Balestre e balestrieri nel sistema difensivo del Mezzogiorno angioino del XIII secolo .

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Transcript of Balestre e balestrieri nel sistema difensivo del Mezzogiorno angioino del XIII secolo .

Archeologia dei castellinell 'Europa angioina

(secoli XIII-XV)

a cura diPaolo Peduto, Alfredo Maria Santoro

Atti del Convegno Internazionale

Università degli Studi di SalernoCampus di Fisciano - Facoltà di Lettere e Filosofia

Aula "Nicola Cilento", 10-12 novembre 2008

~

~All'Insegna del Giglio

Dipartimento di Latinità e l\IedioevoUniversità degli Studi di SalernoDirezioneCharmaine Leevia Ponte Don l\lelillo - 84084 Fisciano

Saggi. articoli, note, libri da recensire e altri materialivanno inviati a:Direzione dil\Iedioevo Scavato -Schola SalernitanaDipartimento di Latinità e Iedioevovia Ponte Don Melillo 84084 Fisciano

Direttore responsabilePaolo Pedutopped [email protected]

1edioevo scavato - Schola Salernitanasi stampa con il contributo dell'Università degli Studidi Salerno

Comitato scientificoRosa FiorilloChiara Lambert

Segreteria di redazioneAngela CorollaAlfredo M. Santoro

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In copertina: Castello di Saumur.

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Stampato a Firenze nel maggio 2011Tipografia Il Bandino

PAOLO PEDUTO. ALFREDO MARlA SA:--'TORO Presentazione

Indice

A\"\"E-~IARIE FLA~fBARD HÉRlcHER

GLI II\DICATORI SOCIALI: PRODUZIONI, TECNOLOGIE E CONSUMO

ISTEMI DIFENSIVI E TECNICHE COSTRUTTIVE

TOPOGRAFIA E ORGANIZZAZIONE DEGLI IN SEDIA MENTI

ROSA FIORlLLO

ALFREDO ~IARIA SA:\TORO

DANIEL PRIGENT

GIOVANNI A~IATUCCIO

EM~IANUEL LITOUX

ALAII'i SALA~IAG:-iE

FRAxçols CO~ITE

FABIO REDI

ALFO:\SO FORGIONE

~[ARCELLO ROTILI

A~IEDEO FENIELLO

A:\GELA COROLLA

GUIDO VANNINI

LAsZL6 SZENDE

THIERRY PÉCOUT

ALAIN VENTURlNI

VITTORIA CARSANA, DANIELA GIAMPAOLA

FRA:\CESCA SOGLIANI, LUIGI CRI~IACO

ADELE COSCARELLA

GIUSEPPE ALESSANDRO BRUNO

LUCIA COLANGELO, MASSI~IO OSANNA,

AX'!>IARITA PARENTE, FRANCESCA SOGLIANI

L'équipement d'un chiiieau calabrais à la fin du XIV siècle:éléments de confort, armement, alimentation. vaisselierCastel Lagopesole (PZ): lammodernamenio angioinodel castrum normannoProduzione e consumo di oggetti in metallo nel castellodi Mercato San Severino nei secco XIII-XV

Praiiques constructives en Val de Loire du Xl' au XV siècle 41Balestre e balestrieri nel sistema difensivo del Mezzogiorno angioinodel XIII secolo 51La poriée politique de la reconstruciion du cluiteani de Saumurà la fin du XIV siècle 58Du Louvre à Saumur, chtiieaux angevin ou cluiteaux des Valois? 67L'enceinte d'angers (XlIIe siècle) et son impactsur l' espace urbain 77Tradizione e innovazione nel cantiere e nelle tecniche ossidionalidelle fortificazioni angioine dell'A bruzzo 90Il caso emblematico del castello di Ocre (AQ) fra tecniche di difesanormanno-sveve e innovazioni angioine 102

