La ceramica di Sagalassos decorata a matrice. Tipologia, cronologia, iconografia. Gli oinophoroi

18

Transcript of La ceramica di Sagalassos decorata a matrice. Tipologia, cronologia, iconografia. Gli oinophoroi

RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA

General editor

Daniele Malfitana

RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA

Questa innovativa serie monografica nasce dalla volontà di promuovere sul territorio siciliano nuovi studi e ricerche che, superando la frammentazione che spesso ha contraddistinto lo spirito della ricerca archeologica in Sicilia, guidino verso un approccio globale e multidisciplinare al fenomeno storico ed archeologico di età classica e post-classica. Essa riflette anche il recente revival che sul tema del documento, del paesaggio e della cultura materiale si è avviato in questi ultimi anni. L’aggettivo “post-classico” non è inteso esclusivamente nel suo significato storiografico restrittivo ma serve, invece, per creare una congiunzione tra culture recenti spesso immeritatamente trascurate.L’obiettivo è chiaro: dar vita ad una piattaforma operativa che possa vedere finalmente dialogare, con un linguaggio comune improntato su metodologie di approccio nuove e stimolanti, specialisti di discipline diverse il cui contributo, specie in ricerche di ampio respiro come queste qui presentate, è sicuramente innegabile. L’elemento aggregante è quello delle metodologie di approccio all’argomento in virtù delle quali oggi si può cercare di analizzare e studiare uno specifico tema da angolazioni e punti di vista differenti, da competenze professionali diverse all’interno di un ampio contenitore cronologico che sia in grado di far valutare un territorio o un manufatto non nella specificità di uno o due secoli solamente ma, al contrario, all’interno di una sequenza cronologica di sei, sette o più secoli, l’unica in grado di far emergere dati coerenti con lo sviluppo storico complessivo cui i medesimi dati appartengono.

Daniele Malfitana - Giuseppe CaCCiaGuerra

arCheoloGia ClassiCa in siCilia e nel MediterraneodidattiCa e riCerCa nell’esperienza Mista Cnr e università

Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie

con la collaborazione di annarita di Mauro e Maria luisa sCrofani

testi di G. aMara, p. aMato, s. Barone, B. Basile, a. BranCa, G. CaCCiaGuerra,

a. Cannata, p. Cannia, C. Capelli, l. Carilli, l. Claessens, l. de GiorGi, a. di Mauro, G. fraGalà, C. franCo, i. Giordano, v. Guarnera, v. Gullotta,

l. idà, M. indeliCato, r. lanteri, G. leuCCi, d. Malfitana, a.M. Manenti, n. Masini, G. Monterosso, M. MusCo, M.e. MusuMeCi, C. pantellaro, v. reina,

C. rizza, C. santaGati, G. sCardozzi, a. sCienza, M.l. sCrofani, e. shehi, v. sMiriGlio

Catania

2014

© Tutti i diritti riservati. è vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore, dei Curatori, del Responsabile scientifico dei progetti e degli Autori.

Ricerche di archeologia classica e post-classica, vol. II

arCheoloGia ClassiCa in siCilia e nel Mediterraneo. didattiCa e riCerCa nell’esperienza Mista Cnr e università.Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie

446 pp., ill. 17 x 24 cm.ISBN(13): 978-88-89375-12-9

I. Malfitana, Daniele <1967>II. Cacciaguerra, Giuseppe <1977>

Progettazione grafica ed impaginazione: Maria Luisa ScrofaniCoordinamento grafico e rielaborazione immagini dei contributi: Giovanni Fragalà, Maria Luisa ScrofaniCopertina: Giovanni Fragalà, Samuele BaroneCoordinamento editoriale: Daniele Malfitana, Giuseppe CacciaguerraCuratela redazionale: Annarita Di Mauro, Maria Luisa Scrofani

INDICE

Introduzionedaniele Malfitana, Archeologia classica oggi: il “modello catanese” nell’interazione CNR e Università. Opportunità di crescita ed innovazio-ne per le giovani generazioni

daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Il quadro delle ricerche e delle attività in laboratorio e sul campo. Strategie per la crescita delle nuo-ve generazioni

BeatriCe Basile, anGela Maria Manenti, Giuseppina Monterosso, Le collaborazioni tra l’IBAM e il Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa

rosa lanteri, Le collaborazioni tra l’IBAM e l’Unità Operativa Beni Ar-cheologici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa

