Natale, genitori separati Il regalo? Vedere mio figlio

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DICEMBRE 2017 Anno XXI Numero 224 www.avvenire.it Supplemento ad Avvenire del 17 dicembre 2017 Poste Italiane Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L.46/2004, art.1,c., DCB Milano In collaborazione con il Movimento per la Vita “Amoris laetitia” solo in versione digitale € 2,99 www.avvenire.it E-book Natale, genitori separati Il regalo? Vedere mio figlio AMORIS LAETITIA ALLA PROVA DELLA REALTÀ TRA COSCIENZA E NORMA FOCUS SU 5 CASI CONCRETI UOMINI E ABORTO PER SALVARE UNA VITA VIETATO ESCLUDERE IL CUORE DEI PADRI CONVEGNO CAV DOPO MILANO 2017 RIANNODARE LA RETE DEI VOLONTARI Oltre 82mila divorzi e 90mila nuove separazioni. Circa 360mila persone soltanto nel 2015 che, secondo i dati Istat, sono andate ad aggiungersi allo sterminato esercito di quasi 5 milioni di separati e divorziati. E poi ci sono circa 1,5 milioni di figli, tra cui tanti colpiti da quel male subdolo che si chiama alienazione genitoriale. Per la maggior parte di loro festività natalizie vuol dire rimpianti, nostalgia, sensi di colpa. Chinarsi sulle loro sofferenze, nei giorni illuminati dalla luce di Betlemme, significa comprendere il senso di un dramma che sʼallarga nelle nostre comunità

Transcript of Natale, genitori separati Il regalo? Vedere mio figlio

DICEMBRE 2017Anno XXI

Numero 224

www.avvenire.it

Supplemento

ad Avvenire

del 17 dicembre

2017

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In collaborazione con il Movimento per la Vita

“Amorislaetitia”solo in versione digitale

€ 2,99

www.avvenire.it

E-book

Natale, genitori separatiIl regalo? Vedere mio figlio

AMORIS LAETITIA ALLA PROVA DELLA REALTÀ

TRA COSCIENZA E NORMAFOCUS SU 5 CASI CONCRETI

UOMINI E ABORTO

PER SALVARE UNA VITAVIETATO ESCLUDEREIL CUORE DEI PADRI

CONVEGNO CAV

DOPO MILANO 2017RIANNODARE LA RETE

DEI VOLONTARI

Oltre 82mila divorzi e 90mila nuove separazioni. Circa360mila persone soltanto nel 2015 che, secondo i dati Istat,

sono andate ad aggiungersi allo sterminato esercito diquasi 5 milioni di separati e divorziati. E poi ci sono circa 1,5

milioni di figli, tra cui tanti colpiti da quel male subdolo

che si chiama alienazione genitoriale. Per la maggior partedi loro festività natalizie vuol dire rimpianti, nostalgia, sensidi colpa. Chinarsi sulle loro sofferenze, nei giorni illuminatidalla luce di Betlemme, significa comprendere il senso diun dramma che sʼallarga nelle nostre comunità

passata quasi sotto silenzio u-na meditazione del Papa, te-

nuta a braccio a Santa Marta il 21novembre. Francesco ha colto lospunto della lettura della Messa,riguardante il martirio di Eleaza-ro al tempo di Antioco Epifane,per parlare della colonizzazioneideologica dei nostri tempi e del-la resistenza culturale che ci ri-chiede. Anche all’epoca di An-tioco c’era chi, in nome della mo-dernità, chiedeva di introdurre inIsraele le istituzioni pagane delle

nazioni, «che fanno piazza puli-ta di tutto, di tutto: cultura, reli-gione, legge del popolo». Ancheallora tutto diventa nuovo, ma conla modernità entrano la coloniz-zazione culturale e ideologica.Anche allora «alcuni accettaronoperché sembrava buona la cosa»,«perché dobbiamo essere comegli altri». Anche allora ad alcunitoccò di fare resistenza.«Così va avanti sempre: una per-secuzione nata da una colonizza-zione culturale, da una coloniz-

zazione ideologica, che distrug-ge, fa tutto uguale, non è capacedi tollerare le differenze». «Si to-glie la radice del popolo ed entraquesta radice (Antioco Epifane),qualificata come perversa perchéfarà crescere nel popolo di Dio a-bitudini nuove, pagane, monda-ne e le farà crescere col potere, coldominio». «Questo è il camminodelle colonizzazioni culturali chefiniscono per perseguitare anchei credenti». Del resto, dice il Papa, non dob-biamo andare tanto lontano pervederne alcuni esempi: la razza,«tutti uguali e non c’è posto perquelli che non hanno il sanguepuro»; l’etnia, «tutti uguali, nonc’è posto per le differenze, pergli altri, per Dio». Attenzione: «Bisogna discernerele novità che discendono da unaradice perversa», invita il Papa. E

fa altri esempi che ci riguardanodirettamente, come l’aborto: «Pri-ma non si poteva uccidere i bam-bini; ma oggi si può, non c’è pro-blema, è una novità perversa». Ocome l’ideologia gender: «Ieri ledifferenze erano chiare, la crea-zione si rispettava; ma oggi sia-mo un po’ moderni e si fa una me-scolanza di cose». «La novità diDio guarda il futuro». Invece, haaffermato il Papa, «le colonizza-zioni ideologiche e culturali guar-dano soltanto il presente, rinne-gano il passato e non guardano ilfuturo: vivono nel momento, nonnel tempo». E «con questo atteg-giamento di fare tutti uguali e can-cellare le differenze commettonoil peccato bruttissimo di bestem-mia contro il Dio creatore». Al-cuni, come Eleàzaro, danno te-stimonianza rinunciando alla pro-pria vita, per farsi "radice per il fu-

turo", per dare vita. A ognuno dinoi è chiesto di testimoniare conle nostre vite, vivendo nel mon-do, confrontandosi con le cultu-re del tempo, ma senza assorbir-ne le categorie, senza lasciarsi co-lonizzare dalle ideologie: «Io vi-vo così, dialogo con quelli chepensano altrimenti, ma la miatestimonianza è così, secondola legge di Dio». Francesco cisprona: l’esempio di Eleazaro«ci aiuti nei momenti di confu-sione davanti alle colonizzazio-ni culturali e spirituali che civengono proposte». La fragilità di Dio che si ma-nifesta nel bambino Gesù ci do-na nuovo coraggio e nuova mo-tivazione nello spendere la no-stra vita a servizio dei più fra-gili. Buon Natale amici, è tem-po di resistenza.

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È

EDITORIALE

LETTEREAL

POPOLODELLAVITA

Diciamo noalla modernitàche omologa

Gian LuigiGigli

igli che non nascono, figli contesi, figli ad ogni costo. Tantecontraddizioni, tante domande. Troppe per non fermarsi un attimo

a riflettere. Tra le fine di novembre e l’inizio di questo mese lacronaca, implacabile specchio della realtà, ha messo in fila una seriedi episodi emblematici. La natalità che non c’è: l’Istat ha confermato ciò che già si sapeva. L’Italia fasempre meno figli, 12mila in meno nell’ultimo anno, 100mila in meno negliultimi otto, la fecondità delle donne italiane precipitata a 1,26 figli pro capite.È noto che, se non si farà nulla per invertire la tendenza, tra pochi decenni ilnostro welfare (sistema sanitario, pensionistico, servizi sociali) diventeràinsostenibile. Mettere al centro il bene del bambino e della famiglia vorrebbedire in questo caso costruire un futuro migliore per tutti, per l’intero Paese.Ma Governo e Parlamento, invece di mettere in atto provvedimenti e iniziativestrutturali come il "Fattore famiglia", dimezzano il già esiguo bonus bebè (chenon è la via maestra delle politiche per famiglia e denatalità, ma è meglio diniente). Scelte contraddittorie e colpevoli. La natalità contesa: due richieste della procura generale della Cassazionepotrebbero modificare quanto deciso da altri giudici su altrettanto vicendecomplesse e dense di sofferenza. La prima riguarda il figlio di Martina Levatoe Alexander Boettcher, la cosiddetta "coppia dell’acido" (lui ha due condannea 14 e a 24 anni, lei una sentenza definitiva a 20 anni). Ora, secondo il pgdella Cassazione, il piccolo potrebbe essere affidato ai nonni. Come potrebbetornare dai genitori biologici la bambina di Casale Monferrato – che ha ormai7 anni e da quattro è stata data in adozione – nata con la fecondazioneartificiale da due anziani coniugi (lui oggi ha 75 anni, lei 63). Il Tribunale deiminori aveva deciso sulla base di una presunta incapacità genitoriale dellacoppia. Ora tutto potrebbe essere rivisto. Sono decisioni che vanno nelladirezione del "supremo interesse" del minore o soltanto dei desideri degliadulti? Da mesi si discute sulla strada più opportuna per adeguare la nostralegislazione in materia, ma di concreto ancora nulla. Anche in questo caso,scelte contraddittorie e colpevoli.La natalità a tutti i costi: un sondaggio commissionato da un gruppo diassociazioni femministe ha decretato che oltre il 70% degli italiani non vuolel’utero in affitto. Ma chi punta a legittimare la pratica (o proprio a garantire ilbusiness) non molla, oscura la realtà, manipola le opinioni, arriva a presentarecome incerta una tendenza d’opinione in realtà molto chiara. Altricomportamenti contraddittori e colpevoli tesi a nobilitare un’atroce ingiustizia– un corpo di madre "colonizzato", un figlio partorito per denaro e vendutoper povertà – con la pretesa del "diritto al figlio". Ma mettere davvero alcentro i diritti dei figli – scelta tanto più densa in questa attesa di Natale –significa auspicare prospettive che, sostenendo davvero la natalità, risultinoequilibrate e coerenti. Solo così ogni nascita sarà tesoro e promessa per tutti.

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LE RUBRICHE

SOM

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famiglia vita

4 AMORIS LAETITIABassetti: non imporrefardelli alle persone

27 LʼANALISI"Pillola" e "Metodi"Confronto doveroso

Gian Luigi Gigli

28 ABORTO/1Se il cuore di padrepuò salvare una vita

M. Magliocchetti

30 ABORTO/2Olanda, la truffadelle cliniche

Marina Casini

32 CAVVolontari per la vitarete da riannodare

Marco Giordano

38 LʼINTERVENTOMigranti tra noiUn tesoro di vita

Gian Carlo Perego

6 AMORIS LAETITIAFabbriche dʼarmi?«Non lasciateci soli»

Adriano Fabris

12 AMORIS LAETITIAApertura alla vitaLibertà responsabile

Gilfredo Marengo

14 AMORIS LAETITIAFamiglie dʼorigineQuali spazi per noi?

Domenico Simeone

18 INFANZIABambine violateVietato ignorare

G.Schiacchitano

16 HUMANAE VITAESe lʼaffettivitàè da educare

M.Grazia Contini

20 MEDIAZIONERimanere genitorianche da lontano

Benedetta Verrini

22 EDUCAZIONEScuola dellʼinfanziaprove di ingresso

Cecilia Pirrone

24 SEPARATIUn Natale senzail regalo di mammaAnnalisa Guglielmino

29 CERCO FAMIGLIA Daniela Pozzoli

31 MICROCOSMI 2.0 Diego Motta

37 LA SALUTE NEL PIATTO Caterina e Giorgio Calabrese

39 LETTI PER VOI

39 QUELLO CHE I VOSTRI FIGLI NON DICONO Roberta Vinerba

8 AMORIS LAETITIAMia figlia convive?Dialogo nella verità

Orietta R.Grazioli

LucianoMoia

Natività e nascitePerché quel vagitosia tesoro per tutti

10 AMORIS LAETITIAUn figlio omosessualeQuale percorso di fede?

Tonino Cantelmi

36 RIFORMATerzo settoreScelte inclusive

Roberto Museo

o già avuto modo di direpubblicamente cosa penso

dell’esortazione apostolica postsinodale, ma lo voglio ripetere ancheoggi: l’Amoris Laetitia è un documentobellissimo, a tratti poetico, denso disignificati e di implicazioni pastorali.Un testo che va letto e meditato congrande serenità, senza essere guidati dagiudizi aprioristici e soprattutto senzaessere influenzati da alcuneinterpretazioni epidermiche che si sonodiffuse, nel corso del tempo, in undibattito pubblico che, a volte, mi èparso prediligere il sensazionalismoall’autentica realtà dei fatti.Il Simposio di oggi (11 novembre 2017,ndr.) rappresenta la continuazione e losviluppo di un lavoro diapprofondimento già sviluppato in altriincontri e che sta caratterizzando ancheil lavoro di molte diocesi, soprattuttonelle pastorali familiari. La Chiesacresce e si sviluppa, infatti, conl’annuncio gioioso del Vangelo, nelcompiere le opere di Dio e con lacorresponsabilità ecclesiale, ovvero conla comunione, l’integrazione e ildiscernimento tra i diversi carismi.Quello che mi preme sottolineare, oggi,sono dei semplici consigli pastorali chevoglio essere un incoraggiamento perun dialogo fecondo e proficuo tra divoi. E vorrei sintetizzare il mio pensierocon tre concetti che a mio avvisopossono aiutarvi, non solo nellariflessione, ma anche nel metodo delladiscussione. Questi tre concetti sono: lospirito sinodale, la via caritatis e, perultimo, la concretezza.Parto dal primo, lo spirito sinodale.L’Amoris Laetitia è, prima di tutto, ilfrutto di due Sinodi eccezionali. DueSinodi vissuti e partecipati come maiera accaduto prima. Questa è unagrande novità storica che va rimarcatacon decisione e che vi invito a non dareper scontata. Una grande novità, dicevo,che apre la strada ad un modo nuovo,forse più autentico, di essere Chiesa:una Chiesa fondata veramente e nonsolo a parole sulla Koinonia. Ovvero suuna comunione tra le tante anime dellacattolicità, tra il centro e la periferia, traRoma e le Chiese locali, tra i vescovi e ilaici, tra i fedeli e i teologi. L’incontrodi oggi è dunque il frutto di questospirito sinodale: non dobbiamodimenticarlo!Questo spirito sinodale fa sì chel’Amoris Laetitia sia l’espressione diuna Chiesa sempre più globale eautenticamente universale che affrontale questioni sul tappeto, in questo casola famiglia, con uno sguardo concretoalla realtà dei fatti e non alle nostre

proiezioni ideali. Quello che scaturiscedallo spirito sinodale è, senza dubbio,lo sguardo di Maria a Cana, perriprendere l’episodio evangelicoproposto poco fa da Papa Francesco(nel videomessaggio che ha apertol’incontro, ndr). Tutti noi, laici esacerdoti, vescovi e teologi, siamochiamati ad assumere tale sguardo. Cheè la prospettiva di chi non giudica inbase all’apparenza, ma di chi –rendendosi conto di quanto staaccadendo – si prende cura dellesituazioni e delle persone sulla base diun amore gratuito, ovvero sulla carità. Vengo al secondo punto, la viacaritatis. Francesco parlandodell’Amoris Laetitia ha detto che «i duecapitoli centrali sono consacrati

all’amore». Il Papa ci esorta a prenderecome riferimento l’inno alla carità diSan Paolo e ad applicarlo a quello chedefinisce il «nostro amore quotidiano».È questo l’amore a cui fa riferimentocon grande originalità il Papa: un amorepaziente e benevolente; non invidioso eche non si vanta; un amore umile,amabile e generoso; un amore senzaviolenza interiore e che sa perdonare;che sa rallegrarsi con gli altri e che nonsi adira; che tutto scusa e tutto sopporta;un amore che ha fiducia e ha speranza.La via caritatis delineata da Francescoè un altro snodo di grande importanza.Perché va letto accanto ad un concettoassolutamente centrale nell’Evangeliigaudium: la conversione pastorale. Chenon è altro che «l’esercizio della

Erano una sessantina i teologi e gli e-sperti di scienze umane invitati a riflet-tere sul "Vangelo dell’amore tra co-scienza e norma" nell’ambito del "IIISimposio Cei sull’Amoris laetitia". Unariflessione di alto profilo, quella delloscorso 11 novembre a Roma, che è stataaperta da un videomessaggio del Papa (sipuò vedere sul nostro sito) e poi da un’in-troduzione del presidente della Cei, car-

dinale Gualtiero Bassetti che proponia-mo qui integralmente. Dopo le due rela-zioni principali (ne ospitiamo ampi stral-ci nelle pagine successive), gli esperti sisono suddivisi in cinque gruppi per af-frontare altrettanti problemi concreti.Cinque casi autentici (l’elenco qui a de-stra) in cui il rapporto tra il dettato del-la legge e la voce della coscienza forma-ta richiede prudenza e discernimento.

Il cardinaleGualtieroBassettiSotto i lavori del Simposio

HGualtieroBassetti*

dicembre 2017

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famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

Il nostro amore quotidiano

dicembre 2017 5NOI famiglia vitaAmoris laetitia, via di concretezza

maternità della Chiesa», di una Chiesache è incarnata nella storia, che non siritira nelle astrattezze moralistiche osolidaristiche ma che parla i linguaggidella contemporaneità in continuomovimento. In questa prospettiva, lagioia e l’amore, che si fondonosull’annuncio di Gesù e sull’opera delloSpirito Santo, vengono prima di tutto. Eper questo motivo, non è piùauspicabile relegare l’annuncio dellaBuona notizia solamente ad un insiemedi norme e di regole che incasellanol’uomo e la donna in una serie diproiezioni che troppo spesso sono ilrisultato di una produzione intellettualesenza anima. «Il bene della famiglia –ci ha detto poco fa il Papa – è decisivoper il futuro del mondo e della Chiesa»:

sia davvero questo l’orizzonte dellanostra carità pastorale.La grande sfida della via caritatis – chepoi è anche il cuore di questopontificato – è questa: annunciare«l’amore salvifico di Dio» ad ogniuomo così come è e non comevorremmo che fosse, senza imporrefardelli pesanti sulle spalle dellepersone e senza ridurre la «predicazionea poche dottrine, a volte più filosoficheche evangeliche». Ovviamente, per iteologi questa sfida è particolarmenteavvincente.Vengo al terzo punto, la concretezza.Che non è altro che la sintesi pastoraledi quanto detto fin qui. Perché lasinodalità e la carità sono un granderichiamo alla concretezza e a nonscadere mai in un moralismo astrattoche non ha radici nella vita reale dellepersone. «Gli sposi e i genitori – citoancora una volta quanto è appenarisuonato nei nostri cuori – non sianolasciati soli, ma accompagnatinell’impegno di applicare il Vangeloalla concretezza della vita».La concretezza non è solo il prodottodella cultura dell’incontro ma èsoprattutto sinonimo di bellezza. Se noivediamo una persona concretamente –con le sue rughe, le sue ferite e i suoitratti reali – e non solo comeun’astrazione libresca, noi possiamoscorgere veramente il volto di Gesù: ilvolto sofferente sulla Croce e il voltosplendente della Risurrezione.Ho molto apprezzato l’idea diorganizzare dei tavoli di confrontoperché aiutano la discussione ed evitanoun certo modo di essere cattedratici chespesso finisce nell’esercizio di unpotere clericale vecchio e stantio. Tutti itemi in discussione – anche quelliaffrontati nei precedenti incontri – sonoassolutamente importanti. Tra i 5temi su cui riflettete al Simposio dioggi – lavoro/famiglia, apertura allavita, genitorialità difficile, figli checonvivono, ingerenze delle famiglied’origine – c’è forse un trattocomune che li accomuna tutti e cheforse potrebbe anche essere unelemento di discussione per gliincontri futuri: la donna. La donna nella società di oggi, la donnanella Chiesa, la donna nella famiglia. Èsolo una suggestione, e niente di più,ma ho la netta impressione – parlo dapastore ovviamente – che sullacondizione della donna e sul suo statusontologico si stia giocando una dellesfide più importanti e più rischiosedella contemporaneità. E forse, suquesto punto, è venuto il momento ditornare a riflettere come Chiesa, conmitezza, serenità e soprattutto concoraggio.

arcivescovo di Perugia-Città della Pievepresidente della Cei

Bassetti: annunciare«lʼamore salvifico di Dio» ad ogni uomocosì come è e noncome vorremmo chefosse, senza imporrefardelli pesanti sullespalle delle persone

Cinque casi concretiCinque domande

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FABBRICA DʼARMIUna coppia lavora nella fabbricadʼarmi di Domusnovas, in Sarde-gna. Cʼè lʼesigenza di non perde-re il lavoro, indispensabile permandare avanti una famiglia contre figli, e la consapevolezza che,anche a causa di quel lavoro, al-tre famiglie moriranno. Che fare?(A. Fabris a pagina 6)

SE NOSTRA FIGLIA CONVIVECʼè una famiglia che ha semprecercato di trasmettere valori for-ti. Ma un giorno una figlia dice:«Vado a convivere con il fidanza-to». Sembra un rifiuto netto delmatrimonio. «Ho scelto così». Ras-segnarsi? Discutere? E come?(O. R. Grazioli a pagina 8)

UN FIGLIO OMOSESSUALE?In che occasioni una genitorialitàdifficile può minare lʼunità dellacoppia? In alcuni casi un figlio o-mosessuale può diventare puòsuscitare sensi di colpa e accusereciproche. Ma è il modo più op-portuno per accompagnare un ra-gazzo a fare chiarezza nella suadimensione identitaria?(T.Cantelmi a pagina10)

CONTRACCEZIONE MAI?Quattro figli, quattro parti cesareisempre più complicati. I medicisono stati categoricì: basta gravi-danze. Come gestire una fertilitàche da risorsa rischia di diventa-re problema? Quale spazio per lacoscienza in una scelta di genito-rialità responsabile?(G.Marengo a pagina 12)

I MIEI, I TUOI, CHE STRESS!Molto spesso lʼingerenza delle fa-miglie dʼorigine determina nellacoppia devastanti corti circuiti.Per gli esperti 7 volte su 10 la frat-tura è causata dallʼincapacità digestire i rapporti con i genitori dilei o di lui. Come evitare questorischio senza ingessare la relazio-ne di coppia?(D.Simeone a pagina 14)

non sia norma che incasella

a storia da cui siamo partiti perla nostra riflessione è una sto-

ria vera. Si tratta di una storia nella qua-le, come accade in tanti casi, di fronte aproblemi particolari non è possibile da-re ricette di pronto uso. È necessariopiuttosto accompagnare le persone chevivono questi problemi, star loro vicini,e far sì che anche in tal modo nasca inessi e si sviluppi il giusto discernito. Ciò che viene detto in Amoris ltia, il "metodo" che nell’Esortazion nodale viene elaborato, offre l’orimento di fondo e la cornice adeggrazie a cui tutti noi siamo in grad affrontare, come comunità cristia non tanto come individui isolati, le ferenti, complesse situazioni in cui a te ci possiamo trovare. La storia si svolge in una delle zon nostro Paese che si trovano in difficeconomica e sociale, a causa del lache scarseggia. Parlo della Sardegna Sud della Sardegna. Lì, a Domusnc’è però una fabbrica che il lavoro l Lo dà a oltre settanta persone: a più diduecento, anzi, tenendo conto dell’in-dotto. Ma si tratta di una fabbrica di ar-mi. È di proprietà tedesca e produce or-digni destinati a esplodere anche su ci-vili e bambini in una delle tante guerre

dimenticate che insanguinano il nostropianeta: la guerra nello Yemen. Su Av-venire se n’è ha parlato più volte. A causa di un rimpallo di responsabilitàtra Germania e Italia (visto che la pro-prietà, appunto, è tedesca, ma il lavorosi svolge sul territorio italiano), la fab-brica continua nella sua attività, anzil’accresce, senza che sia possibile ap-plicare a essa le norme contro la produ-zione e la vendita di armi. Si tratta d’altronde di un’occasione pre-

d t tamento per tante famiglie un territorio in cui, ripe-

rtunità sono poche. fra coloro che lavorano

non ce la fanno ad anda- no problemi di coscienza. ande. È possibile essere

ar da mangiare ai propri ntare il mercato illegale possibile contribuire, sia

ente, allo spargimento di nte?

to esemplifica una situa- rema e dolorosa, che però

tre che incidono sulla vi- one. Si tratta di situazio-

ni in cui da un lato c’è la necessità, daparte dei soggetti interessati, di salva-guardare la sopravvivenza propria equella dei propri cari, dall’altro emergeprima o poi la consapevolezza che il mo-do in cui lo si fa è sbagliato, ingiusto,

distruttivo. Sono situazioni in cui sonocontrapposte, in generale, la necessitàdi guadagnare attraverso un lavoro e iltipo di lavoro che, a questo scopo, unoè indotto a fare. Ne risulta una tensione,tanto morale quanto spirituale, che nonpuò non avere riflessi anche sulla vitadelle persone e sui loro stessi legami.

