Desiderio re, la regina Ansa e l'epigrafe dedicatoria di Santa Giulia di Brescia

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SAP SOCIETà ARCHEOLOGICA Dalla corte regia al monastero di San Salvatore - Santa Giulia di Brescia a cura di Gian Pietro Brogiolo con Francesca Morandini ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI DI BRESCIA COMUNE DI BRESCIA - CIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA REGIONE LOMBARDIA

Transcript of Desiderio re, la regina Ansa e l'epigrafe dedicatoria di Santa Giulia di Brescia

SAP SOCIETà ARCHEOLOGICA

Dalla corte regia al monastero di San Salvatore - Santa Giulia

di Brescia

a cura di

Gian Pietro Brogiolo

con

Francesca Morandini

ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI DI BRESCIACOMUNE DI BRESCIA - CIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA

REGIONE LOMBARDIA

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ISBN 978-88-87115-91-8

68,00 €

Santa Giulia copertina PROVA3 con marrone_Layout 1 25/07/14 09.25 Pagina 1

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IMONIO MONDIALE

I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 dC.)iscritti nella Lista del patrimonio mondiale nel 2011

Organizzazionedelle Nazioni Unite

per l’Educazione,la Scienza e la Cultura

Gli studi e la realizzazione di questo volumefanno parte delle azioni previste nel Pianodi Gestione del sito UNESCO I Longobardiin Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)

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Dalla corte regia al monastero di San Salvatore - Santa Giulia

di Brescia

a cura di

Gian Pietro Brogiolo

con

Francesca Morandini

testi di

F. Antonelli, g.P. Brogiolo, S. cAncelliere, A. cAnci,P. corSi, F. De ruBeiS, e. Fiorin, V. gherolDi,

M. iBSen, l. lAzzArini, B. leAl, J. Mitchell, F. MorAnDini, o. SAlVADori, r. StrADiotti,

S. StrAFellA, S. tonni

SAP Società ArcheologicA Srl

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ISBN: 978-88-87115-91-8© 2014 SAP Società Archeologica srl - www.archeologica.it

Redazione: F. Benetti, F. Franzoni, R. Stradiotti

Rilievi di scavo ed elaborazioni grafiche: R. Benedetti, A. Maifreni

Elaborazione immagini: P. Vedovetto

Consulenza iconografica: S. Baragli, P. Tabaglio

Fotografie: oltre agli Autori, Archivio Fotografico Musei Civici d’Arte e Storia di Brescia, M. Rapuzzi(Fotostudio Rapuzzi), P. Tabaglio (Comune di Brescia, Musei d’Arte e Storia)

In copertina: San Salvatore, affresco con la scritta “Regnantem Desiderium” (elaborazione grafica P. Vedovetto)

La responsabilità del materiale pubblicato (testi e immagini) si deve agli Autoridei singoli contributi.

Ai sensi della legge n. 633 del 22 aprile 1941, e del Decreto Legislativo n.68/2003, è permessa la riproduzione, soltanto per uso personale, di una partenon superiore al 15 % dell’opera.

è vietata la diffusione di singole parti dell’opera, anche per via digitale, senzaautorizzazione scritta dell’editore.

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DESiDEriO rE, lA rEGiNA ANSA E l’EPiGrAFE DEDiCAtOriADi SAN SAlVAtOrE A BrESCiA

Nel 1963 Gaetano Panazza, analizzando le vi-cende legate alle fasi architettoniche della chiesadi San Salvatore in Brescia, rilevava come “i carat-teri delle grandi scritte, a tinta chiara su fondoscuro, [...], si ispirino ad un tipo epigrafico deglianteriori decenni del regno longobardo ancor li-bero”1. le iscrizioni cui fa riferimento Panazza (oggiin pessimo stato di conservazione) corrono affre-scate sotto il registro inferiore nella parete nordnella navata centrale; la morfologia delle lettere haconsentito ad Ottavio Banti di riferire l’esecuzionedell’iscrizione picta al secolo Viii2.

Sulla parete opposta, sempre lungo il registroinferiore, corre una seconda fascia iscritta (cfr. Figg.1-2), lacunosa a destra e a sinistra, la cui leggibilitàè gravemente compromessa dalle numerose mar-tellinature e dalla perdita del pigmento originario3.

in un primo tempo, fino a Gaetano Panazza cheriferisce quanto suggeritogli da Bernhard Bischoff,la lettura offerta della fascia della parete sud si limi-tava al solo regnantem Desiderium4, tralasciando lerimanenti lettere a destra di Desiderium. Successi-vamente si giunse alla proposta di integrare il testoche corre a destra di Desiderium con Tiro Hlu, com-pletando la lacuna testuale con Hlu[dovicus] e otte-nendo regnantem Desiderium Tiro Hlu[dovicus]5.

l’ipotesi ricostruttiva del testo, con l’evocazionedi ludovico giovane imperatore, sottraeva così ilciclo di affreschi all’epoca desideriana e lo conse-gnava all’età carolingia, coerentemente con le se-quenze architettoniche proposte dallo stessoPanazza (la prima chiesa desideriana, la secondacarolingia).

le controversie relative alla sequenza architet-tonica e alla decorazione della struttura erano tut-

tavia ancora lontane dall’essere risolte6: dubbi circala corretta lettura del testo tràdito permanevano,tanto da indurre A. Weis e hj. torp a contestarnela restituzione testuale7.

