Internazionale pubblico

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ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALE CAPITOLO I I SOGGETTI E GLI ATTORI NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE La responsabilità giuridica degli stati nel diritto internazionale Gli ordinamenti statali attribuiscono personalità giuridica e una disciplina speciale per la normativa di diritto comune ad un ente od organizzazione collettiva. Nel diritto internazionale sono gli enti o le organizzazioni collettive, i soggetti destinatari della disciplina di diritto comune. Gli enti più importanti sono gli Stati. Il diritto interno: determina e regola sia le modalità costitutive sia le condizioni di funzionamento dei vari enti o organizzazioni collettive. Il diritto internazionale: si limita a prendere atto della loro esistenza provvedendo a soddisfare alcune loro esigenze. Il diritto internazionale nasce nel periodo in cui lo Stato si è affermato com’ente indipendente e sovrano, il più idoneo modello organizzativo in quanto soddisfa 2 esigenze contraddittorie: Garantisce la sicurezza (latino securitas) delle varie comunità Non reprime le potenzialità dell’individuo Esigenze che Impero e Papato non erano più in grado di soddisfare. Il periodo storico dell’entrata del diritto internazionale è simbolicamente indicato con la conclusione del Trattato di Westfalia del 1648, che pose la fine della guerra dei 30 anni. I cambiamenti dello Stato: Indipendenza rispetto al Papato, all’imperatore e a qualsiasi supremazia (sovranità esterna o indipendenza) Afferma il proprio dominio esclusivo u un determinato territorio sulla relativa popolazione (sovranità interna) Eliminazione dei vecchi centri di potere (feudali) Nella Convenzione di Montevideo sui diritti e doveri degli Stati (1933) sono stati stabiliti i criteri dello Stato riguardanti la personalità giuridica internazionale: a) Una popolazione permanente b) Un territorio definito c) Un potere di governo esclusivo d) La capacità di intrattenere rapporti con altri Stati La struttura paritaria della Comunità internazionale Il diritto internazionale non attribuisce la sovranità agli Stati e la legittimità del loro ordinamento, ma riconosce tali requisiti 1

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ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAPITOLO I

I SOGGETTI E GLI ATTORI NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALELa responsabilità giuridica degli stati nel diritto internazionaleGli ordinamenti statali attribuiscono personalità giuridica e unadisciplina speciale per la normativa di diritto comune ad un enteod organizzazione collettiva. Nel diritto internazionale sono glienti o le organizzazioni collettive, i soggetti destinatari delladisciplina di diritto comune. Gli enti più importanti sono gliStati.Il diritto interno: determina e regola sia le modalità costitutivesia le condizioni di funzionamento dei vari enti o organizzazionicollettive.Il diritto internazionale: si limita a prendere atto della loroesistenza provvedendo a soddisfare alcune loro esigenze.Il diritto internazionale nasce nel periodo in cui lo Stato si èaffermato com’ente indipendente e sovrano, il più idoneo modelloorganizzativo in quanto soddisfa 2 esigenze contraddittorie: Garantisce la sicurezza (latino securitas) delle varie comunità Non reprime le potenzialità dell’individuoEsigenze che Impero e Papato non erano più in grado di soddisfare.Il periodo storico dell’entrata del diritto internazionale èsimbolicamente indicato con la conclusione del Trattato diWestfalia del 1648, che pose la fine della guerra dei 30 anni. Icambiamenti dello Stato: Indipendenza rispetto al Papato, all’imperatore e a qualsiasi

supremazia (sovranità esterna o indipendenza) Afferma il proprio dominio esclusivo u un determinato territorio

sulla relativa popolazione (sovranità interna) Eliminazione dei vecchi centri di potere (feudali) Nella Convenzione di Montevideo sui diritti e doveri degli Stati(1933) sono stati stabiliti i criteri dello Stato riguardanti lapersonalità giuridica internazionale:a) Una popolazione permanenteb) Un territorio definitoc) Un potere di governo

esclusivo

d) La capacità di intrattenererapporti con altri Stati

La struttura paritaria della Comunità internazionaleIl diritto internazionale non attribuisce la sovranità agli Statie la legittimità del loro ordinamento, ma riconosce tali requisiti

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e conferisce agli Stati una specifica disciplina rivolta apreservare tali loro caratteristiche. L’autonomia degli Statitende ad essere progressivamente ridotta dall’evoluzione deldiritto internazionale, perché aumentano le competenze riservatealle sue esclusive determinazioni: Tutela dei diritti dell’uomo Protezione dell’ambiente Lotta alla criminalità

economica

Lotta al terrorismo …

Spesso queste normative sono contraddittorie con l’indipendenza ela sovranità degli Stati. L’interesse dell’intera Comunitàinternazionale è quello di preservare la coesistenza pacifica diStati dotati degli elementi costitutivi: sovranità e indipendenza.

La sovranità esterna o “indipendenza giuridica”Per quanto riguarda l’indipendenza dello Stato, va valutata intermini di “indipendenza giuridica”: indipendenza dell’ordinamentogiuridico dello Stato rispetto ad altri ordinamenti normativi.(originarietà dell’ordinamento giuridico). L’ordinamento giuridicodello stato: deve trovare in se stesso la fonte della sua legittimità non deve dipendere dall’ordinamento di una altro Stato o gruppo

di Stati.Rapporto stato superiore e stato inferiore: lo stato inferiore nonpotrà essere considerato indipendente: mancanza di personalitàgiuridica e sovranità esterna (impossibilità ad intrattenereautonomamente rapporti con altri stati).

Dipendenza politica e indipendenza giuridicaNei casi in cui le restrizioni alla libertà dello stato:a) imposte dal diritto internazionale b) impegni dipendenti da proprie volontàc) di fatto esistenti nei confronti di un altro Statonon incidono sulla sua indipendenza e sulla sovranità esternaintesa nel significato indicato rilevante per l’attribuzione dellapersonalità giuridica. Si trasformano in vincoli se lo stato èsottoposto ad un altro stato, con “autorità legale tale daescludere la sua autonomia decisionale”. In questo casol’indipendenza giuridica dello stato “sottoposto” è compromessaper l’attribuzione della personalità giuridica.Nel caso di “autorità legale”, la dipendenza di uno stato rispettoad un altro opera solo sul terreno politico e non su quellogiuridico: sono limitazioni che non incidono sull’originarietà

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dell’ordinamento giuridico, ma sono solo delle restrizioniconvenzionali delle libertà dello Stato.

Il caso del CiskeiCi sono stati dei casi in cui la dipendenza è stata talmentesignificativa da trasformarsi in una dipendenza rilevante a che aifini giuridici, impedendo l’attribuzione della personalitàgiuridica internazionale di uno Stato, pur dotato di un proprioordinamento giuridico. Esempio: alcune collettività politicheappartenenti al Sud-Africa cono stato costituite in Stati dotatidi una formale autonomia e indipendenza giuridica (il Ciskei), madi fatto sono totalmente dipendenti per le risorse economiche e dipolitica di bilancio del Sud-Africa.

Negazione della personalità giuridica degli Stati membri di StatifederaliNon possono considerarsi dotati di personalità giuridica: gli stati membri di stati federali (USA) i cantoni (Confederazione elvetica) i länder (Repubblica Federale di Germania) la maggior parte delle Regioni dello Stato Italiano (regioni

appartenenti a stati unitari)Essi hanno qualche autonomia relativa alla conclusione d’accordiinternazionali, ma non sono in grado di instaurare rapporti comeuno stato non federale.

La sovranità (interna): la triade popolo – governo – territorioLa sovranità interna: necessaria per acquisire la personalitàgiuridica internazionale; può essere esercitata in una comunitàintesa come territorio e popolazione governata da un’autorità politicaorganizzata. Popolazione: insieme di individui che convivono stabilmente in

un determinato spazio anche con differenti culture, origini e/ocredi religiose.

Autorità politica organizzata: effettiva potestà di imperio e digoverno di uno stato in grado di creare e applicare il dirittosu quella determinata popolazione e territorio.

Territorio: sono gli spazi di comune convivenza, tale territoriopuò non avere delle frontiere stabilite.

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Gli ulteriori potenziali requisiti: il rispetto dei dirittidell’uomo e del principio d’autodeterminazioneL’evoluzione del sistema internazionale, mira a qualificare elimitare le modalità attraverso le quali, il potere d’imperio e digoverno si manifesta al fine di essere preso positivamente inconsiderazione, nella valutazione della personalità giuridica diun altro Stato. Tale potere deve rientrare in alcuni principi didiritto internazionale, tra cui: Disciplina relativa alla tutela dei diritti dell’uomo: tale disciplina

condiziona le modalità d’esercizio delle funzioni sovrane,limitando l’intervento da parte d’altri stati e adottare l’usodella forza per garantirne il rispetto.

Il potere d’imperio e di governo deve essere legittimato dalc.d. diritto di autodeterminazione interna dei popoli:

o Dichiarazione relativa alle relazioni amichevoli ed allacooperazione fra Stati (1970)

o Atto finale di Helsinki della Conferenza per laSicurezza e la Cooperazione in Europa –CSCE - (1975)

L’autodeterminazione assume la garanzia di rappresentativitàdell’intera popolazione presente nel territorio.

Prassi recente d’autodeterminazione dei popoliIl potere d’imperio su un determinato territorio, e lalegittimazione dell’autodeterminazione, sono criteri impiegatinell’ambito del processo di decolonizzazione e dello smembramentodell’Unione delle Repubbliche sovietiche e dell’ex Jugoslavia. Alprincipio di autodeterminazione possono essere assegnati effettiretroattivi tali da consentire di rimettere in discussionesituazioni territoriali a seguito dei più importanti eventibellici, mettendo in discussione: La certezza dei confini nazionali Il dovere di sudditanza dei popoli Stabilità politica degli stati

Il riconoscimento: suo valore meramente dichiarativoL’acquisto della personalità giuridica internazionale avvienericonoscendo gli elementi costitutivi dello stato (a,b,c,d), aprescindere da qualsiasi procedimento formale accertativo. Il“riconoscimento” di uno stato ha un valore meramente dichiarativodella sua personalità giuridica internazionale La Commissione d’Arbitrato durante la Conferenza per la Pace inJugoslavia, ha dichiarato che: “il riconoscimento non èprerequisito (titolo, capacità, conoscenza) necessario per la costituzione

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di uno Stato, ha effetti dichiarativi ed è un atto discrezionaleche gli altri stati possono adottare secondo la loro scelta emodo”.Il riconoscimento può essere invocato come prova per: La Sussistenza degli elementi costitutivi della personalità

internazionale dello Stato La Volontà di intrattenere rapporti giuridiciL’indipendenza e la sovranità sono i caratteri sufficienti perattribuire ad uno Stato personalità giuridica. Quindi l’eventuale“non-riconoscimento” non incide sull’attribuzione della personalitàgiuridica di uno Stato.

Posizione dello Stato non riconosciuto nella ComunitàinternazionaleUno Stato “non-riconosciuto” non può essere oggetto d’aggressionee il suo territorio considerato terra nullius. Anche nei confronti diquesti stati valgono i principi e regole del dirittointernazionale : coesistenza fra stati e preservare lecaratteristiche d’indipendenza e sovranità. Lo stato non-riconosciuto non può far valere alcun diritto ad attivareprocedimenti di formazione volontaria per l’instaurazione dirapporti di collaborazione, cooperazione ed assistenzainterstatale. C’è da dire che alcuni atti di tipo umanitario sonodovuti a favore delle popolazioni degli stati non-riconosciuti.Possono essere fatti valere diritti e obblighi tra stati chereciprocamente non si riconoscono. Il riconoscimento e il non-riconoscimento, sono stati strumenti di politica internazionale,spesso usati per evitare i riconoscimenti di stati che, a causadel loro regime, oppure privi di regime, avrebbero creato dissensopolitico da parte d’altri stati,e la volontà di quest’ultimi dinon collaborare con loro (es. Cina comunista).

Gli effetti del riconoscimento nelle relazioni internazionaliIl riconoscimento è un “biglietto d’ammissione” per : Rapporti internazionali (di tipo difensivo, commerciale,

economico-finanziario) Rapporti diplomatici e consolari per una collaborazione internazionale tra stati a base volontariadi cui soprattutto i nuovi stati in via di sviluppo voglioottenere per potenziare le loro risorse economiche e umane chedispongono.Alcuni limiti:

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difficoltà d’instaurazione rapporti economici ottimali conimprese appartenenti a stati non-riconosciuti

incertezza di eventuali investimenti effettuati da impreseestere in ordinamenti di stati non-riconosciuti.

gli organi degli stati non-riconosciuti hanno una sfera piùlimitata rispetto agli organi appartenenti a stati riconosciuti

Il riconoscimento non incide sull’attribuzione della personalitàgiuridica degli stati ma è un atto che consente la partecipazioneagli stati riconosciuti di partecipare alla Comunitàinternazionale, attivando rapporti di collaborazione e assistenzainterstatale.

La posizione degli organi dello statoLa personalità giuridica di uno stato, attribuita dal dirittointernazionale agli stati, è prevista dalla disciplina di dirittocomune adottata nell’ambito della Comunità Internazionale, laquale indica, a volte, la comunità politica, in senso del suoinsieme, altre volte, gli organi di governo che esercitano il loropotere. Gli organi di governo sono un tramite necessario perconsentire in concreto l’esercizio dei diritti riconosciuti, esono i diretti destinatari delle norme di diritto internazionale.

La personalità degli enti diversi dagli Stati: gli Insorti ed iMovimenti di Liberazione NazionaleIl diritto internazionale ha progressivamente attribuito lapersonalità giuridica ad alcuni enti o organizzazioni collettive,anche se dotati di caratteristiche diverse dagli stati, cheperseguono fini attribuiti dalla Comunità internazionale. Tra le organizzazioni collettive assumo importanza gli Insorti e iMovimenti di Liberazione Nazionale. Gli Insorti sono entitàorganizzate rappresentative delle istanze d’autodeterminazionedelle popolazioni. Per esercitare tale funzione offerta daldiritto internazionale devono esercitare un controllo effettivosulla popolazione, sotto la guida di un comando responsabile.Gli insorti, non sono certo soggetti di diritto internazionale, ma solo deisudditi ribelli nei confronti dei quali il governo legittimo, può prendere iprovvedimenti che considera più opportuni; ma se essi riescono a costituireun’organizzazione di governo che controlla effettivamente una parte delterritorio, allora si è di fronte ad una forma sia pure embrionale di stato allaquale la personalità non può negarsi.

Il caso della PalestinaNon è facile identificare l’esatto momento in cui i movimentiinsurrezionali acquistano la personalità giuridica internazionale.

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Per esempio, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina(OLP).Le N.U. hanno inizialmente assegnato all’OLP uno status di“observed”, poi l’adozione di documenti da far circolare comedocumenti ufficiali delle Nazioni Unite , per raggiungere infinela sovranità sul territorio palestinese, la ridenominazionedell’OLP in “Palestina” e di partecipare a qualsiasi discussionein sede di Assemblea Generale per questioni relative allaPalestina e all’Asia.

In particolare, i diritti attribuiti agli Insorti: alcuni esempi.I diritti attribuiti agli Insorti: acquisto della personalità giuridica internazionale estesa anche

per le principali norme di diritto umanitario in caso di guerrae conflitti armati

possono prendere con forza il possesso di una nave battentebandiera dello Stato contro il quale operano, non è un atto dipirateria (libertà d’azione alle navi ribelli). Tali navi presein possesso non possono essere catturate per ordine del governodi un altro stato e non possono ricevere assistenza nei porti dialtri stai in quanto questi ultimi si espongono di essereaccusati di interferire illegittimamente nel conflitto tra gliinsorti e lo Stato di loro appartenenza.

(segue) : lo speciale e limitato status dei Movimenti diliberazione nazionaleI Movimenti di Liberazione Nazionale ,non hanno uno statusall’interno della Comunità internazionale in grado da garantireloro gli stessi diritti attribuiti agli stati, in altre parolequei privilegi previsti dal diritto internazionale che attribuiscepersonalità giuridica internazionale.La Comunità internazionale riconosce a tali Movimenti:1) il diritto di essere ascoltati in sedi internazionali sui temi

relativi alle popolazioni e al territorio di cui essi si pongonocome struttura organizzata di governo ed interprete di istanzeautonomistiche.

2) Solo in suddette occasioni possono disporre di privilegiprevisti dal diritto internazionale.

3) Non hanno quindi gli stessi privilegi degli stati o degliinsorti

4) limitata personalità giuridica internazionale a casi particolari(vedi punto 1).

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Il Sovrano Ordine Militare di MaltaL’insieme dei privilegi conseguenti all’attribuzione dellapersonalità giuridica degli stati sono estesi ad altri enti edorganizzazioni collettive, cui la Comunità internazionalericonosce come propri. Nell’ordinamento italiano, gli entimaggiori sono:1) la Santa Sede2) il Sovrano ordine di Maltail Sovrano Ordine di Malta: associazione per fini

militari e assistenza sanitaria

inizialmente: sovranità territoriale su Rodi e Maltache venne persa successivamente, poi con il trasferimento della sede a Roma, rapporti diplomatici con altri Stati europei

in seguito alla perdita della sovranità territoriale: la Comunità internazionale dichiarò l’esigenza di mantenere l’ordine in quanto consideròessenziali fini di quest’ultimo.

La Santa SedeLa Comunità internazionale attribuisce personalità internazionalealla Santa Sede e allo Stato della Città del Vaticano. Lo Statodella Città del Vaticano è un vero e proprio stato riconosciutodal diritto internazionale come tale e avente personalitàgiuridica internazionale. La Santa Sede ha una sua sovranità nellerelazioni internazionali in base alle sue tradizioni e allemissioni nel mondo, svolge la propria missione di ordine religiosoe morale a portata universale. Santa Sede e Stato della Città delVaticano sono eguagliati a tutti quegli Stati che hannopersonalità giudica riconosciuta dal diritto internazionale.

Le organizzazioni internazionali intergovernativeLe organizzazioni internazionali sono state create dagli Stati, invirtù d’accordi internazionali rivolti a perseguire uno scopo, chesingolarmente o in assenza di un adeguato supporto istituzionaleinternazionale gli Stati non possono realizzare.Dopo la fine della II Guerra Mondiale si è affermato il ruolodelle organizzazioni internazionali intergovernative con: una precisa attribuzione in ambito internazionale di uno status e privilegi riconducibili alla personalità

giuridica internazionale.

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Le organizzazioni internazionali, si distinguono dagli stati perla loro diversa competenza generale, seguono il “principio dispecialità”: le organizzazioni sono create da stati, i quali gliattribuiscono dei poteri e dei limiti in funzione al perseguimentodegli interessi comuni agli stati “creatori”. Alcuneorganizzazioni possiedono personalità giuridica internazionale distinta da

quella degli stati che partecipano ad esse non sono titolari di una vera e propria personalità giuridica.per avere personalità giuridica le organizzazioni internazionalidevono:a) essere dotate di autonomia anche organizzativa distinta da

quella degli Stati membri.b) avere una missione ben definita con l’attribuzione delle

relative competenze.

Caratteri della personalità giuridica delle organizzazioniinternazionaliCon la presenza dei requisiti a) e b) sopra citati, leorganizzazioni internazionali: non sono dotate di personalità internazionale con ampiezza

identica a quella degli stati la personalità è attribuita entro i limiti della loro missione non possono atteggiarsi come “super-stato”, in grado di

sovrapporre e sostituire la propria struttura organizzativa aquella della Comunità internazionale.

La personalità internazionale è limitata in funzione delle“missioni”, ma permette agli organi istituzionali dell’ente diavere rapporti con gli Stati membri e con altri stati necessariper operare in base agli scopi assegnati.Esempio: WHO = organizzazione mondiale della sanità.

Il valore delle disposizioni contenute negli statuti o negliaccordi di sedeNegli statuti e in specifici accordi sono previste disposizioniriguardanti lo status giuridico delle organizzazioniinternazionali. Si riconosce a tali organizzazioni: il diritto di avvalersi di

privilegi ed immunità similia quelli cui godono gliorgani ed i beni degliStati.

La capacità di intrattenererelazioni diplomatiche

Concludere accordiinternazionali dai contenutipiù vari

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Il diritto ad un trattamentodei propri dipendenti,nell’ambito dei vari stati,

simile a quello garantito afavore dei dipendenti deglialtri Stati

Esempi: Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD): “Ilfondo possiede personalità giuridica internazionale e gode nelterritorio di ogni stato membro quei privilegi ed immunitànecessari per lo svolgimento delle sue funzioni e il perseguimentodei suoi obbiettivi”. Queste disposizioni sono solo delledichiarazioni intenzionali che gli stati membri garantiscono lapartecipazione dell’organizzazione internazionale alle relazioniinternazionali godendo dei privilegi riconosciuti. Poi attraversola concreta attuazione del partecipare alle relazioniinternazionali con caratteri d’autonomia ed indipendenza checonsente di affermare la sua personalità internazionale.

La personalità giuridica di diritto interno delle organizzazioniinternazionaliLa personalità giuridica internazionale delle organizzazioniinternazionali non bisogna confonderla con la personalitàgiuridica di diritto interno. Per quanto riguarda il dirittointerno, le disposizioni contenute nei trattati istitutivi,determinano i caratteri di tale personalità giuridica alla qualene consegue che ogni stato membro ha la capacità di concluderecontratti, di acquistare beni mobili e immobili, di stare ingiudizio. Tale personalità giuridica nel diritto interno deglistati ha contenuti più ampi: esempio la Comunità europea. Non cisono mai stati dubbi o incertezze, da parte di giudici e attivitàamministrative degli stati membri, per l’accordo di costituzionedi un’organizzazione internazionale nel riconoscere i privilegi aqueste attribuiti. Non ci sono mai stati dubbi o incertezze, ancheper quanto riguarda le organizzazioni internazionali di cui sianomembri solamente Stati terzi rispetto allo stato in cui esseoperano.

La personalità giuridica degli individui: nel dirittointernazionale classicoNel diritto internazionale sono enti e organizzazioni collettiveed in particolare gli stati i soggetti per i quali è prevista ladisciplina del diritto comune e la personalità giuridica. Moltenorme di diritto internazionale prevedono la disciplina dirapporti giuridici o situazioni giuridiche di cui sono destinatarigli individui. Tale applicazione ed attuazione può avveniresolamente per il tramite degli Stati nell’ambito de loro

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ordinamenti statali. Anche se vi sono norme di dirittointernazionale idonee a regolare situazioni giuridicheindividuali, esse possono essere fatte valere solamenteall’interno degli ordinamenti statali quando:a) Siano state volute come tali da parte degli stati contraentib) Siano effettivamente attuate in esecuzione dell’effettivo

obbligo internazionale nell’ambito degli ordinamenti stataliSoltanto con queste condizioni le situazioni giuridicheindividuali o i rapporti interindividuali potranno essere fattevalere da parte degli individui all’interno degli ordinamentistatali.

La personalità giuridica degli individui: nelle più recentitendenze Due recenti fenomeni hanno modificato la situazione sopraindicata:

1. introduzione della responsabilità penale personaledirettamente prevista nell’ambito dell’ordinamentointernazionale nei confronti degli individui che commettonodeterminati comportamenti considerati “crimina juris gentium” anchese sono adottati nella veste di organi di enti dotati dipersonalità internazionale: hanno una loro giustiziabilitàuniversale e non possono giovarsi dei privilegi e immunitàprevisti dal diritto internazionale.

2. introduzione di una disciplina dei comportamenti degli entidotati di personalità giuridica internazionale (Stati) nonrivolta alle esigenze dei “governanti”, bensì alla protezionedi alcuni fondamentali diritti dei “governati”. Si ponequindi la disciplina a favore dei governati: progressivaaffermazione dei diritti internazionali dell’uomo e lecorrispondenti forme di tutela.

S’inizia ad affermare una concezione individualistica dellasocietà: “L’individua al centro dei diritti verso la società, dalle libertà personali aquelle economiche”.

I crimina juris gentiumNel passato alcuni comportamenti degli individui erano consideratidal diritto internazionale come crimini internazionali compiuti daindividui direttamente responsabili: pirateria tratta degli schiavi contrabbando di guerra

dei crimini di guerra …

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Gli individui responsabili dei comportamenti criminali eranosanzionati agli ordinamenti statali.Oggi, diretta applicazione nei confronti degli individui non solopiù in ambito statale ma anche in ambito internazionale per i c.d.crimina juris gentium. Attualmente:a) il diritto internazionale prevede direttamente una disciplina

della responsabilità di individui distinta da quella degli statidi cui sono organi, con riguardo ad alcuni comportamenti vietatinei loro confronti

b) nell’ ambito dello stesso ordinamento internazionale sono adottate specifiche garanzie rivolte a rendere effettiva la sanzione di tali comportamenti.

La tutela internazionale dei diritti degli individuiNell’ambito di diritti e garanzie a favore degli individui eautonomamente sanzionabili, C’è stato un progressivo aumentoall’interno dell’ordinamento internazionale per quanto riguardasistemi normativi e giurisdizionali rivolti a garantire: da un lato, titolarità degli individui di situazioni giuridiche

soggettive internazionali dall’altro, adeguati processi processuali idonei a realizzare

l’applicazione in caso di inadempimento anche nei confronti distati di appartenenza degli stati individui.

Ha maggiore importanza ciò che riguarda i diritti dell’uomo: nelleconvenzioni internazionali si prevedono adeguati meccanismigiurisdizionali idonei a tutelare le situazioni giuridichepreviste a favore degli individui. Tra l maggiori sedi processualigiurisdizionali c’è la Corte Europea dei diritti dell’uomo, le cuisentenze : producono effetti nei

confronti di tutti gli staticontraenti della Convenzioneeuropea per la tutela deidiritti dell’uomo

la sua attivitàgiurisdizionale può essereazionata in virtù di ricorsiindividuali

La personalità giuridica limitata dell’individuoL’evoluzione del diritto internazionale riconosce la personalitàgiuridica internazionale speciale rispetto alla personalità didiritto comune che gli stati sono i destinatari.Gli individui: possono far valere nell’ambito internazionale solo alcune

situazioni giuridiche con i corrispondenti obblighi e dirittioltre a particolari garanzie

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non possono avvalersi di quelle garanzie di attuazione previstedal diritto internazionale per enti e organizzazioni collettive(stati e organizzazioni internazionali)

Gli individui, nella sfera internazionale, hanno una disciplinaspeciale rispetto al diritto comune, mentre il diritto comune èdestinato ad enti ed organizzazioni collettive.

L’emergere di nuovi attori sulla scena internazionaleNella Comunità internazionale c’è l’introduzione di nuovi “attori”privi di una vera e propria personalità giuridica internazionale.Il fenomeno della globalizzazione ha messo in discussione ifondamenti della Comunità internazionale, in pratica la suadimensione globale d’alcuni problemi: mutamenti climatici i problemi del sottosviluppo immigrazione

terrorismo violazione di diritti umani …

Il fenomeno della globalizzazione, ha evidenziato l’inadeguatezzaad affrontare i suddetti problemi da parte di una Comunitàinternazionale, fondata sull’indipendenza e sulla sovranità degliStati e da una disciplina per tutelare i loro requisiti. Ilfenomeno della globalizzazione genera due fenomeni:a) le attività non sono più riconducibili ai confini nazionali b) regole internazionali fondate sulla sovranità statale La collaborazione, la cooperazione e l’integrazione tra popoli edindividui appartenenti a differenti ambienti socio-economici eculturali utilizzati per soddisfare le loro esigenze sono fondatiancora su strumenti normativi riconducibili solo agli Stati,nonostante le loro inadeguatezze.

Evoluzione dei sistemi di cooperazione fra StatiIn ambito internazionale, introduzione d’effetti sempre più estesiper le organizzazioni internazionali riguardante la personalitàgiuridica: passaggio da rapporti di commercio internazionalediretti da meccanismi interstatali (GATT – General Agreement onTariffs and Trade), in un rapporto economico internazionale.I GATT sperimentano innovativi modelli organizzativi all’internodei quali sono riconosciuti diritti a vari soggetti coinvolti inoperazioni economiche internazionali con la previsione dellatutela di tali diritti. Gli “Attori“ non ancora dotati di una verae propria personalità giuridica internazionale sono: organizzazioni non governative (ONG):rappresentano gli interessi

pubblici della società intesa come universale; sono sempre più

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partecipi all’elaborazione di normative internazionali relativeagli argomenti cui esse si propongono di tutelare.

imprese multinazionali (IMN) (rappresentano gli interessiproduttivi in un sistema economico globale)

Sono stati parificati il ruolo degli stati con quelli dell’ONGcome “elementi e forze determinanti” circa l’approvazione di normee di risoluzioni internazionali contro le mine antiuomo. LeOrganizzazioni non governative sono presenti: nell’elaborazione ed attuazione di norme internazionali nei procedimenti giurisdizionali relativi alle controversie in

cui gli interessi che esse perseguono sono coinvolti.

Il ruolo delle imprese multinazionaliRuolo sempre più significativo per le IMN in quanto: sono sempre presenti nella determinazione della disciplina

internazionale delle garanzie agli investimenti stranieri edevono garantire specifici strumenti finanziari che si avvalgonole IMN per i propri investimenti

sono assoggettate ad alcuni principi di diritto internazionalerelativi alla tutela dell’uomo, alla salvaguardia dei dirittisociali, dei lavoratori e al rispetto di alcuni valori propridello stato nel quale si producono gli effetti dei lorocomportamenti

sono sottoposte direttamente a sanzioni in ambito internazionalee secondo procedimenti previsti dalle stesse normeinternazionali

assumono un ruolo di interlocutore diretto degli stati e delleorganizzazioni internazionali, anche se prive di personalitàgiuridica internazionale.

Diritto internazionale e globalizzazioneLa globalizzazione è un processo che tende a trasformarel’organizzazione delle relazioni economiche e sociali ampliandol’ambito materiale della disciplina internazionale dei rapporti erendendo sempre più interconnesse le varie comunità statali. Latenenza è: da un lato, l’indipendenza e la sovranità territoriale degli

stati sono allentate dall’altro, la disciplina internazionale dei rapporti economici

e sociali si estende e no dipende soltanto dagli stati, ma damolti più soggetti ed “attori”.

Ciò avviene perché il sistema internazionale sta subendoun’evoluzione circa gli istituti e le garanzie nel cui ambito i

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decisori globali (dotati di personalità giuridica) debbono rendereconto e giustificare i oro comportamenti non solo ai loroimmediati referenti.

ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAPITOLO 2

IL DIRITTO INTERNAZIONALE GENERALE E LE SUE FONTI

1.1. Il diritto internazionale nel quadro della società universaledel genere umano.

Nella società universale si è venuto a sviluppare un nucleo diprincipi e di norme di carattere non scritto, dotati di alcunecaratteristiche: non hanno la funzione di regolare il comportamento dei soggetti

che compongono la società nei rapporti che si instaurano tra diloro o nei rapporti di tali soggetti con i vari centri di potereche sono in grado si esercitare poteri di governo sulle variecomunità politiche

hanno la funzione di regolare giuridicamente i rapporti che siinstaurano tra questi centri di potere, cioè fra i vari statiquali enti indipendenti e sovrani.

Il diritto internazionale pubblico è il diritto della Comunitàdegli Stati, o della Comunità internazionale.La comunità internazionale deve essere individuata in unaspecifica sfera di relazioni sociali, quelle che si instauranoattraverso i rapporti internazionali fra enti sovrani, ma semprenell’ambito della società universale del genere umano.

1.2. Diritto internazionale generale e diritto internazionaleparticolare.

Altre caratteristiche del diritto internazionale: è un diritto “autonomo”: indica le regole per disciplinare le

relazioni che si instaurano tra enti sovrani e non po’ essereattribuito agli atteggiamenti, alla condotta o volontà deglienti. Non esiste, al di sopra degli stati, alcun ente idoneo asvolgere la funzione propria del legislatore dell’ordinamentointerno.

Nel diritto dello Stato, le funzioni dell’ordinamento sonosvolte in forma “accentrata”, mentre nel sistema internazionale,in forma “decentrata”.

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a seconda del differente tipo di fatti ai quali la formazionedella norma internazionale è riconducibile, può variare la sferadei destinatari della norma stessa e quindi anche il suo ambitodi applicazione,

se viene fatto un atto di volontà di due o più stati per lacreazione di norme internazionali, non possono obbligare coloroai quali tale volontà non è riconducibile: altrimenti sarebbeuna “legislazione internazionale”, che il sistema internazionaleattuale esclude. Si tratta di un fenomeno pattizio (originatoda un patto), che dà luogo al c.d. diritto internazionaleparticolare.

2.1. Caratteri essenziali del diritto internazionale generale.Le norme di diritto internazionale generale o comune: non si formano dal prodotto di atti di volontà dei soggetti

intesi a porle in essere si formano in un ambiente sociale di convivenza degli stati per

operare di fatti diversi le norme generali trovano fondamento in un fatto sociale, cioè

nel riconoscimento spontaneo come diritto da parte dei soggetti. ha carattere di diritto non scritto: manca un procedimento di

creazione e di formazione delle sue norme; il momento dellacreazione coincide con quello di attuazione.

Le forme di manifestazione del diritto internazionale generalesono 2:

o La consuetudineo I principi generali del diritto.

3.1. La consuetudine internazionale ed i suoi vari elementi edaspetti.

Le norme consuetudinarie internazionali hanno 2 caratteristiche: Un carattere oggettivo o materiale: consiste nella ripetizione

costante di un determinato comportamento considerato doveroso,permesso o vietato dalla norma (usus).

Un carattere soggettivo o psicologico: consiste nellaconvinzione che quel comportamento corrisponda a quanto previstodalla norma (opinio juris et necessitatis)

L’ampio dibattito riguardo al diritto interno e a quellointernazionale sulla nozione di diritto consuetudinario, ha dato luogo aposizioni divergenti: Alcuni, riducono la nozione di consuetudine al solo elemento

materiale consistente nell’uso;

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Altri, considerano determinante il solo elemento psicologico peril sorgere di una norma giuridica consuetudinaria.

L’elemento soggettivo : risponde all’idea che esso non può essererilevante sino al momento in cui la norma non sia venuta adesistenza in virtù della costante ricezione della condotta;

L’elemento oggettivo : individua nella sola opinio juris l’elementocapace di spiegare l’affermazione dell’obbligatorietà delleregole di condotta attraverso il riconoscimento da parte seisoggetti.

3.2. L’accertamento giudiziale delle norme consuetudinarie.Art. 38 dello Statuto della Corte internazionale di giustizia:

« 1. La Corte, la cui funzione è di decidere in base al dirittointernazionale le controversie che le sono sottoposte, applica: a) Le convenzioni internazionali, sia generali che particolari,

che stabiliscono norme espressamente riconosciute dagli Statiin lite;

b) La consuetudine internazionale, come prova di una praticagenerale accettata come diritto;

c) I principi generali di diritto riconosciuti dalle nazionicivili;

d) Con riserva delle disposizioni dell’articolo 59, le decisionigiudiziarie e la dottrina degli autori più qualificati dallevarie nazioni come mezzi sussidiari per la determinazionedelle norme giuridiche.