Cultura materiale e società: processi di conoscenza, analisi ed intepretazioneRicerche di archeologia della produzione e del consumo: il quartiere artigianale di Siracusadaniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Il progetto di ricerca sul quartiere artigianale di Santa Lucia

paolo aMato, alBerto BranCa, Gli scarti di fornace e gli strumenti per la produzione ceramica

valeria reina, Cristina rizza, La ceramica tipo “San Giuliano”

Claudia pantellaro, Le ceramiche fini da mensa a vernice nera e rossa. Introduzione

valerio Gullotta, Le ceramiche a vernice nera con impasto grigio tipo “Campana C”

lorenza Carilli, La ceramica fine a vernice nera: le “pinecone moldmade bowls”

Claudia pantellaro, Le produzioni a vernice nera e rossa: anfore e broc-chette

antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili e altre produzioni fini

valeria Guarnera, La coroplastica

viviana sMiriGlio, Gli unguentari

pag.

11

25

35

37

43

53

63

69

71

73

79

85

91

97

Ricerche di archeologia urbana a Siracusarosa lanteri, daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Il progetto di ricerca di via Mauceri

Cristina rizza, La ceramica comune tipo “San Giuliano”

Claudia pantellaro, Le produzioni italiche e le importazioni orientali

antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili

viviana sMiriGlio, Le lucerne

paola Cannia, La sigillata italica: nuovi bolli da Siracusa e dalla Sicilia

Insediamenti, territorio, paesaggi: strumenti, metodologie e tecnichedaniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo. Un progetto di ricerca per lo sviluppo sostenibile

daniele Malfitana, Giovanni leuCCi, Giuseppe CaCCiaGuerra, lara de GiorGi, Giovanni fraGalà, La Guglia d’Agosta: indagini archeo-geo-fisiche per una nuova conoscenza e percezione culturale del monumento

rosa lanteri, italo Giordano, Indagini archeologiche preventive: nuovi dati sulla viabilità antica nel territorio megarese

daniele Malfitana, rosa lanteri, Giuseppe CaCCiaGuerra, Archeolo-gia a Ponte Diddino (Priolo Gargallo, SR). Un progetto multidisciplinare su un sito rurale ellenistico, romano e bizantino. Note per un campo scuola di archeologia classica e post-classica per gli studenti

daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orientale: tra metodologie di ricerca e nuove linee inter-pretative

livio idà, MarCo MusCo, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orien-tale: ricerche e nuovi dati

Archeologia sperimentaleattilio sCienza, Quando il DNA incontra la storia: nuovi riscontri sui rapporti genetici di alcuni vitigni dell’Italia meridionale e della Sicilia

Mario indeliCato, Una vigna “romana” archeo-sperimentale alle pendici dell’Etna

pag.

101

111

113

119

125

131

141

161

181

195

205

211

237

239

Le ricerche in Turchia

daniele Malfitana, Maria luisa sCrofani, La ceramica di Sagalassos decorata a matrice. Tipologia, cronologia, iconografia. Gli oinophoroi

liesBeth Claessens, From iconography to cultural identity, based on the mould-made wares from late Roman Sagalassos

Le ricerche in Albaniadaniele Malfitana, eduard shehi, Giovanni leuCCi, Giuseppe CaC-CiaGuerra, niCola Masini, Giuseppe sCardozzi, Giovanni fraGalà, Cettina santaGati, Maria elena MusuMeCi, A Late Roman villa in Dürres (Albania). Digital restitution from an integrated archaeological, remote sensing and geophysical research

Saggidaniele Malfitana, CarMela franCo, Giuseppe CaCCiaGuerra, Giovanni fraGalà, Archeologia della Sicilia romana, tardoantica e medievale: focus e prospettive di ricerca su documenti, cultura materiale e paesaggi

daniele Malfitana, Giuseppe CaCCiaGuerra, CarMela franCo, annarita di Mauro, Giovanni fraGalà, Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell’Italia: dati ed osservazioni da alcuni contesti della Sicilia romana, tardoantica e bizantina. Il contributo del «Roman Sicily Project: Ceramics and Trade»

daniele Malfitana, La “Campana C” in Sicilia: un problema archeolo-gico-archeometrico aperto

CarMela franCo, Claudio Capelli, Sicilian flat-bottomed amphorae (1st-5th century AD). New data on typo-chronology and distribution and from an integrated petrographic and archaeological study

Giulio aMara, Archeologia e statalismo in Rostovtzeff. L’Egitto tolemaico del III sec. a.C.

Maria luisa sCrofani, Abbreviazioni bibliografiche

Organigramma, autori coinvolti nell’edizione del volume e collaboratori

pag.

