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CKDPDQDFDIIl premier: rifarei la Finanziaria identica, ma in modo diverso. Berlusconi: cadranno su pensioni e Pacs, io leader anche tra 3 anni

“Sulla manovra mi gioco tutto”Prodi, fischi e applausi a Roma. Fassino: serve un cambio di passo

Sul bancodegli imputatifinisce sempre

l’indultoADRIANO SOFRI

SI È SAPUTO che il marocchi-no era tunisino. Che il convi-vente della giovane donna

italiana di Erba era suo marito.Che il furgone usato da AzouzMarzouk per la fuga e ritrovatopoco distante non era stato usatoda Marzouk, non è stato ritrovato,e non era un furgone. Che l’assas-sino della moglie, del figlioletto,della suocera, e della coppia di vi-cini non era l’uomo che ha persomoglie figlioletto suocera e viciniamici. (È morto anche il cagnolinodei vicini, soffocato dal fumo).Che l’uomo con precedenti pena-li per rapina e spaccio non avevaprecedenti per rapina, bensì soloper piccolo spaccio. Eccetera.Contrordine dunque: sei o settecontrordini. Diramati, in copiaconforme, agli inquirenti, ai cro-nisti, ai direttori di telegiornali egiornali, alla cittadinanza di Erbae del resto d’Italia. Perfino le di-chiarazioni dei conoscenti, pro-mosse al rango di titoli, per unavolta non avevano ricalcato l’av-vilente copione delle stragi dome-stiche: «Era una brava persona,uno come noi: normale, regola-re», anzi, l’aggettivo più sintoma-tico del nostro tempo, prima delraptus: «Tranquillo, tranquillissi-mo». No, questa volta l’occhio deiconoscenti si era affinato: «Sape-vamo che era violento. Ci avevaminacciati tutti». Contrordine an-che per loro. Non aveva minaccia-to nessuno, benché, come ha avu-to la forza di dire ancora in sua di-fesa quell’ammirevole signorCarlo Castagna prima di scoppia-re in pianto, «sapessimo che nonera uno stinco di santo».

Nella sequela di contrordini, unpunto rimane fermo, dopo ulte-riore verifica: l’indulto, anzi, L’IN-DULTO, così, maiuscolo, comenei titoli a piena pagina. Marzoukè effettivamente uscito grazie al-l’indulto. Su questo punto crucia-le nessuno può sollevare dubbi, ameno che non sia in totale mala-fede. È uscito grazie all’indulto:dunque, se avesse voluto lui mas-sacrare i suoi e i vicini, grazie al-l’indulto avrebbe potuto farlo.

SEGUE A PAGINA 25

LE IDEE

“I Ds non si sciolgonotutti insieme nel Pd”

ALLE PAGINE 6 e 7

ROMA — «Sulla manovra migioco tutto». Romano Prodiscommette sulla finanziaria:«La rifarei identica, sia pure inmodo assolutamente diverso econ tavoli più articolati». Il pre-mier ha parlato a Roma all’as-semblea degli artigiani dellaCna. Al termine dell’incontro,il Professore ha ricevuto frasi diincitamento e sostegno, maanche fischi soprattutto da ungruppo di tassisti capitanatidal loro leader nazionale CarloBologna. Fassino: serve uncambio di passo. Berlusconi: ilgoverno cadrà su pensioni ePacs, io leader anche tra 3 anni.

BEI, BUZZANCA, LUZI, MAROZZI e TITO

DA PAGINA 2 A PAGINA 4

IL MALESSEREDELLA POLITICA

GIORGIO BOCCA

STUPORE e smarrimentosulle facce dei rappre-sentanti fischiati dai rap-

presentati, dei sindacalisticontestati dagli operai, deglionorevoli sbeffeggiati daglielettori, dei poveri che svolta-no a destra, dei consensi chesvaniscono e non si sa comesostituirli, del generale males-sere, della politica per cui sel’Unione ha i suoi guai non èche la Casa delle Libertà stiamolto meglio. Interrogata sul-la fragilità e imprevedibilitàdel consenso la senatrice Fi-nocchiaro, che guida l’Unioneal Senato, ha risposto: è unapaura a cui la politica non sadare una risposta convincen-te. Pensiamo che sia una ri-sposta giusta.