2. Questa disposizione non pregiudica il potere della Corte didecidere una controversia ex aequo et bono qualora le parti sianod’accordo».

L’art.38 indica chiaramente che le fonti che esso elenca devonoessere tenute presenti al fine di decidere le controversiesottoposte alla Corte “in base al diritto internazionale”.La descrizione contenuta nell’art. 38 riguardante la consuetudineinternazionale mette in luce entrambi gli elementi tradizionali: Elemento oggettivo: “La pratica generale“ Elemento soggettivo: “Accettata come diritto”, inteso come

riconosciuto.La giurisprudenza della Corte internazionale di giustizia, peraccertare l’esistenza e il contenuto di una regola di dirittoconsuetudinario: si è dedicata all’esame dalla prassi degli stati, cioè

all’esistenza di un comportamento sufficientemente generalizzato

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e costante, e quindi sotto il profilo del c.d. elementooggettivo o materiale della consuetudine (diuturnitas o usus).

Ma ha poi precisato che ciò non è sufficiente, se non eaccompagnata alla convinzione della giuridica obbligatorietà delcomportamento (opinio juris et necessitatis).

3.3. Elemento oggettivo ed elemento soggettivo della consuetudine nella pratica giurisprudenziale

Il ruolo dei due elementi (oggettivo e soggettivo) che concorrononel processo di formazione delle norme internazionaliconsuetudinarie ed il rapporto che li unisce possono esseredescritti nei termini che risultano dall’esposizione dalle regolegià consolidate delle quali l’opinio juris degli stati trovano adeguatadimostrazione nella pratica da loro eseguita.La situazione alle varie ipotesi di regole consuetudinarie puòvariare in base: Alle circostanze del loro processo formativo e alla sua rapidità Al momento in cui viene a porsi la questione dell’esistenza di

una data regola.Ipotesi di norme consuetudinarie per disciplinare relazioni frastati in materie nuove prive di regolamentazione: spesso sonoregole che hanno la caratteristica di essersi sviluppate connotevole rapidità, per alcune esigenze essenziali sentite daalcuni stati. Quindi, da una parte, la manifestata intensità haportato all’affermazione della regola, dall’altra, c’è una precisadirezione di volontà e d’azione di certi soggetti per far sì chela regola trovi le condizioni necessarie per la sua affermazione.La pratica giurisprudenziale concede il formarsi di una normaconsuetudinaria in un lasso di tempo relativamente breve.

3.4. I fatti rilevanti al fine della formazione delle norme consuetudinarie: la prassi diplomatica e gli altri atti e comportamenti degli stati.

I fattori necessari per la formazione della norma internazionaleconsuetudinaria vanno ricercati in modo unitario, senza lapossibilità di dividere quelli attinenti all’elemento materialedall’elemento soggettivo. L’interprete è dunque costretto arivolgere la propria attenzione a tutte le manifestazioniriconducibili agli stati nei quali esse sono distinte in categoriedi fatti.La prassi diplomatica degli stati: sono tutte quelle espressioni,punti di vista, intenzioni, richieste, pretese che vengono a

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trovare posto nella prassi diplomatica dei vari stati, e che sonodocumentate in apposite raccolte. Adozione di atti o comportamenti degli stati: gli stati possonoprendere posizione su questioni che implicano l’esistenza el’applicazione di norme internazionali generali attraversol’adozione di atti legislativi, amministrativi, giurisdizionali.Diplomazia multilaterale: nelle occasioni di riunione e didibattito delle Organizzazioni internazionali, a cominciare daquelle delle Nazioni Unite, permettono di rivelare gliatteggiamenti di una pluralità di soggetti ed i loro punti divista in questo modo non c’è la necessità di creare la prassi trascambi e contratti bilaterali (tra coppie di Stati), ma vieneaccelerato il processo formativo dei vari elementi dellaconsuetudine a livello multilaterale.

3.5. (segue): la giurisprudenza internazionale.Per la rilevazione delle norme consuetudinarie, oltre alla prassidi soggetti e stati, bisogna prendere in considerazione lagiurisprudenza internazionale. L’art. 38 dello Statuto della Corteal par.1 lett. d che si tratta di “mezzi sussidiari per ladeterminazione delle norme giuridiche” e facendo riserva all’art.59 dello stesso Statuto, che precisa:“la decisione della corte non ha valore obbligatorio che fra leparti in lite e riguardo alla controversia decisa”.

3.6. (segue): i trattati internazionali.Possono venire in rilievo ai fini della rilevazione del dirittoconsuetudinario anche i trattati internazionali, sotto 2 diversiaspetti:

1. sono importanti elementi della prassi di Stati e di altrisoggetti, oltre che atti intesi alla posizione di normegiuridiche. Elementi della prassi: determinate regole dicondotta si trovano ripetute nella prassi convenzionale deglistati e quindi sono considerate norme consuetudinarie che itrattati le riaffermano solamente.

2. una regola stabilita da trattati può essere inizialmenteposta in essere ai fini di modifica del diritto preesistente,ma venire a generalizzarsi in un momento successivo. (Vedereaccordi conclusi ai fini della codificazione).

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3.7. Il significato attuale del fenomeno consuetudinario.Il fenomeno consuetudinario presuppone un’omogeneità della basesociale. Se viene meno quest’omogeneità provoca una crisi delleregole consuetudinarie, che può essere superata con l’intervenetodi un potere autoritario capace di imporre una nuovaregolamentazione. Nel corso del XX secolo crisi del dirittoconsuetudinario per disomogeneità sociale: rivoluzione sovietica divisione del mondo post

bellico in 2 blocchicontrapposti

guerre mondiali accesso all’indipendenza di

molti nuovi soggetti (Statiin via di sviluppo)

Di qui la tendenza verso la sostituzione di gran parte delleregole consuetudinarie vigenti con nuove: questa tendenza èavvenuta con i meccanismi delle Nazioni Unite, attraverso 2fenomeni: Codificazione Dichiarazione dei principi da parte dell’Assemblea generale

dell’Organizzazione.Oggi la divisione si è ricomposta a seguito degli eventi Crollo muro di Berlino Crollo dell’Unione Sovietica Scomparsa blocco di Stati a regime socialistaIl diritto consuetudinario, ha potuto adeguarsi grazie ai principie valori alla base delle regole consuetudinarie internazionali,alla codificazione e alla Dichiarazione dei principidell’Assemblea. In questo modo si sono ricreate le basi per unnuovo consenso sociale.

3.8. Le contestazioni delle norme consuetudinarie ed il lororilievo.La mancanza di omogeneità e la frammentazione della base socialeinternazionale in una pluralità di gruppi contrapposti, crea: crisi del fenomeno consuetudinario può provocare la desuetudine (mancanza di consuetudine) di

determinate norme non più valide all’opinio degli appartenentiad uno di quei gruppi.

4.1. La codificazione delle norme consuetudinarie.Codificazione del diritto internazionale consuetudinario: le normeconsuetudinarie hanno un carattere di norme non scritte, c’èquindi la necessità di provvedere ad una traduzione del lorocontenuto in forma scritta.

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La codificazione si è sempre scontrata con molte difficoltà,soprattutto dal fatto che il diritto internazionale nasce e vivein forma non scritta ad opra degli stessi soggetti che risultanodestinatari. Ciò accade perché, nella struttura della societàinternazionale, non è riconosciuto un “accentramento di poterinormativi” capaci di vincolare i soggetti in capo ad un solo entesovrano. Quindi, un’opra vera e propria di codificazione è resaimpossibile per mancanza di un ente sovrano.Si parla di codificazione del diritto internazionale quando si fariferimento all’unico strumento idoneo a porre in essere normegiuridiche scritte: il trattato internazionale.Il trattato internazionale è riferibile solo agli stessi soggettiche risultano destinatari dei relativi obblighi, e quindi la loroefficacia è limitata a coloro che ne diventano parti. Quindi, l’opera di codificazione è la conclusione di trattatiinternazionali contenenti norme consuetudinarie operando soltantonei confronti dei soggetti che intendono divenirne parti.Se la consuetudine entra in u periodo di crisi per tensioni edinstabilità, bisogna “adeguare il diritto generale alle nuoveesigenze”.

4.2. L’opera delle Nazioni Unite per la codificazione.L’Organizzazione delle Nazioni Unite esamina i procedimentiutilizzabili ai fini della codificazione e produce codificazioni: Il suo statuto, prevede un organo per intraprendere studi e fare

raccomandazioni per la codificazione e lo sviluppo progressivodel diritto internazionale, Assemblea generale.

L’Assemblea istituì la Commissione del diritto internazionale, organocomposto di esperti che ne fanno parte a titolo individuale enon come rappresentanti di stati, cui si deve l’opera dellacodificazione. È l’organo che esegue materialmente lacodificazione.

L’Assemblea può predisporre altri organi per studi e progettiintesi alla redazione di testi da sottoporre agli stati perl’approvazione.

Principali realizzazioni della Commissione del dirittointernazionale: N° 4 Convenzioni di Ginevra

del 1958 in materia didiritto di mare, poisostituite dalla Convenzionedi Montego Bay del 1982.

Relazione sul diritto deitrattati tra stati eorganizzazioniinternazionali 1986

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Relazioni diplomatiche del1961

Relazioni consolari del 1963

Relazioni sulle missionispeciali del 1969

Successione tra stati inmateria di trattati del 1978

4.3. Il significato e la portata degli accordi di codificazione.Quando un accordo viene stipulato per la codificazione del dirittointernazionale, bisogna determinare effetti e rapporti con ildiritto generale.L’accordo: produce tutti gli effetti che gli competono in quanto trattato

internazionale non vincola se non i soggetti che ne siano divenuti partiIpotesi di rapporto fra accordo di codificazione e dirittointernazionale generale:1. l’accordo di codificazione traduca in forma scritta il contenuto

di una norma generale già esistente: la norma continuerà avalere ed applicarsi come prima, e l’effetto dell’accordo èpuramente “dichiarativo”.

2. l’accordo completa un processo di formazione di una normaconsuetudinaria già in corso, il processo di formazione dellanorma generale viene concluso con l’adozione dell’accordo.

3. l’accordo di codificazione contiene 1 o più norme nuove rispettoal diritto preesistente che costituiscono la partenza di unprocesso destinato a creare una nuova norma generale ,vincolante per tutti i soggetti.

5.1. Le Dichiarazioni di principi dell’Assemblea generale delleNazioni Unite.

Le Dichiarazioni di principi dell’Assemblea generale delle NazioniUnite sono delle decisioni che influiscono nel processo formativodi norme internazionali consuetudinarie: hanno valore di semplici raccomandazioni sono prive di efficacia obbligatoria per gli Stati membriLa più famosa: la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo(10 dicembre 1948).Negli ultimi anni le dichiarazioni stanno tendendo ad assumere ilruolo di nuove fonti di diritto generale, esempi: dichiarazioni sull’uso dello

spazio extra-atmosferico dichiarazioni

sull’eliminazione dellediscriminazioni razziali

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dichiarazioni sullerelazioni amichevoli /collaborazione tra Stati

dichiarazioni sulla Cartadei diritti e doverieconomici degli Stati.

Ma dal punto di vista formale le Dichiarazioni sono prive divalore obbligatorio, e non hanno quindi un’efficacia vincolanteche possa essere loro riconosciuta. Sia il fenomeno della codificazione che quello delle Dichiarazioninon possono assumere carattere di fonti di diritto generale.

6.1. Le moderne trasformazioni nel processo di formazione dellenorme consuetudinarie.

Sia il fenomeno della codificazione che quello delle Dichiarazionis’inseriscono nella prassi internazionale degli Stati e altrisoggetti: i primi: sono il risultato del negoziato e della stipulazione di

accordi le seconde: sono l’esito di attività poste in essere dalla

diplomazia multilaterale.I due fenomeni si limitano a riprodurre in forma scritta una normagenerale già esistente e l’intervento dei due atti nellaformazione della norma fa sì che, quando la norma generale saràvenuta a formarsi, la norma avrà come punto di riferimento laregola scritta (accordo o Dichiarazione).La norma consuetudinaria sarà il risultato degli elementitradizionali, diuturnitas ed opinio.

7.1. Le consuetudini regionali e locali.Le norme consuetudinarie internazionali possono venire a formarsitra due o più stati e la sfera di efficacia di norme non scrittedi questo genere deve ritenersi attribuita solo agli Stati aiquali i comportamenti sono riferibili.Le norme consuetudinarie possono venirsi a formare fra statigeograficamente confinati o fra gruppi di stati legati tra loro davincoli pattizi (accordi), che possono quindi modificare il regimedel trattato se è consentito dal medesimo.Non necessariamente deve essere superiore a n° 2 stati unaconsuetudine locale basata su una pratica prolungata e, se vieneaccettata da essi come regolante nei loro rapporti, diviene labase di diritti e obblighi reciproci tra questi 2 stati.

8.1. I principi generali di diritto.Fanno parte del diritto internazionale i principi generali didiritto che sono:

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i principi generali di diritto usati per indicare i caratterifondamentali e le regole generali espresse nel sistema

“i principi generali di diritto riconosciuti dalle Nazionicivili” dell’art. 38 dello Statuto della Corte internazionale digiustizia.

8.2. I principi generali dell’ordinamento internazionale.All’interno del diritto internazionale generale vi principigenerali esprimono certe specifiche caratteristiche dellastruttura del sistema giuridico nel quale società internazionale èorganizzata. I principi generali si distinguono in : Principi attinenti alla disciplina degli aspetti formali

fondamentali dell’ordinamento, come quelli che attengonosoggetti e fonti. Tra questi, un ruolo fondamentale è il trinciocon la formula “pacta sunt servanda”, cioè il principio secondo ilquale attribuisce all’accordo dei soggetti l’idoneità a porre inessere norme giuridiche internazionali.

Principi che hanno carattere materiale perché riguardano laregolamentazione delle relazioni internazionali. Tra i piùimportanti principi, la Dichiarazione relativa ai principi didiritto internazionale concernenti le relazioni amichevoli e lacooperazione fra stati dell’Assemblea generale delle NazioniUnite, la quale proclama 7 principi: Il principio dell’eguaglianza sovrana degli stati (diritto di

scegliere il proprio sistema politico, sociale, economico,culturale, assetto costituzionale e proprio ordinamentogiuridico)

Il principio dell’autodeterminazione dei popoli Il principio del non-intervento negli affari interni od

esterni di un altro stato Il principio del divieto della minaccia e dell’uso della forza Il principio relativo all’obbligo di soluzione pacifica delle

controversie internazionali Il principio relativo all’obbligo degli Stati a cooperare

reciprocamente in conformità con la Carta delle Nazioni Unite Il principio relativo all’obbligo di adempiere in buona fede

agli obblighi assunti in conformità con la Carta delle NazioniUnite (riguarda l’insieme degli impegni internazionali assuntida uno Stato).

Nella Dichiarazione non si trova il principio del rispetto deidiritti umani fondamentali, perché è generalmente ammesso lapresenza di un divieto riguardante le “gross violations” dei diritti

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fondamentali (genocidio, discriminazione razziale, trattamentiinumani). Ci sono dei principi umanitari che non sono contemplatinella Dichiarazione ma da atti emanati dalla Corte internazionaledella giustizia e dalle Convenzioni di Ginevra.

8.3. I principi generali degli ordinamenti giuridici interni e il loro rilievo a livello internazionale.

Nell’art. 38 dello Statuto della Corte internazionale dellaGiustizia, sono menzionati i principi degli ordinamenti giuridiciinterni, “principi riconosciuti dalle Nazioni civili”. Questi principi non sipossono ricavare dal diritto internazionale, ma da quello internodegli stati.La tendenza d’interpreti e giudici è sempre stata quella diintegrare il contenuto dell’ordinamento internazionale con iprincipi e i valori degli ordinamenti interni agli stati perché ladisciplina internazionale generale è limitata e i valori che sivuole prendere in considerazione sono assoluti ed universali.La prassi internazionale non ha mai cessato di far ricorso aiprincipi di diritto interno in questione ai fini di integrazionedel sistema giuridico internazionale.

8.4. (segue): la funzione integrativa dei principi generali di diritto interno.

In ambito internazionale, i principi generali degli ordinamentiinterni “integrano” la regolamentazione dei rapportiinternazionali, attraverso il richiamo di regole generali dilogica giuridica e di giustizia degli ordinamenti interni.

8.5. Determinazione dei principi generali e loro condizioni d’utilizzabilità.

Sono necessarie alcune condizioni per far sì che i principigenerali riconosciuti dagli ordinamenti giuridici interni possonoessere assunti come fonti di diritto internazionale generale:a) Deve essere un principio generale: deve esprimere caratteri

essenziali di un determinato settore normativo;b) Deve essere riconosciuto dagli ordinamenti giuridici internic) Non c’è nessuna limitazione alla materia in cui il principio può

essere richiamato

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8.6. Ipotesi d’utilizzazione dei principi generali di dirittointerno.

- In materia processuale: il principio per cui nessuno può esseregiudice in propria causa; il principio dell’eguaglianza delleparti nel processo; …

- In materia di obbligazioni: il principio per cui il risarcimentodel danno deve comprendere sia il danno emergente sia il lucrocessante; …

- In materia di interpretazione di atti: il principio per cui unanorma deve essere interpretata nel quadro complessivo delsistema giuridico esistente al momento dell’interpretazione; …

- In materia penale.

9.1. Il significato e contenuto del diritto internazionalegenerale.

Il diritto internazionale generale:o E’ l’insieme di principi e regole comuni a tutti gli Stati ed

altri soggetti, che esprimono i valori condivisi dallageneralità di loro e riconducono ad un’unità logica i varisottosistemi.

o Rappresenta il fondamento della validità di tutte le norme(appartiene al diritto generale, la norma consuetudinaria perl’obbligatorietà dei trattati –sono fonti di 2° grado-).

Il nucleo essenziale, del diritto internazionale, è costituitodalle regole che tutelano il potere di ogni Stato nei confronti ditutti gli altri, e ne determinano limiti, per quanto riguarda lecerchie spaziali e le varie categorie di soggetti. Nel tempoqueste regole hanno subito elle modificazioni. In particolare:

o il fenomeno del jus cogens internazionale o il fenomeno delle obbligazioni erga omnes

10.1. Lo jus cogens internazionale.Il carattere “primario” del diritto generale non vuol dire che haun valore gerarchicamente superiore alle norme che ne fanno parte.Anzi, le norme generali sono considerate di carattere flessibile,nel senso che è possibile ai soggetti di derogarvi per mezzo diuna regolamentazione pattizia divergente.Uno stato ha il diritto esclusivo di svolgere le proprie funzioninel proprio territorio ad esclusione di ogni altro stato:l’attività di una altro stato può essere ammessa nel territorio apatto che vi siano delle apposite regolamentazioni pattizie(attività giurisdizionali, installazione di basi militari, …)

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Tutto è consentito tramite regolamenti pattizi, tranne che per itrattati c.d. contra bonos mores, vale a dire quei trattati che sonocontrari al carattere etico, quindi al trattamento della personaumana od al riconoscimento di requisiti minimi di sussistenza peruno stato. In questi casi, il trattato è invalido. (art. 53Convenzione di Vienna ).

11.1. Le obbligazioni erga omnes.Le norme di diritto internazionale sono fondate sulla reciprocitàdegli interessi propri dei singoli Stati e i rapporti ches’instaurano tra ciascuno stato e nei confronti degli altri. Negli ultimi anni sono nati degli obblighi che, non s’instauranonei confronti di un solo stato, ma nei confronti della Comunitàinternazionale nel suo insieme.In Una sentenza della Corte internazionale, sono fatte delledistinzioni:o obbligazioni degli stati nei confronti della Comunità

internazionale nel suo insieme: riguardano tutti gli stati equeste sono le obbligazioni erga omnes. (genocidio, dirittifondamentali della persona umana,..)

o obbligazioni degli stati nei confronti di un altro stato.

12.1. Altre fonti di norme internazionali.Altre fonti di norme internazionali, anche se non idonee a darvita a norme generali, è l’efficacia obbligatoria della promessaunilaterale: dichiarazione di uno o più stati di adottare un certocomportamento nei confronti d’altri soggetti. la promessa è fontedi norme giuridiche vincolanti per lo stato che la fa. La promessaviene spesso menzionata come atto unilaterale, insieme allaprotesta, riconoscimento, rinuncia o notificazione, ma solo lapromessa può essere considerata come fonte di norme oobbligazioni. 13.1. Le norme previste dai trattati.a) Fonti d’atti emanati da organizzazioni internazionali in base ai

propri statuti: sono atti obbligatori avente carattere pattizio.Sono comunemente dette “fonti di terzo grado”, che in una scalagerarchica dell’ordinamento, si considerando di “primo grado” lenorme generali e di “secondo grado” quelle pattizie. Leorganizzazioni che possono emanare tali atti sono:o Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o L’ICAO (International Civil Aviation Organisation): il

Consiglio dell’ICAO.

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o Comunità ed Unione europea : regolamenti, direttive edecisioni del Consiglio e della Commissione della Comunitàeuropea. Azioni, posizioni comuni e decisioni-quadro perl’Unione europea.

b) Sentenza pronunciata ex aequo et bono: la sentenza è fondata suequità.

14.1. La c.d. “soft law” in diritto internazionale.Non apparitine alle fonti la c.d. soft law: sono atti emanifestazioni che hanno un elemento di carattere negativo, checonsiste nell’assenza di effetti giuridici vincolanti:

o Le proposizioni hanno la stessa struttura logica delle normegiuridiche vincolanti

o Il soggetto dal quale la proposizione proviene è privo delpotere di emanare regole di condotta vincolanti

o I termini della proposizione non sono quelli giuridici, maindicano solo comportamenti “raccomandati” o doverosi dalpunto di vista morale, sociologico o politico.

Il fenomeno della soft law, si è sviluppato nella Comunitàinternazionale, soprattutto in materia ambientale. Le regole di comportamento della soft law, anche se non sono dellevere e proprie norme e atti aventi valore vincolante, possonoadottare nel tempo un’efficacia normativa:

o È possibile che determinati aspetti o parti di testi dellasoft law si evolvano diventando elementi di normeconsuetudinarie o d’accordi internazionali, oppureconclusione d’accordi aventi per contenuto i testi inprecedenza non vincolanti.

o La soft law può diventare la base di comportamentid’istituzioni internazionali dotate di potere d’applicazionedi norme agli Stati.

o Le regole della soft law possono diventare vincolanti aseguito della loro applicazione, da parete d’autoritàcompetenti, all’interno dell’ordinamento statale.

ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALE

CAPITOLO 3

L’ACCORDO NEL DELLE FONTI E IL DIRITTO DEI TRATTATI

1.1. L’accordo nel sistema delle fonti del diritto internazionale

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Accordo:o Negli ordinamenti interni : è un’apposita disposizione

permette ai soggetti di vincolarsi reciprocamente permantenere determinati comportamenti il cui adempimento puòessere preteso mediante il ricorso ai sistemi di garanzia.

o Nell’ordinamento internazionale : è la regola generale pactasunt servanda costituisce il fondamento dell’accordo come fontedi norme particolari, dette pattizie o convenzionali, chevincolano le Parti contraenti.

L’accordo, o il trattato, è l’incontro della volontà di 2 o piùstati o di altri soggetti, dell’ordinamento internazionale, checonsentono di assumere obblighi e diritti reciproci regolati daldiritto internazionale in relazione ad una determinata materia.Manca nell’ordinamento internazionale una procedura diapplicazione generale che garantisca tale adempimento e lesanzioni in caso di violazione.

1.2. La libertà degli Stati nel determinare il contenuto deitrattati e suoi limiti

- libertà nella materia oggetto del trattato e della naturadelle norme contenute: cooperazione in materia commerciale enavigazione, condizioni dei rispettivi cittadini al rispettodei diritti umani…

- gli stati utilizzano i trattati per assumere reciprocamenteobblighi, sia per precisare o escludere nei rapportireciproci l’applicazione di norme generali

- unico vincolo posto dal diritto internazionale è costituitodal rispetto delle norme jus cogens, che non possono esserederogate mediante trattato.

2.1. Gli effetti delle norme patrizieI trattati sono:

fonti d’obbligazione tra stati contraenti, ma noncostituiscono fonti di norme giuridiche generali

ambito di applicazione: è limitato ai rapporti tra gli staticontraenti

le norme pattizie differiscono da quelle consuetudinarieperché queste ultime vincolano la generalità degli stati(quando uno stato terzo tiene un comportamento conforme ad unanorma contenuta negli accordi di codificazione, sta adempiendoad un obbligo imposto dal diritto consuetudinario che è soloriflesso nella norma di codificazione).

In passato si è cercato di:

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o attribuire un valore legislativo o quasi legislativo(c.d. law-making treaties) ai trattati multilaterali come gliaccordi di codificazione

o stipulare accordi destinati ad avere effetti dicarattere generale o erga omnes, come istitutivi di regimiinternazionali

2.2. I rapporti tra norme generali e norme pattizieNorme pattizie sono norme particolari o speciali e sicontrappongono alle norme generali. Una norma generale anche secostituisce un obbligo nei trattati, non ha una posizione dipreminenza o superiorità al diritto consuetudinario, anzi gliStati spesso introducono attraverso trattati delle regole diverseda quelle che si applicano nei rapporti generali. Nell’art. 38della Corte internazionale di giustizia, sono menzionate prima leconvenzioni generali e particolari e poi la consuetudineinternazionale. L’assenza di gerarchia non esclude che una normagenerale successiva prevalga su una norma convenzionaleprecedente.

3.1. La Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati:codificazione o sviluppo progressivo?

I trattati sono sottoposti a una serie di norme internazionali chene disciplinano:

Requisisti di validità edefficacia

Il procedimento diformazione

L’interpretazione

Gli effetti dellemodifiche

Le cause di invalidità Sospensione Estinzione …

Queste norme sono contenute nella Convenzione sul diritto deitrattati (22 maggio 1969) adottata dalla Conferenza delle NazioniUnite tenutasi a Vienna. La Convenzione di Vienna è una convenzione di codificazione checontiene anche norme c.d. di sviluppo progressivo, sulle quali glistati non hanno ancora dato il loro consenso. La Convenzione si applica solo ai trattati stipulati dopo la suaentrata in vigore.

3.2. L’ambito d’applicazione della Convenzione di ViennaEsame di alcune norme contenute nella Convenzione in materia di:

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1. accordi fra Stati : la Convenzione non esclude che altre entitàpossano stipulare trattati soggetti alle norme consuetudinariein materia (art.3).Si esclude qualsiasi trattato stipulato da enti diversi dagli Stati.Le norme dei trattati fra Stati e organizzazioni internazionali,e quelli tra organizzazioni internazionali, sono contenute in una successiva Convenzione (Vienna 1986).Non sono trattati ma contratti internazionali (come tali non sottopostial diritto internazionale): accordi conclusi da stati e società straniere contratti relativi allo sfruttamento delle risorse naturali

di uno stato accordi tra entità territoriali interne di stati diversi

volti ad istituire forme di cooperazione transfrontiera.2. accordi stipulati per iscritto : non ci sono condizioni che

impongano la forma per la conclusione di trattati, ma la formascritta è la più utilizzata.

3. accordi retti dal diritto internazionale : non tutti gli accordisono soggetti al diritto internazionale perché gli stati possonoconcludere accordi regolati da norme interne di uno di essioppure concludere atti che rientrano nella c.d. soft law chesono sottratti al diritto internazionale in quanto non creanoobblighi e diritti reciproci.

4. trattati istitutivi di organizzazioni internazionali : le normedella Convenzione di Vienna utilizzano termini applicabili siaper i trattati fra stati sia per i trattati istitutivi diorganizzazioni internazionali, lasciando ampio spazio agli Staticontraenti alle regole della disciplina delle vicende deitrattati delle organizzazioni.

4.1. La procedura di formazione del trattato: i pieni poteriGli stati sono rappresentati, nelle diverse fasi della proceduradi formazione dei trattati, dai c.d. plenipotenziari (pienipoteri), persone espressamente autorizzate dall’organo competentedello stato a negoziare, adottare, autenticare, e/o firmare iltesto del trattato ed ad esprimere il consenso dello stato.Il documento, che identifica il rappresentante e i poteri a luiattribuiti, si chiama appunto “pieni poteri”. Se un soggetto non-autorizzato compie un atto riguardante laconclusione di un contratto, tale atto non avrà effetto, salvo che

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lo stato in questione confermi successivamente. (art. 8)Alcune categorie di persone sono esentate dalla presentazione deipieni poteri: Capi di stato, capi di governo, ministri degli affari esteri (possono compiere

qualsiasi atto relativo alla conclusione di un trattato Capi di missione diplomatica (limitamente alla negoziazione e

all’adozione del testo dei trattati tra stato accreditante estato accreditato)

Rappresentanti degli stati accreditati presso una conferenza oun’organizzazione internazionale ( solo per la negoziazione eadozione del testo di un trattato nell’ambito di quellaconferenza o organizzazione – art. 7.2 - )

4.2. Il negoziato, l’adozione e l’autenticazione del testoLe fasi della procedura della stipulazione del trattato sonodiverse, in base alla forma: accordi in forma

semplificata accordi in forma solenne

La scelta della procedura non dipende dal numero di staticoinvolti.La forma solenne prevede:

1. una prima fase di negoziato: può svolgersi su impulso di 1 opiù stati o nell’ambito di una organizzazione internazionale.La conferenza di stati partecipanti al negoziato puòdeterminare le modalità di svolgimento della procedura e lemaggioranze necessarie per la votazione dei singoli articolie del testo nel suo complesso.

2. una seconda fase di adozione del testo: secondo laConvenzione di Vienna, l’adozione può avvenire per unanimità,per i trattati bilaterali o conclusi con pochi stati, amaggioranza dei 2/3 ,in presenza di un numero rilevante di stati.

3. una terza fase dell’autenticazione del testo: fissa in mododefinitivo il contenuto del testo del trattato. Questa puòavvenire attraverso la firma dei plenipotenziari. La firmapuò avvenire nello stesso momento e luogo per tutti gli statiche hanno partecipato al negoziato, oppure rimane aperto allafirma

I trattati possono essere negoziati e autenticati in più lingue, epermane il principio d’uguaglianza degli stati e quindi dei testiautentici, tranne che gli stati dichiarano che un testo debbaprevalere su altri. (artt. 31 – 32 – 33).

4.3. La manifestazione del consenso

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Nei trattati solenni, la manifestazione del consenso dello statoavviene in un momento successivo alla firma, vale a dire quandosono stati effettuati tutti i procedimenti interni di controllo oraccolte autorizzazioni da parte d’altri organi o istituzionidello stato.La Convenzione di Vienna menziona:a) la ratifica (conferma)b) l’accettazione

c) l’approvazioned) l’adesione

- a), b), c) sono espressioni che indicano la manifestazione delconsenso da parte di uno stato che ha partecipato al negoziato eha adottato e firmato il testo del trattato- d) riguarda gli stati che vogliano partecipare al trattato in unmomento successivo alla firma.Nella Convenzione di Vienna, con la manifestazione del consenso,uno Stato diventa: “contraente”di un trattato: indipendentemente dal fatto che il

trattato stesso sia entrato in vigore; “parte”: è invece uno stato nei cui confronti il trattato è in

vigore.È una prassi terminologica non obbligatoria.Quando un trattato viene stipulato da un’organizzazioneinternazionale, bisogna fare riferimento alle norme del trattatoistitutivo per determinare l’organo competente.

4.4. L’entrata in vigore del trattatoLe modalità e i tempi dell’entrata in vigore del trattato sonosolitamente stabiliti dalle disposizioni finali del trattato.Nel periodo tra la firma e l’entrata in vigore del trattato, glistati sono tenuti a comportarsi “in buona fede” per noncompromettere l’entrata in vigore del trattato.Quando il trattato è stato stipulato, il segretario generale o loStato devono depositare tutti gli strumenti di ratifica,accettazione, approvazione o adesione degli stati, e devonocomunicare a tutti gli Stati firmatari e agli Stati aderentil’avvenuto deposito.Gli stati possono stabilire che un trattato o parte delle suedisposizioni si applichino in via provvisoria prima dell’entratain vigore. Questo è avvenuto per alcune parti dell’Accordo GATT.

4.5. Gli accordi in forma semplificataGli accordi in forma semplificata sono adottati per accordi bilaterali oconclusi tra gruppi ristretti di Stati, che hanno caratteretecnico o amministrativo, oppure nelle organizzazioni

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internazionali per le decisioni relative al funzionamento delleistituzioni (nomina giudici Corte di Giustizia,…)Costituisce la manifestazione del consenso: la firma del testo lo scambio dei documenti o degli strumenti contenenti il

trattatoL’entrata in vigore coincide con la firma o lo scambio deglistrumenti contenenti il trattato, ma gli stati possono stabilireun momento successivo.

5.1. La competenza a stipulare nell’ordinamento italiano: Ogni stato determina liberamente quale organo ha il pieno potereper manifestare il consenso solenne ad obbligarsi mediantetrattato. Generalmente, le disposizioni sono contenute nellaCostituzione.Il Parlamento ha il pieno controllo dell’esecutivo sull’attivitàdel plenipotenziario. Il diritto internazionale non pone vicoli,ma disciplina le conseguenze del mancato rispetto di talidisposizioni.

5.1.1 … i trattati in forma solenne …a) la Costituzione italiana attribuisce al PdR il potere di

ratifica e di adesione.b) Ogni atto del PdR deve essere controfirmato dai ministri

proponenti che ne assumono la responsabilità e hanno il potered’iniziativa: in primo luogo il ministro degli affari esteri, epoi gli altri ministri competenti secondo a materia oggetto deltrattato. (art. 87 –89)

c) La Cost. prevede che la ratifica sia sottoposta adautorizzazione preventiva da parte delle Camere (art.80), inmodo tale che il parlamento può controllare il Governo perquanto concerne le competenze esecutive. Ciò avviene solo perdue categorie di trattati:

Trattati di natura politica Trattati che comportano modificazioni di leggi

La legge d’autorizzazione alla ratifica deve essere approvata conla procedura norma dell’art. 72 Cost. e non può essere sottopostaa referendum (art. 75).

L’autorizzazione parlamentare non produce alcun obbligo a caricodel Governo. Nella prassi italiana, l’autorizzazione è richiesta dal Governo alParlamento solo per la ratifica e l’adesione.

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Costituzione

Art. 72 comma 4La procedura normale di esame e diapprovazione diretta da parte dellaCamera è sempre adottata per i disegni dilegge in materia costituzionale edelettorale e per quelli di delegazionelegislativa, di autorizzazione aratificare trattati internazionali, diapprovazione di bilanci e consuntivi.Art. 75Non è ammesso il referendum per le leggitributarie e di bilancio, di amnistia edi indulto, di autorizzazione aratificare trattati internazionali.Art. 80Le Camere autorizzano con legge laratifica dei trattati internazionali chesono di natura politica, o prevedono

arbitrati o regolamenti giudiziari, oimportano variazioni del territorio odoneri alle finanze o modificazioni dileggi.Art. 87 Il Presidente della Repubblica è il capodello Stato e rappresenta l'unitànazionale. Accredita e riceve i rappresentantidiplomatici, ratifica i trattatiinternazionali, previa, quando occorra,l'autorizzazione delle Camere.Art. 89 Nessun atto del Presidente dellaRepubblica è valido se non ècontrofirmato dai ministri proponenti,che ne assumono la responsabilità.

