Dhammapada Trad finale

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Dhammapada con racconti

Transcript of Dhammapada Trad finale

Dhammapada con racconti

Il Dhammapada, (sanscrito Dharmapada o anche Udānavarga), a voltetradotto come Cammino del Dharma, è un testo del Canone Buddhista,conservato sia nel Canone Pali1, (nel Khuddaka Nikāya del Sutta Pitaka),sia nel Canone Cinese(dove prende il nome di Fǎjùjīng, 法法法), sia nelCanone Tibetano (dove prende il nome di Ched-du brjod-pa'i choms) e sitrova sia nel Kanjur che nel Tanjiur. L'opera è formata da 423 versetti raccolti in 26 capitoli,corrispondenti a altrettante categorie. Secondo la tradizione,sono parole realmente pronunciate da Gautama Buddha, in diverseoccasioni.Nonostante sia particolarmente venerato dalla scuola Theravada2, ilDhammapada viene letto anche da molti buddhisti appartenenti ascuole Mahayana3, ed è molto popolare in ogni tradizione buddhista.Il Dhammapada è il testo più noto del Buddhismo Theravada. L'operaè inclusa nella Kuddaka Nikaya ("Collezione minore") del Sutta Pitaka,uno dei tre “canestri” del Tipitaka, il Canone Pali. Dai tempiantichi fino ad oggi, il Dhammapada è stato consideratol'espressione più sintetica della dottrina del Buddha e una sortadi testamento del capo spirituale del buddhismo. In Paesi come loSri Lanka, il Vietnam, la Birmania e la Thailandia il Dhammapadaviene usato come guida per risolvere gli innumerevoli problemidella vita quotidiana e come base dell'istruzione dei novizi neimonasteri.L'autore dichiarato dei versi che compongono il Dhammapada è ilsaggio indiano chiamato Buddha, un titolo onorifico che significa"Illuminato" o "Risvegliato". "Dhammapada", in pali, significa

1 Il Canone pāli o Tipiṭaka (pāli, letteralmente "Tre canestri" — sanscrito Tripitaka, cinese Sānzàng, giapponese  Sanzō, coreano Samjang,  khmer Traipětâk, singalese Tipiṭaka,  thailandese Traipidok, vietnamita: Tam tạng)  è la più antica collezione di testi canonici buddhisti pervenutaci integralmente. Secondo la tradizione della scuola Theravāda il loro contenuto fu fissato in forma orale durante il primo conciliobuddhista a Rājagaha subito dopo la morte del Buddha e furono messi per iscritto in Sri Lanka nel I secolo a.C. da parte della comunità del monastero Mahāvihāra, anchese la edizione del Canone pāli di cui disponiamo oggi risale al V secolo d.C.

2 Il Buddhismo Theravāda, letteralmente "la scuola degli anziani", è la forma di buddhismo dominante nell'Asia meridionale e nel Sud-est asiatico, in modo particolare in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Birmania e Laos. È la più antica scuola buddhista tra quelle tuttora esistenti, originata da una delle prime e più importanti scuole nate dall'insegnamento di Siddhartha Gautama.

3 Con il termine sanscrito composto Mahāyāna - Grande veicolo, si intende un insieme di insegnamenti e di scuole buddhiste che rifacendosi, tra gli altri, ai Prajñāpāramitā sūtra e al Sutra del Loto, proclamano la superiorità spirituale della via del bodhisattva rispetto a quella dell'arhat, quest'ultima proclamata nel Buddhismo dei Nikāya. Il termine mahāyāna si compone dei termini sanscriti maha con il significato di "grande" e yāna con il significato di "veicolo", quindi "Grande veicolo" da intendersi come ciò che "conduce" gli esseri senzienti verso la liberazione spirituale.

porzioni, aspetti, o sezioni del Dhamma. E' così chiamato perché,nei suoi 26 capitoli, enuncia i molteplici aspettidell'insegnamento del Buddha.In questa versione del libro, probabilmente il più amato da moltibuddhisti e non buddhisti, le traduzioni sono strettamenteletterali e vengono riportati i versi in pali a fronte. Nellatradizione canonica ogni verso è detto dal Buddha alla presenzadei discepoli e si ispira a un fatto o a una persona, di solitomonaci e brahmani di quei tempi. Ho tradotto e interpretato questestorie, che si trovano nelle Jātakas4 e in altri testi classici,allegandole al verso corrispondente. Le note sono state utilizzateper riportare ulteriori informazioni, considerazioni e pareripersonali di autori classici e contemporanei, tenendo in questomodo separato l'apparato canonico dalla letteratura secondaria.Anche se tradotto con l'ausilio della lettera inglese, il testo èriscontrato direttamente sull'originale pali. Esistono centinaiadi versioni del Dhammapada, in tutte le lingue. Qui la traduzionedei versi è il più possibile parallela all'originale. Per duemotivi: i testi in circolazione sono per la maggior parte versionipoetiche o “liberamente tratte”, facendo così di una versioneletterale in italiano, l'unico anello mancante di una lungacatena. Inoltre, nell'originale pali si trovano sapori e odori, avolte soavi, a volte ripugnanti, ma quasi sempre intensi. Dapreservare anche a scapito della fluidità della letturacontemporanea. Sono pensieri, parole e gesti che vengono a noidirettamente da un'epoca lontana duemilacinquecento anni, e che,nella trasposizione in concetti e forme lessicali più moderne, nonpossono che perdere l'originale asprezza corroborante.

4 Le Jātaka (devanāgarī), o vite anteriori del Buddha (dajāti, vite anteriori) sono una raccolta di 547 storie di altrettante vite anteriori del Buddha storico, contenute nella sezione Khuddaka Nikaya del Sutta Piṭaka del Canone pāli  del  Canone buddhista.La versione attualmente conservata nel canone risale alla compilazione anonima singalese del V secolo intitolata Jātakaṭṭhavaṇṇanā che esplicitamente si rifàa una tradizione orale più antica, risalente alla recitazione avvenuta nel corso del primo concilio buddhista.

Indice

Prefazione

Ordinamento dei capitoli

Coerenza

Quattro livelli di lettura

SocialeKammaIl SentieroL'Arahant

Struttura dell'opera

I. Yamaka-vagga, strofe in coppia (1-20)1. Cakkhupala Thera2. Matthakundali 3. Tissa Thera4.

II. Appamāda-vagga, la consapevolezza (21-32)III. Citta-vagga, la mente (33-43)IV. Puppha-vagga, i fiori (44-59)V. Bāla-vagga, lo stolto (60-75)VI. Paṇḍita-vagga, il saggio (76-89)VII. Arahanta-vagga, i risvegliati (90-99)VIII. Sahassa-vagga, le migliaia (100-115)IX. Pāpa-vagga, il male (116-128)X. Daṇḍa-vagga, il bastone (129-145)XI. Jarā-vagga, la vecchiaia (146-156)XII. Atta-vagga, se stesso (157-166)XIII. Loka-vagga, il mondo (167-178)XIV. Buddha-vagga, il Buddha (179-196)XV. Sukha-vagga, la felicità (197 - 208)XVI. Piya-vagga, il piacere (209 - 220)XVII. Kodha-vagga, l'ira (221 a 234)XVIII. Mala-vagga, le impurità (235 a 255)XIX. Dhammaṭṭha-vagga, l'uomo retto (256 a 272)XX. Magga-vagga, la via (273 a 289)XXI. Pakiṇṇaka-vagga, versi varî (290 a 305)XXII. Niraya-vagga, l'inferno (306 a 319)

XXIII. Nāga-vagga, l'elefante (320 a 333)XXIV. Taṇhā-vagga, la sete (334 a 359)XXV. Bhikkhu-vagga, il monaco(360 a 382)XXVI. Brāhmaṇa-vagga, il brahmana (383 a 423)

Ordinamento dei capitoli5

Il Dhammapada non ha un ordinamento sistematico, a differenza dialtri testi che compongono il Tipitaka e rappresentano serie didiscorsi accostati per lunghezza o per argomento. Si tratta quindidi una sequenza di versi ispirati o pedagogici, che illustrano ifondamenti del Dhamma, da utilizzare come base per l'edificazionepersonale. Ogni capitolo raggruppa versi simili percaratteristiche strutturali “Le coppie” - “Le Migliaia” oppureperché afferenti a un tema specifico “Il Monaco” - “Lo Sciocco”.Ogni gruppo di versi, rappresenta lo sviluppo di una serie divariazioni sul tema. In generale, la logica che informa ilraggruppamento dei diversi capitoli, non è evidente.CoerenzaGli insegnamenti del Buddha, presenti nell'intero Canone Pali,sono considerati abbastanza coerenti. Al contrario, il Dhammapadapresenta incoerenze apparenti che possono lasciare perplessi. Peresempio, in molti versetti il Buddha sembra elogiare alcunepratiche che portano a una nascita celeste, ma in altri scoraggiai discepoli ad aspirare a queste nascite, sostenendo che solo laliberazione finale – il Nibbana – rappresenta la vera liberazionedalla sofferenza. Spesso sottolinea l'importanza di agire secondola morale corrente ma poi, altrove, loda colui che è andato al dilà, sia del merito che del demerito. Senza una comprensione dellastruttura dell'insegnamento sottostante, tali dichiarazionipossono sembrare confuse e incoerenti. In realtà, per comprendereil testo occorre conoscere le due chiavi di lettura usate da chil'ha redatto. Esistono due realtà: quella convenzionale e quellaassoluta. Ciò che è vero nella prima risulta spesso illusorionella seconda. Inoltre, finché le persone non raggiungono lo statodi Illuminati arahant, le loro azioni devono essere coerenti conun corretto comportamento formale, socialmente accettabile. IlBuddha critica spesso gli eccessi di ascetismo, come l'estremarinuncia al cibo, la nudità, la sporcizia, il coprirsi di cenere oescrementi: “Né girare nudi, né i capelli arruffati, né la sporcizia o il digiuno, nédormire per terra, né imbrattarsi di cenere e fango, né stare seduti sui talloni [inpenitenza], può purificare un mortale che non ha superato il dubbio”. Quindil'insegnamento viene formulato in base al livello di comprensionedell'ascoltatore e dalla diversità dei bisogni che possonocoesistere, anche in un singolo individuo.

5 Tratto liberamente da uno scritto di Bhikkhu Bodhi

I quattro livelli di lettura

Per dare un senso preciso agli enunciati presenti nel Dhammapada,viene utilizzato uno schematismo di quattro livelli, con cui èpossibile comprendere l'intenzione del divulgatore, presentedietro la lettera di ogni versetto e, quindi, la sua giustacollocazione, nella visione sistematica dell'insegnamento delDhamma. Questo schematismo nasce da un'antica massimainterpretativa, che sostiene che l'insegnamento del Buddha è statoprogettato per rispondere a tre obiettivi principali: il benessereumano, qui e ora, una rinascita favorevole nella prossima vita, eil raggiungimento del fine ultimo: il Nibbana.

Primo livello - Sociale Il primo livello definisce la necessità di creare benessere efelicità nella sfera immediatamente visibile dei rapporti umani.L'obiettivo è quello di suggerire agli uomini dell'epoca(agricoltori, allevatori, commercianti, proprietari terrieri,nobili e sacerdoti) un modo di vivere in pace con se stessi e coni propri simili. Si trovano massime che invitano ad adempiere aidoveri familiari e sociali, a frenare l'odio, il conflitto e laviolenza che infettano i rapporti sociali. Le linee guida,appropriate per questo livello, sono in gran parte identiche aiprincipi etici fondamentali, proposti dalla maggior parte dellegrandi religioni: la preoccupazione per la propria integritàfisica e mentale e per il benessere di coloro che subiscono leconseguenze delle nostre azioni. Il consiglio più generale che sitrova nel Dhammapada è di evitare ogni male, di coltivare il benee di purificare la mente.

Sia i monaci che i laici, sono tenuti a rispettare i cinqueprecetti, il codice morale fondamentale del buddhismo, che insegnaad astenersi dal distruggere la vita, rubare, commettereadulterio, mentire e intossicarsi con droghe e alcool. Chi vìolaqueste regole di comportamento "svelle la sua propria radice inquesto mondo". Il discepolo dovrebbe quindi trattare tutti gliesseri con gentilezza e compassione, vivere onestamente e conrettitudine, controllare i desideri sensuali, dire la verità emantenere una condotta di vita sobria, diligente nell'adempiere aipropri doveri, nel servizio ai genitori, alla famiglia, ai monacie ai bramani che dipendono dai laici per il loro mantenimento.Un gran numero di versi relativi a questo primo livello si occupadella risoluzione dei conflitti e dell'ostilità. I litigi sono daevitare con la pazienza e il perdono: rispondere all'odio conl'odio rafforza solo il ciclo della vendetta e della rappresaglia.La vera conquista è rispondere all'odio con la tolleranza el'amore. Piuttosto che dire una parola aspra, meglio tacere. Nonsi deve cedere alla rabbia, ma controllarsi, come un aurigacontrolla i cavalli lanciati a grande velocità. Invece che notarele colpe degli altri, il discepolo viene ammonito affinché esaminie faccia ammenda delle proprie, come un argentiere purifical'argento prima di lavorarlo. Anche se ha commesso il male in

passato, non deve lasciarsi prendere da sconforto e disperazione:chi abbandona il male per il bene, illumina questo mondo, come laluna, liberatasi dalle nuvole.

Le qualità che contraddistinguono l'uomo santo, sono lagenerosità, la sincerità, la pazienza e la compassione.Sviluppando dentro di sé queste qualità, l'uomo vive in armoniacon la propria coscienza e in pace con i suoi simili. Il profumodella virtù, il Buddha dichiara, è più dolce di tutti gli altriprofumi L'uomo buono, come le montagne dell'Himalaya, brilla dalontano e, ovunque vada, è amato e rispettato.

Secondo livello - il kammaNel secondo livello di insegnamento, il Dhammapada dimostra che lamorale non esaurisce il proprio compito, dando semplicemente uncontributo alla felicità umana, qui e ora, ma esercitaun'influenza di gran lunga più importante, nel destino personaledel discepolo. Questo livello inizia con il riconoscimento delfatto che, l'esistenza, vista alla luce, del pensiero riflessivo,esige una spiegazione più profonda di quella che può dare lasemplice esortazione etica alla bontà e all'altruismo.Da un lato il nostro innato senso di giustizia morale richiede cheil bene sia ricompensato con la felicità e il male con lasofferenza, dall'altra la nostra esperienza ci mostra che spesso,persone virtuose sono perseguitate da gravi difficoltà e sventure,mentre criminali e malvagi impenitenti, vivono beati, ricchi esenza paura. L'intuizione morale ci dice che, se l'ordine visibilenon produce effetti evidenti, dipendenti dalle diverse cause, cideve essere un'altra sede in cui rivendicare il nostro dirittoalla giustizia. Nel buddhismo questa legge impersonale, che regnasu tutti gli “esseri senzienti” è la legge del “kamma” (sanscrito:karma). Ogni azione porta un frutto, buono, cattivo o neutro,immediato o dilazionato nel tempo, in una sequenza illimitata diesistenze. Il kamma ha una base etica che assicura che l'azionemoralmente determinata non scompare nel nulla ma, alla fine,incontra la sua giusta retribuzione: il bene con la felicità, ilmale con la sofferenza.

Nella concezione popolare il kamma viene a volte identificato conil destino, ma questo è un totale fraintendimento, del tuttoinapplicabile alla dottrina buddista. Kamma significa azionevolitiva, l'azione che scaturisce dall'intenzione, che puòmanifestarsi come atto del corpo, della parola o del pensiero. Ilcampo in cui i semi del kamma vengono portati a maturazione, è

l'interminabile processo delle rinascite, chiamato samsara.Nell'insegnamento del Buddha, la vita non è vista come un eventoisolato ma come parte di una serie individualizzata di vite, chenon hanno un inizio conoscibile nel tempo e continuano finché ildesiderio di esistenza si spegne nel Nibbana. Le rinascite possonoportare gli esseri nei diversi regni, inferiori e superiori aquello umano.Quindi il secondo livello di insegnamento presente nel Dhammapadaè il corollario pratico della legge del kamma. Vi si trovano leregole che indicano agli esseri umani, che naturalmente desideranola felicità e la libertà dal dolore, i mezzi più efficaci perraggiungere i loro obiettivi. Il contenuto di questo stessoinsegnamento non è diverso da quello presentato al primo livello:è la stessa serie di ingiunzioni etiche volte ad evitare il male ea praticare il bene. La differenza sta nella prospettiva: non piùsolo sociale, i principi della morale sono mostrati qui nelle loropiù ampie connessioni cosmiche, in quanto legati a una leggeinvisibile ma onnicomprensiva, che tiene assieme le vite degliesseri senzienti e domina sui cicli di nascita e morte. Chi vìolaquesta legge, agendo nella stretta dell'odio, dell'ignoranza edell'egoismo, subisce un deterioramento del proprio stato diessere umano, che lo porta inevitabilmente nei mondi dellasofferenza. Il tema è già annunciata dalla coppia di versi cheapre il Dhammapada, e riappare in formulazioni diverse in tutto iltesto.

Terzo livello - il SentieroIl consiglio etico basato sul desiderio di rinascite superiori ela felicità nella vita futura non è l'insegnamento ultimo delBuddha, e quindi non è in grado di fornire il programma diformazione decisiva, definito dal Dhammapada. Nell'ambito in cuiviene applicato è perfettamente valido, come insegnamentopreparatorio o provvisorio per coloro le cui facoltà spiritualinon sono ancora mature. Una più profonda ricerca, tuttavia, rivelache tutti gli stati di esistenza nel samsara, anche le più altedimore celesti, sono privi di valore reale, perché sono tuttiintrinsecamente impermanenti, senza alcuna sostanza duratura(anicca), e quindi, per coloro che vi si aggrappano, potenzialibasi per ulteriore sofferenza.Il discepolo che ha maturato una comprensione profonda del dhamma,sufficientemente preparato da precedenti esperienze, avendocompreso l'inadeguatezza intrinseca di tutte le cose condizionate,focalizza la propria aspirazione verso la liberazione finale dalciclo delle nascite. Questo è l'obiettivo a cui puntano gli

insegnamenti del Buddha: il Nibbana, l'Immortale, lo statoincondizionato, dove non ci sono più nascite e quindi cessano lavecchiaia, la sofferenza e la morte.

Il terzo livello di insegnamento presente nel Dhammapada esponequindi il quadro teorico e la disciplina pratica, che consentonodi giungere alla liberazione finale. Il quadro teorico èsintetizzato nell'insegnamento delle Quattro Nobili Verità, che ilBuddha aveva proclamato già nel suo primo discorso. Le quattroverità sono imperniate sul concetto di sofferenza (dukkha), intesanon come mera esperienza del dolore, ma come insoddisfazionepervasiva, generata da ciò che è condizionato. La causa dellasofferenza è il desiderio (thana), il desiderio di piacere e diesistenza, che ci conduce attraverso l'interminabile ciclo dellenascite, portando con sé il dolore, l'ansia e la disperazione. Laterza verità ci dice che, abbandonando il desiderio, possiamogiungere alla cessazione del dolore. La quarta nobile veritàrappresenta il sentiero che porta alla cessazione dellasofferenza, il Nobile Ottuplice Sentiero : retta comprensione,retto pensiero, retta parola, retta azione, retti mezzi disussistenza, retto sforzo, retta consapevolezza e rettaconcentrazione.

A questo livello si trova il fermo invito ad andare oltre lamorale corrente, per accedere alla pratica del sentiero che portaalla cessazione definitiva di tutti i kamma, sia buoni chemalvagi, alla pacificazione, alla liberazione dal ciclo dellenascite. In pratica, gli otto fattori del sentiero sono dispostiin tre gruppi principali che rivelano più chiaramente lo sviluppodella formazione: disciplina morale (retta parola, retta azione eretto sostentamento), concentrazione (retto sforzo, rettaconsapevolezza e retta concentrazione), saggezza (rettacomprensione e retto pensiero). Con la moralità vengono eliminatele contaminazioni mentali più grossolane. Con la concentrazione lamente diviene calma, pura e unificata, purgata dalle distrazioni.Con la saggezza l'attenzione viene focalizzata sui fattori checostituiscono la realtà “così com'è”. Questa saggezza,gradualmente maturata, culmina nella comprensione che porta allatotale purificazione e alla liberazione della mente.

In linea di principio, la pratica del percorso è attuabile datutti, in qualsiasi condizione di vita. Il Buddha ha insegnato alaici e monaci, e molti dei suoi seguaci laici hanno raggiuntostadi elevati di realizzazione. Tuttavia, l'applicazione

necessaria per lo sviluppo del percorso è più intensa, per coloroche hanno abbandonato tutte le altre preoccupazioni, al fine didedicarsi anima e corpo alla formazione spirituale, a vivere la"vita santa" (brahmacharya). Per questo il Buddha ha istituito ilSangha, l'ordine di monaci e monache, che dedicano la propria vitaalla pratica del Nobile Sentiero, che, nell'intero Dhammapada,viene richiamato ovunque.La vita monastica è un atto di rinuncia radicale. Implica larottura dei legami familiari e sociali, l'abbandono di case,figli, mogli e piaceri mondani. Il monaco, ritirato in luoghisilenziosi e appartati, cerca la compagnia di maestri saggi, eaccetta le regole della formazione monastica, dedicando le proprieenergie a una vita di meditazione. Si accontenta del minimonecessario per la sopravvivenza, è moderato nel cibo, contenutonei sensi, energico nella pratica, immerso costantemente nellaconsapevolezza. La vita della contemplazione meditativa, raggiungeil suo culmine nello sviluppo della visione profonda (vipassana),e il Dhammapada enuncia i principi su cui si fonda questasaggezza: che tutte le cose condizionate sono impermanenti(anicca), insoddisfacenti (dukkha), che non c'è un sé o un iopermanente (anatta). Quando queste verità sono comprese,attraverso l'esperienza diretta, il desiderio, l'ignoranza e lerelative catene mentali, sono distrutte, e il discepolo saleattraverso fasi successive, fino alla piena realizzazione delNibbana.

Quarto livello - l'ArahantIl quarto livello di lettura del Dhammapada non fornisce altriinsegnamenti, ma è un'acclamazione di coloro che hanno raggiuntola meta. Nel canone Pali le fasi di realizzazione definitiva,lungo la strada che porta al Nibbana sono quattro: "Entrata nellacorrente" (Sotāpanna), il discepolo entra irreversibilmente sullavia della liberazione, che raggiungerà in sette vite al massimo.Già questo risultato, si dice nel Dhammapada, è superiore allasignoria su tutti i mondi. Le due fasi successive sono(Sakadagami) che tornerà solo una volta in un corpo, prima diliberarsi definitivamente, e (Anāgāmin), che otterrà la rinascitain un piano celeste, destinato a guadagnarsi lì la liberazionefinale.

La quarta e ultima fase è quella dell'arahant, il Compiuto, ilsaggio pienamente realizzato, che ha completato lo sviluppo delsentiero, sradicato tutte le contaminazioni e si è liberato dallaschiavitù del ciclo delle nascite. Questa è la figura ideale delbuddhismo, è l'eroe supremo del Dhammapada. Esaltato nel capitolo7 nel capitolo 26 sotto il nome di arahant, brāhmaṇa, "uomosanto", egli costituisce la dimostrazione vivente della verità delDhamma: che è possibile liberarsi dalle macchie dell'avidità,dell'odio e dell'ignoranza, superando la sofferenza, per ottenereil Nibbana in questa vita.

Chi incarna nel modo più perfetto l'ideale dell'arahant è ilBuddha, il Maestro Supremo che non dipende da niente, che hasviluppato da sé la propria saggezza. Non un dio ma un uomo, ilBuddha rimane sempre essenzialmente umano, ma la sua perfettailluminazione lo eleva ad un livello di gran lunga superiore aquello della comune umanità. Tutti i concetti a noi familiari e lecomuni forme di conoscenza, non riescono a circoscrivere la suanatura: è senza strade, senza limiti di campo, libero da ognimondanità, il conquistatore di tutto, il conoscitore di tutto, noncontaminato dal mondo.

I. Yamakavagga - Le coppie (vv. 1-20)

1. La mente precede tutte le realtà. La mente le guida, sono prodotte dallamente. Chi parla o agisce con mente impura, la sofferenza lo segue come laruota [del carro] segue il piede del bue.

Manopubbaṅgammā dhammāManoseṭṭhā manomayāManasā ce paduṭṭhena

Bhāsati vā karoti vāTato naṃ dukkham anvetiCakkaṃ va vahato padaṃ

La storia di Cakkhupala Thera

Mentre era residente nel monastero di Jetavana6, a Savatthi7, ilBuddha pronunciò il primo verso di questo libro, riferendosi aCakkhupala, un anziano monaco cieco.

6 Jetavana è stato uno dei più famosi dei monasteri buddisti in India. E' stato il secondo monastero donato a Gautama Buddha.

7 La capitale del Kosala in India e una delle sei grandi città indiane, ai tempi del Budda.

Cakkhupala era giunto al monastero Jetavana per rendere omaggio alBuddha. Durante la notte, il monaco aveva praticato la meditazionecamminata. Andando avanti e indietro per un tratto di sentiero,senza accorgersene, calpestava i numerosi insetti che vi sitrovavano. Al mattino alcuni monaci più giovani, passando di là,si resero conto che Cakkhupala aveva ucciso un gran numero diinsetti e, criticando l'anziano, si recarono dal Buddha, perriferirglielo.Il Buddha chiese loro: - “Avete visto Cakkhupala uccidere gliinsetti?” i monaci risposero - “no Signore, era notte e noneravamo presenti.” - “Come voi non avete visto Cakkhupala, cosìCakkhupala non ha visto gli insetti, perché e cieco. Essendo unarahant – completamente risvegliato – non potrebbe in alcun modouccidere intenzionalmente delle creature. Cakkhupala è innocente”.I monaci replicarono: - “Com'è possibile che un arahant siacieco?”