SEGUE A PAGINA 24

IL PECCATOORIGINALE

MASSIMO RIVA

LA GRANDE fusione auto-stradale italo-spagnola va infrigorifero in attesa di tempi

migliori. Questo il senso delle de-cisioni aziendali che ieri, annun-ciando lo stop all'operazione, sisono premurate di ribadire la vo-lontà di non rinunciare a un ma-trimonio ritenuto sempre valido econveniente da entrambi i fidan-zati: la famiglia Benetton e il grup-po iberico Abertis.

SEGUE A PAGINA 25CILLIS, IEZZI e LONARDI ALLE PAGINE 12, 13 e 44

Sondaggio: italiani delusi dal governo

LA NOVITÀ principale è chenon ci sono novità. È l’inci-pitdella IX indagine su “Gli

italiani e lo Stato”, condotta daDemos per “la Repubblica” (pro-posta, domani, su “il Venerdì”).Insomma: il clima di depressio-ne che aveva intristito l’opinionepubblica durante gli ultimi annidel governo Berlusconi persiste.Pesante. Solo che, nel frattempo,si è votato, è cambiata la maggio-ranza politica. Ci sono un nuovogoverno e un nuovo premier. Mal’aria che si respira è la stessa. An-zi, si è deteriorata molto rapida-mente, visto che quattro italianisu dieci ritengono che il governoProdi, fin qui, abbia fatto peggio

del precedente. Il doppio diquanti pensano l’opposto; che,cioè, abbia operato meglio diBerlusconi. Da ciò la delusione.Una nebbia densa che avvolgetutta la società. Non solo gli elet-tori di destra, non solo i soliti ce-timedinsoddisfatti, oppure il mi-tico nordest-che-si-rivolta. Maun po’ tutti i gruppi sociali, tuttele componenti politiche, tutte leItalie. Un anno dopo: Berlusconise n’è andato (dal governo; per ilresto è vivo e lotta ancora insie-me a noi). Ma poco è mutato, agliocchi dei cittadini.

SEGUE A PAGINA 11 con un articolo

di BORDIGNON e CECCARINI

ILVO DIAMANTI

Se il giudicesi ferma

ai tre spioniGIUSEPPE D’AVANZO

UN GIUDICE di Milano rac-conta, in 217 pagine, perresponsabilità di chi sono

stati raccolti decine di migliaia didossier illegali da un’agenziad’investigazione privata, ingag-giata dalla Security di Pirelli-Tele-com, con generosità finanziariapagata da Pirelli-Telecom, conlarghezza informativa sostenutadall’intelligence politico-milita-re (il Sismi). Già ieri si avvertiva,con le prime indiscrezioni, unacosmesi minimalista che esorciz-zava il “caso” riducendolo, dal piùimponente e diffuso dossieraggioillegale dai tempi del Sifar di DeLorenzo, ad affaruccio disonestomesso su da «un trio di vecchiamici» (così il giudice a pag. 174).

Non ci sarebbe da precisare al-cun mistero, alcun evento dachiarire, alcuna ulteriore respon-sabilità, più di lato o più in alto. Lascena è piatta, senza profondità.Quel che si vede in superficie, peril giudice, è quel che è. È quella,l’univoca realtà dei fatti. Tre ami-ci al bar — Emanuele Cipriani,l’investigatore; Giuliano Tavaro-li, il gran capo della Security Pirel-li-Telecom; Marco Mancini, il di-rettore del controspionaggio delSismi — hanno combinato lospudorato affare. Il «trio di vecchiamici» è molto ambizioso, uniscele forze e ognuno ne trae benefi-cio o ingrassando il conto in ban-ca o moltiplicando il proprio po-tere. Tutto qui, per il giudice. Nonc’è altro da chiedersi o sapere.

Con la necessaria buona vo-lontà e il rispetto dovuto al presti-gio della magistratura milanese,non è agevole buttar giù l’intru-glio. Senza abbandonarsi a cattivipensieri, ma soltanto leggendo le217 pagine dell’ordinanza delgiudice si scorgono vuoti logici,ambiguità, incoerenze anche allaluce di un onestissimo senso co-mune.