Nel frattempo i risultati delle indagini archeolo-giche, condotte da Gian Pietro Brogiolo negli anniOttanta, portavano a una nuova definizione crono-logica delle fasi architettoniche di San Salvatore.

l’analisi stratigrafica del complesso proposta daBrogiolo ha evidenziato l’esistenza di un edificio,preesistente, assegnato in un primo tempo alla se-conda metà del secolo Vii e oggi collocato nellaprima metà del secolo Vii, le cui strutture vennerodemolite nel secolo successivo e su di esse erettala chiesa desideriana a tre navate8.

Così, quando nel 19969 è stato affrontato lo stu-dio delle iscrizioni pictae presenti nella navata cen-trale della chiesa stessa, il problema interpretativodel testo è stato nuovamente sollevato, proprio inrelazione alle più recenti datazioni proposte perSan Salvatore di Brescia.

Nel presente lavoro ci si limiterà al solo studiodelle iscrizioni ‘incriminate’, ossia a quelle epigrafiche, menzionando Desiderio e/o un presunto lu-dovico, potrebbero fare scorrere lungo il binariodel tempo la datazione dell’intera campagna deco-rativa di San Salvatore, portandola ora sulla pienaetà desideriana, ora spostandola fino a ludovico ii.

l’analisi autoptica effettuata da chi scrivemediante l’uso della lampada di Wood, sulla fasciadedicatoria nella parete sud, ha evidenziato comeil problema interpretativo dell’iscrizione non possae non debba essere solo limitato alla ‘decifrazione’di quella sequenza di segni sui quali si è fino a oraesercitata l’esegesi epigrafico-testuale, ma che si

1 PANAzzA 1963b, p. 458.2 BANti 1992, pp. 169-170. la lettura dell’iscrizione risultaallo stato attuale fortemente compromessa dall’irraggia-mento solare che ha colpito la parete. tale irraggiamentoha determinato la scomparsa del pigmento bianco utilizzatoper la stesura del testo dell’iscrizione. A documentare il testooriginario rimangono oggi le fotografie, in bianco e nero,che Gaetano Panazza fece eseguire intorno agli anni Ses-santa, attualmente conservate presso l’Archivio fotograficodei Civici Musei di Brescia.3 PErONi 1983a, p. 22, rileva la differente successione nellastesura dell’intonachino: nella parete nord esso appartienealla medesima fase del registro soprastante; nella parete op-posta sud l’intonachino pertiene al pennacchio.4 PANAzzA 1960b, p. 175.

5 PANAzzA 1962a, p. 95; PANAzzA 1963b, p. 458. 6 rinvio per un quadro riassuntivo complessivo a lOMArtirE2007.7 WEiS 1977, p. 19 e fig. 15; l’OrANGE, tOrP 1977-1979, ii, p.129; iii, p. 207. 8 BrOGiOlO 1992, p. 201 ss. (cui si rinvia anche per la biblio-grafia esaustiva sulle vicende interpretative delle strutturebresciane) propendeva per una datazione entro la secondametà del Vii secolo. la nuova datazione in BrOGiOlO, Ar-cheologia e architettura, in questo volume. 9 lo studio delle iscrizioni bresciane trae spunto dal censi-mento, coordinato dal CiSAM, dedicato alle iscrizioni alto-medievali italiane, per il progetto Inscriptiones Medii AeviItaliae (saecula VI-XII), coordinato da chi scrive per Bresciae provincia.

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Flavia De Rubeis

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debbano anche risolvere ulteriori problemi dicarattere paleografico, testuale e, non da ultimo,della mise en page e della sequenza pittorica dellelettere.