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5.2. … e gli accordi in forma semplificata.Il Governo ha il potere di concludere accordi in formasemplificata, per effetto di una delega implicita del PdR.La nostra Cost. non ne parla in modo esplicito, ma sono ammessitali accordi per tutte le materie non-dichiarate nell’art. 80, nelquale si richiede per determinate materie l’autorizzazioneparlamentare. Unico limite posto al potere del governo, è di stipulare trattatisegreti.

5.3. I poteri delle Regioni in relazione alla stipulazione deitrattati

Con la legge Cost. 3/2001 che modifica l’art 117 Cost. (Titolo VCost.) ha mutato l’ambito di competenza dello Stato e delleRegioni, sia sul piano materiale sia sul piano del potere distipulare trattati internazionali. Il nuovo art. 117 Cost. attribuisce esplicitamente alle Regioni ilpotere di stipulare trattati nelle materie di loro competenza. La norma distingue: “accordi con Stati”: oggi c’è una nuova legge 131/2003, la quale

limita all’entità periferiche i poteri di stipulazione di o accordi esecutivi ed applicativi di accordi

internazionali

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o accordi di natura tecnico-amministrativa o accordi di natura programmatica finalizzati a favorire

lo sviluppo economico, sociale e culturale. “intese con enti territoriali interni ad altro Stato”: la nuova

legge 131/2003, attribuisce alle Regioni e alle provinceautonome di Trento e Bolzano, il potere di concludere, nellematerie di propria competenza legislativa, intese volte afavorire il loro sviluppo economico, sociale e culturale conenti territoriali interni ad altri Stati.

Quindi, gli accordi regionali non sono soggetti ad autorizzazioneparlamentare.

5.4. Le conseguenze del mancato rispetto delle norme interne sullacompetenza a stipulare nell’ordinamento internazionale enell’ordinamento italiano

Le violazioni delle norme costituzionali sulla competenza astipulare sono:a) L’atto di ratifica provenga da un organo incompetenteb) Non siano state rispettate le procedure interneLa Convenzione di Vienna prevede in questi casi motivod’invalidità del trattato. Si deve trattare di una violazioneobiettivamente evidente e deve riguardare una norma di dirittointerno di rilevante importanza. Il problema del nostroordinamento italiano riguarda soprattutto casi in cui il Governostipuli in forma semplificata dei trattati per i quali l’art. 80Cost. impone l’autorizzazione parlamentare.

6.1. L’interpretazione dei trattati. Il valore delle regolecodificate nella Convenzione di Vienna

Fino a quando non si è conclusa la Convenzione di Vienna esistevaincertezza sul valore delle regole internazionali interpretativeperché secondo alcuni erano solamente delle norme di caratteregenerali vincolanti per l’interprete, secondo altri dei vericanoni esegetici (interpretativi). La Commissione del dirittointernazionale ha individuato alcuni principi generali nei qualiha riconosciuto delle vere regole generali vincolanti perl’interpretazione dei trattati e sono state codificate agli artt.31-33 della Convenzione di Vienna.

6.2. La regola generale di interpretazione e il contesto deltrattato

Il primo elemento del procedimento interpretativo è costituitodalla ricerca del significato letterale del testo (metodo

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esegetico) in base all’art. 31.1. Tale articolo dispone che: Un trattato deve essere interpretato in buona fede: la buona

fede è un principio che si esprime in certi canoni dicomportamento che a loro volta vengono a formare un parametro divalutazione. (art. 26)

Secondo il significato naturale dei termini utilizzati nel lorocontesto: il contesto comprende, oltre al preambolo e allegati,anche eventuali accordi relativi al trattato stipulato tra statial momento di conclusione del trattato (lett. a) e aglistrumenti predisposti da uno o più stati nel medesimo momento eaccettati dagli altri contraenti come strumenti relativi altrattato (lett. b) (art.31.2)

Alla luce del suo oggetto (inteso come effetto giuridico deltrattato, le disposizioni pattuite tra le parti) e scopo (cioèil fine cui le parti tendono).

Parte integrante del trattato: preambolo: enuncia lo scopo

del trattato e il quadronormativo nel quale esso siriferisce

allegati: possono avere ilcontenuto più vario secondola materia oggettodell’accordo.

La Convenzione non pone dei limiti alla forma del trattato:possono essere, quindi, accordi in forma scritta o anche accordi odichiarazioni orali.

6.3. Gli strumenti primari d’interpretazioneL’art. 31.2 attribuisce particolare importanza alla volontà deglistati contraenti.L’art. 31.3, invece, impone di tenere in considerazione: ogni accordo successivo al trattato sull’interpretazione o

applicazione del trattato (lett. a) la prassi successiva che dimostri l’accordo delle parti

relativamente all’interpretazione delle sue disposizioni (lett.b)

ogni regola di diritto internazionale applicabile nellerelazioni tra le parti (lett. c)

Il primo caso riguarda l’ipotesi in cui gli Stati specificano ilsignificato o l’applicazione di un termine mediante un accordoconcluso a questo fine, il quale obbliga gli stessi Stati a nondiscostarsi dall’interpretazione così convenuta.Il secondo caso riguarda quando un trattato non è stipulato periscritto e quindi non è facile distinguerlo dalla prassisuccessiva, oppure se un accordo o una prassi interpretano omodificano il trattato.

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Il terzo caso riguarda tutti i rapporti internazionali tra staticontraenti in cui il trattato si inserisce ed opera.

6.4. Gli strumenti complementari di interpretazioneL’art. 32 permette il ricorso ad altri strumenti esegetici quandosi voglia trovare conferma ulteriore del risultato al quale si ègiunti sulla base della regola all’art. 31, o quando vi sonoancora dei dubbi sul significato del testo.L’art. 31.4 indica che se le parti hanno inteso che un termineabbia un significato speciale, quest’ultimo dovrà prevalere.Tra i mezzi complementari l’art. 32 cita:

- i lavori preparatori deltrattato, cioè i negoziati

- i lavori di gruppo diesperti che precedono laconferenza diplomatica

- le circostanze dellaconclusione del trattato

- …

Possono essere utilizzati strumenti diversi come:- la prassi successiva unilaterale- alcuni principi esegetici generali per la logica interpretativa

applicata in ogni ordinamento.

6.5. L’interpretazione dei trattati in più lingueLa Convenzione di Vienna prevede che i trattati vengano tradottiin più lingue. Indipendentemente, dalle versioni linguistiche in cui il testo èredatto e autenticato, il principio di uguaglianza degli staticomporta l’uguaglianza dei testi autentici, salvo che gli statiabbiano indicato che un testo debba prevalere sugli altri: Se le versioni linguistiche hanno lo stesso significato , si

devono applicare gli artt. 31 e 32. Se le versioni linguistiche hanno significati differenti , l’art.

33.4 impone che si dia preferenza al significato che meglioriconcilia i testi.

6.6. Il valore delle norme sull’interpretazione; l’interpretazionedei trattati istitutivi di organizzazioni internazionali

C’è l’eventualità che gli stati non osservino le normesull’interpretazione codificate negli art. 31 – 33 dellaConvenzione di Vienna. Le regole interpretative speciali possonorientrare in una delle ipotesi degli art. 31.2 e 31.3 e che ilrispetto della loro volontà ne impone l’applicazione per ilraggiungimento dei fini del trattato.

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La flessibilità del metodo per l’interpretazione dei trattatiistitutivi risulta evidente per quelli delle organizzazioniinternazionali, nelle quali, ad un apposito organo vieneattribuito la competenza ad interpretare il trattato in modovincolante per gli Stati membri e per l’organizzazione stessa.

7.1. Le riserve ai trattati: la Convenzione di ViennaLe norme pattizie comportano che le regole convenute tra gli statisi applichino nei reciproci rapporti in modo uniforme. Mal’aumento del numero degli stati ha comportato un uso maggioredelle riserve, che sono delle dichiarazioni unilaterali depositatedallo stato al momento della firma o della manifestazione delconsenso, che escludono o modificano l’effetto di determinatedisposizioni del trattato con riferimento a tale stato. (art. 2.1lett. d)Le riserve intervengono solo nei trattati multilaterali. LaConvenzione di Vienna ha adottato agli artt. 19-23 alcune regoleriguardanti le riserve.La Convenzione di Vienna: all’art. 19 : permette ad uno stato di formulare una riserva per

iscritto al momento della firma o della manifestazione delconsenso, salvo che il trattato vieti o preveda certe riserve,oppure la suddetta è incompatibile con il suo oggetto o scopo.

all’art. 20.1 : richiede che la riserva venga accettata dallealtre parti salvo che sia autorizzata in modo esplicito daltrattato

all’art. 20.2 : l’accettazione deve provenire da tutte le altreparti quando risulti dal numero limitato di stati che hannopartecipato al negoziato necessario il consenso generale per farsi che il trattato venga applicato nella sua interezza.L’accettazione può avvenire anche solo da alcuni stati, ma inquesto caso la parte che ha depositato la riserva diviene partedel trattato nei rapporti solo con loro. La riserva prendeeffetto dalla prima accettazione.

all’art.20.4 lett. b : gli stati possono sollevare obiezioni allariserva, ma il trattato entra in vigore ugualmente con lo Statoautore della riserva, salvo che l’obiezione esprima anche unavolontà contraria all’entrata in vigore del trattato neirapporti con questo stato.

Effetto della riserva:☺ tra stato autore della riserva e stati che la accettano, ci sono

dei rapporti reciproci

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☺ tra stato autore della riserva e stato che solleva obiezioni, sequest’ultimo ha accettato l’entrata in vigore del trattato, traloro la disposizione alla quale è apposta la riserva non siapplica nei rapporti reciproci (art. 21)

7.2. La prassi successivaLa disciplina delle riserve contenuta nella Convenzione di Viennaè stata imprecisa, tanto da portare alla Commissione del dirittointernazionale a riprendere i lavori. I punti più controversi, suiquali si è formata una prassi successiva alla Convenzione,riguardano:☺ La definizione delle riserve

e la distinzione tra riservee dichiarazioniinterpretative

☺ Il regime delle riserve neitrattati in materia didiritti umani

☺ Gli effetti di unasuccessione tra stati sulleriserve e obiezioni.

8.1. Le cause d’invalidità dei trattatiLe cause d’invalidità dei trattati avvengono alla manifestazionedel consenso o al momento della conclusione rendendolo nullo.Sono:☺ La manifestazione del consenso da parte del rappresentante al di

là dei poteri a lui conferiti (art.47)☺ L’errore (art. 48)☺ Il dolo (art.49)☺ La corruzione del rappresentante (art.50)☺ La violenza sul rappresentante o sullo Stato (artt.51-52)☺ La contrarietà a norme di jus cogens (art.53)Qualora siano stati compiuti atti in applicazione di un trattatonullo, ogni parte può chiedere alle altre che sia ristabilita lasituazione precedente al compimento di tali atti.Gli atti compiuti in buona fede in esecuzione ad un trattatonullo, non sono considerati illeciti per questo solo motivo.Sono invece atti illeciti la parte cha ha commesso dolo,corruzione, o violenza.Gli articoli 65 e ss. della Convenzione di Vienna istituiscono unaprocedura per far valere l’invalidità del trattato, che vincolasolo gli stati a lei partecipanti.

8.2. La violazione da parte del rappresentante dello Stato deilimiti stabiliti nei pieni poteri circa la manifestazione delconsenso

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Lo stato, in tutte le sue fasi, è rappresentato daiplenipotenziari.Se un atto è compiuto da un soggetto non autorizzato, tale attonon ha effetto, salvo che sia successivamente confermato dallostato in questione. (art. 8)Se il consenso dello stato è compiuto dal rappresentante chemanifesta tale consenso al di fuori dei pieni poteri attribuiti,cioè senza tener conto delle restrizioni o limiti relativi proprioal consenso, il consenso dello stato dovrà ritenersi validamenteprestato, a meno che la restrizione non sia stata comunicata, aglialtri stati, prima che tale consenso fosse espresso. (art. 47)

8.3. L’erroreArt. 48 Convenzione di Vienna: uno stato può invocare l’errore,come vizio del proprio consenso, solo se si tratta di un errorerelativo ad un fatto o ad una situazione che lo stato stessoriteneva esistente al momento della conclusione del trattato e checostituiva la base essenziale del suo consenso.Questa disposizione è molto rara: la maggior parte dei casi,l’errore ha riguardato la predisposizione di mappe e cartinegeografiche. Se un errore non riguarda una circostanzasostanziale, il trattato non è nullo, ma po’ essere corretto dalleparti con una procedura concordata o con quella dell’art. 79.

8.4. Il dolo e la corruzioneArt. 49 Dolo: non è frequente nella prassi internazionale; laCommissione del diritto internazionale ha lasciato alla prassi ilcompito di precisare lo scopo e l’ambito di applicazione.Art. 50 Corruzione del rappresentante: secondo la Commissione deldiritto internazionale, essa riguarda il caso di atti volti inmodo specifico ad esercitare un’influenza sostanziale sullamanifestazione del consenso del rappresentante che altrimenti nonl’avrebbe prestato o non in quei termini. 8.5. La violenza sullo Stato e sul rappresentanteArt. 51 Casi di violenza contro il rappresentante dello Stato:attraverso atti o minacce rivolti direttamente contro di lui (sonorare); il consenso è privo di ogni effetto giuridico (nullo)Art. 52 Casi di violenza contro lo Stato: attraverso la minaccia ol’uso della forza in violazione dei diritti internazionalicontenuti nella Carta delle Nazioni Unite. La conclusione di taletrattato è nullo.

8.6. Il contrasto con norme di jus cogens

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Art. 53 Trattati in contrasto con una norma imperativa del dirittointernazionale generale ( jus cogens ) : questa causa d’invalidità delcontratto riguarda il contenuto del trattato e non consenso delleparti. Sancisce un limite alla libertà degli stati che non possonostipulare trattati che sono in contrasto con le norme di dirittointernazionale generale, e cioè con le norme jus cogens. Esempi della Commissione di diritto internazionale: trattato comportante l’uso della forza in contrasto con la Carta

delle Nazioni Unite il compimento di un crimine internazionale la complicità nella commissione di atti come la tratta degli

schiavi, la pirateria, il genocidio, la violazione dei dirittiumani

Se è stato compito l’atto sulla base di una disposizione contrariaad una norma jus cogens, le parti devono eliminare tutte leconseguenze. (art. 71.1)

9.1. Le cause d’estinzione e di sospensione dei trattatiLe cause d’estinzione e di sospensione dei trattati operano,diversamente dalle cause di invalidità, in un momento successivoalla stipulazione, cioè al verificarsi di una situazione o di unacircostanza che impedisce che un trattato pur valido continui aprodurre i suoi effetti tra tutte le parti contraenti o solo conalcune di loro. Questo può avvenire: Per una manifestazione espressa dagli stati volta a porre

termine o a sospendere il trattato con diverse forme e modalità(artt. 54-59)

Per l’effetto dell’inadempimento di una o più parti (art. 60) Dell’impossibilità sopravvenuta (art. 61) Del mutamento fondamentale delle circostanze (art. 62) Della sopravvenienza di una nuova noma jus cogens (art. 64)Le cause d’estinzione e di sospensione dei trattati sono regolatein via esclusiva dalla volontà espressa dalle parti al trattato,altrimenti dalle disposizioni della Convenzione di Vienna. (art.42.2)Uno stato non può far valere le sue cause d’estinzione e disospensione quando ha accettato in modo esplicito di mantenere invigore il trattato (art. 45)L’estinzione, salvo che le parti non stabiliscano in modo diverso,le libra dall’obbligo di continuare ad applicare il trattato (art.70)

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Se l’estinzione è dovuta ad una nuova norma jus cogens, tali dirittio obblighi possono permanere solo se non sono in contrasto con lanuova norma imperativa (art. 71.2)

9.2. L’estinzione e la sospensione per effetto della volontà degliStati; la denuncia e il recesso

ESTINZIONE Se il trattato contiene disposizioni specifiche relative

all’estinzione: la denuncia e il recesso degli stati partecipantipotrà avvenire secondo la procedura eventualmente prevista,oppure in mancanza di tale procedure, con il consenso di tuttele parti e previa consultazione con gli stati contraenti(art.54)

Se il trattato non contiene disposizioni specifiche relativeall’estinzione: sia la denuncia che il recesso non sono ammessi,salvo che le parti intendevano ammetterli oppure tali dirittisono dedotti nel trattato. In questo caso la Convenzione diVienna dispone che la dichiarazione prenda effetto dopo 12 mesi(art. 56). Esempio: il Patto sui diritti civili e politici nonpuò essere estinto né denunciato dalle parti.

Se il numero degli stati che intendono fare la denuncia o ilrecesso dal trattato superano il numero delle parti contraentidella sua entrata in vigore, non è di per se l’estinzione deltrattato.

Il trattato può estinguersi se viene stipulato un nuovo trattatodagli stati contraenti avente la stessa materia (art. 59.1): inquesto caso il nuovo accordo si sostituisce al primo che loestingue.

L’art. 30.3 concerne, invece, il caso in cui gli stati stipulanoun nuovo accordo senza voler estinguere quello precedente: inquesto caso il vecchio accordo continuerà ad applicarsi perchénon è incompatibile con quello successivo.

Art. 30.4: se al nuovo accordo partecipano solo alcuni stati irapporti tra gli stati che sono parte ad entrambi gli accordisono disciplinati da accordo-precedente e accordo-successivo,mentre i rapporti tra uno stato parte entrambi i trattati ed unostato parte solo ad uno di essi sono soggetti al trattato alquale partecipano entrambi.

Con l’emendamento (la modifica, la rettifica) è il trattatooriginario che viene modificato tra tutti gli statipartecipanti. Lo stesso trattato può indicare le modalità e leprocedure per adottare le modifiche. Se il trattato non indicanulla, secondo la Convenzione, la proposta di modifica deve

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essere notificata (comunicata) a tutti gli stati contraenti chehanno diritto alla decisione alla modifica e al negoziato cheporterà all’accordo per l’emendamento. (art. 40.2)

Se l’accodo dell’emendamento entra in vigore solo tra alcunistati, si applica l’art. 30.4.

Ogni stato che divenga parte del trattato dopo l’entrata invigore dell’accordo di emendamento, diventa parte del trattatoemendato e contemporaneamente parte del trattato non emendato(art. 40.5)

Se alcuni stati si accordano di modificare un trattato neireciproci rapporti , ovviamente se tale possibilità e prevista enon vietata dal trattato e che non modifichi l’oggetto e loscopo del trattato. In questo caso gli stati possono stipulareun accordo inter se ma devono notificare alle alte parti la lorointenzione e contenuto delle modifiche proposte ( art. 41).

SOSPENSIONE Se il trattato contiene disposizioni specifiche relative alla

sospensione: la sospensione potrà avvenire secondo la proceduraeventualmente prevista, oppure in mancanza di tale procedure,con il consenso di tutte le parti e previa consultazione con glistati contraenti (art.57)

Il trattato può essere sospeso se viene stipulato un nuovotrattato che contenga disposizioni incompatibili con lprecedente.

2 o più stati possono stipulare trattati, accordi inter se, volti asospendere reciproci rapporti.

9.3. L’estinzione e la sospensione dei trattati come conseguenzadella violazione da parte di uno o più Stati partecipanti

☺ Principio generale inadimplenti non est adimplendum: la violazionedi una norma in un trattato, da parete di uno stato, legittimagli altri contraenti a porre termine al trattato o a sospenderel’adempimento dei propri obblighi nei confronti del primo.

☺ Art. 60.4: la Commissione del diritto internazionale haintrodotto delle disposizioni che escludono qualsiasi effettoautomatico e portano all’estinzione del trattato solo in caso diviolazione di norme importanti, distinguendo inoltre i trattatibilaterali da quelli multilaterali, e lasciando liberi gli statidi predisporre di qualsiasi disciplina.

☺ Art. 60.3: la violazione deve avere carattere “sostanziale”,deve Consistere nel ripudio del trattato pretestuoso in quanto non

autorizzato dalla Convenzione di Vienna

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Violazione di una disposizione essenziale per ilraggiungimento dell’oggetto e dello scopo del trattato.

☺ Le violazioni minori del trattato non portano all’estinzione, malegittimano in ogni caso l’adozione di misure di ritorsione orappresaglia (rivalsa, ripicca, vendetta).

☺ Art. 60.1: accordi bilaterali: in caso di violazione sostanzialeda parte di uno dei due stati, l’altra parte può invocare taleviolazione come motivo di estinzione o di sospensione totale oparziale della sua applicazione.

☺ Art. 60.2: accordi multilaterali: a) Se uno stato è colpevole di una violazione, gli altri stati

possono decidere all’unanimità di sospendere o estinguere iltrattato tra loro e lo stato colpevole. (art. 60.2.a). laCommissione ha ritenuto che il raggiungimento dell’unanimitànon è necessario.

b) Se ad uno stato viene lesa la sua posizione dalla violazione,può chiedere la sospensione o l’estinzione del trattato neirapporti bilaterali con lo stato colpevole della violazione.(art. 60.2.b).

c) Se la violazione muta completamente la posizione di ciascunstato parte al trattato, ogni stato diverso da quello che hacommesso la violazione può chiederne la sospensione totale oparziale nei propri confronti. (art. 60.2.c).

☺ Art. 60.5: i paragrafi 1 2 3 sono esclusi per i trattati sullaprotezione della persona umana.

9.4. L’estinzione del trattato per impossibilità sopravvenutaLa Convenzione prevede la possibilità di chiedere l’estinzione diun trattato quando la scomparsa di un oggetto, indispensabileall’esecuzione del contratto, l’ha resa impossibile.(inabissamento di un’isola, prosciugato un fiume, distrutta unadiga,… indispensabili per l’esecuzione del trattato). L’impossibilità:☺ Non deve derivare dalla violazione di un obbligo derivante dal

trattato☺ Non deve derivare dalla violazione di un obbligo internazionaleArt. 61: se l’impossibilità è temporanea, si può richiedere lasospensione del trattato.

9.5. L’estinzione del trattato per il mutamento fondamentale dellecircostanze

Art. 62: codifica il principio di diritto generale rebus sic stantibus:secondo il quale considera causa d’estinzione o sospensione di un

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trattato il mutamento fondamentale delle circostanze, purché sianostate la base per il consenso del trattato e che il mutamentofondamentale delle circostanze cambi gli obblighi de trattato. Il mutamento fondamentale delle circostanze non può derivare dallaviolazione di un obbligo.In teoria, la guerra sospende gli effetti degli accordi in vigoretra gli stati belligeranti, ma, nella prassi, la clausola rebus sicstantibus si applica.

9.6. La sopravvenienza di una nuova norma di jus cogens Art. 64: la Convenzione di Vienna prevede che lo sviluppo di unanuova norma imperativa jus cogens, costituisca una causad’estinzione del trattato. In questo caso il trattato è nullo.

9.7. La procedura per far valere una causa di invalidità,estinzione o sospensione di un trattato

La Convenzione di Vienna istituisce una procedura per far valerele cause di invalidità, estinzione e sospensione del trattato agliartt. 65-66-67. non sono delle norme di codificazione, ma norme didiritto internazionale consuetudinario e contengono principi diprocedura.La parte che intende far valere una delle 3 cause, deve comunicarela sua pretesa per iscritto alle altre parti. Se entro 3 mesi:- non ci sono state obiezioni :lo Stato può adottare la misura in

questione attraverso uno strumento emanato da: capo dello stato,capo del governo o ministro degli esteri o da un rappresentantemunito di pieni poteri.

- ci sono stare obiezioni : le parti devono cercare una soluzionealla controversia secondo l’art. 33 della Carta delle Nazioniunite o altri strumenti applicabili nelle relazioni reciproche.

10.1. La successione degli Stati nei trattati: le vicende dellasovranità territoriale

La Convenzione del 1978 contiene le disposizioni riguardanti lasuccessione degli stati. I mutamenti che uno stato può subire sulpiano della sovranità territoriale possono consistere in: Fusione: a 2 soggetti si sostituisce una nuova entità statale. Incorporazione / annessione: quando uno stato, che cessa di

esistere come soggetto internazionale, è assorbito parzialmenteo totalmente in un altro.

Scissione / smembramento: da un unico stato sorgono 2 o piùsoggetti distinti

Distacco: parte del territorio di uno stato crea uno stato nuovo

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Fusioni e scissioni sono rare, più frequenti sono i casid’incorporazione e di distacco.

10.2. La prassi internazionale: le regole e le eccezioniNella prassi internazionale ci sono 2 diversi principi:☺ la regola della tabula rasa (in tutti i casi di successione): lo

Stato successore è libero da qualsiasi vincolo derivante datrattati stipulati dallo stato predecessore in relazione al suoterritorio

☺ la regola della mobilità delle frontiere dei trattati (in casi si distacco eincorporazione): gli accordi in vigore per lo stato incorporantesi applicano all’interno dei nuovi e più ampi confini, mentreper lo Stato che deve ridursi il proprio territorio, sirestringerà in modo corrispondente all’ambito di applicazionedei trattati cui è parte. (art. 15).

Fanno eccezione a queste regole i trattati c.d. localizzabili, cheistituiscono regimi territoriali specifici concernenti l’uso o ilimiti all’uso dei territori “considerati connessi con i territoriin questione”, che continuano a vincolare lo stato che succedenell’esercizio della sovranità su quel dato territorio.

ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAPITOLO 5

COMUNITÀ EUROPEE, UNIONE EUROPEA E ADATTAMENTO

1.1. Le ragioni dell’integrazione comunitaria.L’origine dell’integrazione comunitaria trova giustificazionenelle vicende della Seconda Guerra Mondiale, nella quale nacqueroi conflitti e rivalità tra stati dell’Europa occidentale.Le cause che favorirono la stipulazione di trattati istitutivi diorganizzazioni internazionali come l’OECE del 1949 (organizzazioneeuropea per la cooperazione economica), la NATO del 1949(Organizzazione dell’Atlantico del Nord), il Consiglio d’Europadel 1949, furono: Le pressanti esigenze di cooperazione economica (attuazione del

programma americano Piano Marshall) La volontà politica di contrapposizione al blocco sovietico

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Il desiderio di garantire la pace e la tutela dei dirittifondamentali dell’individuo.

1.2. Le Comunità europee. Cenni introduttivi.Il 18 aprile 1951 fu stipulato il Trattato istitutivo dellaComunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), dai seguentipaesi: Belgio Francia Germania

Italia Lussemburgo Paesi Bassi

Alcune delle caratteristiche di quest’organizzazione passaronoalle Comunità europee in seguito create. Gli obiettivi finali deitrattati sono concorrere alla preservazione della pace mondiale delle relazioni pacifiche

tra gli stati europei

alla creazione di unasolidarietà di fatto.

Decorso il termine di 50 anni dalla sua entrata in vigore, ilTrattato CECA consegna i suoi obiettivi ad altri 2 trattatistipulati a Roma il 25/03/1957: CEEA: atto istitutivo della Comunità europea per l’energia

atomica CEE: atto istitutivo di una organizzazione avente come base un

mercato comune nel quale i fattori della produzione potevanocircolare liberamente e caratterizzato da regole di concorrenzauniformi.

A partire dall’Atto Unico Europeo del 1986, i trattati hannoprogressivamente esteso la loro applicazione nell’ordinamentocomunitario. Prima nelle materie quali: politica sociale ricerca e sviluppo tecnologico ambientesuccessivamente al trattato di Maastricht del 1992, istruzione/formazione

professionale cultura sanità pubblica

protezione dei consumatori reti transeuropee cooperazione allo sviluppo

Da qui la soppressione della dicitura “economica “, divenendo cosìComunità europea. 1.3. Le Comunità e l’Unione europea.Con il Trattato di Maastricht, gli Stati membri hanno preso atto precedenti obiettivi dell’integrazione economica e sociale

(affidata ai meccanismi comunitari)

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di altri aspetti governati in via esclusiva dai singoli statioppure parzialmente affidati al Consiglio d’Europa.

Nascita di forme di cooperazione tra gli stati che:- mantengono il carattere intergovernativo- sono inseriti in un “quadro istituzionale unico”, nel

quale sono assicurate “coerenza e continuità” tral’azione realizzata all’interno delle organizzazionicomunitarie e gli obiettivi affidati alle tecniche dicollaborazione internazionale.

L’Unione Europea è: fondata sulle Comunità europee, integrate dalle politiche e

forme di cooperazione è disciplinata dal Trattato dell’Unione Europea (Trattato UE):

- primo titolo: disposizioni comuni alle comunità europeee alle altre forme di cooperazione

- secondo, terzo, quarto titolo: modificano i trattatidelle 3 Comunità:1. Comunità Economica Europea (CEE)2. Comunità europea del Carbone e dell’acciaio (CECA)3. Comunità europea dell’energia atomica (EURATOM)

- quinto e sesto titolo: disposizioni sui metodi dicooperazione intergovernativa:1. sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC)2. cooperazione di polizia e giudiziaria in materia

penale (GAI) i titoli, quinto e sesto del Trattato UE rappresentano il 2° e

3° pilastro dell’Unione Europea, aggiungendosi al primo che sonole 3 Comunità originarie (oggi due).

1.4. L’allargamento e il futuro dell’unione europea.Con la caduta dei regimi comunisti, l’Unione europea si è trovatadi fronte alle problematiche dell’allargamento in seguito allerichieste di adesione da parte di tutti gli Stati dell’Europaorientale.Gli Stati membri hanno posto delle basi per l‘adesione stipulandoil Trattato di Nizza (26/02/2001), che modifica il trattatodell’Unione e alcuni trattati comunitari.Il 16 aprile 2003 ad Atene: Slovenia Slovacchia Lettonia Lituania Estonia

Repubblica Ceca Ungheria Polonia Cipro Malta

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E gli Stati membridell’Unione e delle Comunità

Firmano il trattato di adesione alle Comunità e all’Unione; glistati aderenti con questo trattato saranno 25.Il 14 e il 15 dicembre 2001, il Consiglio Europeo di Laeken, haconferito ad un organismo, chiamato “Convenzione sul futurodell’Unione europea” (composto dai vari rappresentanti dei Capi dStato ed i Governo, …), il mandato di esaminare le questioni cheriguardano il futuro sviluppo dell’Unione, e di ricercare lediverse soluzioni possibili. Tale Convenzione ha redatto unprogetto di trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa(28 febbraio 2002), che sarà utilizzata come base per lastipulazione di un nuovo trattato atto a rifondare i meccanismi difunzionamento dell’Unione.

2.1. La nozione di “ordinamento comunitario” e la specificità deimeccanismi di adattamento.

L’ordinamento comunitario: È un ordinamento interno di un’organizzazione internazionale,

che presenta però delle indicazioni circa le fonti che locompongono, e ai rapporti con gli ordinamenti interni ai singolistati membri.

Si compone di:o Un diritto primario: rappresentato dai trattati istitutivi

delle Comunità europee (CE e CEEA, venuta meno la CECA),e i loro accordi di modifica e integrazione.

o Un diritto secondario: atti emanati dalle istituzionicomunitarie in attuazione alle previsioni dei trattati(in ambito internazionale, sono i c.d. atti di terzogrado)

o Con il Trattato di Maastricht oltre al sistema delle 3Comunità, si sono affiancate le “politiche e forme” dicooperazione”, di tipo intergovernativo, le cui finalitàvengono ottenute attraverso atti che costituiscono ildiritto dell’Unione europea.

La particolarità e la centralità dell’ordinamento comunitarioriguarda il rilievo che ha assunto l’individuo: lo riconosce inquanto titolare di posizioni soggettive: La Corte di giustiziadelle Comunità europee: “la Comunità riconosce come soggetti,non soltanto gli stati membri, ma anche i loro cittadini”.

3.1. L’adattamento al diritto primario.

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Il diritto internazionale lascia ampia scelta agli stati circa lascelta del procedimento d’adattamento essendo interessato solo alraggiungimento degli obiettivi prefissati. Lo stesso principio èutilizzato per i trattati istituitivi o modificativi delleComunità europee.L’adattamento, per prevedere nella Costituzione l’adesionedell’Italia alle comunità, avvenne attraverso la legge ordinaria(Legge 14 ottobre 1957, n° 1203).

4.1. L’adattamento agli accordi stipulati dalla Comunità edall’Unione.

La Comunità ha competenza a concludere accordi con stati terzi oorganizzazioni internazionali. L’art. 300 par. 7 del Trattato CE,stabilisce che “gli accordi conclusi alle condizioni indicate dalpresente articolo, sono vincolanti per le istituzioni dellaComunità e per gli stati membri”. L’obbligo imposto “sonovincolanti” ne implica l’applicabilità nell’ordinamentocomunitario e nell’ordinamento nazionale, senza ricorrereall’adozione di provvedimenti di trasformazione dell’attointernazionale nell’atto comunitario e nazionale.Le disposizioni di un accordo della Comunità, formano, dal momentodell’entrata in vigore, parte integrante dell’ordinamentocomunitario.

4.2. Gli accordi della Comunità.Gli accordi dell’art. 300 del Trattato CE sono:o È parte integrante dell’ordinamento comunitarioo Sono il parametro della legalità

o Producono effetti diretti: quando contengono l’obbligo chiaro epreciso non subordinato all’intervento d’ulteriori atti.

o Accordi misti: stipulati sia dalla Comunità sia dagli Stati.

4.3. Gli accordi dell’Unione.Gli Art. 24 (nell’ambito della PESC) e art. 38 (nell’ambito dellaGAI) del Trattato UE dichiarano che gli accordi conclusi sullabase della procedura prevista sono direttamente vincolanti per gliStati.Con l’entrata in vigore del Trattato di Nizza, comportal’obbligatorietà anche per gli accordi che saranno conclusi ancheper le istituzioni.

5.1. L’adattamento al diritto comunitario derivato.

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L’ordine di esecuzione contenuto nella legge ordinaria diadattamento ai trattati istitutivi delle comunità, “copre” anchel’adattamento delle fonti previste dal trattato.

5.2. I regolamenti.Gli atti tipici del diritto comunitario sono raccolti all’internodell’art.249 del Trattato CE:

o Regolamenti : o Direttive o Decisioni

I regolamenti hanno portata generale; obbligatori in tutti i suielementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Statimembri. Corte di giustizia: Il regolamento produce effetti immediati: la loroentrata in vigore e la loro applicazione nei confronti dei singolinon abbisognano d’alcun atto di ricezione nel diritto nazionale.Gli stati membri non possono: emanare atti che occultino la normacomunitaria, derogarla o tollerare deroghe. L’emanazione diprovvedimenti interni dà luogo secondo la Corte ad una violazionedel diritto comunitario perché: è impedita la correttaapplicazione dell’atto comunitario, pregiudica l’unità del dirittocomunitario e la sua uniformità applicativa ed interpretativa.