253

263

269

287

303

333

341

363

377

437

La ceramica di SagaLaSSoS decorata a matrice.tipoLogia, cronoLogia, iconografia

gLi oinophoroi

danieLe maLfitana, maria LuiSa Scrofani

Quando parecchi anni addietro ricevetti l’invito da parte di Jeroen Poblome e Marc Waelkens ad unirmi alle straordinarie attività sul campo che il team belga dell’Università di Leuven conduce da oltre un ventennio nella antica città di Sagalassos, odierna Ağlasun, pensai potesse essere un’occasione importante per allargare ulteriormente interessi specifici delle mie ricerche attingendo, in tal modo, ad un patrimonio assolutamente intrigante e, talora unico, qual è quello offerto dalle testimonianze dell’antica città d’Asia minore.

Uscivo da poco dalla pubblicazione del mio lavoro d’insieme sulla ceramica “corinzia” decorata a rilievo di età romana1 che mi aveva offerto la possibilità di esplorare, comprendere e valutare il ruolo della città di Corinto in età medio-imperiale guardando, in quel caso specifico, a quello che artigiani locali erano stati in grado di realizzare decorando eleganti coppe destinate ad essere immesse sui mercati internazionali veicolando in tal modo immagini, significati, messaggi, sensazioni, etc. insomma, simboli di una imagerie propria della città produttrice.

Così, l’opportunità offerta di poter accedere al ricco patrimonio figurativo che, anche nel caso di Sagalassos, bravi artigiani erano stati in grado di codificare, tra il secondo e il settimo secolo d.C., sembrò davvero un’occasione unica, da non perdere. Prese così avvio la partecipazione ai lavori della missione con l’annuale presenza estiva presso uno dei cantieri archeologici più multidisciplinari e direi, più entusiasmanti, attualmente esistente nel bacino del Mediterraneo.

Entrare in quella atmosfera di città arroccata sulla montagna a oltre 1400 - 1600 metri sul livello del mare e che mi piace spesso definire - ricordando una famosa mostra di qualche decennio addietro - “La citè des images”2 avrebbe offerto, come difatti sta ora accadendo, l’opportunità di focalizzare l’attenzione su immagini e temi, religiosi, pagani, cristiani, politici, etc., che nella ricca città venivano elaborati all’interno di specializzate officine artigianali per essere poi veicolate, grazie ad uno stretto legame forma-funzione-immagine, all’esterno per un lungo arco di tempo.

Nel corso di questi ultimi anni, l’insegnamento di “Metodologia, cultura materiale, produzioni artigianali del mondo classico” presso l’Università di Catania, è servito molto per aprire l’interesse e meglio rifocalizzare l’attenzione degli studenti, ma non solo, su quanto importante rimanga per un archeologo classico, estrapolare significati, idee, messaggi soprattutto da produzioni ceramiche spesso apparentemente anonime ma che, se opportunamente interrogate, sono invece in grado di aprirci orizzonti di ricerca e di studio prima insperati se non del tutto inaspettati. Lungo questa linea, è partito già qualche anno fa un forte coinvolgimento di studenti e laureandi (M.L. Scrofani è tra questi) all’interno di

1 maLfitana 2007.2 La Cité des images 1984.

254 Daniele Malfitana - Maria luisa scrofani

attività formative che potranno rivelarsi sicuramente di grande importanza per la loro formazione.

Le ricerche, avviate dall’estate 2008, si sono concentrate su un’analisi della ricca documentazione costituita non solo da oinophoroi cui è dedicato un primo, generale, inquadramento in questa sede, ma da una ricchissima serie di lucerne con relative matrici, vasellame vario con decorazioni a rilievo, etc. che messi insieme e valutati nella loro complessità restituiscono sicuramente un quadro culturale, politico e religioso significativo dell’Asia minore nei primi secoli dell’Impero.

Un caso davvero intrigante di archeologia della produzione e del consumo che darà risultati notevoli. è ora in corso la stesura di un primo corpus che, affiancato alle altre produzioni a rilievo d’Asia minore (Cnido, Pergamo, etc.) apporterà, specie per la varietà dei contenuti, significativi progressi. è stata completata sinora l’acquisizione dei dati (specialmente oinophoroi, lucerne, statuette in terracotta, etc.) ritrovati nel settore del quartiere artigianale e nelle varie zone della città (una particolare attenzione è stata sinora dedicata ai reperti provenienti dagli scavi del 2004, 2008, 2009, 2010 e 2011). Combinando già i primi dati delle ultime campagne di studio, sta ora emergendo una ricca serie di elementi riguardanti l’organizzazione dei modelli di produzione delle officine (sistema di creazione e l’utilizzo di patrice e matrice, la disposizione e l’uso dei vari punzoni e le scelte iconografiche fatte dagli artigiani) e il repertorio iconografico utilizzato.