Il Buddha allora raccontò: - “In una vita precedente Cakkhupalaera medico a Benares, dove risiedeva il re Kasi. Un giorno visitòuna donna quasi cieca. Non potendo pagarlo in altro modo glipropose che - se fosse guarita – gli avrebbe fatto da servaassieme alla figlia. Il medico accettò e, con un unguento moltopotente curò gli occhi della donna, che però continuò a fingersicieca. Il medico capì che cercavano di sottrarsi all'accordo. Cosìtornò qualche giorno dopo e – quando la donna mentì ancora,dichiarando di non vedere – le applicò un altro unguento, che lebruciò gli occhi.“A causa di questa crudeltà, nelle sue tante esistenze successive,Cakkhupala fu sempre cieco8. In particolare, nella vita presente,il monaco Cakkhupala si è dedicato completamente alla meditazione,secondo le mie istruzioni. Durante un ritiro nella foresta, conaltri sessanta monaci, Cakkhupala Thera, pur avendo gli occhimalati, si è rifiutato di smettere di meditare, per sottoporsialle cure necessarie. A mezzanotte dell'ultimo giorno,raddoppiando lo sforzo, contemporaneamente è diventato cieco e haottenuto lo stato di arahant”9.

8 Dobbiamo considerare due insegnamenti distinti: chi causa la morte di un essere senziente senza volerlo non crea conseguenze kammiche negative. Anche un arahant, nonostante sia perfettamente risvegliato, se non può controllare il proprio corpo, genera sofferenza.

9 Buio e illuminazione giungono assieme. A mezzanotte. Punto culmine dell'oscurità mondana. Al cambiare del giorno Cakkhupala accetta lo scambio: perde la vista ma ottiene la visione:“Il re degli angeli venne da lui con mille occhi e condusse l'occhio divino di Cakkhupala alla purezza. Il re degli angeli, glorioso, nel regno degli angeli, venne proprio in quell'istante e si sedette a fianco di Cakkhupala”.

2. La mente precede tutte le realtà. La mente le guida, sono prodotte dalla mente. Chi parla o agisce con mente pura, la felicità lo segue come la sua ombra.

Manopubbangama dhammamanosettha manomayamanasa ce pasannena

bhasati va karoti vatato nam sukha manveti

chayava anapayini.

La storia di Matthakundali

Mentre era nel monastero di Jetavana a Savatthi, il Buddhapronunciò il secondo verso di questo libro, riferendosi aMatthakundali, il giovane figlio di un bramino.

Matthakundali era un ragazzo di sedici anni, il cui padre, ilbramino Adinnapubbaka, era molto avaro e non faceva mai offerte aimonaci. Per non dover pagare il gioielliere, aveva fabbricato dasé perfino gli orecchini d'oro per il suo unico figlio, torcendolie bruciandoli malamente. Da quei monili il nome Matthakundali,“orecchini bruciacchiati”. Quando Matthakundali si ammalò, lamadre disse a Adinnapubbaka di chiamare un medico. Ma il marito sirifiutò, dicendo che lo avrebbe dovuto pagare. Andò da vari medicie, cercando di descrivere i sintomi del figlio, si feceprescrivere dei rimedi che poi utilizzava per preparare da solo le

medicine. Quando si rese conto che il figlio peggiorava, si decisea chiamare un medico. Questi visitò il ragazzo ma declinòl'incarico, dicendo di essere troppo occupato. Il padre compreseche Matthakundali stava morendo.

A quel punto, temendo che i visitatori potessero scoprire lericchezze che nascondeva in casa, portò fuori il figlio e losistemò sulla terrazza. Quel giorno il Buddha si alzò dalla meditazione di compassione,cui si era dedicato all'alba, e vide nella propria mente, ilgiovane Matthakundali morente. Prefigurò la sua morte, l'atto difede e la rinascita nei paradiso dei Trentatré dei. Il giornodopo, con un folto gruppo di monaci, si recò a Savatthi per laquestua, e si fermò di fronte alla casa del bramino Adinnapubbaka.Qui vide Matthakundali che giaceva sul terrazzo, voltato versol'interno della casa. Per farlo girare il Buddha gli inviò unraggio di luce. Il giovane lo vide ma si sentiva così debole chenon poté nemmeno parlare. Matthakundali si rivolse mentalmente alBuddha con un atto di devozione10. Il Maestro disse: -”Ha fattoabbastanza”, e Matthakundali passò nel paradiso celeste deiTavatimsa come essere divino.

Da quella dimora beata, il giovane Matthakundali vide il padrerecarsi al cimitero dove il suo corpo era stato cremato. Piangevae si torceva le mani in ambascie. Decise di tornare a trovarlo. Sipresentò vestito di oro e gemme e accompagnato da mille ninfecelesti. Il padre lo vide nell'aspetto di un dio, ma con lefattezze del suo figliolo, e gli chiese come avesse ottenuto tuttoquello splendore. Matthakundali gli spiegò che, con un sempliceatto di fede nel Buddha, era rinato come essere divino nelparadiso dei Trentatré dei.

Il bramino Adinnapubbaka si recò allora dal Buddha e gli chiese sealtri avessero ottenuto rinascite celesti, riponendo la propriafede in lui. E il Buddha rispose: - “Non sono centinaia omigliaia, e nemmeno centinaia di migliaia, sono infiniti”

Dopo aver pronunciato questo discorso ottantaquattromila esseriraggiunsero la comprensione del Dhamma, Matthakundali e suo padreAdinnapubbaka raggiunsero lo stato di Sotapatti Magga e Sotapatti10 Il giovane pensò: - “Per colpa di quello stolto di mio padre ho mancato la possibilità

di servire il Buddha o di offrirgli il cibo della questua e di ascoltare il Dhamma. Ora che non posso nemmeno muovere un dito, non riuscirò più a fare nulla per lui”. Questo atto di fede gli valse la condizione di Sottapanna, che non avrà più di sette rinascite come mortale.

Phala. Adinnapubbaka donò quasi tutte le sue ricchezze al Sangha,per favorire la diffusione degli insegnamenti del Buddha.11

3. "Ha abusato di me, mi ha trattato male, mi ha sopraffatto, mi ha derubato". Chi nutre tali pensieri, non frena il proprio odio.

Akkocchi mam avadhi mamajini mam ahasi me

ye ca tam upanayhantiveram tesam na sammati.

11 In realtà le sofferenze che degradano la famiglia di Matthakundali, non sembrano soddisfare il principio di sukkha - la felicità che segue una mente ben indirizzata, come l'ombra dell'uomo che la possiede. Il padre è stolto e come tale si comporta. Lo dice la moglie, contro i cui sensati consigli s'impunta. Lo dice persino il figlio piccolo, in punto di morte. Anche Matthakundali è poco più di un bambino, che si ammala e viene lasciato morire, da una famiglia di squilibrati, tirchi e ignoranti. Non è un saggio dalla grande mente, i cui pensieri elevati tracciano la via della felicità senza confini. Sono due meschini: l'uomo miserabile per la sua avarizia e il bambino destinato a una morte sordida, lasciato alle intemperie dal padre, abbandonatodal medico. Immaginiamo l'agonia del ragazzo, gli impiastri e le medicine fatte in casa dal padre, il disprezzo della moglie. Un mondo devastato dall'avarizia, abbandonato dagli affetti e dal buon senso. Più adatto a illustrare il verso precedente. Qui c'è ben poca felicità. Allora perché racchiudere questo concetto così importante –la mente è genitrice di tutto e quindi genera anche la felicità - dentro l'epifenomeno, apparentemente insignificante, di un piccolo atto di fede dell'ultima ora: in hora mortis? Nel punto di non ritorno - la morte del figlio - cui la follia del padre ha portato la famiglia, un semplice atto di fede, sovverte il risultato, e rimette in gioco il morituro, il padre e migliaia di altri esseri che acconsentono. Lamente ha così infinite possibilità, che una ne basta, anche all'ultimo momento, per salvarci.

4. "Ha abusato di me, mi ha trattato male, mi ha sopraffatto, mi ha derubato". Chi non nutre tali pensieri, frena il proprio odio.

Akkocchi mam avadhi mamajini mam ahasi me

ye ca tam nupanayhantiveram tesupasammati.

La storia di Tissa Thera

Mentre era nel monastero di Jetavana a Savatthi, il Buddhapronunciò il terzo e il quarto verso di questo libro, riferendosia Tissa Thera.Tissa - il figlio di una zia paterna del Buddha - era un monacopigro, che ingrassava al monastero, dove aveva preso i voti dapoco, quando era già anziano. Aveva l'abitudine di passare legiornate senza far niente, nella Sala delle cerimonie, seduto conaria d'importanza, come fosse un Grande Vecchio. Un giorno una comitiva di monaci venne al monastero per rendereomaggio al Buddha. Passando nella sala e vedendo Tissa, vecchio eimponente, si offrirono di servirlo, pensando fosse un venerabileanziano. A tutte le offerte Tissa rispondeva con il silenzio.Pertanto i monaci lo accudirono, gli lavarono e massaggiarono ipiedi e infine gli chiesero da quanto tempo fosse monaco. Tissadovette infine ammettere di essersi ordinato da poco e di non

avere nemmeno un “vassa12” di anzianità, essendo quello il suoprimo ritiro delle piogge. “Miserabile vecchio – gli disse il monaco più giovane – haiesagerato la tua importanza. Ti sei fatto servire da monaci moltopiù anziani di te e non li hai nemmeno ringraziati civilmente. Haiaccettato le loro offerte senza dire una parola, e adesso che tiabbiamo scoperto, non mostri il minimo rimorso per quello che haifatto”. Così dicendo gli schioccò le dita in faccia. Allora Tissa, che era di casta guerriera, gli rispose: “Con chicredi di avere a che fare? Estirperò la tua razza dalle radici”. Esi recò dal Buddha piangendo e lamentandosi, seguito dai monaciche strepitavano a loro volta, per le offese ricevute. Il Buddha si trovò di fronte i contendenti, che rivendicavanoognuno le proprie ragioni. Dovette constatare che qualsiasiconfronto, generava solo nuove ingiurie e lamentele. Quindi disseai monaci di frenare i reciproci sentimenti di ostilità, perchél'odio può essere placato solo evitando di dare sfogo all'odio.

12 Vassa (dal pāli vasso, sanscrito: varṣaḥ, ovvero "pioggia" - birmano waso; khmer:

វវវវវ o វវវវវវវវ; lao: វវវវវ pʰán sǎ o talora វវវវវ wāt sǎ; thailandese:

វវវវវ, pansa o phansaa), Ritiro Monsonico, è il ritiro spirituale che ogni anno, per la durata di tre mesi, è osservato dai monaci buddhisti, particolarmente nella tradizione Theravada.

5. In questo mondo l'odio non si placa con l'odio. L'odio si placa solo non odiando. Questa legge è eterna.

Na hi verena veranisammantidha kudacanam

averena ca sammantiesa dhammo sanantano.

La storia di KalayakkhiniMentre era nel monastero di Jetavana a Savatthi, il Buddhapronunciò il quinto verso, riferendosi a una donna sterile e allasua rivale.Nella casa di un capofamiglia, la prima moglie era sterile. L'uomodecise allora di prendere un'altra moglie, e presto questa restòincinta. La faida tra le due donne iniziò subito, perché la primamoglie le procurò un aborto che la uccise. Nelle vite successive,le due continuarono a perseguitarsi senza tregua: presero le formedi una gatta e una gallina, una cerbiatta e un leopardo, infinedella figlia di un nobile di Savatthi e di una orchessa, chiamataappunto Kalayakkhini13. L'orchessa stava inseguendo la giovane che aveva con sé il figliopiccolo. Quando questa seppe che il Buddha era al monastero diJetavana, in procinto di fare un discorso pubblico, si precipitòda lui e depose il bimbo ai suoi piedi. L'orchessa la inseguì fin

13 Yakkhini o yakkhi = femminile di Yakkha - potenti esseri "non-umani" - a volte gentili, a volte crudeli – corrispondono grosso modo a fate e orchi delle fiabe occidentali. La femmina (yakkhini) è generalmente considerata più insidiosa del maschio.

sulla porta del monastero, dove spiriti custodi la fermarono.Ascoltata la storia, il Buddha la fece chiamare e – avendo ladonna e Kalayakkhini di fronte – fece a entrambe una terribilereprimenda. Ricordò loro le vite precedenti, passate a darsi lacaccia, come mogli dello stesso uomo, poi come gatta e gallina,cerbiatta e leopardo, e infine oggi, ancora nemiche: un'orchessa ela giovane madre con il suo piccolo. In tutto questo odio non c'èspazio che per altro odio. Che causerà ancora più odio. L'odio puòcessare solo grazie all'amicizia, alla comprensione reciproca ealla buona volontà. Il Buddha invitò allora la madre a porgere il suo bambinoall'orchessa. La donna era molto sospettosa e incerta ma,all'insistenza del Maestro, cedette il bimbo alla Yakkhini, che locullo e lo baciò come fosse suo. Le due rivali si rappacificaronoe strinsero un'amicizia destinata a durare.

Alla fine del discorso, l'orchessa entrò nello stato di fruizionecome Sotapatti14, e la lunga faida ebbe termine.

14 Sotapanna (Pali), Srotāpanna (sanscrito, ch: rùliú 法法,) è una persona che ha eliminato i primi tre impedimenti (sanyojanas). Sotapanna letteralmente significa "colui che è entrato (āpanna) nella corrente”.

6. Gli altri non comprendono che tutti dobbiamo morire. Quelli che lo comprendono, di conseguenza, abbandonano la lite.

Pare ca na vijanantimayamettha yamamase

ye ca tattha vijanantitato sammanti medhaga.

La storia dei monaci di KosambiMentre era nel monastero di Jetavana a Savatthi, il Buddha pronunciò il sesto verso, riferendosi ai monaci di Kosambi.I monaci di Kosambi15 si erano divisi in due gruppi. Un gruppo seguiva l'insegnamento del Vinaya16, mentre l'altro preferiva quello del Dhamma17. Spesso i due gruppi e i singoli membri litigavano tra loro.Visto che non riusciva a farli smettere, il Buddha decise di allontanarsi e si ritirò per passare il vassa nel boschetto di Rakkhita, vicino alla foresta di Palileyyaka. In questa foresta viveva il Grande Elefante Palileyya, che si prese cura del Buddha,durante il suo soggiorno. Nel frattempo i monaci a Kosambi continuavano a litigare. Quando i discepoli laici andarono al monastero per portare cibo e generi di conforto, non vedendo più il Buddha, chiesero dove fosse andato. I monaci spiegarono che si era allontanato a causa delle dispute insanabili che dividevano ilSangha18. La reazione dei laici non si fece attendere: fino a 15 Kosambi era una città circondata da mura enormi, situata in India, sulle rive del

fiume Yamuna.16 Vinaya è una parola in pali e in sanscrito, il cui significato letterale è

'educazione', 'disciplina') è il quadro normativo per la comunità monastica buddista, o Sangha, in base ai testi canonici chiamati Vinaya Pitaka. Gli insegnamenti del Buddha, o Buddhadharma possono essere suddivisi in due grandi categorie: 'Dhamma' o dottrina, e 'Vinaya', o disciplina.

17 Dhamma o Buddha-dhamma o Dhamma vinaya, la dottrina, l'insegnamento del Buddha. In questo senso, si riferisce sia al sistema di analisi insegnato dal Buddha (Sutta Pitaka del canone Pali), sia al percorso da intraprendere per liberarsi dalla sofferenza.

18 Saṃgha anche saṅgha è il termine sanscrito e pāli che indica, nel suo più ampio significato, la comunità delle quattro assemblee (sanscrito:pariṣad; pāli: parisā) dei monaci (sanscrito bhikṣu; pāli bhikkhu) e delle monache (sanscritobhikṣuṇī, pāli bhikkhunī), dei laici (upāsaka) e delle laiche (upāsikā) buddhiste. Nella sua accezione più stretta tale termine indica la sola comunità monastica ed è considerata la più antica istituzione monastica esistente, senza interruzione, dal quinto secolo a.C. 

quando i monaci non avessero ammesso il loro errore e chiesto perdono al Buddha, convincendolo a tornare a Kosambi, non sarebbe più stato offerto loro ne' cibo, ne' generi di prima necessità. I monaci si resero conto di aver sbagliato e le due fazioni deciserodi riconciliarsi. Ma i laici mantennero la parola, e non portaronopiù offerte al monastero. Intanto, nella foresta di Palileyyaka, il Buddha, in compagnia del Grande Elefante, trascorse serenamentei tre mesi del vassa. In questo periodo – secondo le regole del Vinaya - non avrebbe potuto comunque fare ritorno a Kosambi. Pertanto i monaci trascorsero la stagione delle piogge nel modo più miserabile, subendo il disprezzo della comunità dei fedeli laici e privati del cibo e dei beni di conforto. Al termine del vassa, il venerabile Ananda e cinquecento bhikkhu si recarono nella foresta di Palileyyaka, portando al Buddha il messaggio di Anathapindika19 e degli altri discepoli laici che lo imploravano ditornare. A tempo debito il Buddha tornò a Savatthi. Quando giunse al monastero Jetavana, i monaci si gettarono ai suoi piedi, riconoscendo il proprio errore e pregandolo di restare. Il Buddha li rimproverò per averlo disobbedito, dicendo: “Tutti dobbiamo morire, diconseguenza, le persone intelligenti, che comprendono questa verità, lasciano cadere le dispute che hanno in corso, e non ne alimentano altre, evitando di agire come se fossero immortali”.

Alla fine del discorso, tutti i monaci presenti entrarono nello stato di fruizione come Sotapatti.

19 Anathapindika, "protettore degli orfani e degli indifesi", (sanscrito: Anāthapiṇḍada) è stato il principale discepolo laico di Gautama Buddha. Il suo nome era Sudatta. Era molto ricco e fu il primo mecenate buddhista. Regalò il grande parco di Jeta al Buddha, dopo averlo acquistato a prezzo d'oro dal principe Jeta.

7. Chi vive immerso nei piaceri, senza controllare i propri sensi, smodato nel cibo, indolente e privo di vigore - Mara lo abbatte, come il vento [sradica] un albero poco solido.

Subhanupassim viharantamindriyesu asamvutam

bhojanamhi camattannumkusitam hinaviriyam

tam ve pasahati Marovato rukkhamva dubbalam.

8. Chi non vive immerso nei piaceri, controlla i propri sensi, è moderato nel cibo, affidabile e vigoroso - Mara non lo abbatte, come il vento [non scalfisce]una montagna rocciosa.

Asubhanupassim viharantamindriyesu susamvutam

bhojanamhi ca mattannumsaddham araddhaviriyamtam ve nappasahati Marovato selamva pabbatam.

La storia di Mahakala20 TheraQuando risiedeva in un quartiere della città di Setabya21, il Buddha pronunciò il settimo e l'ottavo verso di questa raccolta, riferendosi a Mahakala e a suo fratello Culakala. Mahakala e Culakala erano mercanti, nella città di Setabya. Viaggiavano per le piazze dei paesi vicini, quando si imbatterononel Buddha. Questi parlava a un gruppo di persone, spiegando loro i principi del Dhamma. Mahakala immediatamente chiese di essere accolto nell'ordine dei bhikkhu, istituito dal Buddha. Anche Culakala volle allora di diventare monaco, con il secondo fine di convincere più tardi il fratello a tornare in famiglia. Mahakala era un praticante molto serio, e contemplava la dissoluzione del corpo, nei cimiteri22, meditando sul decadimento esull'impermanenza. Fino a quando raggiunse lo stato di arahant e la visione profonda. La compagnia dei monaci, spostandosi, raggiunse la foresta di Simsapa, vicino a Setabya. Qui abitava la famiglia dei due

20 Il nome di questo monaco corrisponde a quello di una divinità: la versione Buddhista di Shiva. Mahākāla è un bahuvrihi sanscrito formato dalle parole of mahā ("grande") e kāla ("nero"), tradotte poi letteralmente in tibetano, come Nagpo Chenpo, anche se solitamente i buddhisti tibetani utilizzano la parola Gonpo ("signore" o "protettore", traduzione della parola sanscrita Nāth) per riferirsi a questa divinità. Nel Buddhismo Theravada, spesso è indicato come Māra. Mahakala o Mahākāla, è un Dharmapala ("protettore deldharma") del Buddhismo Vajrayana: in Giappone assume il nome di 法法法 (Daikokuten) ed appartiene alla quarta gerarchia di divinità.

21 Setabya era un'antica città indiana, che sorgeva tra Sāvatthi - “la suprema città”, capitale del Kosala - Kapilavatthu e Kusinara.

22 La pratica della contemplazione della dissoluzione del corpo umano. Il Buddha istruivacosì i monaci in questa pratica a loro riservata: non iniziare, cercando un cadavere fresco. Inizia contemplando un corpo in avanzato stato di decomposizione. Lo scopo è constatare con i propri occhi, come la morte riduce il corpo umano. I cimiteri in passato erano molto diversi da quelli attuali: corpi insepolti erano disseminati ovunque, sparsi come tronchi, nei vari stadi della decomposizione. Il dovere (dhutanga) del monaco era osservarne le diverse fasi, comprendendo l'impermanenza.

fratelli. L'ex moglie di Culakala, d'accordo con lui, chiese al Buddha il permesso di invitarlo a casa propria, assieme ai suoi discepoli. Era inteso che Culakala sarebbe andato avanti, per allestire le offerte e ordinare i posti. Ma questi, una volta a casa, convinto anche dalle insistenze delle sue ex mogli, si tolsel'abito e non volle più riprendere i voti monastici. Allora le mogli di Mahakala decisero di provare a corrompere anche lui. Invitarono a loro volta il Buddha e i suoi discepoli. Finito il pranzo, quando il Sangha stava incamminandosi, le ex mogli di Mahakala chiesero al Buddha il permesso di trattenere il monaco ancora per qualche tempo. Il Buddha acconsentì ma i monaci che erano con lui, arrivati ai cancelli del villaggio, si rivolsero alMaestro preoccupati e inquieti, per il timore che anche Mahakala lasciasse l'ordine, come aveva appena fatto suo fratello. Il Buddha spiegò che i due fratelli erano diversi: mentre Culakaladesiderava vivere immerso nei piaceri, senza controllare i propri sensi, smodato nel cibo, indolente e senza di vigore, debole come un albero privo di radici - Mahakala era capace di controllare i propri sensi, di moderarsi nel cibo. Era un monaco affidabile e saldo nella fede nel Buddha, nel Dhamma e nel Sangha: era solido come una roccia.Nel frattempo, appena rimaste da sole con Mahakala, le ex mogli gli si fecero intorno, cercando di togliergli l'abito zafferano, convincendolo con blandizie a rimanere a casa. Ma il monaco si alzò e, utilizzando i poteri soprannaturali che possedeva, attraversò il tetto, volò in cielo e giunse ai piedi del Buddha, esattamente nell'istante in cui questi aveva terminato di dire i due versi riportati all'inizio. L'intera assemblea dei bhikkhu, entrò nello stato di fruizione come Sotapatti.

9. Chi non è libero dalle impurità morali e veste l’abito zafferano [delmonaco], senza essere controllato e sincero, non ne è degno.

Anikkasavo kasavamyo vattham paridahissati

apeto damasaccenana so kasavamarahati.

10. Chi si è liberato dalle impurità morali, è consolidato nei precetti morali,dotato di autocontrollo e sincerità, è degno dell'abito zafferano.

Yo ca vantakasav'assasilesu susamahito

upeto damasaccenasa ve kasavamarahati.

La storia di Devadatta23

Mentre era nel monastero di Jetavana a Savatthi, il Buddha pronunciò il nono e il decimo verso di questa raccolta, riferendosi a Devadatta.Una volta che i due principali discepoli del Buddha, il venerabileSariputta24 e il venerabile Mahamoggallana25, si erano trasferiti daSavatthi a Rajagaha, la gente di quella città li invitò, con i loro mille seguaci, a un pranzo mattutino.Giunti a Rajagaha, un ricco discepololaico, offrì alle persone che erano stateincaricate di organizzare la cerimonia, unpezzo di stoffa dal valore inestimabile. Liistruì dicendo loro che – qualora ve ne

23 Devadatta era un monaco buddista, cugino e cognato di Gautama Siddartha, il Buddha Sakyamuni, e fratello di Ananda, uno dei suoi principali discepoli. Devadatta, nella tradizione Theravada, viene ricordato per aver tentato di uccidere il Buddha e per aver istigato il principe Ajatasattu a uccidere suo padre, il re Bimbisara.

24 Sariputra (sanscrito) o Sāriputta (pali) è uno dei due principali discepoli del Buddhacon Maudgalyayana (Pali: Moggallāna). E' diventato un arahant "primo per la saggezza",rinomato per il suo insegnamento ed è rappresentato nella tradizione Theravada come uno dei più importanti discepoli del Buddha.

