Lo hierothyteion a la funzione della stoà di Camiro

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LA PAROLA RI1'ISTA DI DEL PASSATO STUDI ANTICHI FASCICOLO CCCXXXIX TESTRATTO] NAPOLI GTET{\O MACCHIAROI, I F]DITORE 200,[

Transcript of Lo hierothyteion a la funzione della stoà di Camiro

LA PAROLARI1'ISTA DI

DEL PASSATO

STUDI ANTICHI

FASCICOLO CCCXXXIX

TESTRATTO]

NAPOLIGTET{\O MACCHIAROI, I F]DITORE

200,[

LA PAROLA DEL PASSATO .RIVISTA DI STUDI ANTICHI

Direttore: GrovaM,u PucI-rase Cnnn,ttsrI-rConsiglio direttivo: Lurcr BEscHr - Sercro DoNeooNr - Euceì'lro G,{nrN

Ar-nsnro Gtrt-u - Grr.r.mn,rt.tco M,rooorr ' F,rusro ZevrVicedirettori: Iìa op Froro - Gr,tu.narco FrAccADoRr

Redazione: RAFFAELLA IìERoBoN BENorr - Mlrusa Torronrlrr GnrorllrCunrstarr GnoegoN Wsrttr - Coordinamento: V^rERr,t GrcÀNTE L,\NZ,\RA

VOLUANE LIX/2004 . FASCICOLO VI (CCCXXXIX DELLA SERIE)

FneNcescA. Prrosr, Epodé: persuasione, parificazione, curadelf axitna rclla iflessione pktoùca sulla musica 401

Manco BuouoconE, Peltuittun: praefectura efo municipiua? 418

Arune Me.nr,q. BrrescHr, A proposito di ffitti di propietà sacre

in Attica 429

{ONUMENTI

Lurcr M. C,tlrò, lo iepoOureiov e la funzione della ororidi Camiro 436

Fpopnrco DE RoMANrs, 'Misura' de llt Tetarte a Palmira.Una ilettura di Pat 2634 460

Rrccanoo CoNrrNr, Osseruczl oni linguisticbe 472

Pubblicazioni iceuute 476

I colhboratori del oolune LIX|2004 478

Ind.ice del uolume LIX 479

La "Parola del Passato" ha chiesto un contributo del C.N.R. pet il volume LIX/2004

Printed in Italy . Arte Tipografica - Via San Biagio dei Librai, 39 - 80138 Napoli

TESTI E MONUMENTI

LO IEPOOYTEION E LA FUNZIONE DELLA ETOA DI CAMIRO

Un episodio cruciale nella storia di Rodi è stato senza dubbio ilteremoto che nel22817 a.C. ha distrutto in gran parte I'isola. ' Nono-stante la tragedia dell'evento, il sisma ha tuttavia significato per Rodi lapossibilità di un forte rinnovamento del paesaggio architettonico tra la{ine del III e l'inizio del II secolo a.C., non solo nella città di Rodi, maanche nelle altre zone dell'isola; ancora due secoli dopo il sinecismo,che, alla {ine del V secolo a-C. ha portato alla fondazione in territorioialisio della nuova polls, la ricostruzione si è resa necessaria non solo perRodi stessa, ma anche per Camiro e Lindo con la risistemazione in senso

monumentale delle acropoli cittadine e in particolare con la rcùizz -

zione delle due sloai che delimitano i santuari poliadi.'Nello specifico, a Camiro la ricostruzione è stata intensa, come

dimostrano le sottoscrizioni rinvenute nella città per reperire i fondiper le attività edilizie della polis, tutte datate tra la {ine del III e il IIsecolo a.C. ' Il dato è indicativo di una profonda esigenza di ripristinarele funzioni della città da parte delle aristocrazie locali ancora legate allapo/is presinecistica, soprattutto se confrontato con la situazione di Rodidove la sola sottoscrizione privata che si conosce è quella relativa alrestauro delle torri dopo il sisma. o

La risistemazione del centro monumentale di Camiro è particolar-mente grandiosa e riflette la vitalità della polis in periodo medioellenistico:

' CAIIò 2001, pp. 100-101, nora 40.

' Su Camiro si veda da ultimo Ceuò 2001; su Lindo Lreeolrs 1991, conbibliografia precedente.

' MrcEor:rE 1992, 42-46, pp. 126-137.o MrcEorrE 1992, 37, pp. !05-107.

TESTI E MONUMENTI 4)7

i monumenti dell'actopoli vengono costruiti su un sistema di tetazze e ifpassaggio alla terrazza superiore, che ospita il tempio ù, Athana e Zats, è

segnato dalla cosruzione di una imponente s/ori con un portico lungo oltre200 metri e una serie di ambienti nella zona retrostante la navata. L'edificioha una chiara valenza architettonica nell'economia dell'intero santuario edè certamente uno degli esempi più autorevoli delle architetture terrazzateche in questo periodo vengono realizzate a Rodi e nel Dodecanneso.

Meno evidente è la funzione del monumento all'interno del santuario,che nell'insieme presenta una situazione topografica non ancora chiarita.Allo stato attuale delle ricerche si presentano due ordini di problemi,strettamente corelati tra loro. Il primo è la difficoltà nello stabilire i limitidel santuario stesso, comprendere in altre parole se la sto,ì delimiti il confinedell'area sacra, proponendosi come propileo monumentale, o se questa siestendesse anche a nord della tetazza con Ia stoà, come sembrerebbeindicare la presenza di una base per altare in questa zona; seguendo talericostruzione, le terazze su cui si sviluppava l'intero complesso dovevanoessere almeno tre, articolate su livelli di quota diversi. Il secondo deriva dalcattivo stato di conservazione delle strutture del santuado che non ci aiutanell'analisi della sua topografia e ci {ornisce scarse informazioni sulla even-tuale presenza di ulteriori edifici nell'area saoa olne oJ tempio e al)a stoa,come invece sembrerebbero indicare sia le piante effettuate duante gliscavi ottocenteschi, ' sia le in{ormazioni epigrafiche.

Se nelle prime infatti sono segnate alcune strutture nella terlazzasuperiore, successivamente non rinvenute durante gli scavi italiani, dicui non è possibile sostenere nulla di preciso, ma che in via ipoteticapotrebbero essele strutture abitative appartenenti all'ultima fase di oc-cupazione dell'aoopoli di Camiro ampiamente testimoniata anche nellazota dellz stoau e dell'abitato, le informazioni epigrafiche sono invece alriguardo più circostanziate.

Da questa fonte conosciamo la presenza sull'acropoli del tempio, diinstallazioni idriche, éf,utpa, di un portico, orori, e di un edificio particolare, lo iepo0ureiov, citato da una legge sacra di periodo romano, checommirurva una pena pecuniaria a chi avesse acceso fuochi nello iepo0u-reiov e nella orori di fronte allo stesso iepo0uteiov;7 se tuttavia per gli

' R.A. Hrccnls, Cattlogue of the Tenacottes in the Depàifiext of Greek andRonat Antiquitizs, Birtsh Museum,I (London, 1954), t^vv. 2 e ).

' C^rlò 2001, pp. 10r-106.Tiaii Cattzitenses 112; SoKoI-ovsKy 1962, r. 105, p. 17J; WTNAND 1987,

n, { p. 96.

TESTI E MONUMENTI

altri edifici sono stati rinvenuti i resti durante gli scavi, per quantoriguarda quest'ultimo non rimane nessuna traccia archeologica.

