Dal compasso alla lente: il rinnovamento delle tecniche di cartografia urbana tra Rinascimento e...

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PianTe di Roma dal RinascimenTo ai caTasTi 00. prime pagine nuove_Layout 1 17/04/12 12:19 Pagina 9

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PianTe di Roma

dal RinascimenTo ai caTasTi

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cenTRo di sTudi sulla culTuRa

e l’immaGine di Roma

c/o accademia nazionale dei linceivia della lungara 10, 00165 Romawww.culturaimmagineroma.it

Paolo Portoghesi Presidente

marcello Fagiolo Direttore

mario Bevilacqua Assistente scientifico

Giancarlo coccioli Assistente alla direzione

maria luisa madonna Segretario scientifico

Coordinamento redazionale e grafico

carolina marconi

Cura degli apparati

Giancarlo coccioli

Traduzioni

madeleine Wulffson

editoriale artemide s.r.l.Via angelo Bargoni, 8 - 00153 RomaTel. 06.45493446 - Tel./Fax 06.45441995editoriale.artemide@fastwebnet.itwww.artemide-edizioni.com

Impaginazione

monica savelli

Grafica di copertina

lucio Barbazza

In copertina

Fotomontaggio col quadro di G.P. Panini, Roma cristiana ovvero trionfo del Papato con Piazza

S. Pietro, collezione privata, sovrapposto alla Pianta piccola di G.B. nolli (1748). Quarta di copertina: il colosseo (particolare del catasto Piano-Gregoriano; archivio di stato di Roma).

isBn 978-88-7575-158-6

© copyright 2012artemide edizionicentro di studi sulla cultura e l’immagine di Roma

Referenze fotografiche

centro di studi sulla cultura e l’immagine di Roma (archivio fotografico)

archivio editoriale artemide

archivio di stato di Roma (aut. 24/2012)

archivio storico capitolino

Biblioteca apostolica Vaticana

istituto nazionale per la Grafica

istituto nazionale di studi Romani

l’editore resta a disposizione per eventuali dirittidelle immagini di cui non è stato possibile reperirela provenienza

Tavole a colori

Tav. i. Pietro del massaio. Pianta di Roma (1474, miniatura su pergamena; Bibliotecaapostolica Vaticana, Vat. lat. 5699).

Tav. ii. Veduta prospettica di Roma (1538 c., da un prototipo del 1485 c.; tempera su tela;mantova, Palazzo ducale).

Tav. iii. Roma di sisto V (1588-90, affresco,Biblioteca Vaticana, salone sistino).

Tav. iV. Th. Jung, G. Gobaut. Veduta panoramica di Roma (1820 c., disegno acquarellato; Roma,collezione privata).

Tav. V. Piazza di spagna (particolare del catastoPiano-Gregoriano; archivio di stato di Roma).

Tav. Vi. s. Pietro e il Vaticano (particolare del catasto Piano-Gregoriano; archivio di stato di Roma).

Tav. Vii. Piazza del Popolo (particolare del catastoPiano-Gregoriano; archivio di stato di Roma).

Tav. Viii. F. Kaisermann. Veduta di Roma dalGianicolo (1820 c.; disegno acquarellato, Roma,collezione privata).

centro di studi sulla cultura e

l’immagine di Roma

istituto nazionale di studi Romani

istituto nazionale per la Grafica

collegio Provinciale dei Geometri e Geometri

laureati di Roma

consiglio nazionale dei Geometri

e Geometri laureati

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cenTRo di sTudi sulla culTuRa e l’immaGine di Roma

d’intesa con

isTiTuTo nazionale di sTudi Romani

minisTeRo PeR i Beni e le aTTiViTà culTuRali • isTiTuTo nazionale PeR la GRaFica

col patrocinio di

consiGlio nazionale dei GeomeTRi e GeomeTRi lauReaTi

colleGio PRoVinciale dei GeomeTRi e GeomeTRi lauReaTi di Roma

PianTe di Romadal RinascimenTo ai caTasTi

a cura di

maRio BeVilacqua e maRcello FaGiolo

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VI

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concepita per un pubblico non necessariamente di specialisti, l’operaraccoglie gli atti dei convegni internazionali svolti nella capitale nel2009 e 2010 e tratta le “Piante storiche di Roma, dal Rinascimento aicatasti”.l’opera è pubblicata con il sostegno del consiglio nazionaleGeometri e Geometri laureati, proseguendo il positivo legame iniziatoda qualche tempo tra il centro di studi sulla cultura e l’immagine diRoma, il mondo culturale e i geometri. Gli interventi scientifici, relativi ai due incontri internazionali sonopresentati come un racconto che si snoda negli anni e sono illustraticon le principali vedute e piante della città di Roma. il contenutocostituisce il risultato della ricerca pluriennale incentratasull’immagine di Roma e si prospetta quale fondamentaledocumento di approfondimento, di riflessione e di riferimento perun possibile ulteriore sviluppo, armonico e sostenibile, della città edel territorio.un notevole numero di volumi sarà consegnato ai circa 400 membriinternazionali, provenienti da oltre cento paesi del mondo, chepresenteranno relazioni in occasione della FiG Working Week, inRoma, dal 6 al 10 maggio 2012. la “WW Roma 2012” è organizzatadalla Federazione internazionale Geometri e dal consiglio nazionaleGeometri e Geometri laureati.

il tema della settimana di lavori, “conoscere per gestire il territorio,per proteggere l’ambiente e per valorizzare il patrimonio artistico estorico”, ben si rapporta con lo studio della cartografia storica diRoma tra ’500 e ’900. nella ricerca si condensano fasi appassionanti per la nostra categoriache, anche in un contesto scientifico e tecnologico difficile per larapida e continua evoluzione, ha saputo affrontare e risolvere le sfide,consolidando e valorizzando il proprio ruolo al punto daimmedesimare il professionista, tecnico di riferimento per la gestionedella città e del territorio. un ruolo che, in un momento dicambiamenti globali e di superamento dei tradizionali sistemi, ilgeometra ha l’impegno e la possibilità di conservare attraverso ilcostante aggiornamento e il pieno utilizzo delle moderne tecnologieinformatiche.il volume rappresenta un valido contributo per approfondire ilpassato e per comprendere la genesi delle attuali incredibili possibilitàdi precisa conoscenza e monitoraggio del territorio, della sua“navigabilità” virtuale resa possibile da sistemi satellitari e telematiciche solo fino a qualche decennio fa erano inimmaginabili.

