonistiche legate al culto eroico del defunto. A breve distanza dal teatro diSparta sorgevano, infatti, i monumenti di Pausania, figlio di Pleistoanax e diLeonida, generale alle Termopili (Pausania iii, 14, 1; Kearns 1992, p. 98).Eventi agonistici associati al culto eroico del defunto sono attestati, in areamicroasiatica, per il cd. Heroon di Diodoros Pasparos a Pergamo, un articolatocomplesso eretto in onore dell’eminente evergete pergameno sullo scorciodel 70 a.C.; l’heroon, certamente un Diodoréion più che l’effettiva sepolturacontenente le spoglie dell’illustre cittadino, era utilizzato come piccolo ginnasio, con sala di culto per il fondatore, odeion per esecuzioni musicali ecompetizioni agonistiche e terme con cortile-palestra (Filgis, Radt 1986,pp. 113-126; Kader 1995, pp. 211-212). Gli onori conferiti a Diodoros Pasparos aPergamo rappresentano ancora un unicum nel panorama dei conferimentipubblici di onori ad un privato cittadino. Avendo portato a termine con par-ticolare successo un’ambasceria a Roma, la città predispose per l’eminentecittadino pergameno, il conferimento di una statua dorata, un gruppo statua-rio bronzeo che rappresentava la sua incoronazione da parte del demos, unastatua equestre, una scultura in marmo, venerata come sacra e il diritto adessere sepolto nell’agorà (Filgis, Radt 1986, p. 114 sgg.).

1 Berns 2003, pp. 28 Abb. 5, 180, Kat. n. 7 A1, Abb. 24; Cormack 2004, pp.40, 46, 188 sgg., figg. 50-51; Schörner 2007, pp. 247-248, Kat. A 22, Abb. 126-134.

2 Coulton 1982, p. 58; Berns 2003, pp. 239-241, Kat. 31 A; Cormack 2004,pp. 39, 250-252, figg. 130-134.

3 Coulton 1982, pp. 55-57; dubbi sulla datazione al i d.C. sono espressi in:Berns 2003, p. 240 sgg.; Cormack 2004, p. 250.

4 Berns 2003, p. 239, Abb. 41.5 Berns 2003, Taf. 21,3; Cormack 2004, p. 251, fig. 134; la presenza di

immagini eroiche all’interno di monumenti funerari di prestigio che richia-mano modelli della ritrattistica macedone è, per esempio, documentata a Sa-galassos nel corso della prima età augustea; dallo scavo dell’heroon NW del-l’agorà superiore proviene una testa pertinente a una statua colossale raffigurante il giovane Alessandro o forse un mitico ktistes, un eroe localenon meglio identificato, che si fa rappresentare secondo i modi della tradi-zione ritrattistica relativa al dinasta macedone (sulla testa in via preliminare: Moens et alii 1997, pp. 369-371, figg. 3-6).

6 Sulla probabile datazione del complesso ad età tardo-ellenistica/proto-imperiale cfr. la discussione in: Berns 2003, p. 240 sgg. Sul parallelo piuttostostringente della testa da Oinoanda con una testa di un Tolomeo dal Serapeiondi Alessandria si rimanda a: Berns 2003, p. 241 e nota 347.

7 Kosmetatou et alii 1997, p. 354, figg. 1-2 (capitello d’anta); Köse 2002, pp.127-128; Berns 2003, pp. 251-252, Kat. 36 A 2; Cormack 2004, p. 278.

8 Kosmetatou et alii 1997, pp. 358-361, figg. 3-6.9 Le figure sui rilievi di Sagalassos presentano, in realtà, chiare dipendenze

dalla produzione scultorea di ambiente pergameno della metà del ii sec. a.C.(Kosmetatou et alii 1997, p. 364).

10 Si riportano di seguito i dati analitici relativi ai quattro pannelli di rilievoprovenienti dalla decorazione del “NE Heroon” di Sagalassos: Kosmetatou etalii 1997, cat. nn. 1 (alt. cm 70; lungh. cm 53; spess. cm 25), 2 (alt. cm 59; lungh.cm 62; spess. cm 23), 3 (alt. cm 65; lungh. cm 30; spess. cm 25), 4 (alt. cm 22, 4;lungh. cm 29, 5; spess. cm 23). Il frammento di rilievo meglio conservato dellaserie, analogamente al rilievo ierapolitano, è delimitato inferiormente da unlistello liscio e aggettante (Kosmetatou et alii 1997, p. 358, fig. 3).

