La Sindone di Gesù Cristo

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MELCHIORRE TRIGILIA

LA SINDONE DI GESÙ CRISTO

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MELCHIORRE TRIGILIA

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Tutti i diritti riservati

© Trigilia Cultura – Ispica – Aprile 2014

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IL TELO SINDONICO

Si tratta di un telo di lino, databile al I secolo d. C., lungo ca. 4,36 m. e largo 1,10, di colore giallo ocra, tessuto da artigiani palestinesi “a spina di pesce”, che ha subito nei secoli diversi restauri.

TELAIO ANTICO E TESSUTO SINDONICO A SPIGA

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MACCHIA DI SANGUE E BRUCIATURE

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BRUCIATURA E IMPRONTA DELL’IMMAGINE

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LA PRIMA FOTO DI SECONDO PIA 1898 La prima fotografia fatta da Secondo Pia nel 1898, ci donò l’immagine vera del volto e del corpo di Gesù. Essa risultò un negativo naturale, che nessun falsario avrebbe potuto inventare.

1) LA FOTO DI SECONDO PIA DEL 1898

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2)- L’OSTENSIONE DEL 1898

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TUTTO IL TELO Nelle foto di Giuseppe Enrie, del 1931, ancora oggi insuperate, si notano:

IMMAGINE ANTERIORE

...(A sinistra dal centro): 1) Il Volto e la ferita alla fronte; 2) La ferita al cuore nell’emitorace sinistro con la macchia di sangue; 3) Le ferite agli avambracci e al polso; 4) gli aloni dell’acqua usata per estinguere l’incendio del 1532, nella linea centrale e sui bordi; 5) Le otto bruciature causate dall’incendio del 1532 coi rappezzi triangolari fatti dalle Clarisse di Chambery nel 1534.

IMMAGINE POSTERIORE

(A destra dal centro): 1) Ferite alla nuca dovute al casco di spine; 2) Colpi di flagello nel dorso e arti inferiori; 3) Ferita del chiodo infisso nel tallone e pianta dei piedi.

3) IL TELO SINDONICO

FOTO ENRIE 1931

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LA TECA TECNOLOGICA. Dopo l’incendio del 1997, nel 2002 La Sindone è stata restaurata e custodita in una teca sigillata, a temperatura e umidità controllata, e resa sterile col gas argon.

4) LA TECA AD ALTA TECNOLOGIA IN CUI DAL 2002 È

CUSTODITA LA SINDONE

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VOLTO Nel 1931 Enrie ottenne le dette immagini in bianco e nero. Nel 1969 Judica Cordiglia fece le foto a colori e ai raggi ultravioletti. Nel 1976 -77 Gli americani Lore e Lynn e gli italiani Tamburelli e Balossino fecero la scomposizione elettronica dell’immagine e ottennero immagini tridimensionali.

5) VOLTO - FOTO ENRIE - 1931

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6) VOLTO – FOTO CORDIGLIA -1969

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7) IMMAGINE TRIDIMENSIONALE – 1976-77

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8) IMMAGINE TRIDIMENSIONALE – 1998

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9) GIANCARLO DURANTE - ELABORAZIONE 2010

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10) ELABORAZIONE 2010

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FORMAZIONE DELL’IMMAGINE SINDONICA

. Nel 1975-76, gli scienziati Jakson, Devan, Jumper, Mottern, accertarono che c’era una precisa relazione tra i chiaroscuri dell’impronta sindonica e l’intensità del contatto col corpo. Era certamente l’impronta di un corpo di carne Quindi con un potente microdensimetro e un grande computer usati per le foto astronomiche e spaziali, fu ricavata un’immagine a tre dimensioni. Dai successivi esami del 1978, risultò che nessun fluido colorato ha formato l’impronta, il cui pallido colore riguarda solo la superficie del telo e risulta fatta soltanto da una “decomposizione accelerata dei filamenti superficiali del lino a contatto della pelle del corpo, cioè fatta di niente”!

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11) NEL TESSUTO SINDONICO

SANGUE E IMPRONTA AL MICROSCOPIO

MA COME SI È FORMATA? Gli studiosi non riescono a spiegarlo. Infatti tutti i tentativi finora fatti, riguardanti solo il volto e non tutto il corpo e senza i suoi molti particolari non riproducibili, applicando sul viso di un cadavere o di un calco pezze di lino inumidito con grasso della pelle, sudore e miscele di aloe e mirra, citate nel Vangelo di Giovanni, hanno prodotto solo delle impronte per contatto con macchie rozze, pesanti ed imprecise, e al microscopio non strutturate come l’Impronta Sindonica, e diverse da essa. Il Dott. Sebastiano Rodante di Siracusa, dopo numerosi esperimenti e tentativi durati più di 50 anni, ha accertato che la tela di lino si comporta come una pellicola fotosensibile. L’impronta si è potuta formare perché il corpo del Crocifisso non si è corrotto, come dice la Sacra Scrittura, e grazie a un lampo di luce simile a quello che rifulse attorno a S. Paolo nella via di Damasco, e a Cristo nella Trasfigurazione. E’ stato il lampo della Resurrezione!

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Una conferma l’hanno dato di recente gli scienziati del centro ricerche dell’Enea di Frascati, che hanno usato un potentissimo raggio laser a eccimeri. Invero gli scienziati sanno che la luce naturale, nelle sue due direzioni, radiale e direzionale, non può dare origine a un’immagine. L’impressione dell’immagine dunque è avvenuta in modo miracoloso, nell’istante della Resurrezione che generò l’esplosione di luce poi sparita. Alla fine del 2011 sono stati pubblicati i risultati degli studi condotti negli ultimi 5 anni. Queste le conclusioni: 1) La Sindone è datata al 1° sec. d. C. e non risale al Medioevo. 2) È stata provata l’assenza assoluta di pigmenti, e perciò si può dire che non è fatta da mano umana. 3) Il corpo fu avvolto in un telo e vi rimase per 40 ore, come dice il Vangelo. 4) L’interrogativo principale – come l’immagine del corpo s’impresse sul lenzuolo di lino – è rimasto senza risposta. Proprio ciò, secondo il rapporto, è una prova decisiva che la Sindone non può essere una contraffazione del Medioevo. L’ipotesi più verosimile è che l’immagine si impresse sul tessuto in seguito ad un lampo così potente che a tutt’oggi nel mondo non esiste un apparecchio capace di generare radiazione di una simile forza.

L’IMPRONTA DEL CROCIFISSO ...Gli accuratissimi esami dell’impronta, fatti dai più autorevoli in campo mondiale anatomo-patologi, medici legali, cardiologi e altri specialisti, hanno evidenziato che l’uomo della Sindone che vi fu avvolto, fu flagellato, coronato di spine, tormentato e crocifisso. Ecco i segni della sua passione e morte.

IL FLAGELLO ROMANO

...Abbiamo numerose testimonianze relative a questi flagelli negli scrittori latini e qualcuno, usato contro i martiri cristiani, è stato rinvenuto nellecatacombe romane. ...Tenuto conto che il flagello aveva in genere tre fruste con due piombini ciascuna detti taxilli, nella Sindone sono state contate 40 frustate anteriori e 80 posteriori, dal tronco fino alle caviglie, e ca. 660 ferite dei taxilli!

12) IL FLAGELLO ROMANO

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LA FLAGELLAZIONE Ministri erano due “lictores”, che portavano i “fasci”o flagelli, i quali erano simbolo e strumento di giustizia punitiva. Mentre secondo la legge giudaica (Deut. 25,2-3; II Cor. 11,24) non si dovevano superare le 40 frustate, e se ne davano al massimo 39, per i Romani non era prescritto alcun limite. Fu rivelato a S. Brigida di Svezia che Cristo si spogliò da sé delle vesti e abbracciando spontaneamente la colonna, vi fu legato; i flagelli non solo colpivano ma solcavano e laceravano tutto il suo corpo, il sangue sgorgava a rivi e si vedevano le costole scoperte”.

