Comunicare la scienza: l'insegnamento tecnico a Firenze/ Communicating science: the technical...

23
Comunicare la scienza: l'insegnamento tecnico a Firenze Fausto Barbagli, Daniele Vergari Gruppo Ricerche Storiche Museo di Storia Naturale dell’ Università di Firenze Se si escludono dal novero degli insegnamenti scientifici i corsi di medicina che si tenevano a Santa Maria Nuova, l’insegnamento scientifico a Firenze nacque presso l’i. R. Museo di Fisica e Storia Naturale. Voluto da Pietro Leopoldo di Lorena, il Museo, fu creato subito dopo la sua ascesa al trono facendo radunare gli strumenti scientifici e gli oggetti naturalistici sparsi negli stabilimenti granducali, ponendoli sotto la cura di Felice Fontana e disponendone il trasferimento a Palazzo Torrigiani, acquistato appositamente per dare una sede al Museo cha andava costituendosi. Il nucleo iniziale conteneva collezioni di incredibile pregio come i cimeli appartenuti a Galileo Galilei e ai suoi allievi, gli strumenti nautici di Robert Dudley e gli apparati scientifici dell’Accademia del Cimento, oltre a una cospicua serie di oggetti che portava le firme dei più celebri artefici del settore che avevano operato in Italia e in Europa a

Transcript of Comunicare la scienza: l'insegnamento tecnico a Firenze/ Communicating science: the technical...

Comunicare la scienza: l'insegnamentotecnico a Firenze

Fausto Barbagli, Daniele VergariGruppo Ricerche Storiche

Museo di Storia Naturale dell’ Università di Firenze

Se si escludono dal novero degli insegnamentiscientifici i corsi di medicina che si tenevano aSanta Maria Nuova, l’insegnamento scientifico aFirenze nacque presso l’i. R. Museo di Fisica eStoria Naturale. Voluto da Pietro Leopoldo di Lorena, il Museo, fucreato subito dopo la sua ascesa al trono facendoradunare gli strumenti scientifici e gli oggettinaturalistici sparsi negli stabilimenti granducali,ponendoli sotto la cura di Felice Fontana edisponendone il trasferimento a Palazzo Torrigiani,acquistato appositamente per dare una sede al Museocha andava costituendosi. Il nucleo inizialeconteneva collezioni di incredibile pregio come icimeli appartenuti a Galileo Galilei e ai suoiallievi, gli strumenti nautici di Robert Dudley egli apparati scientifici dell’Accademia delCimento, oltre a una cospicua serie di oggetti cheportava le firme dei più celebri artefici delsettore che avevano operato in Italia e in Europa a

partire dal XVI secolo. Tra le collezioninaturalistiche si trovavano invece le collezioni diNiccolò Stenone e Giorgio Everardo Rumphio1 e, nel1771, ebbe inizio l’attività dell’officina diceroplastica, che permise di costituire unacollezione destinata a acquisire fama mondiale.L’I.R. Museo di Fisica e Storia Naturale furegolarmente aperto al pubblico il 21 febbraio 1775con motuproprio di Pietro Leopoldo il qualeriscosse da subito ammirazione il suo spiritoilluminista: “il Granduca tutto intento a farrisorgere le Scienze in Toscana, apre con avvedutaliberalità i suoi tesori per illustrare il suopopolo e per renderlo felice col farlo più culto”2.L’insegnamento non era contemplato nell’originaleprogetto museale che prevedeva la realizzazione diun Palazzo della scienza dove le collezionidovevano essere organizzate in maniera unitariasecondo un piano espositivo che andava dalla terraal cielo e che avrebbe dovuto essere compiutoattraverso la creazione di un’accademiasperimentale sul modello di quella del Cimento3. Inquesto contesto i reperti comunicavano i lorocontenuti al visitatore attraverso

1 La prima, a carattere mineralogico, conteneva i campioniche erano serviti allo stesso Stenone per le sueosservazioni sulla costanza degli angoli diedri a cui puòessere ricondotta la nascita della cristallografia; laseconda, quasi esclusivamente zoologica e botanica, erafamosa in tutta Europa quale testimonianza naturalisticadelle tanto rinomate Indie orientali.2 Saggio del Real Gabinetto di Fisica, e di Storia Naturale di Firenze, Roma,nella stamperia di Giovanni Zempel, 1775.

l’autoapprendimento, un perfetto esempio del qualeè dato dalla splendida e ricca collezione di cereanatomiche. In essa ogni preparato è corredato daun acquerello che lo ritrae e ne evidenzia gliaspetti salienti con linee e numeri di rimando chetrovano la loro spiegazione in fogli calligrafati,al tempo a disposizione del visitatore e contenutiin piccoli cassetti metallici al di sotto delleteche espositive.Il cambiamento di rotta avvenne dopo la morte diFontana, sotto la direzione di Girolamo Bardi4 cheoperò affinché Maria Luisa di Borbone, reggente delRegno di Etruria, con motuproprio del 20 febbraio1807, determinasse che “Per un tratto dell’altaprotezione che Noi accordiamo alle Scienze,Vogliamo, che il Nostro Real Museo di Fisica, siada oggi in poi dedicato alla pubblica Istruzione,ed a tale effetto, colla pienezza della NostraAutorità, vi stabilischiamo un Pubblico Liceo, il

3 Per un’accurata e documentata storia dell’I. R. Museodi Fisica e Storia Naturale dalla fondazione al 1805 siveda S. CONTARDI, La casa di Salomone a Firenze, Firenze,Olschki, 2002. Di utile lettura anche U. SCHIFF, Il Museo diStoria Naturale e la Facoltà di Scienze Fisiche e Naturali di Firenze, Estrattoda Archeion, vol. IX, Roma, Casa Editrice Leonardo daVinci, 1928.

