Il c.d. Antro del Serpente a Lanuvio (Roma)

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5 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA n. 10 | maggio | 2014 di Fabio Paglia* Il c.d. Antro del Serpente a Lanuvio (Roma) SUMMARY. The so-called Serpent’s Cave at Lanuvio, Rome: a new proposal for its analysis. Since 2011, Centro Ricerche Speleo Archeologiche (CRSA), in collaboration with the Lanuvio City Museum, undertook the study of a few interesting hypogea in the Lanuvio area, near Rome. This article presents an analysis of the so-called Serpent’s Cave, an underground complex that can be accessed from the monumental sanctuary of Juno Sospita. A chronological sequence is proposed for the realization of the various sections of the artifact and an attempt is made to interpret its possible function. N egli anni 2011-2012 il Centro Ricerche Spe- leo Archeologiche (CRSA), su invito del Mu- seo Civico Lanuvino e con il benestare della Soprintendenza Archeologica del Lazio, ha svolto delle attività di indagine e studio all’interno del territorio comunale di Lanuvio, un centro dei Colli Al- bani che guarda verso il litorale di Anzio 1 . Negli ultimi anni l’attenzione verso l’area lanuvina è notevolmen- te cresciuta grazie a nuove scoperte archeologiche 2 e ai numerosi interventi di valorizzazione che hanno avuto come oggetto il santuario di Giunone Sospita 3 , già famoso in epoca antica e paragonabile per impor- tanza ad altri celebri complessi di culto dell’area dei Colli Albani 4 . Con la presente pubblicazione si intende non solo presentare i primi risultati raggiunti ma, soprattutto, rendere noto un sito del patrimonio archeologico lanu- vino che, fino in tempi recenti, è stato sostanzialmente ignorato 5 ma che può fornire dei dati interessanti per comprendere lo sviluppo dell’antica Lanuvium e del * Archeologo; e-mail: [email protected] Una nuova proposta di lettura 1. Desidero ringraziare tutti coloro che, con il loro supporto, hanno reso possibile il presente lavoro, in particolare Donato Cioli, Gianni Vincis e Giulio Coluzzi. 2. Attenni 2008; Forma Urbis 2010. 3. L’appellativo “Sospita” significa “salvatrice” e, in questo caso, la divinità assume un carattere guerriero (v. la relativa voce in LIMC, V, 1). 4. Coarelli 1987. 5. Va precisato che una concisa presentazione dell’ipogeo viene presentata in Centro Ricerche Sotterranee Egeria 2009; tuttavia con il presente lavoro si cercherà di approfondirne ulteriormente l’analisi apportando nuovi dati e proponendo una ricostruzione della sua storia articolata in fasi cronologiche distinte.

Transcript of Il c.d. Antro del Serpente a Lanuvio (Roma)

5ARCHEOLOGIA SOTTERRANEAn. 10 | maggio | 2014

di Fabio Paglia*

Il c.d. Antro del Serpentea Lanuvio (Roma)

SUMMARY. The so-called Serpent’s Cave at Lanuvio, Rome: a new proposal for its analysis. Since 2011, Centro Ricerche Speleo Archeologiche (CRSA), in collaboration with the Lanuvio City Museum, undertook the study of a few interesting hypogea in the Lanuvio area, near Rome. This article presents an analysis of the so-called Serpent’s Cave, an underground complex that can be accessed from the monumental sanctuary of Juno Sospita. A chronological sequence is proposed for the realization of the various sections of the artifact and an attempt is made to interpret its possible function.

