La coenatio rotunda della Domus Aurea sulla Vigna Barberini?

12
5 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA n. 8 | maggio | 2013 di Laura David¹, Marta Fedeli², Françoise Villedieu³ La coenatio rotunda della Domus Aurea sulla Vigna Barberini? SUMMARY. The Coenatio Rotunda of the Domus Aurea in the Vigna Barberini? On top of the terrace of the Vigna Barberini, a magnificent central- plan building has come to light (a 12 meter high tower surrounded by a circular wall 16 meters in diameter) that archaeologists date to the Neronian period. The hypothesis proposed is that it could be the Coenatio Rotunda, the mythical dining hall of Nero’s Domus Aurea that according to the tradition handed down by Suetonius was “circular, and its roof revolved slowly, day and night, just like the sky” and offered the guests of the emperor a unique view, a panorama worthy of a monarch that included the Palatine Hill, the valley of the Forum and the Capitoline Hill, the Velian, Esquiline, and Caelian Hills and the Domus Aurea. However, further excavations and research are needed to confirm this hypothesis, even though it is difficult to imagine what other kind of structure this very impressive and singular platform could be part of. Il luogo della scoperta: la Vigna Barberini L a zona denominata Vigna Barberini corrisponde all’ampia area pianeggiante nell’angolo nord- orientale del Palatino (160x140 m), che fu pos- sedimento dell’illustre famiglia romana da cui prende il nome e all’inizio del XX secolo venne ceduta allo Stato italiano (Fig. 1). Essa fu oggetto di indagini archeologiche dagli anni ‘30 del secolo scorso, tuttavia dal 1985 al 1998 nella metà sud della Vigna si svolsero gli interventi più sistematici che, nel quadro di una collaborazione fra la Soprintendenza archeologica e l’École française de Rome, permisero di ricostruire diversi episodi della storia del sito 1 . Tra il 2009 e il 2010 sono state effettua- ¹Archeologa, [email protected] ²Archeologa, [email protected] ³ Direttrice di ricerca, Aix-Marseille Université,CNRS, [email protected] Fig.1. Roma, Palatino – Foto aerea con la terrazza della Vigna Barberini evidenziata in giallo (Immagine TerraItaly™ -© Blom CGR). Una scoperta sensazionale, sul Palatino la sala girevole di Nerone 1. Gli scavi furono effettuati sotto la responsabilità scientifica di MariaAntonietta Tomei e furono realizzati da quattro équipes dirette rispettivamente da Jean-Paul Morel,Yvon Thébert, in collaborazione con Henri Broise, Françoise Villedieu con Marie-Brigitte Carre e Philippe Pergola, mentre Pierre Gros e Dinu Theodorescu studiarono l’architettura e curarono i rilievi topografici.Pubblicata in De Franceschini- Veneziano 2011, p. 101 fig. 77.

Transcript of La coenatio rotunda della Domus Aurea sulla Vigna Barberini?

5ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

di Laura David¹, Marta Fedeli²,Françoise Villedieu³

La coenatio rotunda della Domus Aurea sulla Vigna Barberini?

SUMMARY. The Coenatio Rotunda of the Domus Aurea in the Vigna Barberini? On top of the terrace of the Vigna Barberini, a magnificent central-plan building has come to light (a 12 meter high tower surrounded by a circular wall 16 meters in diameter) that archaeologists date to the Neronian period. The hypothesis proposed is that it could be the Coenatio Rotunda, the mythical dining hall of Nero’s Domus Aurea that according to the tradition handed down by Suetonius was “circular, and its roof revolved slowly, day and night, just like the sky” and offered the guests of the emperor a unique view, a panorama worthy of a monarch that included the Palatine Hill, the valley of the Forum and the Capitoline Hill, the Velian, Esquiline, and Caelian Hills and the Domus Aurea.However, further excavations and research are needed to confirm this hypothesis, even though it is difficult to imagine what other kind of structure this very impressive and singular platform could be part of.

Il luogo della scoperta:la Vigna Barberini

La zona denominata Vigna Barberini corrisponde all’ampia area pianeggiante nell’angolo nord-orientale del Palatino (160x140 m), che fu pos-sedimento dell’illustre famiglia romana da cui

prende il nome e all’inizio del XX secolo venne ceduta

allo Stato italiano (Fig. 1).Essa fu oggetto di indagini archeologiche dagli

anni ‘30 del secolo scorso, tuttavia dal 1985 al 1998 nella metà sud della Vigna si svolsero gli interventi più sistematici che, nel quadro di una collaborazione fra la Soprintendenza archeologica e l’École française de Rome, permisero di ricostruire diversi episodi della storia del sito1. Tra il 2009 e il 2010 sono state effettua-

¹Archeologa, [email protected]²Archeologa, [email protected]³ Direttrice di ricerca, Aix-Marseille Université,CNRS, [email protected]

Fig.1. Roma, Palatino – Foto aerea con la terrazza della Vigna Barberini evidenziata in giallo (Immagine TerraItaly™ -© Blom CGR).