«Il calice dell̓ Alleanza non sopporta clausolePubblichiamo ampi stralci dellarelazione presentata al "III SimposioCei sull’Amoris laetitia" da GiuseppeLorizio, docente di teologiafondamentale alla Pontificia UniversitàLateranense

e vicende dell’ermeneuticacontemporanea hanno

spesso accostato teologia egiurisprudenza sulla basedell’interpretazione di cuientrambe si nutrono. Sarebbetuttavia limitativo e datatoritenere che tale attivitàinterpretativa, che costituisceil compito fondamentale dientrambi gli ambiti delsapere, riguardassesemplicemente il rapporto coi

testi giuridici e religiosi (ricordo sempre atal proposito un famoso testo di Platone,nel quale anche si sostiene che in tal modo

si conosce solo ciò che è stato detto, ma“se sia vero non l’ha appreso” –Epimenide, 975c). Si tratta inveceinnanzitutto di interpretare l’esistenza cheprecede, accompagna e segue leattestazioni testuali ed è questa la linea checercherò di adottare nella mia riflessione.Da queste schematiche premesse si puòevincere che il compito che ci accingiamoa sostenere consiste piuttosto nel mostraregli intrecci-incroci fra la rivelazioneebraico-cristiana e il diritto, colfondamentale riferimento a Gesù diNazareth e all’esperienza delprotocristianesimo. Né possiamodimenticare la fondamentale distinzioneeminentemente teologica, ma con fortevalenza giuridica, fra norma normans enorma normata, laddove il primo sintagmasi riferisce alla parola di Dio attestata nelleScritture dell’Antico e del NuovoTestamento, e la seconda a tutto quanto daessa si può ricavare a livello etico-

normativo e, oserei dire, dottrinale (...).In occasione della giornata canonisticainterdisciplinare, celebrata presso la nostraUniversità nel marzo 2016 e dedicata altema “Persone, accoglienza e diritto”,l’illustre collega Innocenzo Cardellini, hadedicato la sua attenzione al diritto eall’accoglienza dello stranieronell’esperienza biblicaveterotestamentaria, assumendo comepunto di partenza un’analisi molto accurataed erudita, di genere storico-critico suldiritto mesopotamico. Lo ringrazio dicuore per avermi amichevolmente donato iltesto della sua relazione, che mi suggeriscealcune fondamentali sottolineature inordine all’argomento che sto trattando.Certo nell’Antico Testamento troviamodiversi racconti da cui si può evincere lapratica giudiziaria in Israele, tuttavia -osserva Cardellini - questa non è oggettodi interesse diretto, come invece avviene inMesopotamia e in seguito come si legge

LNorma e dirittodai codicimesopotamiciallʼAnticotestamentoE poi la sorpresadella Rivelazionedi Gesù che èsenza condizioni

LAdrianoFabris*

dicembre 2017

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famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

Fabbriche di armi?«Non lasciateci soli»

Adriano Fabris

1SE LAVORODIVENTACONFLITTOMORALE

In che modo abbiamo cercato di riflet-tere, alla luce della Amoris laetitia, suquesto tipo di problemi? Che cosa hafatto emergere la discussione in seno alnostro gruppo, composto di teologi, fi-losofi, psicologi, rappresentanti di as-sociazioni e d’istituzioni impegnate datempo a incarnare il cristianesimo nella

cercare la loro via d’uscita al disagiospirituale che le attraversa. Ma la co-munità, la Chiesa, in queste situazionideve sentirsi corresponsabile, mettersia fianco di chi le vive, e aiutare a indi-viduare e a realizzare soluzioni adegua-te. In questa prospettiva la stessa norma,che la Chiesa ha il compito di richia-mare, non è qualcosa di calato dall’al-to, non è qualcosa che finisce per ag-giungere disagio a disagio. Essa inveceè viva: s’incarna nella vita di ciascunodi noi e contribuisce a ri-orientare i no-stri comportamenti. In sintesi, ciò che va messa in questio-ne è l’idea di un lavoro che non favori-sce uno sviluppo integralmente umano,ma è finalizzato unicamente al profitto;che non contribuisce al benessere di tut-ti, ma solo al vantaggio di una parte; cheper ottenere tutto questo non aiuta la vi-ta, ma promuove, direttamente o indi-rettamente, occasioni di morte. Si trattadi un lavoro che va contro la sua stessafunzione: quella di consentire agli esse-ri umani di realizzarsi e di far fiorire leloro relazioni. È quel lavoro che finisce,paradossalmente, per essere nemico del-la famiglia. Anche rispetto a ciò, ancheper fare i conti con questa situazione ecambiare orientamento, l’Amoris laeti-tia offre spunti e indicazioni preziose.

*docente di FilosofiaUniversità Statale di Pisa

società? Abbiamo cercato, anzitutto esoprattutto, di tener ferma l’idea di unacomunità, di una Chiesa, che accompa-gna, vale a dire che è "madre". Si trattadi una Chiesa, come dice la EvangeliGaudium, che «non rinuncia al bene pos-sibile» (EG, 45): che non insegue, cioè,soluzioni irrealizzabili, pur avendo sem-pre di mira la realizzazione del bene.La realizzazione del bene è infatti qual-cosa che non bisogna mai stancarsi diperseguire. Ma essa si ottiene gradual-mente. Richiede a questo scopo tuttol’impegno della persona, ma insieme èqualcosa che chiama in causa le varierelazioni attraverso le quali la personastessa si realizza: prima di tutte le rela-zioni familiari. Quando emergono pro-blemi che interpellano le persone e lefamiglie, queste ultime sono certamen-te chiamate ad assumersi le proprie re-sponsabilità. E tuttavia, realisticamente,tale responsabilità va condivisa dalla co-munità di cui tanto la persona quanto lasua famiglia fanno parte. La comunità,la Chiesa, è chiamata ad accompagnaree ad aiutare le famiglie nell’attuazionedelle scelte che verranno fatte.Il nostro gruppo lo ha sottolineato conforza. Le famiglie che vivono disagi co-me quello raccontato, non possono es-sere lasciate sole. Possono certamenteessere chiamate a una testimonianzaconforme a ciò in cui credono, possono

ma rimanda in modo decisivo alla libertà»nei papiri trovati a Elefantina, a Tebtunis, aWadi Murabba’at, a Nahal Hever e aMasada. E allora ci chiediamo: cosa sievince da questo contesto, che comunquepresenta numerosi intrecci con quelloveterotestamentario?In primo luogo che "il cosmo e basato sualcune verita immutabili che le leggidevono salvaguardare sia di fronte al reche di fronte ai sudditi. L ’insieme diqueste verita che sorreggono il cosmo nellasua intrinseca natura (c ’è qualcosa in tuttocio che sfugge pure agli dei) è chiamatokittum. Perche kittum rispecchil ’immutabilità delle verita universali evenga rispettato, si stabilisce l ’istituzionedetta misarum, da eseru (andare diritto), lacui essenza e rappresentata daquell ’insieme di valori in funzionedell ’equità e indica il rimettere le cose alloro posto, il riparare ciò che e rotto e ilraddrizzare ciò che e storto; oggi lodefiniremmo grosso modo con la frase:

rendere giustizia h.In secondo luogo – e Cardellini poggiasull ’analisi delle tavolette di El Amarna– si registra una sorta di corrispondenzasemantica fra i termini "giustizia" e"fedeltà". "Infatti, kittum riflette la

struttura sociale del tardo bronzo esignifica saldezza nel rapporto di fedeltàal proprio signore, essere saldo al proprioposto nel mondo, alla propria missione ea chi tutto cio ha stabilito, cioe ladivinità. Si tratta in fondo di giustizia nelsenso cosmico, come corrispondenza delproprio comportamento alla normastabilita (...).Il che porta in qualche modo a concludereche la giustizia e il diritto nascono e sisviluppano in ambito religioso. Gli stessidèi più che la sorgente originaria sono iconservatori e i responsabili diquell ’ordine superiore primordiale a cuiessi stessi sono sottomessi.L ’autorita sulla terra a cui e stata affidata

l ’applicazione del diritto e della giustizia eil re, perche a lui gli dei hanno consegnatokittum u misaru. Essi hanno inviato il reHammurapi a portare la giustizia nellaregione e, alla fine del prologo, sisottolinea che egli e autorizzato anche daMarduk di introdurre nelpaese ki-it-tam u mi-.a-ra-amcontro il potente a favore deldebole, secondo il volere diShamash, il dio dellagiustizia. Il re giusto è soloun esecutore ed e legittimatonel suo essere re solo se lasua attivita e conforme allenorme divine.L ’insieme kittum e misaru esuperiore alla corona. Ladivinita garantisce, per mezzodel re, la giustizia e larettitudine, perche il popolo e i poverisiano giudicati con equità (...).

dicembre 2017 7NOI famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

Don Giuseppe Lorizio

Un lavoro immorale o la disoccupazione?Devʼessere problemadella comunità, non deisingoli nuclei familiari

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on il comune obiettivo di ire dalla concretezza del

abbiamo tentato di comprendere gando lo sguardo, come le solleni contenute in Amoris laetitia paiutare e guidare le famiglie nell zioni più difficili, dove è in gioc porto "norma-coscienza". Il caso la discussione è partita riguarda coppia di coniugi, genitori di qu gli di diverse età, educati con zione nella fede cattolica, che s ad affrontare la scelta della figli giore di andare a convivere con ragazzo non credente, dicendo mente ai genitori che non condividenulla di quanto insegnatole e del loromodo di vivere. Tale scelta e tale for-te contrapposizione disorienta profon-damente i genitori che chiedono aiutosull’atteggiamento da tenere con la fi-glia e il partner. Come interpretare qui il confronto tranorma e coscienza, senza cadere nellasterile considerazione negativa delcomportamento "deviante dal model-lo normativo"?Il crescente aumento delle convivenze,anche all’interno di famiglie cattolichepraticanti, evidenzia in maniera urgen-te la necessità di porsi loro accanto sen-za giudizi o pregiudizi, aiutando chi vi-ve il fallimento educativo e il disorien-tamento a non spezzare il legame fami-liare che, tuttavia, non può essere soloformale e privo di significato. Nella ri-

flessione di gruppo si è, infatti, sottoli-neata l’importanza che il legame geni-tori-figli conservi in questi casi un dia-l di verità: non serve alla crescita

e di alcuno una relazione dove dice e non ci si racconta per pau-

ra che essere se stessi possa indispettirel’altro. Diventa, quindi, importante nonrinunciare al proprio vivere la fede, an-che se tale scelta non è immediatamen-te condivisa, tenendo sempre sullo sfon-do il rispetto della libertà altrui. Ogni

Senza giudizi né pregiudizibisogna puntarea dare senso e non formalità al legame da conservareE non rinunciarealle propriescelte di fede

Ma, il riferimento alla “fedeltà” consenteun ulteriore passaggio verso una modalitàdecisiva propria delle Antiche Scritture,che le Nuove richiamano e superano nellostesso tempo: si tratta dei “codici dellealleanze”. Una “categoria” biblicafondamentale, che possiamo considerarecome una frontiera fra diritto e teologia èsenz’altro quella della berit (= alleanza),che, nella sua duplice valenza di noachicae sinaitica, possiamo per analogia riferirerispettivamente alla distinzione fra diritto

“naturale” e diritto “positivo”.Quanto alla prima dimensione risulteràinteressante ai fini del nostro nesso ilsettimo ed ultimo fra i precetti che imponeanche ai goyim di istituire tribunali giusti,nei quali sia possibile distinguere fra veree false testimonianze. Più in generalequesto precetto viene interpretato come“precetto di amministrare la giustizia”(“Dal dì che nozze, tribunali ed are, dieroalle umane genti esser pietose”). Leinfluenze del codice di Hammurabi e deisuoi precetti su queste “codificazioni”vanno ulteriormente approfondite, e dati ilimiti di questo intervento non posso quiulteriormente esporle.Quanto alla dimensione sianitico-positiva, mipreme segnalare come numerosi studi ancherecenti giungano a mostrare che lo schemasoggiacente le alleanze che Dio di volta involta stipula con il suo popolo, o con singolirappresentanti di esso, è quello dei patti otrattati di vassallaggio, nei quali non si dàaffatto rapporto paritario fra i contraenti, alcontrario si manifestano le pretese (=clausole) di una tribù più forte che hasoggiogato una tribù debole e per farle grazia

esige un atteggiamento di profondasoggezione, che si manifesta appuntoattraverso il rispetto delle clausoledell’alleanza (...)Di particolare interesse, ai fini di unacontestualizzazione giuridica dell’alleanza,può essere il riferimento alla “procedura delrîb”, recentemente evocata come chiaveinterpretativa del cap. XVI di Ezechiele. Sitratta della “lite”, ovvero di quello che oggichiameremmo “contraddittorio” e pocoimporta se tale procedura si realizzi inambito affettivo-familistico e non preveda lapresenza di un giudice terzo, mentre èimportante sottolineare come in essa siapossibile non solo un esito di condanna o diassoluzione, bensì una elargizione di“perdono”, gratuito e inatteso e comunqueaffatto corrispondente alla colpa che vieneimputata. L’assenza di un giudice risultaovviamente necessaria proprio allorché ilcontraddittorio vede come protagonisti Dio eIsraele. Inoltre perché si dia la possibilità di“celebrare” tale rito giudiziario bisogna che ilitiganti siano legati da un vincolorelazionale, che nel caso del rapportoDio/Israele è appunto l’alleanza. Il fine di

COrietta Rachele

Grazioli*

dicembre 2017

NOI8

famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

«Lʼalleanza di cui parla Gesùsi distingue da quelle che lohanno preceduto per unmotivo fondamentale: nonha clausole! Qui sta tuttalʼoriginalità evangelica»

CONTESTATADAI FIGLI

2Un figlio che va a convivere?

segue da pagina 7

gente che più profonde, che allontana-no dalla scelta matrimoniale: la sola e-ducazione all’affettività non è suffi-ciente alla formazione dei giovani e del-le future famiglie se non è accompa-gnata, allo stesso tempo, dall’educa-zione alla responsabilità, combattendola cultura del provvisorio. Ci si è interrogati, in particolare, sulla ne-cessità di un linguaggio nuovo per rac-contare la bellezza della vocazione spon-sale, un linguaggio che tenga conto delmutato ambiente familiare e sociale edella sua attuale complessità. Allora, in un caso come quello da cuisiamo partiti, paradigmatico di tanti al-tri, la rigenerazione del legame genito-ri-figli può rappresentare una via con-cretamente percorribile per non perderereciprocamente una presenza importan-te nella vita gli uni degli altri: tutti queigenitori che si sentono traditi dalla "scel-ta contro" dei figli e vivono la sensazio-ne di fallimento possono così non ri-nunciare all’opportunità di svolgere undomani – ad esempio – il ruolo di non-ni, con tutto ciò che questo comporta dalpunto familiare, sociale e religioso. Da ultimo, non possiamo trascurare l’ef-ficacia della preghiera di queste fami-glie e in queste famiglie per sé e per ipropri figli, e anche l’utilità e la vera co-munione ecclesiale che giunge dalle pre-ghiere delle altre famiglie per chi si tro-va nella difficoltà o nella sofferenza. Èimportante non dimenticarsi di pregareper la famiglia.

*docente Diritto di famigliaPontificia Università Lateranense

della coppia genitoriale – il fallimentoeducativo, sia accompagnato a rilegge-re la propria vita e la propria situazionepartendo da ciò che vi è stato di buono,da quali passi compiuti hanno realizza-to quella comunione familiare che ap-pare ora perduta. Occorre che la Chiesaaccompagni queste persone attraversoun discernimento – di ciò Papa France-sco parla abbondantemente nell’Esorta-zione postsinodale (AL 293 tra gli altri)– che sia espressione di un processo diformazione continua, che deve necessa-riamente coinvolgere anche i pastori e glioperatori laici di pastorale familiare –risorsa insostituibile e da ulteriormentevalorizzare – chiamati a stare accanto a-gli uomini e alle donne ferite: accom-pagnare al discernimento significa es-sere stati a nostra volta accompagnati eformati all’ascolto dello Spirito. Se è vero – come osserva il Pontefice(AL 292-294) – che alcune forme di u-nione traducono pienamente la vocazio-ne sponsale, vissuta nella fedeltà al Van-gelo nella Chiesa, e non si deve rinun-ciare a proporle, e altre forme contrad-dicono radicalmente tale vocazione, èaltrettanto vero che tra le une e le altrevi sono un’infinità di situazioni che rap-presentano semi che realizzano l’idealesponsale in modo parziale e analogo (AL292) e che meritano di essere conside-rati e coltivati. Da qui la riflessione si è sviluppata in-torno alla crisi del matrimonio natura-le e di quello sacramentale e sulla reci-proca influenza, evidenziando le innu-merevoli ragioni, sia di natura contin-

intervento, anche di mediazione fami-liare, che possa contribuire a rigenerarei legami, deve puntare a dare senso e nonformalità alla relazione da conservare.In questa stessa ottica occorre che chi vi-ve come lacerante – anche all’interno

tale procedura sarà comunque dato dallapossibilità di ritrovare una relazionepacificata e chi accusa persegue tale obiettivonon tanto attraverso la ricostruzione dei fatti,bensì per il tramite del riconoscimento dellapropria colpevolezza da parte dell’accusato,perché si possa ricominciare da un puntofermo veritativo non solo oggettivamente, maanche soggettivamente (...).

La svolta di Gesù di Nazareth e ilrichiamo alla “coscienza” Un luogoparticolarmente significativo del NuovoTestamento, in cui rinveniamo il termineberît / diatheke è quello della cena ed inparticolare delle parole pronunziate sul“calice della nuova alleanza”: ciò accadetestualmente già nella narrazione più anticadell’evento (1Cor 11, 23-26).L’esegesi ci invita a cogliere da un lato lacontinuità delle parole sul calice conl’alleanza sinaitica e dall’altro laprofonda e radicale novità che l’evangelomette in campo. Dal punto di vista dellacontinuità “bere il vino offerto da Gesùcorrisponde all’atto cultuale compiutosul monte Sinai così da venire assunti in

comunione con Dio stesso”.Ciò che invece dà maggiormente a pensare èla discontinuità: “l’alleanza di cui parla Gesùsi distingue da quelle che lo hanno precedutoper un motivo fondamentale: essa non haclausole! Qui sta tutta l’originalitàevangelica: l’alleanza attuata da Gesù è senzacondizioni! Si riprende così l’idea di unaberît/diatheke totalmente gratuita, qualequella che Dio aveva sancito con Abramo.Sicché la bilateralità mosaica cede il passoall’unilateralità rivelatasi in Gesù Cristo”.La figura fondamentale veterotestamentariadi riferimento per il credente cristiano nonsarà quella del legislatore Mosé, bensì quellaabramitica, come si può facilmente evinceredalla teologia paolina.Per cui la fede cristiana non può in alcunmodo essere esposta come una religione deidieci comandamenti, col rischio di smarrirnela novità e il senso. In tale orizzonte lateologia recepisce l’ossimoro della “leggedell’amore”, che non sopporta obbligazioni,sanzioni, codificazioni, ma rimanda inmaniera decisiva alla libertà. È proprioquesta discontinuità/differenza ovveroalterità della nuova e definitiva alleanza,

comprendente l’irriducibilità normativa dellalegge dell’amore a far sì che la rivelazioneneotestamentaria non possa tradursiimmediatamente in termini giuridici,consentendo così la presa di distanza,sottolineata da Benedetto XVI, delcristianesimo e della teologia da trasposizionigiuridico-politiche e dalconseguente pericolo delfondamentalismo,sempre in agguato.D’altra parte talediscontinuità puòessere rilevata neicomportamenti delGesù storico rispettoalla legge mosaica,che in alcuni casigiunge a trasgredire.Del resto proprio talediscontinuità conl’ambiente giudaicodel suo tempo costituisce uno dei criterifondamentali di accesso al livellogesuano degli ipsissima facta et ipsissimaverba Christi.

dicembre 2017 9NOI famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

Rispetto e dialogo nella verità

«Lʼirriducibilitànormativa della

legge dellʼamorefa sì che la

rivelazioneneotestamentaria

non possa tradursiimmediatamente

in terminigiuridici»

Orietta RacheleGrazioli. Asinistra unmomento deilavori

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on i Padri sinodali ho p iconsiderazione la situazio

le famiglie che vivono l’esperienz vere al loro interno persone con tze omosessuali, esperienza non fa per i genitori né per i figli . Cos Francesco nell’ormai notissimo dell’Amoris Laetitia.Nello stesso nnel quale si ricorda che Gesù «si to per ogni persona senza eccezio sottolineano due punti. Il primo persona, indipendentemente dal porientamento sessuale, va rispetta sua dignità ed accolta con rispetto cura di evitare ogni marchio di ingi scriminazione e particolarmente ogni for-ma di aggressione e violenza». A diffe-renza di ogni altro precedente documen-to, non si aggiunge alcun giudizio etico suicomportamenti omosessuali. Il secondo punto riguarda invece la fami-glia che si trova ad affrontare la realtà diun figlio omosessuale, alla quale occorre«assicurare un rispettoso accompagna-mento» (dove la connotazione "rispetto-so" sottolinea la delicatezza della situa-zione) con una finalità precisa: «Affinchécoloro che manifestano la tendenza omo-sessuale possano avere gli aiuti necessariper comprendere e realizzare pienamen-te la volontà di Dio nella loro vita», gra-zie al discernimento. È alla luce di questo numero dell’AmorisLaetitia che vanno affrontate quelle si-tuazioni, a volte molto dure, in cui geni-tori disorientati e addolorati o rifiutanti e

giudicanti si trovano a gestire la scopertadell’omosessualità di un figlio. MolteChiese locali propongono iniziative di-

ssicurare un rispettoso ac-ento» alle famiglie con per-

suali al loro interno. Una me- mune è quella di creare spa-

e condivisione per i genito- n lato decolpevolizzare i ge-

e contemporaneamente dare à a tutti di esprimersi senza

egiudizi). Il rischio è quello forme consolatorie o all’op-

azione di rivendicazioni i- terili e polemiche.

namento delle famiglie in ione richiede la crescita di u-

ecclesiale solidale e non giu-dicante, nonché risorse pastorali adegua-te, operatori pastorali preparati e consul-tori familiari in grado di supportare le pro-blematiche relative alle eventuali ferite re-lazionali che affliggono quelle stesse fa-miglie. Il tema della crisi non deve spa-ventarci. «La storia di una famiglia è sol-cata da crisi di ogni genere, che sono an-che parte della sua drammatica bellezza»,(AL 232). Non è scontato che la crisi siasolo un fenomeno negativo: «Una crisi su-perata non porta ad una relazione meno in-tensa» (AL 232), ma va considerata unatappa verso la felicità. Certo, la fragilitànecessita di una analisi attenta, compe-tente e efficace. Quella che Papa France-sco chiama «la sfida della crisi» (AL 232-238) è una pagina appassionata ed un ap-pello intenso: «In nessun modo bisognarassegnarsi ad una curva discendente, auna mediocrità da sopportare" (AL 232).

Tuttavia in AL 250 si sottolinea che que-sto «rispettoso accompagnamento» ha u-na finalità precisa, che va oltre la coppiaconiugale e le sue eventuali crisi: la fina-lità è quella di dare alle persone con ten-

Tra queste trasgressioni mi premesottolineare il “caso di coscienza” cheGesù pone ai suoi interlocutori riguardoall’osservanza del riposo sabbatico:“Allontanatosi di là, andò nella lorosinagoga; ed ecco un uomo che avevauna mano paralizzata. Per accusarlo,domandarono a Gesù: "È lecito guarirein giorno di sabato?". Ed egli risposeloro: "Chi di voi, se possiede una pecorae questa, in giorno di sabato, cade in unfosso, non l’afferra e la tira fuori? Ora,un uomo vale ben più di una pecora!Perciò è lecito in giorno di sabato fare

del bene". E disse all’uomo: "Tendi latua mano". Egli la tese e quella ritornòsana come l’altra. Allora i fariseiuscirono e tennero consiglio contro di luiper farlo morire” (Mt 12, 9-14).Saranno proprio trasgressioni di tal genere adeterminare la scelta dell’erudito ebreocontemporaneo Jacob Neusner, grandespecialista della letteratura rabbinica antica,di abbandonare l’ipotesi di farsi discepolodi Gesù, ritenendo di dover continuare acredere nella Torah, piuttosto che negliinsegnamenti del presunto messia. La suaonestà intellettuale venne riconosciuta daBenedetto XVI, che giunse a scrivere:“questo libro mi ha aperto gli occhi sullagrandezza della parola di Gesù e sullascelta di fronte alla quale ci pone ilVangelo”. Neusner così si esprime,rivolgendosi idealmente a Gesù eprendendo ovviamente come punto diriferimento il più giudaizzante dei vangeli,quello secondo Matteo: “Sembra quasi cheti consideri Mosé o superiore allo stessoMosé. La Torah di Mosé non mi dice cheDio sta per dare insegnamenti al di fuori diMosé e degli altri profeti oppure che ci sarà

un’altra Torah. Non so davvero che cosafare di queste tue affermazioni. Tu parliattraverso un io, ma la Torah parla soltantoa noi, a noi che formiamo, insieme a teIsraele”. Agli occhi del pio israelita infattiGesù di Nazareth doveva apparire e appareancora oggi come un maestro che si staccao si pone al di sopra della legge mosaica. El’accento sull’io pone proprio al centro latematica della coscienza personale, comeluogo o tabernacolo in cui si incontral’Assoluto trascendente (...).E siamo così ad un momento decisivo dellanostra riflessione, che ho già avuto modo dirichiamare in altre occasioni: l’invito diGesù ad “abbandonare” i genitori non valesolo nel caso della sequela richiesta al

CTonino

Cantelmi*

Quale strada in ascolto di Diodicembre 2017

NOI10

famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

ToninoCantelmi

«Lʼinvito di Gesù ad“abbandonare” i genitorinon vale solo nella sequela,ma anche nel momentodella scelta dellʼamata»

E RICERCADELLA FEDE

3

segue da pagina 9

denze omosessuali tutti «gli aiuti neces-sari per comprendere e realizzare piena-mente la volontà di Dio nella loro vita». Su questo punto esistono poche e tal-volta contraddittorie esperienze pasto-

fondare l’offerta di un percorso/cam-mino di accompagnamento? Alla luce di Amoris laetitia direi che i cri-teri sono tre. Il primo è il criterio della va-lutazione caso per caso (evitando la ge-neralizzazione di una norma astratta in-curante dei singoli). Si tratta in ogni casodi superare giudizi e pregiudizi nella lo-gica di una rispettosa accoglienza. Il se-condo è il criterio del bene possibile (e-vitando il perseguimento di un perfezio-nismo irrealista, ma cercando ciò che con-

cretamente è possibile).Il terzo criterio è quellodella gradualità (il cheporta ad accettare le si-tuazioni reali come tap-pe di avvicinamento al-l’ideale, che non può es-sere artificioso o cala-to dall’alto). In altritermini dobbiamo es-sere consapevoli, comesottolinea Papa Fran-cesco, che un piccolopasso, in mezzo a gran-di limiti, può essere piùgradito a Dio di forme

di esteriorità apparentemente corrette.E infine non dobbiamo dimenticare chenessuno può sostituirsi alla coscienza diuna persona, ma che il compito del-l’accompagnamento è quello di aiuta-re il processo di costruzione della co-scienza, luogo infinito e misterioso del-le scelte di vita di ciascuno.* docente Scienze e tecniche psicologiche

Pontificia Università Gregoriana© RIPRODUZIONE RISERVATA

rali che tuttavia andrebbero promosse,consapevoli che il tempo è superiore al-lo spazio (EG 222-225) e che la realtàe superiore all’idea (EG 231-233). Maquali sono i criteri generali sui quali

Gorizia, il capo scoute la lettera di Redaelli

discepolo rispetto alla sua persona, maanche nel momento della scelta dell’amata,e proprio perché il dinamismo dellametafora sponsale fa sì che essa stia adindicare sacramentalmente l’unionedell’umano col divino. Inoltre va notato chein quella occasione Gesù non risveglia lecoscienza dei suoi contemporanei, assopitedi fronte alla possibilità del divorzio,riferendosi alla legge mosaica, checomunque lo concedeva, ma alla parolaoriginaria di Dio e al suo progetto sullecreature. Per il testo preferiamo qui riferircial vangelo di Marco, come a quello piùprossimo al livello del Gesù storico:“Alcuni farisei si avvicinarono e, permetterlo alla prova, gli domandavano se è

lecito a un marito ripudiare la propriamoglie. Ma egli rispose loro: "Che cosa viha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè hapermesso di scrivere un atto di ripudio ediripudiarla". Gesù disse loro: "Per ladurezza del vostro cuore egli scrisse per voiquesta norma. Ma dall’inizio dellacreazione li fece maschio e femmina; perquesto l’uomo lascerà suo padre e suamadre e si unirà a sua moglie e i duediventeranno una carne sola. Così non sonopiù due, ma una sola carne. Dunque l’uomonon divida quello che Dio ha congiunto". Acasa, i discepoli lo interrogavano di nuovosu questo argomento. E disse loro: "Chiripudia la propria moglie e ne sposaun’altra, commette adulterio verso di lei; ese lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro,commette adulterio” (Mc 10, 2-12)...Per concludere Come abbiamo avuto occasione di ribadirepiù volte l’Amoris laetitia non fa cheproporre, attualizzandolo, il vangelodell’amore, superando una prospettivamoralistica nell’affrontare la tematica delmatrimonio. E proprio in quanto assumetale ispirazione fondamentale non può non

fare i conti con l’umana fragilità e conl’obnubilamento delle coscienze cui sipropone l’ideale evangelico. In questol’Esortazione apostolica risultaperfettamente allineata con la tradizioneecclesiale, in quanto, ad esempio, lo stessoConcilio di Trento, nel Decreto sullagiustificazione, al capitolo IX afferma:“nullus scire valeat certitudine fidei, cuinon potest subesse falsum, se gratiam Deiesse consecutum” [“nessuno può sapere concertezza di fede, scevra da ogni possibilitàdi errore, di aver ottenuto la grazia di Dio”](DH 1534). E più avanti lo stesso decreto alcap. XVI, mentre ribadisce che aigiustificati non manca nulla per conseguirela vita eterna, introduce una clausolalimitativa e riconosce che il loroadempimento della legge è pieno “perquanto è possibile in questa vita (pro huiusvitae status)” (DH 1546). La grazia hacarattere dinamico e dunque va sempreinvocata e, in quanto incondizionata, nonderiva dall’osservanza di norme, ma daldono di Dio e della sua misericordia.

