Cronologia ed interpretazione di alcune figure simboliche dell'arte rupestre del IV periodo camuno -...

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l" NOTIZIE ARCHEOLOGICHE BERGOMENSI 5 1997 COMUNE DI BERGAMO ASSESSORATO ALLA CULTURA CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO

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NOTIZIEARCHEOLOGICHE

BERGOMENSI

5

1997

COMUNE DI BERGAMOASSESSORATO ALLA CULTURA

CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO

Cronologia ed interpretazione di alcune figuresimboliche dell'arte rupestre del IV periodo camuno

Angelo Fossati

Il vasto repertorio iconografico camuno del IV periodo, attribuito all'età del Ferro (FOSSA­TI 1991), presenta numerose istoriazioni a cui è stato attribuito un valore simbolico. In questocontributo verranno analizzate brevemente alcune di queste figure, puntualizzando la loro data­zione e formulando nuove ipotesi di interpretazione, con la consapevolezza di apportare solopochi elementi di novità e di non esaurire il problema cronologico ed esegetico, ma di fissare unpunto di partenza per studi più approfonditi.

Le figure di paletta, di piede e di serpente, temi di questo contributo, sono stati discussi davari autori, spesso incidentalmente, nel corso della trattazione di argomenti più generali. Non mirisulta, infatti, che finora siano stati oggetto di studi più approfonditi, forse perché mancanoancora concrete basi cronologiche e interpretative su cui impostare una ricerca mirata1.

Le paletteMorfologia. Dal punto di vista morfologico si intende per paletta una figura quadrangolare o

rotonda fornita di un'appendice, da considerarsi l'impugnatura; il corpo è costituito dalla "pala"vera e propria. Esistono due serie fondamentali di figure di paletta: una ampiamente diffusa, concorpo quadrangolare campito o a contorno, ed una più rara, con corpo rotondo campito inter­namente. L'impugnatura è composta da due parti: il manico e il pomo. Sulla base del variare diquesti elementi si possono riconoscere 15 diversi tipi di paletta quadrangolare campita, 4 tipi dipaletta quadrangolare non campita e 2 tipi di paletta rotonda (FOSSATI 1987).

Collocazione topografica. Sulla base dei dati editi e delle più recenti scoperte, si nota che lefigure di paletta sono particolarmente frequenti lungo il versante orografico sinistro della ValleCamonica, in quasi tutti i siti con arte rupestre, partendo da Sonico, ai margini dell'Alta Valle,sino a Foppe di Nadro. Risultano, invece, per il momento sconosciute nell'area Plemo-Luine,mentre lungo il versante orografico destro sono attestate con minore frequenza.

Si nota inoltre una disposizione tutt'altro che casuale delle figure sul supporto: le palette cioècompaiono su alcune rocce, a volte isolatamente, altre volte associate tra loro, oppure avvicinatead altre specifiche figure. Questa preferenza per la collocazione delle figure, o di alcuni temi, inpunti particolari all'interno di uno stesso sito o della stessa roccia è di grande importanza per laloro interpretazione e ha sempre fatto discutere gli studiosi2•

Cronologia e contesto iconografico. Le figure di paletta a corpo quadrangolare compaionodurante l'età del Bronzo e più precisamente nelle fasi attribuite al Bronzo Medio-Recente), in

l) Le figure simboliche spesso sono state discusse senza tenerconto della loro collocazione cronologica e del contesto ico­nografico in cui compaiono, inficiandone così "interpretazio­ne.

2) Sono molti gli studiosi che se ne sono occupati. Per l'arterupestre dell'area camuno-valtellinese si vedano: U. SANSO­NI, I siti d'arte rUfestre in Valcamonica: loro peculiarità in uncontesto unitario, ID Prehistoric and Tribal art, Papers-comu­nicazioni del Valcamonica Symposium, 1992 e A. ARCÀ, La

coppellazione, in ARCÀ-FOSSATI-MARCHI-TOGNONI,Rupe Magna. La roccia incisa più grande delle Alpi, Sondrio,1995, pp. 87-97.

3) Questo in contrasto con quanto scrivevo nel 1987 (FOS­SATI 1987) allorché, seguendo la cronologia stabilita da E.Anati per l'arte rupestre camuna, asserivo che la paletta com­parisse nel Medio-Tardo Neolitico dato che le figure di orantieranoassegnate a quelle fasi.

