Caiatia. Emittenza e terminazione monetale: appunti di cronaca sugli sforzi interpretativi

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CAIATIA EMITTENZA E TERMINAZIONE MONETALE: APPUNTI DI CRONACA SUGLI SFORZI INTERPRETATIVI Mario Nassa L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. Sal 130,6 Calatia transvolturnensis, ossia la Caiazzo sannitica, diversamente dalle altre città contermini, si vide attribuire la moneta di bronzo recante da un lato la testa di Giove e dall’altro Diana su biga con all’esergo la scritta , in caratteri oschi retrogradi, già a metà del diciottesimo secolo 1 . La specificazione “al di là del Volturno” usata dagli eruditi del tempo si era resa necessaria, nel corso del Seicento, per la scoperta di un’omonima città, sulla riva sinistra del fiume a poche miglia da Capua, in località le Gallazze di Maddaloni 2 . Era stato anche grazie a un cippo miliare recante il numerale VI, segnalato da Luca Holstenio, in perfetto accordo con quanto riportato nella tavola Peutingeriana, e a documenti medioevali che, prima, Camillo Pellegrino e, poi, Antonio Sanfelice (il giovane) poterono congetturarne l’esistenza 3 . È importante questa breve digressione per poter pienamente intendere le difficoltà interpretative di alcuni passi letterari antichi 4 e, in questo caso, dei conii che si andranno a discutere. La suddetta assegnazione monetale, però, presto dovette cedere di fronte alle argomentazioni di Niccolò Ignarra che, per l’evidente rassomiglianza tipologica con le monete capuane, a buon titolo, propose di attribuirla alla Calatia campana 5 . Occorsero, di conseguenza, ancora -221-

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CAIATIAEMITTENZA E TERMINAZIONE MONETALE:

APPUNTI DI CRONACA SUGLI SFORZIINTERPRETATIVI

Mario Nassa

L’anima mia attende il Signorepiù che le sentinelle l’aurora.

Sal 130,6

Calatia transvolturnensis, ossia la Caiazzo sannitica, diversamentedalle altre città contermini, si vide attribuire la moneta di bronzo recanteda un lato la testa di Giove e dall’altro Diana su biga con all’esergo lascritta , in caratteri oschi retrogradi, già a metà del diciottesimosecolo1.

La specificazione “al di là del Volturno” usata dagli eruditi deltempo si era resa necessaria, nel corso del Seicento, per la scoperta diun’omonima città, sulla riva sinistra del fiume a poche miglia da Capua, inlocalità le Gallazze di Maddaloni2.

Era stato anche grazie a un cippo miliare recante il numerale VI,segnalato da Luca Holstenio, in perfetto accordo con quanto riportato nellatavola Peutingeriana, e a documenti medioevali che, prima, CamilloPellegrino e, poi, Antonio Sanfelice (il giovane) poterono congetturarnel’esistenza3.

È importante questa breve digressione per poter pienamenteintendere le difficoltà interpretative di alcuni passi letterari antichi4 e, inquesto caso, dei conii che si andranno a discutere.

La suddetta assegnazione monetale, però, presto dovette cedere difronte alle argomentazioni di Niccolò Ignarra che, per l’evidenterassomiglianza tipologica con le monete capuane, a buon titolo, propose diattribuirla alla Calatia campana5. Occorsero, di conseguenza, ancora

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alcuni decenni affinché, finalmente, si arrivasse alla pubblicazione di unanuova moneta che ne rilanciasse, con maggiori credenziali, la potestàemissiva.

Il riferimento è alla bella medaglia con patina verde all’epocapresente nel museo del conte di Wiczay, descritta dal cav. Francesco MariaAvellino7 nel suo giornale numismatico, e presentata qualche anno doponel catalogo di pertinenza al n. 422 (fig. tav. 1 n. 18) come “pezzo unico diterza grandezza appartenente alla città di Caiazzo, posta a oriente di Capuaa circa un’ora di distanza”8.

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Monete di Calatia.Illustrazione tratta da Giacinto De Sivo, op. cit., tav. II6.

Nel dritto di essa, all’interno di un contorno puntinato, appariva latesta di Pallade Athena volta a sinistra, avente come copricapo un elmocorinzio con lungo pennacchio. Nel rovescio, parimenti circoscritto, eraraffigurato un gallo stante, girato verso destra; posteriormente una stella a8 raggi, davanti, perpendicolare, con andamento dal basso vero l’alto, laleggenda CAIATINO.

La circostanza propizia permette di introdurre, a questo punto deldiscorso, un altro illustre casertano e cioè il segretario perpetuodell’Accademia Ercolanese Francesco Daniele (1740-1812). Questi, la cuiopera sulle monete di Capua9 aveva efficacemente contribuito allaconoscenza tipologica dei nummi con scritta osca, supportò il nuovoindirizzo degli studi ripubblicando, insieme al disegno della moneta avutodal summenzionato numismatico partenopeo, l’iscrizione del cavaliereromano Lucio Pacideio Carpiano nella quale, tra le altre cariche ricopertedal personaggio, appariva riportata anche quella di pat(rono) mun(icipi)Caiat(inorum)10.

