Concorso di idee per il recupero e la riqualificazione della Vena Mazzarini a Cesenatico. Secondo...

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STUDIO 7 - CONCORSO DI IDEE PER IL RECUPERO E LA RIQUALIFICAZIONE DELLA VENA MAZZARINI A CESENATICO

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

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Obiettivi e scelte di base

Qualsiasi proposta per il recupero e la riqualificazione della Vena Mazzarini, in quanto tema di carattere e portata eminentemente urbana, non può prescindere dall’inquadrare il problema in termini urbanistici. L’ipotesi di fondo che guida la nostra proposta di recupero è quella di un ridisegno dell’area interessata dalla Vena che osservi la città dal suo “rovescio”, ossia dal sistema dei vuoti che rappresentano attualmente la maggiore, ancorché preziosa, risorsa dell’intero sistema. L’obiettivo è di ricostruire un possibile sistema connettivo tra le diverse parti (vocazioni) della città realizzate nel tempo, colmando quella discontinuità formale e funzionale del tessuto urbano che rappresenta uno tra gli elementi più critici dell’attuale situazione e senz’altro una delle principali cause del progressivo abbandono e degrado che ha investito uno dei luoghi più rappresentativi della città (la Vena Mazzarini appunto). I vuoti che si distendono lungo ed oltre la vena d’acqua tra il Porto Canale e Viale Torino, fino quasi al Parco di Levante, rappresentano una sorta di “atto mancato”, sia in termini di definizione specifica, sia in termini di arredo.

Questi si presentano infatti come spazi informi, addirittura in stato di degrado e di abbandono, privi di una reale capacità attrattiva come luoghi di incontro, sosta, socializzazione. Eppure sono proprio questi, all’interno dei contesti di recente formazione, gli spazi depositari di un nuovo ruolo urbano; il sistema dei vuoti è quello eletto dalla città contemporanea come elemento guida alla dislocazione dei pieni, il filo conduttore del loro organizzarsi e strutturarsi.

La storia recente delle nostre città è ricca di casi come questo. In primo piano è la questione dei servizi e della loro capacità di integrazione sia con gli edifici residenziali, sia con gli spazi aperti complementari. E’ mancata nella realizzazione delle infrastrutture una ricerca di costruzione, attraverso il volume edificato, di un particolare rapporto con i brani di tessuto delle residenze e con il complementare spazio aperto di pertinenza. La questione si estende naturalmente anche agli edifici religiosi, ai complessi di proprietà della Chiesa il cui sagrato meglio di altri spazi dovrebbe poter funzionare come il luogo principe della vita collettiva del quartiere. Le migliori potenzialità di trasformazione che il contesto offre si aprono quindi in questo ambito: un ritorno sull’esistente che lo riconsideri e lo ristrutturi guardandolo attraverso il suo “negativo”, restituendo a quest’ultimo la dignità di cui attualmente manca.

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Aspetti della riqualificazione

C’è poi, come necessario equilibrio e qualificazione (contrappeso) di un sistema tutto improntato ad una logica lineare, la questione dei “centri”, dell’occorrenza cioè di creare specifici spazi (luoghi) che assurgano al ruolo di nuove centralità. Allo stesso tempo tuttavia è importante intendere il centro non tanto come replica di spazi tipici della città storica, ma come sistema più libero, più articolato, più complesso, che conservi una certa riconoscibilità in termini di spazio pubblico, che ricordi anche figure forti come il “corso”, il “teatro”, la “piazza”, ma che conservi tuttavia la capacità di non chiudersi in formalismi memori degli stereotipi propri alla città storica, i quali rappresenterebbero del resto, in questi luoghi, esportazioni assolutamente improprie. Pensiamo ad un sistema, in altri termini, forte in una nuova figurazione, ma capace di rompersi, di scomporsi, di diramarsi per innervare le diverse parti di cui il contesto si compone senza escludere nulla e senza per altro polverizzarsi in microinterventi isolati e parziali. Le aree verdi a margine della Vena sono le prime ad aver bisogno di un’azione di recupero che le attrezzi e le ristrutturi. Esse possono lavorare come spazi di sutura promuovendo una più stretta integrazione tra funzioni e servizi offerti dal quartiere. Possono trovare soluzione al difficile rapporto con la lunga infrastruttura idraulica, trasformare, attraverso azioni di filtro e di trat d’union con aree verdi più esterne (il Parco di Levante, i Giardini a Mare), quell’incomodo elemento separatore in un benefico

