La ricognizione della reliquie di santa Monica in occasione del rifacimento dell'altare in S....

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LA RICOGNIZIONE DELLE RELIQUIE DI SANTA MONICA IN OCCASIONE DEL RIFACIMENTO DELL’ALTARE IN S. AGOSTINO IN CAMPO MARZIO (1758-1760). NOTE STORICHE ED EDIZIONE DEI TESTI ROCCO RONZANI, OSA - JOSEF SCIBERRAS, OSA ABSTRACT In this article two unpublished documents are made available in order to shed light on the presence of the relics of Saint Monica in the Basilica of Sant’Agostino in Campo Marzio, Rome. The documents come from the no- tarial archives in the State Archives of Rome and give a detailed description of what happened in the year 1758 and 1760 when the arca containing the remains of Saint Monica was demolished in order to make space for the ac- tual setting of the new chapel. An introduction gives the historical back- ground of Saint Monica’s relics in Ostia Antica and in Rome.

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LA RICOGNIZIONE DELLE RELIQUIE DI SANTA MONICA IN OCCASIONE DEL RIFACIMENTO DELL’ALTAREIN S. AGOSTINO IN CAMPO MARZIO (1758-1760).

NOTE STORICHE ED EDIZIONE DEI TESTI

ROCCO RONZANI, OSA - JOSEF SCIBERRAS, OSA

ABSTRACT

In this article two unpublished documents are made available in order toshed light on the presence of the relics of Saint Monica in the Basilica ofSant’Agostino in Campo Marzio, Rome. The documents come from the no-tarial archives in the State Archives of Rome and give a detailed descriptionof what happened in the year 1758 and 1760 when the arca containing theremains of Saint Monica was demolished in order to make space for the ac-tual setting of the new chapel. An introduction gives the historical back-ground of Saint Monica’s relics in Ostia Antica and in Rome.

LA RICOGNIZIONE DELLE RELIQUIE DI SANTA MONICA IN OCCASIONE DEL RIFACIMENTO DELL’ALTAREIN S. AGOSTINO IN CAMPO MARZIO (1758-1760).

NOTE STORICHE ED EDIZIONE DEI TESTI

Il rifacimento dell’interno della basilica di S. Agostino in CampoMarzio nel corso della seconda metà del XVIII secolo coinvolse anchel’altare e la decorazione della cappella dedicata a santa Monica (†387), la prima delle due cappelle del transetto di sinistra della chiesaaccanto all’altare maggiore1. La trasformazione dell’antica cappella,iniziata nel 1758 e completata nell’arco di due anni, comportò losmembramento dell’arca quattrocentesca di santa Monica, il trasferi-mento provvisorio delle reliquie e la ricognizione delle stesse in occa-sione della ricollocazione all’interno del nuovo altare a lei dedicato.

Tale trasferimento e la ricognizione delle reliquie hanno lascia-to traccia documentaria in due descriptiones notarili che pubblichia-mo in questo contributo. Esse furono rogate dal notaio BernardinoMonti (de Montibus) con la collaborazione di un suo sostituto, Ga-spare Castellani, rispettivamente il 18 luglio 1758 e nei primi duegiorni dell’agosto 1760; si trovano raccolte nelle Rubricelle del fon-do dei Trenta Notai Capitolini, oggi conservate presso l’Archivio diStato di Roma2.

La pubblicazione di questi documenti potrà arricchire il nume-ro dei dati già a disposizione per un miglior inquadramento dei fatti

1 Cfr. M. MATTEI, Gli agostiniani e Sant’Agostino in Campo Marzio, in Il comples-so di Sant’Agostino in Campo Marzio. La chiesa, la Biblioteca Angelica, l’Avvocatura ge-nerale dello Stato, Roma 2009, pp. 27-28 ; 41-42.

2 Sul notaio e il suo ufficio si veda Repertorio dei notai romani dal 1348 al 1927,dall’Elenco di Achille Francois, a cura di R. DE VIZIO (Fondazione Besso, Collana di Sto-ria ed Arte 6), Roma 2011, p. 105.

legati alla traslazione dei presunti resti mortali di santa Monica, allaloro conservazione nel tempo e al culto della santa. Un altro impor-tante contributo per la ricostruzione degli itinerari storici e agiogra-fici delle reliquie della madre di sant’Agostino (354-430) è stato offer-to in tempi recenti dal convegno Santa Monica nell’Urbe dalla TardaAntichità al Rinascimento, tenutosi a Ostia e Roma nel settembre del2010: in particolare segnaliamo i contributi di Daria Mastrorilli3 eAntonella Mazzon4 pubblicati negli atti del 2011. Il contributo di Ma-strorilli indaga le fonti documentarie e le evidenze archeologiche re-lative alla tomba ostiense di Monica; il secondo offre una panorami-ca delle vicende legate al culto della santa, dopo la traslazione a Ro-ma delle presunte reliquie, nel corso del Quattrocento. Rimandandoai contributi delle due studiose per ulteriori dettagli, in questa sedeci limitiamo a un sintetico ragguaglio sugli itinerari delle reliquie og-getto dei due rogiti del 1758 e 1760.

1. Il sepolcro di santa Monica a Ostia

Monica morì a Ostia nel 387. Sulla morte della madre siamo rag-guagliati dallo stesso Agostino che nelle Confessioni ci ha lasciato pa-gine di suggestiva bellezza sul distacco dalla donna che aveva segna-to così profondamente il suo percorso esistenziale, umano e cristia-no, e che ci permette di evincere – come rileva Mastrorilli – alcuni da-ti di estremo interesse sul funerale e sulla sepoltura di Monica.

Il testo agostiniano, infatti, si sofferma brevemente sulle moda-lità di svolgimento del rito esequiale che, secondo i costumi locali (si-cut illic fieri solet), era articolato in una celebrazione eucaristica, pro-babilmente nella basilica dell’area funeraria della sepoltura, nel cor-so della quale il corpo della defunta si sarebbe già trovato presso ilsepolcro (iuxta sepulchrum), seguito dall’inumazione.

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3 Cfr. D. MASTRORILLI, La tomba di s. Monica a Ostia: fonti ed evidenze archeologi-che, in S. Monica nell’Urbe dalla tarda antichità al Rinascimento. Storia, Agiografia, Ar-te. Atti del Convegno, Ostia Antica-Roma 29-30 settembre 2010, a cura di M. CHIABÒ,M. GARGANO, R. RONZANI, Roma 2011 (RR inedita 49, saggi), pp. 113-128. Si veda an-che Ead., Considerazioni sul cimitero paleocristiano di S. Aurea ad Ostia, in «Rivista diArcheologia Cristiana», 83 (2007), pp. 317-376; Ead., Osservazioni sulla basilica paleo-cristiana di S. Aurea ad Ostia, in Scavi e scoperte recenti nelle chiese di Roma. Atti del-la giornata tematica dei seminari di Archeologia Cristiana, Roma 13 marzo 2008, a cu-ra di H. BRANDENBURG e F. GUIDOBALDI, Città del Vaticano 2012, pp. 213-235.

4 Cfr. A. MAZZON, La cappella di S. Monica in S. Agostino. Riflessioni sulla docu-mentazione dei secoli XV-XVI, in S. Monica nell’Urbe dalla tarda antichità al Rinasci-mento cit., pp. 205-226.

Alla sepoltura del suo corpo – scrive Agostino – andai e tornai senza piangere.

Neppure durante le preghiere che spandemmo innanzi a te mentre veniva offer-

to in suo suffragio il sacrificio del nostro riscatto, col cadavere già deposto vici-

no alla tomba, prima della sepoltura, come vuole l’usanza del luogo…5.

Per Mastrorilli è logico pensare che le esequie abbiano avuto luo-go all’interno di una basilica funeraria, una tipologia di edifici litur-gici archeologicamente ben attestati a Roma e nei cimiteri ostiensi diPianabella e di S. Aurea6.

Tra il racconto agostiniano del libro IX delle Confessioni e il se-colo XII l’unica testimonianza della presenza della tomba di Moni-ca a Ostia è costituita dal frammento dell’iscrizione commemorati-va che la tradizione manoscritta attribuisce alla committenza diAnicio Auchenio Basso (Bassus exconsul)7 e che, insieme al titolofunerario, individuava la sepoltura della madre di Agostino (v. Tav.1). Anicio Auchenio Basso è stato identificato unanimamente con ilconsole del 408; il De Rossi, pubblicando il testo dell’iscrizione, da-tò l’intervento di Basso tra l’inizio dell’episcopato di Agostino e lafine dello scisma donatista che sarebbe evocato dai versi qui se-ruans pacis caelestia iura sacerdos e prima dello scoppio della pole-mica pelagiana8. Tuttavia, non si può escludere che si tratti del fi-glio di Basso, Flavio Anicio Auchenio Basso, console nel 431. Ilcommittente, Basso padre ovvero il figlio, era certamente un esti-matore di Agostino e quindi di sua madre che forse aveva conosciu-to personalmente oppure attraverso la lettura delle Confessioni,scritte tra il 397 e il 401 o poco prima. Nel caso si trattasse del con-sole del 431, Basso avrebbe celebrato i meriti e la dottrina di Moni-ca e di Agostino all’indomani della morte di quest’ultimo spentosi aIppona nel 430, infatti, i due elogiati sembrerebbero coronati en-trambi della stessa gloria, quella celeste e gratuita donata da Dio,

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5 Cum ecce corpus elatum est, imus, redimus sine lacrimis. Nam neque in eis pre-cibus, quas tibi fudimus, cum offerretur pro ea sacrificium pretii nostri iam iuxta sepul-chrum posito cadavere, priusquam deponeretur, sicut illic fieri solet …, Conf. 9,12,32(CSEL 33, pp. 221-222); cfr. D. MASTRORILLI, Considerazioni cit., p. 367, nota 148.

