Manuale del Recupero del Comune di Roma (Vol. I) - Infissi in legno
Soldados de Salamina e il recupero della memoria storica.
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9. SOLDADOS DE SALAMINA E IL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA.
9.1. COSA SI INTENDE PER MEMORIA STORICA?
Prima di affrontare le questione cerchiamo di far luce sul concetto di memoria storica:
«Se trata […] de un concepto colectivo […] que es una abstracción y simplificación de la
pluralidad de memorias que se encuentran en una sociedad dada”253. La memoria storica è
dunque l’immagine del passato posseduta da una determinata comunità, ed è data dal
«recuerdo que tiene una comunidad de su propia historia, así como de las lecciones y
aprendizajes que, más o menos conscientemente, extrae de la misma»254. A farne parte sono
generalmente episodi, fatti e personalità che hanno rilevanza non solo nel passato ma anche
nel presente, in quanto costituiscono un modello da imitare o da evitare e possiedono la
capacità di influire sul presente stesso255.
In un regime totalitario viene forgiata dai mezzi di propaganda che il potere ha a propria
disposizione al fine di rendere accettabile e pubblicamente condivisa la propria visione della
storia, che viene plasmata, inventata e mitizzata. Una visione non condivisa potrebbe infatti
minare le fondamenta stesse del regime o della dittatura e mettere in pericolo l’identità
nazionale. Visioni differenti della storia non hanno possibilità di propagarsi in quanto non
accettate, e sono relegate o a mezzi di propaganda clandestini o all’oralità256.
In uno stato democratico i mezzi di propaganda invece dovrebbero (almeno in teoria)
essi stessi riflettere la memoria storica del popolo ed offrire quindi diversi punti di vista sul
proprio passato, il che non viene a costituire un problema qualora le due visioni si
contraddicano ma gli aspetti in questione non siano particolarmente spinosi. Quando invece
la questione è insostenibile e non è possibile incontrare un equilibrio tra due o più memorie
storiche in palese conflitto le possibili soluzioni sono sostanzialmente due: inventare una
memoria ufficiale capace di soddisfare tutte le parti in gioco, oppure tacere sul caso con il
fine di far sí che i motivi della contesa cadano nel dimenticatoio257.
253 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid,
1996, p. 32. A pag. 31 dello stesso testo l’autrice ritiene che possono essere usati con lo stesso
significato (pur avendo delle sfumature di senso lievemente differenti) i concetti di memoria
collettiva, sociale, pubblica o dominante. Ciò viene confermato in Paolo Jedlowski, La memoria
pubblica: cos’è? in La memoria pubblica, a c. di Marita Rampazi, Anna Lisa Tota, De Agostini
Scuola, Novara, 2007, p. XIV, in cui viene fornita una distinzione tra memoria sociale, memoria
colletiva, memoria comune e memoria pubblica. Possiamo notare come i significati non siano
identici ma coincidano. 254 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid,
1996, p. 25. 255 Ivi, p. 36.
256 Passim, Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza,
Madrid, 1996. 257 Ivi, p. 25.
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9.2. LA SITAUZIONE SPAGNOLA E LA RECUPERACIÓN DE LA MEMORIA.
9.2.1. LA MEMORIA NEL PERIODO FRANCHISTA.
Come quasi tutti i regimi totalitari, anche quello franchista modellò la storia della Spagna
in base alle proprie esigenze. Avendo in mano i mezzi di comunicazione di massa e un forte
apparato propagandistico trasmise l’idea che la guerra fosse stata una sorta di crociata di
liberazione. Da un lato c’erano gli eroi del bando nazionale, emblemi della civiltà, della
religione e dell’amore per la patria; dall’altro c’erano los rojos, rappresentanti dell’inciviltà
e delle barbarie, rei di aver combattuto per difendere un governo composto per lo più da
burattini nelle mani di Mosca, colpevoli dei peggiori crimini di guerra e responsabili della
distruzione di gran parte del patrimonio artistico e religioso nazionale258.
Tutto ciò servì a giustificare la guerra, ritenuta dal regime il primo passo necessario per
garantire pace, unità e prosperità. Non poteva esistere una riconciliazione con l’avversario
che andava invece emarginato, poiché sarebbe stata una contraddizione che avrebbe minato
le fondamenta stesse della dittatura di Franco259. Questa era la memoria ufficiale propagata
dal regime franchista; memorie differenti esistevano ma non potevano diffondersi poiché
erano messe a tacere dalla censura e dalla minaccia di una feroce repressione.