Poco dopo James Millingen, nella sua raccolta di pezzi inediti11,

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Musei Hedervarii in Hungaria: tav. 1 n. 18.Figura estrapolata e ingrandita.

dedicò alla coniazione suddetta ampio spazio, convenendo anche diappellare le due antiche città l’una Calatia Latina e l’altra CalatiaCapuana. Altre informazioni ricavabili dal suo, peraltro, pregevole lavorosono:

- la concordanza del fenomeno monetario ossia l’assolutasomiglianza con le monete di Aquinum, di Cales, di Suessa e di altre cittàsulla riva destra del Volturno;

- la spiegazione del fenomeno linguistico responsabile delmutamento onomastico;

- e l’assegnazione al caso dativo della leggenda, sottintendendopopulo come già aveva proposto Dutens12 per le monete con dicituraRomano, diversamente da altri dotti che la reputavano genitivo plurale.

Va evidenziato dopo quanto ripetuto finora che, stranamente,Mionnet, nel 1819, pur rifacendosi alle opere di cui sopra, invertì leattribuzioni riportando per “Calatia, trans Vulturnum vel potius, Caiatia,hodie Galazze” le monete con leggenda latina e, subito dopo, per “Calatia,cis Vulturnum, nunc Cajazzo” quelle in alfabeto osco13. La stessaimprecisa associazione nominale risalta ancor più nell’opera dell’italianoDomenico Sestini14 che, comunque, per primo, segnalò la varianteCAIAITNO [sic!] leggibile sul rarissimo nummo del medagliere imperialemilanese.

A circa vent’anni dalla sua prima presa di posizione, Millingenonestamente dichiarò di aver cambiato opinione riguardo al suppostodativo rappresentato dalle terminazioni in O sulle monete della Campaniae del Sannio, riconoscendovi la primitiva forma del nominativo in OM consoppressione della lettera finale all’uso del dialetto eolico molto affine allalingua latina15. Questa sua ritrattazione gli fu prontamente rimproveratadal duca di Luynes che continuava a ritenerla giusta16 e perciò destinatarioa sua volta di una meravigliata e dispiaciuta rimostranza da parte di Raoul-Rochette che, invece, condivideva la tesi dell’Avellino secondo il quale laterminazione in O esprimeva la forma latina arcaica di VM17.

Nel 1833, infatti, il professore della Reale Accademia di Napoliaveva riaffrontato l’argomento ribadendo i concetti oramai acquisiti edesibendo, a conferma di quanto già aveva osservato l’abate Sestini, unesemplare, tratto dal museo del conte Zurlo, nel quale l’epigrafe delrovescio presentava la variante CAIAITN!18 [sic!]. Inoltre avevaampiamente trattato delle desinenze in NO e in OM in talune medaglie

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italiche arrivando alla conclusione che caiatino e gli altri esempi simili,allorché interpretati come nominativi, fossero “da reputarsioriginariamente veri gentili, ai quali andasse inteso il nome oppidum omunicipium”19.

Ritornando brevemente al censimento degli esemplari conosciuti,dal catalogo manoscritto del medagliere della collezione Poliana, redattodall’abate Luigi Catterini, risultava inventariato un quarto esemplare, conetnico regolare. Va ricordato che all’importante raccolta, trasferita nel1836 al Museo di Napoli, molti anni dopo, dedicò alcune pagine il direttoreGiuseppe Fiorelli20.

Nel 1840, vi fu il tentativo da parte dell’antiquario romanoFrancesco Capranesi di assegnare alla Calatia Latina la monetina dibronzo, modulo IV, con nel dritto la testa di Bacco a destra coronato diedera e nel rovescio “la pantera stante a destra con il capo che guarda difronte, sostenendo con uno dei piedi anteriori il tirso che le passa a traversodietro il capo” in esergo la scritta CAI; ed altra varietà anepigrafe che“somiglia molto alla fabbrica di quella che abbiamo qui sopra descritta”21.

L’anno dopo Lepsius, oltre a sottolineare l’errore nel quale eraincorso Mionnet, riferì di un altro inedito presente a Berlino e precisòinoltre che non poteva essere stata l’inesistente commutazione linguisticadella l intervocalica di Calatia a generare l’italiana Caiazzo che già inantico era detta Caiatia22.

Come di consueto rifacciamo il punto della situazione servendocidi quanto, al riguardo, pensava e scriveva agli inizi di questo decennio lo

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Varietà anepigrafe Dioniso/Pantera di cui alla n. 21 in una raffigurazione di F. Daniele Monete antiche di Capua, p. 33 n. IX.

storico del Meridione Nicola Corcia:

«Il culto ancora ch’ebbe per Ebone, ed il suo nome affatto greco par checoncorrano a farla stimare edificata da’ Pelasgi, soprattutto perché fu nella Traciauna città dello stesso nome; e benché i patrii scrittori non si accordano adistinguere le medaglie di questa città sannitica da quelle che all’altra omonimadella Campania si appartennero, abbiamo in tali medaglie una pruova della suaimportanza. Alcune di queste medaglie hanno la leggenda osca retrograda KALATo KALATI col capo di Giove laureato nel dritto, e nel rovescio una figura soprauna biga; altre la greca epigrafe KA"A, ed altre ancora la leggenda latinaCAIATINO col capo di Pallade nel dritto, e nel rovescio un gallo, ed ancheCAIATIN! col tipo stesso del gallo, e con una stella. Le due ultime, di bronzocome le altre, chiaramente appartengono a questa città del Sannio, per essere inuna iscrizione detta anche CAIATIA, e delle prime v’è chi stima quelle conepigrafe osca appartenersi alla Calazia presso Capua, ascrivendo le altre con laleggenda greca alla sannitica: ma, oltreché i Sanniti ebbero anch’essi medaglie conleggenda osca, non so comprendere come il piccolo castello campano avessepotuto batter medaglie. Il perché par verisimile che, non ostante la somiglianza de’tipi di alcune delle dette medaglie con quelli di Capua ed Aquino, tutte si abbianoad attribuire alla Calazia di là dal Volturno, e che questa perciò, anziché l’altra, fuuna delle XII città tirreniche confederate con Capua, prima dell’invasione dellacolonia sannitica»23.