Negli anni 2011-2012 il Centro Ricerche Spe-leo Archeologiche (CRSA), su invito del Mu-seo Civico Lanuvino e con il benestare della Soprintendenza Archeologica del Lazio, ha

svolto delle attività di indagine e studio all’interno del territorio comunale di Lanuvio, un centro dei Colli Al-bani che guarda verso il litorale di Anzio1. Negli ultimi anni l’attenzione verso l’area lanuvina è notevolmen-te cresciuta grazie a nuove scoperte archeologiche2

e ai numerosi interventi di valorizzazione che hanno

avuto come oggetto il santuario di Giunone Sospita3, già famoso in epoca antica e paragonabile per impor-tanza ad altri celebri complessi di culto dell’area dei Colli Albani4.

Con la presente pubblicazione si intende non solo presentare i primi risultati raggiunti ma, soprattutto, rendere noto un sito del patrimonio archeologico lanu-vino che, fino in tempi recenti, è stato sostanzialmente ignorato5 ma che può fornire dei dati interessanti per comprendere lo sviluppo dell’antica Lanuvium e del

* Archeologo; e-mail: [email protected]

Una nuova proposta di lettura

1. Desidero ringraziare tutti coloro che, con il loro supporto, hanno reso possibile il presente lavoro, in particolare Donato Cioli, Gianni Vincis e Giulio Coluzzi.

2. Attenni 2008; Forma Urbis 2010.3. L’appellativo “Sospita” significa “salvatrice” e, in questo caso, la divinità assume un carattere guerriero (v. la relativa voce in LIMC, V, 1).4. Coarelli 1987.5. Va precisato che una concisa presentazione dell’ipogeo viene presentata in Centro Ricerche Sotterranee Egeria 2009; tuttavia con il presente lavoro si

cercherà di approfondirne ulteriormente l’analisi apportando nuovi dati e proponendo una ricostruzione della sua storia articolata in fasi cronologiche distinte.

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suo celebre santuario. L’ipogeo noto tradizionalmente come Antro del

Serpente faceva parte del santuario di Giunone So-spita: infatti, ancora oggi, si affaccia sul portico che cingeva uno dei grandi terrazzi monumentali del com-plesso (Fig. 1).

L’area in questione si trova lungo il versante oc-cidentale del Colle S. Lorenzo6 e venne indagata nel corso delle campagne di scavo promosse da Lord Sa-vile Lumley7 negli anni 1884-1892. Tali ricerche8 ebbe-ro come esito il rinvenimento del portico menzionato

in precedenza, realizzato in opera mista e datato alla metà del I sec. a.C., oltre ai resti di un basamento circo-lare e, soprattutto, la scoperta di alcune statue in mar-mo di cavalli e cavalieri9: queste ultime, oggi divise tra il British Museum, il Museo di Leeds e il Museo Civico Lanuvino, sono state identificate come parte di un do-nario voluto da L. Licinio Murena, console nel 62 a.C., riproducente Alessandro Magno insieme agli ufficiali macedoni caduti durante la battaglia del Granico10.

Il portico in opera mista, costruito lungo il fian-co del colle e caratterizzato da arcate inquadrate da

6. L’altura sulla quale fu progressivamente edificato il santuario.7. Ambasciatore inglese presso la Santa Sede e noto ricercatore di antichità.8. Attenni 2011.9. Attenni 2012.10. Durante tale scontro, avvenuto nel 334 a.C. nei pressi del fiume omonimo, Alessandro Magno riportò la sua prima vittoria sull’esercito persiano

di Dario III.

Fig.1. Pianta del Colle S. Lorenzo con la posizione del c.d. Antro del Serpente (evidenziata in rosso).

