IL CARRETTO SICILIANO DEL MUSEO DI MONTALLEGRO
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Programma Operativo Nazionale – Fondo Sociale Europeo 2007/2013 “Competenze per lo Sviluppo” – annualità 2013/2014
Usi, costumi e tradizioni nel passato Codice obiettivo C-1-FSE-2013-1877
Il Carretto del Museo di Montallegro
a cura di Domenico Tuttolomondo
Testo e immagini di Valentina Caminneci
Copyright Istituto Comprensivo Ezio Contino 2014
E‟ fatto divieto di riproduzione e utilizzazione senza autorizzazione dell‟Istituto Comprensivo Ezio Contino di Cattolica Eraclea
Copia omaggio. Vietata la vendita
Largo Pertini -92011 Cattolica Eraclea (AG)
Tel.0922 849242 – fax 0922 840344
E-mail [email protected]
PEc - [email protected]
Web – www.iceziocontino.gov.ita
Istituto Comprensivo di Scuola dell’Infanzia,
Primaria e Secondaria di primo grado
EZIO CONTINO
Il carretto del Museo di Montallegro / a cura di Domenico Tuttolomondo ; testo e immagini di Valentina Caminneci. – [S. l.: s.n.], 2014.
1. Carretti siciliani – Collezioni [del] Museo etnoantropologico della civiltà contadina <Montallegro>. I. Tuttolomondo, Domenico. II. Caminneci, Valentina.
745.5074458222 CCD-22 SBN Pal0271623
CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”
Il carretto del Museo della Civiltà contadina di
Montallegro è stato acquistato dai docenti della
Scuola Media G. Palumbo dai Briuccia, ricca famiglia
palermitana, proprietaria di estesi fondi in terra di
Montallegro.
Rappresenta un magnifico esempio di carretto di tipo
palermitano, risalente all‟anno 1933, come riporta la
targa di ottone e il bollo dipinto sulle sponde.
Le didascalie che corredano gli scacchi riportano i
nomi degli artigiani che lo realizzarono: il carradore,
Domenico Monteleone e i pittori Leonardo e
Tommaso Rosselli.
Per la fabbrica di carri di Domenico Monteleone, sita
in via Gianfilippo Ingrassia a Palermo, lavorarono
numerosi artisti come Domenico Ducato, capostipite
di una delle più importanti scuole pittoriche. I
carretti di Domenico Montelione rispecchiano il
gusto della Palermo della belle époque, come
l‟esemplare dipinto da Antonio Crono detto Barnaba
(1870-1942), che raffigura scene tratte da I Beati Paoli
di Guglielmo Natoli, un vero best seller nella Sicilia
del primo Novecento.
Il progetto decorativo scelto dai Rosselli per il
carretto di Montallegro si impernia su un episodio
della storia italiana del Cinquecento, che la
propaganda risorgimentale aveva magnificato
come massimo esempio di valore patriottico, ripreso,
evidentemente, anche in epoca fascista.
Sui masciddari sono raffigurate quattro scene de
L‟assedio di Firenze (1836), il romanzo storico del
livornese Francesco Domenico Guerrazzi (1804-
1874), che esaltava l‟eroismo del capitano Francesco
Ferrucci, morto in difesa della repubblica fiorentina
contro le truppe di Carlo V, ucciso, già agonizzante,
dal vile Maramaldo, che gli inferse l‟ultimo colpo
fatale. L‟opera riscosse un grande successo di
pubblico e anche Giuseppe Verdi pensò di trarne
un‟opera lirica, che, però, non compose.
Sugli scacchi del lato sinistro sono probabilmente
raffigurati i due innamorati protagonisti, Vico
Machiavelli e Annalena, mentre, sul lato destro sono
altri personaggi del romanzo, come Giovanni Bandini
e Maria de‟ Ricci e Madonna Lucrezia Mazzanti da
Figline che, per sottrarsi all'assalto amoroso di un
capitano troppo intraprendente, si butta nell‟Arno
dal ponte dell‟Incisa.
Prevale lo stile disegnativo dei quadri dei cantastorie,
con la disposizione su più piani dei personaggi, che si
stagliano sul fondo con una corposa linea di
contorno, riccamente abbigliati in vesti rinascimentali
e raffigurati in pose teatrali. I pittori scelgono dalla
tavolozza i colori più accesi: predominano l‟azzurro
ed il rosso, accanto al verde ed al giallo in vivaci
gradazioni.
Trecce, festoni e motivi floreali sono impiegati con
dovizia come decorazioni accessorie, mentre il
funnu ri cascia è decorato con un motivo a
girandola con una testa di profilo al centro, ripreso
pure sulla parte interna delle sponde e dei
purteddi.