5.3. Le direttive.La direttiva vincola lo stato membro cui è rivolta per quantoriguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenzadegli organi nazionali in merito alla forme e ai mezzi. Quindi hacome carattere vincolante solo il “risultato” da raggiungere, noninteressano né mezzi né forme.La direttiva viene adottata quando non è possibile ottenere lapiena uniformità delle differenti normative nazionali, bastando ilsemplice ravvicinamento delle legislazioni. È in contrapposizione al regolamento: la direttiva vincola gliStati solo per il raggiungimento del risultato prefissato manecessita, a differenza del regolamento, di provvedimentinazionali d’attuazione da adottarsi entro il termine da essastabilito.Nella prassi si assiste all’adozione di direttive dettagliate, contenentiuna disciplina precisa, completa della materia regolata, tale daescludere qualsiasi discrezionalità degli stati quanto alla loroattuazione. Le direttive dettagliate sono sullo stesso pianod’efficacia obbligatoria dei regolamenti e la loro efficacia èdiretta.

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5.4. L’efficacia diretta delle direttive.Per le direttive che:

a) impongono obblighi di non fareb) si limitano a ribadire un obbligo già sancito da un

trattatoc) contengono norme sufficientemente precise, dettagliate e

incondizionate tali da escludere qualsiasi discrezionalitànell’adempimento

a), b), c) sia decorso il termine per la relativa attuazionela giurisprudenza comunitaria riconosce ai singoli il diritto difar valere davanti ad autorità nazionali le posizioni soggettiveloro conferite dalla norma comunitaria.La Corte sostiene che, anche se l’art. 249 CE ammetteespressamente l’applicabilità diretti dei soli regolamenti, attidiversi possono produrre gli stessi effetti.Lo stato membro che non abbia adottato entro i termini iprovvedimenti d’attuazione imposti dalla direttiva, non puòopporre ai singoli l’inadempimento, da parte sua, degli obblighiderivanti dalla direttiva stessa. Ne consegue che, il giudicenazionale chieda di disapplicare una norma interna incompatibilecon detta direttiva non recepita nell’ordinamento interno dellostato inadempiente.….

5.5. Gli effetti delle direttive nelle more d’attuazione.I problemi di omessa o non corretta attuazione della direttiva edei possibili rimedi all’inadempimento dello stato si pongono solosuccessivamente alla scadenza del termine.Prima che decorra il predetto termine, gli stati hanno comunque unobbligo rispetto al risultato della direttiva, cioè l’obbligo distandstill, dovere di buona fede e del principio di lealecooperazione di cui all’art. 10 CE: gli stati devono astenersidall’adottare disposizioni che possano pregiudicare ilconseguimento del risultato prescritto dalla direttiva, devonoquindi astenersi da atti che priverebbero il trattato del suosoggetto e del suo scopo prima della sua entrata in vigore.

Art. 18 Convenzione di ViennaObbligo di non privare un trattato del suo oggetto e del suo scopo prima della sua entrata in vigore Uno Stato deve astenersi dal compiere atti suscettibili di privare un trattato del suo oggetto e del suo scopo:A) quando ha firmato il trattato o scambiato gli strumenti costituenti il trattato, con

riserva di ratifica, di accettazione o di approvazione, finché non ha manifestato la

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propria intenzione di non divenire parte del trattato; o B) b) quando ha espresso il proprio consenso ad essere vincolato da un trattato, nel

periodo che precede l’entrata in vigore del trattato e a condizione che questa non sia indebitamente ritardata.

6.1. Le decisioni.L’art. 249 quarto comma CE, definisce la decisione come “obbligatoriain tutti i suoi elementi per i destinatari da essa designati”. È un atto a portataindividuale che può avere come destinatari sia i singoli soggettiprivati, sia gli Stati.

7.1. La legge La Pergola e il ruolo delle Regioni.L’attuazione in Italia del diritto comunitario avviene attraversoil meccanismo della c.d. legge La Pergola da ultimo modificatadalla legge 422/2000, recante “Norme generali sulla partecipazionedell’Italia al processo normativo comunitario e sulle procedure diesecuzione degli obblighi comunitari”. La legge La Pergola: finalità: garantire l’adempimento degli obblighi derivanti

dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee econseguenti all’emanazione di regolamenti, direttive, decisioni

prevede: l’approvazione annuale di una legge comunitaria che puòrecare direttamente le norme di attuazione del dirittocomunitario, abrogando le norme interne incompatibili epredisponendo le misure necessarie per la piena applicazione inItalia delle norme comunitarie.

ammette: l’attuazione delle norme comunitarie può avvenire con:atti amministrativi e leggi regionali, non solo per le regioni astatuto speciale, ma anche quelle a statuto ordinario.

La legge cost. 3/2001 riguarda la competenza attuativa della normacomunitaria per le Regioni. Tale legge “modifica il titolo V,parte Seconda, della Costituzione”, in cui l’art. 117 commaquinto:

Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nellematerie di loro competenza, partecipano alle decisioni direttealla formazione degli atti normativi comunitari e provvedonoall'attuazione e all'esecuzione degli accordi internazionali edegli atti dell'Unione europea, nel rispetto delle norme diprocedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina lemodalità di esercizio del potere sostitutivo in caso diinadempienza.

Qualsiasi inadempimento nell’attuazione delle direttive posto inessere da una regione si risolve in un inadempimento dello Stato a

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cui l’illecito è imputabile.Art. 120 Cost.: potere sostitutivo dello Stato

Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria

8.1. L’adattamento agli atti dell’Unione.8.2. Gli atti della Politica estera e di sicurezza comune (PESC)Art. 12 Trattato UE: sancisce la competenza dell’Unione aperseguire gli obiettivi per l’attuazione di una politica estera edi sicurezza comune (PESC è il secondo pilastro), definendo i principi gli orientamenti generali decidendo strategie comuni adottando azioni comuni

adottando posizioni comuni rafforzando la cooperazione

per la conduzione della loropolitica

Le azioni comuni: sono adottate dal Consiglio, l’attuazione èriservata al Consiglio e agli Stati. Se uno stato incontra delledifficoltà nell’applicazione di un azione comune, il Consigliodeve trovare una soluzione appropriata.Le posizioni comuni: sono adottate dal Consiglio per attuare unastrategia comune.

8.3. Gli atti della Cooperazione di polizia e giudiziaria inmateria penale (GAI).

Art. 34 Trattato UE: indica gli strumenti normativi cui ilConsiglio riconosce per promuovere la cooperazione di polizia egiudiziaria in materia penale (GAI è il terzo pilastro). Sonoindicati 4 diversi atti che può adottare il Consiglio: posizioni comuni decisioni-quadro decisioni

convenzioni

☺ le posizioni comuni: gli stati sono vincolanti a non adottarecomportamenti contrari con l’orientamento. Tale obbligo èsancito dal trattato al titolo VI.

☺ le decisioni-quadro: può essere adottata solo per il“ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentaridegli Stati membri”. È vincolante per gli stati solo per ilrisultato da ottenere.

☺ Le decisioni: prove di efficacia diretta perché espressodirettamente dal trattato; adottate dal Consiglio per perseguirequalsiasi altro scopo coerente con gli obiettivi del presenteTitolo.

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☺ Le convenzioni internazionali: “testo” stabilito dal Consiglio,sono strumenti di diritto patrizio disciplinati dal dirittointernazionale

9.1. Il rapporto tra il diritto comunitario e il diritto interno(norme costituzionali e leggi ordinarie)

La particolarità del diritto comunitario è quella di conseguire unelevato livello di integrazione tra gli ordinamenti degli Statimembri, garantito dall’uniformità di interpretazione e diapplicazione delle norme comunitarie ed ha come conseguenza laregola del primato del diritto comunitario sul diritto interno.

9.2. Il rapporto con le norme della Costituzione.Al primato beneficiano tutte le norme di diritto comunitario, inrelazione a tutte le norme nazionali quale sia il rango dellafonte interna. Neppure il diritto costituzionale di uno Statomembro può costituire ostacolo al primato del diritto comunitario.La nostra Corte costituzionale pur garantendo il dirittocomunitario, salvaguarderà comunque i principi fondamentali e idiritti inalienabili garantiti dalla Costituzione e nel caso lanorma comunitaria leda i principi ei diritti mette tale normasottoposta al vaglio di legittimità costituzionale.

9.3. Il rapporto con la legge ordinaria.L’adattamento ai Trattati istituitivi è avvenuto con leggeordinaria.Il rapporto tra norma comunitaria e legge interna successiva èaffrontato dalla Corte costituzionale in relazione ad un caso diillegittima riproduzione di regolamenti in norme interne, daconsiderarsi come violazione dell’art. 11 Cost. tale norma internanon può essere rimossa solo con dichiarazione di illegittimitàcostituzionale.

9.4. La “non applicazione” della norma interna contrastante.Laddove vi sia incompatibilità tra norme interna e regolamentocomunitario, il contrasto viene risolto a vantaggio dellaseconda .Il giudice nazionale che accerti che il rapporto dedotto ingiudizio è disciplinato dal regolamento comunitario dovràassicurarne l’immediata applicazione escludendo ai fini delladecisione la configgente legge interna antecedente o successiva esenza attendere la rimozione mediante il giudizio di legittimitàcostituzionale.

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9.5. (Il controllo costituzionale dell’adattamento al dirittocomunitario e dell’Unione.

9.6. I “controlimiti” alla prevalenza del diritto comunitario.)52ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAPITOLO 6SOVRANITÀ TERRITORIALE, “JURISDICTION” E REGOLE DI IMMUNITÀ1.1. La garanzia dell’esclusività del potere di governo dello Stato ad opera deldiritto internazionale.☺ L’indipendenza (sovranità esterna) e la sovranità interna rappresentanocondizioni perché ad uno Stato possa venir attribuita la piena soggettivitàinternazionale.☺ Il diritto internazionale generale tutela con apposite norme funzioni di governodegli Stati, attribuendo a ciascuno di essi il potere esclusivo disvolgere leproprie funzioni sovrane nell’ambito del proprio territorio e nei confronti dellapropria comunità. In questo modo l’ordinamento internazionale garantisce adun ente statale lo svolgimento indisturbato delle proprie funzioninei confrontidi tutti gli altri soggetti.☺ In sostanza: allo stato viene conferito, dal diritto internazionale generale,il potere di esercitare le proprie funzioni di governo e la propria attivitàdi gestione d’interessi collettivi in modo esclusivo, ossia ad esclusione diqualsiasi altro soggetto dell’ordinamento. Tale carattere d’esclusività investetutte le attività sovrane attinenti all’esercizio delle funzioni di governo di unadata comunità. Le funzioni possono essere: legislativa, amministrazione,giurisdizione.☺ Per indicare l’insieme del contenuto della situazione giuridica soggettiva

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attribuita agli stati, la dottrina italiana utilizza l’espressione“sovranitàterritoriale”.☺ Diversa è la terminologia dei paesi anglosassoni: “territorial sovereignty” perindicare il diritto sul territorio, e “ jurisdiction” riguardante il dirittointernazionale riconosciuto a ciascun Stato allo svolgimento in via esclusivadelle proprie funzioni sovrane☺ Nella prassi internazionale, in alcune sentenze, vengono fatte delle distinzionicirca la sovranità territoriale:o Sovranità nei rapporti tra Stati significa indipendenza. Indipendenzarispetto ad una porzione del globo è il diritto di esercitarvi le funzionistatali ad esclusione di qualsiasi altro stato.o Tra gli stati indipendenti, il rispetto della sovranità territorialecostituisce una delle basi essenziali dei rapporti internazionali.o Trattato del Laterano: l’Italia riconosce alla Santa Sede la pienaproprietà e l’esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana sulVaticano.1.2. La portata specifica della protezione internazionale del potere di governodello Stato e dei correlativi obblighi.Situazione A: la norma internazionale impone l‘obbligo agli stati diastenersi dal compimento di qualsiasi attività comportante svolgimentodi pubbliche funzioni in territorio altrui: il compimento di tale attivitàspetta allo stato territoriale, se lo svolgimento di tale attivitàavviene da partedi un altro stato in quel territorio, questo viola il diritto di sovranità riservato53allo stato territoriale. Il consenso dello Stato territoriale di un’attività di unaltro stato rappresenta una causa d’esclusione dell’illiceità.Situazione B: quando uno stato svolga le proprie funzioni pubbliche nelproprio territorio, ma queste comportino riferimento a fatti e situazioniche si siano verificato o si verificheranno nel territorio di un altro stato.

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Si parla spesso nella prassi d’applicazione extraterritoriale di leggi od’esercizio extraterritoriale di giurisdizione. Queste non comportano alcunaviolazione della norma internazionale. La Corte permanente di giustiziainternazionale in una famosa sentenza “il diritto internazionale non vieta auno stato di esercitare nel proprio territorio la propria giurisdizione in ogniquestione in cui si tratta di fatti avvenuti all’estero”.A fronte di differenti indirizzi della prassi non uniformi, si puòritenere che esistauna netta tendenza a considerare come oggetto di tutela ad opera della normainternazionale generale della sovranità (o jurisdiction) tutta quell’attività stataleche si manifesta nell’attuazione dell’ordinamento giuridico del quale lo Stato ègestore. In ipotesi di interferenza, anche in attività normative, amministrative egiurisdizionali compiute da un altro stato nel suo territorio possono creareviolazione del diritto sovrano dello stato. Ciò si crea in presenza di 2 differentisituazioni:a) Estensione e applicazione, da parte dello stato, di proprie normative interne acomportamenti avvenuti nel territorio d’altri stati: il criterio su cui esse sifondano è la nazionalità del soggetto e l’esercizio del potere da parte del primostato porta ad imporre comportamenti in violazione degli ordinamenti deglialtri stati e degli interessi essenziali da essi tutelati.b) Quando uno stato emette atti pubblici per la regolamentazione della vitasociale della comunità: questi atti sono opponibili a tutti gli altri stati. Èillecito il comportamento di altri stai che pretendono di sottoporre a sindacatoil contenuto di tali atti. Operano in questo caso le regole internazionali che

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garantiscono agli stati l’immunità giurisdizionale in relazione ailoro atti jureimperii.2.1. L’immunità della giurisdizione degli Stati e dei loro organi:classificazione.Ci sono 3 differenti tipologie di immunità statale:1. immunità statale in senso stretto: gli Stati e i loro enti pubblici nonpossono essere sottoposti a giudizio davanti ai tribunali di un paesestraniero in relazione agli atti compiuti nell’esercizio della potestà d’imperio(immunità dalla giurisdizione di cognizione) e ai beni destinatiall’assolvimento di detta funzione (immunità dalla giurisdizioneesecutiva).2. immunità funzionale o ratione materiae: tutti gli individui-organi dellostato non possono essere sottoposti alla giurisdizione dei tribunali stranieriin relazione all’attività svolta in esecuzione delle funzioni loroaffidate.3. immunità personale o ratione personae: solo determinati individui-organidello Stato non possono essere sottoposti alla giurisdizione dei tribunalistranieri in relazione all’attività svolta al di fuori di ogni incarico ufficiale.2.2. Immunità statale in senso stretto: immunità dalla giurisdizione dicognizione.L’immunità degli stati dalla giurisdizione di cognizione rappresenta una regolaconsuetudinaria, che si sostanzia nel principio “par in parem non habetindicium”:54gli enti sovrani non possono essere convenuti n giudizio davanti ai tribunali di unpaese straniero. L’immunità degli stati alla giurisdizione è illimitata sotto il puntodi vista soggettivo, ma limitata secondo il punto di vista oggettivo.Secondo il punto di vista soggettivo, l’immunità giurisdizionale spetta a tutti gli

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Stati dotati dei caratteri di soggettività: sovranità esterna o indipendenza esovranità interna. In questo caso l’immunità spetta all’apparato centrale e a tuttele strutture e enti a cui è attribuito l’esercizio di funzioni sovrane.2.3. Dall’immunità assoluta all’immunità ristretta: la distinzionetra atti jureimperii e atti jure privatorum.Dal punto di vista oggettivo, ci sono state delle evoluzioni storiche:Partendo dall’origine, vi era il principio secondo cui l’immunitàdegli stati nonpoteva essere derogata, era, quindi, “assoluta”, cioè senza prevedere eccezioni.Alla fine dell’800, la situazione cambia a conclusione della prima guerramondiale; grazie alla giurisprudenza belga ed italiana l’immunità viene“ristretta” ai casi in cui lo Stato agisca nell’ambito dei propri poteri di imperio.Il principio si è ormai affermato anche nell’ambito di quegli Stati che per lungotempo sono stai favorevoli all’ampia estensione dell’immunità: sono i paesidella common law. Seconda tale immunità relativa, lo Statoo gode dell’immunità dalla giurisdizione solamente per gli atti jureimperii (attraverso i quali si esplica il potere di imperio)o non ne usufruisce in relazione agli atti jure privatorum ( atti posti inessere con finalità privatistiche). Se lo Stato o un ente pubblicostraniero agisce contro un privato cittadino, la giurisdizione dellostato ospitante non può essere esclusa.Lo stato straniero gode dell’immunità per gli atti compiuti nell’esercizio di unafunzione sovrana anche in casi particolari:violazione diritti fondamentali delsingoloatti idonei a minacciarel’incolumità e la salute deicittadini

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l’applicazione dell’immunità statale ha creato dei problemi alla giurisprudenzainterna degli paesi di civil law perché non è sempre facile la distinzione traattività jure privatorum e jure imperii.2.4. Il metodo della lista.Nei paesi della common law per evitare il sorgere di problemi di distinzione, si èevitato di lasciare alla magistratura il compito di individuare lecategorie di atti inrelazione alle quali lo stato straniero gode dell’immunità. Si è adottato il c.d.metodo della lista, è un’elencazione specifica delle controversie concernenti leattività privatistiche, in relazione alle quali lo stato stranieronon godedell’immunità. Tale lista è contenuto nel State Immunity Act britannico del 1978:“uno stato è immune dalla giurisdizione dei tribunali del Regno Unito salvo quantostabilito nelle seguenti disposizioni di questa legge”, e nelle disposizioni successivesi rinviene a una lista di casi in cui lo stato straniero non godedell’immunità.La tecnica della lista utilizzata nell’ambito delle normative dalla common law èstata ripresa a livello internazionale:Progetto di articoli sull’immunità degli stati e dei loro beni (ONU): taledocumento si apre con una norma che dispone “uno stato gode dell’immunità,per quanto riguarda la sua persona e i suoi beni, dalla giurisdizione dei tribunalidi un altro stato contraente fermo restando le disposizioni del presente articolo”,55segue poi una lista in cui s’identificano le controversie in relazione alle quali lostato non può invocare l’immunità.Convenzione europea sull’immunità degli Stati (Consiglio d’Europa) approvataa Basilea: accoglie il criterio della lista, ma apre con un elencodi articoli in cuisi indicano le situazioni in cui uno stato non può invocare l’immunità.2.5. Immunità statale e rapporti di lavoro subordinato.

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L’applicazione del criterio di distinzione tra jure imperii e jureprivatorum èfrequente in materia di rapporti di lavoro subordinato. Affermare la sussistenzadell’immunità in cui il lavoratore dipendente di uno stato straniero sia impiegato,nell’ambito di un’attività pubblicistica, significa riconoscere sempre l’immunità:questo perché inevitabile una partecipazione diretta o indiretta di qualunquelavoratore alla corretta esecuzione di una funzione pubblicistica.Di conseguenza,il lavoratore subordinato alle dipendenze di uno stato estero o diun ente pubblicostraniero non potrebbe mai instaurare una controversia nello Statoin cui prestala propria attività lavorativa. Nel passato, la giurisprudenza italiana avevariconosciuto l’immunità degli stati stranieri, chiamati in causa da dipendentiitaliani, per inadempimento relativi ad attività ausiliarie, eseguite nell’ambito dicontratti di lavoro localizzati in Italia: erano attività inerentia funzioni sovrane inrelazione a bibliotecari, contabili, centralinisti. Come reazione si è proposto diabbandonare tale criterio d’immunità, facendo riferimento esclusivamente:al luogo del rapporto di lavoro alla cittadinanza del lavoratore.Secondo la Convenzione europea del 1972:1. “uno stato contraente non può invocare l’immunità dalla giurisdizionedavanti al tribunale di un altro stato contraente, se il procedimentoriguarda un contratto di lavoro concluso tra lo stato e una personafisica, nel caso in cui il lavoro deve essere eseguito sul territorio delloStato del foro (= tribunale).”.2. il paragrafo 1 non si applica qualora:a) la persona fisica sia cittadina dello Stato datore di lavoro almomento della presentazione della comandab) la persona fisica, al momento della conclusione del contratto, nonpossedeva la cittadinanza dello stato del foro, né risiedevaabitualmente sul territorio di tale statoc) le parti che hanno concluso il contratto abbiano diversamente

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convenuto per iscritto .anche la giurisprudenza italiana impiega il criterio della nazionalità e dellaresidenza del lavoratore quando coincide con il luogo di svolgimento del lavoro.La Suprema corte precisa che: lo stato straniero può essere citatoin giudiziodavanti ai tribunali nazionali del cittadino italiano che il svolge il lavoro in Italiasolamente quando la relativa attività risulti ausiliaria rispetto allo svolgimentodelle funzioni sovrane: ”i rapporti di lavoro di cittadini italiani on gli Stati esteri nonsi sottraggono alla giurisdizione del giudice italiano quando abbiano ad oggettoprestazioni manuali o accessorie delle attività di tipo pubblicistico dell’ente sovranoestero”. I tribunali a cui ci si rivolge in relazione ad una causa di lavoro che vedeopposto un cittadino del foro ad uno stato straniero, poteranno condannarequest’ultimo al pagamento della mensilità e delle indennità con corrisposte, manon sono legittimati ad andare oltre, intromettendosi all’interno di unaorganizzazione di un altro stato, ad esempio la riassunzione del dipendentelicenziato anche nel caso che questo sia stato licenziato in modo illegittimo.562.6. L’immunità della giurisdizione esecutiva.Gli stati non possono essere:citati in giudizio di fronte aitribunali di un paese stranieronella fase di cognizionesottoposti a procedimenti esecutiviall’estero.Come, la regola dell’immunità della giurisdizione di cognizione che è limitata,anche l’immunità dell’esecuzione forzata è accolta in versione ristretta, perchéquesta riguarda i beni destinati all’espletamento di una funzione pubblica,mentre non interessa i beni detenuti dallo stato a titolo privato.

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Ci sono 2 elementi caratterizzanti per quanto riguarda l’immunità degli stati dallagiurisdizione esecutiva dello stato del foro per i beni pubblici:i. necessità di operare un’apposita rinuncia da parte dello Stato che intendasottoporsi a giudizio esecutivo. Se uno stato rinuncia all’immunità dallagiurisdizione di cognizione e si sia volontariamente sottoposto algiudizio deitribunali stranieri, non per questo sarà sottoposto ad un procedimento diesecuzione che abbia ad oggetto beni destinati all’espletamento della funzionepubblica, perché occorre un’altra rinuncia distinta dalla precedente.“nessuna misura esecutiva (pignoramento, sequestro, misure esecutive,…) controi beni di uno stato può essere adottata in un procedimento davanti ad untribunale di un altro stato se non nei casi in cui:a) lo Stato abbia espressamente acconsentito all’adozione di talimisurei. tramite accordo internazionaleii. tramite accordo di arbitrato o contratto scrittoiii. tramite dichiarazione davanti al tribunale”ii. la regola sull’immunità di cognizione rispetto a quella esecutiva hannoavuto evoluzioni differenziate nel corso del tempo. Prima, l’immunitàdall’esecuzione era “assoluta”, poi nella seconda metà del ventesimo secolo, laregola dell’immunità “ristretta” della giurisdizione esecutiva è venuta adimporsi in via definitiva. Tale regola ha trovato attuazione anchenelladisciplina italiana: “non può procedersi a sequestro e pignoramento, di venditaed in genere ad atti esecutivi sui beni mobili e immobili, navi, crediti, titoli, diun altro stato estero, senza l’autorizzazione del Ministro ella giustizia. Ciò siapplica ai soli stati che ammettono la reciprocità.Per quanto riguarda i beni non destinati all’esercizio di funzionipubbliche, il

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requisito dell’autorizzazione ministeriale impedisce il normale esplicarsi dellagiurisdizione italiana, limitando il diritto fondamentale garanti dall’art.24 Cost.,cioè il diritto d’azione.Art. 24. Cost.:Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.3.1. L’immunità funzionale.È difficile individuare l’immunità funzionale, in pratica individuare le norme chegarantiscono l’esecuzione dalla giurisprudenza del foro a favore degli individuiorganiche operano nell’esercizio delle mansioni loro affidate da uno stato estero.Uno dei principali problemi riguarda il verificare quali atti possono dirsicompiuti nell’esercizio di un incarico ufficiale: solo in questo caso si parla diimmunità funzionale.appartengono alla sfera privata dell’agente57Ci sono 2 criteri:A) avvalorare la nozione di “atto compiuto nell’esercizio delle funzioni”B) riconoscere la qualifica di “atto ufficiale”.Criterio A): si ritiene compiuto nell’esercizio delle mansioni ufficiali solamente ilcomportamento realizzato per finalità pubblicistiche, senza specificare glistrumenti adottati dall’agente. L’organo non può avvalersi dell’immunitàfunzionale nei casi in cui egli ha agito per realizzare un interesse privato.Esempio: l’Hause of Lords nella decisione c.d. Pinochet I, doveva stabilire sepotesse essere concessa l’estradizione dell’ex Capo dello Stato per i reati ditortura e presa di ostaggi, relativi al periodo in cui Pinochet era Presidente delCile. Era determinante verificare quali “atti compiuti nell’esercizio delle funzioni”e quali atti attinenti alla sfera privata. Solo in quest’ultimo caso era possibili

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negare l’immunità funzionale e ritenendo così Pinochet perseguibile dai tribunalispagnoli. In questa causa, la Suprema Corte inglese giudicò Pinochet colpevolenon perché furono utilizzati gli strumenti pubblicistici non idonei, ma per lefinalità per le quali i reati erano stati realizzati. Nella decisione si è seguito uncriterio più estensivo riguardante l’immunità funzionale nella valutazione dellanozione “atto compiuto nell’esercizio delle funzioni”. Ai fini delriconoscimentodell’immunità funzionale, deve ritenersi compiuto nell’esercizio delle mansioniufficiali, l’atto il quale presenti un qualunque collegamento diretto o indiretto conla funzione cui l’organo è preposto.Criterio B): Si considera “ufficiale“ l’atto posto in essere attraverso l’impiego distrumenti pubblicistici a disposizione dell’individui-organo in regione dellapropria qualifica, anche quando il comportamento tenuto dall’agente siconcretizzi in un reato che esula dai compiti ufficiali attenendo esclusivamentealla sfera privata del soggetto; e ancora si ritiene garantito dall’immunitàfunzionale il comportamento dell’individuo-organo che non si è attenuto agliordini superiori o abbia agito in eccesso di potere purché la sua azione siariportabile all’ambito delle mansioni assegnate.A questo punto bisogna verificare l’esistenza ed i limiti di operatività della regola.È importante chiarire che c’è l’impossibilità per i tribunali interni di giudicare isoggetti che abbiano agito dietro incarico ufficiale di uno stato straniero.La regola viene fatta discendere:i. rispetto dell’organizzazione interna degli stati stranieri: impossibilità di farvalere la responsabilità di un agente straniero di fronte ai tribunali dello stato

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territoriale, dal momento che l’attività da questi compiuta sarebbedirettamente addebitabile al paese di appartenenza.ii. divieto di intromissione nella vita costituzionale degli ordinamenti stranieri:stato è l’unico soggetto cui spetta la sovranità interna e la potestà dicomandare e giudicare i propri agenti che abbaino commesso atti illeciti.iii. regola dell’immunità degli stati dalla giurisdizione: con tale regola diimmunità, impedisce di giudicare le attività jure imperii poste in essere daglistati stranieri.iv. regola consuetudinaria internazionale: impossibilità per i tribunali inerni digiudicare gli individui-organi statali laddove questi abbiano agito nelcompimento di un mandato ufficiale.L’agente che abbia compiuto un determinato atto illecito nell’esercizio di unincarico ufficiale non potrà essere chiamato a rispondere né durante il periodoalla carica, né successivamente alla scadenza del mandato.583.2. I limiti (oggettivi) della regola dell’immunità funzionale.L’immunità funzionale garantita agli agenti di stati stranieri incontra alcunilimiti:1. al compimento di determinati atti illeciti, la cui punibilità ad opera deitribunali interni è espressamente sancita (=stabilita) in appositeconvenzioni internazionali. Le regole sull’immunità non rappresentanodisposizioni jus cogens. Esse hanno carattere flessibile e possonoesserederogate da una regolamentazione pattizia divergente. Esempio: laConvenzione per la prevenzione e la repressione del delitto del genocidiostabilisce che gli autori di genocidio vengano sottoposti alla giurisdizionedei tribunali interni dei paesi contraenti sia che essi ricoprano la carica di

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governanti o funzionari pubblici e individui privati. Ciò porta a sottolineareche l’immunità funzionale decade di fronte alle norme pattizie le qualisanciscono la giurisdizione dei tribunali interni su determinati criminianche verso pubblici ufficiali che abbiano agito nell’ambito dellepropriemansioni loro affidate da uno stato estero.2. alle attività poste in essere dagli individui-organi nell’ambito di missioninon autorizzate, cioè non preventivamente concordate tra lo stato diappartenenza e lo stato territoriale. Le attività compiute all’estero senzaprevia autorizzazione dello stato territoriale, i tribunali interni dello statoterritoriale pronunciano la condanna degli agenti stranieri perchégiudicatipersonalmente responsabili degli illeciti compiuti su incarico dello stato diappartenenza. (casi di raid aerei, intrusioni terrestri, violazione spazimarini,…). In linea di massima i militari sono sottoposti a misureprovvisorie restrittive della libertà personale e vengono liberatiquando lalite sia stata definita a livello internazionale, tra stato del foro e stato di loroappartenenza. Solitamente i giudici interni non puniscono l’agentese lostato di invio si assume la responsabilità della missione. Se invecel’individuo-organo dichiara di essere responsabile dell’illecito, vienesanzionato l’agente che ha compiuto l’illecito.3. alla commissione di crimini internazionali. Sono i c.d. crimina juris gentium.La commissione di un crimine internazionale comporta l’assoggettamentodel suo autore alla giurisdizione delle corti interne e internazionali.3.3. La dottrina dell’act of State.