Fausto savoldi Presidente del consiglio nazionale dei Geometri e Geometri laureati

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VII

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la storia di una città come Roma è una storia millenaria raccontata

da preesistenze di natura archeologica, dai monumenti che sono

l’emblema dell’architettura medievale, rinascimentale e barocca, per

arrivare fino a quelli dell’età più moderna. una storia narrata per

singoli elementi, celebri e pregevoli per fattezze e per le ardite scelte di

natura architettonica e strutturale. solo con la nascita delle prime

piante della città si ha la possibilità di comprendere la complessa

evoluzione del tessuto urbano. Piante realizzate con gli strumenti

dell’epoca, nate per usi e necessità diverse. le prime realizzazioni

erano rappresentazioni del territorio effettuate attraverso la visione

diretta da punti elevati, con i fabbricati rappresentati “a volo

d’uccello”, in vista assonometrica e quindi nelle tre dimensioni. le

mappe realizzate per indicare i percorsi ai pellegrini in visita a Roma

erano molto spesso orientate con il nord in basso, per facilitare la

consultazione a coloro che entravano nella città eterna dalla porta

situata nell’odierna piazza del Popolo.

il vero discrimine è rappresentato dalla nascita della rappresentazione

del costruito così come misurato, con la comparsa a Roma di Giovan

Battista nolli che a metà del ’700 redige la prima pianta di Roma

effettuata con un “rilievo strumentale”, con l’ausilio della “tavoletta

pretoriana”. si consolida l’attività dell’agrimensore chiamato anche a

redigere la rappresentazione del territorio per fini fiscali; nascono così i

catasti e con loro si afferma la professione dell’antenato del Geometra.

il libro Piante di Roma dal Rinascimento ai Catasti racconta la parte più

recente della storia di Roma e con essa la storia moderna della nostra

categoria professionale, da sempre legata all’evoluzione del costruito e

del costruire, alla sua rappresentazione, agli aspetti fiscali e quindi

estimativi. Per questo motivo il collegio dei Geometri e Geometri

laureati di Roma ha supportato negli anni il centro di studi sulla

cultura e l’immagine di Roma nella realizzazione di una serie di

iniziative scientifiche, pubblicazioni e convegni di studio, tra cui i due

incontri internazionali svoltisi nella splendida cornice del palazzo

Fontana di Trevi sede dell’istituto nazionale per la Grafica, nel 2009

e nel 2010, e di cui questo volume raccoglie gli interventi.

durante le due sessioni del convegno sono state conferite le medaglie

e gli attestati di benemerenza ai professionisti iscritti all’albo di

Roma, come a suggellare un rapporto tra l’evento culturale e la nostra

categoria, tra la storia della nostra città e quella dei Geometri. Per

questo motivo sento il bisogno di ringraziare tutti coloro che hanno

partecipato all’organizzazione degli eventi rendendoli motivo di

aggregazione per i colleghi e per i cultori della materia.

marco d’alesioPresidente del collegio Provincialedei Geometri e Geometri laureati di Roma

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Titolo16VIII

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nel corso della sua storia plurimillenaria l’immagine cartografica

della città eterna non conosce eclissi (tranne la comprensibile

parentesi dell’alto medioevo). dopo la straordinaria, monumentale

realizzazione “catastale” della Forma urbis severiana, incisa su

lastre marmoree ed esposta nei Fori (possiamo immaginare con

quale trepidazione i frammenti venissero riscoperti a partire dal

1562), nel basso medioevo Roma viene raffigurata e descritta in più

modi, sia pure schematici o ideogrammatici.

la nascita della cultura dell’umanesimo è strettamente legata alla

nascita di una nuova immagine della topografia di Roma antica e

moderna. Brunelleschi, leon Battista alberti, Giuliano da sangallo

e schiere di artisti si misurano con la grandezza della città rilevando

le rovine antiche e la città moderna, e gettano le basi su cui

Raffaello potrà immaginare, nella sua celebre Lettera indirizzata a

papa leone X, un grandioso programma di rilevamento

sistematico. È leonardo Bufalini a pubblicare, nel 1551, il primo

rilevamento cartografico di Roma, base per tutta la produzione

successiva, straordinariamente ricca e influente nei secoli del

Rinascimento maturo, del Barocco, dell’illuminismo, fino appunto

ai nostri catasti.

con questo volume abbiamo il piacere di presentare – anche a

nome di Paolo Portoghesi, Presidente del centro di studi sulla

cultura e l’immagine di Roma, e di Paolo sommella, Presidente

dell’istituto nazionale di studi Romani – un’opera che si inserisce

a pieno titolo in una tradizione di studi che, dal secondo ’800, ha

dato grandi strumenti di conoscenza. una tradizione a cui il

centro di studi sulla cultura e l’immagine di Roma ha contribuito

negli ultimi decenni con una serie di iniziative scientifiche, dai

volumi sull’evoluzione urbanistica di Roma sotto vari pontefici e in

occasione degli anni giubilari (Roma 1300-1875. Atlante, 1985;