SEGUE A PAGINA 24BONINI, LISO e ZAGARIA

ALLE PAGINE 16 e 17

IL CASO

LA POLEMICA

“Nozze impossibili con queste norme”. Padoa-Schioppa: bando Alitalia tra 15 giorni, vendita in 6 mesi

Autostrade-Abertis, addio fusioneI vertici gettano la spugna. Di Pietro: stop ai monopolisti

Torino, sordomuta 17ennesi era lamentata del bullismo a scuola

Sparita ragazzamarocchina

dopo gli insultirazzisti

dei compagniNICCOLÒ ZANCAN

A PAGINA 32

Il ministro dell’Interno a Napoli: “Le loro canzoni celebrano i camorristi come eroi”

Amato contro i neomelodiciNAPOLI — Ci sono anche ineomelodici tra le espressionidella pervasività della culturacamorrista. Lo ha detto il mini-stro dell’Interno GiulianoAmato, che oggi torna a Napo-li per una verifica del piano si-curezza. I popolari cantantinapoletani rappresentano«una cultura che cerca co-munque di fare del camorristaun eroe». Se il piano contro lacriminalità avrà successo, «ineomelodici dovranno canta-re altre canzoni». Ma i cantan-ti si ribellano: «Noi facciamoarte, non difendiamo la cultu-ra camorrista».

LUCARELLI e SANNINO A PAGINA 33

Polemica in una scuola materna

PIERLUIGI DEPENTORIA PAGINA 32

Il leader apre il Consiglio nazionale

“Almeno 2 i killerdella strage di Erba”

ALLE PAGINE 18 e 19

La testimonianza del sopravvissuto

L’indagine Demos sui cittadini e lo Stato. Per il 40% il centrosinistra ha fatto peggio della Cdl

Il medico che s’è opposto al ricorso

“Non staccheròla spina

ma aiuteròWelby a morire”

CATERINA PASOLINIA PAGINA 15

BolzanoNiente canto

di Nataleoffende l’Islam

Aziza Haddi mostra la foto della figlia Amina

SEDE: 00147 ROMA, Via Cristoforo Colombo, 90 tel. 06/49821, fax 06/49822923. Sped. abb. post., art. 1, legge 46/04 del 27 febbraio 2004 - Roma.Concessionaria di pubblicità: A. MANZONI & C. Milano - Via Nervesa, 21 - tel. 02/574941.

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Fondatore Eugenio Scalfari Direttore Ezio Mauro

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Repubblica Nazionale

24 LA REPUBBLICA GIOVEDÌ 14DICEMBRE 2006C O M M E N T I

Il malesseredella politica

GIORGIO BOCCA

(segue dalla prima pagina)

UNA paura da anno milleche tutti alimentanocome mossi da un cu-

pio dissolvi, paura della nostrabarbarie che dura come delnostro progresso senza ordi-ne, paura di catastrofi possibi-li e inevitabili, credibili in ognisenso, le acque che sommer-gono le terre come la siccitàtotale, la scienza che soccorrecome quella che uccide, l’in-certezza sulle previsioni comesui rimedi in cui i politici si tro-vano in prima fila sotto un fuo-co amico che al minimo stor-mire di vento si trasforma innemico, vedi l’incauta appari-zione al Motor Show di Bolo-gna di Romano Prodi che è uo-mo esperto e paziente, manon può pensare di giocareimpunemente entrambi i ruo-li, quello del governante at-tento solo al bene pubblico equello del populista in cerca diapplausi.