In nota, il Corcia informava, per di più, che “un dottissimoarcheologo alemanno” (R.H. Klause) aveva proposto di spiegarnel’etimologia, anziché col greco come si era pensato fino ad allora,servendosi del verbo latino caio, -as (fustigare) nell’intento di indicare unvallo ossia un luogo fortificato con pali.

Subito dopo, Charles Lenormant, attribuendola senza alcun dubbioalla Caiatia vagheggiata nelle vicinanze di Suessa, pose la coniazione diquesta moneta e di quelle consimili durante gli anni della seconda guerrapunica, allorquando, dopo la battaglia di Canne, parecchie città dellaCampania passarono dalla parte di Annibale, costituendo tra loro una legamonetaria.

…Elles ne se distinguent que par la légende, d’espèces semblables frappe à Calès,à Suessa et à Calatia. Sur toutes ces médailles on trouve uniformément au droit unetête casquées de Minerve, au revers un coq accompagné d’une étoile; poids,dimension et style, tout es commun entre ces pièces. On distingue Calatia d’au delà

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du Vulturne, à laquelle on donne les monnaies osques, de Calatia ou Caiatia,voisine de Suessa; a celle-ci appartiennent sans aucun doute les monnaie à légendelatine; mais une distinction semblable ne peut être introduite dans la numismatiquede Teanum. Suessa et Calès étaient des colonies romaines; Teanum et Caiatiaavaient une origine opique, étrusque ou samnite. A quelle époque des villes dontles traditions reposaient sur des bases si différentes ont-elles pu contracter les liensdont leur union numismatique nous retrace l’image? Nous trouvons Teanumcomme Calès, comme Caiatia, comme Suessa, dans la liste des villes quiabandonnèrent les Romains et prirent le parti d’Hannibal après la bataille deCannes. C’est alors qu’on vit les colonies romaines de la Campanie abjurer leursliens originaires avec la mère patrie, et s’unir au cri d’indépendance que jetait unegrande partie de l’Italie; et cependant l’influence romaine avait assez pénétré dansles villes qui autrefois soutenaient la cause samnite, pour leur imposer l’usage deslettres latines, circonstance qui montre encore quelle distance doit avoir séparél’émission de ces pièces aux types de la Minerve et du coq, du temps où fut fondéela colonie de Bénevent. D’après ces observations, nous croyons devoir placer lafabrication de ces monnaies dans les années de la seconde Guerre punique quisuivirent la bataille de Cannes (216-204); et comme ces médailles sont encore d’unbeau travail, nous y voyons la preuve que les traditions de l’art grec ne s’étaientque médiocrement affaiblies pendant le premier siècle de la domination romainesur la Campanie24.

In quel periodo, un altro illustre tedesco, Theodor Mommsen,propose nuovamente di ritenere Caiatino, al pari di Caleno, Aisernino etc.il genitivo plurale del nome del popolo25 e in ciò trovò ben prestoappoggio in Julius Friedlaender che, pur non trattando nello specificol’emissione in caratteri latini, ne accennò sia nell’introduzione della suaopera

Auf den lateinische Münzen ist dagegen der Nominativ des Stadtnamengebräuchlich (ROMA VALENTIA), nur die unter griechischem Einfluss inCampanien geprägten Münzen haben Aufschriften wie ROMANO oderROMANOM, CAIATINO und so weiter, welches eine ältere Form fürRomanorum, Caiatinorum, also der Genitiv Pluralis des Gentilnamens, nachgriechischer Weise, ist. Die oskischen Münzen dagegen haben entweder denStadtnamen abgekürzt, oder im Nominativ, oder im Locativ, oder im Ablativ, oderendlich sie haben nach griechischer Weise den Genitiv Pluralis des Gentilnamens.

sia nel paragrafo dedicato alla Calatia osca26.

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Anche Eduard Huschke27 aderì all’esatta individuazione del casogenitivo e, chiedendosi come avesse potuto Caiatia che non era coloniabattere moneta con iscrizione latina, spiegò il fatto con l’influsso precocedei romani che, a detta di Livio, intorno alla metà del quinto secolo,avevano piazzato là una guarnigione. Per la soluzione etimologicadell’etnico, inoltre, ricorse al termine osco (terra) che rimandava adun popolo di agricoltori.

Nel frattempo, grazie alle dichiarazioni di possesso da parte delmagistrato e numismatico Gennaro Riccio28 e del Museo di Lipsia29, ilnumero dei pezzi conosciuti si era accresciuto di altre due unità.

L’esule francese Louis Sambon scrisse in modo conciso su Caiatiamostrando comunque una pertinenza di idee superiore a quella dei suoiconnazionali. La distinse, infatti, con precisione considerandola una cittàdel Sannio Caudino presa dai Romani sul finire del IV sec. a.C., restatafedele a Roma nelle vicende annibaliche, e attribuendole due variantimonetali con leggenda latina30. Riguardo alla loro datazione, egli, purcontinuando a scorgere nella battitura dei bronzi Minerva/Gallo unaconseguenza della disfatta di Canne, vi ravvisò, piuttosto, il fronte comunedifensivo predisposto da una confederazione di città ostile ai Punici.