adduttore, portatore di “vicinanze”, di facili accessibilità e di strategicità di posizione. Nella sequenza dei vuoti urbani, votati a costituirsi come futuri luoghi del “collettivo urbano”, emerge un asse. E’ quello parallelo alla costa che collega i nuclei di Tagliata e Zadina a Nord con quelli di Valverde e Villamarina a Sud, attraversando i camping “Zadina” e “Cesenatico”, il Parco di Ponente, la zona delle colonie, il centro storico e la città consolidata, il Parco di Levante. E’ quello che traccia un filo tra i comparti turistico–ricettivi, tra i grandi parchi pubblici, attraverso i concentrati di funzioni pubbliche, civiche, sociali. Sul rafforzamento di quest’asse punterà il progetto di recupero di identità per la città. Il verde dovrà recuperare un ruolo strutturante. E con il verde prende il via il progetto del suolo: un nuovo suolo, ridisegnato, riconfigurato, attrezzato come basamento dei servizi; un nuovo suolo al quale si affida la funzione mancante: il collegamento, la relazione, l’integrazione tra le diverse parti. In primo piano dunque è lo spazio d’uso collettivo e soprattutto lo spazio aperto. L’asse sequenza dei vuoti è la linea guida. Diventerà un Cardo verde che collega l’area turistica a Sud con il centro della vita civica a Nord attraversando, come una colonna vertebrale, l’interno della città consolidata.

Il sistema ambientale: il “Cardo verde” Il sistema degli spazi pedonali L’organizzazione della nuova struttura urbana

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Impostazione urbana

Naturalmente non ci è apparso possibile lavorare solo attraverso l’intervento sui vuoti. Il negativo urbano, lo spazio risultante dall’attuale occupazione del suolo da parte delle preesistenze edilizie, non ci è sembrato sufficiente, data la necessità di ricorrere ad un disegno forte capace anche di chiarezza e di potere attrattivo. Muovendosi per lo più nelle pieghe delle attuali disposizioni di Piano Regolatore, la proposta indica pertanto una possibile soluzione nella demolizione degli attuali padiglioni che si attestano sulla Vena all’altezza di Viale Roma e di Viale Trento e nella loro ricostruzione integrata con il nuovo disegno di suolo ed ispirata a linee architettoniche più adeguate alla loro rinnovata funzione di cerniere urbane. Il ponte di Viale Roma, opportunamente ristrutturato e riconfigurato (consolidamento, ampliamento dell’impalcato per dare continuità ai percorsi ciclo-pedonali in corso di realizzazione a monte ed a valle della Vena); connesso finalmente in forma “monumentale” al tessuto urbano circostante (demolizione e ricostruzione degli edifici che vi si attestano con la creazione di nuovi spazi di relazione) e collegato funzionalmente alle rive della Vena (gradonate e rampe impostate alle sue radici) diventa così l’interfaccia del nuovo sistema urbano-ambientale verso i bacini inferiori della Vena che avranno una sorte diversa e tuttavia compatibile.