Il castello del Monte di Montella gli interventi di età angioinaCrisi e trasformazione del territorio napoletano nel TrecentoDecastellamento a Nord di Salerno: gli esempi di Mercato San Severino,Cava dei Tirreni e NoceraIl 'castello' di Shawbak e la Transgiordania meridionale: una frontieradel Mediterraneo medievaleLes cluiteaux de reines comme résidences dans la Hongrie des AnjouxLes [orieresses du comte de Provence, du Iitioral aux Alpes:réseaux, modalités de mise en défense et financements, de la visitede 1323 à celle de 1408Les [orteresses comtales de Provence du règne de Chorles I" d'Anjouà la fin de la guerre de l'Union d'Aix (1246-1388)Dentro e fuori il castello. Il contributo dei recenti scavi alla storiainsediativa di Castel NuovoLa Rocca Montis Dragonis in età angioina. Ruoli e funzionidel sito fortificato da presidio militare a centro di potereCastelli e fortezze nella Calabria meridionale: dati archeologicied evidenze monumentali di età angioinaDa Punta Pezzo a Capo Spartivento: assetto territorialedella Calabria meridionale da Carlo I a Roberto d'AngiòGli spazi del poter-e civile e religioso dell'insediamento fortificatodi Torre di Satriano in età angioina

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POSTER

SABfUNA PIETROBONO

SABfUNA PIETROBONO

SABRINA PIETROBONO

GIUSEPPE RmIA, LUCIA FERNANDA RUFFO

E~IA"UELA PETTI'iELLI

SANDRA Lo PILATO

LAURA GENOVESE

V1V1ANA ANTONGIROLAMI, MAURIZIO BILÒ,

FRANCESCO MELIA, SONIA VIRGILI

ANGELA CARCAISO

LUIGI CfU~IACO

ALESSANDRA D'ULIZIA

BRUNELLA GARGIULO

ALESSANDRA D'ULIZIA

FRANCESCO MELIA

LUCIA COLA GELO, FRA CESCO MELIA

GIOIA BERTELLI

Topografia e organizzazione degli insediamenti della Valle Latinanel sistema di difesa svevo ed angioino del secolo XIII. L'esempiodel territorio arpinate 245Alcuni esempi di sistemi difensivi e tecniche costruttive:il Monte Asprano nel XIII e nel XIV secolo e strutture iurrite coeve 248Strutture castellane feudali. La Famiglia d'Aquino:esempi dalla Valle Latina 250Presinace di Nocara (Cosenza) 252Il Castrum Letterensi 254L'indagine nel castello di Taurasi (A V) 257Riardo 259La Rocca Montis Dragonis in età angioina: la ceramica

La Rocca Montis Dragonis (CE) in età angioina: le cisterneed il sistema di approvvigionamento idrico 262La Rocca Montis Dragonis (CE) in età angioina: le attività produttive 265La Rocca Montis Dragonis (CE) in età angioina: le tecniche edilizie 267La Rocca Montis Dragonis (CE) in età angioina: le monete 269Satrianum in età angioina: le tecniche edilizie 271Satrianum in età angioina: la ceramica 273Satrianum in età angioina: la necropoli 275Le [ormelle fittili decorate dagli scavi della Torre di Satriano 277

Risulta non pervenuto l'intervento di Joszef Laszlosky, Castle and residence of the Angevin kings in Hungary.

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Balestre e balestrieri nel sistema difensivo del Mezzogiorno angioinodelXIII secolo

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Consentitemidi esordire con una citazione, che ere-bneillustrii contenuti di questa mia relazione, valedir!i rapporti reciproci tra l'uso della balestra e leficazioninel Mezzogiorno angioino del XIII secolo.trattadi un brano di un autore arabo-andai uso del

Hullu-Tawra)- che, in un suo trattato dedicatoarmida lancio - così scriveva testualmente a pro-nodeicombattenti del suo paese: «A furia di com-ereinvillaggifortificati o dietro a delle mura, essinticaronoe abbandonarono questo tipo di arma, l'arcon.d.t.), cambiandola per un'altra (la bale-

an.d.t.)e divennero pratici nel suo uso» l.

