Soldados de Salamina e il recupero della memoria storica.

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90 9. SOLDADOS DE SALAMINA E IL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA. 9.1. COSA SI INTENDE PER MEMORIA STORICA? Prima di affrontare le questione cerchiamo di far luce sul concetto di memoria storica: «Se trata […] de un concepto colectivo […] que es una abstracción y simplificación de la pluralidad de memorias que se encuentran en una sociedad dada” 253 . La memoria storica è dunque l’immagine del passato posseduta da una determinata comunità, ed è data dal «recuerdo que tiene una comunidad de su propia historia, así como de las lecciones y aprendizajes que, más o menos conscientemente, extrae de la misma» 254 . A farne parte sono generalmente episodi, fatti e personalità che hanno rilevanza non solo nel passato ma anche nel presente, in quanto costituiscono un modello da imitare o da evitare e possiedono la capacità di influire sul presente stesso 255 . In un regime totalitario viene forgiata dai mezzi di propaganda che il potere ha a propria disposizione al fine di rendere accettabile e pubblicamente condivisa la propria visione della storia, che viene plasmata, inventata e mitizzata. Una visione non condivisa potrebbe infatti minare le fondamenta stesse del regime o della dittatura e mettere in pericolo l’identità nazionale. Visioni differenti della storia non hanno possibilità di propagarsi in quanto non accettate, e sono relegate o a mezzi di propaganda clandestini o all’oralità 256 . In uno stato democratico i mezzi di propaganda invece dovrebbero (almeno in teoria) essi stessi riflettere la memoria storica del popolo ed offrire quindi diversi punti di vista sul proprio passato, il che non viene a costituire un problema qualora le due visioni si contraddicano ma gli aspetti in questione non siano particolarmente spinosi. Quando invece la questione è insostenibile e non è possibile incontrare un equilibrio tra due o più memorie storiche in palese conflitto le possibili soluzioni sono sostanzialmente due: inventare una memoria ufficiale capace di soddisfare tutte le parti in gioco, oppure tacere sul caso con il fine di far sí che i motivi della contesa cadano nel dimenticatoio 257 . 253 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid, 1996, p. 32. A pag. 31 dello stesso testo l’autrice ritiene che possono essere usati con lo stesso significato (pur avendo delle sfumature di senso lievemente differenti) i concetti di memoria collettiva, sociale, pubblica o dominante. Ciò viene confermato in Paolo Jedlowski, La memoria pubblica: cos’è? in La memoria pubblica, a c. di Marita Rampazi, Anna Lisa Tota, De Agostini Scuola, Novara, 2007, p. XIV, in cui viene fornita una distinzione tra memoria sociale, memoria colletiva, memoria comune e memoria pubblica. Possiamo notare come i significati non siano identici ma coincidano. 254 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid, 1996, p. 25. 255 Ivi, p. 36. 256 Passim, Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid, 1996. 257 Ivi, p. 25.

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9. SOLDADOS DE SALAMINA E IL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA.

9.1. COSA SI INTENDE PER MEMORIA STORICA?

Prima di affrontare le questione cerchiamo di far luce sul concetto di memoria storica:

«Se trata […] de un concepto colectivo […] que es una abstracción y simplificación de la

pluralidad de memorias que se encuentran en una sociedad dada”253. La memoria storica è

dunque l’immagine del passato posseduta da una determinata comunità, ed è data dal

«recuerdo que tiene una comunidad de su propia historia, así como de las lecciones y

aprendizajes que, más o menos conscientemente, extrae de la misma»254. A farne parte sono

generalmente episodi, fatti e personalità che hanno rilevanza non solo nel passato ma anche

nel presente, in quanto costituiscono un modello da imitare o da evitare e possiedono la

capacità di influire sul presente stesso255.

In un regime totalitario viene forgiata dai mezzi di propaganda che il potere ha a propria

disposizione al fine di rendere accettabile e pubblicamente condivisa la propria visione della

storia, che viene plasmata, inventata e mitizzata. Una visione non condivisa potrebbe infatti

minare le fondamenta stesse del regime o della dittatura e mettere in pericolo l’identità

nazionale. Visioni differenti della storia non hanno possibilità di propagarsi in quanto non

accettate, e sono relegate o a mezzi di propaganda clandestini o all’oralità256.

In uno stato democratico i mezzi di propaganda invece dovrebbero (almeno in teoria)

essi stessi riflettere la memoria storica del popolo ed offrire quindi diversi punti di vista sul

proprio passato, il che non viene a costituire un problema qualora le due visioni si

contraddicano ma gli aspetti in questione non siano particolarmente spinosi. Quando invece

la questione è insostenibile e non è possibile incontrare un equilibrio tra due o più memorie

storiche in palese conflitto le possibili soluzioni sono sostanzialmente due: inventare una

memoria ufficiale capace di soddisfare tutte le parti in gioco, oppure tacere sul caso con il

fine di far sí che i motivi della contesa cadano nel dimenticatoio257.