13 – 14 IMMAGINE ANTERIORE - POSITIVO E NEGATIVO –

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15-16) LE FERITE ED IL SANGUE

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17-18) POSTERIORE. NUCA, DORSO, GAMBE

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19) DORSO PARTICOLARE

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VOLTO E CAPO Gli accurati esami fatti nel 1975 evidenziarono chiaramente i traumatismi che sfigurano il Volto. Lo zigomo destro è tumefatto e la palpebra gonfiata e più rilevata della sinistra; il naso escoriato, come per una caduta, e la cartilagine nasale distorta, staccata dall’osso; la fronte tumefatta sopra il sopracciglio sinistro, ed il labbro gonfio così come la guancia. Queste ferite furono causate dai violenti schiaffi dati dai soldati e dalle cadute a faccia in giù, perché vi sono state rinvenute tracce di terriccio. Non solo sulla fronte, ma anche sulla nuca e sui capelli, ci sono numerose colature sinuose di sangue, che sgorgano da numerose piccole ferite intorno al capo e che salgono fino alla calotta occipitale; sono certamente state provocate da un casco e non da una corona di spine, imposto con violenza sulla testa. La traccia sulla fronte, simile ad un 3 rovesciato, è una colatura di sangue sgorgata da una ferita della vena frontale e dovuta alla contrazione del muscolo, in reazione spasmodica al dolore causato dagli aculei. I coaguli sono 13; 30 le lesioni temporali e 20 le occipitali. La sofferenza fu atroce per la sensibilità altissima del capo. Dice ancora S. Brigida: “La corona di spine fu premuta e trafisse con tale violenza il capo del Signore che il sangue sgorgando riempìva gli occhi, scendeva sulla fronte e scorreva con più rivoli sulla faccia, in modo che il volto appariva tutto coperto di sangue”.

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20) IL CASCO DI SPINE (RICOSTRUZIONE)

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21) LE FERITE SUL

CAPO E SUL VOLTO

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LA CROCE Come affermano gli antichi scrittori il legno trasversale portato dal condannato detto “patibulum” era portato sulle spalle fino al luogo della crocifissione. ..“Porti il patibolo per la città e poi sia affisso alla croce” dice Plauto. Nel telo sindonico, all’altezza della zona scapolare sinistra e sovrascapolare destra, si osservano delle ecchimosi a forma quadrangolare, riferibili ai segni lasciati da un oggetto pesante e ruvido, poggiato obliquamente sulle spalle, che va identificato col “patibulum”. La ferita alla tibia prova inoltre che l’estremità del patibolo era legata ad essa con una fune.

22) IL PATIBOLO

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23) IL CORTEO

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24) LA “VIA C RUCIS ”

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25) I SEGNI DEL “PATIBULUM” SULLE SPALLE

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INCHIODATURA Giunto nel luogo della crocifissione, il condannato veniva inchiodato nelle mani sul patibulum, il quale veniva sollevato sistemato sopra lo “stipes” già eretto. Sullo stipes veniva infisso il terzo chiodo ai piedi. La croce poteva avere la forma di T, a tre punte (la croce detta “commissa”), oppure a quattro punte (croce detta “ immissa o capitata”). Dai Vangeli, e da altre fonti risulta che Cristo fu affisso su una croce “capitata”, nel cui braccio superiore venne messo il titolo della condanna.

26) INCHIODATURA DELLE MANI

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27) SOLLEVAMENTO

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28) INCHIODATURA DEI PIEDI SULLO “STIPES”

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BRACCIA E MANI Le braccia sono distese, anche se la loro immagine non è più visibile per le bruciature dell’incendio di Chambery. Sugli avambracci, leggermente flessi all’altezza del gomito, sono visibili lunghe colature di sangue.

29) FERITE E SANGUE SU BRACCIA E MANI

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MANI La mano sinistra è sovrapposta alla destra. Sul polso sinistro è ben visibile una caratteristica chiazza di sangue, formata da due colature divergenti. Manca l’impronta del pollice perché era stato leso il nervo mediano. Il sangue fuoriesce da una ferita di forma ovale, dovuta alla lesione di uno strumento appuntito, quale un chiodo, sul quale è stata esercitata una trazione. La ferita non si presenta nel palmo della mano, secondo l’iconografia tradizionale e come si credeva fino a tempi recenti (e ancora oggi qualche scienziato continua ad affermarlo), ma nel polso, esattamente in uno spazio libero fra le ossa del carpo, chiamato “spazio di Destot”. L’infissione veniva fatta in tale sede per rendere sicuro il fissaggio delle braccia alla croce. Infatti i tessuti del palmo della mano non possono reggere il peso del corpo senza lacerarsi. Ne abbiamo avuto sicura conferma dal ritrovamento nel 1968 nei pressi di Gerusalemme dello scheletro di un crocifisso del I secolo, un certo Giovanni figlio di Hagkul, coi chiodi infissi nei polsi.

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30) POLSO. POSTO DELL’INFISSIONE DEL CHIODO

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31) PARTICOLARE DELLA FERITA

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32) LA FERITA DEL CHIODO

ARTI INFERIORI.

Sulle gambe sono evidenti i caratteristici segni del flagello; le ginocchia presentano delle escoriazioni, certamente dovute a cadute, perché in esse ed anche nelle piante dei piedi che erano scalzi, sono state individuate tracce di terriccio . L’esame al microscopio ha accertato che si tratta di aragonite, minerale presente nel Calvario. Sappiamo al riguardo da Plauto che insulti, colpi di picca e urtoni non venivano risparmiati agli infelici che cadevano sotto il peso. La Sindone dunque conferma la pia tradizione delle tre cadute durante la Via Crucis ed integra il Vangelo, dove non è detto espressamente che Gesù sia caduto.

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33) FERITE NELLE GAMBE E NEI PIEDI

I PIEDI

Poiché la pianta del piede sinistro è nitidamente impressa, mentre del destro è visibile solo la parte posteriore, la crocifissione è avvenuta con un solo chiodo, infisso nel secondo spazio metatarsale, sovrapponendo il piede sinistro al destro. Sulla pianta del destro si nota il foro di uscita del chiodo, da cui fuoriescono due rivoli di sangue che scendono verso le dita, mentre altri scendono verso il calcagno.

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30) FERITE AI PIEDI -PARTICOLARE

LE POSIZIONI DI SOLLEVAMENTO ED ACCASCIAMENTO Questi rivoli, come quelli delle mani, sono dovuti alle due posizioni di accasciamento e raddrizzamento, poggiando sui piedi, assunte dal crocifisso prima di morire. Verosimilmente ciò avvenne quando Cristo, nei momenti estremi dell’agonia, pronuncia le ultime parole, dà gli estremi affannosi respiri, gonfia il torace a botte e versa altro sangue. Già dal XIII secolo, in pittura e scultura i Crocifissi hanno un solo chiodo ai piedi. Certamente però questo terzo chiodo doveva essere più lungo per poter fissare i due piedi; e così e quello trovato infisso nel calcagno del detto scheletro del I secolo.

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31) LA POSIZIONI DI SOLLEVAMENTO

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32) ACCASCIAMENTO DEL CROCIFISSO

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33) VAN DYCK.