4 Girolamo Bardi (1777-1829), fu il terzo direttoredell’I.R. Museo di Fisica e Storia Naturale, oltre checiambellano di corte del Regno d’Etruria. Insieme adaltri illustri personalità del panorama scientificofiorentino del tempo si adoperò per la fondazione di unistituto di insegnamento presso il Museo.

quale verrà aperto al principio del prossimo mesedi Maggio”5. La notificazione decretava inoltre l’istituzione disei cattedre “dimostrative”, ossia sperimentali,per le quali dopo pochi giorni, con decreto del 26febbraio, furono nominati i rispettivi professori:Domenico De Vecchi per l’Astronomia, GiovanniBabbini per la Fisica, Giuseppe Gazzeri per laChimica, Filippo Uccelli per l’Anatomia Comparata,Attilio Zuccagni6 per la Mineralogia e Zoologia,Ottaviano Targioni Tozzetti per la Botanica.Il Liceo continuò la sua attività anche dopo lafine del Regno di Etruria nel dicembre dello stesso1807 con l’avvento del governo di Elisa Baciocchi.I corsi, che avevano inizio con il mese di dicembree continuavano fino a tutto il mese di agosto,prevedevano lezioni libere e non veniva rilasciatoalcun diploma ufficiale. Non esistono pertantoelenchi di partecipanti e, solo da testimonianzedirette, sappiamo che tra coloro che seguirono lelezioni vi furono personaggi di calibro tra i quali5 In realtà l’apertura del Liceo venne più volte rimandataa causa delle ristrettezze finanziarie in cui il Regno diEtruria si trovava. ebbe luogo solo il 15 agosto, nelladoppia ricorrenza di compleanno e onomastico diNapoleone. Un’aneddotica ricostruzione dei fatti cheportarono a sbloccare la situazione, si ritrova in P.F.COVONI. Il Regno d’Etruria. Firenze, Cellini, 1894.

6 Attilio Zuccagni (1754-1807), gravemente malato, fu dasubito “temporaneamente sostituito” da Filippo Nesti chegli succederà a pieno titolo alla morte avvenuta il 21dicembre 1807.

Vincenzo Antinori e Cosimo Ridolfi, che saranno poidirettori del Museo stesso.Nel 1814 con la Restaurazione e il ritorno delGranduca Ferdinando III, il R. Liceo fu chiuso il22 giugno con ordinanza di Rospigliosi chestabiliva “di ricondurre il Museo a quell’ordine eda quel sistema che era in vigore all’epoca dellapartenza da Firenze del nostro amatissimo Sovrano,il quale ha sempre considerato questo stabilimentocome un annesso alla propria residenza e di suoprivato piacere”7.In realtà il Museo non era mai stata per i Lorenaun luogo di privato diletto, bensì un’istituzionecreata per essere aperta al popolo di tutti i cetie desta una certo stupore vederlo indicato daRospigliosi come un dependance di Palazzo Pitti,piuttosto che come una realtà scientifica rinomatain tutta Europa. La definizione, fortementetendenziosa, rinnegava la mentalità illuminista diPietro Leopoldo e rispecchiava in pieno l’opera delCommissario granducale, più tesa a distruggeretutto ciò che era riconducibile all’epocanapoleonica e alla cultura portata dallarivoluzione francese, che a riformarecostruttivamente lo stato. Tuttavia l’edificazionedi lì a poco del corridoio pocciantiano, che mettein diretto collegamento il Museo con la residenzagranducale, rappresenta un segnalestraordinariamente in linea con il decreto. Per quasi un ventennio l’insegnamento rimasebandito dall’I.R. Museo di Fisica e Storia

7 U. SCHIFF. Op. cit.

Naturale e a ottenere che venissero ripristinati icorsi fu Vincenzo Antinori, marchese di anticafamiglia fiorentina legato a Leopoldo II dapersonale amicizia, che nel 1829 successe aGirolamo Bardi nella direzione del Museo. A crearele condizioni perché fossero riprese le lezioni ful’arrivo a Firenze di Leopoldo Nobili8, giàprofessore di Fisica all’Università di Modena chenel 1831 dovette emigrare in Francia per motivipolitici. Entrato in contatto con Antinori, Nobillinel 1832 realizzò presso il Museo alcuniesperimenti sulla luce polarizzata e sullametallocromia i cui risultati destaronol’attenzione di molti Fisici e la soddisfazione delGranduca, compiaciuto del prestigio che taliattività davano al suo stabilimento scientifico. Inquesto clima Antinori chiese e ottenne il permessodi organizzare una serie di dodici pubblichelezioni in cui Nobili, tra l’agosto e il settembredello stesso anno, espose a un numeroso pubblico diuditori le più recenti acquisizioni della fisica ele scoperte fatte presso il Museo, illustrando, tral’altro, i temi della pila di Volta e dellascintilla magnetica. L’importanza di taleautorizzazione fu subito chiara al direttore delMuseo: “io riguardava quella concessione come la8 Leopoldo Nobili (1784-1835). Originario dellaGarfagnana, si formò alla scuola militare di Modena, fudirettore della Fabbrica d’armi di Brescia. Fu poi statonominato professore di Artiglieria a Modena e, dopo averpartecipato alla campagna di Russia della grande armatanapoleonica, ebbe la cattedra di Fisica all’Università,che dovette lasciare per la sua compromissione nei motidel 1831.