Maria Luisa Scrofani, coinvolta nel lavoro di edizione dei materiali, si soffermerà nella pagine seguenti sulla serie tipologica degli oinophoroi, la più prolifica e quella sulla quale abbiamo concentrato attenzioni maggiori per l’interesse del repertorio decorativo utilizzato.

d. maLfitana

gLi oinophoroi: tipoLogia e iconografia

La scoperta, sin dai primi survey del 1987, di un vasto quartiere artigianale nel suburbio orientale, destinato alla produzione di una ceramica fine da mensa prima di allora del tutto sconosciuta - la Sagalassos Red Slip Ware (SRSW) -, ha offerto agli studiosi un ottimo campo di azione per lo studio di modelli di produzione nel mondo antico e per l’applicazione di una sinergia tra archeologi e archeometri, questi ultimi impegnati nell’analisi del terreno e dei materiali rinvenuti.

Nell’ambito delle indagini archeologiche i cospicui materiali ceramici venuti alla luce, tanto nel quartiere artigianale quanto nel centro monumentale della città, hanno già da tempo trovato una classificazione tipologica3. All’interno di questa produzione, che si sviluppa almeno dall’età augustea sino al VII secolo d.C., spic-cano alcune forme vascolari prodotte e decorate a matrice, sinora quasi del tutto inedite. Da qualche anno questi materiali sono oggetto di studio da parte di un team coordinato dal prof. Daniele Malfitana, direttore dell’IBAM-CNR, nell’ambito di un progetto dedicato alle Roman relief wares.

3 pobLome 1999.

La ceramica di SagaLaSSoS decorata a matrice 255

Una linea di indagine che si connette ad un filone di ricerca abbastanza recente dedicato all’analisi e all’interpretazione in chiave iconologica dei messaggi veico-lati dalla ceramica romana a rilievo1. La decodificazione delle immagini, frutto di una precisa scelta da parte degli artigiani, può e deve fornire, infatti, un’ulteriore chiave di lettura del contesto socio-culturale in cui essi furono prodotti; una pos-sibilità già in parte sfruttata per Sagalassos da Poblome e Talloen in alcuni recenti lavori2. Durante gli ultimi due secoli di produzione e di vita della città, tra il IV e il VII secolo d.C., gli artigiani di Sagalassos sembrano apprezzare in modo particola-re questa tecnica di produzione e ad essa destinarono almeno un’officina, il cosid-detto Late Roman Coroplast Workshop3, specializzata nella creazione di statuine fittili, lucerne e oinophoroi. Questo contributo vuole essere una presentazione preliminare dei risultati ottenuti dallo studio e dall’analisi di quest’ultima forma vascolare. Un lavoro innanzitutto di raccolta e censimento dal quale è stato possibile estrapolare tutte quelle informazioni capaci di fornire - in sintonia con le tendenze e i filoni di studio più “maturi” (gli studi tipo-cronologici) ma soprattutto con quelli di più re-cente acquisizione (gli studi iconografici e iconologici) - una visione globale di tali materiali, dalla produzione al consumo.

I rinvenimenti di infrastrutture e reperti mobili, tra i quali matrici, punzoni, utensili e prodotti finiti, nonché l’osservazione delle tracce lasciate dagli strumenti, permettono, infatti di seguire pedissequamente questo peculiare processo di pro-duzione4. Con la stessa argilla della Sagalassos Red Slip Ware - estratta nella piana di Çanakli a 8 Km verso Sud - gli artigiani creavano mediante il tornio delle matrici molto spesse a forma di scodella che in una seconda fase ricevevano al loro interno l’impronta in negativo della decorazione, mediante dei punzoni (Fig. 1).

La creazione di un ricco set di matrici permetteva all’artigiano un’ampia scelta per la realizzazione del prodotto finito. Sagalassos ha fornito un buon numero di matrici (ad oggi 98 esemplari, sia integri che frammentari, per gli oinophoroi cir-colari) che raramente trovano corrispondenze dirette con gli oinophoroi rinvenuti (sinora 129 esemplari integri e frammentari di oinophoroi circolari). è stato possibile al momento riscontrare somiglianze unicamente tra due frammenti di matrice e altrettanti oinophoroi ben conservati (Figg. 2-3), un dato che fa riflettere sulle reali potenzialità produttive di questa officina artigianale.