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semicolonne doriche, in origine era probabilmente a due piani e venne in parte ricostruito alla fine dell’Ot-tocento da Vincenzo Seratrice11. Negli anni successivi, tuttavia, ebbe inizio il degrado dell’area e già nel 1906 veniva segnalato il rischio di un possibile crollo della porzione restaurata a causa della presenza di cave di pozzolana nel sottosuolo, testimoniate anche da un disegno dello stesso Seratrice datato 188912. Dopo de-cenni di incuria e abbandono, solo nel 1980 il porti-co venne finalmente consolidato e negli ultimi anni è stato oggetto di ulteriori interventi di riqualificazio-ne. Proprio alla sua estremità settentrionale si trova il

piccolo accesso al c.d. Antro del Serpente (Fig. 2), che deve il suo nome a un rituale tramandato dalle fonti antiche13 e relativo alla presenza di un serpente sacro al quale ogni anno alcune fanciulle dovevano offrire delle focacce per propiziare la fecondità della terra: se le giovani erano vergini l’animale avrebbe consu-mato l’offerta e il raccolto sarebbe stato abbondante; in caso contrario le focacce sarebbero state rifiutate e una delle fanciulle doveva essere sacrificata per scon-giurare la carestia. A questo punto è opportuno pre-cisare che l’identificazione dell’ipogeo in questione con quello dove viveva il serpente sacro è tutt’altro

11. Vincenzo Seratrice (1851-1922) era un artista di origine piemontese che si stabilì a Lanuvio ed essendo appassionato di archeologia si occupò attivamente della salvaguardia delle memorie storiche del territorio lanuvino, tenendo la carica di Ispettore Onorario alle antichità e documentando le campagne di scavo di Lord Lumley.

12. Attenni 2011, p. 165, fig. 3.13. Properzio (IV, 8) ed Eliano (IX, 16).

Fig.2. Ingresso dell’ipogeo (A). Si notano i resti del portico in opera mista.

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che certa14 e la reale funzione dell’ipogeo stesso non è stata ancora definita con certezza.

Una volta entrati all’interno dell’antro attraver-so una piccola porta (A in Fig. 3)15 inquadrata da un muro in opera mista e da due semicolonne, ci si ritrova immediatamente in una sorta di piccolo ambiente di forma approssimativamente semicircolare, da cui si di-ramano due cunicoli: uno in direzione nord-ovest (B), largo circa 50 cm e lungo oltre 7 m, che si presenta ostruito e quindi non è completamente esplorabile; l’altro invece (R) procede verso nord-est per altri 35 m. Quest’ultimo è inizialmente piuttosto ampio, ma dopo 14 m si restringe nettamente (frecce contrapposte in Fig. 3). Visto nel suo insieme, il cunicolo R presenta una struttura “a pettine”, dato che lungo il suo percorso si aprono 7 ambienti (E-F-G-H-I-L-M) e 2 diramazioni (C-D), tutti disposti verso sud-est. Gli ambienti G-H-I-L-M presentano tra di loro delle caratteristiche omogenee: tutti hanno infatti una lunghezza di circa 3 m per una larghezza di 1 m e sono disposti a intervalli di circa 3 m di distanza.

Nella parte più interna del cunicolo R si nota ai lati un condotto sopraelevato (N) disposto in direzione nord-ovest/sud-est, superato il quale si raggiunge un muro in pietra di epoca moderna con una piccola aper-tura che permette di accedere a un cunicolo perpendi-

colare (P), posto a una quota inferiore, esplorabile per circa 40 m (Fig. 4).

La diramazione N risulta tagliata dal condotto R in due tronconi: a ovest l’accesso è bloccato da una frana; a est invece, dopo pochi metri, la volta assume una se-zione “triangolare”. Qui N, che mostra tracce di scavo verso sud-est, va a intersecarsi con altri due cunicoli, denominati N1 e N2, che presentano segni di scavo in direzione opposta, vale a dire verso ovest: quindi N2 non è altro che il proseguimento di N1 in direzione nord-ovest16 (v. direzioni di scavo in Fig. 3).

Passando all’analisi del cunicolo P, si osserva un’im-

14. Tale proposta viene avanzata in Chiarucci 1983.15. Nella Fig. 3 le parti colorate rappresentano cunicoli che si trovano a un livello diverso da quello del cunicolo d’ingresso R. I salti di quota tra i vari

cunicoli sono i seguenti: R → C = +0,80 m; R → N = +1,19 m; R → P = –0,91 m; P → Q = +0,75 m.16. Purtroppo i cunicoli sono quasi completamente ostruiti a causa dei crolli, quindi sono visibili solo per un breve tratto.