Una scoperta sensazionale, sul Palatino la sala girevole di Nerone

1. GliscavifuronoeffettuatisottolaresponsabilitàscientificadiMariaAntoniettaTomeiefuronorealizzatidaquattroéquipesdiretterispettivamentedaJean-PaulMorel,YvonThébert,incollaborazioneconHenriBroise,FrançoiseVilledieuconMarie-BrigitteCarreePhilippePergola,mentrePierreGroseDinuTheodorescustudiaronol’architetturaecuraronoirilievitopografici.PubblicatainDeFranceschini-Veneziano2011,p.101fig.77.

6 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

te per volere della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (SSBAR) altre indagini che, con il contributo scientifico dell’École française de Rome e del Centre Camille Jullian, hanno messo in luce l’edi-ficio che si intende descrivere e che, per poter essere meglio compreso e definito, deve essere inserito all’in-terno del contesto topografico che lo circonda2.

Inquadramento topografico generale3

Tralasciando gli scarsi dati relativi ai primi tempi della città, le prime cospicue testimonianze di occupa-zione della Vigna Barberini appartengono ad una ricca domus degli anni 30 del I sec. a.C. che rimase in uso fino agli anni 60 del I sec. d.C., forse di proprietà di un agiato personaggio della cerchia di Augusto.

In età neroniana, più a nord della domus augustea e presso quelle che allora erano le pendici del colle Pa-latino, venne eretta l’imponente struttura rinvenuta negli scavi 2009-2010, che ha risollevato la questione della presenza in questa zona di parte della residenza di Nerone, la Domus Aurea, di cui si tratterà successi-vamente.

Con l’epoca flavia lo spazio fu occupato da un po-tentissimo terrazzamento che ricoprì tutti i resti delle epoche precedenti: ai margini, imponenti sostruzioni contennero il terrapieno che sollevò la quota del pia-no di calpestio e modificò completamente la morfolo-

gia originaria del terreno, trasformando le pendici del colle Palatino in un’ampia e alta terrazza affacciata a strapiombo sulla valle del Colosseo (Figg. 2 e 3).

Su tale imponente terrazzamento fu eretta la parte nord del palazzo imperiale dei Flavi, la cui co-struzione venne intrapresa all’inizio del principato di Vespasiano (69-79) e conclusa sotto il regno di Domi-

ziano (81-96) che occupò e modificò per intero il Pa-latino (Fig. 4). Il palazzo quindi si elevò da allora in alto e al di sopra degli spazi frequentati dai comuni mortali, avvicinandosi ai cieli e agli dei in un’ottica e con un’architettura che in questo senso rispecchiava il carattere dispotico dell’imperatore Domiziano, para-gonato infatti a Giove dai poeti del suo tempo.

La parte della reggia flavia sulla Vigna Barberini si articolava attorno a un giardino centrale, ornato di statue e fontane di cui restano scarse tracce, e si svilup-pava come un corpo di fabbrica rettilineo sui lati nord, ovest ed est, mentre a sud era caratterizzato da una facciata ad emiciclo, simile a quella che chiudeva il pa-lazzo dal lato opposto, suggerendo quindi una coeren-za della concezione originaria della residenza imperiale.

Nel corso di tutto il II sec. la reggia subì restauri e opere di consolidamento e alla fine dello stesso secolo un incendio, probabilmente quello che nel 191 devastò

2. L’interventodel2009iniziòsottoladirezionedellaDott.ssaMariaAntoniettaTomei,alloraresponsabileperlaSSBARdell’areaarcheologicadelPalatinoeForoRomano,cheproposedisvolgereunsaggiopercontrollarelostatodiconservazionedellesostruzionidelterrazzamentoartificiale.Inseguitoallascopertaeffettuata,laSoprintendenzadecisediproseguirelaricercaeottenneunnuovofinanziamentodal“CommissariatoDelegatopergliinterventiurgentinelleAreeArcheologichediRomaeOstia”,chepermiseun’ulteriorecampagnadiscavonel2010.

3. Villedieu2007.

Fig.2. Ricostruzione dell’orografia originaria del terreno, resa invisibile dalla colmata per la terrazza artificiale costruita a partire dagli anni 70 del I d.C. La cornice bianca restituisce l’ingombro della terrazza, mentre il cerchio rosso indica la costruzione neroniana, che doveva sorgere a 32,10 m s.l.m. (J. Schodet, © ÉFR 2010).

7ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

il centro di Roma, compromise definitivamente tutto il complesso.

I lavori di ricostruzione che seguirono questo even-to durarono alcuni decenni e modificarono di nuovo interamente l’aspetto e l’assetto della Vigna Barberini, che fu allora occupata dall’imponente santuario de-dicato dall’imperatore Eliogabalo (218-222) a Sol Ela-gabalus e poi da Severo Alessandro (222-235) a Giove

Ultore.Il complesso monumentale severiano si sviluppava

intorno al grande tempio periptero, che era uno dei maggiori dell’Urbs e sorgeva al centro della terrazza. Un peribolo (recinto sacro) cingeva tutto il santuario e negli spazi aperti si alternavano giardini articolati in piccole aiuole e aree lastricate di marmo bianco da cui le piante fuoriuscivano attraverso dei fori (Fig. 5).

