Giovanni Brancati traduttore di Vegezio. Contributo allo studio della tradizione manoscritta della...

17
orphen8 RIVISTA DI UMANITÀ CLASSICA E CRISTIANA N.S. - ANNO XIII - 1992 - FASC. 2 GIOV Ai"\l'NI BRANCATI TRADUTTORE DI VEGEZIO. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA TRADIZIONE MANOSCRITTA DELLA « MULOMEDICINA » Estratto CENTRO STUDI SULL'ANTICO CRISTIANESIMO UNIVERSITÀ DI CATANIA

Transcript of Giovanni Brancati traduttore di Vegezio. Contributo allo studio della tradizione manoscritta della...

orphen8 RIVISTA DI UMANITÀ CLASSICA E CRISTIANA

N.S. - ANNO XIII - 1992 - FASC. 2

GIOV Ai"\l'NI BRANCATI TRADUTTORE DI VEGEZIO. CONTRIBUTO ALLO STUDIO

DELLA TRADIZIONE MANOSCRITTA DELLA « MULOMEDICINA »

Estratto

CENTRO STUDI SULL'ANTICO CRISTIANESIMO UNIVERSITÀ DI CATANIA

GIOVANNI BRANCATI TRADUTTORE DI VEGEZIO. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA TRADIZIONE MANOSCRITTA

DELLA «MULOMEDICINA»

Non sono pochi i volgarizzamenti italiani della Mulomedicina di Publio Vegezio Renato, a conferma della non mediocre fortuna che tale opera ebbe in età medievale e umanistica nel nostro paese. Dai dati in mio possesso mi sono finora note una trad. in toscano del XIV sec. tràdita da tre codd. bolo­gnesi 1, una descritta in catalogo genericamente come italiana e rinvenibile in un ms. del XVI sec. attualmente custodito negli Stati Uniti2, una ripor­tata da tre codd. della Biblioteca Nazionale di Firenze del XIV-XVI sec. 3,

una quarta infine tràdita da un ms. del XV sec. della W ellcome Historical Medical Library di Londra 4• È inoltre da menzionare pure la prima e unica trad. ital. della Mulomedicina divulgata a stampa, quella apparsa a Venezia nel 1544 per l'editore Michele Tramizzino (o Tramezino) e riedita in séguito a Roma nel 1624 5• Infine l'oggetto del presente studio, la vers. di Giovanni Brancati eseguita probabilmente attorno agli anni settanta del XV sec.

Nell'àmbito di una tr. ms. come quella del trattato di veterinaria vege­ziano, il cui esponente più autorevole è piuttosto mutilo e pertanto non uti­lizzabile a pieno per la constitutio textus dell'intera opera 6, mi parrebbe non

1 Si tratta dei codd. A 1541 (XIV sec.), A 1540 CXV sec.), A 1542 (XIX sec.) della Bi­blioteca dell'Archiginnasio a Bologna; dr. infra n. 7.

2 Cfr. C.U. Faye- W.H. Band, S11pplement to the Cens11s o/ .Medieval and Renaissance .Ma-1111scripts in the United States and Canada, New York 1962, p. 175. Questa trad. dovrebbe tro­varsi ai ff. 1-115 del cod. 72 (XVI sec.) già posseduto dalla National Library o/ .Medecine di Washington (D.C.) e alla data di pubblicazione del catalogo conservato a Cleveland (Ohio).

J Sono i codd. Fiorentini Palatini 482 (inizio XV sec.), 569 (XIV-XV sec.) e 1003 (XV­XVI sec.); per una descrizione cfr. L. Gentile, I codici Palatini della R. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, II, Roma 1890, pp. 47-48, pp. 136-137 e pp. 478-479.

4 Cfr. S.A.J. Moorat, Catalog11e o/ 1Vestem .Mam1scripts on .Medecine and Science in the Wellcome .Medica! Historical Library, I, London 1962, pp. 581-582. La trad. occupa i ff. 1-129 del cod. 788, copiato a Firenze nel 1460.

5 Il titolo completo è I quattro libri di Vegezio Renato della medicina de' cavalli & altri giu­menti overo l'arte di maniscalchi, tradotti della latina nella lingua volgare:

6 Sulla tr. ms. della .M11lomedicina di Vegezio dr. V. Ortoleva; La tradizione manoscritta

370 Vincenzo Ortoleva

poco vantaggioso poter usufruire di testimonianze di tradizione indiretta quali le tradd. sopra menzionate, quando si sia accertata una loro eventuale favorevole posizione nello stemma codicum della Mulomedicina. Proprio nel nostro caso un passo in tal senso è già stato compiuto da Innocenzo Maz­zini, che ha analizzato campioni del testo del volgarizzamento anonimo trà­dito dai tre codd. della Biblioteca dell'Archiginnasio cui si è prima accen­nato 7• Sul piano metodologico, inoltre, se da un lato si riscontra finora un' assai rara attuazione di un simile uso di questo particolare tipo di testi­moni per edizz. dir~utori latini 8, dall'altro non dovrebbe tuttavia mai essere persa di vista l'ormai consolidata esigenza da parte della critica di conside­rare per la definizione del testo dei trattati di medicina antichi anche le loro versioni in altre lingue, pur nella consapevolezza della necessità di distin­guere caso per caso 9•

La trad. di Giovanni Brancati è tràdita dal cod. Rossiano 531 della Bi­blioteca Apostolica Vaticana, in cui però non si menziona il nome dell' au­tore. Il cod., membranaceo, misura 18,5 x 27,4 cm, è costituito da 113 ff. e risale al XV sec. La scrittura è tonda e di colore rosso; miniature si rinven­gono ai ff. 7 e 9 10•

della M11lomedici11a di Publio Vegezio Renato: una proposta di stemma codic11m, Sileno 17,1991, pp. 57-75. Il cod. potior è il Leidensis Voss. Lat. F 71 (L) che è una copia umanistica (a. 1537) di un perduto cod. Corbeiensis di datazione incerta.

7 I. Mazzini, Contributi alla tradizione manoscritta e testo della M11lomedici11a di Vegezio da 1111 inedito volgari~zame11to a11011imo basso medievale, RomBarb 9,i986-1987, pp. 153-160. L'a­nonimo traduttore si sarebbe servito, secondo Mazzini, di più di un originale latino. Per un in­serimento di tale testimonianza di tradizione indiretta nello stemma codic11m da me delineato dell'opera di Vegezio cfr. Ortoleva, art. cit., pp. 74-75.