25 Maudgalyayana (Pali: Moggallāna; giapponese: 法法法, Mokuren o Mokkenren), noto anche come Mahamaudgalyayana o Mahāmoggallāna, è stato uno dei più famosi discepoli del Buddha Sakyamuni. Contemporaneo di arahant famosi come Subhūti, Shariputra, e Mahakasyapa, è considerato il secondo dei due discepoli del Buddha più importanti "primo per i poteri soprannaturali", insieme a Sariputra.

fosse stato bisogno per sopperire alle spese del banchetto – avrebbero potuto venderlo. In caso contrario, di offrirlo a un monaco meritevole. Effettivamente non vi fu bisogno di vendere il pezzo di stoffa e questo venne offerto a Devadatta, che risiedeva a Rajagaha, mentre Sariputta e Mahamoggallana erano solo di passaggio. Devadatta, con una stoffa tanto ricca, si fece subito un abito sontuoso e, così addobbato, pavoneggiandosi pomposamente se ne andava in giro per la città. Un monaco che proveniva da Rajagaha, incontrando il Buddha a Savatthi, gli riferì la storia, meravigliandosi che un bhikkhu così conosciuto come Devadatta, fosse tanto vanesio.Il Buddha gli spiegò allora che Devadatta aveva già indossato un abito che non avrebbe dovuto indossare. E gli raccontò questa storia: in una delle sue esistenze precedenti, Devadatta era un cacciatore di elefanti. A quel tempo, in una certa foresta, vivevaun gran numero di elefanti. Un giorno, il cacciatore aveva notato che gli elefanti, quando incontravano un Paccekabuddha26, si fermavano a genuflettersi. Devadatta allora indossò la parte superiore di un abito da monaco coprendosi le spalle e il braccio.Poi, presa una lancia, si appostò sul sentiero degli elefanti, in attesa del loro passaggio. La fila degli elefanti, passando, si inchinava davanti a Devadatta, che indossava l'abito zafferano, pensando fosse un Paccekabuddha. Devadatta lasciava passare gli animali, fino all'ultimo, e poi lo colpiva a morte con la lancia. In questo modo, per molti giorni, uccise l'ultimo elefante della fila, che si inginocchiava davanti a lui.Il capo del branco di elefanti era un Bodhisattva27 che, accorgendosi della sparizione dei suoi seguaci, decise di indagarepersonalmente. Si mise in fondo alla fila, mandando avanti il suo gregge e, quando Devadatta cercò di colpirlo con la lancia, il Grande Elefante lo prese per il tronco e lo sollevò in aria: stavaper ucciderlo scagliandolo lontano ma, alla vista dell'abito zafferano, si trattenne, risparmiando la vita al cacciatore.26 Colui che, come il Buddha, comprende da solo le Quattro Nobili Verità e ha sradicato

tutte le contaminazioni morali (kilesas). Tuttavia, a differenza di un Buddha, non puòinsegnare ad altri. I Paccekabuddha appaiono quando non è disponibile il Buddha Sasana(l'insegnamento del Buddha).

27 Nel Buddhismo, un Bodhisattva (sanscrito: Bodhisattva; Pali: Bodhisatta) è un illuminato (bodhi), in questa esistenza (sattva). Il termine Pali è stato a volte tradotto come "essere-saggezza". Tradizionalmente, un bodhisattva è colui che, motivati da grande compassione, ha un desiderio spontaneo di raggiungere la Buddhità per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.

Devadatta fu rimproverato aspramente per aver cercato di uccidere un Bodhisattva, travisandosi sotto l'abito zafferano e fingendosi un Paccekabuddha. Fu accusato di aver compiuto un atto veramente depravato perché chi caccia e uccide gli animali, non ha il diritto di indossare l'abito dei monaci, che sono inoffensivi. Alla fine del discorso, molti monaci presenti, entrarono nello stato di fruizione come Sotapatti.

11. Pensando che sia essenziale ciò che non lo è, non riconoscendo l'essenza in ciò che è essenziale, essi – nutrendosi di pensieri sbagliati - non scoprono l'essenza.

Asare saramatinosare casaradassino

te saram nadhigacchantimicchasankappagocara.

12. Avendo compreso che l’essenza è essenza - e l'inessenziale è inessenziale, essi – nutrendosi del retto pensiero – scoprono l'essenziale.

Saranca sarato natvaasaranca adhigacchantite saram adhigacchanti

sammasankappagocara.

La storia di Sariputta28 e Mogallana29 Thera“Lasciate che i cretini vengano a me”

Mentre risiedeva a Veluvana, nel monasterodel Bosco di Bambù, a Rajagaha, il Buddhapronunciò i due versi precedenti,riferendosi a Sanjaya, il precedentemaestro dei due Grandi Discepoli, ilVenerabile Sariputta e il VenerabileMoggallana – i cui nomi da laici eranoUpatissa e Kolita.I due giovani provenivano appunto daivillaggi di Upatissa e Kolita, nei pressidi Rajagaha. Un giorno, mentre assistevanoa uno spettacolo, alla fiera del paese,

28 Vedi nota 2429 Vedi nota 25

colpiti dall'inconsistenza delle cose mondane, si trovarono d'accordo sulla necessità di cercare una via per la liberazione. Chiesero a Sanjaya, l'asceta errante di Rajagaha, di diventare suoi discepoli. Sanjaya era uno scettico e sosteneva le quattro possibilità dell'essere: “essere, non essere, ne' essere ne' non essere, essere e non essere”. Era quindi famoso per la vaghezza delle sue risposte e i suoi rivali lo definivano “scivoloso come un'anguilla” (amaravikkhepikas). Per questo i due giovani non rimasero suoi discepoli a lungo. Quando partirono, si promisero che, il primo, che avesse trovato un vero maestro, avrebbe avvisato l'altro. Finalmente Upatissa incontrò Assaji Thera, un discepolo di GautamaBuddha, cui chiese di insegnargli l'essenza del dhamma. Assaji pronunciò il verso che inizia con: "Ye dhamma hetuppabhava", che significa “Le cose che procedono da una causa, di quelle cose il Tathagata ha spiegato la causa. E della loro cessazione, la dottrina del Grande Recluso, spiega come cessano”. Upatissa immediatamente si stabilì nella condizione di Sotapatti Magga e Phala30. Corse da Kolita, gli ridisse il verso e anche l'amico raggiunse lo stato di Sotapatti. Per amore verso il loro vecchio maestro, tornarono da Sanjaya, per comunicargli che un Buddha era sorto. Gli dissero: "Abbiamo trovato colui che può indicarci la via per l'Immortale. E' apparso il Buddha nel mondo, il Dhamma è apparso, il Sangha è apparso. Vieni, andiamo dal Maestro". Si dice che Sanjaya abbia provato a confutare la dottrina del Buddha e poi, vedendo che i due discepoli erano incrollabili nelleloro convinzione, gli abbia proposto di fare i Maestri assieme a lui, seguendo la sua scuola. Ma i due giovani insistevano, sperando di convincerlo a lasciare la propria dottrina errata, perrecarsi dal Buddha, dove anche Sanjaya avrebbe raggiunto la condizione di Sotapatti. Esasperato Sanjaya gli fece una domanda: “Che voi sappiate sono dipiù i saggi o gli sciocchi?” i due giovani risposero: “Indubbiamente gli sciocchi sono molti e i saggi pochi”. “Bene – disse Sanjaya – allora lasciate che i saggi vadano da Gautama, glisciocchi verranno da me”. E spiegò che, se dopo aver insegnato la propria dottrina a tanti discepoli, fosse stato accolto come

30 Sotapatti è la condizione di chi “è entrato nella corrente”, Magga e Phala sono rispettivamente l'accesso e la fruizione, i due stadi in cui sono classificati i quattro stati del processo di illuminazione, di cui Sotapatti è il primo.

discepolo dal Buddha, si sarebbe ridotto, come un orcio in una tazza, e questo non era possibile31. Abbandonato Sanjaya, Upatissa eKolita, seguiti da duecento-cinquanta suoi discepoli, se neandarono dal Buddha, per chiederglidi essere ammessi nel Sangha. Quiottennero i voti e Upatissa, figliodi Rupasari divenne noto comeSariputta Thera, mentre Kolita,figlio di Moggali divenne Maha TheraMoggallana. Il settimo giorno Maha Moggallana raggiunse lo stato di Arahat. Sariputta Thera ottenne lo stesso risultato un paio di settimane dopo. Gautama Buddha li confermò a capo del Sangha come Discepoli Principali (Agga-savaka). Il Buddha sottolineò che l'interesse e l'orgoglio impedivano a Sanjaya di cogliere l'essenziale come essenziale ma, ostinandosi aconsiderare vero ciò che era inessenziale, non era in grado di giungere all'essenza delle cose. Al termine del discorso molti deipresenti si stabilirono nella condizione di Sotapatti.

31 Una bella risposta: prima un calcolo di utilità materiale in contraddizione con il beneficio spirituale - quanti sciocchi saranno pronti a seguirmi, e quante offerte mi faranno, perché insegni loro una dottrina, sia pure sbagliata. Poi, una presa di posizione dettata da un punto d'orgoglio: meglio primo nell'errore che secondo a qualcuno, sia pure un Maestro illuminato.

13. Come la pioggia penetra in una casa mal riparata, così una mente poco evoluta, viene penetrata dalla passione.

Yatha agaram ducchannamvutthi samativijjhati

evam abhavitam cittamrago samativijjhati.

14. Come la pioggia non penetra in una casa ben riparata, così una mente ben sviluppata, non viene penetrata dalla passione.

Yatha agaram suchannamvutthi na samativijjhati

evam subhavitam cittamrago na samativijjhati.

La storia di Ananda32 TheraMentre risiedeva nel monastero Jetavana a Savatthi, il Buddha pronunciò i due versi precedenti, riferendosi a Ananda Thera, che era suo cugino.Il Buddha risiedeva al monastero Veluvana, a Rajagaha quando suo padre il re Suddhodana33, che lo cercava da molto tempo, gli inviò messaggeri che lo pregassero di recarsi da lui a Kapilavatthu. Il Buddha accettò l'invito e tornò dal padre, seguito da ventimila arahant. Quando giunse a Kapilavatthu raccontò il Vessantara Jataka34 alla sua famiglia, riunita per riceverlo. Il secondo giorno, quando pronunciò il verso che inizia con: "Uttitthe Nappamajjeyya ..." - “Sorgi e non essere inconsapevole”, il re si stabilì nella condizione di Sotapatti. Giunto al palazzo, il Buddha recitò un altro versetto che inizia con "Dhammam cura sucaritam ..." - “Dovresti praticare il Dhamma” e il re Suddhodana

32 Ānanda era uno dei discepoli principali e un assistente devoto del Buddha. Tra i moltidiscepoli del Buddha, Ananda aveva il dono della memoria e ricordava a mente la maggior parte del Sutta Pitaka. A lui sono attribuiti gli insegnamenti del Buddha, così come furono riportati durante il primo Concilio buddhista. Per questo, era conosciuto con il nome di Guardiano del Dharma. Secondo il Buddha, tutti i Buddha del passato e del futuro avranno due discepoli principali e un assistente, nel corso del loro insegnamento. Nel caso di Gautama Buddha la coppia di discepoli era formata da Sariputta e Mahamoggallana, mentre Ānanda era l'assistente.

33 Re Suddhodana era il padre di Gautama Buddha, un capo delle tribù Shakya, che vivevanonell'India settentrionale, quasi al confine con il Nepal.

34 Vessantara (il Bodhisatta), era il figlio di Sanjaya, re di Sivi, e della regina Phusatī. La sua storia fu narrata in occasione della prima visita del Buddha a Kapilavatthu.

si stabilì nella condizione successiva di Sakadagami35. Dopo il pranzo, il Buddha raccontò la Candakinnari Jataka36 e, il terzo giorno, assistette alla cerimonia del matrimonio del principe Ananda, suo cugino. Quando il Buddha arrivò, consegnò la ciotola per le elemosine al principe Ananda. Terminata la cerimonia, sullavia del rientro, Ananda si mise a seguire il Buddha, chiamandolo per restituirgli la ciotola. Ma il Buddha non si voltava e proseguiva nel suo cammino. La giovane sposa, la principessa Janapadakalyani37, vedendo Ananda seguire il Buddha fuori dalla città, gli corse appresso e, gridando, lo pregò di tornare presto.Ma Ananda giunto al monastero, chiese e ottenne l'ordinazione da bhikkhu, e non fece più ritorno a casa.Più tardi, il Buddha si trasferì a Savatthi, nel monastero costruito da Anathapindika, nel parco di Jeta. Qui Ananda divenne apatico e infelice, perché non trovava alcun piacere nella vita monastica. Rimpiangeva la famiglia, e le parole della principessa Janapadakalyani, gli rimbombavano nella testa, ricordandogli che lo aveva supplicato di tornare da lei.Il Buddha comprese questo dilemma e – con i suoi poteri soprannaturali – mostrò al cugino le divinità femminili del paradiso Tavatimsa, che erano così belle, da far impallidire le grazie della povera principessa Janapadakalyani. Ananda ne fu molto colpito e – sulla promessa del Buddha, che sarebbe potuto rinascere in quel paradiso - si mise a praticare con impegno il dhamma. Ma i monaci che avevano saputodell'episodio, lo ridicolizzavano,chiamandolo mercenario, perchépraticava solo per amore dellebelle donne, che aveva visto tra ideva. Ananda era adesso tormentatodalla vergogna e così, deciso aimpegnarsi a fondo per raggiungerela meta, praticò fino a quandoriuscì a stabilirsi nello stato diarahant. Ora la sua mente era

35 Sakadagami Phala, 'frutto' o 'fruizione'. Segue immediatamente Sakadagami Magga, che èil secondo gradino in cui sono classificati i quattro stati del processo di illuminazione.

36 Che narra le virtù della principessa Yasodhara, madre di Rahula37 Janapada Kalyani Nanda era la più bella fanciulla del regno di Janapada. Sposata con

Ananda, il fratellastro di Gotama Buddha

completamente liberato da tutti gli attaccamenti, inclusa la promessa di rinascere nel paradiso Tavatimsa. Che, come il Buddha aveva previsto fin dal primo momento, non gli sembrava più desiderabile. Alcuni monaci, avendo saputo delle difficoltà di Ananda, gli chiesero se ora fosse felice nel monastero. Ananda rispose che, essendosi liberato dall'attaccamento, non desiderava più tornare alla vita laica. Ma i monaci non gli credettero. Andarono dal Buddha e gli chiesero cosa pensasse di Ananda. Il Buddha rispose che una volta la natura di Ananda era come una casa, con il tetto sfondato, che lasciava entrare la pioggia. Ma ora il tetto era riparato e la pioggia non vi sarebbe più penetrata.

15. Si dispera qui e si rammaricherà dopo la morte. In entrambi i mondi, chi compie il male, si dispera. Si rammarica ed è oppresso, vedendo le proprie azioni malvagie.

Idha socati pecca socatipapakari ubhayattha socati

so socati so vihannatidisva kammakilitthamattano.

La storia di Cundasukarika

Mentre stava al monastero Veluvanadi Rajagaha, il Buddha pronunciòquesto verso, in relazione allastoria di Cunda, il macellaio dimaiali.Una volta, in un villaggio nonlontano dal monastero Veluvana,viveva un norcino molto crudele eduro di cuore, che si chiamavaCunda. Aveva macellato maiali peroltre cinquantacinque anni, senzamai compiere un singolo attomeritorio. Poco prima di morire, iniziò a soffrire atrocemente e, durante l'agonia, per sette giorni, continuò a agitarsi e strillare come un maiale, muovendosi carponi sulle quattro zampe. Infatti, già in questa vita, era come se fosse nell'inferno Niraya38. Finalmente, quando il settimo giorno Cunda morì, passò direttamente nell'Avici Niraya. Così, chi compie il male, soffre per le sue cattive azioni. Soffre in questo mondo e soffrirà nel prossimo.

38 Niraya o Naraka è un luogo di continuo tormento, a volte paragonato all'inferno, ma diverso dall'inferno, perché la sofferenza nel Niraya non è eterna come la sofferenza all'inferno. Avici Niraya è il più spaventoso di tutti i Nirayas.

16. Gioisce qui e gioisce dopo la morte. In entrambi i mondi, chi compie il bene, gioisce. Gioisce ed è felice, vedendo le proprie buone azioni.

Idha modati pecca modatikatapunno ubhayattha modati

so modati so pamodatidisva kammavisuddhimattano.

La storia di Dhammika Upàsaka

Mentre stava nel monasteroJetavana a Savatthi, il Buddhapronunciò questo verso,riferendosi a Dhammika, undiscepolo laico.Una volta viveva a Savatthi, undiscepolo laico di nome Dhammika,che era virtuoso e molto generosonel fare beneficenza. Offriva aimonaci cibo e altri requisiti,indispensabili per la vitamonastica, regolarmente e anchenei giorni speciali. Era a capo di cinquecento discepoli laici del Buddha che vivevano a Savatthi. Dhammika ebbe sette figli e sette figlie tutti, come il padre, virtuosi e dediti alla carità. Quando Dhammika si ammalò gravemente, dal suo letto di morte, chiese al Sangha che venisse a recitare itesti sacri al suo capezzale. Mentre i monaci recitavano il Maha Satipatthana Sutta39, sei carri decorati, provenienti da sei mondi celesti, arrivarono nella sua casa, per invitarlo nei loro rispettivi mondi. Dhammika 39 Mahāsatipaṭṭhāna Sutta (DN 22) (grande discorso sui fondamenti della consapevolezza) è

uno dei discorsi più importanti e più ampiamente studiato del canone Pali del buddhismo Theravada. In questo sutta, il Buddha individua quattro riferimenti su cui stabilire la consapevolezza (satipatthana): corpo, sensazioni (o sentimenti), mente (ocoscienza) e contenuti mentali. Questi sono poi ulteriormente suddivisi in sezioni e sottosezioni.

disse loro di aspettare un po', per paura di interromperela recita dei Sutta. Ma i monaci, pensando che Dhammika si fosse rivolto a loro, invitandoli a interrompere i canti, smisero di recitare il sutta e se ne andarono. Piùtardi, Dhammika raccontò ai suoi figli la visione dei seicarri decorati, fermi, in attesa della sua decisione. Alla fine Dhammika scelse il carro proveniente dal paradiso Tusita40 e quindi chiese a uno dei suoi figli digettare una ghirlanda di fiori sul quel carro. Morì e rinacque nel paradiso Tusita. Così, un uomo virtuoso, gioisce in questo mondo e nel prossimo.

40 Tusita è uno dei sei mondi-deva del Kāmadhātu, che si trova tra il paradiso di Yama e il paradiso di Nirmāṇarati. Come gli altri paradisi, si dice che Tusita sia raggiungibile attraverso la meditazione. È il paradiso dove il Svetaketu Bodhisattva (Pali: Setaketu, "Bandiera Bianca") risiedeva prima di rinascere sulla Terra come Gautama, il Buddha storico, ma è anche il paradiso dove risiede attualmente il Natha Bodhisattva ("Protettore"), che più avanti nelle epoche, nascerà sulla terra, come il prossimo Buddha Maitreya.

17. E' tormentato qui e sarà tormentato dopo la morte. In entrambi i mondi, chi compie il male, è tormentato [dal pensiero]: “ho compiuto azioni malvagie”. Sarà ancora più tormentato, dato che è destinato a una cattiva rinascita.

Idha tappati pecca tappatipapakari ubhayattha tappati

papam me katanti tappatibhiyyo tappati duggatim gato.

La storia di DevadattaMentre risiedeva nel monastero Jetavana a Savatthi, il Buddha pronunciò questo verso, riferendosi a Devadatta.Devadatta viveva con il Buddha a Kosambi. Durante il soggiorno si rese conto che il Buddha godeva di un granderispetto e era onorato con molte offerte. Devadatta invidiava il Buddha e aspirava a divenire il capo dell'Ordine dei monaci al suo posto. Un giorno, mentre ilBuddha predicava presso il monastero di Veluvana a Rajagaha, si avvicinò al Buddha dicendogli che stava diventando vecchio, gli suggerì di affidare l'ordine dei monaci alle sue cure. Il Buddha respinse la sua proposta e lo rimproverò,dicendogli chevoleva “mangiare lasaliva deglialtri”. Quindi ilBuddha chiese alSangha di compiereun “atto diproclamazione”(Pakasaniya kamma41)41 Pakasaniya kamma: un “atto di proclamazione” effettuato dal Sangha, relativo

a uno dei suoi membri, in cui si dichiara che, dato che il suo comportamentoera prima di un tipo, ed è ora di un altro tipo, d'ora in poi tutte le sue

nei confronti di Devadatta.Devadatta si sentì offeso e giurò di vendicarsi contro ilBuddha. Per tre volte, tentò di ucciderlo: mandando alcuni arceri con l'ordine di colpirlo, facendo rotolare su di lui un grande masso dalla collina Gijjhakuta, scatenandogli contro l'elefante Nalagiri42. Gli arceri, al cospetto del Buddha entrarono nello stato di Sotapatti, e rinunciarono a qualsiasi violenza. Un frammento del masso colpì l'alluce del Buddha, ferendolo.L'elefante Nalagiri fu subito domato dalle parole del Risvegliato.Così Devadatta nonessendo riuscito auccidere il Buddhaescogitò un'altratattica, cercando didividere l'ordine deimonaci, portando consé a Gayasisa43,cinquecento novizi.Ma Sariputta e MahaMoggallana si recaronoin quel monastero e,per un mese, con il consenso di Devadatta che pensava si volessero unire a lui, predicarono il Dhamma. Alla fine dissero ai giovani monaci, noi ce ne andiamo, se volete seguirci raggiungeteci alla foresta di bambù e poi assieme andremo a salutare il Buddha al Picco dell'avvoltoio44. Trecento ottanta novizi li seguirono e

azioni fisiche e verbali sono unicamente sue, e non hanno nulla a che fare con il Buddha, il Dhamma e il Sangha.

42 La storia di Nalagiri è una delle più note leggende della tradizione buddista. Scene del Buddha che doma un elefante infuriato con la potenza della compassione e dell'amore, appaiono ovunque nell'Asia Sud-Orientale, mentre la città di Rajgir, dove ha luogo la vicenda, è diventata un luogo di pellegrinaggio.

43 Una collina nei pressi di Gaya. Qui il Buddha venne da Uruvela dopo aver convertito Tebhatika Jatila, e qui visse con mille monaci. Qui pronunciò il Adittapariyaya Sutta.

44 Picco dell'avvoltoio, montagna dell'India situata nei pressi di Rajgir, nello

lasciarono Devadatta per tornare dal Buddha.In seguito, Devadatta si ammalò e rimase malato per nove mesi. Poi chiese ai suoi discepoli di accompagnarlo dal Buddha, a Jetavana. Sentendo che Devadatta si avvicinava,il Buddha predisse ai suoi discepoli che, nonostante stesse venendo a cercarlo, Devadatta non avrebbe mai avuto l'opportunità di vederlo.Quando Devadatta e il suo seguito, giunsero al monastero Jetavana, i portantini misero per terra il palanchino su cui giaceva, e andarono a rinfrescarsi nelle acque del lago. Anche Devadatta si alzò dal suo giaciglio e – messi i piedi per terra – sprofondò e fu inghiottito dalle sabbiemobili. Devadatta non ebbe la possibilitàdi vedere il Buddha, a causa delleazioni malvagie che aveva compiutocontro di lui. Dopo la sua morte,rinacque nell'Avici Niraya45, unluogo di continuo e intensotormento.

stato indiano del Bihar dove, secondo il Buddhismo Mahāyāna, il Buddha Śākyamuni iniziò a insegnare i Prajñāpāramitā Sūtra o Sutra del Loto.

45 Vedi nota 38

18. E' felice qui e sarà felice dopo la morte. In entrambi i mondi, chi compie il bene, è deliziato [dal pensiero]: “ho compiuto buone azioni”. Sarà ancora più felice, dato che è destinato a una buona rinascita.

Idha nandati pecca nandatikatapunno ubhayattha nandati

punnam me katanti nandatibhiyyo nandati suggatim gato.

La storia di SumanadeviIl Buddha risiedeva a Jetavana quando iniziò il suo discorso sul Dhamma, con questo verso, che si riferisce aSumanadevi.A Savatthi, duemila monaci usato per prendere i loro pasti al giorno nella casa di Anathapindika e un numero simile in casa del eminente femminile devoto Visakha. Chiunque ha voluto dare l'elemosina a Savatthi, hanno usato per farlo dopo aver ottenuto l'autorizzazione di questi due. Qual è stato il motivo di questo? Anche se una somma di centomila è stato speso nella carità, i monaci utilizzato per chiedere:"Ha Anathapindika o Visakha venire alla nostra elemosina-sala?" Se ha detto, "Non sono", hanno usato per esprimereparole di disapprovazione dicendo: "Che razza di carità èquesto?" Il fatto è che entrambi (Anathapindika e Visakha) sapeva troppo bene ciò che la congregazione dei monaci è piaciuto, come anche ciò che dovrebbe essere fatto degno l'occasione. Quando hanno vigilato, i monaci potevano prendere il cibo in base a loro piacimento, e così tutti coloro che hanno voluto dare l'elemosina utilizzati per prendere queidue con loro. Di conseguenza,essi (Anathapindika e Visakha)non poteva avere l'opportunitàdi servire i monaci nelle lorocase.