Il purteddu di darreri è diviso da due barruni in
tre scacchi dove sono adesso appena visibili due
figure maschili in abito cinquecentesco con uno
spadino e, al centro, una bandiera tricolore.
Preziosi lavori di intaglio completano la
decorazione del carretto: sulle facce esterne delle
asti sono scolpite figure alate femminili, i terminali
dei barruni sono configurati a tistuzze maschili e
femminili, mentre sui iammozzi delle ruote sono
delle teste femminili e i pizziteddi. Una testa
maschile con un cappello blu è scolpita alle
estremità della mensola.
Sulla chiavi di darreri, che tiene insieme le due aste
del carretto, è intagliata l‟apparizione su Monte
Pellegrino di Santa Rosalia al saponaro Vincenzo
Bonelli, che aveva deciso di suicidarsi dopo la
morte della moglie durante la peste del 1624.
Ancora opera dell‟intagliatore è il pizzo al centro
della cascia ri fusu, che è l'asse portante del
carretto, che raffigura San Giorgio che uccide il
drago, a cui viene attribuito il compito di
proteggere l‟asse, sottoposto a continui urti con il
fondo stradale.
Infine, la cascia ri fuso con i suoi rabischi è opera
del fabbro a cui spetta il compito di provvedere
alla intelaiatura di metallo che sostiene il carretto.
“…Un bambino vede che da una mano possono, poco alla volta,
nascere figure, cieli, mari, animali.
E' questo uno dei primi misteri a cui ho assistito....
Il pittore di carretti Emilio Murdolo aveva bottega in C.so Butera,
quasi di fronte alla casa dove abitavo.
Spesso dipingeva sulla strada, davanti la porta della sua bottega,
dove erano sempre ruote o altri pezzi del carro ad asciugare. Sulle
fiancate dipingeva scene figurate, mentre il resto del carro, già
abbondantemente intagliato, veniva ricoperto di fregi, festoni,
decorazioni geometriche fino a non lasciarvi alcuno spazio vuoto.
.... Vedere dipingere un carretto dall'inizio alla fine, dalla fase
dell'imprimitura del legno, cui seguiva una mano di bianco litopone,
subito ricoperto da uno strato di giallo cromo violentissimo, vedervi
poi imprimere la traccia del disegno, e poi nascere le mezze tinte, sui
fili delle spade, vedere come il pittore con un tocco di bianco
faceva lampeggiare uno sguardo, o sgorgare il sangue da una ferita
con poche pennellate di cinabro di Pechino...
Era una cosa meravigliosa.
Era la pittura, nei suoi termini più semplici”
(dalla prefazione di RENATO GUTTUSO, in A. Buttitta, I paladini
del carretto siciliano, Fermo 2005).
Glossario
Asti: barre di legno intagliate che collegano il carro all‟animale.
Barruni: sei pioli di legno posti lateralmente alla cassa a reggere i masciddara ed il purteddu ri darreri.
Carradore: artigiano che costruisce il carretto e ferra la ruota.
Cascia ri fusu: asse delle ruote, incassato in un travetto di legno scolpito e dipinto.
Centuni: pioli di metallo che reggono i masciddari.
Chiavi: sono due parti in legno montate fra le aste sotto i tavulazzi. Quella anteriore non è che una semplice
barra ricurva, la posteriore (chiavi ri darreri) invece consiste in un bassorilievo intagliato.
Firraru: fabbro che realizza l‟intelaiatura del carretto e i preziosi rabischi.
Funnu ri cascia: pianale di carico prolungato anteriormente e posteriormente da due tavulàzzi, sul quale sono
montati parallelamente due masciddàri e il purteddu ri darreri.
Iammozzi: raggi della ruota in numero di dodici, che congiungono il mozzo al cerchione.
Masciddari: sponde fisse laterali, rette dai barruni e divise in scacchi. Nel carretto palermitano sono trapezoidali.
„ntagghiaturi: intagliatore.
„nnuraturi: indoratore che prepara la superficie del carretto per il pittore.
Pizziteddi: scanalature all‟interno dei raggi delle ruote.
Pizzu: quadretto di legno scolpito posto al centro della cascia ri fusu.
Purteddu ri darreri: portello posteriore, diviso in tre scacchi da due barruni, removibile per agevolare le
operazioni di carico e scarico.
Rabischi: arabeschi in ferro battuto dipinto, che ornano la cascia ri fusu.
Roti: ruote.
Scacchi: riquadri in cui vengono dipinte le scene, due per ogni masciddaru; nel purteddu invece vi è uno scacco
centrale fra due scacchi più piccoli.
Tistuzza: testina scolpita maschile o femminile in cima ai barruni.
Ucchiali: anelli per legare le asti all‟animale.
Viscidi: boccole, inserite nei mozzi, producono il caratteristico suono del carretto.