253 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid,

1996, p. 32. A pag. 31 dello stesso testo l’autrice ritiene che possono essere usati con lo stesso

significato (pur avendo delle sfumature di senso lievemente differenti) i concetti di memoria

collettiva, sociale, pubblica o dominante. Ciò viene confermato in Paolo Jedlowski, La memoria

pubblica: cos’è? in La memoria pubblica, a c. di Marita Rampazi, Anna Lisa Tota, De Agostini

Scuola, Novara, 2007, p. XIV, in cui viene fornita una distinzione tra memoria sociale, memoria

colletiva, memoria comune e memoria pubblica. Possiamo notare come i significati non siano

identici ma coincidano. 254 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid,

1996, p. 25. 255 Ivi, p. 36.

256 Passim, Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza,

Madrid, 1996. 257 Ivi, p. 25.

Tobia
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TOBIA CORBI

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9.2. LA SITAUZIONE SPAGNOLA E LA RECUPERACIÓN DE LA MEMORIA.

9.2.1. LA MEMORIA NEL PERIODO FRANCHISTA.

Come quasi tutti i regimi totalitari, anche quello franchista modellò la storia della Spagna

in base alle proprie esigenze. Avendo in mano i mezzi di comunicazione di massa e un forte

apparato propagandistico trasmise l’idea che la guerra fosse stata una sorta di crociata di

liberazione. Da un lato c’erano gli eroi del bando nazionale, emblemi della civiltà, della

religione e dell’amore per la patria; dall’altro c’erano los rojos, rappresentanti dell’inciviltà

e delle barbarie, rei di aver combattuto per difendere un governo composto per lo più da

burattini nelle mani di Mosca, colpevoli dei peggiori crimini di guerra e responsabili della

distruzione di gran parte del patrimonio artistico e religioso nazionale258.

Tutto ciò servì a giustificare la guerra, ritenuta dal regime il primo passo necessario per

garantire pace, unità e prosperità. Non poteva esistere una riconciliazione con l’avversario

che andava invece emarginato, poiché sarebbe stata una contraddizione che avrebbe minato

le fondamenta stesse della dittatura di Franco259. Questa era la memoria ufficiale propagata

dal regime franchista; memorie differenti esistevano ma non potevano diffondersi poiché

erano messe a tacere dalla censura e dalla minaccia di una feroce repressione.

Il regime adottò alcuni provvedimenti volti a rafforzare la propria memoria storica e il

proprio passato: il 18 Luglio e il 1 Aprile vennero dichiarati festa nazionale e si celebrò dal

1940 al 1976 il Desfile de la Victoria260. Vennero poste placche e croci, e costruiti diversi

monumenti su tutto il territorio spagnolo, tra i quali vale la pena ricordare l’Arco de la

Victoria a Madrid, un grande arco di trionfo situato nella zona dove si combatté la battaglia

della Città Universitaria, e soprattutto El Valle de los Caídos, un gigantesco mausoleo

iniziato a costruire nel 1940 e inaugurato nel 1959, situato nel municipio di San Lorenzo de

El Escorial, vicino Madrid, per cui Franco si impegnò moltissimo impiegando prigionieri

politici che venivano trattati in maniera disumana261. Ciò contribuì a rafforzare la memoria

del passato e ad onorare i morti del bando nazionale, ma non dei repubblicani262, per cui non

258 Passim, Paul Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano, 2000. 259 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza, Madrid,

1996, p. 57. 260 Sontuosa parata delle forze armate in memoria di quella che nel 19 maggio 1976 si tenne a

Madrid, in cui Franco celebrava la propria vittoria. Con la fine della dittatura continuerà ad

esistere per non provocare malcontento tra le forze armate, ma a partire dal 1977 si chiamerà Día

de las Fuerzas Armadas. 261 Si veda Rafael Torres, Los esclavos de Franco, Oberon, Madrid, 2006. 262«Eran los signos externos de la victoria, aquellos que daban la razón de «no ser» a los muertos

nacionalistas, que no a los republicanos, a cuyos familiares no alcanzaba si quiera esta

compensación simbolica.» (Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil

española, Alianza, Madrid, 1996, p. 116).

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c’erano questi riconoscimenti: «Apenas hay placas que recuerden a los caídos del bando

republicano en los lugares de las grandes batallas donde tantas bajas recibieron»263. Un

monumento dedicato a tutti i caduti verrà inaugurato solo nel 1985264. I repubblicani erano

inoltre perseguiti anche dal punto di vista dei diritti civili; non c’era parità di trattamento tra

i rappresentanti dei due bandi e le rispettive famiglie265.

Negli ultimi anni della dittatura la retorica belligerante del regime in parte si ammorbidì,

e al centro passò ad esserci l’esaltazione della pace, del benessere economico e del miglior

livello di vita al quale si era riusciti ad arrivare. Nella metà degli anni ’60 si era ridotto il

controllo esercitato sui mezzi di informazione e cominciarono a diffondersi versioni

differenti della guerra, in particolare in mezzi non strettamente controllati dallo stato, come

la letteratura clandestina e i racconti in famiglia e in alcune scuole266.