Il regime adottò alcuni provvedimenti volti a rafforzare la propria memoria storica e il
proprio passato: il 18 Luglio e il 1 Aprile vennero dichiarati festa nazionale e si celebrò dal
1940 al 1976 il Desfile de la Victoria260. Vennero poste placche e croci, e costruiti diversi
monumenti su tutto il territorio spagnolo, tra i quali vale la pena ricordare l’Arco de la
Victoria a Madrid, un grande arco di trionfo situato nella zona dove si combatté la battaglia
della Città Universitaria, e soprattutto El Valle de los Caídos, un gigantesco mausoleo
iniziato a costruire nel 1940 e inaugurato nel 1959, situato nel municipio di San Lorenzo de
El Escorial, vicino Madrid, per cui Franco si impegnò moltissimo impiegando prigionieri
politici che venivano trattati in maniera disumana261. Ciò contribuì a rafforzare la memoria
del passato e ad onorare i morti del bando nazionale, ma non dei repubblicani262, per cui non
258 Passim, Paul Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano, 2000. 259 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid,
1996, p. 57. 260 Sontuosa parata delle forze armate in memoria di quella che nel 19 maggio 1976 si tenne a
Madrid, in cui Franco celebrava la propria vittoria. Con la fine della dittatura continuerà ad
esistere per non provocare malcontento tra le forze armate, ma a partire dal 1977 si chiamerà Día
de las Fuerzas Armadas. 261 Si veda Rafael Torres, Los esclavos de Franco, Oberon, Madrid, 2006. 262«Eran los signos externos de la victoria, aquellos que daban la razón de «no ser» a los muertos
nacionalistas, que no a los republicanos, a cuyos familiares no alcanzaba si quiera esta
compensación simbolica.» (Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil
española, Alianza, Madrid, 1996, p. 116).
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c’erano questi riconoscimenti: «Apenas hay placas que recuerden a los caídos del bando
republicano en los lugares de las grandes batallas donde tantas bajas recibieron»263. Un
monumento dedicato a tutti i caduti verrà inaugurato solo nel 1985264. I repubblicani erano
inoltre perseguiti anche dal punto di vista dei diritti civili; non c’era parità di trattamento tra
i rappresentanti dei due bandi e le rispettive famiglie265.
Negli ultimi anni della dittatura la retorica belligerante del regime in parte si ammorbidì,
e al centro passò ad esserci l’esaltazione della pace, del benessere economico e del miglior
livello di vita al quale si era riusciti ad arrivare. Nella metà degli anni ’60 si era ridotto il
controllo esercitato sui mezzi di informazione e cominciarono a diffondersi versioni
differenti della guerra, in particolare in mezzi non strettamente controllati dallo stato, come
la letteratura clandestina e i racconti in famiglia e in alcune scuole266.
Ci si avviò così verso la fine della dittatura ma certamente le premesse per costruire un
futuro condiviso e pacifico non erano delle migliori, dopo che per quasi 40 anni un bando si
era impegnato a «[…] presentar a los suyos como las únicas victimas de la guerra y negar a
los rivales, no sólo su derecho al dolor, sino su humanidad, describiéndolos como masas
bestiales y degeneradas»267.
9.2.2. LA TRANSIZIONE E IL PACTO DE OLVIDO.
Con la fine della dittatura si cercarono di porre le basi per un futuro pacifico e condiviso.
Nei primi anni della Transizione268 però diverse erano le problematiche nel Paese: in molti
era viva la preoccupazione di una nuova guerra civile269 e le ferite della guerra non erano
state affatto sanate. Quando due visioni differente del passato sono così palesemente in
263 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial,
Madrid, 1996, pp. 136-137. 264 Il Monumento a los Caídos de España, inaugurato da re Juan Carlos nel 1985. 265 «No hay leyes que protejan a los mutilados del ejército republicano, ni a sus militares jubilados,
ni a las viudas y huérfanos de estos excombatientes. Todo lo cual suponía un duro agravio
comparativo, puesto que las viudas, huérfanos, mutilados, excombatienes y excautivos del otro
bando recubieron un trato de favor en el franquismo»265. (Paloma Aguilar Fernández, Memoria y
olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial, Madrid, 1996, p. 67). 266 Ivi, p. 63. 267 Antonio Cazorla Sánchez, “Los franquistas como víctimas de la guerra civil: claves de un
proyecto de memoria hístorica”, in El franquismo y la transición en España: desmitificación y
reconstrucción de la memoria de una época, a c. di Dámian-Alberto González Madrid, Catarata,
Madrid, 2006, p. 37. 268 Con questo termine si suole indicare il periodo che va dalla morte di Franco nel 1975 al 1982,
anno in cui il PSOE vinse le elezioni e salì al governo del Paese. 269 L’escalation del terrorismo basco e di quello di estrema destra e le morti causate dalla polizia
in manifestazioni a favore dell’amnistia ricordava la violenza durante la Seconda Repubblica
(Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial,
Madrid, 1996, pp. 222-223).