prima pietra a rifondare l’edifizio della pubblicaistruzione nel reale gabinetto, ne m’ingannai”9 ecosì dopo pochi mesi giunse “l’epoca, da tantotempo, con tanto ardore desiderata, in cui S.A. ilGranduca col motuproprio del 24 febbraio 1833,destinava a pubblica istruzione il suo Gabinetto diFisica e Storia Naturale. Bell’esempio era questodi un Principe che apre la propria casa perl’istruzione dei sudditi”10.

Il decreto oltre ad assegnare a Leopoldo Nobili ilruolo di professore di Fisica sperimentale, affidòla cattedra di Astronomia a Giovan Battista Amici,direttore dell’osservatorio astronomico del Museosin dal 183111; inoltre reintegrò per la Geologia ela Mineralogia Filippo Nesti12 e nominò GasperoMazzi per l’Anatomia comparata e la Zoologia. Nonfu invece coperta la botanica per la quale si dovràattendere il 1842 con la chiamata di Filippo

9 V. ANTINORI. Elogio di Leopoldo Nobili, Firenze, Passigli,1836.

10 ibidem

11 Giovan Battista Amici (1786-1863). Compì studi privati,prima di laurearsi a Modena. Dopo aver insegnato pochianni nel Liceo modenese divenne professore universitario,ma dovette lasciare la sua città dopo il fallimento deimoti del 1831 perché pesantemente compromesso, avendorivestito un’importante carica nel Governo provvisorio.

12 Filippo Nesti (1780-1856), che era stato professore nelRegio Liceo, dopo la chiusura dei corsi era rimasto inMuseo con la qualifica di conservatore,

Parlatore a ricoprire la cattedra e dirigerel’Erbario Centrale Italiano13.

Sono questi gli ultimi anni che vedono la presenzadi Meucci a Firenze, anni in cui i suoi interessiper la scienza e per la tecnica erano sicuramentegià ben consolidati. Poiché, come all’epoca del R.Liceo, le lezioni erano pubbliche, non vi eranoiscrizioni e non veniva rilasciato alcun diploma,non c’è dato, di sapere se il giovane fiorentino,che a pochi passi dalla Specola abitava, abbiaseguito le lezioni presso il Museo. È comunqueindubbio che tali appuntamenti didattici abbianoavuto notevoli ripercussioni culturali nellaFirenze degli anni Trenta dell’Ottocento.

In quegli stessi anni un insegnamento scientificopiù strutturato era tenuto in un’altra strutturafiorentina nata quasi contemporaneamente al R.Liceo: il Conservatorio d’Arti e Mestieri. Taleistituzione fu creata a Firenze durante ladominazione francese, a imitazione del più notoConservatoire di Parigi, allo scopo di fornire unostrumento per lo sviluppo delle manifatture e delleindustrie cittadine dove, accanto allo studioteorico, si univa l’attività pratica di

13 La cattedra di Botanica e Fisiologia Vegetale saràistituita dal Granduca solo il 23 aprile 1842, pochi mesidopo aver autorizzato la fondazione, presso l’I.R. Museo,dell’Erbario Centrale Italiano. La proposta di crearetale istituzione fu formulata ufficialmente, durante laTerza riunione degli scienziati italiani, con una letteradi Filippo Parlatore (1816-1877), giovane botanico eprofessore palermitano.

insegnamento nella quale venivano coinvolti anchegli artigiani.

Risale al 26 ottobre 1809 un decreto del Prefettodel Dipartimento dell’Arno Fauchet con il qualevenne stabilito a Firenze “nel localedell’Accademia delle Belle Arti” il conservatorioche dell’Accademia faceva parte. Lo stesso decretostabilì che il conservatorio fosse retto da unSoprintendente (il Presidente perpetuodell’Accademia) e da un Direttore e che vi fosserodue professori: uno di Meccanica elementare (ilprofessore di Matematica dell’Accademia) e uno diChimica applicata alle arti14. Il decretocostitutivo stabiliva che la cattedra di Meccanicaelementare spettava al professore di Matematicadell’Accademia pro tempore il ruolo di professore diMeccanica, quindi a Francesco Focacci, mentrelasciava aperta la scelta del professore di Chimicache cadrà in seguito su Antonio Targioni Tozzetti,medico e botanico fiorentino, figlio diquell’Ottaviano Targioni Tozzetti che ricopriva lacattedra di Botanica del R. Liceo15.