Il prodotto finito si presentava come una borraccia o una fiasca - tale forma, infatti, è generalmente definita in letteratura anche fiasca del pellegrino - dal corpo circolare, lenticolare in sezione con pareti più o meno convesse. Al centro del disco, su entrambe le facce, la parete è leggermente appiattita. Il collo, creato al tornio e aggiunto in un secondo momento, è di forma cilindrica in sezione, svasato in corri-spondenza dell’orlo e dell’innesto con il corpo. L’orlo, circolare, è sempre distinto. Le anse a nastro, caratterizzate da scanalature in numero variabile (da 2 a 6), si in-nestano a circa tre quarti dell’altezza del vaso, dal basso, e appena sotto l’orlo. Tutti gli esemplari sono privi di piede.

1 Per lo status quaestionis si vedano maLfitana 2006c e maLfitana 2007.2 taLLoen - pobLome 2005; taLLoen 2011.3 WaeLkenS 2006, pp. 278-279 e murphy - pobLome 2011.4 Si rimanda anche al recente articolo di murphy - pobLome 2012.

256 Daniele Malfitana - Maria luisa scrofani

Pur riconoscendo i limiti intrinseci di una ricerca volta unicamente alla defi-nizione tipo-cronologica della ceramica romana, tale tipo di indagine costituisce tuttora una tappa fondamentale nello studio di una classe ceramica che possa definirsi completo, a patto che essa non sia fine a se stessa ma intesa piuttosto quale complemento e completamento di una ricerca volta a mettere in luce tutti gli aspetti della produzione. Per tale mo-tivo si è proposto per la prima volta, an-che se in via preliminare, una distinzione tipologica degli oinophoroi di Sagalassos.

A tal fine grande rilevanza assumono le caratteristiche morfologiche, che mo-

strano differenze sostanziali tra i vari esemplari, e l’aspetto dimensionale. In parti-colare è stato possibile distinguere tre tipologie principali di orlo e relative varianti. Maggiori informazioni, tuttavia, sembra offrire al momento il dato dimensionale. La ricostruzione del diametro di gran parte degli esemplari frammentari ha per-messo di evidenziare l’esistenza di tre range dimensionali, agganciabili al sistema di misura romano, la cui unità fondamentale è il pes di cm 29,57 (Fig. 4). L’esistenza di numerosi esemplari di dimensioni ragguardevoli (ben più grandi di quelli pro-

Fig. 1. Punzone fittile dal Quartiere Ceramico, inv. n. SA-2000-PQ-2.

Figg. 2-3. Esempio di matrice e prodotto finito con uso degli stessi punzoni, inv. nn. SA-2001-NEG-67; SA-2000-B3-261.

La ceramica di SagaLaSSoS decorata a matrice 257

dotti anche negli altri centri artigianali del Mediterraneo5), che superano l’unità di misura romana, permette anche di avanzare qualche ipotesi sulla destinazione d’uso di questa particolare forma potoria. L’oinophoros circolare, con la sua caratte-ristica forma e l’assenza del piede, doveva essere più adatto al trasporto di piccole quantità di liquidi che a presenziare ad una mensa. Brevi riferimenti alla funzione che ben si addice ai nostri esemplari si ritrovano nella satira latina. Il termine, chia-ramente latinizzato, oenophorum compare in una satira di Orazio:

obiciet nemo sordis mihi, quas tibi, Tilli, cum Tiburte via praetorem quinque sequuntur te pueri lasanum portantes oenophorumque.6

Dal passo appare chiaro che un contenitore, al quale purtroppo non è associato alcun aggettivo che possa svelare la sua reale forma, era usato per il trasporto di vino per uso personale. Un altro passo sembra confermare quanto appena detto e anche in questo caso il riferimento è all’interno di un testo satirico.

Nella V satira di Persio (vv. 194-201), infatti, si legge:

verte aliquid, iura. Sed Iuppiter audiet “Eheu, baro, regustatum digito terebrare salinum contentus perages, si vivere cum Iove tendis”. Iam pueris pellem succintus et oenophorum aptas. Ocius ad navem.

Anche qui, dunque, il recipiente appare come un fedele e inseparabile compa-gno di viaggio, in questo caso per mare. A prescindere dalla precisa identificazione della forma degli oenophora di cui parlano le fonti latine, gli esemplari circolari da Sagalassos sembrano essere perfettamente idonei alla funzione di contenitore da viaggio ad uso personale.