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disaccordo tra di loro è impossibile porre le basi per costruire assieme un futuro comune.
Paloma Aguilar Fernández in Memoria y olvido de la Guerra Civil española mostra i
meccanismi che intercorrono tra olvido, perdón e reconciliación270. Per olvido si intende il
silenzio esercitato da una comunità in relazione a determinati temi, e viene definito come
una «autocensura colectiva […] de problemas vivos subyacentes en la vida del país […]
puede llegar a ser tan importante como la memoria para cimentar la convivencia pacifica de
la nación»271. Tale silenzio non sarebbe necessario qualora ci fosse perdono reciproco e
riconoscimento delle proprie responsabilità, poiché sarebbe possibile fare giustizia sui
principali responsabili della frattura, e la memoria avrebbe un ruolo positivo impedendo che
determinati fatti tornino a ripetersi. Qualora invece non ci sia perdono solo il silenzio e
l’amnesia riescono a instaurare una riconciliazione, poiché vanno a svolgere, almeno in
parte, il ruolo che svolgerebbe il perdono, e le istituzioni vigilano per controllare e contenere
le conseguenze, talvolta imprevedibili, che la memoria taciuta può provocare.
La politica spagnola preparò, supportata da gran parte dell’opinione pubblica e della
popolazione, la strada per la democrazia adottando una strategia del silenzio per anni,: verrà
stabilito un pacto de olvido, ossia un «pacto tacito entre las elites más visibles para silenciar
las voces amargas del pasado que tanta inquietud suscitaban entre las población»272; si tratta
di un compromesso accettato da diversi settori della società che in nome della pace e della
democrazia sacrificarono il sentimento di giustizia che albergava in loro.
Così quando si parlava della guerra le responsabilità venivano equamente divise tra i due
bandi, come se uno non avesse dominato sull’altro per anni, consolidando il proprio potere
con l’umiliazione, il terrore e la violenza. Alcune misure vennero tuttavia prese per ridare
almeno parzialmente dignità agli sconfitti: venne promulgata il 14 ottobre 1977 la Ley de
Amnistìa, con il fine di «rehabilitar a quienes cumplían condena, o cualquier otro tipo de
sanción, por haber combatido un régimen autoritario que se había instaurado tras una victoria
bélica»273.
270 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial,
Madrid, 1996, pp. 46-49. 271 Ivi, p. 43. 272 Ivi, p. 21. 273 Ivi, p. 271. Tale amnistia soddisfaceva diversi aspetti che erano rimasti dire in sospeso per
anni. Tuttavia da un certo punto di vista infliggeva nuove ferite agli esponenti del bando
repubblicano e ai suoi caduti poiché «non valeva solo per gli oppositori al regime, ma anche per
chi si era macchiato di crimini contro l’umanità mentre era al servizio della dittatura» (Paul
Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano, 2000, p. 18).
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9.2.3. IL PROCESSO DI RECUPERACIÓN DE LA MEMORIA.
Con il progressivo consolidamento della democrazia le cose in Spagna sono mutate: è
divenuto possibile riaccendere dibattiti sul passato, provocando magari accese disquisizioni
ma senza incorrere nel rischio di rimpiombare in un conflitto sanguinoso. Da più parti è
arrivata la spinta per recuperare quelle zone del passato che erano state relegate nel
dimenticatoio durante la dittatura di Franco. La necessità del recupero della memoria passò
dall’essere legato a ricerche sporadiche su scala locale274, a divenire un fenomeno di
interesse nazionale e non solo sostenuto dagli storici ma anche da una larga parte della
popolazione275.
Cerchiamo di comprendere però esattamente cosa vuol dire recupero della memoria, in
relazione ovviamente al contesto spagnolo:
Si quisiéramos resumir el concepto “Recuperación de la Memoria Histórica”, en breves
palabras, podríamos decir que es un movimiento socio-cultural, nacido en el seno de la
sociedad civil, para divulgar, de forma rigurosa, la historia de la lucha contra el
franquismo y sus protagonistas, con el objetivo de que se haga justicia y recuperar
referentes para luchar por los derechos humanos, la libertad y la justicia social. Y cuando
hablamos de justicia, hablamos de reconocimiento y reparación, en ningún caso de
actitudes revanchistas276.