1. La sequenza pittorica, la mise en page,il tratteggio

è stato già rilevato da Adriano Peroni come lostrato pittorico degli affreschi insista su una pelli-cola estremamente sottile di intonaco (intona-

chino), lisciato e in grado di trattenere i pigmentiin prima applicazione per l’elevata presenza di car-bonato di calcio; le successive stesure pittorichenon sono altrettanto ben trattenute dallo stesso in-tonachino10.

l’esame condotto sull’intera fascia epigrafica haevidenziato l’esistenza di una prima sequenza e diun eventuale probabile ritocco effettuato su alcunelettere: la prima eseguita con calce bianca su fondorosso, scarsamente visibile oggi nella parola Desi-derium; il secondo, evidente sulle lettere la cui co-lorazione appare oggi caratterizzata da pigmento

10 PErONi 1983a, pp. 21-22.

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Fig. 1 – San Salvatore di Brescia, navata centrale, rilievo dell’iscrizione desideriana (ril. F. De Rubeis).

Fig. 2 – San Salvatore di Brescia, navata centrale, iscrizione desideriana nell’affresco.

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DESiDEriO rE, lA rEGiNA ANSA E l’EPiGrAFE DEDiCAtOriA Di SAN SAlVAtOrE A BrESCiA

scuro (quasi nerastro), sembrerebbe il probabileesito di un differente degrado della colorazione ori-ginaria dell’epigrafe, unita a una probabile ridipin-tura delle lettere. Questa ultima pigmentazionenerastra interessa la parola regnantem e la se-quenza dei segni grafici a destra di Desiderium.

Allo stato attuale di conservazione il pigmentobianco, dato dall’uso di calce per la realizzazionedell’epigrafe, è in parte minima visibile sulla solaparola Desiderium, come già ricordato. la progres-siva decolorazione del fondo ha portato oggi a unasorta di negativo dell’originaria epigrafe: la calce,infatti, ha trattenuto il colore rosso scuro del fondoche in altre parti al contrario è svanito11.

Altrove si osservano, come già ricordato, ritoc-chi effettuati sulle lettere che in qualche caso nehanno alterato la primitiva struttura morfologica,senza tuttavia compromettere il testo medesimo.

la stratificazione dei segni grafici, evidenziatamediante l’uso di raggi ultravioletti12, sembra do-versi attribuire a un semplice ritocco delle lettereappartenenti alla prima iscrizione picta. Diversi in-dici conducono infatti a ritenere che la scriptio su-perior – con maggiore sicurezza quanto allamorfologia delle lettere, ma forse anche quantoall’allineamento del testo – non corrisponda piena-mente alla struttura dell’originaria scriptio inferior,con una operazione di ritocco delle lettere soloparziale. Sotto la seconda N in regnantem, a esem-pio, è ben visibile in rosso una asta che corre pa-rallela all’asta della scriptio superior.

il probabile ritocco dell’iscrizione inoltre è so-stenuto dall’esame della impaginazione del testo edella regolarità di inserimento delle lettere all’in-terno del binario costituito dalle rettrici, ossia dellelinee di guida ben visibili e tracciate in rosso scuro.

la chiesa desideriana e il suo ciclo pittoricopresentano due distinte tipologie impaginative: unaprima, ancora oggi parzialmente visibile nel riqua-dro affrescato nella parete settentrionale della na-vata centrale, che prevede l’inserimento del testoin campo aperto; una seconda, che doveva correrelungo le fasce inferiori dei riquadri recanti gli af-freschi e che doveva svolgere una funzione dida-scalica-dedicatoriale, realizzata in specchio di cor-redo.

Questo secondo gruppo di iscrizioni è oggi rap-presentato dall’epigrafe dedicatoria qui esaminata,nonché, sulla parete opposta, dalla didascalia postaal di sotto del riquadro recante anche le scritturein campo aperto.

Caratteristica saliente di questa seconda tipolo-gia impaginativa è la disposizione delle lettere ri-

spetto alle rettrici. la scrittura infatti viene eseguitaall’interno di due linee guida, rispetto alle quali lelettere vengono equidistanziate regolarmente di 1cm (costante per tutta l’estensione della parola De-siderium) sia rispetto alla linea di guida superioresia rispetto a quella inferiore.

Dalla figura riassuntiva dell’impaginazione ditutte le lettere che compongono l’iscrizione dellaparete sud (Fig. 1), è possibile osservare l’irregola-rità degli appoggi dei tratti costitutivi delle lettereper le quali già si è segnalata la probabile presenzadi ritocchi a fronte della sola parola ritenuta qui lamorfologicamente corrispondente alla scrittura ef-fettuata in origine.

Si osservi poi che a questa mise en page corri-sponde una specifica maniera di eseguire il tratteg-gio delle lettere e, più in particolare, lo spessoredei pieni. le misurazioni dei pieni, ossia dei trattidi maggiore ampiezza presenti nelle lettere, hannorivelato la presenza di una misura costante corri-spondente a 1 cm regolarmente impiegata sulleaste delle lettere – ossia coincidente con i pieni –;tale spessore corrisponde alla distanza delle letteredalle rettrici.

