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Belgiorno, Lentini 1 VI Congresso Nazionale di Archeometria “Scienza e Beni Culturali” Pavia, 15-18 febbraio 2010 ORIGINI E SVILUPPO DELL’INDUSTRIA TESSILE A PYRGOS - MAVRORACHI (CIPRO), DURANTE IL II° MILLENIO a.C. M.R. BELGIORNO, A. LENTINI. CNR Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali - Area della Ricerca di Roma 1, Via Salaria Km 29,500 CP 10 -I - 00016 Monterotondo St. - Roma. e-mail: [email protected] Riassunto L’indagine archeologica del sito di Pyrgos a Cipro è iniziata nel 1995 con la scoperta dell’insediamento di Mavrorachi nei pressi di Limassol. Nel 1996 e 1997 sono state effettuate le ricognizioni e i sondaggi preliminari sull’area prescelta. Lo scavo stratigrafico è iniziato nel 1998. L’area di studio è situata nella fascia costiera alle pendici meridionali del massiccio della Troodos, con formazioni calcaree che dalla penisola di Akrotiri (golfo di Limassol) arrivano fino al golfo di Larnaca, comprendendo una vasta area mineraria. Il sito archeologico, distrutto da un terremoto intorno al 1900-1850 a.C. circa, si trova in posizione sopraelevata al centro di un vasto insediamento del Bronzo Antico e Medio risalente al periodo Calcolitico. L’intatta giacitura delle strutture e dei reperti, ignorati per 4000 anni alle porte del villaggio omonimo, offre una rara occasione per effettuare indagini archeometriche e archeobotaniche in un contesto di materiali incontaminati. Le aree indagate in dieci anni di scavo, riguardano due vasti cortili e due officine per la produzione di oggetti in bronzo, un frantoio con magazzino per le giare, una fabbrica di profumi o sostanze terapeutiche ricavata nell’angolo nord orientale della grande sala del frantoio, una stanza per la lavorazione del vino e un edificio triangolare in elevazione con annesso, un altare costruito con pietre grezze per rituali di culto. Durante le campagne di scavo del 2004-9 sono state rinvenute nell'unità stratigrafica G7L5 e G2L3 sono state rinvenuti due ambienti dedicati all’industria tessile. Alcune fuseruole a volano (Philia - fase MC II), presentavano all’interno della sezione biconico - lenticolare sedimenti archeologici sigillati, che sono stati estratti e flottati in piccole quantità in una soluzione di acqua glicerinata. Alcune fibre mineralizzate (processo diagenetico, le particelle più fini di limo e argilla sono penetrate all’interno delle fibre) dopo imbibizione si sono rigonfiate e ingrandite risalendo in superficie. Sono state esaminate complessivamente 932 morfologie, di cui 150 di cotone (Gossypium ssp.), che risulta essere il più rappresentato insieme alle fibre di Asclepias ssp. (62) e Hibiscus ssp. (45) fra le fibre vegetali, mentre fra quelle di origine animale prevale la lana con 297 filamenti. Parole chiave: tessili, fuseruole, manufatti, calcolitico, cipro. Abstract The archaeological investigation of the Pyrgos site on Cyprus began in 1995, when the settlement of Mavrorachi was discovered near Limassol. In 1996 and 1997, the selected area was surveyed and exploratory digs were made. The stratigraphic excavation began in 1998. From the geological standpoint, Pyrgos is in the southern coastal belt under the slopes of the Trodos massif, which stretches from the peninsula of Akrotiri (Gulf of Limassol)

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VI Congresso Nazionale di Archeometria “Scienza e Beni Culturali” Pavia, 15-18 febbraio 2010

ORIGINI E SVILUPPO DELL’INDUSTRIA TESSILE A PYRGOS - MAVRORACHI (CIPRO), DURANTE

IL II° MILLENIO a.C.

M.R. BELGIORNO, A. LENTINI.