Giuseppe Lorizio© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sul rapporto fede-omosessualità, unavicenda di cui si continua a parlare èquella del capo scout della parrocchiadi Staranzano (Gorizia). È nota la suascelta di rendere palese la propria o-mosessualità contraendo unʼunione ci-vile con il partner. Il caso, che risale algiugno scorso, si è dilatato dopo la let-tera aperta dellʼarcivescovo di Gorizia,Carlo Maria Redaelli, che, nelle setti-mane successive, ha affrontato la que-stione offrendo alcuni criteri per il di-scernimento. In particolare il presuleha sollecitato lʼAgesci e le altre realtàecclesiali di carattere educativo «agiungere ad alcune indicazioni condi-vise e sagge». Un auspicio che da Gori-zia si è riverberato immediatamente,con tutta la difficoltà e la delicatezzadel caso, sul piano nazionale, perchésarebbe inaccettabile che gli scout as-sumessero una determinata posizionenel Triveneto e unʼaltra, magari di se-gno opposto, in altre parti dʼItalia. Il te-ma è stato ripreso nei mesi scorsi nel-lʼambito di incontri e "tavoli" informa-li. La questione rimane aperta.

IL C

ASO

dicembre 2017 11NOI famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

per un figlio omosessuale?

Valutazione caso per caso, obiettivo del "bene possibile" e gradualità. Ecco i tre criteri perfondare lʼofferta di un percorso diaccompagnamentopastorale nonimprovvisato

spitare un gruppo di lavorosul tema "Apertura alla vita"

nel contesto di una riflessione su"Coscienza e norma", ha messo alcentro dell’attenzione gli interroga-tivi sulle ragioni e le sfide pastoraliche sorgono quando si proponga al-le coppie di prendere in carico l’e-sercizio responsabile della paternità.A partire dalla secondametà del secolo scorsoquesto tema ha rappre-sentato, nel bene e nelmale, una sorta di puntodi non ritorno della ri-flessione teologico-mo-rale e dell’agire pastora-le circa il matrimonio ela famiglia.L’opportuno richiamo auna tonalità positiva, ti-pica di Amoris laetitia –"La coppia che ama e ge-nera la vita è la vera"scultura" vivente (…),capace di manifestare ilDio creatore e salvatore" (n° 11) – hafavorito un dialogo che si è tenuto al ri-paro da contrapposizioni polemiche, o-rientando piuttosto a mettere a fuoco ledomande concrete presenti nel vissutodelle coppie, al fine di offrire un ac-compagnamento attento a tutti i fattoriin gioco, non sempre facilmente discri-minabili nella logica bianco/nero, giu-sto/sbagliato.

Due le coordinate di fondo che hannoorientato la riflessione: la presa d’attodell’interesse e del desiderio di essereaiutati e illuminati – da parte delle cop-pie – in questa dimensione della vita fa-miliare e la constatazione di qual h sagerazione con la quale nel pa è affrontato il problema; talvolt stato presentato come l’unico am verifica dell’identità ecclesial sposi cristiani e della loro rispoalle esigenze della vita matrim

intesa come voce cammino di saPer questi moti potuto chiarire c segnamento ecccirca la patern sponsabile ha fissare dei punt normativi alla luce diuna sua ben precisa va-lutazione: a partire dalVaticano II (Gaudiumet spes) essa è propostaagli sposi non comemera "concessione",ma come un valore daperseguire. In perfetta

continuità con gli altri tratti costituti-vi dell’amore sponsale, assunto e com-preso nella novità cristiana (un amorepienamente umano, totale e fedele), lanota della fecondità è un carattere chein qualche modo "precede", in quantocostitutivo, le scelte dei singoli, ma –allo stesso tempo – può realizzarsi so-lamente quando i coniugi mettono ingioco la loro libertà, facendo proprio

quanto viene loro donato nello statodi vita del matrimonio.Di conseguenza la cura pastorale dellefamiglie non può prescindere dal pri-mato dell’agire della grazia: esso non e-l l ossibilità dell’errore, sem-

A proposito dellaregolazione dellenascite «diventafondamentalechiarire che larelazione tra

coscienza e normanon può mai essere

assunta comeproblematica e

complicante in sestessa»

Pubblichiamo ampi stralci della relazionepresentata al "III Simposio Cei sull’Amorislaetitia" da Jesus Manuel Arroba Conde,preside dell’Istituto Utriusque Iure dellaPontificia Università Lateranense

n punto di partenza utile per presentare lenuove norme processuali sono le

riflessioni che, nel rapporto tra coscienza enorma, evitano ogni impostazione che ponga laquestione in termini di confronto dialettico tra

quelle due istanze, tra il momentosoggettivo (la coscienza) e il momentooggettivo (la norma), preferendo diincludere il bene come terzo elementodella relazione, richiamando il ruolo deldiscernimento come sapere pratico. Intale modo si intendono evitare i notirischi di interpretare il ruolo dellacoscienza in modo passivo, di meroadeguamento alla norma, con la

possibile compromissione dell’esercizio dellalibertà nell’accedere al bene, così come quellodi considerare il bene che le norme manifestanoin modo compiuto e oggettivistico, finendo perinciampare nell’insidiosa tensione tra grazia elegge, privando cioè quest’ultima della sua

condizione di custode del carattere di promessadel dono di Dio.Non si tratta certamente di negare che la normasia posta a tutela del bene, ma piuttosto diricordare che, in quanto disposizione generale,il bene che la norma manifesta non può essereritenuto esaurito solo in essa. Ci vuole lamediazione del discernimento come attopratico, disteso nel tempo , attraverso il qualecompiere un giudizio retto per raggiungere ilbene nella concreta situazione di vita ; ungiudizio certamente che non prescinde dellanorma, come espressione reale del bene e comeistanza che vieta alla libertà di intendersi comedesiderio incontentabile da esaudire in modovorace e onnipotente; ma un giudizio che devefare anche i conti con la distanza tra lapromessa ideale del bene espresso nella normae il desiderio di accedere al maggiore bene

possibile nel percorso della vita.Rispetto ai temi che ci occupano è utile averpresente che la pratica del discernimento è alcontempo personale ed ecclesiale o pastorale, esoprattutto che il discernimento è un ambito nelquale cogliere la diversità di situazionioggettive e le ulteriori sfumature che una di talisituazioni oggettive potrebbe presentare nelsingolo caso, rispetto ai beni e agli obiettivicomunitari e personali ultimi che tutelano lenorme canoniche. Ciò ci introduce nelfondamento del diritto canonico e in alcuni suoiaspetti chiave.

La norma missionis come fondamento deldiritto canonicoTra questi è importante sottolineare che ildiritto canonico è ordinamento di una comunitàsorretta dalla libera adesione in coscienza ad

U

OGilfredo

Marengo*

dicembre 2017

NOI12

famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

«La norma non può limitare la

Don GilfredoMarengo

E DOMANDEDI SENSO

4

Apertura alla vita, una scelta

mai è la condizione di possibilità che an-che gli atti non conformi alle norme e-tiche non siano l’ultima parola sul cam-mino della libertà. In questo senso iltessuto della comunità ecclesiale è illuogo privilegiato nel quale un intelli-

Sarebbe ingenuo non registrare quantol’insegnamento ecclesiale sulla regola-zione delle nascite sia, oggi, quanto maidisatteso. Si tratta, allora, di assumerel’iniziativa di una più attenta conside-razione della sua positività secondo dueprospettive. Innanzitutto dare prioritàall’annuncio della grazia e l’amore diCristo, la bellezza del Vangelo del ma-trimonio, la gioia che deriva dal parte-cipare all’agire creante di Dio attraver-so l’apertura alla vita e la fecondità, in

tutti i suoi aspetti. Muo-vendo in questa direzio-ne sarà più agevole svi-luppare un agire eccle-siale, nel quale «una pa-storale in chiave missio-naria non è ossessionatadalla trasmissione disar-ticolata di una moltitu-dine di dottrine che sitenta di imporre a forzadi insistere. Quando siassume un obiettivo pa-storale e uno stile mis-sionario, che realmentearrivi a tutti senza ecce-zioni né esclusioni, l’an-

nuncio si concentra sull’essenziale, suciò che è più bello, più grande, più at-traente e allo stesso tempo più neces-sario. La proposta si semplifica, senzaperdere per questo profondità e verità,e così diventa più convincente e radio-sa» (Evangelii gaudium 35).

docente antropologia teologicaPontificio Istituto "Giovanni Paolo II"

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gente e magnanimo accompagnamentopuò consentire un cammino di matura-zione di ciascuna coppia.Tenendo conto dell’attuale cambia-mento d’epoca, non è secondario regi-strare quanto il significativo investi-mento, compiuto da molte realtà ec-clesiali in questi decenni, nel camposcientifico e pedagogico sui metodi na-turali di regolazione della natalità siaparticolarmente prezioso e attuale inuna situazione in cui, in modi moltodifferenti dal passato,numerose coppie si con-frontano con problema-tiche legate alla fertilità.Se in passato tutto sem-brava orientato ad argi-nare quella che vennechiamata la "bomba de-mografica", oggi ci sitrova in una circostanzaquasi specularmente op-posta, almeno nell’Oc-cidente del mondo.Dal punto di vista delmetodo diventa fonda-mentale chiarire che,pur con tutte le ben no-te difficoltà, la relazione tra coscien-za e norma non può mai essere assuntacome problematica e complicante inse stessa. Essa, piuttosto, configura lospazio nel quale il primato della li-bertà può essere riconosciuto e valo-rizzato, al riparo di quella "egolatria",equivoco così presente oggi e verso ilquale papa Francesco invita a essereintelligentemente critici.

In passato si è spessoaffrontato

il problema comelʼunico ambito

di verificadellʼidentità

ecclesiale deglisposi cristiani e

della rispondenzaalle esigenze dellavita matrimoniale

essa attraverso i vincoli della fede e dellamissione, e che la missione si intende, a suavolta, come un annuncio di liberazione rivolto aogni persona, soprattutto se immersa insituazioni di sofferenza, ivi incluse le situazionidi crisi delle relazioni. Il carattere fondante chepossiede nel diritto canonico la normamissionis, avverte di quanto sia priva digiustificazione ogni norma positiva,applicazione o interpretazione di essa, che sia diostacolo all’esperienza personale di libertàracchiusa nel Vangelo e all’esperienza dicomunione che dona identità alla Chiesa.Per l’importanza che possiede per il nostrotema dobbiamo insistere sul fatto che lamissione esige di assicurare tali obiettivipersonali e comunitari senza prescindere dallacoerenza con la Giustizia e la Verità, essendoquesti contenuti sostanziali dell’annuncio

evangelico. Al contempo bisogna ricordare chenel perseguire la Giustizia e la Verità, lacentralità della persona e la corresponsabilitàdei battezzati, seppur nella diversità che derivadalla propria condizione, stato di vita o ufficiodi servizio alla comunità (can. 208), sonoprincipi, per così dire, di rango canonicocostituzionale.Nell’ordinamento canonico non esiste unalegge con valore formale di costituzione, vistala difficoltà che rappresenta esprimere i suoicontenuti in formule giuridiche adeguate. Esisteperò una costituzione materiale, e per essa siintende l’insieme di elementi con proiezionegiuridica che discendono dal nucleo normativodella norma missionis: annunciare e renderepossibile l’esperienza di felicità integraleracchiusa nel Vangelo non è una norma come lealtre, ma una norma di valore fondante e

costitutivo, espressa come finalità ultima delleleggi ecclesiali (can. 1752, l’ultimo del CIC), efondamento di un concetto chiavenell’interpretazione delle norme positive, sulquale ritorneremo nelle conclusioni. Miriferisco al concetto di equità canonica, che nonsi oppone al principio di legalità ma che siprospetta come principio ermeneuticoimprescindibile nel rapporto fra norma epersona (...).Alla luce di quanto detto si comprenderà cheanche per la messa in pratica di alcune normecanoniche si esige discernimento, soprattutto sesono disposizioni limitative, come quelleriguardanti il grado di integrazione epartecipazione alla vita della comunitàecclesiale di persone che hanno esperimentatoil fallimento coniugale. Oltre alladifferenziazione oggettiva di situazioni, e alleulteriori sfumature inerenti ai casi concreti, unaadeguata interpretazione delle norme aiuterà aevitare che il discernimento personale epastorale siano compiuti sull’onta delsoggettivismo degli interessati o dell’intuizionesuperficiale dell’operatore pastorale che compiel’opera di accompagnamento.

dicembre 2017 13NOI famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

felicità integrale del Vangelo»

continua a pagina 14

tra libertà e responsabilità

l lavoro del tavolo numero 5 pren-de le mosse dal caso concreto di

una giovane coppia con tre figli, sposata da7 anni, con qualche difficoltà a conciliaregli impegni lavorativi e la vita familiare. Lapresenza della famiglia di origine, se da unlato rappresenta un aiuto nella gestione del-la vita quotidiana, dall’altro diviene prestoun ostacolo nella relazione di coppia. Lapresenza "ingombrante" dei genitori rischiadi mettere a repentaglio il rapporto coniu-gale, sempre più spesso abitato dal risen-timento e dalla disistima, dinamiche rela-zionali che producono malessere e incido-no profondamente anche sulla vita affetti-va e sessuale della coppia.Il caso preso in considerazione bene rappre-senta la vita di molte giovani coppie che si tro-vano, dopo il matrimonio e dopo la nascita deifigli, nella necessità di dover costruire nuoviequilibri relazionali: nella vita di coppia, neirapporti con le famiglie di origine e nella ge-stione della vita familiare e lavorativa. La tu-tela dell’intimità della coppia, la rimodula-zione della giusta distanza con le rispettivefamiglie di origine, la fatica di conciliare im-pegni lavorativi e compiti genitoriali, la ri-definizione dei ruoli nella vita di coppia pos-sono rappresentare momenti critici che chie-dono ai giovani genitori la capacità di af-frontare la crisi e promuovere cambiamenticondivisi nella vita di coppia. La crisi può mettere a repentaglio la vita

della coppia, ma può anche essere l’osione per innescare un processo di crese di cambiamento positivo in grado di dgnare nuove geometrie relazionali e di muovere un migliore equilibrio nella vi coppia. Perché questo avvenga la conon può essere lasciata sola, ma devo vare intorno a se una comunità in grad sostenerla e accompagnarla nel process crescita e di cambiamento. A partire da questa situazione emblemanel gruppo sono emerse considerazioni possono essere estese a molte giovani coppche affrontano difficoltà simili che coinvol-gono la relazione di coppia, il rapporto con lefamiglie di origine, la relazione educativa coni figli, la vita lavorativa e le scelte economi-che della famiglia, l’intimità e la vita sessua-le della coppia. La costituzione di una nuova famiglia richie-de il distacco dalla famiglia di origine e la con-quista di uno spazio di autonomia da partedella coppia. Il processo di autonomia, la con-quista di uno spazio di libertà e di responsa-bilità chiama in causa la maturità dei singolie la capacità progettuale della coppia. Nellaconsapevolezza che la necessaria distanza dal-

Molte giovani coppie, dopo il matrimonio e la nascita dei figli,faticano a costruirenuovi equilibrirelazionali con le famiglie dʼorigine

Proprio in aiuto a questi obiettivi, per evitareanche quelle indesiderate derive, si èproceduto a riformare le norme del processodi nullità, la cui dinamica ben può essereconsiderata quella di uno speciale especializzato tipo di discernimento ecclesiale.Non si è inteso moltiplicare le nullità mentreè indubbio l’obiettivo di moltiplicare questoservizio ecclesiale, con una fortevalorizzazione della sua dimensionepastorale. Il fallimento coniugale in una lettura

rinnovata del diritto processuale canonicoIntendo ora indicare alcuni elementi dellariforma processuale. Ne ho scelti tre cheaiutino a capire come questo servizioecclesiale, che ben potremmo denominarediscernimento giudiziale, non si deveintendere come risorsa utile solo per casispeciali o rari, né come un discernimentoalternativo o "altro" rispetto al discernimentopersonale e pastorale (...)Con la riforma di Papa Francesco dettorinnovamento è stato ulteriormentevalorizzato. Sono tre gli elementi delrinnovamento sui quali ora più interessainsistere: gli atteggiamenti di fondonell’approccio pastorale ai fallimenticoniugali, le misure sulla preparazione deiprocessi e il conseguente perfezionamentodelle norme sulle prove.Gli atteggiamenti sostanziali di fronte alfallimento: il desiderio di famigliaDue sono gli atteggiamenti su cui riflettere. Ilprimo riguarda il modo di annunciare ilVangelo. La legge canonica, per coerenza conl’ideale evangelico, non potrebbe tutelare unaderiva egoista, che autorizzi a disertare dagliimpegni assunti, confondendo la felicità

personale con la gratificazione immediata ecostante. In effetti, chi si allontana dall’idealeconiugale non sempre lo fa perché lo assunsesenza debita intenzione o preparazione. Lavocazione ad amare ed essere amati riposasulla libertà personale che, per l’inclinazioneall’egoismo, può confondere le giusteesigenze di felicità con la pretesa digratificazione immediata. Sia quale sia lacausa di un fallimento però, la persona,colpevole o meno, non è estromessa dal fineultimo della legge della Chiesa. Le normesul punto, incluse quelle sulla separazione,sono in funzione della centralità dellapersona come permanente destinataria dellaBuona Novella. Un secondo atteggiamento pastorale riguardal’equilibrio nel comprendere l’esperienzavissuta, mettendo in adeguata relazione lapercezione che ha la persona e l’orientamentogenerale della Chiesa. Il protagonista delfallimento è chi meglio conosce i fatti vissuti,ma può non avere percezione obiettiva (perrimozione, desiderio di dimenticare,elaborazione del dolore, tendenza all’autoassoluzione, …) delle sue cause ultime. Puòcosì non capire da solo se nel suo caso si è

IDomenicoSimeone*

I “miei”, i “tuoi”Definire spaziscoprire risorse

dicembre 2017

NOI14

famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

«Dinanzi al fallimento, laChiesa offre mezzi perrivederlo in profondità,costatando spesso chedietro si cela un progetto diamore solo apparente»

DI COPPIA

5

segue da pagina 13

scita della coppia e della famiglia.Un ruolo importante può essere svolto dallaformazione: la formazione alla vita di coppiae alla genitorialità; la formazione delle fami-glie di origine e dei nonni; la formazione deiformatori e degli operatori pastorali; la for-mazione dei sacerdoti. Le difficoltà delle giovani coppie e dei gio-vani genitori, le problematiche legate al-l’ingerenza delle famiglie di origine, lequestioni poste dalla gestione dei tempi dilavoro chiedono una nuova attenzione pa-storale e un diverso coinvolgimento dellacomunità, per favorire il passaggio dal-l’ingerenza alla co-gerenza.La condivisione implica un "pensare in-sieme", un "aver cura" insieme, un mette-re in comune le proprie esperienze, parte-ciparsi reciprocamente speranze, timori, at-tese di cui è costruita la preoccupazione e-ducativa. La condivisione pro-voca (chia-ma fuori), invita ad uscire dalla cittadelladei propri ruoli tradizionali e ad incontrar-si con l’altro, a mettere in comune proget-ti e aspettative, preoccupazioni e gioie.Si tratta di promuovere una nuova pastoraleattenta ai bisogni delle giovani famiglie, disollecitare la nascita di gruppi famiglie chepossano favorire momenti di scambio e di for-mazione, di promuovere stili di vita che per-mettano di coniugare meglio le esigenze del-la vita famigliare con il mondo del lavoro, disostenere il compito educativo genitoriale.

*docente di pedagogiaUniversità Cattolica

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la famiglia di origine non implica necessa-riamente l’interruzione della relazione, ma lasua trasformazione in una relazione nuova,dove l’ingerenza e condizionamento lascia-no il posto alla libertà e alla reciprocità. Lanascita dei figli non comporta necessaria-mente l’allentamento della vita di coppia, mala sua trasformazione. Il tempo dedicato allavita coppia non è tempo sottratto alla cura eall’educazione dei figli, ma piuttosto la pre-messa per una responsabilità genitoriale con-divisa. Il lavoro, la gestione della vita fami-liare e degli aspetti economici, non compar-tano necessariamente una divisione rigida estereotipata dei ruoli all’interno della fami-glia, ma piuttosto la corresponsabilità per unprogetto familiare aperto al futuro.Perché questa transizione possa avere esitopositivo la coppia in difficoltà non deve es-sere lasciata sola, ma deve poter trovare in-torno a sé una comunità che la sostiene e laaccompagna con uno sguardo di tenerezzaa partire dal bene possibile, nella consape-volezza che nessuna situazione è irrimedia-bilmente compromessa. Ogni momento cri-tico può diventare anche un momento ge-nerativo se apre al cambiamento e alla cre-

La presenza "ingombrante"dei genitori rischia di metterea repentaglio il rapportoconiugale con dinamiche che producono malessere

verificato soltanto il deterioramentodell’ideale; e così è nella maggior parte deicasi, risultando poco comprensibile ilconcetto di nullità ai protagonistidell’insuccesso matrimoniale. Così si arrivò adire in alcuni testi sinodali. Al riguardo oserei dire che l’orientamentodella Chiesa è di segno opposto. Voglio direche, senza dimenticare il ruolo che spetta nelfallimento alla libertà personale (capace didire non) la Chiesa si sforza nel partire dallapresunzione contraria, come esige l’annunciodi cui è chiamata ad essere testimone: chel’uomo, in quanto immagine del Creatore, èchiamato ad amare ed essere amato, e trovanell’amore il senso della vita, per cui, dinanzial fallimento di un progetto di amore, laChiesa offre mezzi per rivederlo inprofondità, costatando spesso che dietro sicela un progetto di amore solo apparente,carente dei requisiti. Tra questi mezzi direvisione c’è il servizio affidato ai tribunali.Il concetto di "desiderio di famiglia" emersonei sinodi e indicato al n. 1 di Amoris Laetitiaaiuta a capire questa prospettiva. La pastorale giudiziale nella pastoraleordinaria

Per meglio portare alla pratica questaprospettiva di incoraggiamento alla revisionedella validità del vincolo, nella riforma deiprocessi si è predisposto (come da temporichiesto) l’avviamento di una pastoralegiudiziale in stretto contatto con la pastoraleordinaria, con una fase pre-processuale orapiù articolata, sulla quale si possonosegnalare tre ambiti. Il primo è quelloparrocchiale, ponendosi "in uscita" allaricerca di persone in situazioni che possonoessere oggetto dell’attività dei tribunali ,senza aspettare una loro iniziativa. Il secondoambito la pastorale familiare, che richiede unulteriore coordinamento a livelli sovra-parrocchiali. Non ha senso che chi svolge ilservizio giudiziale non sia integrato nellapastorale familiare, né che gli operatori dellapastorale familiare tentennino nel proporre laverifica della validità del vincolo.Nell’incoraggiare il processo di nullitàbisogna avvertire sui suoi metodi disvolgimento. Questi obbediscono alla portatastrutturante, e non solo etica, che possiedononella Chiesa gli obiettivi di Verità e diGiustizia e l’imprescindibile dimensionerelazionale di ogni esperienza giuridicamente

rilevante; in modo particolare deve esserevalutata l’esperienza coniugale, evitando chevi siano margini per interpretare il concetto dipersona o l’orientamento personale del dirittoe del processo canonico in chiavi diprepotenza solipsista e individualista. Lenorme del processo, proprio per questeesigenze della missione, sonostabilite coerentemente con taliobiettivi di Verità e Giustizianelle relazioni. Oggi è urgentetestimoniare una giustiziaanimata dagli ideali evangelici,vigile ad evitare di esseretravolta dalle modalità in cuicerca sempre di affermarsi(anche in temi familiari econiugali) la legge del più forte.Oltre a fecondare in manieracritica altre culture processuali, quellacanonica deve arricchirsi dei valori del"giusto processo", categoria comune aisistemi processuali affidati alle autoritàgiudiziali, nei quali si presume ci sia unidentico anelito di giustizia.