nda dire che, paradossalmente, la citazione pro-I(' dalmondoarabo-rnusulmano, dove, invece, l'arco

nrna.\(' inaugefinoai secoli dell'età moderna, con la solarzicne,appunto, della regione arabo-ispanica, dove'l1\bel'usodellabalestra, probabilmente proprio a cau-degliinflussisubiti nel costante confronto armato con

rciticristiani.Al di là del paradosso, comunque, ilrendebenel'immagine di una situazione venutasi a

arranchenell'Occidente cristiano. Qui infatti, nel cor-d~1XIII secolo,si compì la parabola ascensionale dellatracomearma particolarmente adatta al carattere,'alentementeossidionale della guerra del tempo. Inparole,possiamo dire che anche e soprattutto in

ldrnte,la balestra si afferma perché più adatta aldapostazionefissa - "da dietro le mura", appunto

wUllgendoche, a loro volta, le mura si adeguano al-dell'arma,e ciò produce delle importanti novità nel

podelletecnichecostruttive delle fortificazioni.Peranalizzare a fondo questi processi bisognerà,.almenotracciare per grandi linee il percorso evo-

l'Ocheavevaportato la balestra a diventare l'armalancioper eccellenza del XIII secolo.Senzatroppo dilungarmi sullo status quaestionis'3 le sue origini, mi limito a ricordare che alcunireglionoin uso, in Occidente, già in epoca romanastenendoquindi una teoria continuista -; altri in-laritengonoessere un'innovazione medievale", Ma

alsiasidelledue tesi si voglia sposare, fatto è che essamineiaa dominare gli scenari bellici europei solo a

partiredalXII secolo, rimpiazzando sempre più l'arco,erastato sin dall'antichità la principale arma da

fioportatile.Rispetto all'arco la balestra aveva unagioreforzadi propulsione, e quindi era in grado diiare proiettilipiù pesanti e con una maggior forza

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B.\SHlR HASA:\ RADHI1990. pp. 1296-1303.Per una storia generale della balestra e in particolare della

medievale,un classico è PAYNE-GALLIVEY1903; più recenti:1990; GAIER 1993. pp. 201-229; European Crossbows 1994.

Il) duetesiacceunate, tra i sostenitori della teoria "innovativa"1992; per i "continuisti" BACHRACH2001, pp. 111 e segg.

d'impatto; tant'è che - nel corso della seconda metà del'200 - lo stesso equipaggiamento difensivo individualecomincia ad adattarsi conseguentemente, con l'adozio-ne di elementi di corazzatura in piastra più resistentirispetto alla sola maglia di ferro. Inoltre - grazie asuccessive innovazioni tecnologiche e a nuovi ausili peril caricamento - il potenziale offensivo della balestra fusoggetto, nel corso del tempo, a un costante e notevo-le incremento, cosa che non accadde invece per l'arco.Tuttavia la balestra era di gran lunga inferiore all'arcoper quanto riguarda la "cadenza di tiro". Ma tale fatto-re era secondario nella guerra d'assedio; ed è proprio intale contesto - come ci hanno ricordato le parole del-l'autore arabo - che essa mostrava la sua superiorità.Qui, infatti, la rapidità di tiro non contava tanto comenel caso degli scontri in campo aperto; e, inoltre, essapoteva essere ben maneggiata dagli spalti delle mura,sfruttando i numerosi punti d'appoggio disponibili, ocome vedremo meglio in seguito, le apposite saettiere.