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È una dottrina utilizzata nei paesi della common law secondo la quale il poteregiudiziario non è competente a valutare la legittimità degli atti stranieri in cui sisostanzia l’esercizio di funzioni sovrane. Quando il giudice di unpaeseanglosassone si trova a dovere decidere una controversia per la cui soluzioneabbia rilievo la valutazione della legittimità di un atto pubblicostraniero, essoapplica la teoria dell’act of state (atto di stato).4.1. L’immunità personale.La terza tipologia d immunità statale è rappresentata dall’immunità rationepersonae, che spetta a taluni individui-organi dello Stato in relazione agli atticompiuti al di fuori dei propri incarichi ufficiali.I suddetti soggetti possono godere di un’esenzione pressoché totale dallagiurisdizione degli stati stranieri59Quando agiscono nell’ambito del proprio mandata sono garantiti dall’immunitàfunzionale, mentre quando operano come privati godono dell’immunitàpersonale.L’immunità personale rappresenta uno strumento necessario al fine di consentirela piena esplicazione delle funzioni assegnateli dallo stato di appartenenza.L’immunità personale si presenta come una prerogativa soggettivamente (a),oggettivamente (b) e temporalmente (c) limitata.a) l’immunità personale spetta solo a determinati soggetti:diplomatici, Capi di Stato, di Governo, Ministri degli esteri.b) L’immunità personale si differenzia da quella funzionale perchécopre l’agente che operi al di fuori delle proprie funzioni ufficiali.Detta immunità è assoluta per quanto riguarda la giurisdizionepenale: il soggetto che gode dell’immunità personale in caso direato non può essere chiamato in giudizio.È limitata per la giurisdizione civile: i diplomatici, i Capi di Stato,

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di Governo e il Ministro degli esteri possono essere citati ingiudizio davanti ai tribunali stranieri.c) L’immunità personale è temporaneamente limitata ai soggettidurante il loro permanere alla carica. Quindi c’è la possibilità diperseguire l’agente straniero una volta che sia cessato il suomandato.4.2. L’inviolabilità personale.I diplomatici, i Capi di stato, di Governo e Ministri egli esteri oltre a goderedell’immunità personale, godono anche della c.d. inviolabilità personale, pergarantire che gli stati ospitanti sono gravati da precisi obblighidi fare e di nonfare. Non fare: L’inviolabilità impedisce agli stati stranieri di assoggettare idiplomatici a misure repressive e coercitive che limitino la loro libertà personale.Fare: gli stati ospitanti hanno un obbligo speciale di protezione delle persone chegodono dell’inviolabilità.Detti obblighi sono codificati nella Convenzione di Vienna del 1961.L’inviolabilità personale spetta anche ai consoli (=ambasciatore),anche se non informa del tutto assoluta.Il diplomatico e il console hanno altre 2 prerogative:inviolabilità domiciliare: protegge da qualunque intrusione da parte dello statoospitante, sia i locali dell’ambasciata e del consolato, sia quelli impiegati daldiplomatico per la sua abitazione privata.immunità fiscale: copre le imposte personali dirette.5.1. L’immunità dei soggetti diversi dagli Stati: Ordine di Malta e Santa Sede.Non c’è nessun problema relativo a riconoscimento dell’immunità alSovranoOrdine Militare di Malta e alla Santa Sede, che sono soggetti differenti dagli Stati.Come gli stati, tali soggetti godono delle immunità giurisdizionali, sia inriferimento all’istituzione nel suo complesso, sia in riferimento e agli organi cui si

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compone la loro struttura.5.2. (segue): le organizzazioni internazionali.Maggiori problemi vi sono per quanto riguarda l’accertamento delleimmunitàspettanti alle organizzazioni internazionali. Queste godono di unapersonalitàgiuridica internazionale purché risultino dotate :621. di una struttura organizzativa adeguata a realizzare la missione definita neltrattato istitutivo2. di autonomia decisionale rispetto alle determinazioni degli stati membri.La soggettività internazionale cui godono le organizzazioni non ricopre l’ampiezzaidentica rispetto a quella attribuita agli stati, essendo riconosciuta entro i limitistrettamente funzionali allo volgimento della loro missione. Entroquesti limitisembra debbano riconoscerai anche i privilegi e le immunità spettanti alleorganizzazioni. La questione si risolve:tramite specifiche disposizioni specificate nel trattato istitutivo o di accordisuccessivi che l’organizzazione conclude con stati membri o stati terzi.Se dette previsioni mancano, si fa riferimento al diritto internazionale generale:così come è riconosciuta la personalità delle organizzazioni internazionali entroi limiti adeguati dalla loro missione, allo stesso modo l’mmunità dallagiurisdizione di cui esse godono è circoscritta solo nell’ambitodell’espletamento delle funzioni loro assegnate.5.3. L’immunità dei funzionari delle organizzazioni.Se l’organizzazione internazionale non può avvalersi delle stesse regole diimmunità degli stati, anche per i funzionari delle organizzazioni non possonoinvocare tale immunità. I funzionari ONU godono dei privilegi e delle immunitànecessari per l’esercizio indipendente delle loro funzioni inerenti

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all’organizzazione. I rappresentanti degli stati membri presso l’ONU, i funzionari egli esperti che effettuano missioni per le Nazioni Unite godono dell’immunità dallagiurisdizione per atti compiuti nell’esercizio delle funzioni.6.1. Immunità giurisdizionale e diritto d’azione: la teoria della soddisfazione perequivalenti.Le regole relative all’immunità dalla giurisdizione rappresentano principifondamentali nel contesto delle relazioni internazionali, tali da giustificare ancheil sacrificio di una prerogativa tipica della sovranità statale, quale l’esercizio dellafunzione giurisdizionale. Detto sacrificio comporta la limitazionedi un dirittofondamentale garantito dalla Costituzione a tutti i soggetti privati: è il diritto diagire in giudizio per la difesa dei propri diritti e dei propri interessi, tutelatodall’art. 24 Cost. e il cui esercizio è impedito dall’esistenza delle regolesull’immunità.Art. 24 Cost.: Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.Laddove si assista ad un contrasto tra regole d’immunità e dirittoindividualed’azione, al singolo impedito nell’esercizio del proprio diritto all’interno del foro,deve essere garantito l’accesso ad un organo giurisdizionale straniero, dotato diadeguate garanzie di imparzialità e indipendenza, nonché capace digiudicare lalite osservando appropriate regole di procedura. La deroga dalla giurisdizionenazionale è soddisfatta “ per equivalenti” all’esterno del foro. L’immunitàgiurisdizionale non può derogare ma determinare una sorta di affievolimento nellatutela del diritto d’azione. La tutela del diritto di azione spettante ai singoli ègarantita nel caso in cui l’immunità spetti ad uno stato o ad un suo organo,

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dotato di tribunali capaci di accogliere ricorsi individuali. Il problema si pone conle organizzazioni internazionali se non sono dotate di un apparatogiurisdizionale.ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALE63CAPITOLO 7RISOLUZIONE PACIFICA E PREVENZIONE DELLE CONTROVERSIEINTERNAZIONALI1.3. Definizione delle controversie internazionali, loro natura e obbligo degliStati di risolvere pacificamente.Anche nel diritto internazionale si è sviluppato un sistema di risoluzione dellecontroversie. La controversia è un disaccordo su questioni di fatto o di diritto,oun conflitto di interessi o punti di vista giuridici esistente tradue soggetti. lasoluzione delle controversie internazionali era inizialmente basata sull’uso dellaforza, poi ha subito delle trasformazioni con l’affermarsi dell’obbligo degli stati arisolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che lapace e la sicurezza internazionale e la giustizia no siano messe in pericolo.Tale obbligo è stato rafforzato dalla nota Dichiarazione relativa ai principi di dirittointernazionale sulle relazioni amichevoli e la cooperazione tra stati. Essa prevedeche gli stati devono cercare una risoluzione alle controversie traloro insortemediante mezzi pacifici e in caso di fallimento di detti mezzi, hanno l’obbligo dicercare una composizione mediante altri mezzi da essi concordementeindividuati. L’obbligo di evitare l’uso della forza, e quindi della guerra, èabbastanza recente per risolvere le controversie tra stati. A differenza degliordinamenti interni, non esiste un potere “superiore” in grado di imporre agli

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Stati tra i quali pende la controversia né per risolverla, né i contenuti per la suarisoluzione.1.4. Sviluppi nel sistema di risoluzione delle controversie: erosione delvolontarismo e nascita di fori specializzati.L’evoluzione del diritto internazionale moderno ha investito ancheil sistema dirisoluzione delle controversie in vistadell’aumento dei soggetti e degli attori operanti nella sfera internazionale: laprogressiva privatizzazione dei rapporti internazionali determina l’aumento diattori individuali portatori di interessi rilevanti speso suscettibili dideterminare controversie tra stati.dell’espandersi dell’ambito di operatività: il volontarismo del sistema dirisoluzione delle controversie risulta ridimensionato dal crescentecondizionamento posto agli stati dalla loro appartenenza ad un comunità“globale” e dalla diffusione di mezzi di pressione che la Comunitàinternazionale sono in grado di sviluppare al fine di indurre gli stati aconformarsi al sistema di valori che comprende anche l’adesione a mezzi dirisoluzione dalle controversie basati su determinati principi.Questa evoluzione presenta delle conseguenze:si è rafforzata l’opportunità di devolvere a soggetti specificamente competentil’eventuale risoluzione delle controversie internazionali.Sono stati creati numerosi tribunali internazionali: perdita di centralità degliorgani giurisdizionali riconosciuti come “fori” competenti alla risoluzionepacifica delle controversie tra statiNuovi tribunali: la Corte permanente di arbitrato (quasi inattivadalla fine dellaseconda guerra mondiale) e la Corte internazionale di giustizia.64L’aumento delle giurisdizioni internazionali generano l’individuazione di

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meccanismi di risoluzione più strutturati e tecnici e quindi idonei a svolgere lapropria attività.1.5. Globalizzazione, applicazione extraterritoriale del diritto interno econseguenti tensioni nei rapporti internazionali.Altri elementi operano al favore dello sviluppo dei ”fori” internazionali:Globalizzazione: gli stati possono costituire a livello internazionale “fori”competenti alla risoluzione delle controversie implicanti profili internazionali ocomunque inerenti a rapporti internazionali; oppure mediante ricorso allegiurisdizioni nazionali.Applicazione extraterritoriale: con il ricorso alle giurisdizioninazionali, inmisura della propria sovranità comportano l’esercizio di misure unilaterali conportata extraterritoriale non sempre gradite.1.6. L’uso della forza per risolvere controversie inerenti a profili di sicurezzanazionale.L’evoluzione e l’aumento dei sistemi pacifici di risoluzione dellecontroversieinternazionali non sembra tuttavia valere per quelle che investonoprofili disicurezza nazionale o minacciano la pace.Sia per la sicurezza nazionale e per la minaccia della pace, il sistema si sta evolvendo nelcomportare più frequentemente ricorso all’uso della forza, e ad undeclino delle soluzioni attraversoattività giurisdizionali. Ciò che ha contribuito è, in parte, grazie alla nascita degli obblighi ergaomnes la cui violazione da parte di uno stato fa sorgere la pretesa di tutti gli altri di pori fine, e perl’altra parte, all’espansione dell’attività del Consiglio di Sicurezza in tema di sicurezza collettiva.2.1. I c.d. mezzi diplomatici di risoluzione delle controversie: il negoziato.Con i mezzi diplomatici, gli stati e gli altri soggetti internazionali cercano di

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risolvere la controversia tra loro insorta cercando di trovare un accordo.Uno dei mezzi diplomatici più usato nella pressi è il negoziato: cui partecipanosolo i soggetti parti della controversia, senza interevento e presenza di terzi. Ilnegoziato non individua una parte “vincitrice” e una parte “sconfitta”. È unostrumento apprezzabile in caso di un numero elevato di parti in causa o nei casidi rapporti bilaterali quando vi sia un equilibrio tra le parti.2.2. Il rapporto tra il negoziato e gli altri mezzi di risoluzionepacifica dellecontroversie.Non c’è una norma che all’insorgere di una controversia obbliga gli stati aricorrere al negoziato, prima di tentare altre vie di soluzione.Secondo la Corte internazionale di giustizia, le parti sono obbligate adintraprendere negoziati al fine di arrivare ad un accordo.Ad esempio la Convenzione sul Diritto del Mare prevede che gli stati contraentiprocedano ad una consultazione sulla soluzione della controversia attraversonegoziati o altri mezzi pacifici.In altri casi, sono create commissioni o altri organismi negozialipermanentiproprio per prevenire le controversie.2.3. L’obbligo di negoziare prima di agire in autotutela e l’obbligo di negoziare inbuona fede.65Il negoziato è necessario prima di agire in autotutela e in sede di svolgimento delmedesimo gli stati sono tenuti al rispetto di comportamenti ispirati al principiodella buona fede.2.4. Negoziato e prevenzione delle controversie internazionali: i c.d. vertici.Il negoziato può essere utilizzato per la prevenzione dell’insorgere di controversie.Con l’intensificarsi dei rapporti internazionali e l’accrescersi delle norme

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internazionali si è sviluppata una prassi di incontri frequenti tra i rappresentantidegli stati. La prassi utilizzata è la c.d. vertici: consente una più agevoleproduzione di regole a livello internazionale e limita anche il verificarsi dicontroversie. Questo perché le riunioni periodiche hanno la funzione di prevenirel’insorgere delle controversie. Gli incontri al vertice aiuta l’attività diplomatica e dicoordinamento delle varie posizioni degli stati. Esempio di negoziato: G8.2.5. Previsione e risoluzione delle controversie all’interno delleorganizzazioniinternazionali regionali.La prevenzione e la risoluzione delle controversie all’interno delle organizzazioniinternazionali regionali è diversa da caso a caso. Esempi di tali organizzazioni:Comunità europea, Organizzazione degli stati americani, Organizzazione perl’Unità Africana, la NATO e l’OSCE (organizzazione per la sicurezza e cooperazioneeuropea).Questa prassi conferma l’inesistenza di un giudice “naturale” al quale gli statidevono rivolgersi, ma è riconosciuta la possibilità di garantire l’efficacia aimeccanismi di risoluzione delle controversie mediante la creazionedi “fori”adeguati ai rapporti internazionali.3.1. Gli altri mezzi diplomatici: buoni uffici, mediazione, conciliazione ecommissioni d’inchiesta.Escluso il negoziato, gli altri mezzi diplomatici coinvolgono i soggetti terzi ai qualinon è delegato nessun potere di decisione. I terzi possono creare le condizioni perun possibile accordo. I soggetti terzi possono essere: altri stati, altri soggettiinternazionali, rappresentanti riconosciuti a livello internazionale (quali ex Capidi Stato).

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buoni uffici:un terzo cerca di influenzare le parti in lite tentandodi metterle incontatto per portare al tavolo del negoziato.mediazione: prevede la partecipazione al terzo al negoziato e proponeun’informale proposizione di una possibile soluzione della controversia. Lamediazione non comporta alcun vincolo alle parti.conciliazione: l’attività del conciliatore è quella di predisporre di una formaleproposta per la soluzione della lite. Al termine della procedura di conciliazione,il conciliatore adotta un verbale di conciliazione nel quale sono contenuteosservazioni e raccomandazioni alle parti stesse per risolvere la controversia.Non è obbligatoria per le parti accettare la proposta del conciliatore.commissioni d’inchiesta: quando la controversia implichi un diverso giudiziodei fatti delle parti in lite, viene nominata una commissione d’inchiesta allaquale è affidato il preciso compito di accertare esattamente le circostanze deifatti.3.2. I mezzi diplomatici per la risoluzione delle controversie previsti nel sistemadelle Nazioni Unite.66All’interno della Nazioni Unite esistono procedure diplomatiche per risolvere lecontroversie.Art. 14 Carta N.U.:Subordinatamente alle disposizioni dell'articolo 12, l'Assemblea Generale puòraccomandare misure per il regolamento pacifico di qualsiasi situazione che,indipendentemente dalla sua origine, essa ritenga suscettibile di pregiudicare ilbenessere generale o le relazioni amichevoli tra nazioni, ivi comprese le situazionirisultanti da una violazione delle disposizioni del presente Statuto che enunciano i fini ed iprincipi delle Nazioni Unite.Art. 34 Carta N.U.:

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Il Consiglio di Sicurezza può fare indagini su qualsiasi controversia o su qualsiasisituazione che possa portare ad un attrito internazionale o dar luogo ad unacontroversia, allo scopo di determinare se la continuazione della controversia o dellasituazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimentodella pace e dellasicurezza internazionale.Art. 36.1 Carta N.U.:1. Il Consiglio di Sicurezza può, in qualsiasi fase di una controversia della naturaindicata nell'articolo 33, o di una situazione di natura analoga raccomandareprocedimenti o metodi di sistemazione adeguati.Art.37 Carta N.U.:1. Se le parti di una controversia della natura indicata nell'articolo 33 non riescono aregolarla con i mezzi indicati in tale articolo, esse devono deferirla al Consiglio diSicurezza.2. Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che la continuazione dellacontroversia sia infatto suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezzainternazionale, esso decide se agire a norma dell'articolo 36, o raccomandare quellasoluzione che ritenga adeguata.4.1. L’arbitrato: natura e caratteristiche.L’arbitrato è uno dei mezzi non diplomatici per la risoluzione delle controversieinternazionali. L’arbitrio è la facoltà di valutare e operare secondo la propriavolontà e giudizio. L’arbitrato è una pronuncia resa da una parte terza vincolanteper gli stati che hanno fatto richiesta. Le caratteristiche dell’arbitrato sono:la volontà degli stati in lite di rimettere al giudizio di arbitri la soluzione dellaloro controversiala scelta degli arbitri (=autorità) (non una precostituzione del tribunalearbitrale)

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risoluzione della controversia mediante orme giuridiche.Gli stati sono soliti stipulare un compromesso nel caso in cui si conviene disottoporre al giudizio di arbitri una determinata questione. Il compromessocontiene:vengono identificati gli arbitrivengono fissate le questioni sulle quali essi saranno tenuti a pronunciarsiviene stabilito il diritto applicabile che di norme è quello internazionaleil termine entro il quale gli arbitri dovranno pronunciare il lodo (= decisioneemessa collettivamente e per iscritto dagli arbitri di una vertenza –controversia-)prevede norme procedurali cui gli arbitri dovranno attenersi.624.2. La Corte permanente d’arbitrato.La Corte Permanente di Arbitrato è stata creata dalla Convenzione dell’Aja del1899: non è una vera e propria corte, ma consiste in una lista di personedesignate dagli stati contraenti che hanno una notoria competenza in questioni didiritto internazionale, della più alta reputazione morale e disponibili ad accettare idoveri di arbitrato. Quando 2 stati parti della Convenzione intendono iniziare unaprocedura arbitrale riguardante una controversia insorta tra loro,essi scelgonogli arbitri all’interno della lista. È un meccanismo per rendere più agevole aglistati contraenti il ricorso all’arbitrio.4.3. “Fortuna” dell’arbitrato e i suoi vantaggi.Con il secondo dopoguerra, l’arbitrato ha trovato popolarità ancheperché si èintensificata la prassi grazie degli arbitrati ad hoc, quindi originati dacompromessi, e all’inserimento all’interno dei trattati di una procedura arbitralecome strumento già direttamente previsto per la soluzione delle controversie tra

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gli stati contraenti.Le circostanze, che hanno portato ad uno sviluppo dell’arbitrato, sono:flessibilità garantita dal compromesso e alla possibilità di scegliere unarbitrato nel quale vi sono le caratteristiche idonee della procedura e degliarbitri in funzione alla controversia insorta tra le particelerità degli arbitri rispetto ai tribunali internazionalila natura dell’arbitrio è tecnica e non politica.4.4. (segue): la possibilità di impiegare l’arbitrato in controversie coinvolgentianche attori diversi dagli stati. Le principali esperienze invalsenella prassi.L’arbitrato può riguardare controversie tra Stati e soggetti diversi dagli stati,compresi gli individui. Questa caratteristica è importante per quanto riguardale controversie tipiche del diritto internazionale inerenti al trattamento deglistranieri. In passato tale gestione era codificata nella c.d. protezione diplomatica,oggi meno usata.Alcuni esempi:Accordo di Algeri tra Iran e Stati Uniti: vennero istituiti dei tribunali arbitraliad hoc per risolvere anche controversie insorte tra cittadini statunitensi e Irane cittadini iraniani e Stati Uniti.International Centre for Settlement of Investment Disputes (ICSID): promossodalla Banca Mondiale e costituito con la Convenzione di Washingtondel 1965col compito di amministrare arbitrati ad hoc. L’ICSID offre un sistema dirisoluzione per quanto riguarda un controversia tra uno stato contraente e unindividuo avente la nazionalità di un altro stato contraente , originata da uninvestimento. Il sistema ICSID viene utilizzato in sede di stipulazione diaccordi bilaterali sugli investimenti. Le decisioni prese dall’ICSID sonoobbligatorie per gli stati aderenti alla Convenzione. L’investitore straniero, il

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quale in caso di controversia con lo stato ospitante l’investimento, non corre ilrischio di doversi assoggettare alla decisione dei tribunali interni dello statoospitante.5.1. La Corte internazionale di giustizia: struttura e funzionamento.La Corte internazionale di giustizia rappresenta una giurisdizionecompetentea risolvere le controversie tra stati.È succeduta alla Corte permanente di giustizia internazionale.63Art. 92 Carta N.U.:La Corte Internazionale di Giustizia costituisce il principale organo giurisdizionaledelle Nazioni Unite. Essa funziona in conformità allo Statuto annesso che e basatosullo Statuto della Corte Permanente di Giustizia Internazionale eforma parte integrantedel presente Statuto (Carta).La Corte internazionale di giustizia:ha sede all’Ajaè composta da 15 giudici, aventi ciascuno nazionalità diversa, eletti dalConsiglio di sicurezza e dall’Assemblea Generale. I giudici sono scelti per avereun’adeguata rappresentatività di tutte le aree geopolitichegiudica a maggioranza in sessione plenaria (= partecipano tutti imembri).5.2. Funzioni della Corte internazionale di giustizia: la competenza consultiva.La Corte esercita:una competenza giurisdizionaleuna competenza consultiva:o E’ esercitata su istanza (=domanda) dell’Assemblea Generale o delConsiglio di sicurezza: questi possono richiedere alla Corte pareri suqualsiasi questione di diritto internazionale.o In sede di procedura consultiva, gli stati possono partecipare senzaformulare quesiti.

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o I pareri della Corte non sono vincolanti per la parte richiedente.5.3. (segue): la funzione giurisdizionale. Le parti in giudizio e la lorolegittimazione.Per quanto riguarda la funzione giurisdizionale, solo gli Stati possono essere partidi fronte alla Corte. Possono anche gli stati non membri delle N.U. i quali possonorichiedere di aderire allo Statuto. (art. 93 Carta NU)Articolo 93 Carta N.U.:1. Tutti i Membri delle Nazioni Unite sono ipso facto aderenti allo Statuto della CorteInternazionale di Giustizia.2. Uno Stato non Membro delle Nazioni Unite può aderire allo Statuto della CorteInternazionale di Giustizia alle condizioni da determinarsi caso per caso dall'AssembleaGenerale su proposta del Consiglio di Sicurezza.L’esclusione dei soggetti diversi dagli Stati, vale a dire le organizzazioniinternazionali, dalla giurisdizione della Corte internazionale di giustizia, generacome conseguenza l’adozione dell’arbitrato come unico strumento a disposizionedelle organizzazioni per risolvere eventuali controversie con gli stati o con altreorganizzazioni internazionali.5.4. Accettazione della giurisdizione della Corte internazionale di giustizia adopera degli stati: trattati, clausola compromissoria, clausole opzionali ealtre fattispecie. Momento determinante l’insorgere della competenza dellaCorte.Solo perché gli stati abbinano diritto de stare in giudizio dinanzi alla Corteinternazionale di giustizia, non significa che loro sono obbligatiad assoggettarsialla giurisdizione della Corte, perché richiede il consenso degli stati stessi.Secondo l’art. 36 dello Statuto della Corte internazionale di giustizia:

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La competenza della Corte si estende a tutte le controversie che:_le parti sottopongono alla corte62_tutti i casi previsti dalla CartaN.U._tutti i casi previsti dai trattati edalle convenzioni in vigoregli stati aderenti al presente Statuto possono in ogni momento dichiarare diriconoscere come obbligatoria la giurisdizione della Corte su tutte lecontroversie giuridiche riguardanti:a) l’interpretazione del trattatob) qualsiasi questione di diritto internazionalec) se accertato, qualsiasi atto che può provocare la violazione diun obbligointernazionaled) la natura e la misura della riparazione dovuta per violazione di un obbligointernazionale.Spesso si trova nei trattati il rinvio alla giurisdizione della Corte internazionale digiustizia per la risoluzione di controversie riguardanti l’interpretazione el’applicazione del trattato stesso. Si ha quindi una clausola compromissoriacompleta grazie alla quale, con l’insorgere della lite, uno stato può citareimmediatamente un altro stato di fronte alla Corte internazionale di giustizia.Altre volte gli stati formulano apposite dichiarazioni unilateralinelle quali è possibile inseriretermini e condizioni. Questa è detta clausola opzionale.Per accertare l’esistenza della competenza della Corte internazionale di giustizia,il momento determinante è quello in cui la controversia ha inizio.Secondo laCorte, la sua giurisdizione va determinata al momento in cui è stato depositatol’atto introduttivo del giudizio.5.5. Assenza di un obbligo degli Stati di sottoporsi al giudizio della Corteinternazionale di giustizia.

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Perché gli stati siano sottoposti alla giurisdizione della Corte internazionale digiustizia, è necessaria un’accettazione da parte di detti stati, quindi non vi èalcun obbligo per gli Stati a comparire dinanzi alla Corte se essinon vogliano.Uno dei principi fondamentali dello Statuto della Corte è quello secondo cui essanon può decidere controversie fra stati senza il consenso dei medesimi.L’accettazione da parte di uno stato della competenza della Corte è richiesta anche qualora si trattidi accertare nei suoi confronti la violazione degli obblighi erga omnes.5.6. L’intervento degli Stati terzi.Nel giudizio davanti alla Corte è prevista la possibilità di intervento da parte idStati terzi: devono avere un interesse di natura giuridica suscettibile di esseretoccato dalla decisione. Spetta alla Corte decidere sull’istanza d’intervento.L’ammissibilità dell’intervento si basa sull’effettiva rilevanza della questione per loStato terzo. Se uno stato riesce a convincere la Corte del fatto che egli hainteresse giuridico potenzialmente toccato dalla decisone, può intervenire inrelazione a tale interesse. La decisione della Corte non ha efficacia vincolante senon tra le parti e relativamente al particolare caso. Il terzo puòintervenire, manon diventa parte in senso stretto. È possibile estendere ai terzil’efficacia delgiudizio, ovviamente devono sussistere i presupposti per assumere la qualità diparte in causa. A volte la stessa Corte invita gli stati terzi ad intervenire. Inquesto caso a seguito dell’intervento lo Stato viene considerato parte a tutti glieffetti ed estendendogli anche l’efficacia della sentenza.635.7. Il giudizio dinanzi alla Corte e le misure cautelari.

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Il giudizio dinanzi alla Corte internazionale di giustizia comprende 2 fasi:_ scritta_ orale.L’oggetto del giudizio si determina in relazione al contenuto della domandainstaurata. La Corte non può permettere che in sede di presentazione delleconclusioni finali una controversia proposta dinanzi ad essa sia trasformata inun’altra controversia.La Corte ha il potere di indicare ove le circostanze lo richiedanole misurecautelari che devono essere prese a salvaguardia dei diritti rispettivi di ciascunaparte.La misura cautelare non può essere tale da pregiudicare (=danneggiare) il merito(=contenuto) della causa.(L’adozione delle misure cautelari può prescindere dalla preventiva definizione diquestioni pregiudiziali.)5.8. Efficacia e ruolo prospettico della Corte internazionale di giustizia nelsistema di risoluzione delle controversie tra Stati.Dopo un’importante sentenza circa le Attività militari e paramilitari in e controilNicaragua, la Corte ha preso popolarità anche nei Paesi in via di sviluppo, ma, dicontro, gli Stati Uniti hanno ritirato la propria dichiarazione diaccettazione allagiurisdizione.Un problema che si è riscontrato è il seguente:con la Corte permanente di giustizia internazionale le sentenze furono tutteeseguite dagli staticon la Corte internazionale di giustizia molte sentenze non sono staterispettate.Articolo 94 Carta N.U.:1. Ciascun Membro delle Nazioni Unite si impegna a conformarsi alla decisione della

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Corte Internazionale di Giustizia in ogni controversia di cui essosia parte.2. Se una delle parti di una controversia non adempie agli obblighi che leincombono per effetto di una sentenza resa dalla corte, l'altra parte può ricorrere alConsiglio di Sicurezza, il quale ha facoltà, ove lo ritenga necessario di fareraccomandazioni o di decidere circa le misure da prendere perché la sentenza abbiaesecuzione.Non risulta comunque che tale norma sia stata attuata.6.1. I Tribunali Internazionali specializzati.Oltre alla Corte internazionale di giustizia ci sono altri tribunali internazionali che risono sviluppatinel corso degli ultimi anni.In materia di diritti umani:Corte europea dei diritti dell’uomo e altre corti a livello regionaleCommissione e Corte interamericana dei diritti dell’uomoCommissione e Corte africana dei diritti dell’uomoIn materia penale:Tribunali per i crimini commessi nella ex Jugoslavia e RuandaCorte penale internazionale64Altri tribunali:Tribunale internazionale del diritto di mareA livello regionale: Corte di giustizia delle Comunità europee.6.2. La risoluzione delle controversie all’interno dell’OMC.Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).L’OMC ha un sistema di risoluzione delle controversie autonomo. È previsto daltrattato multilaterale cui aderiscono tutti i membri dell’OMC. Tale trattato èDispute Settlement Understanding (DSU). Col DSU è avvenuta la costituzione diun “tribunale” competente a decidere controversie commerciali insorte tra statiparti dell’OMC per le seguenti materie:Per l’applicazione di norme del General Agreement on Tarif and Trade (GATT)Per accordi multilaterali vigenti all’interno dell’OMC, quali i trattati su:

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o Misure sanitarie e fitosanitarie (c.d. Trattato SPS)o Barriere non tariffarie al commercio (c.d. Trattato TBT)o Misure commerciali collegati ai diritti di proprietà intellettuale (c.d.TRIPs)All’interno dell’OCM è messo in risalto il ruolo del negoziato e della consultazionedelle parti come strumento pregiudiziale per la risoluzione delle controversie.Se il negoziato tra le parti è risultato inutile, l’OMC intervieneoffrendo buoniuffici o la conciliazione.Se anche questi strumenti risultano inutili, ciascuna delle parti può chiedere lacostituzione di un panel d’esperti cui devolvere la risoluzione della controversia.I panel sono stabiliti dal Dispute Settlement Body (DSB), cui partecipano tutti imembri dell’OMC.I panel comporta l’inizio di una procedura che al termine, lo stessopanel,pronuncia un Report, che viene adottato dal DSB salvo che questi medianteconsensus, decida di non farlo.Il Report è impugnabile dinanzi all’Appelate Body (tribunale che esercitaunagiurisdizione di mera legittimità sui Report adottati dal panel).Come i Report, anche le decisioni dell’Appellate Body sono adottate dallaDSBsalva decisione contraria da assumersi tramite consensus.6.3. Controversie OMC e interessi “sostanziali” di gioco: la partecipazione agiudizio di soggetti non statali.…ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAPITOLO 8ILLECITO E RESPONSABILITÀ1.7. L’illecito quale presupposto della responsabilità.Il diritto internazionale contempla regole volte a disciplinare leconseguenze dellamancata osservanza dell’obbligo internazionale. La commissione di un illecito

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internazionale, sia esso uno stato o un altro ente titolare di posizioni giuridichesoggettive, di un atto internazionalmente illecito è il presupposto necessario perl’insorgere di una responsabilità a carico di tale soggetto.La sussistenza di una responsabilità internazionale comporta:65_ in primo luogo, la necessaria definizione delle circostanze in cui uncomportamento può definirsi illecito_ in secondo luogo, un approfondimento del contenuto delle conseguenze chederivano dall’atto illecito.1.8. Norme primarie e norme secondarie.Alle regole di diritto internazionale, sulla responsabilità degli attiinternazionalmente illeciti, si contrappongono le regole che impongono odefiniscono un obbligo la cui violazione fa sorgere la responsabilità. Tali regole,pure di diritto internazionale, sono:_ Norme primarie: definiscono il contenuto dell’obbligazione violata_ Norme secondarie: definiscono le condizioni generali affinché un soggetto siaconsiderato responsabile dell’azione o dell’omissione illecita, a livellointernazionale.1.9. Il contenuto della responsabilità.La “responsabilità internazionale” è una relazione che si manifesta nei rapportitra lo Stato responsabile e lo Stato leso, o l’intera Comunità Internazionale, inseguito all’atto internazionalmente illecito dello stato.Il contenuto di tale relazione è complesso:_ Obbliga allo Stato responsabile di fornire, o al diritto dello Stato leso dipretendere, una riparazione_ Comporta la soggezione dello Stato responsabile al potere di coercizione(=costrizione, imposizione, obbligo), spettane ad altro soggetto, allo scopo di

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ottenere l’adempimento, sanzionare il comportamento illecito e il dovere diriparazione.1.10. La fonte della disciplina della responsabilità.La disciplina generale della responsabilità internazionale è postada regole didiritto consuetudinario: non ci sono regole pattizie che abbiano inteso la materiain via generale. La disciplina generale della responsabilità internazionale degliStati per fatti internazionalmente illeciti è stata oggetto di unacomplessa opera dicodificazione, fatta dalla Commissione del diritto internazionale delle NazioniUnite, che ha portato all’adozione di un Progetto di articoli. Tale progetto èadottato dall’Assemblea ONU come guida della pratica e della giurisprudenzainternazionale.1.11. La responsabilità di soggetti diversi dagli Stati.Il Progetto prende solo in considerazione la responsabilità dello stato, ma unaresponsabilità per atto illecito può nascere in capo ad ogni soggetto di dirittointernazionale che violi un obbligo internazionale. I soggetti capaci di esseretitolari di posizioni giuridiche soggettive di diritto internazionale sono i possibilidestinatati delle norme che definiscono se un’obbligazione è stataviolata e qualisono le conseguenze della violazione: non solo gli stati ma ad esempio anche leorganizzazioni internazionali.2.1. Gli elementi costitutivi dell’atto internazionale illecito._ La violazione del diritto internazionale da parte di uno Stato comporta la suaresponsabilità internazionale: “Ogni violazione da parte di uno Stato diun’obbligazione, di qualsiasi origine, fa sorgere la responsabilità dello Stato”.66_ Quando uno stato commette un atto internazionalmente illecito neiconfronti di un altro stato, la sua responsabilità internazionale èimmediatamente stabilita nei rapporti tra i due stati.

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_ Perché esista una responsabilità internazionale occorre verificare le condizioniper le quali un illecito internazionale può dirsi esistente; ci sono 2 elementi chesono ritenuti costitutivi dell’illecito:a) Attribuibilità dell’atto allo Stato ai sensi del diritto internazionaleb) Violazione di un obbligo internazionale vigente per lo stato almomento della commissione dell’atto.I 2 elementi costitutivi della responsabilità internazionale sono comunementeindicati come “soggettivo” e “oggettivo”.2.2. Irrilevanza del diritto interno nella qualificazione dell’illecito.La qualificazione di un atto internazionalmente illecito dipende dal dirittointernazionale e prescinde dalla qualificazione dello stesso come lecito ai sensi deldiritto interno.Un atto non può essere considerato internazionalmente illecito (enon farsorgere una responsabilità) se esso non comporta la violazione di una normadi diritto internazionale, anche se tale atto è in contato con le regole di dirittointerno.Al contrario, lo Stato non può sottrarsi alla responsabilità internazionalese si pone in contrasto con le norme internazionali: l’atto che viola unanorma di diritto internazionale costituisce un illecito anche se lo stato eraobbligato a compierlo in base al proprio diritto interno.3.1. L’elemento “soggettivo” dell’illecito: il principio generale d’attribuibilità di unatto allo Stato.Perché una condotta sia considerata internazionalmente illecita e fonte diresponsabilità è necessario che essa sia attribuibile ad uno Stato o a unsoggetto internazionale: le azioni dello stato sono alla fine “umane” e bisogna

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quindi verificare quali persone devono essere considerate come agire per contodello stato ai fini della responsabilità internazionale.Il principio generale d’attribuibilità di una condotta allo Stato è una regolasecondo la quale può essere riferita allo Stato a livello internazionale solo lacondotta dei suoi organi (enti individuali o collettivi attraverso i quali lo Stato siorganizza e agisce): un’azione umana può essere considerata come azione delloStato se posti in essere dai membri di un organo dello stato che abbiano agito intale qualità. Il diritto interno e la prassi degli Stati sono di primaria importanzaper determinare cosa costituisce un organo dello Stato, anche perché la strutturadello Stato è determinata dal diritto interno e non dal diritto internazionale.Anche se lo stato ripartisce al suo interno una serie di organi aventi diversefunzioni, ai fini del diritto internazionale lo Stato è trattato come singolapersona giuridica. La condotta, di qualsiasi organo statale, è considerata comeatto dello Stato ai sensi del diritto internazionale.“il comportamento di un organo dello Stato deve essere considerato comeatto di questo stato”“la responsabilità internazionale di uno stato è impegnata dall’azione degliorgani e delle autorità competenti che agiscono in questo stato qualunque essesiano”67“lo Stato è responsabile per gli atti dei suoi governanti sia che essiappartengano al potere legislativo, esecutivo o giudiziario, nella misura in cuigli atti sono posti in essere nella loro veste ufficiale”. La condotta èattribuibile allo stato se l’organo in questione agisce in veste ufficiale, anche seal di fuori della sfera di sua competenza.È attribuita allo stato la condotta dell’ente che non è ritenuto organo delloStato, anche se è autorizzato dal diritto interno ad esercitare ilpotere do governo:sono gli enti “parastatali” e gli “enti privati” perché partecipano alla funzione digoverno.