6 Cfr. ibid., p. 367.7 Versus inlustrissime memorie Bassi exconsule scripti in tumulo sancte memorie

Munice matris sancti Augustini (Cfr. G.B. ROSSI, Inscriptiones christianae Urbis Romaeseptimo saeculo antiquiores [d’ora in poi ICR], 2, Roma 1888, pp. 252-253, 273). Nonci sono ragionevoli dubbi sul fatto che l’iscrizione si trovasse presso il sepolcro dellasanta: per l’affermazione hic posuit cineres e perché nel testo non compare il nome del-la defunta, presente certamente nel più antico titolo funerario posto dai familiari. Cfr.D. MASTRORILLI, Considerazioni cit., p. 369.

8 Cfr. D. MASTRORILLI, La tomba di s. Monica cit., p. 117.

più grande di qualunque lode per il loro operato terreno (gloria uosmaior gestorum laude coronat)9.

Il testo dell’epigrafe posto sulla tomba di Monica era noto attraver-so «dodici codici di epoca compresa tra l’VIII e il XV secolo cinque deiquali lo riportano all’interno della cosiddetta silloge isidoriana, compo-sta, secondo il De Rossi, anteriormente alla metà del VII secolo»10.

La metà del VII secolo, pur sempre in via ipotetica, potrebbe es-sere presa come terminus ante quem della conservazione nel sito ori-ginario del sepolcro di Monica e dell’iscrizione commemorativa nel-la sua integrità, più difficile stabilire quando il sepolcro fu manomes-so e i resti mortali forse asportati.

Nel 1945 scavando una buca per l’impianto di un palo nel corti-letto che si trova a sud dell’attuale chiesa di S. Aurea – officiata dal1914 dai padri agostiniani italiani e più recentemente dalla provincianigeriana del medesimo ordine religioso – fu individuata una sepol-tura in un sarcofago di terracotta a chiusura del quale era stato reim-piegato un frammento della lastra marmorea con l’elogio di Monica,attualmente conservato in una cappella nella chiesa di S. Aurea diOstia Antica11. Purtroppo non è possibile datare il reimpiego delframmento perché il ritrovamento fu del tutto occasionale e manca

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9 A. CASAMASSA, Ritrovamento di parte dell’elogio di S. Monica, in «Scritti patristi-ci», 1 (1955), pp. 215-221: 218. Cfr. J.R. MARTINDALE, The Prosopography of Later Ro-man Empire 2, Cambridge 1980, pp. 219-220; 220-221; Ch. PIETRI-L. PIETRI, Prosopo-graphie chrétienne du bas-empire 2, Prosopographie de l’Italie chrétienne (313-604) 1,Roma 1999, pp. 27-272. Di seguito riportiamo il testo dell’iscrizione di Basso con le in-tegrazioni permesse dalla tradizione manoscritta:

HIC POSVIT CINE(res genitrix castissima prolis)AVGVSTINE TVI (altera lux meriti) o

TVI(s altera lux meritis)QVI SERVANS PA(cis caelestia iura sacerdos)COMMISSOS PO(pulos moribus instituis).GLORIA VOS M(aior gestorum laude coronat)VIRTVTVM M(ater felicior subole).

Di provenienza ostiense è anche un’altra epigrafe di un Anicio Auchelio Basso(forse padre del primo dei due consoli citati), prefetto urbano nel 382-383, che con lamoglie Turrenia Honorata e i figli ricorda un’azione evergetica in relazione alla costru-zione di un oratorio identificato con la chiesa suburbana di S. Ercolano ovvero pro-prio con quella di S. Aurea. Cfr. D. NUZZO, Le iscrizioni degli edifici cristiani di Ostia ePorto: forme e contenuti di una prassi tardoantica, in Öffentlichkeit - Monument - Text.XIV Congressus Internationalis Epigraphiae Graecae et Latinae. Akten (Berlin, 27. -31.Augusti MMXII), Berlin/Boston 2014, pp. 645-648: 646.

10 D. MASTRORILLI, La tomba di s. Monica cit., p. 117.11 Il patrologo agostiniano Antonio Casamassa diede notizia dell’eccezionale

una documentazione scientifica dello scavo e dei sondaggi eseguitinel cortile subito dopo per ricercare altri pezzi dell’elogio. SecondoMastrorilli si può pensare, genericamente, a un riutilizzo medievale,ma allo stato attuale delle indagini non si può circoscriverlo crono-logicamente. Tuttavia, anche se l’epigrafe sia stata rinvenuta in mo-do così fortuito e poco documentato – in un contesto di reimpiegoche non permette di escluderne la provenienza da altro sito non è im-probabile che la tomba di Monica si trovasse fin dall’origine nell’areacimiteriale sviluppatasi intorno alla venerata memoria della martireAurea12:

Il rilievo che la basilica di S. Aurea - per Mastrorilli - assunse in epoca medieva-

le e moderna induce a ritenere che, anche in precedenza, il santuario godesse di

notevole venerazione; non stupirebbe, quindi, che proprio qui possa aver trova-

to posto la tomba di s. Monica, alla quale il figlio Agostino non volle probabil-

mente far mancare, secondo una prassi comune per l’epoca, una sepoltura privi-

legiata, presso le spoglie della martire ostiense13.

2. Due racconti di traslazione delle reliquie da Ostia

Sono attestate due traslazioni delle reliquie di Monica da Ostia,una risalente al secolo XII e l’altra del 1430, durante il pontificato diMartino V (1417-1431).

Secondo la relazione della prima traslazione – in merito allaquale si accese in passato una forte diatriba tra l’agostiniano Alfon-so Camillo De Romanis (1885-1950) e Ildefonso Schuster (1880-1954) che nel Liber Sacramentorum dava pieno credito a questa tra-slazione14 – le reliquie sarebbero state portate in Artois nel 1162 da

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scoperta in varie riviste scientifiche: «Rendiconti della Pontificia Accademia Roma-na di Archeologia» 21 (1945-1946), pp. 15-16; «Studia Catholica», 1946, pp. 271-273;«Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia», ser. 3, 27 (1952-1954), pp. 271-273; «Scritti patristici» cit., pp. 215-221. Sulla scoperta si veda ancheV. GRUMEL, Découverte a Ostie d’une inscription relative a Sainte Monique, in «Revuedes études latines» 24 (1946), pp. 70-71; P. TESTINI, La tomba di S. Monica alla lucedelle recenti scoperte, in «L’Osservatore Romano», 27 marzo 1955. Sulla scoperta eper una completa bibliografia si veda D. MASTRORILLI, Considerazioni cit., pp. 338-339; 368-371.

12 Per Mastrorilli «il suo riutilizzo [della lapide] nell’ambito del cimitero di S. Au-rea rende molto probabile che la tomba di s. Monica si trovasse proprio in quest’areafuneraria», D. MASTRORILLI, La tomba di s. Monica cit, p. 118.

13 Ibid., p. 128.14 Cfr. A.C. DE ROMANIS, Sulle reliquie di S. Monica, in «Bollettino Storico Agosti-

niano» 1 (1925), pp. 174-178.

un canonico regolare del coenobium Aroasiense (Arrouaise) di nomeWalter, autore di una vita della santa ex libris Augustini15 che testi-monia l’ovvio interesse dell’autore e dell’istituzione canonicale, ret-ta dal Praeceptum Augustini, verso santa Monica, il suo culto e lapromozione del cenobio di Arrouaise attraverso la traslazione dellereliquie16.

Secondo il canonico, la tomba di Monica sarebbe stata scopertaper rivelazione della stessa santa, vestita da monaca – in specie et ha-bitu unius monachae – a un giovane ostiense affinché, portato alla lu-ce il sepolcro, spingesse il clero di Ostia a prendersene degnamentecura. In seguito la tomba sarebbe stata indicata anche all’ecclesiasti-co di Arrouaise, ma non per rivelazione, bensì durante un soggiornodel canonico regolare ad Ostia e in un piacevole colloquio intrattenu-to dallo stesso con l’abate di S. Maria di Faleria17 e con i canonici del-la chiesa cattedrale di S. Aurea18 in porticu ecclesiae Episcopii, quaein honore S. Aureae Virginis constructa est19.

I canonici dell’episcopio di Ostia avrebbero affermato che latomba di Monica non si trovava a S. Aurea, bensì in un luogo che di-stava circa 400 metri (quasi stadiis duobus) dall’oppidum, in antiquaOstia, un luogo che Mastrorilli individua in nell’area funeraria fuoriPorta Romana. Il testo della translatio, non sempre di facile interpre-tazione, sembra però fare riferimento a un luogo extra villam – cioèfuori il borgo di Ostia medievale e non fuori la città antica – pressola chiesa dedicata al martire Ciriaco. Ora l’unica chiesa di S. Ciriacoè quella edificata sul luogo del martirio nei pressi del teatro della cit-tà antica e pertanto le espressioni del racconto ad ecclesiam S. Cyria-ci extra villam e Non enim longe distabata ab oppido, sed quasi stadiisduobus non possono riferirsi all’area che si estendeva al di fuori del-le mura del borgo medievale.

Il racconto colloca nei pressi della chiesa di Ciriaco il primo ri-trovamento miracoloso del corpo che però, dopo essere stato ritrova-to, per varie ragioni non fu trasferito dal clero ostiense in luogo ido-neo al culto. L’autore della translatio, pur offrendo una plausibile

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15 Cfr. Acta Sanctorum, Maii, 1, Venezia 1737, pp. 474-480.16 Cfr. ibid., pp. 488-492.17 Abbazia fondata tra il 1143 e il 1145 a Falerii Novi (Fabrica di Roma, prov. di

Viterbo) da monaci provenienti dalla Savoia.18 Il Nibby riteneva che S. Aurea avesse già dignità di cattedrale nel 1159 e non è

improbabile che tale funzione le fosse stata attribuita molto prima, forse tra i secoliVII-IX. Cfr. D. MASTRORILLI, La tomba di s. Monica cit, pp. 127-128.