Perché il ceto politico di si-nistra come di destra attraver-sa un periodo di crescente im-popolarità? Perché i fischi aProdi fanno la pari con l’agi-tarsi a vuoto di Berlusconi, chequando bacia e abbraccia l’ar-rugginito Bossi sfiora l’osce-no? Una delle ragioni princi-pali a nostro avviso è l’uso pa-dronale, monopolistico che ipolitici italiani di destra comedi sinistra fanno del mezzo te-levisivo. Si sono abituati dadecenni a considerare le tele-visioni come cosa loro in cuianche l’ultimo dei peones hadiritto di apparire come mez-zo busto, di dire la sua anche seil tempo e lo spazio che gli ven-gono concessi dall’orchestrasono risibili, un privilegio im-

meritato e controproducente.Si convincano i politici chel’informazione, soprattuttoquella televisiva, deve essereaffidata agli informatori re-sponsabili, selezionati, chehanno qualcosa di serio da di-re. E non a tutti quelli che vo-gliono comparire. Si convin-cano che le recite, i cafarnaodella democrazia televisiva, idibattiti in cui l’occupazioneprincipale dei partecipanti èdi strappare la parola agli altrio di intimidirli con presunzio-ne e maleducazione, non fun-zionano più. Alla lunga il tele-spettatore si chiede se alcunipolitici di facile eloquio sianostati eletti per fare i galletti nel-le stie televisive o per gover-narci. Il consenso democrati-co degli elettori agli eletti è di-minuito anche per la proterviae direi la cattiva educazionecon cui essi respingono o malsopportano le proteste o le cri-tiche che gli vengono mosse.La nostra purtroppo è nata co-me democrazia di notabili disuperciò. A destra come a sini-stra. Agghiacciante in tal sen-so l’episodio del comunistaPalmiro Togliatti che nell’auladi Montecitorio smise di par-lare con Pajetta perché uncompagno senza nome si eraavvicinato troppo e non se neandava. La reazione di un no-stro notabile agli interventi diun cittadino qualsiasi è anco-ra quella di Berlusconi che sirivolge a un carabiniere e glichiede di “prendere le genera-lità” di chi lo disturba. La gen-te ha paura ed ha ragione diaverla. E altre ne aggiungeogni giorno. Non c’è da averelegittima paura? E il doveredella politica non è quello diaffrontarla, di controllarla?

Se il giudice si fermaai tre spioni

GIUSEPPE D’AVANZO

(segue dalla prima pagina)

QUASI si tocca con manoil micidiale effetto se-lettivo che, in decine di

occasioni e per decine di volte,impone al giudice di non por-si l’elementare domanda:perché; per conto di chi; a van-taggio di chi. Interrogativi chesono il duro pane quotidianodi ogni investigatore, pubbli-co ministero, giudice. L’epilo-go fisiologico, contro ogni ra-zionalità, è che la Pirelli-Tele-com non è altro che “parte le-sa”, la sprovveduta e inconsa-pevole “vittima” del «trio diamici», raggirata, derubata,screditata, calunniata. Il chepuò essere vero soltanto se sidà per scontato che il grandegruppo economico, in questianni, sia stato guidato da asi-ni.

Nasce, in Telecom, «una do-tazione di mezzi strumentalipermanente,quali le strut-ture tecnicheillegali di Te-lecom» (cosìil giudice) echi governaTelecom nonne sa nulla.Anzi, retri-buisce un’or-ganizzazioneche può pro-curare «do-cumenti falsic o r r i s p o n -denti a perso-ne effettiva-mente esistenti» e non si chie-de mai che cosa sta pagando eperché. Quando poi dai fattiaffiora la mano di Telecom-Pirelli e il giudice che sembravolerla scacciare come un in-cubo. La struttura di dossie-raggio “spia” politici comeBrancher e Cesa e il giudice os-serva che si tratta di «incarichiestranei a quelle che dovreb-bero essere le esigenze azien-dali» (pag. 137). Perché? Il po-vero Cipriani ammette che«non riusciva più a smaltire icarichi di lavoro» e si convincecosì a chiedere a Mancini idossier del Sismi. Il giudice

non sembra preoccupato disapere chi offriva quei gravosi«carichi di lavoro». Tutti i dos-sier segretissimi consegnatida Mancini a Cipriani-Tava-roli riguardano società e uo-mini d’affari e affari (i report siconcludono con cose del tipo:«persona disponibile a opera-zioni privilegiate»; «il gruppogode di rapporti privilegiaticon il governo Usa»; «sarebbeopportuno non avere contattitecnici») e mai che il giudice sichieda se questo carico di la-voro possa essere congruocon le strategie commerciali efinanziarie del gruppo che liricompensava per centinaiadi migliaia di sterline. Quandose lo chiede le risposte sono dacandido e i suoni sconnessi:«Quale poteva essere l’inte-resse del gruppo Pirelli-Tele-com a conoscere l’organizza-zione del controspionaggiofrancese? Perché Cipriani vie-