Ci si avviò così verso la fine della dittatura ma certamente le premesse per costruire un

futuro condiviso e pacifico non erano delle migliori, dopo che per quasi 40 anni un bando si

era impegnato a «[…] presentar a los suyos como las únicas victimas de la guerra y negar a

los rivales, no sólo su derecho al dolor, sino su humanidad, describiéndolos como masas

bestiales y degeneradas»267.

9.2.2. LA TRANSIZIONE E IL PACTO DE OLVIDO.

Con la fine della dittatura si cercarono di porre le basi per un futuro pacifico e condiviso.

Nei primi anni della Transizione268 però diverse erano le problematiche nel Paese: in molti

era viva la preoccupazione di una nuova guerra civile269 e le ferite della guerra non erano

state affatto sanate. Quando due visioni differente del passato sono così palesemente in

263 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial,

Madrid, 1996, pp. 136-137. 264 Il Monumento a los Caídos de España, inaugurato da re Juan Carlos nel 1985. 265 «No hay leyes que protejan a los mutilados del ejército republicano, ni a sus militares jubilados,

ni a las viudas y huérfanos de estos excombatientes. Todo lo cual suponía un duro agravio

comparativo, puesto que las viudas, huérfanos, mutilados, excombatienes y excautivos del otro

bando recubieron un trato de favor en el franquismo»265. (Paloma Aguilar Fernández, Memoria y

olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial, Madrid, 1996, p. 67). 266 Ivi, p. 63. 267 Antonio Cazorla Sánchez, “Los franquistas como víctimas de la guerra civil: claves de un

proyecto de memoria hístorica”, in El franquismo y la transición en España: desmitificación y

reconstrucción de la memoria de una época, a c. di Dámian-Alberto González Madrid, Catarata,

Madrid, 2006, p. 37. 268 Con questo termine si suole indicare il periodo che va dalla morte di Franco nel 1975 al 1982,

anno in cui il PSOE vinse le elezioni e salì al governo del Paese. 269 L’escalation del terrorismo basco e di quello di estrema destra e le morti causate dalla polizia

in manifestazioni a favore dell’amnistia ricordava la violenza durante la Seconda Repubblica

(Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial,

Madrid, 1996, pp. 222-223).

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disaccordo tra di loro è impossibile porre le basi per costruire assieme un futuro comune.

Paloma Aguilar Fernández in Memoria y olvido de la Guerra Civil española mostra i

meccanismi che intercorrono tra olvido, perdón e reconciliación270. Per olvido si intende il

silenzio esercitato da una comunità in relazione a determinati temi, e viene definito come

una «autocensura colectiva […] de problemas vivos subyacentes en la vida del país […]

puede llegar a ser tan importante como la memoria para cimentar la convivencia pacifica de

la nación»271. Tale silenzio non sarebbe necessario qualora ci fosse perdono reciproco e

riconoscimento delle proprie responsabilità, poiché sarebbe possibile fare giustizia sui

principali responsabili della frattura, e la memoria avrebbe un ruolo positivo impedendo che

determinati fatti tornino a ripetersi. Qualora invece non ci sia perdono solo il silenzio e

l’amnesia riescono a instaurare una riconciliazione, poiché vanno a svolgere, almeno in

parte, il ruolo che svolgerebbe il perdono, e le istituzioni vigilano per controllare e contenere

le conseguenze, talvolta imprevedibili, che la memoria taciuta può provocare.

La politica spagnola preparò, supportata da gran parte dell’opinione pubblica e della

popolazione, la strada per la democrazia adottando una strategia del silenzio per anni,: verrà

stabilito un pacto de olvido, ossia un «pacto tacito entre las elites más visibles para silenciar

las voces amargas del pasado que tanta inquietud suscitaban entre las población»272; si tratta

di un compromesso accettato da diversi settori della società che in nome della pace e della

democrazia sacrificarono il sentimento di giustizia che albergava in loro.

Così quando si parlava della guerra le responsabilità venivano equamente divise tra i due

bandi, come se uno non avesse dominato sull’altro per anni, consolidando il proprio potere

con l’umiliazione, il terrore e la violenza. Alcune misure vennero tuttavia prese per ridare

almeno parzialmente dignità agli sconfitti: venne promulgata il 14 ottobre 1977 la Ley de

Amnistìa, con il fine di «rehabilitar a quienes cumplían condena, o cualquier otro tipo de

sanción, por haber combatido un régimen autoritario que se había instaurado tras una victoria

bélica»273.

270 Paloma Aguilar Fernández, Memoria y olvido de la Guerra Civil española, Alianza Editorial,

Madrid, 1996, pp. 46-49. 271 Ivi, p. 43. 272 Ivi, p. 21. 273 Ivi, p. 271. Tale amnistia soddisfaceva diversi aspetti che erano rimasti dire in sospeso per

anni. Tuttavia da un certo punto di vista infliggeva nuove ferite agli esponenti del bando

repubblicano e ai suoi caduti poiché «non valeva solo per gli oppositori al regime, ma anche per

chi si era macchiato di crimini contro l’umanità mentre era al servizio della dittatura» (Paul

Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano, 2000, p. 18).