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Ci sono dei casi in cui la condotta illecita di un organo dello Stato fa sorgerela responsabilità di uno Stato diverso: ciò avviene quando l’organo di uno stato(un giudice, un reparto dell’esercito…) venga posto a disposizionedi un altrostato. Se un organo di uno stato è posto a disposizione di un altro stato e agiscesolo a favore e per conto di quello Stato, la sua condotta viene attribuita allo statoper il quale agisce. Tale meccanismo di attribuzione è escluso nelle situazioni incui l’organo agisce senza il consenso dello Stato al quale esso strutturalmenteappartiene.3.2. Il comportamento dei privati.Si esclude che la condotta posta in essere da provati in quanto tali possa essereconsiderata come condotta dello Stato.Lo Stato può essere ritenuto responsabile del comportamento dei suoiorgani.Ma non è responsabile della violazione dell’obbligo internazionale con ilquale il comportamento del privato è in contrasto, ma solo dell’obbligo diassicurare la prevenzione o la repressione del comportamento dei privati.Una responsabilità diretta relativa alla violazione dell’obbligo internazionale commessa dai privatinasce solo quando uno Stato approvando a posteriori il comportamento dei privati, lo facciadiventare come comportamento proprio.Il comportamento di enti o soggetti privati che non costituiscono un organo delloStato può essere attribuito allo Stato quando questo abbia controllato o direttol’attività dei privati che abbiano agito in condizione di totale dipendenza dallostato.L’attribuzione allo Stato di comportamenti di enti diversi dai suoi organi può

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verificarsi quando il privato abbia agito in sostituzione dello Stato come in caso dicalamità naturali.3.3. La complicità nell’illecito internazionale.La complicità nell’illecito internazionale avviene quando uno stato può essereritenuto responsabile per l’atto di un altro Stato. Ci sono casi in cui insorge unaresponsabilità dello Stato in relazione ad azioni di un altro stato, quando c’è unacooperazione o una coercizione (=costrizione) nella commissione dell’illecito.Caso 1): una responsabilità può nascere per uno stato che aiuta un altrostato nella commissione di un atto internazionalmente illecito: in questocaso lo stato che presta l’assistenza diventa internazionalmente responsabile peril proprio comportamento se agisce con la consapevolezza che l’atto è illecito.Caso 2): deve ritenersi internazionalmente responsabile dell’illecito lo statoche costringe un altro stato alla commissione di un atto illecito. Se l’atto68non fosse frutto di coercizione, diventa imputabile allo Stato costretto acommetterlo, perché diventa un comportamento volontario per lo stato checommette l’illecito.4.1. L’elemento “oggettivo” dell’illecito: caratteri del comportamento dello Stato.L’elemento “oggettivo” dell’illecito è dato dal contrasto del comportamento tenutodallo Stato e quello richiesto dalla norma (obbligo) internazionale :“si haviolazione di un obbligo internazionale da parte di uno Stato quando un atto diquello stato non è conforme a quanto gli è richiesto da tale obbligo…”. Ilcomportamento illecito dipende dal contenuto della norma primaria violata. Ilcomportamento illecito può consistere nel non avere raggiunto un risultatorichiesto: per definire se un comportamento è illecito è necessario determinare ilcontenuto dell’obbligo che si assume violato.

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4.2. Irrilevanza dell’origine dell’obbligo internazionale violato.Quando un stato ha commesso un atto internazionalmente illecito, la suaresponsabilità internazionale è suscettibile (=capace di subire influenze esterne)di essere implicata qualunque sia la natura dell’obbligazione che non harispettato. Quindi l’origine dell’obbligo violato non ha importanza.4.3. Il carattere della norma violata.Nella qualificazione dell’illiceità della condotta dello stato, non esiste un illecitointernazionale a prescindere dall’importanza maggiore o minore dell’obbligointernazionale violato. La Commissione del diritto internazionale ha evitato didistinguere le categorie dei diversi fatti illeciti, vale a dire tra crimini e delittiinternazionali. Le caratteristiche della norma violata sono irrilevanti per ladisciplina della responsabilità dello Stato, ma sono importanti per quantoriguarda le conseguenze derivanti dall’atto illecito.4.4. Il momento di commissione dell’illecito.Il problema di un certo peso è la determinazione del momento in cui un illecitopuò dirsi compiuto. L’illecito può avere carattere “istantaneo” o carattere“continuativo”. Non è solo una classificazione teorica, perché in base alla serietà eal tempo della violazione può avere peso sulla determinazione della riparazione.Secondo le regole del Progetto:_ La violazione di un’obbligazione internazionale per mezzo di un atto che non siestende nel tempo, si verifica nel momento in cui ha luogo il comportamentodello Stato_ La violazione di carattere continuativo si estende per l’intero periodo in cui ilcomportamento si svolge e si pone in contrasto con l’obbligo internazionale.

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_ La violazione da parte di uno stato di un obbligo internazionale attraverso unaserie di atto o omissioni illecite ha luogo nel momento in cui si verificaquell’azione o omissione che è sufficiente a far qualificare come illecita la seriedi azioni o omissioni.5.1. La colpa nell’illecito internazionale.Si discute se accanto ai 2 elementi, soggettivo e oggettivo, sia necessaria la presenza dell’elementopsicologico della colpa. Una questione a lungo dibattuta riguarda la necessità o meno che sussista lacolpa dell’organo statale autore della violazione.69Con ampia generalizzazione possono distinguersi, in riferimento al problema della colpa, tre tipi diresponsabilità:1. Dolo - si ha quando l’autore dell’illecito ha commesso quest’ultimo intenzionalmente2. Colpa grave - avviene quando l’autore ha commesso il fatto con negligenza, trascurando diadottare le misure necessarie per prevenire il danno.3. Responsabilità oggettivao Relativa: si ha quando la responsabilità sorge per effetto del solo compimentodell’illecito, ma l’autore di quest’ ultimo può invocare, per sottrarsi allaresponsabilitàuna causa di giustificazione consistente in un evento esterno che gli ha reso impossibileil rispetto della norma.o Assoluta: sorge automaticamente dal comportamento contrario ad una norma giuridicae non ammette alcuna causa di giustificazioneIl Progetto non menziona la colpa tra gli elementi costitutivi dell’illecito.Nella definizione di responsabilità internazionale dello Stato si afferma che essa sorge in capo alloStato indipendentemente dall’esistenza a suo carico di una specifica colpa, intesa come violazione diun obbligo di diligenza, perizia o prudenza nell’evitare che si produca l’evento dannoso. La soluzionegeneralmente accolta dalla dottrina internazionalistica esclude che per aversi responsabilitàinternazionale dello Stato sia necessario l’elemento della colpa, al contrario il regime generale sarebbequello della responsabilità oggettiva secondo la quale quando si stabilisce un legame tra il

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comportamento dell’organo (elemento soggettivo) e l’antigiuridicità di tale comportamento (elementooggettivo) lo Stato è da ritenersi ipso facto responsabile, a prescindere daqualsiasi elemento colposo.E’ comunque possibile per lo Stato accusato dimostrare l’esistenza di una circostanza che escluda taleresponsabilità. La responsabilità oggettiva, quindi rappresenta la soluzionepiù valida per assicuraremigliori relazioni internazionali e per garantire l’effettiva riparazione dell’illecito.Tuttavia, se si esamina la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e della Cortecomunitaria, ci si rende conto che un’indagine sul dolo o sulla colpa degli organi dello Stato non èmai stata condotta.Il Progetto non dedica alla colpa alcun articolo e da tale circostanza può dedursi che il regime diresponsabilità oggettiva relativa sia considerato come il regime generale applicabile.5.2. Il danno nell’illecito internazionale.Allo stesso modo si discute se un fatto possa qualificarsi internazionalmenteillecito solo se esso provoca un danno, cioè qualche pregiudizio morale omateriale verso un altro soggetto. Qualsiasi violazione di un obbligointernazionale comporta necessariamente un danno giuridico. È doverosoescludere che il danno morale o materiale possa essere inteso comeelementocostitutivo dell’illecito.6.1. Le circostanze d’esclusione dell’illiceità.Le circostanze, che il Progetto esclude il carattere illecito di un atto, sono:o Il consensoo La legittima difesa (autotutela)o La legittima contromisurao La forza maggioreo L’estremo pericolo (distress)o Lo stato di necessità6.2. Il consenso dello Stato leso.Se si è ottenuto il consenso del soggetto verso cui sussisteva l’obbligo, tale

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comportamento è causa d’esclusione dell’illiceità. Il consenso impedisce70l’insorgere della responsabilità del soggetto che ha tenuto il comportamento neiconfronti del soggetto che ha dato il consenso.Il consenso è valido se è stato dato liberamente e non risultare viziato dallacoercizione o altro fattore.Il fatto altrimenti illecito deve rimanere nei limiti del consenso.Il consenso per poter essere considerato esclusione dell’illecito deve essereprecedente o contemporaneo al fatto.6.3. La legittima difesa.Il comportamento illecito contrastante con un obbligo internazionale è esclusoqualora attraverso tale comportamento lo stato:o Abbia evitato il compimento di un fatto illecito nei propri confronti daparte di un altro statoo Impedire che un illecito già in atto sia portato ad ulterioriconseguenze.se costituiscono una misura di “legittima difesa” (o autotutela).Tale comportamento è lecito se la legittima difesa è adottata nei limiti (tempo,proporzione, portata) indicati dal diritto internazionale e riconosciuta dalla CartaN.U..6.4. Le contromisure.Un comportamento illecito non fa sorgere una responsabilità internazionale seesso costituisce l’esercizio legittimo di una contromisura (o rappresaglia) adottatacontro il soggetto nei cui confronti l’osservanza dell’obbligo eradovuta ad unprecedente illecito di questo stato.La contromisura è un’azione che si ritiene negativa.6.5. La forza maggiore.La forza maggiore è un’altra causa di esclusione di illiceità di un atto contrastantecon il diritto internazionale. La forza maggiore è una situazione in cui lo stato in

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questione è costretto ad agire in modo contrastante con quanto richiesto da unobbligo cui è soggetto: lo stato-attore del fatto anche se si rende conto che il suocomportamento lede un diritto spettante ad un altro stato non è materialmente ingrado di impedire l’evento.Perché una situazione di forza maggiore sia rilevante per escludere l’illecito devesoddisfare 3 condizioni:1. l’atto altrimenti illecito si produce quale conseguenza di unaforza irresistibile o di un evento imprevedibile2. tale forza o evento sono esterni alla sfera di controllo delloStato3. essi rendono materialmente impossibile l’adempimentodell’obbligo internazionale.La forza maggiore deve comportare l’assoluta impossibilità per lo stato diadempiere l’obbligo internazionale.6.6. L’estremo pericolo.L’illiceità di un comportamento non conforme è esclusa se il suo autore, in unasituazione di estremo pericolo (distress), non aveva altro modo ragionevolmente71praticabile di salvare la propria vita e le vite di altre persone affidate alla suacura.A differenza del caso di forza maggiore, la persona che agisce in stato di pericolo,compie volontariamente un atto in contrasto con il diritto internazionale anche sela libertà di scelta è annullata è proprio dalla situazione d’estremo pericolo:l’autore del fatto decide di violare la norma perché si ha un maleminore rispettoalla perdita di vite umane.6.7. Lo stato di necessità.Lo Stato di necessità: se l’adozione del comportamento in astrattoillecito eral’unico modo per salvaguardare un interesse essenziale dello Statonei cui

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confronti era dovuto l’obbligo violato o la Comunità nel suo complesso. La Corteconsidera che lo stato di necessità è un motivo riconosciuto dal dirittointernazionale consuetudinario per l’esclusione dell’illiceità di un atto nonconforme ad un obbligo internazionale. Lo stato di necessità può essere invocatosolo se ricorre una serie di condizioni:_ L’adozione del comportamento in astratto illecito sia l’unico modo persalvaguardare un interesse essenziale dello Stato nei confronti diun grave edimminente pericolo: non può essere invocato quindi se lo Stato in questioneaveva a disposizione altri mezzi di salvaguardia, anche se più dispendiosi omeno convenienti._ L’atto altrimenti illecito non pregiudichi (=rovinare) seriamenteun interesseessenziale dello Stato nei cui confronti era dovuto l’obbligo violato o laComunità internazionale nel suo complesso: l’interesse che lo Stato ha intesodi salvaguardare deve avere quindi un rilievo superiore rispetto agli interessitoccati dal comportamento dello statoÈ esclusa l’invocazione dello Stato di necessità se lo Stato ha contribuito allacreazione della situazione di necessità.7.1. Le conseguenze dell’illecito.Il diritto internazionale indica le regole da seguire in caso di conseguenze dellamancata osservanza dell’obbligo internazionale.La commissione di un atto illecito, nel quadro in cui le cause di esclusionedell’illiceità non rientra l’atto, produce una serie di conseguenze giuridiche incapo al responsabile (soggetto ad obblighi nei confronti di un altro Stato / gruppodi Stati / l’insieme della Comunità internazionale), a seconda della natura e del

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contenuto della norma violata e delle circostanze del caso. Le misure inconseguenza dell’illecito sono:_ Prima di tutto, lo stato ha l’obbligo di cessare il comportamentoillecito_ Poi, in secondo luogo, lo stato ha l’obbligo di riparazione_ Conseguenze di violazione di una norma imperativa diritto internazionalegenerale.7.2. L’obbligo di cessare il comportamento illecito.L’obbligo di cessare il comportamento illecito spetta alo stato che ha commessouna violazione dell’obbligazione internazionale, in pratica porre fine alle violazioniche si estendono nel tempo. Se le circostanze lo richiedono, lo Stato ha l’obbligodi offrire assicurazioni e garanzie di non ripetizione del comportamento illecito.7.3. L’obbligo di riparazione.72Lo stato ha l’obbligo di riparare il pregiudizio (=danno) sia morale che materialecausato con l’atto internazionalmente illecito. La violazione comporta l’obbligo diriparare in forma adeguata. La riparazione può consistere:_ Restituzione:o Lo stato responsabile di un illecito internazionale è obbligato allarestituzione “in forma specifica “(o in natura), ossia al ristabilimentodella situazione che esisteva prima dell’illecito (status quo ante–situazione antecedente all’illecito).o Le modalità e le forme di restituzione dipendono dal contenuto dellanorma violata e dalle caratteristiche dell’atto illecito.o La restituzione non è una regola assoluta perché vi possono esseresituazioni in cui non è materialmente possibile oppure il beneficio ètalmente piccolo da risultare inferiore a quello derivante da altreforme di riparazione. Il Progetto esclude quando essa sia

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materialmente impossibile o comporti un onere sproporzionato incapo al soggetto responsabile._ Risarcimento:o Se non è possibili restituire in forma specifica, lo stato può riparare“in equivalente”. Tale forma di riparazione consiste nel pagamentoallo Stato leso di un ammontare monetario, che corrisponde al valorestimato della restituzione della forma specifica. Tale somma puòessere considerata come “risarcimento del danno”.o Uno Stato leso ha il diritto di ottenere dallo Stato che ha commessol’atto illecito il risarcimento del danno da esso causato.o Il risarcimento deve coprire ogni danno diretto e immediato, e che siadeterminabile dal punto di vista finanziario: oltre alla perditapatrimoniale che lo Stato leso ha subito (danno emergente), anche ilprofitto non conseguito a causa del fatto illecito (lucro cessante)_ Soddisfazione: forma di riparazione che è obbligatoria quando le altremodalità (in forma specifica o per equivalente) non siano sufficienti a rimediareall’illecito commesso dallo Stato. Non è sufficiente se altre forme di riparazionesono disponibili. La soddisfazione si realizza come riparazione del dannomorale subito dallo Stato vittima dell’illecito, o del danno giuridico. Lasoddisfazione può consistere in:o Riconoscimento della violazione e del carattere obbligatorio dellanorma violata;o In scuse formali o in qualche altra modalità appropriata.La riparazione deve cancellare tutte le conseguenze dell’atto illecito e ristabilire la situazione chesarebbe verosimilmente esistita se detto atto non fosse stato commesso.Se uno stato è tenuto all’obbligo di riparazione, non è soggetto alimitazioniderivanti dal dritto interno di detto stato.

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7.4. Le conseguenze della violazione di una norma imperativa di dirittointernazionale generale.Ci sono precise conseguenze nel caso in cui uno Stato sia venuto ameno alrispetto di una norma imperativa di diritto internazionale (es. divietod’aggressione) e la violazione sia seria. In questo caso c’è un interesse per l’interaComunità internazionale al rispetto della norma violata (art. 40-41 Progetto).Infatti bisogna distinguere:73_ obbligazioni di uno Stato nei confronti dell’intera Comunità: queste toccanotutti gli stati e vista l’importanza dei diritti coinvolti tutti gli Stati possonoessere ritenuti avere un interesse giuridico alla protezione; essesonoobbligazioni erga omnes._ obbligazioni di uno Stato nei confronti di altro StatoLe caratteristiche di tali norme influiscono sulla responsabilità di quello Stato cheha violato: in questo caso, tutti gli stati sono obbligati di cooperare allo scopo dimettere fine alla violazione, e inoltre il divieto di riconoscere come legittima lasituazione che si è venuta a creare per effetto della violazione.8.1. La legittimazione ad invocare la responsabilità dello Stato.Ormai fissate le condizioni, alle quali sorge la responsabilità internazionale e ilcontenuto degli obblighi di riparazione che sono a carico dello Stato responsabile,si tratta di individuare lo Stato nei cui confronti tale obblighi sono dovuti che èlegittimato a invocare il rispetto (in altre parole, lo Stato che ha subito l’illecito daparte di un altro Stato).L’art. 42 del Progetto riconosce come parte richiedente il rispetto, lo Stato leso,cioè lo Stato nei confronti del quale era dovuto il comportamento prescritto dalla

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norma primaria violata. Ciò riguarda per i casi di trattato bilaterale o che prevedeuno Stato in particolare.Più complessa è la situazione nella quale lo Stato leso non sia uno, ma un gruppodi stati o l’intera Comunità internazionale. Ciò riguarda i casi di trattatimultilaterali. In questi casi: uno Stato potrà essere considerato “leso” purché laviolazione lo tocchi in modo particolare (es. caso di inquinamentoche danneggiaparte dello Stato), o perché la natura del danno sia tale da modificareradicalmente la posizione di tutti gli altri stati (es. trattati in materia di disarmo:in cui l’adempimento di ogni contraente è condizionato all’adempimento di tuttigli altri).La messa in opera della responsabilità non è automatica: è condizionata da unaeffettiva “reazione” da parte dello Stato legittimato ad invocarla(lo Stato leso). Ma,una semplice protesta non è sufficiente. L’art. 43 del Progetto prevede che loStato leso debba dare comunicazione, in forma scritto o orale, allo Statoresponsabile e deve essere specificata la condotta da seguire per far cessare l’attoillecito e in quale forma di riparazione deve aver luogo.8.2. La responsabilità nei confronti del privato.Non vi è responsabilità internazionale dello Stato verso gli individui. Gliinadempimenti relativi ad eventuali violazioni da parte degli Stati dei diritti umaniriconosciuti agli individui, deve ritenersi che non esiste una responsabilità neiconfronti del privato e che quindi i singoli non hanno il potere di invocare laresponsabilità internazionale dello Stato responsabile dell’illecito.9.1. La reazione all’illecito: le contromisure.La commissione di un atto illecito dà diritto allo Stato danneggiato di adottare

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contromisure nei confronti dello stato responsabile per ottenere la cessazionedell’illecito e la riparazione. Essa comporta la possibilità che lo Stato leso violi asua volta un diritto soggettivo dello Stato autore dell’illecito.Come devono essere le contromisure:1. sono legittime se adottate in risposta ad un precedente atto illecitointernazionale di un altro Stato e dirette nei confronti di quelloStato.742. non possono avere come oggetto l’obbligo di astenersi da:a. minacciab. uso della forza stabilita dalla Carta ONUc. obblighi di protezione dei diritti umani fondamentalid. obblighi di carattere umanitario che evitano le rappresagliee. ogni obbligo nascente da norme imperative di diritto internazionale3. sono legittime se proporzionate al danno sofferto dallo Stato leso tenutoconto della gravità dell’atto illecito e dei diritti coinvolti4. devono avere durata limitata perché devono terminare non appenalo Statoresponsabile ha adempiuto all’obbligo di riparazione.10.1. I regimi speciali di responsabilità internazionale.I sistemi giuridici speciali d diritto internazionale sono quei sistemi nei qual lenorme primarie sono collegate a speciali regole secondarie relative allaresponsabilità che deriva dalla loro violazione. Sono sistemi chiamati:sottosistemi, sistemi oggettivi, autonomi, “self-contained” di diritto internazionale.10.2. Il sistema comunitario come esempio di regime speciale di responsabilitàinternazionale.Il sistema comunitario è un esempio di regime speciale di responsabilità internazionale. Il sistemacomunitario costituisce nel suo ambito un sistema autonomo e chiuso: dalle violazioni del dirittocomunitario derivano le conseguenze da questo stabilite e solo esse.11.1. Il problema della responsabilità senza illecito.

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Si discute da tempo se esita una responsabilità ricollegabile allosvolgimento diuna attività che, per quanto non costituiscano violazione di normeinternazionalie quindi non ritenute illecite, siano idonee a provocare un danno ad altrosoggetto. Per la Commissione del diritto internazionale questo regime appare daescludere.ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAPITOLO 9L’USO DELLA FORZA E IL SISTEMADI SICUREZZA COLLETTIVA DELLE NAZIONI UNITEL’ONU. L’organizzazione delle nazioni unite fu fondata dopo la seconda guerramondiale dagli stati che avevano combattuto contro le potenze dell’asse; fuelaborata la Carta nel 1945, ratificata dagli stati fondatori. Ne sono via viadivenuti membri quasi tutti gli stati del mondo. (Svizzera no).Possono individuarsi 3 grandi settori di competenza dell’Onu: il primo è quello del mantenimentodella pace; il secondo è quello dello sviluppo delle relazioni amichevoli tra gli stati “fondati sulrispetto del principio di uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli”; il terzo èquello della collaborazione in campo economico, sociale, culturaleed umanitario. L’attivitàprincipale dell’Onu, è quella dell’emanazione di raccomandazioni edella predisposizione diprogetti di convenzioni. Sono rari i casi di decisioni vincolanti;un caso (previsto dalla carta),attribuisce all’assemblea il potere di ripartire tra gli stati membri le spese dell’organizzazione,ripartizione che approvata a maggioranza di 2/3 vincola tutti gli stati. Un altro caso è la possibilità75di decisione vincolante per gli stati membri, circa le modalità e i tempi per la concessionedell’indipendenza ai territori sotto dominio coloniale. L’obbligo di contribuire alle spese, trova unaspecifica sanzione nell’art. 19, secondo cui lo stato membro in arretrato di 2 annualità di contributi,

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non ha diritto di voto in assemblea. Il consiglio di sicurezza ha il potere di decidere quali misurenon implicanti l’uso della forza armata debbano essere adottate dagli stati membri contro uno statoche minacci o abbia violato la pace, l’interruzione totale o parziale delle relazioni economiche edelle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche e la rottura delle relazionidiplomatiche.1.1. L’uso della forza nelle relazioni internazionali. Ius ad bellum eius in bello.Nel diritto internazionale l’uso della forza e in particolare della forza armata eraconsiderato appartenere alla struttura tipica della Comunità internazionale comemezzo “fisiologico” per la soluzione delle controversie di uno Stato sovrano checoesiste con altri stati sovrani.La posizione egualitaria degli stati nell’ordinamentointernazionale e l’assenza di un ente capace di imporsi come creatore di diritto eregolatore di conflitti, fanno si che gli stati ricorrano alla forza armata: la guerracrea una serie di conseguenze giuridiche tipiche di u particolare statodell’ordinamento internazionale, che prende il nome di stato di guerra (ius adbellum). Fino alla 1° G.M., la guerra era una procedura lecita in cui gli statibelligeranti si collocano su un piano paritario. In quest’abito, si crea un gruppo dinorme che hanno ad oggetto il modo di fare la guerra e il comportamento deibelligeranti: diritto bellico e diritto umanitario (ius in bello).2.1. l’affermazione del divieto di ricorrere alla forza nei rapporti tra gli Stati neldiritto pattizio e nel diritto consuetudinario.Con la 1° G.M. ci fu una riflessione su cometa guerra potesse mettere in pericolola stessa sopravvivenza dell’umanità: da qui si prese l’iniziativadi tentare diabolire il ricorso alla forza armata. Conseguenza: stipulazione del Patto della

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Società delle Nazioni.Il patto aveva molte lacune, che si aggravarono con l’aumento delle tensioniinternazionali sfociate nella 2° G.M., la quale segnò anche l’insuccesso dellaSocietà delle Nazioni, che si sciolse.La rinuncia alla guerra per la soluzione delle controversie internazionali ècontenuta nel Trattato di Parigi (Patto Briand-Kellogg) attraverso il quale le particontraenti rinunciano alla guerra come strumento di politica internazionale,condannandone il ricorso come strumento per la soluzione delle controversieinternazionali e come strumento di politica nazionale nei loro reciproci rapporti.Nel Patto Briand-Kellogg non vi era un organo capace di porsi come validaalternativa: nel giro di poco tempo con tale carenza ristoppiò la guerra.Successivamente gli stati vincitori della 2° G.M. crearono e aderirono alla Cartadelle Nazioni Unite, firmata a San Francisco il 26 giugno 1945. tale Carta hacome priorità “a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per duevolte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità”._ Art. 1.: I fini delle Nazioni Unite sono: mantenere la pace e la sicurezza internazionale_ Art. 2.4. I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionalidalla minaccia odall'uso della forza, sia contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato,sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite._ Art. 2.3.: I Membri devono risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, inmaniera che la pace e la sicurezza internazionale, e la giustizia, non siano messe in pericolo.76L’obiettivo di “mantenere la pace e la sicurezza internazionale” deve essere conseguito attraverso ildivieto quasi assolto dell’uso della forza da parte degli Stati.

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Il monopolio dell’uso della forza è in capo alle Nazioni Unite secondo il modello delCapitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.Il divieto dell’uso della forza è ribadito in molte “Dichiarazioni” espressadall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In particolare, la Dichiarazionerelativa ai principi di diritto internazionale concernenti le relazioni amichevoli e lacooperazione fra stati, in conformità della Carta delle Nazioni Unite.Il ricorso alla minaccia o all’uso della forza viene qualificato come violazione dellaCarta, e quindi del diritto pattizio, ma anche del diritto internazionale,riguardante una norma consuetudinaria.3.1. La nozione di forza vietata.Il divieto di ricorrere alla minaccia o all’uso della forza non è un divieto assoluto:altre norme consentono agli stati di ricorrere alla forza, es. perlegittima difesa.Per “forza”, invece, s’intende una determinata forza vietata dallanorma, che puòidentificarsi anche come una minaccia, una forza economica, politica opsicologica, oppure la forza armata.Il divieto di applicare per gli stati di misure economiche, politiche o di altro tipo, oincoraggiarne l’uso,al fine di costringere un altro Stato a subordinare l’eserciziodei suoi diritti sovrani è previsto dalla Dichiarazione per le relazioni amichevoli,ma non come obbligo che discende dal divieto dell’uso della forza.La coercizione(=obbligo, imposizione) economica o politica potrà costituire illecito internazionalema non integra gli estremi di uso della forza vietato agli Stati.3.2. La forza internazionale e la forza interna.L’impiego della forza armata all’interno dei confini dello stato non è del tuttoindifferente al diritto internazionale perché questa situazione può determinaredegli estremi della minaccia alla pace ai sensi dell’art. 39 dellaCarta, con

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conseguente possibilità per il Consiglio di Sicurezza di adottare misure.Articolo 39Il Consiglio di Sicurezza accerta l'esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione dellapace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione o decide quali misure debbanoessere prese in conformità agli articoli 41 e 42 per mantenere o ristabilire la pace e lasicurezza internazionale.Il divieto di ricorrere alla minaccia e all’uso della forza nelle relazioniinternazionali, obbliga lo Stato a fare ricorso ai mezzi pacifici per la soluzionedelle controversie con altri Stati. “Le parti di una controversa si sforzino ditrovareuna soluzione mediante mezzi pacifici”.4.1. Il divieto di minaccia dell’uso della forza.La norma vieta oltre all’impiego della forza, anche la semplice “minaccia”,consistente nell’esplicito annuncio dell’impiego della forza dellearmi al verificarsio meno di un evento o di una certa data.Non si esclude che la minaccia possa essere avanzata e formulata atraversocomportamenti concludenti.5.1. Le eccezioni al divieto. La legittima difesa.77_ È ammessa l’esistenza di un’eccezione che va sotto il nome di “legittima difesao autotutela” e che è prevista dalla Carta all’art. 51:Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutelaindividuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membrodelle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misurenecessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale_ Il diritto all’autotutela collettiva o individuale si qualifica come diritto “naturaledello Stato”._ La legittima difesa è condizionata da taluni requisiti indicati all’art. 51:Le misure prese da Membri nell'esercizio di questo diritto di autotutela sono

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immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicanoin alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo la presente Carta, al Consiglio diSicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell'azione che esso ritenganecessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale._ Secondo il diritto consuetudinario, è legittima una risposta ad un attaccoarmato se ha i requisiti della necessità e della proporzionalità: la Cartariconosce il diritto di autotutela, ma non contiene alcuna specifica regola, checonsenta nell’esercizio della legittima difesa, solo misure che sia proporzionaliall’attacco armato e necessarie per rispondere ad esso._ La legittima difesa è subordinata ad un requisito temporale:o al momento iniziale della reazione: si richiede che la reazione siaimmediatao al momento finale della reazione: nella Carta il diritto di autotutela èconcepito come fase transitoria, fin quando il Consiglio di Sicurezzanon abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e lasicurezza internazionale.5.2. La legittima difesa preventiva.Non rientra nell’autotutela ammessa dal diritto internazionale generale, ma è unapratica consistente nell’anticipare la reazione armata, per impedire un attaccoarmato che si reputa probabile nell’immediato futuro (legittima difesa preventiva).Nella prassi è stata richiamata raramente tale norma preventiva.5.3. La legittima difesa collettiva.L’art. 51 riconosce il diritto di autotutela allo Stato che direttamente subiscel’attacco armato, ma anche verso gli altri Stati della Comunità internazionale, neicui confronti l’attacco non è diretto, ma che sono legittimati ad agire esercitandoil diritto di legittima difesa collettiva.

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Ovviamente non c’è una norma che permette l’esercizio di autotutela collettiva in assenza di unarichiesta da parte dello Stato che si considera vittima di un attacco armato.5.4. Lo stato di necessità.Incerta è l’invocabilità dello stato di necessità come causa di esclusionedell’illecito. Il tratto distintivo rispetto alla legittima difesarisiede nel fatto cheagisce in situazione di necessità realizza un comportamento illecito contro unostato che non è responsabile della lesione.Lo stato di necessità costituisce una causa di esclusione dell’illiceità di un fattonon conforme ad un obbligo internazionale.5.5. Caso fortuito, forza maggiore, estremo pericolo.Le cause di giustificazione riferibili all’individuo-organo dello Stato sono:78_ Caso fortuito: evento esterno che costringe l’individuo-organo a commetterel’illecito, consapevole della violazione commessa_ Forza maggiore: l’individuo-organo è nell’impossibilità di rendersi conto che acausa dell’evento esterno stia violando un obbligo internazionale._ Effetto di una situazione di estremo pericolo (distress): è prevista come causadi giustificazione dell’illecito : l’individuo-organo no altro modoragionevolmente praticabile per salvaguardare la sua vita o quelladellepersone lui affidate se non violasse la norma internazionale.5.6. Consenso dell’avente diritto.Lo stato può acconsentire alla parziale o totale riduzione del suoterritorio equindi ala sua sovranità attraverso l’ingresso nel suo territorio di forze militaristraniere.L’intervento del territorio altrui è giustificato dal consenso dell’avente diritto. Ilconsenso vale a giustificare la violazione dell’obbligo di non intervento negli affari

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interni ed esterni di uno stato sovrano che gli altri stati sono tenuti a rispettareIl consenso deve essere espresso dal governo realmente rappresentativo, nongoverni-fantoccio.Il consenso non vale a giustificare un comportamento vietato da norme imperativele quali non possono essere violate.5.7. Le misure contro gli “Stati nemici”.Le Parti originarie della Carta vollero agire contro gli Stati chenella 2° G.M.furono nemici nel firmare la Carta. Sono la Germania, l’Italia e il Giappone,definiti “nemici”, nei confronti dei quali è prevista la possibilità di adottare misureanche implicanti l’uso della forza nel caso in cui gli Stati rinnovano la politicaaggressiva identica all’ultimo conflitto mondiale.5.8. L’intervento umanitario.Con la sola eccezione alla legittima difesa, le ipotesi finora esaminate di cause digiustificazione dell’illecito non consentono allo Stato il ricorsoall’uso della forzaarmata sul territorio di un altro stato sovrano, senza il suo consenso.È vietata l’ingerenza (=intrusione, intromissione, intervento) di qualsiasi statonelle competenze interne di un altro Stato.Anche per le Nazioni Unite tale divieto è valido, fatta eccezione per le misure daadottare nei casi del Capitolo VII della Carta.È andato crescendo il dibattito relativo all’ammissibilità di un diritto di interventoumanitario in capo ad ogni Stato, e quindi fuori dalla Carta, per reagire allamassiccia violazione dei diritti umani fondamentali, spesso a danno di gruppietnici o di minoranze che si verifica nel territorio di uno Stato terzo.In molti casi in cui l’intervento armato contribuì a salvare vite umane e a porrefine a una situazione di grave degrado per il rispetto dei dirittidell’uomo, gli Stati

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che l,o effettuarono si astennero dall’invocare un diritto d’intervento umanitariospecie quando l’iniziativa si collegava in una situazione di conflitto tra lo statointerveniente e quello territoriale.L’impiego della forza a finalità umanitarie è ancora rimesso alla valutazione del Consiglio diSicurezza che può non essere in grado di intervenire per la contraria volontà di un Membropermanete.79L’obiettivo dell’intervento umanitario è quello di far cessare o di evitare lacatastrofe umanitaria, non certo quello di assicurare la pace e lasicurezzainternazionale.5.9. L’intervento a protezione dei cittadini all’estero.L’intervento che lo Stato compie nel territorio di un altro stato per salvare la vita oi diritti fondamentali di propri cittadini, senza il consenso dello Stato territoriale,viene spesso confuso con l’intervento umanitario (questo è adottato per laviolazione di una norma primaria). Presupposto per l’intervento a protezione deicittadini all’estero è dato dal venir meno dello Stato territoriale agli obblighi diprotezione che ha nei confronti dello straniero. Nel caso dell’interventoumanitario, lo stato territoriale viola un obbligo erga omnes.6.1. Il sistema di sicurezza collettiva delle Nazioni Unite e Consiglio diSicurezza.Le Nazioni Unite sono un’organizzazione internazionale i cui 3 principali obbiettivi sono:15. mantenimento della pace e della sicurezza internazionale (art.1.1 Carta)16. promozione del principio di autodeterminazione dei popoli (art. 1.2 Carta)17. protezione dei diritti dell’uomo (art. 1.3 Carta)Capitolo IFINI E PRINCIPIArticolo 1

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I fini delle Nazioni Unite sono:1. Mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ed a questo scopo: prendere efficaci misurecollettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimeregli atti di aggressione o lealtre violazioni della pace, e conseguire con mezzi pacifici, ed in conformità ai principi dellagiustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie o dellesituazioni internazionali che potrebbero portare ad una violazione della pace:2. Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principiodell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei popoli, e prendere altre misure atte arafforzare la pace universale;18. Conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione dei problemi internazionalidi carattere economico, sociale culturale od umanitario, e nel promuovereedincoraggiare il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per tutti senzadistinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione.Nell’ambito della Carta, l’organi cui è affidata la “responsabilità principale” delmantenimento della pace e della sicurezza è il Consiglio di Sicurezza: ad esso èconferito il potere di adottare misure anche implicanti l’uso della forza “permantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”.Articolo 241. Al scopo di assicurare un'azione pronta ed efficace da parte delle Nazioni Unite, i Membriconferiscono al Consiglio di Sicurezza la responsabilità principale del mantenimento dellapace e della sicurezza internazionale, e riconoscono che il Consiglio di Sicurezza,nell'adempiere i suoi compiti inerenti a tale responsabilità, agisce in loro nome.CONSIGLIO DI SICUREZZAComposizioneArticolo 23801.Il Consiglio di Sicurezza si compone di quindici Membri delle Nazioni Unite. La Repubblica di

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Cina, la Francia, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il Regno Unito di Gran Bretagnae l'Irlanda Settentrionale e gli Stati Uniti d'America sono Membri permanenti del Consiglio diSicurezza. godendo del diritto di veto (= rifiuto, divieto), cioè di impedire col loro votonegativo, l’adozione di qualsiasi delibera che non abbia mero carattere procedurale.L'Assemblea Generale elegge dieci altri Membri delle Nazioni Unite quali Membri non permanentidel Consiglio di Sicurezza, avendo speciale riguardo, in primo luogo, al contributo dei Membri delleNazioni Unite al mantenimento della pace e della sicurezza internazionaleed agli altri finidell'Organizzazione, ed inoltre ad un'equa distribuzione geografica. I 10membri si occupano solodi questioni attinenti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale2. I Membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza sono eletti per un periodo di due anni.Tuttavia nella prima elezione successiva all'aumento da 11 a 15 del numero dei Membri delConsiglio di Sicurezza, due dei quattro Membri aggiuntivi saranno scelti per il periodo di un anno. IMembri uscenti non sono immediatamente rieleggibili.Principio maggioritario per le decisioni:Articolo 271. Ogni Membro del Consiglio di Sicurezza dispone di un voto.2. Le decisioni del Consiglio di Sicurezza su questioni di procedura sonoprese con un votofavorevole di nove Membri.3. Le decisioni del Consiglio di Sicurezza su ogni altra questione sono prese con un votofavorevole di nove Membri, nel quale siano compresi i voti dei Membri permanenti: tuttavia nelledecisioni previste dal Capitolo VI e dal paragrafo 3 dell'articolo 52, unMembro che sia parte di unacontroversia deve astenersi dal voto.Questa è la c.d. formula di Yalta, per effetto della quale l’adozione di unadelibera non meramente procedurale è subordinata al voto favorevole di 9 membricompresi quelli permanenti.6.2. Il ruolo dell’Assemblea Generale e degli altri organi delle Nazioni Unite.