Negli anni ’90 assistiamo ad un cambiamento in seno alla società: «[…] se generaliza un
malestar social y político en relación a la (des)memoria del pasado de la guerra y de la
dictatura, una conciencia de ingratitud hacia las víctimas o los supervivientes republicanos,
socialistas y comunistas, que no habían tenido aún el reconocimiento social y político que
merecían»277. Si è reso dunque necessario far luce sui fatti del passato sia per lenire le ferite
causate dalla guerra civile e dalla dittatura, accentuate dal silenzio edificato nei primi anni
di vita della Spagna democratica, sia perché rideterminando il proprio passato si rende anche
più stabile il proprio presente, e certamente la democrazia avrebbe avuto fondamenta ancor
più solide da cui partire per un futuro all’insegna della pace.
Ovviamente il concetto di recupero della memoria storica non è solo un concetto astratto
ma richiede una serie di differenti attività pratiche volte a concretizzarlo:
274 «Molti storici continuarono a livello locale le proprie ricerche sul periodo della repressione
franchista […] Fin dai primi anni della democrazia nella Rioja, in Catalogna e in Aragona vennero
portate alvanti approfondite ricerche sulle pagine più buie della guerra civile». (Paul Preston, La
guerra civile spagnola, pp. 18-19). 275 Ivi, p. 19. 276 José M. Pedreño, “¿Qué es la Memoria Histórica?”, in Pueblos, n° 12, estate 2004, pp. 10-12. 277 Celia Fernández Prieto, “Formas de representación de la guerra civil en la novela
contemporánea española”, in Guerra y Literatura, Fundación Luis Goytisolo, El puerto de Santa
Maria, 2006, p. 44.
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La atención a las personas debe estar en la primera página de cuestiones a resolver. El
homenaje, la localización y recuperación de los restos de personas asesinadas, la
explicación de la verdad a los familiares, la atención psicológica, el reconocimiento
social e institucional y la justicia reparadora, tanto en lo moral como en lo material, son
tareas que forman parte de la Recuperación de la Memoria Histórica278.
Ciò che si richiede a tale percorso di recupero è che riporti alla luce sia aspetti relativi alla
dignità umana, alla cultura e alla società, sia si occupi di una dimensione più
specificatamente política, affinché «[…] la Memoria Histórica sea algo más que la búsqueda
de un familiar desaparecido, el logro de una pensión para un expreso político, la publicación
de un libro, la excavación arqueológica de una fosa común. […] Solamente cuando se tengan
en cuenta todos los aspectos relacionados […] estaremos hablando de verdadera
Recuperación de la Memoria Histórica»279.
Al fine di incentivare il recupero della memoria storica dal 27 dicembre de 2007 è entrata
in vigore la Ley de Memoria Histórica, la quale aveva tra i proprio punti cardine quello di
far luce sul passato franchista, diffondendo documenti riguardanti le violenze perpetuate
durante la guerra civile e la dittatura280. In tal modo la democrazia si proponeva di onorare i
cittadini che soffrirono ingiustizie e furono perseguite durante la guerra civile. Non tutti però
sono d’accordo con il recupero della memoria storica; diversi storici revisionisti ritengono
che a compiere azioni barbare e criminali siano stati principalmente (se non esclusivamente)
coloro che con disprezzo chiamavano los rojos, sostenendo che i nuovi dati e le nuove
scoperte emerse siano solo il prodotto di una cospirazione281.
Il dibattito sulla guerra civile prosegue ancora oggi, e le azioni intraprese al fine di
portare a termine il recupero della memoria hanno contribuito, tramite la riscoperta del
passato, per quanto oscuro, a rendere più stabile il presente. Purtroppo al fianco degli storici
revisionisti c’è anche l’attuale primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, il quale dichiarò ad
un’emittente radiofonica la propria contrarietà nell’investire denaro per riesumare il passato
278 José M. Pedreño, ¿Qué es la Memoria Histórica?, in “Pueblos” n° 12, estate 2004, pp. 10-12. 279 José M. Pedreño, ¿Qué es la Memoria Histórica?, in “Pueblos” n° 12, estate 2004, pp. 10-12. 280 Tale legge, emanata durante il primo governo di José Luis Rodríguez Zapatero (PSOE), prevedeva inoltre il diritto a ricevere un riconoscimento morale per coloro che soffrirono
condanne, persecuzioni, o altre forme di violenze per ragioni politiche, ideologiche o religiose, il
diritto a ricevere forme di supporto economico per le vittime del franchismo e delle loro famiglie,
lo stanziamento dei fondi per la riesumazione di corpi dalle fosse comuni, la rimozione dei simboli
franchisti dai luogi pubblici e la concessione della nazionalità spagnola ai figli e ai nipoti di coloro
che furono costretti all’esilio e ai rappresentanti delle Brigate Internazionali. Il testo completo
della legge è disponibile in rete:
<http://www.boe.es/boe/dias/2007/12/27/pdfs/A53410-53416.pdf> 281 Paul Preston, La guerra civile spagnola, pp. 18-19.
