Annunciare il Vangelo della famiglia oggi

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STEFANO ZAMBONI Annunciare il Vangelo della famiglia Non è necessario fare lunghe premesse per dimostrare che la famiglia sta oggi attraversando una crisi effettiva. 1 La riflessione credente non può però semplicemente fermarsi a rilevare i dati di fatto o, peggio, indulgere a vane lamentazioni. La vera urgenza è piuttosto l’annuncio del fatto che il Vangelo ha qualcosa da dire oggi per la famiglia (il Vangelo della famiglia, in senso oggettivo) e, ancor più, che la stessa istituzione familiare è Vangelo, è buona notizia per il mondo contemporaneo (il Vangelo della famiglia, in senso soggettivo). Di conseguenza, il seguente contributo intende inserire il di- scorso su matrimonio e famiglia all’interno della missione evan- gelizzatrice della Chiesa e dell’annuncio del Vangelo della mise- ricordia, con particolare attenzione alla riflessione offerta dall’In- strumentum laboris preparato in vista del Sinodo di ottobre. I L VANGELO DELLA FAMIGLIA Walter Kasper ha raccolto le sua relazione tenuta al Concisto- ro del febbraio 2014 in un volumetto intitolato significativamen- 377 RTM (2014)183, 377-382 Stefano Zamboni, docente di etica teologica all’Accademia Alfonsiana e alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum; direttore della Rivista di Teologia Morale. 1 La prima esortazione di papa Francesco Evangelii gaudium lo dice apertis ver- bis: «La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmen- te grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si im- para a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmet- tono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gra- tificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno» (n. 66).

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STEFANO ZAMBONI

Annunciareil Vangelo della famiglia

Non è necessario fare lunghe premesse per dimostrare che lafamiglia sta oggi attraversando una crisi effettiva.1 La riflessionecredente non può però semplicemente fermarsi a rilevare i dati difatto o, peggio, indulgere a vane lamentazioni. La vera urgenza èpiuttosto l’annuncio del fatto che il Vangelo ha qualcosa da direoggi per la famiglia (il Vangelo della famiglia, in senso oggettivo)e, ancor più, che la stessa istituzione familiare è Vangelo, è buonanotizia per il mondo contemporaneo (il Vangelo della famiglia, insenso soggettivo).

Di conseguenza, il seguente contributo intende inserire il di-scorso su matrimonio e famiglia all’interno della missione evan-gelizzatrice della Chiesa e dell’annuncio del Vangelo della mise-ricordia, con particolare attenzione alla riflessione offerta dall’In-strumentum laboris preparato in vista del Sinodo di ottobre.

IL VANGELO DELLA FAMIGLIA

Walter Kasper ha raccolto le sua relazione tenuta al Concisto-ro del febbraio 2014 in un volumetto intitolato significativamen-

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RTM (2014)183, 377-382

Stefano Zamboni, docente di etica teologica all’Accademia Alfonsiana e allaPontificia Facoltà Teologica Marianum; direttore della Rivista di Teologia Morale.

1 La prima esortazione di papa Francesco Evangelii gaudium lo dice apertis ver-bis: «La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e ilegami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmen-te grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si im-para a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmet-tono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gra-tificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo lasensibilità di ognuno» (n. 66).

te Il Vangelo della famiglia.2 La famiglia non è semplicemente un’i-stituzione naturale: essa diventa «Vangelo» nel senso della sua co-stitutiva, originaria apertura all’amore che viene assunto e ultima-mente reso possibile dal dono stesso di Dio in Cristo. Ciò che ilmatrimonio deve comprendere, su quali criteri deve basarsi, qualiconfigurazioni giuridiche deve assumere, a quali requisiti canoni-ci deve sottostare: tutto ciò è pensabile solo nel contesto origina-rio di quell’amore che è «la fondamentale e nativa vocazione diogni essere umano»3 e che viene rivelato e compiuto in modo de-finitivo dal dono di Cristo alla sua Chiesa.