8 L'unico caso di cui sia a conoscenza è quello delle verss. medio-olandese e medio-tedesca dei Disticha Cato11is, inserite dall'ultimo editore di essi tra gli esponenti della cosiddetta tradi­zione Barberi11a (cfr. Disticha Cato;zis, recensuit et apparatu critico instruxit Marcus Boas, Am­stelodami 1952, pp. XLII-XLIV).

9 Cfr. l'uso delle verss. greche fatto da K.-D. Fischer per l'ediz. dell'Ars Veterinaria di Pe­lagonio (Leipzig 1980); sulle traduzioni di testi di medicina antichi e sulle problematiche a esse connesse si vedano W. Athallah, L'i11téret des trad11ctio11s arabes da11s l'éditio11 des textes hippocra­tiq11es, in AA.VV., «La Collection Hippocratique et son ròle dans l'histoire de la médecine», Leiden 1975, pp. 19-33; G. Baader, Early Medieval Lati11 Adaptatio11s o/ Byza11ti11e Medicine in Westem E11rope, DOP 38,1984, pp. 251-259; M.E. Vazquez Bujan, Problemas genera/es de las a11tig11as trad11ccio11es médicas lati11as, StudMed 25,1984, pp. 461-480; Mazzini, Ippocrate latino dei secoli V-VI: tecnica di trad11zio11e, in AA.VV., «l testi di medicina latini antichi. Problemi filologici e storici». Atti del I Convegno Internazionale, Roma 1985, pp. 383-387; D. Cippi -S. Arieti, La ricezione del Corp11s Hippocratic11111 11ell'Islam, in AA.VV., «I testi di medicina ...

. cit.», pp. 397-402; A. de Halleux, Les ma1111scrits syriaq11es d11 CSCO, Muséon 100,1987, pp. 35-48.

io Per una dettagliata descrizione del ms. cfr. T. De Marinis, La Biblioteca 11apoleta11a dei re d'Aragona, II, Milano 1947, pp. 171-172. Le analisi da me condotte, e qui di séguito enun­ciate, si avvalgono della visione del còd. tramite microfilm in bianco e nero.

G. Brancati traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mulomedicina» 371

Sulla figura dell'autore della vers. -lo studio più completo è costituito da un art. di Benedetto Croce della fine degli anni quaranta 11 • Da tale ricerca si apprende che il nostro traduttore era nato nella prima metà del XV sec. a Policastro (ora in provincia di Salerno) e si era trasferito a Napoli poco dopo il 1465 inserendosi ben presto alla corte di Ferdinando I. Nel 1477 lo si rinviene appellato Giovanni Latino artium et medicinae doctor. Nel 1480 ricopriva l'incarico di livrero mayor alla Biblioteca reale. La maggior parte delle opere superstiti di Giovanni Brancati è conservata nel cod. 52 della Biblioteca Universitaria di Valencia. Ai nostri fini è importante soffermarci su due epistole a re Ferdin~ndo contenute in questo ms. e pubblicate nel 1951 da Pugliese Carratelli 12• Esse purtroppo non recano l'indicazione del­l'anno in cui furono composte, tuttavia l'ed., sulla base di dati esterni, era indotto ad attribuirle a un periodo successivo al 1473. Nella prima, datata Neapoli iiii 0 kl Septembris (29 agosto), Brancati prende le distanze dalla trad. eseguita dal fiorentino Cristoforo Landino della Historia Naturalis di Plinio, che il re desiderava fosse da lui corretta. Brancati invece, piuttosto che emendare la trad. di Landino, si diceva disposto a eseguirne egli stesso una ex novo, pur non nascondendo la sua preconcetta ritrosia a ridurre in

. volgare un'opera scritta nell'amato latino. Sul finire dell'epistola si fa cenno alla trad. di Vegezio. Il nostro umanista, prima di accingersi al gravoso com­pito del volgarizzamento dell'opera pliniana, chiede a re Ferdinando un giu­dizio su un'altra sua vers., da poco portata a compimento:

... tametsi cupio vehe1J'!enter ut tua ipsa maiestas priusquam alterutrum decernat, Ve­getii interpretationem eam, 1 quam ab eadem maiestate eff!agitatam iampridem absolui, aut totam aut eius partem aliquam percurrat, quando multitudine negotiorum legere diligen­ter non passe videtur: ut, si haec satisf aciat, passim illam aggredì.

Nel Vat. Ross. 531, come si è sopra accennato, non vi è alcuna indica­zione dell'autore della trad. Dopo gli indici dei capitoli dei quattro libri del trattato si rinviene tuttavia una sorta di epistola introduttiva o prefazione (ff. 7-8v) rivolta - come si evince dagli appellativi 13 - ad un altissimo esponente della casata reale.

11 B. Croce, Uno sconosciuto 11111a11ista q11attrocentesco: Giovan11i Brancali e il racco11to di t111a s11a tragedia d'amore, Quaderni della critica 4/10, 1948, pp. 14-34. Cfr. anche C. Mutini, Bra11cati Giova1111i, in Dizio11ario biografico degli italiani, XIII (1971), coli. 824-827 con ulteriore bibliografia cui si aggiunga anche G. Monaco, S11l testo della 'Deploratio' di G. Brancali, PP 3,1948, p. 268.

12 G. Pugliese Carratelli, D11e epistole di Giova11ni Brancali s11 la 'Nat11ralis Historia' di Pli­nio e la versione di Cristoforo Landino (Testi latini inediti del secolo XV), Atti dell'Accademia Pontaniana N.S. 3,1949-50, pp. 182-188.

13 «Tua Eccelsa Maestà» (f. 7), «tua benigna Maestà» (f. 8), «tua Serena Altezza» (f. 8•).

372 Vincenzo Ortoleva

Questo ms. fece parte della Biblioteca aragonese di Napoli 14• Colle­

gando tale dato al cenno alla trad. di Vegezio fatto ,da Brancati nell'epistola sopra citata, Pugliese Carratelli 15 indicò nel Rossiano 5 31 la trad. di Vege­zio commessa da re Ferdinando al suo bibliotecario.