“Roma sancta”, 1985), fino al volume di cartografia sulla Roma

antica (m. Fagiolo, 1991), alla monografia sulla Nuova Pianta di

Roma del nolli (m. Bevilacqua, 1998) e alla mostra su Nolli Vasi

Piranesi. Immagine della città antica e moderna (2004).

il volume raccoglie i contributi presentati da molti dei maggiori

specialisti italiani e stranieri ai due convegni internazionali

organizzati nel 2009 e 2010 d’intesa con l’istituto nazionale di

studi Romani e l’istituto nazionale per la Grafica (“Piante di

Roma del Rinascimento e della controriforma”; “la città dal

Barocco ai catasti”), grazie al sostegno del collegio provinciale dei

Geometri e Geometri laureati di Roma, cui si somma ora, per la

pubblicazione, quello del consiglio nazionale Geometri e

Geometri laureati. a tutti va la nostra riconoscenza per una

sinergia che ha prodotto risultati tanto importanti.

il volume è, infine, il primo di una collana editoriale sulle Piante di

Roma che ci auguriamo raccoglierà gli esiti di alcune approfondite

e innovative ricerche in corso.

nell’anno che celebra il cinquantenario della monumentale

pubblicazione de Le Piante di Roma, il fondamentale repertorio di

amato Pietro Frutaz in tre volumi edito dall’istituto di studi

Romani nel 1962, ci auguriamo che questo volume possa costituire

un primo passo verso una nuova edizione di quello che rimarrà

come il testo di riferimento permanente.

Piante di Roma dal Rinascimento ai catasti: il tema, che per

generazioni ha affascinato studiosi, appassionati e collezionisti,

oggi, nelle sfide sempre più difficili della gestione della metropoli

moderna, è un tema di estrema rilevanza e di interesse generale.

interrogare la storia è essenziale se vogliamo che la nostra civiltà

urbana, e lo straordinario insieme che è la nostra città, si avviino

verso uno sviluppo consapevole e sostenibile.

mario Bevilacqua marcello Fagiolouniversità degli studi di Firenze Giunta direttiva istituto nazionale di studi Romani assistente scientifico del centro di studi direttore del centro di studisulla cultura e l’immagine di Roma sulla cultura e l’immagine di Roma

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indice 22 maRcello FaGiolo

Piante di Roma antica e moderna: l’ideologia e i metodi di rappresentazione“Forma urbis Romae”: dalla Roma quadrata alle mura aureliane | la ri-progettazione e ri-produzione della città antica |nomenclatura delle piante e vedute di Roma | metodi di inquadramento| metodi di rappresentazione | la stratigrafia storica |“Roma sancta” | Personalizzazioni iconografiche | l’aggiornamento delle piante

62 maRio BeVilacqua

L’immagine di Roma moderna da Bufalini a Nolli: un modello europeola storiografia | Roma 1550: i rilievi dell’architetto, i voli di icaro, i torchi dell’editore | Pianta e albero: arte della memoria eenciclopedia | Piante-emblemi | api cartografe | immagine di Roma nell’europa delle capitali | il secolo di nolli

Roma antIca e modeRna tRa RInascImento e contRoRIfoRma

96 lucia nuTi

Roma in costruzione. Mappe mentali e mappe reali dal Medioevo al Rinascimento

108 FiliPPo cameRoTa

Dal compasso alla lente. Il rinnovamento delle tecniche di cartografia urbana tra Rinascimento e Barocco

116 Jessica maieR

Leonardo Bufalini e la prima pianta a stampa di Roma, “la più bella di tutte le cose”

128 allan ceen

Bufalini 1551: Distortion and Rectification

134 denis RiBouillaulT

Peindre Rome à la Renaissance (XVe-XVIIe siècles): des loggias à l’antique aux nouveaux systèmes géopolitiques

158 ecKhaRT leuschneR

Prolegomena to a Study of Antonio Tempesta’s “Map of Rome”

168 massimiliano GhilaRdi

“ut exitum reperirent, signis notabant loca”. La nascita della cartografia di Roma sotterranea cristiana

tRIonfI dI Roma baRocca: da GReuteR a falda

182 auGusTo Roca de amicis

La Roma di Matteo Greuter, ritratto moderno di una città moderna

186 maRisa TaBaRRini

Un caso di studio dalla pianta di Matteo Greuter: una nuova piazza in Trastevere e la creazione dell’isolato di S. Maria dei Sette Dolori

198 daniela GallaVoTTi caValleRo

Giovanni Maggi, la pittura di paesaggio e la Pianta di Roma del 1625

212 BaRBaRa JaTTa

La pianta di Roma di Lievin Cruyl del 1665

218 JosePh connoRs

Giovanni Battista Falda and Lievin Cruyl. Rivalry between Printmakers and Publishers in the Mapping of Rome

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232 saRah mcPhee

Rome 1676: Falda’s View

244 James Tice

“Tutto insieme”: Giovanni Battista Falda’s Nuova Pianta di Roma of 1676

260 anTonio PieTRo laTini

Urbanistica a Roma nelle piante del Falda

272 GeoRG schelBeRT

All’ombra di Falda. La pianta di Roma di Matteo Gregorio De Rossi del 1668

Il settecento: Il secolo dI nollI

284 maRy Pedley

Urban Map Production in the European Enlightenment: Rome in Context

298 allan ceen

Antonio Barbey’s “Nuova Pianta della città di Roma”, 1697

304 loRenzo Finocchi GheRsi

Roma nella pittura di Panini: vedute, feste, committenti

318 JöRG GaRms

I rioni di Roma in una serie di piante della Biblioteca Nazionale di Vienna (1700 circa)