È necessario perciò che la comunità ecclesiale, se vuole far ri-saltare la bellezza e la dignità della famiglia, la annunci sempre nelcontesto di questa vocazione all’amore. La fede è precisamente lapossibilità di attingere la verità e l’affidabilità di questa vocazio-ne. L’Instrumentum laboris, dopo aver ripercorso i diversi docu-menti della Chiesa che hanno dato spazio a una concezione «per-sonalista» del matrimonio e della famiglia, culmina con questa ci-tazione della Lumen fidei:

«L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amoreallarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida chenon delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, mala dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vo-cazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale lapena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nellafedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità».4

Legare il matrimonio e la famiglia alla fede nel Vangelo diGesù Cristo non significa affatto presentarli in una luce ideale erarefatta, anche se alcune proposte teologiche e pastorali non so-no state immuni da una sorta di caratterizzazione «mistica» alcontempo idealizzante e ingenua. L’Instrumentum laboris del Si-nodo ricorda a questo proposito:

«essere una famiglia cristiana non garantisce automaticamente l’im-munità da crisi anche profonde, attraverso le quali però la famiglia

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2 W. KASPER, Il Vangelo della famiglia, Queriniana, Brescia 2014.3 Familiaris consortio, n. 11: EV 7/1557.4 Lumen fidei, n. 53.

stessa si consolida, giungendo così a riconoscere la propria vocazio-ne originaria nel disegno di Dio, con il sostegno dell’azione pasto-rale. La famiglia è una realtà già “data” ed assicurata da Cristo, edinsieme è da “costruire” ogni giorno con pazienza, comprensione».5

Mi pare che questa dinamica tra dato e compimento, tra già enon ancora, possa essere una chiave ermeneutica decisiva per lacomprensione del Vangelo della famiglia. È in fondo la dinamicastessa del regno di Dio presente nella storia dell’uomo: esso si in-serisce nelle trame dell’humanum come lievito che fa fermentarela pasta e come piccolo seme destinato a crescere per dare frutto.Ma anche qui si intrecciano in modo decisivo la fedeltà del sì diDio in Cristo e la fragilità del legame umano; la grazia irrevoca-bile del dono divino e la responsabilità insostituibile degli uominie delle donne; l’orizzonte di senso dischiuso dall’amore di Cristoe la gradualità del dono di sé all’altro che richiede un impegnoquotidianamente rinnovato.

L’annuncio del Vangelo della famiglia significa questo. Nonpuò essere appello a un ideale talmente elevato da risultare alla fi-ne impraticabile e perciò frustrante. Rileva bene l’Instrumentumlaboris:

«l’ideale della famiglia viene inteso come una meta irraggiungibile efrustrante, invece di essere compreso come indicazione di un cam-mino possibile, attraverso il quale imparare a vivere la propria voca-zione e missione. Quando i fedeli avvertono questo scollamento, lacrisi nella coppia, nel matrimonio o nella famiglia si trasforma spes-so e gradatamente in una crisi di fede».6

Ecco perché, nell’annuncio del Vangelo della famiglia, si do-vrà evitare di indulgere, come talvolta si fa, a una visione roman-tica dell’amore (cf. n. 85), per invitare invece a un’assunzione re-sponsabile e libera dell’appello costituito sia dall’impegno matri-moniale sia dalle relazioni familiari.

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5 Instrumentum laboris «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evange-lizzazione» per la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, n. 44.

6 Ivi, n. 62.

LA FAMIGLIA E IL VANGELO DELLA MISERICORDIA

L’annuncio del Vangelo della famiglia si deve oggi associareall’annuncio della misericordia. È interessante notare che nell’In-strumentum laboris – fin dall’inizio – si ricordino le parole sul per-dono illimitato del Signore, pronunciate da papa Francesco in oc-casione del suo primo Angelus. E questo è il commento che se neoffre:

«Tale accento sulla misericordia ha suscitato un rilevante impattoanche sulle questioni riguardanti il matrimonio e la famiglia, inquanto, lungi da ogni moralismo, conferma e dischiude orizzontinella vita cristiana, qualsiasi limite si sia sperimentato e qualsiasipeccato si sia commesso. La misericordia di Dio apre alla continuaconversione e alla continua rinascita».7