CROCIFISSO CON DUE CHIODI AI POLSI ED UNO AI PIEDI

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LA FERITA AL COSTATO. Sulla parte destra del petto, spicca una chiazza di sangue che fuoriesce da una ferita. L’estesa macchia, in parte distrutta dall’incendio del 1532, ha forma ovoidale e misura circa cm 4x15 x 1,5. La lama della lancia che l’ha inferto penetrò per circa 10 cm, verso la sinistra in alto, fra la quinta e la sesta costola nell’emitorace destro, fino a trafiggere l’orecchietta destra del cuore. Questa macchia di sangue non è però così omogenea come le altre, sgorgate dal corpo vivo, perché è dovuta a sangue effuso dopo la morte e quindi non uscito sotto l’impulso della pressione cardiaca, ma semplicemente per forza di gravità. Questo sangue uscito dal cuore, la cui colatura continua sul dorso all’altezza della vita, formando la cde. “cintura di sangue”, si presenta circondato da un alone sieroso costellato da macchie rossastre, come avviene per il sangue uscito da un cadavere in cui la parte sierosa si è già separata da quella corpuscolata. Tutto corrisponde perfettamente a quanto scrive l’evangelista Giovanni, testimone oculare (19,33): “Non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati “perforò”, con una lancia, il suo fianco e subito ne uscì sangue ed acqua.”

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34) IL COLPO DI

LANCIA AL CUORE

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35) LA FERITA AL COSTATO

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36) IL POSTO DELLA FERITA. LA MACCHIA DI SANGUE

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37) LA FERITA DEL COSTATO E LA CD. “CINTURA DI

SANGUE”

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38) DETTAGLI ANATOMICI DELLA FERITA AL CUORE

LA MORTE . Sulle cause della morte del Crocifisso, ci sono pareri diversi fra gli specialisti. E’ verosimile che essa fu conseguente ad una pluralità di fattori. In un soggetto lungamente provato, privato di liquidi e quindi in una situazione di sangue iperdenso, iperviscoso e povero di ossigeno, alla fatica, al dolore, allo shoch, si sovrapposero l’asfissia meccanica da crocifissione e, alla fine, un’ischemia cardiaca terminale. Altri cardiologi parlano di infarto cardiaco dovuto ai violenti traumi interni ed esterni subiti. Un episodio iperacuto di questo genere giustifica, secondo il dott. Baima Bollone, un intensissimo dolore, un forte grido ed una morte come quella descritta dai Vangeli. Noi rileviamo però che non si spiega il forte grido in un individuo fortemente debilitato, capace al più di emettere un flebile lamento, per cui è più verosimile che, come dice S. Alfonso, anche col “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”, detto ad alta voce, Cristo dimostrò la sua divinità, come riconobbe il centurione.

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IL TEST AL CARBONIO 14 (C.14). Un primo ufficioso esame al C.14 di due campioni del telo sindonico fu fatto nel 1973 e diede risultati incerti: uno del II e l’altro del X secolo. Nel 1988 furono fatti gli esperimenti ufficiali in tre laboratori, Oxford (GB) Tucson (USA) e Zurigo, che diedero la data compresa fra il 1260 e il 1390. A questa datazione oggi nessuno crede, nemmeno coloro che vi parteciparono. Anzitutto essa è contraria a tutte le altre indagini interdisciplinari, che invece confermano che si tratta proprio della Sindone di Gesù Cristo: anatomia, medicina legale, biologia, antropologia, archeologia, studi biblici, storia, fotografia a due e tre dimensioni, elettronica, informatica, studio dei pollini fossili, fisica, chimica, storia dell’arte ecc. Inoltre bisogna tener conto che il frammento prelevato ed usato per la datazione al C.14, era un rattoppo e non faceva parte del telo originale, perché il suo peso medio di 42, 85 mgr. per cm2 era molto superiore a quel- lo medio dell’originale, 23,2, calcolato con estrema precisione.

Molte le cause dell’errore. 1) In primo luogo è stata ufficialmente dichiarata e comprovata una percentuale inferiore al 5% di esattezza della datazione; è sicuro poi che negli esami ci furono gravi variazioni di tempi e procedure e sembra fondato anche l’intervento di autorevoli Massoni americani e inglesi, con nomi e cognomi; mentre furono esclusi gli esperti dello STURP e del Vaticano. 2) I due metodi usati, detti dei radioconteggi e della spettometria di massa, hanno portato più volte a risultati contrari e assurdi, con scarti di secoli o addirittura di millenni. 3) Ancora non furono applicati i fattori di correzione, che aumentano la componente di C.14 e fanno risultare la datazione più recente: incendi, funghi, batteri, fumi delle candele e tocchi di mani. Perciò lo scienziato russo Koutznestov, che ha effettuato prove sperimentali rigorose su tessuti sicuramente del primo secolo sottoposti ai detti fattori, dalle quali sono risultate datazioni molto più recenti, considera inattendibili questi esami sulla Sindone, che può essere databile al I secolo. La prova definitiva fu data nel 2000. I coniugi americani Sue Benford e Joe Marino accertarono che il frammento esaminato al C.14 è stato ritagliato e riparato nel sec. XVI con filo di cotone intrecciato con motivo a spina diverso dal telo di lino sindonico; la datazione perciò risultava errata! Lo scienziato Ray Rogers, che fino allora sosteneva la datazione al C.14, prima della sua morte nel 2005, riesaminò alcune piccole parti del frammento della Sindone, ancora conservati nel laboratorio di Tucson e confermò che l’area del frammento era stata ritessuta con cotone fissato

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con vernice! Ulteriori accurati esami fatti nel 2008 hanno confermato che il campione prelevato era il peggiore possibile ed era certamente di cotone e non di lino. Purtroppo nel 2002 il telo è stato trattato con un potente insetticida, il timolo, che rende ora impossibile la datazione al C.14. L’esame potrebbe però essere fatto su un frammento del telo bruciato; ma il prelievo non è stato autorizzato. E’ IMPOSSIBILE E ASSURDO CHE LA SINDONE SIA OPERA DI UN

FALSARIO DEL MEDIOEVO Infatti: 1) Avrebbe anzitutto dovuto avere un telo tessuto secondo la tecnica dei primi secoli d. C., diversa da quella del suo tempo. 2) Inoltre doveva procurarsi un uomo dal viso simile a quello sindonico, torturarlo con i flagelli romani, diversi da quelli medievali, casco di spine e non una corona, lesioni alla schiena per il patibulum, appenderlo alla croce con tre e non quattro chiodi, nei polsi e non nelle mani, colpirne il cuore con un colpo di lancia al costato, ma subito dopo la morte, in modo da farne uscire sangue e acqua, e non dopo altro tempo, perché il sangue si raggruma. E per giunta nel Medioevo, in cui nulla si sapeva della circolazione del sangue, della differenza fra il venoso e l’arterioso e fra quello dell’uomo vivo e del morto, e del morto da poco tempo e in seguito! 3) Inoltre avrebbe dovuto sottrarre il corpo dal lenzuolo senza alterare l’immagine e le tracce del sangue con spostamenti, cosa impossibile anche oggi! 4) Ancora, conoscere cinque o sei secoli prima la tecnica fotografica per produrre un’immagine in negativo e per giunta a tre dimensioni, mentre tutti i dipinti e le foto sono a due dimensioni! 5) Procurarsi i microscopici pollini delle piante, che crescono in Palestina, Siria e Turchia e metterli nel telo sindonico; e questo secoli prima della scoperta del microscopio! 6) Ancora avere monete romane del tempo, come quelle scoperte sul volto sindonico. 7) E conoscere il latino, il greco e l’ebraico per imprimere le lettere in queste lingue, scoperte sulla sindone. In conclusione perciò, ribadiamo, l’ipotesi del falsario medievale è assurda e assolutamente inverosimile. Ma, come dice il Signore, per chi non vuole credere, anche se un morto risuscitasse, fosse pure Cristo in persona, non crederebbe!