Fig.3. Ricostruzione delle sostruzioni del corpo settentrionale del palazzo flavio nell’area della Vigna Barberini (J. Schodet © ÉFR 2010).

Fig.4. Modello tridimensionale del palazzo flavio. A sinistra il corpo eretto sopra la terrazza della Vigna Barberini con l’arco di Domiziano all’esterno (N. André © ÉFR 2001).

8 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

Tra la fine del IV e la prima metà del V secolo, il santuario fu demolito per recuperare i materiali da co-struzione e tutti gli elementi della decorazione.

Dal VI secolo e per tutto il Medioevo l’area ven-ne utilizzata come giardino e contemporaneamente come cimitero, in un primo tempo per gli abitanti del palazzo, in seguito per quelli del quartiere che si svi-luppò in questa parte del Palatino attorno all’attuale chiesa di San Sebastiano.

L’area, proprietà della famiglia dei Capranica e solo in seguito dei Barberini, fu sfruttata a scopi pre-valentemente agricoli sino all’inizio del XX secolo e di nuovo nel corso dei due conflitti mondiali.

L’edificio portato in luce e la Domus Aurea

L’occasione che portò alla scoperta della struttura neroniana fu la necessità di svolgere nella zona nord della terrazza artificiale un saggio esplorativo, in quan-to gli studi mostravano che le sostruzioni flavie erano molto massicce in alcuni settori, ma poco sviluppate sul lato nord-est, dove invece ci si sarebbero aspettati so-stegni più cospicui per contenere il potente e alto ter-rapieno, talvolta superiore a 15 metri corrispondenti a quattro piani (cfr. Fig. 3).

Al di sotto dei livelli pavimentali della fase flavia venne infatti individuata un’alta costruzione anteriore, quindi precedente ai primi anni del 70 d.C., conservata

al momento della realizzazione della terrazza proprio per consolidare e arginare le alte terre di riporto che la inglobarono e riempirono. Il corpo messo in luce fornì quindi una spiegazione all’apparente anomalia: le so-struzioni erano meno spesse, ridotte praticamente ad un rivestimento in facciata, nella parte in cui strutture ante-riori potevano contribuire a contenere il terrazzamento. Inoltre, l’ampia estensione di questa fascia meno spes-sa lasciava ipotizzare la presenza, nei pressi, di ulteriori costruzioni inglobate nel terrapieno, anch’esse sfruttate per il medesimo scopo di contenimento e stabilità.

Il corpo di fabbrica finora messo in luce si presen-ta come una struttura cilindrica in opera laterizia, di 16 m di diametro, costituita da un muro anulare spes-so 2,06 m. Al centro si erge un pilone di pianta circolare di 3,90 m di diametro4 (Figg. 6 e 7).

L’edificio doveva verosimilmente svilupparsi come una torre su circa 12 m di altezza ed è costituito inter-namente da due ordini di otto archi a tutto sesto che congiungono il pilone centrale con il muro anulare e definiscono la struttura in due piani, solo uno dei qua-li, di 6 m di altezza, è stato finora scavato (Fig. 8). Si è potuto infatti verificare che il pilone prosegue al di sot-to dell’innesto del secondo ordine di archi; pertanto si è ipotizzato che il piano non ancora indagato sia della medesima altezza di quello noto. Quindi il pavimento del pianterreno doveva trovarsi circa 6 m sotto il solaio del primo livello, alla quota di calpestio anteriore alla

4. Idatiraccoltisonogiàstatiespostiinvarieoccasioninelcorsodelleindagini.Sivedano:Villedieu2010,pp.1089-1114;Tomei2011,pp.25-36;Villedieu2011a,pp.280-285;Villedieu2011b,pp.37-52;Villedieu2012,pp.170-178.

Fig.5. Modello tridimensionale del complesso severiano (P. Veltri © ÉFR 2001).

9ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

creazione della terrazza flavia, dunque sul pendio del Palatino, poco sopra il livello della valle del Colosseo, oc-cupata dal lago artificiale della Domus Aurea (cfr. Fig. 2).

Per la maggior parte dei visitatori risulta difficile

immaginare che questa costruzione, oggi inglobata nel riempimento della grande terrazza artificiale fla-via e quindi sotterranea, si ergesse in origine su un pia-no situato a circa 15 m al di sotto del livello di calpestio

attuale.Le restituzioni pro-

poste presentano un certo margine di ap-prossimazione in quan-to le dimensioni com-plessive dell’edificio sono state calcolate considerando la porzio-ne finora nota e messa in luce, corrispondente solo al secondo piano della struttura. Tutta-via, sulla base di tali dimensioni, si è potuta calcolare in modo pre-liminare la conversione delle misure in piedi ro-mani. In questo senso si è notata la ripetizione

Fig.6. Planimetria delle strutture messe in luce nella Vigna Barberini sul Palatino durante gli scavi 2009–2010. La linea tratteggiata indica i limiti dello scavo (M. S. Bianchi 2010).