Leggendo l'epistola introduttiva nel cod. Rossiano non si può tuttavia fare a meno di notare come alcuni passi di essa contrastino non poco con quanto Branca ti afferma nella lettera summenzionata. Quanto infatti nell' e­pistola in latino il nostro autore si manifesta restio a eseguire versioni dei classici 16

, in que)la in volgare, pur ammettendo di essere stato un tempo av­verso alle traduzioni 17, prima si mostra stupito che la Mulomedicina non fosse stata tradotta mai prima d'allora 18, poi si dichiara perfino pronto a «più grande (sic) imprese» 19• Queste prese di posizione si accordano meglio, invece, con la seconda lettera edita da Pugliese Carratelli, indirizzata sem­pre a re Ferdinando il 21 dicembre da Matera 20• In essa Brancati informa il sovrano di essere giunto alla trad. dell'undicesimo libro della Naturalis His­toria pliniana e di venire sempre più trasportato dal desiderio di condurre a tertnine l'opera, che si dimostra di per sé interessantissima 21 •

In base a tali elementi tni sembra conseguenziale dedurre che il cod. Rossiano fu offerto a Ferdinando - e munito pertanto della lettera intro­duttiva - dopo che Brancati aveva ritenuto ormai impossibile sfuggire alla

14 Cfr. sempre De Marinis, op. cit., II, pp. 171-172. 15 Art. cit., p. 191, n. 3. 16 Cfr. Pugliese Carratelli, art. cit., soprattutto p. 187 rr. 248-250: ... Docent, inq11it111t, i11-

terpretationes. At q11os doce11t? Sartores, s11tores, tonsores et om11e homi1111m gem1s h11111ile atq11e abiect11m, c11111 q110 nihil iis q11orum · i11ge111ms est a11im11s comm1111e esse debet. Sed q11id ego c11m ipsis co11te11do ad maiestatem t11am scribens, c11111 sciam eam latinam lectionem semper /ecisse pl11-rimi, pl11sq11e ei11s u11i11s ap11d me valere debeat a11ctoritas, quam si eandem ipsam latinam lectio11em celeri omnes aspemarent11r?

n «Spesse volte fra me stesso ho condemnati coloro, Invictissirno S., li quali essendo ho­mini licterati sogliono pigliare fatica de interpretare la latina lingua et ridurla ad la materna et vulgare, presumendo non solamente hystorici dignissimi et poeti ma ancora libri de ciascuna fa­cultà con simile studio maculare ... » (f. 7).

18 « ... havendo io con l'intellecto comprese nel traducere de questa opera cose rare et di laude digne de la cura de li Animali non posso non meravigliarmi grandemente de la usata ne­gligentia circa tale traductione così da licterati corno da principi superiori ... » (f. 7v).

19 « ... Lo quale (scii. Io mio animo) essendo in continuo desyderio far cose che ad quella (scii. tua benigna M;) alchuntanto satisfacciano, non solamente con summa piacere in la pre­sente traductione propitio lo ho trovato, ma ad più grande imprese lo sento apparecchiato et ... non sensa continuo studio et speranza vivo per passere in altre carte iuxta le forze del mio basso ingenio satisfare» (f. 3v).

2o Pugliese Carratelli, art. cit., pp. 188-191. 21 Pugliese Carratelli, art. cit., p. 189 rr. 337-340: ... qui miro quodam incredibiliq11e aflicior

eit1s (scii. de naturali historia operis) absolvendi desiderio, ve! q11od non dubito idem tibi /ore gratis­sim11m, qui variam historiam eamque doctissimam iampridem expectas, ve! quod ei11s ipsit1s interpre­tationis labor est ei11smodi qui mihi voluptatem in dies pariat maiorem.

G. Brancati traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mulomedicina» 373

richiesta del sovrano. Se si accetta tale ricostruzione, la presentazione del cod. al re dovrà cadere dopo la composizione della prima epistola in latino ma prima di quella della seconda, cioè negli ultimi mesi di quello stesso anno 22

Nell'epistola in volgare che nel Rossiano funge da prefazione alla trad. vengono inoltre forniti due importanti ragguagli sull'e'secuzione del lavoro. Uno è quello della ricerca della massima aderenza al testo pur senza trascu­rare il bello stile.

Et benché questa mia traductione sia tale che solo la utilità de essa serà da exti­mare, poiché non secundo alchuni fanno ho curato fundarme in parole exquisite de al­trui linguagio ma contentarme del nostro medesimo. Qual non essendo tanto inepto come da molti è postposto, assai me soglio meravigliare; pure me so' sforzato fare la traductione al testo conforme et quanto ho possuto elegante et fidele ad nostra !in-

. gua, non lassando però né agiungendo cosa alcuna, che tale ho sempre officio de vero interprete giudicato. Et si alchuni nomi overo de herbe overo de simplici medicinali havessi così Latini et senza interpretatione lassati, lo ho facto parendome che li Spi­tiali conservatori de quelli più facilmente li intenderanno che si altramente li havesse notati (f. 8). · ~

Un'altra opportuna indicazione è quella circa la fonte latina utilizzata: un unico ms. di non sempre facile interpretazione .

. . . dove veduto tucto quello che da Vegetio fu scritto benché sia stato conruptis­simo lo exemplare et altro non se ne sia possuto habere (f. sv).

Al f. 9, riccamente decorato, inizia la trad. della Mulomedicina, cui è po­sto il seguente incipit: «Incomincia il prohemio de P. Vegetio homo illustre de meneschalcharia». Quindi si succedono i quattro libri del trattato rispetti-

· vamente ai ff. 10, 45, 9Y e 104v. La successione dei capp. - fatto questo di primaria importanza per definire i rapporti di parentela tra i mss. della Mulo­medicina - è comune ai codd. Leidensis Voss. Lat. F 71 (L), Paris. Lat. 7018 (P), Laur. Lat. 45,18 (M), Vindob. Lat. 115 (V), insieme a Upsaliensis praedii Dylta Bruk Y 3 e Nov. Eboracensis H.P. Kraus cat. 69, nr. 72 24

• Tale

22 Riterrei infatti che l'espressione c11pio vehe111e11ter 11t tua ipsa 111aiestas ... Vegetii i11terpreta­tio11e111 ea111 ... a11t tota111 aut ei11s parte111 perc11rrat della già citata lettera del 29 agosto debba essere interpretata come una promessa di invio della trad. della M11!0111edici11a al sovrano e non come una sollecitazione perché questi prendesse visione di un'opera già in suo possesso.

23 Su tale cod. cfr. H. Sjéigren, De 11011111illis codicib11s latinis, Eranos 19,1919-20, pp. 97-99. All'epoca in cui l'autore scriveva il ms. era di proprietà del barone G. Akerhielm.