Di avviso diverso si dichiarava il direttore del Regio MuseoArcheologico di Firenze professor Luigi Adriano Milani31 che, ravvisandonell’emissione una lega monetaria di influenza osca, propendeva per unadatazione intorno al 256-254 a.C. e cioè nel corso della prima guerrapunica.

Gli inizi del Ventesimo Secolo videro prevalere quest’ultimoinquadramento cronologico che si attestò intorno al 270 a.C. graziesoprattutto all’importante ripostiglio di monete di bronzo scoperto aPietrabbondante32. Anche il grado di rarità rimase molto alto e, diconseguenza, parecchie importanti collezioni, tra le quali quella londinesedel British Museum, continuavano a esserne prive33.

Ancora una volta è giunto il tempo di stilare un resoconto dellamateria attingendo, come in passato, a notizie e studi più prettamentelocali, cominciando dal medagliere del Museo Civico di PiedimonteMatese.

Il 16 giugno del 1930, così come era stato per le monete di Fisteliae Cubulteria trattate in precedenza, il benemerito direttore RaffaeleMarrocco era riuscito ad acquisire, al prezzo di lire 150, anche il rarissimobronzo caiatino che figurava al n. 9 del catalogo parte II34.

Da quanto risulta dalle carte pubblicate anni fa riguardo alla sua

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opera di riordinamento di un altro medagliere, non vi è dubbio che egli benconosceva le monete della Calatia capuana pertanto non vi sono dubbi chevi possa essere stata confusione in merito35.

Molto più spazio occorrerà riservare a Nicola Borrelli che dedicòalla questione delle due Calatiae un pregevole articolo apparso nel 1937all’interno del Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano.L’esposizione del nostro socio molto deve alla famosa opera di ArthurSambon sulle monete dell’Italia antica, abbondantemente citata ma ancheemendata su alcune questioni topografiche e storiche36. Eccone, allora,un’estrapolazione di brani particolarmente indicativi.

A seguito delle conquiste di Roma in Campania (IV-III sec. a.C.), tra le varie città,cui la grande patrona aveva riconosciuto il diritto o concessa la facoltà di battermoneta - Suessa, Cales, Teanum, Nola ecc. - sono da annoverare anche Calatiae Caiatia: la prima ( , Calatia, Calatiae, Galatia, Calactum, Calacto), sullaVia Appia, a pie’ del Tifata, tra Capua e Benevento (oggi tra Caserta e Maddaloni),a breve distanza da Suessula, Maddaloni e da Vicus (S. Maria a Vico) e non lungida Caudium, famosa per la sconfitta e l’onta dei Romani alle Caudinae Furclae,oggi Forchia, presso Arpaia; l’altra ( , Calatia, Galatia, Gahatia, Caiatia,Caiazia), oggi Caiazzo, a destra del Volturno, sulla Via Latina, tra Capua e Alife,nella zona montuosa che segna il confine occidentale tra la Campania ed il Sannio.(…) L’altra Calatia (è solo attraverso l’epigrafia monetale che la distinzione onomasticasi delinea netta), cioè l’odierna Caiazzo, che, come centro di confine, ebbenotevole importanza , cadde in potere di Roma probabilmente nell’anno 306 a.C.per divenirne colonia e poi, durante l’Impero, municipio. (…)Caiatia già coniava, dal 270 a.C., le sue litre, anch’esse di bronzo. A giudicare peròdalla scarsezza degli esemplari che delle monete stesse si conoscono, le emissionidovettero essere poche e limitate (…) I tipi monetali caiatini, di grazioso stile, sonoquelli della nota convenzione monetaria ch’ebbe luogo, nel 270 a.C., tra le variecittà della Campania ed alcune del Sannio e del Lazio nuovo (Alipha, Combulteria,Aquinum ecc.) e Napoli allo scopo di accreditare le rispettive monete sui mercatidi queste e di altre regioni contigue, e sono essi la testa di Pallade con elmocorinzio piumato al dr., e il gallo in atto di cantare, accompagnato da un astro a ottoraggi, al rovescio.I detti tipi sono precisamente gli stessi del triobolo d’argento di Napoli emesso dal300 al 282 a.C., ciò che dimostra come fosse Napoli - il cennato importantissimocentro di scambi e di traffici - fautrice, o, in ogni caso, efficace moderatrice dellaconvenzione stessa. Erano perciò quei tipi adottati particolarmente dalle città site