Fig.8. Sezione prospettica ricostruttiva dell’edificio neroniano rinvenuto nell’area della Vigna Barberini. È visibile il piano di campagna contemporaneo, ricoperto alla fine del I secolo dalle terre impiegate per creare la terrazza. Le sostruzioni sono visibili a destra (J. Schodet, © Cen-tre Camille Jullian 2011).

Fig.7. Il pilone centrale e gli archi a tutto sesto che lo col-legano al muro anulare. Sono visibili gli archi alla sommità della struttura e gli altri, ubicati 6 m al di sotto, al livello del primo piano (foto SSBAR-ÉFR).

10 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

di alcuni moduli numerici che, diversamente sommati o moltiplicati tra di loro, riproporrebbero tutte le mi-sure dell’edificio, dall’altezza al diametro complessivo e dai diversi spessori delle murature fino alla luce degli archi. È affascinante l’osservazione che, in base ai dati finora conosciuti, tali moduli sembrerebbero essere dei numeri primi5. Tuttavia solo il proseguimento degli scavi e la messa in luce del piano terra potranno con-fermare questa suggestiva ipotesi o comunque fornire ulteriori e completi dettagli in merito.

Come si è detto, l’edificio descritto è precedente ai primi anni del 70 d.C. e può essere datato all’età neroniana (54-68), non solo perché immediatamente precedente alla realizzazione della terrazza flavia, ma anche grazie all’osservazione di alcuni elementi: i pa-ramenti in opera laterizia dei muri si presentano del tutto simili ad alcune murature della Domus Aurea sul Colle Oppio; sembra inoltre che la struttura sia stata in uso per un breve periodo, dato che le impronte delle tavole delle centine, utilizzate in fase di cantiere per la realizzazione degli archi, appaiono impresse da poco; infine un frammento di capitello reca l’immagine di una civetta che è un motivo presente sia su alcune mo-nete di Nerone, sia nella decorazione della volta di un ambiente del padiglione della residenza neroniana6.

La Domus Aurea, resa famosa dagli autori antichi e dalle scoperte fatte a partire dal Rinascimento, rimane tuttavia ancora poco conosciuta nei suoi particolari to-pografici e architettonici.

Senza voler esaurire in questa sede il complesso argomento, i testi riportano che Nerone si fece costru-ire una prima residenza, la Domus Transitoria, che si estendeva dal Palatino all’Esquilino, collegando così i palazzi dei suoi predecessori ai giardini di Mecenate. Svetonio e Tacito affermano che questa prima residen-za fu distrutta dall’incendio del 64 d.C., in seguito al quale Nerone fece edificare la Domus Aurea, i cui lavo-ri rimodellarono radicalmente il tessuto urbano anche di questo settore7.

Il complesso imperiale si componeva di vari padi-glioni variamente dislocati, dei quali mal si conoscono le dimensioni e le articolazioni, e solo il caso ha voluto che quello del Colle Oppio si conservasse meglio di al-tri. Sul Palatino infatti solo alcuni elementi isolati sono stati identificati con le fabbriche neroniane e sono rari

quelli ancora esaminabili direttamente.In base a queste considerazioni e in base alla data-

zione in età neroniana dell’edificio messo in luce sul-la Vigna Barberini, è legittimo pensare che esso fosse uno dei corpi di fabbrica che costituivano un altro arti-colato padiglione della reggia di Nerone.

La struttura cilindrica infatti non doveva essere isolata, ma anzi circondata ed associata ad altri edifici appartenenti al medesimo complesso, dal momento che il suo riempimento era costituito prevalentemente dalle macerie frutto della demolizione di murature del tutto identiche a quella conservata, ma che non pote-vano appartenerle in quanto essa era stata lasciata in-tatta: si può supporre quindi che tali macerie proven-gano da costruzioni simili e contemporanee a quella messa in luce, ubicate nelle sue vicinanze, ma demolite al momento della costruzione della terrazza8.

La considerazione che l’edificio individuato non fosse isolato è inoltre anche avvalorata da quanto già osservato circa le sostruzioni flavie, che presentano uno spessore troppo esiguo per una lunghezza di qua-si 60 m e suggeriscono quindi la presenza di costruzio-ni anteriori - non ancora rilevate dagli scavi - sfruttate per il medesimo scopo di contenimento e stabilità del terrapieno.

Un altro padiglione della Domus Aurea poteva dunque estendersi nell’area della futura terrazza per una lunghezza di circa 60 m da ovest verso est, e a sud al massimo fino ai resti della domus di età augustea. Quest’ultima fu dunque perfettamente in funzione almeno per gran parte del regno di Nerone, anche se ad oggi è difficile ancora stabilire con sicurezza se sia stata integrata alla residenza neroniana e quindi associata al padiglione ipotizzato o abbia funzionato autonomamente.

La coenatio rotunda della Domus Aurea

Dal punto di vista architettonico l’edificio messo in luce è un unicum e i confronti disponibili per le strutture osservate sono rari.