Possiamo dunque affermare che il processo evolutivodella balestra e la conseguente sua affermazione comearma da lancio predominate, procedono di pari passo conlo sviluppo dell'incastellamento che caratterizza l'Euro-pa dei secoli centrali del Medioevo, e con il conseguentecarattere difensivo assunto dalla guerra. L'arco cede ilpasso, salvo a ritornare in auge, non a caso, quando laguerra tornerà ad essere fatta di grandi battaglie campa-li e da grandi eserciti. I secoli successivi - dal XIV finoal XVI - infatti, videro l'affermarsi del cosiddetto "arcolungo" inglese, che diede eccellente prova di sé sui campidi Francia, facendo si che l'Inghilterra rappresentassel'eccezione al generale processo di abbandono dell'arco afavore della balestra. Ma sarà bene ricordare che la ma-nifesta superiorità del leggendario longbow inglese non èda attribuire - come ha voluto un persistente mito dellamoderna storiografia militare - ad una presunta nuovatecnologia. In realtà esso non rappresentava alcuna par-ticolare innovazione tecnica rispetto a quello adoperato,ad esempio, dall'arciere Oetzi (la famosa mummia deighiacci) migliaia di anni prima. Semplicemente, a ren-derlo formidabile, soprattutto nella Guerra dei Cent'an-ni, furono le mutate circostanze che avevano portato nelTrecento la guerra ad essere di nuovo guerra campalecombattuta da grandi eserciti; mentre, parallelamente,le sorti degli assedi cominciavano ad essere influenzatedalla potenza viepiù crescente della nuova artiglieria dasparo. In tali scenari è chiaro che il volume (tra virgolet-te) "di fuoco" dei longbows prevalse sul più lento ritmodi tiro dei balestrieri francesi e genovesi nelle grandi bat-taglie di Crécy, Poitiers e Azincourt",

3 Per le problematiche del longbow inglese si veda la recenteed esausti va monografia STRJCKLAND,HARDY2005.

BALESTRE E BALESTRIERI NEL SISTEMA DIFENSIVO DEL MEZZOGIORNO ANGIOINO DEL XIII SECOLO 53

attaccoai castelli, il ruolo dei balestrieri era fondamen-tale.in quanto il loro tiro preciso e cadenzato potevatenerei difensoricostantemente impegnati.

Lefonti attestano la predominanza dei balestrieri'la nelladifesa delle fortificazioni sia negli eserciti diampagnasia nell'equipaggio della marina da guerra.Inparticolareè interessante notare che ormai il ruolodegliarcieriall'interno dell'esercito angioino era affida-

quasiesclusivamente ai saraceni di Lucera; mentre il~(I'SOdei lanciatori era costituito da balestrieri.

Ciòsi evince, ad esempio, dalle cifre fornite daIdbaMalaspinacirca l'assedio di Messina dell'82, doveCarlodisponedi 3000 balestrieri e di solo 800 arcieri,uttisaraceni", Ma un dato significativo al proposito,quellorappresentato dalla produzione e distribuzione

difrecceper arco e quadrelli per balestre, fornitici daalcunidocumentidei Registri, dai quali - come potete«rvarein questa tabella - traspare una netta preva-

lenzadi quest'ultimi, tranne che per le province dovepermanevaancora una forte presenza musulmana: laCapitanatae la Sicilia orientale, e dove, quindi, c'eranodaarmaregli arcieri saraceni lO (Tab. B).

~Iaqualeera la situazione nelle guarnigioni dei ca-selli?Di solito i documenti angioini riferiti alle guar-nigionicastellari non distinguono tra balestrieri e altrifanti.indicandolisolo col termine generico di seroien-t". ~Iaè interessante ricordare, ad esempio, che nel1240 la guarnigione del castello templare di Saphet,inIerrasanta, era composta da balestrieri per circa iliO~tdelleforze combattenti Il Anche senza arrivare aahpercentuali,di certo, almeno la metà delle truppedistanzanei castelli angioini doveva essere compostadabalestrieri,come sappiamo, ad esempio, da un do-umentodel 1294del monastero di S. Maria delle Tre-miti.a propositodel castello dell'isola".

l'n altro indice della centralità della balestra e deibakstrieri nel sistema difensivo angioino è il ruolo as-untodal magister balistarium, figura di alto ufficialedellacoronache, come indica il nome, era inizialmenteprepostoal controllo delle balistae e delle altre armi dalanciodeicastelli, ma che col tempo assunse le funzionidiun vero e proprio supervisore di tutto l'apparatodifensivodel regno".