CNR Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali - Area della Ricerca di Roma 1, Via Salaria Km 29,500 CP 10 -I - 00016 Monterotondo St. - Roma.

e-mail: [email protected]

Riassunto L’indagine archeologica del sito di Pyrgos a Cipro è iniziata nel 1995 con la scoperta dell’insediamento di Mavrorachi nei pressi di Limassol. Nel 1996 e 1997 sono state effettuate le ricognizioni e i sondaggi preliminari sull’area prescelta. Lo scavo stratigrafico è iniziato nel 1998. L’area di studio è situata nella fascia costiera alle pendici meridionali del massiccio della Troodos, con formazioni calcaree che dalla penisola di Akrotiri (golfo di Limassol) arrivano fino al golfo di Larnaca, comprendendo una vasta area mineraria. Il sito archeologico, distrutto da un terremoto intorno al 1900-1850 a.C. circa, si trova in posizione sopraelevata al centro di un vasto insediamento del Bronzo Antico e Medio risalente al periodo Calcolitico. L’intatta giacitura delle strutture e dei reperti, ignorati per 4000 anni alle porte del villaggio omonimo, offre una rara occasione per effettuare indagini archeometriche e archeobotaniche in un contesto di materiali incontaminati. Le aree indagate in dieci anni di scavo, riguardano due vasti cortili e due officine per la produzione di oggetti in bronzo, un frantoio con magazzino per le giare, una fabbrica di profumi o sostanze terapeutiche ricavata nell’angolo nord orientale della grande sala del frantoio, una stanza per la lavorazione del vino e un edificio triangolare in elevazione con annesso, un altare costruito con pietre grezze per rituali di culto. Durante le campagne di scavo del 2004-9 sono state rinvenute nell'unità stratigrafica G7L5 e G2L3 sono state rinvenuti due ambienti dedicati all’industria tessile. Alcune fuseruole a volano (Philia - fase MC II), presentavano all’interno della sezione biconico - lenticolare sedimenti archeologici sigillati, che sono stati estratti e flottati in piccole quantità in una soluzione di acqua glicerinata. Alcune fibre mineralizzate (processo diagenetico, le particelle più fini di limo e argilla sono penetrate all’interno delle fibre) dopo imbibizione si sono rigonfiate e ingrandite risalendo in superficie. Sono state esaminate complessivamente 932 morfologie, di cui 150 di cotone (Gossypium ssp.), che risulta essere il più rappresentato insieme alle fibre di Asclepias ssp. (62) e Hibiscus ssp. (45) fra le fibre vegetali, mentre fra quelle di origine animale prevale la lana con 297 filamenti. Parole chiave: tessili, fuseruole, manufatti, calcolitico, cipro. Abstract The archaeological investigation of the Pyrgos site on Cyprus began in 1995, when the settlement of Mavrorachi was discovered near Limassol. In 1996 and 1997, the selected area was surveyed and exploratory digs were made. The stratigraphic excavation began in 1998. From the geological standpoint, Pyrgos is in the southern coastal belt under the slopes of the Trodos massif, which stretches from the peninsula of Akrotiri (Gulf of Limassol)