24 Per una descrizione cfr., oltre il voi. 69 del Catalog11e of Books. Offered /or Sale della li­breria «H.P. Kraus» di New York (edito nel 1952), De Marinis, op. cit., S11pple111e11to, I, Verona 1969, p. 92. Sulle vicende di questo ms. vd. infra.

374 Vincenzo Ortoleva

disposizione dell'opera è quella accolta nell'ediz. teubneriana di E. Lom­matzsch (1903) 25, e senz'altro la più verosimile.

La tradizione del trattato vegeziano si può inoltre suddividere, come è noto, in codd. che tramandano più o meno integralmente il testo e in altri che presentano una vers. 'epitomata', che sono i già menzionati Upsaliensis, Nov. Eboracensis e P M V, con i quali anche sotto questo aspetto concorda la vers. di Brancati. Ecco alcuni significativi esempi di omissioni comuni al volgarizzamento del nostro umanista 26 : ·

1,62,2,5-8 2,49,2-5 2,112,2-7 3,14,2-5 3,21-3,23

It~m physicum traditur ... curare continuo. om. P M V Alia quoque ... adittvat curas. om. P M V Substemito ... edometur cibo. om. P M V Pelagonius causticum ... et supermittes. om. P M V om. PM V

Tra i codd. summenzionati anche il Paris. Lat. 7018 (P) e il Nov. Ebo­racensis H.P. Kraus cat. 69, nr. 72 - oltre al Rossiano 531 - furono pos­seduti dalla Biblioteca aragonese di Napoli27; dovrebbero pertanto essere questi i mss. maggiormente indiziati di aver costituito l'originale latino per la traduzione di Giovanni Brancati. Purtroppo, per il cod. newyorkese non si è ancora in grado (e forse non lo si sarà mai) di offrire dati precisi28• Ciò è invece possibile per il Parisinus: si tratta di un cod. membranaceo in folio nitidamente trascritto su due coli., comprendente in totale 45 ff. Nel mar­gine inferiore del f. 1, in inchiostro rosso e scritta da mano diversa da quella di chi copiò il resto, si rinviene la seguente dedica:

25 P. Vegeti Renati Digestorum artis mulomedicinae libri, ed. E. Lommatzsch, Lipsiae 1903.

26 Su questo ramo 'epitomato' della tradizione vegeziana cfr. Ortoleva, art. cit., pp. 65-68 e Lommatzsch, ediz. cit., pp. XXII-XXVI. Gli esempi che seguono sono quelli riportati da Lommatzsch a p. XXIV, n. 2 della sua prae/atio, ma molti altri luoghi omessi da P sono da lui segnalati in appar. Sulla base cli controlli da me effettuati con principi cli casualità la tradu­zione riportata dal cod. Rossiano concorda sempre con P nel presentare tali lacune tranne che in due casi: 1,17,12,8 e 3,Pr.,2,9-10, che saranno esemplificati, assieme ad altre divergenze te­stuali, nel corso del presente art. Alquanto più difficile è invece accertarsi delle lacune e delle varianti cli M V in base all'appar. critico della teubneriana, dove i due codd. sono citati con estrema parsimonia. Il criterio verosimilmente seguito da Lommatzsch, anche se non espressa­mente dichiarato, sembrerebbe a mio avviso essere stato quello cli menzionare M e V solo allor­ché il loro testo fosse differente da quello cli P; in caso contrario ogni variante o lacuna attri­buita a P deve per estensione essere assegnata anche a M V. Non manca tuttavia qualche ecce­zione. È chiaro che un criterio editoriale tanto ambigùo comporti la provvisorietà cli ogni risul­tato derivante da dati offerti dal!' ediz. teubneriana prima che ulteriori riscontri vengano con­dotti direttamente sui mss.

27 Cfr. De Marinis, op. cit., II, p. 171 e Supplemento, I, cit., p. 92. 28 Cfr. infra.

G. Brancati traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mttlomedicina» 375

Ad illum ducem Calabrie Accipe (rara tamen) ut sunt, dux, scripta Vegetij

Dantis et exiguo munere pende animum.

Servomm minimus Loysius de Gallacia 29

Il Parisinus viene datato da Lomrnatzsch30 al XIV sec., da De Mari­nis31 al XV. A tal fine di particolare importanza può essere la dedica sopra riportatà, che potrebbe essere stata rivolta ad Alfonso Il, figlio di Ferdi­nando II, duca di Calabria' dal 1458 fino alla salita al trono nel 1494, ma con tale titolo appellato per antonomasia 32. È tuttavia pure verosimile che chi compose la dedica non fosse contemporaneo del copista del ms., ma un possessore successivo che decise poi di donarlo al futuro re di Napoli.

Che in effetti P stia alla base della trad. di Brancati non è possibile - si è visto - ricavarlo dalle notizie che il traduttore dà nell'epistola in­troduttiva, dato che l'informazione «benché sia stato conruptissimo lo exemplare» se non si può certo riferire a P per quel che riguarda la qualità della scrittura, che sembrerebbe buona, potrebbe forse essere relativa al te­sto in sé della Mulomedicina tràdito da quel cod. L'unica possibilità che per­tanto rimane per stabilire se P abbia costituito loriginale latino utilizzato da Giovanni Brancati è il raffronto dei due testi.

Per leffettuazione di questa preliminare analisi comparativa - come pure delle altre presenti in questo studio ho ritenuto opportuno per il momento limitarini a utilizzare i dati offerti dall' ediz. teubneriana di Lom­matzsch, pur consapevole delle notevoli lacune e ambiguità che essa pre­senta, soprattutto nella citazione in appar. delle varianti di M V la cui troppo sporadica menzione induce talvolta ad avanzare seri dubbi sulla reale condizione del testo tràdito da tali codd. 33 . Mi riprometto tuttavia, nell'àm-

29 Di tale cod. non esiste una descrizione esaustiva in catalogo, che è ancora il vecchio Ca­talog11s codic11m ma1111scriptort1m Bibliothecae regiae (pars III, t. IV, Parisiis 1744) dove alla p. 304 il nostro cod. viene menzionato sotto l'errata numerazione di 7017. In attesa di poter avere una visione diretta dd ms. ho ricavato pertanto le notizie sopra riportate dalle descri­zioni di De Marinis, op. cit., II, p. 171 e di Lommatzsch, ediz. cit., pp. Xxrr-XXItI.

io Ediz. cit., pp. XXII-XXIII. li Op. cit., II, p. 171. Lo stesso cod. viene tuttavia assegnato dall'autore al XIV sec. nd

voi. I dd S11ppleme11to, cit., p. 92. l 2 Si potrebbe però anche supporre che la dedica sia da riferirsi al padre di questi, Ferdi­

nando II, che fu insignito dello stesso titolo dal 1443 al 1458, anno della sua assunzione al trono. Cfr. J. Philippus de Legnamine, Inclyti Ferdi11andi Regis vita et la11des, in F. Pontieri, Per la storia del reg110 di Ferrante I d'Aragona re di Napoli, Napoli 1947, p. 50: ... et Calabriae d11x a Pare11te creatt1s est.