Allora, pensando a chi potrebbe prendere il suo posto e intrattenere la comunità dei monaci con il cibo, e di trovare la figlia di suo figlio, Visakha fece prendere ilposto. Ha iniziato a servire il cibo alla congregazione di monaci in casa di Visakha. Anathapindika troppo ha fatto la sua figlia maggiore, Mahasubhadda per nome, officiare in sua vece. Mentre frequentava i monaci, aveval'abitudine di ascoltare il Dhamma. Si è trasformata in un sotapanna e andò a casa del marito. Poi (Anathapindika) Cullasubhadda messo al suo posto. Anche lei che agisce allo stesso modo è diventato un sotapanna e andò a casa del marito. Poi la figlia più giovane Sumanadevi è stato assegnato il posto. Lei, invece, raggiunto la fruizione di sakadagami. Anche se era solo una fanciulla, divenne afflitto da così grave una malattia che ha smesso di prendere il cibo e che desiderano vedere il padre lo mandò a chiamare.Anathapindika ricevuto il messaggio, mentre in un ospizio. Subito tornò e le chiese cosa fosse successo. Lei gli disse: 'Fratello, che cos'è?' Egli ha detto 'Caro, stai parlando in delirio?' Lei rispose, 'Fratello,io non sono in delirio.' Ha chiesto, 'Caro, sei nella paura?' e lei ha risposto: 'No, io non sono, fratello.' Dicendo solo queste parole è deceduta. Anche se un sotapanna, il banchiere non era in grado di sopportare ildolore che nasce in lui per la figlia e dopo aver avuto iriti funebri di sua figlia eseguita, si avvicinò al pianto Maestro. Alla domanda: Padrone di casa, quello cheti fa venire triste e depresso, piangendo lacrime dal volto ', mi rispose:' Signore, mia figlia Sumanadevi è morto '. 'Ma, perché si lamentano? Non è la morte comune a tutti gli esseri? ' 'Signore, questo sono consapevole, ma il fatto che mia figlia, che era così consapevole di un senso di vergogna e la paura del male, non è stato in grado di mantenere il suo auto-possesso al momento della sua morte e morì a parlare in delirio, mi ha fatto molto

depresso. ' 'Ma, nobile banchiere, che cosa è che ha detto?''Quando l'ho affrontato come "Caro Sumana", ha detto "Chec'è, caro fratello?" *'Poi, quando le chiesi "Cara, stai parlando in delirio?",Lei ha risposto "Non sto parlando in delirio, fratello".'Quando le ho chiesto "Sei nella paura, cara?", Rispose: "Fratello, io non sono". Dicendo questo molto è morta. 'Allora il maestro gli disse, banchiere Noble, tua figlia non stava parlando in delirio. ' Quando gli chiesero perché parlava così, il Maestro rispose: 'E' a causa della vostra posizione inferiore spirituale, anzi tua figlia ha tenuto una posizione più alta di quello che ha fatto nel raggiungimento del percorso (magga) e fruizione(phala), si sono solo un sotapanna ma sua figlia era una sakadagami, è stato a causa della sua posizione più alta nel raggiungimento di percorso e fruizione che ha parlatoa voi in questo modo '. Il banchiere ha chiesto, 'È così Signore?', E il Maestro ha affermato dicendo 'E' cosi '. Quando è stato chiesto 'Dov'è lei rinasce al momento?' ilMaestro disse: 'Nel cielo Tusita, capofamiglia O'. Poi ilbanchiere fece questa osservazione: 'Signore, dopo aver gioito in questo mondo in mezzo a parenti, ora di nuovo, dopo aver superato via, mia figlia è rinato in un luogo di gioia.' Allora il maestro gli disse: 'Sì banchiere, ildiligente, siano essi famiglie o samana, sicuramente gioire in questo mondo e nel prossimo'In ciò, idha implica in questo mondo, in cui uno si rallegra a causa della gioia derivante dalle proprie azioni.Pecca implica che nel mondo a venire uno si rallegra a causa della gioia che ne risulta.Katapunno significa l'esecutore di merito di vario genere.Ubhayattha implica che in questo mondo uno si rallegra al

pensiero "Io ho fatto del bene e non hanno fatto male" e nel prossimo si rallegrerà per godersi il risultato."Punnam me" significa che mentre qui gioia al pensiero "Ho compiuto un atto meritorius", si rallegra con la felicità semplice derivante dalla soddisfazione nel suo operare proprio bene.bhiyyo implica che dopo essere andato a un'esistenza felice (saggatim gato) uno si rallegra estremamente a causa della gioia risultante, godendo la gloria celeste per 57 crore e sessanta lakh ** anni nel cielo Tusita.Alla fine del verso, molte persone divennero Sotapannas ecosì via, e il discorso diventa vantaggioso per la moltitudine.

* Fratello minore, "Kanitthabhatika". Sarebbe stato terribilmente rude, sconvolgente, per una figlia di affrontare suo padre come 'fratello minore' in circostanze normali.** Un crore è 10.000.000: un lakh è 100.000.

The Story of Sumanadevi (One who has done good deeds rejoices here and rejoices afterwards too; he rejoices in both places. Thinking "I have done good deeds" he rejoices, he rejoices all the more having gone to a happy existence.)The Master while residing at Jetavana delivered this religious discourse beginning with "Here (in this world) one who has done good deeds rejoices" in connection with Sumanadevi.At Savatthi, two thousand monks used to take their meals daily in the house of Anathapindika and a similar number in the house of the eminent female-devotee Visakha. Whosoever wished to give alms in Savatthi, they used to do so after getting permission of these two. What was the

reason for this? Even though a sum of a hundred thousand was spent in charity, the monks used to ask:"Has Anathapindika or Visakha come to our alms-hall?" If told, "They have not", they used to express words of disapproval saying "What sort of a charity is this?" The fact was that both of them (Anathapindika and Visakha) knew exceedingly well what the congregation of monks liked, as also what ought to be done befitting the occasion. When they supervised, the monks could take foodaccording to their liking, and so all those who wished togive alms used to take those two with them. As a result, they (Anathapindika and Visakha) could not get the opportunity to serve the monks in their own homes.Thereupon, pondering as to who could take her place and entertain the congregation of monks with food, and finding her son's daughter, Visakha made her take the place. She started serving food to the congregation of monks in Visakha's house. Anathapindika too made his eldest daughter, Mahasubhadda by name, officiate in his stead. While attending to the monks, she used to listen to the Dhamma. She became a Sotapanna and went to the houseof her husband. Then he (Anathapindika) put Cullasubhaddain her place. She too acting likewise became a Sotapanna and went to her husband's house. Then his youngest daughter Sumanadevi was assigned the place. She,however, attained the fruition of sakadagami. Though she was only a young maiden, she became afflicted with so severe a disease that she stopped taking her food and wishing to see her father sent for him.Anathapindika received the message while in an almshouse.At once he returned and asked her what the matter was. She said to him, 'Brother, what is it?' He said 'Dear, are you talking in delirium?' Replied she, 'Brother, I amnot delirious.' He asked, 'Dear, are you in fear?' and she replied, 'No, I am not, brother.' Saying only these words she passed away. Though a Sotapanna, the banker was unable to bear the grief that arose in him for his

daughter and after having had the funeral rites of his daughter performed, approached the Master weeping. Being asked: Householder, what makes you come sad and depressed, weeping with a tearful face?', he replied 'Lord, my daughter Sumanadevi has passed away.' 'But, whydo you lament? Isn't death common to all beings?' 'Lord, this I am aware of, but the fact that my daughter, who was so conscious of a sense of shame and fear of evil, was not able to maintain her self-possession at the time of her death and passed away talking in delirium, has made me very depressed.' 'But, noble banker, what was it that she said?''When I addressed her as "Dear Sumana", she said "What isit, dear brother? "*'Then when I asked her "Dear, are you talking in delirium?", she replied "I am not talking in delirium, brother".'When I asked her "Are you in fear, dear?", she replied "Brother, I am not". Saying this much she passed away.'Thereupon the Master told him, Noble banker, your daughter was not talking in delirium.' When asked why shespoke like that, the Master replied, 'It is because of your lower spiritual position; indeed your daughter held a higher position than you did in the attainment of the path (magga) and fruition (phala); you are only a Sotapanna but your daughter was a sakadagami, it was because of her higher position in the attainment of path and fruition that she spoke to you in that way'. The banker asked, 'Is that so Lord ?', and the Master affirmed saying 'It is so'. When asked 'Where is she reborn at present?' the Master said, 'In the Tusita heaven, O householder'. Then the banker made this remark,'Lord, having rejoiced here in this world in the midst ofkinsmen, now again, after passing away, my daughter has been reborn in a place of joy.' Thereupon the Master toldhim, 'Yes banker, the diligent, whether they are householders or samanas,surely rejoice in this world as

well as in the next', and uttered this stanza.Idha nandati, pecca nandati,

katapunno ubhayattha nandati."punnam me katan" ti nandatibhiyyo nandatisuggatim gato.

One who has done good deeds rejoices here and rejoices afterwards too; he rejoices in both places. Thinking "I have done good deeds" he rejoices, he rejoices all the more having gone to a happy existence.Therein, idha implies in this world, where one rejoices onaccount of the joy derived from one's own deeds.Pecca implies that in the next world one rejoices on account of the resultant joy.Katapunno means the performer of merit of various kinds.Ubhayattha implies that in this world one rejoices at the thought "I have done good and have not done evil" and in the next he rejoices enjoying the result."Punnam me" means while rejoicing here at the thought "I have performed a meritorius deed", one rejoices with merehappiness arising from the satisfaction in his own good deed.bhiyyo implies that having gone to a happy existence (saggatim gato) one rejoices exceedingly on account of the resultant joy, enjoying the celestial glory for fifty-seven crores and sixty lakhs** years in the Tusita Heaven.At the end of the verse, many people became Sotapannas and so on, and the discourse became beneficial to the multitude.

The story of Sumanadevi, the thirteenth one.

* younger brother, "Kanitthabhatika". It would have been terribly rude, shocking, for a daughter to address her father as 'younger brother' in ordinary circumstances.

** A crore is 10,000,000: a Lakh is 100,000.

19. Anche se recita continuamente i sacri testi, ma non si comporta di conseguenza, l'uomo disattento, è come un mandriano che conta le vacche degli altri – un uomo così non gode [delle benedizioni] della vita monacale.

Bahumpi ce samhita bhasamanona takkaro hoti naro pamatto

gopova gavo ganayam paresamna bhagava samannassa hoti.

20. Anche se recita poco i sacri testi, ma vive nella verità, in accordo con il Dhamma, avendo rinunciato al desiderio, all'odio, e all'illusione, ha [acquisito] la retta conoscenza, con una mente emancipata, senza attaccarsi a nulla, in questo o nell'altro mondo – un uomo così gode [delle benedizioni] della vita monacale.

Appampi ce samhita bhasamanodhammassa hoti anudhammacariraganca dosanca pahaya moham

sammappajano suvimuttacittoanupadiyano idha va haram vasa bhagava samannassa hoti.

The Story of Two FriendsWhile residing at the Jetavana monastery, the Buddha uttered Verses (19) and (20) of this book, with referenceto two bhikkhus who were friends.Once there were two friends of noble family, two bhikkhusfrom Savatthi. One of them learned the Tipitaka and was very proficient in reciting and preaching the sacred texts. He taught five hundred bhikkhus and became the instructor of eighteen groups of bhikkhus. The other bhikkhu striving diligently and ardently in the course ofInsight Meditation attained arahatship together with Analytical Insight.

On one occasion, when the second bhikkhu came to pay homage to the Buddha, at the Jetavana monastery, the two bhikkhus met. The master of the Tipitaka did not realize that the other had already become an arahat. He looked down on the other, thinking that this old bhikkhu knew very little of the sacred texts, not even one out of the five Nikayas or one out of the three Pitakas. So he thought of putting questions to the other, and thus embarass him. The Buddha knew about his unkind intention and he also knew that as a result of giving trouble to such a noble disciple of his, the learned bhikkhu would be reborn in a lower world.So, out of compassion, the Buddha visited the two bhikkhus to prevent the scholar from questioning the other bhikkhu. The Buddha himself did the questioning. Heput questions on jhanas and maggas to the master of the Tipitaka; but he could not answer them because he had notpractised what he had taught. The other bhikkhu, having practised the Dhamma and having attained arahatship, could answer all the questions. The Buddha praised the one who practised the Dhamma (i.e., a vipassaka), but not asingle word of praise was spoken for the learned scholar (i.e., a ganthika).The resident disciples could not understand why the Buddha had words of praise for the old bhikkhu and not for their learned teacher. So, the Buddha explained the matter to them. The scholar who knows a great deal but does not practise in accordance with the Dhamma is like acowherd, who looks after the cows for wages, while the one who practises in accordance with the Dhamrna is like the owner who enjoys the five kinds of produce of the cows*. Thus, the scholar enjoys only the services rendered to him by his pupils but not the benefits of Magga-phala. The other bhikkhu, though he knows little and recites only a little of the sacred texts, having clearly comprehended the essence of the Dhamma and havingpractised diligently and strenuously, is an

'anudhammacari'**, who has eradicated passion, ill will and ignorance. His mind being totally freed from moral delilements and from all attachments to this world as well as to the next, he truly shares the benefits of Magga-phala.* Milk, cream, butter, butter-milk and ghee.** Anudhammacari: one who practises in conformity with the Dhamma.

Fine del primo capitolo. Yamakavagga - Le coppie (vv. 1-20)

II. Appamadavagga - Consapevolezza (vv. 21-32)

21. La consapevolezza è lo stato del “Senza Morte” (Nibbana). La distrazione è lo stato della morte. Chi è consapevole non muore. Chi è distratto è come fosse già morto.

22. Comprendendo chiaramente l’importanza della consapevolezza, il saggio esulta nella consapevolezza, godendo della protezione dei Nobili (Ariya).

23. I saggi, sempre dediti alla meditazione, perseverandocon retto sforzo, raggiungono il Nibbana, la pace più alta, [libera] dalla schiavitù.

24. Cresce continuamente la gloria di chi è energico, attento, puro nella condotta, si controlla e vive correttamente, secondo coscienza.

25. Con impegno e consapevolezza, moderazione e padronanza di sé, il saggio si crea un’isola, che nessunapiena può sommergere.

26. Lo sciocco ignorante, indulge nella distrazione, ma il saggio preserva la consapevolezza come il suo tesoro più grande.

27. Non cedere alla distrazione, non indulgere nei piaceri sensuali. I discepoli che praticano la meditazione con consapevolezza, ottengono una grande felicità.

28. Quando il saggio – con la consapevolezza – elimina ladistrazione, avendo scalato la torre della saggezza, libero dalla sofferenza, osserva le moltitudini dolenti, come - chi è in cima a una montagna - guarda dall'alto inbasso le moltitudini di sciocchi che non sono saliti.

29. Attento tra i distratti, sveglio tra i sonnolenti, l’uomo saggio progredisce, come un cavallo veloce, lasciandosi alle spalle un ronzino sfinito.

30. Indra è diventato il signore degli dei grazie alla consapevolezza. La consapevolezza è sempre lodata, sempredisprezzata la distrazione.

31. Il monaco che si diletta nella consapevolezza ed evita la distrazione – avanza come il fuoco - bruciando tutte le pastoie, piccole e grandi.

32. Il monaco che si diletta nella consapevolezza ed evita la negligenza non tornerà indietro. E’ vicino al Nibbana.

Fine del secondo capitolo. Appamadavagga - Consapevolezza(vv. 21-32)

III. Cittavagga - La Mente (vv. 33-43)

33. Proprio come unarciere raddrizza l’astadella freccia, così, chiha discernimento,raddrizza la propria mente- così volubile einstabile, così difficileda controllare etrattenere.

phandanaṃ capalaṃ cittaṃ dūrakkhaṃ dunnivārayaṃujuṃ karoti medhāvī usukāro va tejanaṃ

34. Come un pesce, gettatosul terreno asciutto,[fuori dalla sua] dimorad'acqua, - la mente sidibatte, per cercare diabbandonare il regno diMara.

vārijo va thale khitto okamokata ubbhatopariphandatidaṃ cittaṃ māradheyyaṃ pahātave

35. E’ meraviglioso domarela mente, così difficileda controllare, veloce,sempre pronta a gettarsisu ciò che desidera. Unamente domata porta lafelicità.

dunniggahassa lahuno yatthakāmanipātinocittassa damatho sādhu cittaṃ dantaṃ sukhāvahaṃ

36. L’uomo intelligentecontrolla la mente,difficile da vedere,estremamente sottile,capace di afferrare tutto

sududdasaṃ sunipuṇaṃ yatthakāmanipātinaṃcittaṃ rakkhetha medhāvī cittaṃ guttaṃ sukhāvahaṃ

ciò che desidera. Unamente ben controllataporta la felicità.

37. Chi controlla la mente- che vaga lontano, insolitudine, senza formanella grotta [del cuore] -si libera dai vincoli diMara.

dūraṅgamaṃ ekacaraṃ asarīraṃ guhāsayaṃye cittaṃ saṃyamissanti mokkhanti mārabandhanā

38. La saggezza non è maiperfetta se la mente èinstabile, se non siconosce il veroInsegnamento e la fiduciavacilla.

anavaṭṭhitacittassa saddhammaṃ avijānatopariplavapasādassa paññā na paripūrati

39. Non c'è paura per chiha la mente sgombra dallepassioni e dai dubbi, perchi ha abbandonato l'ideadel “bene” e del “male” edè sempre attento.

anavassutacittassa ananvāhatacetasopuññapāpapahīnassa natthi jāgarato bhayaṃ

40. Rendendosi conto chequesto corpo è fragilecome un vaso diterracotta, e rafforzandola mente come una cittàben fortificata, eglicombatte Mara con le armidella saggezza. Poi,

kumbhūpamaṃ kāyam imaṃ viditvānagarūpamaṃ cittaṃ idaṃ ṭhapetvāyodhetha māraṃ paññāyudhenajitaṃ ca rakkhe anivesano siyā

protegge ciò che haconquistato, libero dagliattaccamenti.

41. Ben presto, ahimè!questo corpo giacerà perterra, reietto, privo diconoscenza, come un troncoinutile.

aciraṃ vatayaṃ kāyo pathaviṃ adhisessatichuddho apetaviññāṇo niratthaṃ va kaliṅgaraṃ

42. Qualsiasi cosa, unnemico può fare a unnemico, o chi odia a chi èodiato - la mente, maldiretta, può danneggiarcianche di più.

diso disaṃ yaṃ taṃ kayirā verī vā pana verinaṃmicchāpaṇihitaṃ cittaṃ pāpiyo naṃ tato kare

43. Quello che madre,padre e parenti, nonpossono fare per noi –anche di più può fare, unamente ben diretta.

na taṃ mātā pitā kayirā aññe vā pi ca ñātakāsammāpaṇihitaṃ cittaṃ seyyaso naṃ tato kare

IV. Pupphavagga - Fiori(vv. 44-59)

44. Chi esaminerà questaterra, questo regno diYama con i suoi dei? Chicomprenderà questo versodel Dhamma, ben insegnato- come un uomo esperto cheraccoglie fiori?

ko imaṃ pathaviṃ vicessati yamalokaṃ ca imaṃ sadevakaṃko dhammapadaṃ sudesitaṃ kusalo puppham iva pacessati

45. Il discepolo [delBuddha] esaminerà questaterra, questo regno diYama con i suoi dei. Ildiscepolo comprenderàquesto verso del Dhamma,ben insegnato - come unuomo esperto che raccogliefiori.

sekho pathaviṃ vicessati yamalokaṃ ca imaṃ sadevakaṃsekho dhammapadaṃ sudesitaṃ kusalo puppham iva pacessati

46. Rendendoti conto chequesto corpo è come laschiuma, penetral’illusione della suafalsa natura e, spezzandole frecce della passionedi Mara, decorate difiori, renditi invisibileal Re della Morte!

pheṇūpamaṃ kāyam imaṃ viditvāmarīcidhammaṃ abhisambudhānochetvāna mārassa papupphakāni adassanaṃ maccurājassa gacche

47. L'uomo che, con menteavida, coglie solo i fiori- viene travolto dallamorte, come una pienapossente spazza via ilvillaggio addormentato.

pupphāni heva pacinantaṃ byāsattamanasaṃ naraṃsuttaṃ gāmaṃ mahogho va maccu ādāya gacchati

48. L'uomo che, con menteavida, coglie solo i fiori- insaziabile nei desideridei sensi, vienesopraffatto dalla morte.

pupphāni heva pacinantaṃ byāsattamanasaṃ naraṃatittañ eva kāmesu antako kurute vasaṃ

49. Come un ape raccoglieil polline dal fiore,senza intaccarne il coloree il profumo - così ilsaggio va [elemosinando]nel villaggio.

yathā pi bhamaro pupphaṃ vaṇṇagandhaṃ aheṭhayaṃpaleti rasam ādāya evaṃ gāme munī care

50. Nessuno cerchi idifetti negli altri, ciòche gli altri fanno o nonfanno - Ognuno badi a sestesso, a ciò che fa e nonfa.

na paresaṃ vilomāni na paresaṃ katākataṃattano va avekkheyya katāni akatāni ca

51. Come un fiorebellissimo, pieno dicolore, ma senza profumo -così sono le belle parole,di chi non le pratica diconseguenza.

yathā pi ruciraṃ pupphaṃ vaṇṇavantaṃ agandhakaṃevaṃ subhāsitā vācā aphalā hoti akubbato

52. Come un fiorebellissimo, pieno dicolori e profumato - cosìsono le belle parole dichi le pratica.

yathā pi ruciraṃ pupphaṃ vaṇṇavantaṃ sagandhakaṃevaṃ subhāsitā vācā saphalā hoti sakubbato

53. Come da un granmucchio di fiori, possonoessere ricavate molteghirlande - così chi nascemortale dovrebbe praticaremolte azioni meritevoli.

yathā pi puppharāsimhā kāyirā mālāguṇe bahūevaṃ jātena maccena kattabbaṃ kusalaṃ bahuṃ

54. Il profumo dei fiori,sandalo, tagara o gelsominonon va controvento – Ilprofumo di un uomo onestova anche controvento.L'uomo virtuoso sidiffonde in tutte ledirezioni.

na pupphagandho paṭivātam eti na candanaṃ tagaramallikā vāsataṃ ca gandho paṭivātam eti sabbā disā sappuriso pavāyati

55. Sandalo, tagara, loto egelsomino – di tuttiquesti profumi, lafragranza della virtù è la

candanaṃ tagaraṃ vā pi uppalaṃ atha vassikīetesaṃ gandhajātānaṃ sīlagandho anuttaro

più dolce.

56. Debole è la fragranzadella tagara e del sandalo- ma eccellente è lafragranza del virtuoso,che si diffonde anche tragli dei.

appamatto ayaṃ gandho yāyaṃ tagaracandanīyo ca sīlavataṃ gandho vāti devesu uttamo

57. Mara non trova più lavia di quei virtuosi - chedimorano nellaconsapevolezza e si sonoliberati attraverso laperfetta conoscenza.

tesaṃ sampannasīlānaṃ appamādavihārinaṃsammadaññāvimuttānaṃ māro maggaṃ na vindati

58. Sopra un mucchio dispazzatura gettato albordo della via principale- può fiorire un loto,dal profumo puro edelizioso.

yathā saṅkāradhānasmiṃ ujjhitasmiṃmahāpathepadumaṃ tattha jāyetha sucigandhaṃ manoramaṃ

59. Così, tra gli essericoperti di polvere, tragente ignorante eordinaria - il discepolodel Sommo Illuminato,splende magnificamente perla sua saggezza.

evaṃ saṅkārabhūtesu andhabhūte puthujjaneatirocati paññāya sammāsambuddhasāvako

V. Balavagga: Lo Sciocco(vv. 60-75)

60. Lunga è la notte perl'insonne, è lungo unchilometro per chi èstanco - lungo è il Samsaraper gli sciocchi che nonconoscono il vero Dhamma.

dīghā jāgarato ratti dīghaṃ santassa yojanaṃdīgho bālānaṃ saṃsāro saddhammaṃ avijānataṃ

61. Se chi cerca, nontrova un compagno che siapari o migliore di lui -scelga risolutamente diandare da solo. Non c’ècompagnia con lo sciocco.

caraṃ ce nādhigaccheyya seyyaṃ sadisam attanoekacariyaṃ daḷhaṃ kayirā natthi bāle sahāyatā

62. Lo sciocco sipreoccupa, pensando: "hofigli, ho ricchezze." - ma se nonappartiene a se stesso:dove sono i suoi figli?Dove le sue ricchezze?

puttā matthi dhanaṃ matthi iti bālo vihaññatiattā hi attano natthi kuto puttā kuto dhanaṃ

63. Lo stolto che conoscela sua stoltezza è saggio,almeno fino a quel punto -ma uno stolto, orgogliosodella propria intelligenzaè davvero stupido.

yo bālo maññati bālyaṃ paṇḍito vāpi tena sobālo ca paṇḍitamānī sa ve bālo ti vuccati

64. Lo sciocco, anche seper tutta la vita sta conun saggio - noncomprenderà mai ilDhamma, come un cucchiaionon conosce il saporedella zuppa.

yāvajīvam pi ce bālo paṇḍitaṃ payirupāsatina so dhammaṃ vijānāti dabbī sūparasaṃ yathā

65. Una personaintelligente, anche se,solo per un momento,incontra un saggio -comprenderà velocemente ilDhamma, come la linguaconosce il sapore dellazuppa.

muhuttam api ce viññū paṇḍitaṃ payirupāsatikhippaṃ dhammaṃ vijānāti jivhā sūparasaṃ yathā

66. Gli sciocchi ignorantisono nemici di se stessi -compiono cattive azioni, icui frutti sono amari.

caranti bālā dummedhā amitteneva attanākarontā pāpakaṃ kammaṃ yaṃ hoti kaṭukapphalaṃ

67. E’ sbagliata l’azione,di cui ci si dovrà pentire- il cui frutto siraccoglie piangendo, conil volto coperto dilacrime.

na taṃ kammaṃ kataṃ sādhu yaṃ katvā anutappatiyassa assumukho rodaṃ vipākaṃ paṭisevati

68. E’ ben fatta l’azionedi cui non ci si dovràpentire - il cui frutto siraccoglie con gioia efelicità.

taṃ ca kammaṃ kataṃ sādhu yaṃ katvā nānutappatiyassa patīto sumano vipākaṃ paṭisevati

69. Fino a quando l’azionemalvagia non dà i suoifrutti, lo sciocco pensasia dolce come il miele -ma quando la cattivaazione matura, allora èschiacciato dallasofferenza.

madhuṃ va maññati bālo yāva pāpaṃ na paccatiyadā ca paccati pāpaṃ atha dukkhaṃnigacchati

70. Mese dopo mese unosciocco può mangiare ilproprio cibo con la puntadi un filo d'erba kusa - malo stesso, non vale lasedicesima parte di coloroche hanno compreso ilDhamma.

māse māse kusaggena bālo bhuñjeyyabhojanaṃna so saṅkhātadhammānaṃ kalaṃ agghati soḷasiṃ

71. Una cattiva azione nonproduce immediatamente isuoi frutti, come il lattenon caglia improvvisamente– ma, bruciando, segue lostolto, come un fuococoperto dalla cenere.

na hi pāpaṃ kataṃ kammaṃ sajju khīraṃ va muccatiḍahaṃ taṃ bālam anveti bhasmacchanno va pāvako

72. Lo sciocco cheraggiunge la conoscenza,causa la sua propriarovina - giacché distruggela sua fortuna e si spaccala testa.

yāvad eva anatthāya ñattaṃ bālassa jāyatihanti bālassa sukkaṃsaṃ muddham assa vipātayaṃ

73. Cerca di ottenere unareputazione che nonmerita, la deferenza deimonaci - l'autorità suimonasteri e la devozionedei capifamiglia.

asantaṃ bhāvanaṃ iccheyya purekkhāraṃ ca bhikkhusuāvāsesu ca issariyaṃ pūjaṃ parakulesu ca

74. “Fate che laici e monacipensino che l’ho fatto io – seguanoil mio volere in tutte le attività,ovunque” – questi sono ipensieri dello sciocco. Inlui crescono desiderio eorgoglio.

mameva kataṃ maññantu gihī pabbajitā ubhomamevātivasā assu kiccākiccesu kismiciiti bālassa saṅkappo icchā māno ca vaḍḍhati

75. Una cosa è la ricercadel guadagno terreno,un'altra è il sentiero cheporta al Nibbana –Comprendendolochiaramente, il monaco,discepolo del Buddha - nonsi rallegri di esserevenerato, ma pratichi lasolitudine.

aññā hi lābhūpanisā aññā nibbānagāminīevam etaṃ abhiññāya bhikkhu buddhassa sāvakosakkāraṃ nābhinandeyya vivekam anubrūhaye

IV. Panditavagga: Il saggio (vv. 76-89)

76. Se trovi una personaintelligente che tirimprovera – e puòindicarti gli errori comese mostrasse dei tesori,ti dovresti unire a untale saggio –Accompagnarsi a questepersone è per il meglio,non per il peggio.

nidhīnaṃ va pavattāraṃ yaṃ passe vajjadassinaṃniggayhavādiṃ medhāviṃ tādisaṃ paṇḍitaṃ bhajetādisaṃ bhajamānassa seyyo hoti na pāpiyo

77. Dovrebbe ammonirti,dovrebbe istruirti, edovrebbe trattenerti dalmale - egli infatti è caroai buoni e detestato daicattivi.

ovadeyyānusāseyya asabbhā ca nivārayesataṃ hi so piyo hoti asataṃ hoti appiyo

78. Non frequentarecattive compagnie, noncercare l’amicizia deimiserabili – associatiagli amici virtuosi,frequenta la compagnia deinobili.

na bhaje pāpake mitte na bhaje purisādhamebhajetha mitte kalyāṇe bhajetha purisuttame

79. Chi si rallegra nelDhamma, vive felicemente,con la mente risplendente- il saggio si diletta

dhammapīti sukhaṃ seti vippasannena cetasāariyappavedite dhamme sadā ramati paṇḍito

sempre nel Dhammainsegnato dai Nobili.