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to the Gulf of Larnaca, and includes a large mining area. The archaeological site is on a rise at the centre of a large Early Bronze Age settlement whose excavated sections date from around 1950-2000 BCE. In eight digging seasons, the Italian NRC’s Archaeological Mission brought to light around 30 % of the architectural complex, which corresponds to the industrial area. The investigation is bringing to light a large, unitary, pseudo-palatial complex with an area of around 4000 square meters (calculated by means of geophysical prospecting and a geographic information system); it had been destroyed by an earthquake around 1850 BCE. An especially important discovery was the industrial area devoted to processing bronze, olive oil, textiles perfumes and medicinal substances. This area was partially brought to light during the last three excavation seasons. The different rooms in which industrial activities were carried on were interconnected, and their arrangement may have been designed to enable reuse of the stone tools and the waste materials, according to a seasonal system of labour use that is well documented in the Palestinian culture of the 9th to 7th centuries BCE. The importance of the site lies not only in the rarity of its identity as an industrial complex, but also in the integrity of the prehistoric levels, which were buried all of a sudden as the earthquake tumbled the walls. This circumstance is making it possible to reconstruct, through archaeometric investigations, the development of metallurgical, agricultural, medicinal and textile production methods that go back to the beginning of the second millennium BCE. The site offers a unique research opportunity; to date no comparable tangible finds have been discovered in the Mediterranean area, only inscriptions related to administrative records preserved in the palatial systems of the Aegean and the Near East. In this working environment, two rooms was dedicated to the textile industry: dyeing, spinning and weaving. The spindle whorls have been classified by shape (conical, biconical, spherical, truncated and cylindrical), type (fabric technology and surface treatment, height, diameter, weight, size and inclination of the central perforation, use-wear), style and, of course, chronology (from Philia phase to MC II). Concerning the weight, Pyrgos evidence offers a wide range of sizes, confirming the use of different technologies and types of spinning, in relation to the type of fibre and the final result desiderated. The fibers and woven materials, all of which were particularly deteriorated, were consolidated with a 5% vinyl acryl nitrile emulsion. We avoided physically handling such deteriorated material by employing techniques that have been used in the past for remote sensing of images obtained from optical microscopes. Some of the recovered loom weights had sealed sediments inside their perforations. We floated these sediments in small quantities of glycerinated water. The fibers that had been mineralized (probably through a diagenetic process where fine particles of silt and clay had penetrated inside the fibers) sank to the bottom. We initially examined 932 morphologies, of which 150 of cotton (Gossypium ssp.), that it turns out to be the most represented with fibers of Asclepias ssp. (62) and Hibiscus ssp. (45) among for the vegetables fibers, while wool with 297 fibers in the most frequent animal fiber. Keywords: textiles, spindle whorls, artefact, calcolitic. cyprus. Introduzione Durante la campagna di scavo del 2004-6 sono state rinvenute nell'unità stratigrafica G7L5 due ambienti dedicati all’industria tessile (Fig. 1). Tale unità stratigrafica era costituita da sedimenti prevalentemente limoso - sabbiosi ricchi di componenti organici prodotti dall’intensa frequentazione antropica dell'area. In seguito il ritrovamento di

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varie fuseruole a volano di diverse dimensioni e tipologia, di resti di telaio, pesi da ancoraggio, strumenti in osso e rame per la manifattura di fibre tessili, e di due vasche tintorie con all’interno diverse masserelle variamente colorate, ha permesso una serie di dettagliate indagini analitiche di questa unità stratigrafica.

Fig. 1: Veduta generale del sito archeologico (nord – sud). Materiali e metodi Alcune fuseruole a volano (Fig. 2), provenienti dalla UUSS PY03 - G7L5 e G2L3, presentavano all’interno della sezione biconico - lenticolare sedimenti archeologici sigillati con presenza di elementi organici mineralizzati, che sono stati estratti e flottati in piccole quantità con una soluzione di acqua glicerinata e in alcuni casi con olio di paraffina. Alcune fibre dopo imbibizione si sono rigonfiate e ingrandite risalendo in superficie (Fig. 3). Il problema della manipolazione di materiali di origine organica molto deteriorati è stato in parte risolto ricorrendo a tecniche di telerilevamento delle immagini da microscopio ottico. Le indagini morfobiometriche delle diverse fibre sono state effettuate con un analizzatore di immagini. Le immagini telerilevate al videomicroscopio ottico sono state acquisite, con i colori reali (evitando in questo modo i falsi colori dei software commerciali), come immagini di tipo Raster (matrice binaria con un origine x - y) che possono raggiungere una dimensione massima di 800 X 600 pixels. Discussione dei risultati FIBRE VEGETALI Gossypium sp. (Cotone) Si tratta di fibre costituite da peli unicellulari dello spermoderma dei semi del genere Gossypium (Malvaceae). La parete cellulare dei peli è costituita quasi esclusivamente da lunghe molecole polimeriche di cellulosa, simili a quelle del tessuto legnoso (xilema). La fibra del cotone si differenzia da questi grazie a catene molecolari più lunghe con un

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più alto grado di cristallinità e, dal punto di vista tecnologico, migliori proprietà fisiche (Wingate, 1974).