33 Sul discutibile metodo di recensio messo in atto da Lommatzsch cfr. J.M. Robles Gé­mez, Aportaciones crfticas a una edici611 de la M11lomedicina de Vegecio, Emerita 54,1986, pp.

376 Vincenzo Ortoleva

bito della completa revisione di tutti ·i testimoni della Mulomedicina vege­ziana che ho da qualche tempo intrapreso, di operare più in là un confronto diretto della trad. di Brancati con i codd. a essa più intimamente connessi.

In primo luogo è da notare, come si rinviene nell' ediz. di Lommatzsch, che l'assai diligente copista di P in vari luoghi aveva lasciato dello spazio bianco nel suo ms. perché evidentemente non era riuscito a leggere l'anti­grafo o vi aveva rinvenuto lacune allo stesso modo segnalate 34

• Confron­tiamo i tre passi riprodotti da Lommatzsch nella praefatio della sua ediz. 35

con la trad. di :J3rancati che d'ora in poi indicheremo con R 36•

1,17,1, 7-8 divinae iracundiae imputantur aut fato] divina e iractmdiae ipi ...... atl ititio P M ad la ira divina R

1,17,12,8 herbae Sabinae lib. I, trixaginis une. m, centaureae] herbe sabine t . . . I ... centauree P M pigliarai una libra de herba savina: .de Centaurea R

1,26,4,9-10 ita ut portare se possit. Hi plane] po1tare possit. hu .... sane P portare possit. equi [in ras.] sane M portare possit. hoc modo sane V accioché possa substenerse [ ... ] et in questo modo R

Da tali esempi emerge l'impressione che Giovanni Brancati, pur non avendo a disposizione un testo esente da lacune, si discosti in almeno due punti da P (1,17,12 e 1,26,4).

Un riscontro più dettagliato è invece possibile prendendo in considera­zione quei luoghi per cui, nell'àmbito della tradizione 'epitomata', vengono riportate nella teubneriana varianti significative anche di M V.

Una prima indagine è possibile farla sugli indici dei capitoli. In R essi sono posti ai H. 1-6v, cioè sono premessi a tutta l'opera, persino all'epistola introduttiva; prima di tutto il trattato si leggono pure in V. In P e in M, in­vece, gli indici sono collocati prima dell'inizio di ogni libro, con l'eccezione del primo, in cui l'indice è scomposto in tre blocchi (1-9; 10-16; 17-64), in­seriti ciascuno prima dei rispettivi capitoli.

In particolare, gli indici di R si trovano in disordine, probabilmente in séguito a una male accorta rilegatura: ai H. 1-4 si rinvengono le voci a par­tire dalla 34 del secondo libro fino alla fine del quarto. Al f. 5 si legge in­vece l'inizio di tutto l'indice, preceduto da un'inscriptio:

303-316 e Ortoleva, art. cit. Per le ambiguità che emergono nell'appar. critico della teubneriana cfr. supra n. 26.

H Ancora una volta è difficile in base alla teubneriana avere un'idea esatta del testo ripro­dotto da M e V.

35 Ediz. cit., p. XXII. 36 Qui, come in séguito, con il segno ] si denota il co11se11s11s codicum.

G. Brancati traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mulomedicina» 377

Tavola de tucti i remedij et medicamenti de lo primo Libro Mediante la Quale se trovarà subito Quello che si vole sequendo li numeri signati nelli margini del libro per ciaschun Capitolo.

I numeri dei capitoli sono progress1v1, c1oe non ricominciano da uno dopo la fine del primo libro, analogamente con quanto accade nella trad. in sé, che numera 259 capitoli indipendentemente dalla suddivisione in quattro libri. Ciò, stando all' ediz. di Lommatzsch, non avviene in nessuno dei codd. latini collazionati, che utilizzano una numerazione propria per ogni libro.

Per quanto riguarda la 'struttura dell'indice di R, risulta oltremodo dif­ficile sulla base dell'ediz. teubneriana verificare eventuali coincidenze con i testimoni della tradizione diretta della Mulomedicina. Oltre infatti al già esposto problema (comune a tutta I' opera) della non sistematica segnalazione in appar. di M V, neppure la trattazione delle lezioni di P risulta univoca, facendo spesso insorgere dubbi sulla reale disposizione del testo tramandata da tale cod. 37•

Dal punto di vista delle varianti testuali, sempre limitatamente all'in­dice, è da segnalare che se da un lato le lezioni attribuite a P nell'appar. cri­tico della teubneriana sembrano essere state in parte presenti a Brancati38,

quando ciò si può evincere dalla sua trad., dall'altro sono da segnalarsi al­cune significative divergenze, che talvolta si possono anche estendere nei confronti di M V.

1,19 compositio sufiimentorum contra morbum maleum] compositio st1fiimentorum contra morbum illtim P M (corr. M2 )

Compositione de profumi contro il morbo cyamoyro R 39

1,34 postea 36 additum in P M postea 33 in R 1,52 ad mam1m om. M con mano R

J7 In ogni caso l'indice di R annovera 66 voci per il primo libro, 149 per il secondo, 24 per il terzo e 20 per il quarto. Lo stesso numero di voci nell'indice, e forse anche di capitoli nel testo, potrebbe presen.tare P, anche se dall'ediz. di Lommatzsch - pur non limitandosi all'ap­par. dell'indice ma esaminando anche quello del testo vero e proprio - ciò non può essere de­dotto in piena sicurezza.