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IL SANGUE E LO S.T.U.R.P. L’assoluta certezza scientifica che sono macchie di sangue umano si ebbe nel 1978, grazie all’ imponente progetto S.T.U.R.P (Rapporto sulla Sindone di Torino). Vi presero parte i più qualificati scienziati nelle diverse discipline a livello mondiale, (Rogers, Jackson, Heller, Miller, Pellicori, Evans ed altri). Essi esaminarono la Sindone per 120 ore con le più perfezionate apparecchiature e tecniche allora disponibili, furono scattate 30000 foto, ed agli studi furono dedicati ben 150.000 ore. Gli esami a luce di Wood, ai Raggi X, agli Ultravioletti, all’infrarosso e termografici esclusero la presenza di coloranti, pigmenti, ocra e cobalto, colle e altro. Tutte le macchie fluoruscivano nella banda del sangue e si osservò lo spettro della metaemoglobina denaturata, che fa parte del sangue molto antico. Le ferite del costato e dei piedi avevano causato le più copiose emorragie e vi fu riscontrata una grande concentrazione di ossido di ferro biologico. Ma i risultati decisivi e inconfutabili furono ottenuti grazie ad esclusive apparecchiature speciali della massima precisione. Esse accertarono senza ombra di dubbio la presenza dei componenti del sangue: l’emocromogeno che da il colore rosso al sangue; i pigmenti biliari, azobilirubina e fluorescamina, e nei frammenti presi negli aloni giallastri, la sieroalbumina. Nell’agosto del 1981, un altro autorevolissimo scienziato, l’ebreo ortodosso Alan Adler, senza incertezze e pregiudizi, dichiarò: “E’ sangue, tutto sangue, solo sangue”, e confermò la presenza di albumina umana.

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39) GLI SCIENZIATI DELLO S.T.U.R.P.

I GLOBULI ROSSI

Nello stesso anno anche il Prof. Baima Bollone con la tecnica di immunofluorescenza ematologica e l’uso di anticorpi fluorescenti e del microscopio a luce ultravioletta, confermò la presenza di globuline umane. Con ulteriori esami col microscopio elettronico a scansione ha individuato globuli rossi umani e accertato che il sangue appartiene al gruppo AB. Più di recente il Dott. Victor Tryon, ha identificato in due campioni il DNA dello stesso soggetto maschile. Simili ma più accurati esami sono stati fatti nel 1998 e seguenti sul sangue del Sudario di Oviedo (f. 48) che coprì il volto di Cristo e su quello di parte della Tunica del Signore custodita in Germania (f. 78), nei quali il sangue è più abbondante della Sindone. Il gruppo sanguigno è

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risultato lo stesso, AB, ed è stata ricostruita tutta la catena del DNA nei due cromosomi X ed Y, maschile e femminile. Secondo noi, la presenza del cromosoma maschile non è contrario al concepimento Verginale della Madonna, perché Dio ha certo potuto operare per miracolo il concepimento con un ovulo fecondato col seme della stessa stirpe di Davide (trasmesso di generazione in generazione), di cui Cristo è detto figlio, senza che perciò Maria si sia unita né a S. Giuseppe né ad altri uomini, come ella dice all’Angelo: “non conosco uomo”; e rimanendo quindi, secondo la dottrina della Chiesa, dei Padri e dei grandi Dottori, vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Per quanto riguarda la possibilità di clonazione, si potrebbe generare un gemello, ma si sa che i gemelli, specie se crescono in luoghi, tempi, modi e condizioni diverse, sviluppano pensieri, sentimenti, comportamenti, opere diverse.

40) DUE GLOBULI ROSSI DELLA SINDONE

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I POLLINI Nel 1973 il criminologo svizzero Max Frei Sulzer prelevò dal telo sindonico e scoprì al microscopio elettronico a scansione i pollini di 59 specie di piante. In quattro anni di viaggi riconobbe pollini di piante europee, poi di altre della zona di Costantinopoli-Istanbul, e ben venti esclusive dell’altopiano dell’odierna città di Urfa, l’antica Edessa in Turchia, dove dal secondo al decimo secolo era stato venerata la Sindone. Ma i rinvenimenti più importanti Frey li fece nella zona del Mar Morto, ed infine, proprio nelle mura di Gerusalemme. I pollini dunque confermavano sia la provenienza della Sindone da Gerusalemme, sia la sua presenza nei luoghi segnati dalla tradizione: il Mar Morto, l’Anatolia, Costantinopoli, la Francia centrale, la Savoia, il Piemonte. I dati della rigorosa ricerca e riconoscimento dei pollini del Frei sono stati confermati di recente da botanici americani ed israeliani.

41) I POLLINI

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TRACCE DI ALOE E MIRRA Oltre i pollini sono stati scoperti anche particelle di aloe e mirra, usate nelle sepolture degli Ebrei al tempo di Gesù.

42) TRACCE DI ALOE E MIRRA

LE DUE MONETE SUL VOLTO SINDONICO.

Negli anni 1977-79, lo storico inglese Jan Wilson, gli italiani Tamburelli e Ugolotti rilevarono e identificarono le impronte di due monete, sulla palpebra dell’occhio destro e sul sopracciglio sinistro del volto sindonico: un simpulum ed un dilepton lituus, con la figura di un bastone ricurvo, co- niati sotto Pilato nel 29 d.C.; l’elaborazione elettronica ha consentito di leggervi le lettere greche Y CAI, che fanno parte del nome “Tiberio Cesare”. L’identificazione è stata possibile grazie al ritrovamento di parecchie monete simili. Diversi ritrovamenti in tombe ebraiche del primo secolo d.C. di monete romane poste sugli occhi dei defunti hanno confermato questa usanza presso gli Ebrei, mentre i Greci ed i Romani mettevano in bocca il cd. obolo per Caronte.

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43) LE DUE MONETE SUL VOLTO SINDONICO

44) POSTO DELLE DUE MONETE

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45) IMPRONTA DELLE DUE MONETE NELLA SINDONE E DUE

MONETE ORIGINALI

LE SCRITTE SULLA SINDONE. A partire dal 1978 e fino ai nostri giorni molti insigni storici, archeologi, papirologi ed esperti di paleografia, hanno rilevato nella Sindone numerose scritte in latino, greco ed ebraico. L’italiana Barbara Frale, paleografa dell’Archivio segreto vaticano, ha accertato che risalgono alla Gerusalemme del tempo di Tiberio (14-37 d.C.). Oltre al nome Yesous Nazarenos, scritto sopra l’arcata sopraciliare sinistra, altre parole sono state interpretate in modo sicuro o con qualche incertezza. In latino si leggono le parole “IN NECEM”, cioè “in morte”; ed IBER, residuo del nome dell’Imperatore Tiberio; ed ancora “deposto all’ora nona”. In ebraico: “il Re dei Giudei” . Anche queste scritte hanno un’enorme importanza per l’autenticità della Sindone e confutano la datazione dell’esame al C.14.

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46) LE SCRITTE

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47) DETTAGLIO DELLE SCRITTE

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STORIA DELLA SINDONE

SINDONE E SUDARIO NEI VANGELI Contrariamente a quanto si dice, grazie specialmente alle recenti scoperte nel “mare magnum” delle fonti antiche, ebraiche, greche, latine, orientali, abbiamo numerose, sicure e particolareggiate testimonianze sulla Sindone di Torino, dal I al XIV secolo, tempo del presunto inesistente falsario. Possiamo solo farvi cenno. Anzitutto nel Vangelo di Giovanni risultano ben distinti il telo sindonico in cui fu avvolto il corpo di Cristo morto ed il “sudarion” che coprì soltanto il suo volto. Per il telo Giovanni usa il termine “otonia”, che non ha valore di “piccoli panni di lino” ma di “grande telo” e corrisponde perciò al termine “Sindon” degli altri evangelisti Entrambi questi “teli” ci sono pervenuti: la Sindone di Torino ed il

SUDARIO DI OVIEDO IN SPAGNA.