Fig. 2: US G7L5, fuseruole a volano di diverse dimensioni e tipologia.

Fig. 3: USG7L5 fuseruola n° 311, groviglio mineralizzato di fibre tessili. Al microscopio, le fibre osservate in posizione longitudinale appaiono come un nastro appiattito con bordi leggermente rialzati, in cui le spirali cambiano spesso il senso di torsione nelle cosiddette zone di inversione (circonvoluzioni a spirale). In alcuni casi sono presenti sottili striature, insieme al lume ridotto ad un segmento sottile verso il centro della fibra (Skinkle, 1949). Lo spessore della fibra varia tra 1 e 4 µm. Il luogo d'origine, cosi come le condizioni pedoclimatiche di coltivazione, influiscono anche sulla morfologia del seme (Tomlinson and Allan, 1984).

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Hibiscus ssp. (Ibisco) Le fibre hanno forma tubolare (fig. 4) compressa con fibrille fuoriuscenti dal corpo principale; le fibrille possono essere ben visibili oppure sporgere dalle pareti come denti di sega o ciuffi poligonali (Garner, 1949). La corteccia di ibisco è stato sempre utilizzato per ottenere fibre tessili. Originaria della Persia, la pianta si è diffuso con la coltivazione nel bacino mediterraneo con il nome di “cotone egiziano” (Drower, 1982).

Fig. 4 – USG7L5, fibra di Hybiscus sp. (40X). Asclepias sp. (Erba della bambagia) Le fibre accompagnano i semi di questa pianta: hanno forma cilindrica con largo canale vuoto e pareti spesse (Poma, 1970). Le Asclepiadaceae comuni nel Mediterraneo, sono Asclepias graeca idonea per cordami, Asclepias syriaca L. per tessuti poco pregiati e Asclepias vincetoxicum, diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo (Zohary, 1973), dove era conosciuta con il nome di seta selvatica, usata quasi esclusivamente per imbottiture, per la difficoltà della sua tessitura. Anche dal fusto si ottengono delle fibre tessili di scarso valore. I filamenti sono lucenti, bianco-giallicci, con pareti sottilissime e lignificate. Lygeum spartium L. (Sparto) - Stipa ssp. (Alfa) Alcuni frammenti di questa graminacea mediterranea con bordi sporgenti per espansione del tessuto parenchimatico oltre che fibre di Stipa, sono stati evidenziati all’interno di sei fuseruole Lygeum spartium L. e Stipa ssp. di ambiente mediterraneo e del nord Africa, sono specie che forniscono tipici materiali da intreccio per la manifattura di borse e stuoie. Per macerazione si ottengono fibre tessili nastriforme con rade striature trasversali (Lentini, 2009). Sono attualmente commercializzate con il nome generico di "Sparto" (Paddok, 1960). Calotropis sp. (Pomo di Sodoma) La morfologia delle fibre è caratterizzata da fitte punteggiature sulle pareti, specifiche delle Calotropee (Garner, 1949), il fascio di filamenti è consolidato dalla pectina. Le fibre di Calotropis sono ottenute per macerazione della corteccia. Da varie specie di Calotropis ssp. si ottengono fibre tessili, le più usate sono la Calotropis gigantea L., la