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Fig. 1: Paspardo, In Valle, roccia 3. Tre oranti, di cui unocapovolto, si sovrappongono ad una paletta. Età del

Bronzo Recente (foto A. Fossati).

Fig. 2: Paspardo, In Valle, roccia 3. Orante e paletta. StileIV 2 (foto A. Fossati).

associazione con figure di oranti con arti inferiori a U o a forbice4• Le scene più note sono quelledélle rocce 22, 23 e 28 di Foppe di Nadro a Ceto e quelle delle rocce Il, 47 e 99 di Naquane aCapo di Ponte, di una roccia di Piè a Capo di Ponte, della roccia 1 del Dos Sulif a Paspardo, dellerocce 3,4 e 9 di In Valle a Paspardo e del Coren delle Fate a Sonico. Sulla roccia 3 di In Valle(fig. 1) una paletta rettangolare del tipo a pomo piatto e corpo campito è sottoposta alle braccia didue figure di oranti facenti parte di una processione di personaggi a schema ortogonale rigido esimmetrico, stilisticamente attribuibili al Bronzo Finales. Sulla Grande Roccia di Naquane è notal'associazione tra palette, telai verticali ed antropomorfi schematici del tipo a busto lungo, brac­cia abbassate, gambe arcuate e strette, uno schema attribuibile alla fase finale dell' età del Bronzo.In una famosa scena di lavoro al telaio, la figura umana copre una paletta che a sua volta sisovrappone ad una figura zoomorfa, forse un capride (fig.3). Anche sulla roccia 1 del Dos Costa­peta a Paspardo un orante con gambe a forbice è associato ad una paletta con pomo ad anello.

4) Gli aspetti cronologici di questo particolare stilema sonostati discussi da R.e. DE MARINIS, Problemi di cronologiadell'arte rupestre della Valcamonica, in Atti XVIII RiunioneScientifica LLP.P., Firenze, 1992, pp. 169-195; IDEM, Problè­mes de chronologie de l'art rupestre du Valcamonica, in NAB,2, Bergamo, 1994 e da e. FERRARIO, Nuove ipotesi di data­zione per gli oranti schematici dell'arte rupestre camuna, inNAB, 2, Bergamo, 1994, pp. 223-234.

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5) Sulla collocazione cronologica degli oranti a schema orto­gonale rigido e simmetrico si veda E. SCHUMACHER, ZurDatierung, Einordnung und Gliederung der Felsbilder desValcamonica, in PZ, 58,1983, pp. 61-88; A. FOSSATI, Alcu­ne rappresentazioni di "oranti" schematici armati del BronzoFinale nell'arte rupestre della Valcamonica, in Appunti, 19,1992, pp. 45-50; IDEM, Cronologia ed interpretazione, in A.ARCA-A. FOSSATI-E. MARCHI-E. TOGNONI, RupeMagna. La roccia incisa più grande delle Alpi, Sondrio, 1995,pp. 99-109.

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Fig. 3: Capo di Ponte, Naguane, roccia 1. Lavoro altelaio. L'antropomorfo femminile copre una figura di

paletta che a sua volta si sovrappone ad un capride. Etàdel Bronzo finale (ril. Coop. Le Orme dell'Uomo).

Fig. 4: Capo di Ponte, Naguane, roccia 1. Una paletta èaffiancata ad un cavaliere di stile IV 2 finale

(ril. Coop. Le Orme dell'Uomo).

Per quanto riguarda l'età del Ferro le figure di paletta non sembrano presenti nel repertorioiconografico della fase iniziale, lo stile IV 1 (VIII-VII sec. a. C.); in ogni caso è possibile asserireche non compaiono associate a figurazioni di questo stile. Ciò non toglie che possano esserestate incise isolatamente o in composizioni di due o più figure; sono sicuramente presenti nellafase successiva, lo stile IV 2 (VII-VI sec. a.c.). Sulla roccia 4 di Dos Sottolaiolo una paletta èimpugnata da un antropomorfo itifallico degli inizi dello stile IV 2, un unicum nell'arte camu­na. Sulla roccia 1 di Naquane in molti casi le palette sono coperte da armati dello stile IV 2, lafase più rappresentata sulla roccia.

Si trovano numerose associazioni tra le palette e gli armati di questo stile: in particola­re tre scene sono molto conosciute. Nella prima una paletta è associata al labirinto e afigure di duellanti legati ad una gamba; nella seconda due palette, di cui una sembraappoggiata su di un piedistallo, sono associate al "vincitore" di un duello cruent06; la ter­za scena è quella chiamata "processione del capo": al di sotto del cavaliere (il "capo") vi èuna piccola paletta (figA).