19 Acta Sanctorum cit., p. 489. Il portico citato è stato evidenziato nel corso degliscavi archeologici presso S. Aurea. Cfr. D. MASTRORILLI, La tomba di s. Monica cit., pp.126-127.

spiegazione dei motivi del differimento della traslazione e poi del-l’abbandono definitivo dell’iniziativa, deve evidentemente giustifica-re il ‘sacro furto’ e rileva volentieri un certo disinteresse del clero lo-cale verso il prezioso deposito.

Nel medesimo luogo del primo ritrovamento, in una speluncamultum profunda, il corpo di Monica fu scoperto dalla comitiva gui-data dall’abate di Faleria e dal canonico aroasiense. In seguito al so-pralluogo e al secondo rinvenimento, il canonico riuscì finalmente asottrarre il corpo della santa e a portarlo furtivamente con sé fino adArrouaise, non senza aver superato per merito delle sante reliquie va-ri pericoli per mare e per terra.

A prescindere dalla dubbia veridicità storica dell’episodio, i cuielementi critici sono stati più volte rilevati, sembra evidente che,quando il testo fu scritto, il sito della tomba di santa Monica non eraben noto oppure, se era conosciuto, potrebbe essere stato volutamen-te nascosto dal clero ostiense onde evitare un trafugamento e, per-tanto, non è improbabile che le notizie raccolte dal canonico aroa-siense fossero state costruite ad arte dai canonici per depistarlo. D’al-tra parte, è certo che Monica non poteva essere stata sepolta in pie-no centro abitato, presso la chiesa di san Ciriaco, cioè in un luogoche nel IV secolo non poteva aver ospitato un’area funeraria, almenoche non si avanzi l’ipotesi di un’ulteriore traslazione altomedievale –che non ha lasciato però alcuna traccia – da un’area funeraria ex-traurbana, dove la santa era stata originariamente sepolta, alla chie-sa di S. Ciriaco. In questo caso, però, non si comprende il motivo diuna traslazione altomedievale verso una chiesa situata al cuore diuna città in fase di inesorabile abbandono. Sarebbe invece più con-sentanea ai dati a nostra disposizione un’eventuale traslazione daun’area funeraria alla chiesa del borgo medievale, una traslazionecoeva al trasferimento della sede episcopale dalla cattedrale costan-tiniana ostiense alla chiesa suburbana di S. Aurea (secoli VIII-IX), incoincidenza con la fondazione altomedievale di Gregoriopoli, pressol’attuale borgo di Ostia Antica20.

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20 Lo stato frammentario dell’elogio abbandonato in loco sarebbe però inspiega-bile nel contesto della traslazione quattrocentesca. Il frammento marmoreo, infatti, seera ancora presso il sepolcro, sarebbe stato una preziosa testimonianza per chi inten-deva valorizzare la memoria di Monica. Allo stesso tempo si deve pensare che se purese ne conoscesse il testo, potrebbe anche non essere stato riconosciuto dai frati ago-stiniani alla ricerca del corpo di Monica o più semplicemente potrebbe non essere sta-to trovato nella collocazione originaria. Forse c’era già stata una precedente manomis-sione della tomba – non necessariamente a motivo del suo contenuto – e dell’elogio, inun tempo in cui il ricordo della santa era quasi svanito, e quindi il reimpiego del fram-mento marmoreo nella sepoltura sulla quale fu trovato nel secolo scorso.

Il moltiplicarsi delle ipotesi induce a considerare la posizione as-sunta da Mastrorilli come la più semplice e convincente: Monica, de-posta da Agostino presso la chiesa cimiteriale della santa martire Au-rea, non si sarebbe mai allontanata da quel cimitero fino alla trasla-zione della prima metà del XV secolo21.

La seconda traslazione è legata forse alla fase di rinnovamentourbanistico del Borgo di Ostia Antica, avviato sotto il pontificato diMartino V e conclusosi sotto Innocenzo VIII (1484-1492)22. Stupisceche in quel momento non si sia pensato a trattenere le reliquie aOstia in vista della valorizzazione del centro religioso del nuovo bor-go, ma è anche vero che nei primi decenni del Quattrocento tale ri-qualificazione era lontana da essere pienamente realizzata e la vec-chia S. Aurea medievale giaceva ancora in stato di abbandono aitempi di Pio II (1458-1464): nel 1463 il papa umanista poteva osser-vare in piedi solo la pars superior dell’edificio in rovina, forse la zonadell’abside con il presbiterio e l’altare maggiore23.

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21 La connotazione funeraria dell’edificio paleocristiano di S. Aurea, ben eviden-te dallo sfruttamento intensivo e preordinato del suo piano pavimentale, per Mastro-rilli è testimoniata anche dai documenti del ritrovamento delle reliquie nel 1430. Cfr.D. MASTRORILLI, Considerazioni cit., pp. 361-367.

22 Sugli interventi di epoca rinascimentale a Ostia Antica si veda: A. NIBBY, Viag-gio antiquario ad Ostia, in «Dissertazioni della pontificia Accademia Romana di Ar-cheologia», 3 (1829), pp. 312-315, 320-323; Id., Analisi storico-topografico-antiquariadella carta dei dintorni di Roma, 3, Roma 18492, pp. 443-452; G. TOMASSETTI, Della cam-pagna romana, in «Archivio della Società Romana di Storia Patria», 20 (1897), pp. 69,80-87; Id., La campagna romana antica, medievale e moderna, a cura di L. CHIUMENTI,F. BILANCIA, 5, Roma 19792, pp. 356-357, 376-385; M. FLORIANI SQUARCIAPINO, La roccadi Giulio II ad Ostia antica, in «Studi Romani», 12 (1964), pp. 407-414; Il borgo di Ostiada Sisto IV a Giulio II. Catalogo della mostra, “Ostia, Fortezza ed Episcopio”, 19 giu-gno-30 settembre 1980, a cura di S. DANESI SQUARZINA, G. BORGHINI, Roma 1981; S.PANNUZI, Il Borgo di Gregoriopoli ed il Castello di Giulio II, in Le ceramiche tardomedie-vali e rinascimentali del Castello di Ostia antica. Il restauro e la musealizzazione, a curadi S. PANNUZI, Roma 2003, pp. 13-29; S. PANNUZI, P. GERMONI, Il castello di Giulio II adOstia Antica, Roma 2005, pp. 13-28, 32-39; S. PANNUZI, Il castello di Giulio II ad OstiaAntica, Firenze 2009.

23 Cernitur et pars aquaeductus qui ex locis remotioribus salubrem Urbi invexitaquam. Vetustiora urbis moenia et ampliora iampridem corruerunt et, in angustioremredacta formam, ecclesiam tantum cathedralem et paucas habitantium domos clause-runt, quorum pars in ipsis aquaeductibus fundata fuit. Haec quoque nostra aetate Ladi-slaum Siciliae regem destruxisse ferunt. Aperti sunt magna ex parte muri. Aedem sacram,quam non ignobilem fuisse constat, incertum an vetustas disiecerit an violentia: parstantum superior extat in qua est ara maior. Sub ea, Eugenio sedente, pleraque sanctorumossa reperta sunt; inter quae divae Monachae, Aurelii Augustini matris, corpus inventumRomam delatum est et apud Augustinenses reconditum, cui Maffeus Vegius poeta mar-moreum locellum condidit et versibus adornavit: cfr. ENEA SILVIO PICCOLOMINI, I Com-

Circa trent’anni prima della conclusione del rinnovamento diOstia, gli Eremitani – grazie anche ai buoni uffici degli addentellatiche potevano vantare in Curia, a cominciare dal sacrista pontificioPietro Assalhit, vescovo di Oleron, poi di Condom e infine di Alet (†1441) – avevano fatto valere le ragioni di un trasferimento nell’Urbedei resti della madre del loro “fondatore” spirituale, presso la sede in-ternazionale dell’ordine e l’erigenda chiesa di S. Agostino in CampoMarzio24. Gli Agostiniani ottennero dal papa il permesso di poter ri-cercare e asportare, qualora le avessero trovate, le reliquie della san-ta e anche quelle di altri santi che avrebbero potuto acquisire nelleloro ricognizioni.

Sui fatti del 1430 siamo ragguagliati da alcuni documenti coevi.Una lettera di Martino V25, un discorso tradizionalmente attribuito apapa Martino e in realtà opera dell’umanista milanese Andrea Biglia(ca. 1395-1435)26 che descrive l’invenzione dei corpi di Monica, Au-

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mentarii, a cura di L. TOTARO, Milano 20042, pp. 2200-2201. La traslazione è erronea-mente datata al pontificato di Eugenio IV (1431-1447).

24 La storiografia agostiniana, supportata dagli scritti del Vegio e dell’agostinianoPaolo Olmi, ricorda l’intervento di una certa Giovanna che riuscì a persuadere i fratia cercare le spoglie di Monica. Torelli la definisce divota Tertiaria (LUIGI TORELLI, Seco-li agostiniani, overo Historia generale del Sacro Ordine Eremitano del Gran Dottore disanta Chiesa S. Aurelio Agostino vescovo d’Hippona, divisa in 13 secoli, 6, Bologna1680, anno 1429, p. 599) e l’Herrera ven. Ioanna, Tertii Ordinis Augustiniani soror(THOMAS DE HERRERA, Alphabetum Augustinianum, 1, ed. anastatica, Roma 1990, p.382). La donna, di cui non rimane alcuna traccia documentaria, in passato è stataidentificata con una Giovanna figlia spirituale del canonico vaticano Giacomo de Te-dallinis (cfr. K. GILL, Open Monasteries for Women in Late Medieval and Early ModernItaly: Two Roman Examples, in The Crannied Wall: Women, Religion and the Arts in Ear-ly Modern Europe, Ann Arbor 1992, pp. 15-47: 29-35). Tale identificazione è stata revo-cata in dubbio da Anna Esposito in vari interventi, tra gli altri si veda A. ESPOSITO, Igruppi bizzocali a Roma nel ’400 e le sorores de penitentia agostiniane, in S. Monica nel-l’Urbe dalla tarda antichità al Rinascimento cit., pp. 157-188: 163-166; cfr. A. MAZZON,La cappella di S. Monica cit., p. 208.