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Calotropis procera (fibre ricavate dai peli che avvolgono i semi) e la Gompocarpus fructicosa L. AITON dalla quale si ottengono fibre tessili simili alla seta (seta vegetale). Cannabis sativa L. (Canapa) Le fibre presentano una morfologia tubolare con setti trasversali obliqui e fibrille sporgenti dalle pareti. La canapa è una pianta da fibra molto conosciuta (Barber, 1991), per la sua elevata produzione di cellulosa, da sempre utilizzata per la manifattura di vele e gomene, per cordami di vario genere, per l’abbigliamento e per le tele da dipingere. Urena lobata (Albero Fiamma) E’ una Malvacea, presenta filamenti lunghi, fini e lucenti, è usata per la manifattura di tessuti leggeri e per i cordami. Nell’antica Grecia (Pekridou Gorechki, 1992) veniva prodotta una fibra proveniente dalla famiglia delle Malvaceae, segnalata sempre in letteratura con termini generici e mai caratterizzata in contesti di scavo. Il ritrovamento all’interno della fuseruola proveniente dalla US G7L5 di tali fibre può essere considerato un significativo contributo a questa tematica. Genisteae Fibra tubolare con lume centrale ridotto ad una linea sottile. Sono presenti cavitazioni cuneiformi. Le fibre sono estratte per macerazione dalla pianta. Urtica dioica L. (Ortica) L’analisi dei caratteri morfologici di queste fibre ha fornito dati molto limitati e incerti per una esatta determinazione tassonomica rispetto alle più conosciute e diffuse fibre vegetali, anche perché gli studi svolti su questa specie sono stati finora relativamente pochi. I rilievi morfologici effettuati al microscopio ottico a forte ingrandimento sono stati comparati ad altri effettuati su preparati di confronto che hanno evidenziato la presenza di nodi e ingrossamenti trasversali. In posizione longitudinale presentano forma ellittica con presenza di un canale medio grande. Le pareti cellulari dei filamenti non sono lignificate, il saggio chimico per rilevare la presenza di lignina è stato effettuato con fluoroglucinolo sciolto in alcool metilico con aggiunta di HCl concentrato (Fejgi, 1989), questo test è risultato negativo. I tessuti di fibra di ortica sono resistenti e traspiranti come quelli del lino (Tutin, 1993); la fibra può assumere caratteristiche meccaniche diverse a seconda di come viene filata. Se viene molto attorcigliata su sé stessa, ostruendo completamente la parte cava che trattiene l’aria, la fibra assume caratteristiche simili a quella del cotone; se è attorcigliata poco, l’aria rimane all’interno della fibra e il tessuto che se ne ricava protegge dal freddo come la lana. Linum usitatissimum L. (Lino) La fibra è cilindrica e caratterizzata da strutture ad anelli orizzontali equidistanti fra loro; in sezione longitudinale si evidenzia un canale centrale. Mostra una struttura molto rigida, è insensibile all’invecchiamento e molto resistente (5 - 6.1 g/den). Le fibre in condizioni di forte umidità aumentano la loro resistenza, dovuta essenzialmente alla struttura cristallina del filamento. Le fibre si ricavano dal fusto del Linum usitatissimum L. e hanno natura cellulosica. Durante la campagna di scavi archeologici 2006 in prossimità della US PY06 H6L5 sono stati individuati 13 semi carbonizzati di Linum usitatissimum L., verosimilmente riferibili all’industria tessile di Pyrgos., che non hanno trovato per il momento confronti evidenti con altri siti limitrofi, per l’assenza di ritrovamenti di semi di lino.