Lo studio delle associazioni e delle sovrapposizioni sembra confermare l'assenza di scenecon palette databili agli stili successivi al IV 2, cioè alle fasi IV 3, IV 4 e IV 5 (V sec. a.c.- I sec.

6) Si tratta di una delle poche scene di duello con ferimentopresenti nell'arte rupestre camuna; altre scene di "ferimento"compaiono sulla roccia 47 di Naguane; tuttavia tali scenepotrebbero anche rappresentare guerrieri in paratassi: la pun-

ta della lancia che compare al di là del busto del vicino sareb­be una visione prospettica di questo schieramento. Del resto iguerrieri della roccia 47 sono armati tutti nel medesimo modoe appaiono tutti nel medesimo stile.

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Fig. 5: Capo di Ponte, Naquane, roccia 57. Un pediforme è coperto da un guerriero di stile IV 4 (foto A. Fossati).

d.C.). Evidentemente si tratta di un segno che viene escluso dal repertorio iconografico del IVperiodo a partire dal VI sec. a.c' 7•

Confronti e proposte di interpretazione. Le figure di paletta non compaiono solo in Valca­monica ma costituiscono un simbolo frequente anche nell'arte rupestre di altre regioni europee. Iconfronti più stringenti si trovano nel nord del Portogallo e in Galizia (Spagna): si tratta di figuredatate al Bronzo Finale, associate a svastiche e più spesso a impronte di zampe di quadrupedi o aferri di cavallo, detti ferraduras 8• Altri studiosi hanno invece pensato a delle trappole9• Anche1'Abate Breuil marginalmente si occupò dell'interpretazione di alcune palette dipinte in contestimegalitici della Penisola Iberica, osservando una certa somiglianza con le palette da bucato ancorain uso in alcune zone europee lO• In Portogallo sono note anche stele, a probabile carattere funera­rio, di guerrieri - datate al Bronzo Finale - dove compaiono, oltre agli elementi figurativi caratteri­stici (scudo, spada, lancia, carro), anche componenti della toeletta come pettini e figure palettifor­mi, interpretate come rasoi o specchi II.

Ritornando alla Valcamonica gli studiosi hanno spesso confrontato le figure di palette adoggetti formalmente più o meno simili: pagaie, palette funerarie, tregge, slitte, carri, asce, strumenti

7) Un'analisi più accurata delle picchiettature, in contrastocon quanto ritenevo nel 1987, ha permesso di confutare lapresunta associazione di palette con figure di armati dello stileIV 5 sulla roccia 2 di Dos Sottolaiolo a Paspardo.

8) Si vedano E. A ATI, Arte Rupestre nelle regioni occidentalidella penisola Iberica, Archivi, 4, 1968; A. PE A SANTOS-].M. VASQUEZ VARELA, Los Petroglifos Gallegos. Grabadosrupestres prehistoricos al aire libre en Galicia, La Coruna, 1979.

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9) M.C. GARCIA MARTINEZ, Arte Rupestre en CampoLameiro, Pontevedra, Pontevedra, 1973.

lO) H. BREUIL, Les peintures rupestres schematiques de lapeninsule Iberique, Lagny, 1933, pp. 67-68, fig. 40.

Il) A. C. FERREIRA DA SILVA-M. GOMES VARELA,Proto-Historia de Portugal, Lisboa, 1992.

Fig. 6: Capo di Ponte, aquane, roccia 50. Un pediforme "a calzare" è associato ad un cavaliere di stile IV 3(foto A. Fossati).

per le battute di caccia, campane, specchi, vanghe o strumenti agricoli. Altri hanno proposto divedervi una stilizzazione di figure umane o animali. Non manca chi ha interpretato la palenacome un segno multifunzionale, slegando il significato dalla forma, e attribuendogli valenze diamuleto 12•

Per giungere ad un'interpretazione plausibile di un segno così schematico e suscettibile di moltiaccostamenti, può essere utile tener conto dell'osservazione di R. C. De Marinis, secondo il qualenon è possibile che le palette di bronzo siano da considerare specchi, poiché nel V sec. a.c. vengo­no sostituite da esemplari in ferro, che in ogni caso non possono aver svolto tale funzione. Secon­do De Marinis le palette sono da ricondurre alla pratica dell'ossilegio che viene introdotta nell'etàdel Bronzo finale e che continua nella cultura di Golasecca, senza mutare il significato riruale 13 .