80. Gli ingegneri regolanole acque. Gli arcieriraddrizzano l’asta dellefrecce - I falegnamimodellano il legno. Ilsaggio governa se stesso.

udakaṃ hi nayanti nettikā usukārā namayanti tejanaṃdāruṃ namayanti tacchakā attānaṃ damayanti paṇḍitā

81. Come una solida roccianon è scossa dallatempesta - così i sagginon sono scossi dalla lodeo dal biasimo.

selo yathā ekaghano vātena na samīratievaṃ nindāpasaṃsāsu na samiñjanti paṇḍitā

82. Come un lago,profondo, scintillante echiaro – il saggio sirasserena, dopo aver uditogli insegnamenti.

yathā pi rahado gambhīro vippasanno anāviloevaṃ dhammāni sutvāna vippasīdanti paṇḍitā

83. Il saggio rinuncia aogni attaccamento. Ilvirtuoso non mormorarimpiangendo i piacerimondani - Il saggio nonprova euforia odepressione quando vienetoccato dalla felicità odalla sofferenza.

sabbattha ve sappurisa cajanti na kamakama lapayanti santosukhena phuttha atha va dukkhena na uccavacaj pandita dassayanti

84. Chi non desiderafigli, ricchezze o unregno, ne' per il propriovantaggio, ne' per ilvantaggio di altri – chinon vuole ottenere laprosperità attraversol'ingiustizia - Una talepersona è virtuosa, saggiae giusta.

na attahetu na parassa hetu na puttam icche na dhanaj na ratthajna iccheyya adhammena samiddhim attanosa silava pabbava dhammiko siya

85. Pochi sono, tra gliuomini, quelli che sonogiunti all'altra sponda –la maggior parte dellagente, semplicemente seguequesta riva.

Appaka te manussesu ye jana paragaminoathayaj itara paja tiram ev'anudhavati

86. Coloro che agisconoseguendo il Dhammaperfettamente insegnato,andranno oltre il regnodella morte, cosìdifficile da attraversare.

ye ca kho sammadakkhate dhamme dhammanuvattinote jana param essanti maccudheyyaj suduttaraj

87-88. Il saggio,rinunciando agli statioscuri, sviluppa quelliluminosi - Avendo lasciatola propria casa per lavita del questuante, pocoadatta al piacere, insolitudine – in saggiodovrebbe desiderare la

Kanhaj dhammaj vippahaya sukkaj bhavetha panditooka anokam agamma viveke yattha duramajtatrabhiratij iccheyya hitva kame akibcanopariyodapeyya attanaj cittaklesehi pandito

felicità rinunciando aipiaceri sensuali – senzaniente, libero dalleimpurità della mente.

89. Chi ha la mente bensviluppata nei fattoridell’illuminazione – chisi diletta nella rinunciaagli attaccamenti, senzadesideri, avendo rimossogli impedimenti [asava],raggianti, ha ottenuto ilNibbana in questa stessavita.

Yesaj sambodhiyavgesu samma cittaj subhavitajadanapatinissagge anupadaya ye ratakhinasava jutimanto te loke parinibbuta

VII. Arahantavagga - L’ Arahant o Il Perfetto (90-99)

90. La sofferenza nonesiste per chi ha compiutoil viaggio, per chi èsenza dolore –completamente libero,avendo abbandonato tutti ilegami.

gataddhino visokassa vippamuttassa sabbadhisabbaganthappahinassa parilaho na vijjati

91. I consapevoli se nevanno. Non cercano ilpiacere domestico -abbandonano ogni nido,come i cigni lasciano illago.

uyyubjanti satimanto na nikete ramanti tehajsa va pallalaj hitva okamokaj jahanti te

92. Coloro che nonaccumulano e sono moderatinel cibo – la cuidimensione èl'emancipazione, vuota epriva di attributi – leloro tracce sono difficilida scoprire, come quelledegli uccelli in volo.

Yesaj sannicayo n'atthi ye paribbatabhojanasubbato animitto ca vimokkho yesaj gocaroakase va sakuntanaj gati tesaj durannaya

93. Coloro che hannodistrutto gli impedimenti,e sono moderati nel cibo –la cui dimensione è

Yassasava parikkhina ahare ca anissitosubbato animitto ca vimokkho yassa gocaro

l'emancipazione, vuota epriva di attributi – leloro tracce sono difficilida scoprire, come quelledegli uccelli in volo.

akase va sakuntanaj padaj tassa durannayaj

94. Con i sensi placati,come cavalli ben domatidal cocchiere – anche glidei lo invidiano, lui cheha abbandonato l'orgoglioed è libero dagliimpedimenti.

yass'indriyani samathaj gatani assa yatha sarathina sudantapahinamanassa anasavassa deva pi tassa pihayanti tadino

95. Uno che, come laterra, non conosceostacoli, virtuoso [eretto] come il pilastro diIndira – come un lago liberodal fango, per uno cosìnon ci sono più rinascite.

pathavisamo no virujjhati indakhil'upamo tadi subbatorahado va apetakaddamo sajsara na bhavanti tadino

96. Calma è la mente,calmo il discorso e calmal'azione – di chi si èliberato, attraverso laconoscenza e la pace.

Santaj tassa manaj hoti santa vaca ca kamma casammadabbavimuttassa upasantassa tadino

97. L'uomo che non credeciecamente, che conosce ilNibbana, che ha rotto ognilegame - ha distruttotutte le cause [del karma,

asaddho akatabbu ca sandhicchedo ca yo narohatavakaso vantaso sa ve uttamaporiso

buono e cattivo],eliminato tutti idesideri, è veramente ilmigliore degli uomini.

98. In un villaggio onella foresta, in unavalle o sulla collina –ovunque vivano gli Arahant,il posto è pieno di gioia.

game va yadi varabbe ninne va yadi vathaleyattha arahanto viharanti taj bhumij ramaneyyakaj

99. Le foreste cosìpiacevoli, in cui la gentenon trova alcun piacere –chi è libero dallepassioni vi si diletta,perché non cerca ilpiacere dei sensi.

ramaniyani arabbani yattha na ramatijanovitaraga ramissanti na te kamagavesino

VIII. Sahassavagga - Le Migliaia (vv. 100-115)

100. Piuttosto che millediscorsi, fatti di parolesenza senso – meglio unasola parola, udita laquale, si raggiunge lapace.

sahassam api ce vaca anatthapadasajhitaekaj atthapadaj seyyo yaj sutva upasammati

101. Piuttosto che milleversi, fatti di parolesenza senso – meglio unasola parola di un verso,udita la quale, siraggiunge la pace.

sahassam api ce gatha anatthapadasajhitaekaj gathapadaj seyyo yaj sutva upasammati

102. Piuttosto cherecitare centinaia diversi, fatti di parolesenza senso – megliorecitare un solo verso delDhamma, udito il quale, siraggiunge la pace.

yo ce gathasataj bhase anatthapadasajhitajekaj dhammapadaj seyyo yaj sutva upasammati

103. Anche se vinci millevolte, mille uomini inbattaglia – il vincitoredella più nobilebattaglia, è chi vince unasola cosa: se stesso.

yo sahassaj sahassena savgame manuse jineekaj ca jeyyaj attanaj sa ve savgamaj'uttamo

104-105. Vincere se stessiè molto meglio checonquistare gli altri -Chi si è addestrato, chiagisce sempre conautocontrollo - nemmeno undio, un Gandharva, Mara oBrahma, può sovvertire lasua vittoria.

Atta have jitaj seyyo ya cayaj itara pajaattadantassa posassa niccaj sabbatacarinon'eva devo na gandhabbo na maro saha brahmunajitaj apajitaj kayira tatharupassa jantuno

106. Anche se, ogni mese,facessi mille offertesacrificali, di centinaia[di capi] – o invece,anche per un solo istante,avessi riverito iperfettamente risvegliati- la venerazione diquesti, è migliore di unsecolo di offertesacrificali.

mase mase sahassena yo yajetha satajsamajekaj ca bhavit'attanaj muhuttam api pujayesa yeva pujana seyyo yaj ce vassasataj hutaj

107. Anche se per uncentinaio d’anni unotenesse acceso il fuoco[sacrificale] nellaforesta - o invece, ancheper un solo istante,avessi riverito iperfettamente risvegliati- la venerazione diquesti, è migliore di unsecolo di offerte

yo ca vassasataj jantu aggij paricare vaneekaj ca bhavit'attanaj muhuttam api pujayesa yeva pujana seyyo yaj ce vassasataj hutaj

sacrificali.

108. Qualunque sacrificioo oblazione in questomondo - uno possa offrire,per un anno intero, perguadagnare meriti - nonvarrebbe un quarto -Riverire chi è di rettacondotta è [molto] meglio.

Yaj kibci yitthaj va hutaj va lokesajvaccharaj yajetha pubbapekkhosabbam pi taj na catubhagam etiabhivadana ujjugatesu seyyo

109. Chi ha rispetto perle persone di caratterevirtuoso, chi riverisce ivenerabili – quattro cosecrescono il lui: lungavita, bellezza fisica,felicità e forza.

abhivadanasilissa niccaj vuddhapacayinocattaro dhamma vaddhanti ayu vannosukhaj balaj

110. Chi vive cent’anni,privo di condotta morale esenza una mente salda –[di tutta la sua vita] èmigliore un solo giorno divita di chi è virtuoso emedita.

yo ca vassasataj jive dussilo asamahitoekahaj jivitaj seyyo silavantassa jhayino

111. Chi vive cent’anni,privo di saggezza e senzauna mente salda – [ditutta la sua vita] èmigliore un solo giorno divita di chi è saggio e

yo ca vassasataj jive duppabbo asamahitoekahaj jivitaj seyyo pabbavantassa jhayino

medita.

112. Chi vive cent’anni,indolente e senza energia– [di tutta la sua vita] èmigliore un solo giorno divita di chi si impegna consforzo risoluto.

yo ca vassasataj jive kusito hinaviriyoekahaj jivitaj seyyo viriyam arabhato dalhaj

113. Chi vive cent’anni,senza cogliere il sorgeree il cessare delle cose –[di tutta la sua vita] èmigliore un solo giorno divita di chi comprende illoro sorgere e cessare.

yo ca vassasataj jive apassaj udayabbayajekahaj jivitaj seyyo passato udayabbayaj

114. Chi vive cent’anni,senza conoscere lo statodel Senza Morte – [ditutta la sua vita] èmigliore un solo giorno divita di chi conosce lostato del Senza Morte.

yo ca vassasataj jive apassaj amataj padajekahaj jivitaj seyyo passato amataj padaj

115. Chi vive cent’anni,senza conoscere la supremalegge del Dhamma – [ditutta la sua vita] èmigliore un solo giorno divita di chi conosce lasuprema legge del Dhamma.

yo ca vassasataj jive apassaj dhammam uttamajekahaj jivitaj seyyo passato dhammamuttamaj

IX. Papavagga - Il Male (vv. 116-128)

116. Affrettatevi a fareil bene. Trattenete lamente dal male - La mentedi chi è lento nel fare ilbene, si diletta nel male.

abhittharetha kalyane papa cittaj nivarayedandhaj hi karoto pubbaj papasmij ramati mano

117. Se una personacommettere il male, evitidi continuare a farlo -Non lo desideri, perchéaccumulare il male èdoloroso.

Papaj ce puriso kayira na naj kayira punappunajna tamhi chandaj kayiratha dukkho papassa uccayo

118. Se una persona compieil bene, continui a farlo– Lo desideri, perchéaccumulare il bene èpiacevole.

Pubbaj ce puriso kayira kayira naj punappunajtamhi chandaj kayiratha sukho pubbassa uccayo

119. Un malfattore saràfelice finché il male cheha commesso non matura. Maquando giunge amaturazione, allorasperimenterà [i risultatidolorosi] dei suoi attimalvagi.

papo pi passati bhadraj yava papaj na paccatiyada ca paccati papaj atha papo papani passati

120. Chi fa il bene potrànon essere felice finchéil bene che ha fatto nonmatura - Ma quando giungea maturazione, allorasperimenterà [i risultatipiacevoli] dei suoi attivirtuosi.

bhadro pi passati papaj yava bhadraj na paccatiyada ca paccati bhadraj atha bhadro bhadrani passati

121. Non pensare conleggerezza al male,dicendo: "Non mi toccherà." -Il vaso si riempie d’acquagoccia a goccia - Allostesso modo, lo sciocco,raccogliendo a poco a pocoil male, se ne riempie.

mavamabbetha papassa na maj taj agamissatiudabindunipatena udakumbho pi puratibalo purati papassa thokathokam pi acinaj

122. Non pensare conleggerezza al bene,dicendo: "Non mi toccherà." -Il vaso si riempie d’acquagoccia a goccia - Allostesso modo, il saggio,raccogliendo a poco a pocoil bene, se ne riempie.

mavamabbetha pubbassa na maj taj agamissatiudabindunipatena udakumbho pi puratidhiro purati pubbassa thokathokam pi acinaj

123. Proprio come unmercante, che trasportauna grande ricchezza, conuna piccola scorta, evitaun percorso pericoloso - ocome uno che desideravivere, evita il veleno,

vanijo va bhayaj maggaj appasattho mahaddhanovisaj jivitukamo va papani parivajjaye

così si dovrebbe evitareil male.

124. Se le mani non sonoferite, possonotrasportare il veleno - Ilveleno non ha effetto suchi non ha ferite. Chi nonfa il male, non teme ilmale.

panimhi ce vano nassa hareyya paninavisajnabbanaj visam anveti n'atthi papaj akubbato

125. Chi offende un uomosenza macchia, una personaaffidabile e pura – ilmale gli ricadrà addosso,come polvere sottilelanciata controvento.

yo appadutthassa narassa dussati saddhassa posassa anavganassatam eva balaj pacceti papaj sukhumo rajo pativataj va khitto

126. Alcuni sono nati nelgrembo materno, i malvagisono nati all'inferno - idevoti vanno in cielo, chiè senza macchia ècompletamente libero.

gabbham eke uppajjanti nirayaṃ pāpakamminosaggaṃ sugatino yanti parinibbanti anāsavā

127. Né in cielo, né in mezzo all'oceano, né in una grotta di montagna – c'è un posto al mondo in cui nascondersi, per liberarci [dalle conseguenze] delle nostre azioni malvagie.

na antalikkhe na samuddamajjhe na pabbatanaj vivarajpavissana vijjati so jagatippadeso yatthatthito mucceyya papakamma

128. Né in cielo, né inmezzo all'oceano, né inuna grotta di montagna -c'è un posto al mondo incui non saremo sopraffattidalla morte.

na antalikkhe na samuddamajjhe na pabbatanaj vivarajpavissana vijjati so jagatippadeso yatthatthitajnappasaheyya maccu

X. Dandavagga – La Violenza (vv. 129-145)

129. Tutti temono laviolenza, tutti hannopaura della morte –comprendendo che gli altrisono uguali a noi, nondovremmo uccidere, néistigare a uccidere.

sabbe tasanti dandassa sabbe bhaayanti machchunoattaanam upamam katvaa na haneyyana ghaataye.

130. Tutti temono laviolenza, tutti hanno carala vita – comprendendo chegli altri sono uguali anoi, non dovremmouccidere, né istigare auccidere.

sabbe tasanti dandassa sabbesam jiivitam piyamattaanam upamam katvaa na haneyyana ghaataye

131. Chi, cercando lafelicità, opprime conviolenza altri esseri –che desiderano anch’essila felicità, non otterràla felicità.

sukha-kaamaani bhuutaani yo dandena vihimsatiattano sukham esaano pechcha so na labhate sukham

132. Chi, cercando lafelicità, non opprime conviolenza altri esseri –che desiderano anch’essila felicità, otterrà lafelicità.

sukha-kaamaani bhuutaani yo dandena na vihimsatiattano sukham esaano pechcha so labhate sukham

133. Non parlare duramentea nessuno, se lo fai,altri lo faranno con te -La parola aspra fa male, ela vendetta potrebbesopraffarti.

maa'vocha pharusam kañchi vuttaa pativadeyyu tamdukkhaa hi saarambha-kathaa pati dandaa phuseyyu tam

134. Se, come un gongspezzato, taciti testesso, raggiungi ilNibbana – liberandoti dalrisentimento.

sache n'eresi attaanam kamso upahato yathaaesa patto'si nibbaanam saarambho te na vijjati.

135. Come un pastore, conil suo bastone, guida ilbestiame al pascolo - cosìla vecchiaia e la morte,guidano la vita degliesseri senzienti.

yathaa dandena gopaalo gaavo paajeti gocharamevam jaraa cha machchu cha aayum paajenti paaninam.

136. Quando lo stoltocommette azioni malvagie,non se ne rende conto - Losciocco è tormentato dalleproprie azioni, come chibrucia nel fuoco.

atha paapaani kammaani karam baalo na bujjhatisehi kammehi dummedho aggi-daddho va tappati

137. Chi agisce conviolenza su coloro chesono pacifici e disarmati,e offende chi èinoffensivo, prestosperimenta uno di questidieci stati:

yo dandena adandesu appadutthesu dussatidasannam aññataram Thaanam khippam eva nigachchhati.

138-140 Dolore acuto,disastri, infortuni,malattie gravi, squilibriomentale, problemi con lagiustizia, accuse gravi,perdita di parenti,perdita di ricchezza, lacasa distrutta da unincendio. Alladissoluzione del corpol'uomo sciocco, rinasceall’inferno.

vedanam pharusam jaanim sariirassa cha bhedanamgarukam vaa pi aabaadham chitta-kkhepam va paapune raajato vaa upasaggam abbhakkhaanam cha daarunamparikkhayam va ñaatiinam bhogaanam va pabhanguramatha v'aassa agaaraani aggi dahati paavakokaayassa bhedaa duppañño nirayam so'papajjati

141. Né girare nudi, né icapelli arruffati, né lasporcizia o il digiuno, nédormire per terra, néimbrattarsi di cenere efango, né stare seduti sui

na nagga-chariyaa na jataa na pankaanaa'naasakaa thandila-saayikaa vaarajo-jallam ukkutika-ppadhaanamsodhenti machcham avitinna-kankham

talloni [in penitenza],può purificare un uomo chenon è libero dal dubbio.

142. Anche se è vestitobene, ma è equilibrato,calmo, controllato estabile nella vita santa,casto, avendo rinunciatoalla violenza contro tuttigli esseri – questorealmente è un brahmano unsant’uomo, un monaco.

alankato che pi samam chareyyasanto danto niyato brahma-chaariisabbesu bhuutesu nidhaaya dandamso braahmano so samano sa bhikkhu

143. Dove si trova, inquesto mondo, un uomo che,trattenuto dalla vergogna,evita il rimprovero - comeun purosangue evita lafrusta.

hirii-nisedho puriso kochi lokasmim vijjatiyo nindam apabodheti asso bhadro kasaam iva

144. Come un purosanguesfiorato dalla frusta, siistrenuo e determinato.Grazie alla fede e allamoralità, allo sforzo ealla meditazione, mediantel’analisi della verità,ricco di conoscenza evirtù, consapevole,distruggi questaillimitata sofferenza.

asso yathaa bhadro kasaa-nivittho aataapino samvegino bhavaathasaddhaaya siilena cha viiriyena cha samaadhinaa dhamma-vinichchhayena chasampanna-vijjaa-charanaa patissataa jahissatha dukkham idam anappakam.

145. Gli ingegneriregolano le acque, gliarcieri raddrizzano l’astadelle frecce, i falegnamimodellano il legno, ibuoni governano se stessi.

udakam hi nayanti nettikaa usu-kaaraa namayanti tejanamdaarum namayanti tachchhakaa attaanam damayanti subbataa.

XI. Jaravagga – La Vecchiaia (vv. 146-156)

146. Dato che questo mondoè in fiamme, perchéridere, perchéquest’allegria? Avvoltinel buio, non cercate laluce?

ko nu haso kim anando niccam pajjalite satiandhakarena onaddha padipam na gavesatha

147. Osserva questaimmagine creata dallamente – un mucchiocomposito di dolori,infermo, pieno di voglie –senza alcuna permanenza néstabilità.

passa cittakatam bimbam arukayam samussitamaturam bahusavkappam yassa n'atthi dhuvam thiti

148. Consumato è questocorpo, un fragile coacervodi malattie. Questa massadisgustosa va in pezzi,perché la vita finiscenella morte.

pari jinnam idam ruupam roga-niilam pabhangurambhijjati puuti-sandeho maran-antam hijiivitam.

149. Queste ossa colortortora, gettate via comezucche in autunno.Avendole viste, che amorevi può essere [in esse]?

yaan'imaani apatthaani alaabun'eva saaradekaapotakaani atthiini taani disvaana kaa rati.

150. Questa città [ilcorpo] è costruita diossa, intonacata con carnee sangue, all’interno sitrovano vecchiaia e morte,orgoglio e ipocrisia.

atthiinam nagaram katam mamsa-lohita-lepanamyattha jaraa cha machchu cha maano makkho cha ohito

151. Si sfasciano glisplendidi carri regali, eanche il corpo invecchia.Ma l'insegnamento deibuoni non invecchia - perquesto i buoni loinsegnano ai buoni.

jiiranti ve raaja-rathaa suchittaa atho sariiram pi jaram upetisatam cha dhammo na jaram upeti santo ha've sabbhi pavedayanti.

152. L'uomo di pococonsiglio invecchia comeun toro. Cresce la carne,ma la sua saggezza noncresce.

appa-ssut'aayam puriso balivaddo va jiiratimamsaani tassa vaddhanti paññaa tassa na vaddhati

153. Ho vagato attraversoinnumerevoli cicli dirinascite, cercando ilcostruttore della casa,senza trovarlo - Ilripetersi delle nascite èveramente doloroso.

aneka-jaati-samsaaram sandhaavissam anibbisamgaha-kaaram gavesanto dukkhaa jaatipuna-ppunam.

154. O costruttore seistato scoperto! Noncostruirai più questacasa. Tutte le travi sono

gaha-kaaraka dittho'si puna geham na kaahasisabbaa te phaasukaa bhaggaa gaha-kuutam visankhatam

spezzate, il tetto ècrollato - La mia mente siè dissolta. Ho realizzatola cessazione deidesideri.

visankhaara-gatam chittam tanhaanam khayam ajjhagaa.

155. Chi non ha condottouna vita santa, o non èdiventato ricco da giovane– se ne sta rimuginando,come un vecchio airone, inuna pozza priva di pesci.

acharitvaa brahma-chariyam aladdhaa yobbane dhanamjinna-koñchaa va jhaayanti khiina-machchhe va pallale.

156. Chi non ha condottouna vita santa, o non èdiventato ricco da giovane– giace a terra, come unafreccia lanciatadall'arco, sospirando sulpassato.

acharitvaa brahma-chariyam aladdhaa yobbane dhanamsenti chaap'aatikhiinaa va puraanaani anutthunam. 

XII. Attavagga - Il Sé(vv. 157-166)

157. Se siamo cari a noistessi, dovremmoproteggerci con cura. Ilsaggio rimane vigile,durante tutte e tre leveglie della notte.

Attanance piyam jannarakkheyya nam surakkhitamtinnam annataram yamampatijaggeyya pandito.

158. Prima di insegnareagli altri, uno dovrebbeconsolidare la propriamoralità. Così il saggioevita il rimprovero.

Attanameva pathamampatirupe nivesayeathannamanusaseyyana kilisseyya pandito.

159. Se solo facessimosempre, ciò che insegniamoagli altri! Solo chi è benaddestrato può insegnare.Difficile, infatti, èl'autocontrollo.

Attanance tatha kayirayathannamanusasatisudanto vata damethaatta hi kara duddamo.

160. Ognuno è padrone dise stesso, che altropadrone dovremmo avere?Essendo perfettamentecontrollati, si raggiungeuna padronanza difficileda ottenere.

Atta hi attano nathoko hi natho paro siyaattana hi sudantenanatham labhati dullabham.

161. Noi stessi cifacciamo del male, il maleproviene da noi, traeorigine da noi. Il maleannienta lo sciocco,proprio come il diamanteincide la pietra dura chel'ha generato.