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poiché la Spagna deve guardare avanti come venne deciso durante la Transizione282.
Così si è giunti alla situazione attuale dove La Ley de la Memoria è sì in vigore ma
inoperante poiché il governo, ha cancellato del tutto lo stanziamento di finanziamenti sia per
il 2013 sia per il 2014283. Un vero peccato perché il processo di recupero della memoria
prosegue ma senza il supporto delle istituzioni ufficiali dello Stato; ciò rischia, secondo il
nostro parere, di creare una spaccatura tra il potere e un’ampia fascia della popolazione, che
vede censurati e scoraggiati i propri sforzi per portare a galla un passato doloroso e onorare
il ricordo di coloro che hanno subito delle ingiustizie ed hanno combattuto per dei principi
che ritenevano giusti. Il che non è una questione politica, bensì un diritto inalienabile
dell’uomo e una delle fondamenta di una società civile.
9.3. Il RECUPERO DELLA MEMORIA IN SOLDADOS DE SALAMINA.
Dopo aver cercato di comprendere cosa si intende per memoria storica e in cosa consiste
il recupero di questa, cerchiamo ora di analizzare in che prospettiva Javier Cercas affronta
tale tematica in Soldados de Salamina.
Il Javier Cercas personaggio compie due diversi iter che lo portano al recupero della
memoria dimenticata in due differenti situazioni: nella prima tenta di far luce sul passato di
Rafael Sánchez Mazas, mentre nella seconda nel passato di colui che suppone sia il soldato
che ha risparmiato la vita al falangista, ovvero Antonio Miralles. Il fatto che partendo dal
tentativo di far luce sulle vicende del primo arrivi a riscoprire il passato del secondo ci porta
a riflettere sulla natura quasi labirintica del passato stesso: riscoprire un episodio lontano nel
tempo può portarci a riscoprire altri episodi nascosti sotto il manto dell’oblio: vengono ad
incontrarsi personaggi che indagano il passato e personaggi che conoscono tale passato e
sono magari desiderosi di raccontarlo. È grazie a questi incontri che la memoria si sviluppa
e riesce ad emergere.
Possiamo notare come viene a configurarsi una relazione strettissima tra presente e
passato: quest’ultimo viene infatti indagato da un punto di vista ovviamente presente e
proprio la riscoperta di avvenimenti passati hanno conseguenze notevoli sul presente del
Javier Cercas personaggio, a tal punto che possiamo affermare che viene ad instaurarsi una
relazione quasi intima tra il personaggio e il passato che scopre.
Nei fatti inerenti il passato sono presenti sia elementi storici certi e affidabili, sia fatti o
282 C.H., “Ni un euro público para las fosas de la guerra”, Abc, 10 febbraio 2008,
<http://www.abc.es/hemeroteca/historico-10-02-2008/abc/Nacional/ni-un-euro-publico-para-
las-fosas-de-la-guerra_1641630358490.html>. 283 Natalia Junquera, “La promesa que Rajoy sí cumplió”, El País, 5 ottobre 2013,
<http://politica.elpais.com/politica/2013/10/05/actualidad/1380997260_542677.html>.
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situazioni ricostruiti dal narratore (tuttavia, in riferimento alla parte biografica su Sánchez
Mazas, veniamo avvertiti di ciò), plausibili ma non certi; particolarmente romanzata risulta
la parte relativa alle peripezie di guerra riguardanti Miralles. Qualcuno potrebbe porre un
obiezione: come può un romanzo parlare di recupero della memoria storica se è basato (in
parte) su fatti storici non confermati o su fatti fittizi? In realtà ritengo che ciò sia irrilevante
ai fini del recupero della memoria storica. Un romanzo non è un libro di storia né
un’autobiografia, non è tenuto a contenere dati reali. Come detto veniamo avvertiti di ciò
durante la lettura, e inoltre un lettore scaltro dovrebbe sempre prendere in considerazione il
fatto che il narratore può esagerare nel raccontare determinati fatti o inventarli ex novo. Ciò
è nella natura stessa del romanzo. Quello che è importante davvero è che le parti fittizie non
tolgano credibilità al processo di recupero della memoria.
Cercas riesce alla fine a far riflettere il lettore sull’importanza di tale processo e ad
omaggiare coloro che, come Miralles, hanno combattuto in nome di un ideale, simbolo di
«todos los muertos, derrotados y olvidados por la España oficial posterior a la muerte de
Franco, sobre los cuales reposan los logros – magros o fastuosos, da igual – de la España
actual»284. Se l’autore riesce a fare ciò, ha davvero importanza il fatto che le vicende di
Miralles siano inventate o che alcune parti della biografia di Sánchez Mazas possano essere
delle ricostruzioni dell’autore?