Jesus Arroba Conde© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Non ha sensoche chi svolge

il serviziogiudiziale non

sia integratonella pastorale

familiare»

dicembre 2017 15NOI famiglia vita Amoris laetitia, via di concretezza

DomenicoSimeoneA sinistra i gruppi di lavoro

partire dal secondo dopoguerra,nella famiglia si sono registrati

cambiamenti che ne hanno moltiplicatola complessità e hanno introdotto ele-menti nelle relazioni e nel modo di co-municare fra i sessi inimmaginabili inpassato. Tuttavia, sarebbe ingenuo pen-sare che si è andati sempre nella dire-zione del miglioramento; infatti, molti a-spetti oggi presenti nel panorama dellecoppie e delle famiglie costituiscono inrealtà nodi spesso problematici.Un primo punto da cui partire per ana-lizzare brevemente il quadro appena ac-cennato può essere riferito ad un episo-dio autobiografico. All’inizio del 1940, i miei genitori a-vevano vent’anni, erano fidanzati da unanno e si amavano molto. Mio padre al-lora fu chiamato al servizio militare,che avrebbe poi significato partire perla guerra. Di fronte alle forti resistenzedei loro genitori, i due giovani insistet-tero molto per sposarsi prima della par-tenza, proprio a causa delfuturo incerto che questapreparava, ma alla fine ot-tennero il permesso, cele-brando il matrimonio nelgennaio di quell’anno. Do-po la cerimonia, nonna I-da, la mamma di mia ma-dre, si avvicinò alla figliae le disse: «Bene, ti seisposata. Adesso ricordati:può andare bene, può an-dare male. "Deve" andare bene». Nonha aggiunto altre parole, né benaugura-li, o di felicità, di incoraggiamento, disperanza; solo queste.In realtà, senza saperlo, la nonna Ida, co-me la grande maggioranza delle donne diquell’epoca – insieme ai loro mariti e ailoro figli – era espressione del cosiddet-to paradigma morfologico della famiglia,secondo il quale essa ha valore in fun-zione della "forma" che assume; in par-ticolare, quella di un uomo e una donnache si sposavano in Chiesa, il cui matri-monio doveva durare per sempre e la cuisessualità era finalizzata alla procrea-zione. Quale fosse poi il reale "contenu-to" relazionale della coppia, la qualitàdella comunicazione e della condivisio-ne, il tenore della genitorialità comune epartecipata, non era dato sapere. Il matrimonio dei miei genitori, che sisono ritrovati dopo cinque anni alla fi-ne della guerra quasi come due estra-nei, alla fine è "andato" fino alla mor-te di mio padre; mia madre diceva chela guerra era l’unica responsabile di unmatrimonio mediamente conflittuale,mediamente infelice.Le donne dell’età di mia madre prove-nivano da un contesto culturale – per-vasivo fino a essere come l’acqua nel-

la quale nuotano i pesci: da loro nonpercepita, ma presentissima – in cui lascarsissima istruzione si accompagna-va ad una visione molto romantica del-l’amore, ereditata dal movimento let-terario del romanticismo di fine ’800entrato in profondità nel senso comu-ne europeo e italiano. Per i ragazzi, invece, la cultura di riferi-mento aveva un’impronta fortemente ma-schilista, ereditata anch’essa dal passa-

to, per la quale la parità tra i sessi, anchein termini di condivisione e comunione,era qualcosa di profondamente scono-sciuto e perciò non desiderato.In questo quadro le famiglie general-mente "tenevano". Tuttavia, come ri-sulta da ricerche storiche e sociologi-che, da biografie e autobiografie, die-tro alla salvaguardia della forma, die-tro alla legittimità morfologica della fa-miglia, erano molte le difficoltà che na-

Nello spazio di unagenerazione si è

passati dallʼarmoniaconiugale imposta per dovere sociale

alle dilagantiincertezze di oggi

he significato ha, a distanza di 50 anni,tornare a riflettere sull’Humanae vitae ?

Prendere in esame i temi affrontati nell’enciclicadi Paolo VI in un’epoca come la nostra in cui lerelazioni e le dinamiche familiari hanno subitouno sconvolgimento profondo e in cui lamoltiplicazione ma anche la frammentazione deimodelli di famiglia produce disorientamento einterrogativi, non può che rappresentare uncontributo importante per fare chiarezza e pertracciare nuove prospettive., non solo a propositodella regolazione delle nascite. Il percorsoproposto dalla Pontificia Università Gregorianava proprio in questa direzione. Nel numero di"Noi" uscito lo scorso novembre abbiamo dato

spazio alla riflessione introduttiva di EmiliaPalladino. Oggi è la volta di MariagraziaContini, del Dipartimento di Scienzedell’educazione dell’Università di Bologna.L’intervento di don Maurizio Chiodi, docente diteologia morale alla Facoltà teologica dell’ItaliaSettentrionale, su uno degli snodi più interessantie delicati della questione: "Rileggere Humanaevitae a partire da Amoris laetitia" – tenutogiovedì 14 dicembre – troverà spazio sullenostre pagine nel numero di gennaio. Il percorsoproposto dalla Pontificia Università Gregorianaproseguirà, sempre il terzo giovedì del mese alleore 17, fino a maggio.

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C

AMaria Grazia

Contini*

Maria GraziaContini

dicembre 2017

NOI16

famiglia vita A 50 anni dall’Humanae vitae

Un percorso per riscoprire lʼenciclica di Paolo VI

Tempo e parole per superare

scondevano, in più di qualche caso (an-che se evidentemente non in tutti),realtà ben più tristi, di estraneità reci-proca, di continui litigi, a volte di so-praffazione e violenza, spesso contro ipiù deboli, le donne e i bambini. Nei settant’anni che ci separano da quel1940 si sono sviluppati e radicati tuttiquei fenomeni socio-culturali caratteri-stici del XIX secolo, che sono divenutioggi il "nuovo" contesto nel quale le cop-pie e le famiglie si costituiscono. L’in-dustrializzazione e l’urbanizzazione, cheprovocano lo spostamento di grandi mas-se di persone dalle campagne alle città;le donne, che accedono all’istruzione eai suoi livelli più alti e lavorano fuori ca-sa; tutti quei cambiamenti che incidonosull’istituzione familiare, come l’acces-so al divorzio, la regolamentazione del-le nascite, la possibilità legale in alcunicasi dell’aborto; la globalizzazione deimercati, il predominio dell’economicosugli altri aspetti dell’esistere, in segui-to anche alla convinzione, soprattutto du-rante il boom degli anni ’60, che la ric-chezza fosse accessibile proprio a tutti.Tuttavia l’insistenza della cultura delbenessere sulla triade (perversa) dena-ro-potere-successo, ha dato ampio spa-zio al radicarsi dell’individualismo, di-

rigendosi così verso una chiusura sem-pre più asfittica delle relazioni, che per-dono aria nel tentativo di foraggiaresempre e solo la centralità dell’io e spo-stando così "gli altri" nella zona di quel-li da cui difendersi. In questi anni in cui sembrava fosse pos-sibile che tutti avessero tutto, sono natiquelli che oggi hanno tra i 30 e i 45 an-ni, ai quali da bambini era stato detto cheavrebbero ottenuto tutto quello che i lo-ro genitori avevano già, se non di più.Ma una volta cresciuti, arrivati ai giorninostri, si sono scontrati con l’aspra de-lusione della crisi economica, della po-vertà, dell’essere arrivati tardi, dopo chetutto il disponibile è stato in larga parteconsumato dalla precedente generazione.A questo punto, la "progettazione dell’e-sistenza" può diventare un vero proble-ma, rappresentare una seria difficoltà:senza quei mezzi ben conosciuti, pro-messi allora e non più disponibili oggi,può essere davvero difficile ricollocarsinell’attuale quadro sociale ed economi-co, relazionale e progettuale, politico eculturale.Veniamo quindi alle famiglie di oggi(al plurale), che portano i segni di u-na cocente delusione, strutturale allacultura del tempo e alla storia che le

ha precedute, e di un prepotente indi-vidualismo, dove ciascuno pensa pre-valentemente a se stesso, anche quan-do si rapporta all’altro. La caratteristica forse più evidente diqueste relazioni è l’"analfabetismo emo-zionale e affettivo." L’amore non è inse-gnato, né imparato. Eppure Erich Frommgià nel 1957 ne L’arte di amare soste-neva come l’amore non fosse immedia-tamente praticabile, ma richiedesse di es-sere "imparato", in una sorta di tirocinioaffettivo che mettesse le persone in gra-do di condividere l’amore tra loro.Il non-imparare ad amare genera l’illu-sione emotiva della ricerca della perso-na giusta, scaricando su una favorevolecongiuntura di eventi e circostanze for-tunate, esterne, l’impegno invece tuttopersonale e intimo di costruire un’au-tentica relazione d’amore con l’altro.Una relazione cioè che sia sana, buona,che sia paritaria, responsabile, con unprogetto comune, dove vi sia rispetto,solidarietà, empatia, comprensione,gentilezza, sostegno reciproco e la co-struzione costante e condivisa di un sen-timento in continua trasformazione ver-so i suoi stadi più solidi e stabili. Unarelazione familiare sana sa comprende-re al suo interno anche il conflitto e lacapacità di affrontarlo e risolverlo "pa-cificamente", senza credere che sia "lafine del mondo", senza consentire cheda questo si generi rottura e violenza,ma recuperando ogni volta pace e ri-spetto reciproco non solo affinché la fa-

miglia sopravviva, ma per-ché viva felicemente.Oggi è chiesto molto allecoppie e alle famiglie; gliambienti relazionali, sof-frono sempre di alcune pro-blematicità, tanto in passa-to, come si è visto, quantonel nostro tempo, dove lacomplessità è la variabileche descrive meglio i feno-meni familiari e tuttavianon chiarisce realmente co-sa ci sia da fare. Ci sono però strategie e-ducative alla progettua-

lità esistenziale nel mondo e con l’al-terità, che prevedono il coinvolgi-mento delle categorie dell’impegno edella responsabilità, della flessibilitàe del dialogo, che, anziché inaridire lerelazioni, insegnano di nuovo ad a-mare e, una volta adottate come com-portamenti, aiutano alla costruzionedi una relazione di coppia che possae sappia essere il fondamento di unafamiglia in grado di crescere e matu-rare in tutti i suoi membri.

*Già ordinario di Pedagogia generalee sociale, Filosofia dell’educazione

e pedagogia dell’infanzia e delle famiglieUniversità di Bologna

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Una relazione peressere sana e buona,devʼessere paritaria,responsabile, con unprogetto comune,segnata da rispetto,solidarietà, empatia,comprensione,gentilezza, sostegnoreciproco

dicembre 2017 17NOI famiglia vita A 50 anni dall’Humanae vitae

lʼanalfabetismo affettivo

struzione, salute, protezione da vio-lenza, discriminazioni e abusi. Di-

ritti ancora sulla carta per molte, troppe bam-bine nel mondo. Mutilazioni genitali, im-possibilità ad andare a scuola, matrimoni egravidanze precoci, reclutamento forzatonelle milizie, tratta e riduzione in schiavitù,migrazioni in condizioni inumane, maltrat-tamenti e stupri. La storia di migliaia di pic-cole è purtroppo in molti Paesi anche que-sta tragica storia. Ecco perché l’associazio-ne Terre des Hommes è scesa in campo perla sesta volta con una cam-pagna di sensibilizzazioneche si chiama "InDifesa" econ un dossier che vuoledare voce alle vittime di chitoglie loro la dignità, la spe-ranza, la vita. E che noi vo-gliamo rilanciare in questavigilia di Natale proprio perricordare quanto sia im-portante tenere viva l’at-tenzione su una situazionedrammatica che vede coin-volti milioni di bambininella ricorrenza di Gesù che si fa bambinoper la nostra salvezza. I dati tratteggiano un quadro drammatico.Sono circa 200 milioni le giovani a cui vie-ne praticato il "taglio" dei genitali, 131 mi-lioni le bambine e le ragazze che non pos-sono andare a scuola e 15 milioni quelle conmeno di 18 anni che ogni anno vanno in spo-sa. Una ogni due secondi. E ancora: il 30-40% dei bambini soldato è di sesso femmi-nile. Mentre stime più recenti parlano di cir-

ca 672mila bimbe vittime della tratta in unanno e di seimila minorenni arrivate sole inEuropa nel 2016. Un fenomeno purtroppo increscita. Infine, 120 milioni di ragazze conmeno di vent’anni hanno subìto rapporti oaltri atti sessuali forzati. Bambine e adolescenti non si arrendono: siribellano, scappano, cercano aiuto. Ma nonè facile reagire quando ad essere ostile è lapropria famiglia, quando c’è la fame, la guer-ra e l’ignoranza. Il corpo delle ragazze viene sottoposto allamutilazione genitale in una trentina di Pae-si. La Somalia è quello dove è più diffusa(98% delle donne). Poi vengono Guinea

(96%), Gibuti (93%), Egit-to (91%), Eritrea e Mali(89%), Sierra Leone e Su-dan (88%) e a seguire altriPaesi della fascia sub-saha-riana con il 60-80%. A ren-dere più odioso il fenome-no è il fatto che la maggiorparte delle bambine subi-sce il "taglio" prima deicinque anni. In RepubblicaCentrafricana, Ciad, Egit-to e Somalia, circa l’80%delle ragazze è stata muti-

lata tra i 5 e i 14 anni. Nonostante le cam-pagne attivate per contrastare questa prati-ca crudele e i passi avanti compiuti, anchea causa dell’incremento demografico, i nu-meri ci dicono che è in aumento. La conse-guenza è che 86 milioni di ragazze nate trail 2010 e il 2015 rischiano una mutilazionegenitale entro il 2030. La situazione non ri-sparmia l’Europa, che vede minacciate cen-tinaia di migliaia di donne e ragazze. Il fat-to, poi, che l’intervento sia sempre più "me-

dicalizzato", in strutture specializzate, di fat-to non ha dissuaso le famiglie ad abbando-nare questo costume. Vale la pena ricordareche anche un’operazione eseguita corretta-mente comporta gravi conseguenze per ladonna: difficoltà durante la gravidanza e il

Nella festa di Gesùbambino il dovere

di tenere vivalʼattenzione su una

tragedia troppospesso ignorata:milioni di minori

stuprati e costrettia prostituirsi

Matrimoni precoci, piaga da sconfiggere ono 720 milioni le donne che si sonosposate prima della maggiore età. Più di

una su tre, circa 250 milioni, aveva meno di 15anni il giorno delle nozze.Si tratta di matrimoni combinati e imposticon la violenza che spezzano i sogni dellebambine, con conseguenze pesanti su vita esalute. Non solo. Anche sullasopravvivenza dei figli e sullo stato dipovertà dei Paesi in cui vivono.Quelli con la maggiore incidenza di matrimoniprecoci sono: Niger (76%), RepubblicaCentrale Africana (68%), Ciad (68%) e Mali(55%). Mentre il più alto numero di sposebambine si registra in India (26.610.000),Bangladesh (3.931.000), Nigeria (3.306.000) eBrasile (2.928.000). Un bambino che si sposa prima della maggioreetà vede violato un suo diritto fondamentale.Lo sanciscono le convenzioni internazionali,come la Convenzione per l’eliminazione dellediscriminazioni contro le donne (Cedaw)ratificata da 187 Paesi (con l’eccezione di Iran,Somalia, Sudan, Palau, Tonga e Stati Uniti).

All’articolo 16 il documento prevede che tuttele donne abbiano lo stesso diritto di scegliereliberamente il coniuge e di contrarrematrimonio soltanto con libero e pienoconsenso. Tra i fattori che provocano unaumento di questo fenomeno: guerre,instabilità politica e calamità naturali. Spessole famiglie che spingono le figlie ancoraadolescenti verso il matrimonio lo fanno peraffidarle a un marito che le protegga dalleviolenze e garantisca loro condizioni di vitamigliori. Un’intenzione che si rivelerà illusoria.Le piccole diventano spesso una merce discambio. Come racconta la giornalista LauraSilvia Battaglia, autrice con Silvia Cannella dellibro "La sposa yemenita" (Becco giallo

editore, 2017), nello Yemen dilaniato dallaguerra ci sono bambine che vengono date inspose per sfamare tutta la famiglia. C’èl’undicenne che si sposa con un uomo di 25anni per assicurare una trasfusione di sangue esalvare la vita alla mamma. Anche la salute femminile nel mondo meritamaggiore attenzione. Ogni giorno muoionocirca tremila ragazzi e ragazze fra i 10 e i 19anni. Per le più giovani (10-14 anni) laprincipale causa di morte sono le infezionirespiratorie, poi diarrea, meningite e Aids. Leragazze risultano più esposte al virus dell’Hiv.In generale, i tassi di mortalità aumentano perle ragazze fra i 15 e i 19 anni soprattutto acausa delle complicanze legate alla gravidanzae al parto (10,1 decessi ogni 100mila nati vivi).E nei Paesi africani a medio-basso reddito iltasso di mortalità sale a 35,7 ogni 100.000. Laseconda causa di morte tra le bambine sono isuicidi (9,6 ogni 100mila decessi). Rispettarele bambine significa salvare loro la vita.

Giovanna Sciacchitano© RIPRODUZIONE RISERVATA

S Un bambino costretto asposarsi prima della maggioreetà vede violato un suo diritto

fondamentale. Ma avvieneancora troppo spesso

IGiovanna

Sciacchitano

dicembre 2017

NOI18

famiglia vita L’orrore e il silenzio

Bambine violate e mutilate

nel loro caso ha anche la caratteristica dell’"invisibilità". I dati sulla Repubblica De-mocratica del Congo rivelano che tra gli8.456 ragazzini tornati a una vita normale trail 2009 e il 2015 solo 600 erano bambine (il7% del totale). Tuttavia le piccole combat-tenti nel Paese sono molte, circa il 30-40%.Il rapporto della missione delle Nazioni U-nite spiega come per le ragazze sia difficilefuggire, soprattutto se sono incinte o hannofigli. Alcune non se la sentono di riaffac-ciarsi nuovamente nelle proprie comunitàcon tutte le conseguenze e i pregiudizi chequesto comporta. Ad essere altrettanto al-larmante è la tratta. Secondo le Nazioni U-nite, una vittima su cinque al mondo è unabambina. Con le donne adulte sono il 71%del totale. Lo scopo è la prostituzione, la ri-duzione in schiavitù e anche il mercato di or-gani. Nel corso degli ultimi anni il trafficodi bambini è andato progressivamente au-mentando. Erano il 13% (10% femmine) nel2004, il 27% (17% femmine) nel 2009 perraggiungere il 34% (21% femmine) nel2011. Anche se nel 2014 si è registrato unpiccolo calo (28%). Il traffico di minori èparticolarmente diffuso nell’Africa sub-sahariana e in America Centrale. In questosecondo caso e nei Caraibi le vittime sonosoprattutto bambine e ragazze, destinate so-prattutto allo sfruttamento per fini sessuali.Anche in Cina lo 0,25% della popolazione,in prevalenza minori e bambine, è a rischiotratta. Come sottolinea il presidente di Terre desHommes, Raffaele K. Salinari, il futuro delmondo è legato a filo doppio al destino del-le nostre bambine. Chiudere gli occhi è im-possibile.

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parto, rischio di sviluppare cisti, compli-canze ginecologiche e dolori durante i rap-porti sessuali. Ma è gravissimo il trauma psi-cologico e la violazione dei diritti della don-na. Nel dossier dell’associazione c’è il rac-conto di una coraggiosa nonna africana chenon ha esitato ad attraversare il deserto e cheha subìto ripetute violenze per salvare la ni-potina da questo rituale cruento e di sotto-missione. Per garantirle una vita migliore. Notizie confortanti vengono dal fronte del-l’istruzione, dal momento che il divario digenere si è assottigliato. Anche se 264 mi-lioni di bambini non vanno a scuola, pres-sapoco un quarto degli abitanti dell’Europa.Di questi la metà sono femmine. Circa 61milioni di bambini addirittura non sono maientrati in una classe. Oltre nove milioni dibambine che non potranno avere l’opportu-nità di imparare a leggere o a scrivere vivo-no nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Malo scarto è più marcato nei Paesi del Sud-Est asiatico dove l’81% delle piccole cheoggi non va a scuola rischia di restare privodi istruzione a fronte del 42% dei maschi.La povertà è la causa principale che favori-sce l’abbandono scolastico e colpisce in pre-valenza le femmine. I Paesi più esposti so-no: Tanzania, Nigeria, Pakistan, Niger, Ma-li e Etiopia. Anche la guerra gioca pesante-mente a sfavore dell’istruzione. Ma per lebambine ci sono altri fattori specifici come:i matrimoni precoci, la lontananza dellascuola da casa, la mancanza di servizi igie-nici, il lavoro minorile, l’obbligo di cura deifratellini, la mancanza di insegnanti donna,l’insicurezza delle scuole e la priorità dataall’istruzione dei maschi. Una minaccia per la vita delle minorenni èrappresentata dal reclutamento forzato, che

Sono circa 200 milioni le giovani a cui viene praticatoil "taglio" dei genitali, 131 milioni quelle che nonpossono andare a scuola

Sempre più giovani le vittime della trattauasi una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale da parte delpartner o di sconosciuti. Lo rivela l’Organizzazione mondiale della

sanità. Un dato che descrive una vera e propria epidemia. Subire una violenza comporta un danno alla salute fisica, mentale esessuale delle ragazze che sono esposte, tra l’altro, al rischio di contrarreHiv o altre malattie sessualmente trasmissibili. Bisogna anche considerareche un abuso innesca una catena perversa a cascata sui figli. Proprio loropossono essere più facilmente soggetti a violenze e maltrattamenti.

Inoltre, i bambini vittime hanno maggioriprobabilità di replicare simili atti. Èscioccante il fatto che circa la metà delleragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni(126 milioni) pensa sia normale che ilmarito possa picchiare la moglie.Un’indagine della Ong "Equality now"mette in luce come in 10 Paesi (sugli 82

presi esaminati) lo stupro è legale se a commetterlo è il marito. In quattrodi questi, se la moglie è una sposa bambina, il marito viene sanzionatosolo per violazione della legge sull’età minima per il matrimonio. In Italia lo stupro è stato inquadrato come un reato alla persona solo nel1996, mentre ancora oggi in vari Paesi è considerato un reato contro lamorale. Un fattore che penalizza ulteriormente le donne è che nelleistituzioni, nelle forze di polizia e nei tribunali la componente maschilerappresenta la netta maggioranza.

Bambine e ragazze, poi, devono affrontare in molti casi minacce piùsubdole, come la violenza domestica ad opera dei genitori, dei fratelli o dialtri parenti, a scuola o nei luoghi di lavoro. Frequentemente chi si occupa diloro esercita forme di violenza per ottenere rispetto e disciplina. Nel mondoquasi due bambine su tre, fra i 10 e i 14 anni, subiscono punizioni corporali. In Italia il numero dei reati commessi su bambini e adolescenti nel 2016ha raggiunto la cifra record di 5.383 minori. Le vittime di pornografiaminorile sono femmine per l’82%; quelle di prostituzione minorile per il62%; le vittime di atti sessuali conminorenni per l’80% e le vittime diviolenza sessuale e violenza sessualeaggravata per oltre l’80%. In tutto quasi unquinto del totale dei reati. Non possiamoneppure lontanamente immaginare ladisperazione delle ragazze che siprostituiscono per pochi centesimi in Costad’Avorio. Si chiama "sesso di sopravvivenza" e mette a rischio centinaiadi vite. Violenze di ogni genere vengono perpetrate ai danni delleragazze migranti, spesso vittime della tratta della prostituzione, che lecostringe a ripagare un debito enorme ai propri sfruttatori (20-25milaeuro). In Italia sei ragazze su dieci di quelle arrivate hanno 17 anni. Lamaggior parte proviene dalla Nigeria, poi dall’Eritrea e dall’Albania.Purtroppo la loro età tende ad abbassarsi sempre di più. (G.Sc.)

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Q

Nel 2016 si sonoverificati 5.383 reati che hanno avutocome vittime ragazzi e adolescenti

In Italia il 60% delleimmigrate africane

destinatealla prostituzione

ha meno di 17 anni

dicembre 2017 19NOI famiglia vita L’orrore e il silenzio

Vietato fingere di non sapere

anno una missione "possibile":stare in mezzo al conflitto, creare

uno spazio neutro in cui i litiganti impa-rino a comunicare, confrontarsi, negozia-re. E l’accordo, quando arriva, diventa lapietra miliare da cui ex coniugi, (ma an-che condomini, vicini di casa, fratelli esorelle) possono ripartire trasformati, conun atteggiamento nuovo.Sempre più richiesti oggi in Italia, i me-diatori familiari rappresentano quel "terzoimparziale" che interviene in scenari alta-mente conflittuali, dalle separazioni allefratture comunitarie (liti di condominio,tensioni di quartiere, conflitti intergenera-zionali) che caratterizzano sempre di piùla vita contemporanea.Il primo e più impegnativo orizzonte in cuisi muovono è quello delle separazioni, in par-ticolare di coppie con figli, dove la media-zione viene richiamata dalla legge stessa(quella sull’affido condiviso, la 54 del 2006)ed è un percorso che salvaguarda la funzio-ne genitoriale. In Italia nel 2015 ci sono stati oltre 82miladivorzi e quasi 92mila separazioni (la pro-

pensione a separarsi, spiega l’Istat, è più bas-sa nei matrimoni celebrati con rito religio-so). Quando una coppia con figli si separa,nella stragrande maggioranza dei casi vienedisposto l’affido condiviso (89%).Tante coppie, purtroppo, "scoppiano", ma siresta genitori per sempre. «Il percorso dellamediazione è volto proprio all’adozione diaccordi con un focus sulla relazione genito-riale, sul desiderio di continuare a essere ge-nitori e garantire serenità ai figli, prevenen-do forme di disagio», spiega Paola Farinac-ci, vice presidente Simef, una delle tre asso-ciazioni nazionali di mediatori. Quali sonogli argomenti che vengono trattati in media-zione? Si va dal concordare come parlare aipropri bambini della separazione di mamma

e papà, adottando un atteggiamento compo-sto e univoco, al comunicarlo alla famigliaallargata. Poi ci sono le questioni organiz-zative (come suddividere i tempi dei figli trascuola, casa, attività extrascolastiche,weekend), il confronto sul progetto educati-vo (scegliere le scuole, stabilire delle comu-ni regole di condotta sia con mamma che conpapà) e gli accordi di natura economica.La varietà e complessità di questi temi mo-stra che «la mediazione è davvero uno stru-mento che si ha a disposizione per realizza-re pienamente l’affido condiviso», prosegueFarinacci. «Ma rimane una libera scelta, l’in-vito del giudice non ha carattere obbligato-rio: alla coppia si spiega prima di tutto cosadeve attendersi dalla mediazione e solo do-po, se disponibile, si comincia il percorso».Non ci sono strade facili o veloci: serve qual-che mese per acquisire un "metodo" di con-fronto e abbassare i toni; gli incontri non so-no mai troppo ravvicinati perché le decisio-ni prese in mediazione devono sedimentareed è necessario verificare se funzionano. «Bi-sogna accettare che è una transizione gra-duale», prosegue la vicepresidente Simef. È come una terapia? Potrebbe portare a unariconciliazione? «No, la mediazione inter-viene quando la relazione di coppia è ormai

Il percorso è pensato percontinuare a essere genitori egarantire serenità ai bambiniMa in Italia, a differenza della

maggior parte dei Paesieuropei, non è obbligatorio

chiedere aiuto agli esperti al momento della separazione

Chi è il mediatore? Competenze trasversaliper comprendere e “trasformare” i conflitti

l 29% è laureato inGiurisprudenza, il 17% in

Sociologa, il 13% in Scienzedella Formazione, l’8% inPsicologia: basta guardare allaformazione accademica deglistudenti del Master inMediazione familiare eComunitaria dell’UniversitàCattolica di Milano (inpartenza a febbraio 2018,iscrizioni entro novembre2017) per comprendere lagrande ampiezza dicompetenze e "sfumature"culturali nel profilo delmediatore. Da agosto 2016una nuova norma Uni ne hatratteggiato le caratteristichefondamentali, stabilendo chisia questa figura e quantaformazione debba avere (300ore più un tirocinio praticocon una supervisione).Il Master della Cattolica, cheha consolidato la storia diquesta professione, è arrivatoall’XIma edizione: «La nostraproposta si fonda su unmodello di intervento e unostile di formazione che dedicaparticolare attenzione alla curadei legami tra i generi, legenerazioni e i gruppi sociali.