Attana hi katam papamattajam attasambhavamabhimatthati dummedhamvajiramva'smamayam manim.

162. Un uomo di pessimamoralità infligge a sestesso ciò che di peggioun nemico gli puòaugurare. Come unrampicante soffocal'albero su cui cresce.

Yassa accantadussilyammaluva salamivotthatamkaroti so tatha'ttanamyatha nam icchati diso.

163. Ciò che è sbagliato edannoso può essere facileda fare. Ciò che è buono eutile è sicuramente piùdifficile.

Sukarani asadhuniattano ahitani cayam ve hitanca sadhuncatam ve paramadukkaram.

164. Chi disprezza gliinsegnamenti degliArahants, i Nobili chevivono la vita santa, losciocco, che confida nellesue convinzioni errate,produce frutti per il suoproprio male, come ilbambù.

Yo sasanam arahatamariyanam dhammajivinampatikkosati dummedhoditthim nissaya papikamphalani katthakassevaattaghataya phallati.

165. Noi stessi cifacciamo del male, da noistessi diventiamo impuri.Noi stessi evitiamo ilmale, da noi stessi cipurifichiamo. La purezza eil suo contrariodipendono da noi, nessunopuò purificare un altro.

Attana hi katam pipamattana samkilissatiattana akatam papamattanava visujjhatisuddhi asuddhi paccattamnanno annanam visodhaye.

166. Non trascurare la tuapropria realizzazionespirituale, per favorirequella di un altro, perquanto grande. Avendocompreso a fondo la tuarealizzazione spirituale,concentrati perraggiungere la verarealizzazione.

Attadattham paratthenabahunapi na hapayeattadatthamabhinnayasadatthapasuto siya.

XIII. Lokavagga - Il Mondo(vv. 167-178)

167. Non seguireinsegnamenti sbagliati,non entrare in contattocon chi è negligente. Nonabbracciare una falsafede, non essere attaccatoal mondo.

Hinam dhammam na seveyyapamadena na samvasemicchaditthim na seveyyana siya lokavaddhano.

168. Sorgi! Non esserenegligente! Pratica ibuoni insegnamenti! Igiusti vivono felici inquesto mondo e nelprossimo.

Uttitthe nappamajjeyyadhammam sucaritam caredhammacari sukham setiasmim loke paramhi ca.

169. Pratica i buoniinsegnamenti, nonpraticare quellisbagliati! I giusti vivonofelici in questo mondo enel prossimo.

Dhammam care sucaritarmna nam duccaritam caredhammacari sukham setiasmim loke paramhi ca.

170. Colui che considerail mondo come una bolla eun miraggio, non vienevisto dal Re della Morte.

Yatha pubbulakam passeyatha passe maracikamevam lokam avekkhantammaccuraja na passati.

171. Vieni, guarda questomondo, decorato come uncarro reale. Dove glisciocchi affondano, per isaggi non c'èattaccamento.

Etha passathimam lokamcittam rajarathupamamyattha bala visidantinattbi sango vijanatam.

172. Chi, essendo statonegligente, non lo è più,illumina questo mondo,come la luna liberatadalle nuvole.

Yo ca pubbe pamajjit vapacchi so nappamajjatiso'mam lokam pabhasetiabbha muttova candima.

173 Chi, con buone azioni,riscatta il male compiuto,illumina questo mondo,come la luna liberatadalle nuvole.

Yassa papam katam kammamkusalena pidhiyatiso'mam lokam pabhasetiabbha muttova candima.

174. Cieco è il mondo,solo alcuni possiedono unavisione profonda. Pochivanno in paradiso, libericome un uccello scioltodal laccio.

Andhabhuto ayam lokotanuke'ttha vipassatisakuno jalamuttovaappo saggaya gacchati.

175. I cigni seguono ilcammino del sole, gliuomini attraversano lospazio grazie ai poteripsichici, i saggi se nevanno lontano dal mondo,dopo aver sconfitto Mara e

Hamsa diccapathe yantiikase yanti iddhiyaniyanti dhira lokamhajetva maram savahinim.

i suoi eserciti.

176. Chi ha violato lalegge [della verità], chidice falsità, e harinnegato l'altro mondo,può compiere ogni male.

Ekam dhammam atitassamusavadissa jantunovitinnaparalokassanatthi papam akariyam.

177. Chi è avaro nonaccede al regno degli dei.Gli sciocchi non lodano lagenerosità. Il saggiogioisce nel dare, anchesolo per questo, saràfelice in futuro.

Na ve kadariya devalokam vajantibala have nappasamsanti danamdhiro ca danam anumodamanoteneva so hoti sukhi parattha.

178. Il fruttodell'”Entrata nellaCorrente” è migliore dellasovranità incontestatasulla terra, dell'ascesain paradiso, dellasignoria su tutti i mondi.

Pathabya ekarajjenasaggassa gamanena vasabbalokadhipacce nasotapattiphalam varam.

XIV. Buddhavagga - IlBuddha (vv. 179-196)

179. Chi ha ottenuto unavittoria che non puòessere trasformata insconfitta, che nessuno almondo può sovvertire: comedistruggerai un taleRisvegliato? che vive inuna dimensione senzastrade ne' confini.

Yassa jitam navajiyatijitam yassa no'yati koci loketam buddhamanantagocaramapadam kena padena nessatha.

180. Chi ha arginato ildesiderio e la sete chepotevano travolgerlo, chenon si trova più danessuna parte: comedistruggerai un taleRisvegliato? che vive inuna dimensione senzastrade ne' confini.

Yassa jalini visattikatanha natthi kuhinci netavetam buddhamanantagocaramapadam kena padena nessatha.

181. Quei saggi che sidedicano alla meditazionee si deliziano nellatranquillità e nellarinuncia, completamenterisvegliati e vigili,anche gli dei liinvidiano.

Ye jhanapasuta dhiranekkhammupasame ratadevapi tesam pihayantisambuddhanam satimatam.

182. E' raro nascereuomini, è difficile lavita dei mortali. Èdifficile averel'opportunità di ascoltareil Vero Dhamma, è raral'apparizione di unRisvegliato.

Kiccho manussapatilabhokiccham maccana jivitamkiccham saddhammassavanamkiccho buddhanamuppado.

183. Evitare il male,praticare il bene,purificare la mente -questo è l'insegnamento ditutti i Buddha.

Sabbapapassa akaranamku salassa upasampadasacittapariyodapanametam buddhana sasanam.

184. La pazienza e ilperdono sono la praticaascetica più alta. IRisvegliati affermano cheil Nibbana è supremo. Unmonaco non danneggia glialtri. Chi danneggia glialtri non è un monaco.

Khanti paramam tapo titikkhanibbanam paramam vadanti buddhana hi pabbajito parupaghatina samano hoti param vihethayanto.

185. Non disprezzare, nonnuocere, attieniti aiprecetti, sii moderato nelcibo, vivi in solitudine,praticando la meditazione- questo è l'insegnamentodi tutti i Buddha.

Anupavado anupaghatopatimokkhe ca samvaromattannuta ca bhattasmimpantanca sayanasanamadhicitte ca ayogoetam buddhana sasanam.

186-187. I desiderisensuali non possonoessere soddisfatti,nemmeno da una pioggiad'oro. Il saggio, avendocompreso che i desiderisensuali danno pocopiacere e sono dolorosi,...non si diletta nemmenonei piaceri divini. Ildiscepolo delperfettamente Risvegliatosi dedica alla distruzionedi tutti i desideri.

Na kahapana vassenatitti kamesu vijjatiappassada dukha kamaiti vinnaya pandito.

Api dibbesu kamesuratim so nadhigacchatitanhakkhayarato hotisammasambuddhasavako.

188. Spinti dalla paura,gli uomini cercano rifugioin diversi luoghi:montagne, boschi,giardini, alberi esantuari. 

Bahum ve saranam yantipabbatani vanani caaramarukkhacetyanimanussa bhayatajjita.

189. Non sono rifugisicuri, non sono ilsupremo rifugio. Non è inquei rifugi che ci silibera dalla sofferenza.

Netam kho saranam khemamnetam saranamuttamamnetam saranamagammasabbadukkha pamuccati.

190-191. Chi si rifugianel Buddha, nel Dhamma enel Sangha comprende convera saggezza le QuattroNobili Verità....La sofferenza, la causadella sofferenza, lacessazione dellasofferenza, e il NobileOttuplice Sentiero checonduce alla cessazionedella sofferenza.

Yo ca buddhanca dhammancasamghanca saranam gatocattari ariyasaccanisammappannaya passati.

Dukkham dukkhasamuppadamdukkhassa ca atikkamamariyam catthangikam maggamdukkhupasamagaminam.

192. Questo è un rifugiosicuro, questo è ilrifugio supremo. Giunti inquesto rifugio, si èliberi da tutte lesofferenze.

Etam kho saranam khemametam saranamuttamametam saranamagammasabbadukkha pamuccati.

193. E' difficile datrovare la persona nobile[il Buddha]. Non nasceovunque. Quando nasce unuomo così saggio, lafamiglia prosperafelicemente.

Dullabho purisajannona so sabbattha jayatiyattha so jayati dhirotam kulam sukhamedhati.

194. Felice è la nascitadei Risvegliati, felice èl'enunciazione del veroDhamma, felice è l'armonianel Sangha. Felice è lameditazione di chi pratica

Sukho buddhanamuppadosukha saddhammadesanasukha sanghassa samaggisamagganam tapo sukho.

assieme.

195-196. Chi venera gliuomini degni di rispetto,i Risvegliati e i lorodiscepoli, che hannosuperato tutti gliostacoli e sono andatioltre la sofferenza e ildolore,

...chi venera questiuomini emancipati, che nonhanno paura, raccogliemeriti incommensurabili.

Pujarahe pujayatobuddhe yadi va savakepapancasamatikkantetinnasokapariddave.

Te tadise pujayatonibbute akutobhayena sakka punnam sahkhatumimettamapi kenaci.

XV. Sukhavagga - Felicità(vv. 197-208)

197. Viviamo felici,liberi dall'odio tra gliostili. Tra uomini ostili,viviamo senza odiare.

Susukham vata jivamaverinesu averinoverinesu manussesuviharama averino.

198. Viviamo felici, sanitra i malati [didesiderio]. Tra uominimalati, viviamo liberi damalattie.

Susukham vata jivamaaturesu anaturaaturesu manussesuviharama anatura.

199. Viviamo felici,liberi dall’avarizia tragli avari. Tra gli uominiavari, viviamo senzaavarizia.

Susukham vata jivamaussukesu anussukaussukesu manussesuviharama anussuka.

200. Viviamo felici, senzapossedere nulla. Nutritidalla gioia, come deiRadiosi.

Susukham vata jivamayesam no natthi kincanampitibhakkha bhavissamadeva abhassara yatha.

201. La vittoria generaodio, chi è sconfittogiace nel dolore. Chi èpacificato vive felice,

Jayam veram pasavatidukkham seti parajitoupasanto sukham setihitva jayaparajayam.

avendo rinunciato sia allavittoria sia allasconfitta.

202. Non c'è fuoco come lapassione. Non c'è maleparagonabile all'odio. Nonc'è sofferenza come gliAggregati[dell’esistenza], ne’felicità più alta dellapace.

Natthi ragasamo agginatthi dosasamo kalinatthi khandhasama dukkhanatthi santiparam sukham.

203. La fame è la peggioremalattia, la realtàcondizionata la peggiorsofferenza. Per chicomprende la realtà dellecose, la realizzazione delNibbana è la più grandebeatitudine.

Jighacchaparama rogasankharaparama dukhaetam natva yathabhutamnibbanam paramam sukham.

204. La salute è lamiglior fortuna,l'appagamento è la piùgrande ricchezza. Personefidate sono la migliorefamiglia, il Nibbana è lapiù alta beatitudine.

Arogyaparama labhasantutthiparamam dhanamvissasaparama natinibbanam paramam sukham.

205. Chi ha assaporato ilgusto della solitudine edella pace, senza paura e

Pavivekarasam pitvarasam upasamassa caniddaro hoti nippapo

senza macchia, gusta finoin fondo la beatitudinedel Dhamma.

dhammapitirasam pivam.

206. E’ una buona cosavedere i Nobili, la vitain loro compagnia è semprebeata. Se non incontreremogli stolti, vivremofelici.

Sahu dassanamariyanamsannivaso sada sukhoadassanena balanamniccameva sukhi siya.

207. Chi vive con glistolti soffrirà a lungo.La compagnia deglisciocchi è sempredolorosa, come quella diun nemico. Ma è bellovivere con un saggio, ècome trovarsi con unparente.

Balasangatacari hidighamaddhana socatidukkho balehi samvasoamitteneva sabbadadhiro ca sukhasamvasonatinam va samagamo.

208. Pertanto,intelligente, saggio edotto, virtuoso, devoto enobile – segui una personacosì, veramenteintelligente, come la lunasegue il cammino dellestelle.

Tasma hidhiranca pannanca bahussutancadhorayhasilam vatavantamariyamtam tadisam sappurisam sumedhambhajetha nakkhattapathamva candima.

XVI. Piyavagga - Affezione(vv. 209-220)

209. Dedicandosi a ciò cheva evitato, e nonapplicandosi a ciò cheandrebbe fatto, avendorinunciato allarealizzazione spirituale,chi cerca il piacere,invidia quelli che sonointenti alla purificazionedella mente.

Ayoge yunja'mattanamyogasminca ayojayamattham hit va piyaggahipiheta'ttanuyoginam.

210. Non cercare quelliche ami e tanto menoquelli che non ami. Ètanto doloroso perdere chisi ama, quanto esserecostretti a stare con chinon si ama.

Ma piyehi samaganchiappiyehi kudacanampiyanam adassanam dukkhamappiyananca dassanam.

211. Quindi nonaffezionarti a nulla,perché la separazione dachi ami è dolorosa. Non cisono legami per chi non hanulla di amato o nonamato.

Tasma piyam na kayirathapiyapayo hi papakogantha tesam na vijjantiyesam natthi piyappiyam.

212. Dall’affezione nascela pena, dall’affezionenasce la paura. Per chi siè liberato dall'affezionenon c'è dolore, quindiperché avere paura?

Piyato jayati sokopiyato jayati bhayampiyato vippamuttassanatthi soko kuto bhayam.

213. Dall'amore nasce lapena, dall'amore nasce lapaura. Per chi si èliberato dall'amore nonc'è dolore, quindi perchéavere paura?

Pemato jayati sokopemato jayati bhayampemato vippamuttassanatthi soko kuto bhayam.

214. Dall’attaccamentonasce la pena,dall’attaccamento lapaura. Per chi si èliberato dall'attaccamentonon c'è dolore, quindiperché avere paura?

Ratiya jayati sokoratiya jayati bhayamratiya vippamuttassanatthi soko kuto bhayam.

215. Dal piacere nasce lapena, dal piacere lapaura. Per chi si èliberato dal piacere nonc'è dolore, quindi perchéavere paura?

Kamato jayati sokokamato jayati bhayamkamato vippamuttassanatthi soko kuto bhayam.

216. Dal desiderio nascela pena, dal desiderio lapaura. Per chi si èliberato dal desiderio non

Tanhaya japati sokotanhaya jayati bhayamtanhaya vippamuttassanatthi soko kuto bhayam.

c'è dolore, quindi perchéavere paura?

217. La gente ama chi èdotato di virtù e visioneprofonda, chi ha deiprincipi, conosce laverità, e fa ciò che sideve fare.

Siladassanasampannamdhammattham saccavedinamattano kamma kubbanamtam jano kurute piyam.

218. Chi è concentratosull'Ineffabile [Nibbana],con la mente ispirata, nonpiù offuscata dai piaceridei sensi - un tale uomoviene chiamato “Uno che harisalito la Corrente”

Chandajato anakkhatemanasa ca phuto siyakamesu ca appatibaddhacitto"uddhamsoto" ti vuccati.

219. Parenti, amici ecompagni sono feliciquando una persona cara,torna sana e salva dalontano.

Cirappavsim purisamdurato sotthimagatamnatimitta suhajja caabhinandanti agatam.

220. Allo stesso modo, lebuone azioni accolgono chile ha fatte, quando lasciaquesto mondo per entrarenell'altro. Proprio come iparenti accolgono unapersona cara che ètornata.

Tatheva katapunnampiasma loka param gatampunnani patiganhantipiyam nativa agatam.

XVII. Kodhavagga - Rabbia(vv. 221-234)

221. Lascia andare larabbia, rinunciaall'orgoglio, liberati datutte le catene. Chi non èvincolato da mente ecorpo, e non ha nulla, nonè inseguito dallasofferenza.

Kodham jahe vippajaheyya manamsamyojanam sabbamatikkameyyatam namarupasmimasajjanamamakincanam nanupatanti dukkha.

222. Chi riesce atrattenere la rabbiaquando sorge, come unacarro che sbanda: quelloio lo chiamo un auriga.Gli altri a malapena sannotenere le redini.

Yo ve uppatitam kodhamratham bhantamva varayetamaham sarathim brumirasmiggaho itaro jano.

223. Vincere la rabbiasenza arrabbiarsi,sconfiggere il male con labontà, superare l'avariziacon la generosità,sconfiggere la falsità conla verità.

Akkodhena jine kodhamasadhum sadhuna jinejine kadariyam danenasaccena' likavidinam.

224. Dì la verità, nonarrabbiarti, quando te lochiedono, dai qualcosa,

Saccam bhane na kujjheyyadajja appampi yacitoetehi tihi thanehi

anche poco. Con questi tremezzi giungerai allapresenza degli dei.

gacche devana santike.

225. I saggi, che sonoinoffensivi e controllanoil loro comportamento,giungeranno al Nibbana,dove non si soffre più.

Ahimsaka ye munayoniccam kayena sarmvutate yanti accutam thanamyattha gantva na socare.

226. Quelli che sonosempre attenti e studianogiorno e notte,concentrati nelraggiungere il Nibbana, leloro impurità scompaiono.

Sada jagaramananamahorattanusi kkhinamnibbanam adhimuttanamattham gacchanti asava.

227. O Atula, questa è unapratica antica, non è solodi oggi. Biasimano chisiede in silenzio,biasimano chi parla tanto,e anche chi parla conmoderazione. Nessuno èesente dal biasimo inquesto mondo.

Poranametam Atulanetam ajjatanamivanindanti tunhimasinamnindanti bahubhaninammitabhanimpi nindantinatthi loke anindito.

228. Non c'è mai stato,non ci sarà mai, né vi èora, una persona che siasolo biasimata o sololodata.

Na cahu na ca bhavissatina cetarahi vijjatiekantam nindito posoekantam va pasamsito.

229. Ma chi è lodato dalsaggio, che l’ha osservatoa lungo, giorno e notte,chi è di condottaimmacolata, intelligente,pieno di saggezza e divirtù,

Yam ce vinnu pasamsantianuvicca suve suveacchiddavuttim medhavimpannasilasamahitam.

230. ...chi avrà ilcoraggio di biasimare unocosì, che è come un anellod'oro? Anche gli dei lolodano, è lodato anche daBrahma.

Nikkham jambonadassevako tam ninditumarahatidevapi nam pasamsantibrahmunapi pasamsito.

231. Proteggiti daicomportamenti riprovevoli,controlla il tuo corpo.Avendo rinunciato alleazioni malvagie,esercitati in quellevirtuose.

Kayappakopam rakkheyyakayena sambyuto siyakayaduccaritam hitvakayena sucaritam care.

232. Proteggiti dalleparole riprovevoli,controlla le tue parole.Avendo rinunciato aidiscorsi malvagi,esercitati in quellivirtuosi.

Vacipakopam rakkheyyavacaya samvuto siyavaciduccaritam hitvavacaya sucaritam care.

233. Proteggiti daipensieri riprovevoli,controlla bene i tuoipensieri. Avendorinunciato ai pensierimalvagi, esercitati inquelli virtuosi.

Manopakopam rakkheyyamanasa samvuto siyamanoduccaritam hitvamanasa sucaritam care.

234. I saggi, che sonocontrollati nell’azione,controllati nella parola econtrollati nel pensiero,sono veramentecontrollati, completamentee bene.

Kayena samvuta dhiraatho vacaya sambutamanasa samvuta dhirate ye suparisamvuta.

XVIII. Malavagga -Impurità (vv. 235-255)

235. Sei come le fogliesecche, i messaggeri dellamorte ti aspettano. Seisulla bocca della morte. Enon hai nulla da portarecon te.

Pandupalasova danisiyamapurisapi ca te upatthitauyyogamukhe ca titthasipatheyyampi ca te na vijjati.

236. Fai un'isola di testesso. Pratica condeterminazione, siisaggio. Senza impurità eimmacolato, raggiungeraile dimore celesti deiNobili.

So karohi dipamattanokhippam vayama pandito bhavaniddhantamalo ananganodibbam ariyabhumim upehisi.

237. La tua vita è finita,sei vicino alla presenzadi Yama, il re dellamorte. Sul cammino non cisono luoghi di riposo. Enon hai nulla da portarecon te.

Upanitavayo ca danisisampayatosi yamassa santikamvase te natthi antarapatheyyampi ca te na vijjati.

238. Fai un'isola di testesso. Pratica condeterminazione, siisaggio. Senza impurità eimmacolato, non tornerai

So karohi dipamattanokhippam vayama pandito bhavaniddhantamalo ananganona punam jatijaram upehisi.

mai più a nascere einvecchiare.

239. Un uomo saggiodovrebbe rimuovere leproprie impurità,gradualmente, un po' allavolta, momento dopomomento - come un fabbropurifica l’argento.

Anupubbena medhavithokam thokam khane khanekammaro rajatassevaniddhame malamattano.

240. Come la rugginecorrode il ferro da cui èscaturita, così chi eccedenell'uso dei quattrorequisiti monastici, vivein un'esistenzamiserabile, spinto dallesue stesse azioni.

Ayasava malan samutthitamtatutthaya tameva khadatievam atidhonacarinamsani kammani nayanti duggatim.

241. le sacre scritture sirovinano se non vengonostudiate. Le case crollanose non sono abitate. Lepersone si abbrutiscononell'ozio. La guardia èinutile se è distratta.

Asajjhayamala mantaanutthanamala gharamalam vanaassa kosajjampamado rakkhato malam.

242. La cattiva condottainsudicia la donna.L'avarizia è la meschinitàdi chi dona. Le cosemalvagie sono impure – in

Malitthiya duccaritammaccheram dadato malammala ve papaka dhammaasmim loke paramhi ca.

questo mondo e nell'altro.

243. La peggiore impuritàè l'ignoranza, più gravedi tutte le altre. Liberida questa impurità saretepuri, o monaci.

Tato mala malataramavijja paramam malametam malam pahantvananimmala hotha bhikkhavo.

244. La vita è facile perchi è senza principi,impudente, offensivo,sfrontato, arrogante ecorrotto,

Sujivam ahirikenakakasurena dhamsinapakkhandina pagabbhenasamkilitthena jivitam.

245. …la vita è difficileper chi ha riguardo, sisforza di purificarsi, èsincero e cauto, vivenella purezza e vede laverità.

Hirimata ca dujjivamniccam sucigavesinaalinena' ppagabbhenasuddhajivena passata.

246-247. Chi distrugge lavita, mente, prende ciòche non gli è dato,frequenta la moglie di unaltro,

usa sostanze intossicanti- svelle le proprie radiciin questo stesso mondo.

Yo panamatipatetimusavadanca bhasatiloke adinnamadiyatiparadaranca gacchati.

Suramerayapanancayo naro anuyunjatiidheva meso lokasmimmulam khanati attano.

248. Caro uomo sappi chele cose malvagie sonodifficili da controllare.Non lasciare che lapratica dell'avidità edell'ingiustizia ti facciasoffrire a lungo.

Evam bho purisa janahipapadhamma asannatama tam lobho adhammo caciram dukkhaya randhayum.

249. La gente offresecondo la propria fede egratificazione. In meritoa ciò, chi è scontento delcibo e delle bevandeofferte, non otterrà maila concentrazione, ne’ digiorno, ne’ di notte.

Dadati ve yathasaddhamyathapasadanam janotattha yo ca manku bhavatiparesam panabhojanena so diva va rattim vasamadhimadhigacchati.

250. …invece, chi hacompletamente reciso,rimosso e distrutto alleradici, questo pensiero,otterrà una buonaconcentrazione, sia digiorno che di notte.

Yassa cetam samucchinnammulaghaccam samuhatamsa ve diva va rattim vasamadhimadhigacchati.

251. Non c'è fuoco come lapassione, non c'è legamecome l'odio, non c'ètrappola come l’illusione,non c'è fiume come ildesiderio.

Natthi ragasamo agginatthi dosasamo gahonatthi mohasamam jalamnatthi tanhaisama nadi.

252. E’ facile vedere glierrori altrui. E’difficile riconoscere ipropri. Esponi le colpedegli altri come si vagliala pula, ma nascondi letue, come il baro nascondeun tiro di dadisfortunato.

Sudassam vajjamannesamattano pana duddsamparesam hi so vajjaniopunati yatha bhusamattano pana chadetikalimva kitava satho.

253. Chi trova i difettinegli altri, ed è semprecritico – rafforza leproprie impurità. Èlontano dallapurificazione.

Paravajjanupassissaniccam ujjhanasanninoasava tassa vaddhantiara so asavakkhaya.

254. Non vi sono traccenel cielo, né un veromonaco al di fuori diquesto insegnamento.L'umanità si diletta nelleossessioni. I Buddha sonoprivi di ossessioni.

Akaseva padam natthisamano natthi bahirepapancabhirata pajanippapanca tathagata.

255. Non vi sono traccenel cielo, né un veromonaco al di fuori diquesto insegnamento. Nonvi è nulla di condizionatoche sia eterno. Non vi èincertezza nei Buddha.

Akaseva padam natthisamano natthi bahiresankhara sassatta natthinatthi buddhanaminjitam.

XIX. Dhammatthavagga - IlGiudice (vv. 256-272)

256. Non è chiamato“giusto” chi giudicafrettolosamente ciò chesecondo lui è buono. Machi ha investigato a fondoper comprendere ciò che ègiusto e ciò che èsbagliato,

Na tena hoti dhammatthoyenattham sahasa nayeyo ca attham anatthancaubbo niccheyya pandito.