328 heaTheR hyde minoR

Piranesi Cartographer. His Plan of Horace’s Villa

336 elisaBeTTa GiFFi

“Roma Moderna in Piante”. L’attività della Calcografia Camerale

360 Jessica maieR

Archaism and Innovation: Giuseppe Vasi as Cartographer

da Roma pontIfIcIa a Roma capItale: catastI e pIanI ReGolatoRI

370 susanna PassiGli

La costruzione del “Catasto Alessandrino” (1660). Agrimensori, geometri e periti misuratori

392 oRieTTa VeRdi

Microcartografie urbane. Iconografie di architetture sconosciute dalle fonti notarili romane (secoli XVII-XIX)

406 adRiano RuGGeRi

Una pianta “di gran lunga superiore alla celebrata Pianta del Nolli”. La formazione del catasto urbano di Roma (1818-1824)

436 adRiano anGelini, GioRGio maRia de GRisoGono

Dalla formazione delle mappe alla loro dematerializzazione

443 Riassunti/Abstracts

447 Bibliografia a cura di Giancarlo coccioli

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PianTe di Roma

dal RinascimenTo ai caTasTi

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Dal CompaSSo alla leNte. Il RINNoVameNto Delle teCNIChe DI CaRtoGRaFIa URBaNa tRa RINaSCImeNto e BaRoCCo 109

Quella del cartografo è una figura professionale che, almeno finoalla fine del ’700, racchiude varie competenze artistiche e scientifi-che. la presa delle misure e la corretta rappresentazione grafica deirilievi richiedevano, infatti, adeguate conoscenze geometriche e pit-toriche supportate dall’uso di strumenti elaborati per garantire ilmassimo della precisione. Nel periodo preso in esame da questoconvegno, la letteratura tecnico-scientifica è particolarmente riccadi nuove invenzioni ad uso cartografico: nuovi strumenti, nuovimetodi di rilevamento, nuovi metodi di rappresentazione che con-sentirono un salto qualitativo nella raffigurazione delle città. a do-cumentare l’uso degli strumenti e l’applicazione dei metodi dirilievo e rappresentazione sono non solo i trattati di cosmografia egeometria pratica ma anche le mappe stesse, spesso corredate da vi-gnette didascaliche sul procedimento topografico.Una delle mappe più significative, in questo senso, è la Pianta di

Roma di leonardo Bufalini del 1551, dove l’autore si ritrae orgo-gliosamente con gli strumenti del suo lavoro: il compasso nellamano destra, secondo l’iconografia tradizionale della Geometria,una bussola con stativo, una squadra, un archipendolo e un com-passo per misurare. Nel primo cartiglio, indirizzato ai lettori, l’au-tore pone l’accento sull’aspetto geodetico come una peculiarità delsuo lavoro, spiegando che la pianta fu disegnata “non solo con lasquadra e col compasso ma anche con la bussola”. Rispetto allaquasi coeva mappa di Bartolomeo marliani (Urbis Romae Topogra-

phia, 1544) il salto è notevole, sia per la completezza della descri-zione topografica, sia per l’accuratezza delle misure. la bussola raffigurata tra gli strumenti di Bufalini è un cerchio go-niometrico suddiviso in otto settori corrispondenti alle direzionidei venti, ciascuno dei quali ulteriormente suddiviso in 45° (fig. 2).Una bussola di questo tipo era in uso fin dalla seconda decade del’500: la rintracciamo, ad esempio, negli appunti di rilievo di anto-nio da Sangallo il giovane per una mappa della città di Firenze1. eil metodo di rilevamento adottato era presumibilmente lo stesso se-guito da Sangallo, quello per triangolazione descritto da leon Bat-tista alberti nei Ludi matematici e codificato all’epoca di Bufalininegli scritti di Reiner Gemma Frisius (1533) e Juan de Rojas Sar-

miento (1550)2. la posizione topografica dei luoghi si ricavava mi-surando da due o più stazioni di rilevamento gli angoli di posizionerispetto al vento dominante nel settore di riferimento. le misure siriportavano con un goniometro sul foglio da disegno dopo avertracciato in scala la linea che unisce le prime due stazioni di rileva-mento. la riga graduata che si vede su un lato della bussola di Bu-falini serviva proprio a riportare proporzionalmente in disegno ladistanza tra le stazioni di rilevamento. tracce dell’uso della bussola le troviamo anche nella coeva Carta

della campagna romana di eufrosino della Volpaia (fig. 1). Il traccia-mento degli assi ortogonali passanti per il centro di Roma, che se-gnano le direzioni cardinali, deriva certamente dall’uso di questostrumento. eufrosino apparteneva a una nota famiglia di orologiaie costruttori di strumenti matematici e, oltre alla bussola, sappiamodi almeno altri due strumenti per il disegno cartografico da lui pos-seduti e certamente usati: uno strumento di sua invenzione, co-struito a Venezia e documentato dal fratello Benvenuto, che servivaa misurare le distanze per triangolazione e a riportare le misure sulfoglio da disegno (fig. 3)3; e un raffinato compasso da carteggio di-segnato da leonardo da Vinci e raffigurato sulla scala delle migliadella carta della campagna romana (fig. 1). anche quest’ultimo èdocumentato da Benvenuto della Volpaia con l’annotazione “Dilionardo da vincj. Seste con .4. chiavature”4. tra gli strumenti di Bufalini si riconoscono bene anche la squadrae l’archipendolo, fondamentali per l’allineamento e il livellamentodelle direzioni di traguardo. Ve n’è uno, però, che spicca per la suasingolarità. a prima vista sembrerebbe un compasso di grandi di-mensioni dotato di un fermo trasversale e di una grossa impugna-tura. Compassi di questo genere potevano essere usati per misurarei perimetri degli edifici ma non erano facilmente trasportabili e illoro uso era, infatti, più adatto ai cantieri edilizi. Non è da escludereche il disegno documenti piuttosto un singolare compasso a formadi pugnale che proprio in questo periodo cominciava a circolaretra i topografi militari.Un compasso di questo tipo era presente a Roma forse fin dal 1531quando Benvenuto della Volpaia, che ne costruì il primo esemplare

1. Eufrosino della Volpaia. Carta della

campagna romana. Incisione (1547).