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sulle grandi vie (e vedemmo come Caiatia fosse sulla Via Latina), nelle qualiavevan luogo mercati settimanali (nundinae). Giova notare al riguardo come nonla dea delle armi dell’epopea omerica sia a ravvisare in quella che vediamoraffigurata sulla moneta caiatina bensì una divinità originariamente naturistica,preposta cioè alla vita naturale, alla fecondità della terra, come informa il suoculto, connesso, nell’Attica, all’agricoltura ed al piantamento degli alberi.L’unione della dea - come nelle favole ateniesi - con Erittonio, figlio del serpente(simbolo del germogliare delle piante) è una eloquente allegoria. «Derivando ella(Pallade) da Zeus, dio del cielo - nota lo Stoll - dev’esser considerata, secondo lasua intima essenza di dea naturale, come un lucido parto dell’etere alto e sereno».A tal concetto si lega evidentemente il tipo del rovescio della moneta stessa, ilgallo accompagnato dal simbolo dell’astro, cioè il sole, il cui levarsi il domesticouccello preannunzia - «aurorum clara consuetum voce vocare» - col suo cantomattinale. Presso le popolazioni di quei centri rurali sulle frequentate vie dellaCampania, nei quali i periodici mercati sfoggiavano tutta la dovizia dei prodottidella terra, ben giustificata era la ricorrenza dei significativi tipi campani, adottatiperciò come indice della suaccennata federazione commerciale-monetaria per cuicomuni, come dicemmo, a Cales, Suessa, Teanum, Aesernia, Aquinum ecc. (..)Le monete di Caiatia hanno leggenda latina: CAIATINO(rum), con variantigrafiche; talvolta retrograda, tal’altra erronea (CAIAITINO, CAIAITNO); essa èverticale e ricorre nel campo del rovescio. Il Sambon ritiene inesistente il conio aleggenda osca, retrograda, KAIATINUM, pubblicato dal Garrucci e che, secondoquesto autore, sarebbe stato ribattuto su pezzo di Nola, e pensa invece asconservato esemplare di Combulteria, ribattuto su moneta nolana.

Una decina di anni più tardi, Borrelli ripeté sostanzialmente alcunidi questi concetti all’interno di un articolo sul numerario circolante negli

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Illustrazione riportata da N. Borrelli a p. 86 del suo articolo.

antichi mercati della Campania37.Altri studiosi locali, tra i quali ricordiamo Bernardino Di Dario38,

Dante B. Marrocco39, Ortensio Severino, Ciro A. Sparano, che trattaronole antichità caiatine nei decenni successivi quasi niente aggiunsero aquanto finora detto.

Anche le stringate comunicazioni da parte di due studiosifrancesi40 dirette ad abbassare la cronologia dell’emissione agli inizi del IIsecolo a.C., non trovando consenso in ambito numismatico, sono rimasteper lo più ignorate.

A questo proposito, negli anni Ottanta, Michael HewsonCrawford41 autorevolmente ribadiva che, senza alcun dubbio, questi coniiadempivano una funzione simile a quelli contemporanei emessi daNeapolis durante la prima Guerra punica, a sostegno dello sforzo militareromano.

Anche la prof. Renata Cantilena, “analizzando le monetazioni prodottenella prima metà del III sec. a.C dalle comunità campane e sannitiche” trova“evidente che i centri di emissione della moneta sono colonie latine oppure centrialleati di Roma: in Campania meridionale Nuceria Alfaterna, a nord Cales,Teano, Suessa, Cubulteria, Caiatia…”42. Inoltre “Lo stato di conservazione degliesemplari con il gallo di Aquino, Cales, Teano e Suessa presenti nel citatoripostiglio di Pietrabbondante (tutti pressoché consunti) farebbe ribaltare lacronologia generalmente proposta: le monete del ripostiglio prodotte da conî piùfreschi sono quelle di Cales con il toro e quelle di Neapolis riconiate su monetedi Aesernia con tipi locali”43.

All’approssimarsi dei tempi fissati per la consegna degli articoliper l’Annuario, è bene chiudere questa nuova intrusione nel campo dellanumismatica antica, fugace e approssimativa ancor più di quelleprecedenti, con una ulteriore sintesi questa volta affidata alle parole di

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Ingrandimento della moneta presente a p. 11 de L’Arte nel Medio Volturno di D. B. Marrocco.

Antonio Morello44,

Tra le monete di bronzo che circolavano nella Campania settentrionale e il Laziomeridionale, nella prima metà del III sec. a.C., due tipi in particolar modo ebberola maggiore diffusione: Atena/Gallo e Apollo/Toro androcefalo. Il tipoAtena/Gallo, con epigrafi diverse, fu coniato a nome di Cales, Aquinum, Suessa,Caiatia, Telesia, Teanum e Venafrum. Al diritto è rappresentata la testa di Atenacon elmo corinzio crestato: questa iconografia risulta essere molto comune nellamonetazione coeva dell’Italia centrale…Gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi su questo tipo di emissioni ma la piùprobabile sembra essere quella che esse furono il simbolo di una convenzionecommerciale a favore di Roma, una sorta di “moneta unica”. Le città che emiseroquesta moneta erano tutte collegate dalla principale via Latina, che da Romaportava in Campania, e i loro antichi territori erano quasi tutti confinanti tra loro.Questa alleanza monetaria probabilmente fu favorita da Roma stessa, allo scopo diagevolare la circolazione di un numerario di uso corrente nelle minute transizionicommerciali dell’epoca subito posteriore alla guerra contro Pirro…

ridando, ancora una volta, la parola alla prof. Cantilena per la condivisibilechiosa finale:

La sensazione che si ricava da un esame sommario dell'intera questione è che leserie di Atena/Gallo possano effettivamente corrispondere ad una convenzionemonetaria adottata per facilitare lo scambio tra i centri a nord del Volturno e delCalore, dalla quale restò esclusa Neapolis i cui interessi si svolgevano a più ampioraggio sul Tirreno45.

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Pezzo d’asta CNG Triton V (15/01/2002) lotto 18.