All’estremo opposto del Cardo verde, l’intersezione con Viale Trento, grazie al superamento della frattura viaria, alla creazione di nuovi spazi e funzioni urbane ad entrambi i livelli (della città e dell’acqua), alla riqualificazione e riappropriazione collettiva di spazi inspiegabilmente sottratti all’uso pubblico, infine alla saldatura di questi due ambiti, diventa un grande ed importante luogo per l’incontro e per gli spettacoli all’aperto, oltre che la vera testata architettonica dell’intero complesso. Un altro cardine fondamentale del nuovo assetto è rappresentato da Piazza Matteotti, pronunciata sull’acqua, com’è nella sua vocazione (finora inespressa), attraverso la pedonalizzazione di un tratto di Viale Cesare Abba, e collegata da una nuova passerella pedonale di rinnovate linee architettoniche, alla riva destra e quindi al complesso religioso di S.Francesco con il suo spazio di pertinenza finalmente aperto alla città ed ampliato con la creazione di nuove aree pedonali. Questa scelta darà vita allo spazio più innovativo e forse inedito dell’intero intervento: non una “piazza sull’acqua”, dunque, e due spazi residuali che soffrirebbero di una già nota condizione di esclusione, ma due piazze attraverso l’acqua, fortemente integrate e saldamente connesse, a contestare il carattere di limite invalicabile della Vena senza peraltro negarne la continuità, che ne rappresenta il carattere paesaggistico principale. La complessità nell’organizzazione del suolo e nel superamento dei dislivelli conferiscono inoltre a questo insieme una specifica peculiarità.

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Qualità architettoniche

Accanto alle necessarie caratteristiche funzionali (risanamento igienico-sanitario della Vena con il miglioramento della qualità delle acque, consolidamento e riqualificazione vegetale delle sponde, riqualificazione urbanistico-ambientale con la creazione di percorsi pedonali alla quota stradale e dell’acqua, incremento delle aree pedonali, completamento dell’offerta dei servizi, ampliamento dell’offerta commerciale, ricettiva e di intrattenimento…), il progetto affida alle specifiche qualità delle soluzioni architettoniche ed urbanistiche le chances per il successo dell’operazione. In particolare tre intenzioni progettuali si sono affermate: � conferire un ruolo significativo alla morfologia attraverso un

disegno del suolo che tramite corrugamenti, rampe, scale, cordonate, soglie, accentuazione e risoluzione dei dislivelli, esalti la naturale conformazione e pendenza del terreno;

� rifunzionalizzare complessivamente gli spazi valorizzando e

riordinando gli elementi in gioco, preesistenze e nuove attrezzature, come potenziali poli attrattivi;

� lavorare sulla ricostruzione di un’immagine complessiva che

riconduca lo spazio da collage di sottoambiti a “piazza” intera.

La disposizione degli edifici, il disegno di suolo, le polarità prospettiche hanno guidato la nuova conformazione dello spazio cittadino ed il ruolo che ciascun edificio gioca nell’equilibrio complessivo.

Ne è risultata una conformazione dinamica impostata su una direttrice forte in senso Nord-Sud, a dare corpo alle suggestioni di una nuova passeggiata lungo il canale. Gli edifici proposti si situano in corrispondenza delle direttrici caratterizzanti la struttura urbana (Viale Roma, Viale Bologna, Viale Trento; Via Leonardo da Vinci; Via Alessandro Manzoni-Via Cesare Abba) e suggeriscono una lettura dello spazio urbano multidirezionale, ortogonale e diagonale al tempo stesso, proiettando direzionalità di

fruizione verso i temi strutturanti dell’intero progetto.

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Programma funzionale Le costruzioni per lo più multifunzionali, saranno auspicabilmente realizzate e gestite da privati in Concessione Demaniale o Comunale, a seconda dei casi. E’ l’equazione necessaria, quella della partecipazione dei privati alla realizzazione e al funzionamento di questi spazi, la risorsa che ne può assicurare il decollo e la durata nel tempo. In particolare gli edifici proposti sono tre, più quattro piccoli padiglioni (chioschi) agli estremi della composizione urbana con funzioni di servizio alla darsena, piadineria ed edicola. Il primo edificio, prospiciente Viale Roma, è in sostituzione di un piccolo e anonimo edificio commerciale, che addirittura volge le spalle alla Vena ed al suo spazio di pertinenza. Il nuovo fabbricato, a destinazione commerciale, pur mantenendo l’attuale allineamento sul viale, rivolge il suo cuore all’acqua, guadagnando un ampio spazio che si protende su palafitte sul canale, fungendo come cardine d’appoggio al ponte e come punto di partenza di un percorso pedonale che costeggia la riva destra. Un edificio plurifunzionale, commerciale, ricettivo e ludico, si protende da Piazza Matteotti sull’acqua. Ispirato concettualmente ai capanni da pesca disseminati sul territorio, è un edificio leggero, con i piedi per terra e lo sguardo sull’acqua. Questo carattere di vaga precarietà è sottolineato dal suo volume straziato, tagliato, attraversato ai due livelli da percorsi ad esso trasversali.