Questo Sudario è custodito nella Cattedrale di San Salvator di Oviedo (Asturie – Spagna). Recenti rigorosi studi storici e scientifici, confermando l’antica tradizione, hanno dimostrato autentico questo telo di lino di 84x53 cm. Esso però non porta l’immagine di Cristo come la Sindone, ma è simile ad essa per la trama e la torcitura antioraria; il tipo di lavorazione ed anche i pollini sono gli stessi della Sindone e rimandano alla Palestina del I sec. Inoltre le macchie di sangue su fronte, naso e barba confermano le ferite del casco di spine e quelle sul volto del crocifisso e sono sovrapponibili al telo sindonico ed il gruppo sanguigno AB è lo stesso! Le macchie sono più abbondanti perché essendo il sudario stato posto prima sul viso, ha assorbito più sangue. L’esame del carbonio 14 ha dato una datazione al VII sec. d.C., ma è considerato inattendibile dagli stessi esecutori del test, a causa dell’eccessivo inquinamento dei campioni. Inoltre poiché abbiamo sul sudario documenti sicuri risalenti al VII secolo, ne possiamo dedurre un’ulteriore prova dell’antichità ed autenticità della Sindone.

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IL SUDARIO DI OVIEDO

LA SACRA TUNICA DI TREVIRI Nella Cattedrale di Treviri (Germania) è custodita la tunica indossata da Cristo, “tessuta tutta d’un pezzo, senza cuciture da cima a fondo”, come dice S. Giovanni nel suo Vangelo, e che dopo la crocifissione rimase intera e fu tirata a sorte fra i soldati. (Il 15 aprile 2012, in occasione dell’ostensione pubblica, nel V centenario della prima esposizione, Papa Benedetto XVI ha mandato al vescovo di Treviri un messaggio commemorativo). L’esame delle macchie di sangue ha dato gli stessi risultati della Sindone e del Sudario di Oviedo.

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LA TUNICA DI CRISTO DELLA CATTEDRALE DI TREVIRI

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IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO . Questo velo col volto di Cristo vivo e non sofferente, ma che corrisponde al volto insanguinato della Sindone, è custodito nell’omonimo santuario della cittadina di Manoppello, in provincia di Pesaro. Ha delle caratteristiche straordinarie: caso unico al mondo, l’immagine è visibile identicamente da ambedue le parti; inoltre, come la Sindone non si spiega come sia stata impressa, perché non contiene tracce di pittura né di acquerello.

IL SACRO VOLTO DI MANOPPELLO

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INTERNO DEL SEPOLCRO Dopo la Resurrezione, la Sindone fu presa da S. Pietro. Nel 42 d.C. è trasferita a Qumran nel Mar Morto e custodita dagli Esseni cristiani. Da lì a Pella oltre il Giordano e nel II sec. prima a Beirut e poi ad Edessa, oggi Urfa nell’odierna Turchia.

49) RICOSTRUZIONE DELL’INTERNO DEL SEPOLCRO

50) UNA GIARA SIMILE A QUELLA IN CUI FU AVVOLTA LA

SINDONE

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IL RE ABGAR COL MANTYLION In due narrazioni posteriori è detto che il Re di Edessa, Abgar il Nero, mandò a Gesù un corriere col compito di farne un ritratto, ma portò al Re soltanto la sua immagine impressa su un telo, che è detta acheiropoietos, cioè non fatta da mano d’uomo, e il telo tetradiplon, cioè “piegato due volte in quattro”. Questo telo, detto poi anche “mandylion” (piccolo manto) era dunque piegato e messo in un reliquiario con un foro che faceva vedere solo l’impronta del volto.

51) MINIATURA DI MANOSCRITTI BIZANTINI. IL RE

ABGAR COL “MANDYLION”.

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SECC.VI-VII Da alcuni storici del VI secolo sappiamo che nel 525, nelle mura di Edessa, dov’era stata nascosta, fu riscoperta l’immagine sacra, la quale liberò la città dall’assedio del re persiano Cosroe. Altri autori posteriori la descrivono come un lino messo a contatto con un corpo bagnato, su cui sono impresse tutte le membra di Cristo; l’immagine vi appare invertita e dai contorni incerti, come in uno specchio ed è fatta senza l’uso di colori; proprio com’è la Sindone. Il ritratto del volto di Cristo si diffuse ovunque e fu riprodotto in molte immagini e anche monete nell’impero d’Oriente.

52) CRISTO PANTOCRATORE. ICONA DEL MONASTERO DI

S. CATERINA NEL SINAI. SEC. VI

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53) IL VOLTO SINDONICO DEL VASO DI EMESA - SEC. VII

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54) SOLIDUS AUREO DI GIUSTINIANO II – SEC. VII

LA SINDONE A COSTANTINOPOLI Nel 943 d.C., gli Imperatori bizantini Romano I e Costantino Porfirogenito fecero trasferire da Edessa a Costantinopoli la Sindone. Nei racconti dell’avvenimento è detto che in essa si poteva vedere “non solo il santo viso, ma tutta la figura del corpo” e che l’impronta è segnata dalle gocce di sudore e di sangue nel volto e dalla presenza della colatura di sangue ed acqua usciti dal costato. E’ importante rilevare che dopo il X secolo, cambia nell’arte bizantina la rappresentazione del Crocifisso e del suo volto: non più uomo vivo con gli occhi aperti, senza corona di spine e in atteggiamento regale, ma uomo dei dolori morto in croce col cuore trafitto.

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55) L’IMPERATORE COSTANTINO VII RICEVE LA SINDONE

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IL CODICE PRAY Nel Codice Pray della Biblioteca Nazionale di Budapest, datato con certezza tra il 1150 e il 1195, il miniaturista ha raffigurato non solo il telo con l’impronta del Cristo, ma anche il pollice piegato all’interno della mano, la trama del lino a spina di pesce e perfino i piccoli fori a forma di “Elle”, prodotti da un incendio diverso da quello del 1532! Il prezioso telo detto “Sindon”, era stato mostrato dall’Imperatore d’Oriente Manuele II Comneno in occasione del matrimonio di sua figlia col principe ereditario Bela d’Ungheria. Nella prima scena il corpo morto di Cristo è posto sopra un lenzuolo. Accanto ci sono S. Giovanni e Giuseppe d’Arimatea, che vi versa sopra il liquido di un vasetto. Nella seconda scena ci sono le donne davanti al sepolcro vuoto e l’angelo che annuncia la resurrezione ed indica il telo ed il sudario.

56) IL CODICE PRAY E LE BRUCIATURE

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57) LE BRUCIATURE NELLA SINDONE E NEL CODICE PRAY

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IL SACCO DI COSTANTINOPOLI . Nel 1204, durante la IV Crociata, Costantinopoli fu orrendamente saccheggiata. Anche il Mantylion- Sindone fu trafugato.

IL TESTO DI R. DE CLARY.

Il Crociato Robert de Clary attesta che la Sindone in cui fu avvolto il Signore si trovava nel Monastero delle Blacherne e che quando nei venerdì santi veniva esposta si poteva vedere tutta la figura.

58) BRANO DEL TESTO DI R. DE CLARY MS. 487

LA SINDONE ED I TEMPLARI.

1260 e seguenti. In questi ultimi anni, Barbara Frale ha sfatato i vecchi pregiudizi sulla presunta eresia dei Templari, e sulle loro pratiche di magia, occultismo e conoscenza di antichissimi saperi religiosi. Tutte false accuse, mentre il culto alla Sindone da loro prestato, anche se segreto, era lecito e non idolatrico, perché prestato alla vera reliquia di Cristo. La Sindone ricompare nei documenti del processo intentato dal Re di Francia Filippo II contro i Templari. Essi erano riusciti, intorno al 1260-65, tramite il potente dignitario templare Amaury de la Roche, ad entrare in possesso della Sindone, custodita proprio ad Atene dalla nobile famiglia De La Roche, con cui era imparentato.