257. ...chi giudica glialtri senza fretta, inmodo giusto e imparziale,questo saggio, guardianodella legge, vienechiamato “giusto”.

Asahasena dhammenasamena nayati paredhammassa gutto medhavi"dhammattho" ti pavuccati.

258. Non è saggio perchéparla molto. Chi èpacifico, amichevole esenza paura viene chiamato“saggio”.

Na tena pandito hotiyavata bahu bhasatikhemi averi abhayo"pandito" ti pavuccati.

259. Un uomo non comprendeil Dhamma perché parlamolto. Chi sperimenta ilDhamma direttamente, ancheavendone ascoltato solouna piccola parte, e non

Na tavata dhammadharoyavata bahu bhasatiyo ca appampi sutvanadhammam kayena passatisa ve dhammadharo hotiyo dhammam nappamajjati.

lo abbandona, questo hacompreso il Dhamma.

260. Un monaco non è unAnziano perché ha icapelli grigi. Solo la suaetà è matura, ma lodefiniscono “Uno che èinvecchiato invano”.

Na tena thero so hotiyenassa palitam siroparipakko vayo tassa"moghajinno" ti vuccati.

261. In chi è presente laverità, la giustizia, lanon violenza, ladisciplina el'autocontrollo – questi,il saggio che si èpurificato, viene chiamato“Anziano”

Yamhi saccanca dhammo caahimsa samyamo damosa ve vantamalo dhiro"thero" iti pavuccati.

262. Non per l'eloquenza,né per la bellezza un uomoè rispettabile, se ègeloso, egoista eingannatore.

Na vakkaranamattenavannapokkharataya vasadhurupo naro hotiissuki macchari satho.

263. …ma chi ha tagliato,rimosso e distrutto allaradice questo modo dipensare – il saggio che haripudiato l'odio, èchiamato “rispettabile”

Yassa cetam samucchinnammulaghaccam samuhatamsa vantadoso medhavi"sadhurupo" ti vuccati.

264. Non è rasandosi latesta che un uomo,depravato e mendace,diventa un monaco. Comepuò chi è pieno didesiderio e avidità esserechiamato monaco?

Na mundakena samanoabbato alikam bhanamicchalobhasamapannosamano kim bhavissati.

265. Chi ha completamentesconfitto il male, siagrande sia piccolo, èchiamato “monaco” -proprio perché hasconfitto ogni male.

Yo ca sameti papanianumthulani sabbasosamitatta hi papanam"samano" ti pavuccati.

266. Non è un monaco soloperché vive delleelemosine degli altri. Seuno continua a fare lavita del possidente, non èun monaco.

Na tena bhikkhu so hotiyavata bhikkhate parevissam dhammam samadayabhikkhu hoti na tavata.

267. Chi vive una vitasanta, trascendendo sia ilmerito che il demerito ecammina attraverso ilmondo comprendendolo,questo è chiamato“monaco”.

Yo'dha punnanca papancabahetva brahmacariyavasankhaya loke caratisa ve "bhikkhu" ti vuccati.

268. Se uno è stupido eignorante, non è tacendoche diventa saggio. Ma è

Na monena muni hotimulharupo aviddasuyo ca tulamva paggayha

saggio chi, ponderandocome avesse una bilancia,pratica solo il bene.

varama daya pandito.

269. Il saggio cherespinge il male, perquesto è chiamato saggio.Chi comprende entrambe imondi, per questo motivo èchiamato saggio.

Papani parivajjetisa muni tena so muniyo munati ubho loke2"muni" tena pavuccati.

270. Non è chiamato“Nobile” chi ferisce gliesseri viventi. Vienechiamato “Nobile” chipratica la non violenzanei confronti di tutti gliesseri viventi.

Na tena ariyo hotiyena panani himsatiahimsa sabbapapnam"ariyo" ti pavuccati.

271-272. Non per le regolee i rituali, ne' per lavasta conoscenza, ne' peraver realizzato la massimaconcentrazione, ne' perrisiedere in luoghisolitari,

...ne' pensando “godo deipiaceri della rinuncia,che non sono alla portatadella gente comune” -siate soddisfatti omonaci, se non aveteottenuto la dissoluzione

Na silabbatamattenabahusaccena va panaatha va samadhilabhenavivittasayanena va.

Phusami nekkhammasukhamaputhujjanasevitambhikkhu vissasamapadiappatto asavakkhayam.

delle impurità.

XX. Maggavagga - IlSentiero (vv. 273-289)

273. Di tutte le vie - ilNobile Ottuplice Sentieroè la migliore. Di tutte leverità - le Quattro NobiliVerità sono le migliori.Il migliore stato mentaleè l'assenza di passioni.Le persone migliori sonoquelle che hanno unavisione profonda.

Magganatthangiko setthosaccanam caturo padavirago settho dhammanamdvipadananca cakkhuma.

274. Questa è la via. Nonce n'è un altra perpurificare la visioneprofonda. Entra in questosentiero. In questo modoingannerai Mara.

Eseva maggo natthannodassanassa visuddhiyaetanhi tumhe patipajjathamarassetam pamohanam.

275. Camminando su questosentiero metterete finealla sofferenza. Avendoscoperto come rimuovere lafreccia, vi ho insegnatoquesta via.

Etanhi tumhe patipannadukkhassantam karissathaakkhato vo rnaya maggoannaya sallakantanam.

276. Dovete fare unosforzo. I Buddha sono solomaestri. Quelli che,meditando, intraprendonoquesto sentiero, sarannoliberati dalle catene diMara.

Tumhehi kiccamatappamakkhataro tathagatapatipanna pamokkhantijhayino marabandhana.

277. “Tutto ciò che ècondizionato èimpermanente”. Quando –con la saggezza - sicomprende questo, si èliberi dalla sofferenza.Questa è la via dellapurificazione.

"Sabbe sankhara anicca" tiyada pannaya passatiatha nibbindati dukkheesa maggo visuddhiya.

278. “Tutto ciò che ècondizionato è soggettoalla sofferenza”. Quando –con la saggezza - sicomprende questo, si èliberi dalla sofferenza.Questa è la via dellapurificazione.

"Sabbe sankhara dukkha" tiyada pannaya passatiatha nibbindati dukkheesa maggo visuddhiya.

279. “Tutte le realtà,condizionate e noncondizionate, sono privedi un sé permanente”.Quando – con la saggezza -si comprende questo, si èliberi dalla sofferenza.Questa è la via dellapurificazione.

"Sabbe dhamma anatta" tiyada pannaya passatiatha nibbindati dukkheesa maggo visuddhiya.

280. Il pigro, che non siesercita quando dovrebbe,che, pur essendo giovane eforte, è torpido,inattivo, con la mentepiena di pensierideprimenti - uno così nontrova la via dellasaggezza.

Utthana kalamhi anutthahanoyuva bali Alasiyam upetosamsanna sankappamano kusitopannaya maggam alaso na vindati.

281. Controlla le parole edisciplina la mente, noncompiere azioni malvagie.Purifica questi tre modidi agire. Raggiungi ilsentiero indicato dalBuddha.

Vacanurakkhi manasa susamvutokayena ca nakusalam kayiraete tayo kammapathe visodhayearadhaye magga' misippaveditam.

282. La conoscenza sorgedalla pratica. Con lamancanza di pratica siperde. Avendo compresoquesto bivio, del sorgeree cessare dellaconoscenza, comportati inmodo che la conoscenzapossa accrescersi.

Yoga ve jayati bhuriayoga bhurisankhayoetam dvedhapatham natvabhavaya vibhavaya catatha ttanam niveseyyayatha bhuri pavaddhati.

283. Abbatti l'interaforesta della passione,non solo il singoloalbero. La paura sorgedalla foresta. Avendotagliato la foresta eanche il sottobosco,vivete senza la forestadelle passioni, o monaci.

Vanam chindatha ma rukkhamvanato jayate bhayamchetva vananca vanathancanibbana hotha bhikkhavo.

284. Finché il sottoboscodella passione, di un uomoper una donna - anche ilpiù piccolo cespuglio -non è stato tagliato, lamente rimane intrappolata,come quella di un vitello,che cerca il latte dellamadre.

Yava hi vanatho na chijjatianumattopi narassa narisupatibaddhamanova tava sovaccho khirapakova matari.

285. Tagliate i vostridesideri, come sespiccaste con le mani unloto autunnale. Praticateil sentiero della pace, ilNibbana indicato dalBuddha.

Ucchinda sinehamattanokumudam saradikamva paninasantimaggameva bruhayaNibbanam sugatena desitam.

286. "Qui risiederòdurante la stagione dellepiogge, qui vivrò d'estatee d'inverno” - così siimmagina lo sciocco. Nonavverte il pericolo.

Idha vassam vasissamiidha hemantagimhisuiti balo vicintetiantarayam na bujjhati.

287. L'uomo che si deliziadi avere figli e bestiame,con una mente passionale -la morte lo spazzerà via,come una grande piena, ilvillaggio addormentato.

Tam puttapasusammattambyasattamanasam naramsuttam gamam mahoghovamaccu adaya gacchati.

288. I figli non possonoproteggerti, o il padre egli altri parenti. Quandosiete nelle mani dellamorte, i parenti non sonodi alcun aiuto.

Na santi putta tanayana pita napi bandhavaantakena' dhipannassanatthi natisu tanata.

289. Il saggio,disciplinato dalla virtù,comprendendo questoragionamento, dovrebbeaffrettarsi a purificareil sentiero che porta alNibbana.

Etamatthavasam natvapandito silasamvutonibbanagamanam maggamkhippameva visodhaye.

XXI. Pakinnakavagga -Miscellanea (vv. 290-305)

290. Se, rinunciando apiaceri inferiori, ottieneuna felicità più grande,il saggio dovrebberinunciare ai piaceriminori, nella prospettivadi una più grandefelicità.

Matta sukhapariccagapasse ce vipulam sukhamcaje mattasukhirh dhirosampassam vipulam sukham.

291. Chi cerca la propriafelicità, infliggendodolore agli altri,avviluppato dalle catenedell'ostilità, non puòessere libero dall'odio.

Paradukkhupadhanenaathno sukhamicchativerasamsaggasamsatthovera so na parimuccati.

292. Chi non compie ciòche deve compiere e fa'ciò che non dovrebbe,arrogante e distratto, inlui cresce l'impuritàmorale.

Yam hi kiccam apaviddhamakiccam pana kariyatiunnalanam pamattanamtesam vaddhanti asava.

293. Chi si sforza sempredi praticare laconsapevolezza del corpo,non fa' ciò che non sideve fare, ma compiesempre ciò che deve,consapevole e dotato dichiara visione, in luicessa l'impurità morale.

Yesanca susamaraddhaniccam kayagata satiakiccam te na sevantikicce sataccakarinosatanam Sampajananamattham gacchanti asava.

294. Avendo ucciso lamadre [il desiderio], ilpadre [il falso senso delsé], e i due re[eternalismo enichilismo], e distruttoil regno [gli organi deisensi e i loro oggetti],insieme al tesoriere[attaccamento] - l'Arahantse ne va , libero dallasofferenza.

Mataram pitaram hantvarajano dye ca khattiyerattham sanucaram hantvaanigho yati brahmano.

295. Avendo ucciso madre,padre, due re brahmani [idue punti di vistaestremi], e – come quinta- la tigre [i cinqueostacoli mentali] -l'Arahant se ne va ,libero dalla sofferenza.

Mataram pitaram hantvarajano dve ca sotthiyeveyagghapancamam hantvaanigho yati brahmano.

296. Completamenterisvegliati e semprevigili sono i discepoli diGotama Buddha, di giorno edi notte sono sempreconsapevoli delle qualitàdel Buddha.

Suppabuddham pabujjhantisada gotamasavakayesam diva ca ratto caniccam buddhagata sati.

297. Completamenterisvegliati e semprevigili sono i discepoli diGotama Buddha, di giorno edi notte sono sempreconsapevoli delle qualitàdel Dhamma.

Suppabuddham pabujjhantisada gotamasavakayesam diva ca ratto caniccam dhammagata sati.

298. Completamenterisvegliati e semprevigili sono i discepoli diGotama Buddha, di giorno edi notte sono sempreconsapevoli delle qualitàdel Sangha.

Suppabuddham pabujjhantisada gotamasavakayesam diva ca ratto caniccam samghagata sati.

299. Completamenterisvegliati e semprevigili sono i discepoli diGotama Buddha, di giorno edi notte sono sempreconsapevoli delle parti dicui è composto il corpo.

Suppabuddham pabujjhantisada gotamasavakayesam diva ca ratto caniccam kayagata sati.

300. Completamenterisvegliati e semprevigili sono i discepoli diGotama Buddha, le cuimenti, di giorno e dinotte si dilettano nellapratica della nonviolenza.

Suppabuddham pabujjhantisada gotamasavakayesam diva ca ratto caahimsaya rato mano.

301. Completamenterisvegliati e semprevigili sono i discepoli diGotama Buddha, le cuimenti, di giorno e dinotte si dilettano nellapratica della meditazione.

Suppabuddham pabujjhantisada gotamasavakayesam diva ca ratto cabhavanaya rato mano.

302. E' difficilediventare monaci, èdifficile essere felicinella pratica monastica.La dura vita del padre difamiglia è dolorosa.Vivere con altri che hannoun carattere diverso dalnostro è doloroso. Chiattraversa il samsara ècontinuamente soggettoalla sofferenza. Perciònon attraversate più ilsamsara, non siate piùcome quelli che sonocontinuamente soggettialla sofferenza senzafine.

Duppabbajjam durabhiramamduravasa ghara dukhadukkho' samanasamvasodukkhanupatitaddhagutasma na caddhagu siyana ca dukkhanupatito siya.

303. Chi è pieno di fede edi virtù, possiede unabuona reputazione ericchezza - è rispettatoin tutto il mondo, ovunquevada.

Saddho silena sampannoyaso bhogasamappitoyam yam padesam bhajatitattha tattheva pujito.

304. Come le montagnedell'Himalaya, il buono èvisibile anche da lontano.Ma, come frecce scagliatenell'oscurità, i malvagi sonoinvisibili, anche davicino.

Dure santo pakasentihimavantova pabbatoasantettha na dissantirattim khitta yatha sara.

305. Colui che siede dasolo, dorme da solo ecammina da solo,praticando diligentemente,e da solo riesce adisciplinarsi sarà felicedi vivere nella foresta.

Ekasanam ekaseyyameko caramatanditoeko damayamattanamvanante ramito siya.

XXII. Nirayavagga -Inferno (vv. 306-319)

306. Chi mente vaall'inferno. Chi hacompiuto un delitto e dice“non ho fatto niente” vaall'inferno. Entrambi sonomalvagi, che soffrirannougualmente nella prossimaesistenza.

Abhutavadi nirayam upetiyo vapi katva na karomi cahaubhopi te pecca sama bhavantinihinakamma manuja parattha.

307. Molti uomini che sonovestiti da capo a piedicon l'abito zafferano, mahanno un animo malvagio esono senza controllo neipensieri, nelle parole enelle azioni, rinascerannoall'inferno, a causa delleloro malvagità.

Kasavakantha bahavopapadhamma asannatapapa papehi kammehinirayam te upapajjare.

308. E' meglio ingoiareuna palla di ferrorovente, che brucia comeil fuoco, piuttosto chemangiare il cibo delleofferte, se uno è senzamoralità e senza controllonei pensieri, nelle parolee nelle azioni.

Seyyo ayogulo bhuttotatto aggisikhupamoyance bhunjeyya dussiloratthapindamasannato.

309. Quattro disgraziecapitano a chi, anzichétenere una retta condotta,sta con la moglie di unaltro: demerito, insonnia,disapprovazione esofferenza all'inferno.

Cattari thanani naro pamattoapajjati paradarupaseviapunnalabham na nikamaseyyamnindam tatiyam nirayam catuttham.

310. Un tale uomo sicarica di demerito e unarinascita nell'inferno“apaya”. Il piacere che unuomo e una donna godononella paura è di brevedurata. Anche il re lipunisce duramente. Perciòun uomo non dovrebbecomportarsi male con lamoglie di un altro.

Apunnalahho ca gati ca papikabhitassa bhitaya rati ca thokikaraja ca dandam garukam panetitasma naro paradaram na seve.

311. Proprio come l'erbakusa, maneggiata malamente,taglia le mani, così lavita del monaco, vissutamale, porta all'inferno.

Kuso yatha duggahitohatthameva' nukantatisamannam dupparamatthamnirayayu' pakadhati.

312. Qualsiasi attoinconsulto, ogni regolacorrotta, la moralitàincerta in un monaco, nonportano buoni frutti.

Yam kinci sithilam kammamsamkilitthanca yam vatamsankassaram brahmacariyamna tam hoti mahapphalam.

313. Se devi fare qualcosafalla bene, con fermezzaed energia. Una vitamonastica trasandatasolleva un polverone [dipassioni].

Kayira ce kayirathenamdalhamenam parakkamesithilo hi paribbajobhiyyo akirate rajam.

314. È meglio lasciareincompiuta una cattivaazione, chesuccessivamente potràtormentarti. È megliocompiere una buona azione,di cui in seguito non cisi debba pentire.

Akatam dukkatam seyyopaccha tappati dukkatamkatanca sukatam seyyoyam katva nanutappati.

315. Come una città diconfine è strettamentesorvegliata sia dentro chefuori, così controlla testesso. Non lasciartisfuggire il momentogiusto, perché quelli chese lo lasciano sfuggire,poi lo rimpiangono, quandofiniscono all'inferno.

Nagaram yatha paccantamguttam santarabahiramevam gopetha attanamkhano vo ma upaccagakhanatita hi socantinirayamhi samappita.

316. Chi si vergogna diciò di cui non dovrebbevergognarsi, e non sivergogna di ciò di cuidovrebbe, e sostiene ideefalse, finisce in un pianod'esistenza inferiore.

Alajjitaye lajjantilajjitaye na lajjaremicchaditthisamadanasatta gacchanti duggatim.

317. Chi vede il pericolodove non c'è e non lo vededove c'è, e sostiene ideefalse, finisce in un pianod'esistenza inferiore.

Abhaye thayadassinobhaye cabhayadassinomicchaditthisamadanasatta gacchanti duggatim.

318. Chi vede il male dovenon c'è, e non vede ilmale dove c'è, e sostieneidee false, finisce in unpiano d'esistenzainferiore.

Avajje vajjamatinovajje cavajjadassi nomicchaditthisamadasatta gacchanti duggatim.

319. Chi riconosce ciò cheè male e riconosce ciò cheè bene, e sostiene ideegiuste [dopo la morte], vain un piano d'esistenzafelice.

Vajjanca vajjato natvaavajjanca avajjatosammaditthisamadanasatta gacchanti suggatim.

XXIII. Nagavagga -L'Elefante (vv. 320-333)

320. Come un elefante inbattaglia resiste allefrecce scagliate dagliarcieri, così devosopportare le offese.Molta gente, infatti, èpriva di moralità.

Aham nagova sangamecapato patitam saramativakyam titikkhissamdussilo hi bahujjano.

321. Solo chi è domo[elefante o cavallo],viene portato alleprocessioni. Il re montasolo chi è domo. I piùnobili tra gli uomini sonoquelli che si sono domati,e sanno sopportare leoffese.

Dantam nayanti samitimdantam raja' bhiruhatidanto settho manussesuyo' tivakyam titikkhati.

322. I muli, i purosangue,i cavalli di razza “Sindhu”e i grandi elefanti sononobili solo se ben domati.Ma chi ha domato se stessoè ben più nobile.

Varamassatara dantaajaniya ca sindhavakunjara ca mahanagaattadanto tato varam.

323. Non con questi mezzidi trasporto [cavalli oelefanti] si va nellaterra dove non si è maistati prima [Nibbana]. Masolo domando se stessi, sipuò raggiungere quelluogo.

Na hi etehi yanehigaccheyya agatam disamyatha' ttana sudantenadanto dantena gacchati.

324. L'elefante Dhanapalaquando è in calore eincontrollabile, se vienetenuto in cattività, nontocca un boccone,struggendosi per la suaforesta nativa.

Dhanapalo nama kunjarokatukabhedano dunnivarayobaddho kabalam na bhunjatisumarati nagavanassa kunjaro.

325. Lo sciocco, pigro egoloso, e sonnacchioso,che si rotola come unmaiale ben nutrito, èsoggetto a molti cicli dirinascite.

Middhi yada hoti mahagghaso caniddayita samparivattasayimahavarahova nivapaputthopunappunam gabbhamupeti mando.

326. Una volta la mentevagava a suo piacimento,dove voleva, in cerca dipiacere. Ora lacontrollerò con saggezza,come un domatore dielefanti doma, con la suapicca, un elefante incalore.

Idam pure cittamacari carikamyenicchakam yatthakamam yathasukhamtadajjaham niggahessami yonisohatthippabhinnam viya ankusaggaho.

327. Deliziati nellaconsapevolezza, custodiscibene la tua mente. Come unelefante caduto in unpantano, ne esce, così tu,tirati fuori dal fangodell'immoralità

Appamadarata hothasacittamanurakkhathadugga uddharath' attanampanke sannova kunjaro.

328. Se trovi un amicosaggio e prudente, uncompagno fidato evirtuoso, vivi con luicon gioia econsapevolezza, superandotutti i pericoli.

Sace labhetha nipakam sahayamsaddhim caram sadhu vihari dhiramabhibhuyya sabbani parissayanicareyya tena' ttamano satima.

329. Se non trovi unamico saggio e prudente,un compagno fidato evirtuoso, vivi da solo,come un re che ha abdicatoe abbandona il Paeseconquistato. Comel'elefante Matanga, chescorrazza solitario nellaforesta.

No ce labhetha nipakam sahayamsaddhim caram sadhu vihari dhiramrajava rattham vijitam pahayaeko care matanga' ranneva nago.

330. Meglio vivere dasoli, non c'è compagniacon lo stupido. Vivi dasolo e non fare del male,sii spensierato. Comel'elefante Matanga, chescorrazza solitario nellaforesta.

Ekassa caritam seyyonatthi bale sahayataeko care na ca papani kayiraappossukko matanga' ranneva nago.

331. E' bello avere amiciquando ce n'è bisogno. Èbello sapersi contentaredi ciò che si ha. È belloaver accumulato meriti, sela vita sta per finire. Èbello liberarsi da tuttala sofferenza.

Atthamhi jatamhi sukha sahayatutthi sukha ya itaritarenapunnam sukham jivitasankhayamhisabbassa dukkhassa sukham pahanam.

332. In questo mondo, è unbene servire la propriamadre e il padre. E' unbene servire i monaci, eservire gli arahant.

Sukha matteyya lokeatho petteyyata sukhasukha samannata lokeatho brahmannata sukha.

333. Buona è la virtù finoalla fine della vita,buona è la fede salda, èbuono acquisire saggezza,ed è un bene evitare ilmale.

Sukham yava jara silamsukha saddha patitthitasukho pannaya patilabhopapanam akaranam sukham.

XXIV. Tanhavagga -Desiderio (vv. 334-359)

334. Il desiderio di chivive senza consapevolezza,cresce come un rampicante.Come la scimmia allaricerca di frutti nellaforesta, salta di vita invita.

Manujassa pamattacarinotanha vaddhati maluva viyaso plavati hura huramphalamicchamva vanasmi vanaro.

335. Per chi è sopraffattoda questo desideriomiserabile, che si attaccaai sensi, la sofferenzacresce, come un campo benirrigato di erba “birana”.

Yam esa sahate jammitanha loke visattikasoka tassa pavaddhantiabhivatthamva biranam.

336. Chi si libera daquesto desideriomiserabile, così difficileda superare, si scuote didosso la sofferenza, comel'acqua cade da una fogliadi loto.

Yo cetam sahate jammimtanham loke duraccayamsoka tamha papatantiudabindu va pokkhara.

337. Quindi, a tutticoloro che si sono quiriuniti, dico: svellete laradice del desiderio, comechi, volendone assaggiarele radici fragranti,svelle l'erba “birana”. Nonpermettete a Mara didistruggervi ancora eancora, come la pienaabbatte le canne.

Tam vo vadami bhaddam voyavante' ttha samagatatanhaya mulam khanathausiratthova biranamma vo nalamva sotovamaro bhanji punappunam.

338. Proprio come unalbero, anche se tagliato,germoglia di nuovo, se leradici restano solide enon vengono tagliate, cosìil desiderio latente, senon viene sradicato,genera nuove sofferenze.

Yathapi mule anupaddave dalhechinnopi rukkho punareva ruhatievampi tanhanusaye anuhatenibbattati dukkhamidam punappunam.

339. Chi ha una visioneerrata ed è trascinatodalle trentasei correnti[del desiderio], che lospingono con forza versogli oggetti del piacere,viene travolto dai suoipensieri, legati allapassione.

Yassa chattimsati sotamanapasavana bhusamaha vahanti dudditthimsankappa raganissita.

340. Le correnti deldesiderio scorrono versotutti gli oggetti deisensi. I rampicanti deldesiderio sorgono [dallesei porte dei sensi], e sifissano [sui sei oggettidei sensi] vedendo comecrescono quei rampicantidel desiderio, segatene leradici usando la saggezzadel Nobile OttupliceSentiero.

Savanti sabbadhi sotalati uppajja titthatitanca disva latam jatammulam pannaya chindatha.

341. Negli esseri lafelicità scorre, imbevutadi desiderio. Questiesseri legati al piacere,che cercano il piacere,sono sicuramente destinatia nascere e invecchiare.

Saritani sinehatani casomanassani bhavanti jantunote satasita sukhesinote ve jatijarupaga nara.

342. La gente, assediatadal desiderio, èspaventata, come una leprepresa in trappola. Legatastretta da lacci e catene,soffre ancora e ancora,per molto tempo.

Tasinaya purakkhata pajaparisappanti sasova bandhitosamyojanasangasattakadukkhamupenti punappunam ciraya.