L’aspetto più interessante di questa classe di materiali, per le ragioni sopra esposte, risiede certamente nella decorazione. Il riconoscimento e l’isolamento dei principali cicli figurativi scelti dagli artigiani permettono, infatti, di restituire una vivida immagine della cultura e della società all’interno della quale la gran mole di oinophoroi prodotti dovette giocare un ruolo considerevole, non solo in quanto og-getti funzionali ma anche quali veicoli di immagini e messaggi ben precisi. Un’in-

5 decheLette 1904, p. 151; hermet 1934, tavv. 96, pp. 116 e 155-157; LambogLia 1958, pp. 280-281; hayeS 1972, p. 185; mayet 1983, pp. 46 e 86; mandeL 1988, pp. 18-23.6 Sat. I, 6, vv. 107-109.

Fig. 4. Gruppi dimensionali e rapporto con il sistema di riferimento romano.

258 Daniele Malfitana - Maria luisa scrofani

terpretazione resa probabilmente tanto più importante in quanto gli oinophoroi fu-rono prodotti in un’età di profondi cambiamenti culturali e soprattutto religiosi.

La decorazione può essere suddivisa in tre temi figurativi principali concernenti scene tratte dal mondo dionisiaco (Fig. 5), che dominano in modo incontrastato sino alla fine del V secolo d.C., scene di caccia (Fig. 6) e poche scene di chiaro ar-gomento cristiano che sembrano sostituire quasi del tutto l’imagerie dionisiaca sino alla fine della produzione, alla fine del VI-inizi del VII secolo d.C. Altri esemplari, di piccole dimensioni, presentano la superficie scandita per lo più dalla sola deco-razione secondaria (Fig. 7).

Lo stato frammentario di gran parte degli oinophoroi rinvenuti a Sagalassos rende ardua una lettura puntuale de-gli schemi iconografici, in particolar modo per le scene legate al mondo dionisiaco. Un’analisi attenta delle associazioni tra i punzoni, tuttavia, nonché il rinvenimento di due esem-plari in Egitto, conservati nel Museo del Cairo e attribuiti da Poblome alle officine di Sagalassos7, consentono di avanzare alcune considerazioni e di tentare una ricostruzione dei princi-pali schemi. Al mondo di Dioniso è stato possibile attribuire scene di thia-sos, l’incontro con Ariadne e scene di vendemmia, queste ultime spesso in associazione con il corteo dionisiaco.

Particolarmente interessante è la seconda scena individuata; nonostan-

te l’esiguità e la lacunosità degli esemplari sinora rinvenuti è possibile ricostruire due schemi iconografici ricorrenti. Nel primo Ariadne si trova in associazione alla prua di una nave, nel secondo a personaggi del corteo dionisiaco (Fig. 8), mostrando due momenti distinti dell’episodio mitico: l’arrivo della nave di Dioniso e lo sbarco con il corteo al seguito sull’isola di Naxos, sulla quale la fanciulla era stata abbando-nata. Per entrambe le varianti è sfruttato un unico punzone nel quale la figura è rappresentata nel tipico schema della dea

7 pobLome 1998; pobLome - WaeLkenS 2003.

Fig. 5. Matrice con decorazione dionisiaca, inv. n. SA-2000-ceramics-B3.

Fig. 6. Oinophoros a tema venatorio, inv. n. SA-2004-PQ-00040.

La ceramica di SagaLaSSoS decorata a matrice 259

Afrodite8, una scelta che si discosta ampiamente dalla ben più diffusa rappresen-tazione di Ariadne9.

Tra gli oinophoroi a tema venatorio è possibile isolare due gruppi principali nei quali cacciatori a cavallo (Gruppo I) e a piedi (Gruppo II) si scagliano con una lunga lancia contro la preda. Molto interessante è l’associazione con una scena pertinente al secondo gruppo, in un registro inferiore e in dimensioni ridotte, di un personaggio maschile di pieno prospetto nello schema dell’orante, con le mani protese al cielo, e affiancato da due animali seduti, un modello che ricorda la tipica rappresentazione veterotestamentaria di Daniele nella fossa dei leoni o la raffigu-razione di San Mena (Fig. 9).

Ben poche considerazioni, infine, permettono le scene di argomento cristiano sinora rinvenute. Oltre lo schema appena menzionato, l’unico altro esemplare con decorazione di indubbio argomento cristiano raffigura un personaggio maschile con lungo mantello fermato al collo e recante nella mano sinistra un codex affianca-to ad un cavallo decisamente sproporzionato, riferibile alla tipica rappresentazione del santo guerriero.