25 Cfr. Roma (Italia ), AGA, Bull. Hh 6-48/III; Città del Vaticano, ASV, Reg. Lat.295, f. 46v; edizioni in PAOLO OLMI, Apologia religionis fratrum heremitarum OrdinisSancti Augustini contra falsos impugnantes, Romae 1479, f. 45ss; GIUSEPPE PANFILO,Chronica Ordinis fratrum Eremitarum Sancti Augustini, Romae 1581, ff. 74v-75r; LO-RENZO EMPOLI, Bullarium Ordinis Eremitarum S. Augustini, Romae 1628, pp. 258-259;LUIGI TORELLI, Secoli agostiniani cit., 6, 1430, pp. 600-601; regesto in C. ALONSO, Bulla-rium Ordinis Sancti Augustini regesta, 3, Romae 1998, p. 52.

26 Per il testo si veda LUIGI TORELLI, Secoli agostiniani cit., 6, 1430, p. 604-615; Bi-bliotheca Hagiographica Latina antiquae et mediae aetatis. Novum Supplementum, Bru-xelles 1986, p. 650, n. 6002; Acta Sanctorum cit., pp. 494-495; cf. A. CASAMASSA, L’auto-re di un preteso discorso di Martino V, in Miscellanea Pio Paschini ,2, Roma 1949, pp.109-125; D. MASTRORILLI, Considerazioni cit., pp. 362-363.

rea, Asterio e altri presunti martiri da parte di alcuni frati agostinia-ni e, infine, il Translationis ordo scritto da Maffeo Vegio.

Secondo il Biglia, alcuni frati, con il permesso del papa, si reca-rono da Roma a Ostia in cerca delle reliquie della santa e le avrebbe-ro rinvenute grazie all’indicazione di un abitante del luogo in un mo-nimentum in modum camerae sotto l’altare della cattedrale ostiense.Esso, stando alla descrizione, si trovava a una profondità di oltre duemetri e ospitava sei arcae, tra le quali quella di Monica27. Una descri-zione analoga compare nel Translationis ordo di Maffeo Vegio (ap-parso postumo nel 1459), secondo il quale, sotto l’altare della basili-ca, si sarebbe trovato un fornix subterraneus che custodiva cinque tu-muli marmorei28.

Secondo Mastrorilli, sebbene risulti evidente la relativa attendi-bilità dei due racconti, arricchiti di dettagli privi di valore storico,quali la presunta riscoperta dei corpi dei papi Lino e Felice, apparedel tutto plausibile ritenere che nel 1430 i frati abbiano individuato

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA26

27 Primum omnium quod erat necessarium, Ostiensem hominem convenit, cui so-li notus dicebatur locus, ubi erat sepulchrum [sanctae Monicae]. Respondet ille, se qui-dem locum nosse (nam sub altari in ecclesia S. Aureae esse, se ab uno seniorum eccepis-se: ac semper consulto factum, ut sepulchrum paucis, aut ferme uni notum esset) cete-rum vereri, ne simul et aliorum Sanctorum ossa in eodem mausolaeo clauderentur. Idrenuntiatum est nobis. Ac nos respondimus: si hoc ita esset, nec discerni possent ossa,omnia quae in eodem monimento invenirentur, simul haberetis. Cum his mandatis lae-tior dimissus frater Augustinus, Rodulphum Castellanum cum aliis, qui multi numeroRomae tunc erant, fratribus convocat: ita omnes Ostiam ad designatum locum profici-scuntur. Eo ubi pervenerunt, tendunt cum mandatis nostris ad locum, qui ostendebaturin inferiori aditu ecclesiae, ubi primum ad dexteram altaris plus octo pedes effodiunt: ubiinvenerunt paucula ossa quae super planum lapidem posita erant: videbantur tamen es-se reliquiae sanctorum, etsi res nulla litterarum indicio apparebat. Tum vero omnes am-bigunt, quid facto opus sit? Non enim existimabant eas esse Reliquias, quas quaerebant.Fornix item erat tam densus ac solidus, ut nec fortibus malleis pulsatus sonitum redde-ret. Undique igitur tentant, si quis forte sit aditus: nihil omnino cernitur. Denique ex eoloco saxum movent, ubi priores Reliquiae inventae erant: nam prae veneratione timue-runt contingere. Tum vero ostiolum apparuit, unde in secretiorem tumulum ibatur. Mo-nimentum in modum camerae amplum subter erat, usquequaque inter altare et parietemreplens. Ibi plures arcae in ordine stabant, quarum aliae aliis maiores erant. Ad dexteramtria erant sanctorum corpora: primum Lini Martyris, qui post beatum Petrum primusfertur Cathedram tenuisse: hinc aliud Felicis Pontificis, qui et ipse Claudio Principe mar-tyrii coronam est adeptus: tum et Asterii Martyris aliud sepulcrum sequebatur. In sinis-tra erant, B. Constantiae primum sepulcrum, ubi cum filia iacuerat (nam simul ambaemartyrium susceperant); dehinc arcula B. Aureae Virginis ac Martyris ossa continebat:huic subiectum erat B. Monicae sepulcrum, cuius magnitudo hominis staturam imple-bat: cfr. Acta Sanctorum cit., pp. 494-495.

28 Cfr. J. CLOSA FARRES, Tradición clásica y cristiana en la Translatio S. Monicae deMafeo Veggio, in «Helmantica», 40 (1989), pp. 225-226.

le presunte reliquie nelle tombe dell’area presbiteriale dell’antica cat-tedrale di S. Aurea29.

3. Le “reliquie” a S. Trifone e S. Agostino in Campo Marzio

Il corpo di Monica, dopo essere stato per circa venti anni nellachiesa di S. Trifone30, primitivo insediamento agostiniano in CampoMarzio, fu trasferito nella nuova chiesa di S. Agostino edificata dagliEremitani grazie alla munifica committenza del loro protettore ilcardinale Guglielmo d’Estouteville (1403-1483)31.

A S. Trifone le reliquie avevano trovato una collocazione provvi-soria, probabilmente in una cassa lignea su altare mobile, ricopertada un pallium32 e da un baldacchino, non molto dissimile dal sepol-cro stilizzato di Monica rappresentato di una bella miniatura del XVsecolo studiata recentemente da Delle Foglie33.

Agli inizi del pontificato di Callisto III (1455-1458), il 4 maggio1455, dies natalis della santa, le reliquie di Monica furono traslate daS. Trifone alla vicina chiesa di Sant’Agostino. La cassa lignea – certa-mente quella ritrovata e descritta nel 1760 – venne posta in un’arcamarmorea posta sull’altare costruito intorno alla metà del Quattro-cento per volontà del celebre umanista lodigiano Maffeo Vegio(1407-1458)34. L’altare è celebrato anche da Vespasiano da Bisticciche così scrive:

La ricognizione delle reliquie di santa Monica 27

29 Cfr. D. MASTRORILLI, Considerazioni cit., pp. 364-365.30 La chiesa fu distrutta nel 1746 in occasione del radicale rifacimento del con-

vento di S. Agostino. Cfr. A. MAZZON, La cappella di S. Monica cit., pp. 205 ss.31 Cfr. A. ESPOSITO, Estouteville (Tuttavilla), Guillaume (Guglielmo) d’, DBI 43, Ro-

ma 1993, pp. 456-460.32 Nell’inventario dei beni della sacrestia redatto nel 1431 da frate Cesario da Ro-

ma si ricorda il possesso da parte del convento di un pallium ... quod est supra corpusbeate Monice: cfr. Roma (Italia), ASR, Agostiniani in S. Agostino, b. 34, f. 1v) e tra iparamenti, in un item aggiunto nel 1437, una tovaglia ricamata, donata da Girolamada Siena, per l’altare della santa (cfr. ibid., f. 16r). In questa prima collocazione le spo-glie di Monica saranno devotamente “vegliate” – scrive Mazzon – dalla luce dalle lam-pade argentee citate in un lascito di Iacobella de Tostis (cfr. ibid., f. 159v; A. MAZZON,La cappella di S. Monica cit., p. 210). Al decoro della cappella contribuì anche il sa-crista pontificio Rodolfo di Giovanni de Castello, poi vescovo di Città di Castello e sa-crista del papa (citato nella relazione vegiana con il priore generale Agostino da Ro-ma): un’iscrizione, pubblicata dal Panciroli e negli Acta Sanctorum cit., ne ricordavala committenza per i subsellia della cappella presso i quali fu anche sepolto.

33 Cfr. A. DELLE FOGLIE, Santa Monica in miniatura: il Maestro dell’Osservanza e ilMagister Andrea Biglia per una lettura iconografica della traslazione delle reliquie, in S.Monica nell’Urbe dalla tarda antichità al Rinascimento cit., pp. 145-155.

34 Antonella Mazzon, nei suoi contributi sulla documentazione agostiniana rela-

[Vegio] fece in Sant’Agostino in Roma una degnissima cappella con una degnissi-

ma sepoltura nella quale fece mettere il corpo di santa Monica e l’epitaffio suo e

fornì la cappella di tutto quello che bisognava, e delle sue sustanze vi ordinò una

rendita, dove ogni mattina vi si dicono più messe a riverenza di santa Monica35.

Il sepolcro della santa aveva ovviamente una posizione di note-vole rilievo, era abbellito da sculture attribuite ad Isaia da Pisa e asuoi collaboratori e recava inciso un epigramma dedicatorio compo-sto dallo stesso Vegio36.

Dell’arca marmorea vegiana si conservano soltanto pochi fram-menti e la lastra di copertura del sarcofago quattrocentesco con l’im-magine giacente della santa. La lastra in seguito fu reimpiegata in unmonumento commemorativo della santa composto nel 1760 (comeattesta una lapide coeva37) sulla parete laterale destra della nuovacappella, mentre il sarcofago strigilato antico che attualmente sostie-ne la statua giacente non faceva parte del monumento vegiano, comesi evince chiaramente dalle fonti e dalle descrizioni notarili che sipubblicano in questa sede (Tav. 2).