La stoà citata dall'epigrafe I comunque con ogni probabilità ilportico del santuario dell'acropoli. In un'isuizione più antica, che risaleal momento della costruzione dell'edificio, si parla di un interventoedilizio che avrebbe interessato la orori e gli étr"urpo, cioè le cisterneche sono ancora conservate al di sotto del portico e che erano accessibilitramite alcuni pozzi dagli ambienti retrostanti il portico, ed anche inquesto caso l'edificio viene identificato come la stoà, senza ulteriotespecificazione. ' D'altra parte questo monumento è quello che a Camiropiìr corrisponde alla tipologia architettonica del portico greco: già G.Downey,' riportando f interpretazione comune della parola §ro;, soste-neva che'a saà would be a colonnade consisting either of two parallelrows of columns or of one or two rows of columns running parallel witha wall'. Questa accezione della parola è quella che ancora oggi è ritenutapiìr probabile ed è stata ripresa interamente, circa quaranta anni dopo,daJJ. Coulton che, nel suo libro sulla stoa greca, sostiene, riferendosi al'free - standing portico' che: 'for sroà was undoubtedly the word used bythe Greeks to refer to a building of this kind'. Le attestazioni dellaparola stoa in antico raccolte da Coulton si riferiscono sempre a edificidi questo tipo, e le eccezioni sono tarde e poche,'o anche se successiva-mente la Helmann, pure dprendendo i significati tradizionùi, allargaI'uso della parola anche all'accezione di galleria o passaggio copertorr e

Kuhn nota come il termine orori a partire dal periodo classico indica nonsolo il portico a se stante, ma anche più genericamente un colonnato. "

La stoà di fronte allo iepo0uceiov, connessa con le cisterne, è

quindi necessariamente quella dell'acropoli e lo iepoOureiov deve quindiessere collocato nel santuario di Athaza, in contasto con I'ipotesi diSegre che, come vedremo, lo identificava con la cosiddetta 'Agorà deglidèi' nei pressi del santuario inferiore. "

' Tituli Camircr|ses 158; MrcEor-rE 199),42, pp. 126-128.

' G. DovNEy, The atcbitecturul sipificaace of the use of tbe uords Stoà atdBasilil<e in classical literatare, h «AJA», XL| L9)7, p. 194.

'o Sul significato e Ie attestazioni della parola stoa nella letteratura e nelletestimonianze epigrafiche antiche cf. JJ. CouLToN, Tbe atchitectural deoelop-mext of the Grcek Stoà (Oxford, 1976), pp. 1-4.

" M.-Ch. Hrr,r'aaNr.r Recherches sut b uocabuhirc de farchitectare gecque,d'apùs les insciptions dc Délos (BEF AR 278, 1992), s.v. .troii, pp. 185-189.

" G. KuHN, Uxtenuchtxgex zxt Flrktiox det 9iubxballe h archaiscbet rxdklassischer Zeit, in «JDAI», 100, 198r, pp. 171-116.

tr SEGRE 1914.

4)9

Tuttavia la mancanza di resti archeologici attribuibili a tale edificronon ci aiuta a determinarne la struttura e la funzione, anche se è possi-

bile affrontare il problema in modo indiziario e deduttivo.Segre pensava che lo iepoOureiov {osse una sorta di 'agorà degli

dèi', sul modello di quella che si trova a Cirene e per questo l'identi{i-cava col recinto nel santuario inferiore che conteneva altari dedicati a

diverse divinità. L'ipotesi di Segte era sostenuta dal confronto tra ilrecinto degli altari di Camiro e la descrizione di Pausania dello iepo0ù-orov di Messene, dove d'altronde sono testimoniati epigraficamenteanche gli iepo0rirot:'o 'Nel luogo chiamato dai Messenii iepo0Éotov cisono statue di tutti gli dèi che i greci venerano e anche una statua inbronzo di Epaminonda. Sono qui dedicati anche degli antichi tripodi, diquelli che Omero chiama intatti dal fuoco'.

Da questa testimonianza sappiamo che il luogo si caratterizzaper lapresenza di statue di divinità e di alcune o{{erte (i ripodi), ma non dialtari, anche se la stessa parola usata per indicare il luogo è indissolu-bilmente legata al concetto del sacrificio e quindi indirettamente allapresenza di un altare sacrificale,

D'alra parte la presenza delle statue nello iepo06otov di Messenesembra essere in connessione più con la pratica dell'offerta e del con-sumo delle carni che con il momento del sacrificio cruento sull'altare.Un passo di Omero e due di Aristo{ane chiariscono la funzione dellestatue. In Omero, Teano, la sposa di Antenore, offrendo un peplo ad

Atena lo pose sulle ginocchia della statua della dea. " Più esplicito è

Aristofane: il primo dei due brani è un passo degli Uccelli in cui Pisthe-tairos, rispondendo a Evelpides sul perché le divinità fossero spesso

accompagnate da uccelli di vario genere afferma: 'Hai in mente i sacri-fici, quando gli si mettono in mano le viscere, secondo il rito? Così gliuccelli si prendono le viscere ancor prima di Zeus. E tra gli uomininessuno allora giurava per un dio, ma tutti per gli uccelli'.'u Il secondobrano, dalle Ecclesiaxuse, riprende quanto detto nel primo: 'Ma daweropuoi credere che consegni le sue cose chiunqùe ha un po' di cervello?Non sono mica le nostre usanze queste: prendere piuttosto, quello si,perfino gli dèi; basta vedere le mani delle statue. Quando chiediamo checi diano del bene, se ne stanno lì tenendo la mano aperta: pensano a

prendere, alro che a dare!'. "

" Paus. lV .J2. Il Wrrlr.ro 1987. pp. 174-181." Hom., ll Yl, w. 296-J10.

'" Aoes vv.518-520. Traduzione di D. Drr Conro.'i Eccl. vv. 777-78). Ttadrzione di G. PADUANo.

440 TESTI E MONUMENfi

Ancora si apprende da alcune iscrizioni che a Chio le mani e le ginocchiadelle statue rimpiazzavano le tavole destinate a raccogliere le offerte; infatriin un'epigrafe le offerte sono divise in tò ég leipaq e in tù ég 1o6voro. ''

In conclusione, attestata I'tsanza di offrire le viscere degJì animalisacrificati ponendole sulle braccia o su.lle ginocchia delle statue degli dèi a

cui era diretto il sacri{icio, " è possibile che 7a utifizzazione delle statueall'interno dello iepoOuteiov di Messene aveva uno scopo ben preciso: lestatue hanno la stessa finalità della tprine(o, che era normalmente utiLiz-zata per deporre le offerte destinate agli dèi;']o la presenza delle statue èquindi funzionale all'offerta, ma non è detto che sia necessaria ed è pro-babile che altri iepo0weio pur con le stesse finalità siano stati organizzaridiversamente. Ancora, noi possiamo intendere dai passi di Aristo{ane chele statue dovevano avere un atteggiamento particolare che potesse per-mettere l'offerta delle viscere, cosa che non sembrano averc i kouroirinvenuti accanto I'altare di Halios e riterr.tti dal Segre uno dei motiviper cui era possibile identificare lo iepoOureiov con il recinto degli altari. "D'altronde la sistemazione di statue all'interno del luogo della 0uoio ap-pare piuttosto rara rispetto alla norma che vede tra gli strumenti necessariper il sacrificio le tavole per offerte. Infatti nelle rappresentazioni vasco-laila'cp&re(a e 1'altare sono in stretto rapporto tra di loro all'interno delsacri{icio; contrapposta dl'ùtarc la zpitne(a poteva seruire per le offertenon cruente e molto spesso era mobile, mentre l'altare era fisso. "

La funzione dello iepo0uteiov, se prendiamo come esempio emble-matico il caso di Messene, sarebbe quindi quella del saoificio e soprat-tutto quella dell'offerta agli dèi, ma diverse iscizioni provenienti dalle

" D. Grr, Tnpezot rata: a rcglected aspect of Greek Sacifice, in «HThR»,67, 1914, p. 118, nota 3. Cf. Sul problema in generale Anrsroeumos, Birlr, acura di N. Dut'rsan (Oxford, 1995), pp. )56357.

" Sul problema delle offerte di viscere agli dei ed in particolare di questausanza cf. B. LE GrrEN PoLLET, Espace sacificiel et corps d.es bétes iunolées, inL'F;pace Saci/iciel, p. 18.

" Sull'uso delle apeza e sui modi di offrire agli dei le porzioni del sa-crilicio cf. Gru 1974, pp. 117-1f7, ii particolare il palagrato Trapezonata at tbeThysia, pp. 123-127 .

'?1 Secne 1934, p. 147. Si tratta di una testa di Éozros e due torsi dl koaroirinvenuti nel santuario inferiore appoggiati all'altare di Halios. La testa ed wrodei due torsi sono inseriti dalla Richter nel suo Melos Group che viene datatocirca alla metà del VI secolo (G.M.A. Rrcurer, (ozroi, London and New York,1960, p. 110, nn. 125-126) mentre il secondo Éoarro.r è inserito nell'Anavysos-Ptoon 12 Group datati nella seconda metà del VI secolo a.C. (RrcHTER, op. cit.,p. 125 n. 154).