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Nella materia di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, puòassumere il ruolo del Consiglio un altro organo delle Nazioni Unite, cioèl’Assemblea Generale. Ne fanno parte tutti i membri dell’Organizzazione con unmax di 5 rappresentanti per ogni stato e hanno diritto ad un solo voto.ASSEMBLEA GENERALEComposizioneArticolo 91. L'Assemblea Generale si compone di tutti i Membri delle Nazioni Unite.2. Ogni Membro ha non più di cinque rappresentanti nell'Assemblea Generale.Funzioni e poteriArticolo 10(competenze) L'Assemblea Generale può discutere qualsiasi questione od argomento cherientri nei fini del presente Carta, o che abbia riferimento ai poteri edalle funzioni degliorgani previsti dal presente Carta o, salvo quanto disposto dall'articolo12, può fareraccomandazioni ai Membri delle Nazioni Unite od al Consiglio di Sicurezza, o agli uni edall'altro, su qualsiasi di tali questioni od argomenti.L’Assemblea Generale non ha il potere di adottare atti giuridici obbligatori (tranneche per la competenza in materia di bilancio) essendo i poteri dell’Assemblealimitati alla sola formulazione di raccomandazioni, quindi atti non obbligatori, siaper i Membri sia per il Consiglio di Sicurezza.Articolo 11812. L'Assemblea Generale può discutere ogni questione relativa al mantenimento dellapace e della sicurezza internazionale che le sia sottoposta da qualsiasi Membro delleNazioni UniteLa Corte internazionale di giustizia ha ritenuto legittima la competenzadell’assemblea generale ad adottare o raccomandare misure coercitive(obbligatorie) finalizzate al mantenimento della pace e della sicurezza. Qualsiasi

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questione del genere (mantenimento della pace e della sicurezza) per cui si rendanecessaria un'azione deve essere deferita (sottoposta) al Consiglio di Sicurezza da partedell'Assemblea Generale, prima o dopo la discussione.Altri organi:1. Segretario Generale: è nominato dall’Assemblea su proposta del Consiglio disicurezza, è l’organo esecutivo dell’organizzazione;Articolo 97: Il Segretariato comprende un Segretario Generale ed il personale chel'Organizzazione possa richiedere. Il Segretario Generale è nominato dall'AssembleaGenerale su proposta del Consiglio di Sicurezza. Egli è il più alto funzionarioamministrativo dell'Organizzazione.2. Corte internazionale di giustizia: è composta da 15 giudici conmandato di 9anni, ha sia la competenza contenziosa per la soluzione delle controversie trastati, sia una funzione consultiva in quanto può dare pareri su qualsiasiquestione giuridica all’Assemblea generale o al Consiglio di sicurezza o ad altriorgani su autorizzazione dell’assemblea; i pareri non sono però néobbligatori,né vincolanti. Nella materia del mantenimento della pace e della sicurezzainternazionale alla Corte non spetta particolari funzioni.7.1. Gli atti del Consiglio di Sicurezza nell’ambito del Capitolo VII della Carta.I poteri del Consiglio di sicurezza consistono accertamento dell'esistenza di unaminaccia alla pace, di una violazione della pace, o di un atto di aggressione, e faraccomandazione o decide quali misure debbano essere prese in conformità agli articoli41 e 42 per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.Tali 3 situazioni possono essere contrastate con l’adozione di:misure provvisorie: finalizzate ad evitare ulteriori aggravamentidellasituazione. Una tipica misura provvisoria è il “cessate il fuoco”.Articolo 40

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Al scopo di prevenire un aggravarsi della situazione, il Consiglio di Sicurezzaprima di fare le raccomandazioni o di decidere sulle misure previsteall'articolo 41, può invitare le parti interessate ad ottemperare a quellemisure provvisorie che esso consideri necessarie o desiderabili.misure non implicanti l’uso della forza armata: il Consiglio puòraccomandare o decidere l’adozione di misure sanzionarie nei confronti di unoStato non implicanti l’uso della forza armataArticolo 41Il Consiglio di Sicurezza può decidere quali misure, non implicantil'impiego della forza armata, debbano essere adottate per dare effetto alle suedecisioni, e può invitare i membri delle Nazioni Unite ad applicare tali misure.misure implicanti l’uso della forza armata: se le misure non implicanti l’usodella forza armata sono valutate inidonee, il Consiglio può intraprenderemisure implicanti l’uso della forza armata.Articolo 42Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che le misure previste nell'articolo 41siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate, esso può82intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sianecessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezzainternazionale.L’articolo prevede le ipotesi del ricorso alla forza contro uno Statocolpevole di aggressione, minaccia o violazione della paceinternazionale oppure anche all’interno di uno Stato (guerracivile). Il Consiglio, infatti, può eseguire azioni di poliziainternazionale, mediante delibere operative, con le quali nonesorta, ma agisce direttamente. Le modalità dell’azione delConsiglio di Sicurezza si formano sulla base di accordi.8.1. L’accertamento della minaccia alla pace, della violazione della pace edell’atto di aggressione.Articolo 39Il Consiglio di Sicurezza accerta l'esistenza di una minaccia alla pace, di una

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violazione della pace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione odecide quali misure debbano essere prese in conformità agli articoli 41 e42per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.Le situazioni possono essere “internazionali”, crescente stato di tensione tra 2Stati, oppure “interne”, turbamento della pace e della sicurezza internazionaleall’interno di uno stato.Cause considerate come minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale:Politica di segregazione razzialeRovesciamento di un governoMassiccia violazione dei diritti umani all’interno dello StatoTerrorismo internazionaleViolazione della pace e dell’atto di aggressione sono caratterizzate dall’impiegodella violenza bellica nelle relazioni internazionali.9.1. Le misure provvisorie.Art. 40. Il Consiglio di Sicurezza può invitare le parti interessate ad ottemperare a quellemisure provvisorie che esso consideri necessarie o desiderabili.Le misure provvisorie hanno carattere cautelare. Non mirano a pregiudicare(=danneggiare) la soluzione definitiva della controversia.Le misure provvisorie devono essere adottate prima di fare le raccomandazioni o didecidere sulle misure previste all'articolo 41, e quindi dovrebbero essere antecedentiall’adozione di misure sanzionarie.Le misure provvisorie non hanno carattere vincolante e come tali devono esserequalificate come “raccomandazioni” ai sensi dell’art. 39.L’assenza di un carattere vincolante è precisato nell’art. 40 secondo cui ilConsiglio , può invitare le parti interessate ad ottemperare a quelle misure provvisorie.Ovviamente, il mancato accogliemmo della misura raccomandata verràtenutoconto in debito” dal Consiglio ai fini delle successive valutazioni: Il Consiglio diSicurezza prende in debito conto il mancato ottemperamento a tali misure provvisorie

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10.1. Le misure non implicanti l’uso della forza.Nelle situazioni di minaccia alla pace, violazione della pace o diaggressione, ilConsiglio è abilitato ad adottare misure a carattere sanzionatorioverso il soggettoresponsabile della minaccia o della violazione.L’art. 41 prende in considerazione le misure “non implicanti l’usodella forzaarmata” (short of war ).83L’assenza al ricorso all’uso della forza armata è la sola caratteristica che la normaimpone.La pressi evidenzia un frequente ricorso al blocco, totale o parziale, delle relazionieconomiche del Paese interessato, attraverso forme di embargo (vengono sospesii rapporti commerciali con determinati paesi in occasione di crisiinternazionale).Le minacce alla pace rappresentate dal terrorismo internazionale hanno chiestoda parte del Consiglio di Sicurezza l’adozione di misure non implicanti l’uso dellaforza armata, ma misure finalizzate a distruggere le risorse finanziarie chealimentano le attività delle organizzazioni terroristiche.Le misure non implicanti l’uso della forza possono essere si delleraccomandazioni che delle decisioni vincolanti per gli Stati membri. Il Consigliopuò decidere quali misure devono essere adottate.Articolo 25: I Membri delle Nazioni Unite convengono di accettare e di eseguire le decisioni delConsiglio di Sicurezza10.2. I tribunali penali internazionali.È una misura atipica rispetto alla prassi dell’art. 41 l’istituzione di 2 tribunalipenali internazionali per giudicare i responsabili di gravi violazioni di dirittoumanitario internazionale commesse nel territorio della ex Jugoslavia e nelRuanda:Tribunale internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia

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Tribunale internazionale per il Ruanda.11.1. Le misure implicanti l’uso della forza.Nel caso in cui le misure non implicanti l’uso della forza siano inidonee aconseguire l’obiettivo di mantenere o restaurare la pace, il Consiglio può adottaremisure implicanti l’uso della forza armata in base all’art. 42: ilConsiglio puòintraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria permantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione puòcomprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali oterrestri di Membri delle Nazioni Unite11.2. Il ricorso alla forza “autorizzata”.La fine della Guerra Fredda ha dato vita ad una prassi apparentementeincompatibile con il sistema degli art.. 43 e seguenti, consistente inun’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza agli Stati Membri ad usare la forzaper conseguire l’obiettivo indicato dal Consiglio medesimo.La Carta prevede l’autorizzazione all’uso della forza solo per le organizzazioniinternazionali a carattere regionale (es. NATO) le cui finalità siano conformi ai finie ai principi delle Nazioni Unite.Nella prassi, l’autorizzazione è diretta agli stati i quali impiegano la forza militarenon sotto il controllo del Consiglio, ma vengono stabilite autonomamente lemodalità operative.La prassi ha evidenziato che gli stati ricorrono a tale metodo nonsolo a fronte diviolazioni di obblighi erga omnes, ma anche nelle ipotesi di violazioni al divietodell’uso della forza.11.3. L’ammissibilità di un’autorizzazione implicata.L’autorizzazione deve essere formulata esplicitamente dal Consiglio.84Nelle situazioni di minaccia alla pace o violazione della pace, non possono essere

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interpretate come contenenti un’autorizzazione implicita agli Stati ad utilizzare laforza.

ISTITUZIONI DI DIRITTO INTERNAZIONALECAP .X L’INDIVIDUO E LA TUTELA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI UMANI.Sezione prima.La condizione giuridica dell’individuo e la tutela dei suoidiritti.1.1. la personalità internazionale dell’individuo:tradizione

ed evoluzione. I tema della personalità e condizione giuridicadell’individuo nel diritto internazionale è tradizionalmenteesaminato come un profilo problematico della teoria deisoggetti o come il tema principale intorno al quale ruota lateoria dei diritti dell’uomo nel diritto internazionale. Larilevanza assunta dalla tutela dei diritti dell’uomo connessaal mantenimento della pace e della sicurezza internazionale,ha come conseguenza l’affermazione della personalitàinternazionale dell’individuo o di una personalità limitata,circoscritta alla soddisfazione di esigenze peculiari,manifestatasi nell’evoluzione del diritto internazionale, cheprotegge direttamente i diritti dell’uomo, senza alcunintermediazione dello stato.

1.2. metodo di indagine . Tale indagine assume come puntodi riferimento la tutela dei diritti della persona e ladistinzione del diritto internazionale umanitario e di quellodei diritti dell’uomo. La CONDIZIONE, è oggetto di uninsieme di strumenti internazionali che tutelano i dirittidella persona definendo uno status o condizione dell’individuo.Allo status dell’individuo, sono dediate considerazioni chesuggeriscono soluzioni, prospettive o ipotesi di lavorro.

2.1 la protezione dell’individuo: “diritto umanitario”e “dirittidell’uomo”. Le norme internazionali di diritto umanitario edei limiti dell’uomo si sono sviluppate in tempi diversi.Il diritto internazionale umanitario, si può definire comel’insieme di norme consuetudinarie e patrizie che hanno peroggetto la limitazione della violenza Bellica e la protezionedelle vittime di guerra. L’elaborazione di queste norme ènata con lo scopo di regolare la condotta dei belligerantiproibendo loro di ricorrere a quei metodi e mezzi di guerra checausano danni superflui senza giustificazioni di carattere

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militare. L’esigenza di porre al centro del dirittoumanitario, la protezione della persona è sorta dopo la secondaguerra mondiale e cioè quando la comunità internazionale, hainteso adottare strumenti, volti a prevenire il ripetersi digravi violenze. La CODIFICAZIONE, incentrata sullalimitazione della violenza bellica, che precede i conflittimondiali, trova la sua massima espressione nella Conferenza dell’Ajadel 1899 e del 1907. risalgono alla conferenza del 1899 varieconvenzioni fra le quali, la convenzione per il regolamento pacifico dellecontroversie internazionali. Laconvenzione d Ginevra del 1864 è la prima cui si deve lapromozione ed elaborazione delle successive convenzioni eprotocolli sulla protezione dei feriti e malati nella guerraterrestre. Si tratta maggiormente della convenzione relativaall’assistenza dei feriti e malati di guerra. Ladistinzione tra diritto dell’Aja e diritto di Ginevra stà nelfatto che il diritto dell’Aja riguarda l’attività militare,mentre il diritto di Ginevra riguarda l’assistenza eaccoglienza dei feriti. Distinzione che però non sembra esseepiù attuale ed adeguata in quanto a perso significato eutilità.

2.2 la nozione dei diritti dell’uomo. I diritti umani, o“diritti dell’uomo” hanno trovato un iniziale riconoscimentonegli ordinamenti nazionali che hanno riconosciuto ai singoliindividui dei diritti cui corrispondono obblighi dello Stato.Grazie ad alcune codificazioni, come la Convenzione Europea perla salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertàfondamentali- la Dichiarazione universale dei dirittidell’uomo- la Carta Africana dei diritti dell’uomo e deipopoli, i diritti dell’uomo hanno superato l’originariacollocazione negli ordinamenti interni cessando di appartenerealla sfera della giurisdizione esclusiva, ponendosi su di unpiano interstatale imponendo obblighi alla reciprocità dellaconcessione e godimento. La Dichiarazione adottata aconclusione della conferenza mondiale dei diritti dell’uomoesprime una valutazione complessiva secondo la quale, “tutti i dirittidell’uomo sono universali, indissociabili, interdipendenti e intimamente connessi. LaComunità internazionale deve trattare i diritti dell’uomo in modo globale, corretto edequilibrato, riconoscendo la stessa importanza.3.1. l’ambito di applicazione delle norme in materia.L’ambito di applicazione delle norme umanitarie, sotto ilprofilo temporale e soggettivo.

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3.2. Ambito temporale soggettivo. Per quanto riguarda questoprofilo, si afferma che il diritto umanitario si applica intempo di guerra mentre i diritti dell’uomo si applicano in tempidi pace. Sotto il profilo soggettivo, la disciplina dei dirittiumani investe i rapporti che intercorrono tra Stato epersone(suoi cittadini) poiché essa si dispone lo scopo ditutelare l’individuo nei confronti del governo dello Statostesso. L’individuo, viene in rilievo sotto vari aspetti.Infatti, nel caso di diritti umani, gli sono attribuiti diritti“Attivi” o soggettivi, che può vedere tutelati o ottenernegaranzia e rispetto. Gli stranieri, poi, possono ottenere latutela dei propri diritti attraverso L’ISTITUTO DELLA PROTEZIONEDIPLOMATICA. Con l’espressione Diritto Umanitario, invecesi considera l’individuo come Soggetto Passivo proteggendolo inquando Vittima nell’ambito dei conflitti armati.

3.3. Il riconoscimento di diritti allo Straniero. Questo èuno dei profili più significativi dell’evoluzione dei dirittidell’uomo. La maggiore considerazione per questa materia hainciso in ambito soggettivo che non prevedeva nessun obbligo peruno Stato nei confronti dello Straniero(obbligo di protezionediplomatica), obbligo inteso solonei confronti dei propricittadini. 3.4 La protezione Diplomatica. Una visione moderna che tieneconto dei diritti dell’individuo, che pur rivolgendosi alproprio Stato perché faccia valer i propri interessi e dirittinei confronti dell’altro Stato che li abbia violati, è affermatain epoca recente dalla Corte Internazionale che confermal’evoluzione di questo istituto. Secondo tale Corte, lo Stato,deve essere considerato un giudice che decide se concedere laprotezione dello straniero, in quale misura lo farà e quandocesserà. L’evoluzione dell’istituto delle protezionediplomatica viene confermata anche dal progetto di articolisulla protezione diplomatica , adottato nell’ambito del processodi codificazione delle norme di diritto internazionale promossodalla Commissione di diritto internazionale delle N.U. dove sitiene conto dei diritti della persona in quanto tale. Piuttostoche di quelli del cittadino o del paese di appartenenza di esso.3.5. il riconoscimento di diritti civili, politici, economici esociali. La lettura dei diritti dello straniero, nonché lasdefinizione dello standard di trattamento dello straniero, èinfluenzata dal diritto internazionale dei diritti dell’uomoche integra o si sostituisce alle norme di trattamento. Non

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tutti i diritti civili, politici e sociali sono dirittidell’uomo riconosciuto allo straniero, distinguendo i diritticivili(essenziali) che corrispondono a valori universalmentericonosciuti indipendentemente dallo status o dalla qualificadell’individuo, dagli altri diritti civili e cioè da quelli dinatura economica e sociale. Vengono riconosciuti come dirittiessenziali, il diritto alla vita , alla sicurezza, alla libertàdela persona, ma anche il diritto a non essere ridotto inschiavitù, a non essere sottoposto a tortura a trattamenticrudeli, disumani e degradanti. Per quanto riguarda idiritti economici e social, il loro riconoscimento allostraniero, è subordinato alla presenza di disposizioni presentinegli ordinamenti nazionali in norme patrizie. 3.6. i diritti erga omnes la distinzione tra diritti didiversa natura e diverso contenuto, è delineata dallagiurisprudenza internazionale trattandosi di distinzione fraobblighi individuali dello stato e obblighi generali (ergaomnes) nei confronti dell’intera comunità internazionale nel suoinsieme. Sull’esistenza di questi obblighi erga omnes, si èpronunciata la Corte Internazionale di Giustizia definendo unnucleo essenziale di diritti universalmente riconosciuti. 4.1. Le strutture e i meccanismi di controllo per garantirel’effettività dei diritti umani. Il tema dei meccanismi chegarantiscono il rispetto dei diritti dell’uomo e degli strumentiche garantiscono l’effettiva azionabilità degli stessi,rappresenta l’apetto dinamico ed evolutivo che consente laverifica della rilevanza e dell’applicabilità effettiva di talidiritti. 4.2. l’attività delle Nazioni Unite: a) la dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomo; b) i patti internazionali; c)altri atti. L’atto che segna una grande svolta nellamateria dei diritti umani, è lo Statuto delle Nazioni Unite conl’affermazione di quei diritti che il nazismo e la secondaguerra mondiali, avevano violato. Infatti, lart.1 della Cartaindica quali sono i fini delle Nazioni Unite, e cioè ilmantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ladecolonizzazione in campo economico e politico, e la tutela deidiritti dell’uomo. Secondo la Carta, il rispetto dei dirittidell’uomo, è un fattore che condizionalo sviluppo economico esociale degli stati più poveri o come presupposto perl’autodeterminazione dei popoli. È importante anchesottolineare che qualora la violazione dei diritti dell’uomo siamotivo di minaccia alla pace , non può essere escluso

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l’intervento del Consiglio di sicurezza in virtù del viicapitolo della Carta. a) la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Puntocentrale dell’attività promossa dalle Nazioni Unite, è laDichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. TaleDichiarazione, poggia su 4pilastri: 1. I DIRITTI DELLAPERSONA(diritto alla vita, all’uguaglianza) 2.I DIRITTI CHESPETTANO ALLA PERSONA NEI SUOI RAPPORTI CON I GRUPPI SOCIALI AIQUALI PARTECIPA(diritto alla riservatezza della propria vita, disposarsi, di proprietà); 3.I DIRITTI POLITICI(libertà dipensiero); 4. I DIRITTI CHE SI ESERCITANO NEL CAMPO ECONOMICO ESOCIALE(diritto al lavoro, ad un equa retribuzione). LaDichiarazione, sottolinea che la libertà e i diritti possonoessere pienamente realizzati solo se verrà instaurata unastruttura sociale che ne permetta lo sviluppo. Taledichiarazione rappresenta la base giuridica e politica degliatti di diritto umanitario, nonché un punto di riferimento dellaprassi comunitaria internazionale promuovendo e stimolandoiniziative che sono tradotte in norme obbligatorie. b) patti internazionali. I due patti internazionali, del 1966che riguardano i diritti civili ,politici, sociali ed economicihanno lo scopo di individuare una soglia minima di tutela diquesti diritti. Entrambi i patti, sanciscono all’art1 ildiritto All’Autodeterminazione per tutti i popoli, all’art .2 ildivieto alla discriminazione ,e all’art.3 l’uguaglianza fra uomoe donna. . il Patto sui diritti civili e politici,istituisce il Comitato dei diritti dell’uomo che è un organo dicontrollo sull’esecuzione degli obblighi convenzionali.Questo comitato esamina il rapporto che ogni Stato contraentedeve presentare periodicamente. Al termine dell’esame ilcomitato formula i rapporti e lo stato può a sua volta replicarealle osservazioni. Il profilo più interessante èrappresentato dal diritto del singolo di proporre ricorso controuno stato inadempiente. La prassi del Comitato assume valoree significato rilevante nel quadro degli obblighi internazionaliassunti dagli Stati nel sistema delle N.U. in quanto essocontribuisce a definire meglio il nucleo dei dirittifondamentali riconosciuti all’individuo. c) altri patti. Le attività delle N.U. a favore dei dirittidell’uomo, consiste anche nel promuovere l’elaborazione diconvenzioni da sottoporre alla rettifica degli Stati. Alleconvenzioni, poi, si aggiungono le Dichiarazioni dei Principi ilcui contenuto rispecchia una convinzione condivisa da un

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significativo numero di Stati. Fra le Convenzioni più note, siricordano quelle per l’eliminazione di tutte le forme didiscriminazione razziale e sull’eliminazione e repressione delcrimine di apartheid; la convenzione dei diritti politici delladonna e quella su l’eliminazione di ogni forma didiscriminazione nei confronti della stessa; la Convenzione perle repressione sulla tratta di esseri umani e dellosfruttamento della prostituzione.

4.3. la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Dirittidell’Uomo. Questa convenzione, è una delle forme più evoluteper la protezione dei diritti dell’uomo. La CEDU attribuiscecompetenze sia alla Corte Europeasia al Comitato dei Ministri.

Organo giudiziario organo esecutivo avendoil cui si rivolgono gli stati ecompito di sorvegliare che le sentenze gli individui che lamentino la violazionedella corte siano rispettate ed eseguite di diritti e libertà in essa contenuti.Da parte dello stato convenuto in giudizio

Il protocollo n°14 introduce vari elementi alla CEDU creando unsistema di filtro per i ricorsi individuali relativi a questioniirricevibili o ripetitive. Il comitato dei ministri, inoltre vienelegittimato a chiedere alla corte una interpretazione dellesentenze ed avvia una procedura di infrazione contro lo statoinadempiente. La convenzione e i protocolli, proteggono non solo i diritticivili e politici tradizionali ma anche quei profili connessi cuibisogna tener conto dell’interpretazione del contenuto deidiritti. La specifica funzione di tutelare i diritti economico-socialiattraverso un sistema di reclami collettivi, è svolta dalla Cartasociale del 1961 successivamente modificata dalla carta socialeriveduta del 1996. Inoltre gli Stati, secondo la il comitato dei ministri, hannol’obbligo di adottare le misure necessarie a rimuovere glieffetti della violazione e di adottare misure di caratteregenerale al fine di impedire il verificarsi di violazioni

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analoghe, come ad esempio la modifica di una legge. È cmq lostesso comitato che valuta il carattere adeguato delle misureadottate. Ed in caso di inadempimento, il comitato, esercita neiconfronti dello Stato una prima pressione politica, poi adotta unarisoluzione interlocutoria con cui constata la mancata esecuzionedegli obblighi convenzionali aprendo “un caso”. E qualora loStato mantenga a lungo il proprio inadempimento, si espone allapossibile contestazione della violazione dei principi fondamentalipropri dell’organizzazione proclamati dall’art.3 dello Statuto delConsiglio di Europa e può incorrere a delle sanzioni.

4.4. altre Convenzioni ed atti: la convenzione americana; la CartaAfricana; la Carta Araba. La convenzione americana. Questa convenzione, prevede dei doveria carico dell’individuo essenzialmente verso la famiglia, lacomunità, e l’umanità. Differenziandosi sia dalla CEDU che daglialtri strumenti internazionali umanitari che non contengono similiprevisioni.

la carta africana . rappresenta un sistema di tutela deidiritti fondamentali sviluppatosi a livello regionale adottata il27 luglio del 1981 sotto l’impulso dell’organizzazione per l’unitàafricana la carta si occupa dei diritti dei popoli e fra questiall’autodeterminazione, della libertà di disponibilità di risorsenaturali e dello sviluppo economico-sociale.

La carta araba. Nel 1990 venne adottata la dichiarazionedei diritti e doveri fondamentali dell’uomo nell’islam e nel 1994una carta araba dei diritti dell’uomo.

5.1 la tutela dei diritti nell’unione europea e nella comunitàeuropea. L’U.E non si pone il problema e l’obbiettivo ditutelare l’individuo ma bensì l’integrazione economica e politicadei paesi membri. In poche parole, l’individuo non rileva comepersona ma come entità economica esercente una attività economicain tale mercato. Ma questo limite però fù valicato poichél’ordinamento comunitario, inizio a riconoscere oltre che lasoggettività degli stati, anche quella degli individui incidentosullo status giuridico degli stessi. Inoltre la Corte precisa chequanto alla tutela dei diritti fondamentali della persona, essi,fanno parte integrante dei principi generali del diritto di cui

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essa garantisce l’osservanza. Infatti la Corte è il garante deidiritti fondamentali. La costituzione europea, come obbiettivo prevede l’adesione allaconvenzione affermando che l’unione persegue l’adesione allaconvenzione senza modificare le competenze dell’unione definitenella costituzione. La corte di giustizia e la corte europea hannocompiti e competenze diverse.

Sezione seconda. I tribunali penali internazionali e il controllo giurisdizionale. 6.1. il ricorso ad organi giurisdizionali internazionali. Leragioni della loro istituzione. Il controllo giurisdizionalepiù diffuso per la tutela dei diritti della persona ha trovatoespressione mel movimento internazionale che intende punire oltreai crimini di guerra anche crimini contro l’umanità e quellicontro la pace( crimina iuris gentium). I tribunali di Norimberga, equelli di Tokio sono gli esempi più significativi di organigiurisdizionali internazionali istituiti per volontà delle potenzevincitrici della seconda guerra mondiale. Il tribunale con sede aNorimberga, fù istituito nel 1945, quello di Tokio nel 1946.

6.2. i tribunali penali internazionali. Questi organi sonostati istituiti per avere competenze specifiche o dicarattere generale.

Il tribunale penale internazionale. Per la ex jugoslavia e quello per il Ruanda

Ad esso veniva affidato il compito venne affidato il compito di giudicare Di giudicare le persone responsabili le persone responsabili dei criminiDi gravi violazioni di diritto internazionale commessi durante la guerra civile nel territorio Commesse nel territorio della ex jugoslavia. Del Ruanda tra il 1°genn. Del 1994 e il 31 dic. Del 2994. A questi se ne sono aggiunti altri, che si propongono di accertarela responsabilità penale individuale in determinate aree e con riferimento a specifiche situazioni. Cmq l’istituzione dei tribunali penali internazionali rappresenta un importante sviluppo del diritto umanitario e del diritto penale internazionale in quanto, gli stati hanno riconosciuto la

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necessità di sottoporre a processo internazionale gli autori di gravi crimini creando organismi ad hoc cui trasferire la propria funzione giurisdizionale impegnandosi a cooperare con qst organismi affinché l’esercizio di tale funzione sia effettiva.

6.3. la corte penale internazionale. Qst organo si collocaproprio in questo prcesso di giurisdizione penale internazionale.Lo statuto della corte definisce la corte come istituzionepermanente avende una giurisdizione di carattere generale inquanto essa giudica i crimini più gravi nel contestointernazionale riguardanti la comunità internazionale nel suoinsieme. Si tratta di crimini internazionale dell’individuo(genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra,l’aggressione.) La corte ha una competenza generale distinta da quella deitribunali ad hoc che mantengono la loro competenza specifica.Essa esercita una competenza complementare rispetto a quella deitribunali nazionali potendo giudicare solo quando qst non intendao sia incapace di svolgere le indagini correttamente o di iniziareil processo. Vi sono inoltre dei limiti posti all’esercizio dellagiurisdizione, in quanto essi discendono dall’applicabilità dellostatuto ai crimini commessi dopo la sua entrata in vigore;dall’essere stati commessi dai cittadini di stati che ne sonoparte o nel territorio degli stessi; dall’essere avviato epromosso il procedimento su iniziativa di uno Stato o delconsiglio di sicurezza che sottopongono una determinata situazioneal procuratore della corte..Limiti sono poi rappresentati dal non poter celebrare il processoin contumacia dell’imputato e dal potere di blocco delle indaginie dell’azine penale da parte del consiglio di sicurezza, che puòchiedere alla corte di non iniziare o proseguire il procedimentoper la durata di 12 mesi.

CAPITOLO 11IL DIRITTO DEL MARE

1.1. L’evoluzione storica del diritto internazionale del mare: dal principio della libertà dei mari alle Convenzioni di Ginevra del 1958.

Le norme internazionali che disciplinano gli spazi marini sono state codificate, possiamo distinguere 3 fasi:

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1. Prima metà XVI secolo e fine 2° guerra mondiale : (fini commercialio militari)

principio della libertà del mare sovranità dello stato sulle zone marine adiacenti le sue coste.

2. Fine 2° guerra mondiale fino anni ’60 : (fini commerciali e fonte diretta di ricchezza)

1°Conferenza delle N.U. sul diritto del mare = adozione di 4 convenzioni (mare territoriale e zona contigua, piattaforma continentale, alto mare e pesca e conservazione delle risorsebiologiche dell’alto mare) 2° Conferenza delle N.U. sull’ampiezza del mare territoriale=fallisce

3. Stesso periodo : mare = bene da cui trarre utilità + risorsa il cui delicato ecosistema va protetto contro abusi e sfruttamenti indiscriminati.

1.2. La terza conferenza delle N.U. sul diritto del mare e la convenzione di Montego Bay del 1982.

La terza conferenza delle N.U. coincide con l’adozione della Convenzione di Montego Bay!

L’attività di codificazione si è orientata in una triplice direzione:

1. Aggiornamento delle convenzioni nate nella prima conferenza delle N.U.

2. Integrare la regolamentazione di quei settori lacunosi3. Delineare soluzioni tecnologiche alla richiesta di regole per

garantire riequilibrio e partecipazione degli stati allo sfruttamento delle risorse.

1.3. (segue): il valore delle norme codificate dalla Convenzione di Montego Bay e le successive evoluzioni del diritto internazionale del mare.

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Tale normativa costituisce il quadro giuridico nel quale devono essere intraprese tutte le attività che interessano i mari e gli oceani.

2.1. la delimitazione delle zone marittime nella prassi e nella disciplina prevista dalla Convenzione di Montego Bay: il sistema delle linee di base.

Sistema delle linee di base: queste vengono tracciate secondo il criterio della bassa marea ovvero quello delle linee rette ( utilizzato se le coste sono frastagliate o incavate).

Le linee di base fissano l’ambito dei poteri riconosciuti agli stati sulle attività destinate a svolgere negli spazi marini e separa le acque interne da quelle del mare territoriale.

Il metodo delle linee rette può essere utilizzato se ricorrono trefattori quali quello geografico( costa frastagliata e presenza arcipelago costiero), economico (pesca come risorsa occupazionale significativa) e storico (uso tecnica da parte della Norvegia già dal 1869).

2.2. (segue): la (discussa) esperienza italiana in tema di delimitazione delle linee di base.

Criterio bassa marea per la costa adriatica tranne il promontorio del Gargano e il Golfo di Venezia.

3.1.il regime del mare territoriale, tra regole consolidate dalla prassi e questioni ancora “aperte”.

La convenzione di Montego Bay dispone all’art.3 che ogni stato ha il diritto di fissare la larghezza del proprio mare territoriale fino ad un limite massimo di 12 miglia marine, misurate a partire dalle linee di base determinate conformemente alla presente Convenzione.

3.2.Il diritto di passaggio «inoffensivo» delle navi straniere nelle acque territoriali.