Se la pianta circolare indirizza verso la restituzio-ne di una tholos9, si osserva che gli edifici di questo tipo poggiano normalmente su basi di altezza ridotta e i 12 m di quello della Vigna Barberini sarebbero del

5. 1piede=29,6cmca.Inalcunicasiperòlaconversionenonhafornitodeimultipli“perfetti”delpiederomano:adesempio,lospessoredelmuroanulare(206cm)corrispondea6,95piedi(quindinon7).Perulterioriapprofondimenticfr.Villedieu2011b,pp.39-40.

6. Segala&Sciortino1999,pp.33-34.7. Svet.Nero,31;Tac.Ann.,XV,38-43.8. Villedieu2011b,p.45,n.98.9. Termineutilizzatoperdescrivereedificidipiantacircolare,generalmentetempli,chioschidagiardino,monumentifunerari.

11ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

tutto anomali. Osservata la forma cilindrica e le caratteristiche

del tutto eccezionali della realizzazione, è possibile però avanzare un’ipotesi di identificazione con la coenatio rotunda citata da Svetonio, che descrive la sala da pranzo del palazzo di Nerone precisando che “girava giorno e notte su se stessa imitando il movi-mento del mondo”: praecipua cenationum rotunda, quae perpetuo diebus ac noctibus vice mundi circu-mageretur10.

Da tempo il passo in questione ha suscitato un dibattito tra gli storici e gli archeologi e sono state avanzate diverse ipotesi sulla localizzazione di questa sala rotante.

Una di queste la identifica con i resti di una po-tente struttura a pianta circolare (35,20 m di diame-tro) di cui rimane la fondazione sotto la Domus Flavia sul Palatino; di questa struttura però è stata proposta anche una datazione all’età di Vespasiano e non ci sono ulteriori elementi per la sua identificazione con la coenatio11.

In un’altra interpretazione la sala girevole doveva elevarsi, in epoca neroniana, in un’area compresa tra il vestibolo della Domus Aurea (localizzato nel sito del successivo tempio di Venere e Roma, cfr. Fig. 1) e il laghetto artificiale della stessa (localizzato nella zona dove sorge il Colosseo)12. Tuttavia i dati raccolti in questo settore nel corso degli scavi alle pendici del Palatino non offrono attualmente elementi che pos-sano corrispondere a questa sistemazione13.

L’identificazione della coenatio con l’aula ottago-na del noto padiglione della Domus Aurea sul col-le Oppio si è basata sulla proposta che fosse solo il soffitto a ruotare: una volta costituita di materiale leggero e sovrapposta dall’interno alla cupola in mu-ratura avrebbe girato per mezzo di un meccanismo idraulico14, giustificato dal fatto che il movimento doveva essere continuo, “giorno e notte” secondo Svetonio, e quindi difficilmente azionato da schiavi, come accadeva invece nei mulini15.

Al contrario, l’edificio messo in luce sulla Vigna Barberini presenta degli elementi che suggeriscono la presenza di un’intera stanza rotante, oggi scom-parsa, ma collocata in origine al di sopra della strut-tura rinvenuta che ne avrebbe costituito solo la base.

Le pareti interne dell’edificio infatti non presen-tano alcun rivestimento. Ciò indica che si trattava di ambienti di servizio e che conseguentemente il piano nobile, interamente smantellato in età flavia, doveva trovarsi al di sopra. Tuttavia la sommità del pilone e degli archi, su cui avrebbe dovuto poggiare questo piano scomparso, è completamente priva delle tracce di eventuali murature, ma si presenta semplicemente ricoperta da una malta durissima e liscia sulla quale poteva essere collocato unicamente un tavolato di le-gno. Sulla stessa malta compaiono però altre tracce significative: un foro circolare esattamente al centro dell’edificio e una serie di cavità emisferiche attestate sul pilone e su due archi, con una posizione su essi apparentemente identica, rivestite internamente e in alcuni casi del tutto riempite da un materiale argillo-so finissimo (Fig. 9).

10. Svet.Nero,XXXI,3.11. Afavoredell’identificazioneconlacoenatio:Cassatella1990,p.101,ripresodaMar2005,pp.118,120-121;contro:Cecamore1994-1995,p.10.12. Carandini2010,pp.253-260eCarandini,Bruno,Fraioli2011,pp.144-147.13. Panella2011,p.161.14. Lavoltaleggeraèipotizzatasullabasedialcunetraccesull’oculusdellacupola(Prückner&Storz1974).UnpassodelSatyriconsembraparlare

diunmeccanismochepotrebberiferirsiallasalaottagona,poichévienecitatounampiocerchiochesidistaccadallagrandecupola(Petr.Sat.,60).15. Carandini2010,p.260eCarandini,Bruno,Fraioli2011,p.147.16. Ucelli1940,pp.186-190efigg.205-206.

Fig.9. Cavità praticate sulla sommità della costruzione: in due casi si tratta presumibilmente degli alloggiamenti per le sfere, la rotazione delle quali era facilitata da un lubrifi-cante a base di argilla (foto SSBAR-ÉFR, 2010).