" J.L. Dun,rr.tr, Inaget pour u autel, h L'Espace Sactificiel, p. 49.

TESTI E MONUMENTI

te poleis e dalla stessa Rodi ci informano anche di un'altra funzionelegata a questo edificio, quella della oitqorq èv iepo0ureior. 'r

In particolare da Lindo provengono quindici iscrizioni onorarie,a in cuitra i privilegi concessi all'onorato si trova quello di sedere nello iepo0uteiov;è interessante notare come l'onore della oirqorq Èv iepoOureir»r sia i.l piùdelle volte connesso alla rpoeòpio. In alcuni casi si tratta di onori decretatidall'intera polls lindia e sono inrodotte dalla formula Aivòror Èripaoov. Sitratta di un'onorificenza ra le più alte che doveva essere rati{icata dall'am-minisrazione cittadina anche quando a proporla erano associazioni parti-colari. A Camiro abbiamo una sola attestazione dello stesso privilegio diperiodo romano, in cui viene onorato un Sylla figlio di Sylla.,,

A Ialisos sappiamo da una epigrafe che il rorvòv tò 'Id,u[oirov] ròv'EpeOrpLo(6wrov ha decretato di onorare [Ter]ool6pog Tetooldpo conuna colona aurea, una statua di bronzo ed infine con la oirlotq èviepoOutelror.']6 La situazione di Ialiso è tuttavia particolare, non è lapolis che olhe gli onori stabiliti ad un personaggio benemerito, mauna associazione a carattere privato che detiene anche I'otganizzazionenelle feste ufficiali del santuario di Apollo Eretimio, il cui sacerdote èl'eponimo della polis di Ialiso. " D'alta parte la stessa città di Ialiso sitrova in una posizione singolare rispetto alle altre due

^ntiche pobis

rodie perché è proprio il suo territorio ad ospitare a partire dal sinecismola nuova capitale " che ne ha condizionato lo sviluppo urbano e civile,per cui non solo la ricerca archeologica non ha rinvenuto a Ialiso unnucleo urbano articolato come quello delle altre due città, ma è anchedifficile tracciare un quadro delle istituzioni ialisie.

Fuori dall'isola di Rodi, ma all'interno del territorio amministratodirettamente da Lindos, due attestazioni di tale pratica vengono daCarpathos; la prima è una epigrafe proveniente dalle vicinanze dellaantica città di Arkaseia, dove un personaggio sconosciuto è invitatoÈri (évro eiq tò iepo0ureiov;" la seconda invece viene dal santuario di

" Sul problema WTNAND 1987, pp. 79-85.a IG XIl,1,847,846,848,849, 853; BuNKENBER] 194t,281,29j, )Ol-,)07, 330, 1)3, 389 teià in IG XIl, t,849), 404b, 407, 415, 4J6; §frNAND 1987,pp.79-81.

'15 Tituli Anirenses 86; §trrNAND 1987, pp. 9j-96." Wruro 1987 , pp. 97 -99.'7 KoNroRrNr 1975, p. 107 .

'?3 KoNroRrNr 1975, p. 108.

" IG XII, 1, 1,033; M. SaeF.e, IsciTioni d.i Scalpa to,'rn «Hlstoti^", t9)3,pp.577-579.

441

TESTI E MONUMENTI

Potidaion dove, di nuovo, con la stessa formula, viene onorato'IépovKopno0lonoLirog. ru

Ancora una testimonianza viene infine da una epigrafe che attestal'uso dello iepo0ureiov ad Antiphellos in Licia- Secondo L. Robert ilritrovamento di questa pratica anche in Licia sarebbe dovuto ad unaimitazione delle istituzioni rodie nel periodo compreso tra il 188 e il 167a.C. quando la Licia era stata sotto il controllo rodio. "

In conclusione, queste attestazioni sembrano dare valore all'affer-mazione di D. Musti e M. Torelli, r': secondo cui a Rodi e nel suoterritorio'il hierotbyteion, linguisticamente del tutto corrispondente albiootbysion, sembra assolvere una funzione tra «luogo per sacrifici» equello che altrove è L prytaneloz, un edificio quindi tra sacrale e magi-stratuale-cittadino'. Nelle tre polels questa doppia funzione, cioè quellasacrale e quella civica, sembra quindi venire del tutto assolta dallo ie-po0ureiov, o perlomeno in tale modo è attestata con sicurezza a Camiroe a Lindo, dove al momento non esiste nessuna traccia dell'esistenza dipritaneo, come d'altronde di nessun altro degli altri edifici civili checatatterizzayano la vita delle città greche, mentre abbiamo visto che,essendo le città autonome per quanto riguarda gli affari interni e irapporti tra di loro, si deve per forza di cose presupporre l'esistenzadi in{rastutture cittadine di un certo respiro e di un consiglio cittadinoche agisse a nome della città.

A Lindo, dove il materiale epigrafico è di gran lunga più abbon-dante che nelle altre città, la pratica della oit4otq év iepo0uteior e

l'istituzione degli iepoOritor risale, con un certo grado di approssima-zione, ad un momento che precede, se pur di poco, l'unificazione dellostato rodio e che comunque è attestata già alla fine del V secolo a.C.;infatti un deoeto di prossenia della città, pultroppo molto lacunoso,datato ù 411 a.C. ca., menziona una orrio Èv iepoOureir»r, " mentre inuna seconda epigrafe datata alla fine del V secolo si menziona unoiepo06roq.'n Lo iepoOureiov è dunque una istituzione antica, presentenelle trc poleis ancora prima che venisse compilato il nomos rodio.

Successivamente alla formazione dello stato rodio lo iepo0uteiov è

attestato nella città di Rodi da due iscrizioni del II secolo a.C. in cui si

ro DTTTENBERGER, SylP, 570, v. 20.

" L. Rortnr, Opeta Minoru Selecta lI, pp. 1369-1170." P,{usANr,r, Guida d,elh Grccia, Libro IV , La Messenia , a cura di D .

MusTr e M. Tonpru (Milano, 1991), p. 258., BUN(ENBERG 1941, 15.! BuNKENBERG 1941,26.

TESTI E MONUMENTI 44)

attesta l'invito érì (évto eiq tò iepoOureiov.I' Lo iepo0ureiov a Rodirappresenta quindi una istituzione ufficiale dello stato rodio, all'in-terno della quale si intrattengono gli ambasciatori di alri stati e sionotano gli sranieri benemerenti verso lo stato; accanto allo iepo0u-reiov a Rodi si conosce anche un npuroveiov, citato tuttavia solo duevolte in iscizioni di periodo medio imperiale (II secolo d.C.), in cui siconcedono diversi onori per meriti politici e religiosi. Anche in questocaso, paradossalmente, nonostante la sostituzione del nome, è mante-nuto il duplice carattere amministrativo e religioso della istituzione e

nulla vieta di pensare che il npuraveiov di periodo imperiale abbiaavuto una funzione analoga allo iepoouteiov ellenistico.'n Contempo-raneamente nelle singole po/eis 1o iepoOuteiov rimane per l'amminisra-zione dei loro affari locali e la concessione della oiqorg a personaggiche si sono particolarmente distinti a lavore della polis. In nessun casonelle città presinecistiche sono state comminate onorificenze éni (éwoo comunque legate ad interessi più generali, che invece erano preroga-tiva di Rodi.

L'onorificenza della o(tqotq è con tutta probabilità legata allapratica del banchetto, tuttavia l'espressione oirlorq év iepoourei<oL in-dica qualcosa di più complesso di un semplice banchetto e probabil-mente a questo riguardo aveva ragione Segre quando affermava che 'ilpersonaggio onorato è invitato ad un sacrifizio prima e piìr che a unbanchetto'. "

In realtà è difficile legare lo iepoOureiov ad un momento piuttostoche a un altro del cerimoniale religioso, come è difficile nella praticaantica distinguele la circostanza del sacrificio e quella del banchettocome momenti separati del rituale. La moderna analisi antropologicatende sempre di più a vedere nel sacrificio e nel banchetto un'unicaazione sacra. In un recente articolo C. Grottanelli " riassume le posi-

, VTNAND 1987, p. 104 n. 6, da Magnesia sul Meandro, e n. 7.