Creduto il primitivo sepolcro della santa, il sarcofago fu trasferi-to da Ostia a Roma insieme alle reliquie ovvero, più probabilmente,in una fase successiva, e fu conservato nella cappella tra le memoriedi Monica. Oggi il sarcofago è sorretto da un elegante bacino marmo-reo su zampe leonine della bottega del Bregno (anni ’70 del XV sec.)e in origine era collocato nella medesima cappella tra i sepolcri diJuan de Vera († 1507) e Melchiorre Baldassini († 1525), come si leg-ge in un codice vaticano legato al nome di Francesco Gualdi38. La sua

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA28

tiva ai due luoghi di culto (S. Trifone e poi S. Agostino), ha ricostruito in dettaglio laprogressiva affermazione del culto della madre di Agostino a Roma e in Italia, attra-verso la diffusione di Monica quale modello pedagogico per le donne, non senza il con-tributo determinante degli scritti di Maffeo Vegio. Su culto di Monica nel Quattrocen-to si veda tra i tanti altri contributi degli studiosi: I. HOLGATE, The cult of Saint Moni-ca in Quattrocento Italy: Her Place in Augustinian Iconography, Devotion and Legend,in «Papers of the British School at Rome», 71 (2003), pp. 181-206.

35 VESPASIANO DA BISTICCI, Vite di uomini illustri del secolo XV (sub voce Maffeo Ve-gio). L’opera è stata stampata per la prima volta da Angelo Mai e in seguito da AdolfoBartoli (Firenze 1859, pp. 501-503).

36 Hic Augustini sanctam venerare parentem | votaque fer tumulo quo iacet illa sa-cro | ut quondam gnato, toti nunc Monica mundo | succurrit, praecibus praestat opem-que suis, cfr. ICR, 2, p. 446, n. 198.

37 Cfr. A. LICORDARI, Le iscrizioni, in Il complesso di Sant’Agostino in Campo Mar-zio cit., pp. 353-372: 361.

38 Una lapide che riproduce l’iscrizione della tabula ansata del sarcofago è oggimurata nel cortile dell’annesso convento di S. Agostino (Via della Scrofa, 80), dove

nobile e antica funzione era esplicitata da un’iscrizione del 1566, pro-babile data del trasferimento del sarcofago da Ostia e della sua siste-mazione nella cappella (Tav. 3). In occasione dell’intervento settecen-tesco, l’iscrizione fu rimossa e sostituita dalla tabula ansata incassa-ta sul fronte del sarcofago che ne riproduce il testo.

Al monumento quattrocentesco, scempiato tra il 1758 e il 1760,Carlo La Bella ha dedicato un interessante contributo negli atti delconvegno del 2010 più volte citato, ma senza poter utilizzare le duedescrizioni notarili pubblicate in questa sede delle quali storici e sto-rici dell’arte d’ora in poi potranno avvalersi39.

Trascrizione delle descrizioni notarili del 1758-1760

[1]

ASR, Trenta Notai Capitolini, Ufficio 30, Rubricella 3e partis instrumentorum

1758, n. 559, ff. 120r- 122v; 155r.

Roma, 1758 luglio 18

Descrizione della traslazione delle reliquie di santa Monica dall’altare omonimo

nella chiesa di S. Agostino in Campo Marzio e della provvisoria collocazione nel-

l’attiguo convento in attesa della collocazione in un nuovo altare che sarà termi-

nato nel 1760.

[120r] Descriptio pro v(enerabili) conventu et reverendis patri-bus S(ancti) Augustini de Urbe

Die decimaoctava Iulii anni 1758, indicione 6a, se(dent)e s(an-ctissi)mo d(omino) n(ostro) papa Clemente XIII, anno eius primo.

La ricognizione delle reliquie di santa Monica 29

è anche conservata la lastra della tomba terragna di Maffeo Vegio. Il testo dell’iscri-zione applicata sul fronte del sarcofago e sulla lapide del cortile (forse in origine col-locata presso il sarcofago) è il seguente: IC XC | Sepulchrum ubi B. Monicae corpus |apud Ostia Tiberina annis MXL | iacuit ob in eo edita in eius | translatione miraculaex | obscuro loco in illustriorem transponendum filii pientiss(imi) | curarunt. Anno sa-lutis | MDLXVI. Cfr. V. FORCELLA, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal se-colo IX fino ai giorni nostri, 5, Roma 1874, p. 36, n. 16; A. LICORDARI, Le iscrizioni cit.,p. 361. Cfr. C. LA BELLA, Sulla demolita arca di santa Monica e la tomba di Maffeo Ve-gio, in S. Monica nell’Urbe dalla tarda antichità al Rinascimento cit., pp. 239-254: 242;245, nota 21.

Cum admodum reverendi patres v(enerabilis) con(ven)tus S. Au-gustini de Urbe, occasione restaurationis fabricae eorum ecclesiae, de-moliri et aliud construere intendant altare sanctae Monicae, posit(um)a cornu Evangelii altaris maioris, in quo et in loco altiori asservaturcorpus sanctae Monicae, intus magna(m) urna(m) marmorea(m) infe-rius recensenda(m), requisitus fui ego ide(m) not(ari)us pro parte et adad instantiam dictorum reverendorum patrum S. Augustini, ad effec-tu(m) describendi statu(m) presentaneum dicti altaris demoliendi eturna(m) respective dictae sanctae Monicae superius existen(tem) alibipro nunc asportandi et, terminato novo altari, dictum corpus eiusdemsanctae in eo postmodu(m) reponendi et collocandi, prout ad praesen-tiam tam ill(ustrissi)mi et r(everendissi)mi domini Io(ann)isBapt(ist)ae Bartoli, archiep(iscop)i Nazianzeni40 et r(everendissi)mi do-mini archip(res)b(yte)ri Gasparis Ori41, em(inentissi)mi et r(everendis-si)mi domini card(ina)lis Urbis vicarii a secretis, ab eo ad precisu(m)fine(m) et effectu(m) missi, quam r(everendissi)mi patris Fran(cisc)iXaverii Vasquez42 ge-[120v]neralis totius ordinis s(ancti) Augustini,r(everendissi)mi patris Nicolai Serda, assistentis Hispaniarum, et reve-rendorum patrum fr(atris) mag(ist)ri Ignatii Iomelli prioris, fr(atris)mag(ist)ri Ioseph de Lemos, fr(atris) mag(ist)ri Iacobi Antonii Beccariet fr(atris) Io(ann)is Bap(tis)tae Gori, omnium religiosorum in dictov(enerabili) con(ven)tu degen(tibus) testiumque infrascriptorum de-scripsi modo et forma subsequentibus videlicet: nella cappella di san-ta Monica, eretta in detta chiesa di S. Agostino a cornu Evangelii del-l’altar maggiore, ritrovasi formato un altare stabile di marmi che vie-ne a stare all’esterno dell’infrascritta urna, quale fu demolito per edi-ficarne altro di nuovo con magior ornato e decenza.

Nella parte interiore et al di sopra di esso altare si conserva lacassa col corpo di santa Monica dentro una gran urna di marmo,istoriata d’avanti con figure di basso rilievo, nel di cui mezzo forma-to il santo padre sant’Agostino e nelle parti laterali altre figure de

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA30

39 Cfr. C. LA BELLA, Sulla demolita arca di santa Monica cit.40 Giambattista Bortoli (1695-1776) è stato un canonista, storico e teologo vene-

to, vescovo di Feltre e arcivescovo titolare di Nazianzo, vicino alle istanze giansenisti-che e avversario della politica gesuitica. Cfr. G. PIGNATELLI, Bortoli, Giambattista,DBI 13, Roma 1971, pp. 144-145.

41 Gaspare Ori, arciprete di S. Maria in Cosmedin, segretario del Tribunale eccle-siastico del cardinale vicario di Roma.

42 L’ispano-peruviano Francisco Javier Vasquez (1703-1785) è stato il primo noneuropeo a diventare priore generale dell’ordine agostiniano e il secondo dei due gene-rali a vita che l’ordine ha avuto (1753-1785). Cfr. R. LAZCANO, Generales de la Orden deSan Agustin. Biografias, documentacion, retratos, in «Studia Augustiniana Historica»,10 (1995), pp. 163-168.

santi di detto ordine43; qual’urna vien sostenuta da quattro piccole co-lonnette di marmo che formano al di sopra quattro archetti e tuttericcam(en)te dorate ed uniforme a tutta la gran cona di marmo do-rato che si vede fatta anticamente.

Sopra detta gran urna ritrovasi voltato un arco [121r] di muro dimattoni di grossezza due palmi e grandezza palmi sei incirca chiuso ald’avanti con una pietra di marmo scorniciata, dorata e nel mezzo di es-sa tinta di nero con lettere scolpite in bianco del tenore seguente:

Hic Augustini sancta(m) venerare parentemVotaque fer tumulo quo iacet illa sacroQuae quonda(m) gnato toti nunc Monica mundoSubcurrit praecibus prestat opemque suis44.

Al di sopra poi di esso frontespizio ritrovasi un gran sasso dimarmo bianco fatto a uso di coperchio con statua di sopra rappre-sentante la detta santa Monica a giacere in figura al naturale e dalleparti laterali con altri marmi che il tutto figura una gran urna.

Fu dunque fatta demolire la detta gran urna con volta dentro, so-pra descritta, ivi fu trovata una cassa di legno, che si disse da tutti lireligiosi sud(ett)i esservi dentro il corpo di santa Monaca, in vigordelle notizie, e giustifici che loro (h)anno in archivio, il di cui coper-chio è d’olmo ed il resto di essa cassa di noce, inchiodata in tutte lesue parti, con due pezzi di legno riportati d’avanti ed è for-[121v]ma-ta in quadro, lunga palmi quattro e mezzo, larga palmi due e mezzoed alta palmi uno e once dieci, al di sotto fu osservato essere mezzafradicia, da dove anche uscivano alcuni pezzetti d’ossa di d(ett)a san-ta e questi riposti come in appresso.