Non sarebbe opportuno giudicare tale accenno alla misericor-dia come una sorta di captatio benevolentiae o di retorica conces-sione alle diffuse aspettative riguardo al Sinodo. Come si ricor-derà, durante il suo primo Angelus, papa Francesco fece riferimen-to alla lettura di un saggio del cardinal Kasper sulla misericordia.8In esso, il teologo tedesco («un teologo in gamba, un buon teolo-go…» secondo le affettuose parole del papa) sostiene la tesi che lamisericordia è una grande provocazione per la teologia odierna eche «una chiesa senza caritas e senza misericordia non sarebbe piùla chiesa di Gesù Cristo», tanto che la critica più grave che le puòessere mossa è di parlare sì della misericordia di Dio, ma di esse-re nei fatti «rigorosa, dura e spietata».9

La consonanza dell’intenzione di fondo del messaggio di pa-pa Francesco con quanto Kasper propone intorno alla riscopertadella centralità della misericordia è certamente notevole. Potrem-mo dire che la misericordia diventa una sorta di prospettiva attra-verso cui guardare la realtà, un vero e proprio orizzonte «formale»che valuta in modo evangelico la realtà e le diverse situazioni.

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7 Instrumentum laboris, «Premessa». 8 Cf. W. KASPER, Misericordia. Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della

vita cristiana, Queriniana, Brescia 52014.9 Cf. Ivi, 22; 234; 251.

La misericordia non può certo venir ridotta a una specie di«rompete le righe» generalizzato, a un laissez faire rassegnato elassista, magari indotto dalla pressione della mentalità corrente.Non può tuttavia nemmeno rischiare di rimanere un puro richia-mo esortativo o una parola consolatoria di fronte a situazioni chenon trovano risposta adeguata da parte della Chiesa. La miseri-cordia deve diventare prassi ecclesiale, non solo nella dimensionepastorale, ma anche in quella morale e giuridica. È un impegnourgente e indilazionabile.

All’inizio del capitolo terzo («Le situazioni pastorali diffici-li»), l’Instrumentum laboris lo ricorda:

«La vera urgenza pastorale è quella di permettere a queste personedi curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme atutta la comunità ecclesiale. La misericordia di Dio non provvede aduna copertura temporanea del nostro male, altresì, apre radicalmen-te la vita alla riconciliazione, conferendole nuova fiducia e serenità,mediante un vero rinnovamento. La pastorale familiare, lungi dalchiudersi in uno sguardo legalista, ha la missione di ricordare lagrande vocazione all’amore a cui la persona è chiamata, e di aiutar-la a vivere all’altezza della sua dignità».10

La misericordia di Dio, dunque, è fonte di vero rinnovamen-to: della famiglia, soprattutto nelle sue diverse fragilità, ma anchedella Chiesa, che, annunciandola, ne viene intimamente trasfor-mata.

CONCLUSIONE

La conclusione è affidata ancora una volta alle parole del car-dinal Kasper, perché esse aprono al futuro e attengono alla manie-ra con cui la Chiesa saprà annunciare il Vangelo della famiglia edella misericordia. Pur riguardando la particolare situazione deidivorziati risposati, possono essere senz’altro estese a tutte le que-stioni che chiedono di essere valutate e accostate mediante la mi-sericordia:

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10 Instrumentum laboris, n. 80.

«ci sono grandi aspettative nella Chiesa. Senza dubbio non possia-mo rispondere a tutte le attese. Ma se ripetessimo soltanto le rispo-ste che presumibilmente sono state già da sempre date, ciò portereb-be a una pessima delusione. Quali testimoni della speranza non pos-siamo lasciarci guidare da un’ermeneutica della paura. Sono neces-sari coraggio e soprattutto franchezza (parresìa) biblica. Se non lovogliamo, piuttosto allora non dovremmo tenere alcun Sinodo sulnostro tema, perché in tal caso la situazione successiva sarebbe peg-giore della precedente. Nell’aprire la porta dovremmo lasciare alme-no uno spiraglio per la speranza e le aspettative delle persone. E da-re almeno un segnale che anche da parte nostra prendiamo sul seriole speranze, come pure le domande, le sofferenze e le lacrime di tan-ti cristiani seri».11

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11 KASPER, Il Vangelo della famiglia, 69-70.