Particolare del compasso di Leonardo da

Vinci.

Dal compasso alla lente.Il rinnovamento delle tecniche di cartografia urbana tra Rinascimento e Barocco

FIlIppo CameRota

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noto, si trasferì in Vaticano ospite di Clemente VII, all’indomanidella celebre impresa topografica che lo vide protagonista insiemeal tribolo del rilievo di Firenze per l’assedio del 15305. Il disegnodi Bufalini sembra però richiamare una versione più raffinata dellostrumento di cui esiste un unico esemplare al museo Galileo (fig.9)6. Come nel disegno di Bufalini, il “pugnale” del museo Galileopresenta un’asta trasversale con scale di misura, e il manoscrittoche ne illustra le operazioni, conservato alla Biblioteca Riccardiana7,descrive una di queste scale come misura del braccio fiorentino.l’origine dello strumento sembra quindi di ambito mediceo ma èpossibile che simili pugnali circolassero anche a Roma. Figure comeCamillo agrippa, che nel 1553 dedica a Cosimo de medici il Trat-

tato di scienza d’arme, rappresentavano un sicuro elemento di con-nessione tra tecnici militari fiorentini e romani.Il radio latino, ad esempio, inventato dal condottiero romano la-tino orsini, deriva proprio da questa tipologia di compassi (fig. 8)8.Sebbene le lame in questo caso formino un parallelogramma, bendiverso dalla forma del compasso, una volta chiuso e riposto nellasua custodia lo strumento assumeva esattamente le sembianze diun pugnale. Vi sono inoltre svariate similitudini tra il radio latinoe il pugnale fiorentino: il pomo dell’impugnatura a forma di fico,ad esempio, o la bussola contenuta nel pomo, o ancora il filo apiombo racchiuso nell’impugnatura. egnazio Danti che nel 1583

pubblicò con ampi commentari l’invenzione del condottiero ro-mano, considerava il radio latino come “il principe degli stru-menti”, esattissimo, versatile, portatile e molto semplice da usare.Danti dice di averlo usato per compiere varie misurazioni nei terri-tori dell’Umbria, del lazio e della Sabinia “senza mai smontare dacavallo” e portandolo al fianco proprio come un pugnale9.Un pugnale molto raffinato fu ideato verso la fine del secolo dalcomandante della flotta pontificia Bartolomeo Romano. lochiamò “proteo militare” perché era in grado di trasformarsi, comela mitica divinità marina, in qualsiasi altro strumento10. poteva tra-sformarsi in un quadrante, un quadrato geometrico, un archimetro,un radio astronomico, un bacolo, un radio latino o uno strumentoprospettico, e poteva essere usato per rilevamenti topografici, mi-surazioni astronomiche, lettura del tempo, disegni di architettura,iscrizioni, redazione di carte geografiche e nautiche e disegni di pro-spettiva. Il pomo conteneva una sfera armillare, l’impugnatura eraun orologio solare a cilindro, l’elsa era una parte del radio astrono-mico, l’anello dell’elsa era un annulo astronomico, e la triplice lamaportava segnate svariate scale graduate. l’autore ne descrisse le ope-razioni in un trattato edito nel 1595 e ne fece costruire almeno unesemplare che risulta inventariato tra i beni di Federico Cesi come“pugnale d’ottone detto proteo militare”11. Gli eredi di Cesi lo va-lutarono otto scudi, il doppio del prezzo attribuito nello stesso in-

FIlIppo CameRota110

2. Leonardo Bufalini. Pianta di Roma.

Xilografia (1551). Particolare della

bussola.

3. Benvenuto della Volpaia. Macchine e

strumenti. Disegno. Venezia, Biblioteca

Marciana (Cod. It. IV, 41 (= 5363), c.

91). Strumento topografico di Eufrosino

della Volpaia.

4. Il radio latino (da L. Orsini, Trattato

del radio latino, Roma 1583).

5. La tavoletta pretoriana nel trattato di

Cosimo Noferi (sec. XVII). Disegno.

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale.

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Dal CompaSSo alla leNte. Il RINNoVameNto Delle teCNIChe DI CaRtoGRaFIa URBaNa tRa RINaSCImeNto e BaRoCCo 111

ventario al compasso geometrico e militare di Galileo che in queglianni rappresentava lo strumento militare per eccellenza.l’operazione topografica del proteo si basava sulla prospettiva li-neare ed era proposta esclusivamente a scopi militari, perché “vo-lendo Signor ò prencipe fondar od espugnar Fortezza, luogho òCittà, la cui natura, e sito non gli è noto, impone all’architetto odIngegnero… la cura di metter quella in disegno, si come nel veroall’occhio risguardante ella si rappresenta”12. I cosiddetti “ritratti dicittà”, ovvero le vedute prospettiche, erano ormai considerati veri epropri documenti cartografici e nelle Civitates di Georg Braun la“ratio perspectiva” era chiamata in causa come uno dei due pilastriscientifici, l’altro era la “ratio geometrica”, su cui si fondava la rap-presentazione urbana13. la prospettiva, tuttavia, non serviva sem-plicemente a visualizzare l’aspetto esteriore delle fortezze ma, piùsottilmente, a fornire i dati necessari per ottenere una corretta rap-presentazione planimetrica da una sola stazione di rilevamento.Questa applicazione della prospettiva alla cartografia la troviamodocumentata sia nell’invenzione dei nuovi strumenti topografici,sia nei trattati di prospettiva pittorica. Un noto strumento topogra-fico costruito per Cosimo de medici dall’ingegnere urbinate Bal-dassarre lanci, il cosiddetto distanziometro, ha avuto una certacelebrità grazie alla descrizione che ne hanno dato due importantiteorici della prospettiva, Daniele Barbaro ed egnazio Danti (fig. 6)14.