ne ricompen-sato con fondidelle aziendeTelecom e Pi-relli per riferi-re sull’orga-n i z z a z i o n edel l ’ intel l i -gence econo-mica francesesvolta all’e-stero?» (pag.177). Quandopoi non nepuò fare a me-no, il giudices e m p l i c e -mente non

apre quella porta. «Non è ve-rosimile che Tavaroli non ab-bia mai mostrato ai vertici delgruppo i risultati della sua at-tività. D’altronde, allo statodelle indagini, non è possibileidentificare alcun oggettoeventualmente compartecipeo consapevole, e dunque d’uo-po non procedere ulterior-mente su questa strada» (così apag. 190). L’unica strada chepare voler imboccare il giudi-ce è quella del «trio di amici»,ma forse per imbottigliarsi perquelle vie bisogna credere aBabbo Natale e, nel nostroPaese, l’impresa è faticosa.

Curando mio figliopsicotico da cannabis

Stefano [email protected]

SONO madre di un giovane che haavuto numerosi episodi psicoticidiagnosticati clinicamente come“Psicosi da cannabinoidi”; ne èuscito attraverso una terapia psi-chiatrica privata, l’aiuto del Centrodi Igiene Mentale, e l’uso, che forsenon potrà mai cessare, di potenti ecostosissimi psicofarmaci dispen-sati dal Servizio Sanitario Naziona-le (lo Stato si fa carico anche di Cen-tri di disintossicazione dall’uso dicannabinoidi).

Penso che la contraddizione tradivieto di spaccio e libertà d’usoconsenta il fascino della trasgres-sione ed il proliferare della malavi-ta, mentre la distribuzione dellacannabis indica (nella dose stabili-ta dal Ministero), in farmacia o inaltre strutture simili, garantisca uncontrollo qualitativo escludendola presenza di varie sostanze psico-trope che la criminalità (che gesti-sce il mercato) aggiunge per creareulteriori dipendenze.

Il costo della marijuana a qualitàgarantita da parte del governoolandese è di circa 8 euro al gram-mo, contro gli 800 euro al grammodell’antipsicotico più diffuso ero-gato dal nostro Ssn. Non sarebbemeglio che gli introiti di una distri-buzione legale andassero a finan-ziare i centri di disintossicazione?

La nostra generazione ha forsesottovalutato gli effetti deleteri del-le droghe leggere pensando che chile demonizzava lo faceva solo perprese di posizione ideologiche, fin-ché molti, come me, si sono trovatigenitori che devono saper aiutare,e non è facile, i figli.

La ferrovia cede il passoal trasporto su gomma

Roberto De LucaVallo di Diano (Sa)

SCRIVO questa lettera perché lacattiva politica ha decretato lamorte del progetto di riattivazionedel tratto ferroviario Sicignano-La-gonegro, che serve un territoriocompreso tra due Regioni: la Cam-pania e la Basilicata.

Una vergogna: 1) si privano i cit-tadini di un servizio di trasportoeco-compatibile, costringendoci aprendere dei bus sostitutivi, congrande gioia delle lobby dei tra-sporti su gomma; 2) si decreta l'ab-bandono definitivo di un'utile in-frastruttura.

Queste manifestazioni della cat-tiva politica non possono passareinosservate. Adesso si dice: non cisono i soldi necessari per la riatti-vazione del tratto ferroviario e co-struiremo una tangenziale. L’en-nesima tangenziale in un territorioattraversato già dalla famigerataSalerno-Reggio Calabria.

Perché alla fine, nonostante gliallarmi, vince ancora il trasporto sugomma?