La nascita del Conservatorio rispondeva ad unaprecisa necessità ovvero alla volontà di dare, conl’annessione all’impero francese e il blocco

14 In questo ruolo fu da subito nominato Giovanni Fabbroni(1752-1822), già vicedirettore dell’I.R. Museo d StoriaNaturale dal 1780 al 1805 e direttore dal 1805 al 1806.

15 A. GALLO MARTUCCI, Il conservatorio d’Arti e Mestieri Terza Classedell’Accademia delle Belle Arti di Firenze (1811-1850), Firenze, MCS,1988.

continentale, un nuovo impulso alle industria ealle attività manifatturiere toscane. Tutto ciò nonpoteva avvenire senza una ristrutturazione delsistema di istruzione toscano all’interno del qualevenne realizzato il Conservatorio che Anna GalloMartucci definisce “uno spazio-museo dove si studiano leapplicazioni delle scienze meccaniche e chimiche che sono alla basedella trasformazione in senso industriale delle manifatture16”. Unoluogo, dunque, all’interno del quale si univanoagli aspetti più teorici, quelli dimostrativi epratici oltre all’istituzione di momenti diformazione specifici destinati agli artigiani.

Sappiamo che Meucci frequentò l’Accademia di BelleArti per alcuni anni prima del suo volontarioesilio, nel 1835 e possiamo supporre che questaistituzione e i suoi professori abbiano avuto unruolo importante e un grandissimo valore formativoper il giovane fiorentino e per la sua futuraattività. Per questo motivo sarà certo utile

16 All’interno del Conservatorio, nato ad immaginedell’omologo Conservatoire francese, creato il 16 ottobre1809 e poi distaccato presso l’Accademia di Belle Arti,la Scuola di Chimica era pensata come il luogo dove, allostudio teorico e pratico, si aggiungeva “l’applicazionedei Principij Teorici alla Pratica delle diverse Arti, evi si tratta diffusamente di quelle manifatture che hannouna maggiore estensione nel loro esercizio” e dove siforniva “un ragguaglio dei migliori metodi usati perl’esercizio delle Arti, e vi si parla dei miglioramentiche questi metodi hanno ottenuti, o possono ottenerepresso di noi, mediante il soccorso delle scienze.” Cit.Statuti e Metodo d’Iscrizione per l’Accademia delle belleArti di Firenze, Firenze, Carli, 1813, pp. 39-41. Cfr.A.GALLO MARTUCCI, op. cit.

soffermarsi su questa istituzione e sul suo valoredidattico attraverso un approfondimento su AntonioTargioni Tozzetti, docente che rivestì un ruolo diprimo piano nell’insegnamento scientificoapplicativo nella Firenze di primo Ottocento.

Fra scienza e insegnamento: l’opera di AntonioTargioni TozzettiAntonio Meucci frequentò l’Accademia di Belle Artiper alcuni anni prima del suo volontario esilio,nel 1835 e possiamo immaginare che questo momentoformativo ebbe un ruolo significativo per ilgiovane fiorentino e per la sua futura attività. Negli anni in cui frequentò l’Accademia, Meucciassistette con particolare interesse alle lezionidi Meccanica e di Chimica tenute, rispettivamente,da Francesco Focacci e da Antonio TargioniTozzetti17. Entrambi particolarmente attivi nel loro

17 Sulla vita di Antonio Targioni Tozzetti si veda D.VERGARI, Antonio Targioni Tozzetti. Medico e scienziatonella Toscana dell’Ottocento, in F. BARBAGLI, D. VERGARI, (acura di), I Targioni Tozzetti fra ‘700 e ‘900. Catalogodella Mostra a cura di: Accademia dei Georgofili e Gruppodi Ricerche Storiche del Museo di Storia Naturale, Signa(FI), Nova Arti Grafiche, 2006.; F. PARLATORE, Elogio delsocio Professore Antonio Targioni Tozzetti, lettonell’adunanza solenne del di 27 dicembre 1857, in“Continuazione degli Atti della R. Accademia deiGeorgofili”, N.S., Vol. V, p.53-80, Firenze, Al Gabinettodi G. P. Vieusseux, 1858; G. P. PODESTÀ, Antonio TargioniTozzetti, Necrologia, in “Giornale di Farmacia”, Fasc. 1,1859, Torino, Tip. Speirani e Tortone; P. STEFANELLI, Cenni

insegnamento e versati nella materia, i dueprofessori rappresentavano i migliori insegnantitecnici disponibili a Firenze, nei primi anni dopola restaurazione, prima dell’arrivo – dopo i motidel 1830 – di una nuova generazione di scienziaticome Giovan Battista Amici e Leopoldo Nobili. Attraverso le carte di Antonio Targioni Tozzetti,importante chimico e botanico fiorentino - ancoraoggi poco conosciuto - e personaggio di giunzionefra il Museo di Fisica e l’Accademia delle BelleArti, possiamo aprire una finestra sul milieuculturale nel quale il giovane Meucci visse i primianni della sua formazione scientifica.