Da questa breve rassegna è possibile trarre qualche considerazione sull’aspetto sociale e religioso di Sagalassos nella tarda antichità. Un’età in cui la città speri-mentò nuove forme di ricchezza con l’elezione a metropolis della provincia di Pi-sidia e che non ebbe a soffrire della crisi politica ed economica che colpì le città

8 Si veda LIMC II, s.v. Aphrodite (in peripheria orientali).9 Si veda LIMC III, s.v. Ariadne.

Fig. 7. Oinophoros con decorazione spiraliforme, inv. n. SA-2004-PQ-00044.

Fig. 8. Raffigurazione di Ariadne e il corteo dionisiaco, inv. n. SA-2006-MAC-00088-00204.

260 Daniele Malfitana - Maria luisa scrofani

anatoliche durante il III secolo d.C., il cui riflesso è stato visto anche nel netto calo delle produzioni ed esportazioni di ceramiche fini da mensa che per almeno due secoli avevano dominato incontrastate le rotte del Mediterraneo10. Sagalassos non fu toccata dalle numerose incursioni barbariche che tra il III e il IV secolo d.C.

devastarono le regioni anatoliche11; al con-trario la presenza di legioni avrà costituito un’importante fonte di guadagno. Un’età, dunque, in cui i notabili locali dovettero ac-crescere ulteriormente ricchezza e potenza, che si riverberano nel continuo abbellimento del centro monumentale e nella costruzione di nuovi fastosi edifici, quali una grandiosa residenza privata12 e numerose chiese. è pos-sibile inoltre ipotizzare, con Poblome13, che tale situazione eccezionale dovette giocare un ruolo fondamentale per la continuità di produzione della Sagalassos Red Slip Ware per tutta l’età tardo-antica. Tutto in effetti sembra indicare un diretto coinvolgimento dei membri dell’élite cittadina in questa at-tività economica14, sin dal reperimento del-la materia prima, per la cui ottima qualità furono disposti a sostenere ingenti spese di trasporto, nonostante la presenza di letti di argilla nello stesso quartiere artigianale.

In tale contesto anche l’analisi dei soggetti iconografici permette di chiarire e confermare tale partecipazione attiva della classe alta della città nella produzione della SRSW e in particolare degli oinophoroi, così da risultare non solo quale com-mittenza principale ma anche quale promotrice di essa. I principali cicli figurati-vi, infatti, dimostrano il perfetto inserimento di Sagalassos nel cuore della cultura dell’epoca tanto nella prima fase di produzione, tra la seconda metà del IV e la fine del V secolo d.C., durante la quale le scene tratte dal mondo dionisiaco costituisco-no l’unico soggetto adottato, quanto nella fase finale, sino alla fine del VI secolo d.C. Alcuni schemi e tipi iconografici che sembrano discostarsi da quelli più co-muni, in particolare, potrebbero essere indizio di un gusto altamente erudito volto alla rappresentazione di miti meno noti o varianti di essi dimostrando, quindi, un coinvolgimento diretto da parte di coloro che di questa cultura erano i principali fruitori, la classe aristocratica.

Il problema maggiore risiede nell’identificazione culturale e religiosa di questa

10 Vd. pobLome 2006.11 Per una visione di insieme delle vicende militari che coinvolsero l’Anatolia in età romana, si veda mitcheLL 1993. Per la Pisidia e le regioni circostanti, arena 2005, pp. 82-92.12 Si veda da ultimo WaeLkenS 2009, pp. 440-442.13 Cfr. pobLome 2006, p. 202.14 pobLome - bruLet 2005.

Fig. 9. Oinophoros a tema venatorio associato a scena cristiana, inv. n. SA-2004-PQ-00040.

La ceramica di SagaLaSSoS decorata a matrice 261

classe di potentes, cioè nel determinare se le fiaschette fossero destinate unicamente ad una clientela pagana, come farebbe supporre almeno per la prima fase la pre-dilezione per il tema dionisiaco, o se ne usufruisse anche il popolo cristiano, ben presente in città - almeno a giudicare dalle nuove costruzioni di chiese - sin dalla fine del IV secolo d.C.