La sua giacitura, decisamente trasversale al corso d’acqua, lungi dal contraddirlo, lo esalta mettendolo in scala con il contesto urbano e sottolineandone il punto privilegiato di attraversamento. Come terminazione visiva e funzionale della Vena è previsto un edificio ristorante che sostituisce l’attuale, non più adeguato al suo rinnovato ruolo. La sua forma, a prima vista introversa, mostra il suo carattere più “solenne” su Viale Trento e si apre attraverso una corte irregolare verso la Vena, nel punto più significativo di tutto il sistema idraulico: l’adduzione dell’acqua marina. Questo evento assume finalmente il decoro e la monumentalità che merita, con la creazione di una fontana a forma di gradonata sulla quale l’acqua scivola gettandosi con una cascata nella Vena: la luce, i riflessi, i suoni, gli odori conferiranno a questo luogo un carattere quasi onirico.

Tempi previsti di realizzazione Si stima che l’intervento nel suo complesso sia realizzabile in 36 mesi dall’approvazione del progetto definitivo.

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Raccordo con i progetti e le azioni in corso

L’intervento è compatibile, coerente e complementare ai progetti preliminari ed esecutivi già approvati che hanno in qualche modo riflessi sulle problematiche oggetto della presente indagine progettuale. In particolare per quanto riguarda la sistemazione dei bacini della Vena a valle di Viale Roma, si assumono le risultanze dei progetti forniti a corredo del Bando (darsena, ponte apribile di Via A.Garibaldi, parcheggi interrati). La stessa condivisione merita il problema del risanamento igienico delle acque (presa a mare) e del controllo dei livelli idrici (spostamento dello sbarramento sotto il ponte di Viale Roma). E’ questo un momento di grande fermento e di rapida evoluzione per Cesenatico. Numerosi sono gli interventi appena realizzati, in corso o in programma capaci di delineare un complessivo Progetto Qualità: riqualificazione del Porto Canale e del Centro Storico, Museo della Marineria, Giardini a mare, viabilità e parcheggi (PUT), difesa del territorio, arredo e verde urbano. Il carattere di integrazione degli interventi rivestirà importanza centrale per le sicure ricadute positive sull’immagine, e quindi sull’economia di Cesenatico, proprio nel momento in cui va affermandosi un nuovo modello di turismo.

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Calcolo sommario di spesa Voci principali: Ristrutturazione ed ampliamento ponte su viale Roma 110.000,00 € Nuovo ponte pedonale piazza Matteotti 200.000,00 € Nuovo sbarramento idrico su viale Roma 150.000,00 € Riprofilatura dei fondali 140.000,00 € Percorsi pedonali e piazze (pavimentazione e rivestimenti) 2.150.000,00 € Parcheggi 420.000,00 € Sistemazione del verde e arredo urbano 250.000,00 € Impianti (illuminazione – sottoservizi) 150.000,00 € Edifici 880.000,00 € TOTALE__________________________________________4.450.000,00 €

Il presente calcolo sommario di spesa è stato redatto in base a stima parametrica delle principali voci di costo in conformità al quadro economico finanziario fornito tra i materiali del bando e dei prezzi correnti dedotti dal Prezziario Ufficiale della Regione Emilia-Romagna. Per la realizzazione degli edifici si ipotizza l’attivazione di procedure di Project Financing, il cui corrispettivo per l’investitore privato va valutato in relazione alla possibilità di poter disporre di una concessione per lo meno ventennale.