biografici del Cav. Prof. Antonio Targioni Tozzetti,letti alla R. Accademia Toscana di Arti e Manifatturenell’adunanza del 15 aprile 1860, Firenze, coi tipi di M.Cellini e C. 1863 e la notizia su “Appendice MonitoreToscano”, n.301 del 27.XII.1856. A titolo di curiosità siveda anche C. LIVI, Quando il Cav. Professore AntonioTargioni-Tozzetti mancava ai vivi in Firenze. Al nipotedi Lui Prof. Antonio Targioni Tozzetti C.L. questi umiliversi offeriva, in “Lo Spettatore”, A. III, n. 2,Firenze, Tipografia Federigo Bencini, 1857. FrancescoFocacci (1776-1829) originario del Casentino, studiò aPisa matematica e fisica. Nel 1804 fu chiamato allacarica di professore di matematica e di Meccanicaall’Accademia delle Belle Arti. Durante la sua attivitàpubblico alcuni studi di idraulica e concepì e realizzòmacchine di vario tipo. Cfr. E. REPETTI, Elogio di treAccademici defunti nell’anno 1829 detto dal Segr. degliAtti nell’Adunanza Solenne del dì 4 Ottobre 1829, in“Continuazione degli Atti dell’I. e R. Accademia deiGeorgofili di Firenze”, Vol. VII, Firenze, nellaTipografia di Luigi Pezzati, 1830, p. 238-240.

Frequentatore del Museo e professore nelConservatorio d’Arti e Mestieri aggregatoall’Accademia, Targioni Tozzetti, sulle orme di unaassestata tradizione familiare, dedicò gran partedella sua attività di insegnamento non solo allabotanica e alla medicina ma anche alla chimicaapplicata.Nato a Firenze il 30 settembre 178518, AntonioTargioni Tozzetti, si avviò agli studi scientificipresso l’Università di Pisa, dove entrò nel 1804studiando con i migliori professori dell’epoca ,Giorgio Santi, Giuseppe Branchi, FrancescoTorrigiani, Gaetano Savi, Francesco e Andrea VaccàBerlinghieri, laurendosi nel 1807 a 22 anni emanifestando fin da giovane una predisposizione perla chimica. Lo stesso padre, Ottaviano, si erainteressato di chimica fin dagli anni ‘90 del XVIIIsecolo insegnando ad alcuni studenti, nella suacasa di via Ghibellina, i rapidi progressi di

18 Alcune notizie sui primi anni di vita dello scienziatofiorentino, battezzato il 1 ottobre 1785 a San Giovannicon i nomi di Antonio, Giovanni, Girolamo, Maria, sipossono ricavare da un manoscritto dello stesso Antonio,conservato presso la Biblioteca di Biologia Animaledell’Università di Firenze nelle carte Targioni Tozzetti:“Educato ed istruito in casa nel legger scienza e primielementi di lingua latina con vari maestri; passai allescuole di retorica come esistono al convento della Badiasotto un sistema che era pessimo e [...] non imparainulla quindi alla Filosofia sotto l’Abate Giovani Babbinialle scuole del Seminario Fiorentino che mi insegnòfisica, e matematica in casa”. Cfr. A. Targioni Tozzetti,Manoscritto, Targ. Tozz. Bibl., c.n.n., Biblioteca diScienze - Biologia Animale, Università di Firenze.

questa scienza e introducendo, fra i primi inToscana, i principi di Lavoiser19.Conclusi gli studi all’Ateneo Pisano, AntonioTargioni Tozzetti ritornò a Firenze iniziando a“fare le pratiche allo spedale di Santa Maria Nuova” con PaoloMascagni svolgendo in seguito una vivace attivitàmedica20.Nel 1811, alla morte di Giovanni Menabuoni,aiutante di Ottaviano nelle funzioni di medicofiscale, Antonio subentrò nell’incarico mal’occasione di un impiego stabile arrivò con ilconcorso alla Cattedra di Chimica presso ilConservatorio d’Arti e Mestieri. Aggregato e trasformato poi nella Terza Classedell’Accademia delle Belle Arti, il Conservatorioaveva una scuola di chimica dove si dava “un

19 Su Ottaviano Targioni Tozzetti (1755-1829), si veda D.VERGARI, La Corrispondenza di Ottaviano Targioni Tozzetti, Nuncius,XVlI, 2002, fasc. 1; C. CIPRIANI, C. NEPI, L. POGGI, Opuscolie schede mineralogiche. Manoscritti e lettere di Ottaviano Targioni Tozzetti.Conoscenze naturalistiche a Firenze tra Sette e Ottocento. AccademiaToscana di Scienze e Lettere "La Colombaria", Studi,CLXXXVIII, Olschki, 2000 e F. BARBAGLI, D. VERGARI, (a curadi), I Targioni Tozzetti fra ‘700 e ‘900. Catalogo della Mostra acura di: Accademia dei Georgofili e Gruppo di RicercheStoriche del Museo di Storia Naturale, Signa (FI), NovaArti Grafiche, 2006.20 Cfr. A. Targioni Tozzetti, Manoscritto, Targ. Tozz.Bibl., Biblioteca di Scienze - Biologia Animale,Università di Firenze. Paolo Mascagni (1755-1815)scienziato senese, noto anatomista e amico di OttavianoTargioni Tozzetti, fu professore all’Ateneo pisano e poia Firenze ove morì. Era legato da Amico di OttavianoTargioni Tozzetti.