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9.2.3. IL PROCESSO DI RECUPERACIÓN DE LA MEMORIA.

Con il progressivo consolidamento della democrazia le cose in Spagna sono mutate: è

divenuto possibile riaccendere dibattiti sul passato, provocando magari accese disquisizioni

ma senza incorrere nel rischio di rimpiombare in un conflitto sanguinoso. Da più parti è

arrivata la spinta per recuperare quelle zone del passato che erano state relegate nel

dimenticatoio durante la dittatura di Franco. La necessità del recupero della memoria passò

dall’essere legato a ricerche sporadiche su scala locale274, a divenire un fenomeno di

interesse nazionale e non solo sostenuto dagli storici ma anche da una larga parte della

popolazione275.

Cerchiamo di comprendere però esattamente cosa vuol dire recupero della memoria, in

relazione ovviamente al contesto spagnolo:

Si quisiéramos resumir el concepto “Recuperación de la Memoria Histórica”, en breves

palabras, podríamos decir que es un movimiento socio-cultural, nacido en el seno de la

sociedad civil, para divulgar, de forma rigurosa, la historia de la lucha contra el

franquismo y sus protagonistas, con el objetivo de que se haga justicia y recuperar

referentes para luchar por los derechos humanos, la libertad y la justicia social. Y cuando

hablamos de justicia, hablamos de reconocimiento y reparación, en ningún caso de

actitudes revanchistas276.

Negli anni ’90 assistiamo ad un cambiamento in seno alla società: «[…] se generaliza un

malestar social y político en relación a la (des)memoria del pasado de la guerra y de la

dictatura, una conciencia de ingratitud hacia las víctimas o los supervivientes republicanos,

socialistas y comunistas, que no habían tenido aún el reconocimiento social y político que

merecían»277. Si è reso dunque necessario far luce sui fatti del passato sia per lenire le ferite

causate dalla guerra civile e dalla dittatura, accentuate dal silenzio edificato nei primi anni

di vita della Spagna democratica, sia perché rideterminando il proprio passato si rende anche

più stabile il proprio presente, e certamente la democrazia avrebbe avuto fondamenta ancor

più solide da cui partire per un futuro all’insegna della pace.

Ovviamente il concetto di recupero della memoria storica non è solo un concetto astratto

ma richiede una serie di differenti attività pratiche volte a concretizzarlo:

274 «Molti storici continuarono a livello locale le proprie ricerche sul periodo della repressione

franchista […] Fin dai primi anni della democrazia nella Rioja, in Catalogna e in Aragona vennero

portate alvanti approfondite ricerche sulle pagine più buie della guerra civile». (Paul Preston, La

guerra civile spagnola, pp. 18-19). 275 Ivi, p. 19. 276 José M. Pedreño, “¿Qué es la Memoria Histórica?”, in Pueblos, n° 12, estate 2004, pp. 10-12. 277 Celia Fernández Prieto, “Formas de representación de la guerra civil en la novela

contemporánea española”, in Guerra y Literatura, Fundación Luis Goytisolo, El puerto de Santa

Maria, 2006, p. 44.

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La atención a las personas debe estar en la primera página de cuestiones a resolver. El

homenaje, la localización y recuperación de los restos de personas asesinadas, la

explicación de la verdad a los familiares, la atención psicológica, el reconocimiento

social e institucional y la justicia reparadora, tanto en lo moral como en lo material, son

tareas que forman parte de la Recuperación de la Memoria Histórica278.

Ciò che si richiede a tale percorso di recupero è che riporti alla luce sia aspetti relativi alla

dignità umana, alla cultura e alla società, sia si occupi di una dimensione più

specificatamente política, affinché «[…] la Memoria Histórica sea algo más que la búsqueda

de un familiar desaparecido, el logro de una pensión para un expreso político, la publicación

de un libro, la excavación arqueológica de una fosa común. […] Solamente cuando se tengan

en cuenta todos los aspectos relacionados […] estaremos hablando de verdadera

Recuperación de la Memoria Histórica»279.

Al fine di incentivare il recupero della memoria storica dal 27 dicembre de 2007 è entrata

in vigore la Ley de Memoria Histórica, la quale aveva tra i proprio punti cardine quello di

far luce sul passato franchista, diffondendo documenti riguardanti le violenze perpetuate

durante la guerra civile e la dittatura280. In tal modo la democrazia si proponeva di onorare i

cittadini che soffrirono ingiustizie e furono perseguite durante la guerra civile. Non tutti però

sono d’accordo con il recupero della memoria storica; diversi storici revisionisti ritengono

che a compiere azioni barbare e criminali siano stati principalmente (se non esclusivamente)

coloro che con disprezzo chiamavano los rojos, sostenendo che i nuovi dati e le nuove

scoperte emerse siano solo il prodotto di una cospirazione281.