Ispirato probabilmente dall’olometro di abel Fullon, lo strumentosi distingueva per i suoi accessori prospettici, vale a dire una tavo-letta curva con foglio da disegno e un visore con stilo segnapunti.Il disegno prospettico ottenuto sulla tavoletta serviva certamente aricavare dalla veduta la pianta di una fortezza. Questa operazionepoteva essere svolta anche con i più tradizionali strumenti dei pit-tori, come il famoso “sportello” di albrecht Dürer, ad esempio, chenell’apparato decorativo della “Stanza dell’architettura militare” agliUffizi, Giulio parigi raffigurò proprio nell’atto di disegnare una for-tezza (fig. 10).Come spiegava bene egnazio Danti nella sua edizione del trattatodi prospettiva del Vignola

oltre a tanti comodi, che ella [la prospettiva] apporta all’arte militare, recaancora giovamento notabile all’espugnatione, et difesa delle fortezze, poten-dosi con gli strumenti di quest’arte levare in disegno qual si voglia sito senzaaccostarvisi, et haverne non solamente la pianta, ma l’alzato con ogni suaparticolarità; et le misure delle sue parti proportionate alla distanza, che ètra l’occhio nostro, e la cosa che habbiamo messa in disegno15.

Il procedimento geometrico che permetteva di ricavare la piantadal disegno prospettico è illustrato con grande chiarezza da un ma-tematico della corte medicea, pietro accolti che nel suo trattatoprospettico applica un procedimento di prospettiva inversa a un di-segno eseguito proprio con lo sportello di Dürer16.

6. Facsimile completo di tavoletta

prospettica del distanziometro di

Baldassarre Lanci. Firenze, Museo

Galileo.

7. Telescopio con tubo a nove sezioni (sec.

XVII). Roma, Museo Astronomico e

Copernicano (inv. 369/3860).

8. Teodolite telescopico. Firenze, Museo

Galileo (inv. 1307).

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alla fine del ’500 questa pratica era diffusa in tutta europa. Il ma-tematico fiammingo Simon Stevin, ad esempio, nel 1605 composeun trattato di prospettiva per assecondare il desiderio del principemaurizio di Nassau di “esercitarsi anche nella terza forma di rap-presentazione, per l’appunto la skiagrafia [cioè la prospettiva], spe-cialmente per la descrizione di regioni, di città, di fiumi, di vie e diforeste”, così da poter “comunicare con gli altri le proprie idee eservirsi di quell’arte come di un interprete”17. ad eccezione dellevedute ‘scenografiche’, la prospettiva dei cartografi era general-mente quella detta “soldatesca”, la nostra “assonometria militare”,che pur restituendo l’apparenza volumetrica degli edifici non com-prometteva la leggibilità delle misure.

la precisione degli strumenti era un requisito fondamentale manon garantiva del tutto la precisione delle misure. problemi di vi-sibilità dovuti alle condizioni atmosferiche o all’eventuale miopiadel topografo potevano compromettere seriamente i risultati delleoperazioni. Il desiderio di migliorare le condizioni di visibilità deiluoghi più lontani favorì gradualmente un forte interesse per glistrumenti ottici, essenzialmente lenti e specchi. I primi esperi-menti si registrano in Inghilterra, dove alcuni matematici dellacerchia di John Dee si dedicarono al perfezionamento di uno stru-mento topografico chiamato perspective glass. l’invenzione è attri-buita a leonard Digges (1520-1559) e ne rende conto il figliothomas nella Pantometria del 1571, il noto trattato di topografia

FIlIppo CameRota112

9. Il Pugnale del Museo Galileo di

Firenze (inv. 1277).

Alla pagina seguente:

10. Giulio Parigi. Lo “sportello”. Affresco

(1600). Firenze, Uffizi, Stanzino delle

matematiche.

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Dal CompaSSo alla leNte. Il RINNoVameNto Delle teCNIChe DI CaRtoGRaFIa URBaNa tRa RINaSCImeNto e BaRoCCo 113

che introduce anche il primo “teodolite”. Come si legge in que-st’opera

meravigliose sono le operazioni che si possono fare con gli specchi concavie convessi, di forma circolare e parabolica, usando talvolta per la moltiplica-zione dei raggi l’aiuto di vetri trasparenti [lenti]. Con questi tipi di vetri… ioposso non solo disegnare le proporzioni di un’intera regione, ma rappresen-tare davanti ai vostri occhi la vivace immagine di ogni città e villaggio”18.