Torno a casa pensandoa San Paolo del Brasile

Nino D’ArcangeloRoma

NON si fa altro che parlare e di-scutere di ambientalismo, in-

quinamento - anche luminoso ,ho letto con estremo interessel’articolo di Repubblica di ieri suSan Paolo del Brasile, che ha de-ciso di vietare le insegne pubbli-citarie in quella megalopoli -, ep-pure stasera, torno a casa ed unaluce blu invade le finestre del-l'appartamento dove vivo. Nonimporta che io abiti a Roma, zo-na Casal Bruciato, con il massi-mo rispetto per il rione che miospita, non penso sia divenutopolo di attrazione turistica nétantomeno centro di interessedella vita notturna. Il palazzo da

cui proviene questa abbaglianteluce ai limiti dello psichedelico,che, tra l'altro, irradia da un latointerno - vista parcheggio - èquello della Direzione Generaledi Autostrade S.p.A, la quale an-che ora, che, mentre scrivo, l'o-rologio segna le ore 3.00, risultafacilmente individuabile graziead un fascio luminoso che siproietta nel cielo quasi ad imita-re la via lattea o, al limite, la se-gnalazione di una mega-disco-teca.

Scusatemi ma mi sto chieden-do una sola cosa: a cosa serve?

La nomina di Carbonee Magistratura indipendente

Antonio Patrono, GiulioRomano, Cosimo FerriConsiglieri del Csm

DOMENICA 10 dicembre nell’ar-ticolo “Prove di quietismo toga-to”, Giuseppe D’Avanzo scriven-do che il lunedì successivo il Csmavrebbe dovuto discutere la no-mina di Vincenzo Carbone a pri-mo presidente della Corte di Cas-sazione, informava che essa nontrovava d’accordo tutti i compo-nenti del Consiglio.

Nell’esprimere le ragioni pro econtro tale nomina si indicavanoanche le correnti della magistra-tura favorevoli e contrarie, e tra lefavorevoli (“convinte”) della no-mina del dott. Carbone (e per taleragione fortemente criticate) in-dicava anche Magistratura Indi-pendente. La notizia era priva difondamento. Alla data dell’artico-lo, infatti, la proposta di nominadel dott. Carbone era stata votatasoltanto dalla quinta commissio-ne referente del Csm, e in quellasede il rappresentante di Magi-stratura Indipendente AntonioPatrono, aveva votato contro lanomina. L’11 dicembre il plenumha poi votato sulla proposta, e intale occasione anche gli altri dueconsiglieri di Magistratura Indi-pendente, dottori Giulio Romanoe Cosimo Ferri, hanno votato con-tro la nomina. Tutti i rappresen-tanti di Magistratura Indipenden-te, pertanto, in tutte le votazioni,prima e dopo la data dell’articolo,hanno sempre votato in sensocontrario. Non si comprende,pertanto, da dove abbia ricavatola notizia che essi fossero “convin-ti” sostenitori della sua nomina.

CARO Augias, mi stupisco co-me ogni volta il centro sini-

stra non riesca a comunicare coni cittadini, trasmettendo quei va-lori che gli sono propri. Apparesempre confuso, precipitoso,sempre sulla difensiva. Mentre ilcavalier Berlusconi riesce a coin-volgere migliaia di persone perdire semplicemente che non bi-sogna pagare le tasse, ricondu-cendo la “massa” al sogno diun’Italia senza tasse, facendo di-menticare chi è stato e cosa hafatto, chi sono i suoi ‘amici’, daPreviti a Putin.

Perché il centro sinistra non riesce a far forzaricordando quali siano i valori morali che si so-no persi? Perché non dice che si è perso il sensodella politica, della res publica, della comunità,mentre è prevalso un feroce egoismo, dove nes-suno è capace di sacrificarsi, anche di poco, invista o in nome di un futuro migliore per tutti eper un progetto di più ampio respiro?

Oggi sono tutti stufi e sono pronti ad attacca-re sia a destra che a sinistra chi va a rompere ilproprio orticello, ma nessuno si fa più un esa-me di coscienza! E allora, cavolo, smuovetelequeste coscienze! Richiamate valori miglioridel consumismo e dell’egoismo, dell’apparen-za e della comunicazione tout-court, spiegate ivostri progetti con chiarezza, qualcosa di di-verso che faccia sperare noi cittadini in unmondo migliore, rimettendo la comunità alcentro di tutto.