Questo espediente – voluto e piuttosto ricercatoe rilevato sul solo Desiderium – conferisce allascrittura nel suo aspetto complessivo un’armoniosaimpaginazione.

il regnantem, al contrario, presenta un’irregolaredistribuzione dei pieni e dei filetti (a esempio laprima N, il cui tratto obliquo risulta più spesso delleaste; la A con la traversa molto bassa ed estrema-mente sottile, così come le due aste, entrambe sot-tili). Si aggiunga a ciò inoltre l’allineamentoirregolare delle lettere, le quali in alcuni casi pog-giano sul rigo di base, in altri risultano appese allalinea guida superiore (tutte, con esclusione della Me della G, la quale tuttavia tocca la linea con l’ampiaterminazione a spatola del tratto curvilineo).

Circa le lettere di seguito a Desiderium, valgonole medesime osservazioni riguardanti l’irregolare al-lineamento all’interno delle linee guida già osser-vato per il regnantem.

Questa discontinuità interessa anche la suppo-sta parola tiro, la cui r presenterebbe la porzionesuperiore contigua alla linea di guida superiore,così come l’ipotetico tratto della t.

l’ipotesi di ritocco effettuato su parti dell’iscri-zione viene inoltre rafforzata dall’analisi paleogra-fica. il Desiderium, che qui viene accolto come ilsolo originario, presenta un’estrema regolaritànell’alternanza di pieni e filetti, i quali vengono di-stribuiti con rigida scansione fra tratti verticali, obli-

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11 Si rinvia per una analisi dettagliata della colorazione del-l’epigrafe a GhErOlDi, Evidenze tecniche, in questo volume,pp. 118-119. 12 l’analisi delle iscrizioni pictae mediante il ricorso alla lam-

pada di Wood è stata effettuata direttamente da chi scrive inoccasione dei lavori di restauro della chiesa di San Salvatore,prima degli interventi di restauro effettuati nel corso dell’al-lestimento attuale del Museo di Santa Giulia.

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qui e curvilinei. in particolare è possibile osservareall’interno della lettera M i tratti obliqui più sottilirispetto alle aste; la r, con le curve evidenziatedall’assottigliamento nelle estremità inferiori e su-periori dell’occhiello, caratteristica quest’ultima chesi riscontra anche all’interno delle lettere D ed E.

Sotto il profilo morfologico inoltre, è interes-sante il diverso attacco dei tratti obliqui delle N nelcorpo della stessa parola regnantem: mentre nellaseconda N il tratto obliquo parte dal vertice supe-riore dell’asta, nella prima appare decisamente dif-ferente e rispecchia un modello caratterizzante laproduzione epigrafica del periodo, ossia la traversaimpostata nel corpo centrale della lettera. Diversaanche la r, che in Desiderium viene eseguita conl’occhiello, rotondeggiante, alto e con il tratto obli-quo disposto quasi parallelo all’asta e con un’ampiacurvatura superiore convessa; in regnantem la rpresenta un occhiello piuttosto sviluppato e il trattoobliquo (anch’esso, come nella r di Desideriumora analizzata disposto quasi parallelo all’asta) conla curvatura convessa nella parte superiore piutto-sto ridotta.

Se (come credo si possa affermare sulla basedell’analisi condotta sulle lettere e sulle tecnichedi esecuzione delle stesse), la fascia dedicatoriadi San Salvatore ha subìto in epoca non ancoraprecisabile un ritocco, tale restauro sembrerebbeaver ricalcato le forme grafiche precedenti di untesto in evidente stato di conservazione degradato.la probabile opera di “restauro” potrebbe esserecollocata in una cronologia posta tra l’Xi e il Xii-Xiii secolo, ossia quando sulla medesima paretevenne praticata una apertura per consentire l’ac-cesso a un deambulatorio sospeso e quando fu-rono effettuati dei lavori in prossimità dell’iscri-zione stessa.

2. La morfologia della scrittura e la suapaleografia

Se, come credo, la sola parola che non ha su-bito manomissioni dell’iscrizione didascalica è De-siderium, su questa ora vale la pena di soffermarsiper alcune considerazioni di carattere paleografico.

innanzitutto la scrittura.la tipologia scrittoria impiegata è una maiu-

scola, una capitale longobarda di alto livello ese-cutivo.

Perfettamente inquadrata all’interno di due ret-trici e equidistante da queste, come si è visto, di 1cm, la scrittura presenta una regolare distribuzione

dei pieni e dei filetti che conferiscono all’insiemeun aspetto chiaroscurato.

il modulo delle lettere è verticale, con un ac-centuato spostamento degli occhielli e delle tra-verse nella parte alta delle lettere medesime.

in particolare si osservino le forme delle letterer, con occhiello ridotto e posizionato alto sull’asta;la S, con il pieno lungo la parte mediana della let-tera e le anse superiore e inferiore ridotte; la M,che presenta l’incrocio delle traverse alte.

la lettera E appartiene al sistema onciale con lecurve superiori e inferiori di ridotta estensione.

l’insieme delle lettere reca alle estremità liberedei tratti costitutivi un sistema di apicatura a spatolapoco sviluppato.