Il dibattito sulla guerra civile prosegue ancora oggi, e le azioni intraprese al fine di

portare a termine il recupero della memoria hanno contribuito, tramite la riscoperta del

passato, per quanto oscuro, a rendere più stabile il presente. Purtroppo al fianco degli storici

revisionisti c’è anche l’attuale primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, il quale dichiarò ad

un’emittente radiofonica la propria contrarietà nell’investire denaro per riesumare il passato

278 José M. Pedreño, ¿Qué es la Memoria Histórica?, in “Pueblos” n° 12, estate 2004, pp. 10-12. 279 José M. Pedreño, ¿Qué es la Memoria Histórica?, in “Pueblos” n° 12, estate 2004, pp. 10-12. 280 Tale legge, emanata durante il primo governo di José Luis Rodríguez Zapatero (PSOE), prevedeva inoltre il diritto a ricevere un riconoscimento morale per coloro che soffrirono

condanne, persecuzioni, o altre forme di violenze per ragioni politiche, ideologiche o religiose, il

diritto a ricevere forme di supporto economico per le vittime del franchismo e delle loro famiglie,

lo stanziamento dei fondi per la riesumazione di corpi dalle fosse comuni, la rimozione dei simboli

franchisti dai luogi pubblici e la concessione della nazionalità spagnola ai figli e ai nipoti di coloro

che furono costretti all’esilio e ai rappresentanti delle Brigate Internazionali. Il testo completo

della legge è disponibile in rete:

<http://www.boe.es/boe/dias/2007/12/27/pdfs/A53410-53416.pdf> 281 Paul Preston, La guerra civile spagnola, pp. 18-19.

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poiché la Spagna deve guardare avanti come venne deciso durante la Transizione282.

Così si è giunti alla situazione attuale dove La Ley de la Memoria è sì in vigore ma

inoperante poiché il governo, ha cancellato del tutto lo stanziamento di finanziamenti sia per

il 2013 sia per il 2014283. Un vero peccato perché il processo di recupero della memoria

prosegue ma senza il supporto delle istituzioni ufficiali dello Stato; ciò rischia, secondo il

nostro parere, di creare una spaccatura tra il potere e un’ampia fascia della popolazione, che

vede censurati e scoraggiati i propri sforzi per portare a galla un passato doloroso e onorare

il ricordo di coloro che hanno subito delle ingiustizie ed hanno combattuto per dei principi

che ritenevano giusti. Il che non è una questione politica, bensì un diritto inalienabile

dell’uomo e una delle fondamenta di una società civile.

9.3. Il RECUPERO DELLA MEMORIA IN SOLDADOS DE SALAMINA.

Dopo aver cercato di comprendere cosa si intende per memoria storica e in cosa consiste

il recupero di questa, cerchiamo ora di analizzare in che prospettiva Javier Cercas affronta

tale tematica in Soldados de Salamina.

Il Javier Cercas personaggio compie due diversi iter che lo portano al recupero della

memoria dimenticata in due differenti situazioni: nella prima tenta di far luce sul passato di

Rafael Sánchez Mazas, mentre nella seconda nel passato di colui che suppone sia il soldato

che ha risparmiato la vita al falangista, ovvero Antonio Miralles. Il fatto che partendo dal

tentativo di far luce sulle vicende del primo arrivi a riscoprire il passato del secondo ci porta

a riflettere sulla natura quasi labirintica del passato stesso: riscoprire un episodio lontano nel

tempo può portarci a riscoprire altri episodi nascosti sotto il manto dell’oblio: vengono ad

incontrarsi personaggi che indagano il passato e personaggi che conoscono tale passato e

sono magari desiderosi di raccontarlo. È grazie a questi incontri che la memoria si sviluppa

e riesce ad emergere.

Possiamo notare come viene a configurarsi una relazione strettissima tra presente e

passato: quest’ultimo viene infatti indagato da un punto di vista ovviamente presente e

proprio la riscoperta di avvenimenti passati hanno conseguenze notevoli sul presente del

Javier Cercas personaggio, a tal punto che possiamo affermare che viene ad instaurarsi una

relazione quasi intima tra il personaggio e il passato che scopre.

Nei fatti inerenti il passato sono presenti sia elementi storici certi e affidabili, sia fatti o

282 C.H., “Ni un euro público para las fosas de la guerra”, Abc, 10 febbraio 2008,

<http://www.abc.es/hemeroteca/historico-10-02-2008/abc/Nacional/ni-un-euro-publico-para-

las-fosas-de-la-guerra_1641630358490.html>. 283 Natalia Junquera, “La promesa que Rajoy sí cumplió”, El País, 5 ottobre 2013,

<http://politica.elpais.com/politica/2013/10/05/actualidad/1380997260_542677.html>.

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situazioni ricostruiti dal narratore (tuttavia, in riferimento alla parte biografica su Sánchez

Mazas, veniamo avvertiti di ciò), plausibili ma non certi; particolarmente romanzata risulta

la parte relativa alle peripezie di guerra riguardanti Miralles. Qualcuno potrebbe porre un

obiezione: come può un romanzo parlare di recupero della memoria storica se è basato (in

parte) su fatti storici non confermati o su fatti fittizi? In realtà ritengo che ciò sia irrilevante

ai fini del recupero della memoria storica. Un romanzo non è un libro di storia né

un’autobiografia, non è tenuto a contenere dati reali. Come detto veniamo avvertiti di ciò

durante la lettura, e inoltre un lettore scaltro dovrebbe sempre prendere in considerazione il

fatto che il narratore può esagerare nel raccontare determinati fatti o inventarli ex novo. Ciò

è nella natura stessa del romanzo. Quello che è importante davvero è che le parti fittizie non

tolgano credibilità al processo di recupero della memoria.