Detta cassa di legno non fu visitata, ne aperta per l’antichità diessa, bensì per maggior cautela fu involtata con un lenzuolo bianco,ligata assieme con fettuccia bianca di capicciola e sigillata con ceradi Spagna rossa in tre luoghi, al di sopra con sigillo grande della stes-sa religione rappresentante sant’Agostino, et attestarono li padri sud-detti esser quella la cassa ove esiste il corpo di santa Monaca sempreivi venerato per le notizie che ne (h)anno in archivio in vari codici etanche nella di loro libraria Angelica, et specialm(en)te come costa daun libro stampato in carattere che dà nel gotico a me notaro esibito

La ricognizione delle reliquie di santa Monica 31

43 Si tratta forse delle immagini di Agostino, Monica, san Nicola da Tolentino esanta Chiara da Montefalco descritte negli inventari. Cfr. A. MAZZON, La cappella di S.Monica cit., p. 222.

44 Cfr. ICR 2, Roma 1888, p. 446, n. 198.

da essi reverendi padri, qual libro è del padre Paolo da Bergamo, in-titolato Libellus de apologia religionis fratruu(m) heremitaru(m) ordi-nis s(ancti) Aug(usti)ni ad reverendissimum dominum Guilelmu(m)de Estoutevilla card(ina)le(m) Rothomagensem, impressu(m) Romaein domo nobilis viri [122r] Francisci de Cinquinis apud S. Maria(m) dePopulo, anno D(omi)ni 1479, die 18 mensis Iulii.

In questo libro, in fine historiae piissimae matri sanctissimae Mo-nicae adest decretum Martini papae V de translatione sanctae Monicae,quomodo ex Ostiis Tiberiniis maxima cu(m) celebritate cleri et populiac signoru(m) miraculoru(m) dignitate Roma(m) translata est, e dop-po detto decreto siegue l’istoria della detta traslazione scritta da Maf-feo Vegio e dal detto padre in detto libro stampata, dalla quale costache nell’anno 1430, di Martino papa V anno 13, seguì detta traslazio-ne e circa fine(m) di detta istoria si legge: Ita Roma(m) prolatu(m) estsanctu(m) corpus collocatumque in templo antiquo S. Trifonis, quodest contiguum novo templo S. Augustini commendatumque cura fra-truu(m) Augustinensiu(m) mansitque ita usque ad tempora papae Ni-colai V, tunc Deo volente impellenteque ita animos hominu(m), tem-plum S. Augustini longe ante desolatu(m) magna ex parte per Guilel-mum de Estoutevilla card(inale)m Rothomagensem religionis Augusti-nianae protectore(m) erigi cepit, atque ibi per Maffeu(m) Vegiu(m) do-mini Eugenii papae Datariu(m) nobilissimu(m) mausoleu(m) mira ar-te et ingenio elaboratu(m) magnoque sumptu et labore comparatu(m),qua-[122v]le etia(m) Roma caeteris suis praeclaris ornamentis meritoanteposuerit, frabricatu(m) est, ubi demu(m) defuncto Nicolao V suc-cedenteque Calisto III in principio eius pontificatus rursusb(eatissi)mae Monicae corpus, tertio nonas Maii, quae est die nataliseius, magno debitoque cu(m) honore traslatu(m) est, cui non modo li-benter annuit pontifex, sed insuper septe(m) annoru(m) totidemquequadragenaru(m) indulgentia(m) diebus natalium matris Monicae etfilii Augustini perpetuo evo duratura(m) concessit etc.

Di poi furono riposti varii frammenti d’ossa di detta santa, comesopra usciti dalla detta cassa, in una piccola cassettina parim(en)tedi legno e quadra, che fu poi inchiodata e sigillata in croce con similfettuccia e sigillata in quattro parti al di sopra colla stessa cera e si-gillo e si l’una che l’altra asportate come in appresso.

Stabilite dunque nel modo detto di sopra le due casse, furonoqueste colla presenza et assistenza di detti monsig(or) vescovo,r(everendissi)mo s(ignor)e arciprete Ori, r(everendissi)mo padre ge-nerale e religiosi sopra nominati, portate da quattro religiosi laici,con numero quattro torce, nella prima stanza del nuovo archiviostabilito nel secondo piano di detto v(enerabile) con(ven)to, vicinoquella [dopo vari bifogli pertinenti ad altri rogiti, segue a f. 155r] al

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA32

p(rese)nte abitata dal padre m(aest)ro Iomelli priore, le di cui chia-vi si ritengono da esso padre priore, ed ivi collocate in altra cassa dilegno a quest’effetto manufatta, lunga palmi cinque, larga palmi tree alta palmi tre e mezzo, e di poi chiusa ed anche inchiodata rima-se ivi affine di custodirla per modo di previsione, fintanto che saràultimato detto nuovo altare in essa cappella di santa Monica, per poiriporla et adattarla ivi in miglior forma e decenza ad arbitrio di es-si reverendi padri.

Qua descriptione peracta omnes discesserunt et unusquisque quovoluit habuit et ita de praemissis omnibus ego ide(m) not(ari)us testorpublicamque fide(m) facio etc. non solu(m) etc. sed et omnib(us) su-pra quibus etc.

Actum Romae, in d(ict)a v(enerabili) ecclesia S. Aug(usti)ni ubisupra etc. ibidem pr(aesen)tibus etc. dominibus Paulo Galligari fil(io)q(uonda)m Nicolai Romano et Fran(cisc)o Amici fil(io) domini Iose-phi pariter Romano testibus etc.

Bernardinus de Montibus no(tarius)

[2]

ASR, Trenta Notai Capitolini, Ufficio 30, n. 558, ff. 461r-465v; 468r-470v

Roma, 1760 agosto 1°, 2

Ricognizione delle reliquie di santa Monica, già contenute nell’altare dedicato al-

la santa in S. Agostino in Campo Marzio e asportate dalla collocazione origina-

ria in occasione del rifacimento dell’altare e della cappella negli anni 1758-1760.

[461r] Descriptio pro v(enerabili) conventu et reverendis patribusS(ancti) Augustini de Urbe

Die prima mensis Augusti 1760, ind(ition)e 8, sed(ente) s(anctis-si)mo d(omino) n(ostro) papa Clemente XIII anno eius 3o.

Essendo stato ricercato il not(ar)o pubblico infra(scri)tto perparte et ad istanza del ven(erabile) con(ven)to et reverendi padri diS. Agostino di Roma, mi portai personalmente al sud(ett)o ven(era-bile) con(ven)to e precisamente in una stanza di esso, nel secondopiano, detta dell’archivio, ad effetto di riconoscere, confrontare e de-scrivere rispettivamente una cassa di legno, dove per rogito di me

La ricognizione delle reliquie di santa Monica 33

not(ar)o dei 18 luglio 1758 fu posta e collocata per modo di provisio-ne altra cassa antica di legno con entro il corpo di santa Monica.

Siccome ivi giunto, colla presenza, intervento et assistenza delr(everendissi)mo p(adre) pro(curato)r(e) g(e)n(era)le di dett’ordine disant’Agostino, del m(olt)o r(everendo) p(adre) priore e reverendi pa-dri maestri de Lemos, de Paulis, Beccari e Seccho e respettivam(ent)edel m(olt)o il(lust)re e rev(erend)o don Agostino Onorante45, custodedelle sacre reliquie, e dell’infra(scri)tti test(imon)ii, fu da me osserva-to, riconosciuto e descritto come appresso, cioè:

[461v] nella stanza dell’archivio sudetto, a man sinistra dell’in-gresso di essa, fu ritrovata una cassa di legno di albuccio nuova chefu osservata e riconosciuta essere in tutte le sue parti ben chiusa e nelmodo e forma come fu descritta per ist(roment)o come sopra rogatoe fu presa da quattr’uomini, a tal’effetto chiamati, ed asportata nelcoro della v(enerabile) chiesa di detto con(ven)to, ove giunti inter-venne anche l’e(minentissi)mo e re(verendissi)mo sig(nor)ecard(inal)e Erba Odescalco, vicario di Roma, ricevuto dal r(everen-dissi)mo padre generale et altri religiosi graduati di esso venerabilecon(ven)to e, portatisi insieme in esso coro, fu alla presenza di tuttigl’astanti schiodata et aperta dagl’artisti la medesima cassa nuova,dentro la quale vi fu trovata l’altra cassa antica di noce, involtata inuna tela bianca, ligata con fettuccia color simile e sigillate l’incrocia-ture di essa fettuccia, con altra piccola cassettina, ligata e sigillata,come sopra, dove erano riposte alcune ceneri e certa quantità deframmenti d’ossa di detta santa che, per l’antichità della medesimacassa, erano da alcune piccole aperture uscite e sì l’una che l’altra intutto e per tutto confrontare col citato istr(ument)o di descrizzionenegl’atti miei, come sopra rogato, al quale etc.

[462r] Doppo di che furono accese due candele sopra due cande-lieri di argento e dissigillata prima e schiodata la suddetta cassagrande antica, posta sopra di un tavolino a quest’effetto ornato, etaperto il coperchio di essa dal med(esim)o sig(nor)e don Agostino

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA34

45 L’Onorante (ovvero Honorante) nato ad Accumoli (un tempo diocesi di Ascoli,oggi in provincia di Rieti) nel 1711, successe come custode delle reliquie e dei cimite-ri cristiani di Roma il 5 febbraio 1753 a Giovanni Marangoni del quale era stato giàcoadiutore negli ultimi anni del suo mandato. Fu Custode per circa venti anni e morìil 10 agosto 1773 (era sepolto nella chiesa dei Santi Nicola e Biagio ai Cesarini). Nel-l’incarico di custode gli succede Giovanni Maria Tojetti. Suo fratello, Romualdo, pro-tonotario apostolico, fu Segretario presso il Tribunale del Vicariato, e autore della Pra-xis Vicariatus Urbis. Ringrazio il Dott. Massimiliano Ghilardi (Istituto Nazionale diStudi Romani), archeologo ed esperto della storia dei cimiteri paleocristiani di Romae delle vicende relative alle traslazioni di reliquie e corpi santi, per le preziose notiziefornitemi su Agostino Onorante.