Sono una romantica sognatrice? Forse sì, maè l’unica cosa che mi resta per sopravvivere, dalaureata lavoratrice al nero e “gratuita” con tut-ti i problemi non solo economici che mi tiro die-tro.

Ombretta Violatanzviola@hotmail. com

HO letto nei giorni scorsi alcu-ni capitoli di una ‘Storia d’I-

talia’ scritta da Pierre Milza (Cor-baccio ed.). Milza è un insignestorico francese. Suo padre peròera italiano, uno dei fantaccinimandati sul Piave nel 1917 a ‘fer-mare i tedeschi’. Nel suo volume(di oltre mille pagine) Milza rac-conta la vicenda di un grandepaese che più volte nel corso dellasua millenaria vicenda sembra-va finito a terra, salvo risollevar-si subito dopo per dare ancoraprove di una vitalità straordina-ria, irriducibile.

Sulla situazione attuale sono, personalmen-te, meno ottimista, però non mi nascondo cheanche nella generosa visione di Milza c’è unaparte della nostra storica verità. Segnalare oggii limiti così evidenti, così penosi, della politica èfacile, sono sotto gli occhi di tutti.

Però non basta. Da più di dieci anni stiamo at-traversando una crisi molto grave, senza ugua-li nell’ultimo dopoguerra. Meno violenta diquella del 1918-1922 ma che potrebbe essere nonmeno pericolosa, se non ci fosse l’Europa e non cifosse il mezzo secolo di compiuta democraziache abbiamo alle spalle. I partiti sono ridotti alarve, non controllano più nulla salvo qualcheposto di sottogoverno, i sindacati sono per lo piùarroccati nella difesa del vecchio, le associazio-ni imprenditoriali e professionali si fanno gli af-fari loro.

Lo specchio si è rotto, come ha scritto con feli-ce metafora Scalfari su questo giornale. In ogniframmento ognuno vede solo il proprio volto,con esclusione di tutti gli altri. Ombretta Violaha ragione a dire ciò che dice. Ci sono però fasistoriche in cui far balenare un sogno diventa dif-ficile perché dominano i meccanismi del consu-mo e degli egoismi e perfino evadere le tasse puòsembrare a molti un ideale.

risponde

CORRADO [email protected]

L E T T E R E

SI APPRENDE che l’avvocato Taormina, ex difensore di An-na Maria Franzoni, si è ugualmente presentato al tribu-nale di Torino recando un voluminoso scartafaccio. Lo

scartafaccio riguarda il processo Franzoni, del quale l’avvocatoTaormina non si occupa più. Si immagina la sorpresa di uscie-ri e impiegati, che è anche la nostra. Non si era forse dimesso, ab-bandonando il processo, il Piemonte e la Valle d’Aosta, le muc-che di Cogne, le ispezioni aeree in seggiovia, le perizie legali sul-la fonduta, le tracce di slittino nel soggiorno? E invece rieccolo,che consegna nientepopodimenoché una richiesta di ricusazio-ne per legittimo sospetto, roba grossa, quanto basta per almenotre nuove puntate di “Porta a porta” con Crepet e la Palombelli.

La risposta va cercata nella strabiliante strategia processua-le di questo genio del diritto penale. Potrebbe, per esempio, ave-re depositato di persona quell’istanza apposta per potere poi de-nunciare un tribunale che ha accettato, sbagliando, un docu-mento consegnato da un millantatore, cioè lui stesso. Potrebbeautodenunciarsi per essersi intromesso in un processo che nonlo riguarda più, per avere poi la soddisfazione di autodifender-si interpretando, nello stesso processo, le parti di imputato, que-relante e difensore. Potrebbe, infine, avere fatto uno scherzo.

MICHELE SERRA

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I partiti di fronte allo specchio rotto

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La tiratura de “la Repubblica” di mercoledì13 dicembre 2006 è stata di 771.504 copie

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In decine di occasioni,nell’ordinanza,

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elementari: Perché?Per conto di chi?

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