Cercas riesce alla fine a far riflettere il lettore sull’importanza di tale processo e ad

omaggiare coloro che, come Miralles, hanno combattuto in nome di un ideale, simbolo di

«todos los muertos, derrotados y olvidados por la España oficial posterior a la muerte de

Franco, sobre los cuales reposan los logros – magros o fastuosos, da igual – de la España

actual»284. Se l’autore riesce a fare ciò, ha davvero importanza il fatto che le vicende di

Miralles siano inventate o che alcune parti della biografia di Sánchez Mazas possano essere

delle ricostruzioni dell’autore?

A maggior ragione se consideriamo che Miralles non rappresenta solo coloro elencati

poc’anzi, citati nell’articolo di Victor Lemus, bensì rappresenti una sorta di milite ignoto.

L’universalità delle sue gesta è confermata dalla sua traiettoria in guerra, e lo erge a simbolo

dei caduti di tutte le guerre. Non rappresenta infatti solo i suoi compagni che non manca di

ricordare parlando con il Javier Cercas personaggio, né solo gli spagnoli morti, sconfitti,

dimenticati o oltraggiati. In tutte le guerre della storia sono sempre le elités al potere che

mandano in guerra intere generazioni condannandole a morire oppure, qualora

sopravvivano, molto spesso dimenticandosi di loro o quasi vergognandosene285. La figura di

quest’uomo nobile rinchiuso in una casa di riposo per anziani, dimenticato da tutti, ne è

appunto un esempio evidente. E sia il Cercas personaggio (come del resto il Cercas reale)

decidono di omaggiare tutti questi eroi ignoti di mille guerre imbracciando l’unica arma che

hanno a disposizione: la penna.

284 Victor Lemus, Un secreto esencial: Literatura y memoria histórica en Soldados de Salamina,

de Javier Cercas, Ipotesi, Revista de estudios literarios, vol.11 n° 2 (2007), p. 123,

<http://www.ufjf.br/revistaipotesi/files/2011/05/12-Un-secreto-esencial-Literatura-y-memoria-

hist%C3%B3rica-en-Soldados-de.pdf>. 285 Tale tematica è affrontata anche nel romanzo successivo di Javier Cercas, La velocidad de la

luz.

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Infatti, sebbene il Cercas personaggio mostri nel romanzo una chiara simpatia per i valori

del bando repubblicano, e anche il Javier Cercas reale possiede la medesima visione del

mondo che non nasconde affatto286, ritengo che Miralles sia un simbolo non vincolato ad

una precisa ideologia politica, o meglio un simbolo che va al di là della politica, un eroe

universale sia perché autore di un gesto (il risparmiare la vita a Sánchez Mazas) tanto

misterioso quanto nobile, sia perché portatore di idee di libertà e di democrazia che

trascendono qualsivoglia connotazione politica; è insomma un omaggio agli eroi di ogni

tempo e di ogni colore politico.

Il recupero della memoria però possiede anche un’altra, importantissima funzione: quella

di ridefinire il presente. Senza un’adeguata conoscenza delle proprie radici, del proprio

presente, non si hanno neppure le basi per costruire un solido futuro, e ciò è palese nel Javier

Cercas personaggio. Conoscere Miralles dopo un lungo percorso di ricerca che lo porterà ad

entrare in contatto con diversi aspetti che ignorava del passato del suo Paese avrà in lui un

effetto sicuramente salutare: «De alguna manera, le devuelve la alegría de vivir, de pelear,

de construir, de hacer […]»287.

L’altro lato della medaglia, il lato di coloro che hanno sofferto il non-ricordo altrui è

rappresentato in un primo momento da Daniel Angelats, che rappresenta la sofferenza e la

pena di coloro che vivono il disinteresse della società contemporanea riguardo ad un fatto

traumatico come la guerra. Ciò è evidente nel dialogo tra lo stesso Daniel Angelats e Javier

Cercas personaggio. Quando finalmente qualcuno mostra interesse per le proprie vicende è

evidente il sollievo in lui:

[…] sé que disfrutó mucho recordando a Joaquim Figueras […] y su común aventura

de la guerra, y mientras le oía esforzarse en presentarla como una travesura de juventud

sin la menor importancia, intuí que tenía toda la importancia del mundo para él, quizá

porque sentía que había sido la única aventura real de su vida, o per lo menos la única

de la que sin temor a error podía enorgullecerse. Largamente me habló de ella […].

Comprendí que hacía mucho tiempo que le urgía hablar con alguien de estas cosas288.