Onorante, fu intonato da sud(ett)i reverendi padri e cantato a vicen-da l’inno di detta santa – Ite matris ossa nostrae etc. – et altre sacreantifone ed orazioni, come sogliono cantare nella festa della trasla-zione della santa lor’madre ai X d’aprile nel breviario dell’ordine46.

In quel medesimo istante lo stesso sig(nor)e don Agostino Ono-rante incominciò con decente riverenza a levar dalla sud(ett)a cassale ossa e le ceneri sacre che ivi riposavano. Ma siccome egli è da mol-tissimi anni avvezzo a trattare giornalmente le ossa de santi corpi edaltresì peritissimo nel suo impiego, sà a meraviglia discernere ossada ossa e parte da parte, si avvede ben subito che, sul primo strato,vi erano le parti di più corpi santi; ne avvertì subito sua em(inen)za,il padre r(everendissi)mo g(e)n(era)le, i circostanti, e me not(ar)opresente. Tra le altre parti vi trovò pezzi di più d’un cranio, che purefurono riconosciuti distintam(e)te.

Allora si adoprò maggior diligenza ed il sig(nor)e don AgostinoOnorante andava con infinita cautela e attenzione, osservando minu-tamente le ossa e le ceneri [462v] sante che esso solo, in vista di tutti,estraeva. Tanto più che il fatto era da avvertirsi conforme ai detti delsommo pontefice Martino V che, nel suo autentico sermone de tran-slatione corporis sanctae Monicae (quale da me letto incomincia Gau-deo mihi quoque etc.), essendo stato informato qualmente da chi sa-peva il vero sito ove trovavasi il deposito di santa Monica, si dicevaancora che vi potessero essere nel medesimo mausoleo le ossa di altrisanti, commandò che se mai non si potessero discernere le une dal-l’altre si trasportassero tutte insieme e tutte le possedessero i religiosiagostiniani, come apparisce dalle seguenti parole da me riscontrate inpiù edizioni del medesimo sermone: Caeterum veneri ne simul et alio-rum sanctorum ossa in eodem mausoleo clauderentur, id renuntiatumest Nobis, ac Nos respondimus, si hoc ita essent, nec discerni possentossa, omniaque in eodem monimento invenirentur, simul haberetis.

Con tal diligenza adunque ed attenzione, doppo di aver levate leossa e le ceneri di altri santi corpi, giunse al secondo strato e, versoil fondo di detta cassa, ivi trovò aguisa di un secondo strato di santereliquie ridotto (come appariva per essersi la cassa più volte voltatae rivoltata, si nel trasportarsi che nel schiodarsi che si fece); verso unlato della med(esim)a stavano una lamina ed un medaglione di piom-bo, [463r] premendo un panno da descriversi più sotto, ripieno di os-sa e di ceneri sacre credute da tutti per quelle di santa Monica, indi-canti la vera separazione per l’infradicende ragioni.

La ricognizione delle reliquie di santa Monica 35

46 In realtà la memoria della traslazione del corpo era fissata nel martirologio e nel-l’antico calendario agostiniano al 9 aprile, giorno dell’effettiva traslazione da Ostia se-condo il Vegio e la storiografia dell’ordine. L’errore del notaio ricorre anche in seguito.

La lamina era di forma quadrangolare con l’angolo sinistro su-periore rotto, come pareva per strappo, in occasione d’essere la lami-na staccata da qualche tenace luogo, ove fosse trovata affissa.

Fu presa in mano da molti de signori e de religiosi stessi ivi pre-senti, ma parve difficile da leggersi per l’antichità delle lettere che inalcun luogo comparivano corrose dal tempo ed anco per la rozzezzadell’artefice che le aveva senza studio e con molta semplicità trasan-datam(en)te incise.

Vi fu però e tra gl’altri il padre maestro Selmi, assistente d’Italiaagostiniano, che specificatam(en)te vi lesse il nome di Monica. Ma af-finché con maggior posatezza ed attenzione si legesse ed esaminassela lamina sudetta, fu data l’incombenza al padre maestro Giorgi47, si-milm(en)te agostiniano, che l’osservasse. Egli, come uomo moltoesperto ne caratteri antichi, questi in vicinanza della sede di dettoe(minentissi)mo sig(nor)e card(ina)le vicario, si pose ad esaminarlaminutamente e disse che la lamina era più antica del medaglione, chequella era scritta in caratteri semplicemente latini all’uso dell’anticheromane iscrizzioni, che le lettere erano negligentem(en)te formate edancora corrose e sparute, che per altro nella seconda linea vi si scor-geva [463v] il nome della santa nell’infradicenda forma, ridotta però inpiccolo, che la lettera O tra due M et N non appariva vivam(en)te al-l’occhio, ma che si ravvisavano l’indizii e che lo spazio fraposto con-teneva appunto la figura ed il corpo dell’intero O, e che difatti l’O tro-vavasi chiarissimam(en)te scolpito nel nome di santa Monica riporta-to nel medaglione e che, con il confronto di questo medaglione, siscuopriva la detta lettera O, poiché tra la lamina ed il medaglione nonvi era altra differenza se non che quella era l’originale e questo una co-pia, ma in caratteri gottici (indicanti detta separazione)48.

FELIX. X …..·· S. MONICE …..

HERMA .. ASTHEODORVS TRIBVNVS

IN HOC SEPVLCRO REQVIESCVNT IN PACE

A M .XXX.

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA36

47 Si tratta dell’erudito agostiniano Agostino Antonio Giorgi (1711-1797), notoper i suoi studi orientalistici e autore dell’Alphabetum Tibetanum (1762). Cfr. G.G. FA-GIOLI VERCELLONE, Giorgi, Agostino Antonio, DBI 55, Roma 2000, pp. 300-304.

48 Il disegno della laminetta è riprodotto tra le tavole alla fine di questo volume(si veda la Tav. 4).

Fu tutto manifestato al dett’e(minentissi)mo sig(nor)ecard(ina)le vicario, ad altri sig(no)ri et alli padri medesimi e fu poipresentata la descritta lamina a me no(tar)o, indicandomisi dallostesso padre maestro Giorgi a lettera per lettera il nome specialmen-te sudetto con gl’altri che io osservai attentamente, anche in parago-ne del medaglione.

[464r] Il panno poi era molto logoro, bucato in vari luoghi, assaiscolorito, ma tutto imbevuto di sacre ceneri, che lo avevano penetra-to. Non fu potuto ben discernere se fosse ordito o tessuto di lino opure di bombagio; il fondo appariva di color bianco, ma era tessutoa striscie di color torchino, con lavori non usuali e non communi neall’usanze nostre, ne a quelle de secoli passati a noi prossimi, e talefu il giudizio di più d’un versato nelle ricerche delle vesti degl’antichi,e nominatam(en)te del sud(ett)o sig(nor) don Agostino Onorante.

Il detto panno era lungo incirca a cinque palmi e largo tre e mez-zo, le strisce si stendevano per il largo del medesimo panno. Questocopriva ed involgeva insieme ne quattro lati le ossa e le ceneri che,poste di sotto e al piano della cassa, erano separate dalle prime po-ste di sopra. Le sole ossa e le ceneri che stavano sotto il panno nel de-scritto secondo strato, premuto dalla lamina e dal medaglione, eranodi un sol corpo. Fra queste fu attentamente osservato se vi fosse sta-ta alcuna piccola porzione di capo, ovver di cranio, ma non vi fu tro-vata.

Il capo e il cranio di santa Monica rimane in un busto d’argento49,d’onde sotto il generalato del padre maestro [464v] Agostino Gioia50, ilfelicemente regnante pontefice Clemente XIII, allora card(ina)le ve-scovo di Padova, n’ebbe per sua particolare devozione una particellaper reliquia, siccome attestano molti de padri testimonii oculari delfatto.

Dagl’antichi codici del con(ven)to e specialm(en)te da uno che siconserva nella Biblioteca Angelica, dentro l’armadio segnato BP n.primo, si fa manifesto che l’anno immediatamente seguente alla tra-slazione la testa di santa Monica era separata dalle di lei ossa e cometale ornata ed esposta a pubblica veneratione fino al di d’oggi nellacappella e nelle feste di detta santa. Ed acciò che si conservi anchene miei atti pubblici la memoria di questo sacro capo, si notano le se-guenti memorie esistenti nel detto manoscritto segnato litt(eris) BP.

La ricognizione delle reliquie di santa Monica 37

49 Un busto d’argento della santa è attestato già negli inventari del XV secolo e levicende della sua realizzazione e dei suoi ornamenti sono stati studiati da A. MAZZON,La cappella di S. Monica cit., pp. 210; 222.

50 Priore generale negli anni 1745-1751. Cfr. R. LAZCANO, Generales de la Orden de SanAgustin cit., pp. 162-163; S. GIORDANO, Gioia, Agostino, DBI 55, Roma 2000, pp. 127-129.

Ivi, nell’inventario delle reliquie de santi, pag. 5, col. 2, anno1431, 1432: pallium simile proxime praed(ict)o quod est supra corpusbeatae Monicae e di poi unum caput argenteum sanctae Monicae51.

Nell’inventario del 1449 de mense Novembris, tempore prioratusreverendi magistri Gregorii de Interamne, pag. 159, col. 2: Item caputsanctae Monicae de argento cum smaltis, cum lapidibus circumqua-que XX, quod fecit fieri dominus Maffeus de Papia, datarius d(omi)nin(ost)ri papae, cum uno Agnus Dei magno et pulchro.