Gli elementi qui descritti riconducono la scrit-tura utilizzata per l’iscrizione dedicatoria alla piùampia categoria delle capitali longobarde13.

Gli esempi vicini per tipologia scrittoria, per im-piego di elementi derivanti dall’onciale, per mo-dulo con sviluppo verticale, si possono rinvenirein italia settentrionale tanto nei manufatti da riferirsia officine di ambito pavese quanto in altre aree.

Un termine di confronto particolarmente vicinoall’iscrizione desideriana è costituito dall’epigrafemutila del vescovo lopiceno14 (rinvenuta durantegli scavi effettuati nella cattedrale di Modena nel1906), datata tra il 749 e il 785 e attualmente con-servata presso il Museo del Duomo, dove compareuna E onciale della medesima forma compressa la-teralmente e con il medesimo sistema di apicatura.

Ulteriori confronti, sebbene con apicatura dif-ferente, si possono rinvenire negli affreschi dellaseconda metà dell’Viii secolo di Santa Maria inValle di Cividale del Friuli. Qui le iscrizioni realiz-zate mediante l’impiego di una capitale longobardadi buon livello, elegante nelle forme e ben impa-ginata, presentano un’apicatura non sempre coin-cidente con l’iscrizione della parete sud di SanSalvatore di Brescia, mentre affinità maggiori si ri-scontrano con le iscrizioni della parete nord; cio-nonostante richiamano nella morfologia dellelettere l’iscrizione desideriana15. Si ricorderà anchequi la presenza della E nella forma onciale, conapicatura a becchi sul tratto mediano.

Al di là dei confronti stilistici qui brevemente ri-chiamati, in ogni caso l’iscrizione bresciana nonpuò, a mio parere, essere riferita a un ambito scrit-torio carolingio per una serie di ragioni di caratterestrettamente paleografico.

in primo luogo, ipotizzando una sua realizza-zione in età carolingia e accogliendo in tal modo

13 Sulla capitale longobarda v. Introduzione paleografica inDE rUBEiS 2011a, pp. 7-16.

14 GrAy 1948, p. 71, n. 36. 15 lOMArtirE 2001, pp. 455-491.

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la lettura offerta da Panazza, dovremmo portarel’epigrafe al iX secolo, a partire dalla metà o se-conda metà del iX secolo.

i confronti più vicini sotto il profilo cronologicosono pochi in area e appaiono morfologicamentedifferenti. Caratterizzati dall’uso della capitale ca-rolina, questi manufatti indicano un assetto graficodel tutto diverso.

il modulo delle lettere, per le quali si è osser-vato lo sviluppo verticale nell’epigrafe desideriana(caratteristica in ogni caso di tutta la capitale lon-gobarda), nei prodotti carolingi tende al quadrato,con un recupero netto del modulo di tradizione (equindi imitazione) romana16.

Prescindendo poi dal modulo, la scrittura ap-pare caratterizzata da lettere morfologicamente ri-feribili al sistema della capitale longobarda. Fraqueste, la caratteristica impostazione delle traversedella lettera M che di regola appare alta sul rigo dibase, secondo un modello che si stabilizza fin dalVii secolo e che nella scrittura longobarda italo-settentrionale è destinato a essere soppiantato dalmodello con traverse poggianti sul rigo di base;l’attacco delle aste e delle traverse, nelle medesimelettere nel modello longobardo è normalmente im-postato lievemente ribassato rispetto al verticedell’asta, mentre nel modello carolingio esse sonodirettamente innestate sui vertici delle aste mede-sime.

la r, già descritta con il modulo compresso la-teralmente, presenta l’occhiello risalente sull’asta eil tratto obliquo concavo. Al contrario, la capitalecarolina presenta l’occhiello ampio e profondo e iltratto appare convesso.

la E, infine, non è in onciale come nell’iscri-zione bresciana, bensì capitale.

Prendendo quindi le iscrizioni caroline che po-trebbero essere portate a confronto per l’iscrizionedesideriana, a parità di cronologia, sarà utile osser-vare che per queste ultime la struttura morfologicadelle lettere rinvia direttamente alla capitale epigra-fica di tradizione romana.

in particolare, senza entrare nel merito diun’analisi dettagliata della capitale epigrafica diclasse carolina, a puro titolo esemplificativo e suuna campionatura effettuata direttamente sui ma-nufatti di alta produzione e committenza realizzatinel corso del iX secolo in area franco-carolingia, sipotrà osservare quanto segue.