ragguaglio dei migliori metodi usati per l’esercizio delle Arti, e vi siparla dei miglioramenti che questi metodi hanno ottenuti, o possonoottenere presso di noi, mediante il soccorso delle scienze.21” . Per Antonio Targioni Tozzetti, l’accesso allacattedra di Chimica Applicata, bandita con concorsonel 1811, offrì la possibilità di ottenere unimpiego stabile all’interno dell’amministrazionefrancese22 e di muovere i primi passi di una21 Cfr. Statuti e Metodo d’Iscrizione per l’Accademia delle belle Arti diFirenze, Firenze, Carli, 1813, pp. 39-41 in A. GALLOMARTUCCI, Il conservatorio d’Arti e Mestieri Terza Classedell’Accademia delle Belle Arti di Firenze (1811-1850),Firenze, MCS, 1988.22 Il concorso non si svolse tuttavia senza incidenti chevale la pena riportare per indicare anche quale era, aldi là delle sue indubbie e dimostrate capacità tecniche,il sostegno politico su cui poteva contare il giovanescienziato fiorentino. Nella primavera del 1811 lacattedra di Chimica Applicata fu assegnata a TommasoGabbrielli, nonostante la vivace opposizione di JosephFauchet, Prefetto del Dipartimento dell’Arno, chedenunciava, in una lettera alla commissione giudicatriceil 14 maggio, “... l’irregularité de cette operation, egalement vicieusepar le fond et par la forme...”. Il Prefetto aggiungeva che ilgiurì giudicante non aveva sottoposto a nessuna prova icandidati e soprattutto che “...le candidats n’a pas été juge sur lacommune rennomée”. Il Consiglio giudicante si difeseasserendo che la decisione era ormai presa e che “... ilconsiglio non si adatterebbe a revocare le sue deliberazioni con detrimentodel proprio decoro e dei professori eletti essendo già nota al pubblico la loronomina”. Ma la volontà di Fauchet, molto vicino aiTargioni, era destinata ad avere la meglio: la decisionedel giurì fu annullata e la nuova commissione giudicante,composta da Paolo Mascagni, Giuseppe Gazzeri eBaldassarre Pagni medico di Santa Maria Nuova, fufavorevole ad Antonio Targioni Tozzetti. Il 27 giugno,

carriera che lo doveva portare ad essere uno deiprotagonisti del panorama scientifico toscano delXIX secolo. Una carriera favorita sicuramentedall’autorità di Ottaviano Targioni Tozzetti,scienziato ormai affermato e attivo collaboratoreprima dell’effimero regno Etrusco e poi della nuovaamministrazione francese. Saldamente inseritoall’interno della comunità scientifica non solofiorentina ma anche toscana e italiana, OttavianoTargioni Tozzetti aveva ampie e interessantirelazioni epistolari con gran parte degliscienziati contemporanei23 oltre ad una ricchissimabiblioteca personale. Nell’estate del 1814 Antonio Targioni assistetteagli esperimenti svolti all’interno del Museo diFisica alla presenza Humphrey Davy. Un incontro

Antonio Targioni Tozzetti, riceve dal Maire di Firenze lalettera che annuncia la sua elezione a “Maestro diChimica” nel Conservatorio d’Arti e Mestieri con lostipendio di Franchi 100” (Cfr. Mss. Targ Tozz. Str.467, Biblioteca Nazionale Centrale Firenze d’ora inavanti BNCF). Per togliere comunque dubbio alcuno sulleelevate capacità di Antonio Targioni Tozzetti, rispettoal suo concorrente, vale la pena riportare un giudizio diquasi trent’anni dopo di Cosimo Ridolfi: “ Mi dilettaifin da fanciullo di cose fisico chimiche frequentando lelezioni private che dava allora in Firenze un tal TommasoGabrielli buon sperimentatore, cattivo teorico idiota nelresto.” Cfr. lettera di C. Ridolfi a G. P. Vieusseux,Meleto, 7.II.1842 in Cosimo Ridolfi - Gian PietroVieusseux, Carteggio II, a cura di M. Pignotti, Firenze,Le Monnier, 1995, p. 192.23 Su Ottaviano Targioni Tozzetti (1755-1829) si veda D.VERGARI, La corrispondenza di Ottaviano Targioni Tozzetti,in “Nuncius”, Vol. XVII, n. 1, 2002.