" E perciò probabile che i due edifici non coesistessero, ma che con i duenomi si indicasse la medesima costruzione; cf. §(/rraNo 1987, pp. 1U"119. Diparere contrario è Sacnr 1914 pp. 148-149 che cita a fatore della presenza di unPritaneo ellenistico a Rodi un passo di Polibio (XVI 5, 8) ed una base di statuaiscritta (IG XII I, 85), firmata da uno scultore di III secolo a.C., che tuttavia èdubbia a causa delle gravi lacune e per il {atto che le onorificenze decretate alpersonaggio rapprcsentato dalla statua non rispettano il hormale ordine chevede la oi,qorq accordata dopo la rpoeòpio, e non prima come nell'iscrizionein questione.

" SEGRE 1914, p. 149.r3 GRoTTANELLT 199r-

TESTI E MONUMENTI

zioni più significative riguardo l'argomento e propone nuovi strumenridi ricerca; quello che emerge in particolare è, seguendo le ipotesi giàproposte da Vernant, r' che l'assunzione della carne da parte degliantichi doveva essere legata al rituale del sacrificio e non era pensabileal di fuori di questo, vale a dire che l'unico modo corretto di macellareun animale, e di conseguenza di mangiarne la carne, era all'interno delrito sacrificale. 10 Questo cambiamento di orientamento del signi{icatodel sacrificio, non più come elemento di offerta agli dèi o di comunicazione con I'extraumano, ma uccisione ritua[zzata per poter assu-mere carne in modo corretto, pone un legame indissolubile tra ledue pratiche, anzi fa presupporre che iI sacrificio ed il banchetto{acciano parte di uno stesso rituale, come già in antico era statointuito. '' Lo iepo0ureiov ha quindi in sé elementi che lo legano indis-solubilmente tanto alla pratica del sacrificio quanto a quella del ban-chetto, giusti{icando così le oto]oet6 àv iepo0utei<ot offerte come ono-rilicenza a vari personaggi.

Ancora nell'introduzione ad un volume di atti di un convegno, R.Étienne sottolinea che la nozione stessa di spazio sacrificale 'inÀt..rutla complexité des éléments matériels liés au rite du sacri{ice sanglant ounon. L'autel n'est jamais seul en jeu et notte but n'est pas l'étudearchitecturale d'un monument, mais la restitution de toutes les tracesmatérielles liées au rituel du sacrifice: tables, arbres, perrhiranterion,lieu du banquet, relief du repas, stockage et débitage du bétail...'", esempre nello stesio convegno J.L. Durant ribadisce che: 'la question laplus claire que taite la thusia est celle du manger et des implications dela nourriture carnée dans le statut ontologique des immortels, des hu-mains et de leurs animaux domestiques'. ar Sulla stessa linea è P. SchmittPantel quando afferma esplicitamenre che la consumazione è un mo-mento della pratica rituale del sacrificio. L'uccisione della vittima èin{atti di norma seguita dalla divisione, dalla cottura e dalla consuma-

- " SuI rapporto tra il sacrificio e I'assunzione della carne nel mondo grecocf. in particolare: La cucixa del sacificio i tetd Ereca, a cura di M. DrrrriNe eJ.-P. Venlaur (Torino , 1982; Patigi, 1979); cf. anche VJ. Rosi\^ch, The SysterLof Pubblic Sacifice ix Fourth-Century Athexs (Atlarta, 1994), p. ) e n. 5.

a0 Cf. GRofil.NELLr 1993, in particolare § ) Violenza e spargimerto diSangue, pp. 16-2) .

" Ps. Plutarco, I/ sizrp osio dei Sette Sapiexti, a cura di P. Pueenu (Palermo,1989), p. 48.

n' R. Ermure, in L'Espace Sacificiel, p. 7.

" J.L. DuRANr, Inrages pout ux autel, h L'Espace Sacificiel, p. 45.

TESTI E MONUMÉNfi

zione della carne, on come diverse leggi sacre decretano esplicitamenteindicando l'obbligo di consumale Ia carne sul luogo del sacrificio. o'

Esiste quindi a questo punto un problema di interpretazione del-I'esatto significato della parola iepo0ureiov: crea in{atti delle difficoltàstabilire se si intenda il luogo fisico dove aweniva l'uccisione dellavittima, o piuttosto pe! estensione il banchetto e se, in questo caso, sitratti di banchetti legati alla normale vita del santuario, che potevanoessere celebrati in luoghi adibiti a questa funzione, come àvòpdrveg oéoooropta, o di cerimonie celebrate in occasioni particolari cui venivadestinato un edificio specifico.

Relativamente difficoltosa è quindi stata e continua ad essere lalocalizzazione dello iepo0ureiov alf interno della sistemazione dei san-tuari, anche di quelli, come Camiro e soprattutto Lindo, di cui si ha unaconoscenza relativamente buona delle strutture architettoniche.

Nel 1911 Blinkenberg ou notava che a Lindos non potevano essereeffettuati sacifici all'interno del temenos di Athana lindia; nel santuadoinfatti, come nelle terazze superiori di quello di Camiro, non erano statetrovate tfacce di altari. Le nacce di carbone trovate sull'acropoli potevano,secondo lo studioso, testimoniare l'esistenza di bracieri e non plesuppo-nevano necessariamente la presenza di un altare, mentte i reperti osseirinvenuti nel santuario, forse spezzati per poter estlarle il midollo, sem-bravano testimoniare piuttosto la pratica dei banchetti. Questa ipotesi ha{atto concludere al Blinkenberg che i sacrifici venissero celebrati al di {uoridel recinto dell'acropoli, mentre i banchetti cerimoniali erano allestiti nelsantuario, nello iepo0ureiov che era 'sans doute partie du sanctuaile'.

Tuttavia Dyggve ha rinvenuto i resti di un altare monumentalesull'acropoli di fronte al Tempio di Atbana e identificato con maggioreprecisione gli ambienti dietro i propilei del santuario superiore come loiepoOureiov citato dalle epigrafi, edificio destinato al banchetto, e inquesto modo strettamente legato al luogo del sacrificio. n'Ipotesi ripresada E. Lippolis che ha recentemente notato che 'il termine (iepo0uteiov),relativemente raro, è strettamente legato al luogo dove venivano effet-tuati i sacrifici e sembra comprendere o sottointendere l'esistenza di un

{a P. ScHMrTr-PÀ.NrEr, Sacificial Meal and, S?mposiorl: tuo Models of Cù)iclrrstitutiots h tbe Archaic City, h Sympotìca, A symposium ot tbe Symposion, acura di O. Murn,rr (Oxford, 1990), p. 14. Sul problemd anche GoLosrsl'r1978, pp. 52-54 e p. )22 ss.

'' Gotosterr 1978, pp. )22-345.'u Br"rNrerlBpne 1911, coll. 10-12a) DYGGVE 1960, pp. 176-180.

445

TESTI E MONUMENfi

éoootoptov in cui venivano consumati i resti dei sacrifici da parte degliaventi diritto'. {3

L'éonnt6ptov è stato associato, dallo stesso Lippolis, alla menzionedi un àvòp<irv in un a epigrale datata a17'88 a.C., sistemato probabilmentesull'acropoli, " sulla scorta di quanto già precedentemente sostenuto daS. Hornblower che aveva identificato la funzione dei vari àvòpdrveg edefli oikoi dedicati dagli Hecatomnidi in Caria come éotrot6pr.o. '0 ALindos l'dvòprirv dovrebbe essere identificato con le stanze costruitedietro la stoà superiore; " sarebbe in questo caso attestata archeologica-mente, oltre che dalle fonti, la preparaziote di banchetti in ambientiappositi sulla acropoli di Lindo, legati alla presenza di uno iepo0uteiov.

r inand tuttavia, notando che a Lindo tutte le epigrafi che men-zionano lo iepo0urtiov sono state rinvenute immediatamente a nord-estdella Grande Sro,ì e non sulla sommità dell'acropoli, ha conseguente-mente supposto che dovesse sorgere in questa area del santuario e che,in mancanza di altri edifici, dovesse essere identificato con la stessa rroà;soluzione non scevra da problemi, primo {ra tutti il fatto che la rrorì diLindo è costituita da un portico senza ambienti lerostanti.