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Arundo donax L. (Canna domestica) La fibra è tubiforme, superficie liscia, sono presenti punteggiature in prossimità dei margini prodotte dalla presenza di fitoliti, dalla granulometria molto fine, rilevabili al microscopio ottico con ingrandimenti notevoli. Generalmente veniva usata per la manifattura di cordami e borse, alle quali conferiva elasticità e resistenza. In Egitto le foglie della canna domestica erano usate per avvolgere le spoglie dei defunti (Drower, 1982). Inoltre il fusto cavo è insieme flessibile e resistente, così da essere considerato per la realizzazione di strumenti musicali elementari quali ance, flauti, pettini e archi musicali (Sachs, 1914). FIBRE ANIMALI Lana Le fibre di lana (Fig. 5) rappresentano oltre il 32 % di quelle esaminate. Si tratta di una fibra tessile animale di origine "cutanea", prodotta dalla pelle degli ovini, di natura proteica, formata soprattutto da proteine cheratiniche. Ha una struttura estremamente complessa, costituita da due, o più spesso tre, diversi tipi di aggregati cellulari, in sezione trasversale distribuiti concentricamente, che la rendono scagliosa all'esterno e porosa all'interno. In questa zona le cellule cuticolari, distinte in orto e paracorticali, sono a forma di fuso. La disposizione di queste due componenti dà origine all'arricciatura della fibra (Paddok, 1960). Durante la crescita, la fibra è lubrificata da una miscela cerosa, composta da lanolina. Peli lanosi e peli setolosi vengono distinti a seconda del tipo di follicolo da cui è prodotta la fibra lanosa. Se il vello ha una maggiore densità dei primi, la lana è più pregiata.

Fig. 5: USG7L5 fibra di lana (40X). La qualità delle fibre dipende dalla parte del corpo dell'animale (Skinkle, 1949): le spalle e il dorso danno le fibre lanose più pregiate, i fianchi quelle abbastanza pregiate e fini, le altre aree producono le fibre più setolose e più irregolari. La finezza varia tra i 10 e i 70 µm. Durante la flottazione in acqua glicerinata di vari sedimenti selezionati nella US G7L5, sono state caratterizzate varie fibre di lane colorate in rosso, blu e verde.

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Seta selvatica - Seta tortricita - Tortrix viridana L. Lepidottero Fam. Tortricidae. Nella figura 6 si osservano in basso microresti filamentosi con margini ispessiti e porzione terminale distribuita ad angolo ottuso. I microresti recuperati dalla vagliatura in acqua glicerinata dei sedimenti provenienti dalle vasche tintorie della US G7L6, in una prima fase di studio furono classificati nel gruppo dei microresti indeterminati. In seguito al recupero di alcune strutture, reticolari si identificava il tipico intreccio generato dal dipanamento dal bozzolo sericeo dalla larva del lepidottero Tortrix viridana L..

Fig. 6: USG2L3 seta tortricita, particolare della struttura reticolare. FIBRE MISTE Lana Lingusta (Termine merceologico) All’interno di una ciotola a base rotonda (Red Polished III) in prossimità di una vasca (US PY L5M5 - livello 4), è stato recuperato uno stoppino bianco/ialino in fase di prima torcitura a S, di categoria grossolana, delle dimensioni di 10 cm di lunghezza e 1 cm di diametro. Di colorazione ambrata e costituito da varie fibre (lana, Gossypium sp. e Crotalaria sp.), rappresenta il frammento di tessuto più grande a tutt’oggi scavato e identificato. L’analisi morfologica ha evidenziato filamenti di cotone tinti in blu e fibre di lana gialla; per le dimensioni medio fini del diametro (10 µm), probabilmente provenienti dai fianchi dell’ovino. Le fibre di Crotalaria sp., le più grossolane, mostrano i margini di colore verde brillante. Lo spettro di fibre individuato rimanda ad un’attività manifatturiera volta alla produzione di scialli e mantelli (Poma, 1970). Questa varietà di filati si commercia tuttora con il nome di “Berandine”, mentre i tessuti ottenuti si commerciano con il nome di “Lana Ligusta”. E’ una varietà adatta per coperte, tappeti e arazzi, nei paesi anglosassoni questo filato è commercializzato con il nome di “Wool and Fiber Rug”.