38 Tra i casi più significativi si vedano, ad es.: 1,26 De bis q11i 1111g1i!a111 cogttnt, q110111odo sangttis tollatttr] q110111odo sang11is tollatttr bis q11i 1111g11la111 eiecerzmt P Como si deveno sagnare quelli che si dicono sforzare l'ugna R; 1,27 De opistbotonis v11lsis colicis stropbosis et q11i morbo s11bre11ali te11e11t11r, 1111de sa11gttis tollend11s sit] 1111de sa11g11is tollatttr epitostomis de v11lsis colicis stro­pbis et q11i morbo s11bre11ali tenent11r P Da qual parte si cava sangue ad quelli che hanno spasimo, ad li bolzi, ad quelli che hanno li dolori et ad quelli che hanno male subrenale cioè a li sfilati R; 2, 112 De letbargico] De letbargico i. semper dormiente P Del Animale litargico cioè de quello che sempre dorme R.

39 Con «cyamoyro» Brancati traduce l'aggettivo 111ale11s di Vegezio anche a 1,19,1,15 (ad­versttm morb11m male11m] contra il morbo ciamoyro R) e a 1,.38,4,5 (a morbo a11tem maleo] ma dal ciamoyro R).

378

2,5 2,16 e 21 2,36 2,37

2,71 2,93

2,113

2,125

2,146

3,12

Vincenzo Ortoleva

De rabioso] De scabioso P De lo Arrabyico R suffusione] sz1ffisione P scesa R mucomm] humorum P de li mucchi R De cuferino i. cum post cur.sum ... ] De eo cui post cursum P Del fluxo de lo sangue per le narice per ferita chiamata cyferion R De dolore testium] om. P Del dolore de li testiculi R De emplectico] pleuretico P

. Del Animale empletico. cioè paralitico R De morbo regio] De morbo rigido i. aurigine P Del morbo regio R D~ tussi omnis generis] De generibus tussis P De li animali che patono la tosse e de omne generatione R De mure araneo] De morsu aranee P De morsu del sorice et del aragno R Compositio suffimentorum salutaris] om. P Composizione di perfumi salutiferi R.

P inoltre, stando alla teubneriana, dovrebbe omettere tutte le voci riguar­danti i capitoli del IV libro, che invece sono presenti (nel numero di 20) in R.

Questa tendenza éli R a distinguersi da P può essere riscontrata anche estendendo l'esame comparativo al testo vero e proprio dellaMulomedicina.

L'incipit di R traduce quasi alla lettera quelli di P MV, e non è quindi uti­lizzabile ai fini dell'accertamento della discendenza della trad. di Branca ti se non per ribadire ancora una volta l'appartenenza del cod. da lui adoperàto alla

. cosiddetta tradizione 'epitomata':

Publii Vegetii vfri illustris mulomedicinae prologus incipit P MV Incomincia il prohemio de P. Vegetio homo illustre de meneschalcharia R 40

I luoghi seguenti invece - anche se limitati alle informazioni fornite dal-1' apparato critico di Lommatzsch - penso possano indurci a tentare qualche conclusione.

1,17,4,18

1,21,3,20

plurimi mulomedicinae auctores] nullo plurimi mulomedicinae auctores P nullo plurimi medicinae auctores M molti Auctori de medicina R corruptionem illam] ad corruptionem illam P ad correptionem illam M corr. M2

ad quella emendatione R

40 Nei rimanenti esponenti della tradizione vegeziana il trattato si rinviene senza titolo in L e A (Vat. Lat. 4438), con la seguente i11scriptio in F (Laur. Lat. 45,19) e Ve11. (Mare. Lat. 7,24): Pub/ii Vegeti Renati viri ill11stris artis m11lomedicinae prolog11s (prolag11s Ve11.). Nell'Upsa­liensis e nel Nov. Eboracensis il titolo è sostanzialmente uguale a quello tràdito da P M V.

1,25,3,18

G. Brancali traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mulomedicina» 379

inferiores venae sub oculis positae] venas ... positas M P corr. M2

le vene inferiori poste supto li occhi R 1,26,4,9-10 Hi piane quz] hu .... piane P

1,34,3,16

1,44,1,11

1,56,19,2 1,61,1,3

1,61,2,8

equi [in ras.] sane M hoc modo sane V Quelli che R farinam hordeaceam cum aqua frigida] frigida om. M V farina de orgio R tineolae] tineae minimae P V tineae minutae M tiney minuti R olei rosez] et V rosei om. P M de oglio rosato R lutum] lotum P botum M potum M2 la potio~e R per os digeres] per os ad cornu dabis, statim conficit P per os ad c. d., st. confert M V daraylo per bucca al cornu et subito fa utilità R

1,64,1,20-22 Cui curae animalium salus, potionem superius declaratam, quam specierum numerus diapente Graeco vocabulo nuncupavit]

2,2,1,20

2,17,2,6-7

2,55,1,16 2,79,3,4 2,83,1,3

2,134,2,13 2,137,1,19

Patio diapenton nominata superiz1s capitulo curae morbi humidi M2 V .:.morbi huius M P La potione dyapente nominata desupra in lo capitolo de la cura del morbo humido K tamquam ad molam vadit in gyrum] uti equi mulo rapit in girum M P uti eqzmm aut mulum rapit in girum V lo fa girare corno mulo o cavallo a la mola R sed ipsum album de superiori parte ubi hypochyma posita est] s.i.a. de fridiori parte u. h. p. est M [de sriori M2]

lo bianco da la parte ove è la apocysma R lapidoso itinere] l. loco M in loco ... petroso R abstrahes] attrahis P abstrais M trahine R macerabis et oblinies] et M miscebis et linies P ammollarai ... et ungeraile R diligentissime] diligenter P diutissime M diligentemente R tepefacio] tepido P tepida M om. R

3,Pr.,2,9-10 frustra curari, victuros etiam si medicina cesset evasuros] et M victuros-evasziros om. P Quelli che son da morire invano se curare: Quelli ancora che hanno da vivere scampare: se ben cesse la medicina R

4,4, 7,16 gallae] gauere P galle//// M gauere R 4,4,11,11-12 ex vinaceiis] ex yniantiis P ex vinantiis M de yrmario (?) R 4,14,1,12-13 quodlibet molle] et P quodlibet aliud molle M

qualsivoglia altro ... molle R 4,17 41 yliemia P yliem1a M yliemia R

41 La lezione yliemia o yliem1a si trova inserita nell'espressione rabiosis eq11is et ca11ib11s da bibere ras11ram de yliemia fylie1111a M] et sa11a11t11r tràdita solo da P M.

380 Vincenzo Ortoleva

L'analisi dei passi sopra menzionati e, in generale, l'esame di tutti i dati fin qui esposti dovrebbe, a mio avviso, comportare le seguenti conclu­sioni.