Perquanto riguarda la produzione delle balestre edeiquadrclli,va detto che essa era assicurata diretta-mentedallaCuria, anche se se ne acquistavano da pri-\lItisianel regno stesso sia all'estero. Il maggior luogodiproduzione"statale" era sito nel castel Capuano diXapoli, chefungeva anche da deposito e centro di smi-amentodelle balestre e dei quadrelli.

Eccocome- da un documento del 1270 - apparivacompostal'equipe di artigiani addetti alla fabbricazio-

• ~abaMalaspina 1999, p. 324.~h\IERI-RICCIO 1879, p. 353, doc. del 29 luglio 1281.Letruppe combattenti della guarnigione erano composte

da;j() m ites, 30 seruientes, 50 turcopoli e 300 balestrieri (Huv-1965. p. 384).

eD S. Maria di Tremiti, pp. LXXIV-LXXIX.GOBBELS 1984, pp. 136-141.

GiustizieratiQuadrelli Quadrelli Frecce per arco"ad unum pedem" "ad duos pedes"

Sicilia Ultra 60.000 15.000Sicilia 400.000 100.000 25.000Terra di Lavoro e Molise 120.000 30.000Principato e Benevento 40.000 10.000Capitanata 20.000 5.000 25.000Basillicata 40.000 10.000Crati e Valle Giodana 40.000 10.000Calabria 40.000 10.000TOTALE 740.000 190.000 50.000

Tab. B

ADDETII FUNZIONI PAGAgiornaliera1 donna Lavorazione corde 8 grana2 uomini Limatura quadrelli 12 grana4 uomini Assemblatori quadrelli 14 grana2 uomini Impennaggio quadrelli 12 grana2 uomini "artiqlieri" 15grana

Tab. C

MATERIALE USO500 m' di legno per le aste dei quadrelli1300 chili di ferro per le punte130 chili di filato per le corde100 corni di capra per l'assemblaggio delle balestre composite45 chili di corteccia di ciliegio Per la copertura degli archi delle balestre

Tab. D

ne dei quadrelli, alla dipendenza di "artiglieri" o accil-latori!' (Tab. C):

Dallo stesso documento, invece, si ricavano i datiriguardanti le quantità di materiali stoccati nel castel-lo per la produzione delle balestre (Tab. D); dati cherendono l'idea del grande numero di armi che venivanoivi prodotte.

Un documento, purtroppo non trascritto integral-mente da Minieri-Riccio, ma solo riassunto, atteste-rebbe l'ordine di uscita da castel Capuano, nel 1269,addirittura di 30.000 balestre": Questa cifra sembraalquanto esagerata e forse frutto di un errore dello stu-dioso, ma in altri mandati sono attestati in manierainequivocabile ordini di centinaia di balestre destinateall'armamento della flotta o dei castelli, come ad esem-pio il 12 luglio 1282, quando dal castellano vengonoconsegnate circa 560 balestre per l'armamento dellaflotta"; o quando nel '92 viene acquistato dalla curiauno stock di 900 balestre al prezzo di 8 soldi l'una".

Inutile elencare le ingenti quantità di quadrelli chevenivano prodotti a castel Capuano così come in altrelocalità del Regno, e basti menzionare il totale impres-sionante di circa un milione messi in produzione nel1281, come abbiamo visto in precedenza nella Tab, B.Per quanto riguarda l'armamento di balestre nei castel-li non disponiamo di cifre precise; la Tab. A, ci fornisce

14 RA III 11. 334, p. 165.15 RA II, n. 59, p. 20.16 CARUCCI 1934, pp. l11-l12.17 RA XXXVIII, n. 772, p. 243.

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Figg. 1-3. Castello di L·cera: Piante e sezioni"corridoio dei tiratori" dHASELOFF 1992).

cifre relative a piccoli castelli di 10-13 armi dei varitipi per ogni castello; mentre per i più grandi sono dasegnalare le 50 balestre per due castelli dei Balcani e le30 per il castello di Lucera.