. Forse un chiarimento al problema della topografia del santuario diLindo può venire da un confronto con quello di Camiro. Rispetto a

Lindo il santuario di Camiro in periodo ellenistico appare piìr imponentenelle sue strutture architettoniche ma probabilmente aveva una analogadivisione delle [unziona]ità degli spazi.

Se la stoà di Camiro presenta nella parte posteriore una serie dicamere che potevano essere vtlizzate pq scopi civili o religiosi, questeinvece vengono a mancare completamente a Lindo dove la Jror non è alftoche la monumentalizzazione del passaggio che portava all'acropoli. Tutta-via contrariamente a quanto aveva scritto il Dyggve, che attrlbuivala stoa

* Lppor:s 199), p. 126." l-DPous 199), p. 124." S. HorNsroweR, Maasolus (Oxlord, 1982), pp. 290-291; cf. arrche

P. HEESTRòM, Fomul Banqueting at Labauzda, in Arcbitzctuft and SociebJ ittHecatomnid Caza, Proceedings o{ the Uppsala Symposium 1987 (Uppsala,1989), pp. 99-104. Il problema dell'identificazione degli oiÀoi come sale da ban-chetto è affrontato anche nella prima parte di ul alrlo articolo dello stesso stu-dioso: P- Hslr-srRaiÀ,I, The Plzmed Furctiox o/ tbe hbesikbar Pmpyhit, in «Opu-scola Atheniensa», 17, 1988, pp. 107-121; cf. sugli àvòpòveq anche P. Heu-s,llròli{,Archìtecture. Charurteistit Buidirrg-Dpes arrd Paniclllaities of Sqb atd Techxique.Possible baplicatioxs for Hellelìstic Architecture, in J. IS^GER \ed.), HekatomxidCaùa and the Ioxiar Rexaissaace (Oderse, 1994), pp. 40-4) e pp, 54-56.

" LFPous 199), p. l)9.

TESTI E MONUMENTI 447

in{eriore e quella superiore (i cosiddetti propilei) a due periodi costruttividiversi, " e sulla scorta di Lauter, 'r Lippolis sostiene che l'intero complessosia stato progettato unitariamente forse nella prima metà del III secoloa.C., anche se Ia reakzzaziote probabilrnente dovette durare a lungo econoscere un'importante fase costruttiva negli anni dopo il terremoto; '4 fureakzzato in ta1 modo un sistema architettonico che srettamente vinco-lato dalle condizioni orografiche dell'acropoli si sviÌuppa necessariamentein modo più articolato rispetto a Camiro. È quindi con l,insieme delle duesloal che dobbiamo veri{icare se la funzione alf interno del santuario diAtbana della stoa di Camiro può avere un riscontlo con Lindo.

A Lindo infatti la scalinata che conduce alla terrazza superiore perla quale, attraverso l'edificio a parasceni si giunge poi al cortile deltempio, funge da elemento unificatore dell'intero complesso che hacome facciata monumentale e scenografica il colonnato inferiore che,come a Camiro, corre per tutta la J/o; senza interrompersi, nascondendola stessa scalinata. L'edificio superiore oltre la facciata si articola su dueali, di cui quella occidentale ha cinque camere nelle quali è stato idenrificato l'àvòp<irv citato dal materiale epigrafico.

Ecco ancora una volta che nel complesso di Lindo si incontra unsistema composto da tna stoà e da alcuni ambienti retrostanti, Certo, laforma del pianoro delle due aoopoli è diversa e a Lindo gli spazi sonomolto più angusti, e proprio per questo la corrispondenza tra le duestruttule ha un valore maggiore; d'altronde a Camiro, dove 7a stoàè statacostruita con tutto lo spazio disponibile e con le camere nella sua metàposteriore, non si è rinvenuto nessun'altro edificio. In conclusione credoche il complesso di Lindo e la stoà di Camiro possano essere considerati,dal punto di vista della loro funzione, perfettamente omologhi.

Per quanto riguarda la stoà di Camiro è possibile, sulla scorta delmateriale epigrafico, ricostruire con u na certa esattezzala funzione degliambienti retrostanti. Il culto principale di Camiro, siruato nell'acropo'ii,è quello di 'A0rivo llol"rriq o Koperpriq, 55 e Zeùq lloLrerig; in loro onore sicelebravano le Panatenee sull'acropoli, menzionate da tre epigrafi, ,n du-

_. "_ C{. Lrppous 199r, p. 101; le date proposte dal Dyggve sono il 100 circaper J'edificio superiore e la fine del III seiolo per quello iriferiore.

') H. L^urER, Die Arcbitektu drs Hellenisnus (Datmstadt,1986), pp. 106-108. Lo studioso ritiene che la stoa superiore e quella inferiote facciano p-arte diun medesrmo progetto costruttivo da dararsi inrorno al 100 a.C_

" Lrppol-rs 199), p. 114.5' Tituli Carrlitenses 284.5" Tituli Canircnses 106, 14; 110, 56;159,3.

TESTI E MONUMÉNTI

rante le quali sappiamo che erano saclificate delle vittime e venivano

offerti dei banchetti; le stesse epigrafi ci informano che durante le feste

erano tenuti degli agoni ginnici, sotto l'egida di un à1rovo0étng. Una in

particolare ci informa che 'coloro i quali avevano a cuore di accrescere gli

ànori degli dèi e la festa delle Panatenee, hanno ptomesso di versare

alcuni fondi giatuitamente per la costruzione degli utensili (lpqotflpro)

e delle cisterne e per i banchetti dei demi'. " Si tratta di una iscrizione

della prima metà del II secolo a.C. in cui il richiamo agli étrurpo, che si

rileriscono al complesso di cisterne e di pozzi che serviva la stoa, lapresuppoffe che la sottoscrizione avesse Io scopo di ultimare i lavori

nel complesso architettonico e di acquistare Ie attrezzature per il funzio-

namento dell'edi{icio che evidentemente in questa occasione doveva

servire per I'allestimento di banchetti pubblici in occasioni delle feste.

Questi banchetti, che quindi si tenevano presumibilmente nella stoa

dell'acropoli, non sono tuttavia le uniche riunioni che avevano luogo nel

santuario poliade. Una seconda iscrizione, rinvenuta nella terrazza supe-

riore del santuario, in cui si tratta dell'elezione dei poorpoi, '" pone un

solido legame tra le Kroivor, i pootpoi e il santuario dell'acropoli. I1 de-

creto, che fu rinvenuto tra le rovine del tempio di Atbana, stabi.liva che

venissero iscritte, su una stele da porsi nel santuario di ,4 thana,le rroivardei Camiresi, sia quelle sull'isola che quelle sulla Perea; che alla rroivo diChalkis fosse dato da scegliere se voler far parte del novero di quelle diCamiro; che venissero eletti i pootpoi di ciascuna rtoivo nel territoriodella rroivo stessa e che i magistrati eletti {ossero successivamente riuniriév Kopiprot eiq tò iepòv tdq'A0ovoioq su invito degJi iepororo(; da altre

epigrali " sappiamo inoltre che il consiglio eta coadiuvato da un lpoppo-teùg poorpòv. Non conosciamo se il lpoppoteriq fosse uno dei pootpoi

stessi che ne prendeva l'incarico o se invece {osse la carica di un perso-

naggio scelto al di fuori della cerchia dei paorpoi E possibile ipotizzare

che i pootpoi si riunissero proprio nella stoà, edlticio che poteva essere

attezzato a questo scopo e che doveva quindi ricoprire diverse funzioni.

Particolarmente interessante è in questa circostanza il ruolo degli ie-

ponoroi, sacerdoti camirensi che corrispondono a quelli che nel1e oJtre polzis

sono chiamati iepo06tor e che forse può essere chiarito da una legge sacra

rinvenuta nel demo di Tymno, appartenente alla Peraia conùollata da Ca-

miro, che regola la concessione della storì sull'agorà e dei 1p1otr]pto (che

" Tituli Cinireflses, 159,

'" Tituli Can ire ses, n. 109; DIGNAS 2003, pp 48-49.

'" Tituli Anircrrses, 10r,. J8, 45, 46, 54, 62,78, 90, 110.