Il background culturale diquesta proposta è,evidentemente, il modellorelazionale-simbolicosviluppato dal Centro diAteneo di studio e ricercasulla famiglia. Famiglie ecomunità vivonofrequentemente situazioniconflittuali e transizionidifficili, siano esse relative afasi della vita come nei casi diseparazione e divorzio, oppurea relazioni in gruppi sociali inconflitto dove è richiestol’intervento di un terzoimparziale e appositamentepreparato», spiega il direttorescientifico GiancarloTamanza. I candidati devonoessere in possesso di unalaurea magistrale nellediscipline psicologica,

sanitaria e sociale, giuridica ededucativa. A volte sonostudenti che stannocompletando il propriopercorso accademico, «maspesso troviamo ancheavvocati, psicologi, assistentisociali ed educatori che sonointeressati ad approfondire earricchire culturalmente lapropria formazione». IlMaster, che dura due anni,mira a costruire la figuraprofessionale del mediatore«con una capacità ecompetenza di intervento siasul piano individuale,nell’ambito della separazioneo del divorzio della coppia enei conflitti intergenerazionalicon gli anziani, inoltre –prosegue Tamanza –nell’ambito comunitario, neiconflitti di quartiere, inambito sanitario oscolastico». La caratteristicaspecifica del mediatore?«Creare una nuova esperienzadi incontro con l’altro che, seriesce, diventa in qualchemodo "trasformativa" epermette che gli accordi presitengano nel tempo». (B.V.)

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I

Gli iscritti al masterdella Cattolica:29% laureato in

Giurisprudenza, il17% in Sociologa,il 13% in Scienze

della Formazione,lʼ8% in Psicologia

HBenedetta

Verrini

Dirsi addio ma aiutare i figlidicembre 2017

NOI20

famiglia vita Coppie in crisi

82.469(+57% sul 2014)Divorzi nel 2015

91.706 (+2,7% rispetto al

2014)Separazioni nel 2015

89%Separazioni con affido

condiviso

48 anniEtà media dei mariti al

momento dellaseparazione

I NUMERI

conclusa, inoltre è altra cosa dalla terapiapsicologica», chiarisce l’esperta. «Qui l’o-biettivo è la negoziazione di un accordo. Peròè vero che, alla fine, la mediazione lascia piùdi un semplice accordo, perché in qualchemodo è "trasformativa". Gli ex coniugi ap-prendono un diverso "stile di funzionamen-to", un modo nuovo di parlare e di impe-gnarsi come genitori per il bene dei figli, co-sa che lascia ampio spazio di risoluzione atanti problemi pratici quotidiani».Come accedere alla mediazione? In Italiaquesta esperienza e la figura del mediatoresi sono sviluppate a partire dagli anni No-vanta (quando in Francia, in Canada e neiPaesi anglosassoni era già molto consolida-ta). I mediatori non hanno un ordine profes-sionale, ma devono essere tuttavia accredi-tati presso il ministero dello Sviluppo eco-nomico (lo stabilisce la legge 4 del 2013 chedisciplina le professioni non organizzate).Inoltre nel 2016 è stata emanata la norma U-ni che definisce profilo e requisiti del me-diatore (laureati in giurisprudenza, psicolo-gia, pedagogia o servizi sociali, con suc-cessiva formazione specifica e tirocinio pra-tico). Sempre nel 2016 le tre associazionidei mediatori si sono confederate nella Fia-mef, proprio per convergere pienamente sui

Marzotto, che nel mese di luglio ha dialoga-to, nell’ambito di un seminario, con la col-lega australiana Jill Howieson sul tema del-la "mentalizzazione". Questo modello di in-tervento in Australia ha permesso di disin-nescare la dinamica della conflittualità per-sonale: nell’ambito della mediazione si cer-ca di insegnare agli ex a "mettersi nei pan-ni" dei propri figli, cercando di "presentifi-carli" nella stanza. Focalizzando l’attenzio-ne sui bambini si riesce a facilitare la com-prensione reciproca, soprattutto attraverso ilrecupero di ricordi positivi nella storia dellacoppia. «In Australia questa modalità è sta-ta molto efficace, grazie alla presenza delmediatore terzo che non giudica e "atten-ziona" la coppia sul benessere dei figli». Ma loro, le coppie, cosa pensano della me-diazione? Una ricerca empirica, realizzatain Italia qualche anno fa, ha rilevato chequasi il 62% delle coppie passate in me-diazione si dice soddisfatto e la riutilizze-rebbe per la salvaguardia dei legami. E an-che quando non sono riuscite a prendereaccordi, le coppie guardano con favore aquesto strumento, apprezzando la neutra-lità del mediatore e il valore dell’esperien-za oltre il proprio caso specifico.

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"fondamentali" della professione e fissarestandard di qualità con piena unità di vedu-te. «Oggi esiste, in tutte le regioni, un am-pio ventaglio di scelta a disposizione dellecoppie», spiega Farinacci. «Ci sono serviziprivati a pagamento ma anche servizi gra-tuiti, pubblici o del privato sociale. In mol-te regioni, nell’ambito del welfare regiona-le e dei servizi sociali, sono a disposizionepacchetti di incontri gratuiti, in Lombardiaad esempio sono otto».A Milano è stato creato (su iniziativa diCostanza Marzotto, coordinatrice del Ma-ster in Mediazione familiare dell’Univer-sità Cattolica e socia fondatrice della Si-mef), un Coordinamento milanese dei Cen-tri di mediazione familiare, il primo in I-talia, che sta supportando il Tribunale diMilano per l’apertura di uno sportelloinformativo dedicato alla mediazione (ser-vizio già presente nei tribunali di Torino,Arezzo, Reggio Emilia, Cagliari). Un modo per informare e aumentare la con-sapevolezza delle coppie: «In Canada, ad e-sempio, il passaggio allo sportello informa-tivo è il primo passo da fare prima di recar-si in Tribunale, e in Austria sono necessariealmeno tre sedute di mediazione prima diandare in separazione», spiega Costanza

Elena e Marco, separati ma sempre genitoridalla “lite globale” alla scelta educativa

lena e Marco si sonoseparati nel 2010,

quando i loro bambiniavevano rispettivamente 11,la maggiore, e 9 anni i lorodue gemelli. «È stato unmomento davverodifficile», spiega Elena.«Per me il classico fulminea ciel sereno: per due mesiabbiamo litigato parecchio,poi Marco è uscitodefinitivamente di casa, e dilì è stato un vero disastro dicomunicazione». Unasituazione difficile, tesa,densa di momenti diincomprensione e disofferenza. Il suggerimentodi andare in mediazione èarrivato direttamente dairispettivi avvocati: «Cihanno detto che avrebbefatto bene ai nostri figli eche sarebbe stato positivopresentarci davanti algiudice con le idee piùchiare, così abbiamoiniziato il percorso»,prosegue. Come è andata? «Prima ditutto, la mediazione ci hafatto capire che noneravamo solo Elena e

Marco, in fase diseparazione, ma una madree un padre che volevanocontinuare a crescere ipropri figli. Non siamousciti da questo percorsocon le "chiavi in mano", maabbiamo continuato alavorarci, anno dopo anno.Abbiamo imparato le regoleper rapportarci: ci siconfronta sulle regoleeducative, su come stanno iragazzi, sulle scelte che liriguardano, e si resta intema. Abbiamo imparato –racconta ancora la donna –a non litigare più suqualsiasi cosa, a non parlaredi questioni economichedavanti ai figli, a rispettarcie a riconoscerci nella nostradignità di genitori. La

soddisfazione più grande, inquesto senso, è stata vedereriparato il rapporto tra ilmio ex marito e la nostraprimogenita, cheinizialmente non volevaproprio vedere suo padre». Oggi Marco lavora aLondra e, per stare vicino airagazzi, ha preso in affittoun appartamento nellostesso condominio in cuivivono con Elena. Unasituazione quasi "perfetta" –se così si può dire – per duegenitori separati cheintendono continuare,nonostante le difficoltà, adessere genitori a tempopieno. «Quando è all’estero,la casa è a disposizione deiragazzi. Quando rientra inItalia, riusciamo ad andare acena tutti insieme e adaggiornarci su ogniquestione di famiglia». Quali speranze per ilfuturo? «Vedere che,nonostante questa avversità,siamo stati capaci di restareaccanto ai nostri figli e listiamo aiutando arealizzarsi». (B.V.)

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E

La scelta di "mediare"

ha permesso loro di raggiungere nuovi equilibri«Ora abitiamo

nello stessocondominio»

dicembre 2017 21NOI famiglia vita Coppie in crisi

con la mediazione familiare

45 anniQuella delle mogli

17 anniDurata media del

matrimonio almomento della

separazione

8,9%Figli affidati alla madre

94%Separazioni in cui il

padre versa unassegno di

mantenimento

Scuola dell̓ infanzia, l̓ oradi provare limiti e attese

requentare per la prima volta lascuola dell’infanzia significa fare

un vero e proprio ingresso in società, oltre cheun incredibile atto di fiducia nei confrontidelle insegnanti a cui i genitori affidano quan-to di più prezioso hanno al mondo: il lorobambino. La scuola dell’infanzia è una pic-cola collettività in miniatura che allena alsenso dell’impegno, alla possibilità di diffe-rire la gratificazione per ottenere dei risulta-ti a lungo termine; che insegna a cooperarecon gli altri nonostante le differenze o i con-flitti che possono insorgere; che offre occa-sioni di crescita, di autonomia e di cono-scenza della realtà. Si creano legami, si pro-vano emozioni e se ne riconosce il significa-to, ci si allena a tollerare piccole frustrazio-ni, a sperimentare dei limiti e delle attese.Quando un bimbo inizia a frequentare lascuola dell’infanzia, tutto il sistema fami-liare affronta questo importante cambia-mento: esso può essere vissuto come unvincolo o una opportunità. Se di fronte al-la fatica e alla frustrazione il genitore crol-la, difficilmente sarà possibile fare un buoninserimento, se invece si ha la convinzio-ne che questo passo i bambini lo possonofare allora si apre un mondo.Il passaggio dalla famiglia al gruppo-classeè estremamente complesso e delicato: la pri-ma infatti contiene elementi di intimità ed e-sclusività; la scuola è invece caratterizzata daelementi di socialità. In altre parole, il rap-porto con i genitori è di tipo protettivo; ilgruppo-classe favorisce l’autonomia.Come aiutare questi piccini? Proviamo a sug-gerire qualche semplice accorgimento, chepuò essere un utile spunto di riflessione: man-tenere un atteggiamento calmo, senza farsicontagiare dall’ansia e dall’urgenza: un in-serimento ben fatto è un anno sereno guada-gnato; rassicurare il nostro bambino rispet-to al legame che ha con la famiglia, che èassolutamente indissolubile (la mamma vaa lavorare e poi ritorna, il papà ora va conla macchina poi viene a prenderti…); so-stenere la ferma convinzione che lui ce lapuò fare (a superare queste paure, ad an-dare a scuola, ad affrontare le prove, ecc..);sostenere la sua autonomia, lasciare che ilbambino faccia da solo quello che può inbase all’età, in modo da alimentare in luila sensazione di essere capace.Prima di tutto, però, è necessario capovolgerela prospettiva. Tutto quanto sopra elencato hail suo perché se i genitori sanno fare i conticon le loro ansie e le loro preoccupazioni,poiché ciò che ogni genitore vive lo trasmette"per contagio" al proprio bambino. Tanto piùè piccino tanto più "assorbirà" il clima (tesoo sereno), lo stato d’animo (timoroso o sicu-ro) dei genitori e si comporterà di conse-

ma di gattonare verso un giocattolo distantedalla madre, si gira verso di lei per assicu-rarsi che sia lì, pronta ad accorrere, sempredisponibile ad una richiesta di aiuto. È in que-sto "gioco di sguardi" che la regola prendesostanza. Lo sguardo condiviso con la mam-ma permette al piccolo di conoscere i limitial di là dei quali c’è una minaccia. II bambi-no percepisce segnali che prontamente regi-strerà nella sua mente, comincerà a organiz-zare e coordinare le sue azioni, sa che è inrapporto con un’altra persona. Cerca conti-nuamente di leggere nello sguardo dei geni-tori intenzioni, pensieri, emozioni: ha una fi-nezza incomparabile nell’ intuire l’animo u-mano, è un precoce "interprete" del mondosensoriale che lo circonda. Quando si av-ventura in un luogo sconosciuto, quando siavvicina ad una persona estranea o si affac-cia su uno spazio vuoto, esplora l’ambientecircostante, subito si ferma e si volta verso ilgenitore che è con lui, la madre o il padre:cerca la conferma dell’adulto per sapere sepuò continuare l’esplorazione o se deve fer-marsi. Un’autorità che comporta obbedien-za, senza esercitare né violenza né costrizio-ne. Lo sguardo benevolo del genitore lo in-coraggia ad affrontare il mondo, ad andareoltre il limite stabilito, è garanzia che ciò chesta facendo è bene. L’altro è lì per proteggerlo:è uno sguardo d’interesse, di sollecitudine,di empatia che ogni bambino ha diritto di a-spettarsi dagli adulti che stanno accanto a lui.In questo modo l’individuo impara ad ac-cettare e a sottomettersi all’autorità, findall’infanzia. È un percorso lungo e labo-rioso, che impegna pazienza, attenzione,dedizione, comprensione da parte dei ge-nitori. Dare un insegnamento al propriofiglio significa tracciargli una linea, o-rientarlo, dargli una direzione; aiutarlo aentrare in rapporto con gli altri; insegnar-gli a controllare gli impulsi e i bisogni delmomento, a riflettere un po’ prima di agi-re. L’inizio si ha già nella gestione dei rit-mi della fame, del sonno, del gioco.L’educazione esige un sapiente dosaggio difrustrazione. Frustrazione e autostima viag-giano insieme. L’autostima nasce da una so-lida base di conquiste e di successi, si acqui-sisce attraverso le azioni e non può essere so-lo donata dagli altri. È pur vero che, attraversol’incoraggiamento, il bambino è motivato asperimentare le proprie potenzialità, a met-tersi in gioco, anche nelle situazioni in cui èpossibile una delusione. Ma è utile ricorda-re che qualsiasi delusione può essere occa-sione per rivedere gli obiettivi preposti, pervalutare le proprie forze ed energie, per ri-trovare nuovi slanci e motivazioni.In conclusione un invito: incoraggiate ivostri figli e riconoscetevi quali validi ge-nitori … di quelli che almeno, cercano dimettercela tutta!

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guenza: per esempio un genitore sicuro è ras-sicurante, uno timoroso mette agitazione. Ènecessario darsi del tempo per osservare co-sa succede, senza intervenire subito, e con laconsapevolezza che i passaggi a volte porta-no con sé delle crisi fisiologiche, che di so-lito sono passeggere. Non esiste "il bambi-no", ma sempre e solo quella creatura lì, conquel volto, con i suoi occhi curiosi, col suonaso dritto o storto, quel piccolo, irriducibi-le ad ogni sogno, anche quando fosse il mi-gliore dei bambini possibili!Qual è allora l’opera dei genitori? Donare un"io" al bambino! Passare da una creatura gra-ziosa in fasce al vivace piccolo uomo checorre salta ed esplora; passare dalle cure le-gate ai bisogni primari all’educazione, alla fa-tica di lasciar individuare a lui i suoi percor-si che non coincidono con i nostri.II genitore è assillato dal bisogno di "sedur-

re" (in latino: seducere = attirare a sé), più cheanimato dal dovere di educare (in latino: e-ducere = condurre fuori).Per garantirsi l’amore del proprio bambi-no molti genitori non hanno altro obietti-vo se non quello di soddisfare i suoi biso-gni. Cercano quindi essere informati di tut-to ciò di cui un figlio ha bisogno per unosviluppo ricco e ben riuscito. Ma così uc-cidiamo in loro il desiderio. Desiderio = de-siderare, ossia guardare le stelle ("sidera"),cioè guardare verso l’alto.Ogni bambino apprende il mondo attraver-so lo sguardo dei genitori. Per esempio, pri-

FCecilia

PirroneI genitoriaffrontanocon il piccololʼinserimento in classeSe riuscirannoa trasmetterefiducia, allora per il bambino si aprirà un mondo

dicembre 2017

NOI22

famiglia vita Crescere insieme

Domenica4 febbraio2018

IL VANGELO DELLA VITA GIOIA

PER IL MONDO40 GIORNATA PER LA VITA

Domenica 28 gennaio con Avvenireil numero speciale di "Noi famiglia & vita"

È possibile prenotare più copie di Avveniretelefonando al numero verde 02 6780316, inviando un fax al numero 02 6780242, o scrivendo una mail a: [email protected] entro il 14 gennaio

a

rganizzato dall’UfficioNazionale per la pastorale

della famiglia si è svolto aRoma, presso la Casa San

Bernardo alle Tre Fontane (ViaLaurentina, 289) dall’8 al 10dicembre, il corso di formazione eaggiornamento per animatori di"Animatema di famiglia", chequest’anno si intitolava "Animatori difelicità… sulle orme di San Paolo. Ilprogetto, coordinato dall’UfficioNazionale per la pastorale dellafamiglia, ha proposto un percorso dianimazione dei figli inserito nelcontesto delle varie iniziative diincontro e di formazione dellefamiglie. Rivolto ai ragazzi di etàcompresa tra i 18 e i 27 anni, haofferto una metodologia che èpossibile attuare anche nelleesperienze regionali e diocesane diincontri di famiglie.

O

l Natale di alcuni bambini è già de-ciso, senza appello. Ci può essere

un’ordinanza del giudice che stabilisce conchi passeranno la vigilia o il 25, il veglione eil giorno di Capodanno, ci sono serrati scam-bi di email o anche solo laconici messaggi trai genitori che scandiscono i momenti che i fi-gli passeranno con la mamma o con il papà,e le loro eventuali nuove famiglie. Oppure –ed è persino peggio di queste spartizioni a ta-volino – non c’è accordo alcuno. C’è il silen-zio di tutti gli altri giorni dell’anno, che pre-lude a un altro Natale di assenza, a un nuovoinizio di anno senza sapere nulla, o pressap-poco, di quei figli che vivono altrove, con l’al-tro genitore. Figli che vivono più o meno con-sapevolmente l’alienazione genitoriale e i suoivelenosi effetti, immediati e a lungo termine.Se negli ultimi dieci anni, secondo l’Istat, se-parazioni e divorzi sono cresciuti di circa il13%, i primi a farne le spese sono sempre iminori: in Italia oggi ci sono due milioni di ge-nitori che non riescono a vedere i figli a cau-sa dell’alienazione parentale. Bambini usaticome «ostaggio» e «merce di scambio», finoall’estremo in cui il genitore affidatario nonpermette di fatto un rapporto sereno e co-struttivo con l’altro genitore, alienandolo dalsuo ruolo.Un incubo da cui è appena uscito, dopo setteanni di sofferenza, l’attore e regista AmedeoGagliardi. Volto pubblico prestato alla vicen-da di padre separato che lui stesso vive in pri-ma persona. Autore e protagonista del film au-tobiografico Mamma non vuole sul tema del-la sindrome da alienazione genitoriale o Pas(Parental alienation syndrome), racconta a Noi

la sua storia: una figlia piccola che vive conlui, un figlio maggiore, oggi diciannovenne,allontanato da lui dal 2010 a oggi. Una «tota-le interruzione» dei rapporti, subita e non vo-luta dal papà, che oggi ha tra le mani la pos-sibilità concreta di ritrovare conquel figlio il dialogo mancato.«Il Natale per i genitori sepa-rati, o peggio alienati, è sem-pre triste. Purtroppo la bigeni-torialità è solo stabilita per leg-ge ma non è una cultura assor-bita nel nostro Paese, né dalleistituzioni, né dalla comunità».Il genitore che vive con il figlioe per motivi di risentimentopersonale vuole limitare o an-nullare i contatti con l’altro ge-nitore, o screditarlo agli occhidel minore, ha di fatto tutti imezzi perché avvenga l’alie-nazione. «Ora la situazione con mio figlio èmolto migliorata. Ci vedremo a Natale. Ricu-cire sarà un percorso complesso, l’alienazio-ne ha lunghi strascichi. Ma il tempo è galan-tuomo». È galantuomo anche Gagliardi: evi-ta ogni riferimento alle ragioni (o non ragio-ni) e agli effetti dell’alienazione, e all’ex mo-glie. Non è reticenza («la reticenza non mi ap-partiene», sorride l’attore, imputando proprioal silenzio di molti papà alienati l’impossibi-lità di uscire dalla loro condizione), ma «e-mozione, quella sì. Questo sarà il primo Na-tale insieme dopo sette anni». Per la legge vige il principio della bigenito-rialità, cioè il diritto del minore a mantenereil rapporto con il genitore non collocatario,ma di fatto la continuità del rapporto è assog-gettata al buon cuore del genitore collocata-rio. In caso di condizionamento volto a osta-

colare il rapporto, ci si può appellare all’arti-colo 709 ter del codice di procedura civile (So-luzione delle controversie e provvedimenti incaso di inadempienze o violazioni) che pre-vede ammonimenti e sanzioni amministrati-

L’attore eregista Amedeo

Gagliardi con la figlia

Elisabetta

l Forum Venetodelle Famiglie ha

rinnovato presidenzae consiglio. Marco eMaria AlessandraScarmagnani sono inuovi presidenti elet-ti nell’assemblea diPadova e subentrano aMario e Giuliana Bol-zan. Sposati da 22 an-ni, veronesi di Legna-go, tre figli naturali ecinque esperienze diaffido familiare, Mar-co e Maria Alessan-dra fanno parte dellaComunità Papa Gio-vanni XXIII.

I n nuovo annoche inizia e si

apre, mese dopo me-se, giorno dopo gior-no, alla vita della fa-miglia. Con le suepagine coloratissi-me, il Calendariodella famiglia 2018del Centro Ambro-siano di Milano ciporta in un orizzon-te ricco di relazioni,aperto al mondo, so-lidale con chi è di-verso da noi. Per or-dinazioni e prenota-zioni telefonare allo02-67131639.

U

a dispersione scolastica in Italia è unfenomeno in calo, anche se resta il di-

vario fra Nord e Sud, sia nella scuola se-condaria di I che di II grado. I maschi, cer-tifica il Miur, sono più coinvolti delle fem-mine, così come percentuali più alte si re-gistrano fra gli studenti di cittadinanzanon italiana che non sono nati in Italia. Peril 2016, il nostro Paese si attesta al 13,8%,in calo rispetto al 20,8% del 2020.

L

Una madre e un padreseparati i cui figli ‒

secondo quanto lororaccontano ‒ sono

vittime di alienazionegenitoriale, spiegano

lʼamarezza dellefestività natalizie

trascorse con un sensodi vuoto incolmabile

IAnnalisa

Guglielmino

Animatema di felicitàsulle orme di S.Paolo

ForumVeneto:eletti i nuovipresidenti

Milano,il nuovocalendario per lafamigliaIN BREVE

Scuola, dispersionein calo al 13,8%

«Il Natale della mia bambinadicembre 2017

NOI24

famiglia vita Lacrime accanto al presepe

stata celebrata il 3 dicembre la Gior-nata internazionale delle persone con

disabilità, promossa dalle Nazioni Unite,giunta quest’anno alla 25esima edizione.Il tema dell’edizione 2017 è stato “Tra-

sformazione verso una societàsostenibile e resiliente per tut-ti”. Durante la Giornata, i Pae-si sono invitati a promuovereiniziative per favorire l’inclu-sione sociale dei disabili, chein Italia sono 4,1 milioni.

È

ve, fino al risarcimento del danno nei con-fronti del figlio e del genitore privato dei di-ritti. Ma nella pratica vince la lungaggine giu-diziaria, aggravata anche dall’impiego di con-sulenti esterni: un sistema non privo di con-

sanna Fanelli proprio su queste pagine, ndr)ha «imparato a gestire il dolore». Questo saràil quinto Natale senza Nicole. «Sarà un Nata-le di speranza. I primi anni sono stati doloro-si: c’erano i ricordi, la nostalgia, le tradizioniperse, come quella legata al nome di mia fi-glia: i festeggiamenti in casa cominciavano ilgiorno di San Nicola, per il suo onomastico».Ora in casa non c’è più l’albero di Natale, nonci sono le cene in famiglia, c’è la necessità ditrovare la forza di andare avanti e non spe-gnere il ricordo della sorella nell’altro figlio20enne, che vive con la mamma (i due fratel-li, contro ogni buona prassi giuridica, sonostati «spartiti» cinque anni fa). «Nicole non hail telefonino, per sentirla devo chiamare il mioex marito che spesso non risponde, e quandorisponde il suo tono è condizionante, chiedealla bambina se per caso vuole venire al te-lefono a parlarmi chiamandomi freddamenteper cognome: “C’è la Fanelli”, e non “c’è lamamma”». I rapporti con i familiari maternisono inesistenti. «Mia figlia, come succede atutti i figli di genitori alienati e spesso anchedi genitori separati, non riceverà il mio rega-lo di Natale, né quello del fratello, e dei non-ni. La speranza è di vederla». L’ultima foto cheha visto della figlia è su whatsapp: «La bam-bina tiene in mano un cartello con scritto “papàsei il migliore del mondo” per il padre che stacancellando la mamma dalla sua vita. Vivonella consapevolezza che tutto questo finirà eche mia figlia un giorno, quando capirà, tor-nerà – conclude Fanelli –. Intanto stiamo pen-sando a un’associazione di genitori e stiamocreando una rete di professionisti che possa-no frenare l’epidemia di casi di alienazionegenitoriale: la soluzione è nella prevenzione,nell’informazione e nella rete di solidarietà».