Il libro che Sánchez Mazas avrebbe dovuto scrivere in relazione alla loro incredibile

vicenda rappresentava per Daniel Angelats una speranza di veder ricordata un’esperienza

bellica che lo aveva segnato e una maniera per veder ricompensata in maniera almeno morale

286 Lo dichiara esplicitamente in diverse intervista. Ci limitiamo a segnalare due passaggi

contenuti in Diálogos de Salamina: «Claro que hubo atrocidades: paseos, asesinatos, colectivos,

barbaridades, todo lo que usted quiera […] Aquì hubo un régimen democrático, legitimo, que fue

derribado por un golpe de estado militar. Y hubo más señores que salieron a defender ese régimen

legitimo, como Miralles»; «[…] decir que ninguno de los dos bandos luchaba por la libertad es,

simplemente, una mentira siniestra», in Javier Cercas, David Trueba, Diálogos de Salamina,

Barcelona, Tusquets, 2003, p. 28. 287 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 215. 288 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 71.

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le proprie peripezie vissute in gioventù. Tale ricompensa la otterrà con il libro scritto dal

Javier Cercas personaggio.

In un secondo momento invece a rappresentare la parte dei “dimenticati” è Miralles, ma

più che pena e sofferenza ciò che prova è vero e proprio risentimento, che emerge sin dalla

prima conversazione telefonica che ha con il Javier Cercas personaggio: «Nunca nadie me

ha dado las gracias por dejarme la juventud por su mierda de país. Nadie. Ni una sola palabra.

Ni un gesto. Ni una carta. Nada. Y ahora me viene usted, sesenta años más tarde, con su

mierda de periodiquito, o con su libro, o con lo que sean a preguntarme si participé en un

fusilamiento […]»289. Quando i due si incontreranno di persona capiremo ancora meglio a

cosa è dovuta la frustrazione di Miralles: non solo è ferito da un punto di vista personale, ma

ad accrescere la sua rabbia è il fatto che nessuno dei suoi compagni in battaglia, che hanno

pagato con la vita il loro periodo in guerra, abbia ricevuto qualche tipo di riconoscimento:

««No hay ni va a haber nunca ninguna calle miserable de ningún pueblo miserable de

ninguna mierda de país que vaya a llevar nunca el nombre de ninguno de ellos»290. Tale

risentimento è alimentato dal fatto che Miralles si sente in qualche modo colpevole nei loro

confronti per essere riuscito a sopravvivere alla guerra: ««A veces sueño con ellos, y

entonces me siento culpable: les veo a todos, intactos y saludándome entre bromas, igual de

jóvenes que entonces porque el tiempo no corre para ellos, igual de jóvenes y preguntándome

por qué no estoy con ellos, como si los hubiese traicionado, porque mi verdadero lugar estaba

allí»291.

I medesimi motivi di risentimento verranno esposti al Javier Cercas personaggio in una

lettera che riceverà dopo aver scritto l’articolo Un secreto esencial. Tale missiva è firmata

da un ex combattente del bando repubblicano di nome Mateu Rescans che lo accusava di

revisionismo per aver citato una frase di Jaime Gil – “De todas las historias de la Historia

sin duda la más triste es la de España, / porque termina mal” – e per aver chiesto alla fine

della frase «¿Termina mal?»292. A causa di ciò Cercas veniva accusato di aver insinuato che

la storia di Spagna terminasse bene, e ciò aveva provocato la risposta colma di risentimento

di Rescans, il quale sosteneva che per coloro che l’avevano persa senz’altro era terminata

male. Le considerazioni che aveva posto non erano molto differenti rispetto a quelle

presentate da Miralles: «Nadie ha tenido ni siquiera el gesto de agradecernos que lucháramos

por la libertad. En todos los pueblos hay monumentos que conmemoran a los muertos de la

289 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 173. 290 Ivi, p. 199. 291 Ivi, p. 199. 292 Ivi, p. 24.

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guerra. ¿En cuántos de ellos ha visto usted que por lo menos figuren los nombres de los dos

bandos?»293. Il testo si conclude con un vero e proprio attacco, nient’affatto velato, di

Rescans al periodo della Transizione: «Y una gran mierda para la Transición!»294. La frase

de Jaime Gil e questa colorita riflessione sulla Transizione torneranno alla mente del Javier

Cercas personaggio durante la telefonata con Miralles295.

È evidente il percorso di recupero della memoria che svolge sul protagonista durante

l’arco del romanzo: inizialmente non ha alcuna conoscenza né ha alcun interesse per la

guerra civile, è un personaggio che vive ancorato al proprio presente. La prova di ciò la

incontriamo nelle parole del narratore stesso nelle prime pagine, dove in riferimento alla

guerra civile dichiara: «[…] de la que hasta aquel momento no sabía mucho más que de la

batalla de Salamina o del uso exacto de la garlopa, y por las historias tremendas que

engendró, que siempre me habían parecido excusas para la nostalgia de los viejos y

carburante para la imaginación de los novelistas sin imaginación»296.

Il titolo del romanzo fa riferimento anche a ciò: per qualcuno la guerra civile o la dittatura

di Franco sono eventi remoti nel tempo tanto quanto la battaglia di Salamina. Possiamo

supporre che questa scarsa conoscenza relativa alla guerra civile e questo distacco altro non

è che un riflesso di ciò a cui era stato indottrinato, un chiaro sintomo della volontà del potere

e di diversi settori dalla società di andare avanti cancellando il passato.