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FIBRE MINERALI Fibre di Amianto (Asbestos) Di dimensioni medio grandi, di colore verde - grigio, è una fibra di cristalli filamentosi di silicati di vario tipo, schiacciata con porzione terminale appuntita. Presenta un canale centrale con setti semidiagonali in corrispondenza di vari accrescimenti discontinui alternati ad un canale secondario. Le fibre possono essere libere in matrice friabile o debolmente legate. L’amianto è un minerale di origine metamorfica che si rinviene, associato ad antigorite, nelle litoclasi di rocce serpentinose. E’ associato quasi sempre, per la sua filabilità e tessibilità, alle fibre più fini e preziose dell’antichità, ed è chiamato “lino vivo” o “lino di Koapas” (Plinio il Vecchio) dalle miniere di Amiondos e Dimmata nell’isola di Cipro da dove veniva ricavato. FIBRE ALLOCTONE Hyphaene thebaica (L.) MART. (Palma dum) Le fibre appaiono come filamenti medi con andamento spesso ondulatorio. A forte ingrandimento sono presenti sui margini una serie di fitoliti dalla morfologia piano piatto, costituiti da una cellula quadrangolare che non permette di distinguere eventuali ornamentazioni. Questi elementi rilevano il carattere silicofilo di questa palma. Inoltre è presente una striatura centrale longitudinale caratterizzata da una serie di setti trasversali paralleli. Questa fibra usata sempre per la manifattura di cordami (Lentini, 2009), sotto l'aspetto dell'evoluzione tecnologica rappresenta un progresso nella lavorazione dei cordami, per una migliore elasticità, per un livello maggiore alla torsione e resistenza allo sforzo. VEGETAZIONE E AMBIENTI - ELEMENTI DI GEOBOTANICA I risultati delle indagini morfobiometriche (Tab. 1), condotte sui campioni relativi alla US G7L5 e G2L3, consentono di svolgere alcune considerazioni sul paesaggio vegetale antico e sulla origine delle varie fibre vegetali identificate. Gossypium ssp. L’origine della domesticazione della pianta del cotone è stata individuata nell’attuale regione del Baluchistan (Pakistan, Marshall, 1990, reprint – Muthlethaler et al., 2002). La diffusione di queste specie verso il Vicino Oriente e nel bacino Mediterraneo (Zohary e Hopf, 1994) è probabilmente precedente al periodo Harappano. E' coltivata dai tempi più antichi (Van Zeist e Caspaire, 1984) in alcuni paesi del bacino Mediterraneo, Egitto (Lentini A., 2000), Italia (Sicilia) (Tomlinson and Allan, 1984), Grecia (Zohary e Hopf, 1994), Turchia (Hastorf e Near, 1998), Palestina (Feinbrunn, 1978). Linum usitatissimum L. Specie tipica dei biomi Mediterranei fino alle coste del Vicino Oriente. Vive in fitocenosi composte da Sesamum ssp., Aracchis ssp. e Helianthum ssp. (Zohary, 1973). Hibiscus ssp. Presente nell’Italia meridionale, Sicilia, Sardegna, Spagna, Peloponneso, Creta, Cipro e in ambienti sub-tropicali (Di Castri and Mooney, 1973) caratterizzati da stagni e paludi, convive, con specie spontanee e altre coltivate. Erba annua o perenne (Abelmoschus moschatus e Hibiscus abelmoschus) appartenente della famiglia delle Malvacee (dall'arabo habb almusk, chicco di muschio, attraverso lo spagnolo abelmosco) (Tomlinson and Allan, 1984). Fiorisce in estate ed è diffuso e coltivato per le fibre, che

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si ricavano dal fusto e che vengono utilizzate per la fabbricazione di vele (Wild, 2001), e per i frutti a capsula piramidale contenenti molti semi (detti semi di ambretta), da cui si ricava un olio di odore muschiato usato in profumeria. Calotropis sp. e Asclepias sp. Originarie dell'areale Mediterraneo, elemento Malveto-Hirschfeldietum (Eig, 1931-32) della Palestina, generalmente vive in terreni con poca materia organica, in prossimità di suoli calcarei.