12) L'interpretazione della paletta come pagaia è in G. MAR­RO, Il grandioso monumento paletnologico di Valcamonica,in Atti della Reale Academia delle Scienze di Torino, 1932,pp. 79 55.; hanno parlato di paletta come strumento funerario:E. SUSS, Le incisioni rupestri di Valcamonica, Milano, 1958,pp. XX 55.; V. FUSCO, Su alcuni aspetti di incisioni rupestricamune scoperte ad alta quota, in Sibrium, II, 1972, pp. 31­51; DE MARINIS 1975; V. FUSCO-M. MIRABELLAROBERTI, Guida illustrata del Parco Nazionale delle Inci­sioni Rupestri, Milano, 1975, dove si trova anche l'interpreta­zione delle palette come tregge, slitte, carri, asce. C.HASPER, Nuova interpretazione delle figure di paletta, inBCCSP, 12, 1975, p. 12, ha proposto di identificare nellapaletta uno Strumento per le battute di caccia, mentre, con unpo' di fantasia, R. DUFRE E, Interprétation des palettes,in BC otizie, III, 2-4, 1986, p. 27, l'ha interpretata come unacampana. Di specchio ha parlato S. FERRI, Il significato delle

palette nell'arte rupestre della Valcamonica, in Les religions dela Préhistoire, in Valcamonica Symposium '72, 1975, pp. 263­269. Di vanga o strumento agricolo hanno scritto G. FOR I,Coppelle, palette, protoerpici, in Art and religion, in Valcamo­nica Symposium '79, 1983, pp. 405-425; e]. P. MAHER, The"Paletta", p. m., 1986. G. SLUGA, Le incisioni rupescri diDos dell'Arca, Studi Camuni, val. 4, 1969, pp. 64-67, vi ha let­to una stilizzazione di figure umane, mentre O. COR.."JAG­GIA CASTIGLIO I-G. CALEGARI, Il bovide a palmaovvero l'estrema schematizzazione di un motivo figllTatr'odel repertorio delle incisioni europee di età oloceniCJJ, in ..a ­ra, 63,1972, pp. 87-101, hanno proposto di veden·j la henu­tizzazione di un bovide. Di talismano ha parlato E..-\. '.-\n.lCamuni, alle radici della civiltà europea, Milano, 19-9.

13) DE MARI IS 1975.

Fig. 7: Capo di Ponte, aquane, roccia 57. Impronte dipiedi di varia tipologia (ril. Coop. Le Orme dell'Uomo).

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A questo proposito è interessante notare chela presenza all'interno dell'urna cineraria dimolti rasoi bitaglienti - di cui è già stataosservata l'affinità morfologica con le piùantiche palette rituali 14 - è stata appuntoricollegata alla pratica dell'ossilegio 'S, tutta­via senza addurre prove definitive e convin­centi al riguardo. Il confronto tra le foggedelle palette incise con quelle delle "palette"rituali o con quelle dei rasoi mostra delleinnegabili somiglianze e tra i tre tipi fonda­mentali di rasoi conosciuti in Italia - fene­strati, bitaglienti a lama stretta o larga, luna­ti-, gli unici ad avere qualche affinità morfo­logica con le figure di paletta incise sullerocce camune sono i primi due, ed in modoparticolare il tipo bitagliente, che presentauna lama rettangolare stretta, che solo rara­mente compare nelle palette incise.

Non si può inoltre ignorare il fatto chein Valcamonica le palette incise sono quasisempre associate a figure maschili; è pari­menti noto che i rasoi in Italia sono presentisoprattutto in tombe maschili, mentre lepalette rituali sono state rinvenute spesso in

tombe femminili, almeno in area paleoveneta e golasecchiana.In Valcamonica l'unico richiamo al mondo femminile che le palette incise sembrano sug­

gerire, si colloca nell'ambito della tessitura: in una scena sulla Grande Roccia di Naquanealcune palette sono associate ai telai, attribuibili al Bronzo Finale.