343. La gente, assediatadal desiderio, èspaventata, come una leprepresa in trappola. Chidesidera liberarsi dalproprio desiderio,dovrebbe sradicarlo.

Tasinaya purakkhata pajaparisappanti sasova bandhitotasma tasinam vinodayeakankhanta viragamattano.

344. Avendo abbandonato laforesta dei desideri [lavita di famiglia], entranella foresta dellapratica [la vitamonacale]. Ma quando si èliberato dalla foresta deidesideri vi fa ritorno.Osservate chi, essendosiliberato, torna alla suaprigione.

Yo nibbanatho vanadhimuttovanamutto vanameva dhavatitam puggalametha passathamutto bandhanameva dhavati.

345-346. I saggi diconoche i legami di ferro,legno o canapa non sono ipiù forti. Ritengono chel'infatuazione e lostruggimento per igioielli, gli ornamenti, ifigli e le mogli sianovincoli molto più stretti.Questi trascinano verso ilbasso[verso pianiinferiori di esistenza] e,anche se sembranoallentarsi, sono difficilida sciogliere. Il saggio,tagliando questi legami

Na tam dalham bandhanamahu dhirayadayasam darujapabbajancasarattaratta manikundalesuputtesu daresu ca ya apekkha.

Etam dalham bandhanamahu dhiraoharinam sithilam duppamuncametampi chetvana paribbajantianapekkhino kamasukham pahaya.

[del desiderio], erinunciando risolutamenteai piaceri sensuali,rinuncia al mondo.

347. Chi è infatuato dallapassione, ricade nellacorrente vorticosa [delsamsara] come un ragnonella sua stessa tela. Ilsaggio, tagliando i legamidel desiderio, procederisoluto, lasciandosi allespalle tutte lesofferenze.

Ye ragaratt'nupatanti sotamsayamkatam makkatakova jalametampi chetvana vajanti dhiraanapekkhino sabbadukkham pahaya.

348. Lascia andare ilpassato, lascia andare ilfuturo, lascia andare ilpresente. Avendo raggiuntola fine dell'esistenza,con una mente libera datutto [ciò che ècondizionato], non saraipiù soggetto a nascita evecchiaia.

Muncapur munca pacchatomajjhe munca bhavassa paragusabbattha vimuttamanasona punam jatijaram upehisi.

349. In chi è disturbatoda pensieri [sensuali],nutre forti passioni econtinua a cercare ilpiacere negli oggetti [deisensi], i desidericrescono sempre più.Certamente sta rafforzandole proprie catene.

Vitakkamathitassa jantunotibbaragassa subbhanupassinobhiyyo tanha pavaddhatiesa kho dalham karoti bandhanam.

350. Chi si diletta nelcalmare i pensieri[sensuali], è sempreconsapevole e medita sulleimpurità [del corpo ecc.]riuscirà a liberarsi [daldesiderio]. Quest'uomospezzerà le catene diMara.

Vitakkupasame ca yo ratoasubham bhavayate sada satoesa kho byanti kahitiesa cheechati marabandhanam.

351. Un arahant è liberodalla paura, libero dallapassione e dalle impuritàmorali. Si è liberatodalle spine dell'esistenza[come la passione]. Questoè il suo ultimo corpo.

Nitthangato asantasivitatanho ananganoacchindi bhavasallaniantimoyam samussayo.

352. Chi è libero daldesiderio edall'attaccamento, abilenella comprensione delsignificato dei termini,conosce i raggruppamentidelle lettere, e la lorosequenza, è chiamato ungrande saggio, un grandeuomo.

Vitatanho anadanoniruttipadakovidoakkharanam sannipatamjanna pubbaparani casa ve "antimasariromahpanno mahapuriso" ti vuccati.

353. Ho vinto tutto, hoconosciuto tutto, sonodistaccato da tutto, horinunciato a tutto. Sonolibero dalle impuritàmorali avendo sradicato ildesiderio [ho raggiunto lostato di arahant]. Hosperimentato le QuattroNobili Verità: chi dovreichiamare Maestro?

Sabbabhibhu sabbaviduhamasmisabbesu dhammesu anupalittosabbanjaho tanhakkhaye vimuttosayam abhinnaya kamuddiseyyam.

354. Il dono del Dhammasupera tutti i doni, ilgusto del Dhamma superatutti i gusti, la gioiadel Dhamma supera tutti ipiaceri. Lo sradicamentodei desideri, libera daogni sofferenza.

Sabbadanam dhammadanam jinatisabbarasam dhammaraso jinatisabbaratim dhammarati jinatitanhakkhayo sabbadukkham jinati.

355. La ricchezza rovinagli sciocchi, non chivuole raggiungere l'altrasponda [il Nibbana].Desiderando la ricchezza,lo sciocco si rovina erovina gli altri.

Hananti bhoga dummedhamno ca paragavesinobhogatanhaya dummedhohanti anneva attanam.

356. Le erbacce rovinano icampi, la passione rovinatutti gli esseri. Pertantofare offerte a chi èlibero dalle passioni,porta grandi benefici.

Tinadosani khettaniragadosa ayam pajatasma hi vitaragesudinnam hoti mahapphalam.

357. Le erbacce rovinano icampi, la volontà dinuocere rovina tutti gliesseri. Pertanto fareofferte a chi è liberodalla malvagità, portagrandi benefici.

Tinadosani khettanidosadosa ayam pajatasma hi vitadosesudinnam hoti mahapphalam.

358. Le erbacce rovinano icampi, l'ignoranza rovinatutti gli esseri. Pertantofare offerte a chi èlibero dall'ignoranza,porta grandi benefici.

Tinadosani khettanimohadosa ayam pajatasma hi vitamohesudinnam hoti mahapphalam.

359. Le erbacce rovinano icampi, la brama rovinatutti gli esseri. Pertantofare offerte a chi èlibero dalla brama, portagrandi benefici.

Tinadosani khettaniicchadosa ayam pajatasma hi vigaticchesudinnam hoti mahapphalam.

XXV. Bhikkhuvagga - IlMonaco (vv. 360-382)

360. E' bene moderarel'occhio, è bene moderarel'orecchio, è benemoderare il naso, è benemoderare la lingua.

Cakkhuna samvaro sadhusadhu sotena samvaroghanena samvaro sadhusadhu jivhaya sarmvaro.

361. E' bene moderare ilcorpo, è bene moderare leparole, è bene moderare lamente. La moderazione deisensi è sempre buona. Ilmonaco che sa moderarsi intutto, si libera dallasofferenza.

Kayena samvaro sadhusadhu vacaya samvaromanasa samvaro sadhusadhu sabbattha samvarosabattha sambuto bhikkhusabbadukkha pamuccati.

362. Chi controlla leproprie mani, i piedi, idiscorsi, e ha pienocontrollo su se stesso,chi si diletta nellosviluppo della visioneprofonda, ed è calmo, stada solo e si accontenta –lui, veramente, si puòdefinire un monaco.

Hatthasamyato padasamyatovacasamyato samyatuttamoajjhattarato samahitoeko santusito tamahu bhikkhum.

363. Il monaco checontrolla la lingua[parola], parla consaggezza, con menteserena, sa spiegare ilsignificato e i testi delDhamma – dolci sono leparole di quel monaco.

Yo mukhasamyato bhikkhumantabhani anuddhatoattham dhammanca dipetimadhuram tassa bhasitam.

364. Il monaco che dimoranel Dhamma, si diletta nelDhamma, medita sul Dhamma,ed è sempre consapevoledel Dhamma – non siallontana dal Dhamma deivirtuosi.

Dhammaramo dhammaratodhammam anuvicintayamdhammam anussaram bhikkhusaddhamma na parihayati.

365. Non bisognadisprezzare ciò che si èricevuto, né invidiare iguadagni degli altri. Ilmonaco che invidia glialtri non riesce araggiungere laConcentrazione [Samadhi].

Salabham natimanneyyana' nnesam pihayam careannesam pihayam bhikkhusamadhim nadhigacchati.

366. Un monaco che nondisprezza ciò che haricevuto, anche se è poco,i deva lo loderanno per lasua vita pura e la suaenergia.

Appalabhopi ce bhikkhusalabham nati mannatitam ve deva pasamasantisuddhajivim atanditam.

367. Chi non considera gliaggregati del corpo-mente,come “io e mio”, e non sirattrista per ladissoluzione [del corpo-mente] – giustamente èchiamato un monaco.

Sabbaso namarupasmimyassa natthi mamayitamasata ca na socatisa ve "bhikkhu" ti vuccati.

368. Il monaco che viveesercitando l'amore e lagentilezza ed è devotoagli insegnamenti delBuddha entra nel Nibbana –il Tranquillo, il Noncondizionato, il Beato.

Mettavihari yo bhikkhupasanno buddhasasaneadhigacche padam santamsankharupasamam sukham.

369. Svuota questa barca[di convinzioni errate], omonaco! Svuotata,navigherà veloce. Avendoeliminato la passione el'odio, raggiungerai ilNibbana.

Sinca bhikkhu imam navamsitta te lahumessatichetva raganca dosancatato nibbanamehisi.

370. Eliminando i cinque[impedimenti minori],abbandonando i cinque[impedimenti maggiori], ecoltivando le cinque[facoltà di controllo]. Ilmonaco che ha superato icinque impedimenti[passione sensuale,volontà di nuocere,ignoranza, orgoglio econvinzioni errate], vienedefinito “colui che haattraversato la corrente”[del samsara].

Panca chinde panca jahepanca cuttari bhavayepancasangatigo bhikkhu"oghatinno" ti vuccati.

371. Medita, o monaco! Nonessere distratto. Nonpermettere che la mente sidistragga cercando ilpiacere sensuale. Noninghiottire distrattamenteuna palla di metalloardente. Se poi brucerai[nell'inferno], nongridare “questa è lasofferenza”.

Jhaya bhikkhu ma pamadoma te kamagune ramessu cittamma lohagulam gili pamattoma kandi "dukkhamidan" ti dayhamano.

372. Non vi èconcentrazione meditativaper chi non raggiunge lavisione profonda, e nonc'è visione profonda perchi non raggiunge laconcentrazione meditativa.Chi ha sia laconcentrazione meditativasia la visione profonda, èvicino al Nibbana.

Natthi jhanam apannassapanna natthi ajhayatoyamhi jhananca panna casa ve nibbanasantike.

373. Il monaco che siritira in una dimorasolitaria [per meditare],calma la mente, ecomprende chiaramente ilDhamma, in lui sorge unpiacere che trascendetutti i piaceri umani.

Sunnagaram pavitthassasantacittassa bhikkhunoamanusi rati hotisamma dhammam vipassato.

374. Ogni volta checomprende, attraverso lavisione profonda, ilsorgere e il cessare degliaggregati, è pieno digioia e di felicità. Peril saggio questa è la viaper il Nibbana [SenzaMorte].

Yato yato sammasatikhandhanam udayabbayamlabhati pitipamojjamamatam tam vijanatam.

375. Per un monaco saggio,in questa Via, questo èl'inizio [della praticache porta al Nibbana]:controllo dei sensi,contentamento, edisciplina, basata suiPrecetti Fondamentali.

Tatrayamadi bhavatiidha pannassa bhikkhunoindriyagutti santutthipatimokkhe ca samvaro.

376. Associatevi ad amiciche siano nobili,energici, che conduconouna vita pura, siatecordiali e di condottairreprensibile. Così,sarete [frequentemente]pieni di gioia, metteretefine alla sofferenza [delciclo delle rinascite].

Mitte bhajassu kalyanesuddhajive atanditepatisantharavutyassaacarakusalo siyatato pamojjabahulodukkhassantam karissati.

377. Proprio come dalgelsomino rampicantecadono i fiori appassiti,così, o monaci, doveteabbandonare la passione el'odio!

Vassika viya pupphanimaddavani pamuncatievam raganca dosancavippamuncetha bhikkhavo.

378. Il monaco, calmo nelcorpo, nella parola, nelpensiero, ben composto,che ha abbandonato ipiaceri mondani – vienechiamato “Il sereno”.

Santakayo santavacosantava susamahitovantalokamiso bhikkhu"Upasanto" ti vuccati.

379. Da sé ci si deveincitare, da sé ci si deveinterrogare. Il monaco chesi controlla ed èconsapevole, vivrà semprein pace.

Attana codayattanampatimamsetha attanaso attagutto satimasukham bhikkhu vihahisi.

380. Ognuno è il rifugiodi se stesso [comepotrebbe un altro essereil rifugio di noistessi?]. Ognuno è ilparadiso di se stesso.Perciò vigilate su voistessi, come un mercantedi cavalli vigila sul suopurosangue.

Atta hi attano natho(ko hi natho paro siya)atta hi attano gatitasma samyamamattanamassam bhadramva vanijo.

381. Il monaco chesperimenta spesso lagioia, è devotoall'Insegnamento delBuddha, entrerà nelNibbana, il Tranquillo, ilNon condizionato, ilBeato.

Pamojjabahulo bhikkhupasanno buddhasasaneadhigacche padam santamsankharupasamam sukham.

382. Il monaco che, perquanto giovane, è devotoagli insegnamenti delBuddha, illumina il mondo,come la luna libera dallenubi.

Yo have daharo bhikkhuyunjati buddhasasaneso' mam lokam pabhasetiabbha muttova candima.

XXVI. Brahmanavagga – IlBrahmano (vv. 383-423)

383. Brahmano, taglia ilflusso [del desiderio] conl'attenzione, e abbandonai desideri dei sensi.Conoscendo la cessazionedi tutte le cosecondizionate, diventa, obrahmano, un arahant cheentra nel Nibbana, il noncondizionato.

Chinda sotam parakkammakame panuda brahmanasankharanam khayam natvaakatannusi brahmana.

384. Quando un brahmano èstabile nei dueInsegnamenti[concentrazione e visioneprofonda], avendo compresola verità, cadono tutte lesue catene.

Yada dvayesu dhammesuparagu hoti brahmanoathassa sabbe samyogaattham gacchanti janato.

385. Chiamo brahmano chinon sta più su questasponda [le basi deisensi], ne' sull'altra[gli oggetti dei sensi],che è libero dallasofferenza e dalleimpurità morali.

Yassa param aparam vaparaparam na vijjatiVitaddaram visamyuttamtamaham brumi brahmanam.

386. Chiamo brahmano chivive in solitudine,praticando laConcentrazione e laVisione profonda,purificato [dalle impuritàmorali], che ha fatto ilsuo dovere, è libero daintossicazioni [asava], eha raggiunto il più altostato [arahant].

Jhayim viraja' masinamkatakicca' manasavamuttamattha' manuppattamtamaham brumi brahmanam.

387. Il sole splende digiorno, la luna splende dinotte. Il re guerrierobrilla nella sua armatura,l'arahant splende nellameditazione. Ma il Buddhanella sua gloria, splendein continuazione, digiorno e di notte.

Diva tapati adiccoratti mabhati candimasannaddho khattiyo tapatijhayi tapati brahmanoatha sabbamahorattimbuddho tapati tejasa.

388. Ha eliminato il male,per questo è chiamatobrahmano. E' sereno nellacondotta, perciò èchiamato “samana”. Harinunciato alle impurità,per questo è chiamato ilrinunciante ["pabbajito"].

Bahitapapoti brahmanosamacariya "samano" ti vuccatipabbajayamattano malamtasma "pabbajito" ti vuccati.

389. Non si dovrebbecolpire un brahmano, nédeve un brahmanoarrabbiarsi con il suoassalitore. Vergogna suchi colpisce un uomosanto, e più vergognaancora se questi siarrabbia contro il suoassalitore.

Na brahmanassa pahareyyanassa muncetha brahmanodhi brahmanassa hantaramtato dhi yassa muncati.

390. Non c'è alcunbeneficio per un brahmano,se non sa trattenersidalla rabbia, cui la suamente è soggetta. Appenal'intenzione di fare delmale cessa, la sofferenzacessa.

Na brahmanasse' tadakinci seyyoyada nisedho manaso piyehiyato yato himsamano nivattatitato tato sammatimeva dukkham.

391. Chiamo brahmano chinon fa male con le azioni,le parole e i pensieri,che sa trattenersi inquesti tre aspetti.

Yassa kayena vacayamanasa natthi dukkatamsamvutam tihi thanehitamaham brumi brahmanam.

392. Dovremmo omaggiare ilmaestro che ci insegna ilDhamma del Buddha, come unbrahmano venera il fuocosacrificale.

Yamha dhammam vijaneyyasammasambuddhadesitamsakkaccam tam namasseyyaaggihuttamva brahmano.

393. Non per i capelliarruffati, né perlignaggio, né perappartenenza a una castasi diventa un brahmano.Solo chi realizza laVerità e il Dhamma è puro,è un brahmano.

Na jatahi na gottenana jacca hoti brahmanoyamhi saccanca dhammo caso suci so ca brahmano.

394. Sciocco, che te nefai di capelli arruffati,di abiti di pelle diantilope, se in te c'è unaforesta [di impuritàmorali]: ti sei ripulitosolo esteriormente.

Kim te jatahi dummedhakim te ajinasatiyaabbhantaram te gahanambahiram parimajjasi.

395. Chiamo brahmano chiindossa una veste distracci, magro, con levene in vista su tutto ilcorpo, chi medita insolitudine nella foresta.

Pamsukuladharam jantumkisam dhamanisanthatamekam vanasmim jhayantamtamaham brumi brahamanam.

396. Io non lo chiamobrahmano perché è nato dauna madre brahmana. È soloun bramino qualunque senon è libero dalleimpurità morali. Chiamobrahmano chi è liberodalle impurità morali edagli attaccamenti.

Na caham brahmanam brumiyonijam mattisambhavam,bhovadi nama so hotisace hoti sakincanoakincanam anadanamtamaham brumi brahmanam.

397. Chiamo brahmano chiha tagliato le propriecatene e non ha più paura,ha superato gliattaccamenti e si èliberato dalle impuritàmorali.

Sabbasamyojanam chetvayo ve na paritassatisangatigam visamyuttamtamaham brumi brahamanam.

398. Chiamo brahmano chiha tagliato il laccio[dell'odio], la catena[del desiderio], e lacorda [delle falseopinioni], insieme alletendenze malvagie[latenti], colui che harimosso la sbarra[dell'ignoranza] che serrala porta - e conosce laVerità.

Chetva naddhim varattancasandanam sahanukkamamukkhittapaligham buddhamtamaham brumi brahamanam.

399. Chiamo brahmano chi,senza risentimento,sopporta offese, colpi epunizioni, uno la cuipazienza è forte come unesercito.

Akkosam vadhabandhancaaduttho yo titikkhatikhantibalam balanikamtamaham brumi brahmanam.

400. Chiamo brahmano chi èlibero dalla rabbia,pratica l'austerità, ècontrollato nei sensi, percui questo corpo[esistenza] è propriol'ultimo.

Akkodhanam vatavantamsilavantam anussadamdantam antimasariramtamaham brumi brahmanam.

401. Chiamo brahmano chinon si attacca ai piacerisensuali, come l'acqua noninfonde una foglia diloto, o il seme di senapenon si attacca alla puntadi un ago.

Vari pokkharapattevaaraggeriva sasapoyo na limpati kamesutamaham brumi brahmanam.

402. Chiamo brahmano chicomprende da sé lacessazione dellasofferenza in questa vita– chi ha deposto ilfardello ed è libero dalleimpurità morali.

Yo dukkhassa pajanatiidheva khayamattanopannabharam visamyuttamtamaham brumi brahmanam.

403. Chiamo brahmano chiha raggiunto la conoscenzaprofonda, è saggio, abilenel distinguere la stradagiusta dalla sbagliata,chi ha ottenuto il piùalto stato [di arahant].

Gambhirapannam medhavimmaggamaggassa kovidamuttamattha manuppattamtamaham brumi brahmanam.

404. Chiamo brahmano chinon sta con i capifamigliane' con i barboni, connessuno dei due, chi èlibero dai desideri deisensi e si accontenta dipoco.

Asamsattham gahatthehianagarehi cubhayamanokasari mappicchamtamaham brumi brahmanam.

405. Chiamo brahmano chiha rinunciato allaviolenza nei confronti ditutti gli esseri: siaquelli incerti, sia gliimperturbabili [arahant] -chi non uccide e nonistiga gli altri auccidere.

Nidhaya dandati bhutesutasesu thavaresu cayo na hanti na ghatetitamaham brumi brahmanam.

406. Chiamo brahmano chi èamichevole con i nemici,pacifico con chi è armato,distaccato dagli oggettidel desiderio.

Aviruddham viruddhesuattadandesu nibbutamsadanesu anadanamtamaham brumi brahmanam.

407. Chiamo brahmano chi èprivo di passioni, in cuiodio, orgoglio e ipocrisiasono caduti come un semedi senape cade dalla puntadi un ago.

Yassa rago ca doso camano makkho ca patitosasaporiva araggatamaham brumi brahmanam.

408. Chiamo brahmano chidice solo parole gentili,è istruttivo e veritiero,e non offende nessuno.

Akakksam vinnapanimgiram sacca' mudirayeyaya nahhisaje kancitamaham brumi brahmanam.

409. Chiamo brahmano chi,in questo mondo, nonprende nulla che non glisia dato, sia esso lungo ocorto, piccolo o grande,buono o cattivo.

Yo'dha digham va rassam vaanum thulam subhasubhamJoke adinnam nadiyatitamaham brumi brahmanam.

410. Chiamo brahmano chinon ha passioni in questomondo, e nemmenonell'altro, chi è liberodai desideri e dalleimpurità morali.

Asa yassa na vijjantiasmim loke paramhi canirasasam visamyuttamtamaham brumi brahmanam.

411. Chiamo brahmano chinon ha attaccamenti e,attraverso la conoscenzadelle Quattro NobiliVerità, è libero da dubbie ha realizzato il NibbanaSenza Morte.

Yassalaya na vijjantiannaya akathamkathiamatogadha' manuppattamtamaham brumi brahmanam.

412. Chiamo brahmano chiin questo mondo hatrasceso i vincoli sia delmerito che del demerito,chi è libero dal rimpiantoe dalle impurità morali,ed è puro.

Yo'dha punnanca pipancaubho sanga'mupaccagaasokam virajam suddhamtamaham brumi brahmanam.

413. Chiamo brahmano chi,come la luna, in un cielosenza nuvole, è puro,sereno e chiaro, in cui ècessato il desiderio perquesta esistenza.

Candamva vimalam suddhamvippasannamanavilamnandibhavaparikkhinamtamaham brumi brahmanam.

414. Chiamo brahmano chi,avendo superato lapericolosa palude [dellepassioni], la stradadissestata [delle impuritàmorali], l'oceano dellavita [samsara], el'oscurità dell'ignoranza,e avendo attraversato lequattro Piene, haraggiunto l'altra sponda[Nibbana]. Chi pratica laConcentrazione, la Visioneprofonda, libero daidesideri e dai dubbi – chinon è attaccato a niente evive in una pace perfetta.

Yo'mam palipatham duggamsamsaram mohamaccagatinno parangato jhayianejo akathamkathianupadaya nibbutotamaham brumi brahmanam.

415. Chiamo brahmano chi,in questo mondo, avendoabbandonato i piaceri deisensi, ha rinunciato allavita di famiglia per farsimonaco. Chi ha sradicato idesideri dei sensi ed ègiunto alla fine delleesistenze.

Yo'dha kime pahantvanaanagaro paribbajekamabhavaparikkhinamtamaham brumi brahmanam.

416. Chiamo brahmano chi,in questo mondo, avendoabbandonato le passioni,ha rinunciato alla vita difamiglia per farsi monaco.Chi ha sradicato lepassioni ed è giunto allafine delle esistenze.

Yo'dha tanham pahantvanaanagaro paribbajetanhabhavaparikkhinamtamaham brumi brahmanam.

417. Chiamo brahmano chi,avendo abbandonatol'attaccamento alla vitaumana, ha trasceso anchel'attaccamento alla vitadei “deva” ed ècompletamente libero daogni attaccamento.

Hitva manusakam yogamdibbam yogam upaccagasabbayogavisamyuttamtamaham brumi brahmanam.

418. Chiamo brahmano chiha rinunciato a deliziarsi[nel piacere dei sensi] ea non deliziarsi nellasolitudine. Chi haottenuto la pace perfetta,è libero dalle impuritàmorali, ha superato icinque “khandhas”  ed èdiligente.

Hitva ratim ca aratim casitabultam nirupadhimsabbalokabhihhum viramtamaham brumi brahmanam.

419. Chiamo brahmano chiconosce la morte e larinascita di tutti gliesseri in ogni dettaglio,è distaccato, segue laretta pratica e comprendele Quattro Nobili Verità.

Cutim yo vedi sattanamupapattinca sabbasoasattam sugatam buddhamtamaham brumi brahmanam.

420. Chiamo brahmanoquello la cui destinazionenon è conosciuta ne' daideva, ne' dai “gadhabba”,ne' dagli uomini – che hasradicato leintossicazioni morali ed èun arahant.

Yassa gatim na janantideva gandhabbamanusakhinasavam arahantamtamaham brumi brahmanam.

421. Chiamo brahmano chinon è legato agliaggregati [khandha]passati, presenti e futuried è libero da impuritàmorali e attaccamenti.

Yassa pure ca paccha camajjhe ca natthi kincanamakincanam anadnamtamaham brumi brahmanam.

422. Chiamo brahmano chi èsenza paura come un toro,nobile e diligente, unoche persegue le più altevirtù morali. Ilconquistatore [dei treMara], chi è libero daidesideri, purificato dalleimpurità morali e conoscele Quattro Nobili Verità.

Usabham pavaram virammahesim vijitavinamanejam nhatakam buddhamtamaham brumi brahmanam.

423. Chiamo brahmano chiconosce le esistenzepassate, chi vede i mondicelestiali e gli inferi,chi ha completato il ciclodelle rinascite, chi, conla Visione profonda, èdivenuto un arahant.Quello che ha compiuto ciò

Pubbenivasam yo vedisaggapayanca passatiatho jatikkhayam pattoabhinnavosito munisabbavositavosanamtamaham brumi brahmanam.

che doveva compiere persradicare le impuritàmorali.