In primo luogo Giovanni Brancati, pur operando egli stesso presso la biblioteca del re (dove nel 1480 ricopriva la carica di «livrero mayor»), non potette o non volle consultare per la sua trad. il cod .. Paris. Lat. 7018 {P) a suo tempo presso quella biblioteca conservato. Che non possa essere stato P il cod. alla base della vers. di Brancati mi sembra evidente per le palesi di­vergenze da esso, or ora esposte nelle tabelle sopra riprodotte. In base alle pur scarne informazioni fornite dall' ediz. teubneriana non si può tuttavia neppure affermare che il cod. utilizzato da Brancati sia stato M o V.

L'indagine delle varianti del Laur. 45,18 (M) presenta, è vero, notevoli punti di contatto con.R, ma contemporaneamente evidenzia punti di disso­nanza assai significativi: 1,26,4,9-10; 1,56,19,2; 2,2,1,20; 2,17,2,6-7; 2,134,2,13; 2,137,1,19; 4,4,11,11-12 e 4,17.

Per quanto riguarda il Vindob. 115 (V), infine, la rarità con cui è citato in appar. lo dovrebbe forse accomunare assai da vicino a P, della cui diver­genza con R si è già detto; tuttavia anche nella maggior parte di quei pochi casi per cui si possono istituire confronti diretti con il testo di V (1,26,4,9-10 e 1,44,1,ll, nonché 1,56,37 di cui si tratta qui di séguito) la trad. di R si distanzia nettamente da esso.

Mi parrebbe pertanto conseguenza necessaria dedurre che Brancati ebbe a disposizione un cod. di Vegezio che, pur appartenendo al cosiddetto ramo 'epitomato' della Mulomedicina, non può essere identificato in nes­suno di quelli finora esaminati 42 •

Ancora qualche parola merita tuttavia il confronto tra R e un altro esponente della famiglia di cui fanno parte P M V: il cod. Nov. Eboracensis H.P. Kraus cat. 69, nr. 72, che risulta, al pari di P, essere stato posseduto dalla Biblioteca aragonese, ma di cui attualmente si hanno a disposizione ri­produzioni fotografiche sostanzialmente solo dell'incipit e dell' explicit43 • Li­mitate a queste brevissime porzioni di testo emergono tuttavia alcune le­zioni degne di essere confrontate con il resto della tradizione 44

:

42 Per quanto riguarda il cod. Upsaliensis praedii Dylta Bruk 3 (membranaceo, a. 1441), che non è utilizzato da Lommatzsch, da una sia pur limitatissima analisi consentita grazie ai dati offerti da H. Sjéigren (nel suo art. cit. supra, alla n. 23) emergerebbero alcune differenze con la vers. di Brancati: 1,Pr.,8,20-21 sic11t om. (cosl coma R); 1,Pr.,14,4 patit11r fpariter rell.] (nientedimeno R); 1,Pr.,16,27 hartt1m [habit11m rell.] (la qualità R); 4,17 yliemia fyliemia P; ylie1111a M] (yliemia R).

43 Esse si rinvengono nel summenzionato catalogo nr. 69 della libreria « H.P. Kraus » di New York (cf. s11pra n. 24) e in De Marinis, op. cit., S11ppleme11to, II, Verona 1969, tavole 93-95.

44 Si indica con N il Nov. Eboracensis.

1,Pr.,2,6

1,Pr.,2,8 4,17,5 4,1745

G. Brancati traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mulomedicina» 381

quo minus] quominus N quod minus edit. princ. M V quoque minus A F quoniam minus P A 2 perché ... poca R minusque] minus A P M V N et mancho R ferventem] ferventer N fervente R yliemia P ylienua M iliemia N 46 yliemia R

In conclusione, nulla può far escludere che Brancati abbia utilizzato il Nov. Eboracensis per la sua ti:ad.: Pietro Ippolito Lunense, il copista di tale cod., fu assunto del resto alla corte aragonese nel 1472 e vi lavorò almeno sino a] 1493 47 • Proprio negli 'anni settanta dovrebbe porsi la stesura dell'o­pera di Branca ti. Tuttavia non è da scartare un'altra eventualità; che cioè sia Ippolito Lunense che Giovanni Brancati abbiano avuto a disposizione, forse in tempi diversi, lo stesso ms. della Mulomedicina. Uno spunto per questa ipotesi può venire da] confronto dell' explicit del Nov. Eboracensis con l'epistola introduttiva del Rossiano: in ambedue i casi si dichiarano le cattive condizioni dell'antigrafo 48 •

Tali conclusioni si reggono ovviamente su dati ridottissimi e devono pertanto essere considerate nulla più che mere ipotesi. È tuttavia da segna­lare il fatto che il Nov. Eboracensis dovrebbe forse ormai essere considerato alla stregua di un codex deperditus. Posseduto fino a] 1958 dalla nota libreria «H.P. Kraus» di New York 49, fu venduto in quell'anno a un collezionista privato della California, attualmente deceduto. Il Dr. Roland Folter, della libreria stessa, che mi ha gentilmente fornito queste notizie tramite una co­municazione epistolare, non ha «potuto» aggiungere altro. Risulta perciò as­sai arduo, allo stato attuale delle informazioni, individuare l'esatta ubica­zione del ms. in questione, anche se non si mancherà di fare altri tentativi. In sostanza ciò varrebbe a dire che, in assenza di ulteriori sviluppi, il volga­rizzamento eseguito da] nostro umanista viene a costituire un quinto testi­mone all'interno della famiglia di mss. di cui fanno parte P M V e l'Upsa­liensis.

A riprova di ciò è possibile addurre due esemplificazioni di singoli ter­mini rinvenibili nella vers. di Giovanni Brancati che non sembrano trovare riscontro nella tr. ms. finora nota della Mulomedicina. Esse sono natural­mente frutto di un'indagine che non vuole avere pretese di sistematicità e che, a] contrario, è assai parziale; è pertanto molto verosimile che analoghi

45 Cfr. mpra n. 41. 46 Tuttavia poco sotto, al di sopra dell' explicit, si rinviene la variante ilyenna. 47 Su Pietro Ippolito Lunense cfr. De Marinis, op. cit., I, pp. 55-58. 48 L' explicit di N recita infatti: Hos Vegetii libellos Hippolyt11s ltmensis mendosissimo exem­

plari. Qua. potuit. Diligentia transcripsit. Per lepistola introduttiva di R cfr. supra. 49 H.P. Kraus, Rare Books and Manuscripts, 16 East 46lh Street, New York.