In ambito paleoveneto esistono anche modelli votivi di paletta in lamina bronzea, comequelli della stipe di via Rialto a Padova, che suggeriscono l'importanza che aveva questaclasse di oggetti l6, il cui reale utilizzo sembrerebbe definitivamente chiarito dal ritrovamen­to di una paletta tra gli attrezzi per la cura del focolare (alari, mestolo, molle, spiedi)all'interno della "Tomba di Nerca", degli inizi del III sec. a.c. (Casa di Ricovero, tomba23/1984)17. Dunque si tratterebbe di un oggetto simbolicamente collegato al fuoco. Questainformazione è certamente importante e ci suggerisce che le palette nell'iconografia camunadell'età del Ferro potrebbero avere la medesima funzione simbolica da ricollegare al fuoco,nel senso di un oggetto simbolico, o al banchetto, praticato dalle aristocrazie dell' età delFerro nell'Italia settentrionale, oppure ai rituali funerari, senza dover necessariamente pen-are all'ossilegio.

La funzione votiva per le palette incise della Valcamonica potrebbe essere avvalorata dalfatto che queste figure sono spesso rappresentate in gruppi di due o più unità. Potrebbetrattarsi dunque di depositi votivi di sostituzionel 8•

H ~1. ZUFFA, Le palette rituali di bronzo, in Atti e Memo­rie Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna,\tU. 1956-5 ,pp. 67-170.

1-) \'. BIA. CO PERONI, / rasoi nell'Italia continentale,PBF. \'111,1976.

I ~1. TO~IBOLA. I-P. DE MIN, Stipe di via Rialto, inp. .3 Preromana. Catalogo della mostra, 1981, p. 181.

17) Si veda: A. M. CHIECO BIANCHI, Este, Casa di Rico­vero: la tomba 23/1984, in Gli Etruschi a nord del Po, II,Mantova, 1986, pp. 153-159.

18) Cioè l'incisione delle palette sostituisce la deposizionevotiva degli oggetti reali. È la medesima idea che sottintendele composizioni di armi di Luine e Foppe di Nadro attribui­bili al Bronzo Antico. Questa idea è stata espressa in A. FOS­SATI, Il Mondo dei Camunni. L'arte Rupestre della Valca­monica, Cerveno, 1993, pp. 9-10.

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Fig. 8: Capo di Ponte, Naguane, roccia 35. Figura di serpente associata ad una scena di caccia al canide selvatico (volpe?)e di duello. Stile IV l (ril. Coop. Le Orme dell'Uomo).

Le osservazioni qui riportate devoI~lO essere approfondite, in conseguenza soprattutto dellacreazione di un corpus completo delle figure di paletta e di un'analisi più precisa delle sovrappo­sizioni e delle associazioni. Allo stato attuale delle conoscenze, si evince che le figure di palettacompaiono in una fase attribuibile al Bronzo Medio-Recente, continuano durante il BronzoFinale e la I età del Ferro, in particolare sino allo stile IV 2 (fine VI sec. a.c.). L'interpretazionedi questo segno va inserita in un ambito iniziatico-funerario, mentre resta difficile comprenderese la paletta possegga valenze simboliche di tipo esclusivamente maschile o se non possa assume­re, a seconda delle fasi e delle figure a cui è associata - nel caso dei telai - anche qualche significa­to femminile.

I pediformiMorfologia. La tipologia dei pediformi - spesso impropriamente chiamati anche "impronte

di piedi" - presenta numerosi tipi inquadrabili in cinque gruppi fondamentali 19:

1. figure completamente campite;2. figure delineate a contorno;3. figure delineate a contorno con l'indicazione dei lacci del calzare;4. figure delineate a contorno che includono altre raffigurazioni;5. figure con l'indicazione delle dita.

I primi tre gruppi - che sono anche quelli maggiormente rappresentati - riproducono la formadi una suola o di una calzatura; il quinto gruppo imita un piede nudo e ricorre solo in pochi esem­plari. Nei pediformi del quarto gruppo sono presenti tipi che racchiudono altre figure: antropo­morfi (oranti ed armati), zoomorfi (cavalli, uccelli, cervi), iscrizioni, costruzioni, segni circolari.

I pediformi hanno dimensioni variabili: da figure piccolissime (5-6 cm) si giunge ad istoria­zioni di 30 cm; la maggior parte si attesta attorno a 20 cm.

19) In BELLASPIGA 1984 vengono evidenziate ben 17diverse tipologie.

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Fig. 9: Capo di Ponte, Naquane, roccia 50. Piccola figura di serpente. Stile IV (foto A. Fossati).