A Nizza presso l’abbazia di Saint-Pons de Ci-miez in un’iscrizione commemorativa compare una

C quadra e la M si presenta in forma onciale.l’iscrizione, assegnata all’ultimo quarto dell’Viiisecolo, tradisce l’utilizzo di una scrittura non par-ticolarmente colta17. Di provenienza da Sainte-ra-degonde, è l’iscrizione funeraria di Mumlenau:l’epitaffio, di livello piuttosto basso e datato all’Viiisecolo18, presenta una scrittura estremamente di-sordinata, poco accurata nell’esecuzione; da os-servare la presenza di lettere come la O a rombo,la M con le aste divaricate e l’incrocio discendentequasi fino al rigo di base, la tendenza ancora pre-sente ad ampliare a spatola i tratti di alcune lettere(quali la E, la t). Un’iscrizione attualmente con-servata presso il Musée Camarguais di Arles19, da-tata alla fine del iX secolo (anno 883) e relativa alrestauro di una tomba, viene eseguita in capitaleepigrafica con la M capitale (traverse fino al rigodi base, E quadra, O tonda). Nel volume dedicatoalle iscrizioni presenti a Poitiers20, robert Favreauinserisce una serie conservata presso il Musée dela Ville. Fra queste si distinguono vari tipi di pro-duzione grafica. la n. 8421 del volume è in capitaleepigrafica di ripresa dai modelli romani, con in-trusioni delle C quadre e una h onciale: si trattadell’epitaffio di Adda, forse da identificare con lamoglie di renoul ii, conte di Poitou tra l’878 edl’890, così come è documentato nell’obituario diSaint-Germain-des-Prés. la scrittura si presentacome una capitale di buon livello, con le lettere Otonde, la M con le traverse che scendono sul rigodi base. è una iscrizione di elevata committenza,un prodotto di alto livello, come osserva lo stessoFavreau, ricercata anche sotto il profilo testuale,una composizione in distici elegiaci. è presente larigatura e le lettere P, B ed r presentano gli oc-chielli aperti. Proveniente da Saint-hilaire-le-Grand,ma anteriore rispetto all’iscrizione di Adda, l’iscri-zione funeraria di Madalfredo datata agli anni 802o 80822. la scrittura di questo epitaffio si presentadi livello decisamente più basso rispetto al testovisto per l’iscrizione di Adda: si vedano le termi-nazioni di alcune lettere che tendono ad espandersia spatola (come per le lettere S e A), la presenzadella M di tipo onciale con le curve molto accen-tuate, la C quadra, la A con traversa spezzata etratto di coronamento. Sempre proveniente daSaint-hilaire-le-Grand, l’epitaffio di Amelio datato87423 presenta una profonda rigatura, numeroselettere inscritte, la lettera O tonda e la P, B ed rcon occhiello staccato dall’asta. Da osservare lalettera N con la traversa alta e stretta nel modulo.

16 Sul modulo in età carolingia v. DE rUBEiS 2012.17 CiFM, vol. 14, n. 8, pp. 16-19, pl. iV, figg. 7-9.18 ivi, n. 91, pp. 115-116, tav. XXXiV, fig. 67.19 ivi, n. 47, pp. 84-6, pl. XXVii, fig. 56.

20 CiFM, vol. 1.21 ivi, pp. 102-104, tav. XVii, fig. 35.22 ivi, pp. 99-100, n. 82, pl. XViii, fig. 36.23 ivi, pp. 100-102, n. 83, tav. XViii, fig. 37.

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F. DE rUBEiS

l’analisi delle lettere fin qui condotta (certa-mente non esaustiva, ma puramente esemplifica-tiva), sembra indicare in area franco-carolingia unprimo periodo caratterizzato da una non ben sedi-mentata acquisizione dei modelli grafici e da unaimportante oscillazione delle forme. Ma è interes-sante osservare la presenza di elementi destinati atrovare repliche anche in ambito librario: fra questila C nella forma quadra utilizzata, ad esempio, nellescritture distintive dei codici prodotti a San Martinodi tours nella fase pre-alcuiniana e alcuiniana24, ma-noscritti per i quali è stata rilevata da Armando Pe-trucci una distanza tipologica rispetto ai codiciassegnati alla scuola di corte. Vi compaiono letterecon occhielli aperti, come P e B viste, ad esempio,nell’Evangeliario di Godescalco. Un mutamento didirezione che solo con gli inizi del iX secolo cono-scerà avvicinamenti formali con coevi prodotti ca-rolingi, quando compariranno scritture distintive piùregolari nell’impianto complessivo.