importante che fu l’occasione per Targioni Tozzetti- che da qualche anno seguiva le vicende di Davy24 -di emergere nella comunità scientifica fiorentina etoscana. Lo scienziato fiorentino manifestò a Davyl’interesse per la sua ultima opera esprimendogli “ildesiderio di tradurla e pubblicarla” e il chimico inglese,secondo le parole dello stesso Targioni Tozzetti,“fu così cortese, che mi permesse non solo di tradurla, ma volleregalarmene un esemplare, al quale aveva fatte alcune aggiunte ecorrezioni, a seconda delle sue ultime scoperte chimiche e varieannotazioni, per le quali questa traduzione diviene una nuova edultima edizione corretta dall’Autore.25”.24 Humphrey Davy (1778-1829) chimico inglese, visitòFirenze nel 1814 svolgendo alcuni esperimenti sullacombustione del diamante nel Regio Museo. Nel carteggiodi Antonio Targioni Tozzetti vi sono diverse lettere disuoi compagni di studi e amici come Raffaello Tosoni, poiallievo di Alessandro Volta, e Cosimo Lazzerini checontengono diversi riferimenti a Davy, alle sue teorie epubblicazioni. Sempre nel 1814 Ettore De Chabron,Ministro di Sardegna scrisse da Torino al giovanescienziato fiorentino “Ho saputo, mi pare dal prof.eFilippo Re, che eri stato eletto professore di chimicaapplicata alle arti nelle Scuole del Museo di StoriaNaturale; io ne ho provato grandissimo piacere e me necongratulo teco sinceramente. […] Avrai veduto in Firenzeil celebre Cav. Humphry Davy, che ho avuto la sorte diconoscere in Torino, ed a cui, fra le altre, avrei ancherimesso un lettera per te e pel tuo Sig. Padre” (Letteradi E. de Chabron a A. Targioni Tozzetti, Torino,25.IV.1814, T.T. 77.II.76.1, BNCF).25 L’opera uscì con il titolo Elementi di Chimica Agraria in uncorso di lezioni per il pensionato di agricoltura. Traduzione del Dottor AntonioTargioni Tozzetti, Firenze, presso Guglielmo Piatti, 1815.Purtroppo il volume originale, postillato dallo stessoDavy e conservato nel Fondo Targioni presso la Biblioteca

Uscirono così nel 1815 gli “Elementi di chimica”,opera destinata ad un buon successo di pubblico esoprattutto a colmare una grave lacuna nellachimica agraria italiana. Tornando però all’attività di insegnamento dellachimica svolta presso l’Accademia di Belle Arti,alle quali assistette il giovane Meucci, AntonioTargioni Tozzetti – coadiuvato da Carlo Calamandrei- si impegnò costantemente sia supportando lelezioni teoriche con attività pratiche dilaboratorio, sia formando, parallelamente, gliartigiani fiorentini attraverso una assidua ecostante attività di scambio di informazioni,incontri, letture, intimamente convinto che lachimica e la sua “utile applicazione alle arti, alle manifatture, edai comodi della vita” potesse differenziare edincrementare le manifatture senza specializzazioni,senza stravolgimenti economici e sociali ma con unosviluppo tale da apportare un bene infinito alla Società26,controllato e controllabile27. Complementari allelezioni del Targioni, erano quelle di meccanicatenute da Francesco Focacci, stimato professore di

Nazionale Centrale di Firenze, è andato disperso. L’operavide anche la collaborazione di Antonio Serantoni,incisore poi di alcune delle più belle tavole dellaPomona Italiana di Giorgio Gallesio. 26 Cfr. A. TARGIONI TOZZETTI, Discorso inaugurale letto nella pubblicainstallazione del Conservatorio di Arti e Mestieri annesso all’I. Accademia delleBelle Arti di Firenze, letto da A.T.T. il 7 luglio 1811. Cfr.,ms, Targ. Tozz. Str. 440, BNCF. 27 Cfr. A. VOLPI, La filosofia della chimica. Un mito scientista nellaToscana di inizio Ottocento, Firenze, Olschki, 1998, p.89 esegg.

meccanica al Conservatorio e di matematica eidraulica all’Accademia. La lettura dei registri manoscritti, rinvenutinelle carte dello stesso Targioni Tozzetti econtenenti nomi e giudizi degli studenti fra il1811 e il 1828, permette di osservare come questelezioni erano “aperte”: oltre agli studenti vipartecipavano infatti soggetti esterni come medici,speziali, architetti, ecc. fra i quali spiccanomolti personaggi che entreranno a far parte delmondo scientifico toscano negli anni successivi.Solo per citarne alcuni, nel 1812 troviamo CarloPasserini, celebre entomologo e collaboratoreassiduo del Museo di Storia naturale, dal 1813Giovanni Antonio Bichi noto chimico. Il CeroplastaLuigi Calamai, allievo nel 1817, è “diligentissimoe studiosissimo” e verrà premiato nel giugno dellostesso anno. Nel 1821 assisterono alle lezioniAntonio Brucalassi, poi allievo prediletto diAntonio Targioni Tozzetti, e Vincenzo Capecchidivenuto professore di medicina a Siena. Nel 1826parteciparono alle lezioni Carlo Reishammer, notoarchitetto, e nel 1828 Vincenzo Ricasoli, fratellodel più celebre Bettino, botanico e studioso discienze. Un ambiente ricco e stimolante nel qualeil giovane Meucci visse i primi anni della suaformazione scientifica.Delle lezioni di chimica di Targioni Tozzetti e delmetodo di insegnamento usato rimane un interessantedocumento manoscritto, un “ristretto di Chimica”datato 1834, nel quale sono riportati i temiaffrontati nelle lezioni disposti secondo l’ordinedi presentazione alle lezioni.