12 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

Il tavolato ligneo supposto (A in Fig. 10), di cui si è trovato un indizio nella stratigrafia, poteva pre-sentare dei tagli in corrispondenza delle sistema-zioni appena descritte sul piano di malta. Il foro al centro del pilone poteva essere destinato a fissare un perno (B in Fig. 10) e le cavità emisferiche avreb-bero potuto servire da alloggiamento per delle sfe-re fissate al tavolato ligneo (C in Fig. 10). Queste ultime, simili a quelle bronzee della piattaforma girevole di una nave di Nemi16, si presenterebbe-ro quindi come una sorta di antenati dei nostri cu-scinetti a sfera. La presenza dell’argilla all’interno delle cavità potrebbe pertanto essere spiegata con la funzione di lubrificante.

Un secondo tavolato, sovrapposto al primo e ar-ticolato intorno al perno centrale, poteva ruotare (D in Fig. 10).

Le sfere assecondavano dunque il movimen-to, ma questo doveva essere necessaria-mente generato da un meccanismo, di cui si pensa di poter riconoscere le tracce in un’a-rea esterna al corpo cilindrico principale. Area esterna

Nel piano scavato, una finestra e una porta si apro-no a sud, verso un’area esterna che si presenta ridotta rispetto alle dimensioni originali a causa degli inter-venti edilizi successivi e dove tuttavia si sono ricono-sciuti un settore di complessa interpretazione e un lo-cale probabilmente di servizio.

Quest’ultimo è messo in comunicazione con il cor-po cilindrico principale dalla porta, che attraversa il muro anulare e si presenta priva di tracce di dispositivi di chiusura.

Fig.10. Ricostruzione ipotetica della struttura sovrapposta al basamento neroniano (proposta da F. Villedieu). A: tavolato ligneo fisso; B: taglio sul tavolato fisso dove era alloggiato il perno, in corrispondenza del foro al centro del pilone; C: tagli sul tavolato fisso in cui erano alloggia-te le sfere, in corrispondenza delle cavità emisferiche presenti sul piano di malta; D: tavolato ligneo mobile; E: “settore tecnico-appendice” in cui era alloggiato il meccanismo per la rotazione del pavimento (J. Scho-det, 2010, © Centre Camille Jullian).

13ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

Come si è detto, è impossibile restituire la forma e la superficie originarie del locale17, così come è dif-ficile al momento stabilire se esso fosse fornito di una qualche copertura o si presentasse come una sorta di terrazza a cielo aperto. Sul pavimento esso è provvisto di un’apertura, destinata forse a dar luce a un altro ambiente situato al pianterreno, e sul lato est è deli-mitato da un breve tratto di muratura superstite, dan-neggiata nella sua parte alta.

Questa è legata e perpendicolare al muro anulare e fa parte dell’altro settore esterno citato: un’ “appen-dice” che doveva avere un’unica destinazione d’uso, come una sorta di “settore tecnico” del corpo cilindri-co principale, di cui infatti presenta lo stesso tipo di caratteristiche e materiali, risultando quindi parte di esso (E in Fig. 10).

I danneggiati resti di questa “appendice” dimo-

strano che essa fu oggetto di una vigorosa opera di demolizione al momento in cui l’intero edificio venne messo fuori uso per la creazione della terrazza flavia, al contrario di quanto avvenne per il corpo cilindrico principale che invece, come si è detto, fu lasciato intat-to. Il settore tecnico fu dunque violentemente demo-lito nella sua parte alta, come dimostrano le macerie in grossi blocchi, ma in seguito l’operazione di sman-tellamento avvenne con grande cura. Infatti la presen-za, sia di macerie fini sia di minuti e ravvicinati segni lasciati dalla punta dei picconi sul troncone di muro superstite, suggerisce l’attento distacco/asporto di un qualcosa che doveva essere ritenuto abbastanza “pre-zioso” da richiedere un simile delicato intervento18.

L’ipotesi che questo settore fosse predisposto per l’alloggiamento di qualche oggetto “prezioso” è an-cora più credibile se si prendono in considerazione

17. Lasuasuperficieèstataridottaacirca3,30mq.

Fig.11. Area esterna a sud. A destra, pianta e ricostruzione assonometrica con evidenziato in verde il dettaglio della zona raffigurata nella foto. A sinistra, foto del settore in questione. In rosa: il locale esterno; in giallo: “settore tecnico-appen-dice” collegato al muro anulare; in grigio: fondazioni successive (fine I - fine II d.C.) che hanno tagliato e ridotto l’area; 1: porta di comunicazione tra il corpo cilindrico e il locale esterno; 2: posizione della finestra (non visibile nella foto); 3: apertura nel pavimento del locale di servizio; 4: il troncone di muro demolito del settore tecnico; 5: posizione del manu-fatto in metallo a forma di U rovesciata inserito all’interno del muro; 6: posizione delle impronte ad angolo retto e dei fori disposti in verticale (foto SSBAR-ÉFR, 2010).