Ma addentriamoci finalmente negli a petti piùsquisitamente architettonici di questa indagine, inprecedenza solo accennati. In che rapporto stava l'ar-chitettura militare del periodo con l'uso così massic-cio dei balestrieri? Qualcosa era cambiato nelle difeseda quando la balestra era diventata l'arma regina deica telli? Non starò qui ad elencare le problematicherelative alle nuove tecniche di difesa piombante o fian-

cheggiante, né quelle concernenti la tipologia delletorr:circolari o a scarpata; ma cercherò di focalizzare rat·tenzione sull'aspetto maggiormente legato al tiro dearmi portatili, vale a dire le saettiere. Orbene. econdgli tu di di 1arie-Pierre Baudry e di Jean Me qui.SIL

finire del XII secolo si diffonde nell'architettura milit.re francese e inglese l'uso generalizzato delle saettieeEssi distinguono tra due tipologie fondamentali: unsemplice, dove la saettiera è ricavata direttamente al-l'interno dello spessore murario, senza camera di tiro,diffusa nei domini francesi di Filippo Augusta e dettappunto philippienne; l'altra, invece, dove la saettier

una

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B.\LESTRE E BALESTRlERI NEL SISTEMA DIFENSIVO DEL MEZZOGIORNO ANGIOINO DEL XIII SECOLO 55

ecorredatada una nicchia coperta, tipologia diffusasiall'iniziosoprattutto nei domini dei Plantageneti". Èdanotareche questa diffusione generalizzata delle saet-tieresegue, in termini cronologici, lo stesso percorsodelladiffusionedella balestra. È solo un caso? Oppuredobbiamodedurre che esse furono concepite esplicita-menteproprio per l'uso della balestra? Difficile dareunarisposta definitiva, ma a riguardo sarà interessanterichiamarsiad alcuni test di archeologia sperimentaleapplicataai castelli e alle armi da lancio, condotti negliannipassati: a White Castle in Inghilterra nell'82 - epubblicatiin "Chateaux-Gaillard" - e in alcuni castel-lifrancesinel '98. pubblicati nel "Bulletin Monumen-taP9.In tali esperimenti condotti da moderni arcieriarmatidi riproduzioni d'epoca di archi e balestre, fu-ronoeffettuate serie di tiri dai vari tipi di saettiere diqueicastelli, per stabilire l'efficacia di tali dispositividifensivi.Dai test è emerso, per quanto ci riguarda,chel'uso delle saettiere - sia del tipo "philippien" siadiquello"plantageneta" - presentava non poche dif-ficoltàper gli arcieri: dal punto di vista dell'agibilità,e soprattutto per problemi di carattere balistico cheandremoad esaminare più avanti. Tuttavia, nonostantetalidifficoltà,non si può affermare categoricamente chelesaettiere- a nicchia o semplici - fossero completa-menteinutilizzabili da parte degli arcieri. Infatti, comei test hanno dimostrato, con l'esperienza e con unaaccortascelta della posizione, potevano essere superatiiproblemibalistici connessi.

Del resto. sappiamo che saettiere a nicchia eranoinusoda molto tempo presso i Bizantini e gli Arabi,entrambii quali facevano uso soprattutto di arcieri enondi balestrieri'", Dove, però, l'uso da parte degliarcieridelle saettiere appare altamente improbabile, èinun caso emblematico che vorrei ora analizzare piùdavicino.

Si tratta del caso rappresentato dal castello di Lu-cera.emblematico poiché in esso si trovano condensatelenuovesoluzioni architettoniche angioine con quelleprecedentidel periodo svevo, e dove si pone un pro-blemadi datazione di alcune strutture murarie stret-tamenteconnesso alla tematica delle saettiere. A talepropositoc'è da dire, innanzitutto, che se si esaminanogliesempi più caratteristici delle nuove fortificazionierettedurante il periodo angioino in Italia meridionale,sipuònotare l'esistenza di entrambi i tipi di saettiera,mentrenell'architettura sveva di poco antecedente, adunprimo esame, sembrerebbero assenti le saettiere anicchia;da cui ne deriva che esse siano state introdottedagliangioini.