Come sarà meglio spiegato da William Bourne in un opuscolo de-stinato soprattutto agli uomini d’arme (Inventions and devices. Very

necessary for all generalles and captaines, or leaders of men, as well by sea

as by land ), il “vetro prospettico” era una lente biconvessa di grandediametro (30 o 40 cm) montata nell’apertura di una camera oscura;a una determinata distanza, poco oltre il punto di inversione del-l’immagine, veniva posto uno specchio concavo, anch’esso digrande diametro, che proiettava sulla carta l’immagine ingranditae raddrizzata della veduta esterna19.I primi cannocchiali olandesi derivarono forse da queste speri-mentazioni ma il loro potere di ingrandimento era piuttosto li-mitato. Solo nel novembre del 1609 Galileo riuscì a potenziare laqualità ottica delle lenti trasformando il “tubo prospettico” nelrivoluzionario strumento astronomico che conosciamo. Nel-l’estate di quello stesso anno il cannocchiale di Galileo, benchégià più potente dei cannocchiali olandesi, era ancora uno stru-mento ad uso terrestre e infatti lo scienziato lo presentò al Senatoveneziano come strumento di uso militare, per scrutare il marein lontananza e forse anche per uso cartografico. Uno schizzodella laguna veneziana conservato tra i manoscritti galileiani sem-bra proprio rivelare il tentativo di adattare lo strumento al disegnodel territorio (fig. 11)20.Questo tentativo fu attuato con maggior convinzione da Kepleroche elaborò un vero e proprio cannocchiale topografico, dotandolodi una terza lente per il raddrizzamento dell’immagine (capovoltanel cannocchiale galileiano), di un globo oscurante per ridurre l’ab-bagliamento luminoso e di una tavoletta da disegno per riprodurrela scena osservata. lo strumento andava montato ovviamente inuna camera oscura, ovvero una tenda da campo che il topografopoteva allestire in qualsiasi luogo. a dare notizia di questo stru-mento è l’ambasciatore inglese Sir henry Wotton in una lettera aFrancis Bacon. Wotton aveva visitato lo studio di Keplero a linznel 1620 e aveva visto personalmente quell’occhio artificiale for-mato da

un lungo tubo prospettico, con una lente convessa montata nel detto buco,e una concava all’altra estremità… attraverso il quale passano le radiazionivisibili di tutti gli oggetti esterni, cadendo su un foglio di carta sistemato perriceverle… Questo lo descrivo a Sua Signoria perché penso se ne possa fareun buon uso per la corografia21.

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Una proposta concreta per migliorare le operazioni degli strumentitopografici con l’uso delle lenti viene dalla Firenze di Galileo doveun estroso artista che si dichiara “scultore e ingegnere del Gran-duca”, Francesco Generini, compone verso il 1630 un opuscolo daltitolo Brevissimo discorso del telescopar gli strumenti geometrici da operar

con la vista, ovvero dell’applicar a detti stromenti in luogo del lor traguardo

il telescopio 22. Secondo l’autore, il cannocchiale di Galileo potevarivoluzionare anche gli strumenti topografici in quanto poteva an-nullare i rischi di imprecisione nella presa delle misure derivantidalla qualità delle condizioni visive. Dotato di un micrometro afilo, il cannocchiale consentiva di portare il raggio visivo esatta-mente sullo stesso punto quando questo veniva traguardato da dueo più stazioni. per avere un’idea dei vantaggi che se ne potevano trarre, basti leg-gere le parole di entusiasmo con cui Lodovico Cigoli, nel 1612, de-scriveva a Galileo il potere di ingrandimento del cannocchiale usatoper alcune sue osservazioni dalla cupola della cappella paolina inS. maria maggiore:

Non credo aver scritto a V.S. come io ò un ochiale, et è assai buono, tantoche veggo da S. m. maggiore l’orivolo di S. pietro, la lancetta dell’orivolo,ma i numeri de l’ore non così distinte et intelligibile come vedevo con ilsuo… Del vedere de’ paesi come Fraschati, che ci è a 10 miglia o 12, si vedenon solo le porte e le finestre, ma in sulla porta di Fraschati gli uomini, maconfusi; et tigoli, che ci è da 16 a diciotto miglia, le porte e le finestre scol-pite, attale che mi par sia buono23.

le mire degli strumenti topografici non avrebbero mai permessodi colpire con lo sguardo la finestra di una casa a diciotto miglia didistanza. a Roma un cannocchiale topografico è documentato daathanasius Kircher tra gli strumenti in uso presso il convento deiminimi a trinità dei monti ma non sappiamo quali fossero le suecaratteristiche24.l’accoglienza di questa innovazione non sembra essere stata imme-diata. Nel ’600 lo strumento più diffuso che arrivò a sostituire labussola topografica, sembra essere stato la cosiddetta “tavoletta pre-toriana”; uno strumento non del tutto nuovo, già diffuso tra i to-pografi fin dal medioevo, ma rinnovato attraverso varianticinquecentesche come il monicometro di Francesco pifferi, o la“mensula” di pretorius da cui prende il nome25. Cosimo Noferi glidedicò un trattato rimasto manoscritto tra i codici galileiani dellaBiblioteca Nazionale di Firenze, angelo maria Ceneri ne consacròla funzione di strumento topografico per eccellenza, e GiovanniBattista Nolli ne fece lo strumento principe della sua Nuova Pianta

di Roma del 174826. Seppur lentamente, tuttavia, l’idea di Generini ebbe un seguito im-portante. l’ultimo discepolo di Galileo, Vincenzo Viviani, possedevaun raro “strumento telescopato”, formato da un disco graduato e duecannocchiali (fig. 8)27. Un raffinato telescopio grafico, inoltre, fu pro-gettato verso il 1670 dal francescano Cherubin d’orléans combi-nando il telescopio con il pantografo di Christoph Scheiner cheproprio a Roma era stato presentato nel 1631 come uno dei più in-novativi strumenti per il disegno prospettico e cartografico28. Nel 1674Geminiano montanari pubblicò un opuscolo su una nuova livella atelescopio, la “livella diottrica”, che aveva lo scopo di rendere più pre-cisi i rilievi topografici29. e nel ’700 il telescopio compare ufficial-mente tra gli strumenti dei cartografi nella mappa di San pietroburgo. Quasi a suggellare la funzione topografica del telescopio, un ignotoartefice del ’600, presumibilmente romano, foderò i tubi di un te-lescopio a più sezioni con una nota mappa di Roma: quella dise-gnata da mario Cartaro, aggiornata da ambrogio Brambilla estampata da Claude Duchet nella stamperia romana di antoine la-frery (fig. 7)30. Nelle intenzioni di questo artefice c’era probabil-mente solo il riuso di una carta di buona qualità ma, col senno dipoi, lo strumento del museo astronomico e Copernicano può es-sere indicato come un emblema ideale dell’evoluzione avvenuta inquegli anni nelle tecniche cartografiche.