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L’art. 18 della Convenzione di Montego Bay dice che il passaggio di navi straniere nelle acque territoriali debba essere continuo erapido, la fermata delle navi è possibile in caso di forza maggiore o di difficoltà.Il passaggio è inoffensivo se non arreca pregiudizio alla pace, albuon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero.

3.3.fatti interni ed esterni ai fini dell’esercizio, da parte dello stato costiero, della giurisdizione penale su fatti avvenutia bordo di navi straniere.

Art. 27 della Convenzione di Montego Bay statuisce che: lo stato costiero non dovrebbe esercitare la propria giurisdizione a bordo di una nave straniera in transito nel mare territoriale, al fine di procedere ad arresti o condurre indagini connesse con reati commessi a bordo durante il passaggio.

1. I Paesi di civil law adottano il cd. Sistema francese: lo stato costiero è legittimato ad esercitare la propria giurisdizione sui fatti, avvenuti a bordo, aventi rilievo “esterno”, in quanto suscettibili di provocare turbamenti alla pace, al buon ordine ed alla sicurezza del territorio o alla comunità ivi stanziata. Allo stato di bandiera è riservata la giurisdizione sui fatti “interni” cioè che attengono alla vita a bordo ed esauriscono le loro conseguenze in tale ambito.

2. Nei Paesi di common law lo stato costiero ha “piena giurisdizione” sulle navi straniere che si trovano nelle sue acque territoriali, l’eventuale astensione è un atto discrezionale.

3.4. il regime giuridico delle acque arcipelagiche previsto dalla Convenzione di Montego Bay.

L’art. 46 ci dice che per Stato arcipelagico si intende uno statointeramente costituito da uno o più arcipelaghi ed eventualmente da altre isole.Mentre si definisce arcipelago un gruppo di isole, ivi incluse parti di isole, le acque comprese tra di esse e altri elementi naturali che siano così strettamente collegati tra loro da formareun unico insieme geografico, oppure siano storicamente consideratecome tale.

Nelle sua acque arcipelagiche lo stato esercita poteri sovrani, che si estendono allo spazio aereo sovrastante, al fondo marino, al sottosuolo e alle risorse che vi si trovano.

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4.1. la disciplina della zona contigua tra prassi interna e regimiconvenzionali.

La zona contigua è lo spazio marino nel quale lo stato costiero può esercitare alcuni poteri coercitivi (polizia doganale, fiscale, sanitaria e di immigrazione) al fine di proteggere i suoiinteressi essenziali.La zona contigua è stata classificata come le 24 miglia marine dalla linea di base.

4.2. natura e contenuto dei poteri riconosciuti allo stato costiero nell’ambito della zona contigua.

I poteri dello stato costiero sulla zona contigua sono funzionali alla protezione dei suoi interessi di natura doganale, fiscale sanitaria e di immigrazione e sono privi di carattere esclusivo: essi possono spettare a più stati contemporaneamente.

4.3. l’Italia e l’istituzione della zona contigua.

“la nave italiana in servizio di polizia, che incontri nel mare territoriale o nella zona contigua, una nave, di cui si abbia fondato motivo di ritenere che sia adibita o coinvolta nel trasporto illecito di migranti, può fermarla, sottoporla a ispezione e, se vengano rinvenuti elementi che confermino il coinvolgimento della nave in un traffico di migranti, sequestrarla.

5.1. la zona archeologica nella disciplina prevista dalla Convenzione di Montego Bay e la sua correlazione con il regime delineato a proposito della zona contigua.

L’art. 303 Convenzione di Montego Bay prevede la possibilità per gli stati di istituire una zona archeologica, di ampiezza di 24 miglia, nell’ambito della quale lo stato costiero può esercitare poteri di controllo e repressione delle violazioni alle leggi sul ritrovamento e la commercializzazione di beni di natura storica e archeologica, che si ipotizzano essere avvenute sul suo territorio, ovvero nel suo mare territoriale.

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Nell’ipotesi di stati frontisti che non superino le 48 miglia di distanza non vi è l’obbligo di delimitare la zona contigua perché i relativi poteri di controllo possono essere esercitati in concomitanza dagli stati in questione, per la zona archeologica è necessario circoscrivere l’ambito spaziale perché il prelevamento dei beni che giacciono sul fondo compete ad entrambi in via individuale ed esclusiva.

Lo stato che istituisce la zona archeologica deve dotarsi anche diuna zona contigua al contrario istituendo quest’ultima lo stato costiero non si vincola al regime convenzionale previsto per la zona archeologica. 5.2. il ritrovamento di beni di interesse storico o archeologico oltre il limite del mare territoriale: la prassi italiana, l’art. 94 del Dlgs 21 gennaio 2004, n. 42 istitutivo del codice dei beni culturali e la legge 8 febbraio 2006, n.61, che istituisce zone diprotezione ecologica.

“gli oggetti archeologici e storici rinvenuti nei fondali della zona di mare estesa 12miglia marine a partire dal limite esterno del mare territoriale sono tutelati..”

Una nave anche se si trova in alto mare è soggetta al regime che si applica al territorio dello stato di cui essa batte la bandiera.

6.1. i poteri esclusivi di sfruttamento delle risorse presenti nelfondo e nel sottosuolo delle acque marine: il regime della piattaforma continentale.

Secondo l’art. 76 della Convenzione di Montego Bay allo stato costiero spetta il diritto esclusivo all’esplorazione ed allo sfruttamento della piattaforma continentale, definita come il naturale prolungamento sommerso del territorio terrestre fino all’orlo esterno del margine continentale o fino a una distanza di200miglia marine dalle linee di base.La piattaforma continentale dovrebbe essere concordata dalle partiinteressate nel caso così non fosse la Convenzione parla solamentedi equità.

6.2. la disciplina della piattaforma continentale alla luce dei principi più significativi elaborati al riguardo dalla Corte internazionale di giustizia.

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La Convenzione di Montego Bay con riferimento alla natura e al contenuto dei diritti sulle risorse della piattaforma continentale, attribuisce allo stato costiero un diritto esclusivo di natura patrimoniale sulle risorse naturali della piattaforma.

6.3. (segue): il contributo della giurisprudenza italiana alla precisazione del regime applicabile alla piattaforma continentale.

7.1. i “diritti sovrani” riconosciuti allo stato costiero nell’ambito della zona economica esclusiva.

La zona economica esclusiva rappresenta il riconoscimento delle pretese, avanzate dagli stati costieri oceanici, di esercitare diritti sovrani di natura economica sulle acque adiacenti, fino a 200miglia dalla costa.Sorgeva un problema per quegli stati che praticano pesca d’altura,per le potenze marittime e per quegli stati privi di accesso al mare o geograficamente svantaggiati.Quindi la Convenzione di Montego Bay defini9sce la zona economica come la zona al di là del mare territoriale e ad esso adiacente, sottoposta allo specifico regime giuridico in virtù del quale i diritti e la giurisdizione dello stato costiero e i diritti e le libertà degli atri stati, sono disciplinati dalle pertinenti disposizioni della presente convenzione.Lo stato costiero fissa il totale delle catture consentite nella sua zona economica e indica il livello massimo della capacità di sfruttamento delle risorse ittiche attraverso forze imprenditoriali ad esso riconducibili. Nel caso in cui tale capacità risulti inferiore rispetto al totale delle catture consentite , esso può autorizzare altri stati a sfruttare il quantitativo residuo.

7.2. (segue): i poteri riconosciuti in favore degli stati diversi da quello costiero nell’ambito della zona economica esclusiva.

Nella zona economica esclusiva gli stati diversi da quello costiero godono della libertà di navigazione, di sorvolo e di posadi condotte e cavi sottomarini e sono abilitati altresì a tutte leutilizzazioni ulteriori del mare.Nei casi in cui la Convenzione non attribuisca diritti o giurisdizione allo stato costiero o ad altri stati nell’ambito della zona economica esclusiva e sorga conflitto fra gli interessi

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dello stato costiero e quelli di qualsiasi altro stato o stati, tale conflitto dovrebbe essere risolto sulla base dell’equità e alla luce di tutte le circostanze pertinenti, tenendo conto dell’importanza che tali interessi rivestono sia per le parti in causa, sia per la comunità internazionale nel suo complesso.

7.3. la prassi degli stati costieri del mar mediterraneo in materia di zona economica e la legge 8 febbraio 2006, n.61 istitutiva di zone di protezione ecologica oltre il mare territoriale.

Alla determinazione dei limiti esterni delle zone si provvederà attraverso la stipulazione di accordi con gli stati confinanti e fino alla loro entrata in vigore i limiti esterni seguiranno il tracciato della linea mediana, ciascun punto della quale è equidistante dai punti più vicini delle linee di base del mare territoriale italiano e di quello dello stato interessato.

8.1. il regime dell’alto mare tra libertà “tradizionali” ed esigenze vecchie e “nuove” di limitazione e controllo delle attività che si svolgono in tale ambito.

Secondo il principio consuetudinario consolidato, nell’alto mare vige un regime di libertà, che comprende la libertà di navigazione, di sorvolo, di pesca, di ricerca scientifica, da esercitarsi tenendo in considerazione gli interessi degli altri stati.

Questo principio subisce delle limitazioni: alcuni stati sono abilitati ad esercitare poteri di varia natura ed

intensità in alcune zone marittime. Norme convenzionali che tutelano gli interessi della comunità

Presupposto per le libertà tipiche dell’alto mare, ed in particolare della libertà di navigazione, è l’attribuzione della nazionalità alla nave da parte dello stato attraverso l’autorizzazione a battere la sua bandiera, sulla base dell’immatricolazione nei registri nazionali e il rilascio di documenti;inoltre tra i due vi deve essere un “legame effettivo”.Come detto nell’art. 91 della convenzione di Montego Bay ogni stato ha il potere esclusivo di concedere la sua nazionalità alle navi.

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Bandiere di comodo = sono concesse da paesi che non fissano condizioni rigorose per l’immatricolazione delle navi ovvero non esercitano su di esse un controllo effettivo.La convenzione di Ginevra nel 1986 aveva individuato dei requisitibase per garantire il legame effettivo ma fino ad oggi non è ancora stata ratificata in un numero sufficiente di stati per poterla fare entrare in vigore. La nave che si trovi in alto mare è sottoposta alla giurisdizione esclusiva dello stato della bandiera.

8.2. i limiti ai poteri che gli stati sono autorizzati ad esercitare sulle navi in alto mare.

Esempio: Diritto di inseguimento Esigenze di carattere umanitario (tratta degli schiavi) o

collettivo (pirateria e emissioni radio non autorizzate).

I limiti consistono nella possibilità di sequestro (solo pirateria) e nel diritto di visita.

Al di fuori dai casi previsti dall’art.110 della Convenzione di Montego Bay non sono consentiti in alto mare il fermo e la visita di navi straniere sospettate di esercitare attività illecite senzal’espresso consenso dello stato della bandiera.

8.3. il diritto d’inseguimento continuo (c.d. hot pursuit)

Lo stato costiero è abilitato a proseguire in alto mare un’attività repressiva, a condizione che abbia avuto inizio in spazi marini sottoposti alla sua sovranità territoriale.

9.1. inquinamento marino e regole internazionali di responsabilità: il regime delineato dalla Convenzione di Montego Bay.

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“gli stati sono responsabili dell’adempimento dei propri obblighi internazionali in materia di protezione e preservazione dell’ambiente marino e ne rispondono conformemente al diritto internazionale”.

“gli stati hanno il diritto sovrano di sfruttare le proprie risorse naturali secondo le proprie politiche ambientali e nel rispetto dell’obbligo di proteggere e preservare l’ambiente marino”.

9.2. le regole di condotta previste dal diritto internazionale in materia di protezione e preservazione dell’ambiente marino.

“gli stati hanno l’obbligo di proteggere e preservare l’ambiente marino” usando al tal fine gli strumenti più idonei in loro possesso secondo le lorocapacità.

9.3. (segue): gli obblighi degli stati in materia di riparazione dei danni, ad essi imputabili, causati all’ambiente marino.

Gli stati devono garantire con i mezzi di ricorso idonei la rapidaed adeguata riparazione dei danni all’ambiente marino causati da persone fisiche o giuridiche soggette alla loro autorità.

Gli stati hanno inoltre un obbligo di cooperazione in vista di assicurare l’attuazione e lo sviluppo del diritto internazionale in materia.

10.1. dalla elaborazione della nozione di “patrimonio comune dell’umanità” all’istituzione di un organo deputato alla tutela dei beni riconducibili a tale nozione.

“il fondo del mare e degli oceani, così come il loro sotto-suolo al di là dei limiti della giurisdizione nazionale e le risorse dell’aerea sono patrimonio comune dell’umanità e nessuno stato, nessuna persona fisica o morale può rivendicare, esercitare o acquistare sull’area o sulle sue risorse diritti incompatibili conil regime internazionale …”

11.1. le tecniche di soluzione pacifica delle controversie relative all’interpretazione e applicazione della Convenzione di Montego Bay e di altri accordi internazionali in materia del diritto del mare.

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La convenzione prevede un sistema di soluzione delle controversiebasato sul principio di soluzione pacifica delle stesse.

11.2. (segue): in particolare, il ruolo del tribunale internazionale del diritto del mare.

Esso contribuisce alla soluzione pacifica delle controversie!Ha sede ad Amburgo, è composto da 21 membri indipendenti e ha competenza su tutte le controversie che gli vengono sottoposte.Ha giurisdizione esclusiva che esercita attraverso la camera.

CAPITOLO 12 – TUTELA INTERNAZIONALE DELL’AMBIENTE- Perché la protezione dell’ambiente assume dimensione transnazionale:1. Le attività inquinanti o lesive dell’ambiente poste in essere in uno Stato tendono a ripercuotersi in altri Stati e in aree non soggette alla sovranità di alcuno Stato2. I problemi ambientali più importanti non sono risolvibili né gestibili dai singoli Stati, ma richiedono una cooperazione internazionale e un’azione comune3. Spesso le problematiche sono fra loro fortemente saldate adozione di norme concordate a livello internazionale volte allagestione o allo sfruttamento di determinate risorse naturali o all’esercizio di certe attività aventi particolare impatto ambientale iniziative unilaterali di Stati o organizzazioni regionali (UE) assumono portata extraterritoriale- Evoluzione della materia: Prima: le regole sulla protezione dell’ambiente erano inquadrate nel contesto della disciplina della responsabilità degliStati (da atti leciti/illeciti) per lo più applicabile alle sole ipotesi di casi di inquinamento transfrontaliero determinati da incidenti.

Ora: si sono affiancati regimi normativi, per lo più multilaterali, basati sull’applicazione di due principi: cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile.

Tappe dello sviluppo:1. Conferenza delle Nazioni Unite di Stoccolma sull’ Ambiente Umano

(1972) ha portato alla progressiva formazione ed entrata in vigore di un imponente corpus di norme in materia ambientale e all’adozione di tre documenti:a) Risoluzione relativa ad accordi istituzionali e finanziarib) Piano d’azione (crea i presupposti per un forum globale per

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tematiche ambientali – UNEP)c) Dichiarazione di Principi (non vincolanti ma che si sono poitrasformati in regole di diritto consuetudinario)

2. Conferenza di Rio su ambiente e sviluppo (1992) ha consolidato i principi già enunciati a Stoccolma, anche se in un’ottica nellaquale la tutela dell’ambiente fu posta accanto al tema dello sviluppo degli Stati. Ha portato all’adozione di 3 documenti:a) Dichiarazione su ambiente e sviluppo b) regole non vincolanti su conservazione e sfruttamento delleforestec) Agenda 21 (documento programmatico per fissare programmi, priorità e iniziative)e all’apertura alla firma della Convenzione sulla biodiversità e della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico (rimaste tuttavia ferme a mere dichiarazioni di principio o documenti diprima attuazione incapaci di raggiungere gli obiettivi sanciti nelle stesse).In occasione della Conferenza di Rio emerge anche la debolezza del diritto internazionale dell’ambiente, e la scarsa natura precettiva e l’eccessiva durata nella “gestazione” delle sue norme.

Il fallimento delle grandi convenzioni universali (es: protocollodi Kyoto su gas serra; fallimento della Conferenza sul clima di Copenaghen), costituisce uno dei motivi per cui prosegue la diffusione di accordi bilaterali e regionali, soprattutto per la gestione di una particolare risorsa ambientale condivisa, e misure unilaterali, che sembrano essere più efficaci. L’assenza di una “Organizzazione mondiale dell’ambiente”, fa sì che il forum per il dibattito in materia sia distribuita fra diversi soggetti, ciascuno dei quali vede il profilo ambientale in relazione alle proprie competenze settoriali (WTO, IMO, FAO…) a cui si aggiungono istituzioni di respiro regionale (UE, Consigliod’europa). L’unico soggetto con competenze specifiche ma ridotte è l’UNEP (peraltro privo di poteri coercitivi e meccanismi di risoluzione delle controversie). - Influenza delle discipline non giuridiche (scienze economiche, naturali, sociali, etica e filosofia) sul diritto internazionale dell’ambiente: Rinforzano e affinano gli strumenti giuridici (es: la scienza economica ha trasformato le norme internazionali, non più basate sul meccanismo del “command and control” ma su incentivi di tipo economico ad adottare comportamenti virtuosi sotto il profilo della salvaguardia dell’ambiente e ha introdotto il “polluter pays

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principle”); gli studi scientifici (es: sulle piogge acide, sull’assottigliamento dello strato di ozono) si pongono come presupposto per la creazione e l’aggiornamento delle norme; i canoni etici e filosofici dettano il contenuto di regole e principi internazionali (es: rispetto verso le generazioni future,alla base dello sviluppo sostenibile).- Rapporto tra tutela dell’ambiente e diritti umani:Diversi documenti affermano il collegamento tra un ambiente salubre e il godimento dei diritti umani fondamentali, ma ciò non equivale ad assumere l’esistenza di un diritto degli individui di godere di un ambiente “pulito” l’ambiente salubre è presupposto per il godimento di diritti fondamentali ma non è oggetto di protezione diretta. Questo anche perché l’eventuale riconoscimentodi un diritto umano all’ambiente, riguardando i rapporti tra individui e governo, non è strumento idoneo a creare una prerogativa giuridica erga omnes. Inoltre, la stessa possibilità di invocare un tale diritto da parte dei presunti titolari dello stesso, incontra il problema della mancata definizione di parametri concreti in base ai quali determinare gli standard di ambiente “salubre”. Tuttavia il solo fatto di riconoscere una responsabilità primaria in capo agli stati con riferimento alla salvaguardia dell’ambiente nel contesto dei diritti fondamentali dell’individuo, ha la funzione fondamentale di elevare a rango costituzionale le considerazioni ambientali (che sarebbero altrimenti compresse nel bilanciamento con i diritti fondamentali espressamente riconosciuti). Nasce così il problema del conflitto fra tutela dell’ambiente e diritti umani, come ad esempio libertà di iniziativa economica, diritto a procreare e in particolare, il diritto allo sviluppo. Spesso infatti alla crescita economica in molti stati si accompagna un degrado ambientale significativo scontro fra paesi in via di sviluppo che ritengono più importante risolvere prima altre questioni, come lotta alla povertà e alla fame della propria popolazione, e altri stati che non vogliono vedere distrutte risorse considerate patrimonio comune, che si trovano massimamente sul territorio dei primi. Prassi:

Appropriato bilanciamento degli interessi Principio secondo cui iniziative di sviluppo finanziate da

o.i. e altri attori operanti nel diritto internazionale devono superare un “test di sostenibilità”

Tendenza secondo cui i Paesi del Nord debbono contribuire, anche finanziariamente, alla tutela delle risorse ambientali esistenti nel sud del mondo.

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- Genesi delle norme e dei principi generali in materia di protezione ambientaleNorma fondamentale: obbligo in capo a ciascuno Stato di non agire in modo da arrecare pregiudizio ad altri Stati. Questo principio ei suoi corollari furono affermati nei casi “Fonderia di Trail – USA vs Canada” e nel caso dello “Stretto di Corfù” e poi ripresi nel Principio 21 della dichiarazione di Stoccolma: “Gli Stai hanno, inconformità con la Carta Onu e con i principi di diritto internazionale, il diritto sovrano di sfruttare le proprie risorse conformemente alle proprie politiche ambientali e la RESPONSABILITA’ DI ASSICURARE CHE LE ATTIVITA’ SVOLTE ALL’INTERNO DELLA LORO GIURISDIZIONE O SOTTO IL LORO CONTROLLO NON CAUSINO DANNIALL’AMBIENTE DI ALTRI STATI O DI SPAZI SOTTRATTI ALLA GIURISDIZIONE DEGLI STATI”. Corollario: obbligo in capo agli Stati di informazione e cooperazione in caso si verifichino situazioni di inquinamento atmosferico effettivo o rischi significativi che ciò avvenga. Problemi applicativi: E’ chiara la sua applicazione in caso di inquinamento transfrontaliero o di danno all’ambiente in spazi non soggetti alla sovranità di alcuno Stato, ma è incerto se questo principio di applichi anche nel caso in cui uno Stato nuoci al proprio ambiente. Da una parte essendo l’ambiente interdipendente, risulta difficile confinare la sua protezione all’interno di uno Stato, dall’altro lato, mancano prassi applicative di questo principio in relazione a casi di danno ambientale di uno stato al proprio interno, soprattutto perché si scontra con il principio di non ingerenza negli affari interni di uno stato. E’ quindi apprezzabile la circostanza che i problemi evidenziati vengano risolti a livello pattizio da parte degli Stati, mediante trattati che sanciscano l’obbligo degli stati stessi di preservare il proprio ambiente.

Conseguenze della violazione:◦ la prassi applicativa e il diritto pattizio, codificano a seconda dei casi, e dei danni ambientali, due diversi regimi di responsabilità: una oggettiva, e una che richiede la prova dellaviolazione di obblighi di diligenza per prevenire il danno ambientale transfrontaliero. ◦ Momento di insorgenza della responsabilità: la maggior parte dei trattati richiedono che vi sia stato un danno “significativo” all’ambiente, ma ce ne sono altri per i quali è sufficiente il mero rischio ambientale.◦ Determinazione del danno risarcibile: nozione ampia, che comprende oltre alla perdita di beni materiali anche il danno subito da essi viventi o ecosistemi, danno alla salute, perdita delle bellezze naturali e danno alla qualità dell’ambiente.

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◦ Non si riscontra una prassi univoca e soluzioni convincenti a livello generale per quanto riguarda il tentativo di individuareun regime di responsabilità differenziato a seconda che il dannoambientale sia determinato da attività lecite o illecite. Risulta quindi la difficoltà di individuare regole generali applicabili in ipotesi di danno ambientale transfrontaliero, a causa delle diverse tipologie di danno, delle diverse attività che possono causarlo e delle effettive possibilità di evitarlo. Inoltre, visto che gli autori di queste condotte sono individui,della loro condotta può essere responsabile lo stato solo qualora sussistano le condizioni per invocarne l’imputabilità. Si è quindi preferito optare per la creazione di norme primarie e di trattati contenenti obblighi in capo agli stati la cui violazione viene sanzionata di volta in volta sulla base di specifici standard (e il più delle volte senza più distinguere tra situazioni transfrontaliere e situazioni interne).

- Obblighi e principi del diritto internazionale dell’ambiente:1. OBBLIGO DI COOPERAZIONE tra gli Stati nella gestione delle questioni di tutela ambientale transnazionale. E’ presente nella Dichiarazione di Stoccolma, ed è poi ripresa più specificatamente nella Conferenza di Rio (Principio 7-13-27): gli Stati devono cooperarein uno spirito di partnership globale per conservare, proteggere e ristabilire la salute e l’integrità dell’ecosistema della terra; devono sviluppare norme nazionali (e cooperare per lo sviluppo di nuove regole di dir. internazionale) su responsabilità e risarcimento del danno causato alle vittime di fenomeni di inquinamento.Quest’obbligo grava anche sugli Stati che intendono far valere diritti loro attribuiti da un trattato, quando la loro attuazione rischia di determinare un danno ambientale.2. OBBLIGO DI CONSULTAZIONE E INFORMAZIONE cui uno Stato è tenuto nei confronti di altri Stati interessati a una minaccia o a un danno ambientale. E’ stato espresso nella sentenza dello stretto di Corfù, nel caso del Lago di Lanoux e ripresa in molte convenzioni internazionali e nel Principio 18 della dichiarazione di Rio: Gli Stati sono obbligati a notificare immediatamente ad altri Stati qualsiasi disastro naturale o altre emergenze idonee a produrre danni immediati all’ambiente di tali Stati, e nel Principio 19. Corollari: obbligo di svolgere una valutazione preventiva di impatto ambientale (VIA) dell’attività e diritto delle comunità di individui ad avere accesso alle informazioni riguardanti decisioni degli Stati in materia ambientale, di partecipare all’adozione di tali decisione e alle eventuali controversie che esse danno luogo.3. OBBLIGO DI NEGOZIARE L’ESECUZIONE DI ATTIVITA’ LESIVE dell’ambiente: uno Stato intenzionato a compiere attività

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potenzialmente lesive per l’ambiente è soggetto a un obbligo preventivo di negoziare con gli altri stati potenzialmente toccatida tali attività le modalità, i criteri e la locazione delle stesse (è in sostanza specifica espressione di un generale obbligodi buona fede). Applicazione “a rovescio” del principio: la legittimità di atti unilateralmente adottati da uno Stato in funzione della protezione ambientale aventi efficacia transfrontaliera e idonei a violare altri obblighi internazionali (es: libero scambio) è subordinata alla dimostrazione di aver cercato di negoziare con gli altri stati interessati forme di intervento congiunto.4. APPROCCIO PRECAUZIONALE: quando una attività è presumibilmente idonea a produrre un danno ambientale, gli Stati devono agire al fine di evitare la produzione del danno, anche prima di aver acquisito la certezza scientifica sulle effettive conseguenze ambientali negative. Non sempre questo principio è applicato nellaprassi (es: carne agli ormoni)5. PRINCIPIO DELLA RESPONSABILITA’ COMUNE MA DIFFERENZIATA: agli Stati con l’economia più avanzata viene riconosciuta una speciale responsabilità (perché contribuiscono maggiormente al degrado ambientale e perché hanno maggiori capacità per promuovere programmi di tutela e risanamento ambientale) diversi obiettivi ambientali, applicazione di esenzioni o termini di adempimento diversi; i Paesi industrializzati finanziano mediante appositi fondi, almeno parte dei costi incrementali sostenuti dagli stati più arretrati per raggiungere determinati obiettivi di tutela ambientale.6. SVILUPPO SOSTENIBILE: (principio 3 della convenzione di Rio): lo sviluppo è considerato sostenibile quando soddisfa le esigenze della generazione presente senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare le proprie uso equo, prudente e razionale delle risorse naturali. Implicazioni transfrontaliere: divieto per ciascuno stato di svilupparsi a detrimento del patrimonio ambientale di altri stati o delle risorse naturali del pianeta. Tuttavia, essendo la priorità ancora data allo sviluppo piuttosto che alla sostenibilità, ad oggi è difficile affermare una portata precettiva di questo principio. i principi di diritto transnazionale dell’ambiente presentano un’efficacia concreta limitata e tendono soprattutto ad orientare il comportamento degli Stati nel senso di indurre l’adozione di regole ulteriori a livello pattizio su moltissime materie (inquinamento atmosferico, biodiversità e protezione delle specie viventi, inquinamento del mare e dello spazio, gestione dei

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rifiuti e delle sostanze pericolose, rischi ambientali derivanti dall’utilizzo dell’energia nucleare). In particolare le regole pattizie tendono a impedire non la condotta di per sé, che magari è lecita e necessaria, ma le modalità di compimento illecite dellastessa, ovvero che non osservino determinati standard. La necessità che tutti partecipino a determinati progetti di tutela ambientale globale ha talora spinto gli Stati aderenti ad una convenzione a concordare sanzioni applicabili anche nei confronti dei non aderenti (solitamente di natura commerciale, come embarghi e altre sanzioni commerciali). La deroga al principio pacta tertiis nec nocent neque prosunt, si giustifica alla luce della norma programmatica codificata dal Principio 21. Questo porta alla grande partecipazione alle conferenze, per evitare il rischio che altri stati concorrano a formare le norme, magari sottovalutando o penalizzando esigenze degli stati non partecipanti. l’ampio numero dei partecipanti allunga i tempi e aumenta le difficoltà, ma, d’altra parte, vi è la necessità degli stati di non escluderne nessuno, al fine di evitare il fallimento degli obiettivi del trattato che normalmente richiedono la cooperazione di tutti. Questo porta a sua volta alla necessitò di adottare normative di compromesso o di norme di contenuto procedurale o strumentale che rinviano a tempi successivi all’entrata in vigore del trattato un determinato risultato. Contenuti delle norme dei trattati: sempre di più si tende a impiegare modelli economici le norme disciplinano le modalità con cui gli Stati possono svolgere determinate attività nel rispetto di standard e obiettivi predeterminati, in particolare offrendo incentivi di tipo economico ad adottare comportamenti ecologicamente virtuosi. Esempi: meccanismi economici flessibili (flex-meches)- Tecnica redazionale dei trattati: Gli Stati solitamente predispongono inizialmente una convenzione-quadro, il cui scopo è quello di:a) stabilire criteri e principi programmatici sui quali tutti gli Stati prestano il proprio consensob) dettare regole procedurali volte a dar corpo agli obiettivi generali del trattatoSpesso prevede anche un forum di carattere istituzionale.L’accordo – quadro risulta quindi attuato da altri trattati (spesso definiti Protocolli) o contiene al proprio interno meccanismidi formazione di norme applicative, che diventano cioè vere e proprie fonti previste da un trattato. Altre volte invece vengono

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costituiti organi terzi indipendenti cui gli Stati parti delegano sia funzioni consultive e scientifiche sia specifici poteri di attuazione e di controllo degli obiettivi convenzionali, tra cui funzioni conciliative di eventuali controversie.- I trattati in materia ambientale prevedono poi solitamente obblighi di cooperazione tra le parti obbligo di informare in caso si verifichino situazioni di inquinamento effettivo o rischi significativi che ciò avvenga, obbligo di avviare consultazioni e di aggiornare costantemente sull’evolversi della situazione, obbligo di fornire assistenza agli altri stati che ne facciano richiesta a seguito di un incidente nucleare.- Inquinamento derivante da attvità non statali individuali: il diritto pattizio ha elaborato regole volte a introdurre meccanismidi responsabilità civile, in particolare per lo svolgimento di attività pericolose. Esempi: esercizio di centrali nucleari regime di responsabilità oggettiva in caso di incidente + obbligo di stipulare polizze assicurative per coprire il rischio nucleare (ma comunque gli Stati che ospitano le centrali sono obbligate a garantire l’adempimento degli obblighi risarcitori) + norme per l’individuazione del giudice (di solito luogo in cui il danno ha avuto luogo, ma anche luogo in cui la centrale è installata) + riconoscibilità delle sentenze in tutti gli ordinamenti degli Stati aderenti. Problema: alle convenzioni non aderiscono USA, Russia e Giappone. Circolazione di rifiuti pericolosi regime di responsabilitàe risarcibilità del danno determinato dall’abbandono dei rifiuti.Ci sono poi casi di responsabilità civile non coperti da specifiche convenzioni e derivanti da incidenti ambientali transfrontalieri nei quali l’elemento di internazionalità non è dato dal verificarsi di un danno in uno Stato diverso da quello in cui la condotta rilevante ha luogo, ma dalla circostanza che l’autore del danno è un’impresa multinazionale. Uno dei motivi è quello di evitare casi di “environmental shopping”: l’impresa svolgente attività pericolose insedia i propri stabilimenti produttivi in ordinamenti esteri con standard ambientali per produrre beni vietati nel proprio Stato o per sottrarsi ai regimidi responsabilità e requisiti. Il problema è quello di stabilire se e di fronte a quale giurisdizione i danneggiati possano citare in giudizio i responsabili, cioè le società che controllano le imprese stabilite nell’ordinamento in cui il dannosi è verificato. La prassi non consente di affermare soluzioni univoche. Esempi:

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◦ Caso Bhopal: i giudici statunitensi declinarono la propria giurisdizione nella causa intentata contro la Union Carbide Corp.(multinazionale statunitense che controllava la società indiana Union Carbide India Ltd.) affermando che fossero i giudici indiani i più appropriati.◦ Caso OK Tedi: Le corti australiane affermarono la propria giurisdizione nei confronti della multinazionale australiana BHP,controllante la società OK Tedi Mining Ltd., convenuta dai danneggiati locali per i gravissimi danni determinati dall’attività estrattiva svolta dalla controllata in Papua-Nuova Guinea principio di applicazione degli standard ambientali australiani nei confronti delle imprese australiane e loro controllate, ovunque operanti.- Misure unilaterali degli Stati con efficacia extraterritoriale:regole che “internalizzano” i costi ambientali derivanti dallo svolgimento di attività di produzione e consumo, imponendo il rispetto di determinati standard nel loro svolgimento ovvero vietando determinati processi produttivi o di consumo. Questi standard finiscono per applicarsi anche alle attività svolte al di fuori del territorio dello Stato, quanto meno nella misura in cui soggetti stranieri vogliano avere contatti con l’ordinamento di tale Stato (ad esempio perché vogliono esportarvi beni) [questo perché se fosse diversamente: svantaggio competitivo imprese interne; prezzo minore = maggiore quantità dei beni nocivi; altri potrebbero cmq danneggiare ambiente e persone che la norma protegge] si concretano in sostanza in restrizioni e divieti alle importazioni di beni prodotti in violazione degli standard posti unilateralmente dallo Stato, misure che colpisconoil commercio in funzione di tutela ambientale (TREMs = Trade-Related Environmental Measures). Problemi relativi alle TREMs:1. Discussa l’efficienza e l’utilità. Spesso nascondono obiettiviprotezionistici, più che ambientali ed inoltre tendono ad accentuare i conflitti fra Nord e Sud essendo la loro efficacia direttamente proporzionale alla forza commerciale e politica degli Stati agenti.2. Sembrano porsi in contrasto con le norme di diritto internazionale dell’economia relative al libero scambio vigenti nell’ambito del sistema OMC, sia per quanto riguarda alcune normedel GATT (es: obbligo di eliminazione delle restrizioni quantitative all’importazione o all’esportazione) sia per quanto riguarda altre norme del sistema dell’OMC. Tuttavia, il sistema GATT-OMC contiene clausole di deroga ai principi del libero

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scambio; in particolare l’art. XX consente agli Stati, a condizione che esse non siano applicate in modo arbitrario ed ingiustificato, o che non costituiscano una restrizione dissimulata al commercio internazionale, di adottare misure unilaterali “necessarie alla protezione della salute e della vitaumana, animale o vegetale o relative alla conservazione delle risorse naturali esauribili, se adottate insieme con restrizioni alla produzione o al consumo applicate a livello interno”. Tuttavia le considerazioni di tipo ambientale in seno all’OMC sono ancora ampiamente cedevoli rispetto al primario obiettivo diliberalizzazione degli scambi, che è la ragion d’essere del sistema medesimo.

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