NOTE

1 A.S. MAZZOCCHI, Commentarium… Tabulas Heracleenses, 1754 p. 534. Si trattava diun biunx come si evince dalla presenza dei due globetti su entrambe le facce. In realtà, come hanno fatto notare i proff. A. Barreda e J. Carbonell, Filologìa ynumismática itálica en el ms. 12639 de Antonio Agustin de la biblioteca nacional deMadrid vi è una clamorosa attribuzione anteriore di quasi due secoli fatta dal prelatoalifano che, parlando delle monete di Suessa, riporta (v. fol. 16r): “In aliis est caputApollinis, ex altera parte minotaurus, ut in nummis Neapolitanorum, Calenorum, etCajatinorum. Hoc solum differunt, quod Neapolitani greci litteris utuntur .Ceteri latinis: Suesano, Caleno, Cajatino…”. Gli studiosi spagnoli giustamente sidomandano: “Existieron estas monedas de Caiatia o estamos ante un pequeÀo lapsusmemoriae del autor? Il dubbio è, comunque, legato solo alla tipologia monetaria e noninficia il corretto riconoscimento che l’Agustìn fece, già nel corso del Cinquecento,dell’autorità emittente.2 V. a questo proposito G. DE SIVO, Storia di Galazia Campana e di Maddaloni, Napoli1859-1865. L’avverbio (trans o al di là) utilizzato all’inizio da studiosi che scrivevano inpaesi alla sinistra del Volturno (ad esempio Napoli, S. Maria Capua V., Telese, Alife etc.)stava ad indicare un territorio posto alla destra di esso. 3 Apparato alle antichità di Capua ovvero discorsi della Campania Felice di CAMILLO

PELLEGRINO (1651), nuova edizione, tomo I, Napoli 1771, pp. 422-428; Antonii SanfeliciiCampania, notis illustrata cura et studio ANTONII SANFELICII Junioris, 1726, n. 240.Questa volta per una più dettagliata “Storia degli studi e delle ricerche” rimando alcapitolo dedicatogli da G. RENDA, Il territorio di Caiatia, in “Carta Archeologia eRicerche in Campania” XV supplemento, fascicolo I, L’Erma di Bretschneider, Roma2004, pp. 237-423; gli accenni alle monete caiatine stanno, invece, alla pagina 248 note55 e 56.4 LIVIO 9,43,1; 22,13,6; e 23,14,13. Tra i molti studi dedicati agli ultimi due passi livianisegnalo R. COMPATANGELO, Sur les routes d’Hannibal: paysages de Campanie etd’Apulie, Besançon, 1999; e, localmente R. DI LELLO, Dal Trasimeno a Canne: Annibalenel Medio Volturno, in Annuario ASMV 1977, Napoli 1977, pp. 93-101.5 N. IGNARRA, De Palaestra Neapolitana..., 1770, pag. 252. L’autore continuava tuttaviaad ascrivere alla città sannitica quelle con la leggenda greca . Calatia e Atellafurono centri alleati a Capua e condivisero con essa l’esperienza filo-cartaginese che leportò tra il 215-212 a.C. ad emettere nominali tipologicamente simili (v. L. GRAZIANO, Lamonetazione di Capua – Cronologia di emissione e articolazione dei nominali, Napoli2009). Un corpus di queste monete con referenze bibliografiche e riproduzionifotografiche è stato edito da P. ÅSTRÖM, The coins of Calatia, in “Studia romana inhonorem Petri Krarup septuagenarii”, Odense University Press, 1976, pp. 38-40.

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6 Questa e tutte le altre immagini presenti nell’articolo sono frutto della ricerca edell’adattamento alla stampa svolti con cura da Valentino Nassa. Il grosso del suocontributo è costituito da un servizio fotografico su Caiatia presente nella seconda parte.7 F.M. AVELLINO, Italiae Veteris Numismata, tomo I, Napoli 1811, p. 97. Nel Supplementodel 1814, p. 6 l’A. descriverà pure la variante con la leggenda CAIATIN!. Nel 1843all’interno del suo Bullettino Archeologico Napoletano (n. XVII, p. 136), ritornandosull’argomento al margine di una recensione sulla monografia di Cajazzo edita dalSannicola, esprimerà «voti perché meglio si esaminino queste cajatine antichità,leggendone in particolare colla più scrupolosa attenzione le iscrizioni, e si dia opera arintracciare e conoscere quelle che o tratte già di terra non sono ancor pubblicate, o chegiacciono tuttavia sotterrate. Qualche nuova scoverta in tal genere potrà recar lume per lasicura attribuzione della medaglia colla epigrafe CAIATINO, da me per la prima voltapubblicata ed attribuita a Caieta, ma poi per novelli confronti creduta piuttosto di questaCalazia transvolturnina, il cui odierno nome Cajazzo converrebbe quindi creder derivatodal più vetusto di Caiatia».8 Musei Hedervarii in Hungaria numos antiquos graecos et latinos descripsit anecdotosvel parum cognitos etiam cupreis tabulis incidi curavit C. Michael a Wiczay opere duasin partes distributo, Vindobonae 1814, p. 20. La moneta caiatina, prima del 1841, passòin Francia ed è tuttora custodita nel museo parigino.9 F. DANIELE, Monete antiche di Capua con alcune brievi osservazioni, Napoli 1803.L’autore, nativo di S. Clemente, fu anche apprezzato storiografo, pluriaccademico e,durante l’occupazione francese, bibliotecario privato di Giuseppe Bonaparte e direttoredella stamperia reale.10 F. DANIELE, Le forche Caudine, II ediz. 1811, p. 11.11 J. MILLINGEN, Récueil de quelques médailles grecques inédites, Rome 1812, pp. 1-3.12 v. J. ECKHEL, Doctrina numorum veterum, pars I, vol. I, Vindobonae 1792, p. 128. L’A.subito dopo esprime anche il pensiero che regge l’intera II dissertazione dedicata alleterminazioni in OM, NO e R: Omissis ergo his eruditorum sententis adducor, ut credam,voces similes aliud non esse, quam urbium gentilia, sed flexa in O pro natura linguae huictractui familiaris, quiscunque is casus, seu rectus seu obliquus statuatur.13 T. E. MIONNET, Description de médailles antiques grecques et romaines – Supplement– Tome Premier, Paris 1819, p. 232. L’equivoco è riscontrabile particolarmente negliscritti in lingua francese, cito ad esempio M. HENNIN, Manuel de Numismatique Ancienne,tome II, Paris 1830, p. 77 ma è anche in D. SESTINI (v. nota sotto).14 D. SESTINI, Classes generales seu moneta vetus urbium, populorum et regum ordinegeographico et chronologico descripta. Editio secunda emendatior et locupletior,Florentiae 1821, p. 1315 J. MILLINGEN, Ancient coins of Greek cities and kings, London 1831, p. 3 e nota 1.16 V. nel suo primo artico in “Annali dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica” vol.