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59) CAVALIERI TEMPLARI.- MINIATURA DEL SEC. XIII

60) L’ICONA DELLA CAPPELLA TEMPLARE DI TEMPLECOMBE

Una conferma significativa fu data dal ritrovamento nella chiesa templare di Templecombe in Inghilterra di un pannello di legno risalente al 1275-1300, che riproduce il telo sindonico. I Templari custodivano la Sindone nel più geloso segreto, perché il Concilio IV Lateranense aveva comminato la scomunica contro il traffico delle reliquie. È verosimile che i Templari abbiano custodito la corona di spine. Essa nel IV sec. si trovava a Gerusalemme, poi fu portata a Costantinopoli e nel 1289 i Templari la donarono alla cattedrale di Notre Dame di Parigi. Non ha spine perché sono state donate ad altre chiese cristiane. Custodirono anche il calice dell’ultima cena, il famoso Sacro Graal, ricercato da Hitler per i suoi presunti poteri magici, e che va probabilmente identificato con quello custodito nella cattedrale di Valencia (Spagna).

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Nella metà del 1300 la Sindone ricompare nelle mani di un Cavaliere francese, Geoffroy de Charny, nipote dell’omonimo potente dignitario templare morto sul rogo nel 1314. Dunque la reliquia era passata in proprietà di questa famiglia, che la fece custodire da una collegiata di canonici in una piccola Chiesa presso Lirey in Francia. Quando nel 1356 Geoffroy morì, la vedova e i figli, spinti da necessità economiche, promossero delle ostensioni della reliquia. Questo attirò l’ostilità del Vescovo di Troyes, Pierre d’Arcis, che scrisse a Clemente VII, antipapa in Avignone, denunciando che il telo era un falso. Clemente VII però, pur dando credito all’accusa, non proibì le esposizioni. Lo stesso esito ebbe l’appello del Vescovo al Re di Francia Carlo VI.

60)L’ICONA DELLA CAPPELLA TEMPLARE DI

TEMPLECOMBE

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LA SINDONE AI SAVOIA. L’ultima erede della famiglia Charny, Margherita, prima di morire nel 1459, ne fece donazione al duca Ludovico di Savoia, che la custodì nel suo Palazzo di Chambery. Nel 1473 Papa Sisto IV dichiarò autentica la Sindone. Nel 1507 Papa Giulio II ne fissò la festa il 4 maggio. Sono ben noti gli avvenimenti successivi: il rogo del 1532, il trasloco nel 1578, ad opera del Duca Emanuele Filiberto di Savoia, a Torino, dove venne venerata solennemente da S. Carlo Borromeo. Nel 1697 fu custodita nella magnifica Cappella del Guarini; nel 1982 fu donata da Umberto di Savoia alla Santa Sede. Nel 1997 un incendio bruciò la Cappella, ma la Sindone fu salvata. Il restauro sarà completato nel 2015, in occasione della nuova ostensione e della visita di Papa Francesco.

61) 1578 – EMANUELE FILIBERTO MOSTRA LA SINDONE A

S. CARLO BORROMEO

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62) LA CAPPELLA DELLA SINDONE PRIMA DELL’INCENDIO

DEL 1997

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63) IL SANTO VOLTO DEL VATICANO

CAPPELLA MATILDE

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LE RELIQUIE

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64) LA “LANCIA DI LONGINO”

DEL PALAZZO IMPERIALE HOFBURG DI VIENNA

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65) LE RELIQUIE DI S. CROCE IN GERUSALEMME A ROMA: (A

SINISTRA) L’ASTA DELLA LANCIA; (IN ALTO A DESTRA) LE DUE SPINE; (AL CENTRO) IL RELIQUIARIO COI FRAMMENTI DELLA CROCE; (IN BASSO) IL CHIODO ED IL TITOLO DELLA

CROCE

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66) IL SACRO GRAAL DELLA CATTEDRALE DI VALENCIA

(SPAGNA)

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67) LA RELIQUIA DEL SANGUE DI GESÙ IN S. ANDREA

MANTOVA

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68) LA COLONNA DELLA FLAGELLAZIONE DI SANTA

PRASSEDE - ROMA

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LA SINDONE NELL’ARTE

AMBROGIO LORENZETTI (1285-1348) DEPOSIZIONE

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ANDREA DI BARTOLO (M. 1428). PIE TÀ

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SANDRO BOTTICELLI (1455-1510). PIETÀ

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MAESTRO AUSBURGHESE (1467-1505). PIETÀ

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EL GRECO LA VERONICA SEC. XVI

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SEC. XVII. ANONIMO. ACQUERELLO

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SEC. XVII. LA COPIA DI ACIREALE

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SEC. XVII. JEAN GASPARD BAUDOIN.

SEPOLTURA E GLORIA DELLA SINDONE

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LA TEOLOGIA E’ impossibile purtroppo esporre, nemmeno in breve, la retta dottrina della Chiesa, sulla passione e morte di Cristo, trattata in numerose opere dei Santi Padri e Dottori. Certamente la migliore sintesi è contenuta nelle Questioni 46-51 della Parte Terza della Summa Teologica di S. Tommaso, che Papi, Vescovi, Sacerdoti, Teologi e tutti i Cristiani che ne sono capaci, dovrebbero leggere e meditare, anche per evitare errori ed eresie sempre pullulanti nella storia della Chiesa. (Posso solo accennare ai titoli delle 6 questioni, ma non ai loro quaranta articoli: La 46 tratta “Della Passione di Cristo”; la 47 “Della causa efficiente della Passione di Cristo”; la 48 “Dell’effetto della Passione di Cristo”; la 49 “Degli stessi effetti della Passione di Cristo”; la 50 “Della morte di Cristo”; la 51 “Della sepoltura di Cristo”.)

LA PIETÀ Tutte queste considerazioni sulla Sindone, se generate solo dalla curiosità e non dalla vera fede, restano sterili e non portano alcun frutto, ma soltanto una breve, superficiale compassione per un uomo che ha tanto sofferto, ma che non è riconosciuto come nostro Signore e Salvatore. Se invece, mossi dallo Spirito di Dio, ci eserciteremo nella pietà che è utile per la vita presente e la futura, praticando con la pietà la giustizia, la pazienza, la fede, la carità, e meditando questo grande sacramento che è la Passione e Morte del Signore, Lo ringrazieremo per averci amato e dato sé stesso per noi e, assieme all’Apostolo, proclameremo con la bocca e col cuore (2Tim., 3,5); Gal.,6,14; ICor. 1,23): “Quanto a me non ci sia altro vanto che in Cristo Crocifisso, scandalo e stoltezza per gli altri uomini ma per noi potenza di Dio e sapienza di Dio”. Anche per la pietà c’è da perdersi nel “mare magnum” dell’Antico e del Nuovo Testamento e degli innumerevoli trattati, meditazioni, rivelazioni e affetti devoti dei grandi Santi, che, seguendo l’esempio e la parola di S. Paolo (IColoss., 24), il quale si vantava solo nella croce del Signore, portava “nel suo corpo le stimmate del Signore Gesù” ed esclamava “sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal., 2,20; 6,17), hanno preso parte e completato nella loro vita, nella loro anima e nel loro corpo, quello che manca alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Raccogliamo solo qualche fiore da questo immenso, magnifico giardino. Anzitutto la profezia di Isaia sul “Servo di Jahvè (53, 2ss.): “Non ha apparenza né bellezza… Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno di fronte al quale ci si copre la

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faccia. Eppure Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità; per le sue piaghe noi siamo stati guariti…”. E di Davide (Salmo 21): Io sono verme non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo…Hanno forato le mie mani e i miei piedi; posso contare tutte le mie ossa”.