TESTI E MONUMENTI

come a Camiro erano conservati nella sloà stessa e ne costituivano l'equi-paggiamento relativo) da parte dello iepo0ùtoq per la celebrazione di unsacrificio a vantaggio delle rroivot e dei òdpor.60 È probabile che anche a

Camiro gli ieponoroi si occupassero della manutenzione degli edifici sacri e

in particolare della sbà che dovevano preparare per le diverse occasioni in cuieru utLlizz^ta, tra cui la convocazione dei pootpoi che si riunivano nelsantuaio di Atbana, forse proprio negli ambienti dell'edificio. Allo stesso

modo della sroà di Tymno, quella di Camiro era dunque concessa in uso percerimonie di tipo diverso e in eflrambe i] divieto di accendere fuochi e, nelcaso di Tymno, di appendere oggetti al tetto e sull'epistfio, sembra deter-minato dalla medesima prmccupazione relativa alla manuten ziore della stoà ,

Riprendendo il discorso dall'analisi topografica del santuario di Ca-miro la notizia che Ia stoà si trova di {ronte lo iepoOuteiov ci obbliga a

cercare in questa direzione. La s/oà sorge sulla terazza mediana del santua-rlo dl Atbana sostenuta da un muro di terrazzamento che delimita avanti laJroa stessa uno spazio relativamente stretto che corre lungo tttttala facciatadel monumento, mentre il muro reftostante gli ambienti che corrono dieftoil portico serve anche d,a tenazzamento per la terrazza superiore, quelladove è posizionato il tempio. L'edi{icio costfuito su questa terazza è rela-tivamente complesso e comprende non solo gli ambienti reftostanti e ilportico, ma anche le cisterne e i pozzi che si aprono in alcune delle camere,tvttavia la sottoscrizione menzionata in precedenza distingue chiaramentera é),urpn, le installazioni idriche, e la oro6, il portico colonnato. ln modoanalogo possiamo pensare nella legge sacra, una analoga distinzione traquest'ultimo e lo iepoOureiov, che indicherebbe gli ambienti dietro il por-tico stesso, nr luogo in connessione con i sacrifici e con l'onorificenza dellaoirqorg év iepo0uceia» e nel quale si preparavano i banchetti in occasione

'" P.M. FRASER, G.E.Br,rN,The Rhodian Peraea aad, kk (Oxtord,1954),26 pp. )9-41j J. Rorrrr, L. RoBERr, Bulletin epigrafique, 1955,2\0, p. 161;F. Sororowsxr, On tbe Lex Sacn of Tlmnos, «Transactions and Proceedings ofthe American PhilologicaÌ Association», LXXXVII, 1956, pp. 47-50; F. Soxo-towsrr, Lois sacrées des cités gecques, Sxppléme t (P^tis, 1962), 111 pp. 179,181,rM. Br-ùrr.rsr, Die lxscbiften der rhodiscben Peraia (Bonn, 1991), 201, pp. 63-64.

"' ln T;tul; Amìretses, 112 il divieto di accendere fuochi è nello iepoOu-reiov ma anche èv r{ rpò roù iepo0ursiou oToQ. Lo iepo0ureiov in questo casoidentifica l'intero edificio di cd la stoà è un elemento accessorio; in modoanalogo in una epigrafe del 129 d.C. da Me 'ez nella Siria settentrionale vieneidentificato il portico di fronte un dvòprirv (rrlq épnpoore toù rìvòpòvoq o[ro]dg)e forse anche in una seconda non datata da Palmira (npò roù àvòpòvoq I l). Cf.P.-L. Gatier, Instalhtiont ilu sobctuaife d.u Proche-Oieat romain: pou ex finirauec laldmx, in «Topoi>>, 1111, 200\, pp. 9-15.

449

4'O TESTI E MONUMENTI

delle feste panatenaiche e si riunivano i magistrati delle rroivor, una isri-

tuzione antica in connessione con le antiche divisioni presinecistiche'

D'alra parte abbiamo a Camiro, come a Lindo, una serie di testi-

monianze epigrafiche di sacrifici officiati nell'acropoli Se tuttavia a

Lindo è stato possibile rinvenire Eacce di un altare monumentale sulla

terrazza supeiiore dell'acropoli, Io stesso non è posibile per Camiro a

causa del cattivo stato di conservazione delle strutture sulla sommità del

pianoro del santuario, anche se è presumibile ipotizzarne la presenza'

Un secondo altare doveva trovarsi nella terazza immediatamente in-

{eriore a quella della sfaì; qui infatti si ttova una piccola costruzione, posta

1,5 m. dih base del muro di tei:azzamento, che Iacopi pensava fosse un

'sacello' 6' ma che si tratta in realtà della base di un altare; atffaverso quattro

scalini, infatti, si accede ad una piattaforma di m. 1,44 x 2,17 sulla quale

doveva essere appoggiato l'altare vero e proprio. La costruzione è perfetta-

mente allineata con i" p"tt. "lt"

d.ll, ttrada che conduce all'Auopoli e si

trova al cenEo di un grande spazio, che probabilmente lormavala te,rrazza

inferiore del grande sàntuario dell'acropoli. La valenza saua leg ata alTa pra'

tica del saci{icio di questo luogo potrebbe essere awalorata dal ritrovamento

di un neptpovrrlprov arcaico, oggetto legato alla pratica del sacrificio u'

Se l'ipotesi fin qui prosPettata è esatta il santuario dell'acropoli

pr"r.ot" un, articolazione più complessa di quella che sembtava avere a

prima vista: distribuito su tre tenazze si cxattetizza quindi per una

pro{onda gerarchia degli spazi che sono ritmati dai muri di t enazzarnento '

In questo santuario, come in quello di Lindo, l'ascesa è scandita da

quinte a;chitettoniche successive ed ogot terrazza è catatter-izzata da

un elemento cultuale importante. L'altare della'reirazza inferiore, 1o

iepo0uteiov e la stoà con le sue installazioni, il tempio e probabilmente

l'altare di Atbana e Zeus.

kgati allo iepo0ureiov sono a Camiro gli ieponoroi k {y,nzioni diques d s;erdoti comprendevano compiti relativi al sacrificio di quelle divinità

che non godevuno dil privilegio di un sacerdote dedicato Sacerdozio secon-

dario, " Jhe poteva essere esercitato in giovane età e che veniva officiato in

"' G. J^coPr, Esplorazione atcheologica di Canito - II, in «Clara Rhodos»,

VI.Vll, 1911-ll, p.250, tig. )6.- ;'R.'Er;;"tit, Espacà sacificieh et autels dlliets, it L'Etpace SacÀ/iciel'

oo.5-76."' - "i

-An.h. se il fatto che è spesso menzionato dopo il demiurgo indica una

".rt" i^ooiir"ru a"U, sua f,-rnziàne che sembra maniate per esempio a Lindo'

Cf. D.R. SMIrIr, Hiempoioi a»d Hierctlrytai ot Rhodes, «AC»' 4f, 1972' pp

512-539; DIGN^S 20$, P. 41.

TESTI E MONUMENfi

onore di divinità minori o che portavano un'epiclesi particolare, aveva co-

munque sede nel santuario dell'acropoli dove sia a Lindo sia a Camiro sono

attestati mrmerosi culti minori n' che in modo plausibile si dovevano concen-

trare nella parte in{eriore del santuario dell'acropoli, menme quella superiore

era riseryata al culto poJiade secondo una scala gerarchica del sacro. uu

Nello stesso tempo, riunioni e banchetti awenivano quindi nelsantuario dell'acropoli il quale sembra catatter'tzzatsi non solo comeluogo sacro, ma anche come centro politico e amministrativo della polis,nel quale si riuniscono i pootpoi delle rroivor e i òdpor di Camiro. Ma inche senso vanno lette queste informazioni? La città di Camiro, per come

si conosce allo stato attuale degli scavi, si presenta come tr,a polis ar,o-mala sia nelle sue strutture architettoniche sia in quelle amministrative.