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II, Parigi 1830, p. 303 il ragionamento concluso con le parole : “Et comme le génitifpluriel grec sous-entend et , le datif latin ne peut-il pas supposer unsens tel que celui-ci: cusum populo Caleno, Suesano, Sorano?”? D. RAOUL-ROCHETTE, Lettre a Monsieur Grotefend sur quelques médailles de roi desOdryses et des Thraces, in “Nouvelles Annales publiées par la section française del’Institut Archéologique”, tome I, Paris 1836, p. 130 n. 1.18 F. M. AVELLINO, Opuscoli diversi, vol. II, Napoli 1833, pp. 36-3719 F. M. AVELLINO, c. s., p. 160.20 G. FIORELLI, Bullettino del Museo Nazionale di Napoli, vol. I, Napoli 1864, pp. 151-158.21 F. CAPRANESI, Monete etrusche, italiche e greche, in “Annali dell’Instituto diCorrispondenza Archeologica” anno 1840, vol. XII, fascicolo secondo e terzo, Roma1841 pp. 214-215. All’interrogativo se il tipo Dioniso/Pantera fosse stato invece emessoa Minturnae hanno, ultimamente, dedicato pagine di accurata indagine ANDREA eANTONIO MORELLO, La riscoperta di una moneta antica, in “Monete antiche” bimestraledi numismatica classica e medioevale, anno III, n. 17, Cassino 2004, pp. 3-14. Ad essirimando anche per i richiami bibliografici.22 C.R. LEPSIUS, Inscriptiones umbricae et oscae quotquot adhuc repertae sunt omnes,Lipsiae 1841, pp. 113-114. Lapidaria è, al termine, la descrizione del tipo: “NummiCaiatiae vel Caiatii gallo et capite Minervae insigniti sunt et prorsus accedunt adnummos Calium, Teani, etc.”.23 N. CORCIA, Storia delle Due Sicilie dall’antichità più remota al 1789, tomo I, Napoli1843, pp. 50-351.24 CH. LENORMANT, Introduction à l’étude des vases peints, in “Élite des monumentscéramographiques” tome premier, Paris 1844, pp. lii-liii oppure ID., Recherches sur lesepoques et sur les causes d’émission de l’aes grave en Italie, deuxieme article, in “RevueNumismatique” publiée par E. Cartier et L. de La Saussaye, Paris 1844 pp. 258-259.25 TH. MOMMSEN, Oskische studien, Berlin 1845, p. 36. Concetto che ribadirà in altrepubblicazioni tra le quali il Corpus Inscritionum Latinarum, vol. I, Berolini 1863, p. 9:“Civitatis nomen in Campanis secundum Graecam eius aetatis consuetudinem soletproferri plene scriptum poniturque plerumque populi nomen casu secundo numeripluralis, ut sunt Aisernino, Caiatino, Caleno, Corano, Cosano, Paistano, Romanom etRomano, Suesano; nam etsi linguae leges item ad nominativum secundae declinationisomissa extrema s haec ut referamus permittunt, tamen eiusdem aetatis eiusdemqueregionis nummi Graeci et Osci ignorant usum hunc ab antiquissima aetate sola nonalienum, contra ethnici genetivum pluralis maxime amant…”.26 J. FRIEDLAENDER, Oskischen münzen, Leipzig 1850, pp. VI e 19.27 PH. EDUARD HUSCHKE, Sprachliche und sachliche Erklärung, Grammatik undGlossarium, Elberfeld 1856, p. 156.