14 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

alcune tracce osservate sulle strutture risparmiate: un manufatto in ferro inserito nella muratura, a forma di U rovesciata; tre fori posti in verticale e a distanza regolare, che però non possono essere attribuiti a bu-chi per ponteggi, sia per le dimensioni ridotte sia per la posizione; due impronte lunghe, nette e ad angolo retto, che sembrano essere state lasciate da una qual-che “cassaforma” inserita all’interno della muratura o da sbarre metalliche di sezione quadrata o a L.

Quanto descritto dimostra che uno o più elementi insoliti fossero sistemati all’interno di questo settore tecnico e, considerando il contesto, si crede che si pos-sa trattare di un meccanismo utilizzato per fare girare il pavimento mobile.

Le sfere infatti assecondavano la rotazione, ma questa doveva essere originata da un dispositivo che sfruttava verosimilmente la forza dell’acqua. Questo sia perché doveva trattarsi di un movimento continuo, come suggerisce Svetonio dicendo che la sala ruota-va giorno e notte, sia per alcuni depositi calcarei sui lastroni di travertino presenti tra i resti della demo-lizione del “settore tecnico”, segno che sopra di essi

circolavano grandi quantità di acqua, sia perché l’ac-quedotto di Claudio raggiungeva una o più cisterne ubicate a meno di 100 m a monte della costruzione neroniana, sotto l’attuale convento di S. Bonaventura.

In base ai dati raccolti non si è in grado però di ricostruire i particolari di questa sistemazione, ma si immagina che le tracce e gli elementi metallici osser-vati potessero far parte di un meccanismo dotato di differenti ingranaggi e/o pulegge per favorire l’anda-mento regolare, moderato e continuo della rotazione del pavimento.

Una rappresentazione della coenatio?In assenza di confronti architettonici diretti, ri-

sulta affascinante la somiglianza dell’edificio rinve-nuto con quello rappresentato sui dupondii della se-rie MAC AVG, coniati tra il 63 e 65 d.C.19 (Fig. 12), che presenta la particolarità della pianta circolare svilup-pata su un’altezza considerevole.

La legenda sulla moneta è stata già in passato di-versamente letta come Macellum Augusti, intendendo un mercato costruito da Nerone, o come Machina Au-gusti, intendendo la sala da pranzo girevole, chiamata machina (machinatores è il termine utilizzato da Taci-to per definire gli architetti della Domus Aurea, Celere e Severo)20.

Gli argomenti pro e contro la seconda interpreta-zione sono già stati ampiamente analizzati21, quindi in questa sede ci si limita a considerare gli aspetti architettonici della rappresentazione monetale.

Se il monumento raffigurato su queste monete fosse lo stesso edificio messo in luce sulla Vigna Bar-berini, bisognerebbe identificare la struttura rinve-nuta con la parte inferiore del corpo di costruzione che compare sul dupondius, mentre il piano supe-riore riprodotto sarebbe la sala da pranzo girevole.

Sulla moneta compaiono inoltre due ali che af-fiancano l’edificio cilindrico, una legata, l’altra pro-babilmente arretrata e raffigurata in prospettiva. In proposito si ricordi che attualmente l’estensione

18. PerinformazionipiùapprofonditesullemacerierinvenuteesulleconsiderazioniadessecollegatesivedaVilledieu2011b,pp.45-46.19. RomanImperialCoinageI2,Nero,109-111;184-187;399-402.20. Tac.Ann.XV,42,1.21. Profumo1905,pp. 673-693. Sull’argomento, cfr. ancheArciprete 1992,pp. 281-283.L’identificazionedell’edificio con ilMacellumMagnumè

discussadaRainbird&Sear1971edaPerassi2002.

Fig.12. Riproduzione grafica del rovescio di un dupon-dius neroniano con la raffigurazione di un monumento costituito da un corpo centrale cilindrico in posizione predominante, affiancato da due ali rettilinee, e legen-da MAC AVG (J. Schodet, ÉFR 2010).

15ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 8 | maggio | 2013

dello scavo è ridotta e dunque non si è in grado di stabilire la tipologia di eventuali edifici annessi al corpo cilindrico. Tuttavia le macerie rinvenute nel riempimento e lo spessore delle sostruzioni hanno indotto a ritenere che qui vi fosse un altro articola-to padiglione della Domus Aurea, composto da più corpi di fabbrica.

Anche se l’identificazione con la coenatio rotun-da rimane dubbia e necessita il proseguimento degli scavi e delle indagini, al momento risulta comunque arduo immaginare quale altro tipo di marchingegno potrebbe essere restituito sopra questo potentis-simo ma anche singolare basamento. È innegabile infatti che al momento l’interpretazione della coe-natio riesca in qualche modo a giustificare e spiega-re le altrimenti oscure tracce rimaste, quali le cavità emisferiche, gli elementi metallici nelle murature e l’intero “settore tecnico”.