Sarà difficile trovare per la scrittura di Brescia unutile termine di confronto almeno in area franco-carolingia e per una datazione risalente tra la primametà e la fine del iX secolo.

Né potranno essere prese in considerazione leepigrafi regie e vescovili italo-settentrionali sullequali e per le quali ancora la critica non ha rag-giunto unanimità di pareri circa la loro autenticità.Senza tirare in ballo qui il plotone delle epigrafi“caroline” sulle quali si addensano le nubi di so-spette copie tardive (mi riferisco in particolare alleiscrizioni di Pipino, figlio di Carlo, morto nell’anno806, e di Bernardo, re d’italia, ucciso nell’anno811, così come rifacimenti quattrocenteschi sem-brano anche essere le iscrizioni di ludovico ii,morto nell’875 e quella del vescovo Ansperto,morto nell’881)25, basterà citare qui ad esempio leiscrizioni conservate presso i Civici Musei di Bre-scia, relative ad un abate di leno, non meglio iden-tificato, o all’abate Magno: entrambe della primametà del iX secolo, oscillano nell’incertezza di es-sere già caroline, o tardo-longobarde. la formadelle lettere, tendente al quadrato, le rende già ca-roline (con il recupero operato da parte di questascrittura del rapporto 1:1 tra altezza e larghezzadelle lettere); il tracciato di lettere come la M, conle traverse pienamente adagiate sul rigo di base,ne conferma la natura carolina, la presenza di let-tere dal tratteggio tendente al quadrato (C e G) neidentifica l’ascendenza d’oltralpe. Ma nell’insiemeesse sono scritture in fase di transizione da un si-stema dal tracciato oblungo verso un sistema di

recupero totale della capitale epigrafica di ascen-denza classica. E in ogni caso esse si presentanolontane dall’epigrafe desideriana.

i confronti stilistici quindi, e qui concludo conla paleografia e la sua cronologia, portano tutti di-rettamente verso l’Viii secolo, al più tardi la se-conda metà-fine dell’Viii secolo. E a questa datapotrebbero essere riferiti, allorquando il re Deside-rio e più in particolare la regina Ansa volle fareadornare la chiesa mirifice.

3. Un testo e la sua interpretazione

Se fin qui l’iscrizione desideriana risponde alledomande poste circa la cronologia, la tipologiascrittoria e la sua impaginazione offrendo numerosipunti fermi, non altrettanto si potrà dire della suainterpretazione.

Come ho richiamato in precedenza, il testo èstato più volte interpretato e letto con differenti le-zioni, tutte in ogni caso facenti poi capo a crono-logie carolingie o comunque a committenti caro-lingi.

la più accreditata vuole il richiamo del sovranosconfitto (Desiderio) per opera di un ludovico gio-vane, interpretando la sequenza di elementi di let-tere a destra del Desiderium con l’integrazione giàcitata in precedenza e che qui richiamo per como-dità: regnantem Desiderium Tiro Hlu[dovicus – – –

l’analisi effettuata sulle lettere non conferma lalettura qui richiamata.

in primo luogo, come è possibile osservare, itratti immediatamente a destra di Desiderium nonpossono essere interpretati come Tiro per una seriedi ragioni qui di seguito enucleate.

Non si leggono gli elementi del tratto della let-tera t, ma si individuano residui di una curvaturanella parte alta di una lettera che potrebbe esserecompletata nel margine inferiore dal tratto curvili-neo, ottenendosi così una C, mentre non comparel’asta della t; segue un’asta obliqua discendente dimedio spessore e una ascendente di ridotto spes-sore, interpretabili come una U/V; seguono quindidue aste di medio spessore con traccia di traversealte spezzate, ottenendosi così una M. la sequenzaproposta è quindi cum.

Non è presente la lettera r bensì una letteradella quale rimane un tratto concavo; né la i, men-tre è visibile una O di modulo ridotto.

Seguono quindi dei residui di lettere fino a ri-dosso della O di modulo ridotto da ritenersi inclusa,

24 PEtrUCCi 1976, pp. 822-823. 25 Circa i dubbi sulla genuinità delle iscrizioni, v. PEtrUCCi1992, pp. 64-65. Sull’iscrizione di Ansperto, v. AMBrOSiONi

1993, pp. 35-50, il quale ritiene il manufatto un prodotto ori-ginario del iX secolo. Della medesima opinione lOMArtirE1997, pp. 43-44.