Progressivamente Cercas assumerà coscienza del proprio passato e in particolare avrà

grande effetto su di lui il recupero della memoria soppressa relativa a Miralles e a ciò che

questi rappresentava. Prenderà particolarmente a cuore la storia di questo sfortunato eroe

moderno e mostra una certa tristezza nonché un certo fastidio riflettendo sulla sua situazione

attuale: «Pensé: «No hay ni uno solo que sepa de ese viejo medio tuerto y terminal que fuma

cigarrillos a escondidas y ahora mismo está comiendo sin sal a unos pocos kilómetros de

aquí, pero no hay ni uno solo que no esté en deuda con él». Pensé: «Nadie se acordará de él

cuando esté muerto»297; «[…]la civilización pendía de él, estaba salvándola y salvándonos

sin saber que su recompensa final iba a ser una habitación ignorada de una residencia para

pobres en una ciudad tristísima de un país que ni siquiera era su país […]»298.

Diverse volte viene affrontata la memoria intesa come mezzo per rendere in un certo

qual senso immortale colui che viene ricordato. Per questo motivo Miralles ricorda i suoi

293 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 25. 294 Ivi, p. 25. 295 Ivi, p. 173. 296 Ivi, p. 19. 297 Ivi, p. 193. 298 Ivi, p. 194.

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amici morti in guerra: «se acuerda porque, aunque hace sesenta años que fallecieron, todavía

no están muertos, precisamente porque él se acuerda de ellos. […] Pero cuando Miralles

muera […] sus amigos también morirán del todo, porque no habrá nadie que se acuerde de

ellos para que no mueran».299 Ed è proprio questa una delle ragioni per cui alla fine del

romanzo il Cercas narratore dichiara di voler scrivere il libro:

[…] mientras yo contase su historia Miralles seguiría de algún modo viviendo y

seguirían viviendo también, siempre que yo hablase de ellos, los hermanos García

Segués –Joan y Lela – y Miquel Cardos y Gabi Baldrich y Pipo Canal y el Gordo Odena

y Santi Brugada y Jordi Gudayol, seguirían viviendo aunque llevaran muchos años

muertos, muertos, muertos, muertos, hablaría de Miralles y de todos ellos, sin dejarme

a ninguno, y por supuesto de los hermanos Figueras y de Angelats y de Maria Ferré, y

también de mi padre y hasta de los jóvenes latinoamericanos de Bolaño, pero sobre todo

de Sánchez Mazas y de ese pelotón de soldados que a última hora siempre ha salvado

la civilización y en el que no mereció militar Sánchez Mazas y sí Miralles, de esos

momentos inconcebibles en que toda la civilización reserva a ese hombre.300

Includendo anche il padre nel romanzo, figura che, come detto nella sezione dedicata

all’analisi dei personaggi, ricorre più volte, possiamo supporre che il narratore saldi un

qualcosa relativo al rapporto con il genitore che probabilmente lo tormentava; in questa

maniera gli rende omaggio e si sente in pace con sé stesso.

Per concludere, ci sembra particolarmente interessante riflettere su una considerazione

di Victor Lemus: «[…] junto con los lugares cuidadosamente aireados y monumentalizados

para su visitación frecuente, existen también desvanes y sótanos a donde se arrinconan los

hechos que se considera de buena fe – o se se quiere a propósito – intrascendentes, para que

los cubra el polvo del olvido»301. Partendo da un episodio dimenticato tra le piaghe del

conflitto spagnolo il Cercas narratore arriva a scoprire un esempio universale di bontà

umana, coraggio e perseveranza nel seguire i propri ideali. Perciò ritengo che il libro

costituisca anche un invito al lettore ad impegnarsi attivamente cercando di informarsi non

solo sulle pagine conosciute della storia, ma anche ad esplorare i meandri nascosti poiché

tante piccole storie che giacciono oramai immobili nel nostro passato, magari situate

all’interno della nostra comunità o delle nostre famiglie, meritano di essere riportate alla luce

in quanto ci forniscono nuovi esempi e nuovi valori mediante i quali si può vivere in maniera

più autentica il nostro presente.

Il recupero della memoria storica va insomma alimentato, incoraggiato e va trasmesso

299 Javier Cercas, Soldados de Salamina, Barcelona, Tusquets, 2001, p. 199. 300 Ivi, p. 207. 301 Victor Lemus, “Un secreto esencial: Literatura y memoria histórica en Soldados de Salamina,

de Javier Cercas”, Ipotesi, Revista de estudios literarios, vol.11 n° 2 (2007), p. 118,

<http://www.ufjf.br/revistaipotesi/files/2011/05/12-Un-secreto-esencial-Literatura-y-memoria-

hist%C3%B3rica-en-Soldados-de.pdf>.

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continuamente non solo per rendere giustizia al passato di coloro che si sono battuti, che

hanno lottato per un mondo migliore, ma anche perché esso ha un valore fondamentale

all’ora di formare la nostra identità.