Fig.3. Mappa dell’ipogeo. Le parti colorate rappresentano cunicoli che si trovano a un livello diverso da quello del cunicolo d’ingresso R. Le frecce parallele ed esterne ai cunicoli rappresentano la direzione di scavo.

Fig.4. Il condotto R taglia il cunicolo sopraelevato N (a sinistra) e termina in P (in basso a destra).

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portante differenza di sezione oltre che di quota, poi-ché il passaggio si rivela più stretto e la volta a botte tende a schiacciarsi fino ad assumere un profilo qua-si rettangolare. Entrambe le estremità sono bloccate da frane, ma in corrispondenza di quella occidentale il condotto incontra un’altra diramazione (Q), posta a una quota superiore ma con un orientamento molto simile, che sostanzialmente finisce con il sovrapporsi a P17 (Fig. 5).

Nel corso dell’esplorazione sono emersi numerosi dettagli di un certo interesse, che hanno permesso di approfondire l’analisi del sito.

In primo luogo va segnalato che la direzione di scavo di R, ben testimoniata dai segni dei picconi sul-la roccia tufacea, inizia dall’entrata e si spinge verso l’interno.

E’ di grande importanza il fatto che le diramazio-ni C e D siano entrambe il risultato di un’intersezione tra due cunicoli: infatti dopo 2-3 m si notano le tracce del punto di congiunzione, caratterizzato da un cam-biamento di sezione, quota, allineamento e dalla pre-senza di segni di scavo in direzione opposta, renden-do evidente il collegamento con una rete di cunicoli, ormai crollati, provenienti da sud-est (Fig. 6). Proprio

17. Anche in questo caso la presenza di una frana non permette di esplorare l’intero percorso del cunicolo.

Fig.5. Il punto di congiunzione tra i condotti P (in basso a destra) e Q (al centro, ad una quota maggiore).

Fig.6. La diramazione C. Si notano le differenze morfologiche e il salto di quota con il cunicolo scavato in senso opposto.

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in corrispondenza del punto di connessione tra le due parti del cunicolo D va messa in evidenza la presenza di un incasso, scavato lungo la parete tufacea, perti-nente a una sorta di porta o di sbarramento (Fig. 7).

La presenza di una canaletta per l’acqua nel tratto più interno del corridoio R (lungo la parete occidenta-le), suggerisce l’inclusione dell’Antro del Serpente nel-la categoria dei condotti idraulici18, ma verso l’ester-no essa scompare e ai lati si notano due “banchine” che, insieme all’osservazione dei segni di scavo, hanno permesso di ipotizzare la probabile tecnica impiegata dagli scavatori: all’inizio il tufo veniva intaccato con dei picconi in alto a destra e, progressivamente, si con-tinuava verso sinistra fino a sgomberare l’intera volta; una volta completata questa prima fase, si scavava in basso, nella parte centrale, in modo da creare una sor-ta di “passaggio” che veniva progressivamente allar-gato e rifinito fino al raggiungimento dell’ampiezza voluta, lasciando una linea di discontinuità lungo le pareti, a metà altezza19. In base a questa ricostruzione, tuttavia, la presenza delle due banchine laterali nella prima parte del corridoio R sembrerebbe indicare che, di fatto, i lavori di scavo non siano stati terminati: for-se il cunicolo doveva essere allargato e rifinito, ma tale opera si limitò al cervello della volta, lasciando la parte inferiore più stretta e determinando una caratteristica sezione “a fungo” in quel tratto (Fig. 8). Tali banchine, infatti, che sembrerebbero prive di canalina per l’ac-qua20, iniziano nei pressi dell’ambiente semicircolare all’ingresso e giungono nelle vicinanze della nicchia F restringendosi gradualmente fino a scomparire. In