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28 G. RICCIO, Repertorio ossia descrizione e tassa delle monete di città antiche compresene’ perimetri delle province componenti l’attuale Regno delle Due Sicilie al di qua dalfaro, Napoli 1852, p. 20.29 J. J. LEITZMANN, Katalog des vom 15 August bis 5 September 1853 öffentlichversteigerten Münzkabinetes der Stadtbibliothek zu Leipzig, Leipzig 1854, p. 3.30 L. SAMBON, Recherches sur les anciennes mannaie de l’Italie méridionale, Napoli1863, pp. 54, 59, 62, 65.31 L. A. MILANI, Aes rude, signatum e grave rinvenuto alla Bruna presso Spoleto –Ermeneutica e cronologia della primitiva monetazione romana, in “Rivista Italiana diNumismatica” Anno IV, Milano 1891, p. 49 nota 19.32 Cfr. E. GABRIGI, Pietrabbondante - Ripostiglio di monete di bronzo antiche dellaCampania provenienti dal territorio di Bovianum Vetus, in “Notizie degli Scavi diAntichità”, serie V, 1900, pp. 645-656. L’A. per il fatto che “i bronzi di Aquinum,Teanum, Teanum, Cales, Suessa, col tipo del gallo, portano impresse le tracce di unacircolazione più o meno lunga” li considerò ancora più antichi.33 No specimen is found in the British Museum lamentava il reverendo A. W. HANDS

riguardo all’unica tipologia nota della moneta caiatina nel suo libro sulle Italo-GreekCoins of Southern Italy, London 1912, pp. 16-17.34 Esorto, ancora una volta, quanti volessero approfondire l’argomento, a prenderevisione del quaderno di cultura n. 21 edito dall’Associazione Storica del Medio Volturnonel 1995.35 V. particolarmente la nota 21 a p. 233 dell’articolo a cura di M. NASSA, Sul medaglieredel Museo Campano - Introduzione e note ad alcuni documenti epistolari, in AnnuarioASMV 2000, Piedimonte Matese 2001, pp. 221-248.36 N. BORRELLI, Calatia e Caiatia – nota storico-numismatica, in “Bollettino del CircoloNumismatico Napoletano”, Anno III , nn. 4/5, Napoli 1937, pp. 86-89. Ringrazio peravermi permesso la visione del raro contributo il dott. Luigi Graziano. Le rettifiche delBorrelli riguardano la dichiarata vicinanza di Caiatia alla città di Suessa e il suocoinvolgimento nell’episodio delle Forche Caudine narrato da Livio. Le varianti alle qualiaccenna sono quelle riportate dal Sambon ai nn. 974-976.37 V. in Numismatica XII, 1946, pp. 6-10. Il lavoro riaffronta e migliora idee espressemolti anni prima ne La moneta federale delle città campane, in “MiscellaniaNumismatica” Anno III, marzo 1922, n. 3, pp. 33-34. Allora, infatti, Borrelli riteneva che“ai tipi suddetti, di Apollo e del toro, si sostituiscono in un secondo periodo, e cioè versola fine del III sec. a.C., altri tipi indubbiamente esponenti anch’essi della cennataconfederazione tra le varie città campane. Sono ora la testa di Pallade al dritto e il galloche canta, nel verso”.38 B. DI DARIO, Notizie storiche della città e diocesi di Caiazzo, 1941, p. 29: “Che Caiatiasia stata fondata dagli Osci è provato da antichissime monete battute in questa città, sulle

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quali si leggeva CAIATINIM in carattere osco; ed una di esse era gelosamente custoditanel Museo Campano. Ne parla il Garrucci” (Le monete dell’Italia Antica,1885, Tav.LXXXIII, n. 15). “Tale moneta oggi non esiste” assicurava E.T. SALMON in Il Sannio e iSanniti, (1967), ristampa Einaudi 1995, p. 82 n. 62; e, in riferimento alla lega monetaria,l’illustre socio canadese dell’ASMV sottolineava a p. 258 i risvolti strategici dell’alleanzala quale “creava una specie di zona cuscinetto fra il territorio romano e quello sannita, cheproteggeva efficacemente la strada interna verso la Campania, quel tracciato che sarà poiricalcato dalla Via Latina, così che la sezione centrale del territorio romano non era piùvulnerabile”.39 D.B. MARROCCO, L'Arte nel Medio Volturno, 1964. A pag. 11 della ristampa del 1998vi è una fotografia del rovescio monetario caiatino quasi sicuramente scattatasull’originale custodito al museo civico prima dei furti.40 M. ROY, Les monnaies campaniennes de Calatia, Bulletin de la Societé denumismatique vol. 14, Paris, 1959, p. 365; J. HEURGON, A propos des monnaies deCalatia et de Caiatia, Bulletin de la Societé de numismatique vol. 15, Paris, 1960, p. 374. 41 M. H. CRAWFORD, Coinage and money under the Roman Republic: Italy and theMediterranean economy, University of California Press, 1985, p. 48: “There is no doubtthat these issues are contemporary with the First Punic War issues of Neapolis, producedin order to aid the Roman military effort, and they should be regarded as fulfilling asimilar function”. Questo concetto era già stato espresso dall’Autore in La monetazionedi bronzo di Poseidonia - Paestum, “Atti del III Convegno Internazionale di StudiNumismatici, Napoli 19-23 aprile 1971”, in AIIN, suppl. vol. 18-19, 1973, p. 14642 R. CANTILENA, La moneta tra Campani e Sanniti nel IV e III secolo a.C. in “Studisull’Italia dei Sanniti” Roma 2000, pp. 82-89.43 R. CANTILENA, Problemi di emissione e di circolazione monetale, in “Sannio” 1984,pp. 85-97.44 A. MORELLO, I Sanniti e la conquista romana, scheda informativa in “AtinaNumismatica…”, Quaderno di studi del Circolo Numismatico “Mario Rasile” n. XXI,Formia 1997, p. 18.45 R. CANTILENA, Monete della Campania antica, Napoli: Banco di Napoli, 1988, p. 164

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