Nelcaso particolare del castello di Lucera, sappia-mocheil suo nucleo originario, costituito dal palatiumfedericiano,fu ampliato da Carlo I negli anni '70 conunagrande cinta muraria. Nella cinta, accanto a saet-

l' ~IEsQUI1993, v. II, pp. 262-272; BAUDRY2001, pp. 61-65.19 JONES,RENN1982; DURANO1998.lO Per uno studio delle saettiere nel Vicino Oriente si veda

ForRDRI:>1998.

tiere semplici ricavate negli spalti delle mura, compaio-no anche numerosi esempi di saettiere coperte, del tipoevidenziato in queste piante. Fin qui nulla di strano;ma, tuttavia, una formidabile serie di saettiere coperte,dalla forma singolare, circonda anche il vecchio palatiumfedericiano. Esse (come si vede dalla pianta) sono aper-te sul muro a falsa scarpa (detto maczia), che circondail palazzo, disposte a formare la cosiddetta "galleria deitiratori" (Fig. l). La struttura del muro a scarpata. equindi le saettiere, dovrebbero essere ascrivibili al pe-riodo federiciano. Tuttavia, su questo argomento, nelpassato, si è acceso un serrato dibattito che si trascinaancora oggi. Esso ha visto da una parte i sostenitori diuna sua fattura originaria - quindi sveva (tra costoro,ricordiamo in particolare Haseloff) - e dall'altra coloroche propendevano per una datazione successiva a quel-la del palazzo, quindi da far risalire all'età angioina(tra loro Willemsen, Cadei e Calò Mariani)?'.

In realtà il dibattito si è incentrato soprattutto sul-l'interpretazione di un documento relativo alla costru-zione del complesso lucerino durante il regno di CarloL E bisogna dire che, di fatto, l'interpretazione correttadella lettera del sovrano angioino del '74 - nella qualesi proibisce ai maestri di iniziare i lavori delle saettierefinché egli personalmente non sarà presente sul posto- fa pendere nettamente la bilancia interpretativa versola seconda tesi". Da parte mia vorrei tentare di appor-tare un contributo a questa seconda ipotesi, proprio allaluce degli elementi sin qui delineati a proposito dellebalestre e delle saettiere. Innanzitutto, da un punto divista strettamente storiografico, è da ricordare che laguarnigione del palatium federiciano era all'epoca del-l'imperatore sicuramente composta da arcieri della fe-dele guardia saracena. In epoca angioina, le cose eranoperò cambiate. Dopo la ribellione della città e il succes-sivo assedio del 1267, i saraceni di Lucera continuavanosì ad essere arruolati come arcieri combattenti sui di-versi fronti, ma evidentemente ci si fidava poco di loro,tant'è che essi dovevano, ad esempio, restituire le armiloro affidate in occasione delle campagne militari, al ri-torno in città". Le nuove fortificazioni angioine furonodunque erette proprio per controllare la città e difende-re la numerosa colonia provenzale che vi era stata ap-positamente stanziata nel tentativo di cristianizzarla",La guarnigione del castello era, quindi, esclusivamente

21 HASELOPF1992, p. 188; WILLE~'ISEN1968, pp. 25-38; CADEI2004, pp. 280-290; CALÒMARIANI1992, p. xxx.

22 « ...nolumus tamen, quod, donec ibidem personaliter eri-mus, ad incipiendas archerias in muro maczie palati i proceda-tur..» STHA~IER1912, n. 88, p. 20.

23 RA XXV, n. 108, p. 135. Sugli arcieri saraceni - ed inparticolare sul loro utilizzo da parte dei normanni prima, e poidegli svevi e degli angioini - si veda A~IATUCCIO1995, pp. 70-87,A~IATUCCIO2003, pp. 18-26; dove si dimostra come l'utilizzo degliarchi fosse di loro sola competenza, mentre le truppe "latine"usassero esclusivamente la balestra. In particolare, durante il re-gno di Federico la sua guardia era composta da arcieri saraceni diLucera, i quali usavano esclusivamente l'arco e non la balestra.