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flitti d’interesse. Sono ferme le proposte dilegge finora presentate in Parlamento. Lo psi-cologo Alessandro Fanuli durante la presen-tazione della proposta di legge dei parlamen-tari Tancredi Turco ed Elena Centemero sugliinterventi d’urgenza per i casi di alienazionegenitoriale, ha parlato della «vendetta» mes-sa in atto dal genitore alienante, e del bisognodi «ricostruire la propria identità personale ru-bandola all’altro genitore: essere percepiti co-me il genitore migliore è una compensazionenarcisistica di quanto si è perso con la fine del-la coppia». Una dinamica ben nota a Rosanna Fanelli, av-vocato e mamma di una bambina di 10 anniche vive con il padre da cinque anni. «L’alie-nazione è di fatto un maltrattamento in fami-glia. Dire a un bambino molto piccolo “se vaicon la mamma non ti comprerò più giocatto-li” è un condizionamento. È accertato che ibambini alienati possono sviluppare proble-mi di epilessia, forme di autismo, attacchi dipanico, o altre manifestazioni della violenzasubita. Un quadro spesso paragonabile allasindrome di Stoccolma (in cui la vittima svi-luppa sentimenti di affetto nei confronti del-l’aguzzino o del carceriere, ndr)». Fanelli pro-pone un’opera di informazione e prevenzio-ne presso i pediatri, le scuole e le famiglie.«Senza il supporto del clan familiare l’alie-nazione non potrebbe essere messa in atto».È incredibile, racconta, come «un bambinopossa avere un distacco da tutto quello che ri-guarda il genitore che è costretto a rifiutare».Un meccanismo di autodifesa dei piccoli a-lienati. Che diventano «orfani di genitori vi-vi». La legale (che per amore della figlia è di-ventata difensore di sé stessa in questa vicen-da e aiuta anche altre mamme, con il gruppo“15 maggio” (nato da un intervento di Ro-

a tecnologia che costruisce unasocietà inclusiva”. È stato il tema

dell’undicesima edizione di Handimati-ca, la mostra-convegno dedicata alle tec-nologie digitali al servizio della disabi-lità, che si è svolta a Bolo-gna dal 30 novembre al 2 di-cembre. La robotica è stataal centro di diversi incontri:dalla robotica per migliorarele capacità di relazione e lin-guaggio, fino all’autismo.

L“

ispettare il diritto all’anonimatodelle donne che hanno deciso di

non riconoscere i figli che hanno da-to alla luce e che sono stati poi dati inadozione o affido. Lo chiedono, con

R una lettera aperta, Donata Nova e Fri-da Tonizzo dell’Associazione nazio-nale famiglie adottive e affidatarie.Dal 1950 sono 90mila le donne chenon hanno riconosciuto i loro nati.

e relazioni familiari nell’eradigitale», è il titolo del tradizionale

Rapporto Cisf (Centro internazionalestudi famiglia) pubblicato dalla San Paoloe reso noto nei giorni scorsi. Si tratta di unampio dossier curato da Pierpaolo Donati,docente di sociologia all’Università diBologna, che punta a spiegare come lasocietà digitale e l’uso sempre piùmassiccio delle nuove tecnologie, abbia difatto cambiato le relazioni familiari. E nonsempre in meglio. Nel testo, a cui hannocollaborato molti altri esperti, tra cui ildirettore del Cisf, Francesco Belletti, siaffrontano anche temi come l’evoluzionedelle comunicazioni interne ed esternealla famiglia e l’emergenza educativa inrelazione ai media digitale.

Il digitale a serviziodelle persone disabili

Handicap, una societàsostenibile e resiliente

NuovorapportoCisf 2017:famigliae digitale

Anfaa: rispettare le madri “anonime”

dicembre 2017 25NOI famiglia vita Lacrime accanto al presepe

senza il regalo della mamma»

dicembre 2017 27NOI famiglia vitaL’analisi

“Pillola” e “metodi”Basta disinformazione

sistono aspetti, legati alla vita ses-suale delle persone, parlare dei qua-

li è un tabù. Il motivo, crediamo, è il timoreche potrebbero derivarne autolimitazioni aicomportamenti sessualmente più libertari chela cultura dominante incoraggia. Un aspettoparticolare è quello legato ai farmaci per ilcontrollo delle nascite, rispetto ai quali anchel’industria contribuisce a mettere la sordinaa ogni informazione che potrebbe portare aridurne il consumo.È questo il caso della cosiddetta contracce-zione di emergenza della quale, contro ognievidenza, ci si ostina a negare la valenza a-bortiva, legata alle modificazioni prodottedalle pillole dei giorni dopo sulla parete en-dometriale, che la rendono inospitale all’an-nidamento dell’embrione. Am-metterlo potrebbe portare a un ca-lo delle vendite, inaccettabile perprodotti il cui acquisto è cresciutoa ritmi esponenziali, anche a se-guito della possibilità di acquistarlisenza prescrizione medica. Sui ri-schi legati al loro consumo, specieper le giovani donne che ne fannoun uso ripetuto, sappiamo ancoratroppo poco.Sappiamo invece di più sugli effettiindesiderati della vera contracce-zione, quella ormonale da uso diestroprogestinici, in commercioormai da decenni. Malgrado si trat-ti del rischio di malattie gravi e, inalcuni casi, potenzialmente mortali(come ipertensione, trombosi ve-nosa, trombosi delle coronarie, ic-tus cerebrale), anche in questo ca-so gli effetti collaterali sono mini-mizzati e difficilmente l’informa-zione su di essi viene portata a co-noscenza della pubblica opinione.Il bugiardino informa poi il medi-co che la pillola è controindicataper alcune patologie, tra cui il can-cro del seno e quello dell’endo-metrio, ma sottovaluta, nonostan-te la sua importanza, il legame trapillola anticoncezionale e depres-sione, rispetto al quale si limita araccomandare al medico di controllare.Malgrado l’evidenza clinica dell’influen-za della contraccezione ormonale sul to-no dell’umore nelle donne, l’associazio-ne tra uso di contraccettivi e disturbi del-l’umore rimane un argomento insuffi-cientemente studiato.Sul tema è apparso in Novembre sull’Ame-rican Journal of Psychiatry un importantestudio danese che invece di sorvegliare le con-seguenze dell’uso dei contraccettivi orali neipazienti depressi, ha indagato il rischio di sui-

699 primi tentativi di suicidio e 71 morti persuicidio. Dal confronto con la popolazioneche non aveva mai fatto uso di contraccetti-vi emerge il dato drammatico di un rischio disuicidio doppio e di un rischio moltiplicatoper tre delle morti per suicidio effettivamen-te avvenute, un rischio che aumenta ancoranel caso di uso di prodotti a base solo di pro-gestinici. L’associazione tra contraccezioneormonale e rischio suicidario ha riguardatosoprattutto le adolescenti, con il picco del pri-mo tentativo di suicidio a due mesi dall’ini-zio dell’uso.Lo studio che ha riguardato il rischio suici-dario conferma e aggrava il significato deidati pubblicati nel 2016 sulla rivista JAMAPsychiatry dallo stesso gruppo di psichiatridanesi, i quali avevano documentato che lacontraccezione ormonale, specialmente tragli adolescenti, è associata al successivo svi-

luppo di depressione e all’uso diantidepressivi.È evidente che, nel momento incui vengono prescritti i contrac-cettivi orali, le donne avrebberotutto il diritto di essere avvertite ei medici il dovere di avvertirle ri-spetto al rischio di sviluppare de-pressione ed idee suicidarie. Forse sarebbe anche venuto ilmomento per effettuare uno stu-dio controllato su larga scala perconfrontare l’efficacia dei con-traccettivi ormonali rispetto aimetodi naturali per la procrea-zione responsabile. A parità di ef-ficacia sul controllo delle nasci-te, i costi e gli eventi avversi deifarmaci potrebbero fare la diffe-renza. I dati danesi indicano chene varrebbe la pena, per salvarela vita di centinaia di ragazze sol-tanto in Europa.Inoltre, per il contesto relazionaleed educativo in cui vengono pro-posti, i metodi naturali, favorisco-no nelle donne la conoscenza del-la propria fisiologia e negli uomi-ni il rispetto della donna. Potreb-bero derivarne un uso più respon-sabile della sessualità, ridotta a og-getto di consumo nell’era dellacontraccezione, oltre a positive

conseguenze indirette per fenomeni come laviolenza sulle donne e il rischio infettivo le-gato alla moltiplicazione di partner occasio-nali. La diffusione dei metodi naturali è tut-tavia affidata solo al volontariato e non trovaspazio nei consultori pubblici, dove è addi-rittura ridicolizzata, malgrado il suo inse-gnamento abbia avuto successo anche in di-versi Paesi in via di sviluppo. Il pregiudizioè solo di tipo ideologico. Il danno per la sa-lute pubblica è però evidente.

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cidio e di tentato suicidio nelle utilizzatrici del-le pillole ormonali anticoncezionali (Skov-lund CW et. al., Am J Psychiatry. 2017 Nov

17, Epub ahead of print).Si è trattato di un’indagineprospettica particolarmente e-stesa che ha seguito nel tem-po tutte le ragazze danesi chehanno compiuto i 15 anni nelperiodo che va dal 1996 al2013 e che fino al quindicesi-mo anno di età non avevanomanifestato sintomi psichia-trici e non avevano fatto uso difarmaci antidepressivi.Quasi 500 mila donne, con

un’età media di 21 anni, sono state seguite neltempo, per una media di oltre 8 anni e un nu-mero complessivo di quasi 4 milioni di anni-persona. Tra di esse è stato possibile rilevare

EGian Luigi

Gigli

Perché allora non rilanciare i "metodi" la cui diffusione, pur favorendo nelle donne la conoscenza della propria

fisiologia e negli uomini il rispettodella partner, è affidata solo

allʼimpegno del volontariato?

Indagine danese su 500mila donne che dal 1996 al 2013hanno fatto uso di progestiniciRischio di suicidioraddoppiato rispetto a chi ha fatto scelte diverse

Il cuore del padrepuò salvare una vita

omo e aborto: nuove prospettivedi ricerca e di intervento Il rap-

porto dell’uomo con il dramma dell’a-borto è stato al centro dell’intervento diAntonello Vanni che in uno dei gruppi dilavoro del 37° Convegno nazionale deiCentri di aiuto alla Vita (Cav) ha presen-tato il suo libro, dal titolo Lui e l’aborto.Viaggio nel cuore maschile (San Paolo).La proposta offerta dal Vanni agli opera-tori dei Cav italiani è quella di rinnovarel’attenzione verso la figura dell’uomo che,di fatto, viene esclusa dal dibattito sull’a-borto sia sulla base dell’art. 5 della legge194/78 in cui il padre è privato di ogni de-cisione riguardante la vita del figlio con-cepito, sia a causa di pregiudizi e stereo-tipi che hanno accompagnato l’eclisse delpadre nella società odierna. A questa man-canza secondo Vanni è necessario inten-dere l’attenzione al padre come un profi-cuo "sguardo supplementare", che trovail suo fondamento in ricerche che prova-no come il maggiore coinvolgimento deipadri può salvare la vita di un maggior nu-mero di figli destinati all’aborto.In diversi Paesi del mondo, come ad e-sempio negli Stati Uniti, questa strategiaviene adottata da tempo. Esistono infat-ti siti internet, associazioni, gruppi dimutuo aiuto, pubblicazioni scientifichee divulgative su questo tema, volte a sen-

sibilizzare l’opinione pubblica al fine diriavvicinare l’uomo alla vita di cui è co-autore insieme alla madre. Non solo,presso i consultori sono offerti volantinie brochure sul rapporto padre-madre-figlio concepito per far riflettere sul-l’importanza del legame che entrambi igenitori hanno con la vita concepita. Du-rante la sua relazione il professor Vanniha presentato la documentazione scien-tifica da lui elaborata comprovante l’e-sistenza della sindrome post-aborto an-che nell’uomo. Dall’evento abortivo possono infatti de-rivare gravi danni psicologici anche nelpadre del concepito. Le conseguenze so-no diverse e dipendono dalla posizioneche l’uomo stesso ha avuto nella vicen-da. Secondo le statistiche 4 uomini su 10che hanno vissuto l’aborto soffrono del di-sturbo post-traumatico da stress di tipocronico che si manifesta in media entro iprimi 15 anni dopo l’evento; su 100 uo-mini che presentano questo disturbol’88% soffre di depressione, l’82% di for-te senso di colpa, il 77% di turbe del-l’aggressività, il 64% di stati ansiosi, il68% di autoisolamento e emarginazione,il 38% di mancanza di interesse e moti-vazione per la vita, il 40% di disturbi ses-suali tra cui l’impotenza. Alcuni uomini,a seguito della perdita del bambino, sof-frono di disperazione, senso di impoten-za e diverse forme di depressione croni-ca. Ciò dimostra che gli uomini provano

un maggiore attaccamento al concepito eun sentimento più profondo della pater-nità di quanto normalmente si ritenga.Vanni a conclusione della sua relazioneha presentato alcune iniziative che si stan-no svolgendo in Italia su questi temi, tracui il "Documento per il padre" firmatodallo psicanalista Claudio Risé(www.claudio-rise.it) e da diverse anime

Se informati inmodo

corretto etempestivo gli

uominiprovano

un maggioreattaccamento

al concepito e un

sentimentopiù profondo

della paternità di quanto si ritenga

E anche lorovivono

la sindromepost-aborto

Nel 2001 quel “manifesto” di Riséono trascorsi 16 anni dal-l’iniziativa lanciata dallo

psicanalista e scrittore ClaudioRisé – era il dicembre 2001 –ma il suo "Documento per il pa-dre" continua a raccogliere a-desioni. Probabilmente perchési tratta di uno snodo irrisoltoche la crisi delle relazioni fa-miliari ha ancora di più acuito.Ma anche perché le richiestedel "manifesto", sottoscritte damigliaia di padri, rappresenta-no un traguardo che, se appari-va lontano nel 2001, oggi sem-bra addirittura agli antipodi delcomune modo di pensare. L’iniziativa era stata lanciata dagruppo di docenti universitari,scienziati, giornalisti, profes-sionisti, operatori dell’assi-stenza ai genitori separati e deidiversi gruppi del movimento

S degli uomini in Italia. Chia-rissima la richiesta: «Modifi-ca dell’atteggiamento verso ilpadre nella cultura corrente, enelle norme di legge». Ma nonsolo. I firmatari sottolineava-no «la necessità di un mag-gior aiuto e riconoscimento alpadre disposto ad assumersiogni onere per il figlio conce-pito, che la madre sia inten-zionata ad abortire».Sullo sfondo uno sguardopreoccupato alla figura del pa-dre che – secondo le tesi piùvolte espressa da Risé e condi-vise da tanti altri esperti – «èstata in Occidente separata dal-le sue funzioni educative e so-ciali». Quali conseguenze daquesto distorto atteggiamento?«I risultati, del tutto prevedibi-li secondo tutte le scienze u-

mane, sono evidenti: insicu-rezza e difficoltà di iniziativanei figli; incapacità di accetta-re il principio d’autorità; soli-tudine e fatica nelle donne ma-dri nel dover assolvere da soleil peso educativo; frustrazionenei maschi adulti, svalutati inquest’aspetto essenziale dell’i-dentità maschile». Una situa-zione che, secondo quanto sispiegava nel "manifesto" era –ed è tuttora – «fonte di dannigravissimi agli individui, allavita di relazione e familiare, al-la società, alla nostra civiltà».Da qui le richieste alla politica,al mondo culturale, alla società:«Occorrono attenti interventi,che ridiano dignità e responsa-bilità alla figura paterna». In-tollerabile, in particolare, lamarginalizzazione del padre al

UMassimo

Magliocchetti

dicembre 2017

NOI28

famiglia vita Le sorprese della famiglia

40%uomini che hanno vissuto il

disturbo post-traumaticodell'aborto

88%vittime di depressione post-

aborto

82%vittime di senso di colpa

64%con stati ansiosi

40%con disturbi sessuali

I NUMERI

Milano, a centropagina

il convegno Cav2017

I partecipanti

della società civile, con cui si chiede che«al padre sia consentito di assumere leresponsabilità che gli toccano in quantocoautore del processo riproduttivo», do-po anni di silenzio sulla figura paterna. Lapubblicazione della brochure dal titolo"Uomini e aborto. Molte storie diverse",utile da consultare e diffondere anchepresso i Cav, offre una maggiore cono-

scenza di questi problemi. Infine la pagi-na facebook "Uomini Pro-Life Italia", pri-mo riferimento social di impegno ma-schile in Italia «per costruire una nuovagenerazione di uomini e padri in difesadella vita concepita sotto il cuore dellamadre: un percorso di bene per la vita u-mana».

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E nulla è cambiatomomento dell’interruzione digravidanza: «Di grande signi-ficato affettivo, e simbolico, èla posizione del padre nei con-fronti del figlio procreato. Laprassi oggi vigente, priva il pa-dre di ogni responsabilità nelprocesso riproduttivo. Una si-tuazione paradossale, ingiustadal punto di vista affettivo,infondata dal punto di vista bio-logico e antropologico, deva-stante sul piano simbolico».Tutto drammaticamente vero.E tutto purtroppo immutato, senon peggiorato, a distanza ditanti anni.Il documento poi proseguiva:«Per il bene dei figli, e della so-cietà, é necessario che al padresia consentito di assumere leresponsabilità che gli toccanoin quanto coautore del proces-

so riproduttivo. I casi di crona-ca che presentano la dispera-zione dei padri, che vogliono,prendendosene ogni responsa-bilità, il figlio che la madre hadeciso di abortire, sono solo lapunta dell’iceberg del lutto del-l’uomo-padre, espulso dal pro-cesso di riproduzione naturaledi cui è promotore. È necessa-rio avviare una riflessione col-lettiva che equipari realmentela dignità della donna e del-l’uomo nella procreazione, agaranzia della vita, della fami-glia e della società. L’interessee la volontà della donna devo-no essere opportunamente tu-telati, nel quadro della cura so-ciale di difesa della vita, e dipromozione della famiglia, nu-cleo vitale della comunità».

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dicembre 2017 29NOI famiglia vita Le sorprese della famiglia

oberto ha 11 anni efrequenta la prima media

con scarso profitto. È sensibilee intelligente. Vive in unacomunità da oltre un annoperche i suoi genitori litigavanoin continuazione e lotrascuravano anche a causadella loro sofferenza mentale.Roberto sta attraversando unperiodo di profondodisorientamento e fatica atollerare le frustrazioni che nederivano. Trascorre moltotempo da solo e sopra a ognicosa desidera avere un postosicuro e stabile, come il fratelloche è inserito in una famigliaaffidataria, dove possa trovaredegli adulti che si prendanocura di lui. Roberto ha bisognodi due "genitori" accoglienti erassicuranti che sappiano ancheaccompagnarlo in questidifficili anni di crescita,recuperando fiducia in sestesso. Per lui si cerca unafamiglia residente nellaprovincie di Monza oMilano, con figlipreferibilmente coetanei omaggiori di età per un affidofamiliare a tempo pieno.Info: Progetto affido Mowgli, viaN. Sauro, 12 - Arcore (Mi); tel.:039.6882285 (lunedì, martedì,mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle15.30; giovedì dalle 14.00 alle18.30); e-mail:affidimowgli@asc offertasociale it

Quante volte ti hanno chiesto"cosa vuoi fare da grande?"Jeovanie, 12 anni, ha già le ideechiare: da grande vuole fare ladottoressa per aiutare chi nonsta bene. È un sogno che starincorrendo in mododeterminato: studia tanto ed èbrava a scuola.Alle sue spalle, però, ha unastoria triste e una situazionedifficile.A maggio ha perso entrambi igenitori durante gli scontri checi sono stati ad Alindao, nellaRepubblica Centrafricana, doveabitava con i suoi tre fratelli.Rimasti soli, i bambini hannoraggiunto la nonna a Banguima la donna è anziana e nonriuscendo ad occuparsi deinipoti, si è rivolta al CentroEnfants de Grace con cui

Coopi collabora per garantireai bambini orfani eabbandonati le cure di cuihanno bisogno. L’orfanotrofioè gestito da Gilberte, unadonna di 60 anni che halasciato la sua vita tranquilla inFrancia, accanto al marito e ai4 figli, per aprire questastruttura in un’antica casa difamiglia. E qui Jeovanie è stataaccolta. Ma solo continuando astudiare Jeovanie potràrealizzare il sogno di diventaredottoressa, per questo èfondamentale sostenerla adistanza: con 1 euro al giornole si permetterà di andare ascuola. Info: Coopi, tel.: 02.3085057(Iris); e-mail:[email protected]

Faith e la "stagione della fame"Faith è una bella bambina di 7anni. Vive in Zimbabwe in unvillaggio di campagna doveanni di piogge e siccità stannomettendo a rischio la vita e lasalute dei bambini. Per alcunimesi all’anno il ciboscarseggia a tal punto che èstata coniata l’espressione"stagione della fame". PerFaith la vita non è facile, haperso il papà quando era moltopiccola. Nelle due miserecapanne dove vive con lamamma, due fratelli, duesorelle e la nonna, non c’èl’elettricità. La mamma coltivaun piccolo appezzamento, conraccolti che servonoprevalentemente per ilconsumo familiare. Le entratesono minime e spesso non c’èabbastanza denaro peracquistare il cibo e pagare lascuola. Faith frequenta laMaranda school che Terre desHommes ha inserito nel suoprogramma di sostegno. Perdare a Faith un pasto nutrienteal giorno e farla andare ascuola occorrono 25 euromensili.Info: Terre des Hommes, tel.:02.28970418; [email protected];www.terredeshommes.it

R

«Mi aiutatea diventaredottoressa?»

CERCOFAMIGLIA

DanielaPozzoli

’«industria dell’aborto» motoredell’abortismo internazionale

(di cui International Planned ParenthoodFederation - Ippf - è l’esponenteprincipale), è protagonista di unasconcertate frode finanziaria avvenutain Olanda, dove l’aborto è legale dal1981 (la legge è entrata in vigore treanni dopo). Accuratamente occultata daimezzi di informazione e scoperta grazieal giornalismo investigativo delquotidiano pro-life olandese"Nederlands Dagblad", seguito a ruotadal quotidiano "De Volkskrant", la frodeammonta a 15 milioni di euro.Attualmente la notizia è riferita solodalla "Federazione europea Uno di noi"e da "LifeStiteNews". In particolare,Jonathon van Maren – attivista prolife eautore di The Culture War (2016) – haintervistato Kees Van Helden, un leaderprolife olandese, e il giornalista SjoukjeDijkstra (l’intervista qui in parteriassunta è reperibile nel sitohttps://www.lifesitenews.com/blogs/fraud-runs-rampant-in-dutch-abortion-industry). Emerge un panoramasquallido che lega l’avidità di danaroalla morte inflitta a creature innocenti ealla mutilazione della maternità. Lacopertura generale e gli "onori" di cuialcuni personaggi coinvolti hannobeneficiato, rende lo scenario ancor piùinquietante. Praticamente le cliniche"Casa" – un’organizzazioneresponsabile della metà degli aborti neiPaesi Bassi – chiedevano rimborsi allecompagnie assicurative per clientiinesistenti, pretendevano ulteriorisomme di denaro per le anestesie,presentavano più volte le stesse voci dispesa. In questo modo, alcune clinicheabortiste hanno ricevuto una grandequantità di sussidi economici dallo statoe quindi dai contribuenti olandesi. Almomento su sette cliniche "Casa"quattro sono chiuse e sotto inchiesta.Appena scoperta la frode, i responsabilidelle cliniche si sono dileguati e unadelle persone ritenuta responsabile dellestesse frodi è diventato RegionalTreasurer presso Rutgers Wpf,un’affiliata di Ippf. Secondo il"Nederlands Dagblad", anche altrecliniche per aborti sono coinvolte inscandali finanziari: la clinica perl’aborto Bloemenhovekliniek aHeemstede sembra aver commesso unafrode del valore di 800mila euro. Si notiche la direttrice di questa clinica nel2016 è stata premiata dal ministro dellasalute olandese per il "sostegno" alle

donne in difficoltà. In tutto ciò, l’industria dell’aborto,complici i media, si pone nella partedella "vittima eroica" che – dopo lachiusura di alcune cliniche – non puòpiù soccorrere, nei tempi e nei modidovuti, le donne con una gravidanzanon desiderata a causa del maggiorcarico di lavoro da smaltire e dellelunghe liste di attesa presso le clinicheche ancora possono "lavorare". Sembrache la preoccupazione sia garantirel’aborto entro le 24 settimane previstedalla legge; non si biasima la frode, masi lamenta che le donne siano vittime diun sistema che non è in grado diassicurare l’esercizio del loro "dirittoall’aborto". Ma è proprio questo loscandalo degli scandali: che sia

considerato un "diritto" impedire dinascere a un numero sconfinato dibimbi. In altri termini lo scandalo èignorare il diritto alla vita dei figli primadella nascita, negando lorol’appartenenza alla famiglia umana,come vorrebbe un documento all’esame

LMarinaCasini Le cliniche per lʼinterruzione

della gravidanza coinvolte in uno scandalo finanziariomilionario: false fatture econtributi gonfiati. Ma nessunone ha parlato

dicembre 2017

NOI30

famiglia vita La difesa della vita

hi aiuta e chi è aiu-tato: i cambiamenti

sociali rendono i volon-tari un po’ più simili agliutenti Si fa sempre vo-lontariato dentro un con-testo. Se il contesto sitrasforma, cambiano i

volontari e gliutenti. Di con-seguenza leorganizzazio-ni di volonta-riato sonochiamate adadattare il loromodo di fun-zionare a que-sta situazionemodificata.

La svolta culturale chesta cambiando radical-mente la nostra vita è av-venuta in due fasi: il pas-saggio col ’68 dalla cop-pia oppositiva permes-so-proibito a quella pos-sibile-impossibile: op-

CNuovi volontari per nuove emergenze

portunità sterminate sioffrono a noi; la depres-sione, che è la malattiapiù diffusa nell’occi-dente, è legata alla diffi-coltà di stare in questacondizione di grande a-pertura e indecisione sucosa fare della nostra vi-ta. E poi c’è il diffon-dersi delle nuove tecno-logie che hanno reso ilmondo più immaterialee più veloce.Prima ancora che la cri-si economica è questocontesto culturale ad a-vere prodotto la nuovavulnerabilità diffusa cheè diventata la condizioneesistenziale della mag-gior parte delle persone.I nuovi vulnerabili sonoun 30% di persone cheper la prima volta nellavita si è trovata a fatica-re per arrivare a fine me-se. Sono informati, esi-

genti, risentiti, conflit-tuali perché sostanzial-mente impauriti. Nonhanno il "fisico" – comesi dice – per reggere lastrada, ma si vergognanoa chiedere aiuto per nonfarsi bollare con le stim-mate del "fallito". Una vulnerabilità così e-stesa fa sì che da un latoqueste fragilità attraver-sino anche i volontari edall’altro lato che le cri-ticità che siamo abituatia incontrare nei Centri diaiuto alla vita vadanodiffondendosi anche inceti sociali che non sonomai stati destinatari del-l’attività dei Centri.Da 15 anni si parla di unvolontariato più indivi-dualista. Di per sé nonc’è nulla di male a sen-tire un "per me" nellarelazione di aiuto. Senon ci fosse questo li-

Aborto fraudolentoOlanda nella bufera

È urgenteallargare lo sguardo per intercettare le varie fragilitàche bussanoalla nostra porta

Negli Stati Uniti c’èanche chi protesta

davanti allecliniche "Planned

Parenthood" per difendere

il "diritto" di aborto... come

se ce ne fossebisogno

della Commissione dei dirittidell’uomo dell’Onu, in cui si sostiene ildiritto universale di aborto comeconseguenza del diritto alla vita delledonne. Intanto, il Movimento per lavita olandese mantiene fedeall’impegno di affiancare le donne per

superare gli ostacoli di una gravidanzadifficile o indesiderata e di promuoverenella società un’autentica cultura dellavita per rifondare i diritti umani sullavita nascente, se è vero come è veroche il concepito è "uno di noi".