A maggior ragione se consideriamo che Miralles non rappresenta solo coloro elencati
poc’anzi, citati nell’articolo di Victor Lemus, bensì rappresenti una sorta di milite ignoto.
L’universalità delle sue gesta è confermata dalla sua traiettoria in guerra, e lo erge a simbolo
dei caduti di tutte le guerre. Non rappresenta infatti solo i suoi compagni che non manca di
ricordare parlando con il Javier Cercas personaggio, né solo gli spagnoli morti, sconfitti,
dimenticati o oltraggiati. In tutte le guerre della storia sono sempre le elités al potere che
mandano in guerra intere generazioni condannandole a morire oppure, qualora
sopravvivano, molto spesso dimenticandosi di loro o quasi vergognandosene285. La figura di
quest’uomo nobile rinchiuso in una casa di riposo per anziani, dimenticato da tutti, ne è
appunto un esempio evidente. E sia il Cercas personaggio (come del resto il Cercas reale)
decidono di omaggiare tutti questi eroi ignoti di mille guerre imbracciando l’unica arma che
hanno a disposizione: la penna.
284 Victor Lemus, Un secreto esencial: Literatura y memoria histórica en Soldados de Salamina,
de Javier Cercas, Ipotesi, Revista de estudios literarios, vol.11 n° 2 (2007), p. 123,
<http://www.ufjf.br/revistaipotesi/files/2011/05/12-Un-secreto-esencial-Literatura-y-memoria-
hist%C3%B3rica-en-Soldados-de.pdf>. 285 Tale tematica è affrontata anche nel romanzo successivo di Javier Cercas, La velocidad de la
luz.
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Infatti, sebbene il Cercas personaggio mostri nel romanzo una chiara simpatia per i valori
del bando repubblicano, e anche il Javier Cercas reale possiede la medesima visione del
mondo che non nasconde affatto286, ritengo che Miralles sia un simbolo non vincolato ad
una precisa ideologia politica, o meglio un simbolo che va al di là della politica, un eroe
universale sia perché autore di un gesto (il risparmiare la vita a Sánchez Mazas) tanto
misterioso quanto nobile, sia perché portatore di idee di libertà e di democrazia che
trascendono qualsivoglia connotazione politica; è insomma un omaggio agli eroi di ogni
tempo e di ogni colore politico.
Il recupero della memoria però possiede anche un’altra, importantissima funzione: quella
di ridefinire il presente. Senza un’adeguata conoscenza delle proprie radici, del proprio
presente, non si hanno neppure le basi per costruire un solido futuro, e ciò è palese nel Javier
Cercas personaggio. Conoscere Miralles dopo un lungo percorso di ricerca che lo porterà ad
entrare in contatto con diversi aspetti che ignorava del passato del suo Paese avrà in lui un
effetto sicuramente salutare: «De alguna manera, le devuelve la alegría de vivir, de pelear,
de construir, de hacer […]»287.
L’altro lato della medaglia, il lato di coloro che hanno sofferto il non-ricordo altrui è
rappresentato in un primo momento da Daniel Angelats, che rappresenta la sofferenza e la
pena di coloro che vivono il disinteresse della società contemporanea riguardo ad un fatto
traumatico come la guerra. Ciò è evidente nel dialogo tra lo stesso Daniel Angelats e Javier
Cercas personaggio. Quando finalmente qualcuno mostra interesse per le proprie vicende è
evidente il sollievo in lui:
[…] sé que disfrutó mucho recordando a Joaquim Figueras […] y su común aventura
de la guerra, y mientras le oía esforzarse en presentarla como una travesura de juventud
sin la menor importancia, intuí que tenía toda la importancia del mundo para él, quizá
porque sentía que había sido la única aventura real de su vida, o per lo menos la única
de la que sin temor a error podía enorgullecerse. Largamente me habló de ella […].
Comprendí que hacía mucho tiempo que le urgía hablar con alguien de estas cosas288.
Il libro che Sánchez Mazas avrebbe dovuto scrivere in relazione alla loro incredibile
vicenda rappresentava per Daniel Angelats una speranza di veder ricordata un’esperienza
bellica che lo aveva segnato e una maniera per veder ricompensata in maniera almeno morale
286 Lo dichiara esplicitamente in diverse intervista. Ci limitiamo a segnalare due passaggi
contenuti in Diálogos de Salamina: «Claro que hubo atrocidades: paseos, asesinatos, colectivos,
barbaridades, todo lo que usted quiera […] Aquì hubo un régimen democrático, legitimo, que fue
derribado por un golpe de estado militar. Y hubo más señores que salieron a defender ese régimen
legitimo, como Miralles»; «[…] decir que ninguno de los dos bandos luchaba por la libertad es,
simplemente, una mentira siniestra», in Javier Cercas, David Trueba, Diálogos de Salamina,
Barcelona, Tusquets, 2003, p. 28. 287 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 215. 288 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 71.