Qualunque tipo di struttura debba comunque ipotizzarsi su questa corposa “torre”, essa doveva offrire da ogni angolazione la vista di uno scenario unico, che copriva dall’alto il cuore della Roma impe-riale e quindi dava la possibilità a chiunque l’avesse raggiunta di dominare con lo sguardo il Palatino, la valle del Foro e il Campidoglio, la Velia, l’Esquilino, il Celio, e naturalmente tutta la Domus Aurea, pano-rama privilegiato e degno di un grande imperatore.

16 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

Bibliografi a

Arciprete G, 1992. Machina o Macellum Augusti? Considerazioni sul dupondio ne-roniano. Boll Archeol 16-18: 279-285.

Carandini A, 2010. Le case del potere. La-terza, Bari.

Carandini A, Bruno D, Fraioli F, 2011. Gli atri odiosi di un re crudele, in MA Tomei, R Rea (ed.), Nerone, Catalogo della mo-stra, Roma, apr-sett 2011, pp. 136-151.

Cassatella A, 1990. Edifici palatini nella Domus Flavia, Boll Archeol 3: 91-104.

Cecamore C, 1994-1995. Apollo e Vesta sul Palatino fra Augusto e Vespasiano, Bull Comm Archeol Com Roma 96: 9-32.

Mar R, 2005. El Palatì. La formaciò dels pa-laus imperials a Roma, (Sèrie Documenta 3). Inst Catal Arquel Class, Tarragona.

Panella C, 2011. La Domus Aurea nella Valle del Colosseo e sulle pendici della Velia e del Palatino, in MA Tomei, R Rea (ed.), Nerone, Catalogo della mostra, Roma, apr-sett 2011, pp. 160-169.

Perassi C, 2002. Edifici e monumenti sulla monetazione di Nerone, in J-M Croisille, Y Perrin (ed.), Neronia VI. Rome à l’époque néronienne, Coll. Latomus, vol. 268. Lato-mus, Bruxelles, pp. 11-34.

Profumo A, 1905. Le fonti ed i tempi dello incendio neroniano. Forzani, Roma.

Prückner H, Storz S, 1974. Beobachtungen im Oktogon der Domus Aurea. Mitteil Deutsch Arch Inst Rom 81: 323-339.

Rainbird JS, Sear FB, 1971. A Possible De-scription of the Macellum Magnum of Nero. Papers Brit Sch Rome 39: 40-45.

Segala E, Sciortino I, 1999. Domus Aurea. Electa, Milano.

Tomei MA, 2011. La ex Vigna Barberini e le costruzioni neroniane del Palatino, in Neronia electronica(http://www.sien-neron.fr/2011/11/ne-ronia-electronica-%E2%80%93-fascicu-le-1-2011/) 1: 25-36. Ucelli G, 1940. Le navi di Nemi. Poligrafi-co, Roma.

Villedieu F, 2007. Vigna Barberini II. Do-mus, palais impérial et temples: strati-graphie du secteur nord-est du Palatin, (Roma Antica 6). ÉFR, Roma.

Villedieu F, 2010. La coenatio rotunda de la Maison Dorée de Néron, Compt-rend Séances Acad Inscriptions Belles-Lettres 3: 1089-1114.

Villedieu F, 2011a. Chronique des activités de l’É.F.R. Rome: le Palatin (Vigna Barberi-ni), Mélanges École Franç Rome. Antiquité 123-1: 280-285.

Villedieu F, 2011b. Une construction néro-nienne mise au jour sur le site de la Vigna Barberini: la coenatio rotunda de la Do-mus Aurea? in Neronia electronica (http://www.sien-neron.fr/2011/11/neronia-elec-tronica-%E2%80%93-fascicule-1-2011/) 1: 37-52.

Villedieu F, 2012. La fouille des vestiges de la salle à manger tournante du palais de Néron. Rev Archéologique 1: 170-178.

Séances Acad Inscriptions Belles-Lettres 3: Séances Acad Inscriptions Belles-Lettres 3:

Chronique des activités de l’É.F.R. Rome: le Palatin (Vigna Barberi-

Mélanges École Franç Rome. Antiquité

Chronique des activités de l’É.F.R. Rome: le Palatin (Vigna Barberi-

Mélanges École Franç Rome. Antiquité 123-1: 280-285.

Villedieu F, 2011b.nienne mise au jour sur le site de la Vigna Barberini: la mus Aurea?www.sien-neron.fr/2011/11/neronia-elec-tronica-%E2%80%93-fascicule-1-2011/) 1: 37-52.

Villedieu F, 2012.la salle à manger tournante du palais de

Une construction néro-nienne mise au jour sur le site de la Vigna

coenatio rotundanienne mise au jour sur le site de la Vigna Barberini: la coenatio rotunda

in Neronia electronica www.sien-neron.fr/2011/11/neronia-elec-tronica-%E2%80%93-fascicule-1-2011/) 1:

La fouille des vestiges de la salle à manger tournante du palais de

Une construction néro-nienne mise au jour sur le site de la Vigna

de la Do-(http://

tronica-%E2%80%93-fascicule-1-2011/) 1:

Villedieu F, 2012.la salle à manger tournante du palais de la salle à manger tournante du palais de Néron. Rev Archéologique 1: 170-178.