Il santuario dell'acropoli sia a Lindo sia a Camiro rappresenta ilcentro amministrativo e politico della città, all'interno del quale si riuni-scono i magistrati e si celebrano i riti cittadini. In particolare a Camirodove le strutture cittadine sono piìr sviluppate rispetto le altre città pre-sinecistiche le aree sacre sono particolarmente estese e al santuario supe-

riore si affianca un nucleo cultuale inferiore, entrambi distinti nettamentedalla trama ubana per il diverso orientamento degli edifici e collegati dauna via sacra. Il fatto che i due santuari a Camiro si sviluppano su unostesso asse leggermente inclinato rispetto a quello urbano, fa sospettareI'appartenenza dei due complessi ad un analogo progetto esecutivo e limette in stretta correlazione tra loro. " Nel santuario in{eriote la piazza

che si apre di fronte Ia fontana è circondata da gradini che formano una

sorta di theatrct e che caratterizzano uno spazio che ugualmente può averevalenze civili e allo stesso tempo religiose, come allo stesso modo si puòipotizzare per il teatro di Lindo, che, come notato dallo stesso Dyggve,' si

"5 WN,{ND 1981, p. 75.* Sulla gerarchia dello spazio cultuale nei templi a terrazza cf. J. Scuor»,Les espaces cultuels et leu i tefpétation, in «Klio», 77, 1995, pp. 424-432.

"' A.DrYr:d., Camito. Ux esempio d,i utbaùstica sceaogtafica di età elbristica,Akten des XIII Interrationalen Kongress fiil Klassische Archàologie, Berlin 1988(Mainz am Rhein, 1990), pp, 482-4$. La datazione del santuatio inferiore ècontroversa e oscilla tra il IV e f inizio del III secolo a.C. C{. L. MoRBrcoNE, Isaced.oti di Halìos: fiammelto d,i catalogo rirueauto a Rodi, ir<ASAtene», XXVII-XXIX, n.s., 1949-1951, pp. J61-)80; PucLrEsE CARRATEU 1956, pp. 70-71. H.l-^orEr., Stu)letat statt T1pus. Zu eixem helleùstiscber Atcbitekturmotio, in <<AA»,1982, pp.7$-124, abbassa la datazione tra la metà del III secolo e la metà del IIsecolo a.C,, con una maggiore approssimazione alla fine del III secolo, in unmomento contemporaneo alla sistemazione del santuario superiore dell'acropoli.

" DYGGVE 1960, pp. )99-409.

451

TESTI E MONUMENTI

trova alÌineato con il tempio di Athana sull'acropoli e per questo cosruitoin una posizione sacrificata all'interno del tessuto urbano.

L'unificazione politica dello stato Rodio e la costituzione delnuovo tomoso sembfa dunque aver comunque lasciato una forte auto-nornia nella gestione degli af{ari interni alle antiche poleis e la continua-zione della partecipazione dei rodii agli affari locali delle tre città pre-sinecistiche durante il periodo ellenistico è dimostrato in ultimo dall'a-nalisi di A. Bresson'o su una famiglia Camirese, coinvolta nel commerciomariho del grano. Con tutta probabilità doveva condurre i suoi a{fari a

Rodi stessa, ma ciò nonostante i loro nomi appaiono con una certainsistenza nelle liste sacerdotali di Camiro durante il III secolo a.C.

Questa autonomia è garartita dalla cosiddetta règb *iennab, rigoro-samente rispettata nelle elezioni degli eponimi; " questa si basava sullaripartizione della popolazione delle pobis in tre tribù delle quali era capoun g6),op1oq e sull'alternanza delle tribù all'eleggibilità all'eponimato. L'e-ponimato per f intero stato rodio erà dato dal sacerdote di Halios, mentre letrc pobis

^vevano un eponimo locale che era per Lindo il sacerdote di

Atbana, per Camiro il òoproupy6q, sacerdote di Estia e di Zeus Té),eroq,e per Ialiso il sacerdote di Apollo 'Epe0iproq. L'elezione all'eponimato nelleffe città poteva awenire quindi solamente da parte di cittadini apparte-nenti a.lle gu),ni della città ed anche in questo caso il cittadino potevaconcorere alla caica solo una volta ogni tre anni, quello in cui toccavaalla rpulrq cui apparteneva. T'? Inolfte il cittadino per poter essere eletto al

" La data dell'istituzione del nomos rodio è ancora dibattuta: secondo glistudi di G. Pugliese Carratelli la costituzione rodia non risale nel tempo oltrel'età di Alessandro; non esistono, secondo lo studioso, testimonianze epigra{i-che o letterarie piìr antiche. Di diverso awiso è tuttavia P.M. Fraser, chesostiene che la costituzione delle leggi sia awenuta in un momento precedenteal380 e molto probabilmente intorno al 195 quando furono cacciati i Diagorididal partito filoateniese, a riprova della somiglianza formale che la costiruzionerodia ha con quella ateniese. Cf. P.M. FR,rsER, Akxander and tbe RbodiaaCo stitutiot,, in «PdP», VII, 1952, pp. 193-206.

'0 A. BRESsoN, Rbod.es: ure fa*ille caniréeue d.e cotxnergaxts en blé, in«lndex», 9, 1980, pp. 144-149.

" J. BENEDtr<TSSoN, Chmnologie de dzux listes de prérres KarniÉezs (Koben-havn, 1940), p. 10; Bm,TKENBERG 1941, col. 95, p. 5; M. Secru, lJn nuooo /tatt-mento del catalogo d.ei sace oti di Ateta Lind.iz, in «PdP», III, 1949,p.69nota1;MoRRrcoNE 19, 1, pp. 364-3 66; G. Pucr-ms a C*t |rrut , La formazioxe dello statoRodlo, in «Studi Classici e Orientali», I, 1951, p. 84 sg.; FR^sEn 1953; M. Gu,ur-ouccl Epigmfa Gteca, II (Roma, 1969), p. J42; Lrppol,§ 1991, pp. 120-121.

" Sulla diversità di trartamento degli abitanti della Pereia tra Lindo eCamiro cf. Wrurrro 1990, pp.49-52.

TESTI E MONUMENTI 45)

sacerdozio maggiore doveva aver già ricoperto la carica di un sacerdoziominore all'interno della stessa po/ls; a Lindos gli eponimi dovevano esserestati sacerdoti di Poseidone"lzrmoq, di Apollo [[0toq, di Dioniso, o averricoperto la carica di àp1r.epo0rirog, a Camiro sacerdoti di Atbaru e Zeus,Asdepio, Serapide, Apollo, o essere stati àplteptorog. Sfortunatamentenoi non sappiamo in che modo i cittadini erano divisi nelle tre tribù o qualerelazione queste avessero con i òòpor, d'altraparte si conosce il nome di unasola tribù per Camiro, la 'Ai.0o.rpe vig, ed una per Lindos, la 'Apyeio..

Questa ripartizione ternaria della popolazione delle tre poleri ritornanelle tre euì.si attestate a Rodi, che al posto dei più comuni nomi delle tregui.«i doriche, riprendono i nomi delle tre antiche città: z\rvòio, 'Id,uoio,Koperpiq, il cui nome stesso indica un legame con le tre città.

Tale sistema amministrativo evita l'accentramento delle attivitàamminisftative a Rodi, mantenendo soprattutto Camiro e Lindo centripolitici attivi e importanti ed è in questa ottica che va inquadrata lanecessità di ricostruzione delle po/eis dopo il terremoto e la struttura deisantuari poliadi e delle strutture same delle polels stesse.

Tuttavia a Camiro accanto al sistema demotico, che nelle listesacerdotali " sembra costantemente ignorato, 7a sono testimoniate anchealfte strutture amministfative, tra cui particolare interesse suscitano lertoivot, istituzione di volta in volta diversamente interpretata: istitu-zione gentiizia, demo o suddivisione di demo, circoscrizione religiosalegata ai ne santuari delle re città. "

Il problema delle rroivor riguarda particolarmente Camiro. Infardmentre i po.otpoi sono attestati in tutto il territorio di Rodi, Pugliese

" Le liste sacerdotali rinvenute a Rodi sono in tutto 12. Nell'elenco diMorricone (Motnrcoxs 1951, pp. )61-)6\ quattro liste si riferiscono a sacer-dozi di Liodos o del suo teritorio (cioè quelli di Athana flo),taq, Poseldotelnntog, Artemide 'Avòpopé6o, Zeus llorptirtoq), cinque ai culti di Camiro (dueliste distinte di Damiurghi, wa di Atllana llo),rdg e Zeus lloì"reriq, una diApollo Kdpverog, Ili0rog, Mtri,rivrrog, ALyévqq, e una lista di riptrelpr]oroi),una a quelli di Ialiso (relativa ad Apollo 'EpeoipLog), e infine due liste sonorelative ai culti rodii (quella dei sacerdoti di Halios e quella dei rpogriror diApollo lli0rog). Olre a queste si conosce una lista dei saierdoti di Asclepio nelDemo di Thyssanus, situato nella Perea e appartenente all'amministrazione delterritorio camirese (c{. Gu,rnouccr 1969, p. 171)

" Nella lista dei òoprouploi di Camiro il demotico appare solamente neiframmenti relativi agli anni 55-90 d.C. e 150-190 d.C., quaÀdo l'isola aveva giàperso compfetamente la sua indipendenza da Roma; cf. Guanoucct 1969, p. )42.