18. Centro Ricerche Sotterranee Egeria 2009, p. 22.19. Tale tecnica viene riportata in Basso et alii 1997, pp. 142-145 e Bodon et alii 1994, pp. 198-199, proprio prendendo ad esempio un cunicolo posto

dietro il portico del santuario di Giunone Sospita a Lanuvio; tuttavia, in base alla mappa presentata (Bodon et alii 1994, p. 200), che raffigura un condotto privo di diramazioni e orientato verso sud, sembra che non si tratti del c.d. Antro del Serpente ma di un altro, del quale non ho trovato ulteriori attestazioni.

20. Un’osservazione esaustiva della loro conformazione è al momento ostacolata dalla forte presenza di macerie, dovuta all’utilizzo dell’antro come discarica.

Fig.7. Incasso verticale nel punto di congiunzione tra i due settori del cunicolo D.

Fig.8. Parte iniziale del condotto R con le banchine ai lati.

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particolare va notato che banchine simili sono pre-senti anche all’interno degli ambienti E ed F (Fig. 9), dove effettivamente sembra di poter osservare le trac-ce di un’interruzione dei lavori: nella parete di fondo dell’ambiente E la banchina era stata già in parte rea-lizzata ma venne successivamente lasciata incompiuta.

Sulla base di quanto detto fino ad ora si potrebbe tentare di ricostruire, in via ipotetica, le possibili fasi di sviluppo dell’ipogeo (Fig. 10):

PRIMA FASE (in rosso): i cunicoli più antichi dovreb-bero essere quelli disposti a una quota maggiore (tra i 3 e i 5 m sopra a quella dell’entrata A), quindi andreb-bero inclusi i condotti Q-N-N1-N2, accomunati anche dall’orientamento est-ovest e da alcune caratteristiche morfologiche, vale a dire una larghezza media di cir-ca 50 cm e, soprattutto, il fatto che la volta tenda in alcuni punti ad assumere una conformazione triango-lare, che potremmo definire “a cappuccina”. In questo periodo non esisteva ancora l’attuale collegamento

Fig.10. Proposta di sequenza cronologica nello scavo dell’ipogeo.

Fig.9. L’ambiente F con le banchine lungo tutti i lati.

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diretto (A) con l’esterno. SECONDA FASE (in verde): dal condotto Q si decise

di scavare il cunicolo P, realizzato scendendo brusca-mente di quota (-75 cm) e seguendo un tracciato leg-germente più meridionale. Questo intervento è reso evidente dalle tracce ancora presenti nel punto di con-giunzione e potrebbe essere cronologicamente vicino alla prima fase (Fig. 5).

TERZA FASE (in giallo): A partire dall’ingresso A venne scavato il cunicolo R al fine di creare un col-legamento diretto tra l’esterno e la rete di condotti più antica: questo intento ne spiegherebbe il percorso rettilineo e la scelta di mantenere una quota bassa. L’obiettivo non era raggiungere il condotto N, che finì con l’essere tagliato in due parti, ma il cunicolo P, dove R andò effettivamente a confluire (Fig. 4), pur trovan-dosi a una quota maggiore (+90 cm).

Contestualmente dovettero essere realizzati, oltre alla diramazione B, gli ambienti laterali che si susse-guono da C a M, configurando l’attuale struttura “a pettine” dell’ipogeo. Probabilmente in questa fase C e D non erano ancora collegati ai cunicoli più orientali ma erano degli ambienti chiusi con le stesse caratteri-stiche degli altri.

QUARTA FASE (in azzurro): Per motivi sconosciuti fu deciso di allargare l’ipogeo iniziando dal tratto più esterno, scavando le banchine citate in precedenza sia in R che in E ed F (Figg. 8-9), mentre C e D vennero raggiunti dai condotti di un’altra rete cunicolare (Fig.