Fig. 11. Sagalassos. Heroon Nord-Est: rilievo con scenadi combattimento tra un greco e un orientale, i sec. a.C.

(rielaborazione da Kosmetatou et alii 1997).

un rilievo ellenistico con scena di caccia da hierapolis di frigia 123

Per quanto concerne la probabile collocazione della lastraierapolitana, l’accuratezza formale e il trattamento precisoe dettagliato delle superfici indurrebbero ad ipotizzare unadestinazione che ne privilegia la visione diretta, eventual-mente lungo le pareti del podio; è così, per citare un esem-pio di di verso genere e di differente cronologia, per i rilievicon Danzatrici che foderano la base del grande heroon adedicola, di prima età augustea, dell’agorà superiore di Saga-lassos1 (Fig. 12).

Se fosse vera l’interpretazione proposta della nostra lastracome elemento dell’arredo di un monumento funerario, essasi imporrebbe all’attenzione per la sua importanza comel’unico documento della cultura figurativa della città frigiad’età ellenistica e andrebbe ad aggiungersi alle già note, epurtroppo scarse, testimonianze archeologiche riferibili aglianni della fondazione o ad essa successivi. Sono da segnalare,infatti, oltre ai tumuli funerari a pianta circolare e alle tombea fossa del i sec. a.C. scavate nella Necropoli Nord,2 le fornaciemerse dai recenti sondaggi effettuati nell’agorà, che hannorestituito numerosi esemplari di coppette a rilievo e matricidatabili tra ii e i sec. a.C.3

Alla frammentarietà delle attestazioni archeologiche van-no ad aggiungersi, poi, sette iscrizioni tra stelai sepolcrali eanepigrafi, un decreto onorario per la defunta regina Apollo-nis, vedova di Attalo I e parte di un’epistola reale.4

La pregevolezza e la rarità del manufatto, nonostante lascarsità dei dati a nostra disposizione e lo stato di frammen-tarietà del pezzo in esame, invitano a riflettere sulla possibi-lità di una sua più precisa contestualizzazione all’interno diun coerente programma figurativo a destinazione funeraria;le implicazioni politico-ideologiche sottese al soggetto rap-presentato sul rilievo incoraggerebbero a ricercare l’heros phi-lopátris ierapolitano, destinatario di un’autorevole sepolturaintra urbem, tra le ricche e colte élites greche della città frigiatra il ii e il i sec. a. C.

Se le future indagini nell’area confermassero una taleeventualità avremmo restituito all’evidenza un illustre prece-dente dell’articolato complesso funerario che sorgeva lungola Via di Frontino e che doveva esibire sulla sua sommità ilmonumentale sarcofago a ghirlande, uno dei capolavori dellascultura microasiatica della prima metà del i sec. d.C.5

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1 Berns 2003, pp. 250-251, Kat. n. 36 A1; Cormack 2004, pp. 278-279 con letteratura precedente; emblematico a tal riguardo è il caso delle scene di cacciae di combattimento sui rilievi del fregio del Monumento delle Nereidi a Xanthos, dove le evidenti discrasie stilistiche e formali nell’adattamento dellefigure all’esiguo spazio figurato, realizzate in maniera corsiva e scialba, si giu-stificano alla luce di una destinazione architettonica secondaria e non immedia-tamente percepibile all’astante antico (Childs, Demargne 1989, tavv. 115-120).

2 Equini-Schneider 1972, pp. 127-128, tavv. 25-27; Equini-Schneider1972, p. 132; D’Andria 2001, p. 100; D’Andria 2003, p. 49; Semeraro 2003, p.87; Berns 2003, p. 214, Kat. 12 A con bibliografia precedente.

3 D’Andria 2003, pp. 89-90; Semeraro 2003; Semeraro 2005.4 Guizzi 2007.5 Sulla “Tomba Bella” cfr.: Verzone 1963, p. 640, figg. 11-12; Heilmeyer

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Fig. 12. Sagalassos. Restituzione grafica dell’Heroon con Danzatricidall’agorà superiore, prima età augustea (da Berns 2003).

124 giuseppe pellino

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composto in carattere dante monotype dallaaccademia editoriale, p i sa · roma.

stampato e r ilegato nellatipografia di agnano, agnano p i sano (p i sa) .

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Maggio 2009(cz 2 · fg 21)

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