Esisteva nel 1452, come apparisce dalla consegna che si dice fat-ta 465r a fra Evangelista Giacobazzi, anno 1456 et pag. 166, col. 1:Unum diadema capitis sanctae Monicae cum lapidibus XXXXVI, mar-garitis grossis duodecim et aliis multis parvis circiter et internis circumlapides per girum ipsorum lapidum; et pag. 168, col. 1: Caput sanctaeMonicae valde pulchrum et magnum, totum deargentatum a medietatesupra cum trigintaquinque seraphinis parvis relevatis, circumdatumcum filo retorto supra ipsos seraphim de argento, cum pede de aere de-aurato, cum capitibus puerorum parvis et foleis de argento smaltatisnumero viginti, cum rosis aeneis deauratis habentibus in medio lapidesvitreos numero sexdecim, cum decem seraphim de argento magnissmaltatis, cum uno Agnus Dei magno de caera circumdato de argentovel de caera deaurato cum corda serica viridi, cum uno ramo coralii sa-tis pulchro, cum reliquiis capitis sanctae Monicae intus inclusis etc. Sinota nel margine: In maiori parte reliquiae repertae sunt deficere; e ciòfu osservato nell’anno 1479, in occasione di fare nuovo inventario.

Quindi, nell’anno seguente 1480, si dice: in primis una pars par-va coppulae capitis sanctae Monicae inclusa infrascripto et magno or-namento, valde pulchro, [465v] diviso in duas partes, videlicet a partesuperiori tota de argento e siccome per levar le reliquie, che l’annoantecedente vi furono nella magior parte ritrovate mancanti, eranostati levati ancora varii ornati, si nota: omnes supradicti defectus or-namenti capitis praedicti fuerunt reparati de mense iulii 1480 etc. Ma-gister Baptista de Casalibus scripsit. Immediatamente siegue: Coro-na, seu diadema, supradicti capitis sanctae Monicae tota de argentomagna et pulcra, ab una parte tantum deaurata, cum litteris de argen-to dicentibus. Questa diadema ha fatta fare le donne, che so’ in Ro-ma ad onore di santa Monica, cum una stella argentea etc. con altripreziosi ornati di smalti, gemme, perle etc. Vi si nota infine che an-che questa corona o diadema essendo mancante de suoi ornamentie in varie parti sfornita, fuit tunc in omnibus defectibus reparata. Sicontinova a descrivere altri ornamenti supradicti capitis per tuttol’intiero foglio 233.

Rocco Ronzani, OSA - Josef Sciberras, OSA38

51 Cfr. Roma (Italia), ASR, Agostiniani in S. Agostino, b. 34, f. 1v.

Da questo sacro capo fu estratta la reliquia del cranio di santa Mo-nica lunga due oncia e mezza e larga altrettanto e mandata in Bolognanella chiesa [ff. 466-467]52 dei padri agostiniani di S. Giacomo, per or-dine della san(ta) me(moria) di Gregorio XIII, come costa da due bre-vi spediti il di 13 agosto 1576, ubi testatur pontifex propter eaque con-fratres (di santa Monica) ad exercenda pietatis opera magis accendantureisdemque s. Longini ac sanctae Monicae matris s. Augustini capitumparticulas transferendi licentiam se dedisse etc. Tanto leggesi riportatodai Bollandisti al di 4 di maggio e all’appendice al medesimo giorno.

E difatti nell’inventarii di sopra accennati si fa espressa menzio-ne anche del corpo di san Longino, p. 168: Una capsa antiquissimalongitudinis unius brachii et stricta in latitudine, in qua est corpussancti Longini martiris et aliae reliquiae etc. quale assai più minuta-mente si descrive nella pag. 233, col. 2.

In sequela delle prenarrate osservazioni fu riconosciuto che nel-l’antica cassa – dove fin dai tempi della san(ta) me(moria) di Marti-no V, cioè fin dall’anno 1430 in cui fu fatta la solenne traslazione se-gnata nel Martirologio Romano e celebrata ogn’anno per concessio-ne della Santa Sede ai X d’aprile nella religione agostiniana – e se-gnatamente nel secondo strato, dove non si poté ritrovare del cranioe che era separato per mezzo del panno descritto e [468v] delle lami-ne con il nome, come si è detto, di santa Monica …53.

Allora si distese il panno sopra le ossa degl’altri santi, già trasfe-rite nella nuova cassa o sia urna che si descriverà appresso, acciò cheservisse nuovamente di separazione e poi vi si posero di bel nuovo lelamine e sopra il panno medesimo furono, dallo stesso sig(nor)e donAgostino, accomodate le ossa della santa, in guisa che ora tengono illuogo vicino al coperchio.

La nuova cassa o sia urna è di piombo foderata interiormented’ottone, di largezza al di sopra palmi 4 1/6, larga palmo uno e mez-zo, alta un palmo et on(ce) 2 ½, longa al di sotto palmi 3 on(ce) 6 ½,larga palmo uno et onc(e) 2 ½, con suo coperchio parim(en)te fode-rato interiormente d’ottone, con sua cornice a gola, longo palmi 4 etonc(e) 4 ½, largo palmi 1 et onc(e) 8 ½, con sopra la seguente iscriz-zione scolpita nel piombo: corpus sanctae Monnicae beatissimum eantiqua arca lignea extractum in nova hac plumbea die prima augustianno MDCCLX repositum iacet.

Nel mezzo poi delle due testate di ess’urna vi sono due fasce si-milmente di piombo et altre due parimenti simili nel mezzo, della

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52 I ff. 466-467 sono pertinenti ad altro rogito del 2 agosto 1760; la descrizionecontinua al f. 468r.

53 A questo punto la descrizione resta sospesa per un errore dell’estensore.

larghezza di ess’urna, larghe ciascuna di esse fascie once tre e minu-ti [469r] quattro, longhe un palmo, l’estremità delle quali al di sottovengono collegate in stagno, con l’impressione del sigillo mezzanodella religione agostiniana. Il che fatto, furono le dette fasce colliga-te e saldate parimente a stagno coll’impressione dello stesso sigillodella religione.

Qual urna, come sopra chiusa, saldata e sigillata, fu ligata in cro-ce con fettuccia rossa di capicciola ed anche sigillata al di sopra concera rossa di Spagna in cinque luoghi con il sigillo piccolo di suaem(inen)za ivi presente, che dimostra l’arme dell’ecc(ellentissi)macasa Erba mischiate con quelle dell’ecc(ellentissi)ma casa Odescalco.

Fu di poi la stessa urna posta in una bara di legnodecentem(en)te ornata di seta e presa da quattro laici processio-nalm(en)te, colli padri sudetti, tutti con torce accese e cantando il su-dett’inno di detta santa, seguiti anche da d(ett)o em(inentissim)osi(gnor)e card(ina)l vicario, parimente con torcia accesa, e da tuttigl’altri ivi astanti, fu asportata al nuovo altare della cappella di santaMonica esistente a mano destra dell’altar maggiore di essa v(enera-bile) chiesa di S. Agostino, ove giunti fu collocata la sudett’urna inpiombo dentro all’altra [469v] urna fatta intieramente di peperino,che resta sotto la mensa di detto nuovo altare, impellicciata d’avantiet in parte de lati di verde antico con suo basamento scorniciato digiallo antico54 di lunghezza palmi 5 et un quarto, largo palmo 1 et on-ce 2 ½, alta la sudett’urna sotto il coperchio palmi due, longa da ca-po palmi sei e mezzo et in fondo palmi cinque, larga da capo palmi2 ½, qual’urna in facciata viene riquadrata con cornice di metallo do-rato, con tondo nel mezzo, dentro al quale vi esiste una croce cisella-ta con raggio parimente di metallo dorato.

Ed attesa l’ora tarda fu lasciato di chiudere la sudetta urna consuo coperchio, parimenti da descriversi nel giorno di domani duecorrente all’ora undici concordata. … de omnibus supra descriptis etper me etc. notatis cunctis reddo testimonium non solum etc. ed et om-nibus super quibus etc.

Actum Romae ubi supra etc. ibidem pr(aese)ntibus d(omino) Ni-colao Fagioli filio quondam Dom(ini)ci Mediolanen(sis) et fr(ater) Au-gustino Restagni eiusdem ordinis sancti Augustini in eodem v(enerabi-li) con(ven)to degen(tibus) testibus etc.

Pro domino Bernardino de Montibus notarioGaspar Castellani scrip(sit)

[470r] Die secunda augusti 1760

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54 Di giallo antico in interlineo.

Fu continuata la sudetta descrizzione all’ora concordata per par-te ed ad istanza del sudetto ven(erabile) con(ven)to di S. Agostino,con la presenza et assistenza de reverendi padri maestri de Lemos,Beccari, Sacchi et altri religiosi di esso ven(erabile) con(ven)to e detestimonii infra(scri)tti e respettivam(en)te fatta nel modo e formaseguenti.

Primieramente fu osservata e riconosciuta l’urna di piombo co-me sopra descritta, chiusa e sigillata e respettivam(en)te collocatanell’urna di marmo sotto la mensa del riferito altare, la quale fu ri-trovata nel modo e forma come fu posta nel giorno precedente et, inprosecuzione e compimento dell’atto sudetto, fu coperta per mezzode muratori ivi astanti la sudett’urna di marmo con coperchio simi-le di peperino impellicciato e scorniciato di giallo attico, longo in tut-to palmi sei e onc(e) 10, largo palmi due e onc(e) 7, nella quale cor-nice di esso coperchio di faccia ritrovasi la seguente iscrizzione in ca-ratteri di metallo dorato: Hic iacet corpus s(anctae) m(atris) Monicae;qual coperchio, come sopra posto dagl’artisti sudetti, fin da medesi-mi colligato in calce con la sudetta ur-[470v]na in modo stabile e fis-so e così rimase compita e perfezzionata la descrizzione sudetta etdeinde unusquisque discessit et quo voluit … et ita etc. non solum sedet omni etc. super quibus etc.

Actum Romae ubi supra ibidem pr(aese)ntibus dominibus Nico-lao Fagioli filio q(uondam) Dom(ini)ci Mediolansen(sis) et FranciscoVenturini fi(lio) q(uondam) Antonii Bononien(sis) testi bus etc.

Pro d(omino) Bernardino de Montibus notarioGaspar Castellani scripsit

ROCCO RONZANI, OSAJOSEF SCIBERRAS, OSA

Institutum Historicum Ordinis S. AugustiniRomae

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