Collocazione topografica. I pediformi si trovano soprattutto sulle rocce attorno a Capo diPonte e a Ceto e nell'area di Foppe di Nadro; in questa località la roccia n. 6 ne ospita più di200. In altri siti il segno ricorre assai più raramente: a Luine (presso Boario Terme), ad esempio,i pediformi sono pressocché sconosciuti, mentre si incontrano più facilmente raffigurazioni dimani delineate a graffito20 •

Cronologia e contesto iconografico. I pediformi, che per lo più compaiono isolatamente, sitrovano spesso associati tra loro, cioè appaiati, sia nella posizione "regolare", cioè con il piedesinistro vicino al destro come se le gambe fossero unite, sia in quella "irregolare", come se legambe fossero incrociate.

I pediformi ricorrono più frequentemente con gli armati e le figure di costruzione: non man­cano però associazioni con segni circolari (cappelline), iscrizioni, palette, rose camune, carri,zoomorfi, stelle a cinque punte.

Lo studio di queste associazioni ha rivelato che i pediformi compaiono a partire dalla fase IV221 (VII-VI sec. a.c.), periodo in cui sono incisi in maggior numero; risultano abbastanza fre­quenti sino all'inizio della fase IV 4 (prima metà del IV sec. a.c.), mentre nelle fasi successive IV4 e IV 5 (seconda metà del IV sec. a.C.-1 sec. d.C.) la loro presenza è assai rara.

20) Nell'area tra Nadro e Sellero, viceversa, le impronte dimani sono rarissime e compaiono solo in pochi esemplari:un'eccezione è data dal masso presente nella cripta della Chie­sa delle Sante, a Capo di Ponte, dove se ne osservano ben trecoppie.

21) La fase IV 2 dell'arte rupestre camuna rappresenta ilperiodo di maggiore fecondità iconografica dell'età del Ferro,anche se non proprio quello di migliore espressione stilistica.

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È in questo periodo, infatti, che si trova la gran parte delletematiche figurative: agli antropomorfi armati (guerrieri,duellanti e cacciatori) o disarmati (oranti o busti) si associanonumerose figure zoomorfe (canidi, uccelli, equidi, cervidi,capridi), costruzioni (capanne, templi e granai), manufatti(carri, armi, aratri) e, infine, figurazioni dal carattere piùespressamente simbolico, quali palette, stelle a cinque punte,scaliformi, reticolati, rastriformi. In altre fasi non vi è certouna varietà (ematica così ampia.

Fig. lO: Capo di Ponte, Seradina, roccia 12. Scena con uccisione di serpenti (foro A. Fossati).

Interpretazione. I pediformi si collocano in un contesto iconografico ed associativo ricon­ducibile nell'ambito delle simbologie connesse con gli armati. La piccola dimensione della stra­grande maggioranza dei pediformi, inoltre, avvalora l'ipotesi che essi rappresentino piedi o cal­zari di fanciulli, eseguiti forse in occasione delle prove di iniziazione della gioventù aristocraticae guerriera22 ,

Il segno pediforme potrebbe essere letto come dono votivo alle divinità che dovevano aiutarei giovani durante le prove di iniziazione, oppure come segno dell'avvenuto passaggio all'etàadulta; in questo secondo caso sarebbero il simbolo della deposizione dei vecchi calzari, oppuredell'assunzione di nuovi. L'interpretazione iniziatica è valida soprattutto per la Valcamonica~

dove i pediformi compaiono associati ai guerrieri, a volte addirittura inglobandoli (fig. 6).Le figure di costruzione che allo stesso modo si trovano talvolta inscritte all'interno dei

pediformi potrebbero essere interpretate come le capanne degli iniziati, cioè quegli edifici in uii giovani abitavano per recarsi nei luoghi deputati allo svolgimento delle prove iniziatiche(fig. 13), lontani dal villaggio, così come succede ancora oggi presso alcune popolazioni a b'eUoetnologic023 •

L'attribuzione al mondo maschile del pediforme appare in contrasto con il contesto invengono rinvenuti altri simboli relativi al piede, come gli amuleti e i vasi conformati a rivalche sono invece pertinenti alla sfera femminile. Come ha recentemente evidenziato ,c ini ipendagli a stivaletto nell'area golasecchiana, infatti, erano indossati dalle donne, mentre i \' i astivale dell'area paleoveneta si trovano solo nelle tombe femminili (CASI I 1994). e., orosuggerito la Casini, lo stivaletto fosse un segno per indicare, come pars pro toto, la dea Rei .