7). Questi lavori, che riguardarono esclusivamente la metà più esterna dell’antro, forse furono interrotti e non intaccarono gli ambienti più interni.

Al momento non esistono dati che permettano di stabilire una cronologia assoluta e, soprattutto, rima-ne aperto il problema della relazione tra l’ipogeo e il portico in opera mista esterno: quale dei due ha in-fluenzato lo sviluppo dell’altro? Rispondere a questa domanda è ancora arduo e si possono ipotizzare due opposti scenari:

- il portico venne costruito quando l’antro era già esistente e quest’ultimo costituì un punto di riferimen-to nelle scelte del progettista, dato che venne inseri-to al centro di una delle arcate del lato settentrionale (Fig. 2);

- il condotto R venne scavato in epoca successiva alla costruzione del portico, aprendo direttamente l’attuale passaggio nel muro.

Tra le due possibilità si potrebbe accordare una preferenza per la prima, vista la sostanziale uniformi-tà costruttiva della muratura presso l’entrata, quin-di il portico (metà del I sec. a.C.) andrebbe messo in relazione con la terza o quarta fase. Se questa teoria fosse confermata si potrebbero formulare due diverse ipotesi:

- in origine l’ambiente semicircolare del tratto più esterno era completamente aperto e venne in buona parte obliterato dal muro in opera mista, che compor-tò quindi un restringimento dell’ingresso (Fig.11);

Fig.11. L’ingresso A visto dall’interno.

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- è possibile che all’inizio l’ambiente semicircola-re menzionato in precedenza non fosse vicino alla su-perficie esterna e che quindi fosse preceduto da altri cunicoli, distrutti con lo sbancamento operato per la costruzione del portico, che andò ad intaccare e rego-larizzare il pendio del Colle S. Lorenzo.

La prima ipotesi appare maggiormente verosimile e lascerebbe pensare a un cambiamento d’uso21.

L’ultimo elemento sul quale riflettere è, infine, la natura funzionale dell’antro, che secondo recenti proposte sarebbe servito per alimentare una fontana o un ninfeo posti all’entrata22. La presenza di acqua sembra confermata dalla canaletta scavata lungo il lato occidentale del cunicolo R; inoltre la struttura “a pettine” dell’ipogeo ricorda quella delle cisterne cu-nicolari23. Questi elementi, che indicano effettivamen-te una funzione di conserva d’acqua, sono in realtà in contraddizione con altri dettagli: infatti tale funzione non è sufficiente a spiegare la particolare attenzione riservata all’ipogeo dal progettista del portico, che ebbe cura di mantenere l’antro accessibile e ne pose

l’ingresso al centro di una delle arcate che lo decora-vano sul lato nord (Fig. 2); inoltre occorre considerare che la canaletta risulta assente nel tratto iniziale della banchina nord-occidentale (Fig. 10), forse perché mes-sa fuori uso quando iniziarono i lavori di allargamento relativi alla quarta fase; infine non sembra che presso l’entrata ci siano resti riconducibili a vasche o fontane (Fig. 2), quindi se l’antro fosse servito per trasportare acqua all’esterno avrebbe allagato il portico e il terraz-zamento antistante (Fig. 1).

In base a queste considerazioni, quindi, l’Antro del Serpente andrebbe analizzato secondo una logica più complessa, che tenga conto anche delle diverse fasi del suo sviluppo: forse in origine era effettivamente una conserva d’acqua, che però venne successivamen-te messa fuori uso per consentire la costruzione del portico in opera mista e continuò a rivestire una certa importanza anche successivamente, visto che si tratta-va di un punto di accesso a una rete di cunicoli che probabilmente occupava l’intero Colle S. Lorenzo24.

21. Vedi le considerazioni finali.22. Centro Ricerche Sotterranee Egeria 2009.23. Alcuni esempi sono in Bodon et alii 1994, pp. 326-327.24. Vedi nota 12.

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