Tab. 1: Fibre tessili caratterizzate durante le indagini morfologiche, somme e percentuali riferite per specie, gruppi di provenienza e colore. Cannabis sativa L. La domesticazione della Canapa, secondo le osservazioni effettuate in passato dai viaggiatori di fine ottocento, è avvenuta in alcune aree prospicienti le zone montagnose del subcontinente Indiano (Dastur, 1963). Molte segnalazioni sulla coltivazione della canapa in ambiente mediterraneo sono riportate nei diari di agronomi Romani (Lachman e Rudorff, 1848-1852).

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Spartium junceum L. Spontaneo nelle fitocenosi della bassa macchia mediterranea in Italia, Corsica e Cipro (Di Castri and Mooney, 1973), ha i rami patenti e giunchiformi. Lygeum spartum L. Si rinviene spontanea nei siti aridi del Mediterraneo, Italia meridionale, Sicilia, Sardegna, Grecia, Zante, Creta, Cipro e in alcune coste della Spagna (Braun Blanquet,1937). Gli esemplari italiani si distinguono per la presenza di soli tre stami (Pignatti, 1982), mentre i morfotipi che vivono sulle isole Greche e su alcune coste della Spagna possiedono sei stami. Hyphaene thebaica (L.) MART. (Palma dum) Il centro di origine e diffusione della Palma dum è il golfo di Aqaba, in prossimità di wadi Taba nel Sinai (Zohary, 1973); è presente come specie minore nelle oasi del Mar Morto (Kosinovà, 1972). Durante il periodo Tolemaico (Lentini, 2000) è stata ampiamente diffusa nell'alto Egitto, dove le foglie venivano usate come materiale da intreccio, mentre l'endocarpo corneo era usato per la fabbricazione di oggetti quali anelli, pendenti, bracciali e così via (Lucas and Harris, 19624). Attualmente è ancora utilizzata nell’industria dei bottoni. Conclusioni Il quadro diacronico di tutti i sedimenti delle unità stratigrafiche indagate, identificano sostanzialmente quattro momenti nella storia del paesaggio naturale del sito. Una prima fase sembra caratterizzata dalla vegetazione ripariale golenale (Hibiscus, Typha e Arundo donax L.), tipica della paleovegetazione della penisola di Akrotiri, sembrerebbe legata alle antiche dinamiche dei corsi d’acqua. Per quanto riguarda le specie che compongono la gariga (Lygeum, Calotropis e Spartium) e quelle antropogore (Urdica dioica) sembrano indicare un contesto agricolo di ambienti nitrofili a matrice calcarea (Lentini, 2009), molto articolati per l’adozione delle rotazioni nelle tecniche agricole praticate. La presenza così rilevante di specie coltivate tessili, come Gossipium, Linum e varie Fabaceae, peraltro ben documentate anche dal rinvenimento di macroresti vegetali, possono indicare un’economia agricola evoluta, caratterizzata da una stagionalità di lavorazioni continue, con forme molto articolate di organizzazione del lavoro, affiancate da un complesso di attività legate alla manifattura di tessili e colori organici. Per concludere possiamo dire che l’indagine condotta su una sequenza del Bronzo Antico, molto ricca di informazioni, sebbene limitata ad un solo settore del sito, può rappresentare un primo approccio alla definizione su un arco cronologico più ampio dei fondamenti dell’antico paesaggio vegetale e dalle relative tendenze dell’economia agricola e industriale di Pyrgos. La specie alloctona (Hyphaene thebaica), proviene da alcune aree della penisola del Sinai, peraltro già segnalate in passato per il ritrovamento nella US PY03 G7 di un mollusco appartenente alla specie indo-pacifica Strombus tricornis (Carannante, 2009), dalle dimensioni di 16 per 8,5 cm (altezza - larghezza), conchiglia molto comune nel Mar Rosso fino al Golfo di Aden.

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Bibliografia BARBER E.J.W., 1991, Prehistoric textiles. The development of cloth in the neolithic and

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