24 STHA~IER1912, n. 112, pp. 28-29.

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Fig. 4. Ricostruzione del volo della freccia nella saettiera.

francese o comunque eri tiana. Sappiamo, inoltre, da unmandato reale che negli anni immediatamente succe -sivi alla conquista, furono inviati a Lucera 10 milites,circa 40 fanti servientes e ben 200 balestrieri". Quindi,dai dati storiografici deriva che è molto probabile che ledifese del castello e del palatium fossero affidate a baIe-strieri cristiani. sia contro un ipotetico nemico esternosia contro un più probabile nemico interno. Alla lucedi questo dato, vorrei dimostrare infine come l'ipotesidella costruzione federiciana della "galleria dei tirato-ri" appaia quindi poco probabile da un punto di vista.per co ì dire. balistico-architettonico. La caratteristicadi que te saettiere. infatti. è quella di essere ricavate nelmuro molto pesso (circa 4 m). e il dato più importanteè rappresentato dalla eccezionale lunghezza del canale ditiro. fatto per attraversare per circa due metri le spessemura della fortificazione a scarpata. Il canale, infatti,per permettere un tiro piombante, doveva attraversaredall'alto ver o il basso il muro a scarpata, il quale allabase era naturalmente molto largo (Figg. 2-3).

Orbene. venendo ai problemi balistici a cui primafacevo cenno,_bisogna apere che una freccia scagliatada un arco a mano è soggetta al fenomeno del cosid-detto "parados o dell'arciere", fenomeno oggi adegua-tamente studiato e analizzato con l'ausilio di .trumontidi rilevamento elettronici. ma empiricamente conosciu-to dagli arcieri di ieri e di oggi26• Tale fenomeno fa iche la freccia. a seguito della spinta ricevuta in codadalla corda e alla forza della sua massa che si opponealla spinta. tenda a piegarsi su sé stessa nella fase diuscita dall'arco. In altre parole, si verifica la cosiddetta"irnbardatura" (per usare un termine tecnico derivatodal linguaggio marinaro). vale a dire un disas amento euno spostamento laterale della freccia nella fase inizialedella sua corsa. Il fenomeno si riduce man mano che lafreccia prosegue il suo tragitto finché essa, dopo vari

25 HASELOFF1992, doc. 124, p. 233.261<001. SPARE:\BERG1997.

piegamenti che descrivono un movimento ad eriporta in asse con la linea di tiro. Tale fenomeno.mpercepibile ad occhio nudo. è rilevabile con una telemera ad alta velocità. attraverso le cui riprese. visterallenty. è possibile percepire il movimento o cillatoseguito dalla freccia subito dopo il rilascio.

Nel caso della balestra, invece. tali problemi m,esistevano, in quanto il fenomeno del paradosso è qUà'

si impercettibile a causa delle ridotte dimen ioniddardo, e soprattutto a causa della posizione orizzontdell'arco che impartisce, al limite. al dardo tmovimento solo sull'asse verticale.

In conclusione appare poco probabile che il paltium federiciano in epoca veva fosse dotato di untal!dispositivo per i tiratori, se si considera come abbiampiù volte ricordato, che la guarnigione a tale periodera sicuramente composta da arcieri saraceni: i qu 1

come si è visto, avrebbero avuto non poche difficoltàutilizzare quel tipo di saettiere con i loro archi. Ciòpc·ché i circa due metri del canale di tiro non sarebberstati ufficienti alla freccia a recuperare l'imbardatursubita a causa del fenomeno del "paradosso", e la frec·cia come si vede in que ta approssimativa ricostruzk-ne grafica (Fig. 4) - avrebbe facilmente urtato sulleJlIl'

reti del canale. soprattutto tirando sul lato bas o dOlesso era più lungo, cosa del resto necessaria quando'voleva colpire le immediate vicinanze del muro.

I balestrieri cristiani del periodo angioino, invnon avrebbero avuto tali problemi e ciò dimostra chla costruzione delle saettiere sia tata realizzata avendrin mente le loro esigenze.

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