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dicembre 2017 31NOI famiglia vita La difesa della vita

Così cambia il profilo di chi «dà una mano»vello d’identificazione,noi saremmo mossi daldovere di essere algidie astratti. Tuttavia lanuova condizione cul-turale qui descritta au-menta i rischi di una de-riva narcisistica. Attrezzarci per acco-gliere e valorizzare que-sto tipo di nuove risorse,significa evitare che l’or-ganizzazione possa pati-re il calo di volontari checaratterizza tutto il vo-lontariato organizzato(Istat segnala che il 44%degli italiani preferiscefare volontariato fuori daorganizzazioni, statuti eburocrazie), ma significaanche adattare i proces-si di lavoro a questa"benzina" particolareche consente all’orga-nizzazione di consegui-re i propri obiettivi.È probabile che se ag-

ganciamo nuovi volon-tari questi necessitino diessere accompagnati neiloro itinerari esistenzia-li che saranno ineludi-bilmente più complessidi quelli dei primi vo-lontari, semplicementeperché la società da cuivengono è cambiataSul fronte degli utenti sitratta di capire se l’orga-nizzazione può allargareil proprio sguardo per in-tercettare nuove fragilitàche non si presentanobussando alla nostra por-ta; richiedono una pros-simità discreta e l’alle-stimento di contesti con-viviali in grado di con-sentire a queste fragilitàdi dischiudersi.Ciò significa attrezzarsinon solo per l’emergen-za, ma anche per inter-venire in questa zona gri-gia in cui lavorano po-

chissimi attori e che è as-solutamente cruciale peril futuro della nostraconvivenza. In questazona possiamo più facil-mente incontrare sia per-sone in bilico sulla scel-ta tra procreazione e a-borto, sia persone chehanno scelto l’aborto evivono un dramma ri-mosso dalla nostra co-scienza collettiva. Undramma su cui sta lavo-rando solo il Movimen-to per la vita.In sostanza: i nuovi cam-biamenti sociali rendo-no un po’ più simili vo-lontari e utenti. Il disa-gio si fa sempre più com-plesso da decifrare. Ilgioco dove le due parti(chi aiuta e chi è aiutato)sono ben identificate èpiù difficile da giocare.

Gino Mazzoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

arebbe bello se ilprossimo Natale

diventasse un momentosimbolico di restituzione pertanti uomini e donne dibuona volontà che, anche inquesto 2017, hannodimostrato di avere a cuoreun orizzonte più alto rispettoa quello della quotidianità. Inun ipotetico elenco di questotipo, entrerebbero a ragionefigure spesso differenti traloro: mamme, papà e figliche ogni giorno combattonola buona battaglia dellafamiglia e insieme sannoscrutare il futuro, oltre ledifficoltà del presente;sacerdoti che bussano alleporte del prossimo e leaprono a chi ha bisogno;missionari e volontaricoinvolti nel grande campodell’evangelizzazione e dellacooperazione internazionale;lavoratori che si mobilitanoper altri lavoratori e salvanoposti e prospettive di tanteaziende; imprenditori cheguardano al di là deglispifferi della congiunturaeconomica e compiono gestidi riconciliazione e diintegrazione all’avanguardiaall’interno delle propriefabbriche.La lista potrebbetranquillamente continuare edi certo incapperebbe nellafacile accusa di "buonismo"che viene rivolta un po’ atutti quelli che, in unmomento storico comequesto segnato da lacerazionie diffidenze, si ostinano acantare fuori dal coro. Madovrebbe essere proprioquella parola, restituzione, ascombinare i piani di chiinvece mette al primo postologiche di profitto,individualiste e un po’egocentriche. Restituire,visto dalla parte di chi riceve,in fondo vuol dire fare ilproprio interesse, riprendersiin mano qualcosa,riappropriarsi, ri-ottenere ciòche si è dato. È un principiodi giustizia e di legalità, matutto questo non esaurisce labontà del gesto. Larestituzione, infatti, è anche

altro.Presuppone infatti unsoggetto consapevole di ciòche fa, oltre a un destinatariodisposto a ricevere. Qui sta lanovità, la portata inaspettatadel gesto. A patto che sisegua sempre uno stile digratuità e generosità, cioè nelsegno di quanto si è ricevuto.La restituzione fa beneperché produce e diffondebene intorno a sé, come sachi vive una relazioneeducativa, poiché permette dicondividere benefici eproblemi di una scelta. Inquesta fine d’anno, i figli(anche quelli diventati adulti)potrebbero restituire così unpo’ di tempo e pazienza aipropri genitori, gli anzianirimettere in circolo ricordi edesperienze di una vita, imigranti rispedire al mittentetanti discorsi xenofobimettendosi a servizioconcretamente di chi li haaccolti. Esistono anche, incasi come questi, restituzioniche avvengono per legge: adicembre, ad esempio, aiComuni che si sono presi laresponsabilità (vale la penainsistere sulla parola,responsabilità) di accogliererichiedenti asilo, è statoriconosciuto un "bonusgratitudine", un contributofinanziario che permetterà aiprimi cittadini di risponderead altri bisogni delle lorocomunità, in prima lineaanch’esse nella sfidadell’accoglienza. E pensate acome si allargherebbe laplatea dei beneficiari diazioni del genere, se ladimensione del gesto avesserilevanze pubbliche: suiterritori prenderebbe formauna condivisione maggioredi beni e di bisogniinespressi, i cittadiniverrebbero spinti acomportamenti collettivivirtuosi, il clima di tensionesociale di colpo svanirebbe.Sarebbe un buon inizio(d’anno)…

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S

Sia un Nataleper restituiregiustizia e dignità

MICROCOSMI

2.0

DiegoMotta

ual è il nesso che lega la comuni-cazione del messaggio della vita

nascente con il compito di tessere - o, me-glio, di "annodare" - la rete tra di noi e congli altri? Tra di noi, cioè tra i vo-lontari che fanno parte deisingoli Centri di aiuto al-la vita, tra i Centri del me-desimo territorio, tra que-sti e il Movimento per lavita regionale e nazionale.E con gli altri, cioè con lealtre associazioni impe-gnate sui temi della vita edella famiglia (pensiamoa tutto il mondo del Fo-rum delle associazioni fa-miliari, di cui il Movimento per la vita èattivo partecipe), con gli organismi pasto-rali della Chiesa impegnati sia a livello lo-cale che nazionale (in primis gli Uffici dipastorale familiare, le Caritas) e con lerealtà associative non cattoliche sensibiliai temi della vita.Proviamo ad entrare nel tema confrontan-

doci con un quesito preliminare: perchéannodare la rete? Cioè quali ragioni ren-dono necessario un costante, intenso, a-deguato "lavoro di tessitura" delle rela-zioni interne ed esterne al Movimento perla vita? La rete va annodata innanzitutto perché

senza rete, non c’è mes-saggio. Mancanza di retesignificherebbe, infatti,frammentazione, disgre-gazione, atomizzazione divolontari e gruppi. In unatale situazione il messag-gio della vita rischierebbedi divenire afono, debole,privo dell’energia neces-saria per farsi sentire. Andando ulteriormente afondo, il tema dell’anno-datura ci spinge ad affer-

mare che si tratta di un lavoro necessarioperché la rete "è" il messaggio. Nel capi-tolo 13 del Vangelo secondo Giovanni, alversetto 35, leggiamo: «Da questo tutti sa-pranno che siete miei discepoli, se avreteamore gli uni per gli altri». Il Signore ci in-vita a comprendere che lo specifico del cri-stianesimo, che l’elemento distintivo delle

Senza collegamentie senza concordia

si rischianoframmentazione e atomizzazione

Anche il messaggiorischierebbe

di divenire afono e privo di energia

Cav, parole e messaggi per accogliere meglio

a nostra società si è fatta sempre più com-plessa e in essa agiscono generazioni di indi-

vidui nate in epoche la cui distanza temporalenon coincide più con una distanza di caratterestorico. Basti pensare alle definizioni che sono sta-te coniate in questi anni a proposito delle gene-razioni che si stanno succedendo. Siamo passatidai "baby boomers", alla generazione "X", la ge-nerazione "Y" (o dei millenials), la "Z" e oggi sisono aggiunti coloro che vivono la loro esisten-za costantemente connessi alla rete internet. Que-sti si riconoscono nella generazione "C" ovverodei "connected", i connessi.Anche per i Cav vi è l’esigenza di tenere in con-siderazione il ruolo che la comunicazione ha nel-la relazione fra gli individui e quella di "farsi ca-pire" meglio da una platea sempre più eteroge-nea. Per migliorare la capacità comunicativa dicoloro che con le loro opere testimoniano il va-lore della vita, può essere utile ricordare alcuniprincipi.Già alla fine degli anni ’40 del secolo breve, duericercatori (Claude Shannon e Warren Weaver),intuirono che sarebbe stato possibile definire unmodello generale della comunicazione. L’idea e-ra che in ogni comunicazione sono necessaria-mente presenti: a) una fonte di informazione, b)un trasmettitore, c) un canale, d) un ricevitore, e)un destinatario (o molti). In ogni punto di questacatena possono però inserirsi o formarsi dei di-sturbi in grado di compromettere in un modo più

o meno severo la comprensione del messaggioche giunge al destinatario (al netto delle sue ca-ratteristiche culturali). Il modello prevedeva treaspetti distintivi: tecnico (trasmissione vera e pro-pria), semantico (utilizzo di un dizionario comu-ne) e pragmatico (quanto è in grado il messaggiodi indurre un comportamento in chi lo riceve). Ol-tre che a ricordare anche il lavoro del linguistaRoman Jakobson, dobbiamo riconsiderare per ilfuturo gli effetti generati dai cosiddetti cinque as-siomi di Paul Watzlawick il quale, assieme ai duecoautori Beavin e Jackson, ben li argomentò nelsaggio "La pragmatica della comunicazione u-mana", pubblicato alla fine degli anni ’60. Secondo gli autori dunque sussistono cinque as-siomi: 1. "non si può non comunicare", in altritermini si può anche dire che è impossibile nonpossedere dei comportamenti; 2. "ogni comuni-cazione ha un aspetto di contenuto e uno di rela-zione, di modo che il secondo classifica il primoed è quindi metacomunicazione", dove metaco-municazione indica una comunicazione di se-condo livello relativa alla comunicazione stessa;

3. "la natura di una relazione dipende dalla pun-teggiatura delle sequenze di comunicazione tra icomunicanti", ovvero le diverse possibilità di in-terpretazione che una comunicazione può for-mare; 4. "le comunicazioni possono essere di duetipi: analogiche (ad esempio le immagini, i se-gni) e digitali (le parole)" e infine 5. "le comuni-cazioni possono essere di tipo simmetrico, in cuii soggetti che comunicano sono sullo stesso pia-no (ad esempio due amici), e di tipo comple-mentare, in cui i soggetti che comunicano non so-no sullo stesso piano (ad esempio la mamma conil figlio)".Per utilizzare praticamente la narrazione teoricanella nostre relazioni di operatori e volontari conle donne utenti dei Cav serve quindi uno sforzoancora maggiore per comprendere meglio i de-stinatari ai quali ci rivolgiamo per atteggiamen-to, capacità di relazione, appartenenza. Si dovràinsistere maggiormente nella ricerca di vocabo-lari comuni e condivisi, con i quali rafforzare lerelazioni con tutti i portatori di interesse che cicircondano. Diventa indispensabile la condivi-sione delle esperienze rendendole strutturate eformalizzate fino a giungere a un modello este-so di buone pratiche. Infine, occorre avere la ca-pacità di analizzare i successi quanto i fallimen-ti delle nostre esperienze e cercare di agire co-stantemente per obiettivi definiti e misurabili.

Tullio Fragiacomo© RIPRODUZIONE RISERVATA

L

La teoria della comunicazioneesige di conoscere sempremeglio i destinatari a cui sirivolgono le volontarie per

migliorare la capacitàdi relazione

QMarco

Giordano*

Volontariato per la vita, quelladicembre 2017

NOI32

famiglia vita Associazioni alleate

realtà che da esso nascono, è l’unità. Un vo-lontariato e un associazionismo cristianodivisi sarebbero irriconoscibili e incom-prensibile diventerebbe il loro messaggio,svuotato dall’interno di significato e cre-dibilità. Su questo s’è chiaramente espresso il neo-presidente della Conferenza episcopale i-taliana, l’arcivescovo di Perugia-Città del-la Pieve, cardinale Gualtiero Bassetti, nel-la sua prima prolusione il 25 settembre2017: «In questo tempo di particolarismi eallentamento dei legami ci può essere latentazione di andare ciascuno per la propriastrada. Isolarsi è una tendenza che può en-trare anche all’interno della Chiesa ma cheva allontanata con decisione».Il cardinale Bassetti non s’è limitato a de-nunciare i problemi, ma ha indicato conchiarezza la strada: «per portare la luce […]in questo mondo nuovo, [occorre …]: laspiritualità dell’unità», intesa come profon-da disposizione ad una vita comunionale.E il presidente della Cei affonda ulterior-mente il colpo, sottolineando che «non è au-spicabile che, nonostante le diverse sensi-bilità, i cattolici si dividano in "cattolicidella morale" e in "cattolici del sociale"».E conclude sottolineando che «i cattolici

hanno una responsabilità altissima verso ilPaese […] unire l’Italia e non certo di di-viderla […] rammendare il tessuto sociale[…] con prudenza, pazienza e generosità».Che si debba lavorare a costruire e custo-dire l’unità è, del resto, questione di buonsenso. Basta riportare alla mente il dettopopolare, secondo il quale l’unione fa laforza. Al bambino non ancora nato, alla suamamma in difficoltà, che cosa serve? Unarete slabbrata e divisa? Un gruppo di vo-lontari scollegato? Un volontario solitario? Eppure la strada da seguire per combatte-re le strutture di peccato che affliggono efalcidiano i bambini non ancora nati, ce lasuggerisce già da tempo, con estrema chia-rezza il Compendio di dottrina sociale del-la Chiesa cattolica, che, al numero 193, in-dica la necessità di sviluppare strutture disolidarietà. In questo il cardinale Bassettiva diritto al punto da cui occorre iniziare elancia «un forte richiamo a un maggioreapprezzamento tra le diverse realtà eccle-siali, in un’autentica gara a stimarsi e va-lorizzarsi a vicenda (cfr. Rm 12, 10)». Uninvito antico, ma sempre molto attuale!

*presidente nazionale federazione Progetto Famiglia

© RIPRODUZIO NE RISERVATA

dicembre 2017 33NOI famiglia vita Associazionio alleate

rete che è urgente annodare

Sos vita, da 25 anni vicinoalle donne in difficoltà

valorizzazione della donna. Oggi letecnologie offrono grandi possibilità,aumentano la nostra possibilità dicomunicare mettendoci in relazionediretta con gli avvenimenti, ci rendonopartecipi della notizia. Esse, tuttavia,hanno anche delle implicazioniantropologiche negative, qualil’impoverimento delle relazioni,

l’estraneità al contesto storico e al datodi realtà. Dal 2015 Sos Vita è disponibileanche in chat - www.sosvita.it - a fiancodella donna.Tante voci, tante storie, tanti vissutihanno contribuito a costituire la rete diSos Vita, cioè quel tessuto su cuiabbiamo costruito un’esperienzaconcreta e quotidiana di solidarietà e diimpegno. «Accogliere per aiutare ad accogliere lavita senso e frutto della nostra storia,della nostra identità e missione».

La vita è una sfida – accogliere la vita èaccettare la sfida –. Anche la gravidanzaoggi è una sfida: sfida al tempo, alproprio passato, al quotidiano, alleaspettative sul futuro; sfida all’incontrocon l’altro, al perbenismo, alla paura;sfida al dialogo tra supposto bene esupposto male, al dolore del distacco;sfida alle religioni. In ultima analisi èuna sfida al futuro: se non lo vedipossibile, difficile accettarla e accogliereil figlio che quel futuro incarna.La nostra riconoscenza va ai pionieri diSos Vita, a quelle persone che sono statecapaci di tradurre i bisogni, assumersi laresponsabilità, trasformare le speranze inprogetti, i diritti e le opportunità, laconoscenza in impegno. Ci sembra giusto ricordare che il nostrodebito più grande è verso le donne che,in tutti questi anni, ci hanno aperto i lorocuori, ci hanno concesso di toccare illoro dolore e le loro anime, di farcisentire un po’ meno semplici osservatorio forse più umani. In questo modo, loroci hanno aiutati a dare un senso al nostroesserci, quali involontari testimoni diqualcosa di vero, per un giorno, ognigiorno, per venticinque anni.

Maria Luisa Ranallo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Voci, storie, vissuti hannocontribuito a costituire quellarete dʼaccoglienza che oggi,grazie anche alle nuovetecnologie, è esperienza di accoglienza concreta

l telefono Sos Vita festeggia 25 anni diservizio alla Vita. In tanti anni migliaia

e migliaia. Tanti gli esempi che sipotrebbero citare: «Maria è preoccupata:durante l’ultimo mese ha avuto duerapporti non protetti e assunto il Norlevoa distanza di 15 giorni l’uno dall’altro enon sa cosa aspettarsi poiché il cicloritarda…». Oppure «Rosa ha partorito dauna settimana. Piange perché si senteinadeguata nella cura del figlio e non hanessuna amica o parente a fianco…». Eancora: «Angela, 42 anni, è alla primagravidanza, incinta di 11 settimane. Luinon vuole più questo figlio e la spingead abortire. La sua famiglia era contrariagià all’origine della gravidanza…». E sipotrebbe continuare a lungo.Il 24 dicembre 1992 nasce Sos Vitacome linea telefonica gratuita per dareascolto alle donne in gravidanzaaffinché, debitamente sostenute, possanopensare di accogliere il figlio cheportano in grembo. Il sostegno si traducenel tessere invisibili reti di solidarietàche passano attraverso la condivisione,l’educazione e la cultura che nelle sedidei Centri di aiuto alla vita (Cav)trovano massima espressione. Unprogetto personalizzato e sinergico perfavorire, l’autonomia e l’auto-

I

a perdita naturale di una gravi-danza rappresenta un lutto so-

cialmente accettato e riconosciuto checonsente alle donne di chiedere aiuto ericevere facilmente un sostegno. Pur-troppo non si può dire lo stesso per i di-sagi psichici che seguono un aborto vo-lontario (Ivg), in quanto sin troppo spes-so ne viene sottovalutato l’impatto psi-cologico. Si pensi al consenso informa-to: le donne non ricevono alcuna infor-mazione riguardo le possibili conse-guenze psichiche correlate all’aborto, co-me se quell’utero e quell’embrione nonstessero all’interno di una persona dota-ta di vissuti emotivi.Le donne sviluppano l’attaccamento e-motivo verso il feto già durante le primefasi della gravidanza: esso inizia subitodopo il concepimento anche nelle donneche progettano di abortire, in quanto iprocessi psicologici sottostanti a questarelazione precoce sono inconsci e biolo-gicamente predeterminati. Ecco perchéle donne quando si trovano a dover sce-gliere se portare a termine o meno la gra-vidanza vivono sentimenti ambivalenti earrivano all’Ivg con sentimenti di paurae dubbi. Coloro, invece, che si percepi-scono tranquille spesso hanno una sortadi anestesia emotiva che consente loro diprocedere con l’interruzione.Diversi studi scientifici hanno eviden-ziato il ruolo dell’Ivg nell’insorgenza digravi disturbi psicologici, che si manife-stano in modo estremamente variabile enon sono determinati dall’educazione ri-cevuta o dal credo religioso. L’aborto è un evento che determina untrauma psichico. Le parole "trauma" e"psiche" derivano dal greco: trauma si-gnifica ferita, lacerazione, danno; psichèsignifica anima. Dunque l’aborto, rap-presentando un trauma psicologico, è u-na ferita dell’anima. Esso può avere unimpatto emotivo così intenso e devastanteche impedisce alla persona di continua-re ad essere come prima. Le donne lo vivono come l’eliminazioneviolenta del proprio bambino e questovissuto si accompagna alla paura, al-l’ansia, alla colpa e alla solitudine asso-ciati alla procedura. Subito dopo l’Ivg è normale vivere unafase di shock caratterizzata da confusio-ne, perdita di concentrazione, ovatta-mento, incredulità, nella quale non si per-cepiscono le conseguenze e il significa-to dell’accaduto e si sperimenta una ri-duzione dei livelli di ansia associati allaprocedura. Poi segue l’acquisizione di

consapevolezza dell’accaduto: la donnasperimenta vissuti di depressione, colpa,rabbia e ansia. Quando la persona nonsupera questi vissuti significa che è ne-cessario un aiuto specialistico, perché po-trebbe aver sviluppato un Disturbo Post-Traumatico da Stress (Ptsd).Il Ptsd è un disturbo psichico che può a-vere gravi conseguenze se non trattato a-deguatamente e com-portare un deteriora-mento improvviso delleproprie funzioni psichi-che. In alcuni casi pos-siamo riscontrare de-pressione, piuttosto chedisturbi d’ansia, proble-mi relazionali col part-ner o con gli uomini ingenerale, disturbi ses-suali, pensieri di suici-dio, perdita della stimadi sé e abuso di so-stanze. Il trauma, in-fatti, condiziona pe-santemente una vastagamma di funzioni psi-cologiche, quali la re-golazione dei senti-menti, la capacità dipensare con chiarezza,il modo in cui i senti-menti vengono espressi attraverso ilcorpo, la visione e la percezione emo-tiva di se stesse, degli altri e della vita.In altri casi, invece, il silenzio, che ac-compagna il post-aborto, comporta larimozione dei vissuti traumatici. Appa-rentemente la donna continua a viverecome se niente fosse successo ed i ri-cordi e le emozioni legate all’Ivg ven-gono allontanati dalla coscienza, chiu-si in un "cassetto" nel proprio sé. Que-sto è un meccanismo di difesa, che hasempre una funzione protettiva, nono-stante sia estremamente patologico: per-mette alla donna di mandare avanti lapropria vita quotidiana e sopravvivereemotivamente all’evento. É questo il ca-so di donne che continuano a funziona-re nel lavoro o nelle relazioni sociali, mainiziano a soffrire di attacchi di panicoo vivono le relazioni intime con un di-stacco emotivo che precedentementenon avevano.Sarebbe auspicabile quindi informarele donne riguardo le possibili conse-guenze psicologiche inerenti l’abortovolontario ed aiutarle a rompere il mu-ro del silenzio e della vergogna perchiedere aiuto. Un percorso adeguatopuò riportare gioia ed entusiasmo doveregnano dolore e morte.*psicologa, psicoterapeuta, ricercatrice Itci

hi sono le donne che si rivolgono ai Cen-tri di aiuto alla vita oggi? Quali i biso-

gni che portano? Sono donne che stanno vi-vendo una gravidanza, o ne temono la pos-sibilità, in un momento difficile o faticosodella loro vita. Arrivano al Cav su consigliodi amici, parenti, medici, servizi sociali o at-traverso la rete Sos Vita. Entrano dalla por-ta preoccupate, spaventate e con sofferenzaraccontano quanto stanno vivendo. Un pri-mo passo per poterle incontrare veramente ècoltivare uno sguardo capace di intravedereoltre alle loro domande le loro risorse e la ca-pacità di rimandare loro l’unicità e la pre-ziosità di quanto stanno vivendo. Questo primo incontro può portare alla co-struzione condivisa (donna-Cav) di un per-corso di accompagnamento e sostegno pro-prio a partire dalle risorse di entrambi. Per-corso che diviene possibile se facciamo del-

C

Depressione, sensi di colpa, panico,

spesso anche pensierisuicidi

Problemi psichicifrequenti dopounʼinterruzione

di gravidanza, maparlarne è vietato

Le donne nonricevono alcune

informazioni sulleconseguenze interiori

del loro gesto

LCristinaCacace*

dicembre 2017

NOI34

famiglia vita Mamme ferite

Aborto e psicheIl disagio ignorato

Cav, le risposte

la "relazione" il nostro obiettivo principale.Occorre provare a porsi insieme la doman-da: «Cosa senti che possa aiutarti a vivere conun po’ più di serenità questa gravidanza?».E costruire poi insieme le risposte. Questo ci chiede, come volontari/operatoriCav, di impostare le nostre associazioni etutte le attività che ne conseguono prima per"esserci" e poi per "fare"; consapevoli di nonpoter offrire soluzioni preconfezionate, madisponibili a camminare insieme su stradenuove e sempre diverse.Da qui la necessità di trovare il tempo perfermarci, all’interno delle associazioni, peressere "relazione" prima di tutto fra noivolontari: formandoci, valorizzando lediverse capacità e competenze e soprattuttocurando spazi di condivisione e scambio.