Dai Discorsi di San Leone Magno Papa sulla Passione del Signore

Colui che vuole onorare veramènte la passione del Signore deve. guardare con gli occhi del cuore Gesù Crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la propria carne. Tremi la creatura di fronte al supplizio del suo Redentore. Si spezzino le pietre dei cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che giacevano nella tomba. Appaiano anche ora nella città santa, cioè nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi. si compia ora nei cuori. A nessuno, anche se debole e inerme, è negata la vittoria della croce, e non v'è uomo al quale non rechi soccorso la mediazione di Cristo. Se giovò a molti che infierivano contro di lui, quanto maggiore beneficio apporterà a coloro che a lui si rivolgono! L'ignoranza dell'incredulità è stata cancellata. È stata ridotta la difficoltà del cammino. Il. sacro sangue di Cristo ha spento il fuoco di quella spada, che sbarrava l'accesso al regno della vita. Le tenebre dell'antica notte hanno ceduto il posto alla vera luce. Il popolo cristiano è invitato alle ricchezze del paradiso. Per tutti i battezzati si apre il passaggio per il ritorno alla patria perduta, a meno che qualcuno non voglia precludersi da se stesso quella via, che pure si aprì alla fede del ladrone. Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi o troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l'impegno di conformarci al nostro Redentore, nell'imitazione dei suoi esempi. Nulla infatti egli fece o soffrì se non per la nostra salvezza, perché la virtù, che era nel Capo, fosse posseduta anche dal Corpo. «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), nessuno lasciando privo della misericordia, ad eccezione di chi. rifiuta di credere. E come potrà rimanere fuori della comunione con Cristo chi accoglie colui che ha preso la sua stessa natura e viene rigenerato dal medesimo Spirito, per opera del quale Cristo è nato? Chi non lo riterrebbe della nostra condizione umana sapendo che nella sua vita c'era posto per l'uso del cibo, per il riposo, il sonno, le ansie, la tristezza, la compassione e le lacrime?

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Proprio perché questa nostra natura doveva essere risanata dalle antiche ferite e purificata dalla feccia del peccato, l'Unigenito Figlio di Dio si fece anche Figlio dell'uomo e riunì in sé autentica natura umana e pienezza di divinità. È cosa nostra ciò che giacque esanime .nel sepolcro, che è risorto il terzo giorno, che è salito al d sopra dì tutte le altezze alla destra della maestà del Padre. Ne segue che se camminiamo sulla via dei suoi comandamenti e non ci vergogniamo di confessare quello che nell'umiltà della carne egli ha operato per la nostra salvezza, anche noi saremo partecipi della sua gloria. Si adempirà allora sicuramente ciò che egli ha annunziato: «'Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio, che è nei cieli» (Mt 10, 32).

Le promesse di Gesù a S. Margherita Alacoque e a S. Faustina

...“I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della misericordia”; “Oh! Venite: il mio Cuore è sempre aperto, ricco di inesauribili tesori, sicuro asilo di coloro che in Me sperano e confidano”. E nel 1931 a Santa Faustina Kowalska: “I raggi del mio Cuore significano Sangue ed Acqua. La sorgente della mia Misericordia è stata aperta dal colpo di lancia sulla croce. L’umanità sofferente deve rifugiarsi nel mio Cuore misericordioso ed Io la ricolmerò di pace”. Pregate così: “O Sangue ed Acqua che scaturite dal Cuore di Gesù, come sorgente di Misericordia per noi, io confido in Voi”.

Dalla Vita di S, Chiara di Assisi.

Una volta, nel giorno nel quale il Signore “amò i suoi fino alla fine”, ritiratasi nella sua cella, unita in preghiera al Signore nella sua agonia, si compenetrò così pienamente della sua tristezza e della sua passione e morte, che cadde riversa sul giaciglio. Per tutta la notte ed il venerdì santo seguente, rimase sempre fissa ad un’unica visione, come inchiodata con Cristo e del tutto insensibile. Quando si svegliò, alla consorella disse: Sia benedetto questo sonno, perché dopo averlo tanto desiderato mi è stato dato in dono”. E nella seconda lettera scrive alla Beata Agnese di Praga: “ Mira o Regina lo Sposo tuo divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e in tutto il corpo flagellato e morente fra i più struggenti dolori sulla croce. Medita e contempla e brama di imitarlo. Se con Lui soffrirai con Lui regnerai; se con Lui piangerai, con Lui godrai; se in compagnia di Lui morirai sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi ed il tuo nome sarà scritto nel libro della vita”. Dal legno della Croce lo Sposo divino si rivolge a noi

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nel cammino della vita con ineffabile amore: “O voi tutti ..fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio”. A Gesù che chiama e geme rispondiamo, assieme alla Sposa del Cantico dei Cantici, con una sola voce ed un solo cuore: “Non mi abbandonerà mai il ricordo di Te e si struggerà in me l’anima mia”. E se non abbiamo come San Francesco la Passione di Gesù impressa nel cuore e le sue stimmate nel corpo e non riempiamo di alti gemiti e lacrime le vie del mondo al ricordo della sua passione, e non siamo inebriati dal suo sangue, succhiato come Santa Caterina dalla piaga del suo costato, preghiamo almeno col serafico S. Bonaventura, meditando con la Vergine Madre Maria la Passione del Signore. O Vergine beatissima, per le angosce della passione, che fece fremere il tuo cuore, all’udire che il tuo Figlio dilettissimo era stato preso dagli empi, legato, trascinato e dato in preda ai tormenti…Per i gemiti e le lacrime da cui eri afflitta, al vedere presentare dinanzi al giudice il dolcissimo tuo Figlio, violentemente flagellato e colpito da scherni ed obbrobri…Per le angustie e gli spasimi, che provò il tuo cuore all’udire che il tuo amorosissimo Figlio fu condannato a morte col supplizio della croce… Per quella spada di dolore che trapassò la tua anima nel vedere il tuo amatissimo Figlio sospeso nudo sulla croce, trapassato da chiodi, dappertutto flagellato ed il corpo squarciato da profonde ferite… O Vergine santissima per la grave angustia ed il tormento che afflisse il tuo spirito, quando presso la croce contemplavi tuo Figlio, che in mezzo ad acerbissimi dolori emetteva quell’alto grido, affidandoTi a Giovanni, perché ti onorasse come Madre, e consegnava nelle mani del Padre il suo spirito…O Vergine purissima, per le lacrime e gli acerbi sospiri che non potevi contenere mentre sgorgavano come fonte dal profondo del tuo cuore, allorché, come piamente si crede, Ti affrettavi ad abbracciare il corpo esanime del Figlio tuo deposto dalla croce, le cui guance un tempo splendenti e le labbra vermiglie Ti apparivano cosparse di pallore mortale; e lo scorgevi tutto percosso, illividito e tumefatto, flagellato con piaga su piaga…O Vergine gloriosissima, per i singulti e i sospiri e gli indicibili lamenti da cui era afflitto il tuo cuore nel vederTi togliere dalle braccia e chiudere nel sepolcro, il tuo Unigenito, conforto dell’anima tua; rivolgi i tuoi occhi misericordiosi a noi, esuli figli di Eva, che in questa valle di lacrime Ti invochiamo e a Te sospiriamo. Tu, clemente, pia, dolce Vergine Maria, liberaci da tutti i mali e dai peccati e vizi che inquinano il cuore e la vita nostra, come dice il Signore Gesù: “Propositi malvagi, omicidi, adulteri, prostituzioni, furti, false testimonianze, bestemmie” (Matt. 15, 19); e l’Apostolo Paolo: “Fornicazioni, impurità, passioni, desideri cattivi, ira, malizia, maldicenza, menzogne, parole oscene, e l’avarizia insaziabile che è idolatria” (cfr. Col. 3, 5- 9).