Per Targioni l’insegnamento della chimica -intimamente composto da studio teorico e attivitàpratica di laboratorio –non è fine a se stesso matrova proprio nell’applicazione pratica il suofine. Nonostante il pesante carico di lavoro delloscienziato fiorentino, a causa dei suoi moltepliciimpegni – quali quelli presso i nosocomifiorentini, presso l’Accademia dei Georgofili el’Orto Botanico – le lezioni appaiono in linea coni più recenti progressi segno, a nostro avviso,della volontà di trasferire costantemente gliaggiornamenti di una scienza in rapida evoluzione.Nel ristretto trovano infatti spazio le teorieelettriche (lezione n. 4) e non mancano accenniprecisi al magnetismo, all’elettromagnetismo, agliesperimenti di Arago e Ampere e a quelli diLeopoldo Nobili e Macedonio Melloni sullatermoelettricità e sul “moltiplicatore elettrico”ideato da Schweigger28. Accanto a questa attività non va però dimenticatoil continuo aggiornamento tecnico degli artigianiche pure doveva, forse, interessare Meucci. Concadenza irregolare ma, per diverso tempo, mensile,agli artigiani venivano proposte, spesso dapersonaggi come lo stesso Targioni o FrancescoFocacci, Felice Gori, Luigi Calamai, Carlo

28 Nei primi decenni del XIX secolo gi esperimenti e iprogressi degli studi sull’elettromagnetismo, e ingenerale sui fenomeni elettrici, conobbero una costanteevoluzione. In Italia particolarmente importantirisultarono i lavori pubblicati da Melloni (1798-1854)eseguiti nei primi anni ’30 del XIX secolo con LeopoldoNobili.

Calamandrei, Lorenzo Turchini, Vincenzo Manteri,letture e memorie importanti su temi specificispesso legati al piccolo attivo mondo dellebotteghe artigiane fiorentine29.Nel discorso letto per la Riapertura delle Adunanzedegli artisti nel 1829 Targioni non tralascia diesporre gli enormi progressi della chimica e dellameccanica negli ultimi anni. Ma se la “meccanica”,grazie alle teorie matematiche, “ha saputoconsegnare le diverse forze motrici in modoveramente ingegnoso da facilitare i mezzi difabbricazione a molti prodotti dell’industria” è lachimica che, secondo Antonio Targioni Tozzetti,approfondendo “l’intima sostanza e natura di tanticorpi ha saputo trarne dei teoremi così vantaggiosial pratico esercizio delle arti”30. In questaprospettiva l’Accademia e le riunioni fra gli29 Gli argomenti trattati durante queste adunanze eranotra i più disparati. Ad esempio, nel 1829, furono svolte5 sedute durante le quali fu letta una memoria da LorenzoTurchini su come fare il pane “in modo da economizzareil combustibile” e, poche settimane dopo Felice Gori,amico di Meucci e impiegato presso il Museo di Fisicafiorentino, iniziò la lettura di un suo trattato sullateoria delle macchine che concluse il 31 gennaio 1830.Tale trattato concludeva nella pratica quanto presentatoda Francesco Focacci negli anni precedenti quando, nel1828, aveva letto articoli estratti dal primo tomo dellageometria e della meccanica applicata del Dupin. Nellecarte Targioni Tozzetti conservate presso la BibliotecaNazionale Centrale di Firenze sono presenti più di 80memorie lette o proposte alle adunanze degli artigianiancora oggi di profondo interesse.

artigiani assumono un ruolo significativo: inmolte riunioni sono stati affrontati nuoviargomenti, perfezionate le conoscenze esistenti,grazie anche alla continua discussione e propostadi articoli o estratti di esperienze tratte da“giornali tecnologici che in Italia, in Inghilterrae specialmente in Francia si fanno […] col soloscopo di spargere anche nella classe più bassa delpopolo notizie istruttive delle diverse arti emanifatture31”. Si assiste quindi ad una originale forma diistruzione condivisa, frutto di reciproco scambiofra artigiani e scienziati. Un modello diinsegnamento che però non ottenne i risultatisperati: nonostante lo zelo e l’impegno deiprofessori della Terza Classe del Conservatorio ela presenza di molti artigiani, le presenze degliartigiani non erano sempre numerose. Si comprendedunque lo forzo di Targioni Tozzetti nell’invitaregli uditori ad “un maggior spirito di sociabilità,una vicendevole confidenza nelle opinioni, unavolontà sincera di essere scambievolmente utili, visia di sprone e vi determini a produrre con piùfranchezza e più frequenza le resultanze dellevostre operazioni; il genio e il talento non sonospenti fra voi32”.

30 Cfr. A. TARGIONI TOZZETTI, Memoria sul progresso delle arti con lostudio delle scienze letto per la riapertura delle adunanze degli artisti,1829, ms, Targ. Tozz. Str. 417, c.n.n., BNCF.

31 Cfr. Idem

32 Ibidem

Con queste parole, forse ascoltate proprio daMeucci nei puoi primi anni di studio all’Accademia,possiamo concludere questo breve quadrosull’insegnamento tecnico. Lo studio di una figuracome Antonio Targioni Tozzetti e della sua attivitàa favore dell’insegnamento tecnico offrono spuntiinteressanti per comprendere l’ambiente culturaledei primi anni di formazione di Antonio Meucci. Unambiente composito e ricco dove, accanto aconsolidate istituzioni scientifiche come il R.Museo di Fisica e Storia Naturale, altri soggettiistituzionali come l’Accademia di Belle Arti, nellesue diverse classi, poteva offrire diversi livellidi insegnamento tecnico-scientifico. Un milieuculturale, dunque, che crediamo potè offrire adAntonio Meucci adeguati stimoli e prospettive diricerca.