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DESiDEriO rE, lA rEGiNA ANSA E l’EPiGrAFE DEDiCAtOriA Di SAN SAlVAtOrE A BrESCiA

forse in una C, come sembrerebbe dalle seguentiosservazioni. il presunto occhiello della r non èpresente e, prendendo come termine di paragonela r di Desiderium, si noterà che il suo tratto obliquoè convesso e non concavo come nella r qui ipotiz-zata che recherebbe un elemento concavo. inoltresi tenga presente che, mentre la lettera C può in-cludere una O di modulo ridotto (e non mancanoesempi per l’Viii secolo di tali inclusioni), al con-trario una r difficilmente potrà includere una O,specialmente se questa (come risulterebbe dalla let-tura in passato proposta e qui messa in discussione)le si affianca e non viene inclusa tra l’asta e il trattoobliquo. Del resto una O di modulo ridotto è pre-sente, nella medesima iscrizione, nel gruppo di let-tere che precedono il regnantem e nell’iscrizionecollocata in corrispondenza della fascia didascalicadella parete nord della navata centrale, esattamentein corrispondenza di questa che qui si discute.

tornando all’analisi delle lettere, dopo la se-quenza CO seguono due aste. Sulla prima asta,quella di sinistra, in pessimo stato di conservazionee interessata da una vasta lacuna, compare in altoverso sinistra un tratto obliquo. Posizionandoun’ideale linea di proseguimento dell’elementoobliquo, di potrebbe arrivare a ottenere una N. la

forma ipotizzata, con la traversa alta e non aggan-ciata ai vertici delle lettere, trova ampi confrontinella produzione epigrafica longobarda coeva, perla quale basterà richiamare la serie delle iscrizionipavesi di committenza regia.

tornando nuovamente all’epigrafe, dopo la N,troviamo ben leggibili una i e una U/V.

la parola che si propone qui come lettura sa-rebbe quindi coniu[ge – – –]

Dalla ricostruzione delle lettere qui effettuata sipropone quindi una nuova lettura che vedrebbeprotagonisti dell’epigrafe il re Desiderio e la reginaAnsa e forse, ma non altrimenti dimostrabile, il fi-glio Adelchi:

[—-]SANO[—-] regnantem Desiderium [c]umconiu[ge sua Ansa – – –

l’evocazione della regina Ansa, del resto, tro-verebbe qui una giusta collocazione se solo si ri-fletta alla scena affrescata al di sopra dell’iscrizionededicatoria: il riferimento è alla martire Giulia,quella stessa per la quale la regina Ansa si mosseper ottenerne le reliquie da collocare, appunto,nella chiesa di San Salvatore.

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InDICE

Premesse ..........................................................................................

Immagini del monastero ................................................................

Gian Pietro brogiolo Dalla fondazione del monastero al mito di Ansa e Santa Giulia

Gian Pietro brogiolo Archeologia e architettura delle due chiese di San Salvatore ..

flavia De rubeis Desiderio re, la regina Ansa e l’epigrafe dedicatoria di SanSalvatore a Brescia ...................................................................

vincenzo Gheroldi evidenze tecniche e rapporti stratigrafici per la cronologia delsistema decorativo della basilica di San Salvatore II ..............

vincenzo Gheroldi La cripta e il cunicolo settentrionale. Materiali, tecniche difinitura, sequenze ..................................................................

Monica Ibsen Sistemi decorativi per la basilica di Ansa e Desiderio .............

John Mitchell The painted decoration of San Salvatore di Brescia in context

Stefania Tonni I frammenti pittorici provenienti dalla chiesa di San Salvatore

bea leal The stuccoes of San Salvatore, Brescia, in their Mediterraneancontext .......................................................................................

Stefania Tonni Gli stucchi altomedievali della basilica di San Salvatore.Ricerche e ricomposizioni degli schemi decorativi ..................

Serena Strafella Sepolture dipinte nel monastero di San Salvatore ...................

Monica Ibsen Scultura architettonica e arredo liturgico in San Salvatore enel complesso monastico ...........................................................

francesca Morandini La presenza dell’antico nelle strutture del monastero ............

renata Stradiotti Gli interventi alle strutture architettoniche della chiesa di SanSalvatore dal medioevo ai giorni nostri ...................................

renata Stradiotti I restauri nella chiesa di San Salvatore dalla soppressione delmonastero ai giorni nostri ........................................................

Gian Pietro brogiolo Dalla corte regia al monastero di San Salvatore. Le sequenzedi scavo ......................................................................................

alessandro Canci, Pamela Corsi, Studio bioarcheologico dei resti scheletrici umani dellesepolture del monastero di Santa Giulia a Brescia .................

Enrico fiorin, ornella Salvadori, Indagini di fluorescenza X portatile e stratigrafiche sullepellicole pittoriche .....................................................................

fabrizio antonelli, Stefano Cancelliere, lorenzo lazzarini, Indagini di laboratorio conparticolare riferimento agli strati preparatori del colore ........

Bibliografia ...............................................................................

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