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le proprie peripezie vissute in gioventù. Tale ricompensa la otterrà con il libro scritto dal
Javier Cercas personaggio.
In un secondo momento invece a rappresentare la parte dei “dimenticati” è Miralles, ma
più che pena e sofferenza ciò che prova è vero e proprio risentimento, che emerge sin dalla
prima conversazione telefonica che ha con il Javier Cercas personaggio: «Nunca nadie me
ha dado las gracias por dejarme la juventud por su mierda de país. Nadie. Ni una sola palabra.
Ni un gesto. Ni una carta. Nada. Y ahora me viene usted, sesenta años más tarde, con su
mierda de periodiquito, o con su libro, o con lo que sean a preguntarme si participé en un
fusilamiento […]»289. Quando i due si incontreranno di persona capiremo ancora meglio a
cosa è dovuta la frustrazione di Miralles: non solo è ferito da un punto di vista personale, ma
ad accrescere la sua rabbia è il fatto che nessuno dei suoi compagni in battaglia, che hanno
pagato con la vita il loro periodo in guerra, abbia ricevuto qualche tipo di riconoscimento:
««No hay ni va a haber nunca ninguna calle miserable de ningún pueblo miserable de
ninguna mierda de país que vaya a llevar nunca el nombre de ninguno de ellos»290. Tale
risentimento è alimentato dal fatto che Miralles si sente in qualche modo colpevole nei loro
confronti per essere riuscito a sopravvivere alla guerra: ««A veces sueño con ellos, y
entonces me siento culpable: les veo a todos, intactos y saludándome entre bromas, igual de
jóvenes que entonces porque el tiempo no corre para ellos, igual de jóvenes y preguntándome
por qué no estoy con ellos, como si los hubiese traicionado, porque mi verdadero lugar estaba
allí»291.
I medesimi motivi di risentimento verranno esposti al Javier Cercas personaggio in una
lettera che riceverà dopo aver scritto l’articolo Un secreto esencial. Tale missiva è firmata
da un ex combattente del bando repubblicano di nome Mateu Rescans che lo accusava di
revisionismo per aver citato una frase di Jaime Gil – “De todas las historias de la Historia
sin duda la más triste es la de España, / porque termina mal” – e per aver chiesto alla fine
della frase «¿Termina mal?»292. A causa di ciò Cercas veniva accusato di aver insinuato che
la storia di Spagna terminasse bene, e ciò aveva provocato la risposta colma di risentimento
di Rescans, il quale sosteneva che per coloro che l’avevano persa senz’altro era terminata
male. Le considerazioni che aveva posto non erano molto differenti rispetto a quelle
presentate da Miralles: «Nadie ha tenido ni siquiera el gesto de agradecernos que lucháramos
por la libertad. En todos los pueblos hay monumentos que conmemoran a los muertos de la
289 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 173. 290 Ivi, p. 199. 291 Ivi, p. 199. 292 Ivi, p. 24.
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guerra. ¿En cuántos de ellos ha visto usted que por lo menos figuren los nombres de los dos
bandos?»293. Il testo si conclude con un vero e proprio attacco, nient’affatto velato, di
Rescans al periodo della Transizione: «Y una gran mierda para la Transición!»294. La frase
de Jaime Gil e questa colorita riflessione sulla Transizione torneranno alla mente del Javier
Cercas personaggio durante la telefonata con Miralles295.
È evidente il percorso di recupero della memoria che svolge sul protagonista durante
l’arco del romanzo: inizialmente non ha alcuna conoscenza né ha alcun interesse per la
guerra civile, è un personaggio che vive ancorato al proprio presente. La prova di ciò la
incontriamo nelle parole del narratore stesso nelle prime pagine, dove in riferimento alla
guerra civile dichiara: «[…] de la que hasta aquel momento no sabía mucho más que de la
batalla de Salamina o del uso exacto de la garlopa, y por las historias tremendas que
engendró, que siempre me habían parecido excusas para la nostalgia de los viejos y
carburante para la imaginación de los novelistas sin imaginación»296.
Il titolo del romanzo fa riferimento anche a ciò: per qualcuno la guerra civile o la dittatura
di Franco sono eventi remoti nel tempo tanto quanto la battaglia di Salamina. Possiamo
supporre che questa scarsa conoscenza relativa alla guerra civile e questo distacco altro non
è che un riflesso di ciò a cui era stato indottrinato, un chiaro sintomo della volontà del potere
e di diversi settori dalla società di andare avanti cancellando il passato.