" Cf. sulle kninaiJ. MlLxru4 lnsciptiot de Rhodes, in «BCH», 4;1880,pp. 138,145; Guanouccr, 1915; A. Morrarcrnr.ro, Note sulla snia d.i Rodi, i,n«Riv. Fil. Class.», 19)6, pp. 51-60; PucLTESE C^RRATELLT 1956.

414 TESTI E MONUMENTI

Carratelli ha notato che le rtoivot conosciute apPùtengono esclusiva-

mente d territorio di Camito;'" I'autore, nel medesimo articolo, " ribadi-sce iI signi{icato di divisione teritoriale già dato alle rtoivot dalla Guar-

ducci e nota a questo proposito come l'origine della parola sia da ricercare

nelle tavolette òicenee: attestata sia a C nosso (ko-to-i-ru\ sia aPrlo (koio-na), i. vocabolo stava ad indicare un appezzamento di terreno diviso tra

vari concessionari, ed è stato conservato a Camito fino al periodo ellenistico. Ts D'altra parte questo carattere conservatore rispetto alle antiche

istituzioni si nota anche nei culti attestati a Camiro che conservano nu-

merosi ffatti di arcaicità. " La stessa vocazione agricola del territorio diCamiro giustifica il mantenimento delle antiche strutture territodali an-

che se il significato della permanenza delle rtoivar in periodo postsineci-

stico è considerato come un fatto legato al culto del santuario poliade,

senza troppa relazione con il loro valore originale, mentre la {unzione diamministrazione del territorio era stata ereditata dai 6dpor.

Su questa base è possibile ipotizzare che, se da un lato i rapporti

con lo stato di Rodi erano inseriti in pieno nel sistema demotico, sul

piano puramente politico, i problemi amministrativi interni dovevano

essere affrontati dalle istituzioni locali, con magistrati che avevano fun-zioni sia religiose che politiche, in un dualismo che, a Camiro, permet-

teva sia la coesistenza di 6&pot e rtoivot, sia l'elezione del òoptoupy6q,

una ligura sacerdotale, come eponimo ddla polis, e dei pootpoi come

magistrati a capo delle Ktoivot. 3o

Una simile libertà di decisione nell'amministazione della politica

interna di ciascuna delle tre poleis di Rodi, inoltre, permetterebbe dispiegare anche una contraddizione apparente, che aveva già messo indifficoltà Fraset, " il fatto cioè che all'elezione del magistrato eponimo

'n In generale sul problema cf. Pucuess CÀRRA'IrELLI 1956; V G,lsnIsL-sex, Subdioisions of the State aad their Dectees in Hellexistic Rbodes, <<Classica etMediaevalia», 45, 1994, pp. ll7'l)5.

ì7 PucLIÉsE Crnnlrorrr 1956, pp.67'68." Sul problema cf. da ultimo V. G,ranrer,ser, The Naoal Aistocracy of

Helbxistic Rhodes (Aarhus, 1997), pp. 121'122.'o PucuESE C,{RRATELLI 1956, p.6S. L'autore sottolinea l'antichità dell'in-

sediamento di Camiro che risale a periodo miceneo come testimonierebbe lanecroooli di Calavarda. Molto antichi sono anche i rinvenimenti sull'acropoliche non solo ha restituito tombe micenee, ma è anche uno dei sanruari greciniìr antichi come dimostrerebbe ilrinvenimento di frammenti ceramici di X secolo

à.C. dalla stipe votira rinvenuta sotto il tempio. Cf. anche Cauò 2001, pp. 86-87.

'" Su à funzione delle figure sacerdotali di Rodi dopo il sinecismo cf.DTGNAS 200.r.

sl FR^sER 1951, p. 11 e p. 40; cf. anche P.M. FR,{sER, G.E. Be,c.N, T/5e

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partecipassero anche i òdpor della Perea a Camiro, mentre a Lindosembra che ne venisseto esclusi. Evidentemente le amministrazioni cit-tadine delle due città utilizzavano criteri diversi per le elezioni, o incor-poravano i territori della Perea secondo norme di{{erenti e comunque,abbiamo già sottolineato, come piuttosto che appartenere ai òdpot lacondizione per poter essefe eletti era quella di appartenere alle tre gul"oicittadine ed essere già stato incadcato di uno dei sacerdozi minori.D'altro canto è proprio la gestione del territorio che offre le maggioridifferenze tra Camiro e Lindo; in quest'ultima città infatti, se roviamonominati spesso i pootpoi come magistrati cittadini, non sappiamo inche rapporto questi fossero con il territorio e che tipo di divisioneamministrativa venisse applicata. Nelle altre città dove è conosciuta lapresenza di poorpoi, questi hanno in linea di massima una funzione ditipo religioso, "' così a Cos, Delfi e ad Ardania, ma a Pellene essi sono iresponsabili per le elezioni dei magistrati e ad Amorgos hanno in conse-gna i casi di scioglimento dei contratti pubblici. Per quanto riguardaRodi da ultimo la Sherwin - White, sulla scorta di quanto già scritto da

Hiller von Gaertringen " e da van Gelder,'{ sostiene che 'at Lindos,Ialysos and Camirus they acted as the councils of these <rold citiest>'.

Adpor, pootpoi e Kroivot sono tutti soggetti che partecipano inmisura diversa alla vita del santuario e te caratterizzar,o la vita religiosao politica. La mancanza di strutture amministrative pubbliche che appa-

lentemente carattetizza sia Lindo sia Camiro sembra essere un forteriferimento ad una gestione gentilizia q aristocratica delle magistraturelocali legate, almeno per Camiro, a struttwe politiche arcaiche che an-

cora soprawivono con vitalità durante tutto l'ellenismo. In questo am-

bito la stoa della teffazza mediana del santuario e soprattutto i suoiambienti retrostanti, identificabili con lo iepo0uteiov delle epigrafi, svol-gono un compito fondamentale all'interno della topografia del santuario.

Rhodian Peaea ard Ishnd (Oxford, 1954), p. 123. Sul problema cf. anchePucrress C^RR TET-rr 1956, pp. $-66.

" Sui poorpoi in generale cf. S.M. Snrrrur-l :urrl, Ancient Cos \Gét'tingen, 1978), p. 40 e p.212; K.F. HERMANN, Lehrbucb det giechiscben Suat*akqtime\ edizione a cura di H. Swooooa, (Tiibingen, 191r), p. 153; G. Bu-s<ttr, Griechische Staatshurdc (Mincien, 1920), pp. 487-488.

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Lurcr M. C,tuò

TESTT E MONUMENTI 457

GAMIFlEIPIANTA ARCHEOLOGICA

OELLA CITTA

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Fig. 1 - Pianta della città di Camiro. Elaborazione M. Cante, A. Ortega.

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Fig. 2 - Planimetria generale del santuario di Athana a Lindo. Da Lippolis 1993.

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TESTI E MONUMENTI

Fig. 3 " Prospetto ricostruttivo della stoa del santuario dell'acropoli a Camiro.Elaborazione L.M. Caliò, S. Strika.

Fig. 4 - Assonometria ricostruttiva del santuario dell'acropoli a Camiro. Ela-borazione L.M. Caliò, S. Strika.

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Fig. 5 - Ricostruzione dei livelli delle tettazze del santuario dell'acropoli a

Camiro. Elaborazione L.M. Caliò, S. Stika.