22) Ho espresso per la prima volta questa idea in FOSSATI 23) Ad esempio tra alcune popolazioni deU"1991, pp. 23-24,

divinità femminile e guerriera (CASINI 1994), allora anche il pediforme potrebbe assumere ilmedesimo valore. Si potrebbe quindi ipotizzare che il pediforme anche sulle rocce della Valca­monica abbia una valenza femminile; in tal caso sarebbe uno dei pochi simboli del genere, insie­me ai telai della roccia 1 di Naquane, all'interno di un repertorio figurativo e simbolico che hauna connotazione prettamente maschile.

In altre aree i pediformi sono stati interpretati come segno del passaggio dei pellegrini o delladivinità24 • Queste stesse interpretazioni sono state proposte anche per le incisioni camune, senzatuttavia aver valutato il contesto iconografico in cui le figure compaiono. Il valore iniziatico diqueste figurazioni resta quindi l'ipotesi più probabile, perché suggerita dall'analisi delle associa­zioni. Anche in questo caso la realizzazione di un corpus completo delle figure sarebbe fonda­mentale per giungere ad una soluzione dei problemi cronologici ed esegetici.

I serpenti

Morfologia. Tra gli animali selvatici presenti nell'arte rupestre dell'età del Ferro si trovanoanche figure di serpenti. Non è sempre semplice distinguere in questi animali i tipi velenosi dalleinnocue serpi, dato lo schematismo con cui sono spesso realizzati. La morfologia della testa e lalunghezza del corpo potrebbero costituire gli elementi di differenziazione: la testa tondeggiantepotrebbe infatti caratterizzare le forme innocue, rispetto alla silhouette triangolare tipica dellevipere. I serpenti sono sempre raffigurati con una linea a zig-zag e sono di differenti dimensioni,variando da pochi centimetri ad oltre un metro di lunghezza.

Collocazione topografica. Si trovano figure di serpenti in quasi tutti i siti attorno a Capo diPonte, sia sul versante orografico destro sia su quello sinistro, ma è certo che si tratta di un temaabbastanza raro tra quelli attribuibili all'età del Ferro. Mentre a Naquane i serpenti sono incisisu una decina di rocce, in altre zone sono un soggetto molto meno presente. In molti siti si tro­vano però figure umane che impugnano serpenti o hanno le braccia desinenti a forma di serpen­te (fig. 14).

Cronologia e contesto iconografico. Lo studio delle associazioni ha dimostrato che le figuredi serpente compaiono durante lo stile IV 1 (VIII-VII sec. a.c.), sono numerose nello stile IV 2(VII-VI sec. a.c.), continuano in numero minore negli stili successivi, dove però si trovano alcu­ne figure dalle braccia serpentiformi.

Questi animali, quando non sono raffigurati isolati, affiancano scene di caccia (fig. 8), oppuresono associati a figure simboliche, come i pediformi e le rose camune. Alcune scene, inquadrabi­li nel V sec. a.c., mostrano personaggi che sembrano combattere contro i serpenti (fig. 10), men­tre in altre scene, databili alla fine dell' età del Ferro, si trovano antroporfi forniti di lunghe brac­cia serpentiformi.

Comparazioni ed interpretazione. Il mondo religioso giudaico-cristiano ci trasmette delserpente un'idea ambivalente, per lo più negativa - come simbolo del diavolo e dell'Anticristo -,ma a volte anche positiva: ad es. il serpente di rame di Mosè (simbolo di Cristo) ed il bastone diAronne che si trasforma in serpente contro i sacerdoti-maghi egiziani (HEINZ MOHR 1984).Qui si risente probabilmente dell'influenza egizia che considera in modo positivo il serpente.

Anche nel mondo greco-romano il serpente è considerato positivamente, essendo simbolo diAsclepio, il dio della medicina. Secondo la tradizione il dio, reincarnato nel corpo di un serpen­te, sotto queste spoglie sarebbe stato trasferito da Epidauro, dove vi era il maggiore dei suoi san­tuari, a Roma, dove il suo culto si svolgeva sull'Isola Tiberina. Coloro che richiedevano di essereguariti dalle più diverse malattie spesso si sottoponevano alla pratica oracolare dell'incubazione:

24) Si veda appunto BELLASPIGA 1984.

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Fig. 11: Ceto, Foppe di Nadro, roccia 23. Orante e palet­ta. Età del Bronzo Medio (foto A. Fossati).

Fig. 12: Capo di Ponte, aquane, roccia 47. Orante agrandi mani (foto A. Fossati).