FIlIppo CameRota114

11. Galielo Galilei. Veduta della laguna

veneziana eseguita con il cannocchiale.

Disegno (1609). Firenze, Biblioteca

Nazionale Centrale (Ms. Gal. 48, c.

54v).

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1 per i rilievi di antonio da Sangallo il gio-vane (Firenze, Gabinetto dei Disegni e delleStampe degli Uffizi, 771ar-v, 772a, 773a,774a), cfr. C.l. FRommel, N. aDamS 1994,pp. 128-130. Cfr. anche la scheda di chiscrive, in F. CameRota, m. mINIatI 2008, p.110.2 Cfr. l.B. alberti, Ludi rerum mathematica-

rum, in l.B. alBeRtI 1973, III, p. 163; R.Gemma Frisius, Libellus de Locorum describen-

dorum ratione…, in p. apIaNUS 1533; J. De

RoJaS SaRmIeNto 1550.3 BeNVeNUto Della VolpaIa, Macchine e

strumenti, Venezia, Biblioteca marciana, cod.It. IV 41 (=5363), c. 91, “Istrumento di me-tallo da misurare distanzie altezze et altro dadiscosto fece eufrosino a Venetia”.4 Ibid., c. 43v.5 Il compasso a foma di pugnale di Benvenutodella Volpaia si trova a Firenze, museo Gali-leo, inv. 2515; cfr. la scheda di chi scrive, in F.CameRota, m. mINIatI 2008, p. 112. Sullavicenda del rilevamento urbano di Firenze

con Niccolò tribolo, cfr. F. CameRota 2001.6 Firenze, museo Galileo, inv. 1277. Cfr. lascheda di chi scrive in F. CameRota, m. mI-NIatI 2008, p. 117.7 Discorso sopra alle misure che fa un pugnale,ms., sec. XVI, Firenze, Biblioteca Riccar-diana, ed. Rara 120, cc. 95-114. Cfr. lascheda di chi scrive in F. CameRota, m. mI-NIatI 2008, p. 116.8 l. oRSINI 1583 e 1586. Cfr. la scheda dichi scrive in F. CameRota, m. mINIatI 2008,p. 136.9 l. oRSINI 1583, Proemio e p. 47.10 B. CReSCeNzI 1595.11 Cfr. a. NIColò, F. SolINaS 1986, pp. 209-210 (c. 89r dell’archivio linceo 32).12 B. CReSCeNzI 1595, II, XIV.13 Cfr. l. NUtI 1996, pp. 133-163.14 Cfr. F. CameRota 2003.15 G. BaRozzI Da VIGNola 1583, dedicatoria.16 p. aCColtI 1625, cap. XVI.17 Simon SteVIN, De skiagraphia, in Hypone-

mata Mathematica, leida 1605, proemio. la

traduzione italiana con commento critico èpubblicata da R. SINISGallI 1978.18 t. Digges 1571, I, XXI, in a. VaN helDeN

1977, p. 29.19 Cfr. a. VaN helDeN 1977, p. 30.20 I disegni di Galileo si conservano aFirenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms.Gal. 48, fol. 54v, e ms. Gal. 50, fol. 61v; cfr.h. BReDeKamp 2000.21 Cfr. l. peaRSall SmIth 1907, II, p. 206.22 Francesco GeNeRINI, Brevissimo discorso del

telescopar gli strumenti geometrici da operar con

la vista, ovvero dell’applicar a detti stromenti in

luogo del lor traguardo il telescopio, 1630 circa,Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale,magl. XI, 18.23 lodovico Cigoli, lettera a Galileo del 23marzo 1612, in Le opere di Galileo Galilei, edi-zione nazionale a cura di a. Favaro (20 voll.,Firenze 1890-1909), ristampa 1929-1939, XI,Firenze 1934 pp. 286-289; cfr. anche a.matteolI 1959 e F. toGNoNI 2009.24 a. KIRCheR 1646, X, parte II (Magia Para-

statica), VIII (De Dioptrica), Parastatsis I, p. 732.25 lo strumento è già descritto da Domenicoda Chivasso (1346) per misurare la distanzatra due torri o tra due città; cfr. G. VaSaRI Il

GIoVaNe 1997, pp. 70, 142. Cfr. anche F. pIF-FeRI 1595.26 Cosimo NoFeRI, A.M.D.G. Operationes ta-

bulae per dioptram veteris instrumentum una cun

demonstrationibus. Exponit denuò Cosma de No-

pheris Florentinus. Ad usum commodiorem Tyro-

num, sec. XVII, Firenze, BibliotecaNa zio !nale Centrale, ms. Gal. 119; a.m. Ce-NeRI 1728. 27 Il teodolite telescopico si trova a Firenze,museo Galileo, inv. 1307; cfr. la scheda dichi scrive in F. CameRota, m. mINIatI 2008,p. 377.28 C. D’oRléaNS 1631.29 G. moNtaNaRI 1674.30 Il telescopio si trova presso il museo astro-nomico e Copernicano di Roma, inv.369/3860; cfr. la scheda di paolo del Santoin I. ChINNICI 2009, p. 155.

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Finito di stampare nel mese di aprile 2012 da Petruzzi Stampa - città di castello (PG)per conto di editoriale Artemide - roma

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