382 Vincenzo Ortoleva

casi di lezioni singolari possano, dopo un confronto totale del volgarizza­mento con i restanti testimoni, venire individuati in numero ben superiore.

1,56,37 50

Parthi cum primo equitant pullos, vadunt cum eis in siccum aequalemque solum cuius longitudo sit L passuum, latitudo V ubi sit creta ad similitudinem stadii in quo loco cum pullus coeperit frequentissime exerceri...

similitudinem P m_odum MV Il stadii P M spatii V Il in q. l. sive spatio P M

Questa è la trad. di Branca ti (f. 42'):

«Li parthy quando prima cavalcano li pullitri vanno con ips1 m terra sicca et piana de la quale la longitudine è de cinquanta passi, la latitudine de cinque dove sia creta ad modo de colla in lo qual loco overo spazio quando lo pullitro incominciarà fortemente ad exercitarse ... ».

Ancora una volta riaffiora la sopra enunciata tendenza del volgarizza­mento nel concordare a turno con i tre esponenti noti a Lommatzsch della tradizione 'epitomata' senza però seguirne uno in particolare; in aggiunta qui si registra però l'assoluta inconciliabilità della trad. «ad modo de colla» con le corrispondenti espressioni latine ad similitudinem stadii (P), ad modum stadii (M) e ad modum spatii (V}. Risulta tuttavia assai difficile individuare cosa effettivamente leggesse Brancati dato che i termini abitualmente impie­gati in latino per designare la «colla» - gluten, glutinum e ichtyocolla - ap­paiono paleograficamente molto distanti dalle lezioni spatii e stadii dei codd. a nostra disposizione51.

2, 112, 1,5-9 Lethargici quoque iumenti ista sunt signa: iacebit semper et dormiet, neque

cibum appetet neque potum; cum excitatum fuerit continuo gravatur et se proicit, macescit; quamcumque ei dederis potionem tamquam dormitans vix suscipiet.

aggravatus se pr. P 11 mac. potionem om. P et mordescit et quantum ei d. p. M

Così traduce Brancati (f. 83v):

5o Riporto qui il brano in questione così come è tràdito da P M V, e riprodotto da Lom­matzscb in appar., poiché è quello effettivamente tradotto da Brancati. Il passo cbe, sulla base dei rimanenti mss., invece si legge nel testo della teubneriana è piuttosto più esteso ed elabo­rato.

5! Un'eventuale interpretazione in tal senso dovrebbe inoltre superare il non facile pro­blema di accordarsi con quanto segue a stadii in quei codd. cbe riportano integro il testo (cfr. n. precedente): qzwd a11lacib11s [i.e. sulcis] asperat111n difficultatem coronam velocitatis opta11tib11s in­gerit (1,56,38,13-14), che non può non essere intesa come la descrizione di uno stadio.

G. Brancati traduttore di Vegezio. La tr. ms. della «Mulomedicina» 383

«Del Animale litargico ancora son questi signi: starà sempre calcato et dorme, non appeterà mangiare né bevere. Quando sirà stato resvegliato su­bito agravato si gecta et trema, et seben li donarai potione appena la piglia et quasi dormendo».

Tre dati emergono dall'analisi del passo: netto distacco da P, che pre­senta una lacuna non riscontrabile nel volgarizzamento 52; concordanza con M per la variante et quantum di contro a quamcumque del resto della tradi­zione; evidente opposizione si:;. a macescit del consensus codicum che a mor­descit di M, di cui tuttavia viene reso I' et che precede il verbo. Circa la trad. di quest'ultimo, infatti, il termine «trema» impiegato da Brancati farebbe presupporre l'utilizzo da parte sua di una lezione non altrimenti attestata, ex. gr. tremescit, non senza qualche guadagno per il senso della frase 53 •

In conclusione, un dato sembra essere fuori discussione alla luce degli esami qui condotti: la sostanziale indipendenza - allo stato presente delle nostre conoscenze - del volgarizzamento di Giovanni Brancati pur all'in­terno del ramo 'epitomato' della tradizione della Mulomedicina. Di tale vers., ritengo, pertanto non si potrà non tenere conto nel contesto di una futura recensio totale dei mss. vegeziani, se si considera che il ramo di cui essa viene a far parte, secondo quanto ho tentato di dimostrare in altra sede 54, lungi dal costituire un'appendice secondaria - come volle Lom­matzsch 55 - dello stemma del trattato di Vegezio, riveste invece il ruolo primario di punto di contaminazione tra la tradizione attualmente a noi nota solo attraverso Le i restanti testimoni finora collazionati (A F Ven.)56•

VINCENZO 0RTOLEVA

52 Come al solito, tuttavia, non è possibile stabilire con la teubneriana se tale lacuna è li­mitata a P o estesa ad altri esponenti della tradizione 'epitomata', in questo caso V.

53 Cosl come è edita da Lommatzsch l'espressione evidentemente non va. Cosa significa infatti «non appena destato di continuo si lascia andare e si getta a terra, dimagrisce»? Biso­gnerebbe, credo, interpungere più nettamente prima di macescit coordinando tale verbo agli al­tri esprimenti le caratteristiche dell'animale 'letargico' (iacebit ... donniet ... neque cibum appe­tet ... gravat11r) e non farne, come nel testo della teubneriana, una conseguenza di gravat11r e di se proicit. Ma anche in tal caso tutto il periodo risulterebbe forse piuttosto squilibrato per I' ag­giunta di una terza coordinata asindetica di estensione tanto inferiore alle prime due; che inol­tre avrebbe sortito migliore effetto se inserita al secondo posto, dopo l'indicazione dell'inappe­tenza dell'animale. La variante· et mordescit di M se da un lato si lega con maggiore chiarezza a proicit, dall'altro non dà nessun senso accettabile, con l'aggravante che mordesco non sembra essere altrove attestato. Sostituendo, al contrario, a mordescit un equivalente di «trema» utiliz­zato da Branca ti, la frase riacquisterebbe senso pieno non intaccando l'equilibrio del periodo (<mon appena destato di continuo si lascia andare e si getta a terra e trema»), anche se appare difficile spiegare la genesi del!' errore non avendo a disposizione l'esatto termine latino impiegato.

54 Ortoleva, art. cit. 55 Ediz. cit., pp. XXII-XXVII. 56 I mss. corrispondenti a tali sigle sono menzionati supra, nn. 6 e 40.

SPED. ABB. POST. GR. N/70% DIR. PROV. P.T. CT