Fig. 13: Ceto Foppe di Nadro, roccia 23. Impronte di pie­di associate a raffigurazioni architettoniche. Età del Ferro

(foto A. Fossati).

per ottenere una risposta dal dio, interpretata dal sacerdote, era necessario passare la notte nelsantuario, dove la divinità appariva al consultante in sogno, a volte sotto forma di serpente. elmondo greco questo animale è oracolo delle divinità: ad es. il serpente (a volte femmina) Pitonepronunciava oracoli a Delfi in nome di Gea, Temi e Febe. Dopo aver ucciso Pitone e instauratoil suo oracolo a Delfi, Apollo diede il nome di Pizia, che sembra derivare da Pitone, alla sacerdo­tessa che esprimeva gli oracoli, stando seduta su un tripode nell'aduton, la parte nascosta delsantuario. Il tripode era prospiciente un crepaccio da cui provenivano le esalazioni che la Piziaaspirava e che le permettevano di profetare, in stato di trance25 • Si intravvede qui uno strettolegame tra la terra e l'attività oracolare che coinvolge il serpente (Gea-Pitone), animale che sca\·ala sua tana nel terreno. Non si può non ricollegare questa attività oracolare con quella svolta dal­le Aquane, le quali - secondo le leggende ancor vive nel mondo ladino - conoscono il passatoil futuro del consultante26•

Il serpente appare anche in stretta connessione anche con il dio Cernunnos, che nel mon oceltico irlandese è una divinità notturna e ctonia: sul calderone di Gundestrup il dio tiene inpugno un serpente fornito di corna di ariete, un evidente simbolo di fecondità27.

Alcune caratteristiche biologiche del serpente sono state caricate di significato simboli

25) Plut., De Pythiae oracu/is.

26) Sulle Aquane si vedano FOSSATI 1991 e FOSSATI 1994.

27) A. ROSS, Pagan Ce/tic Bricain, London. I •

sua nascita dall'uovo lo mette in relazionein qualche modo con gli uccelli e con ilruolo che gli ornitomorfi hanno avuto nellecredenze delle popolazioni dell'età del Fer­ro28 • La muta della pelle rappresenta forsel'aspetto più importante per il significatosimbolico che riveste nel contesto iniziati­co: così come il serpente cambia la propriapelle e, rinnovandosi, diviene qualche cosad'altro, anche il giovane iniziato divieneguerriero adulto, mutando il proprio statussociale. In quest'ambito oracolare ed inizia­tico il serpente acquista quindi anche quelsignificato di "saggezza acquisita" che noncaratterizza gli altri animali raffigurati sullerocce camune.

Conclusioni

Fig. 14: Capo di Ponte, Seradina, roccia 12. Antropomorfocon braccia serpenti formi. Stile IV 5 (foto A. Fossati).

L'analisi di queste tre diverse tematiche, le palette, i pediformi ed i serpenti, ha posto in lucequanto sia complessa 1'esegesi dell' arte rupestre camuna delle fasi più tarde, soprattutto.quellerelative all' età del Ferro, e quanto sia difficile giungere ad un'interpretazione esaustiva. E notoche ci si muove in un ambito simbolico, in cui l'elemento iniziatico appare sottinteso in quasitutte le immagini. Su questo elemento iniziatico sembrano innestarsi anche altre simbologie dicarattere funerario ed oracolare, che dovranno essere meglio comprese ed indagate29 •

dr. Angelo Fossati

Coop. Archeologica "Le Orme dell'Uomo"

Piazzale Donatori di Sangue, 1

1- 25040 Cerveno (BS)

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interpretativo, in BCNotizie, IV, 4, pp. 20­26.

1991 L'età del Ferro nelle in­cisioni rupestri della Val­camonica, in Immaginidi una aristocrazia

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1994 L'acqua, le armi e gli uc­celli nell'arte rupestre ca­muna dell'età del Ferro,in NAB, 2, pp. 203-216.

HEINZ MOOR G.1984 Lessico di iconografia

cristiana, Milano.

28) Sono ancora attuali le conclusioni sulla simbologia degliorniromorfi espresse in G. KOSSACK, Studien zum Symbol­gut der Urnenfelder-und Hallstattzeit Mitteleuropas, RGF,20, Berlin, 1954; per gli orniromorfi nell'arte rupestre si vedaFOSSATI 1995.

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29) Mediante ['utilizzo dello studio delle fonti storiche grechee latine, come ha giustamente osservato G. RAGAZZI, Dan­za armata e realtà etonia nel repertorio iconografico camunodell'età del Ferro, in NAB, 2, 1994, pp. 235-247.