In questi secoli di diffusione del cristianesimo pagani e cristiani dovettero con-vivere all’interno della città. Nonostante alcuni eclatanti episodi, molto propagan-dati dalle fonti antiche cristiane, di violenti scontri tra le due fazioni, possiamo e dobbiamo immaginare una convivenza per lo più pacifica tra gli esponenti dell’an-tico credo, non necessariamente in minoranza, e quelli della religione di Cristo. Una coesistenza resa possibile unicamente grazie alla creazione di spazi neutri e linguaggi condivisibili da entrambe le religioni. L’imagerie dionisiaca che domina la decorazione degli oinophoroi nella prima fase di produzione può essere, pertanto, interpretata in tal senso. Essa, infatti, non solo era parte integrante del retroterra culturale di tutti gli uomini di condizione agiata, di qualunque religione essi fos-sero, ma costituiva anche un tema perfetto per essere prima adottato dai cristiani, probabilmente in forma allegorica per le numerose analogie tra Dioniso e Cristo, e in seguito adattato alle necessità specifiche della nuova religione, estromettendo gli elementi più palesemente legati alla religione pagana. In tal senso può essere letto un esemplare molto tardo rinvenuto a Sagalassos decorato con colombi affrontati tra i quali è un kantharos, che trova numerosi confronti nell’arte paleocristiana di tutto l’impero.

Un conforto a questa tesi proviene da una testimonianza esterna alla città. Su un oinophoros di provenienza incerta ma certamente prodotto nelle officine di Saga-lassos15, datato al tardo V secolo d.C., si assiste all’introduzione di una delle prime scene cristiane nel repertorio decorativo degli oinophoroi (Fig. 10). Vi si riconosce una scena di adorazione di Cristo infante tra le braccia della madre da parte di uno dei Magi. Già nel tardo V secolo d.C., dunque, e contemporaneamente agli esem-plari a tema dionisiaco, la città cominciò ad utilizzare scene tratte dal Nuovo Testa-mento. Ma il dato sicuramente più interessante è la commistione di scene cristiane e simboli pagani: defilato dalla scena e quasi posto a presenziarla, infatti, è un bu-sto di Dioniso, mentre sopra e sotto la scena principale tre animali a lui cari, un ca-prone e due galli. A questo punto è possibile chiedersi se tale dato non debba essere interpretato come una alterazione e desacralizzazione dei simboli dionisiaci che assumono in questo nuovo contesto solamente un ruolo simbolico (in riferimento certamente al vino contenuto nell’oinophoros) o allegorico, figurando lo stretto rap-porto di Cristo con la bevanda sacra. Un dato che ben dimostra un lento insinuarsi del cristianesimo nella società ma anche nell’immaginario collettivo, nonostante una constatazione del genere non implichi necessariamente che tali oggetti non potessero essere percepiti quale dimostrazione di culto e devozione nei confronti di Dioniso da parte degli uomini che ancora credevano nelle divinità tradizionali.

Ad una visione sommaria, quindi, che ha messo soprattutto in evidenza la pre-senza nella decorazione di temi particolarmente cari alla cerchia pagana, si è affian-

15 Cfr. taLLoen 2011, p. 590.

262 Daniele Malfitana - Maria luisa scrofani

cata nel corso dell’indagine una mag-giore consapevolezza e una migliore lettura dei temi riscontrati.

Di primo acchito, infatti, l’impres-sione ricavata dal censimento degli oinophoroi è quella di una estromis-sione quasi totale di scene dichiarata-mente cristiane. Un’analisi più accu-rata, tuttavia, tesa all’identificazione dei tipi e degli schemi iconografici e di una loro reciproca associazione, come nel caso della figura dell’oran-te associata ad una scena di caccia, ha permesso di riconoscere la natura cristiana di gran parte degli oinophoroi pertinenti alla seconda fase di produ-zione, nel corso del VI secolo d.C. e a tema venatorio, ribaltando comple-tamente la visione iniziale. Un tema, quest’ultimo, molto diffuso in tutto il Mediterraneo tardo-antico ma che permette-va un adattamento migliore alle nuove concezioni religiose. L’atteggiamento eroi-co sotteso a scene del genere, infatti, ben si addiceva anche ai martiri e ai santi della Chiesa. Non è un caso che grande fortuna ebbe sin da questi secoli e poi per tutta l’età bizantina e oltre il culto del santo guerriero, solitamente rappresentato nelle vesti di cavaliere. Gli oinophoroi, dunque, assurgono in tale contesto quasi al ruolo di “fossili guida” per lo studio del livello di diffusione del cristianesimo all’interno della società, in quanto riflesso e allo stesso tempo promotori di una nuova seman-tica culturale e religiosa promossa principalmente dall’élite cittadina.

m.L. Scrofani

Fig. 10. Oinophoros a tema cristiano con elementi dell’imagerie dionisiaca. ©British Museum.