Progressivamente Cercas assumerà coscienza del proprio passato e in particolare avrà
grande effetto su di lui il recupero della memoria soppressa relativa a Miralles e a ciò che
questi rappresentava. Prenderà particolarmente a cuore la storia di questo sfortunato eroe
moderno e mostra una certa tristezza nonché un certo fastidio riflettendo sulla sua situazione
attuale: «Pensé: «No hay ni uno solo que sepa de ese viejo medio tuerto y terminal que fuma
cigarrillos a escondidas y ahora mismo está comiendo sin sal a unos pocos kilómetros de
aquí, pero no hay ni uno solo que no esté en deuda con él». Pensé: «Nadie se acordará de él
cuando esté muerto»297; «[…]la civilización pendía de él, estaba salvándola y salvándonos
sin saber que su recompensa final iba a ser una habitación ignorada de una residencia para
pobres en una ciudad tristísima de un país que ni siquiera era su país […]»298.
Diverse volte viene affrontata la memoria intesa come mezzo per rendere in un certo
qual senso immortale colui che viene ricordato. Per questo motivo Miralles ricorda i suoi
293 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 25. 294 Ivi, p. 25. 295 Ivi, p. 173. 296 Ivi, p. 19. 297 Ivi, p. 193. 298 Ivi, p. 194.
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amici morti in guerra: «se acuerda porque, aunque hace sesenta años que fallecieron, todavía
no están muertos, precisamente porque él se acuerda de ellos. […] Pero cuando Miralles
muera […] sus amigos también morirán del todo, porque no habrá nadie que se acuerde de
ellos para que no mueran».299 Ed è proprio questa una delle ragioni per cui alla fine del
romanzo il Cercas narratore dichiara di voler scrivere il libro:
[…] mientras yo contase su historia Miralles seguiría de algún modo viviendo y
seguirían viviendo también, siempre que yo hablase de ellos, los hermanos García
Segués –Joan y Lela – y Miquel Cardos y Gabi Baldrich y Pipo Canal y el Gordo Odena
y Santi Brugada y Jordi Gudayol, seguirían viviendo aunque llevaran muchos años
muertos, muertos, muertos, muertos, hablaría de Miralles y de todos ellos, sin dejarme
a ninguno, y por supuesto de los hermanos Figueras y de Angelats y de Maria Ferré, y
también de mi padre y hasta de los jóvenes latinoamericanos de Bolaño, pero sobre todo
de Sánchez Mazas y de ese pelotón de soldados que a última hora siempre ha salvado
la civilización y en el que no mereció militar Sánchez Mazas y sí Miralles, de esos
momentos inconcebibles en que toda la civilización reserva a ese hombre.300
Includendo anche il padre nel romanzo, figura che, come detto nella sezione dedicata
all’analisi dei personaggi, ricorre più volte, possiamo supporre che il narratore saldi un
qualcosa relativo al rapporto con il genitore che probabilmente lo tormentava; in questa
maniera gli rende omaggio e si sente in pace con sé stesso.
Per concludere, ci sembra particolarmente interessante riflettere su una considerazione
di Victor Lemus: «[…] junto con los lugares cuidadosamente aireados y monumentalizados
para su visitación frecuente, existen también desvanes y sótanos a donde se arrinconan los
hechos que se considera de buena fe – o se se quiere a propósito – intrascendentes, para que
los cubra el polvo del olvido»301. Partendo da un episodio dimenticato tra le piaghe del
conflitto spagnolo il Cercas narratore arriva a scoprire un esempio universale di bontà
umana, coraggio e perseveranza nel seguire i propri ideali. Perciò ritengo che il libro
costituisca anche un invito al lettore ad impegnarsi attivamente cercando di informarsi non
solo sulle pagine conosciute della storia, ma anche ad esplorare i meandri nascosti poiché
tante piccole storie che giacciono oramai immobili nel nostro passato, magari situate
all’interno della nostra comunità o delle nostre famiglie, meritano di essere riportate alla luce
in quanto ci forniscono nuovi esempi e nuovi valori mediante i quali si può vivere in maniera
più autentica il nostro presente.
Il recupero della memoria storica va insomma alimentato, incoraggiato e va trasmesso
299 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 199. 300 Ivi, p. 207. 301 Victor Lemus, “Un secreto esencial: Literatura y memoria histórica en Soldados de Salamina,
de Javier Cercas”, Ipotesi, Revista de estudios literarios, vol.11 n° 2 (2007), p. 118,
<http://www.ufjf.br/revistaipotesi/files/2011/05/12-Un-secreto-esencial-Literatura-y-memoria-
hist%C3%B3rica-en-Soldados-de.pdf>.