Maria Chiara Pignedoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

l’incontro con la sofferenza e con la te-nacia di un piccolo uomo che ha per-

messo a Giacomo Gruarin di incomincia-re a sentirsi adulto e a sognare. Giacomo,classe 1971, vive in provincia di Pordeno-ne. Operaio metalmeccanico, ha vissutosulla propria pelle il sentimento dell’impo-tenza quando, nel 2011, è venuto alla luceFrancesco. Sei anni prima era nato Pietro,ma la nascita di questo secondo bambino èstata differente. Prima mamma Sonia epapà Giacomo hanno scelto di tenere que-sto piccino, di fronte allo scenario dram-matico prospettato loro dai medici. Poi sisono trovati di fronte a uno scricciolo:Francesco era gravemente prematuro, a-vendo lasciato il grembo materno doposole 26 settimane di gestazione. Una piu-ma – pesava infatti 572 grammi – ma "nonha mai mollato". Oggi è unbimbetto vivace, sano, cheha incominciato a frequen-tare la scuola primaria.Nelle settimane in cui Fran-cesco era ricoverato, papàGiacomo si spostava tra la-voro, casa, ospedale. Il bam-bino pian piano cresceva, econtemporaneamente sirinfocolava nei genitori e nelfratello la speranza in un e-sito positivo. Sul comodino,Giacomo aveva il mensiledell’Associazione naziona-le alpini e, leggendo le vicende dure e spes-so tragiche dei soldati sui fronti della Gre-cia e della Russia, non poteva che fare unparallelo col suo piccolo mal equipaggiatoche conduceva una personale lotta per la vi-ta. Con forza Giacomo ha accompagnatola famiglia in questo percorso di sofferen-za e ha raccontato questa vicenda in una let-tera pubblicata proprio su "L’alpino" nelsettembre del 2012. «L’impotenza dei me-dici in certi momenti era come l’impo-tenza dei nostri alpini contro il freddo, lafame, le malattie – scriveva –; le due gra-vi infezioni che colpirono il fragile cor-picino di Francesco sono state come leterribili raffiche delle mitragliatrici con-tro i nostri poveri soldati mentre le pre-murose infermiere che a turno lo segui-vano minuto per minuto, erano per mequelle coraggiose donne delle isbe cheper sfamare gli alpini mettevano a re-pentaglio la loro vita. Ringraziando il Si-gnore, nelle tradotte che riportavano a ca-sa i nostri valorosi soldati dal fronte, c’e-ra anche il mio "reduce" Francesco!!!».Per questo papà, orgoglioso e tenace, la lot-ta intrapresa dal figlio ha rappresentato laleva per aprire un mondo sinora inesplora-

to: quello della scrittura. All’inizio, Grua-rin ha desiderato scrivere per tutti i bambi-ni che, come Francesco, debbono lottareper restare al mondo, ma dopo alcuni ten-tativi, la creatività di Giacomo ha presoun’altra direzione. A incoraggiarlo anche leparole della giornalista Rai Maria Concet-ta Mattei, venuta a conoscenza della storiadi Francesco.Dalla penna di Giacomo è uscito quindi unromanzo – Grazie prof! (AltroMondo edi-tore, disponibile on line e su richiesta in tut-te le librerie) – che narra di un insegnantedi scuola superiore che, impossibilitato adaccompagnare gli studenti dell’ultimo an-no, propone loro una escursione sulle Do-lomiti. La meta è un borgo ormai abban-donato e la gita diventa l’occasione per as-saporare nuove emozioni e per incontrare

un mondo sconosciuto. Tragli studenti, uno però, a cau-sa della propria arroganza eirrequietezza, riesce a incri-nare il rapporto con il do-cente. Gruarin accompagnail lettore, infondendo spe-ranza. «Questo romanzo –confida Giacomo – nasce invirtù di questa esperienzaincredibile vissuta con lamia famiglia. Non prende-vo in mano la penna daitempi della maturità, ma an-che grazie alle parole della

Mattei, ho provato a scrivere e ho concre-tizzato un sogno. Vorrei che le persone cheleggono il libro, alla sera si addormentinocon pensieri positivi, perché desidero dareun messaggio di speranza».Ancora una volta il contatto con la soffe-renza ha indirizzato la vita di Giacomo. In-fatti il libro è dedicato al suocero, scomparsoa causa di un tumore. «Ho riflettuto moltosu questo grande mistero che è la morte. Esul come fare perché ciascuno di noi pos-sa affrontarla nel modo migliore». Per que-sto ha deciso di donare i proventi della ven-dita del romanzo all’associazione "Il man-tello onlus per le cure palliative del VenetoOrientale". «Vorrei offrire un contributo eanche parlare dei servizi che aiutano le fa-miglie e i malati terminali ad affrontare que-sto periodo così duro».Il romanzo è stato illustrato da un giovanedisegnatore, Federico Gardin.L’operaio-scrittore, sensibile e determina-to, marcia con entusiasmo e spera di soste-nere anche con questo libro chi deve af-frontare la sofferenza e scontrarsi con ildramma della morte.

Barbara Garavaglia© RIPRODUZIONE RISERVATA

È

Dalla malattia del figliopagine di speranzaper le cure palliative

Nella storia di Giacomo

Gruarin la sofferenza di un padre, il coraggio di aiutare chi soffre

e anche lʼamoreper gli alpini

Chi sonooggi

le donneche si

rivolgonoai Centri

di aiuto allavita? Quali

i bisogniche

portano?

dicembre 2017 35NOI famiglia vita Mamme ferite

alle nuove domande

l 2 agosto scorso è stato pubblicatoin Gazzetta Ufficiale l’ultimo dei de-

creti legislativi attuativi della delega al Go-verno per la riforma del Terzo Settore (legge106/2016), quello sul Codice del Terzo Setto-re che ha seguito in ordine temporale "l’istitu-zione e la disciplina del servizio civile univer-sale", "la disciplina dell’istituto del 5 per mil-le" e "la revisione della disci-plina in materia di impresasociale".Il cerchio però non è ancorachiuso. Sulla tabella di mar-cia del Ministero del Lavorosono previsti 39 provvedi-menti attuativi e insieme allerappresentanze del sociale ilMinistero farà un primo "ta-gliando" nella prossima pri-mavera, introducendo le mo-difiche che riterrà necessarie.Si tratta di un corpus norma-tivo imponente con una leg-ge delega di 12 articoli e quat-tro decreti legislativi, per untotale di 161 articoli che im-porranno un deciso cambiodi marcia, primo fra tutti il su-peramento dei tanti regimispeciali e normative di settore che hanno crea-to molto spesso nel corso degli anni un qua-dro generale confuso e scarsamente omogeneodel non profit.La parola riordino, usata più volte anchedal sottosegretario Luigi Bobba, "padre"della riforma, è la più appropriata per in-dicare lo scopo principale del Codice delTerzo Settore. Tre esempi sono sufficienti a farne compren-

dere la portata.1 - vengono abrogate due leggi storiche co-me quella sul volontariato (266/91) e quella sul-le associazioni di promozione sociale(383/2000), oltre che buona parte della "leggesulle Onlus" (460/97).2 - vengono raggruppati in un solo testo le set-te tipologie di quelli che da ora in poi si do-vranno chiamare Enti del Terzo settore (Ets):organizzazioni di volontariato; associazioni dipromozione sociale; imprese sociali (incluse

le attuali cooperative socia-li), enti filantropici, reti as-sociative; società di mutuosoccorso; altri enti (senzascopo di lucro e diversi dal-le società).Gli Enti del Terzo settore sa-ranno obbligati all’iscrizio-ne al Registro unico nazio-nale del Terzo settore (già de-nominato RUTS), che riuni-sce e sostituisce gli attuali ol-tre 300 registri, albi, anagra-fi degli enti non profit finoraesistenti. Viene infine costituito, pres-so lo stesso ministero, il Con-siglio nazionale del Terzosettore, nuovo organismo diuna trentina di componenti(senza alcun compenso) che

sarà tra l’altro l’organo consultivo per l’armo-nizzazione legislativa dell’intera materia.3 - Vengono definite le «attività di interessegenerale per il perseguimento, senza scopodi lucro, di finalità civiche, solidaristiche edi utilità sociale» che "in via esclusiva o prin-cipale" sono esercitati dagli Enti del TerzoSettore. Si tratta di un elenco, dichiarata-mente aggiornabile, che "riordina" appuntole attività consuete del non profit (dalla sa-

nità all’assistenza, dall’istruzione all’am-biente) e ne aggiunge alcune emerse negli ul-timi anni (housing, agricoltura sociale, lega-lità, commercio equo).Gli Ets saranno tenuti al rispetto di vari obbli-ghi riguardanti la democrazia interna, la tra-sparenza nei bilanci, i rapporti di lavoro e i re-lativi stipendi, l’assicurazione dei volontari, ladestinazione degli eventuali utili. Potranno ac-cedere anche a una serie di esenzioni e van-taggi economici previsti dalla riforma: circa200 milioni nei prossimi tre anni sotto forma,ad esempio, di incentivi fiscali maggiorati (perle associazioni, per i donatori e per gli inve-stitori nelle imprese sociali), di risorse del nuo-vo Fondo progetti innovativi, di lancio dei "So-cial bonus" e dei "Titoli di solidarietà".Senza contare che diventano per la primavolta esplicite in una legge alcune indica-zioni alle pubbliche amministrazioni: comecedere senza oneri alle associazioni beni mo-

I

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Supplemento didel 17 dicembre 2017

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dicembre 2017

NOI36

famiglia vita Una legge per chi aiuta

La riforma del Terzo settore

apre lo spazio a nuovi soggetti

e nuoveopportunità. E dàgambe a nuoveforme di civismo

che si stannoaffermando tra le nuove

generazioni comelʼeconomia della

condivisione e dello scambio

Roberto Museo*

Nuovi volontari«Inclusivie sostenibili»

Uno stand di Sos Vita

bili o immobili per manifestazioni, o in co-modato gratuito come sedi o a canone age-volato per la riqualificazione; o incentivarela cultura del volontariato (soprattutto nellescuole): o infine coinvolgere gli Ets sia nel-la co-programmazione e co-progettazionedei servizi sociali e non esclusivamente nel-la gestione degli stessi.Una riforma che apre lo spazio a nuovi sog-getti, nuove opportunità e nuovi settori nelladefinizione di un equo e rinnovato svilupposociale ed economico. Tende a valorizzare lagrande storia del volontariato nelle sue diver-se forme e dell’impresa non profit. E tende adare gambe a nuove forme di civismo che sistanno affermando tra le nuove generazionicome l’economia della condivisione e delloscambio.La riforma coglie queste novità che caratte-rizzeranno sempre più uno sviluppo socialeinclusivo e sostenibile. Le nuove generazioni,oggi costruiscono forme di partecipazione ci-vile nella società profondamente diverse chedal passato; non più il muretto della chiesa, lesezioni dei partiti, o il volontariato "classico"come li abbiamo conosciuti fino a qualche tem-po fa. I giovani oggi fanno i flash-mob, han-no modelli di mobilitazione civile mediati danuove strutture di legami sociali e relazionaliche condizionano anche le nuove forme di so-lidarietà. Questa riforma si propone di crearespazi che consentiranno alla nuove genera-zioni di fidarsi di sé stessi, di darsi una pro-spettiva di valorizzazione del proprio talentoe competenze.

*Direttore associazione dei Centri di servizioper il volontariato

dicembre 2017 37NOI famiglia vita Una legge per chi aiuta

Ora si attendono39 provvedimenti

attuativi. Con lerappresentanze

del sociale il Ministero farà

un primo"tagliando"

a primaveraNella legge

delega 12 articolie quattro decretilegislativi, per un

totale di 161articoli che

imporranno un deciso cambio

di marcia

entre la dispensa èancora ricca di dolci

natalizi come i classicipanettone, pandoro ma anchetorroni, cioccolata… ecco chearriva il rinforzo dei dolcidell’Epifania. La leggendanarra che molti, molti anni fanella notte tra il 5 e 6 gennaio iRe Magi bussarono di sera allaporta di una vecchinachiedendo informazioni circail Bambino Gesù, ma questanon seppe rispondere nulla. Lainvitarono allora ad unirsi conloro nella ricerca, ma rifiutò. IMagi ripartirono e poco dopola vecchina pentita cominciòinvano a cercarli. Pianse alloracon sincero pentimento e lelacrime cadendo sulla scopa lafecero diventare volante. Volòdi casa in casa lasciando doniad ogni bambino sperando chefosse quello giusto. Da alloraogni anno ripete il volo eriempie le calze dei bimbibuoni di dolcetti e dei bimbicattivi di carbone, che è undolce a sua volta. Questapovera vecchietta, che nonaiutando i Magi si è persa lavera Epifania, cioè lamanifestazione di NostroSignore, sebbene un po’logora e poco affascinate, dalnaso bitorzoluto e adunco,ricopre il ruolo di giudice delcomportamento dei bimbiassegnando a sua discrezione ilpremio o il castigo entrambidolci, quindi un premio. Tipicidolci da calza, qui da noi, inItalia, sono cioccolatini,biscottini, monete dicioccolato, bastoncini dizucchero colorato, scopettedolci, ma immancabilmentezucchero nero e colorato. Ineffetti non è semplicementezucchero ma un vero e propriodolcetto una sorta di meringanera, infatti tra gli ingredientitroviamo l’albume d’uovo. Poiil tutto viene colorato con uncolorante alimentare, nero o dialtri colori, che può essereliquido o in polvere. Occorrericordare che anche per ibambini è educativo servirepiccole dosi di dolci, sia per i"buoni" sia per i meno"buoni". Ma la Befana è unpersonaggio diffuso anche in

altri Paesi dove la tradizionevuole dei dolci dedicati allaricorrenza. In Spagna c’è l’usanza dipreparare il Roscòn de Reyesovvero la ciambella dellabefana, una sorta di soffice panbrioche; a volte si mette dentrouna monetina porta fortuna,tradizione pericolosa perchémagari porta fortuna aldentista… In Franciapreparano le Gallettes de roisuna pasta sfoglia ripiena dicrema e farina di mandorle. InInghilterra esiste un Dolcedella dodicesima notte oTwelfth Night, dodici giornidopo il Natale, quindi alla seradel 5 gennaio. È un dolce abase di frutta secca e fruttacandita che al suo internoracchiude una sorpresasimbolica: fagiolo, aglio, unrametto (sicuramente menopericolosi per la dentaturarispetto alla moneta del dolcespagnolo). La frutta seccaanche nei dolci è sempre unarisorsa in ogni stagione,specialmente d’inverno. Stranoma vero, nella frutta secca cisono anche gli acidi grassiOmega3, gli stessi contenutinei pesci, quindi benefici per ilcuore e il sistemacardiocircolatorio in genere.Anche se ultimamente alcuniscienziati ne contestano lavalidità in questo senso, percontro tanti lavori scientifici neattestano il valore. Il metro peril cibo di per tutte le feste èsempre quello solido disempre: piccoli assaggi dileccornie varie e grandeabbondanza di verdure,legumi, frutta. Magariapprofittando del clima rigidoanche zuppe ricche di verduree brodi, sono caldicorroboranti e alleggerenti. Lefeste vanno festeggiate, èovvio, anche l’Epifania chetutte le feste porta via, almenocome modo di dire. Nei fattiinvece, accanto ai dolcidell’Epifania, troviamo giàquelli del carnevale... Maquesta è un’altra storia.

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M

La tavola delle festeDolci assaggima piccole porzioni

LASALUTE

NELPIATTO

Caterina e GiorgioCalabrese

dicembre 2017

NOI38

famiglia vita L’intervento

’immigrazione in Italia è una"sfida" anche per la tutela della

vita. È vita quella di oltre 5 milioni di im-migrati in Italia che vivono in più di duemilioni di famiglie e di oltre 2 milioni eseicentomila donne immigrate in Italia. Èvita quella di quasi 80mila nuove nasci-te in una famiglia dove vive una donnamigrante. E queste donne provengono da198 Paesi del mondo. È vita quella di ol-tre un milione e duecentomila minoren-ni. È vita, quella delle giovani donne chesbarcano sulle nostre coste dopo un dram-matico viaggio e che spesso portano ingrembo un figlio. Un tesoro di vita, quel-lo dell’immigrazione, che i Centri e i ser-vizi di aiuto alla vita incontrano e cono-scono. Come incontrano e conoscono iCentri e i servizi di aiuto alla vita il dram-ma dell’aborto di giovani donne, soprat-tutto madri, migranti. La relazione annuale del Ministero dellaSanità, pubblicata il 7 dicembre 2016, afronte di 87.639 aborti nel 2015 nel no-stro Paese, segnala che 27.511, pari al31% del totale riguardano donne immi-grate. Se a ogni dieci bambini nati in I-talia di cittadinanza italiana corrispon-dono due aborti, a poco più di due bam-bini nati in Italia di cittadinanza di un al-tro Paese corrisponde un aborto. Il mag-gior numero di aborti riguarda donne pro-venienti dai Paesi dell’Est (12.525), an-che perché oltre un immigrato su cinquein Italia proviene dalla Romania, seguo-no le donne africane (5003), le donne del-l’America del Sud (3423), in particolareperuviane ed ecuadoregne, e le donne dialtri Paesi europei (1108). Il 13% degliaborti delle minorenni – 2.521 nel 2015– riguardano minorenni immigrate. Nel-le donne immigrate c’è una tendenza 3volte superiore alle italiane a ricorrere al-l’aborto. A ricorrere all’aborto sono so-prattutto le donne straniere occupate(38,7%), seguono le disoccupate (28,2%),le casalinghe (27,5%), le studentesse(5,6%). La percentuale delle donne im-migrate che ricorrono all’aborto è distri-buita tra le diverse categorie, mentre perle donne italiane quasi la metà di coloroche ricorrono all’aborto sono lavoratrici.Le classi d’età delle donne immigrate piùcoinvolte nel dramma dell’aborto sonoquelle tra i 20 e i 24 anni. Tra le donne i-taliane sono più numerose quelle che nonhanno figli a ricorrere all’aborto, mentrenelle donne immigrate sono più le madri,chi ha già uno o più figli a ricorrere al-l’aborto. Percentualmente cresce il nu-mero di donne migranti in fuga e richie-denti asilo che ricorrono all’aborto, sia

degli ospedali, anche una rinnovata retedi relazioni, soprattutto nei quartieri pe-riferici delle nostre città, dove si concen-trano spesso il maggior numero di fami-glie migranti. Una seconda considerazione importanteriguarda l’alto tasso delle casalinghe im-migrate che ricorrono all’aborto: è un da-to che fa pensare che sia importante un’e-ducazione alla procreazione responsabi-le, ma anche una serie di misure econo-miche e sociali che aiuti a superare nonsolo la precarietà lavorativa– fortementepresente nel mondo delle lavoratrici e deilavoratori migranti – ma anche la preca-rietà abitativa e la precarietà di residen-za (che riguarda il 40,5% dei migranti). Una terza considerazione riguarda l’at-tenzione, nelle parrocchie, nei Consulto-ri e nei Centri e servizi di aiuto alla vitaa un approccio interculturale alla tuteladella vita, che coinvolga anche le semprepiù numerose associazioni e comunità et-niche presenti nel nostro Paese. Il mon-do dell’immigrazione è una realtà fon-damentale per la vita e il futuro del no-stro Paese. E come Chiesa che vive incittà non possiamo dimenticare i volti ele storie, i drammi e le sofferenze di don-ne, di famiglie, di persone in cammino.

*arcivescovo di Ferrara-Comacchiogià direttore Caritas italiana

perché sono state oggetto di violenza du-rante il viaggio, sia perché vittime di trat-ta. Una prima considerazione su questo mon-do di donne immigrate che ricorrono al-l’aborto è che spesso, nei diversi Centrie servizi di aiuto alla vita, sono loro, ri-spetto invece alle donne italiane, che mag-giormente chiedono un aiuto e sentono ilbisogno di condividere la fatica di unamaternità. Si tratta, pertanto, di intercet-tare e accompagnare questo desiderio dimaternità perché giunga fino alla fine delsuo naturale percorso. Questo chiede, ol-tre che una sempre più diffusa rete di Cen-tri di aiuto alla vita, che interessi e ac-compagni la vita delle nostre parrocchie,

LGian Carlo

Perego*

Due milioni e 600mila donneprovenienti da 198 Paesi del mondo,80mila nuove nascite; un milione e200mila minorenni. E quelle migliaia di donne che sbarcano sulle nostrecoste e che spesso portano in gremboun figlio. Il futuro è gia qui. Madobbiamo vincere la piaga dellʼaborto:tra le donne straniere cʼè una tendenza tre volte superiore alle italiane

Questi immigrati tra noiTesoro di vita da custodire

L’arcivescovodi Ferrara-Comacchio,Gian CarloPerego alconvegno dei Cav

el clima diffuso di rassegnazione al declino del-la famiglia, è possibile ridare vita alla famiglia?

«Sì, è possibile», scrive Papa Francesco nella prefazio-ne a “Nasceranno ancora i figli dal papà e dalla mam-ma?” del cardinale Angelo Comastri (San Paolo, 156 pa-gine, 14,50 euro). «È possibile – sottolinea il Pontefice –partendo dalla bellezza affascinante della famiglia co-struita secondo il progetto di Dio e tenendo presenti le fe-rite causate dal disfacimento anche di una sola famiglia». Ed è proprio quel-lo che vuole fare il cardinale Comastri con questo libro, in cui sono pre-sentate alcune testimonianze che aiutano tutti noi a vincere la generale ras-segnazione. Senza l’esempio di genitori capaci di trasmettere ai figli l’im-portanza della preghiera nella vita, la dedizione a Dio e l’accoglienza deipoveri, non avremmo avuto figure come Giovanni XXIII, Giovanni PaoloII e Madre Teresa di Calcutta. Parole lucide e coraggiose sulla famiglia, ca-riche di speranza e di entusiasmo, che danno forza alla convinzione che èpossibile costruire famiglie secondo il progetto di Dio. «Lo scopo del libro– aggiunge a proposito Papa Francesco – è proprio questo: suscitare entu-siasmo e dare forza alla convinzione che è possibile costruire famiglie se-condo il progetto di Dio. E le famiglie secondo il progetto di Dio sono lacondizione indispensabile per avere un mondo migliore e più felice».

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N

Raccontarela bellezzadi fare famiglia

LETTIPER VOI

a famiglia in Italia gode di ot-tima salute. Parte da qui “La

famiglia è in crisi. Falso!” di Ma-ria Castiglioni e Gianpiero DallaZuanna (Laterza, 216 pagine, 12euro). Siamo stati descritti comeil paese del “familismo amorale”e i forti legami di sangue sono sta-ti spesso visti come un segno diarretratezza. In realtà, l’eccezio-nale ricchezza degli scambi in-terni alla famiglia italiana è un ve-ro e proprio generatore della qua-lità della vita del nostro paese.

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L

dicembre 2017 39NOI famiglia vitaLe rubriche

Famiglia, crisie falsi miti

e età della coppia. Parliamone in-sieme” (Gribaudi, 122 pagine, 10

euro) è il nuovo libro dalla Comunità diCaresto - esperta in dinamiche della cop-pia, corsi e incontri per famiglie, fidanzatie sposi - tutto dedicato alla vita di coppianelle sue varie fasi e età. In particolarevengono trattati questi argomenti: la ses-sualità come relazione, la sessualità nelprogetto divino, l’amore che si trasformanel tempo, il progetto divino secondo laBibbia, i fondamenti del matrimonio cri-stiano, l’onore e la stima nel matrimonioe nell’educazione dei figli.

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L“

i stanno ascoltandoun’ottantina di ragazzi

delle scuole superiori. Stiamoragionando di castità, di amore, diun modo di vivere ilfidanzamento e il matrimoniodiverso da quello che è il pensierocomune, comune anche a tantiche vanno a Messa e frequentanoi nostri oratori. Il clima è allegro,l’ascolto c’è, a tratti si ride, in altrimomenti si diventa seri e cala unsilenzio di quelli che si possonotagliare. Uno di questi silenzi èquando dico che se fosse vero cheil sesso libero, il "fa quello di cuihai voglia", restare o meno fedelinon è importante, insommaquando sciorino tutti i luoghicomuni di cui sono infarciti,rallento il ritmo, faccio una pausaad effetto e proseguo: «Se fossevero questo, se queste sono lericette per la felicità, perché levostre famiglie sono devastate?Perché molti di voi hannol’esperienza di amori finiti, didolori e separazioni a motivo deitradimenti fra i vostri genitori?».Insomma una predicazionedecisamente scorretta rispetto alpensiero unico, forse anche al bonton imperante che sortiscel’effetto di una frustata in mezzoa loro e che li obbliga a pensare inmaniera critica. Ed è quello chevoglio, farli ragionare.Al termine, fra i tanti che siavvicinano per dirmi qualcosa,una ragazzina che mi chiede,timidissima, di potermi parlareperché mi vuol domandare unconsiglio. Ha 15 anni edesordisce dicendomi che sta«obbligando i genitori a restareinsieme. Non tanto per me, ioormai ho 15 anni e possocavarmela, ma per i miei fratelliche sono più piccoli e non devonosoffrire». Per farla breve: hascoperto che il padre tradiva lamadre, così, per caso. Dopo tantitormenti decide di informarne lamadre. Non il padre perché, daquel giorno, fa fatica anche solo aguardarlo in faccia (mentre me lodice le si incrina la voce dalpianto tanto è il dolore per questolegame spezzato). Scoppia labomba che viene nascosta ai figlipiù piccoli e la ragazzina tieneduro: al momento il padre e lamadre (sono passati pochi mesidalla bomba) stanno ancora

insieme e cercano di farsi aiutare:la figlia non vuol sentir parlare diseparazione e con forza combatteper tenere uniti i suoi. Uniti forsenon è il termine giusto, ma questapiccola donna sta rivendicando ildiritto suo (e dei fratelli) ad avereuna famiglia e questa battagliapassa adesso per la richiesta diprovare a farsi aiutare, di nongettare facilmente la spugna. Il peso che porta è enorme: èschiacciata dal senso di colpa, sisente responsabile perché quelgiorno ha preso in mano iltelefono del padre al bip di unmessaggio, si sente in colpa peraverlo detto alla madre, si sente incolpa perché non sta lasciandoliberi i genitori. I sensi di colpa sisa, sono irrazionali, e lei portacolpe che di fatto non sono sue.Sono arrabbiata. Penso con penaa lei, ai fratelli ignari (ignari?),alla madre alla quale le saràcrollato il mondo addosso. Lo sodovrei provare pena anche per ilpadre, lo so che è giusto, mi restadifficile, quasi impossibile.Perché sono stanca di raccoglierefigli di genitori irresponsabili, digenitori che pensano di essereliberi come uccelli, che sicomportano come adolescentiromantici. Una stanchezza che,purtroppo, diventa sempre piùfrequentemente rabbia, nausea,voglia di prendere a calci questagente, di scrollarli dal loro mondofatato e far vedere loro, farglitoccare con mano, i disastri checombinano e le lacrime che fannoversare. Più invecchio più mi famale il dolore dei figli e midomando: chi curerà questeferite? Chi raccoglierà le tantelacrime che genitori adulterifanno piangere ai propri figli?Faccio outing: non sopporto piùquesta generazione di adulti cheadulti non sono, non sopporto piùdonne-bambine e uomini che noncrescono, maliarde e affabulatorisulla pelle dei figli. E conMarco Paolini, chiosando ilmonologo di un suo spettacolodico a voi (ed anche a me checomunque a questa generazioneappartengo): facciamo outing,dichiariamoci adulti.

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M

«Faccio di tuttoper aiutare i mieia non separarsi»

QUELLO CHE

I VOSTRI FIGLI NON

DICONORobertaVinerba

La vitadi coppia:schedee spuntiper sposi

e singolari storie di Romeo, Andrea, Carlo, Angelo, Eddy,Maria Clara e Sandra, contrassegnate da colpi di scena,

sogni e ripensamenti, consentono di avvicinare il fenomenodei giovani che non lavorano e non studiano. E di “Ragazzi in pan-hina”, parla proprio il libro a cura di Paolo Beccegato e Renato Ma-

rinaro (Edb, 147 pagine, 10 euro). L’Italia, ricorda il volume, è il Paese europeo conla più alta presenza di Neet, i giovani in attesa di un impiego e di un’opportunità.Tuttavia, non tutti i Neet sono Neet. Come testimoniano anche le storie raccolte inquesto volume, l’affresco è a tinte variabili e consente di fare emergere figure u-mane che non coincidono sempre con lo stereotipo del giovane passivo, in balia de-gli eventi, incapace di progettare il futuro e di vivere il presente.

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Ragazzi in panchina:aiutiamoli a rialzarsi