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Fa, o Madre di Dio e Madre nostra, in grazia dei tuoi meriti, che chiudiamo i nostri giorni con una morte beata; e, dopo questo esilio, mostraci Gesù, il frutto benedetto del tuo grembo e presentaci all’Eterno Giudice che ci accoglierà misericordiosamente, per grazia della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo che, risuscitato dalla morte e asceso al cielo, col Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. E ancora, con i sublimi slanci d’amore di S. Francesco di Sales: “Sapendo noi che Gesù vero Dio ci ha amati sino a soffrire per noi la morte e morte di croce, non è questo un avere i nostri cuori sotto di un torchio e sentirlo stringere per forza e spremerne l’amore per una violenza, che è tanto più forte quanto più è amabile? Ah perché non ci gettiamo dunque sopra di Gesù Crocifisso per morire sulla croce con Lui, che ha voluto morirvi per amore nostro? Io lo terrò, dovremmo dire, e non lo abbandonerò mai, morirò con Lui e brucerò nelle fiamme del suo amore. Uno stesso fuoco consumerà questo Divin Creatore e la sua miserabile creatura. Il mio Gesù si dà tutto a me ed io mi dò tutto a Lui. Io vivrò e morirò sul suo petto; né la morte né la vita mi separeranno mai da Lui. O Amore eterno, l’anima mia vi cerca e vi sceglie eternamente. Deh venite Spirito Santo ed infiammate i nostri cuori col vostro amore! O amare o morire. Morire ad ogni altro amore per vivere a quello di Gesù. Tutte le piaghe del Redentore sono tante bocche le quali ci insegnano come bisogna patire per Lui. Questa è la scienza dei santi, soffrire costantemente per Gesù e così presto diverremo santi. Oh qual gioia è l’essere a Dio uniti con le catene dell’amore ed essere bruciati dallo stesso fuoco di cui brucia il nostro divin Salvatore”. E S. Alfonso: “ La carità di Cristo ci spinge” (2Cor. 5, 14), dice l’Apostolo; e vuol dire che nella Passione del Signore non tanto dobbiamo considerare i dolori ed i disprezzi che Egli patì, quanto l’amore con cui li patì. Egli volle tanto soffrire per farci intendere l’affetto che ci porta e così guadagnare i nostri cuori. Eh sì, un’anima che pensa a questa eccessiva carità di Gesù non può far a meno di amarlo; si sentirà legata e costretta quasi per forza a dedicargli tutto il suo affetto. E a questo fine ha sofferto ed è morto per tutti noi Gesù Cristo, affinché tutti non viviamo più a noi ma solo a questo amantissimo Redentore, che per noi ha sacrificato la sua vita divina. “Attingiamo le acque con gaudio dalle fonti del Salvatore”, dice Isaia (12,3); e da queste fonti, che sono le sue piaghe, trarremo acque continue di fede, speranza, misericordia, confidenza e soprattutto ardentissima carità. Sicuri nella fede che, come avevano predetto i Profeti e affermano gli Apostoli, Cristo, fattosi obbediente fino alla morte di croce ha vinto la corruzione e la morte, è risuscitato, asceso al cielo e vive in eterno. Anche noi cristiani, se con Cristo soffriamo con Cristo saremo glorificati. Amen.

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FONTI E BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE, PER TESTO E FOTO. Maria Grazia Siliato, Sindone, Alessandria 1997. Barbara Frale, La Sindone di Gesù Nazareno, Bologna 2009. AA. VV., Il grande Libro della Sindone, Ed. S, Paolo, Milano 2000. Archidiocesi di Torino – Commissione Diocesana per la Sindone, “Sindone”, DVD Torino 2002. Pierluigi Baima Bollone, Sindone – Storia e Scienza , 2010, Torino. Testi e foto in internet. .

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INDICE GENERALE

Il Telo Sindonico......................................................................................p. 4 Macchia di sangue e bruciature.................................................................” 5 Bruciatura e impronta immagine...............................................................” 6 La foto di Secondo Pia...............................................................................” 7 L’Ostensione del 1898...............................................................................” 8 Foto del Telo di Enrie – 1931....................................................................” 9 La Teca Tecnologica................................................................................” 10 Il Volto – Foto Enrie 1931.......................................................................” 11 “ “ Cordiglia 1969.................................................................” 12 Immagini Tridimensionali........................................................................” 13 G. Durante - Elaborazione 2010.............................................................” 15 Formazione dell’Immagine Sindonica.....................................................” 17 Sangue e Impronta sul lino.......................................................................” 18 Come si è formata?..................................................................................” 19 Il Flagello Romano..................................................................................” 19 La Flagellazione.......................................................................................” 20 Le Ferite ed il Sangue..............................................................................” 21 Anteriore e Posteriore – Il Dorso.............................................................” 22 Volto e Capo............................................................................................” 24 Il Casco di Spine (ricostruzione).............................................................” 25 Le Ferite sul Capo e sul Volto.................................................................” 26 La Croce – Il Patibolo- Il Corteo – La Via Crucis (ricostruzione)..........” 27 Inchiodatura.............................................................................................” 31 Braccia e Mani.........................................................................................” 34 Mani.........................................................................................................” 35 Arti Inferiori.............................................................................................” 38 Piedi.........................................................................................................” 39 Sollevamento e Accasciamento...............................................................” 40 Crocifisso di Van Dyck...........................................................................” 43 La Ferita al Costato.................................................................................” 44 La Morte.................................................................................................” 49 Il Test al Carbonio 14.............................................................................” 50 La Sindone è autentica e non opera di un Falsario del Medioevo..........” 51 Il Sangue e lo Sturp................................................................................” 51 I Globuli rossi.........................................................................................” 53 I Pollini...................................................................................................” 55 Tracce di Aloe e Mirra...........................................................................” 56 Le Due Monete sul Volto.......................................................................” 57 Le Scritte sulla Sindone..........................................................................” 59

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STORIA DELLA SINDONE Sindone e Sudario di Orvieto...................................................................” 62 La Sacra Tunica di Treviri.......................................................................” 63 Il Volto Santo di Manoppello..................................................................” 64 L’Interno del Sepolcro e la Giara (ricostruzione)....................................” 65 Il Re Abgar col Mantylion.......................................................................” 66 SEC. VI-VII.............................................................................................” 67 Cristo Pantocratore..................................................................................” 67 Il Volto del Vaso di Emesa......................................................................” 68 Il Solidus di Giustiniano..........................................................................” 69 La Sindone a Costantinopoli...................................................................” 69 Il Codice Pray.........................................................................................”. 71 Il Testo di R. De Clary............................................................................” 73 La Sindone e i Templari..........................................................................” 73 La Sindone ai Savoia...............................................................................” 76 IL SANTO VOLTO DEL VATICANO (VERONICA)..........................” 78 LE RELIQUIE.........................................................................................” 79 La Lancia di Longino Le Reliquie di S. Croce Il Sacro Graal di Valencia La Reliquia del Sangue La Colonna della Flagellazione LA SINDONE NELL’ARTE..................................................................” 85 Lorenzetti – Deposizione Andrea di Bartolo – Pietà Botticelli – Pietà Maestro Ausburgese – Pietà El Greco – La Veronica Anonimo – Acquarello La Copia di Acireale Baudoin – Sepoltura e gloria della Sindone LA TEOLOGIA.......................................................................................” 93 LA PIETÀ................................................................................................” 93 FONTI E BIBLIOGRAFIA.....................................................................” 98